2010_10_08

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LE VERITÀ NASCOSTE

Può un’email distruggere la nostra vita? DETROIT. Un’email sbagliata può scatenare dei disastri nelle nostre vite, sul lavoro e nel privato. Joshua, per esempio, ha conosciuto online un ragazzo, Marty, con cui ha cominciato a chattare. Avendo saputo che Marty lavora per una compagnia di assicurazioni ha curiosato sul sito web dell’azienda e - bella sorpresa - ha trovato le foto degli impiegati. Accanto a ciascuna c’era un link che invitava a contattare il dipendente per informazioni e domande. Joshua pensa di fare un gesto carino e clicca sul link accanto alla foto di Marty. Nel messaggio scrive «Allora? Ci vieni a cena con me questo week end?». Quindi preme “invia”. A sera, in chat, Joshua ri-

ceve un messaggio furioso del non ancora incontrato partner che spiega: «Il link accanto alla foto rimanda a un indirizzo comune dell’azienda: ora tutti i colleghi sanno che sono gay». La relazione tra Joshua e Marty non è mai iniziata. C’è poi la storia di Connie, grafica, che un giorno - il suo giorno libero - riceve dal capo una email. Le suggerisce di rimanere a casa ancora per una giornata. Connie, consapevole che le cose non andavano benissimo al lavoro, risponde educatamente. Appena dieci minuti dopo riceve una seconda email del capo. La apre e questa volta legge: «Ciao, mi aiuti? Devo trovare il modo di licenziare questa…»: invece di inviare il messag-

ACCADDE OGGI

CARA TV, QUANTO SEI CARA C’è Cassano e Cassano. Il primo, tonico e spettacolare, l’altro obeso e inguardabile. Così come c’è un Cambiasso serio e un altro faceto. E questo vale anche per Legrottaglie e Pato. E così via, di spot in spot. Quelli che hanno imperversato per tutta l’estate, cercando di conquistare i patiti di calcio e cinema. La pubblicità era chiara: c’è una pay tv completa e di maggiore qualità e una che non lo è. E allora quest’ultima che fa? Semplice. Promette uno pseudo sconto. Sì, ma in buona parte azzerato da una incomprensibile quota di attivazione che la reclame non dichiara. E così, in tempi di crisi, c’è chi mette da parte furore ideologico e livore politico e, turandosi il naso, sottoscrive il contratto Premium per un costo complessivo, decoder compreso, pari al triplo di quello Rai. In tal modo, ci si ritrova a pagare un doppio canone per le due tv berlusconiane: quella privata e quella, cosiddetta, pubblica. Quest’ultima, si sa, è incettata, quasi in toto, da giornalisti scendiletto e soubrette sopraletto. Su tutto impera una perenne reclame di questo o quel ministero e, naturalmente, del premier. A questa pseudo tv se ne accosta, per concessione usurpata, un’altra privata fatta in prevalenza di pubblicità, interrotta, sporadicamente, da spettacoli d’intrattenimento di varia specie e bassa qualità. Per giustificare quest’eccesso di interruzioni pubblicitarie, il gestore privato obietta che la Rai conta su un canone che la sostiene mentre la tv privata deve autofinanziarsi con la propaganda. Insopportabile ma ineccepibile, non c’è dubbio. Ma allora, perché mai una pay tv, con un canone triplo, manda in on-

e di cronach di Ferdinando Adornato

Direttore Editoriale Ferdinando Adornato

di Vincenzo Bacarani

8 ottobre 1967 Che Guevara e i suoi uomini vengono catturati in Bolivia 1968 Guerra del Vietnam: operazione Sealords. Forze statunitensi e sudvietnamite lanciano una nuova operazione nel Delta del Mekong 1982 Il governo polacco mette al bando Solidarnosc 1985 Durante il dirottamento della nave Achille Lauro viene ucciso il cittadino americano Leon Klinghoffer 1990 A Gerusalemme, la polizia israeliana uccide 17 palestinesi e ne ferisce oltre 100 1991 Il Parlamento croato taglia gli ultimi legami con la Jugoslavia 1998 Inaugurazione dell’aeroporto di Oslo Gardermoen 2000 Michael Schumacher su Ferrari vince il Gran Premio del Giappone 2001 Disastro aereo di Linate: un bimotore Cessna Citiation e un aereo della Sas si scontrano nella nebbia in fase di decollo all’aeroporto di Milano Linate

Redazione Mario Accongiagioco, Massimo Colonna, Giancristiano Desiderio, Vincenzo Faccioli Pintozzi, Francesco Pacifico, Riccardo Paradisi, Clara Pezzullo (segreteria)

gio alla persona giusta il capo aveva semplicemente cliccato “rispondi”all’email di Connie, che ha quindi appreso bruscamente del suo destino professionale. E ha risposto via email per dire che non avrebbe attraversato la città in macchina per farsi buttare fuori.

da pubblicità prima, durante e dopo ciascun evento? In sintesi: la qualità non è alta, il prezzo non è modico, la pubblicità è comunque invasiva, le partite non ci sono tutte e i film sono assai datati. Dunque, è proprio vero. Stavolta, la pubblicità dice la verità: c’è Cassano e Cassano. Tasche e furbi, invece, restano sempre gli stessi.

Gianfranco Pignatelli

È STRANIERO IL 37 PER CENTO DEI DETENUTI NELLE CARCERI ITALIANE La criminalità è sempre attiva. Chi sbaglia deve pagare, con pena equa e certa. Il carcere nega alla persona la libertà, che è la più grande ricchezza. Perciò, devono pagare adeguatamente anche magistrati che sbaglino sentenze, tengano innocenti in galera e/o usino politicamente la giustizia. Negli ultimi sessant’anni vi sono stati ben 30 indulti generali o amnistie, pure per svuotare le carceri italiane. Nonché sconti di pena e altri provvedimenti perdonisti. Malgrado ciò, tali prigioni restano sovraffollate: i detenuti sono oltre 68mila, su una capienza regolamentare di 44.608 posti e una tollerabilità stimata in 67mila unità. La popolazione reclusa negli istituti di pena italiani è costituita dal 37% di stranieri. Si sale al 58% di detenuti stranieri nelle carceri venete. Si propongono alcuni rimedi a tale situazione allarmante. Va contrastata fermamente l’immigrazione clandestina. Vanno costruiti rapidamente nuovi penitenziari. Gli stranieri scontino la pena nei loro Paesi originari. La rieducazione del condannato va effettuata con il lavoro carcerario retribuito, anche per aziende private.

Gianfranco Nìbale

Anselma Dell’Olio, Alex Di Gregorio Gianfranco De Turris, Rossella Fabiani, Pier Mario Fasanotti, Marco Ferrari, Aldo Forbice, Antonio Funiciello, Giancarlo Galli, Pietro Gallina, Roberto Genovesi, Aldo G. Ricci, Robert Kagan, Filippo La Porta,

Direttore da Washington Michael Novak

Inserto MOBYDICK (Gloria Piccioni)

Maria Maggiore, Paolo Malagodi, Marzia Marandola, Andrea Margelletti, Adriano Mazzoletti, Gabriella Mecucci,

Consiglio di direzione Giuliano Cazzola, Francesco D’Onofrio, Gennaro Malgieri Ufficio centrale Gloria Piccioni (direttore responsabile) Nicola Fano, Andrea Mancia, Errico Novi (vicedirettori) Antonella Giuli (vicecaporedattore) Franco Insardà, Luisa Arezzo Stefano Zaccagnini (grafica)

Roberto Mussapi, Francesco Napoli, Collaboratori

Ernst Nolte, Emanuele Ottolenghi,

Maria Pia Ammirati, Mario Arpino,

Jacopo Pellegrini, Adriano Petrucci,

Bruno Babando, Giuseppe Baiocchi,

Leone Piccioni, Francesca Pierantozzi,

Sergio Belardinelli, Stefano Bianchi,

Daniel Pipes, Marina Pinzuti Ansolini,

AIUTI AL PAKISTAN SÌ, MA... Va bene aiutare il Pakistan disastrato dalle alluvioni con un bilancio di perdite umane enorme e con danni economici gravissimi. Tuttavia la strada scelta dall’Unione europea per portare sostegno alla nazione lascia perplessi. L’idea consiste nella soppressione per tre anni dei dazi all’ingresso nel continente dei prodotti pakistani di abbigliamento. Se il provvedimento dovesse essere approvato dal Consiglio dei ministri europei (che dovrà decidere entro tre-quattro giorni), il sistema industriale tessile europeo, ma soprattutto italiano, riceverebbe un colpo tremendo. Il provvedimento potrebbe provocare la chiusura di numerose aziende e la perdita di circa quarantamila posti di lavoro. Perché si preannuncia uno scenario così preoccupante? Perché da molti anni il settore tessile italiano è in crisi anche a causa dei Paesi orientali (India, Cina e, soprattutto Pakistan) che invadono il mercato con prezzi bassissimi, grazie all’irrisorio costo di manodopera dei loro prodotti. A denunciare questo grave pericolo è stato nei giorni scorsi Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia di Confindustria. «Preso atto - ha dichiarato Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia - della condivisibile esigenza di fornire un sostegno al Pakistan, a causa delle recenti alluvioni che hanno sconvolto la vita di migliaia di persone, l’Ue ha scelto una via, a nostro avviso, inappropriata. Il Commissario europeo all’Industria Tajani, è stato il primo a rendersi conto della inopportunità delle modalità proposte ed è stato il primo ad attivarsi per approfondire le tematiche ed eventualmente contenere i danni, a salvaguardia dell’industria dei 27. Purtroppo in Europa non tutti hanno a cuore, come Tajani, il destino del manifatturiero e, invece di sostenere il Pakistan con strumenti umanitari e agevolazioni finanziarie, si è deciso di promuovere la locale economia, facendo leva su un solo settore: il tessile-abbigliamento. Peccato che Islamabad sia il principale e più temibile concorrente dell’Italia e della Ue nella merceologia dei prodotti confezionati in cotone». A pagare il più caro prezzo di questa eventuale decisione sarà proprio l’Italia che rappresenta il 30 per cento dell’intero settore europeo. È stato calcolato che con questo provvedimento i posti in Europa a rischio sarebbero 120mila, di cui 40mila nel nostro Paese. Il settore è ancora in una fase di grave incertezza. Sono stati superati gli anni peggiori, la una ripresa, o anche una ripresina, del comparto al momento non è alle porte. Eliminare i dazi da una parte sola, poi, al di là delle intenzioni umanitarie appare una decisione di grave squilibrio in tutti i sensi. A questo punto sarebbe meglio che l’Unione europea studiasse un aiuto al Pakistan non così autopunitivo. bacarani@gmail.com

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Questo numero è stato chiuso in redazione alle ore 19.30


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