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panorama

24 luglio 2009 • pagina 11

Polemiche. Gli atteggiamenti assurdi di certi ministri che fanno solo domande quando dovrebbero dare risposte al Paese

Se ritorna la Lega di lotta e di governo di Luca Volontè a danza dell’oca continua. Non c’è mai limite all’esasperato tatticismo, nemmeno quando scade fino a lambire i confini della ridicolaggine. Mi riferisco, senza alcuna volontà di offesa personale, ad alcuni non pregevoli atteggiamenti di stimabilissimi ministri repubblicani che evidentemente abusano della pazienza dei cittadini. Difatti, esempi recenti li troviamo nelle dichiarazioni dei ministri della Difesa in Afghanistan («…dobbiamo migliorare il nostro armamento!») e di quello dell’Agricoltura al comizio nella manifestazione per la difesa dei marchi, latte in primis, italiani. Zaia, come La Russa, hanno in quei momenti dimenticato di essere loro stessi responsabili dei dicasteri che guidano o, più furbescamente, hanno vestito la maglia di lotta al Governo. Responsabili del Governo che chiedono ascolto e lottano contro il Governo, anzi contro loro stessi e le loro irresponsabilità ministeriali.

L

È possibile, nel medio/lungo periodo, proseguire su questa strada, senza che ciò infici irrimediabilmente il prestigio e la responsabilità anche futura

Da La Russa che “chiede” più armi in Afghanistan a Zaia che “chiede” un marchio per i prodotti: un atteggiamento che mistifica i ruoli e la realtà dell’esecutivo del Paese? Con l’aggravarsi delle situazioni interne e internazionali, quale sarà la reazione dell’opinione pubblica, spronata nel porre domande e richieste sempre più efficaci dagli stessi che dovrebbero proporre le risposte? Quali nuovi ruoli si dovranno immaginare per le opposizioni,

inefficaci sul piano numericoparlamentare per via della legge elettorale, ma spogliati da una parte delle prerogative di «ascoltatori privilegiati» delle istanze sociali ed economiche? Trovo queste e altre questioni di grande attualità e di notevole preoccupazione, se guardate nella prospettiva dell’evoluzio-

ne democratica del Paese in cui viviamo. La prassi di Rifondazione Comunista, sperimentata sotto la guida di Fausto Bertinotti all’epoca del primo Governo Prodi (seguito da D’Alema e Amato), ha fatto scuola ma certo non può far crescere la responsabilità reciproca e non favorisce il confronto tra maggioranza e opposizioni. Nel contesto occidentale, bisogna ammetterlo, l’esperimento politico italiano e la sua recente evoluzione è, pur con tutti i distinguo, oltremodo originalissimo. Un antico adagio ci ricorda che il porsi una domanda presuppone una capacità di ricerca della risposta. Certo non è dignitoso per il ruolo che si ricopre e la responsabilità che si dovrebbe agire, giocare sui disagi e sulle difficoltà sociali e nazionali. Giusto sarebbe invece un atteggiamento di vera responsabilità. «Mancano i carri armati nuovi? Sto facendo di tutto per ottenere i finanziamenti». Oppure: «Manca l’etichettatura di qualità italiana del latte? La legge e il regolamento necessari sono già all’approvazione». Diversamente si guarda e si guarderà anche in futuro al Governo come a un

crocevia del tutto e del suo contrario, se nemmeno l’esecutivo verrà percepito come risolutivo, allora lo sfilacciamento tra istituzioni e paese diverrà incolmabile.

La frustrazione rispetto a questi atteggiamenti, nel medio lungo periodo, non potrà che acuire la rabbia, la volontà di protesta fino a livelli irragionevoli e, quindi, poco governabili. Oppure, all’opposto, il disinteresse e la sfiducia lasceranno il posto alle soluzioni «fai da te». Le opposizioni, in questo contesto, devo trovare altre vie di originalità per canalizzare almeno le giuste proteste. In qualche modo, deve divenire più organico, più vicino, più schietto e intelligente il rapporto con la società; tale rapporto e confronto deve anche ampliarsi, non limitarsi alla raccolta di richieste ma introdurvi anche ragioni di chiarificazione sulle diverse responsabilità tra le parti politiche. Molto dipende da noi, dalla nostra responsabilità di singoli cittadini che cercano il bene comune: superiamo la «danza dell’oca» e torniamo a camminare con i piedi per terra e gli occhi al cielo.

Nordisti. Nella città veneta, Pdl e Pd votano insieme un provvedimento che discrimina i professori meridionali

A Vicenza è nato il razzismo bipartisan di Gabriella Mecucci nato il razzismo bipartisan. Pd e Pdl uniti nella lotta contro i meridionali. Il consiglio provinciale di Vicenza ha approvato una mozione, votata da entrambi i partiti, con la quale si dice no ai dirigenti scolastici del Sud. Ce ne sono già troppi – commentano i consiglieri – e c’è il rischio che i prossimi settanta posti vengano assegnati di nuovo a personale proveniente dal Sud. Naturalmente nessuno vuol sentirsi definire razzista. La mozione non nasce da atteggiamenti antimeridionali – spiegano – ma dal fatto che almeno due regioni del Mezzogiorno hanno calpestato le regole. Nel concorso del 2004 infatti sono state distribuite più idoneità di quante ne fossero disponibili. Il governo Prodi fece il resto consentendo la mobilità interregionale e quindi frotte di “idonei” del Sud sbarcarono al Nord: in Veneto il sedici per cento dei dirigenti scolastici è oggi, a causa di questo meccanismo “perverso”, di provenienza meridionale. Mentre non ci sono più “idonei”settentrionali.

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darsi che idea abbiano del funzionamento dello Stato il Pdl e il Pd di Vicenza. Se due regioni hanno infatti commesso alcune illegalità, si ricorre a chi di dovere per riportare la situazione all’interno della legge: ci sarà pure un’autorità competente a vigilare sui concorsi per dirigenti scolastici? Ma a Vicenza vanno per le spiccie: preferiscono fare da loro. La cultura leghista è ”passata” non solo

«Dovevamo soltanto correggere una situazione squilibrata», si sono subito difesi i consiglieri. L’intelleranza va di moda a destra come a sinistra

Ammesso e non concesso che questa spiegazione sia vera e accettabile, c’è da doman-

nella maggioranza (cosa ormai vera un po’ dappertutto) ma anche nel partito più forte d’opposizione. Ricordate il sindaco “rosso”di Padova, Flavio Zanonato che costruì un muro di separazione dagli immigrati per evitare lo spaccio? Fu una decisione molto discussa, ma la sua politica ha pagato elettoralmente, tantochè è riuscito a battere alle recenti amministrative il candidato del centrodestra. Un vero colpaccio: è uno dei pochi sindaci rimasti al Pd nel Nord Italia.Visto che le cose vanno così – devono aver pensato i democratici di Vicenza – tanto vale adeguarsi. Anzi, mettersi in prima fila e scavalcare a destra

Zanonato. La maggioranza propone una mozione dal sapore razzista? Meglio votarla, chissà che la prossima volta non piazziamo alla Provincia un presidente nostro. Dopo aver attaccato a testa basso il sindaco di Treviso Gentilini, adesso il Pd si ispira alle sue gesta. Un dietrofront clamoroso.

Può darsi che lì per lì porti anche qualche risultato positivo, ma – attenzione – rincorrere la Lega sul suo terreno non è saggio. Anche perchè Bossi e Gentilini hanno il copyrighit di certe scelte politiche: sono stati i primi a farle e le hanno sostenute anche quando la grande stampa gli dava addosso oltre il limite del dovuto. Adesso sono rimasti pochissimi coloro che, magari con più moderazione e prudenza del passato, criticano il Carroccio. E così la Lega ha proprio vinto: quello che dice ormai lo pensano e lo fanno tutti. Anche gli oppositori. Una volta si sarebbe chiamata egemonia culturale.


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