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Mensile delle Associazioni di Volontariato

APPROFONDIMENTO

Maggio 2010 - Anno V- n. 40

SPECIALE

A Polignano la consulta nazionale dei Co.Ge. PAG.

il mare di mezzo

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PAG.

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EDITORIALE di Luigi Russo

“Non togliamo il 5 per mille al volontariato”

Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 L. 27/02/2004-N.46 a.1-c.2-CNS LE

Lettera aperta al Rettore dell’Università di Lecce dal presidente del CSV Salento Gentilissimo Rettore Domenico Laforgia, sono il presidente del Centro Servizi Volontariato del Salento, un organismo di servizio delle oltre 600 associazioni di volontariato, nelle quali agiscono almeno 30.000 salentini che muovono un valore equivalente in servizi alla persona e al Bene Comune pari a quasi 200 milioni di euro all’anno, senza ricevere compensi e onori. Voglio esprimere la mia più totale solidarietà rispetto alle difficoltà finanziarie che l’importante istituzione che lei dirige sta attraversando, per le note vicende dei tagli del Governo. Di fatto si rischia di consacrare una situazione di "federalismo delle disuguaglianze", dove ci sono università di serie A (al Nord) e università di serie B (al Sud). Un paese a due velocità in tutto, nell’economia, nei servizi sociali, nella sanità, nei trasporti, e adesso anche nell’istruzione e nell’università, violando in questo modo il patto costituzionale che vuole l’Italia un paese unito, nel quale ci sono pari diritti e pari doveri per tutti. L’università del Salento è un fiore all’occhiello per il nostro territorio e per i suoi abitanti, un patrimonio inestimabile che dobbiamo tutti contribuire a Segue a Pag. 13

Il fiumiciattolo che esce dal depuratore di Corsano prima di immettersi in mare.

I volontari: stop al mare discarica

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un anno di distanza dalla pubblicazione del dossier del CSVS sui 49 depuratori del Salento, la situazione rimane decisamente critica, anche se nel frattempo una importante azione di contrasto è stata avviata dalle forze dell'ordine rispetto a situazioni di palese illegalità. E' cresciuta anche nei cittadini e negli operatori la consapevolezza che occorre impegnarsi tutti insieme, senza aspettare sindaci e amministratori, per salvare il "bene mare". Emblematico il caso del depuratore di

Corsano, per il quale in un solo giorno SOS Costa Salento, Coppula Tisa, Gaia, Mir Preko Nada, Tonga Soa, Arci Japige hanno raccolto 1000 firme per bloccarne lo scarico in mare. In una riunione il 15 maggio i volontari hanno deciso di sollecitare con tutti i mezzi la Regione a mettere mano in maniera integrale al riassetto dell'intero sistema dei 49 depuratori, avviando anche una sollecita azione di monitoraggio delle emissioni e dei controlli che non possono essere lasciati all'ente gestiore, l'Acquedotto Pugliese.

PAROLE CHE CONTANO

"Sant'Agostino era africano. Oggi che fine avrebbe fatto? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione." (Gabriele Del Grande - Il mare di mezzo - Infinito Edizioni )


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Intervista ad Elena Gentile, assessore al welfare della Regione Puglia

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a battaglia elettorale è da poco finita, ed è fresca di nomina la neo assessora confermata da Nichi Vendola alle politiche sociali e al lavoro, con un assessorato unico che fa da specchio a quello ministeriale e prende il nome, appunto, di assessorato al welfare. Ed è già pronta ad altri cinque anni di grintoso impegno. La incontriamo, infatti, in occasione della presentazione dei dati della ricerca regionale sull’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, preparati dalla Consigliera regionale per le Pari opportunità. Dott. Gentile, una conferma all'interno dell'assetto regionale con le politiche per il volontariato nell'ambito del suo assessorato. Come si prepara a questo impegno? Devo dire che tra me e il mondo del volontariato c’è stato sempre un grande feeling. E la prova sta nel fatto che in questi cinque anni abbiamo messo in piedi l’Osservatorio regionale del volontariato, che in precedenza non aveva mai funzionato. Abbiamo anche finanziato e realizzato una grossa ricerca sul volontariato in Puglia, in collaborazione con CSV Puglia Net, che sarà pubblicata subito dopo l’estate: per la prima volta abbiamo il data base completo e corretto delle oltre 2000 organizzazioni di volontariato presenti in Puglia. Abbiamo cominciato a costruire una fitta rete di relazioni tra l’Osservatorio Regionale del Volontariato e gli altri assessorati regionali (salute, ambiente, cultura, cittadinanza attiva, ecc) in modo da dare la parola ai volontari quando ci sono decisioni che li riguardano. Abbiamo realizzato una importante campagna di comunicazione dal titolo “La spinta del cuore”. Abbiamo finalmente messo on line il Registro Regionale del Volontariato aggiornato in tempo reale. Abbiamo prodotto un utile compendio con le indicazioni utili per l'iscrizione al registro regionale del volontariato e, tutto questo, si trova in un contenitore on line, il sito dell'Osservatorio Regionale del Volontariato, all'indirizzo http://www.volontariatopuglia.net. Abbiamo finanziato diversi progetti innovativi, come quello sul bullismo, che si poggia proprio sul volontariato e tanti altri all'interno di bandi dedicati, come quello sul-

l'associazionismo familiare, sulla comunicazione nell'ambito delle disabilità, etc. Cosa emerge di significativo dalla ricerca sul volontariato? Il dott. Luigi Russo, coordinatore della ricerca sul volontariato in Puglia, in occasione della Conferenza regionale delle politiche sociali nel mese di febbraio, ha presentato dei dati veramente interessanti, che fanno riflettere, e che mi danno una grande soddisfazione. Negli ultimi 5 anni c’è stato un incremento secco del numero dei volontari in Puglia, pari a un +40%. E si tratta di un volontariato di cittadinanza, dei diritti delle persone, dell’ambiente, e non solo di tipo assistenziale. Rimane molto forte il volontariato nell’ambito della donazione e della protezione civile. Insomma un fenomeno molto vivace. Una conferma del fatto che quando una Regione crede nelle politiche sociali, quando attiva percorsi di collaborazione con tutti gli attori sociali del territorio, i cittadini rispondono con lo sviluppo della cultura della responsabilità e della partecipazione. Quali saranno le principali linee di azione del suo assessorato nei prossimi anni rispetto al volontariato? Nei prossimi mesi, in seguito alla pubblicazione della ricerca, abbiamo concordato con CSV Puglia Net di effettuare dei forum provinciali tematici per capire meglio il fenomeno del volontariato e per migliorarne anche l’impianto legislativo. Abbiamo intenzione di consolidare l’azione dell’Osservatorio regionale del Volontariato dal punto di vista tematico e territoriale. Lavoreremo in particolare per definire le linee guida per l’iscrizione nel registro regionale e per individuare le competenze, sia per l’istruttoria che per le verifiche, per questo tipo di iscrizione, in collaborazione con i CSV e non solo con i comuni. Mi sembra importante anche consolidare l’identità del Forum Terzo Settore, che in questa Regione è impegnato a darsi un suo più evidente protagonismo. Inoltre mi impegnerò personalmente per dare continuità all’azione dei CSV, in questo particolare momento di tagli e di “strane” intenzioni di rimodulazione della loro organizzazione e presenza territoriale,

approfittando dell’ottimo rapporto con il Co.Ge. Puglia e con le Fondazioni Bancarie. Il 2011 sarà l’anno europeo del volontariato. Cosa pensa di fare la Regione Puglia perché non rimanga solo una celebrazione? Sicuramente costruiremo un tavolo congiunto di lavoro tra Osservatorio Regionale del Volontariato, CSV Puglia Net e – gradirei – anche il Co.Ge. Certamente c’è bisogno di attivare una serie di azioni comunicative che rimettano al centro il valore della cultura del dono e della solidarietà. Poi, penso che sia necessario fare conoscere che cosa fanno questi 90.000 volontari pugliesi, in quali ambiti lavorano, le loro storie bellissime di eroi del quotidiano, in modo da contagiare altri cittadini. Potremmo porci come obiettivo entro il 2011 di fare aumentare ancora il numero delle persone che hanno fiducia nei volontari e che magari si tirano su le maniche e cominciano a lavorare per gli altri, per il bene comune. Infine, penso che bisogni realizza-

Elena Gentile

re una giusta ed efficace azione di formazione sul tema del volontariato anche nei confronti degli amministratori comunali, provinciali, regionali, perché arrivino alla consapevolezza che i volontari non sono dei rompiscatole da bloccare o da contenere, ma sono la parte più attiva dei cittadini pugliesi, che stimolano le istituzioni a fare sempre meglio le loro politiche. Serenella Pascali

Tariffe postali per il Non Profit, verso uno “sconto del 50% Approvato dalla Camera il decreto che ristabilisce in parte le agevolazioni. Via libera definitivo entro il 25 maggio

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embra essere in dirittura d'arrivo la dibattuta questione della sospensione delle tariffe postali agevolate per il Non Profit. La Camera ha infatti approvato in prima battuta l'emendamento al decreto del 30 marzo (c.d. “dl incentivi”) presentato dagli onorevoli Marco Pugliese (Pdl) e Luigi Bobba (Pd) che prevede un'agevolazione massima del 50% della tariffa ordinaria applicata da Poste Italiane (che è di 0,28 euro per singolo invio sino a 200 grammi, quindi l'agevolazione sarebbe apri a 0,14 euro). La copertura necessaria di 30 milioni sarà data dalle maggiori entrate derivanti dalla chiusura agevolata della lite tra concessionari della riscossione e fisco. Particolare di rilievo, l'emendamento indirizza il beneficio ai soli giornali editi da associazioni e organizzazioni senza fini di lucro, escludendo esplicitamente i giornali di partito e la pubblicazione degli organi professionali o dei sindacati. Il provvedimento passa ora al Senato per avere il via libera definitivo entro il 25 maggio.


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A Trepuzzi una nuova sede territoriale del Csv Salento Inaugurato il nuovo sportello concesso in comodato gratuito dal Comune. Si rafforzano le collaborazioni sul territorio al servizio di un “volontariato di cittadinanza”

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na nuova sede per rafforzare il rapporto con le associazioni che operano sul territorio, essere loro sempre più vicini per garantire una migliore fruizione dei servizi. Risponde a questi obiettivi l'apertura del nuovo sportello territoriale del Centro servizi volontariato Salento a Trepuzzi, inaugurato ufficialmente il 26 aprile. La nuova sede – in via Ruggiero Bonghi 11, Palazzo Comunale – offerta in comodato gratuito dall'amministrazione comunale "viene così ad essere un riferimento importante per la zona del Nord Salento – ha affermato durante l'inaugurazione Cosimo Valzano, sindaco di Trepuzzi - . Qui nella nostra cittadina ci sono molte realtà di volontariato attive nel rispondere alle criticità del territorio, nel promuovere la solidarietà. Trepuzzi è ricca di associazioni, vicine alla Chiesa e laiche, e anche di tante singole persone che si dedicano agli altri nascono tanti piccoli progetti che costituiscono però una grande ricchezza. Il volontariato, infatti rappresenta il silenzio di una foresta che cresce, un valore più che mai fondamentale in un anno, questo 2010, che si prospetta nero per i servizi sociali in Puglia. Per questo occorre più che mai che si rafforzi il lavoro di sinergia tra le realtà del volontariato e dell'associazionismo da un lato e l'am-

26 aprile, un momento della inaugurazione a Trepuzzi

ministrazione dall'altra, per continuare a costituire il piccolo tassello di una società che vuole porre attenzione ai bisogni del territorio in cui ci si trova a vivere". La sede di Trepuzzi si affianca alle altre sul territorio della Provincia di Lecce che hanno trovato collocazione presso una struttura comunale, a conferma della sinergia che pian piano si va rafforzando nel lavoro di individuazione dei bisogni e di risposta. E questo è proprio l'approccio del volontariato "che porta a combattere contro l'indifferenza – ha

sottolineato Luigi Russo, presidente del Csv Salento – sviluppando il valore delle relazioni- con il nostro territorio, con le altre persone- quelle che fanno muovere nella direzione del benessere e della felicità". Nella provincia di Lecce sono 650 le organizzazioni di volontariato, in linea cioè con la legge quadro di riferimento 266/91, e circa 30mila i volontari attivi, una realtà che muove un volume economico di circa 200 milioni di euro. "Se questo volontariato non esistesse tante situazioni - penso alla disabilità, all'immigrazione, all'ambiente, alle tradizioni del nostro territorio-vivrebbero condizioni peggiori – ha aggiunto Russo -. Questo anche perchè oggi sempre più non esiste un volontariato supplente dei servizi che non esistono, ma uno di cittadinanza attiva: ad agire sono cittadini che vedono i problemi e cercano di mettere a disposizione risorse, tempo, e di trasformare tutto questo in attività e progetti". Un forte aiuto in questo processo è arrivato grazie al Bando Perequazione, che nella provincia di Lecce ha visto ammessi al finanziamento 23 progetti. La sede di Trepuzzi sarà aperta due pomeriggi e una mattina a settimana, in linea con le esigenze espresse dalle associazioni. Per informazioni contattare il Csv al numero 0832-340473. Sara Mannocci

Vivere la comunità, animare il territorio, riconoscere e prevenire il disagio

Il dialogo veicolo di conoscenza e comprensione reciproca

Dalla Consulta devianza e dipendenze del Csv Salento un corso di formazione sulle tecniche di animazione territoriale

E' il frutto del progetto di educazione allo sviluppo promosso da Ctm onlus di Lecce. Protagonisti giovani italiani e palestinesi

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a preso avvio lo scorso 28 aprile presso la sede del Csv Salento di Tiggiano il percorso di formazione sulle tecniche di animazione territoriale. Il corso di formazione proposto si colloca nella proposta progettuale ideata dalla Consulta devianza e dipendenze del Csv. Il progetto intende affrontare il tema della prevenzione al disagio giovanile, sottolineando in particolare l'importanza del benessere e di quanto l'intera comunità territoriale sia necessaria per favorire lo stesso. Una comunità accogliente e competente è infatti già di per sè fonte di prevenzione al disagio dei nostri ragazzi. Attraverso il progetto si intendono realizzare attività di animazione con i giovani. Le associazioni di volontariato aderenti alla consulta hanno colto l'importanza di acquisire competenze in merito all'animazione territoriale, al fine di essere sempre più presenti nelle comunità di appartenenza offrendo un apporto ancor più qualificato. La formazione, pertanto, si pone come premessa fondamentale alla buona riuscita del progetto. Il percorso di formazione intende, dunque, implementare le competenze degli operatori/volontari in tema di animazione territoriale. Intende inoltre offrire strumenti concreti da potere applicare nelle comunità territoriali

PROGRAMMA Prima fase: Modulo 1 (9 ore – tre incontri da 3 ore ciascuno) L'Adolescenza e devianza: fattori di rischio e fattori protettivi; La genitorialità; La comunicazione efficace: l'assertività e l'intelligenza emotiva. Seconda fase: Modulo 2 (9 ore – tre incontri da 3 ore ciascuno) Comunicazione e colpa/Comunicazione e Liberazione; La comunicazione educativa ordinaria (genitori/figli; insegnanti/alunni..); La comunicazione nelle relazioni: intervento sui modelli di tra-dimento e fraintendimento nelle relazioni umane. Modulo 3 (12 ore – quattro incontri da tre ore) Animazione del Territorio - Simulazione, a partire da una analisi di caso, di un intervento educativo di strada; - Progettazione di un modello di intervento di "azione di strada"; - messa in pratica dell'intervento progettato. Docenti: il primo modulo sarà curato dalla Dott.ssa Anna Lucia Sabetta - psicologa il secondo modulo sarà curato dal Dott. Giovanni Bongo – filosofo, facilitatore della comunicazione.

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ettere in contatto giovani italiani e palestinesi residenti in Libano per realizzare un gemellaggio capace di sviluppare un dialogo che porti ad una conoscenza e comprensione reciproca: questo l'ambizioso obiettivo del progetto di educazione allo sviluppo “Educare i giovani al dialogo tra i popoli di culture e religioni diverse attraverso gli strumenti di comunicazione globale”, promosso dalla onlus leccese Ctm in collaborazione con le ong italiane Cestas e Dokita e l'associazione “Ghassan Kanafani Cultural Foundation”, fondata in Libano nel 1974. L'intento del progetto, conclusosi formalmente nell'aprile 2010, è stato quello di contribuire allo sviluppo di un dialogo di pace e fraternità tra i popoli di culture e religioni diverse proprio attraverso strumenti di comunicazione come internet ed il videocortometraggio. Sono questi stessi strumenti a consentire oggi che il progetto vada di fatto avanti permettendo ai ragazzi italiani e palestinesi di tenersi in contatto. Nel corso del progetto due classi di studenti libanesi presso il Campo profughi palestinese di Nahr el Bared hanno potuto seguire un corso di cinematografia e e realizzare il video “I ragazzi di Nahr el Bared”, documento di presentazione del progetto. Allo stesso modo ragazzi italiani di alcune scuole medie di Lecce, Roma, Bologna e Ancona hanno seguito un corso di cinematografia per imparare a produrre un cortometraggio e un laboratorio per approfondire la situazione dei campi profughi palestinesi: così si è sviluppato il contatto, inizialmente virtuale, tra i due gruppi di giovani. Il percorso ha poi portato al gemellaggio reale, attraverso la conoscenza personale e concreta. Una piccola delegazione dei ragazzi palestinesi del campo di Nahr el Bared infatti nell'ottobre 2009 è stata ospitata in Italia e ha avuto la possibilità di assistere alla proiezione del video finale “Il mondo vicino/lontano”. Nel corso di quest'anno si sono realizzati incontri nelle scuole, con il mondo del volontariato e con gli studenti universitari. Intanto lo scambio tra i ragazzi continua attraverso newsletters periodicamente pubblicate sul sito www.ctm-lecce.it, nella pagina web dedicata al progetto.


APPROFONDIMENTO

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Polignano a mare, la Consulta nazionale dei Co.Ge. fa il punto Riunita dal 19 al 20 aprile per valutare le azioni messe in atto in favore dei CSV e dell'associazionismo nazionale

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ue giorni per valutare lo stato dell’arte delle azioni poste in essere a favore dei Centri di Servizio al Volontariato e dell’associazionismo nazionale. Si è svolto lunedì 19 e martedì 20 aprile presso il Borgobianco Resort a Polignano a Mare l'incontro della Consulta nazionale dei Co.Ge. (Comitati di gestione del fondo speciale per il volontariato) voluto e organizzato dal presidente del Co.Ge. Puglia Antonio Carbone a chiusura del proprio mandato. “Nonostante la crisi economico-finanziaria di questi due anni – ha affermato Antonio Carbone abbiamo registrato una crescita del volontariato nella nostra regione non solo in termini numerici, ma anche qualitativi. È un risultato che si deve attribuire al lavoro di squadra del Co.Ge. e dei Csv pugliesi che hanno saputo porre le basi di una relazione proficua con le organizzazioni di volontariato e con tutti gli attori sociali del territorio”.

Un bilancio dunque positivo nonostante la crisi, come emerso anche dalla relazione di Luigi Russo, presente in rappresentanza dell'Osservatorio regionale del volontariato al convegno "20082010: riflessioni sul volontariato in Puglia e confronto con le istituzioni" del 19 aprile, che ha riportato i primi dati di una ricerca sul volontariato pugliese commissionata dalla Regione Puglia a Csv Puglia Net. “Dal 2005 al 2009 rileviamo un tasso di crescita del volontariato straordinario. Oggi in Puglia contiamo 90 mila volontari a fronte dei 45 mila di sei anni fa, volontari che crescono soprattutto nella fasce di età medie e giovanili, per un totale di 2100 associazioni di volontariato effettive. Crescita da imputare, in parte, anche all'apporto e all'attività dei Centri Servizio al volontariato Volontariato provinciali”. Al convegno inaugurale sono intervenuti anche Lorenzo Di Napoli, vicepresidente della Consulta nazionale Co.Ge. e Sabina Polidori, dirigen-

te della Divisione Volontariato presso il Ministero del Lavoro. In chiusura Roberto Giusti, rappresentante ACRI ha sottolineato l'importanza, in funzione di garanzia, della presenza nei Comitati di gestione regionali della maggioranza di componenti di nomina delle Fondazioni bancarie.

La due giorni è proseguita, nella giornata del 20 aprile con un seminario riservato ai componenti della Consulta nazionale durante il quale è stato presentato il “Compendio statistico nazionale sull’indice della densità organizzativa” a cura della Consulta stessa. Antonio Carbone

Primo compendio statistico su CSV e Co.Ge. Presentata a Polignano a Mare l'indagine sulle attività di Centri di servizio al volontariato e Comitati di gestioni curata dalla Consulta nazionale Co.Ge.

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a Consulta nazionale dei Comitati di gestione dei fondi speciali per il volontariato ha da poco pubblicato il primo compendio statistico relativo ai Csv ed ai Comitati di gestione dei fondi speciali per il volontariato. L'indagine presentata dalla consulta Co.Ge. ha carattere sperimentale e i dati riportati sono aggiornati al 2008; l'obiettivo è quello di dare vita, partendo da questa prima realizzazione, ad un sistema di monitoraggio periodico, sistematico e puntuale sulle attività dei Csv e dei Co.Ge, al fine di dare conto dei processi in atto, degli aspetti di criticità e di successo nel funzionamento del sistema dei fondi ex art. 15 della legge 266/91. I dati del rapporto si riferiscono a 77 Centri di Servizio per il Volontariato attivi nel 2008 e 20 Co.Ge. regionali; l'esito della rilevazione attesta che complessivamente i Csv registrano l'esistenza di ben 42.913 organizzazioni di volontariato (Odv), di cui il 61% iscritte ai pubblici registri. La crescita delle Odv iscritte tra il 1997 e il 2008 appare piuttosto accelerata, soprattutto in quattro regioni, tra cui la Puglia, dove l'incremento è stato del 302% con poco più di 2 Odv iscritte ogni 10.000 abitanti. A questo proposito occorre

comunque rilevare che la proporzione più elevata di Odv iscritte riguarda il nord, dove il Csv sono stati costituiti mediamente da più tempo. I Centri di Servizio sono attualmente attivi su tutto il territorio nazionale, esclusa la Provincia di Bolzano; in particolare vi sono 7 Centri regionali, 64 provinciali, 2 intraregionali, 2 interprovinciali e 2 sub-provinciali; inoltre vi sono due province (Torino e Foggia) su cui insistono due Centri. Sotto il profilo delle risorse umane attive presso i Centri, si contano 1.245 operatori, i æ dei quali è costituito da dipendenti o parasubordinati, il resto da collaboratori occasionali o professionisti. A questi vanno aggiunti numerosi professionisti che svolgono attività una tantum. Discorso a parte merita l'impegno degli organi deliberativi (800 persone complessivamente) che dedicano 2,5 a settimana (presidenti) e 1 giorno a settimana (vice presidenti). L'assegnazione finanziaria ai Csv è pari in media a 1.280.000 euro (anno 2008), pur se con un range di valori molto distanti in ragione della diversa dimensione dei territori di competenza; un certo gap si riscontra inoltre tra le erogazioni ai Csv del Nord Italia e quelli del Mezzogiorno dove, a fronte del 23,8% della popolazione si

deposita il 15,9% dello stanziamento. Per ciò che concerne la governance dei Csv, questa è costituita in larghissima parte dalle Odv, che gestiscono i centri stessi; dai dati rilevati si evince che il 16,6% delle Odv rilevate ñ vale a dire 7.129 unità, sono direttamente coinvolte nella gestione dei CSV; le Odv socie sono in media 107 unità per Csv. L'organo direttivo (in media 10 componenti per CSV) è il motore pulsante del Centro e si avvale della presenza dei diretti rappresentanti delle Odv per definire le strategie e gli indirizzi da rendere esecutivi attraverso lo staff tecnico. Andando ad analizzare il funzionamento dei Comitati di gestione, si rileva innanzitutto che il presidente e nella totalità dei casi espressione di nomina delle fondazioni di origine bancaria a cui spetta il finanziamento dei Centri; la loro è una funzione di garanzia rispetto all'impegno finanziario ed al buon uso di tali risorse. Rappresentanti dei Co.Ge. fanno parte degli organismi direttivi e di controllo dei Centri, svolgendo un ruolo importante in quanto osservatori dell'andamento delle attività e portavoce delle istanze regolative, di indirizzo e supervisione sull'utilizzo dei fondi, che sono specifiche dei Co.Ge. Antonio Quarta


ASSOCIAZIONI

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Nasce anche a Lecce l'Aec, associazione europea per la tutela dei cittadini contribuenti Intervista a Valentina Castorina, presidente Aec Lecce

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inguaggio difficile e burocratico, cavilli e particolari che passano quasi inosservati, il modo di esprimersi degli avvocati risulta complesso ai più. La nascita dell’Aec, lo sportello dell' associazione europea per la tutela del cittadino contribuente, a Lecce, dovrebbe aiutare i cittadini a risolvere queste problematiche, ma chi può usufruirne e in che modo? L’A.E.C. si rivolge ai cittadini, ma solo ai contribuenti? L’associazione tende a conciliare le esigenze della Pubblica Amministrazione con quelle del cittadino contribuente, consumatore, risparmiatore e utente, giovani e immigrati che intendano avviare una propria attività. Lo sportello è a disposizione di quanti hanno in essere una posizione contributiva e fiscale verso la

Pubblica Amministrazione e l’erario. A proposito di immigrati, è curioso sapere che tra le parti scegliate di difendere il meno indifeso, in cosa consiste il Comitato nazionale per la tutela dei datori di lavoro delle badanti? Il Comitato si propone di fornire informazioni e delucidazioni in materia dei diritti-doveri del datore di lavoro; fornire assistenza nella redazione del contratto di lavoro; fornire assistenza all'associato nell'elaborazione delle buste paga mensili e contributi previdenziali; fornire consulenza ai consociati nella risoluzione delle eventuali controversie che dovessero sorgere con le badanti-collaboratrici domestiche anche per il tramite dei nostri conciliatori specializzati; organizzare incontri di aggiornamento-discussione sulle

eventuali problematiche inerenti al rapporto di lavoro. Quali servizi offre l’associazione? Sono servizi rivolti alla verifica della tipologia e presenza di clausole vessatorie su contratti, consigli su diritti e doveri del cittadino, fornitura di modulistica di base e normativa di riferimento. Ma anche consigli su acquisti effettuati fuori e dentro i centri commerciali, modalità resi e reclami, verifica regolarità multe, contravvenzioni e cartelle esattoriali. Informazioni su posizione contributiva o pensionistica. Verifica regolarità versamenti per tributi e tasse, bolli auto e varie, verifica ed assistenza per contratti di acquisto o di affitto immobili. L’assistenza è gratuita? Il primo approccio è gratuito, poi è necessario rivolgersi alla sede di

Udine che incarica un assistente legale che seguirà la causa fino alla conclusione e si stabiliscono le tariffe. Dunque, l’utente comunque per avere assistenza tramite la vostra associazione, deve pagare? Si, ma noi cerchiamo di garantire tariffe ridotte tramite un legale indicato dall’associazione. Laura Mangialardo

Axa, Arcobaleno e CulturAmbiente insieme per un parco ecosostenibile

I rifiuti? Possono diventare risorsa

L'azienda si è offerta di bonificare gratuitamente dall'amianto la zona dell'agro leccese dove sorgerà il progetto Alba

Attraverso il compostaggio domestico lo scarto organico può diventare terriccio da giardino

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n reale lavoro di rete e collaborazione verso un obiettivo comune: sviluppare una progettualità di grande valore per la cittadinanza, che promuova una cultura della salvaguardia dell’ambiente e della salute. E' la collaborazione che vede Axa - azienda da anni attiva nel settore delle bonifiche da amianto e dei rifiuti – offrire il proprio contributo e sposare in pieno l'azione portata avanti dalla Cooperativa sociale L'Arcobaleno e dall'associazione CulturAmbiente, impegnate a fondo nell'avvio del progetto Alba. Un progetto ambizioso di comunità aperta, un parco ecosostenibile che sorgerà all’interno di due strutture situate in agro di Lecce su via vecchia Copertino, nelle vicinanze del comune di San Pietro in Lama, due antiche masserie immerse in 10 ettari di verde, un agro – eco – sistema non ancora compromesso dall’intervento antropico ed in equilibrio stabile. Un ostacolo allo sviluppo e all'obiettivo stesso del progetto Alba è però costituito dalla presenza nel luogo di alcune vecchie tettoie di pollai e spazi tecnici con coperture in cemento e amianto che certamente minano la salubrita’del luogo. Qui sta il valore della collaborazione dell'azienda Axa, che si è offerta di procedere a titolo gratuito alla bonifica dell’amianto presente. Cultura dell'alimentazione e dell'ambiente, cura del corpo e dell'interiorità, lavoro verde e prevenzione delle dipendenze sono i settori su cui il progetto Alba intende agire, e in questo ambito CulturAmbiente si occuperà di seguire e proporre la realizzazione di tutti quegli interventi volti a mitigare l’impatto ambientale delle strutture e delle attività che si svolgeranno. Saranno realizzati quindi bagni con tecnologie a basso consumo idrico, alimentate con acqua piovana e acque reflue fitodepurate e riutilizzate in agricoltura, si utilizzeranno detersivi biodegradabili alla spina, arredamenti e accessori in materiali di recupero o certificati, impianti a basso consumo energetico, saranno promosse le energie rinnovabili, agricoltura bio con tecnologie sostenibili, cicli chiusi di autosufficienza, riuso.

rasformare il problema rifiuto in una risorsa? E' quello che può consentire di fare il compostaggio domestico, una buona pratica che sta cercando di promuovere tra i cittadini del Salento l'associazione socio-culturale Nuova Messapia di Soleto in collaborazione con il Meetup "Salentini Uniti con Beppe Grillo" di Lecce. Un percorso di sensibilizzazione e promozione di nuovi comportamenti che vuole coinvolgere anche associazioni della provincia di Lecce, gruppi di tutela paesaggistico-ambientale. La frazione umida costituisce di tutti i rifiuti indifferenziati una percentuale che varia dal 35% al 60%. Biologicamente il compostaggio è un processo che la natura applica quotidianamente, ovvero trasforma ciò che è lo scarto biologico di materia organica soggetta a decomposizione in elementi preziosi per la vita di altre specie vegetali o animali. Attraverso il compostaggio domestico si può quindi trasformare il rifiuto in qualcosa di tangibile e concreto che quotidianamente il cittadino correttamente informato può vedere sia nell'utilità che nell'efficacia. Il processo decompositivo già nei primi 40 giorni, se correttamente applicato, trasforma lo scarto cosiddetto "umido", o meglio organico, in humus fertilizzante e circa dopo 6 mesi in ottimo terriccio da giardino, il tutto senza conferire nulla in discarica, o peggio ancora incenerire. Cosa comporta? Altissimo risparmio dei costi di discarica per le casse comunali, altissimo risparmio delle risorse ambientali, territoriali e paesaggistiche, assunzione di responsabilità dei cittadini verso il proprio territorio e il proprio ambiente, tutela dei beni quali paesaggio, risorse idriche e importantissima riduzione dell'impronta ecologica, riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, sviluppo di un sistema di mutuo soccorso e solidaristico dove chi produce rifiuto organico può solidarizzare con chi ne utilizza. Per prendere contatti con l'associazione Nuova Messapia si può telefonare al numero 333-8451218, info@nuovamessapia.it, www.nuovamessapia.it.


AMBIENTE

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Realizzare case di paglia? Un'esperienza che valuterà di avviare la Cooperativa “Solidarietà Salento onlus”, che ha realizzato un laboratorio educativo-esperenziale sul progetto

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n'esperienza già concretizzata in diverse nazioni, compresa l’Italia, e che riguarda l’utilizzo della paglia come materiale di costruzione. E' l'esperienza che sta valutando di avviare anche nella provincia di Lecce la Società Cooperativa Sociale onlus “Solidarietà Salento”, che a questo proposito ha realizzato un laboratorio educativo-esperenziale di presentazione dell'idea, sulla base del quale capire la reale fattibilità del progetto da ogni punto di vista. La Cooperativa è impegnata da anni ad offrire servizi di tutela e integrazione ai minori in stato di disagio e supporto alle famiglie. Realizzare delle strutture con le "balle di paglia" è un sistema pratico e fare esperienza in un cantiere operativo può interessare sia chi intende cimentarsi all’auto-costruzione, che i progettisti e le imprese edili che vogliano acquisire informazioni e

competenze. La filosofia del costruire con materiali naturali ed ecosostenibili conduce allo sviluppo di un’interazione consapevole e rispettosa fra uomo e ambiente. Il valore educativo e formativo di questo cantiere, oltre a promuovere l’edilizia ecosostenibile, consente di coinvolgere, sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione, persone normalmente escluse da questa attività, donne, bambini e anziani, nonché piccoli artigiani locali. La conoscenza e le capacità in un cantiere con balle di paglia sono condivise con generosità e si predilige il lavoro di squadra che ha un effetto positivo sul benessere psico-fisico dei partecipanti. Le case costruite con le balle di paglia sono ancora poco conosciute in Italia. Richiedono una fase di pianificazione intensa ed una continua assistenza in cantiere. Questo metodo di costruzione risale alla fine

dell’Ottocento quando dopo l’invenzione della macchina imballatrice negli Usa, in Nebraska, stato povero di pietre e legnami per la costruzione, ma ricco di enormi pianure coltivate a grano, i primi coloni utilizzarono il loro materiale di scarto, il sottoprodotto del grano, la paglia, per costruire ricoveri provvisori, in attesa dell'arrivo delle carovane con i materiali da costruzione. I vantaggi? Le costruzioni sono completamente ecologiche, in quanto sfruttano il surplus di paglia prodotto dai campi per ottenere case molto efficienti. Fra i nemici della paglia ci sono naturalmente acqua, fuoco e vento. Ma quando vengono rispettati alcuni accorgimenti questi elementi naturali non rappresentano un problema. Per contatti con la Cooperativa: tel. 0832206322, www.solidarietasalento.it. Antonio Carbone

“Made in carcere”, miglior prodotto ecosostenibile d’Italia Al progetto leccese il premio Impresa Ambiente 2010, il più alto riconoscimento italiano per le aziende private e pubbliche che si sono distinte in un’ottica di sviluppo sostenibile, rispetto ambientale e responsabilità sociale

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a conquistato l’Italia il “Made in carcere”, simbolo di rinascita e riscatto economico, ecologico e sociale. Il 14 aprile scorso a Roma il progetto della Cooperativa Officina creativa di Lecce si è aggiudicato il Premio Impresa 2010 per la categoria “Miglior prodotto”. La premiazione si è tenuta nel corso di Ecopolis - la manifestazione internazionale dedicata ai temi dell'ambiente urbano e della sostenibilità – e ha riunito ‘capitani d’industria’ e piccoli imprenditori, società cooperative e colossi bancari, aziende agricole e multinazionali. Mondi all’apparenza lontanissimi, ma uniti da un valore comune: fare impresa nel rispetto dell’ambiente. Tra i 130 progetti in concorso -giunto alla 4° edizione- presentati da aziende di tutta Italia, la giuria ha selezionato ‘il meglio’ dell’innovazione sostenibile e scelto i 4 vincitori, uno per ogni categoria: “gestione”, “prodotto”, “processo/tecnologia”, “cooperazione internazionale”. Per il “prodotto”, l’idea ‘Made in Carcere’ ovvero manufatto di valori realizzato con materiali di scarto, ha portato la Cooperativa leccese alla vittoria tra 72 candidature. Si tratta di una cooperativa sociale tutta al femminile (nata nel 2007 nella casa circondariale di S. Nicola di Lecce) che, riciclando tessuti di scarto, produce borse dal design molto creativo.

Un'isola fatta di rifiuti nell’Atlantico Composta soprattutto di plastica, che proviene dalla terra ferma

L L’etichetta apposta su ogni prodotto indica che il tutto viene “realizzato con tessuti di scarto e riciclati per offrire un’altra chance alle donne detenute e una doppia vita a tessuti ed oggetti”. Una sostenibilità a tutto tondo, quindi, quella della cooperativa salentina, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, che ha consentito così anche la reintegrazione sociale di un gruppo di donne detenute. Importante – e non certo secondario ai fini dell’attribuzione del premio – è il quantitativo di merce finora venduta: oltre 100.000 pezzi nei principali mercati, da Milano a Londra, New York, Stoccarda. Le imprese vincitrici, e quindi anche il progetto “Made in Carcere” saranno ammesse di diritto alla prossima edizione dell’European Business Awards for the Environment, rappresentando a livello continentale le eccellenze italiane. Silvana Sarli

’organizzazione American Geophysical Union, durante il recente Ocean Science Meeting, ha reso nota la presenza nell’Oceano Atlantico, vicino al Mar dei Sargassi, di un’isola fatta di rifiuti. Sono soprattutto materie plastiche che misurano meno di un centimetro e pesano meno di 0,15 grammi. Si ipotizza che ci sia mediamente una concentrazione di materie plastiche di circa 20.000 per kilometro quadrato, con punte di 200.000. Purtroppo non si hanno ancora molte notizie, perché gli scienziati e i pescatori non frequentano queste zone poco produttive. Inoltre la spazzatura è translucida e non è possibile localizzarla con i satelliti, quindi bisogna studiarla direttamente dalla barca sul posto. È molto simile alla grande chiazza di rifiuti del Pacifico che, scoperta negli anni 50’, ha continuato a crescere alimentata per il 20% da rifiuti delle navi e delle piattaforme petrolifere, per 80% direttamente dalla terra ferma. A permettere che i rifiuti non si disperdano ci pensa il vortice del Nord Pacifico, formato da quattro correnti. Entrambe le discariche potrebbero avere una profondità pari a 10 metri. Il problema più urgente è che la plastica oltre ad uccidere i grandi mammiferi, frammentandosi viene ingerita dagli organismi filtratori, che poi rientrano nella catena alimentare fino all’uomo. L’unico modo sicuro per diminuire queste discariche oceaniche è riutilizzare maggiormente la plastica, oggi riciclata solo per il 5%. Sara Beaujeste D’Arpe


AMBIENTE

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Autorizzato dalla Regione Puglia il primo parco eolico in mare

Ambiente: dalla rivoluzione del “porta a porta” alla posidonia

Sorgerà al largo di Tricase attraverso ventiquattro turbine che verranno installate ad oltre venti chilometri dalla costa

Intervista al Dirigente dell’Ufficio Ambiente di Lecce, Fernando Bonocuore

S L

a Regione Puglia ha autorizzato la realizzazione del primo impianto eolico off shore. Ventiquattro pale in grado di sviluppare 90 megawatt di potenza verranno istallate al largo di Tricase. Il primo progetto approvato dalla commissione di valutazione d´impatto ambientale è quello presentato dalla Sky Saver. Una società creata a Santeramo in Colle della multinazionale Blue H e partecipata dalla Dufenergy, compagnia elettrica lussemburghese. “Il progetto – rende noto un comunicato diffuso dall´assessore all´Ecologia Lorenzo Nicastro - è innovativo da un punto di vista tecnologico e ambientale”. Il parco eolico, infatti, sarà costruito in mare aperto a oltre 20 chilometri dalla costa salentina. Una distanza che abbassa l´impatto che le 24 pale avranno sull´ecosistema del basso Adriatico. Il parco eolico in questa logica non rovinerà il panorama di Tricase perchè a quella distanza le turbine saranno praticamente invisibili a occhio nudo. Anche il fondale sarà tutelato da questo tipo di impianto. In mare aperto, le turbine non possono essere ancorate al suolo ma sospese su enormi piattaforme galleggianti. "Infine – si legge nella nota della Regione - in considerazione della notevole distanza dalla costa si può affermare che le turbine non interferiranno con le rotte migratorie degli uccelli”. Antonio Carbone

Energia per cambiare” è il filo conduttore del Festival dell’Energia 2010, in programma a Lecce dal 20 al 23 maggio prossimi, inteso come possibilità di guardare all’energia sia per ricreare condizioni più favorevoli di sviluppo economico e sociale, sia per affrontare in modo diverso le sfide che tutti abbiamo di fronte in campo ambientale. Quattro giorni di eventi per promuovere il dibattito tra istituzioni, cittadini, aziende e associazioni sui grandi temi energetici, con oltre 50 appuntamenti e circa 100 ospiti di prestigio (Prestigiacomo, Scagliola, Rutelli, Carlo Rubbia, Luciano Maiani, Vittorio Prodi, Gianni Silvestrini, Gunter Öttinger, Shai Agassi). Si parlerà di nucleare con un approfondimento sul problema del consenso, di sviluppo delle fonti rinnovabili e loro profittabilità anche in chiave di green economy, di efficienza e risparmio energetico come basi per raggiungere gli obiettivi europei, di mobilità sostenibile con focus sulle auto elettriche e sulle infrastrutture necessarie alla loro diffusione. Sempre in tema di infrastrutture, si discuterà della necessità di una rete intelligente per la distribuzione dell’energia che sappia rispondere alle reali esigenze della nostra società,

i parte da un dato: secondo una classifica di Legambiente Lecce è una città autosufficiente per produzione di energia. Del resto, siamo circondati da impianti eolici e fotovoltaici. Ma con la raccolta differenziata siamo ancora molto indietro. L’attesa rivoluzione del “porta a porta”, ad esempio, prevista per fine aprile nel bacino dell’ATO Lecce/1 (che comprende la città capoluogo e altri 26 comuni), è stata rimandata a settembre. Il Comune non può avviare il progetto fino a quando la Regione non darà il via libera al finanziamento di 7 milioni di euro. “Siamo fiduciosi che i fondi vengano erogati proprio in questi giorni per consentire l’investimento iniziale- dichiara l’arch. Fernando Bonocuore, dirigente dell'Ufficio Ambiente di Lecce-. Il progetto è già pronto da tempo, abbiamo anche risolto alcuni piccoli dettagli. Con l’ok della Regione, potremo partire a settembre”. Il servizio di porta a porta nel capoluogo salentino è in realtà già operativo nei quartieri Centro storico e rione San Pio, ma la raccolta è settimanale e multimateriale. Con il nuovo progetto, invece, il sistema prevede la scomparsa dei cassonetti, la raccolta monomateriale e più volte alla settimana. Intanto, è partita una campagna estiva di disinfestazione massiccia e mirata antilarva, antialato, contro pulci e zecche, deblattizzazione, derattizzazione ecc. “Il programma a lungo termine – ha specificato Bonocuore - prevede un totale di 45 interventi che si protrarranno fino a novembre”. In alcuni Comuni del nord Italia è stata lanciata l’iniziativa di ‘rimettere in circolazione’ i pipistrelli, anti-zanzare ‘naturali’ per un risparmio in pesticidi e rifiuti, posizionando cassettine speciali. E’ d’accordo su questa linea? “Attendiamo i primi risultati concreti e poi potremmo pensarci”. A proposito di metodi “naturali”, come considerate l’effetto della posidonia per il ripascimento dei litorali sabbiosi, visto il risultato di Ugento? “Personalmente, sono un sostenitore di questo metodo. Il Comune di Lecce lo aveva già adottato e con discreto successo, ma abbiamo incontrato le lamentele dei bagnanti, perché non gradivano la presenza di queste alghe, e tre anni fa siamo stati costretti ad interrompere l’intervento con posidonia”. Silvana Sarli

Lecce, capitale dell’Energia A Lecce dal 20 al 23 maggio 2010 la terza edizione del Festival dell’Energia: dalle reti al nucleare, dalle rinnovabili al diritto globale

guardando anche ai Paesi in via di sviluppo dove l’energia elettrica non è ancora un bene condiviso. E ancora, al Festival si farà il punto sul rap-

porto tra energia e cambiamenti climatici, dopo l’esito incerto dell’incontro di Copenaghen. Anche in questa edizione i temi saranno affrontati

lungo due percorsi distinti, uno di impostazione più istituzionale “per conoscere” (evento inaugurale e tavole rotonde) e uno di taglio più divulgativo “per approfondire” (talk show, presentazioni di libri, incontri one to one). Si rinnova l’attenzione verso la ricerca con lo Spazio Innovazione, un’area dove saranno presentati 10 progetti all’avanguardia tecnologica selezionati dal Comitato Scientifico tra gli oltre 60 pervenuti attraverso il Call for papers, il bando lanciato dal Festival. La manifestazione è promossa da Aris - Agenzia di Ricerche Informazione e Società (associazione no profit che si occupa di progetti di ricerca, divulgazione e informazione nei settori ambiente, energia e infrastrutture) in partnership con Assoelettrica e Corriere della Sera, e in collaborazione con Federutility, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e i patrocini della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e di tutte le Istituzioni territoriali. Il programma dettagliato su www.festivaldellenergia.it. Silvana Sarli


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275, tutta un'altra storia Un tracciato che risponde ad esigenze di altri tempi. Qui lo percorriamo svelandovi perchè si è deciso di continuare su questa strada • di Tiziana Colluto

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’è il sole quando ci mettiamo in viaggio in direzione Leuca. “Viaggio” lo chiamano i leccesi della città. Leuca per loro è in capo al mondo, non in capo al Capo. Forse è colpa di quel sapore esotico da “ ‘ppoppito” che il Basso Salento conserva ancora. Ma, meno romanticamente, ci convinciamo che la colpa è tutta di una

Via dei Pellegrini - Macurano strada che allunga il tragitto, si insinua nei centri storici, rallenta il passo. Si chiama 275. Una statale che, è vero, di statale ha molto poco. Quando superiamo Scorrano ed entriamo nell’imbuto a due corsie, di fronte a noi, in fila, troviamo un tre ruote, un camion e un trattore, oltre alle varie automobili. Sì, è una strada lenta e pericolosa. A Montesano rallentiamo ancora. È il primo centro abitato tagliato in

due, a cui seguono nell’ordine Lucugnano, Alessano, Montesardo, Gagliano del Capo. È una strada che va ridisegnata. Non c’è verso. E quando proviamo a prendere in mano una matita per farlo, sulla cartina del Salento abbozziamo un tracciato molto prossimo a quello mandato in gara d’appalto dall’Anas. Una lunga lingua d’asfalto che, in un batter d’occhio, collega il capoluogo alla minuscola Leuca. Eccola lì. Poi ci fermiamo a pensare. Il disegno non ci convince. Forse dovremmo tornare sul territorio per capire dove andrebbe ad impattare. E così facciamo. Riprendiamo l’auto e ripartiamo. Stavolta con noi qualche goccia di pioggia e la cartografia del tracciato della nuova 275, quello vero, quello della Pro.Sal dell’ingegnere Angelo Sticchi Damiani. È a Montesano che iniziano i problemi, in coincidenza con il terzo tratto della nuova 275, quello che non riammoderna il percorso già esistente ma ne immagina uno totalmente nuovo, con un'incidenza talmente invasiva che in fase di progetto preliminare è stato addirittura il Ministero dell'Ambiente a dover richiamare l'attenzione dei progettisti sulle prescrizioni ecologiche. Quando incontriamo i cittadini di Tricase, il clima è teso. Sì, il Comune riceverà 3,5milioni di euro di ristoro economico, ma avrà una fisionomia trasformata, oltre che 60 ettari espropriati. La nuova 275 correrà per 8 km tra terrapieni e trincee, addirittura con una galleria di 70 metri per evitare di incrociare la Tricase-Lucugnano. Poi il tracciato andrà a sovrapporsi, cancellandola totalmente, all’antica via dei pellegrini. Un sacrificio che molti sarebbero disposti a fare, se un’alternativa non ci fosse. Ma l’alternativa per loro c’è, sebbene la Commissione

Via l’abbia già scartata. Da Montesano, la 275 a 4 corsie si dovrebbe collegare con la Sp 335, la cosiddetta Cosimina, circonvallazione di Tricase, e, dopo aver bypassato i centri di Tiggiano e Corsano con un progetto di apposite tangenziali già approvato in Provincia, terminerebbe sull'incrocio con la Sp 210, quello con la Marina di Novaglie, per poi immettersi sulla Sp81 fino a Leuca. È a questo stesso incrocio con la Sp210 che arriva il progetto delle 4 corsie, a cui però non basta raccordarsi alla Sp81, appositamente messa in sicurezza, magari superando il centro abitato di Gagliano del Capo con un’apposita extramurale. Per fare questo il costo già quantificato è di 8milioni di euro. Invece? Invece è accaduto che di milioni ne sono arrivati 135 dal Cipe, per completare proprio l’ultimo lembo, da San Dana a Leuca. Soldi che si aggiungono ai 165milioni di euro della Regione Puglia. Ma, soprattutto, soldi da spendere. A tutti i costi? A quanto pare sì. Immaginandosi un bel viadotto per sorreggere 480m di strada, con 500 m di rampe a monte e a valle, 12 coppie di piloni alte fino a 9,5m, per fare cosa? Per scavalcare appena 2m di ferrovia, tra le campagne di San Dana! Non solo. Il nuovo tracciato immagina di procedere verso Leuca su un terrapieno alto 5 metri che funge da saracinesca tra le comunità di Gagliano e della minuscola Salignano, per arrivare di corsa a Finibusterrae con una grande rotatoria da 450m di diametro e 1.413m di circonferenza, la più grande di Puglia. Per alcuni questa altro non è che l’innocua geometrizzazione di tracciati già esistenti, ma la relazione archeologica redatta per Alessano mette sull’attenti: “a sud della chiesa di Madonna Rasce

risulta segnalata la presenza di un vero e proprio casale medievale con localizzazione incerta, che corre il rischio di venire inaspettatamente intercettato dalla 275”. Eppure, per percorrere l’attuale 275 da San Dana a Leuca noi, sotto la pioggia, abbiamo impiegato

appena 9minuti, attraversando un centro abitato, fermandoci a due semafori, rispettando i limiti di velocità ridottissimi. Quanto farebbero guadagnare le 4corsie? Qualche minuto? E a quale prezzo? La verità è che quel mastodontico progetto è il figlio di un tempo altro, quello di un Sud Salento votato al manifatturiero. Lo si è voluto Continua pag.10


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La 275 e il ruolo dell’opinione pubblica Quando la cittadinanzattiva funzione migliora anche la politica. C'è più informazione, più consapevolezza, più partecipazione. E le menzogne della politica-informazione non hanno effetto. • di Luigi Russo

Viadotto San Dana

O

gni posizione è legittima, quando si esprimono valutazioni circa le decisioni che coinvolgono i cittadini e la vita sociale ed economica, di un territorio, di un paese. Questa è l’anima della democrazia, il dialogo, la discussione. Tutto sta nel mantenersi

Cripta Sant’Apollonia - San Dana dentro i ruoli che la democrazia assegna ai vari soggetti coinvolti. Se, infatti, ognuno svolge il proprio ruolo, sicuramente accade che il Bene comune cresce; se invece si cerca di travalicare dal proprio ruolo si combinano pastrocchi, si generano mistificazioni. Questo principio generale lo si può applicare alle politiche economiche, alle politiche sociali, alle politiche sanitarie, alle politiche ambientali, a

tutte le politiche degne di questo nome. Il caso della battaglia in atto nel Salento circa l’ammodernamento della S.S. 275 da Maglie a Leuca si inserisce in una dinamica di “cittadinanza attiva”, quella cosa che – quando c’è e funziona – migliora la politica, riesce a mettere a fuoco i problemi, riesce a individuare bene le soluzioni compatibili; merita pertanto una a riflessione pacata e profonda, per sgombrare il campo dai pregiudizi, dalle letture parziali, dalle generalizzazioni. Premessa: c’è la legittima domanda di un collegamento stradale sicuro e agile tra Maglie e Leuca che viene messo in cantiere 25 anni fa. Questo progetto nasce in un certo modo, diciamo così “non invasivo”, costruendo delle extramurali e regolando gli incroci a raso di quei 40 km; poi piano piano il progetto si ingigantisce, della serie “l’appetito viene mangiando”, e ci si ritrova con un progetto approvato dal CIPE-ANAS nel 2009 che trasforma il progetto in “strada di tipo B”, cioè un’autostrada di interesse nazionale (!), che non tiene conto delle perplessità di tanta parte del mondo ambientalista salentino e della stessa politica, ma non tiene conto neppure di due delibere della Regione Puglia (principale finanziatrice), che pensano a una “strada parco”. Le risorse a disposizione ci sono: 155 milioni della Regione Puglia, 133 milioni (anche se questi soldi del CIPE collegati ai fondi FAS, come è ovvio, non sono certi). Ma il CIPE/ANAS fa comunque la voce grossa: o il progetto per intero, così com’è, a 4 corsie fino a Leuca, oppure niente. Un ricatto. E qui c’è una spaccatura molto forte tra politici e politici, e tra cittadini e cittadini: la destra, e i cittadini ad essa vicina, dice: “accettiamo il ricatto,

altrimenti perdiamo tutto”; il centro e la sinistra hanno una posizione di compromesso; gli ambientalisti e le associazioni culturali dicono: “non possiamo accettare il ricatto, fermiamo la strada a Montesano e poi messa in sicurezza dell’esistente fine a Leuca”. Entriamo ora nel merito della vicenda, dal punto di vista strategico. 1. Una prima considerazione sul percorso decisionale. Come è possibile che un’opera così importante (quasi 300 milioni di euro) venga realizzata quasi “alla cieca”, prati-

scontro vita-morte, persino quello dell’abbattimento della mortalità per cancro ai polmoni, o quello dei danni alle abitazioni per il passaggio dei TIR (!), insomma una sorta di “strada salvezza”? 2. Una seconda considerazione sui ruoli dei principali soggetti in gioco. La politica, principale sostenitore del progetto di ammodernamento della Maglie-Leuca, negli ultimi 25 anni è morta e risorta almeno 10 volte, non c’è quindi una memoria storica delle motivazioni del progetto, non c’è una strategia,

Chiesa Madonna delle Rasce camente senza che vengano effettuate analisi economiche, ambientali-paesaggistiche, storico-antropologiche adeguate e condivise? E senza dare adeguato ascolto alle legittime perplessità dei soggetti non istituzionali (le associazioni) del territorio? E utilizzando la forzatura del “tutto o niente”, un atto di imperio, per chiudere il dibattito? E costringendo i poveri sostenitori della 4 corsie fino a Leuca a utilizzare l’argomento ideologico dello

rimangono solo protagonismi contrapposti di sindaci “banderuole” o assessori mutanti, sostenuti da movimenti o comitati creati ad hoc dalle segreterie dei partiti, una sorta di “associazionismo a chiamata”, oppure di “associazionismo dell’emotività”, rispettabilissimo, certo, ma troppo concentrato sulle paure al punto di perdere la visione globale della vicenda. I tecnici che hanno Continua pag.10


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Lucugnano

Presidente del Sisri, stabiliva che quest’ultimo avrebbe ritirato la sua proposta progettuale e avrebbe addirittura esperito la gara d’appalto per dare inizio ai lavori del primo. La storia è continuata al contrario. Forse ora una nuova strada più scorrevole e sicura l’avremmo già avuta. Però probabilmente costava troppo poco per accontentare gli appetiti di molti. Di troppi. A Leuca alla fine ci siamo arrivati lo stesso. E quando la pioggia ha smesso di venire giù, vi dirò, è stato anche bello perdersi tra le viuzze di Arigliano, Salignano, San Dana, Ruggiano, Barbarano, Patù. L’intero Capo di Leuca, non Leuca soltanto, non ha prezzo.

Lucugnano

La 275 e il ruolo dell’opinione pubblica

pensato il progetto sono la vera memoria storica, e si sono mossi in verità con una coerenza stupefacente: una coerenza al rialzo dei costi e delle cose da fare, ovviamente, e non certo per motivazioni legate al Bene Comune e alla salvaguardia del territorio; insomma, più soldi si catturano, più economia si può mettere in moto, e – certo non guasta – più guadagni per i tecnici e gli imprenditori; non risulta a nessuno, infatti, che i progettisti abbiano fatto tutto gratuitamente!!! Gli ambientalisti, anche loro hanno avuto una coerenza molto forte: da subito hanno avvertito il danno che un progetto sovradimensionato poteva avere; ma poi sono stati tenuti all’oscuro delle manovrine di qualche politico salentino (di destra e di sinistra!!!), che ha prodotto l’aberrazione della strada di tipo B, dell’autostrada di interesse strategico nazionale, con gallerie e ponti e svincoli e complanari; oggi questi stessi ambientalisti esigono da Vendola una rottura del gioco perverso, e gli chiedono di rompere il ricatto e di tornare a svolgere il ruolo che spetta alla politica: “decidere”. A costo anche di rinunciare all’obolo del ricatto: i soldi – veri o presunti – del Cipe!!! 3. Una considerazione, ancora, sul ruolo dell’informazione salentina. Mentre in generale la vocazione dell’informazione è quella di entrare in maniera tendenzialmente neutrale nei processi, mettendone in rilievo i lati positivi e quelli negativi, mettendone in risalto le crepe per alimentare la discussione e l’interesse, è accaduto che gran parte delle testate hanno interpretato questa neutralità lavorando con il bilancino, senza prestare attenzione al valore e ai contenuti dei comunicati. E addirittura un gruppo editoriale importante ha scelto di sposare il progetto voluto dai tecnici, da una parte

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275, tutta un'altra storia

così per collegare zone industriali che si sognava opulente, ma che si sono ritrovate sedute su marciapiedi vuoti ad aspettare la cassa integrazione. E non è un caso che sia stato voluto proprio così dal Consorzio Sisri, il Consorzio, cioè, per lo sviluppo industriale di servizi reali alle imprese. Eppure, non va dimenticato, questo stesso progetto è stato già bocciato, nel 1996, quando Anas e Provincia hanno optato per un altro sorto in parallelo, meno impattante, redatto dal Consorzio dei Comuni del Capo di Leuca e che aveva già ottenuto un finanziamento di 40miliardi di Lire dal Ministero dei Lavori Pubblici. Un Protocollo d’Intesa, che porta pure la firma dell’allora

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dei politici, da una parte delle imprese: molti servizi televisivi hanno messo a fuoco in maniera ideologica il problema della 275 solo nei suoi aspetti legati alla sicurezza (come dimenticare un servizio televisivo nel quale si fa l’elenco di tutti i morti per incidente stradale nei comuni interessati al percorso della 275?), quindi giocando sull’emozione e sulla paura. C’è la speranza che l’informazione meno “quotidiana”, più pervasiva e riflessiva, recuperi questo deficit di conoscenza, dando spazio alla vera problematizzazione delle questioni e non alla informazione spot, gridata, manipolata, fuorviante. 4. Infine, l’ultima questione è quella che vorrei definire “la titolarità della parola fine”. Possibile che in questo nostro Salento ogni cosa importante, ogni scelta strategica complessa, ogni problema vero debba trovare soluzione nelle aule giudiziare? Possibile che debba essere il TAR o il Consiglio di Stato a decretare che cosa si deve fare e che cosa non si deve fare? Se questo accade – e accade – vuol dire che c’è una vera crisi dei ruoli dei vari soggetti di cui abbiamo parlato. E allora si impone la fine di questa conflittualità mascherata di politica, di questa mania dei percorsi muscolari piuttosto che cerebrali, per arrivare a costruire un intreccio tra opinione pubblica e classe politica che renda tutti più capaci di riflettere, di prospettare progetti, di governare i fenomeni, avendo un solo obiettivo: il Bene Comune. E non già l’interesse particolare di questa o quella lobby. E non già la religione del “No a tutto”. Fare tutto per guadagno oppure dire “No” a tutto, sono le due facce di una stessa medaglia, quella della immaturità democratica. E’ tempo di fare un passo avanti.

Lucugnano


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Una nuova social card

Per non dimenticare. Contro le mafie, per la legalità

Un piano di 665 milioni di euro in tre anni per la lotta contro la povertà: la nuova proposta Acli

L'Associazione Nomeni per Antonio Montinaro organizza a Calimera un ciclo di appuntamenti per tenere viva la memoria. Documentari, libri, dibattiti perchè “ognuno faccia la propria parte”

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ue milioni e 400 mila potrebbero essere i destinatari della nuova social card. La proposta giunge dall’Associazione Cattolica Lavoratori Italiani (Acli) per le persone che in Italia versano in una situazione di povertà assoluta. La nuova social card, secondo la proposta Acli, dovrebbe garantire ai beneficiari una media di 133 euro mensili, a fronte dei 40 di quella introdotta dal governo. Nessuna limitazione di età né di appartenenza nazionale, la carta sarebbe infatti disponibile anche per i migranti che vivono in Italia sulla base del principio per cui la povertà non ha età né nazione, come ricorda l’Unione Europea che ha denominato il 2010 “Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. E finora solo tre Paesi membri sono ancora privi di una misura “universale” a tutela della povertà delle famiglie: Grecia, Ungheria e Italia. Tanti i limiti della social card introdotta dal Governo: basso numero di utenti che ne hanno usufruito, esigua consistenza economica e assenza totale di servizi alla persona, oltre a tutte le problematicità legate all’attivazione. La proposta delle Acli risponde invece con pragmatismo: differenziazione geografica legata al costo della vita più alto al Nord rispetto al Sud, e al reddito, con una flessibilità dell’aiuto per una media che si aggira intorno ai 133 euro. Con un allargamento graduale del servizio, la nuova social card arriverebbe a coprire tutte le famiglie in stato di povertà entro il 2013, un piano triennale con “un volume di risorse rispetto agli abituali flussi di spesa pubblica. Una spesa agevolmente sostenibile se c’è una scelta politica in questa direzione”, secondo il presidente delle Acli Andrea Olivero. La gestione dei servizi e l’integrazione della social card sarebbero di responsabilità dei Comuni, con il coinvolgimento del terzo settore, secondo i principi di un welfare locale e sussidiario perfettamente in linea con la riforma “federalista” dello Stato. Laura Mangialardo

Se ognuno di noi non fa la propria parte è inutile pensare di delegare agli altri, o rimproverarli di aver sbagliato. In questo modo la cultura mafiosa, di cui si parla meno ma che continua ad esserci, non verrà mai sradicata”: così Matilde Montinaro - presidente dell'Associazione “Nomeni per Antonio Montinaro”nata a Calimera in memoria di suo fratello, capo della scorta del giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci del 1992 – presenta il ciclo di iniziative “Per non dimenticare. Contro le mafie, per la Legalità: quando ognuno fa la propria parte”. Una serie di appuntamenti organizzati dall'associazione “sempre con l'obiettivo di fare memoria, tenerla viva – ci spiega Montinaro. Questo è un paese che dimentica facilmente, ma soprattutto i più giovani devono conoscere, capire le storie e le vite di persone che si sono messe in gioco credendo in quello che facevano e in chi avevano vicino, come nel caso di mio fratello. Se per questi ragazzi non si costruisce un presente con questa memoria, non ci potrà essere nemmeno il futuro”. Per tutto il mese di maggio, dunque, Calimera ospiterà presso il Cinema Elio, con ingresso gratuito, una varietà di iniziative tra proiezioni di film e documentari, presentazioni di libri e dibattiti alla presenza di rappresentanti della Magistratura, dell’Antimafia, dello spettacolo, del cinema, del giornalismo, dell’editoria, dell’associazionismo, della musica, delle forze dell’ordine. Si parte martedì 4 maggio alla presenza dei rappresentanti di Avviso Pubblico e di Libera, il calendario prosegue con le date di martedì 11, giovedì 20, sabato 22, martedì 25, giovedì 27, sabato 29 e domenica 30, quando ci sarà anche, alle 18,30, una Santa Messa in Chiesa Madre celebrata da don Luigi Ciotti. La chiusura è prevista per lunedì 31 maggio, quando alle 20 si svolgerà l’assegnazione del Premio “Antonio Montinaro” attribuito alla migliore trasmissione radiofonica “Ti do la mia parola – Speciale orecchio acerbo”, a cura dell’Associazione Il Dado, per Radio Salentina di Martano.

Rapporto di Amnesty International su “Condanne a morte ed esecuzioni nel 2009” Nessuna condanna a morte in Europa nel 2009. Burundi e Togo hanno abolito la pena di morte

È

dal 1977 che Amnesty International lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Quest’anno c’è stato un ulteriore progresso verso la fine di quello che si può definire omicidio di Stato. Infatti per la prima volta da quando Amnesty International registra i dati, nel 2009 non è stata eseguita in Europa alcuna condanna a morte. In verità i due condannati bielorussi a rischio di morte nel 2009, sono stati uccisi in gran segreto all’inizio del 2010. Le famiglie si sono rese conto dell’esecuzione solo a fatto avvenuto, quando la madre di uno dei due è andato a trovarlo in carcere. Secondo Amnesty si sono fatti comunque grandi passi avanti verso l’abolizione di questa pratica disumana anche grazie alla moratoria sulle esecuzioni approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite già nel 2007-2008 e che è un utile strumento per dissuadere i Paesi dall’uso della pena di morte. Secondo il Rapporto di Amnesty International sulle “Condanne a morte ed esecuzioni nel 2009”, Burundi e Togo hanno abolito questa inumana procedura dal loro Codice Penale, portando a 95 il numero dei paesi che hanno eliminato la pena capitale nel mondo. La Cina ha sicuramente giustiziato più persone del resto del mondo messo insieme. Anche per

Amnesty è impossibile quantificare quanti detenuti siano morti, in quanto questo paese ha nuo-

vamente rifiutato di divulgare i dati che si aggirerebbero intorno alle migliaia. Sono 89 le persone decapitate in pubblico in Arabia Saudita e l’Iran ha eseguito ben 112 condanne a morte nelle otto settimane dopo le elezioni presidenziali. Entrambi i paesi hanno condannato a morte persone che erano minori al momento di compiere il reato. Gli Stati Uniti sono l’unico paese del continente americano ad eseguire condanne a morte. Nel 2009 ben 9 condannati sono stati rilasciati perché innocenti dopo aver però trascorso un totale di 121 anni nel braccio della morte. In Asia, non ci sono state esecuzioni in Afghanistan, Indonesia, Mongolia e Pakistan: per questi paesi è il primo anno senza esecuzioni da diverso tempo. La pena di morte continua ad essere segreto di stato in paesi come la Cina, la Bielorussia, l’Iran, la Mongolia, la Corea del Nord ed il Vietnam. Mentre in Cina, Iran e Sudan c’è un uso estensivo e politicizzato di questa pratica. In totale nel 2009 sono state eseguite condanne in 18 paesi e 714 esecuzioni documentate. I metodi utilizzati sono stati: fucilazioni, decapitazione, impiccagione, iniezione letale, sedia elettrica e lapidazione. Sara Beaujeste D’Arpe


DISABILITÀ

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A San Cataldo una spiaggia attrezzata per disabili Sono in corso i lavori di realizzazione della spiaggia di proprietà del comune di Lecce e gestita dalla cooperativa dei dipendenti comunali

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fine aprile si è diffusa la notizia che il Comune di Lecce sta realizzando uno stabilimento balneare a San Cataldo per disabili e dipendenti comunali. La notizia è stata da subito accompagnata dai timori che il lido potesse servire solo le persone disabili e perciò essere identificato come un ghetto. Per sfatare ogni dubbio sulla reale destinazione abbiamo raggiunto il consigliere comunale delegato alla disabilità prof. Roberto Martella. “La spiaggia è realizzata e gestita dalla cooperativa dei dipendenti comunali, ma non è riservata solo a loro. Tutti possono prenotare un posto per un giorno o tutta la stagione. Il 50% degli ombrelloni saranno destinati a tariffa agevolata al sociale, alle persone diversamente abili e ai soggetti indigenti, ma i restanti posti sono a disposizione di

chiunque voglia frequentarlo”. I lavori per allestire la spiaggia, situata in prossimità del molo Adriano sono già iniziati, in modo da renderla agibile per l’inaugurazione prevista per la fine di maggio. Saranno predisposte pedane per permettere ai disabili di muoversi liberamente per lo stabilimento e accedere al mare. Ci saranno docce e

bagni attrezzati e sono già state acquistate tre sedie Job, strumento indispensabile alla balneazione che con le grandi ruote permette al disabile di restare a galla. “Tutto è stato studiato secondo i più innovativi sistemi. I disabili saranno seguiti e accompagnati da figure professionali preparate” - ci ha detto il prof. Martella – “inoltre ci

saranno delle attività ludico-ricreative, le stesse che sono state sperimentate già dal comune nei diversi progetti delle estati passate”. Sicuramente sarà una delle poche spiagge salentine completamente attrezzata alla fruizione di tutti i cittadini e sicuramente la più vicina a Lecce, in modo che chi lavora presso il capoluogo avrà la possibilità di raggiungerlo in poco tempo e anche solo per la breve pausa pranzo. Già nell’ultima domenica di aprile, erano molti i disabili che, interessati al nuovo lido, si erano raggruppati fuori dalla recinzione, per “controllare” lo svolgimento dei lavori, felici per questa nuova possibilità di integrazione o più che altro di normalità: andare al mare. Sara Beaujeste D’Arpe

Quad e disabili: nuova dimensione di libertà

Sipario tv, la prima web tv gestita da disabili

uoversi e viaggiare provando la sensazione di libertà di una moto, che sia per girare in città o per raggiungere luoghi normalmente inaccessibili o immersi nella natura: per le persone disabili o con difficoltà nella deambulazione sono questi i motivi per cui negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per il quad, in America molto più diffuso della moto, in Italia solo da qualche anno un fenomeno in espansione. Il 25 aprile scorso a Fano, è stato un successo l’Open Day FMY “Quad e disabilità”, al quale hanno preso parte 80 disabili provenienti da tutta Italia. Ma che cos’è il quad? “Quad sta per quadriciclo, ed è il termine più usato- spiega Roberto Gaballo, titolare di un negozio di quad- ma la definizione originaria è A.T.V., All Terrain Vehicle, che rende l’idea della propensione naturale di questo mezzo a muoversi su qualunque tipo di terreno. Il quad è classificato come quadriciclo, ha un manubrio come una moto, ma in realtà è un ‘mini-fuoristrada’ e, da tre a sei ruote, consente una stabilità impossibile alle colleghe in asse su due. E’ molto comodo e maneggevole e per questo può essere guidato anche da bambini e disabili”. E noi abbiamo incontrato Donato Gioia, leccese, giocatore della squadra di basket in carozzina Lupiae Lecce, lui il primo quad lo aveva già comprato dieci anni fa. “Ho sempre avuto la passione per le moto e con il quad ho potuto provarne le emozioni. Amo poter andare liberamente in giro in città o dovunque voglia con la mia ragazza”. Possiamo comprendere perché anche il pilota di Formula 1 Alex Zanardi, paraplegico in seguito ad incidente abbia detto: “Il quad? i 10mila euro meglio spesi di tutta la mia vita! Con il quad vado a far la spesa ma faccio anche il fuoristrada, vado a prendere mio figlio a scuola e poi assieme andiamo a guadare un torrente. Con il quad prendo l’aria d’estate e vado sulla neve d’inverno”. Ma quanto costa un quad? Vi sono agevolazioni per disabili? “Il mio primo quad 125cc – risponde Gioia- mi è stato passato dall’ASL”. In effetti, il quad, il cui costo può variare dai 2000 ai 15mila euro, rientra nei parametri di copertura ASL delle motocarrozzette, come ausilio motorio per disabili. Patente A speciale e via! Silvana Sarli

Visibile sul web, sarà aggiornata quotidianamente con contributi video e audio inseriti in varie categorie

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i chiama Sipario Tv (www.sipariotv.tv) ed è la prima web tv europea interamente gestita da disabili. 15 ragazzi, disabili intellettivi e sensoriali, la cui età varia dai 20 ai 35 anni, ognuno con una mansione specifica: giornalista, fonico, regista, conduttore e così via. Sipario TV è articolata in sei canali e viene aggiornata quotidianamente. E’ la prima esperienza di questo genere a livello europeo, ed è legata alla associazione Sipario, che da diversi anni si occupa di progettare, organizzare e gestire momenti formativi e di svago per ragazzi con handicap intellettivi e deficit sensoriali. Da tre anni “I ragazzi di Sipario” cucinano e accolgono gli ospiti nel loro ristorante in via dei Serragli, a Firenze. Nel tempo libero giocano a golf, recitano e cantano, fanno canottaggio. Oggi si stanno cimentando nella sfida delle sfide con l'apertura, la gestione e la conduzione di questa web tv diversa(mente abile), con il suo palinsesto, i suoi programmi, la sua pubblicità, notiziari vari e approfondimenti compresi. E non manca il canale di cucina: ricette, catering per eventi importanti e altro ancora. “Grazie a questa esperienza - spiega Marco Martelli Calvelli, responsabile dell_associazione “Sipario” - i ragazzi disabili riescono ad inserirsi nella società grazie alla scoperta delle loro potenzialità, che resterebbero altrimenti nascoste. Finita la scuola superiore, questi ragazzi non sanno dove andare, noi vogliamo offrir loro un_opportunità sociale e professionale”. Tra i servizi mandati in onda sulla web tv ci sono interviste a fior di personaggi del territorio fiorentino (e non solo), dal mister della Fiorentina Cesare Prandelli all'arcivescovo Betori passando per il presidente dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze (che finanzia il progetto). “E' curioso sentire le domande dei ragazzi, che vengono accuratamente preparate insieme ad un'educatrice prima di ogni intervista – continua Marco Martelli Calvelli – A Prandelli per esempio non è stata fatta neanche una domanda sulla Fiorentina, mentre al vescovo Betori il primo interrogativo posto è stato “ma tu che lavoro fai?”. Daria Caione


DISABILITÀ

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Ricerca e tecnologia per una comunicazione più equa La tecnologia a disposizione dei non udenti per tradurre il linguaggio dei segni su pc e cellulari al servizio delle persone non udenti

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razie ad un innovativo programma statistico, il Politecnico di Torino in collaborazione con l’Ufficio ricerche Rai, sta sperimentando un nuovo sistema di traduzione dalla lingua italiana al Lis, lingua italiana dei segni. Quello utilizzato è Atlas, un programma che permette di tradurre, in base alle informazioni memorizzate, una grande quantità di elementi testuali elaborati in modo statistico. Il modello, durante la fase di apprendimento della lingua, viene fornito di una grande quantità di parole e sulla base di un sistema di probabilità di occorrenza dei vari termini, estrae automaticamente la sequenza di parole e le relative traduzioni memorizzandone l’ordine di sequenza e i dati. Le difficoltà sono legate alla relazione geografica esistente anche per il linguaggio, e al diverso significato che una parola assume in base

al contesto in cui viene utilizzata. Praticamente il testo viene elaborato in un meta linguaggio che viene definito EWLIS cioè estended written lis, contenente una serie di informazioni come la successione dei segni. Ma la sua qualità dipende in gran parte dalla quantità di materiale che viene introdotto durante la fase di apprendimento. Il sistema infatti, una volta appreso il materiale, quindi le parole, i significati e la traduzione in Lis, invia le informazioni a un attore virtuale con una serie di comandi di movimento. Questo attore è animato tramite un programma grafico al computer in grado di esprimere la

traduzione in Lis. Sono molto difficili da ottenere però, non solo la velocità dovuta al modellamento delle falangi e delle componenti dell’attore utili alla traduzione, ma anche la rappresentazione in tempo reale che richiede calcoli particolarmente complessi. Al momento, un sistema spesso utilizzato per la traduzione in Lis è quello della motion capture, cioè un meccanismo di sensori legato ad un attore che ne permette la cattura dei movimenti, un sistema sicuramente efficiente, ma molto costoso. Quello che si cerca di realizzare invece, è un progetto che dia una più ampia possibilità alle persone non udenti, assumendo

Commento di Antonio Formica, Presidente Ens

“Progetti come Atlas sono assolutamente necessari nella nostra vita quotidiana”

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’Ens (Ente Nazionale Sordi) da ben settant’anni si occupa di tutelare e proteggere le persone sorde in tutti gli ambiti della vita. Il fine dell’associazione è che ogni loro socio abbia il diritto ad una vita normale, a tutte le possibilità ed opportunità che hanno gli altri cittadini. Diventa pertanto fondamentale superare le barriere della comunicazione. Abbiamo illustrato il nuovo progetto Atlas al presidente dell’Ens di Lecce, Antonio Placido Formica, per sapere cosa ne pensa di questa straordinaria tecnologia e come, secondo lui, può aiutare le persone sorde. “I sordi a causa della propria disabilità incontrano molteplici difficoltà quando si ritrovano ad interagire con gli altri. Manca sempre qualcuno o qualcosa che li possa avvisare di eventuali imprevisti e aiutarli lì dove la comunicazione fallisce. Con questa tecnologia saremo sicuri di capire e sapere se ci sono imprevisti. Mi sembra un’ottima idea per evitare disguidi con uffici e persone che non riescono a comunicare con noi e sicuramente evita un’eccessiva perdita di tempo. Spesso se c’è un inconveniente dobbiamo chiamare il servizio ponte o cercare una connessione internet per capire cosa succede. E questo è possibile solo per i giovani: per loro è infat-

ti più facile interagire con la tecnologia. Speriamo quindi nella realizzazione di tecnologie adeguate, assolutamente necessarie, che ci aiutino nella vita quotidiana e che siano fruibili da tutti i sordi. Bisogna però vedere quale sarà il costo: si sa che quando nasce una nuova tecnologia, all’inizio utilizzarla è molto dispendioso. Mi auguro però che, con il passare del tempo, diventi come per i messaggi sul telefonino che ora per noi sono gratis. Suppongo che ci saranno delle difficoltà per i diversi tipi di LIS, che cambiano da regione a regione, e per gli anziani, che usano ancora quella tradizionale. Si potrebbero quindi aggiungere dei sottotitoli per chiarire i concetti ed evitare confusioni. Pensiamo sia comunque importante segnare piano e che il sistema debba essere posto in tutti gli uffici per avvisare anche chi non ha cellulare. Potrebbe essere un punto di partenza per successivi sistemi da utilizzare anche per servizi come ricerca numeri via sms, che ora avviene solo attraverso il “ponte telefonico”. L’idea di base per far funzionare una simile apparecchiatura è sicuramente la speranza che in Italia i segni siano presto uguali per tutti, in modo che sia più facile capirci.” Sara Beaujeste D’Arpe

Segue da Pag.1

un ruolo importante per favorire l’accesso ai canali di comunicazione. Strumenti come cellulari o computer sono progettati normalmente sulla base di utenti “tipo” e non dispongono di applicazioni specifiche per non udenti. Lo scopo della progettazione non è quello economico, bensì quello di aprire nuove porte anche nei contesti educativi, legali e sanitari oltre che nell’ambito della cultura e dell’intrattenimento. Questo nuovo sistema si rivelerebbe molto utile ad esempio nella traduzione immediata di una comunicazione sul telefono cellulare, garantendo anche ai non udenti determinati servizi a disposizione del resto della popolazione oltre che la traduzione simultanea dei programmi televisivi, di contenuti multimediali, la realizzazione di interfacce per l’accesso ai servizi pubblici e la possibilità di scegliere il traduttore che si preferisce e le sue dimensioni. Laura Mangialardo

“Non togliamo il 5 per mille al volontariato”

sostenere e a sviluppare. Ma se errori politici e gestionali sono stati fatti nel passato, e forse anche nel presente, tanto da mettere in crisi oggi la didattica e la ricerca, e quindi la qualità della formazione dei nostri giovani e il loro futuro, le associazioni di volontariato si chiedono perché per salvare questa Università occorra andare a togliere risorse al volontariato, promuovendo un campagna per orientare il 5 per mille verso l’Università di Lecce, così come si sta facendo attraverso tutti gli organi di informazione. Il 5 per mille per i volontari non è certo la salvezza, ma un aiuto importante, che si trasforma in servizi per disabili, poveri, immigrati, minori e famiglie in crisi, ambiente, cultura, donazioni di sangue e di organi, protezione civile. Tutti questi soggetti sono meritevoli, come l’Università, di ricevere le risorse del 5 per mille, ma non si può fare una guerra tra "poveri senza voce" e "impoveriti per scelte politiche". Bisognerebbe chiedere di sostenere la campagna del 5 per mille a favore dell’Università soprattutto a coloro che non l’hanno mai destinato a nessuno, e sono veramente tanti. Ma bisognerebbe chiedere anche agli imprenditori e alla Banche salentini di aprire generosamente i loro portafogli a favore dell’Università, come fanno gli imprenditori e le Banche del Nord. Oppure ai politici nazionali, regionali, provinciali di rinunciare al 20% dei loro compensi per destinarlo alle università. Ovviamente l’azione principale dovrebbe essere svolta nei confronti del Governo nazionale, per bloccare questa cattiva politica che favorisce il Nord, e colpisce il Sud in maniera mortale. La saluto cordialmente, certamente anche a nome dei 30.000 volontari salentini.


SPECIALE ACQUA PUBBLICA

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Campagna referendaria “L’acqua non si vende” • Pagina a cura di Carlo Corigliano

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ual'è l'importanza strategica e sociale di una campagna che ha come obiettivo la "ripubblicizazione dell'acqua"? Creare una sana e responsabile consapevolezza nella gente di quanto l’acqua sia di fondamentale e vitale importanza per ogni essere vivente. Consapevolezza determinata da incontri e confronti che nel tempo ci hanno portato e ci portano a sostenere questa battaglia di democrazia e civiltà con impegno e passione. La mercificazione e la privatizzazione dell’acqua porterebbero a problematiche sociali non indifferenti che ricadrebbero su tutti nessuno escluso, perché secondo la logica del capitalismo e della mercificazione potrà avere accesso all’acqua solo chi potrà pagarne le bollette salatissime (Cochabamba 300% di aumento delle bollette dell’acqua, Aprilia idem) che il gestore (multinazionale o società di capitali) imporrà. Questo è inconcepibile, immorale oltre che incostituzionale!!!E oltre il discorso economico ovviamente l’idea di mettere l’acqua nelle mani di società di capitali è un suicidio, perché ne andrebbe di mezzo la nostra libertà, la nostra vita sarebbe fortemente controllata da questi immensi potentati economici che ne deciderebbero le sorti solo in funzione di un concetto meramente capitalistico in cui, come già detto, chi ne farebbe le spese sarebbe la qualità di vita di ciascun essere umano in nome di un unico e solo dio:il profitto!!! Ritiene questa battaglia una questione di respiro internazionale? Assolutamente si. Esiste solo il 3% di acqua dolce nel mondo di cui il 2,7 % viene impiegato in agricoltura e industria, quindi resta lo 0,3% di acqua potabile per il fabbisogno quotidiano. Questo dato ci fa capire quanto l’acqua a disposizione non sia infinita!!! Nel nord del mondo questo non lo sappiamo, possiamo permetterci di farne uso e abuso senza sforzarci di capire quali siano le conseguenze a livello globale, vuoi perché ancora concepiamo la possibilità di acquistare l’acqua in bottiglia e quindi non ci sfiora l’idea che, domani, potremmo morire di sete, vuoi perché così ci hanno fatto credere finora secondo un unico pensiero capitalistico. Questa è una battaglia di respiro internazionale perché dai nostri stili di vita è determinata la vita di ogni uomo e donna sulla terra,è importante liberarci dalla nostra forma mentis provinciale secondo cui ciò che ci è vicino ci riguarda, il resto del mondo non dipende da me e non me ne curo! L’uso di carta, di caffè, di thè , di riso, di cacao ma di qualsiasi cosa importata dal sud del mondo, per la cui produzione comunque è necessaria l’acqua, determina un impoverimento delle risorse di quel paese e della sua popolazione impressionante per-

ché l’ economica è dettata dalle regole ben precise delle grandi multinazionali il cui unico e solo obiettivo è il profitto e non certamente la vita della gente. Qual è il contenuto specifico dei quesiti referendari di cui vi siete fatti promotori? I quesiti referendari sono tre e riguardano l’abrogazione di tre articoli di legge che, nel corso degli anni, hanno spinto sempre più verso la privatizzazione dell’acqua. La loro abrogazione fermerebbe la privatizzazione dell’acqua, aprirebbe la strada della ripubblicizzazione ed eliminerebbe ogni forma di profitto su questa risorsa. In che modo procederete rispetto all'organizzazione della campagna per la raccolta firme? In Puglia, come in ogni regione d’Italia, ci sono dei referenti provinciali di riferimento, per Foggia Bari, BAT, Taranto, Brindisi e Lecce. A Lecce vista la vastità provinciale siamo:Teresa Fiocco per l’area sud del Salento, MariaGrazia

Simmini per l’area nord e Antonella Mangia per il coordinamento di Lecce città. Con molte realtà associative, sindacali, partitiche e anche singoli, ci siamo ritrovati da tutto il Salento ospitati nella casa dei Missionari Comboniani a Cavallino,e lì ci siamo costituiti in Comitato Referendario Salentino “Acqua Bene Comune”. La risposta durante la prima giornata di raccolta firme il 25 Aprile scorso è stata splendida, 2170 firme raccolte nel salento in una sola giornata e 100 mila firme in tutta Italia, un successo straordinario che continua e non si ferma! Molti artisti salentini hanno dimostrato interesse verso la campagna, e contiamo sul sostegno di tutta la gente che nei giorni scorsi ha firmato con consapevolezza e conoscenza dell’argomento e che siamo certe continuerà, con il passaparola, a trasferire con passione l’importanza di questa battaglia nel cuore di ogni persona.Ci saranno molti banchetti sparsi per tutto il territorio talentino, pertanto invitiamo la gente a firmare!!! La campagna terminerà il 7 luglio e si devono raggiungere 700 mila firme perché possiamo dirci soddisfatti ed essere chiamati a votare “si” la prossima primavera , e gridare ad una sola voce “L’ACQUA E’ VITA…Liberiamola da qualsiasi mercificazione! Maria Grazia Simmini referente area nord Lecce Comitato Salentino acqua bene comune

Ecco i quesiti e quello a cui mirano PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. SECONDO QUESITO: aprire la strada della ripubblicizzazione Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato. L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. TERZO QUESITO: eliminare i profitti dal bene comune acqua Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del

Foto - Michele De Filippo

Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.


MINORI

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Pedofilia, i dati di Telefono Azzurro In due anni quasi settemila casi segnalati. La maggior parte di abusi commessi in famiglia. In Italia fenomeno sottodimensionato a causa delle mancate denunce

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n fenomeno sommerso e poco conosciuto. Questo il dato che emerge dall'ultimo dossier di Telefono Azzurro sulla pedofilia presentato lo scorso 5 maggio in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia. 6.623 casi di maltrattamenti segnalati alle linee di ascolto di Telefono Azzurro tra il 1° gennaio 2008 e il 15 marzo 2010, il 4% dei quali (ovvero 269 casi) relativi ad abusi sessuali. Lazio, Lombardia e Veneto le regioni che si guadagnano la maglia nera della classifica, con il 30% delle segnalazioni provenienti dai territori di appartenenza. Dati da assumere come meri punti di partenza per un fenomeno che in Italia, al contrario di altri paesi come Francia e Inghilterra, appare sottodimensionato

in quanto sconta la drammatica realtà della mancata denuncia ben superiore a quella di altri paesi europei. Tanti i luoghi comuni smentiti dai dati del rapporto, che evidenzia come tale tipologia di reati, al contrario di quanto si pensa comunemente, non hanno come sfondo le precarie condizioni di ambienti sociali degradati, ma sono commessi il più delle volte "da persone perfettamente integrate, quindi difficili da riconoscere". Il pedofilo non è, il più delle volte,un emarginato o un disadattato. Ma possiede, al contrario, molto spesso, la faccia rispettabile e rassicurante di un conoscente, quando non di un familiare stretto: genitori, nonni, conviventi, ma anche insegnanti ed educatori. Solo nell’11% dei casi gli atti di pedofilia

Ue, "minori non accompagnati detenuti senza aver commesso delitti" Sono le anticipazioni del rapporto che l'Agenzia europea per i diritti fondamentali pubblicherà a giugno. Discriminati, maltrattati e senza la possibilità di denunciare. Oltre 15 mila quelli che hanno chiesto asilo nel 2009

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il rapporto che l'Agenzia europea per i diritti fondamentali pubblicherà a giugno e da cui emerge un quadro di denuncia delle situazioni di forte disagio e spesso di vera e propria discriminazione dei minori non accompagnati richiedenti asilo. Sono oltre 15 mila i minori non accompagnati che hanno chiesto asilo e protezione nell’Ue nel 2009 (dati Unhcr). L’agenzia ha condotto oltre 300 interviste faccia a faccia con minori non accompagnati e altrettante con gli adulti responsabili della loro custodia in dodici Stati membri (tra cui l’Italia, oltre ad Austria, Belgio, Cipro, Francia, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito). Il quadro che ne emerge rivela che i minori richiedenti asilo non accompagnati – nonostante l’obbligo di tutela dello Stato su di loro – vivono in situazioni non adatte alla loro condizione, ad esempio in stato di detenzione senza avere commesso delitti o comunque sotto uno stretto coprifuoco. Manca soprattutto la tutela dei diritti fondamentali: dalle cure mediche, all'educazione e andando più in là negli anni alla formazione professionale. Marcati e frequenti i maltrattamenti ai loro danni e, ciò che è peggio, difficilmente viene offerta al minore la possibilità di esporre denuncia contro queste violazioni. Le testimonianze raccolte diret-

tamente dai ragazzi vittime di questi soprusi e in alcuni casi di violenze, riportano anche l'impossibilità di denunciare i misfatti perchè tenuti all’oscuro dei loro diritti e delle procedure legali a loro disposizione. Molte volte le importanti decisioni che li riguardano vengono prese senza sentire la loro opinione in merito e dopo lunghi e poco trasparenti processi decisionali, che fanno sentire i minori insicuri, senza protezione, se non addirittura mal consigliati. Situazioni di disagio che si riflettono nelle testimonianze raccolte dall’agenzia: “non conosco un tutore legale, devo averne uno?”, ha detto un quattordicenne rivelando la situazione di non trasparenza riguardo ai diritti dei minori non accompagnati. Oppure un altro che dice: “sono andato dal dottore perché mi sono rotto un dito... Ha detto che non poteva aiutarmi perché sono irregolare, anche se il mio dito era gonfio. Ora, se sto male, non dico niente a nessuno”. Morten Krajeum , direttore della Fra, chiede un urgente rafforzamento dei meccanismi di protezione dei minori, in linea con la Carta europea dei Diritti fondamentali e la Convenzione sui diritti dei minori, e si prepara ad accogliere con favore il Piano d’azione per i minori richiedenti asilo non accompagnati che la Commissione europea presenterà giovedì 6 maggio.

sono commessi da soggetti estranei, negli altri casi si tratta di soggetti esterni alla famiglia ma comunque conosciuti: tra questi, spiccano gli amici di famiglia (12,9%) e gli insegnanti (9% circa), i vicini di casa (4,7%). L’1,2% delle segnalazioni riguarda figure religiose. Sono soprattutto le bambine e le adolescenti le principali vittime di abusi sessuali (il 66% dei casi circa), in linea con i dati disponibili a livello

internazionale. Una segnalazione su tre riguarda invece minorenni maschi (89 casi, ovvero il 33,8%). Le vittime di abuso sessuale segnalate a Telefono Azzurro hanno generalmente un’età inferiore agli 11 anni (57,6%). Nel 90,3% dei casi le vittime degli abusi sono stati minori italiani; nel restante 9,7% si tratta invece di bambini e adolescenti stranieri, provenienti principalmente da Paesi dell’Est. Daria Caione

Giovani e gioco d'azzardo Una dipendenza che interessa gli adolescenti più degli adulti. Il 13% ha problemi legati al gioco

I

l gioco d’azzardo tra i giovani è superiore all’uso del fumo e della droga. Gli adolescenti sono molto più inclini degli adulti a sviluppare una dipendenza da gioco. Infatti, gli adulti con problemi di gioco d’azzardo hanno iniziato quando erano molto giovani. Una recente ricerca dell’Università di Montreal sottolinea che mentre il 55% degli adolescenti è giocatore casuale e lo fa per divertimento, il 13% ha problemi legati al gioco, il 5% ha seri problemi di gioco. La maggior parte dei genitori e degli adolescenti pensano che giocare non sia pericoloso. Il gioco è considerato come una semplice attività di svago. Non è insolito vedere genitori che comprano ai propri figli biglietti di questa o quella lotteria. Spesso però il gioco problematico degli adolescenti è legato anche con il mondo criminale e delinquenziale, può portare alla disgregazione della famiglia e delle relazioni sociali, scolastiche e lavorative. Il denaro non è la sola ragione per la quale gli adolescenti giocano in modo eccessivo. L’eccitazione del gioco, il divertimento, la pressione familiare, il fuggire dalla noia, il cercare di sollevarsi da uno stato di depressione: tante le possibili cause del problema. I ragazzi che giocano sono più

numerosi delle ragazze, ma queste ultime stanno guadagnando terreno. Il numero dei giovani che giocano sono alla pari dei giocatori compulsivi adulti, ma corrono un rischio maggiore, in quanto tendono ad avere un livello maggiore di depressione, sono più a rischio nello sviluppare la dipendenza, sono più eccitabili e sfuggenti, sono a più alto rischio nel pensare e tentare il suicidio, diventano facilmente dei delinquenti e si buttano in attività illegali per procurarsi i soldi. Quando una persona ha un problema di gioco, è totalmente presa dal gioco stesso e a causa di un desiderio incontrollabile, fa cose che normalmente non farebbe, esattamente come un drogato che cerca la droga. Entrambi vedono il gioco e la droga come soluzione ai problemi, incastrandosi in un meccanismo perverso in cui la soluzione al “male” è causa del peggioramento di quel “male”. L’arma vincente, anche in questo caso, è la prevenzione, l'educazione, sin dalla scuola, mirata all'emersione dei rischi legati al gioco, rinforzando le abilità sociali e acquisendo strategie sociali che modifichino le errate convinzioni sul gioco. Luigi Conte

Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di Lecce Maggio 2010 – Anno V - n.40 Iscritto al n. 916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006 Direttore Responsabile: Luigi Russo Redazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Luigi Conte, Sara Mannocci, Sara D’Arpe, Daria Caione, Laura Mangialardo, Luca Spagnolo

sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - Lecce Tel. 0832.392640 – Fax 0832.391232 – Direttore: 3356458557

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SPECIALE

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Il mare di mezzo L'immigrazione al tempo dei respingimenti: è la fotografia che emerge dalle storie di vita raccolte da Gabriele Del Grande nel suo “Il Mare di Mezzo”, nuovo lavoro del giovane giornalista toscano che offre una coraggiosa esplorazione sulle due sponde del Mare Mediterraneo lungo le rotte dei viaggiatori di ieri e di oggi

A

leggere le sue note biografiche si penserebbe di essere di fronte ad un attempato scrittore o giornalista. Ma Gabriele Del Grande è un giovane giornalista e scrittore (“e che fortuna” direbbe lui ) ma con una storia già intensa e ricca di contenuti e di esperienze. Nel 2006 ha fondato l'Osservatorio sulle vittime dell'emigrazione Fortress Europe, un blog che riceve in media 2.000 click al giorno da tutte le parti del mondo, tant'è che lo stesso blog è diventato una fonte accreditata per le più importanti testate giornalistiche internazionali. Nel 2007 ha scritto “Mamadou va a morire” che riprende il tema e il dramma delle persone immigrate morte nel tentativo di varcare le frontiere, libro per il quale ha ricevuto nel 2008 il premio Di Liegro. Ha scritto ancora nel 2009 “Roma senza fissa dimora” e ha partecipato, con un contributo consulenziale, al documentario “Come un uomo sulla terra” di Andrea Segre. Scrive su L'Unità, Redattore Sociale e Peace Reporter e collabora con Lettera27. Partire dalla sua biografia non ha solo il senso di descrivere un'attività tanto ricca quanto affascinante per un giovane scrittore, ma ripercorre il filo rosso del libro “Il mare di mezzo”: le storie di vita. Un libro che non parla dei respingimenti così come l'anestesia mediatica ci ha abituati in questi anni, ma parla delle persone, racconta delle loro vite, vite spesso spezzate dalle volontà di altri, di un sistema che, più o meno consapevolmente, uccide o “detiene” la libertà di alcune persone, come dice nel suo libro Del Grande, non per aver fatto qualcosa ma per ciò che

sono. E il libro si apre così, ricollocando queste persone nel loro scenario di vita, ricollocandole nella loro naturale tridimensionalità, così assimilabile a quella di ognuno di noi, la partita di calcio attesa, il tifo. Si apre con i padri di Annaba in Algeria che non si sono arresi alla “scomparsa” dei figli giovanissimi, partiti per la Francia dopo il diniego del visto del governo algerino e scomparsi nel Mediterraneo, questo mare di mezzo, un tempo culla accogliente, oggi triste sepoltura per un'intera generazione, mare che separa, inghiotte e uccide, meno spesso per calamità naturale, più di frequente per volontà umana. Dall'Algeria, alla Tunisia, alla Valle del Nilo, storie di vita tutte documentate anche con una buona dose di coraggio che lasciano senza fiato e che attraversano come una vertigine, per un attimo, le nostre vite tranquille da lettori in poltrona. Sullo sfondo della lettura i tanti “perchè?” che affollano la testa senza trovare spesso risposta. Le domande che si intrecciano alle storie, come quella del comandante Russo che ricorda, nelle pieghe del suo racconto, la regola di mare, che è regola di vita, che è il senso civico dell'essere al mondo: “non ci si può girare dall'altra parte”. Da questa parte del mare, come direbbe Gian Maria Testa, cantautore genovese, che ha dedicato il suo ultimo cd alla sorte dei migranti, “lo sapevamo anche noi l'odore delle stive, l'amaro del partire, l'odore dell'offesa e l'onta del rifiuto”. Serenella Pascali

A colloquio con l’autore

Q

uale realtà è emersa da questi tre anni di viaggio lungo le rotte del mediterraneo che noi non conosciamo e che tu hai cercato di portare nel libro? Sono tre anni di viaggi lungo le frontiere del mediterraneo cercando di raccogliere le storie di chi viaggia, di chi parte, di chi emigra, ma anche di chi resta, dei familiari, dei padri. Storie di vita, che poi intrecciate insieme all'interno del libro, restituiscono un pò la fotografia di quello che è oggi il mediterraneo, una grande frontiera ma anche un grande cimitero sotto il quale sono sepolte appunto migliaia di giovani che hanno perso la vita cercando di raggiungere le nostre coste. Il tentativo è proprio quello, raccontando le loro storie di ridare dignità, un nome, una soggettività a quelle persone e di raccontare quello che sta diventando questo Paese lungo le cui frontiere i pescatori vengono arrestati, accusati quando fanno i salvataggi in mare. Un Paese in cui vengono fatte espulsioni di gente che vive qui da 20 anni, che qui ha i figli, che qui ha la moglie, un Paese che fa respingimenti in Libia mandando in carcere anche i rifugiati politici, persone che avrebbero diritto secondo la nostra costituzione ad avere un'accoglienza dignitosa. Perchè secondo te non si vuole fare una politica diversa? Bisognerebbe chiederlo ai politici. Tutto quello che sta accadendo è quantomeno irrazionale con un governo che ha fatto addirittura una campagna elettorale sui respingimenti vantandosi di aver rispedito in Libia mille persone in un anno ed è lo stesso governo che ha chiesto l'anno scorso l'ingresso di centomila lavoratori, con un rapporto di uno a trenta. Per ogni lavoratore respinto in Libia (violando il diritto internazionale, beccandosi una denuncia alla Corte Europea, nei giorni scorsi l'ammonizione del Consiglio d'Europa ed il rinvio a giudizio della Procura di Siracusa), se ne son fatti entrare trenta in una palese contraddizione. C'è qualcosa che ti ha colpito in modo particolare in questi anni, qualcosa che hai riportato nel libro e che proprio ti ha fatto capire che stavi davvero raccontando qualcosa che poi diventerà Storia e che verrà studiata nei libri di testo dalle generazioni future?

Sicuramente, la cosa che colpisce di più da un punto di vista numerico è la quantità di morti che si stanno consumando nel mediterraneo, visto che si parla di decine di migliaia di morti, una strage. Le storie che mi porto nel cuore sono in particolare quelle dei pescatori di Mazzara del Vallo, con il loro eroismo e il coraggio di rischiare la vita in mare per salvare centinaia di persone. In questi anni sono stati i veri custodi del mare. In negativo mi rimane l'esperienza di aver ricevuto una visita della polizia a casa, in Italia, per alcuni articoli che avevo pubblicato. Secondo te il blog Fortress Europe che ormai vanta migliaia di contatti e che funge da osservatorio sulle vittime dell'immigrazione può riuscire a smuovere determinate politiche dando visibilità al problema? Il sito riesce nella misura in cui è riuscito a far veicolare delle informazioni. E' in questo senso è diventato un punto di riferimento. Sia la stampa nazionale che quella internazionale, dal New York Times a Porta a porta, utilizzano i dati di Fortress Europe come attendibili. Tuttavia l'informazione senza la politica non serve a niente. Se in questo Paese non c'è nessuna forza politica pronta a metterci la faccia e il nome in particolare sulla politica dei respingimenti, l'informazione non ha un effetto immediato. Ha un effetto a lungo termine nel senso che comunque restituisce un immaginario diverso, in una sorta di resistenza dell'immaginario, restituire delle storie e dei racconti che nessuno fa, perchè poi comunque la gente vuole quei racconti, si vuole informare, e con quei racconti sa anche indignarsi. Pensate anche al film "Come un uomo sulla terra" che è stato proiettato in oltre 400 città italiane, praticamente come se fosse stato distribuito con un lavoro di rete dal basso. Almeno 50 mila italiani hanno visto il film che è arrivato anche sul tavolo della Corte Europea. Qualcosa si muove, molti articoli pubblicati su Fortress Europe sono stati utilizzati per i ricorsi davanti alla Corte Europea, è in corso l'inchiesta della procura di Siracusa. Ogni tanto la magistratura batte un colpo su questi problemi, così come qualche avvocato. Il grande assente in tutto ciò è la politica. Sara Mannocci


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