A GIONE PUGLI M.L.P.S. E RE su BURP n.94 E, FS L DA E 6 l 3/08/201 FINANZIAT RMATIVE CO essionale” D.D. n. 667 de 1/12/2016 ATTIVITÀ FO RP n.138 del Prof BU ne io su az 16 rm 20 1/ Fo /1 e 28 ne l io de uz 7 tr ne D.D. n. 99 rmativa di Is - Approvazio 16 “Offerta Fo Avviso OF/20 del 11/08/2016
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n. 39/2018
25 Novembre 2018 Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
L organismo di formazione d.ANTHEA, Associazione senza scopo di lucro costituita nel 2002 con sede a Lecce, opera in regime di convenzione con Istituzioni e Enti Locali. Con le due sedi formative (Modugno e Scorrano), già accreditate dal 2005, ha ottenuto nel 2014 l accreditamento definitivo (secondo il vigente sistema DGR 195/2012 e s.m.i.) con Determinazione Dirigenziale F.P. Accreditamento n. 63 del 07/02/2014. La d.ANTHEA è in regola con l assolvimento degli obblighi contrattuali e legislativi in materia di contribuzione (DURC) e in materia di disciplina del diritto al lavoro dei disabili, ai sensi dell art. 17 della Legge n.68/1999. Dal 2002, opera costantemente sul territorio pugliese, per lo sviluppo delle competenze delle Risorse Umane e per la valorizzazione e crescita socio-economica e culturale delle aree territoriali, mediante l attivazione di progetti cofinanziati dal FSE.
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IL CORSO
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denominazione
OPERATORE DEL BENESSERE – IND.2 ESTETICA (con competenze in Artist Make up & Nail design Made in Italy)
finanziamento
Avviso OF/2016 “Offerta formativa di Istruzione e Formazione Professionale” D.D. n. 667 DEL 03/08/2016 su BURP n. 94 del 11/08/2016Approvazione DD n. 997 del 28/11/16 su BURP N. 138 del 01/12/2016 ATTIVITA’ FORMATIVA COFINANZIATA DAL FSE, M.L.P.S. E REGIONE PUGLIA
settore
SERVIZI ALLE PERSONE ESTETICA
organismo
D.ANTHEA ONLUS
sede
Agenzia formativa di Modugno (BA)- 70026, Viale della Repubblica sn
durata
3.200 ore, di cui n° 600 ore di stage in strutture ed aziende qualificate di settore
destinari/e
N° 18 giovani che nell’anno scolastico 2015/2016 hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di primo grado (licenza media) o che lo hanno conseguito negli anni precedenti, con età inferiore a 18 anni alla data dell’avvio delle attività didattiche
profilo professionale
La figura è stata progettata tenendo presente l’Accordo sottoscritto in sede di Conferenza Unificata del 05/02/2009 relativo all’istituzione del primo Repertorio delle figure professionali di riferimento a livello nazionale per i percorsi di istruzione e formazione professionale “OPERATORE DEL BENESSERE ind.2 Estetica ”, figura già prevista dall’Accordo in sede di conferenza Stato- Regioni del 05/ottobre/2006) nonché l’Accordo in sede di Conferenza Unificata del 29/04/2010, con l’aggiornamento dell’Accordo del 19/01/2012.L ’OPERATORE/TRICE DEL BENESSERE (IND.2 ESTETICA) con competenze specifiche nell’Artist Make up & Nail design Made in Italy, interviene, a livello esecutivo, nel processo di trattamento dell’aspetto della persona con autonomia e responsabilità limitate a ciò che prevedono le procedure e le metodiche della sua operatività. La qualificazione nell’applicazione/utilizzo di metodologie di base, di strumenti e di informazioni gli consentono di svolgere, a seconda dell’indirizzo, attività di trattamento e servizio (estetica) relative al benessere psico-fisico che non implicano prestazioni di carattere medico, curativo o sanitario, ma che favoriscono il mantenimento, il miglioramento e la protezione dell’aspetto della persona, con competenze negli ambiti dell’accoglienza, dell’analisi dei bisogni, del trattamento estetico di base. Collabora al funzionamento e alla promozione dell’esercizio. Le competenze specifiche nel make up artist, specializzano la figura nell’uso di svariate tipologie di trucco professionale (es.: correttivo, da sposa, da giorno, da sera, fotografico, cinematografico, teatrale, televisivo, etc). Quale figura innovativa anche nel nail design è una “manicurista e pedicurista estetica”: ha competenze per la conservazione della salute e della bellezza di mani e piedi, applica tecniche di ricostruzione ungueale e smalti (semipermanenti) in modo artistico.
certificazione
ATTESTATO DI QUALIFICA; Crediti formativi per l’eventuale proseguimento nel sistema lavorativo o scolastico; Certificazione delle competenze, Certificazione dell’avvenuto adempimento scolastico
Donna non si nasce, lo si diventa "Il secondo sesso" di Simone de Beauvoir
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LA TESTIMONIANZA Noi, genitori di una vittima di femminicidio: «Lasciati soli a crescere i nipoti» "Mi chiamo Renato, sono il padre di una ragazza meravigliosa uccisa, come tante altre, dall’uomo che diceva di amarla. Mia figlia aveva 35 anni e morì di coltello per mano del padre dei suoi figli. Lei era con i suoi bambini, quel giorno di marzo del 2015: teneva per mano la piccola di tre anni ed era accanto al più grande, di sei. L’assassino li sorprese davanti alla porta di casa e mia figlia non ebbe scampo. I bambini la videro nel sangue prima che il grande riuscisse a portar via la sorellina e fuggire dalla vicina per chiedere aiuto, mentre suo padre gridava «bastardo, dove scappi?». Da quel giorno io, mia moglie e i nostri nipotini facciamo parte di quella marea di persone che si chiamano «vittime collaterali», gente che ha perduto tanto o tutto e che però è ancora qui, con tutto il dolore e le difficoltà del dopo. Ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi. Sulle difficoltà del dopo. Vorrei che per qualche minuto chi legge provasse a immaginarsi nei nostri panni, a seguire la nostra sofferenza e a capire la nostra solitudine immensa. Siamo soli ogni santo giorno, vessati da una burocrazia a dir poco molesta, da regole a volte incomprensibili e pagamenti che per decenza nessuno dovrebbe chiederci. Fra pochi giorni si celebrerà, come ogni anno, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ogni anno sento nomi nuovi nell’elenco infinito delle vite perdute e mi chiedo: cosa celebriamo se non cambia mai niente? Mia figlia ne sapeva qualcosa, di violenza. E parlo quasi esclusivamente di violenza psicologica, perché quell’uomo in questo era un professionista: nell’umiliarla, minacciarla, farla sentire una nullità. E se la prendeva anche con i suoi figli: svegliava il maschietto di notte per fargli paura, gli diceva cose orribili, lo trattava male. Un orco. Ogni volta, quando si parla di femminicidi la parola d’ordine è: denunciate, non rimanete in silenzio. Mia figlia lo aveva fatto. Sette mesi prima di essere uccisa era andata dai carabinieri, si era rivolta al consultorio familiare, aveva raccontato dei maltrattamenti subiti, aveva avviato un procedimento penale. Ma le cose invece di migliorare peggiorarono in fretta e quel momento lì — quello della denuncia — è stato per lei la condanna.
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E così siamo rimasti io e mia moglie con le sue creature innocenti, bambini fantastici che ogni minuto delle loro piccole vite lottano per non annegare nel mare dei cattivi ricordi. Io ho 74 anni, mia moglie 67. Siamo vecchi, diciamocelo. Ma dobbiamo sperare che la salute ci assista ancora a lungo perché questi piccoli hanno bisogno di noi. Le nostre energie non sono infinite e molte ne abbiamo sprecate per seguire i tre gradi di giudizio per l’omicidio. Altre se ne sono andate per tormenti giudiziari diversi: le cause civili per l’affido dei piccoli, quella per gli alimenti (i genitori di lui pagano per i bimbi 800 euro al mese), quella per escludere che la famiglia di lui possa avere notizie dirette sui bambini, quella penale per i maltrattamenti che mia figlia stessa aveva cominciato (anche lì dal primo grado alla Cassazione). E ora ne avremo un’altra per togliere a lui i diritti sulla casa. Non è possibile, perché non è umano, descrivere il grado di complicazioni e burocrazia che c’è dietro tutto questo. Passo giorni interi fra rendiconti ai servizi sociali, giudice tutelare, fila davanti a qualche sportello, tribunale dei minori... Uno sfinimento che non auguro a nessuno. Io e mia moglie siamo ex insegnanti e abbiamo una pensione dignitosa ma certo non ricca, e il finale delle nostre vite non è proprio come lo avevamo immaginato. Da quando è successo il fatto dobbiamo per forza di cose tirare la cinghia, non ci siamo più comprati nemmeno un paio di scarpe o un vestito — per dire — né tolti uno sfizio. Tutto è per loro, per i bambini, com’è giusto che sia. Siamo ogni giorno alle prese con i loro psicologi perché ne hanno bisogno come l’aria, con gli insegnanti di sostegno, con le spese che sono necessarie in ogni famiglia per due bimbetti di quell’età. In questi anni, poi, abbiamo speso un mare di soldi in avvocati, salvo uno di loro che ci ha assistito gratis e che non finiremo mai di ringraziare. Stiamo pagando la parte di mutuo sulla casa che mia figlia non aveva ancora estinto ma anche quella che toccherebbe all’assassino, perché lui non la paga e se non lo facessimo noi la banca la pignorerebbe, ai bambini non rimarrebbe nulla e noi non abbiamo un conto in banca che garantisca un po’ di tranquillità nel loro futuro. Il Comune in cui viviamo ci ha riconosciuto 4 euro al giorno di aiuto per ciascun bambino ma il pagamento è fermo al 2016, poi più nulla. Non sappiamo neanche più quanto spendiamo fra occhiali, visite mediche o medicine per farli dormire perché dormire è un tormento.
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Dio solo sa cos’è successo nelle teste di questi due bambini dal giorno dell’omicidio. Riescono a prendere sonno soltanto abbracciati a mia moglie, tutti e due. Li spaventa ogni rumore, ogni persona adulta che si avvicina, anche se con il tempo stanno lentamente migliorando. Sono terrorizzati dall’idea che un giorno il loro papà possa ripresentarsi perché vivono nella certezza che voglia tornare per ucciderli. Lui ha preso 30 anni per l’omicidio e altri 4 anni e 8 mesi per i maltrattamenti, ma non c’è un numero di anni di prigione che tolga la paura. Più di una volta ho dovuto portare il bambino davanti a un carcere vicino alla nostra città per vedere le guardie, le sbarre, il filo spinato e le camionette perché lo tranquillizzava. La loro domanda più ricorrente è: «Nonno, le sbarre non si possono aprire con un coltello, vero?», oppure — quando vedono gli altri bambini con i loro genitori —: «Perché abbiamo avuto un papà che ha ucciso la mamma?». Io e mia moglie dobbiamo sempre avere la prontezza per rispondere bene, per sorridere, anche se delle volte ci verrebbe da piangere. Ogni tanto arriviamo a pensare che nostra figlia morendo abbia finito di soffrire e che quasi quasi è andata meglio a lei... Ma poi sentiamo la vocina dei bimbi che vengono a darci un bacetto e a dirci «siete i nonni migliori del mondo» e ritroviamo le forze per andare avanti. Noi «vittime collaterali» abbiamo l’obbligo di essere forti, è una questione di sopravvivenza. Vorremmo solo che le istituzioni ci fossero più vicine invece che esserci quasi nemiche, vorremmo che ci semplificassero un po’ la vita. Nel nome di nostra figlia e di tutte le altre. Testo raccolto da Giusi Fasano - Corriere della Sera, La 27 ora, 2.11.2018
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Le scarpe rosse sono divenute il simbolo della giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne. Cammineremo anche per Voi!
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I MAI UOMINI di Silvia Nascetti
I "MAI-UOMINI": continuano i femminicidi dei vili e vigliacchi, dei mai uomini. Lettera aperta ad un assassino di una Donna, uno dei tanti. Ma cosa potrà mai dare ad una Donna un omuncolo che scambia una relazione sentimentale per una stampella su cui appoggiarsi "alla bisogna"? "Ero depresso? mi sentivo un fallito? temevo di perdere il lavoro?" Curati! Hai il dovere di farlo. E che diritto hai infimo essere di proiettare le tue frustrazioni, i tuoi fallimenti, i tuoi irrisolti, le tue non elaborazioni di ferite originarie o di lutti passati o di privazioni, sulla VITA DI UNA DONNA arrivando ad ucciderla? "Aveva un altro?" Può darsi! Succede, inevitabilmente, che una donna priva di patologie e disturbi psicologici, che non ha la sindrome infantile e megalomane dell' "Io ti salverò!" (oh! quante crocerossine...a loro volta insoddisfatte e frustrate, irrisolte prima come donne e purtroppo anche come madri...) NON sia disponibile a far sì che un rapporto sentimentale - adulto - sia o si trasformi nello "sfogatoio" di problemi e questioni che innegabilmente ci possono essere, anche di una certa gravità e criticità, ma che andrebbero affrontati con la forza, l'energia, la dirittura morale e vitale di un sano rapporto interpersonale, tanto più di coppia, con affettività adulta. Magari una Donna, a sua volta, con mille problemi quotidiani e derivanti dal proprio lavoro, nel sempre costante equilibrio da acrobata con doppio impegno (fuori e dentro casa), a sua volta con un "carico da 90" proprio perché Donna in una società fallocentrica, affatto condivisibile e difficilmente armonizzabile con l'Essere Donna (D maiuscola) oggi. Può darsi che avesse un altro, sì minuscolo essere Vigliacco e Vile, e che non abbia nemmeno potuto affrontare con te un dialogo perché eri intriso ed egoisticamente pieno solo di te e dei tuoi problemi. Forse perché aveva bisogno di confrontarsi con un Uomo ...ma può darsi che te l'abbia detto estrema ratio - come unica strada per "liberarsi" dell'inaudito malessere che tu provocavi in ogni momento. Infelicità, mal-amore, mal-Essere: una donna NON può accettarli, né per sé e tantomeno è disponibile a compromettere la propria vita e magari quella dei propri figli, in nome di paranoie ed irrisolte e mai affrontate frustrazioni.
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Ti compiaci della tua forza muscolare che sovrasta, sempre e comunque, quella di una Donna? La vera forza di una Persona, quindi anche di un Uomo, non è quella muscolare ma quella morale, psichica, intellettuale, affettiva... co****ne!!! No, non hai alcuna esimente, Vigliacco e Vile. Non sei un uomo. Noi, le Donne non ti giustifichiamo né ti assolveremo: MAI! Sì, ci impegneremo ad educare meglio noi stesse e i nostri figli, maschi e femmine. Magari...in alleanza con gli Uomini, quelli veri! Uomini veri che lo dimostrano di Essere. Quelli che non predicano un'ipocrita alleanza "solo di facciata" con le Donne, ma che con quella misoginia nascosta, strisciante e per tal motivo la più insidiosa, nella vita reale e magari anche sui social insultano Tutte le Donne con beceri stereotipi e battute volgari, con immagini offensive la dignità della Persona, o con quella malcelata invidia – evidente sintomo di un complesso di inferiorità tipico dei mediocri e dei meschini, per un insano senso di competizione – verso quelle Donne che oggettivamente, per merito o per la casuale fortuna della vita che è pari per uomini e donne, sono riuscite a frantumare il "soffitto di cristallo" (donne di potere, donne in posizioni apicali, donne scienziato, donne pubbliche e note, ecc. ecc. ecc.). Uomini veri: a quelli sì daremo la mano ogni giorno, anche il 25 novembre nella "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE". Silvia Nascetti formatrice senior esperta HRM, Vice Presidente Internazionale per l’Area Euro Mediterranea della CO.FE.MED. Confedération des femmes de la Meditérranée (Paris)
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Project Management
Silvia Nascetti Presidenza e Direzione
Antonio Ruggeri
Direzione e Coordinamento
Gina Lilia Delfina Pesce
Tutor del corso Adriana D’Alano Daniele Damiani Pasquale Digennaro Staff didattico, organizzativo e amministrativo D.ANTHEA
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Bravissime! …nulla è più bello e miglior simbolo di Vita del sorriso delle Donne! da tutti e tutte Noi della D.ANTHEA, Grazie!
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na Sede di coordi
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73100 LECCE i, 115 97 Via G. Zanardell .310224 / 3185 32 08 9 +3 x Fa Tel. u a.e he nt da lecce@
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