2008_01_23

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ROMNEY

Come Bush, meglio di Bush di Mitt Romney

Raddoppiare Guantanamo, piegare l’Iran, aprirsi alla Cina. Ecco la Mitt’s policy

Un mormone di Salt Lake City «Ho speso molti anni nel settore privato, prima nel campo della consulenza alle grandi aziende e poi in quello delle acquisizioni (...). Durante i quindici anni in cui sono stato socio della Bain capital (la società di private equity di Mitt Romney, ndr) il nostro rendimento netto superava il cento per cento all’anno. Non male. Il segreto? non c’è. Abbiamo cominciato con persone intelligenti, curiose e motivate. Prima di ogni decisione abbiamo raccolto dati e portato a termine analisi rigorose. Poi abbiamo usato queste informazioni per sviluppare una strategia precisa e rendere l’impresa più competitiva. Lo stesso approccio funziona anche nel settore pubblico». Coerenza irachena «Meno di sei anni dopo l’11/9, Washington è ancora divisa sulla politica estera. Il Senato ha confermato all’unanimità la nomina del generale David Petraeus, che promette di realizzare una nuova strategia, a comandante in capo delle forze Usa in Iraq. Giusto una settimana dopo, lo stesso Senato ha varato una legislazione fatta apposta per impedire l’attuazione di questa nuova strategia. In senso più ampio, sono state tracciate le linee che dividono i realisti dai neocon (...) Dopo che il presidente George H. W. Bush lasciò l’incarico nel 1993, l’amministrazione Clinton cominciò a smantellare l’apparato militare, avvantaggiandosi di quello che veniva chiamato dividendo della pace a causa della vittoria della guerra fredda. Ha avuto un dividendo, ma noi non abbiamo ottenuto la pace». Marshall&Muhamad «In nessun posto, come nel mondo islamico, la nostra leadership è necessaria e urgente. Oggi il Medio Oriente sta affrontando una crisi demografica: oltre metà della popolazione è al di sotto dei 22 anni e il Pil di tutte le nazioni arabe messe insieme non raggiunge quello della Spagna. Una popolazione in crescita e la forte disoccupazione creano il terreno fertile per l’Islam radicale. Il Piano Marshall mostrava la nostra ferma convinzione che per vincere la guerra fredda serviva ben più che solo la forza militare». L’indipendenza energetica «Utilizziamo circa il 25 per cento dell’approvvigionamento mondiale di petrolio, per far girare la nostra economia, ma secondo il dipartimento dell’Energia, possediamo solo

l’1.7 per cento delle riserve mondiali di greggio. La nostra forza economica e militare dipende dalla nostra indipendenza energetica. Con l’indipendenza petrolifera riusciremmo a eliminare la nostra fragilità strategica nei confronti di Paesi come l’Iran, la Russia e ilVenezuela, smettendo di alimentare Paesi produttori, con un flusso di circa un miliardo di dollari al giorno, soldi che spesso vengono utilizzati contro i nostri interessi». Nazioni «Unite» «Niente mostra di più il fallimento dell’attuale sistema internazionale che il consiglio per i Diritti umani dell’Onu, un ente che ha condannato il governo democratico d’Israele nove volte, mentre è restato virtualmente in silenzio su una serie di violazioni dei diritti umani dei governi di Cuba, Iran, Myanmar, Corea del Nord e Sudan. Di fronte a tanta ipocrisia è comprensibile che molti americani siano tentati dall’unilateralismo. Ma questa sconfitta non deve farci dimenticare che la forza degli Usa è amplificata quando si unisce con la forza delle altre nazioni». Mitt’s policy «Dobbiamo raddoppiare Guantanamo ed è necessario migliorare le tecniche d’interrogatorio (...) Serve costruire una coalizione internazionale che promuova nel mondo arabo, oltre le riforme economiche e sociali, soprattutto una cultura secolare, secondo le linee del programma Partnership for Prosperity and Progress (...). Per sconfiggere lo jihadismo è più utile piegare l’Iran che risolvere le tensioni fra Israele e i palestinesi (...). Quando i repubblicani vanno a Washington, penso che il mondo si aspetti che riescano a cambiarla. Altri affermano, invece, che è Washington ad aver cambiato i repubblicani e quando i repubblicani cominciano a comportarsi come dei democratici è l’America che perde (...). Il protezionismo (con la Cina) non è utile, anzi potrebbe far diventare l’America la seconda potenza economica mondiale in un paio di decenni». Un Paese senza eguali «Di recente ho avuto il privilegio di passare un po’ di tempo con Shimon Peres. Qualcuno gli aveva fatto una domanda sull’Iraq e lui aveva risposto: “Deve contestualizzarla. L’America è unica nella storia mondiale. Nell’ultimo secolo è l’unica nazione che ha sacrificato centinaia di migliaia di vite dei propri figli senza chiedere niente per se”.


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