canYoning 21 by AIC

Page 1

associazione italiana

canYoning NOTIZIARIO dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > novembre 2008

numero

.it

21

> 10 anni di AIC cosa è stato fatto cosa c’è da fare

> 10 anni di presidenza intervista ai presidenti che si sono succeduti alla dirigenza

> 10 anni di torrentismo cosa succede intorno a noi

> 6° raduno AIC numeri e racconti da Morbegno 2008


ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING www.canyoning.it ^ segreteria@canyoning.it sede c/o Gruppo Speleo Stroncone piazza della Libertà 1 ^ 05039 ^ Stroncone (TR)

segreteria c/o Emanuele Bena ^ via Maiole 15 10040 Leini ^ Torino ^ tel 340 8144909 ^ tel/fax 011 9966081

l’editoriale Per una volta l’editoriale non è una fotografia dello stato attuale dell’associazione e non è nemmeno firmato da un presidente. è invece il pretesto per fermarsi a pensare a 10 anni di vita alle spalle e godersi il momento come un traguardo, di certo conquistato a fatica perché non è facile per nessuno invecchiare, figuriamoci per un gruppo di persone sparso lungo un migliaio di kilometri d’Italia e tenuto insieme semplicemente da un interesse comune, ma non ordinario. Ma un traguardo è un traguardo e va comunque celebrato, anche se non lo si può fare con tutti quelli che sono partiti e che hanno contribuito a spingere e che non ci sono più per un migliaio di sacrosanti motivi. E allora lo si fa tra di noi che siamo diventati più di cinquecento, ogni tanto rumorosi e cocciuti, più spesso silenziosi e trascinati ma che abbiamo saputo far crescere il gruppo fino a diventare di diritto l’insieme più rappresentativo in Italia del nostro interesse comune. Rappresentare non è facile, per cui ci saranno sempre cinquecento modi diversi di vedere le cose, ci saranno le polemiche via internet e le critiche dei dopo raduno, ci saranno le richieste non soddisfatte e il corso che doveva durare di meno e chi dice canyoning e chi torrentismo. Ma fin tanto che queste cose saranno motivate dalla passione si potrà andare avanti e andando avanti qualcosa di buono, inevitabilmente, lo si costruisce. Quindi, a tutti noi che siamo ancora qui a spingere, perché abbiamo nel mirino un altro traguardo, un semplice arrivederci: ci si vede tra 10 anni. ooh issa...

dallarik ^ redazione canYoning

in queste pagine ^ torrente Boggia, Val Bodengo ^ Gordona ^ SO ^ foto pietro torellini


numero

21

in copertin a val Pisson ^ Sospirolo ^ BL foto erwin kob

reda zione luca dallari daniele geuna francesco michelacci andrea peruch marta tosco ha n n o colla borato sara morando roberto schenone massimo zuin con tatti c/o daniele geuna via madonnina 5 10065 pinerolo ^ to notiziario@canyoning.it rea liz z a z ion e grafica

dallarik >< graphics

i n dice 02

editoriale associazione

i 7 presidenti

04

eventi

6째 raduno internazionale AIC

07

associazione

i nostri primi 10 anni

08

interviste

acque internazionali

10

contributi

ignazio piussi e il torrentismo

14

agenda

360째 info

17

associazione e altro

cosa dove chi

18

associazione

organigramma e contatti

20


michele angileri

canYoning

>

per 10 anni

1° e 2° direttivo 09/1998 09/2000

4

A

metà degli anni ’90 il torrentismo in Italia è un’attività che conta pochi adepti sparpagliati sul territorio, gruppi e gruppuscoli che non si conoscono e che hanno pochissime possibilità per conoscersi e incontrarsi. Le informazioni sulle forre circolano con grande difficoltà: non sono pochi gli itinerari scoperti in quegli anni ma che non vengono ripetuti e, che per questo, ricadono nell’oblio! A fare torrentismo sono speleologi e alpinisti che praticano il torrentismo come un diversivo. Chi vuole praticarlo in maniera più assidua incontra grosse difficoltà. Ma a un certo punto, a metà anni ’90, in Italia e nel mondo arriva Internet. Nascono i gruppi tematici di discussione e i siti web. Finalmente la gente di tutta Italia può discutere approfonditamente nonostante le distanze geografiche. I torrentisti possono così affrontare quegli argomenti che non si era riusciti a trattare a livello locale, per mancanza di gente: le specificità del torrentismo, le tecniche più adatte, il database delle forre, creare occasioni di incontro e conoscenza. Sulla mailing-list “speleoit” alcuni torrentisti (tra cui il sottoscritto) iniziano a discutere. I messaggi diventano tanti, al punto da ritenere utile la creazione di una mailing-list specifica, chiamata appunto “torrentismo”. Era straordinario! Con Internet si poteva finalmente discutere a fondo in tempo reale nonostante le distanze. Finalmente si veniva accomunati sulla base degli interessi invece che per collocazione geografica. Ricordo che scrivevo, scrivevo, scrivevo in preda a un senso di liberazione delle idee, dei pensieri, della voce… Dal 1996 al 1998 le discussioni delineano la struttura di un’associazione nazionale di torrentisti. A Piobbico (nelle Marche), a primavera del 1998, c’è la prima riunione dei torrentisti della mailing-list. Li viene deciso il nome di Associazione Italiana Canyoning. Il progetto è ambizioso: fare da punto di aggregazione delle diverse realtà torrentistiche italiane, e lavorare in una dimensione internazionale. La seconda riunione si tiene in settembre a Varazze (Liguria). Tre giorni di discussioni portano alla nascita formale dell’AIC. Quando venne il momento di scegliere il Presidente qualcuno fece il mio nome e tutti furono d’accordo... La cosa mi colse di sorpresa. Ero tra coloro che sentivano di più l’esigenza che ci fosse un’associazione di riferimento specifica per il torrentismo e per questo mi ero impegnato molto nella fase di progettazione dell’associazione. Tuttavia non mi aspettavo di venire scelto come presidente e neppure aspiravo a un tale ruolo. Vi confesso una cosa: io in quel momento non credevo nella possibilità di realizzare concretamente ciò di cui discutevamo da due anni. Mi rendevo conto che l’insieme delle persone che stavano realizzando l’AIC era fortemente disomogeneo. C’erano posizioni divergenti su alcuni punti fondamentali. Se non si fossero risolti avrebbero portato al fallimento del progetto AIC, e io ritenevo che non si sarebbero mai risolti. Quando vidi però quella convergenza di approvazioni sul mio nome ne fui profondamente colpito. Era un segno di stima nella mia persona a cui sentii di non potermi sottrarre. Un plauso al lavoro che avevo svolto fino a quel momento per l’associazione che stava nascendo, e un invito a continuare su quella strada. Accettai. Le cose andarono meglio di quanto tutti noi avessimo osato sperare. L’associazione decollò subito, affermandosi come punto di riferimento per i torrentisti italiani. Ci demmo molto da fare. Debbo qui ricordare il ruolo fondamentale svolto da Annamaria Pinotti in tutto il processo di progettazione, nascita e sviluppo dell’AIC. Annamaria fu letteralmente la madre dell’associazione. Impossibile citare in poche righe il lavoro svolto per l’associazione dai vari soci fondatori e da coloro che si sono associati in seguito. Un’associazione come l’AIC è potuta nascere e oggi può vivere grazie all’impegno e all’entusiasmo di tanti (alcuni non hanno mai fatto mancare il proprio impegno fin dal 1996!). Per non rischiare di omettere qualcuno preferisco non fare nomi  Fui Presidente per due anni, durante i quali l’associazione assunse la forma che ha ancora oggi. In quegli anni fu messo a punto tutto il funzionamento dell’associazione. Accaddero così tante cose che è impossibile raccontarle in poche righe. Oggi non faccio più parte dell’AIC. Lasciai a metà il mio secondo mandato da Presidente. Quelle posizioni divergenti di cui avevo sempre avuto coscienza ebbero la meglio sullo spirito di aggregazione. Un anno dopo non rinnovai la tessera sociale: l’AIC indirizzò la propria azione su delle linee in cui non mi riconoscevo più, neppure come socio. Mi restano comunque la gioia e l’orgoglio di avere dato un contributo fondamentale alla costruzione di una grande associazione come l’AIC, che oggi arriva al suo decennale. A questa associazione auguro sinceramente altri 10 anni di successi!

paolo madonia 2° direttivo 09/2000 02/2001

P

residente di servizio e per poco tempo, non per polemica ma per una (dis)organizzazione della vita che non mi consente di prestare attenzione e tempo continuativi ad una qualsiasi attività per più di quindici giorni di seguito. Nato come speleo all’età di 13 anni, sufficientemente vecchietto (44 anni) per essermi trovato a partecipare sin dall’inizio alla nascita ed allo sviluppo dell’attività torrentistica in Italia, e quindi promotore entusiasta della fondazione dell’AIC sin dagli incontri preliminari dei torrentisti cani sciolti dai quali è scaturita la nostra associazione. La mia origine speleo e la mia età anagrafica hanno ovviamente influenzato la mia visione del torrentismo. Prediligo il lavoro di squadra rispetto alle performances individuali. Prevale in me la passione per l’esplorazione, per cui la soddisfazione per avere trovato e disceso per la prima volta una piccola gola con due saltini e niente acqua è pari a quella di fare una ripetizione di una forra strabiliante con portate da Rio delle Amazzoni e mega verticali a go go. Come ogni bravo speleo non mi accontento di scendere una gola, ma sento il bisogno di rilevarla, inserirla in un catasto, etc., etc. Le migliori discussioni alle quali posso pensare nella gestione di una associazione sono quelle con qualcuno che sento come amico innanzitutto, attorno ad un tavolo con buon e tanto cibo ed una immancabile bottiglia di vino. Qualcuno a questo punto potrebbe pensare: e cosa ci stai quindi a fare nell’AIC? Non è forse la nostra un’associazione che vive essenzialmente nella dimensione telematica, dove gli aspetti ricreazionali e tecnici dell’andar per forra sono nettamente preponderanti su tutto il resto? Questo è in parte vero, ma proprio questa parziale distonia con il “pensare” medio del socio AIC è la vera scommessa. La mia “carriera” speleo-torrentistica ha seguito un percorso nato nel CAI, passato attraverso la UISP ed approdato nell’AIC che oggi, pur con tutte le differenze che spesso noto tra il mio modo di pensare e la filosofia dell’associazione, sento come la mia unica “casa” torrentistica. Credo nel ruolo dell’AIC che penso potrebbe avere in futuro un ruolo ancora più rappresentativo nel panorama torrentistico italiano, forse cercando di riprendere un po’ lo spirito più di federazione e meno di associazione, come si era discusso all’inizio del nostro percorso. Un primo passo in questo senso passa sicuramente attraverso il fare della diversità non un problema ma una risorsa: dobbiamo continuare a tenere insieme le anime molto diverse del modo di vivere il torrentismo, non perdendo mai di vista che il nostro modo di pensare non è quello “Giusto”, ma solo uno tra i tanti possibili.


2° direttivo 02/2001 05/2001

I

l mio periodo di presidenza è stato molto breve: pochi mesi nel 2001, a tappare uno dei tanti buchi che si sono formati nei primi anni di vita della nostra associazione. Posso quindi ringraziare quei pochi mesi d’incarico se compaio su questo numero speciale. Molto sinceramente e sotterrando l’understatement, visto il notevole contributo (quantitativo sicuramente, sulla qualità mi affido al vostro buon cuore) che in 10 anni ho dato a questa associazione, non comparire nel notiziario del decennale mi sarebbe dispiaciuto parecchio. Breve storia dell’AIC dal mio punto di vista. A metà anni ‘90 il torrentismo era un’attività misconosciuta. Pochi esploratori (per lo più speleologi ed in alcune zone ben definite) inanellavano prime discese e dove non c’erano esploratori abbastanza attivi furono i cugini francesi a “mettere tacche”. Qualche gruppo di cani sciolti, come il mio, si dedicava alle ripetizioni. C’era poi chi nel canyoning vedeva solo l’aspetto commerciale, visto che andava per la maggiore la vendita di escursioni “no limits”. Il Club Alpino Italiano (CAI), definito il torrentismo come branca della Speleologia, se ne disinteressava, e la competente Scuola Nazionale di Spelelogia (SNS) non era propensa a far nascere un torrentismo autonomo all’interno del CAI. Quando mi accorsi che altri torrentisti italiani vedevano l’attività come qualcosa di autonomo, da non subordinare ad altre discipline e che nessuna realtà sembrava dare risposte alle nostre esigenze, decisi di partecipare alla nascita dell’AIC. I primi tempi furono caratterizzati da grande entusiasmo e forti motivazioni ma anche da confusione negli obiettivi (e negli strumenti per raggiungerli), da scarsità di mezzi e da una certa animosità nei rapporti, personali e con altre realtà associative. La miscela era infatti esplosiva. Improvvisamente si incontravano le tante anime di un torrentismo figlie delle diverse attività (alpinismo, arrampicata, speleo, canoa) da cui provenivano i praticanti. A questo aggiungiamo: l’atteggiamento di molti torrentisti “della prima ora” che snobbarono (o peggio) l’iniziativa, l’idea di alcuni soci di portare l’associazione verso il mondo commerciale, la presenza dei soliti che si imbucano per vedere “se ci esce qualcosa” salvo scomparire nel nulla quando capiscono che c’è da dare più che da prendere. In questa situazione gli scontri, le delusioni, gli addii furono inevitabili. L’effetto fu quello di chiudersi, di assumere un atteggiamento settario, poco incline all’incontro ed al dialogo paritario. In questo ed altri campi non basta dire di essere bravi. Non basta neanche esserlo. Occorre dimostrare la propria bravura. Insomma se ci ritrovammo un po’ isolati fu anche colpa nostra, ma qualche giustificazione l’avevamo. Poco dopo venne il momento di parlare di tecnica e di didattica. Non esisteva uniformità ed ognuno portava la propria esperienza: qualcuno si imponeva, altri apprendevano, qualcuno si ritirò subito, convinto della propria superiorità, altri invece fuggirono spaventati di fronte ad un mezzo barcaiolo, incapaci di una minima evoluzione personale. La soluzione per far nascere la nostra scuola fu la migliore possibile e contemporaneamente l’unica praticabile: rivolgersi ai francesi, i primi a studiare e diffondere la moderna tecnica torrentistica in maniera sistematica. Allo stesso tempo partirono, col passare degli anni, le iniziative collaterali che attualmente, nel loro insieme, danno forma (e anima) alla nostra associazione. Pezzo dopo pezzo, abbiamo cercato di aggiungere sempre nuove occasioni di confronto, iniziativa, divulgazione. Vennero così il Catasto, i progetti di riarmo, i lavori della commissione scientifica, il continuo evolversi del Notiziario, il regalo del calendario a Natale, i raduni estivi, autunnali, primaverili, la partecipazioni a eventi vari e le tematiche ambientali. Dal punto di vista personale, sono stati 10 anni in cui sono stato costantemente coinvolto nella vita associativa. Anche nei periodi in cui mi tenni in disparte rispetto al Consiglio Direttivo, il mio apporto non è mai mancato. Ho trasportato la mia passione per il torrentismo all’interno dell’AIC e l’ho fatto in maniera idealistica (quindi spesso insopportabile…), perché per scendere a compromessi, subire decisioni contro la propria volontà, ridursi alle mezze misure e coltivare rivalità c’è già la vita reale. Se dovessi dire quali sono le prospettive dell’AIC, non saprei proprio immaginarle. Io per natura sono un pessimista. Posso constatare che viviamo giorni in cui individualismo ed egoismo sono considerati valori positivi mentre l’altruismo è giudicato un lusso o una forma di stupidità. Imperano ignoranza ed ignavia. Insomma il mio augurio per l’AIC è quello di essere smentito dal numero celebrativo del ventennale…

stefano rossi 3° direttivo 05/2001 05/2003

D

ieci anni, un lasso di tempo che ha lasciato in chi ha vissuto la sfida AIC sin dal suo inizio, un segno sicuramente indelebile, tanto più indelebile quanto più intenso e profondo è stato il proprio coinvolgimento in quest’avventura. Una vera avventura, come spesso accade quando un gruppo di amici, accomunati dalla medesima passione, decidono di unire le proprie forze per misurarsi con una sfida: dalle prime email, essenzialmente goliardiche e scambiate tra i primi, sparuti frequentatori della prima mailing list alle tante riunioni ed incontri, dalle valanghe di email scambiate con Michele Angileri per la nascita del nostro Catasto alle esilaranti e sfiancanti votazioni notturne durante la costituzione della Scuola Nazionale Canyoning, spalmato sulle panche del Falode assieme agli altri 6 irriducibili fondatori, al nostro sito, da sempre croce e delizia con cui deve confrontarsi chiunque abbia l’onere di gestirlo. Tuttavia, proprio grazie al nostro sito, la tecnologia ci consente di fare un salto indietro nel tempo. L’unico modo che hanno i più “vecchi” per rivivere brevemente ciò che negli anni hanno realizzato e vissuto e, al contempo, l’unica possibilità per tutti gli altri di conoscere qualcosa in più sull’AIC. Pagine che racchiudono anni di storia della nostra Associazione, vissuta attraverso le tantissime notizie raccolte nel nostro sito, diffuse attraverso di esso ed in parte ancora consultabili. Per fare questo, è sufficiente andare sul sito web.archive.org e digitare nella casella centrale il nostro primo, vecchio indirizzo www.freeweb.org/associazioni/canyoning. Rivedrete il nostro sito com’era agli albori, anche se per avere la versione più vecchia disponibile occorre digitare www.torrentismo.it, entrare nel backup della prima versione del sito del Toboga Club, tra le rarissime realtà torrentistiche esistenti prima dell’AIC, e cercare in basso a Sx il link alla nostra Associazione. Verrete proiettati indietro nel tempo, fino alla nascita dell’AIC: era il 26 settembre 1998. Dal passato… al futuro, bypassando il presente. Da “Ex” mi concederò questo lusso, semplicemente perché il presente, al di là delle problematiche che fisiologicamente avvincono qualsiasi staff, è sufficientemente chiaro nel suo svelarsi quotidiano. Personalmente preferisco continuare a riflettere e teorizzare su possibili strategie finalizzate alla crescita dell’AIC, analizzarne l’andamento, le opinioni/esternazioni che provengono dai Soci, i progetti proposti e quelli realizzati. Idee e considerazioni che però conservo in un cassetto, perché l’AIC deve crescere grazie a chi le concede il proprio tempo in prima persona ed evolvere sulle linee progettuali, giustamente mutevoli e sempre in evoluzione, che il CD e l’intero staff tracciano nel tempo. Immaginare il futuro dell’AIC di qui a qualche anno non è cosa semplice ma tentare di predisporne al meglio le basi costituisce un impegno irrinunciabile, se non ci si lascia ammaliare dalla facilità con cui sarebbe possibile cristallizzare le posizioni attuali. Adagiarsi è la strada più semplice ma anche la peggiore per le sorti di un’associazione il cui futuro deve essere necessariamente supportato da strategie gestionali dinamiche, “camaleontiche”, in grado di far fronte in tempo reale alle necessità che via via si presentano lungo il cammino. La nostra Associazione, che negli anni è riuscita a concretizzare una realtà a cui tutti gli appassionati, e non solo, guardano con estremo interesse, può ora puntare a consolidare flessibilmente questa posizione, insistendo in particolare su due linee di azione: valorizzazione e fidelizzazione. Valorizzare al massimo ciò che è stato costruito in un decennio: autorevolezza, credibilità, serietà, professionalità sono credenziali che ormai, gestite al meglio, possono e devono essere giocate nei confronti di qualsiasi interlocutore, ente, amministrazione, organizzazione in grado di consentirci di trasformarle in un’ulteriore crescita. Fidelizzare i Soci è invece una sfida ancora più complessa. Il continuo cospicuo rinnovamento che da sempre caratterizza il nostro parco Soci è elemento da valutare attentamente, nonostante oggi e da sempre l’AIC, per il canyoning, costituisca di fatto il principale riferimento a livello nazionale. Evidentemente occorre concentrare maggiori energie sullo sviluppo di una politica Socio-oriented, che consenta di avvicinare chi pigramente preferisce restare fuori e, soprattutto, legare saldamente chi decide di entrare a far parte della nostra Associazione. Obiettivi raggiungibili contestualmente perché mutuamente sinergici ma che potrebbero richiedere strategie tanto auspicabili quanto audaci. Se il tempo, come ha scritto Marguerite Yourcenar, è un grande scultore, l’AIC è certamente un’opera degna di nota.

canYoning

roberto schenone

5


annamaria pinotti 4° direttivo 05/2003 09/2004

canYoning

U

6

n numero del notiziario dedicato agli Ex, un’idea senz’altro interessante soprattutto per le testimonianze che i vari Presidenti che si sono succeduti alla guida dell’AIC possono mettere nero su bianco. In realtà l’appellativo “ex” non è poi una gran bella definizione, ma tant’è… se dobbiamo ballare allora si dia pure inizio alle danze. In fondo l’intera nostra vita è costellata da ex esperienze di ogni genere ed è proprio grazie a queste esperienze che ci arricchiamo e miglioriamo. Anche nel nostro caso, proprio in virtù di questo essere ex, oggi mi ritrovo a scrivere queste poche righe, che ripercorrono frettolosamente un periodo tutt’altro che breve. In realtà la sottoscritta è un multi-ex, in considerazione dei tantissimi ruoli, che ometto per brevità, ricoperti in un’associazione a cui ritengo di aver dato moltissimo, sia in termini di impegno personale che sul piano passionale. Qualcun altro vi racconterà degli albori e 10 anni sono un tempo molto lungo, soprattutto per un’associazione telematica come la nostra. Siamo stati i primi, credo, a conoscersi su Internet per dar vita ad un gruppo poi trasformatosi da virtuale a reale. L’AIC è cambiata molto da allora, all’inizio eravamo in pochi, sparsi ai 4 angoli d’Italia, dal Nord Nord al Sud Sud, tanto per ricordarsi quanto è lunga l’Italia, eppure per incontri e raduni ci siamo sciroppati centinaia di kilometri e la forza delle idee e la passione hanno fatto il resto. Ho dato molto all’AIC ma da essa ho anche avuto molto e se è vero che certe incombenze non si accetterebbero nemmeno a pagamento (una per tutte il negozio AIC che, nonostante fossimo disposti a pagare per realizzarlo, ci dovemmo sobbarcare svariate notti insonni per realizzarlo in prima persona), in cambio ho ricevuto delle belle soddisfazioni: prima fra tutte gli amici d’avventura, compagni di esplorazioni o di ripetizioni, poco importa. Dopo tanti anni alcuni di loro sono ancora rarità da conservare, insieme ai bei ricordi, e già questo sarebbe da solo sufficiente per dire che ne è valsa la pena. Subito dopo viene l’esperienza di gestione dell’associazione, il doversi barcamenare tra i tanti impegni, fra presidente, segretario, webmaster, nascita della Scuola, pubbliche relazioni, ecc… In definitiva si è trattato di una specie di stage durante il quale mi sono anche divertita, cosa chiedere di più? Ora che sono un “ex” le nostre strade si sono separate, ogni cosa ha un suo tempo. Altre avventure ed altre sfide si sono avvicendate e sono ritornata ad andare in forra per il puro ed esclusivo piacere di farlo. L’Associazione prosegue per la sua strada, che a volte non condivido, ma anche questo fa parte del gioco ed ho comunque il massimo rispetto per chi ora si rimbocca le maniche. Secondo il mio punto di vista ci sarebbero delle scelte da compiere, per poter rappresentare nel futuro un vero punto di riferimento. Scelte a volte difficili, certamente faticose, ma indispensabili per poter essere nei prossimi anni un vero punto di riferimento per il mondo torrentistico, capace di coniugare la propria passione sportiva con l’ambiente naturale. Dovremmo essere capaci di comprendere che il mondo dei canyons non è territorio esclusivo dei torrentisti e quindi porre al primo posto tra gli obiettivi la divulgazione corretta e appassionata del torrentismo. Tutto il resto viene dopo, a mio parere, compreso il vasto ventaglio di offerte ai soci, la Scuola, l’Assicurazione, i libri, i raduni (hhhmmmm…nonsolosoci…), e qui vogliate perdonarmi la vena polemica. Fa parte delle scelte che non solo non condivido ma nemmeno riesco a capire, per quanto mi sforzi. Capire perchè l’AIC si debba sobbarcare un lavoro immane per lasciare poi aperte le porte a chiunque vi si trovi a passare davanti mi è veramente difficile. In ogni caso sarà il tempo a rivelare se queste scelte sono state corrette o meno. Mi accomiato da tutti voi dicendo che mi piacerebbe vedere nei prossimi anni un’AIC solida, con tanti Soci (e i soliti masochisti che se la cantano e se la suonano), una bella immagine di coerenza, una grande autorevolezza conquistata sul campo, tanti progetti da sviluppare e un bel gruppo di amici legati dalla comune passione. Spero che non resti solo un bel sogno.

christian vento 5° e 6° direttivo da agosto 2005

S

i sono l’ultimo dei Presidenti, ma il primo con la pancia… Far il Presidente è veramente un bel ‘lavoro’, molto gratificante ma veramente spossante (a volte)… Fortunatamente mi son trovato in una realtà già matura, già pronta alle novità che questa nostra giovane attività si sta trovando ad affrontare e per questo devo dire solo grazie a chi mi ha preceduto. Devo ringraziare chi tra mille dubbi ha creduto che ben dieci anni fa fosse l’ora di far nascere un Associazione che si occupasse di torrentismo a tutto tondo. Da quando misi per la prima volta una corda dentro un discensore ad otto ne è passata di acqua dentro la muta, la realtà si è completamente trasformata. All’epoca si era davvero in pochi e si andava in forra in prevalenza per lavar l’attrezzatura speleo o per non andar nuovamente ad arrampicare nelle palestre dietro casa. Ora invece non è più un attività di ripiego ma bensì una realtà affermata. Si è vista un’esponenziale crescita di voglia di far canyoning in posti, luoghi e nazioni diverse, ormai è quasi normale organizzare gite nei week end a diverse centinaia di km di distanza da casa. Ma è anche maturata la consapevolezza della crescita tecnica e dell’ambiente forra. Mentre prima si andava in doppia con le corde ammatassate nello zaino o sulle spalle, ora si mettono in mostra ricercate finezze di corda singola. Sempre più spesso si organizzano uscite mirate alla pulizia dei torrenti, asportando gran parte delle porcherie che l’inciviltà umana riversa in questo ambiente nascosto che ci ospita. Attualmente il mondo torrentistico è un mondo maturo e consapevole, organizzato e ‘culturalizzato’, ma fortunatamente è anche un mondo sempre più giovane, in quanto diversi sono i bimbi che si affacciano a questo sport. Questa consapevolezza però ha portato anche degli aspetti negativi: l’aumentare del torrentismo commerciale che vede code di decine e decine di ‘clienti’ che attendono il loro turno di calata e che nell’attesa scrivono sulle pareti e magari lasciano mozziconi di sigarette…

gian luca biagini 4° e 5° direttivo 09/2004 08/2005

H

a avuto il merito di fare da traghettatore in uno dei momenti più difficili dell’associazione, aiutando ad evitare un possibile crollo definitivo. Dalla prima alla seconda repubblica torrentistica, ricoprendo fino a pochi mesi fa anche il ruolo di coordinatore regionale più prolifico dell’associazione. Ora anche lui si è allontanato dal cuore operativo dell’AIC e non se l’è quindi sentita di scrivere qualcosa. Rispetto di rito, ma comunque un peccato.


6° raduno internazionale AIC

morbegno 2008

FACTS & FIGURES eh? CHI C’ERA E CHI NO ah! Partecipanti 308 inclusi i non torrentisti e gli over 14 Italiani 180 di cui 159 soci e 21 non soci AIC Spagnoli 46 (35,9% degli stranieri presenti) Tedeschi 36 (28,1%), Francesi 35 (27,3%) Polacchi 6 (4,7%), Greci 4 (3,1%), Olandesi 1 (0,8%) A Morbegno (SO) quasi la metà dei partecipanti era straniera, con un incremento quasi doppio rispetto al raduno di Biasca 2007, in Ticino.

canYoning

Che altro dire senza citare dettagli numerici o narrazioni di singoli episodi, che rischiano di avere senso solo per coloro che c’erano e annoiare gli altri; se avrete la possibilità di partecipare ad uno dei prossimi raduni, non perdete l’occasione; è un’esperienza che offre impagabili sensazioni, anche se poi vi ritrovate una corda da sessanta tripartita in spezzoni da 6, 14 e 40 per il passaggio ripetuto di una masnada di 18 torrentisti; è conoscere personaggi provenienti da ogni dove, dalle esperienze impossibili ed ogni giorno diversi, quando a volte facciamo fatica a trovare due parole più significative di uno scarno confronto meteo con il nostro vicino di casa; è scoprire a fondo una nuova area, magari molto distante dalle forre che normalmente frequentiamo, in compagnia di indigeni “assai” preparati; è avere l’opportunità di maturare contatti esteri attraverso i quali poter esplorare la realtà torrentistica anche al di fuori dei confini nazionali, oltre ad essere tutto ciò che solo voi sarete in grado di trovare in una siffatta esperienza.

mauro santamariaa

acciaccati, ma sempre con gli occhi pieni di qualche nuova meraviglia e la bocca indemoniata di qualche nuovo racconto da condividere con gli altri torrentisti per l’intera serata e forse anche per il resto della notte. È si perché questo sport o attività che dir si voglia, non è solo andar per torrenti bizzarramente vestiti ed attrezzati, gaudendo della bellezza dei luoghi, della fisicità dello sforzo, del raggiungimento della meta e/o di quant’altro ciascuno riesca a trovare di motivante nello svolgimento dell’atto torrentistico in se; si tratta, o almeno io credo si tratti, anche della manifestazione di una parte assai profonda dell’umana natura, come se si trattasse della replica dell’atto tribale della caccia che riemerge dall’ego neandertaliano che abita in fondo a destra, in un monolocale semiarredato con quadri di alci e mammut alle pareti ed una pelle d’orso sul pavimento, nel lobo occipitale sinistro di ciascuno di noi. Non si tratta di fare quello che facciamo, che comunque da anche il suo bel da fare, ma anche di viverlo con gli altri del villaggio, raccontarlo al ritorno, immaginare e confrontare idee e ricordi proprio come “mille mila” anni fa si poteva fare ad Altamira o in Valle Camonica tra un colpo di clava ed una seduta psicosciamanica. Ed in effetti alcuni miei vicini erano anche un po’ primordiali nel loro apparire: barbe di tre giorni, capelli sconvolti come in una tempesta elettrica, il lieve sentore di trascurato che rimane dopo il secondo giorno nella stessa muta, quello strano ingobbimento che ti prende dopo qualche giorno che abiti in una tenda, che sarà pure concepita per reggere alle peggiori tormente del Fitz Roy, “ma c.... non potevano farla 10 centimetri più alta?”

bruno messa

Q

uando Mauro un paio di giorni fa mi ha chiesto di relazionare in due o tre pagine dattiloscritte il Raduno Internazionale AIC dello scorso agosto ho esitato, al termine di quella faticata avevo testualmente riportato le seguenti parole sull’inesistente diario di bordo della mia punto 65 bianco sporco: “Oggi, giorno 10 dell’anno del Signore 2008, finalmente è finita”. Così avevo scritto a memento dell’accaduto, nella consapevolezza che la memoria delle fatiche di quei giorni si sarebbe presto diluita e dispersa nell’enorme mole dei felici ricordi che ogni anno rimangono nelle menti di tutti coloro che partecipano a queste giornate di comunitaria adunanza. All’inizio era un campo da calcio verdeggiante, in cui i primi arrivati avevano cominciato a piantare le proprie tende, le prime lungo il lato protetto dalle gradinate, altre a ridosso dell’area comune, i camper sul lato esterno a favorirne l’ingresso e l’uscita. Insomma c’era anche stato un certo ordine nell’evolversi spontaneo del nostro villaggio; un po’ come quando, in uno di quei videogiochi in cui si simula l’evolversi di una civiltà, si comincia a tirar giù vie dritte e perpendicolari, tipo antico romano impero, con le sue belle risorse logicamente ripartite per favorire la crescita dell’agglomerato secondo canoni tecnici ed estetici di un qualche senso. Poi, verso la sera del primo giorno, una strana tenda con la forma del dorso di uno gnu si era materializzata a due terzi del campo, poco distante dallo spigolo dell’area grande, orientata così, secondo una direttrice assolutamente arbitraria; prima non c’era e due minuti dopo era li, una specie di difetto cristallino attorno al quale tutte le geometrie, fino a quel momento quasi rigorose, avevano preso ad evolversi secondo un disordine ingovernabile. Alla fine sembrava di osservare la pianta di Hong Kong ai tempi della rivolta dei Boxer; francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi, polacchi e non si sa quali altri gruppi nazionali avevano colonizzato l’area in una topografia il cui senso pareva scaturire dalla mente di un’astrattista, ma di quelli veramente incomprensibili; senza contare che a questa disposizione pseudonazionale si sovrapponeva una geografia tutta italica, stile quattro stagioni o repubbliche marinare. C’era l’area genovese, quella pisana e quella veneta; a volte cercavi un romano e ti mandavano alla rocca umbra dove ti rimbalzavano alle propaggini delle tende sarde, il tutto naturalmente attraversando quella selva di trappole vietcong che il campeggiatore “Charlie” tesse tutto intorno alla propria tenda chiamandole tiranti. Questo era il nostro campo base, da cui ogni mattina come formichine i nostri eroi partivano ed al quale quegli stessi esploratori tornavano, un po’ più stanchi ed un po’ più

7


> la fondazione

26 settembre 1998

agriturismo La Fonda località le Faie, frazione di Varazze, Savona Nel maggio 1998 a Piobbico, nelle Marche, si tiene un incontro preliminare per parlare di associazione. Fra l’altro viene messo ai voti il nome e, al ballottaggio fra le due proposte più votate, Associazione Italiana Canyoning prevale su Associazione Italiana Torrentismo per 17 voti contro 16. All’inizio dell’autunno, durante un piovoso fine settimana in Liguria, viene sancita ufficialmente la nascita dell’associazione. Viene stilato lo statuto, viene eletto il primo Consiglio Direttivo (Angileri, Pinotti, Carrieri, Coppo, Madonia, Miragoli), il primo presidente e votato il logo dell’associazione. Si tiene anche la prima “uscita sociale”, nel rio Prialunga. Questo l’elenco ufficiale dei fondatori: Albino, Angileri, Biondi, Carrieri, Coppo, Dallari, Frova, Grillo, Madonia, Miragoli, Peluso, Pinotti, Recchioni, Schenone.

i nostri primi

10 anni fatti e numeri per capire come è cresciuta l’associazione nel suo primo decennio di vita

A

bbiamo appena parlato del raduno estivo 2008, il 6° Raduno Internazionale organizzato dall’AIC, ovvero il passo più recente mosso dalla nostra associazione. Non è un caso avere iniziato con Morbegno, perché è l’ultimo risultato di prestigio ottenuto e ci servirà come cartina tornasole per misurare quanto è stato fatto in questi 10 anni, partendo dal settembre 1998, quando meno di una ventina di idealisti appassionati diede vita a quello che è diventato il più grande gruppo di torrentisti in Italia.

> i soci Il numero dei soci è cresciuto ogni anno in maniera costante, con un incremento intorno al 10% annuo, eccezione fatta per il “burrascoso” 2004 ed il 2006, in cui l’anno sociale fu di soli 9 mesi. Questo incremento continuo è stato possibile grazie al bacino di utenza fornito dagli allievi dei corsi SNC ma anche dalla maturazione dell’associazione stessa e dal numero di servizi forniti ai soci. Dal centinaio di iscritti del 1998 si è quindi arrivati nel 2008 a contare un totale di 524 tra soci singoli e associazioni (dato aggiornato allo scorso settembre). Ecco i dettagli di questo decimo anno: 32 gruppi affiliati, 370 soci da gruppi affiliati, 120 soci singoli e un totale di 121 neo-iscritti.

> le associazioni affiliate Grazie al lavoro svolto negli ultimi anni per incentivare la creazione di gruppi locali si è avuta una positiva tendenza all’aggregazione dei torrentisti. Se nel 2003 il rapporto tra gruppi e soci singoli era 50 e 50, nel 2008 il numero di associazioni affiliate è cresciuto fino a costituire il 75% delle iscrizioni. Dai 19 gruppi iscritti alla fine del 1999 siamo arrivati ad un massimo di 35 all’inizio di quest’anno per un contributo complessivo, come già detto, di 370 soci. La concentrazione maggiore sul territorio vede 6 associazioni in Piemonte, 4 in Liguria e 3 in Lombardia, Lazio e Sicilia. Tra le associazioni più longeve in termini di iscrizione all’AIC compaiono Cica Rude Clan, Etna Canyoning, Monrosa Rafting, ‘Ndronico e Toboga Club.

canYoning

> editoria

8

Il notiziario è arrivato al numero 21 e, rispetto alle poche pagine in bianco e nero dei primi numeri, si è dato un aspetto da grande, cercando per quanto possibile di andare oltre i confini della vita dell’associazione e fare informazione sul torrentismo in genere, cosa difficile nonché unica in Italia. Il calendario, invece, offre ormai da 8 anni una selezione di immagini straordinarie, scattate da torrentisti comuni in giro per il mondo. Rispetto a sito Internet, forum e mailing list, anch’essi preziosi contenitori e veicoli di informazioni, le pubblicazioni hanno l’obiettivo di contribuire a rafforzare l’immagine dell’AIC dentro e fuori confine.


La SNC è il progetto più ambizioso partorito dall’associazione e, ad oggi, anche il più efficace. Negli anni è stato il mezzo principale di reclutamento dei soci ma soprattutto lo strumento per diffondere una consapevolezza tecnica nella pratica del torrentismo, inesistente fino a qualche anno fa. Dal 2000 ad oggi l’organico è cresciuto da 7 a 30 istruttori (di cui solo 26 attualmente operativi), sono stati svolti 80 corsi e 21 eventi per la formazione di nuovi istruttori. Il 2004 è l’anno che conta il maggiore numero di eventi formativi, 14, 1 in più del ‘08. La suddivisione tematica dei corsi vede un 47% di corsi di 1° livello, 34% di 2° livello, 10% di 3° livello, oltre a 6 corsi a tema e 3 corsi di iniziazione. Attualmente è in fase di lavorazione un manuale tecnico a cura della SNC.

> proCanyon Nato nel 2004, il progetto di riarmo e monitoraggio delle forre italiane ha portato al ri-attrezzamento definitivo di numerosi percorsi, compresi alcuni tra i canyon più belli e prestigiosi d’Italia. Questi i numeri: 37 percorsi completati, 2 in fase di realizzazione, 4 approvati. Gli itinerari, geograficamente, sono distribuiti così: 1 in Campania, 9 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Lazio, 11 in Liguria, 4 in Lombardia, 2 in Molise, 4 in Piemonte, 2 in Toscana, 4 in Trentino Alto Adige, 3 in Umbria, 2 in Veneto. 7 le novità di quest’anno di cui 3 già completate: Rio Tralba in Friuli Venezia Giulia, Val Bianca in Piemonte, Val Maggiore in Veneto. Info su www.canyoning.it/procanyon/indexproc.htm

> l’ambiente La Commissione Scientifica nasce insieme all’associazione per occuparsi degli aspetti scientifici e ambientali delle forre e del torrentismo. Il Progetto C6 è il principale progetto sviluppato, riguardante il monitoraggio dei parametri micrometeorologici delle forre ed il loro ruolo nello studio dei cambiamenti climatici globali. Sono già stati installati 7 siti di rilevamento a cui ne seguiranno altri. Altro progetto importante dal punto di vista dell’impegno ambientale è Forre Pulite con cui l’AIC promuove la sensibilizzazione verso lo stato dei nostri canyon, incoraggiando l’interazione con gli Enti competenti, allo scopo di segnalare e risolvere situazioni critiche. Nell’ambito del Progetto, durante il 2006 ed il 2007, è stato indetto il Mese del raccolto per procedere alla pulizia di alcune forre inquinate.

> l’assicurazione “L’associazione ha stipulato una convenzione per la polizza del torrentista, un’assicurazione sia R.C.T. che infortuni che copre l’attività torrentistica...” Con queste parole, nell’aprile 2001, il notiziario numero 5 riportava una delle conquiste più significative dell’associazione, capace di offrire ai propri soci quella che nel giro di un paio di anni divenne l’unica polizza assicurativa che coprisse l’attività del torrentismo. Sviluppata e modificata negli anni, la polizza nel 2008 conta circa 200 sottoscrizioni, oltre alle coperture assicurative offerte dalla SNC agli allievi dei propri corsi.

> raduni ed eventi Morbegno 2008 è stato il 6° raduno internazionale organizzato dall’AIC, prima ci furono Colico 2003, Carnia 2004, Ossola 2005, Idro 2006 e Biasca 2007 in Canton Ticino. È inoltre presenza costante ai Raduni Internazionali di Speleologia, da Chiusa Pesio ‘98 ad Apuane 2007.

Ma oltre a questi appuntamenti si sono svolte diversi raduni più o meno grandi che, dal 2004 in poi, hanno un po’ per volta soppiantato le uscite sociali: Val di Susa, Val Sesia, 4 appuntamenti Chococanyoning in Umbria, Forrette ‘06 e ‘07 e Torrenti Serpenti ‘07 e ‘08 in Liguria, raduno Appennino Centrale, Sibilla Canyoning, Matese 2008, Forrock 2008, Torrentisti in cantina ancora a Morbegno. Inoltre l’AIC ha presenziato con un proprio stand ad alcune manifestazioni sportive nazionali: SportOut nel 2004 a Brescia, Vele d’Epoca a Imperia nel 2006, ALP 365, a Torino, e Skipass, a Modena, nel 2007.

> il catasto Sin dall’inizio l’AIC si è data l’obiettivo di archiviare i dati di tutte le forre italiane al fine di creare un vero e proprio catasto torrentistico, destinato ai propri soci. Negli anni questo è stato aggiornato ed integrato con nuovi dati fino a raggiungere l’attuale numero di 895 forre accatastate. Di alcune regioni esiste una quantità di dati soddisfacente: Liguria, Lombardia, Trentino, Veneto e centro Italia in generale. L’obiettivo più recente è quindi quello di recuperare informazioni sulle regioni dove c’è carenza di dati. Per contribuire al Catasto inviando i dati relativi a percorsi non ancora inclusi nell’archivio, scrivere a catasto@canyoning.it.

> contatti e convenzioni L’AIC ha saputo dialogare con Enti Amministrativi per porsi come interlocutore rappresentativo della realtà torrentistica italiana, attivando collaborazioni con i Parchi Regionali del Beigua e dell’Aveto per il progetto ProCanyon e con il Parco di Portofino per il Progetto C6. È attualmente in corso una trattativa con il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi per modificare il divieto assoluto di praticare canyoning nel territorio del parco in una regolamentazione che consenta, in periodi e/o giorni determinati, la frequentazione di alcune forre. Rimanendo nel campo degli enti, la collaborazione con il Comune di Isola del Cantone ha contribuito al successo della pulizia dal torrente Creverino. Sul fronte convenzioni, quelle stipulate in questi anni con Hilti e con Kong, tuttora attiva, hanno contribuito alla realizzazione del progetto ProCanyon. La più recente, invece, è quella con Vaude che fornisce le nuove divise agli Istruttori della Scuola Nazionale Canyoning.

> rapporti con altre associazioni L’AIC fin dalla nascita ha tentato, seppur con scarsa continuità e pochi mezzi a disposizione, di mettersi in contatto con altre realtà associative italiane e straniere. In Italia, da notare il protocollo di intesa datato 2000 con la Società Speleologica Italiana, solida base per collaborazioni rimaste, per ora, molto limitate. Col Club Alpino Italiano ci sono parecchie collaborazioni con gruppi locali e la stampa sociale del CAI ha più volte dato spazio a notizie ed articoli firmati AIC. A livello tecnico si è tentata una collaborazione con la Scuola Nazionale di Speleologia del CAI effettuando un corso congiunto in Sierra de Guara. Solo il tempo dirà se questa è una strada da perseguire. Anche con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico si è avuta qualche forma di collaborazione, per lavori di tipo statistico, perché ben 4 formatori della Scuola Nazionale Forre del CNSAS sono soci AIC e perché molti soci AIC sono impegnati nelle squadra di soccorso in forra. Per l’estero, ottimi i rapporti con i tedeschi del Deutsche Canyoning Verein, con il Comitè Barrancs della Federazione Catalana di Escursionismo, con la federazione greca, con l’Ecole Francaise Canyoning e con la neonata ICAN, una rete di associazioni internazionali basata in Francia. La nostra SNC inoltre è nata nel 2000 proprio sotto il controllo e con la “benedizione” dei formatori della EFC. Negli ultimi anni la nostra presenza ai raduni internazionali si è limitata alla partecipazione personale di pochi soci, mentre nel passato rappresentanze “ufficiali” si erano spinte più volte all’estero, fino in Brasile nel 2003. Ma i costi in ballo per la partecipazione a queste manifestazioni sono tali da rendere impossibile una sistematica presenza ufficiale dell’AIC, legata perciò alle disponibilità dei singoli.

canYoning

> la scuola nazionale canyoning

9


acque internazionali canYoning

10

Eduardo Gomez_Capo Verde Fondatore di Eduatours, impresa che offre turismo d’azione ai suoi clienti, abita e lavora nell’isola di Santo Antão a Porta do Sol, Capo Verde. Autore di diverse pubblicazioni in Spagna come la Guia al descenso de cañones y barrancos Pirineos Barrabes Editorial. È Guia de Montaña y de Barranquismo.

Georgiou Andreou_Grecia Nato 40 anni fa a Elassona ai piedi del monte Olimpo dove, fin da piccolo, ha praticato varie attività sportive, dall’enduro all’arrampicata, all’equitazione, alle arti marziali. È il personaggio che ha maggiormente contribuito alla diffusione del canyoning in Grecia, ha due figli (Orpheus e Laertes) e gestisce un negozio di articoli sportivi.

Marc Tremblay_Québec City, Canada Speleologo da oltre 20 anni, ha esplorato in Messico, in Groenlandia, negli Usa. Ha conseguito il diploma di moniteur dalla scuola francese di discesa di canyon. Fondatore di Québec-Canyoning nel 2000, pluripremiato per i suoi meriti in vertical outdoor activities e risk management dal governo federale del Québec.

Elke Hoßwald_Germania É nata a Stoccarda ma risiede in Baviera. Coniuga il torrentismo, che pratica dal 1995, con gli impegni di mamma dei suoi 2 figli, Sarah e Felix. costituisce senz’altro uno dei principali riferimenti per i canyonisti del suo paese.

Stéphane “Caracal” Coté_Francia Abita a Marsiglia ed è da sempre frequentatore delle montagne, come sciatore prima e come climber poi. Conquistato dal canyoning nel 1995, è l’autore nonché esploratore di Male Vesse e di Tome 1, Suisse, Autriche, Italie du Nord, Slovénie, di recente pubblicazione.

Pascal Van Duin_Italia Nato 42 anni fa, pratica il torrentismo dai primi anni ‘90, ama l’arrampicata libera e il free-ride. Ha esplorato numerosi canyon in Lombardia, dove esercita la professione di guida alpina. É autore di vari articoli divulgativi sul torrentismo e della guida Canyoning in Lombardia.

Laura Samsó e Joan Lluis Haro_Spagna Entrambi membri della FEEC (Federazione della Montagna e di Arrampicata della Cataloña) e in particolare Laura è la direttrice tecnica e Joan ne è il presidente, le cariche si invertono all’interno dell’Associazione Canyoning Spagnola. Haro è anche tecnico deportivo de barrancos. Entrambi hanno contribuito alla stesura dell’ultimo manuale tecnico sulla discesa dei canyon della Federazione Francese della Montagna e dell’Arrampicata (FFME) e sono i rappresentanti della Federazione Francese di Speleologia in Spagna.

Giuseppe “Astigo” Antonini_Italia Esploratore di grotte e forre per passione, protagonista del periodo pionieristico del torrentismo, non ha mai smesso di esplorare nuove discese. All’interno del CNSAS si è impegnato fin dall’inizio nello sviluppo di tecniche e materiali. Si occupa professionalmente di torrentismo e speleo, è guida speleo-canyon e istruttore guida. È responsabile della SNaFOR (Scuola Nazionale Tecnici Soccorso in Forra) ed autore di numerosi guide e pubblicazioni sul canyoning e sul soccorso in grotta e forra.

qual è la situazione del torrentismo in Italia e in altri paesi? lo abbiamo chiesto ad alcuni personaggi in una intervista che è una sorta di giro del mondo torrentistico alla scoperta di altre realtà associative, perchè l’acqua del vicino...

interviste di daniele

geuna

dagli archivi degli intervistati


Laura Samsò Ho incominciato a metà degli anni novanta con degli amici dell’università poi nel 2003 ho conosciuto Joan e, insieme, abbiamo iniziato a lavorare con la FEEC. Joan Lluis Haro Ho scoperto il canyoning nel 1988 dopo anni di trek, negli anni 90 con Eduardo Gomez, abbiamo esplorato in Spagna e nelle isole Canarie… Eduardo Gomez Nel 1983 venni portato da un amico con cui arrampicavo, nel mio libro c’è una foto di questo mio conoscente: Tony Esposito… Marc Tremblay Ho praticato la speleo per 28 anni e la pratico tutt’ora, il salto nel canyoning mi è sembrato naturale, ho vicino a casa uno splendido sito per fare pratica, abbiamo incominciato lì… (Chute Jean la Rose - St Anne Mountain). Giuseppe Antonini Andavo in grotta da tempo, con lo spirito di chi ha il desiderio di esplorare. Un giorno vidi una piccola forra e chiesi a degli amici se qualcuno l’avesse già scesa, mi risposero di no, andai a scenderla, scoprendo che era inesplorata, ho iniziato così. Pascal Van Duin Con un corso per guide alpine svizzere nel 1993 però a pescare o a fare il bagno nei fiumi, come tanti, ci andavo già da piccolo… Elke Oßwald Nel 1984 ho provato in Francia con mio marito e con dei gendarmi, una discesa in Verdon, nel 1995 ho incominciato a praticare occasionalmente il torrentismo, ora sono due anni che vengo al raduno dell’ AIC… Georgiou Andreou Mi ricordo del mio primo canyon: era un’esplorazione nel ’96 con 3 amici; dopo tre anni sono tornato con l’attrezzatura giusta e con le conoscenze tecniche corrette. Stéphane Coté Ho iniziato nell’Alloix, vicino a Grenoble. Mi erano piaciute le calate nel vuoto ben “innaffiate”. In seguito ho scoperto la Maglia e Riolan che mi hanno motivato ancora di più.

Da quando hai iniziato com’è cambiato il torrentismo? Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Oggi c’è una componente nuova che si affaccia: le gare . Dal nostro punto di vista questo non è un bene, correre in un canyon fa perdere tutte le sensazioni che puoi provare in un canyon ma, pare, che senza gare certe amministrazioni, non ricavino utili. Eduardo Gomez È molto cambiato, ora le tecniche sono perfette, tutti i materiali sono incredibili, direi che solo le corde non sono migliorate, preferivo quelle vecchie. Marc Tremblay Il canyoning è cambiato molto qui in Québec, la nostra associazione è la prima in tutto il territorio che si occupa specificatamente di

questo sport. Questa è la base per sviluppare un organismo che si occupi di canyoning anche non a livello professionale. Siamo passati da non avere nulla ad avere i più alti standard di riduzione dei rischi, del mondo. Giuseppe Antonini All’inizio si andava solo per esplorare. Le ripetizioni erano rare. Per gli speleo il Torrentismo era un’appendice divertente delle grotte. Poi, il desiderio di avventura ed il confronto con le difficoltà nell’affrontare le forre in primavera, con portate di fusione e la presenza di nevai, mi hanno affascinato. Le forre affrontate in quelle condizioni, non sono mai uguali e richiedono una soluzione continua e diversa dei problemi. È ciò che corrisponde al mio concetto di avventura. Pascal Van Duin Le tecniche si sono molto affinate e c’è più informazione anche se c’è ancora qualcuno che pensa canyoning = canoa… Elke Oßwald È molto cambiato, agli inizi facevamo solo esplorazioni, tutti i miei amici sono buoni arrampicatori e ottimi praticanti di kayak. Non c’erano allora interessi commerciali nell’attività e con tempo cattivo nessuno pensava ad andare per fiumi anche perché non esistevano relazioni e gli operatori commerciali, i pochi che c’erano, si tenevano per sé i dati che avevano. Georgiou Andreou Il nostro equipaggiamento in verità non è cambiato molto, abbiamo incominciato subito con le attrezzature giuste, se ti sei formato ad una scuola seria, sai che cosa utilizzare. Prendi, ad esempio, i praticanti occasionali che vengono dal mondo dell’arrampicata o di altre discipline: difficilmente li vedrai attrezzati come un torrentista dovrebbe essere. Stéphane Coté Il mio modo di fare canyoning si è evoluto, come sempre capita. Agli inizi ero più attirato dall’aspetto, ludico dell’attività, poi mi è venuta voglia di esplorare... qui ho trovato la mia dimensione. È così che ho incominciato a fare ricognizioni ed è così che ho scoperto ed esplorato Male Vesse, ad esempio. A proposito dell’equipaggiamento, anche quello è cambiato, facendo tra i 100 e i 200 canyon all’anno, l’ho cambiato sì! Non sono un maniaco dell’attrezzatura, quello che mi serve è materiale solido e pratico. Io elaboro parecchio la mia muta, l’unica originalità me la consento d’inverno, quando utilizzo una muta stagna. Al momento non credo che si sia ancora trovato l’attrezzatura comoda, calda, leggera…

Com’è cambiato, dal punto di vista emozionale, il tuo rapporto con il torrentismo? Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Siamo d’accordo nel dire che il canyoning è diventato la nostra vita. . Passiamo molto tempo durante le nostre giornate a pensarci e a pianificare le cose in base ad esso. Eduardo Gomez Preferisco esplorare, mi piace, per me è meglio esplorare che tornare in un canyon già disceso. Conosco parecchi percorsi che sono top-secret…

Marc Tremblay Beh, il torrentismo mi piace sempre moltissimo, pur avendone un rapporto di lavoro. Io sono un ingegnere minerario e lavoravo al ministero dello sviluppo, ho mollato tutto per dedicarmi a quest’attività, ora guadagno di meno ma mi diverto di più. Giuseppe Antonini Direi che… non è cambiato! Analizzando i ricordi posso dire che le emozioni sono sempre le stesse di un tempo. L’unica differenza è che preferisco affrontare le forre che propongono problemi nuovi. Pascal Van Duin All’inizio subisci l’ambiente poi, gradualmente, cominci a capire cosa stai facendo; ogni canyon è interessante e merita una discesa. C’è sempre qualcosa di particolare e diverso in ogni forra che ho voglia di scoprire. Elke Oßwald Agli inizi preferivo andare in fiume per sentire, da sola, il contatto con la natura, era più un’esperienza naturalistica, andavo solo con gli amici più stretti. Oggi le persone sembrano giudicare i torrenti più per le lunghezze delle calate che per l’aspetto estetico d’insieme della forra e a me non piace tutto ciò. Di conseguenza oggi vado in forra con perfetti sconosciuti, diciamo che l’aspetto tecnico ora conta di più. Georgiou Andreou Dal 1999 in Grecia il canyoning ha fatto molti progressi: le scuole stanno formando sempre più nuovi adepti, aumentano i praticanti… Stéphane Coté Anche le mie emozioni sono cambiate. Ai miei esordi era il gioco che ricercavo poi ho collezionato canyon ma molto presto ho smesso. Le emozioni più forti però ho iniziato a provarle quando ho iniziato a esplorare le forre partendo da una cartina IGN, avevo l’impressione di rivivere le emozioni di Cristoforo Colombo o Mermozz, oggi ne sorrido ma all’epoca ci passavo le notti.

L’AIC festeggia il suo decennale, la conosci? Cosa ti aspetteresti di più o di meno? Puoi parlarci dell’associazione nazionale che si occupa di canyoning nel tuo paese? Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Cer to che la conosciamo. L’abbiamo conosciuta attraverso Marco Leonini e Romano Perotto, una persona magnifica, Roberto e Annamaria, Maurizio, siamo venuti ad alcuni dei vostri raduni. Il torrentismo è stato terreno di lavoro solo tra alpinisti e speleologi, è stato un lavoraccio trovarsi e dialogare. Finalmente nel 2006 siamo riusciti ad ottenere il primo accordo, nel paese, tra alpinisti e speleo. La Spagna è suddivisa in quelle che noi chiamiamo le autonomie, è li che bisogna intervenire per migliorare la formazione. Ogni autonomia ha una sua federazione che forma i propri istruttori ed accompagnatori, con le risorse della regione. Qualcuna di queste federazioni investe molto nella formazione e sono attualmente al top degli standard, tanto che anche la UIAA ci appoggia grandemente. Eduardo Gomez Rispetto alla situazione spagnola posso dire

canYoning

Come hai cominciato a fare canyoning?

11


da sinistra Antonini, Gomez, Van Duin, Haro e Samsò, Coté, Oßwald

che le cose andranno migliorando, ora che c’è il mio amico JuanLuis Haro. Marc Tremblay Sì conosco l’aic per mezzo dei miei contatti con la scuola Francese. Attualmente non c’è un club nazionale che si occupi del torrentismo in Canada. La nostra associazione è l’unica del paese. Nel giro di due anni penso che riusciremo a fondare un organismo nazionale che raccolga i praticanti per offrire la possibilità di migliorare le tecniche personali, per organizzare esplorazioni etc. Il potenziale del nostro stato è enorme, non mancano i grandi dislivelli ma anche le distanze sono un problema, così come le difficoltà di accesso in zone remote. Boschi molto fitti, grandi spazi e la regolamentazione dei parchi sono le questioni che affronteremo. Giuseppe Antonini Conosco solo la SNC, o meglio, alcune persone che la compongono. Mi sembra che svolgano il loro compito in modo molto serio. Mi sembra il miglior punto di partenza per un’associazione… mi sembra che l’associazione faccia già molto. Forse, essendo la capofila tra quelle che si occupano in varia misura di torrentismo, proverei a sensibilizzare maggiormente il CAI e la SSI, che hanno molti associati che vanno in forra, senza però interessarsi adeguatamente a quest’aspetto. Proverei a propormi (l’AIC) come “braccio tecnico” di supporto a queste associazioni, chiedendo spazio sulle riviste… Pascal Van Duin Tanto lavoro ma per ora troppo poche persone tra soci attivi e passivi, difficile fare di più. Con 20 anni di ritardo rispetto agli spagnoli o ai francesi, l’AIC è partita sfruttando le esperienze e conoscenza di quest’ultimi, mancano ora solo i soci, vedremo tra vent’anni.

canYoning

Elke Oßwald Sì la conosco, specialmente per i raduni internazionali.

12

Georgiou Andreou Sì la conosco dal 2000 da quando cioè ho messo su il sito www.canyoning.gr e ho incominciato a guardami intorno e sono incappato nel sito dell’AIC. Mi sono quindi

iscritto ad un corso nel 2002, da subito l’AIC mi è sembrata un’organizzazione molto seria. Le conoscenze tecniche che ho appreso mi sono servite tantissimo anzi, approfitto per ringraziare Maurizio e Roberto e gli altri istruttori. Unico neo il fatto che le lezioni si tenevano in italiano e non ci capivo un granché, magari avere delle dispense (in inglese ndr) per arrivare più preparati, mi avrebbe aiutato molto. Per cambiare argomento: i più grandiosi raduni internazionali a cui ho partecipato sono stati quelli organizzati dall’AIC. Stéphane Coté Conosco l’AIC, l’ho conosciuta per due motivi: il progetto ProCanyon, quando vedo i segni bianco/azzurri mi dico che non mi perderò e che l’attrezzamento della forra sarà buono …e per le sue pubblicazioni: Gole e Canyon, specialmente il volume due che è molto preciso e comprensibile anche per chi non parla l’italiano [autori M. Biondi, F. Cacace, R. Schenone, ndr]

L’acqua è, e sempre di più sarà, una risorsa importante, come pensi che possa un torrentista salvaguardare e/o proteggere questa ricchezza? Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Facendo le cose con buon senso: niente immondizia nei fiumi, evitare di camminare negli alvei, lavare le mute con prodotti antibatterici, non attrezzare all’eccesso le forre, in caso di biotipi messi in pericolo, regolamentare o tutt’al più proibire certe discese, il dialogo dovrebbe essere sempre la chiave di tutto… Eduardo Gomez La risposta dovrebbe stare nel proteggere la risorsa senza proibire l’accesso alle forre, controllo e educazione. La spazzatura la troviamo tutti, la gente barbara non manca, in seguito a questi scempi i governi chiudono i canyon… Marc Tremblay Dalle nostre parti non manca certo l’acqua, al momento non esiste un problema legato a questioni di questo tipo. Noi possiamo raccogliere dati, dare una mano per la conservazione del territorio. Al momento

siamo pochi ma i media si occupano molto di noi. Abbiamo un forte ascendente sui media, lo possiamo utilizzare per lavorare su questi temi. Giuseppe Antonini Facendo conoscere certi luoghi alla collettività, facendoli uscire dall’isolamento, denunciando situazioni di degrado. In questo modo si contribuisce alla creazione di una coscienza collettiva e al desiderio di tutelare certi siti. È un’arma a doppio taglio perché si rischia la chiusura di molti canyon. Tuttavia, se si riesce ad essere abbastanza convincenti, a non proporsi solo per l’aspetto ludico-sportivo, si può riuscire a dialogare ed a coniugare la tutela dei siti con la loro frequentazione. Pascal Van Duin Adoperandosi nella propria zona presso i comuni per far conoscere le forre ai nostri Politici. Di recente sono state depositate 40 richieste di captazioni nella sola zona dell’alto Lago di Como. Bares e c. sono a rischio estinzione, Aderite ai comitati per raccogliere le firme. In Valtellina - Chiavenna ha funzionato e le richieste sono state sospese (circa 200); se il politico si trova contro i propri elettori, il popolo, cambia idea immediatamente. Vedere i torrenti ridotti ad un deserto non lo vuole nessuno, guardate solo il torrente a valle del Crotto Dangrì, della Val Tartane tanti altri e in tante altre regioni italiane montuose sta accadendo la stessa cosa. Un solo dato: se fossero realizzate le 200 opere in provincia di Sondrio, l’aumento di produzione locale sarebbe dello 0,4%, cioè niente! Ci sono altre vie da seguire, solo con l’ammodernamento degli impianti, si potrebbe aumentare la produzione elettrica del 10-20% lasciando stare i torrenti ancora “vivi”. Elke Oßwald Sono d’accordo anch’io con quest’opinione: in futuro l’acqua avrà più importanza anche del petrolio. Un torrentista ha il polso della situazione in ambienti inaccessibili alle grandi masse. Un’idea sarebbe di aderire alle associazioni che si battono contro l’inquinamento ma anche a casa è possibile fare molto per ridurre gli sprechi e per un uso razionale dell’acqua. Anche organizzare una mostra di immagini etc. che mostrino


Georgiou Andreou Ritengo che dal torrentismo si possa trarre una maggiore coscienza ecologico-ambientale, i miei suggerimenti per un miglior rapporto tra torrentisti e acqua sono: sorvegliare ogni installazione di prelevamento acqua dalle forre per evitarne il prosciugamento, sforzarsi di usare quanti meno materiali non riciclabili, cercare di utilizzare meno di 30 lts di acqua al giorno, sensibilizzare le persone attorno a noi a queste problematiche. Stéphane Coté Una provocazione: i torrentisti non potranno fare un granché. Questo è un problema che ci tocca tutti, in quanto cittadini di un paese. Le cose potranno cambiare se, come cittadini, eserciteremo pressioni sui nostri governanti. Il torrentista può giocare il suo ruolo per intanto, rispettando l’ambiente che frequenta, le rive e i sentieri.

C’è qualcosa che abbonda o che manca tra i torrentisti? Competenze tecniche, scientifiche, capacità sportiva… Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Per quel che riguarda l’abbondanza diremmo l’individualismo. C’è troppa competizione sembra che se non corri in una forra non sei un buon torrentista è esattamente l’opposto. Per le manchevolezze: la gente che sembra non apprezzare il lavoro delle associazioni e/o delle federazioni dicendo che le cose non vanno ma non offrendosi quasi mai per lavorare… Eduardo Gomez Manca la voglia di responsabilità, guardare lontano, piano, piano si può arrivare molto molto lontano. Quel che abbonda, direi, il dilettantismo, l’escursionista della domenica, i pagliacci… Marc Tremblay Qui non ci manca il lavoro, anzi. . Abbiamo un grande potenziale nel territorio, montagne, acqua. Siamo un po’ pochi, contiamo una ventina di soci per un territorio molto vasto, le occupazioni personali, il lavoro, non ci lasciano molto tempo. Giuseppe Antonini Dipende. Ai torrentisti occasionali o territoriali (che non escono di casa), spesso manca molto, soprattutto sul piano tecnico. Chi fa del torrentismo l’attività prevalente, ho notato che è sufficientemente preparato in tutti i vari aspetti. Tuttavia la mia è solo impressione. Pascal Van Duin …Quantità, esperienza. Elke Oßwald Mah, come in tutte le associazioni ci sono dei problemi anche qui: persone che non vogliono andare col tizio e combinano uscite top-secret e cosette così, forse un segnale. Georgiou Andreou Qui ad oggi le ragazze sono il 30% dei praticanti, mi auguro che in futuro questa proporzione cresca ancora perché le donne

sono molto importanti per il torrentismo per parecchi aspetti.

Se ti va di rispondere, quali progetti hai per il futuro, torrentisticamente parlando?

Stéphane Coté Quel che manca è una struttura centrale che lavori per l’interesse generale. Noi abbiamo tre federazioni che hanno delle aree d’influenza e poi delle associazioni diverse che a volte sono un conglomerato di delusi/esclusi dalle altre federazioni, personaggi che mescolano attività di volontariato e commerciali e, infine, dei torrentisti motivati senza interesse personale.

Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro Ne abbiamo talmente tanti che il tempo non basterebbe mai. A breve termine: in agosto partiremo per un giro in Europa e in dicembre per mete, diciamo, più tropicali. Il mondo è pieno di canyon da esplorare così devi pianificare bene ed essere pronto a partire con i tuoi sogni esplorativi. Negli ultimi tempi preferiamo passare le nostre vacanze facendo prime discese in giro per il mondo e visitando posti dove non siamo mai stati con i nostri amici delle varie federazioni…

Rispetto alla questione dei cosiddetti “commerciali”, come pensi che si stia evolvendo questo settore e quale dovrebbe essere, a tuo giudizio, l’atteggiamento delle associazioni di canyoning? [questa domanda non è stata posta a Samsò e Haro, ndr] Eduardo Gomez Non mi piacciono le proibizioni, le “riserve”, questi sono grandi problemi. Il canyoning non diventerà mai uno sport di massa. Marc Tremblay Ho con il canyoning un rapporto di lavoro, il che me lo fa amare comunque sempre molto. Giuseppe Antonini Ci sono molte persone che si improvvisano guide commerciali. Li ho visti in azione e prego che non gli capiti mai di trovarsi in situazioni fuori standard. Quanto alle guide, quelle vere intendo, dialogherei, per evitare annosi contrasti tra categorie. Atteggiamenti di chiusura non giovano a nessuno. Il confronto e l’ascolto delle ragioni altrui mi pare una cosa sensata che, alla lunga, da i suoi frutti. Pascal Van Duin In Italia, tipicamente, ognuno fa come più gli pare… aspettiamo un bell’incidente come in Svizzera così forse salterà fuori una bella regolamentazione; il “meglio tardi che mai” ma sarebbe meglio il “prevenire meglio che curare”. Elke Oßwald Qui non abbiamo una scuola di torrentismo, ognuno è responsabile per se stesso su tutte le problematiche. Georgiou Andreou In Grecia la maggior parte delle attività sportive sono correlate all’ambiente marino. Probabilmente potrà far sorridere qualcuno pensare che esiste una sola associazione di torrentismo che però raccoglie iscritti da tutto il paese. Qualche mese fa si è formato un nuovo gruppo a Creta e non dimentichiamo i 12 gruppi speleo in attività i cui membri praticano, sporadicamente, il canyoning. Stiamo lavorando duro da anni per implementare il numero di praticanti e, credo che nei prossimi 5 anni, avremo dei buoni risultati. Stéphane Coté Ho l’abitudine di dire che quando arrivai per la prima volta in Italia, 5 anni fa, questa aveva 10 anni di ritardo sugli attrezzamenti e sulle esplorazioni. Attualmente penso che l’Italia sia 5 anni più avanti della Francia: per l’associazione unica, uno standard unico per l’attrezzamento, un’intensa attività esplorativa e per i suoi raduni che sono gradevoli e dinamici.

Eduardo Gomez Attualmente non posso lasciare quest’isola… poca pecunia, ma molti torrenti aspettano di essere scoperti ed esplorati sul pianeta, ne ho individuati molti, adesso aprirò un paio di forre qui, a Santo Antão ma poi la festa sarà finita. Ho finito il materiale… Marc Tremblay Esplorare altri canyon qui e a spasso per il mondo. Negoziare qui con le istituzioni per accedere alle zone protette. Mia moglie sta aspettando due gemelle, il tempo mi manca un po’, nel giro di due anni organizzerò anche un giro anche dalle vostre parti. Giuseppe Antonini Spedizioni. Ad ottobre vorrei andare in Perù, ad esplorare roba vista da un amico. Poi, spero di pubblicare nel 2009 la guida sulle gole dell’Appennino meridionale. Pascal Van Duin Esplorare nuovi canyon all’estero e le più belle forre d’Europa… e magari qualche ice canyon il prossimo inverno. Elke Oßwald Vorrei tornare in Samotracia dove sono stata per un meeting di torrentismo e mi è piaciuta molto per migliorare la mia pratica con la tecnica del doppio otto. Altra cosa, mi piacerebbe fare un salto in Messico per provare i canyon di laggiù. Georgiou Andreou Dopo anni di lavoro, nel 2009 faremo una spedizione nella zona centro-settentrionale del nostro paese per esplorare nuovi siti, il tutto in collaborazione con la E.F.C. Quest’anno abbiamo formato con la E.F.C. i nostri primi 5 istruttori, aumenteranno con l’anno prossimo. Ho lavorato parecchio per la divulgazione del torrentismo, sempre nel 2009, comincerà l’attività la federazione macedone. Mi auguro che presto il torrentismo entri nel novero delle attività della federazione alpinistica greca, questo ci darebbe un grande aiuto per lavorare di più e più in fretta. Stéphane Coté Non lo so, ho appena finito il mio prossimo libro sull’Italia centrale e del sud, più i Balcani e le isole. In seguito mi piacerebbe esplorare in tutto il mondo ma è più complicato dell’Europa.

canYoning

le bellezze dei canyon e le ferite causate dall’impatto umano, in Corsica mi è capitato di trovare diverse carcasse di auto all’interno di forre bellissime. Condividere queste impressioni col grande pubblico potrebbe smuovere le coscienze.

13


ignazio

piussi e la storia del canyoning

>> canYoning

di massimo

14

zuin

Lasciammo che terminasse il suo pranzo, antipasto, primo, secondo con contorno, dolce, una bottiglia di vino. Ci facemmo raccontare di alcune sue imprese, e noi contraccambiammo raccontando le nostre, abituati alle reazioni comuni di chi faticava a capire quale interesse potesse suscitare in noi la discesa di un torrente Invece lui ci consigliò semplicemente: “Ah! Provate anche il torrente Vinadia, è molto bello io ci sono stato nel 1958”. Scattammo anche una foto di gruppo che, porcavacca, non trovo più. Io e Matteo tornammo successivamente a trovarlo a casa, per farci ancora raccontare le sue avventure e in particolare della discesa del Vinadia. L’ho anche sentito al telefono parecchie altre volte, l’ultima pochi mesi fa in occasione dell’anniversario della prima invernale alla via Solleder-Lettembauer, sulla sud del Civetta, compiuta con Radaelli e Hiebeler tra il 28 febbraio e il 7 marzo del 1963. Ma torniamo a noi: Estate 1958 * Torrente Vinadia, Carnia, Friuli Venezia Giulia. Una squadra capitanata da Cirillo Floreanini (classe 1924, nato a Enemonzo in provincia di Udine, deceduto il primo giugno del 2003 ad Oderzo, reduce della vittoriosa spedizione al K2 del 1954), scende, attrezza e misura il torrente Vinadia per conto della SADE (Società Adriatica di Elettricità, quella del Vajont per intenderci). Tra le file di questa squadra troviamo Vittorio Lunari e Ignazio Piussi. Si trattava di una squadra forte ed abile nelle manovre di corda, ma con poca dimestichezza con l’acqua tumultuosa di un torrente costretto tra alte pareti. Abbigliati da alpinisti (come potevano esserlo negli anni cinquanta), con il supporto di stivaloni di gomma da pescatore e di un piccolo canotto pneumatico, attrezzano le cataratte del Rio Vinadia con scalette e corde fisse, in modo da poterlo risalire ad ogni fine giornata di lavoro. Dice Ignazio Piussi: “Ci trovammo di fronte ad un ambiente maestoso, che ci appariva impressionante e meraviglioso. Rifuggivamo dall’acqua, nessuno tra noi osava immergersi se non per lo stretto necessario, ma restavamo ugualmente affascinati dalle meravigliose pareti che contenevano il torrente”. Ci volle quasi un mese perché il rilievo fosse completato. Nessun componente della squadra tornò

Incontrai Ignazio Piussi nell’estate del 1999. Mi trovavo in trattoria con Matteo Rivadossi, il giorno precedente alla nostra prima discesa del Rio Simon, e fu lui a riconoscerlo. Era seduto ad un tavolo vicino al nostro, solo ed elegantissimo: camicia bianca, gilet in panno e pantaloni alla zuava in tinta con il gilet, il tutto corredato da un cappello a falda larga.

più nel Vinadia né in nessun altra forra, ma tutti conservarono il ricordo della meraviglia suscitata dall’ambiente esplorato. Ricorda ancora Piussi: “Temevamo l’acqua fredda e potente, gli unici nostri tuffi nell’acqua avvennero a causa di incidenti, il canottino che si ribaltava o gli stivali da pesca che si riempivano. Una volta mi si sono riempiti gli stivali e solo con l’aiuto di Vittorio sono riuscito ad uscire dall’acqua”. Le giornate di lavoro erano lunghe e faticose e il rilievo procedeva, la squadra era affiatata e la confidenza con l’ambiente forra era ormai consolidato, tanto da indurre “per scherzo” il resto della squadra ad abbandonare Piussi alla base della calata da 30 per diverse ore, per recuperarlo inumidito, ma comunque divertito, solo all’imbrunire. Ignazio Piussi, classe 1935 nato a Pezzeit, Udine, è morto l’11 giugno di quest’anno. Aveva 73 anni. Questa sopra descritta è, con ogni probabilità, la prima discesa di una gola per la quale sono state utilizzate corde e tecniche di derivazione alpinistica e, anche se avvenne su commissione, può essere considerata una pietra miliare nel torrentismo italiano. Dopo il secondo incontro con Ignazio Piussi, ho cominciato a raccogliere informazioni sulla storia del torrentismo in Italia e, così come avviene per la storia internazionale, anche per quella nostrana le controversie non mancano. Con l’intervista fatta al Grande alpinista Friulano ero convinto di avere un buon punto di partenza per scoprire esplorazioni precedenti. Se la paternità del canyoning mondiale se la contendono francesi, spagnoli e statunitensi, quella Italiana nasce grazie a gruppi di speleologi che, per cercare cavità prima, per puro diletto poi, sono stati i primi a scendere canyon in Italia. Ma chi siano questi speleo e quando hanno cominciato la loro attività non è dato sapere (forse i Friulani del torrente Cosa nel 59?). La prima volta che ho letto di Martel, che nel 1905 scese con successo le gole del Verdon, non per sua volontà ma bensì ingaggiato dal governo francese (ma si parla di vicende ormai più che note, erroneamente considerate l’atto di nascita del torrentismo internazionale) si era all’indomani della finale degli Europei di calcio del 2000. Pareva che gli odiati cugini fossero dappertutto: sbucavano da ogni parte, primeggiavano nel rugby (altra mia passione), le birre francesi imperversavano tra gli scaffali dei supermercati, a mia moglie piaceva Alain Delon (gerontofila). Possibile che non ci fosse nessun altro che abbia disceso un torrente prima del mangialumache? Gli americani dicono di sì:¹ Gli Spagnoli avanzano ipotesi di esplorazioni

1) “...according to canyoning experts present at the workshop, canyoning is not a new activity. However, it only gained popularity in the late seventies and early eighties. The first time the term canyoneering was used in American history was in 1867” said the President of the American Canyoneering Association, Rich Carlson.


di Messner, la salita al Cerro Torre di Elio Orlandi, la salita allo sperone Croz e allo sperone Walker in un solo giorno ad opera di Eric Escofier. Poi, anche questo copiato con un mese di ritardo dalla Rivista, il test sulle scarpette da arrampicata, con un’impaginazione più accattivante. Alp descrive, tra le altre, La Sportiva modello Mariacher, Boreal Firè Ballet, Brixia Fulcro e Asolo hps, anche questi ormai pezzi da antiquario. Giugno 1986, prima discesa del Grimavolo da parte di M. Sivelli, M. Nottoli. Maggio 1988, vede la vita la vera e propria Bibbia, “Profonde Gole” di Michele Sivelli e Mario Vianelli. Forse spronati dall’articolo di Fabrizio e Stefano Ardito, i due bolognesi mettono su carta e, fortunatamente per noi, stampano la prima guida di torrentismo in Italia. Gli Autori trattano un argomento a loro noto, 01-02 1978, prima discesa del Fonteno, foto Luciano Clarari 03 1999, rio Sernifa, foto Massimo Zuin

01

02

03

canYoning

Fabrizio e Stefano Ardito tentano di ricostruire una mappa delle forre italiane distribuendo per lo stivale quelle che nel giugno di metà anni ottanta erano considerate le “più belle”: Su Gorropu, le gole del Raganello, la gola di Rio freddo, la gran Gola della Dora Riparia, l’orrido di Botri. Nel sacco si riteneva necessario avere: materiale d’armo (chiodi, spit e cordini, chiave e piastrine), costume da bagno, calzoni lunghi (per non essere massacrati dai rovi), imbracatura e discensore, una borraccia ed infine il canotto (robusto, piccolo, dotato di lunghi cordini per il recupero). L’elenco continuava: “Se ce l’hanno tutti, e se non c’è troppo materiale da portare, è molto meglio la muta (più canotto per traghettare gli zaini). Ovviamente, Maggio 1988, vede la non dimenticare di inserire nello vita la vera e propria zaino un sacco impermeabile Estate 1958, torrente Vinadia* Bibbia, Profonde Gole tipo spazzatura. Per materiale Estate 1959, esplorazione fotografico e affini, meglio una del torrente Cosa, in Friuli, da scatola di plastica a tenuta stagna.” parte di Dario Marini e altri speleo triestini. È evidente come il torrentismo di allora fosse Attualmente sono in attesa di informazioni quasi esclusivamente esplorativo, e la parte complete in merito, che ho richiesto alla prioritaria dell’andare per forre era rappresencommissione grotte Eugenio Boegan. tata proprio dalla ricerca e dall’esplorazione Estate 1959, discesa parziale del Rio Freddo della stessa. Nell’articolo si evidenzia di quannel massiccio di Monte Cucco, nella sua to ci sia ancora da scoprire e di quanto siano parte superiore, realizzata da D. Mazza e omertosi gli esploratori dell’epoca. L. Passeri Regione per regione, vengono citati i percorsi Estate 1961, prima discesa della parte conosciuti. inferiore delle Gole del Rio Freddo, realizzata Rileggendo oggi alcune note, si rende giustizia da una squadra composta da F. Giampaoli, F. al famoso senno del poi: ad esempio, per il Innamorati, G. Viviani, S. Arzilli, F. Salvatori, Piemonte non vengono citate la Val d’Ossola C. Leoni del Gruppo Speleologico Cai di e la val Sesia, neppure come potenziali terreni Perugia. da esplorare, anche se in copertina è rappre1967, prima discesa delle Gole di Gorropu sentata una non precisata cascata dell’Alta Sardegna. val Sesia. 1973, prima discesa dell’Orrido di Botri in Per la Lombardia: “Qui le notizie si fanno più Toscana. scarse e frammentarie. A parte l’orrido di Bel1978, prima discesa del Fonteno da parte di lano, decisamente turistico, nelle zone dove Luciano Clarari, in merito alla quale è apparsa prevalgono gli affioramenti calcarei l’esplouna dettagliata relazione su “Canyoning in razione sistematica potrebbe dare qualche Lombardia”, di Pascal van Duin. sorpresa. “Alla faccia della sorpresa!” 20 luglio 1980, esplorazione della gola di Veneto e Friuli: “…molte altre zone andrebBarile da parte di G. Braschi e N. Nenco (in bero prese in considerazione: basti pensare risalita), Massiccio del Pollino Calabria. al basso Agordino. Un censimento accurato 2 agosto 1980, esplorazioni del Raganello, potrebbe rivelare percorsi stupendi.” sempre in risalita da parte di G. Braschi, S. La ricerca di terreni calcarei era presupposto Frisenda, V. Mancini, Massiccio del Pollino principale, e ancora si escludevano a priori Calabria. altre geologie. Luglio 1981, prima discesa del rio Caldone Una curiosità: nello stesso numero della RiviLecco (G. Beltrami, P. Cortenova, A. Boggiali, sta troviamo pubblicizzati le piccozze Chacal S. Maggi del Gruppo Speleologico Lecchese). e Barracuda della Simond, l’attacco da scialEsiste documentazione fotografica di pinismo Fur Zermatt e le tende Sumitomo, da quest’esplorazione. considerarsi oggi ormai articoli da museo. 1984, prima discesa della Bendola. Inoltre è da notare che nelle schede degli itineGiugno 1985, esce su “La rivista della rari di fine volume troviamo la Via attrezzata montagna”, edita dalla C.D.A. di Torino, un del Rio Secco, evidentemente nata prima come articolo firmato da Fabrizio e Stefano Ardito percorso attrezzato per escursionisti che non dal titolo: “Quelle grotte senza coperchio”, come discesa torrentistica. che rappresenta forse il primo tentativo Luglio 1985, il numero 3 di “Alp”, sulla scia di mettere su carta un catasto delle gole della concorrente “Rivista Della Montagna” italiane, probabilmente il primo articolo di dedica un completo servizio alle gole di torrentismo mai apparso in Italia. Il passo Gorropu, con un articolo è firmato da Tullio più significativo di questo articolo recita: Bernabei. Oltre alla precedentemente citata “Una speranza? Che questo magnifico gioco gola sarda vengono menzionate come gole non diventi in quattro e quattr’otto uno dei più belle d’Italia il Vajo dell’Orsa, alle pendici tanti sport che finiscono in …ing”. Speranza del Monte Baldo, la Val Serviera nella Maiella vana, anche se la definizione “torrentismo” e le Gole del Raganello sul Pollino. ha resistito come “ufficiale” sino alla Quindi, nel giro di un mese, due articoli con fine del 1998. L’articolo è estremamente tema il torrentismo trovano spazio sulle interessante e rileggerlo oggi rende l’idea di due più importanti riviste delle attività in come questa disciplina si sia evoluta e come montagna. sia ormai solo una lontana parente di ciò che Nello stesso numero: il tredicesimo ottomila era nel 1985. in Sierra de Guara attorno al 1860. E in Italia? È possibile che prima del 1958 nessuno sia sceso in un canyon? Se si escludono le numerose leggende o racconti di briganti, eremiti, bracconieri, contrabbandieri e pescatori, non si tramanda memoria di nessun vero esploratore. Le tappe che si ricordano sono le seguenti: 1930 , Fosco Maraini risale l’orrido di Botri. Secondo Fabrizio Ardito dovrebbe esserci un resoconto di questa esplorazione su un non precisato numero della rivista del CAI dei primi anni Trenta, ma pur avendo spulciato tutte le riviste del CAI dal 1930 al 1942, ricevute dalla biblioteca privata di Giuseppe Sgorbati, non sono riuscito a trovare questo articolo.

15


in quanto sono esploratori della maggior parte dei percorsi descritti. Nel momento in cui devono elencare il materiale necessario si permettono intuizioni che porteranno allo sviluppo di prodotti dedicati al torrentismo, evidenziando la necessità di sviluppare tecniche specifiche. Innanzi tutto si cita, finalmente, l’attrezzo casco come indispensabile (negli articoli precedentemente citati le fotografie di corredo vedevano i protagonisti sempre ritratti privi di guscio), tra i vari discensori usati viene consigliato il Famau, famigerato oggetto oramai introvabile che, come giustamente notano Sivelli e Vianelli, ha il gran pregio di poter svincolarsi velocemente dalla corda nel momento del bisogno e per questo motivo è da preferirsi agli altri (ricordiamoci che le tecniche della corda a pelo d’acqua e corda svincolabile sono ben lontane dall’essere divulgate). Altrettanto importante la necessità di avere una longe, e dei bloccanti per la risalita. La lista arriva fino alle scarpe, dove, con cognizione di causa, si descrivono tutte le caratteristiche che le calzature da torrentismo devono possedere (ma la scarpa costruita ad hoc era ancora lontanissima dall’essere concepita), il consiglio conseguente e ovvio erano le pedule da arrampicata. Viene poi fatto un distinguo tra abbigliamento necessario per le gole bagnate (la muta da immersione) e quello per le gole asciutte. 1991, discesa del torrente Trobiolo. 1993, prima discesa del torrente Campiglio, Brescia, da parte di G. Bonvicini e P. Castellini. 1993, Iniziano le esplorazioni della Val d’Ossola da parte dei francesi. 1998, nasce l’AIC a Varazze (per il decimo anniversario si renderebbe necessario un dettagliato resoconto di come, per una manciata di voti insignificanti, io mi ritrovi iscritto all’Associazione Italiana Canyoning e non alla più consona Associazione Italiana Torrentismo). Giugno 1999, sono passati quattordici anni da quello che sembrava dovesse essere l’an-

1985 - 1999 passano 14 anni tra l’articolo apparso sulla Rivista della Montagna, prima in Italia a scrivere di torrentismo, e la monografia che Alp dedica al canyoning nell’ultimo giugno del millennio. In mezzo, purtroppo, molto poco.

no del boom giornalistico del torrentismo. Alp dedica una quasi monografia ai più suggestivi sentieri d’acqua della nostra penisola. Ok qualcosa c’è. Qualche approfondimento interessante lo si può fare, soprattutto per i giorni nostri, ma poi emergono le contestazioni, le beghe e le rivalità. Conosco entrambe le parti che si contendono la prima discesa del Vajo dell’Orsa, mi è noto per filo e per segno il racconto (con tanto di date precise e testimoni) della prima discesa del torrente Boggia in val Bodengo, ma conosco anche qualcuno che dice di esserci stato prima… Poi c’è chi non ti vuole dire nulla, c’è chi ti racconta ma poi ti dice: “Questo non scriverlo”, c’è chi è molto disponibile ma si premura di ricordarti di dare una certa dignità a ciò che

scriverai di lui e, soprattutto, non ho trovato nessuno che è stato in un canyon prima di Martel. Di certo, ho scoperto che invece dei tanto citati speleo, i primi esploratori di forre italiani erano due alpinisti, per di più famosi, e che il premio per il più carismatico frequentatore di forre spetta a Zanzanù, al secolo Giacomo Beatici, che tra il 1614 e il 1617, ricercato per l’assassinio del podestà di Salò, si rifugiò nella forra del Vione, dove fu scovato ed ucciso il 17 agosto del 1617. Il sollievo della popolazione, che attribuì alla Madonna di Montecastello la grazia della liberazione, è tuttora visibile come ex-voto appeso al santuario. Tuttora nella zona dell’alto Garda e di Val Vestino i figli nati fuori dal matrimonio sono detti “fioi de Zanzanù”. Sicuramente prima di Martel, perdipiù Bresciano.


variola superiore ^ val d’ossola ^ foto vincent cazarres

SNC, NUOVI ISTRUTTORI... Jvan Chemello, Juri Montese, Salvatore Ribichesu e Marco Saccardo sono diventati Istruttori della Scuola Nazionale Canyoning a seguito dell’esame che si è svolto a Tolmezzo, nelle Alpi Carniche, lo scorso giugno. L’organico operativo della Scuola sale così a 26 istruttori.

LA REDAZIONE DI canYoning SI ALLARGA Marta Tosco e Francesco Michelacci sono entrati a far parte del gruppo dei redattori di canYoning. La prima, genovese ventiquattrenne, socia dal 2004, è appassionata di montagna, yoga e grafica, il secondo, 49 anni, di Cesenatico, è in AIC dal ‘98 e ha all’attivo più di 220 forre.

...E NUOVA MAGLIA Venghino Siori, venghino! È disponibile la nuovissima maglietta della Scuola Nazionale Canyoning nelle tinte che oggi van tanto di moda! Per il torrentista evoluto che non sa rinunciare ad un tocco di eleganza targata AIC anche fuor dalla forra! Info a scuola@canyoning.it

NOMINE CONSIGLIO DIRETTIVO AIC & COORDINATORI REGIONALI Roberto Schenone e Matteo Maragotto hanno lasciato il proprio posto all’interno del Consiglio Direttivo AIC e a loro sono subentrati Daniele Geuna e Matteo Maragotto. Sul fronte CR queste le novità: Liguria Eva Trasforini, Lombardia Andrea Forni (nelle foto). ICE CANYONING 2009 Dal 23 al 25 gennaio prossimi si svolgerà la seconda edizione del Raduno Internazionale Invernale Canyon On Ice, a Bourg-Madame, nei Pirenei Orientali. Discese di percorsi ghiacciati ma anche della leggendaria e provvidenziale forra di acqua sulfurea di Bourg-Madame. Info a www.ice-canyoning.org

> associazione

AGENDA > info a 360°


> RIC 2008 premiata Annamaria Pinotti

> FORRE PULITE Grazie all’iniziativa Forre Pulite, nel corso del 2006 sono stati ripuliti il Rio Creverino ed il Rio Prale in Liguria, nel 2007 la Forra della Sibilla, nelle Marche, e nuovamente il Creverino. Info su: www.canyoning.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=976

Durante il Rendez vous International Canyon 2008, l’ICAN (International Canyoneering Associations & Network), ha assegnato il Trophées Féminins du Canyon, premio dedicato a 15 torrentiste che hanno segnato o segneranno la storia del torrentismo. Tra le speciali menzioni internazionali, oltre ad Elke Oßwald e Laura Samsò (intervistate in questo numero sullo stato del canyoning nei rispettivi paesi, ndr) e la brasiliana Tatiana Bressel, anche la “nostra” Annamaria Pinotti, fondatrice ed ex presidente dell’AIC. Per dirla con le parole di Stefano: “tantissimi complimenti ad Annamaria, in attesa di nuove capitane coraggiose”.

> MATESE 2008 L’assemblea ordinaria dell’Associazione Italiana Canyoning si è svolta sul Lago del Matese, all’inizio di maggio, fornendo l’occasione per un incontro torrentistico durato 4 giorni. Mete delle uscite sono stati Pescorosso, San Nicola, Quirino, Inferno, Callora, Titerno, San Michele. Durante l’assemblea sono stati approvati i bilanci consuntivo 2007 e preventivo 2008 e si è parlato del Progetto C6 ma soprattutto è stato eletto il Consiglio Direttivo in carica per il triennio 2008/2010. Questi i nomi dei candidati eletti: Christian Vento (Presidente), Francesco Berti (Vice Presidente), Roberto Schenone (Tesoriere), Emanuele Bena (Segretario), Milena Argiolas, Maurizio Biondi, Matteo Maragotto. Alle dimissioni di Schenone, fine maggio 2008, Argiolas subentra alla Tesoreria ed entra a fare parte del Consiglio Daniele Geuna, primo dei non eletti a maggio.

> ambiente progetto C6 a Portofino

canYoning

Durante l’inverno è stata stipulata una convenzione tra l’Ente Parco Regionale Monte di Portofino, Genova, e l’Associazione Italiana Canyoning per la fornitura ed installazione di una stazione di monitoraggio della temperatura atmosferica e l’esecuzione di misure ambientali in grotta nell’ambito del Progetto C6. Il 6 giugno Paolo Madonia, io e Roberto Cavagnaro siamo stati in giro per il monte per l’installazione delle due stazioni di misura. La prima è stata posta all’interno di una grotta lunga 50 metri situata al livello del mare nel tratto di costa fra Punta Chiappa e San Fruttuoso di Camogli. La cavità è raggiungibile in gommone (nel nostro caso, sotto una pioggia mostruosa, con belle onde lunghe e conseguente salto obbligato “al volo”, senza attracco, sulla scogliera...). In caso di mareggiata troppo forte la grotta è anche raggiungibile via terra con manovre alpinistiche (la foto allegata si riferisce appunto ad un sopralluogo fatto a marzo). La seconda stazione è stata installata, nel pomeriggio dello stesso giorno, a circa 200 m slm nei pressi dell’agriturismo Molini, sul sentiero fra Pietre Strette e San Fruttuoso di Camogli. Ovviamente al ritorno, in salita, è uscito un sole africano... Del periodico scarico dei dati si occuperà Roberto Cavagnaro che, oltre che socio AIC, è dipendente del Parco. roberto schenone

18

“Un uomo semplice, amante della vita, della sua famiglia e delle attività che praticava. Un ragazzo dalla figura corretta, onesta e sempre presente, di cui fidarsi al massimo in tutte le situazioni. Un combattente, sorridente e con la battuta sempre pronta. Questo mi piace in un amico e Fulvio Pastore queste caratteristiche le aveva tutte. Il mio rammarico è che solo quando ti viene a mancare una persona cara ti rendi conto di quanta stima provavi per lui e quanto ti mancherà in futuro un vero amico. Ciao Fulvio, un grande abbraccio da tutti noi.”

capì dì insema ma gù un l sò ù av m ve Ciao Fulvio, ga a brava persona! che se seret un paolo spreafico Mauro S.


> SKYPASS 2008

> SNC corso bilingue

> REUNION soci in gita

L’AIC, rappresentata dai soci Emiliani e Romagnoli, era presente alla Fiera SKIPASS di Modena lo scorso novembre. Quattro giorni intensi, con circa 60.000 visitatori nella sola giornata di venerdì e Modena in tilt per quasi tre ore. Molto l’interesse suscitato dal nostro stand, molti anche i contatti con associazioni, media e aspiranti praticanti. Ringraziamenti a Marco Cavara, Marco Risoli e colleghi, Manuel, zio Enzo, Marco, Fabio, Erika, Claudio e Vincenzo.

A luglio, in Val di Ledro, si è svolto il primo corso “bilingue” della storia della Scuola, un secondo livello italo-tedesco, “vera sfida verso la pazienza e la tolleranza” come ha scritto Romy Siegl, uno dei 2 istruttori insieme a Erwin Kob, “ma possiamo dire di aver fatto un’ottima figura!”

In occasione del decennale l’AIC ha organizzazione la sua prima “gita sociale” , meta del viaggio la leggendaria Ile de la Réunion, nell’Oceano Indiano, paradiso per gli appassionati di canyoning, trekking, corsa, mountain bike e sport di mare. Un resoconto del viaggio sarà pubblicato prossimamente.

A fine marzo 2006 è stata riformata la convenzione tra l’AIC e la Compagnia Faro Assicurazioni. - La polizza, riservata ai soli soci regolarmente iscritti all’AIC, si stipula o rinnova attraverso l’Ufficio Assicurazione dell’AIC, che fa da tramite fra il socio e il nostro broker di riferimento (Studio Mangano Assicurazioni e Finanza S.r.l). - Il premio di polizza viene versato direttamente all’AIC che a sua volta attiva la polizza mediante comunicazione alla compagnia assicuratrice. - La durata della polizza è di un anno solare, 1 gennaio / 31 dicembre, senza tacito rinnovo. - La copertura assicurativa ha effetto dalle ore 24 del giorno successivo al pagamento del premio da parte del socio (fa fede la data della ricevuta del versamento). - Le garanzie prestate sono raggruppate in tre forme così denominate: BASE, BASE PIU’ ed EXTRA. Il socio sceglie una delle tre forme (vedi tabella garanzie) secondo le proprie esigenze, pagando il rispettivo premio (vedi tabella premi).

TABELLA GARANZIE

tutti i dettagli per stipulare o rinnovare la polizza in ultima pagina MASSIMALI FORMA BASE

MASSIMALI FORMA BASE PIU’

MASSIMALI FORMA EXTRA

€ 550.000,00

€ 550.000,00

€ 550.000,00

€ 15.000,00 € 30.000,00

€ 30.000,00 € 60.000,00

€ 50.000,00 € 100.000,00

Rimborso Spese mediche

€ 2.500,00

€ 5.000,00

€ 10.000,00

Spese di rimpatrio

€ 1.500,00

€ 3.000,00

€ 4.500,00

€ 25,00

€ 35,00

€ 50,00

€ 750,00

€ 1.500,00

€ 2.250,00

Responsabilità civile Infortuni (caso morte) Infortuni (caso invalidità permanente)

Indennità per Inabilità Temporanea a seguito di infortunio (diaria giornaliera) Spese di ricerca e salvataggio TABELLA BASE Premio anno 2008

FORMA BASE € 50,00

FORMA BASE PIU’ € 90,00

FORMA EXTRA € 135,00

canYoning

> assicurazione polizza del torrentista

19


Associazione Italiana Canyoning

Consiglio Direttivo (cd_aic@yahoogroups.com) Presidente Christian Vento (presidenza@canyoning.it) Vice-Presidente Francesco Berti (vicepresidenza@canyoning.it) Segretario Emanuele Bena (segreteria@canyoning.it) Tesoriere Milena Argiolas (tesoreria@canyoning.it) Consiglieri Maurizio Biondi ^ Daniele Geuna ^ Marco Leonini Commissione catasto Paolo Bolis (catasto@canyoning.it) Commissione scientifica Paolo Madonia (commissione.scientifica@canyoning.it) Commissione Tecnica Maurizio Biondi (commissione.tecnica@canyoning.it) Ufficio stampa Piero Golisano ^ Christian Roccati (press@canyoning.it) Ufficio editoria Cosimo La Gioia (editoria@canyoning.it) Contatti aziende Milena Argiolas (aziende@canyoning.it) Ufficio assicurazioni Sara Morando (assicurazione@canyoning.it) Consulente privacy Mauro Santamaria (privacy@canyoning.it) Contatti internazionali Rosemarie Siegl (romy@canyoning.it) Ufficio Coordinatori Regionali Daniele Geuna (daniele.geuna@canyoning.it) Redazione notiziario Luca Dallari ^ Daniele Geuna ^ Francesco Michelacci ^ Andrea Peruch ^ Marta Tosco (notiziario@canyoning.it) Gestione Sito Web Paolo Giannelli ^ Stefano Rossi ^ Gabriella Russo (webmaster@canyoning.it) Gestione Forum Alessandro De Simoni (forum@canyoning.it)

associazioni affiliate

A.S. Olympic Rock Trieste ^ www.olympicrock.it ^ cell 333 6900659 / 368 3500049 A.S.D. M&N – Movimento e Natura Volpiano (TO) ^ www.movimentoenatura.it ^ tel 011 9882022 Adventure Team Triggiano (BA) ^ www.adventureteam.eu ^ cell 392 5526901 Ass.ne Sigmasophy Institute Sutri (VT) ^ www.sigmasophy.com ^ tel 0761 609351 Banda Bauscia Milano ^ mauro.santamaria@fastwebnet.it ^ cell 349 1835818 CAI Sezione Alpi Marittime Imperia ^ sprea65@libero.it ^ 0183 273509 Campo Base Isernia ^ http://campobaseonlus.spaces.live.com ^ campobase@live.it Cica Rude Clan Canyoning Genova ^ www.cicarudeclan.com ^ cell 335 7520295 Club CAI Perugia Etruscanyonig Corciano (PG) ^ vento748@hotmail.com ^ cell. 335 7957808 Compagnia Canyoning CAI Pinerolo (TO) ^ danielegeuna@libero.it ^ tel 0121.202711 Eddyline Campertogno (VC) ^ www.eddyline.it ^ tel 0163 775114 Etna Canyoning Giarre (CT) ^ www.etnaadventure.it ^ cell 329 9188187 Etna Discovery Slam Tour Tremestieri Etneo (CT) ^ www.slamtour.it ^ tel 095 7125514 G.S. CAI Varallo (VC) ^ www.caivarallo.it ^ tcell 347 0436933 G.S. Stroncone Stroncone (TR) ^ www.stronconespeleocanyon.com ^ cell 347 1379633 GOA Canyoning Genova ^ www.cailiguregenova.it ^ cell 348 1541706 Gruppo Alpino ”C. Battisti” (Sottosez. CAI Verona) Corrubbio di Negarine (VR) ^ www.cesarebattisti.org ^ tel 045 8018833 Gruppo Canyoning Ranciga Morbegno (SO) ^ alda.vaninetti@tin.it ^ cell 335 8031018 Gruppo Escursionistico H2otto Cesenatico (FC) ^ franz@photosprint.it ^ cell 347 9186715 Gruppo Grotte ”Emilio Roner” CAI SAT Rovereto Rovereto (TN) ^ www.gruppogrotte.it Gruppo Speleologico CAI Malo Malo (VI) ^ www.speleomalo.it ^ cell 347 5968595 Gruppo Speleoforristico Besenello Besenello (TN) ^ www.speleocanyon.it ^ cell 349 4442044 Gruppo Speleologico Leccese ’Ndronico Lecce ^ www.ndronico.it ^ cell 338 8947823 Gruppo Torrentistico X-Gatt Canyoning Introbio (LC) ^ www.x-gatt.com ^ cell 0341 980341 Gruppo Zompafossi Montefranco Montefranco (TR) ^ zebbaro@aliceposta.it ^ cell 392 5259385 MKF Vara Chiavari (GE) ^ www.mkfvara.org ^ tel 338 2819725 Monrosa Canyoning Balmuccia (VC) ^ www.monrosarafting.it ^ tel 347 3200303 / 340 6638975 Piemonte Canyoning Torino ^ dino.ruotolo@virgilio.it ^ cell 335 6110291 Scout dell’Alcantara Motta Camastra (CT) ^ www.golealcantara.it ^ tel 0942 985010 Slow Canyon Team Roma ^ marco@strani.net ^ cell 335 7516223 Spaccaforra Sardegna CanyoningSassari ^ cell 329 6111324 Toboga Club Latina ^ www.torrentismo.it ^ cell 329 3212271 Toscana Canyoning Team Firenze ^ toscanacanyoningteam@gmail.it ^ cell 333 3560368

coordinatori regionali

Le persone a cui rivolgersi per avere informazioni, organizzare incontri, promuovere eventi. Per ognuno di loro è attivo un indirizzo e-mail del tipo: nomeregione@canyoning.it Emilia Alessandro Marchi ^ tel 328 7576453 Romagna Francesco Michelacci tel 0547 673261 / 347 9186715 Friuli Venezia Giulia - Carnia Sebastiano Broili tel 348 6965069 Friuli Venezia Giulia Romy Siegl tel 040 9381029 / 347 4349947 Lazio Alessandro De Simoni tel 335 1905115 Liguria Eva Trasforini ^ tel 333 6021775 Lombardia Andrea Forni ^ tel 338 8449760 / 320 2360608 Piemonte - TO e CN, Canavese, Monferrato Dino Ruotolo tel 011 2731197 / 335 6110291 Piemonte - Val Sesia, VC, NO, Verbano-Cusio-Ossola Paolo Testa tel 0163 826150 / 347 0436933 Puglia Fausto Meleleo tel 0832 248181 / 333 3464460 Sardegna Salvatore Richibesu tel 347 8138248 Sicilia Diego Leonardi tel 329 9188187 Toscana Romano Perotto tel 055 4210677 / 337 337700 Trentino Alto Adige Marcello Carli ^ tel 338 5293554 Valle d’Aosta Andrea Mantovani tel 0165 45726 Veneto - Verona Francesco Cacace tel 045 7725445 / 348 3398199 Veneto - Vicenza e Bellunese Jvan Chemello tel 347 5968595

Parco Naturale Regionale del Beigua

^ ^ ^ ^ ^ ^

Parco Naturale Regionale dell’Aveto

Parco di Portofino

Scuola Nazionale Canyoning (scuola@canyoning.it)

Istruttori Formatori > Maurizio Biondi (Direttore) ^ Roberto Coppo ^ Erwin Kob (ViceDirettore) ^ Roberto Recchioni Istruttori > Francesco Berti ^ Marco Biasioni ^ Francesco Cacace ^ Marcello Carli ^ Marco Cellitti ^ Alessandro Cerise ^ Jvan Chemello ^ Filippo Dall’Aglio ^ Luca Dallari ^ Alessandro De Simoni ^ Martino Frova ^ Carlo Gatti ^ Diego Leonardi ^ Maria Franca Lepre ^ Uberto Liuzzo ^ Cristiano Massoli ^ Juri Montese ^ Andrea Nadali ^ Giovanni Pizzorni ^ Salvatore Ribichesu ^ Stefano Rossi ^ Dino Ruotolo ^ Marco Saccardo ^ Roberto Schenone ^ Romy Siegl ^ Paolo Spreafico

iscrizione

Quote associative per l’anno sociale 2009 - socio singolo 28 euro - socio minorenne figlio di socio singolo 14 euro - socio sostenitore quota libera (minimo 40 euro) - associazioni e società affilliate 125 euro comprendente una tessera

intestata all’Associazione + 4 tessere singole intestate a 4 soci dell’Associazione; la quota di iscrizione per i Soci è di 14 euro Il pagamento può essere effettuato nei tre seguenti modi: 1. pagamento online > si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento online e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo: www.canyoning.it/iscrizioni/iscrizioniaic.htm 2. CCP (bollettino postale) > versare l’importo dovuto sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning, Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone (TR) specificando la causale “quota sociale 2009” e darne comunicazione via mail o sms alla Segreteria (segreteria@canyoning.it ^ cell 340 8144909). 3. CCB (bonifico bancario) > versare l’importo dovuto sul conto BANCOPOSTA 11855608 - ABI 07601 - CAB 02600 - CIN “M” - IBAN: IT95 M 07601 02600 000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BANCOPOSTA Ufficio Genova Centro Via Dante 4B/N, intestato ad Associazione Italiana Canyoning, specificando nell’ordine di bonifico la causale “quota sociale 2009” e darne comunicazione via mail o sms alla Segreteria (segreteria@canyoning.it ^ cell 340 8144909). Nei casi 2 e 3 si consiglia di conservare la ricevuta dell’avvenuto pagamento. Nel caso 1 invece la notifica è automatica.

partners commerciali

Alcuni tra i seguenti partners commerciali AIC mettono a disposizione esclusivamente dei Soci AIC un vero e proprio listino visualizzabile sui rispettivi siti (di seguito riportati). ASPORT’S Mountain Equipment ^ Chies D’Alpago (BL) ^ www.asport-s.com ^ tel +39 0437 470129 LA VENTA Exploring Team ^ www.laventa.it ^ info@laventa.it ^ fax +39 0422 320981 SPORTLAND COMPANY ^ massimozuin@sportlandcompany.com VERTIGINI SPORT ^ www.vertiginisport.com

biblio-videoteca riservata ai soci AIC 50 Canyons in Central Greece G. Andreou ^ euro 35,00 ^ soci AIC euro 28,00 Canyoning in Francia R. Coppo - L. Dallari - R. Schenone ^ euro 12,00 Canyoning in Lombardia P. van Duin ^ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00 Canyoning nel Mediterraneo C. Conca - D. Leonardi - P. Madonia ^ euro 13,00 ^ soci AIC euro 10,00 Canyons de Madère ^ euro 23,00 ^ soci AIC euro 22,00 Canyons de Haute-Provence F. Jourdan – J.F. Florina – P. Tordjman ˆ euro 20,00 ^ soci AIC euro 17,00 Canyons Slovenes F. Jourdan – J.F. Florina ^ euro 16,00 ^ soci AIC euro 14,00 Cascades Gorges & Canyons des Préalpes d’Isère et de Savoie B. Hauser ^ euro 22,00 ^ soci AIC euro 18,00 Come fare canyoning C. Conca ^ euro 14,00 ^ soci AIC euro 11,50 Creta Canyoning Y. Bromirakis ^ euro 25,00 ^ soci AIC euro 24,00 Descentes de Canyons en Ardèche F. Jourdan – J.F. Florina ^ euro 20,00 ^ soci AIC euro 17,00 Descentes de Canyons en Savoie F. Martin – C. Altazin ˆ euro 17,00 ^ soci AIC euro 16,00 Gli ambienti di Forra – Geologia e Idrologia P. Madonia ^ euro 5,00 Gole & Canyons Vol. 1 - Italia Centrale V. Carlin - T. Dobosz - G. Ecker - A. Pinotti - R. Recchioni ^ euro 18,00 ^ soci AIC euro 15,50 Gole & Canyons Vol. 2 - Italia Nord Est M. Biondi - F. Cacace - R. Schenone ^ euro 19,00 ^ soci AIC euro 16,50 Gole & Canyons Vol. 3 - Italia Nord Ovest F. Cacace - R. Jarre - D. Ruotolo - R. Schenone ^ euro 23,00 ^ soci AIC euro 19,50 (volumi 1+2+3 euro 60,00 ^ soci AIC euro 46,00) Le Tour de l’Europe en Canyon S. Coté ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00 Les Canyons des Haute Alpes H. Vincens ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 23,00 Male Vesse (Vallèe de la Bléone, Francia) Stéphan Coté ^ euro 19,00 ^ soci AIC euro 16,00 Tome 1, Suisse, Autriche, Italie du Nord, Slovénie S. Coté ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00 Profonde Gole M. Sivelli, M. Vianelli ^ euro 10,50 Valutazione del rischio da piena in forra P. Madonia ^ euro 4,00 Gli ambienti di forra - geologia e idrologia P. Madonia ^ euro 5,00 Il pagamento può essere effettuato nei tre seguenti modi: 1. pagamento online: si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento del nostro Negozio Virtuale e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo www.canyoning.it/acquistiaic/default.asp 2. CCP (bollettino postale) > contattare Cosimo la Gioia (cell 320 4010459 ore 14:30/21:30 ^ editoria@canyoning.it) per conoscere l’opportuna tariffa postale, versare l’importo dovuto + le spese di spedizione sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning, Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone (TR) specificando la causale. 3. CCB (bonifico bancario) > contattare Cosimo la Gioia (cell 320 4010459 ore 14:30/21:30 ^ editoria@canyoning.it) per conoscere l’opportuna tariffa postale, versare l’importo dovuto + le spese di spedizione sul conto BANCOPOSTA 11855608 - ABI 07601 - CAB 02600 - CIN “M” – IBAN: IT95 M 07601 02600 000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BANCOPOSTA Ufficio Genova Centro Via Dante 4B/N intestato ad Associazione Italiana Canyoning specificando la causale.

Nell’articolo sul Montenegro non è stata ringraziata la Raumer per la fornitura degli ancoraggi utilizzati. Lo facciamo adesso, cospargendoci il capo di resina. Sempre ProCanyon, i percorsi di rio le Vene e val Pilotera sono stati completati nell’estate del 2007. Precisazione doverosa per Milena Argiolas, consigliere, che è di Sassari, nata a Ozieri, compaesana di Pamela Prati. Diego Leonardi ricopre il ruolo di coordinatore regionale per la Sicilia dal 2001 e Marcello Carli, CR di Trentino Alto Adige, dall’inizio del 2007. L’articolo relativo al Rio Secco è stato scritto prima che questo percorso diventasse ProCanyon. Lo stato degli ancoraggi è quindi eccellente e la percorrenza non prevede più alcuni dei tratti in disarrampicata riportati nella relazione. Infine, i dettagli relativi alle proposte commerciali dei nostri Partners si possono trovare sul sito e nel forum e non nella newsletter che non esiste più.

La responsabilità dei contenuti degli articoli è dei rispettivi autori che non sempre esprimono la linea di pensiero dell’Associazione Italiana Canyoning e della redazione di canYoning. Chiunque individui all’interno di canYoning articoli coperti da copyright è pregato di contattare la redazione indicando le fonti originali dei lavori. Per collaborare scrivere a notiziario@canyoning.it.

errata

corrige

n°20


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.