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RECENSIONI

Cinema, balletto, musica e libri.

Un vademecum per orientarsi al meglio tra gli eventi culturali più importanti del momento a cura di Luca Ciammarughi

Ascesa E Declino Di Una Direttrice

Rusalka di Dvořák è un’opera tanto sublime quanto poco rappresentata, soprattutto in Italia. La semplice storia di un’ondina che per amore perde la sua natura semidivina e non riesce poi a conquistare del tutto nemmeno quella terrena non risulterebbe a prima vista fra gli intrecci più esaltanti nella storia del teatro musicale; ma a renderla preziosa è l’inventiva del compositore boemo, sia nell’imprevedibilità elettrizzante dei contrasti ritmici, sia nelle audaci modulazioni armoniche, fondamento per un melos che ha la sua punta di diamante nell’ultaterrena “canzone alla luna”. Nella nuova produzione scaligera andata in scena a giugno, Emma Dante crea una regia che conquista grazie alla capacità di conservare l’aura favolistica senza cadere nel polveroso. Magnifico il lavoro sulla recitazione, così come la prova della protagonista, l’ucraina Olga Bezsmertna

“ROMEO E GIULIETTA”

Secondo Sir Macmillan

Caposaldo del Novecento ballettistico, Romeo e Giulietta di Prokof’ev è una perfetta cartina di tornasole per valutare il livello dei solisti e del Corpo di Ballo di un Teatro: soprattutto in una coreografia come quella del britannico Sir Kenneth Macmillan, la cui pregnante eleganza richiede grande pulizia nei gesti ma al contempo forti doti di narrazione gestuale. Doppiamente straordinario è stato dunque il risultato raggiunto dal Teatro alla Scala, con una produzione che rasenta l’impeccabile: sia per la forza espressiva dei solisti (Claudio Coviello e Agnese di Clemente, bellissimi in scena), sia per la coesione globale. Da brivido i contrasti dinamici creati dal direttore Timur Zangiev. Fra le molte prove maiuscole, il Mercuzio di Christian Fagetti e il Benvolio di Mattia Semperboni

Wilhelm Stenhammar, chi era costui? Ci pensa Paolo Scafarella, giovane e valente pianista pugliese, a riscoprire alcune delle pagine più preziose di questo pianista-direttore-compositore svedese, vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento. Formatosi sul grande repertorio romantico tedesco (Beethoven e Schumann, ma anche Wagner e Bruckner) e al contempo fautore di un’emancipazione della musica scandinava, Stenhammar rivela nella giovanile Quarta Sonata per pianoforte forti ascendenze schumanniane ma anche un’originalità che svilupperà sempre più nei decenni a venire. Fra le pagine più belle, interpretate da Scafarella con scioltezza e slancio romantico, vi sono le Sensommernätter op. 33 (Notti di fine estate), in cui la poesia nordica legata al sentimento della natura ci regala momenti di puro incanto.

Fare film che parlino di musica classica non è mai stato facile. Stavolta a provarci è Todd Field, autore, regista e sceneggiatore di una pellicola molto ambiziosa, che riflette su temi di estrema attualità: l’ascesa (finalmente!) delle direttrici d’orchestra - per lungo tempo figlie di un dio minore rispetto ai colleghi uomini - ma soprattutto le problematiche legate al me too e alla cancel culture. Cate Blanchett interpreta mirabilmente la direttrice Lydia Tár, che dai trionfi si troverà nel fango a causa di gravi accuse di condotta sessuale: una sorta di sdoppiamento che ci fa riflettere anche sulla (possibile) discrasia fra arte e umanità. La consulenza musicale di un vero direttore d’orchestra, John Mauceri, fa sì che il film diventi anche un ottimo esercizio di divulgazione su cosa significhi dirigere un’orchestra; ma nella seconda parte il cliché “genio e sregolatezza” prende eccessivamente il sopravvento, rendendo quasi macchiettistici alcuni eccessi comportamentali del personaggio principale.

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