2011_10_13

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i che d crona

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Regno Unito, disoccupazione mai così alta

Indignados pronti a occupare la Borsa

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a disoccupazione su suolo britannico supera il drammatico 8%. Come nel resto d’Europa, a pagarne il prezzo più salato è la fascia di età compresa tra i 16 e i 24 anni, vale a dire le nuove generazioni che, appena uscite dalle scuole, si buttano nell’impiego e trovano solo portoni chiusi. È il peggior dato degli ultimi 17 anni. «Paghiamo la crisi internazionale», ha detto Chris Grayling, segretario all’occupazione presso il ministero del Lavoro. Parole che però non hanno risparmiato aspre critiche da parte dei più importanti istituti di analisi della City.

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Al di là del quadro statistico, certo non rassicurante, il Regno Unito è sotto pressione anche in termini di ordine pubblico. In estate, i disordini di Tottenham, a Londra, sono stati innescati da una questione di microcriminalità. Tuttavia, violenza, malessere sociale e tenore di vita sempre più indigente costituiscono un potenziale cocktail di nuovi scontri.Tanto più che la Gran Bretagna non è immune dai movimenti degli indignados e dei black block. A questo proposito, il governo è sotto attacco da parte delle società responsabili del monitoraggio della situazione delle strade. A loro giudizio, il premier David Cameron non sta implementando il suo progetto della Big Society che potrebbe portare a nuovi scontri e saccheggi nelle strade britanniche. È questo l’avvertimento di Paul Twivy, fondatore della Big Society Network e ingaggiato dal governo per attuare il piano, secondo il quale vi è un gap tra le dichiarazioni dell’esecutivo e la realtà di molti gruppi di volontariato che stanno chiudendo. Twivy ha detto che il settore del volontariato si trova di fronte a una crisi di dimensioni monumentali a causa dei tagli ai finanziamenti. Secondo le stime del think tank New Philantrophy Capital, fino a 5 miliardi di sterline di finanziamenti statali potrebbero sparire dal settore nei prossimi tre anni. A fronte della crisi, il governo avrebbe dato al priorità ad altre voci, nella distribuzione dei finanziamenti. Ieri, la Banca d’Inghilterra ha deciso di versare sul mercato altri 75 miliardi di sterline. La mossa riguarda la finanza però. Non il settore dell’impiego. Twivy è d’accordo con il ministro del Lavoro, Iain Duncan Smith, che «la prevenzione dei problemi sociali è più efficace dal punto di vista dei costi delle cure che vengono decise più avanti. Ma questo non si può fare senza i fondi ai gruppi di volontariato». L’opinione è stata accolta dal ministro ombra per gli affari sociali, Liam Byrne. Intervenendo alla Bbc, il parlamentare laburista ha sottolineato la durezza delle iniziative del governo, senza che però vi sia una linea per incentivare la crescita della occupazione.

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di News of the World e successivamente capo ufficio stampa del premier è stato arrestato. Una mossa che ha rischiato davvero di minare la permanenza di Cameron al potere. Tempo due settimane, e una sommossa devasta la cintura dei sobborghi più arretrati della capitale. Ci scappa un morto e danni per milioni di sterline. Ancora una volta è sotto accusa Scotland Yard.

La sicurezza londinese è apparsa in combutta con un potere mediatico planetario che si è fatto scrupolo di stringere alleanze con tutti i primi ministri inglesi dalla Thatcher in poi. In seconda istanza, i suoi agenti sono stati bollati come picchiatori razzisti. In entrambi i casi, Cameron è andato in parlamento con le due carte per rispondere dell’operato dei suoi ministri e del public service in generale. Oggi lo scandalo Murdoch sembra sotterrato. Solo da un punto di vista politico però. I giornalisti inglesi, infatti, sperano che la vicenda sia servita da esempio per tutti i big dell’editoria. Al contrario, si teme un riflusso di piazza. Soprattutto a causa di un diffuso malcontento popolare. La mancanza di lavoro e la riforma delle pensioni ancora in fase di approvazione non incentivano gli elettori a rivedere le proprie opinioni di delusione nei confronti dell’esecutivo. Per i Tory la vita è dura anche sul fronte della politica estera. Erroneamente Cameron aveva sperato di recuperare terre-

no con l’intervento in Libia, a fianco di Sarkozy. Ma la guerra in nord Africa viene fin troppe volte paragonata all’azione frettolosa e tardo colonialista della crisi di Suez del 1956, quando già Francia e Gran Bretagna tentarono il colpo contro Nasser, ma poi dovettero tornarsene a casa perché non avevano detto nulla a papà Stati Uniti. In questo caso Washington non ha detto no. Anzi. Tuttavia, tra Eisenhower e Obama ci corre un treno di differenza. Non fosse altro che il primo era un ex generale, mentre il secondo è un mago della comunicazione on line. La guerra in Libia, di conseguenza, si è trasformata in un dispendioso boomerang. Proprio Fox ha detto che per le casse del suo ministero le millanterie belliche di Sarkò costeranno agli inglesi 300 milioni di sterline. Sono 140 milioni in più rispetto alle stime di qualche mese fa. Fox ha aggiunto che sarà il Tesoro direttamente a coprire l’ammontare e non Whitehall in autonomia. Il che può andar bene per il ministero, ma non per il contribuente. Soprattutto se questo è investito dalla crisi finanziaria e dalla disoccupazione. L’elettore inglese è passato dalle mani di un Gordon Brown bravo, ma assolutamente non telegenico, a un Cameron un po’troppo simil-Blair. Il premier deve gestire criticità ben più pesanti di quelle che pesavano sulle spalle della Gran Bretagna all’alba del New Labour. Non solo. Stando alle cronache gli manca quella fortuna politica che, al contrario, è fondamentale per sopravvivere ai Comuni.

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