canYoning 29 by AIC

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> l’associazione come rinnovarsi e continuare sulla strada attuale

> materiali riparare la muta fai-da-te grip invernale

> gran sasso dall’alpinismo al torrentismo

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numero

notiziario dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > dicembre 2012


ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING www.canyoning.it ^ segreteria@canyoning.it sede legale piazza della Libertà 1 ^ 05039 ^ Stroncone (TR)

l’editoriale SE DOVESSIMO DATARE LA NASCITA DEL TORRENTISMO MODERNO PROBABILMENTE POTREMMO FARLA RISALIRE ALLA PUBBLICAZIONE DEL PRIMO MANUALE DI TECNICHE DI TORRENTISMO DELL’ECOLE FRANÇAISE DE DESCENTE DE CANYON, PIÙ O MENO UNA QUINDICINA D’ANNI FA. DA ALLORA LO SVILUPPO TECNICO È STATO ENORME, GRAZIE ALLA EFC STESSA MA GRAZIE SOPRATTUTTO ALLA SCUOLA NAZIONALE CANYONING DELL’AIC CHE, AVENDO SPOSATO QUEL SISTEMA DI TECNICHE, HA LAVORATO PER PIÙ DI DIECI ANNI AL SUO COSTANTE AGGIORNAMENTO, AFFINANDOLO FINO AD EVOLVERLO ALLO STATO DELL’ARTE. TANTO DI QUESTO CONTRIBUTO È STATO DATO DA MAURIZIO BIONDI CHE SULLA TECNICA HA LAVORATO SIA COME DIRETTORE DELLA SNC CHE COME FORMATORE DELLA COMMISSIONE FORRE DEL CNSAS, DIVENTATA POI LA SNAFOR, LA SCUOLA NAZIONALE DEL SOCCORSO IN FORRA. LA SNC HA LAVORATO NEGLI ANNI RECENTI ALLA REALIZZAZIONE DI UN PROPRIO MANUALE TECNICO MA LE RISORSE DISPONIBILI NON HANNO CONSENTITO DI PORTARE A TERMINE IL PROGETTO, CONVERTITO STRADA FACENDO IN DISPENSE PER GLI ALLIEVI DEI CORSI. L’OPERAZIONE È RIUSCITA INVECE ALLA SNAFOR CHE, DOPO PIÙ DI DUE ANNI DI LAVORO, HA CONDENSATO QUESTO ENORME PATRIMONIO TECNICO IN UN NUOVO MANUALE CHE PER QUALITÀ E QUANTITÀ DELLE INFORMAZIONI (PIÙ DI 900 PAGINE!) È DESTINATO A LASCIARE UN ALTRO SEGNO INDELEBILE NELL’EVOLUZIONE DEL TORRENTISMO MODERNO, DIVENENDO IL RIFERIMENTO DIDATTICO PER I PROSSIMI DIECI ANNI ALMENO. IL MANUALE NON SI LIMITA ALLE TECNICHE DI SOCCORSO MA RIPORTA ANCHE TUTTE LE PIÙ MODERNE TECNICHE DI PROGRESSIONE CHE RISPECCHIANO IN PIENO IL PALINSESTO DIDATTICO SNC, DATA LA SINERGIA TRA SNAFOR E CORPO FORMATORE DELLA NOSTRA SCUOLA. ARRIVARE ALLA PUBBLICAZIONE DEL MANUALE È STATO UN PROCESSO LUNGO E MOLTO INSIDIOSO PER VARI MOTIVI, NON ULTIMO LA DISPONIBILITÀ DI FONDI PER ANDARE IN STAMPA; QUI SI È INSERITA L’AIC CHE HA DECISO DI UTILIZZARE A QUESTO SCOPO LA SOMMA RICAVATA GRAZIE ALLE DONAZIONI FATTE DAI SOCI PER SOVVENZIONARE UN PROGETTO IN MEMORIA DI MAURIZIO. COSÌ FACENDO SIAMO RIUSCITI AD ACQUISTARE UN GRAN NUMERO DI COPIE DEL MANUALE, RAGGIUNGENDO DUE RISULTATI A MIO PARERE ENORMI: IL PRIMO È CHE IL COSTO DEL MANUALE PER I SOCI SARÀ BASSISSIMO, NELL’ORDINE DEI 20-25 EURO, A FRONTE DI UN COSTO NORMALMENTE DOPPIO PER PUBBLICAZIONI SIMILI. IL SECONDO, BEN PIÙ SIGNIFICATIVO, È CHE OLTRE AI TECNICI DEL CNSAS, GLI UNICI A POTERLO AVERE, ALMENO IN UN PRIMO MOMENTO, SARANNO I SOCI AIC. È VEROSIMILE CHE NON VENGA INIZIALMENTE MESSO IN VENDITA E CHE NON LO TROVERETE NELLE LIBRERIE O IN VENDITA ONLINE, INSOMMA NON SARÀ A DISPOSIZIONE DI TUTTI. SARÀ BENEFICIO ED APPANNAGGIO ESCLUSIVO DEI SOCCORRITORI E DI NOIALTRI PER IL SEMPLICE FATTO DI APPARTENERE ALLA PIÙ GRANDE ASSOCIAZIONE DI TORRENTISMO IN ITALIA CHE, IN VIRTÙ DI QUESTO, PUÒ RAGGIUNGERE RISULTATI NON ALLA PORTATA DEI SINGOLI.

luca dallari ^ presidente AIC

in queste pagine ^ Fosso Riancoli ^ Collalto Sabino ^ RI ^ foto pietro torellini


numero

29

in copertina val Maor ^ Mel ^ BL foto marco battistutta

redazione luca dallari daniele geuna francesco michelacci marta tosco hanno collaborato marcello carli anna custo erwin kob nanni pizzorni laura samsó contatti c/o daniele geuna via madonnina 5 10065 pinerolo ^ to notiziario@canyoning.it r ealizzazione gra fica

dallarik >< graphics

indice contributi

alla scoperta del Gran Sasso

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associazione

il raduno valtellina 2012

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associazione

noi e gli altri

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tecnica

l’uso del Petzl Pirana

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ambiente

forre pulite

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materiali

ripararsi la muta

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materiali

battistrada invernali...

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contributi

la comunicazione in forra

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agenda

360° info

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news & info

dove, cosa, come

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Gran Sasso non solo alpinismo

francesco berti

Una delle montagne più belle e più amate d’Italia si alza molto più a sud delle Alpi, nel cuore dell’Appennino Centrale e dell’Abruzzo. Magnifiche pareti calcaree, canaloni innevati, cascate di ghiaccio e di acqua fanno del Gran Sasso, d’estate e d’inverno, uno straordinario terreno di gioco per gli alpinisti e non solo!

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Il Gran Sasso (o Gran Sasso d’Italia) è la più alta catena montuosa degli Appennini continentali; è contenuto interamente in Abruzzo al confine fra le province dell’Aquila, di Teramo e di Pescara, la sua vetta più alta il CORNO GRANDE misura 2912 metri, la catena montuosa in totale ha uno sviluppo di circa 50 km. Nel versante Nord delle montagne limitrofe Monte Aquila, Brancastello, Prena e Camicia, si snodano le bellissime forre del Gran Sasso, che scendono tortuose ed impetuose dalle cime sommitali e dai grandi imbuti collettori, creando canyon che hanno sempre avuto il rispetto che meritano dai torrentisti locali. Al loro interno troviamo oltre all’acqua che scorre veloce tra le levigatissime pareti anche numerosi nevai, prendendo una cartina geografica possiamo dire senza presunzione alcuna che sono i più a Sud prima dell’equatore, sicuramente i più a sud d’Europa. Il nevaio è un deposito di neve che si mantiene oltr e la stagione delle precipitazioni nevose. Solitamente si forma dopo eventi valanghivi. Qualsiasi pendio, conca o avvallamento funge da collettore per riempire di neve le forre, talvolta cosi tanto da coprire completamente, anche i salti più alti. I Nevai meno estesi fondono completamente nel corso dell’estate (Fossaceca, Malanotte, Pisciarellone), mentre quelli grandi possono essere perenni, ed arrivare fino all’inverno

successivo (Valle dell’Inferno e Fosso della Pila) con fortissima riduzione stagionale. Depositi di neve perenni, con limitata fusione stagionale, evolvono solitamente in Ghiacciaio. (Fosso della Rava). All’inizio dell’estate, percorrendo queste fantastiche forre al loro interno troveremo numerosi nevai. Taluni ancora molto solidi e stabili, altri molto evoluti. A volte la tendenza al crollo dei tunnel, formati dal dilavamento e dall’erosione dell’acqua di fusione, necessitano di una progressione accorta e di stampo quasi alpinistico (corpi morti, nodi palla, piccozza etc.), in cui è necessario un mix tra fortuna, esperienza, e istinto di sopravvivenza insomma una … Roulette Russa!!! Ascoltando i racconti dei vecchi pastori locali, narrano che quei canyon da noi percorsi con tanto entusiasmo e che portano in tarda estate pochi litri/sec, alcuni anni fa non erano neanche guadabili a tal punto da trascinare a valle il bestiame. Tanto elevata era la portata d’acqua che si udiva il suo roboante fragore fino in paese. Tanta era l’acqua che scorreva nelle forre, che negli anni 1931/’34 l’Ing. Alfonso De Albentis progettò e realizzò, non senza difficoltà, una serie interminabile di ballatoi, briglie e condotte all’interno delle Forre di Nebula, Malopasso, Fossaceca, Malanotte e Pisciarellone, dando vita ad una straordinaria ed aerea opera di captazione per fornire acqua a tutta la Provincia di Teramo, denominata poi ACQUEDOTTO

del RUZZO, opera sicuramente discutibile sul piano ambientale, ma che certamente rappresenta un capolavoro ingegneristico non solo per quei tempi. Quest’ acqua ora non corre più! infatti il 15 settembre 1970, nel contesto degli scavi del traforo autostradale del Gran Sasso, una grande escavatrice bucò l’enorme serbatoio sotterraneo, presente nelle viscere della montagna. Quando la “talpa” bucò il fiume sotterraneo, un getto di acqua e fango dalla pressione di 60 atmosfere travolse ogni cosa. La parte bassa della città di Assergi fu allagata, costringendo ad una evacuazione, e l’intero bacino idrografico ne risultò compromesso. Persero la vita 11 persone, il livello della falda acquifera si abbassò di 600 m e la portata delle sorgenti del Rio Arno e del Chiarino, fu quasi dimezzata, così come le sorgenti delle numerose forre del Gran Sasso, che ora vivono solo di acqua di fusione e poco più. (Infatti tutta la dorsale settentrionale è formata da una giacitura degli strati rocciosi che accavallandosi tra loro permettono la fuoriuscita dell’acque sotterranee circolanti tra i piani di contatto degli strati). Questo cambiamento idrologico delle Forre, ha fatto subire danni alle popolazioni locali, che lamentano ogni anno carenza d’acqua, ma ha dato la possibilità ai Torrentisti di esplorare un mondo sconosciuto fino a quella data. (Da conti matematici le forre hanno avuto un calo di portata


del 70%, quindi se nella Fossaceca approssimativamente si contano 60 l/s, prima del 1970 la forra non sarebbe stata percorribile da noi torrentisti). E così che nel non lontano 14 Settembre 1986, G. Cicconi, A. Degli Esposti, A. Gulli misero piedi e mani per la prima volta, all’interno della Valle dell’Inferno, all’interno della Prima Forra di questo settore, precisamente 413 anni dopo la prima Scalata documentata alla Vetta del Corno Grande e 106 anni dopo la prima salita invernale realizzata dai figli di Quintino Sella. Da qui iniziò un lungo decennio di esplorazioni portate a termine da G. Cicconi e dal 1994 da G. Antonini. Scoprendo 12 forre di medio-alta difficoltà in soli 10 km lineari di distanza, conclusasi nell’agosto del 1998 da parte di G. Antonini con la prima discesa delle Cascate di REQUIEM e DIES IRAE, colatoi estremamente verticali che solcano in modo impercettibile la temutissima Nord del Monte Camicia, denominata l’Eiger dell’Appennino. Da quei giorni ad oggi, il torrentismo ha iniziato a prendere piedi tra gli amanti della montagna, diventando sempre più un’attività primaria per molti con proprie tecniche e proprie attrezzature e comunque anche se sono passati 26 anni dalla prima esplorazione, sono poche ancora le persone che si avventurano in queste forre, che ad inizio stagione, (ossia tarda primavera /inizio dell’estate) sono dei veri e propri terreni d’avventura, dove l’iniziativa, l’inventiva, i corpi morti su nevai instabili, tra crepacci seracchi e crolli di grandi blocchi di neve ed i numerosi ancoraggi da risanare a volte ex novo ogni anno, rendono la percorrenza delle forre del Gran Sasso, un terreno di giochi per pochi… torrentisti, che vi entrano in punta di piedi, guardando sempre con lo sguardo la Vetta del Corno Grande che non metta il cappello e chiedendo venia se ogni tanto, per gioco, entriamo nelle sue infide piaghe!!! Quindi, prendete bene tutto il vostro equipaggiamento, non dimenticate piccozza, numeroso materiale d’armo e macchina fotografica, programmate la discesa nelle migliori giornate di tempo stabile, e preparatevi a scendere tra le più belle e sferzanti Cascate del Centro Sud Italia, ricordando che quello che andrete a percorrere non lo dimenticherete in fretta e rimarrà per sempre nei vostri ricordi più remoti e lontani!! Di Seguito una breve carrellata delle forre del settore da Ovest verso Est; per le schede tecniche dettagliate si fa riferimento alla validissima guida di Giuseppe Antonini, “Figlie dell’acqua e del tempo”, edita da Società Editrice Ricerche.

dossier

Il Gran Sasso d’Italia è un’area tutelata con l’istituzione del “Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”, non vi sono restrizioni alla pratica del torrentismo.

Il Gran Sasso (o Gran Sasso d’Italia) è la catena montuosa più alta degli Appennini continentali, situata nell’Appennino centrale, interamente in Abruzzo, come parte della dorsale più orientale dell’Appennino abruzzese, al confine fra le province di L’Aquila, Teramo e Pescara. In caso di necessità contattare CNSAS ABRUZZO – Squadra Forre n° verde 800.258239, Centrale Operativa CNSAS Abruzzo (centrale automatica che mette in contatto con un operatore CNSAS)

Da un punto di vista geomorfologico, il Gran Sasso è un massiccio di origine sedimentaria costituito da calcari, dolomia, generalmente compatti, e marne. l massiccio del Gran Sasso risulta popolato da almeno 100.000 anni. Sono stati ritrovati frammenti del femore di un uomo di Neanderthal di circa 14 anni di età, vissuto 80.000 anni fa durante il Paleolitico, in alcune anguste cavità rocciose chiamate “Grottoni”, a quota 670 m slm. Si tratta dei resti del più antico homo neanderthalensis ritrovato in Abruzzo.

Fossaceca, ProCanyon da fine 2012

Chiamato dagli antichi Romani Fiscellus Mons (Monte Ombelico) per la sua posizione centrale nella penisola italiana (Catone, Plinio, Silio Italico), questo massiccio montuoso era denominato nel Medioevo Monte Corno, dizione che serviva ad indicare sia il Corno Grande sia, per estensione, l’intera catena. Secondo il celebre geografo Roberto Almagià, la denominazione “Gran Sasso” è molto tarda e risalirebbe addirittura al Rinascimento. Per questo autore, il primo abbozzo del toponimo è da ricercarsi in un poemetto del 1636 scritto da Francesco Zucchi di Montereale, in cui si fa riferimento al massiccio come al «Sasso d’Italia».

Figlie dell’acqua e del tempo - gole forre e cascate dell’Appennino Centrale, di Giuseppe Antonini

Il primo documento in cui entrambe le denominazioni compaiono senza possibilità di equivoco è la Carta topografica del Contado e della diocesi dell’Aquila (seconda metà del XVIII secolo), nella frase: «Monte Corno overo Gran Sasso d’Italia».

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INFINITA (TD /ED) Esplorata da Antonini nel 1996, già dal nome, certo non dato a caso, ci annuncia una serie ininterrotta di calate e cascate, in piena parete Nord del Monte Camicia, a partire dalla quota di 2050 mslm per 800 metri di sviluppo verticale fino al Fondo della Salsa. Da una prima parte occupata spesso da grandi nevai si arriva ad una seconda dove sola la gravità delle pietre che vi passano vicine vi indica la strada da percorrere; itinerario complesso ed impegnativo, per il quale valgono le considerazioni fatte per Requiem e Dies Irae. Non ripetuto, descrizione da “Figlie dell’Acqua e del Tempo”

REQUIEM e DIES IRAE (TD /ED) Cascate gemelle del Monte Camicia, scendono in piena parete Nord, sotto il bersaglio dei numerosi sassi che cadono dall’alto, fino al Fondo della Salsa, itinerario che si pone ai confini del Torrentismo, itinerario complesso ed impegnativo adatto a persone esperte e ben allenate, equipaggiate di attrezzatura di riarmo per la completa percorrenza della stessa Non ripetuto, descrizione da “Figlie dell’Acqua e del Tempo”

IL PISCIARELLONE (AD-/D-) Esplorata da G. Antonini nel maggio 1995, solo a pronunciare il suo nome già ci si prepara a scendere lungamente su corda; infatti la gola, anch’essa affluente destro della Fossaceca, presenta una parte iniziale caratterizzata da alcuni salti, che terminano la loro corsa in una piccola vasca con una griglia che assorbe tutte le acque e che lascia soli, nel silenzio più totale, proprio in cima ad un salto nel vuoto di 130 metri. Sicuramente il salto nel vuoto più grande del nostro paese, non adatto a chi soffre di cuore.

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FOSSACECA (AD /TD) Esplorata e scesa da G. Cicconi nel 1990, è sicuramente uno degli itinerari più belli, selvaggi e severi del settore; presenta numerosi salti consecutivi, senza via d’uscita alcuna, in rapida sequenza, dove le acque che subentrano dal sub-alveo ne caricano molto la portata. Questa viene imbrigliata nella captazione ma dopo di essa riprende vigore strada facendo, ridiscendendo le ultime cascate della parte integrale (discesa da G. Antonini nel 1994) sotto abbondanti cascate. Tra tutte le forre del Gran Sasso, questa è quella che vanta sicuramente il numero più alto di percorrenze, da non sottovalutare.

FOSSO della PILA (D-/TD) Scesa da G. Cicconi nel 1989, il suo solco ha inizio proprio dalle pendici erbose del Monte Prena, dove una stretta ed angusta forra, spesso tappata dalla neve, fa da strada ad un vallone aperto che termina la sua corsa nella spettacolare cascata da 90 metri di “Jump in The night”. Nel complesso circa una cinquantina di calate e numerosissimi nevai fino a tarda stagione, itinerario complesso ed impegnativo adatto a persone esperte e ben allenate.


IL PISCIARELLO (PD+) Sceso da G. Palombini nel 1996, questo itinerario presenta una sola cascata di 70 metri, visibile dall’Autostrada A24; scorrimento presente solo a primavera o nei periodi piovosi.

FOSSO DI MALOPASSO (PD+/AD+) Discesa da G. Cicconi nel 1990, il nome indica sicuramente un posto scomodo; la forra è caratterizzata da alcuni salti spesso investiti da un bel getto che termina la sua corsa dentro alla briglia di captazione. Il percorso poi prosegue verso valle con alcuni altri salti, spesso tappati da un enorme strato di neve presente fino a tarda stagione e, a volte, fino all’inverno successivo.

FOSSO della RAVA (AD+/TD-) Scesa da G. Cicconi nel 1989, il Fosso della Rava inizia il suo corso proprio sotto al Vado di Ferruccio, a quota 1850 mslm, subito tombato da uno dei ghiacciai più meridionali d’Europa che permane nel greto fino alla successiva stagione invernale, a volte lungo anche 400 metri. La forra è caratterizzata da numerosi salti, fino a 70 metri, racchiusi in un bel vallone dove ogni anno moltissimi ancoraggi vengono strappati dalla roccia a causa delle numerose valanghe. Itinerario complesso ed impegnativo adatto a persone esperte e ben allenate.

dossier

VALLE dell’INFERNO (AD+/TD+) Prima forra della zona ad essere stata discesa, nel 1986, si sviluppa proprio sotto l’immenso paretone del Gran Sasso. Si sviluppa per circa 450 m di dislivello creando numerosi salti e cascate alti fino a 70 metri; a volte la forza dell’acqua toglie le mani dal discensore. Presenti numerosi e grandi nevai fino a tarda stagione. Attenzione alle pietre che cadono senza ostacoli da 1200 m più in alto...

FOSSO di MALANOTTE (AD-/D-) Discesa da G. Antonini nel 1994, è un affluente destro della Fossaceca; persenta numerosi salti, senza mai avere un vero inforramento ma l’acqua comunque non è mai poca. Anche questa termina nel ballatoio di captazione dove, dalla briglia, si attrezzano gli ultimi 75 metri (ahimè all’asciutto!) prima della confluenza con la Fossaceca, a quota 750 mslm.

N E B UL A o Fosso del VADUCCIO (AD-/AD+) Esplorata nel 1997 da G. Antonini, scende direttamente dal rifugio D’Arcangelo creando una forra generalmente asciutta; presenta alcuni nevai in fondo alla calata da 57 metri.

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guido armaroli | romano perotto nanni pizzorni

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Scrivere qualcosa su un raduno come quello appena trascorso è cosa difficile poiché la tentazione di elencare tutte le cose buone che sono state fatte è grande come grande è il rischio di auto incensarsi e far diventare un articolo noioso, privo di contenuti e lontano da quello spirito che mi induce sempre a ricercare gli errori con lo scopo di migliorare me stesso e ciò che faccio. Di sicuro, il raduno a Delebio ha raccolto in pieno l’eredità del raduno Ossolano valoriz-

zandone tutti gli aspetti positivi e andando a risolvere le problematiche e le mancanze che a suo tempo si evidenziarono. La valorizzazione è essenzialmente di tipo culturale e umano. Il raduno non può essere essenzialmente ridotto a una pura questione organizzativa: trovare un posto, contattare gli enti e le autorità, fornire servizi, fare propaganda e comunicazione è fondamentale ma, in fondo, sono

di nuovi come quello a tema sul rischio da piene in forra. Le serate con le proiezioni dei film hanno avuto anch’esse un ottimo successo, segno evidente che nella comunità torrentistica c’è fame di conoscenza e interesse a 360° sul mondo del canyoning. Lato dolente di tutti gli eventi serali è il problema della comunicazione. Gli stranieri sono stupiti di ciò che noi italiani proponiamo e organizziamo ma, quasi sempre restano a margine per il problema della lingua. Durante le serate, posso affermare senza tema di smentite, che erano più gli stranieri che gli italiani attenti e rapiti da ciò che veniva proposto ma, sfortunatamente, riuscivano a cogliere solo in parte i contenuti con la conseguente impossibilità di approfondire e porre domande. Su questo aspetto, nei prossimi anni ci sarà da lavorare. Per quanto riguarda l’aspetto dei rapporti umani e, in generale dell’integrazione, al raduno sono stati fatti passi da gigante ma ancora molta è la strada da fare. L’idea di un corso di avvicinamento al canyoning, durante il raduno, ha avuto una doppia valenza: da un lato fa conoscere la Scuola Nazionale Canyoning e il suo inestimabile patrimonio di conoscenze ma, dall’altro e forse più importante, dare un segnale forte di apertura della comunità torrentistica al mondo esterno. La

aggiunto di andare in forra con persone sconosciute e con stranieri è di gran lunga superiore alla discesa in sé. In fondo, con i nostri amici abbiamo la possibilità di andare insieme tutto l’anno. Che senso ha, in mezzo a tanta umanità, andare in forra con persone che conosciamo da una vita? Un ultimo spunto di riflessione che mi ha lasciato amareggiato: ritrovarsi in segreteria alle dieci di mattina con una persona che non ha trovato un solo gruppo al quale aggregarsi. Il fatto che alla sua richiesta tutti hanno risposto di essere già in troppi, è una cosa che sul momento mi ha fatto andare in bestia e oggi, mentre scrivo, mi mette una profonda tristezza. Ma c’è un lieto fine: quel giorno una persona si è accorta di questo fatto e un’altra lo ha invitato ad andare in forra. Due persone su 280: possono sembrare poche ma sono un segno di speranza. Cambio ancora argomento e vado a parlare della famigerata “Gara di Torrentismo”. Questa volta non uso mezzi termini o sinonimi per definirla: quello era e quello rimane. Il suo fallimento è esclusivamente da imputare al sottoscritto che non è stato capace di spiegare i suoi intenti: poi ognuno l’ha letta come ha voluto. Ribadisco ancora, e per l’ultima volta, che la finalità unica e sola era quella di

le stesse cose che fa un villaggio vacanze. Se mai, il vero miracolo è fare tutto questo a un costo ridicolo. Il raduno deve necessariamente essere un momento nel quale si produce cultura nel senso alto del termine, un luogo nel quale si tessono rapporti umani attraverso dialoghi ed esperienze comuni. In questa ottica, l’idea del tendone come luogo di ritrovo e convivialità è stata risolutiva. Riunire in un solo luogo il posto dove bere una birra alla fine della giornata, dove cenare e dove potersi ritrovare per programmare le attività del giorno dopo, ha fatto si che non si verificasse quella fisiologica dispersione degli anni passati che rendeva impossibile qualsivoglia evento di carattere culturale o di intrattenimento nel dopocena. Con tutti i partecipanti raccolti sotto il tendone, è stato possibile organizzare eventi come la serata sul soccorso in forra e proporne

risposta entusiasta al corso, sia in termini di partecipazione che di gradimento (tanto che se ne sarebbe potuto organizzare tranquillamente un secondo), è il segno tangibile di una più generale benevola accettazione della comunità della valle nei confronti del raduno. In questo senso un plauso va a tutti i partecipanti che, con la loro garbata presenza, hanno dimostrato educazione e senso civico di cui andar fieri. Abbiamo voluto riproporre uscite in forra con gruppi variegati e possibilmente con presenza di stranieri: la cosa funziona, e anche bene. Sfortunatamente nessuno si prende la briga di organizzare simili eventi. In fondo non ci vuole molto, se non lo sforzo di andare a chiedere, rivolgere inviti, organizzare. E’ ovvio che se si decide di andare a fare cose impegnative la scelta ricada su persone conosciute ma, in tutti gli altri casi, il valore

fornire un mezzo simpatico, divertente e fuori dai soliti canoni per imparare qualcosa e per mettersi alla prova. Tutti hanno letto la gara come una sterile classifica dove i numeri sentenziano i bravi e gli scarsi e la finalità ultima è quella di annientare l’avversario. E’ quanto di più lontano abbia mai concepito la mia mente. Per me l’unica gara è quella con se stessi e volge unicamente al miglioramento personale: sia dal punto di vista tecnico ma soprattutto da quello umano. Se alla gara si fosse presentata una coppia formata da un italiano e da un francese che, di fronte a un sistema svincolabile, si ritrovavano concordi sul fatto che il mezzo barcaiolo e il demì-cabestan sono la stessa cosa, l’unico vincitore sarebbe stato il torrentismo. Alla fine, la zip line è la conferma che anche con una “gara” ci si può divertire. C’è una ulteriore riflessione inerente all’argo-

IL RADUNO 2012 È ALLE SPALLE ED È TEMPO DI BILANCI


mento sulla quale mi vorrei soffermare. Tutti noi sappiamo che il torrentismo non ha una versione univoca e condivisa da tutti. Forse la bellezza di questa attività sta proprio nelle sue mille sfaccettature, nei mille modi in cui ognuno di noi la interpreta: chi in maniera sportiva, chi contemplativa, naturalistica, escursionistica, attività estiva o per tutto l’anno, attività esclusiva o una delle tante, scientifica o di passatempo, esplorativa o ripetitiva etc. Ho sempre pensato che l’associazione potesse diventare il contenitore di tutto questo patrimonio di esperienze da cui far uscire cultura e saggezza. E invece tutte le componenti arricchenti che ho citato sopra non sono altro che ingredienti instabili di una miscela esplosiva che periodicamente fa il botto. Ognuna delle componenti non vede le altre come possibili interlocutori con i quali confrontarsi ma nemici da annientare. Forse sono state gettate le basi di una nuova convivenza ma il cammino, di certo, è all’inizio. E infine uno sguardo al futuro. Cosa ne sarà del prossimo raduno; di certo chi raccoglierà il testimone avrà un compito non facile per il semplice motivo, che anno dopo anno l’aspettativa è sempre maggiore. Si fanno raffronti con quello che è stato, con quello che ci è piaciuto, sulle sistemazioni logistiche, sul mangiare, sulle forre! Questo è quello che stanno facendo i francesi anno dopo anno: posti sempre più esotici, più belli, ancora sconosciuti: la terra è grande e finiremo di sicuro prima noi dei siti ove si può praticare canyoning. Ma siamo sicuri di volere questo? Di sicuro per gli organizzatori tutto risulta molto facile; io stesso potrei organizzare un raduno sul momento: basta dire isola della Reunion, prendere in mano la guida turistica, contattare via mail strutture ricettive e ristoranti, scopiazzare una guida dei canyon ed il gioco è fatto. Ma quante persone possono andare a questi raduni? Il raduno è tutto quello che ho citato sopra ma, più che altro, è il lavoro di tante persone che dedicano tempo e risorse per offrirvi canyon attrezzati, la possibilità di raggiungerli facilmente, la sicurezza che nell’emergenza sarete aiutati, una struttura ove mettere la tenda e vivere per una settimana, cena e colazione di alto livello ad un prezzo risibile, un posto dove bere una birra in compagnia, intrattenimento serale, gare e lotterie con premi di livello, stand materiali e stand dove poterli provare gratis. Mi fermo! Quando capiremo che tutto questo non è scontato, forse apprezzeremo i raduni per quello che sono: un incontro di uomini e donne con la stessa passione. Saremo grati a Colui in cui crediamo (o in ciò che volete) di averci dato la possibilità di esserci e ci fermeremo a ringraziare coloro che lo hanno reso possibile. Li ringrazieremo non per il posto, per le forre o per il mangiare ma semplicemente per il loro impegno. Questo è quello che hanno fatto i Polacchi che, probabilmente, al raduno in Brasile non ci sono andati. Concludo ringraziando tutto il gruppo Odissea per aver accettato la sfida, per averla giocata alla grande e per la gioia dispensata a piene mani per l’intera settimana. L’ultimo doveroso ringraziamento va al Consiglio Direttivo. In ultima analisi se ci sono i raduni è perché loro tengono in piedi la baracca. Anche in questo non c’è nulla di scontato.

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cosa cambierà per continuare sulla stessa strada

Come sapete uno dei punti dolenti della gestione 2012 della nostra associazione è stato il grande ritardo con cui siamo riusciti ad ottenere le varie polizze assicurative. Tra queste, quella più direttamente legata alla vita dei soci è la “Polizza del Torrentista”, copertura RCA e Infortuni che può essere stipulata da ogni socio per le attività di torrentismo, alpinismo e arrampicata. Il suo costo negli anni è cresciuto parecchio ed è sempre più difficile trovare una compagnia assicurativa che copra l’attività di canyoning per un numero esiguo di clienti, per di più con alta sinistrosità. La soluzione scelta per risolvere questo problema è quella di affiliarsi ad un ente di promozione sportiva che garantisca l’accesso ad una copertura assicurativa sicura e conveniente; la UISP, Unione Italiana Sport per Tutti, si è rivelata l’opzione più consona alle nostre esigenze. Dal 2013 l’AIC si affilierà quindi alla UISP e tutti i suoi soci verranno automaticamente iscritti anche alla UISP, a costo zero per loro; le quote di iscrizione infatti non varieranno, sia in considerazione del risparmio che avremo nello stipulare le varie coperture assicurative tramite la UISP sia soprattutto in considerazione del momento economicamente drammatico per tutti. Il pro più tangibile per i soci è dato dalla polizza assicurativa inclusa nel tesseramento UISP, che copre infortuni, morte e danni a terzi durante le attività sociali AIC (eventi, raduni, incontri...). Inoltre, ogni socio AIC avrà la possibilità di stipulare un’assicurazione integrativa a condizioni molto simili a quelle della Polizza del Torrentista 2012 ma a costo decisamente inferiore (45 euro) e con copertura valida

SVIZZERA, L’ASSOCIATION SUISSE DE CANYONING La Svizzera offre tre regioni torrentistiche distinte, quella orientale (Grigioni e cantoni vicini), il Ticino e la Svizzera occidentale (Berna, Friburgo, Vallese, Giura e Vaud); data l’orografia del paese, le regioni non sono facilmente interconnesse e questo fa si che i praticanti tendano a restare nella propria zona d’origine, a discapito probabilmente di una visione comune del torrentismo. In Svizzera esiste da tempo l’Amicale Canyoning, nata inizialmente come commissione interna alla Società Svizzera di Speleologia e da un paio di anni associazione indipendente, teoricamente a livello nazionale ma di fatto attiva e legata soprattutto all’area occidentale ma anche al Ticino; ora la Svizzera torrentistica si riunisce sotto un’unica associazione, fondata lo scorso novembre, con il nome di Association Suisse de Canyoning (Schweizer Canyoning Verein). L’associazione nasce con l’intento chiaro di rappresentare a livello nazionale il torrentismo ed i torrentisti, conquistando un peso politico che le consenta di confrontarsi in maniera autorevole con enti pubblici, realtà commerciali, assicurazioni e compagnie idroelettriche. L’augurio dall’AIC di buon lavoro e di una possibile futura collaborazione! Per maggiori info www.schweizercanyoningverein.ch | Christoph Pasoldt, christoph60@bluewin.ch | Patrik Bartel, patrikbartel@yahoo.de

ICOPRO, NUOVO RIFERIMENTO PER IL MONDO COMMERCIALE Si sa, il mondo commerciale non è interesse dell’AIC ma non può che far piacere la nascita di un’associazione che ha l’obiettivo di definire ed applicare elevati standard qualitativi e di sicurezza per chi opera in questo ambito. ICOpro, International Canyoning Organization for PROfessional, nasce nel 2011 come organizzazione internazionale che promuove e diffonde il canyoning in un’ottica commerciale, ad opera di Michael Denissot, Laurent Poublan e Nathalie Bayada, ed offre un supporto sinergico funzionale allo sviluppo didattico e commerciale del canyoning sportivo. In pratica chi si rivolge ad ICOpro può accedere ad un’ampia e dettagliata offerta didattica, dall’entry level allo specializzatissimo Ice-canyoning course, finalizzata sia a formare il neofita che ad abilitare alla gestione di un centro commerciale riconosciuto e certificato. Il raggio d’azione è illimitato, ad oggi ICOpro ha 722 membri ed è presente in Francia, Indonesia, Colombia, Montenegro, Quebec, Serbia e Grecia dove, per quanto ci è dato intuire, sono stati aperti percorsi, addestrati torrentisti ed istruttori ed aperti centri di accompagnamento e noleggio materiale. I 20 corsi svolti nel 2012 sono così suddivisi: 12 per torrentisti di 1°, 2° e 3° livello, 3 per aiuto istruttore, 4 per istruttore level 3 (in Indonesia, Francia e Grecia), 1 per istruttore senior trainer (sempre in Indonesia). Nessun corso, ad oggi, è stato svolto in Italia. Questi i costi ed i requisiti dei corsi per istruttori che ICOpro ci ha fornito: Istruttore livello 1: essere ICOpro Assistant Instructor + 3 mesi di attività da Assistant Instructor, 2.150 euro, durata 14 giorni Istruttore livello 2: essere ICOpro Instructor livello 1 + aver formato un minimo di 100 torrentisti, 60 euro, corso online Istruttore livello 3: essere ICOpro Instructor livello 2 + aver formato un minimo di 150 torrentisti, 2.350 euro, durata 14 giorni Non esistono termini di paragone che permettano di confrontare i relativi parametri tecnici quindi, in attesa di maggiori informazioni, questo è quanto è dato sapere. Serve, è utile, sono soldi ben spesi, otterrà seguito in tutta Europa? Francamente è ancora presto per dirlo ma la crescita numerica e territoriale avuta in meno di due anni di vita fa supporre che le possibilità ci siano.

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per ogni attività sportiva. Unico neo, questa polizza non prevede il rimborso delle spese di soccorso, neanche in caso di infortunio. Visto che l’anno sociale AIC è sfasato rispetto a quello UISP, diventerà necessario iscriversi all’AIC entro il 31 agosto di ogni anno; dall’1 settembre fino al 31 ottobre non ci si potrà più iscrivere, mentre dall’1 novembre in poi ci si potrà iscrivere per l’anno successivo. Insomma, per quanto riguarda il singolo socio i cambiamenti sono di poco conto ed in positivo, per quanto riguarda l’AIC intera invece la svolta è quasi “storica” e dovrebbe realmente comportare un grosso passo avanti sulla facilità di ottenere un’assicurazione valida e affidabile senza mesi di ricerche ed incertezze. Con l’occasione ringraziamo lo Studio Mangano per il lavoro svolto sino ad oggi, come broker assicurativo, che ha consentito ad un piccolo gruppo di sportivi di godere di privilegi normalmente concessi a categorie numericamente molto più rappresentative.

400% 350% 300% 250% 200% 150% 100% 50% 0% -50% -100% -150% 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Nel grafico qui sopra sono riportati gli andamenti del costo di iscrizione all’AIC e del costo delle Polizza del Torrentista, dal 2006 al 2013. In verde l’aumento % annuo del costo di iscrizione AIC rispetto all’anno precedente; in arancione l’aumento % annuo del costo della copertura assicurativa; in azzurro il rapporto % tra il costo della polizza assicurativa e il costo di iscrizione all’AIC. È evidente che nel 2013, a fronte di un costo di iscrizione che rimane invariato, l’incidenza della spesa per la copertura assicurativa diminuisce sensibilmente; rispetto al costo di iscrizione, quello della polizza nel 2013 sarà circa il 150% mente nel 2012 era quasi il 350%.

SPAGNA, COME SI MUOVE LA FEDME La Federación Española de Deportes de Montaña y Escalada (FEDME) di recente ha aggiunto il torrentismo tra le proprie attività; il gruppo farà capo a Laura Samsó, già Direttore Tecnico del Comitato Canyon della FEEC (Federació d’Entitats Excursionistes de Catalunya), dal 2003 al 2009. L’intento primario è quello di sviluppare questa attività, lavorando sulla sicurezza ed cercando di rispondere alle necessità dei praticanti. Nel 2013 la commissione si focalizzerà principalmente su due obiettivi: il primo è l’organizzazione di un raduno di torrentismo in Spagna che coinvolga le maggioranza delle associazioni spagnole: Il secondo è quello di stabilire e mantenere una rete di contatti continui con le varie federazioni indipendenti presenti in Spagna che si occupano di canyoning. Entrambi gli obiettivi forniranno, nelle intenzioni della FEDME, uno spazio di interscambio e di discussione in cui condividere conoscenze ed esperienze, far nascere nuove idee e sviluppare i progetti attualmente in corso. Questo dovrebbe consentire alla FEDME di acquisire competenza e divenire parte attiva di sfide e progetti dedicati ai propri membri. Maggiori info sul sito FEDME (in spagnolo) dove si possono trovare diversi interessanti documenti: www.fedme.es/index.php?mmod=staticContent&IDf=265 | barrancos@fedme.es

USA, NASCE LA AMERICAN CANYONEERS Qualche mese in Arizona, USA, è stata formalmente fondata l’American Canyoneers, associazione non-profit e non-partisan nata per promuove il canyoning e preservarne i luoghi; la filosofia si basa sul concetto ACES, definito da 4 punti: Accesso attraverso Conservazione, Istruzione, Sicurezza. Consentire un accesso libero ai canyon è lo scopo primario dell’associazione che si rispecchia nel rispetto delle risorse naturali e nello sviluppo della conoscenza e della sicurezza (Access through Conservation, Education and Safety, ACES appunto). È abbastanza evidente che l’associazione voglia prendere una certa distanza dall’American Canyoneering Academy (prima American Canyoneering Association) di Rich Carlson, di cui alcuni fondatori hanno comunque fatto parte; quest’ultima infatti punta molto sulla formazione di guide commerciali, ambito che non interessa la neonata AC. Fanno parte del primo direttivo due nostre conoscenze con la passione dichiarata per il torrentismo italico: Sonny Lawrence e Jenny West. A loro e a tutta l’associazione l’augurio di un proficuo lavoro! Per maggiori info www.americancanyoneers.org

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IN COMMERCIO ORMAI DA ALCUNI ANNI, IL DISCENSORE PIRANA DELLA PETZL SEMPLIFICA INDUBBIAMENTE LA PROGRESSIONE IN FORRA, A CONDIZIONE DI CONOSCERNE BENE PREGI E DIFETTI. LA POSSIBILITÀ DI REGOLARE LA VELOCITÀ DI DISCESA, GRAZIE AI GANCI ATTORNO AI QUALI FRENARE LA CORDA, LO RENDE ESTREMAMENTE VERSATILE, SPECIALMENTE IN TUTTE QUELLE CALATE NELLE QUALI SI TROVANO CAMBI DI PENDENZA O, ANCOR MEGLIO, IN CALATE CONSECUTIVE INTERVALLATE DA POZZE PENSILI. SI È DIMOSTRATO MOLTO COMODO ANCHE NELLA GESTIONE DI GRANDI VERTICALI, IN PARTICOLARE SE USATO DA PERSONE MENO PESANTI. TUTTAVIA, PROPRIO PER LA SUA SEMPLICITÀ, PRESENTA DELLE CONTROINDICAZIONI CHE NE RENDONO PERICOLOSO L’USO DA PARTE DI TORRENTISTI CON POCA ESPERIENZA.!

tecnica

il discensore Pirana Petzl a cura della scuola nazionale canyoning

piccole astuzie su come utilizzarlo al meglio

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All’atto pratico è una derivazione del classico discensore ad otto, con il vantaggio che, rispetto al capostipite, non è più necessario utilizzare la configurazione vertaco. Negli anni sono usciti sul mercato diversi discensori simili, che si presentano come otto modificati con uno o più ganci concepiti per un frenaggio dinamico della corda di calata. Nella sostanza, però, non hanno ancora apportato nulla di più di quanto già offerto dall’ormai classico Pirana. Il suo uso ottimale è con la corda singola, con diametro della stessa compreso tra 8 e 13 mm. Tuttavia, lavora bene anche con corda doppia, in particolare se di diametro inferiore a 10 mm. Visivamente si presenta con un corpo asimmetrico con due fori: quello più piccolo è il foro di collegamento al quale agganciare il moschettone che vincolerà il Pirana all’imbrago; il foro più grande, invece, è quello nel quale far passare la corda di calata. Vi sono poi tre diversi ganci, da utilizzare per rinviare la corda al fine di rallentare più o meno la velocità di discesa. Nel foro più piccolo vi è un elemento in plastica che serve a bloccare il moschettone di collegamento. A tale proposito, è importante soffermarsi proprio su questo particolare moschettone. Nelle istruzioni allegate dal produttore, si indica l’uso del Pirana in abbinamento ad un moschettone con ghiera di bloccaggio di sezione rotonda pari a 12 mm circa, raccomandando il modello Attache Petzl. In realtà, l’Attache è un moschettone di formato troppo ridotto per un uso ottimale del discensore, sopratutto scendendo in corda doppia. Dopo diverse prove, si può tranquillamente dire che il miglior moschettone da abbinare al Pirana è un moschettone super base larga con ghiera tripla sicurezza. Tra quelli in commercio, per rimanere nella famiglia Petzl, il più idoneo è il William con sistema di bloccaggio Triact-lock. Perché un moschettone con apertura a tripla sicurezza e non con una ghiera a vite? Molte delle attrezzature usate nel canyoning (ma anche in alpinismo o nella speleologia) sono state adottate in seguito a numerose prove empiriche, in particolare per cercare di risolvere le cause che hanno precedentemente determinato degli incidenti. La ghiera a vite dei normali moschettoni

ha la triste abitudine di svitarsi spontaneamente durante la discesa, per un effetto combinato tra le vibrazioni della corda sul moschettone e dalla gravità che agisce sul senso di apertura della ghiera, rivolto verso il basso. In seguito a ciò, è successo che, durante la discesa, per motivi diversi la corda di calata sia andata a premere sulla ghiera (nel frattempo svitatasi), facendo sì che la corda stessa si sia sfilata dal discensore. La conseguenza è tristemente immaginabile, con il torrentista precipitato al suolo. Le ghiere con dispositivo a doppia sicurezza – twist-lock (rotazione e apertura), che andavano in voga sui set da via ferrata, sono ancora più pericolose, perché non serve nemmeno che la ghiera si sviti, ma basta la sola azione della corda per aprirle. Allo stato attuale, quindi, il sistema più sicuro è quello dettato da una tripla sicurezza: in pratica, per aprire la ghiera, bisogna prima spingerla in alto, poi ruotarla e quindi premerla. È leggermente scomodo, sopratutto se usato con discensori ad otto e non con il Pirana, ma offre delle garanzie di sicurezza maggiori. Con il tempo, in particolare se il moschettone non viene manutenzionato con regolarità, la ghiera tende a non chiudersi automaticamente, rimanendo in posizione aperta. Ciò non significa che non sia sicuro; vale però sempre la regola di accertarsi che il moschettone sia effettivamente chiuso. La sicurezza è data dal fatto che la ghiera non si apre durante l’uso! Come usare il Pirana con corda singola Per comodità, riportiamo schematicamente la sequenza corretta di come utilizzare il Pirana. 1. approntarsi alla calata, autoassicurati con le longe, lungo la linea di discesa e in posizione inferiore all’anello dell’ancoraggio 2. infilare la corda di calata dentro il foro grande del Pirana, dal basso verso l’alto, tenendo il ramo in uscita sul lato da cui si è abituati a manovrarla (destro per i destri, sinistro per i mancini) 3. agganciare l’occhiello della corda che esce da sopra il discensore direttamente nel moschettone e chiudere la ghiera (verificandone l’effettiva chiusura!) 4. in base alla corda utilizzata e al tipo di calata da

impegnare, rinviare o meno la corda di calata attorno ai ganci del Pirana 5. recuperare quindi verso l’alto la corda di calata per eliminare il lasco in eccesso e mettere la corda in tensione 6. mettersi in posizione d’attesa, facendo con la corda a valle un primo giro intorno al gancio inferiore del Pirana e quindi riportandola verso l’alto per stringere insieme i due rami di corda; se la corda dovesse comunque scorrere, si può fare un secondo giro intorno ai due ganci. 7. Prepararsi alla discesa Se durante la discesa la corda dovesse scorrere troppo velocemente, è sufficiente rinviarla attorno ai ganci del discensore, secondo le diverse modalità previste. Analogamente si può procedere con la corda doppia, tenendo però presente che con corde di diametro maggiore, a causa delle dimensioni ridotte del foro grande del Pirana, la discesa con questa tecnica non sarà particolarmente fluida. Ovviamente, a differenza dell’uso con il discensore ad otto, non è necessario usare un moschettone di rinvio, ma è sufficiente sfruttare i ganci del Pirana. Va ricordato che il Pirana può essere usato sia da utilizzatori destri sia da mancini. In questo secondo caso, il Pirana andrà rovesciato. Pericoli nella realizzazione o utilizzo, possibili errori di esecuzione - In primo luogo verificare che il moschettone del Pirana sia correttamente agganciato all’apposito anello dell’imbrago e non al porta materiali (è successo anche questo!) - Verificare il corretto inserimento della corda nel discensore: il ramo di calata deve trovarsi sul lato normalmente usato per manovrare e non su quello opposto - A differenza di quanto può avvenire con il normale discensore a otto, il Pirana difficilmente si sgancerà dal moschettone; tuttavia, non è infrequente che, durante il distacco dalla sosta, il moschettone di collegamento del Pirana non sia in tensione, con la conseguenza che il sistema non lavori lungo l’asse maggiore e il moschettone si disponga di traverso. In particolare, può capitare che l’anello dell’imbrago vada a premere contro la ghiera


del moschettone, sottoponendola ad uno sforzo improprio. Verificare quindi che il sistema sia disposto perfettamente prima di sganciare le longe dall’ancoraggio. - Durante la posizione di attesa: non togliere MAI, per nessun motivo, la mano che blocca i rami della corda sopra il discensore, fino al momento in cui, dopo avere staccato le due longe, si inizierà la discesa. - Nel mettersi in posizione d’attesa, ricordarsi di inserire il ramo di corda a valle del Pirana intorno al gancio in basso, sul lato dal quale esce la corda stessa, prima di riportarla verso l’alto. Diversamente, la corda sarebbe agganciata solamente attorno al moschettone, senza alcun attrito e facendo gravare tutto il carico sulla mano che tiene la corda. Se ciò è trascurabile in una posizione comoda, diventa insostenibile e pericolosa quando ci si trova su una sosta senza appoggio per i piedi. - Durante la discesa tenere il ramo di corda a valle del discensore con ambedue le mani, lontane dal discensore. Evitare invece di tenere una mano sul ramo di corda al di sopra del discensore; se è vero che aiuta nel mantenimento dell’equilibrio, è anche vero che, in caso di caduta, istintivamente si stringerebbe la mano in alto, invece che mantenere ben salda la corda sotto il discensore. Ciò potrebbe portare a un rapido scorrimento della corda nella mano, con la conseguenza che l’attrito, in caso di corda asciutta, ustionerebbe la pelle facendo mollare la presa. - Una buona alternativa può essere quella di “impugnare” con la mano sinistra (per i destri) la corda intorno al moschettone di collegamento, tenendo con la destra il ramo a valle; così facendo si arresta facilmente la calata senza grandi sforzi. Asola di bloccaggio, ovvero come bloccare stabilmente la discesa e disporre di ambedue le mani libere per eseguire altre manovre. Nelle istruzioni allegate al Pirana, sono indicate tre diverse modalità di arresto. La prima è una chiave di arresto momentanea, giusto per fermarsi un attimo senza che la corda scorra. Si effettua facendo con il ramo di corda a valle un primo rinvio intorno al gancio inferiore del Pirana; portando in alto lo stesso ramo di corda, si completa

il giro intorno al gancio superiore, facendo quindi un ulteriore giro completo intorno ai due ganci. Attenzione: la corda non è bloccata e va di conseguenza sempre tenuta saldamente in mano. La seconda chiave di bloccaggio è una normale asola effettuata al di sopra del corpo del discensore. E’ abbastanza sicura, ma ha lo svantaggio di scorrere sino a bloccarsi se eseguita non correttamente, andando a comprimersi contro il discensore. La terza modalità indicata sulle istruzioni, comune a tutti i tipi di discensore, è la più pericolosa in assoluto. Il ramo di corda a valle viene portato in alto, incastrandolo tra il corpo del discensore e il ramo in tensione della corda. Non va eseguita quando si è nel vuoto, perché non si riuscirebbe più a sbloccarsi se non scaricando il peso dalla corda. La condizione d’uso indicata è con i piedi in appoggio, ad esempio su una cengia. Apparentemente la corda è bloccata e si possono togliere le mani. Facendo diverse prove si è invece visto che scaricando di poco la tensione sulla corda e girandosi per guardare a valle, la corda si sblocca pericolosamente. Il torrentista convinto di essere bloccato, si rimette in carico sulla corda di calata, raddrizzandosi, ma venendo meno la chiave di bloccaggio, la corda inizierà a scorrere velocemente nel discensore prima che possa rendersi conto di quanto stia succedendo. Ecco che allora l’unica modalità per bloccarsi in assoluta sicurezza, per avere le mani libere, consiste nell’effettuare un’asola di bloccaggio con controasola di sicurezza. Differentemente da quella che si realizza con il discensore ad otto, con il Pirana si sfrutta il moschettone di collegamento. Tecnica d’esecuzione con corda singola: - per fermarsi, fare con la corda a valle un primo giro intorno al gancio inferiore del Pirana - portare quindi in alto il ramo di corda e completarne il giro sulla gola superiore del Pirana - con la corda a valle fare un doppino ed infilarlo nel moschettone di collegamento, senza mai mollare la presa sulla corda di calata - eseguire una mezza torsione sul doppino infilato nel moschettone, ruotandolo di 180° verso l’alto, creando così

un occhiello - con l’altra mano, ora libera, passare il ramo a valle della corda dietro il moschettone e infilarne il doppino dentro l’occhiello; serrare bene il nodo di ganciamento così formatosi. Questa è l’asola di bloccaggio, di per sé già sufficiente a bloccare il discensore - eseguire ora una controasola, riprendendo il moschettone. Per fare questo, continuare il giro del doppino che esce dall’asola portandolo dietro il moschettone ed inserendolo nell’occhiello creato - infine, agganciare il moschettone della longe corta alla controasola di bloccaggio. Con corda doppia, la costruzione dell’asola di bloccaggio è simile a quella con corda singola. Le corde normalmente usate in doppia tendono però a scavallare il gancio superiore del Pirana, concepito appunto per l’uso in singola; per cui, a meno di non usare corde di diametro minore, l’asola di bloccaggio si può iniziare direttamente senza passare la corda intorno ai due ganci laterali del discensore. Rispetto poi al bloccaggio della corda singola, la differenza si ha nell’esecuzione della controasola di sicurezza, che viene costruita intorno al corpo del Pirana invece che nel moschettone, continuando il giro del doppino che esce dall’asola e portandolo dietro il corpo del discensore per inserirlo nell’occhiello così creato. Per concludere, si aggancia sempre il moschettone della longe corta alla controasola di bloccaggio. Quando si sblocca l’asola di bloccaggio, per riprendere la discesa, bisogna accompagnare lo scioglimento dell’asola stessa con la mano, affinché non si formino riccioli sulla corda; arrivati in prossimità del nodo, ricordarsi di togliere le dita dall’asola e tirare con un colpo secco, per evitare che questa rimanga strozzata dentro l’occhiello. Inoltre, quando si disfa il tutto, è una buona pratica quella di tenere ben saldo il sistema mettendo una mano sul discensore, mentre con l’altra si eseguono le diverse fasi dell’operazione. In definitiva, vale però sempre la regola di controllare attentamente quanto si è fatto, senza farsi prendere dalla fretta o dall’eccessiva sicurezza di sé.

La sequenza fotografica in alto mostra la realizzazione corretta della chiave di bloccaggio su Pirana, con corda singola; qui a sinistra il risultato finale. Nella foto a destra, invece, l’immagine conclusiva della stesso tipo di chiave di bloccaggio realizzata però su corda doppia.

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Prologo, 22 maggio 2012 Un piccolo gruppo di torrentisti, accorsi all’annuncio di Forre Pulite, scende nel torrente Menotre, tratto denominato dell’Altolina, sito tra il piccolo paese di Pale di Foligno e Belfiore. La lunghezza del tratto interessante per l’attività torrentistica non è molta ma la maleducazione di abitanti, automobilisti di passaggio e cantieri nella zona, con l’abitudine di far sparire materiale edile di ogni tipo o di gettare l’immondizia in una scarpata o nel torrente piuttosto che nel cassonetto, è infinita. La prima volta, siamo rimasti a bocca aperta, quasi nauseati dal materiale trovato lungo il percorso; abbiamo fatto del nostro meglio, ma i 12 sacchi da 80 litri sono serviti a poco.

Nell’ambito dell’Umbria Water Festival 2012, l’AIC non solo ha presenziato ma ha anche svolto un corso SNC di avvicinamento e realizzato la pulizia della

L’intervento, 29 e 30 settembre 2012 Non paghi di quanto fatto a maggio, i gruppi Etruskanyoning di Perugia e Zompafossi di Montefranco hanno voluto intervenire di nuovo, questa volta meglio organizzati. Con il patrocinio dell’AIC, del CAI, della Provincia di Perugia Assessorato all’Ambiente e del Soccorso Alpino e Speleologico, supportati dai Volontari della CRI di Foligno, hanno organizzato un intero week-end di pulizia. In concomitanza all’iniziativa mondiale “Clean up the world”, numerosi volontari si sono ritrovati di nuovo dentro questo fiume. Questa volta, grazie a sponsor quali Vus nettezza urbana, che ha fornito materiale per la raccolta e i mezzi per lo smaltimento, E.On Energie, che ci ha agevolato l’intervento gestendo la portata d’acqua dell’opera di captazione, e Midland Cte, che ci ha fornito le radio per la comunicazione, siamo riusciti a estrarre quasi 5 quintali di materiale plastico, batterie auto, 20 kg di vetro, 2 quintali di materiale ferroso, 8 pneumatici, 1 quintale di spazzatura indifferenziata e 15 kg di rifiuti speciali. Un grazie ai numerosi volontari accorsi, per la maggior parte tutti torrentisti provenienti da diverse regioni, che hanno reso possibile un piccolo miracolo, laddove per decenni la maleducazione e le cattive abitudini hanno

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prevalso. Un vero peccato perché Pale potrebbe essere un’attrattiva naturalistica, sportiva e culturale eccezionale; infatti, oltre ai tre rami del fiume Menotre che forma cascate anche di oltre 40 metri e scorre in alcuni tratti all’interno di grotte, ci sono quasi un centinaio di vie d’arrampicata, sentieri e zone picnic attrezzate con panche e tavoli. Importante è il sito dell’Eremo risalente al periodo dei templari e la cartiera dove è stata prodotta la prima carta per la Divina Commedia. Le due campagne di pulizia hanno portato risultati importanti e grande soddisfazione, ma c’è ancora molto da fare, e sicuramente torneremo ancora. Con la speranza che le nuove generazioni siano più civili e capiscano l’enorme importanza che può avere un territorio pulito. Unica nota negativa che ha suscitato rammarico, due importanti associazioni conosciute a livello nazionale, una per le attività ambientaliste, l’altra per le attività di escursionismo, hanno rifiutato di partecipare all’evento per una questione di immagine e di guadagno. Se tali associazioni, per fare del bene, non alla società ma al territorio, si muovono solo a scopo di lucro, di qualsiasi tipo esso sia, siamo contenti che non siano intervenuti.


forre

pulite forra di Pale, proseguendo l’operazione “Puliamo la forra”, con l’appoggio della Provincia di Perugia ed il lavoro di Etruskanyoning e Zompafossi.

francesco radicchi giacomo orologio

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paolo giannelli

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materiali 1

mettiamoci una pezza Chi non ha mai bucato un gomito di una muta dopo poche uscite? Anche il più attento può scivolare e strappare la nostra seconda pelle ed ecco che una muta nuova perde la sua tenuta. Dopo aver provato in diverse maniere ottenendo risultati pessimi sono arrivato ad una tecnica soddisfacente. Certo non sarà come portarla da un riparatore professionista ma volete mettere la soddisfazione del fai da te e soprattutto – e qui strizzo un occhio ai genovesi – il risparmio? Per prima cosa vi dovete procurare: • un tubetto di colla neoprenica (io utilizzo il Collaprene della Gubra, costa pochi euro e incolla molto bene) • un tubetto di silicone per auto e barca nero (vi consiglio il Silicone auto-barca nero della Bostik) • una toppa di neoprene dello stesso spessore della muta che dovete riparare (chi va da un po’ di tempo in forra avrà certamente giacche o salopette vecchie da cui recuperare i ritagli) • un paio di forbici da carta ben affilate • un cutter con la lama nuova • una spatola da colla (va bene anche la punta di un cacciavite piatto o anche le vostre dita) • un pennarello di un colore diverso da quello delle muta Come procedere? Per prima cosa la muta deve essere pulita ed asciutta. Poi si deve rendere lo strappo un buco uniforme ritagliando con una forbice il neoprene fino ad arrivare ad una forma regolare: per esempio un’ellisse (nelle foto la riparazione riguarda un gomito della muta, una delle parti più rognose da riparare). Quindi armiamoci delle forbici e procediamo a rendere il nostro strappo una forma regolare: i bordi devono essere più netti possibile e perpendicolari alla superficie della muta. A questo punto dovete realizzare la toppa inserendo nella manica un pezzo di neoprene fino a raggiungere il buco e tracciando con un pennarello il contorno dello stesso. Ritagliate la pezza rimanendo leggermente abbondanti di almeno un millimetro: faciliterà l’incollatura. A questo punto fate una prova per verificare la correttezza della pezza inserendola

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nel foro sulla muta; eventualmente eseguite gli aggiustamenti del caso tagliando le parti in eccesso. Adesso siamo alla procedura più delicata: l’incollaggio. Con la spatola – o un cacciavite piatto largo – stendete un velo di colla sul bordo della pezza in maniera uniforme. Eseguite la stessa operazione sulla superficie interna del buco sulla muta (prima di questa operazione potete mettere sotto il buco un cartoncino in modo da evitare l’incollaggio con il lato opposto della manica). Adesso dovete attendere alcuni minuti che il solvente della colla evapori (3 o 4 minuti sono sufficienti). Ora la mossa più difficile: dovete allargare leggermente il buco con una mano e con l’altra inserire la pezza avendo cura che i bordi combacino nella maniera migliore possibile (potete fare un po’ di prove senza la colla). Avrete poco margine di manovra perché il collante attaccherà immediatamente e quindi non sarà possibile il riposizionamento. Ora pizzicate i bordi incollati con pollice e indice per esercitare pressione tra i bordi del neoprene. A questo punto occorre aspettare almeno un’ora prima di qualunque altra operazione in maniera che il solvente della colla evapori completamente. Se la toppa è in un punto particolarmente critico (o se la pezza non ha esattamente lo stesso spessore del neoprene della muta), si può rinforzare il tutto con un una cucitura fatta a mano. Procuratevi un ago grosso e del cotone un po’ spesso (n. 16) e procedete prendendo una piccola porzione di neoprene da tutti e due i lati della giuntura (vedi figura). Per finire il lavoro – una volta che la colla è asciutta – si devono ricoprire i bordi incollati con il silicone nero per barche utilizzando la spatola per stenderlo. Volendo una volta asciutto il silicone si può rovesciare la manica e stenderne un velo anche sul lato interno della muta. Al posto del silicone si può utilizzare anche il Poliglut (o Acquaglutene), che però è di più difficile reperimento. Attenzione che silicone e Poliglut non sono compatibili: dove utilizzate uno non potete poi ricoprire con l’altro. Tutta la procedura non è semplice ma con un po’ di pazienza si raggiungono ottimi risultati.

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lternativa a e n io z lu so a n u alcun’altro, ecco u q fa lo se o tt u tt o bello, sopra lt o m è o st e u q o tt e se tu

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francesco michelacci

materiali 2 Il torrentismo è sempre più attività da 365 giorni l’anno, discese invernali, forre ghiacciate, forre alpine a fine stagione e difficoltà e problematiche nuove. Il terreno di gioco ghiacciato è un aspetto che in estate non esiste ma quando ci si trova ad affrontarlo richiede un attrezzatura adatta alla deambulazione eretta, patrimonio dell’homo herectus da circa un milione di anni. Quindi per evitare figure da primitivi, ecco qualche suggerimento tecnico. 1. GRIVEL Spider Struttura in poliammide, 10 punte d’acciaio, chiusura in fettuccia. Ha dimensioni minime che lo rendono comodo nello stivaggio e calza al centro della pianta. Disegno asimmetrico, peso 140 gr, euro 30-35. 2. SIMOND Bobcat Ramponcino metallico a 6 punte con sistema di chiusura a fettuccia, ha il pregio di includere l’antizoccolo. Prezzo da rampone vero: 49,95 euro. 3. CAMP Ice Master Veri e propri ramponcini (6 Punte e Quattro) a 10 punte in acciaio con sistema di fissaggio in gomma elastica e cinghie in nylon. Adattabile a tutte le scarpe dal 35 al 47, costa tra i 25 e i 30 euro. 4. 32NORTH Stabilicers Sportrunners Eccellente prodotto, superspecifico, in materiale elastico adattabile ad ogni scarpa, 9 punte sostituibili distribuite sotto tutta la pianta e suola scolpita. Non ditribuito in Italia, è acquistabile su internet per 39,95 $. 5. PETZL Spiky Plus Si tratta di una suola in gomma, dotata di 6 punte in acciaio. Adattabile a tutti i tipi di scarpe e disponibile in 3 taglie. Ingombro e peso minimi, tra i 110 e i 173 gr. Garanzia di 3 anni, prezzo tra i 25 e i 30 euro. 6. SALEWA Basic Crampon Ramponcino antiscivolo da tallone, dotato di 8 punte perimetrali e chiusure in fettuccia. Pesa 200 gr e costa euro 17,95.

splippery when wet

7. OTTINGER Yeti Nato da una azienda produttrice di catene per auto, è costituito da fasce elastiche flessibili che garantiscono adattabilità ad ogni scarpa, dal 38 al 46, unite da maglie di catena. Euro 25.

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comunicazione efficace in forra 20

di roberto locatelli La funzione della comunicazione è trasferire informazioni. In condizioni normali, nella vita di tutti i giorni, comunicare in maniera efficace è estremamente complesso. Come era solito dire il noto spin doctor americano Frank Luntz: “It’s not what you say, it’s what people hear”; non importa quanto sia bello o importante il tuo messaggio, la persona che lo riceve lo filtrerà attraverso le sue emozioni, pregiudizi, credenze ed esperienze. Vi è mai capitato di dire o di sentirvi dire: “Ma io te l’avevo detto”, mentre l’altro sembra aver capito tutto il contrario? La vita è disseminata di esempi dove errori o intoppi nella comunicazione originano litigi, problemi, rischi e – a volte – tragedie. La mancanza di comunicazione frena lo sviluppo di aziende e organizzazioni e spesso è causa principale del fallimento di fusioni internazionali. In canyon, così come in montagna o sott’acqua, i problemi di comunicazione sono ancora più accentuati a causa della paura, del disturbo esterno e dell’ambiente diverso. La distorsione della comunicazione in montagna è associabile a incidenti o disavventure alpinistiche più o meno famose, dai fratelli Messner sul Nanga Parbat alla controversa avventura di Bonatti sul K2. Più recentemente, la mancata e distorta comunicazione ha contribuito alla scomparsa dell’amico Stefano Zavka, sempre sul K2. Senza voler in nessun modo paragonarmi a personaggi di tale calibro, credo possa essere interessante raccontare in questa sede un piccolo aneddoto personale che non ha avuto alcun risvolto drammatico ma che esemplifica in maniera evidente come e dove la comunicazione non gestita fallisce, proprio quando - invece - dovrebbe essere chiara e univoca. Cascata dei Gracchi. Ancoraggio di partenza su una piccola cengia. Doppia su uno scivolo inclinato per arrivare sul frazionamento nel vuoto. Discesa a filo di ragno per i successivi 50 metri. Io sono sul frazionamento per facilitare il passaggio dei compagni. Nonostante mi fossi raccomandato di non stringere “a morte” la ghiera del moschettone del discensore per evitare il blocco della stessa, mi arriva una persona con la ghiera chiusa e completamente

bloccata. Dopo diversi tentativi per svitarla, sono stato costretto a desistere e ho deciso di tagliare la fettuccia su cui era inserito il moschettone (per fortuna non era direttamente sull’anello dell’imbrago), utilizzando l’otto di riserva per la successiva discesa a valle del frazionamento. Per evitare il ripetersi del problema urlo ai compagni sopra di non stringere le ghiere. Vedo sguardi interrogativi… seguiti da cenni di conferma. La successiva persona arriva con la ghiera totalmente aperta. Ne chiedo il motivo e la risposta è lapalissiana: “ho fatto quello che mi hai chiesto”! Mentre io ero convinto di essere stato sufficientemente chiaro, dando anche per scontato che chi stava sopra avesse visto e capito quanto accaduto poco prima, l’effetto reale era stato opposto e potenzialmente disastroso. Come evitare questi errori? Beh, prima di tutto bisogna sempre ricordare alcuni degli assiomi della comunicazione. Mai dare per scontato che l’altro (o gli altri) abbia chiari i contenuti e i termini che stiamo utilizzando. Molte volte utilizziamo parole e termini ambigui o troppo tecnici che non tutti conoscono o interpretano correttamente. In secondo luogo, la responsabilità della comunicazione è SEMPRE dell’emittente, in particolare e a maggior ragione se si tratta di un capogruppo o di una persona esperta. Nei processi comunicativi la frase giustificatoria “Io te l’avevo detto”, semplicemente, non esiste! Questo significa anche avere la lungimiranza di adottare diversi stili comunicativi con le diverse persone che abbiamo davanti o in base alle diverse situazioni. Inoltre, ricordarsi sempre che la maggior parte del messaggio passa attraverso il non verbale (il nostro atteggiamento, i movimenti, la postura, il tono di voce). Questo vuol dire che è praticamente impossibile chiedere al nostro interlocutore di stare calmo o di non agitarsi se, mentre lo diciamo, il nostro corpo esprime paura e agitazione. Ci sarebbero decine di ulteriori aspetti cui fare attenzione, ma già riuscire a porsi dei dubbi e delle domande (Mi sono spiegato correttamente? Gli altri hanno capito? Sono sicuro che l’informazione che io ho passato a Tizio sarà passata a Caio allo stesso modo?) è un passo avanti enorme. Molte volte chiedere semplicemente di ripetere quanto appena comunicato, può fare la differenza.


pietro torellini

di francesco michelacci Nell’ottica di promuovere una sempre sicura, efficace e piacevole percorrenza del gruppo in forra, la Scuola Nazionale Canyoning ha elaborato alcune tecniche standard che, proprio in quanto tali, permettono a persone che non si conoscono o che addirittura parlano lingue diverse, di eseguire in sicurezza tutte le manovre necessarie, limitando al minimo la comunicazione verbale e la possibilità di errori. Questo naturalmente a patto che tutti parlino lo stesso “linguaggio“ anche da un punto di vista tecnico, cioè che abbiano seguito i corsi SNC o che siano comunque approdati per altre strade alla conoscenza delle tecniche standard adottate e diffuse dalla scuola. Ovviamente le variazioni sul tema sono praticamente infinite e gli episodi di misunderstanding si contano a decine; sono esperienze da cui si deve trarre l’insegnamento importante di non sottovalutare nulla, essere rigorosi anche se non fanatici e divertirsi il più possibile senza però distrarsi. Eccone alcuni. Italia centrale. Gli ultimi due del gruppo (che non si conoscono) si trovano su una calata da 50 mt, l’attrezzamento è su una corda singola lunga 70 mt, l’eccedenza è stivata nel kb. Prima di scendere il penultimo (che chiameremo A) dice all’ultimo (B) “conosci la manovra?“, B risponde di si. Dunque A scende. B, rimasto solo sulla sosta avrebbe dovuto

eseguire il nodo tampone, giuntare la corda di recupero che aveva con sé e scendere su singola. Invece toglie l’otto in battuta, getta il kb in basso e scende in doppia lungo tutta la corda disponibile, circa 20 mt, venendosi a trovare a circa 30 mt d’altezza in una posizione che nessuno desidererebbe per sé stesso. Emozionante, nel racconto dei testimoni oculari, l’uscire dall’inghippo, soprattutto data la non conoscenza delle tecniche appropriate da parte di B. Fosso la foce, cascata da 70. Dal Libro di Badino e Antonini, Tecniche Speciali e di Autosoccorso. Due persone, Lui e Lei, lui è esperto, lei principiante, lui scende per primo (!!!) su singola e le spiega che anche scendendo su singola la resistenza dovuta al peso della corda sarà tale da rallentarla, ma lei non si fida, vuole scendere in doppia e così si attrezza la doppia. Sceso Lui, Lei cambia idea e decide di scendere in singola, sbaglia ramo e monta il discensore sul ramo non bloccato. Dopo alcuni metri la corda comincia a scorrere e Lei cade. Fortunatamente Lui in basso se ne accorge e in extremis impedisce la tragedia afferrando la corda che stava muovendosi verso l’alto e contrappesando dal basso. Val Pisson, 2006. Sono su un armo che sovrasta una calata appoggiata di circa 8/10 mt, ho attrezzato in contrappeso e porgo la singola a Berto, forte ghiacciatore, lui svelto

la mette nel discensore e parte ma qualcosa non mi convince e gli chiedo di fermarsi un paio di metri sotto di me, risale e controlliamo: aveva il discensore agganciato al portattrezzi, certamente non il punto migliore per una discesa del genere. Marche 2012. L’amico Fringuello attrezza su singola una calata da 24 mt, dopo tre persone mi cede l’armo dicendomi che la corda è lunga 60 mt e scende. Sono l’ultimo, in basso non c’è acqua e potrei comodamente scendere in doppia, lo faccio spesso. Però, per un qualche motivo che non saprei definire, faccio il nodo tampone e scendo in singola; dopo circa 15 mt vedo uscire dal kit-boule un bel nodo lungo la corda di recupero e lo guardo sparire verso l’alto. Giunto in fondo chiedo a Fringuello mostrandogli il nodo “ma la corda non era da 60?”. Risposta (imbarazzata) “Si, 60. 40 più 20…” Ironia a parte ognuno di questi episodi poteva avere conseguenze ben diverse e solo per caso ciò non è avvenuto. Ovviamente per quanto non si possa divenir succubi della paranoia, la soluzione sta in un rigoroso rispetto delle procedure stabilite, nell’improvvisare con estrema cautela e nel non sottovalutare nulla, nemmeno le manovre più semplici. L’ingrediente fondamentale alla base di una buona riuscita del tutto è una comunicazione precisa, puntuale ed efficiente, unita naturalmente ad un buon addestramento.

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Val Ru da Molin ^ Sedico ^ Belluno ^ foto francesco michelacci

TORRENTE LUMIEI (UD)

RIC - MADEIRA 2013

NUOVE NOMINE

ATTENZIONE!!! Il torrente sarà interessato, a seguito di lavori di manutenzione della diga di Sauris, da una enorme portata d’acqua durante i primi mesi del 2013. È infatti previsto il totale svuotamento del bacino per liberarlo dal fango depositato sul fondo. Lo svuotamento progressivo è già attualmente in atto con un rilascio minimo di 50 lt/sec ma in data da definire (indicativamente tra gennaio e marzo) avverrà un rilascio di 5mc/sec (5000 lt/sec) per non meno di 24 ore continuative. Il corso del torrente risulterà quindi interessato da materiale movimentato e fanghi che saranno rimossi con successivi rilasci di “sciacquo”. Il gestore provvederà a dare a tempo debito comunicazione agli organi di stampa, a piazzare in loco appositi avvisi e iniziando con congruo anticipo l’emissione di segnali sonori.

Il prossimo Rassemblement International de Canyon si svolgerà sull’isola di Madeira (circa 300 mn a nord delle Canarie), dal 22 al 26 maggio 2013. Sempre più raduno e meno incontro tra scuole è comunque una buona occasione per fare forre in zone nuove.

Nel 2012 abbiamo cercato di colmare i vuoti di presenza dell’associazione in diverse regioni; queste le nomine dei nuovi Coordinatori Regionali. Alberto Mangili in Liguria, Gabriele Nocciolino nelle Marche, Gianluca Politi in Toscana, Luca Besusso in Piemonte per le province TO-CN e Luca D’Alba in Calabria. Inoltre Mirco Rossi affianca Fabio Ferranti nel Lazio e Sebastiano Broili diventa referente per tutto il Friuli Venezia Giulia. Naturalmente a tutti quanti loro va il nostro supporto e l’augurio di buon lavoro.

TORRENTISMO IN AREE MARINE TROPICALI L’Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche, in seguito ad incidenti dovuti a rottura di ancoraggi inox, ha condotto un’indagine in collaborazione con Petzl per testare ancoraggi esposti a climi marini tropicali; le prime campionature hanno mostrato che il 10-20% di ancoraggi aveva una resistenza compresa tra 1 e 5 kN, contro i 22 kN richiesti dalle normative UIAA. Sembra che la corrosione sia stata accelerata dalla vicinanza del mare e dal clima caldo umido presente tutto l’anno; inoltre, alcuni degli ancoraggi testati non avevano fessurazioni visibili. Quindi occhio se volete provare il torrentismo in posti come Tailandia, Vietnam o Repubblica Dominicana.

EVENTI AIC 2013

BALEARIK 2013

8-10 marzo, Maiorca, Baleari Il raduno 2013, organizzato dal Balearik Canyoning Team, prevede uscite in forra e grotta, riunioni, workshops, cenone finale e tavola rotonda. Costo di 55 euro, numero limitato a 100 partecipanti, iscrizioni aperte il 15 dicembre scorso. Per info: www.balearik.com youtu.be/JTmApzdqOec

AGENDA > info a 360°

In Forra con Amore, febbraio Carnevale del Rio, marzo Prima Vera Forra, marzo In forra all’Amatriciana, aprile Notturna al Presale, maggio Forrock, giugno Torrentisti in Garfagnana, giugno Torrenti Serpenti, giugno XI Raduno Internazionale AIC di torrentismo, agosto Forrillo, agosto/ settembre Forrette, ottobre Cape Canyoning 7, dicembre ALTRI EVENTI 2013 Ancora da confermare: Espeleo Canyons, Spagna Festi’ Canyon, Francia British Canyoning Association - Canyon Festival, Scozia


Promuovere la nostra attività e proteggere l’ambiente meraviglioso in cui questa si svolge è un compito impegnativo e l’AIC lo porta avanti da anni; per mettere ulteriori forze in campo abbiamo pensato di indire una sorta di concorso tra i soci per proporre progetti per il 2013. I progetti dovranno essere di carattere divulgativo, ambientale o esplorativo. Quelli che risulteranno più virtuosi ed interessanti verranno finanziati, in parte o del tutto, dall’AIC. A breve verrà indetto il bando di concorso e pubblicato sul sito, in modo che chi è interesasto a proporre un progetto possa farlo in tempo utile. Fatevi sotto!

COME | COSA | CHI | AIC | DOVE | QUANDO

CONTRIBUTI PER I PROGETTI 2013

MONTURA PER LA SNC Nuove divise per gli istruttori della Scuola Nazionale Canyoning che ha appena raggiunto un accordo di fornitura con Montura, azienda italiana leader nell’abbigliamento tecnico per la montagna, già fornitrice del CNSAS. L’accordo prevede la fornitura di giacca Pulsar Jacket, pantaloni Yaru Eli Pants e maglia tecnica Outdoor World T-shirt.

CORSI SNC 2013, CORSO GRATIS PER IL MILLESIMO ALLIEVO ! Nel 2012 i corsi organizzati dalla Scuola Nazionale Canyoning in 10 anni di attività formativa, hanno toccato quota 992 allievi complessivi, dal 2002 ad oggi. Potevamo forse perdere l’occasione di offrire l’iscrizione gratuita all’allievo SNC numero 1.000 della storia? Quindi a chi si iscriverà per millesimo l’iscrizione al corso sarà a costo zero! Ah, viene da sè che al momento dell’iscrizione non è dato sapere il proprio numero progessivo...

ROMANO X80, NE RESTERÀ SOLTANTO UNO... “Il 6 dicembre compio 80 anni, vorrei festeggiare con tutti gli amici, perché i prossimi 80 forse non ci sarò”. La frase riportata sull’invito la dice lunga sullo spirito con cui Romano Perotto, socio onorario dell’AIC, ha festeggiato lo scorso dicembre i suoi secondi 40 anni, con cena e forra. Tanti tanti tantissimi auguri!!!

NUOVO CATASTO AIC DELLE FORRE ITALIANE Dallo scorso giugno è online il sito del Catasto delle forre italiane creato e gestito dall’AIC. Due le novità importanti: la prima è che il nuovo catasto online è aperto a chiunque e non ai soli soci, a vantaggio dell’efficacia e della mole delle informazioni presenti. La seconda è la possibilità di inserire dati, info e foto delle forre presenti. La ricerca delle forre può avvenire per nome o codice o tramite localizzazione su una mappa dell’Italia; la georeferenziazione è stata fatta utilizzando il comune ma è possibile modificare le coordinate per renderla più precisa. Il nuovo Catasto AIC non si limita dunque ai soli dati catastali ma costituisce uno strumento complesso ed utile destinato a crescere anche grazie ai feedback degli utenti. lnx.canyoning.it

AICPEDIA. L’ENCICLOPEDIA DEL TORRENTISMO SECONDO AIC È in fase di sviluppo quella che abbiamo chiamato AICpedia, ossia un contenitore di informazioni nato sul sistema wiki che è destinato a diventare l’archivio di nozioni di AIC e SNC. Obiettivo probabile è infatti quello di inserire tutte le schede delle manovre codificate dalla Scuola Nazionale Canyoning ma i dettagli sono ancora da definire. Il lavoro richiede tempo e collaborazione; chi è interessato a dare il suo contributo può scrivere a webmaster@canyoning.it o a scuola@canyoning.it.

LA SECONDA VITA DELLE GRIGUA Diventano “JUMP” le scarpe Grigua del Calzaturificio Gaibana nella nuova versione 2012, presentata al pubblico in occasione del X Raduno Internazionale AIC. Ma non solo, al pari delle Adidas sono state messe a disposizione dei partecipanti per test gratuiti, durante tutto l’evento. Le modifiche sono poche ma sostanziali, nuova suola con inserto grip da scarpetta da arrampicata, linguettona a proteggere i lacci, un irrobustimento complessivo e più comodità della calzata, soprattutto per una maggiore consistenza della soletta. L’aggettivo che meglio le descrive è “chirurgiche”: sono di una precisione eccezionale, tenuta e feeling di calzata assolutamente al top. Il contro è inevitabilmente una minore versatilità rispetto ad Adidas o Bestard, ma rispecchia il loro obiettivo che è quello di una scarpa sportiva e prestazionale. Per fare un facile paragone, se Bestard ha vocazioni da suv, Adidas e 5.10 da berline sportive, Grigua è una Ferrari, ne più ne meno. Consigliatissime a chi sa di farne un uso appropriato!

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Associazione Italiana Canyoning Scuola Nazionale Canyoning “Federico Tietz” Associazione Italiana Canyoning presidente vice presidente consiglieri segretario tesoriere commissione catasto commissione scientifica ufficio stampa ufficio editoria contatti aziende ufficio assicurazioni contatti internazionali ambiente ed ecologia merchandising ufficio coord. regionali redazione notiziario gestione sito web

istruttori formatori Erwin Kob (Direttore) ^ Marco Biasioni ^ Roberto Coppo ^ Roberto Recchioni ^ Giovanni Pizzorni istruttori Francesco Berti ^ Guido Biavati ^ Sebastiano Broili ^ Silvia Carlarino ^ Marcello Carli ^ Marco Cellitti ^ Jvan Chemello ^ Marco Cipriani ^ Luca Dallari ^ Alessandro De Simoni ^ Carlo Gatti ^ Mirco Lazzari ^ Diego Leonardi ^ Maria Franca Lepre ^ Uberto Liuzzo ^ Roberto Locatelli ^ Andrea Mantovani ^ Cristiano Massoli ^ Francesco Michelacci ^ Juri Montese ^ Mattia Pilato ^ Salvatore Ribichesu ^ Stefano Rossi ^ Dino Ruotolo ^ Gabriella Russo ^ Marco Saccardo ^ Giorgio Santi ^ Roberto Schenone ^ Romy Siegl ^ Paolo Spreafico

gruppi e associazioni ASD H2Otto Adventure Cesenatico (FC) ^ franz@photosprint.it ^ cell 347 9186715 ASD M&N - Movimento e Natura Volpiano (TO) ^ www.movimentoenatura.it ^ cell 320 9772806 Associazione Aqua Tradate (VA) ^ www.euforione.altervista.org ^ lucabzx@gmail.com Banda Bauscia Milano ^ mauro.santamaria@fastwebnet.it ^ cell 349 1835818 CAI Sezione Sanremo - Alpi Liguri Sanremo (IM) ^ jmontese@comunedisanremo.it Campo Base Isernia ^ campobaseonlus.spaces.live.com ^ campobase@live.it CanyonEast Udine ^ bastiancontrari@virgilio.it ^ cell 348 6965069 Club CAI Perugia Etruskanyoning Corciano (PG) ^ domman@tiscali.it Compagnia Canyoning CAI Pinerolo Pinerolo (TO) ^ danielegeuna@libero.it ^ tel 0121 202711 Eddyline Campertogno (VC) ^ www.eddyline.it ^ federico.maggiani@eddyline.it G.S. CAI Sezione Varallo Varallo Sesia (VC) ^ caivarallosesia@libero.it G.S. Stroncone Stroncone (TR) ^ www.stronconespeleocanyon.com ^ cell 347 1379633 Geotrek ASD Castellana Grotte (BA) ^ xoomer.virgilio.it/geotrek ^ nunziomy@tin.it GOA Canyoning Genova ^ www.cailiguregenova.it ^ 347 5171573 ^ www.facebook.com/goa.canyoning Grigue Canyoning Recco (GE) ^ www.griguecanyoning.org ^ griguecanyoning@gmail.com Gruppo Grotte “Emilio Roner” CAI SAT Rovereto (TN) ^ www.gruppogrotte.it ^ cell 347 3667873 Gruppo Speleologico CAI Malo Malo (VI) ^ gsm@speleomalo.it Gruppo Speleoforristico Besenello Besenello (TN) ^ www.speleocanyon.it ^ cell 349 4442044 Gruppo Speleologico Leccese ’Ndronico Lecce ^ www.ndronico.it ^ segreteria@ndronico.it Gruppo Speleologico Urbinate Urbino ^ www.gsurbinospeleo.it ^ info@gsurbinospeleo.it Gruppo Zompafossi Montefranco (TR) ^ radicchifrancesco@hotmail.it ^ cell 347 7009897 Monrosa Canyoning Balmuccia (VC) piero@monrosarafting.it Odissea Naturavventura Nave (BS) ^ info@odisseanaturavventura.it ^ cell 348 2214569 Piemonte Canyoning Torino ^ Piemonte_Canyoning@yahoogroups.com Sardegna Canyoning Cagliari ^ sardegnacanyoning@tiscali.it Sercant Adventures Sommacampagna (VR) ^ www.sercantadventures.it Spaccaforra Sardegna Canyoning Sassari ^ anelimroc@yahoo.it Tiahuanaco Bolzano ^ www.tiahuanaco.it ^ canyoning@tiahuanaco.it

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Luca Dallari (presidenza@canyoning.it) Guido Armaroli (vicepresidenza@canyoning.it) Luca Bianchi ^ Paolo Giannelli ^ Francesco Radicchi Paolo Giannelli (segreteria@canyoning.it) Luca Bianchi (tesoreria@canyoning.it) Paolo Bolis ^ Roberto Sivori (catasto@canyoning.it) Paolo Madonia (commissione.scientifica@canyoning.it) Christian Roccati (press@canyoning.it) Cosimo La Gioia ^ Alessandro Lorenzi (editoria@canyoning.it) Milena Argiolas (aziende@canyoning.it) Sara Morando (assicurazione@canyoning.it) Rosemarie Siegl (romy@canyoning.it) Mauro Santamaria (ambiente@canyoning.it) Luca Dallari (luca.dallari@canyoning.it) Francesco Radicchi (coordinatori.regionali@canyoning.it) notiziario@canyoning.it Paolo Giannelli ^ Gabriella Russo (webmaster@canyoning.it)

Scuola Nazionale Canyoning

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Le persone a cui rivolgersi per avere informazioni, organizzare incontri, promuovere eventi. Per ognuno di loro è attivo un indirizzo e-mail del tipo: nomeregione@canyoning.it Calabria Luca d’Alba ^ 3 Emilia Alessandro Marchi ^ tel 328 7576453 Romagna Francesco Michelacci ^ tel 347 9186715 Friuli Venezia Giulia Sebastiano Broili ^ tel 348 6965069 Lazio Fabio Ferranti ^ tel 339 7548906 Liguria Alberto Mangili ^ 347 2134259 Lombardia Marcello Carminati ^ tel 333 1007081 Marche Gabriele Nocciolino ^ 347 7175700 Molise Gianni Di Salvo ^ tel 333 9056966 Piemonte - TO e CN, Canavese, Monferrato Luca Besusso ^ 333 6095780 Piemonte - Val Sesia, VC, NO, VB Paolo Testa ^ tel 347 0436933 Puglia Fausto Meleleo tel ^ 333 3464460 Sardegna Milena Argiolas ^ 329 6443463 Sicilia Diego Leonardi ^ tel 329 9188187 Toscana Gianluca Politi ^ 346 4903978 Trentino Alto Adige Marcello Carli ^ tel 338 5293554 Umbria Mirco Lazzari ^ tel 339 8324904 Valle d’Aosta Andrea Mantovani ^ tel 335 5431143 Veneto - VR Francesco Cacace ^ tel 348 3398199 Veneto - VI, BL Jvan Chemello ^ tel 347 5968595

iscrizioni Quote associative per l’anno sociale 2012 - socio singolo 30 euro - socio minorenne figlio di socio singolo 15 euro - socio sostenitore quota libera (minimo 100 euro in regalo la Felpa AIC) - gruppi locali e associazioni 200 euro, comprendente una tessera intestata al gruppo più 8 tessere singole intestate a 8 soci del gruppo; la quota di iscrizione per ulteriori soci è di 15 euro L’iscrizione si può fare esclusivamente online, sul sito AIC (www.canyoning.it), nella sezione “associazione > diventare soci”. Il pagamento può essere effettuato nei seguenti modi: 1. CCB (bonifico bancario) > versare l’importo dovuto sul conto BancoPosta, IBAN: IT95 M 07601 02600 000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BancoPosta Ufficio Genova Centro Via Dante 4B/N, intestato ad Associazione Italiana Canyoning, specificando nell’ordine di bonifico la causale “quota sociale 2013” ed inviare via mail alla Segreteria la ricevuta dell’avvenuto pagamento. 2. CCP (bollettino postale) > versare l’importo sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning, Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone (TR) specificando la causale “quota sociale 2013” ed inviare via mail alla Segreteria la ricevuta dell’avvenuto pagamento. 3. pagamento online > si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento online e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo: www.canyoning.it I rinnovi andranno notificati dal socio o dal coordinatore di ciascun gruppo alla Segreteria, allegando copia della ricevuta di pagamento, via mail all’indirizzo segreteria@canyoning.it o a mezzo fax al +39 0744 1921423. Si rammenta che i pagamenti paypal comportano onerose commissioni per l’Associazione, si auspica pertanto l’impiego delle altre due modalità.

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Parco Naturale Regionale dell’Aveto

Parco Naturale Regionale di Portofino

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> riferimenti Associazione Italiana Canyoning Sede legale ^ Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone (TR) ^ c.f. 93074220422 Segreteria ^ Paolo Giannelli, via Enrico Pazzi 95, 48121 Ravenna ^ +39 338 9480672 ^ fax +39 0744 1921423 ^ segreteria@canyoning.it

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> corsi SNC Sul sito internet dell’Associazione Italiana Canyoning è disponibile il calendario dei corsi della Scuola Nazionale Canyoning, continuativi o articolati su più weekend, in programma per il 2013.

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> assicurazione Con l’iscrizione all’Associazione Italiana Canyoning si viene automaticamente iscritti anche alla UISP e si gode da subito di una copertura assicurativa base che copre le attività sociali. Oltre a questa è possibile stipulare una copertura integrativa che copra ogni attività, incluse quelle non calendarizzate AIC. Tutte le info sono disponibili sul sito dell’AIC, www.canyoning.it. Per richieste scrivere a assicurazione@canyoning.it La responsabilità dei contenuti degli articoli è dei rispettivi autori che non sempre esprimono la linea di pensiero dell’Associazione Italiana Canyoning e della redazione di canYoning. Chiunque individui all’interno di canYoning articoli coperti da copyright è pregato di contattare la redazione indicando le fonti originali dei lavori. Per collaborare scrivere a notiziario@canyoning.it.


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