Il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani ( C.N.G.E.I. ) fu fondato u cialmente nel 1913 riunificando sotto un’unica sigla i vari esperimenti di “scautismo” che si stavano diffondendo nel giovane Regno d’italia. Carlo Colombo è un medico torinese appassionato delle pratiche ginniche che aiutano la gioventù a crescere sana (una idea educativa giovane, nata sul finire del 1800, in un periodo che ha visto la nascita della maggioranza degli sport di squadra, soprattutto nell’impero inglese). Carlo conosce BP durante un viaggio ed è affascinato dallo scautismo. Nel 1912 pubblica su un grande giornale romano un “Appello agli italiani” ed invita i genitori a far partecipare i propri figli ad un evento presso la Canottieri Lazio prospettando attività utili ed importanti sotto l’aspetto fisico, morale e patriottico: la grande a uenza di giovani e famiglie convince Colombo della forza della sua proposta e così, dopo un altro grande incontro nella primavera del 1913, dà vita al CNGEI, da subito aperto anche ai ragazzi più piccoli (detti novizi) ed alle ragazze e laico per una scelta di campo precisa in una Italia che viveva fortemente il dualismo – nato dopo l’unificazione del 1870 – tra il potere politico dello stato e quello religioso del papa. Colombo ha un forte senso di appartenenza alla nuova Italia unita e vede nell’impostazione originaria di BP (che sognava “uno scautismo che fosse unico per i giovani di ogni fede”) la risposta al suo sogno di dotare la nazione di giovani entusiasti e pronti di fronte ad ogni necessità: in questa fratellanza dunque le scelte religiose, così come le differenze culturali e di stato sociale, sono confinate assolutamente nella sfera privata della vita di ogni scout e non possono essere elemento di divisione o di prevalenze di parti… è questo il concetto di laicità per Colombo ed il CNGEI degli inizi, proprio come lo è del CNGEI attuale, pur espressa con altre parole. L’iniziativa ha grande successo ed in essa confluiscono anche i gruppi residui di altre iniziative simili [la REI di Sir Vane e le Gioiose liguri di Mazza]: si parlava di oltre 25.000 iscritti già nel 1916 e su varie riviste (tra le quali La Domenica Illustrata) vi erano spesso copertine dedicate alle attività dei Giovani esploratori. La Promessa si chiama giuramento e la legge decalogo , nella trasposizione italiana dei termini originali.Solo l’amor di Patria è il discrimine dell’appartenenza al CNGEI e ad esso si deve obbedienza e servizio. I Giovani esploratori sono infatti educati alla solidarietà umana, all’amor patrio e ad una cosciente disciplina: gli si insegnano nozioni di igiene e pronto soccorso, sono impegnati a saper nuotare “per aiutare gli altri in di coltà”, si spronano a diventare “uomini migliori e cittadini e cienti, combattendo l’egoismo, l’indisciplina e la degenerazione morale”. Il CNGEI registra l’adesione di personalità come Guglielmo Marconi (che essendo irlandese da parte di madre e perfettamente bilingue conosceva bene lo scautismo Britannico), i fratelli Bruno, Adriano e Marcello Ducati, Pietro Mascagni e quella che era indubbiamente la figura mediatica più influente dell’ Italia di allora, il poeta Gabriele D’Annunzio. In quanto italiani, la maggioranza degli associati era indubbiamente cattolica e pertanto ai campi e durante le grandi attività erano sempre previste delle Messe: ci sono foto storiche ed addirittura film dell’epoca che attestano ciò relativamente a tutte le sezioni allora esistenti, ma non vi erano certamente catechesi specifiche o momenti liturgici particolari né partecipazione di religiosi alle attività dei giovani. Per questi motivi nel 1916 un gruppo di adulti si staccò dal CNGEI per dare vita ad ASCI (Associazione Scout Cattolica Italiana) solo maschile e fortemente collegata con la chiesa e le sedi nelle parrocchie. Lo scioglimento degli scout e la Giungla Silente Roberto Villetti, divenuto Capo Scout nel 1922 e conosciuto ai più con il nome di “Papà Akela” perché favorì l’inserimento del Lupettismo nel CNGEI, portò avanti le riforme di Fiorini racchiuse poi nel Regolamento del 1924. Fu lui a chiedere alle Sezioni di sospendere le attività “per salvaguardare le vite dei propri iscritti”, con un testo che evidenziava l’importanza di portare avanti i valori che lo scautismo aveva insegnato ai propri ragazzi. I valori che ispirarono lo scautismo clandestino della Giungla Silente (durata dal 1928 fino al 1939 ovunque e dopo in forma più ridotta) furono infatti la fratellanza, il senso del servizio, l’educazione alla libertà di pensiero e di scelta in ogni ambito della propria vita e l’importanza dell’impegno cioè la scelta dello scout. Infatti durante il periodo fascista le attività del CNGEI proseguirono in qualche caso, ovviamente in modo clandestino ( il “lupercale” o il “Gruppo Escursionista Indomito” per citare alcune sigle sotto alle quali si nascondevano vecchi capi e dirigenti del corpo nazionale ) avendo come riferimento principale Luigi Pirotta. Questo è lo stesso spirito che, mentre l’Italia veniva liberata dagli Alleati, poi portò alla rinascita dello scautismo in ogni dove. Alla ripresa u ciale delle attività nel 1946, proprio Luigi Pirotta fu nominato Capo Scout: tra le varie cose che fece ci fu la scrittura definitiva di un regolamento più organico compresi i testi di Legge e Promessa, da allora mai più modificati. 1976: L’unione di scout CNGEI e scout UNGEI Negli anni ’60-’70 il CNGEI cominciò a sperimentare la Coeducazione (cioè educare insieme i ragazzi e le ragazze al fine di insegnare come collaborare rispettando però le peculiarità di ciascuno dei due sessi), con grande successo, fino a giungere nel 1976 ad unificare le due associazioni separate per sesso (CNGEI ed UNGEI) in una nuova realtà, il CNGEI – Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani.
IMPEESA
bollettino di attività scout
NUMERO 6
aprile 2023
UN PALLONCINO A DUE TESTE
Gli scout CNGEI dagli anni 2000 Altre scelte importanti della nuova associazioni sono la conferma della sua laicità e l’introduzione di una nuova democrazia di gestione grazie anche alla presenza di adulti non impegnati direttamente come capi. Sarà nel 2004 che il CNGEI aggiunge una 5° scelta caratterizzante tra i valori scout CNGEI: l’impegno Civile, declinato in 5 ambiti che sono: Ambiente, Pace, Diritti, Solidarietà e Volontariato.
La Verde Avventura
Una tappa importante nella vita di ognuno di noi, un modo divertente per vivere la natura, per amare ed apprezzare le cose semplici che la vita ogni giorno ci regala, un coinvolgente tuffo nella vita di gruppo, nella condivisione di valori, nella comprensione, nella fratellanza e nella crescita personale. Passo dopo passo, tra i mille colori e le diversità che il cammino ci riserva, affondano le nostre orme, in una verde avventura che aspetta solo te...
L'idea nasce nell'agosto del 2010 dalla volontà di un gruppo di giovani e adulti di arricchire la proposta di scoutismo laico ai Castelli Romani,portandola anche ad Ariccia. Il 29 gennaio del 2011 la prima riunione del gruppo vedeva già partecipe un bel Branco di 15 lupetti. I lupetti, insieme con i loro capi, tra le varie attività, hanno partecipato alla pulizia di Parco Chigi e a quella che si è svolta in occasione dell'inaugurazione di Collepardo. Entrambe promosse dal Comune di Ariccia. L'anno scout si è poi concluso con una vacanza di una settimana in un magnifico casale in Umbria, durante la quale il branco ha vissuto momenti entusiasmanti in varie attività, alcune organizzate con la collaborazione PROCIV ARCI (associazione nazionale di volontariato di Protezione Civile) nelle quali i lupetti hanno approfondito l'importanza della salvaguardia dei boschi dagli incendi, divertendosi anche con piccole esercitazioni con gli idranti. Poi cacce al tesoro, costruzioni, attività di mani abili il tutto condito da giochi e canti. Un'esperienza unica nel suo genere come solo lo scoutismo, attraverso il suo originale metodo educativo garantito da adulti esperti e preparati, riesce a creare.
Editoriale
Apertura, passaggi di branca, percorso senior, cacce, uscite, festa d'autunno, villaggio degli Elfi e incontri con Babbo Natale, pulizia dei parchi cittadini, sistemazione sedi, campo invernale di Sezione, festa di carnevale, riunione settimanali, autofinanziamento e poi di nuovo uscite, cacce, riunioni, campi scuola...il calendario è un susseguirsi delle attività frenetiche che coinvolgono tutta la Sezione, settimana dopo settimana. In un grande orologio, ogni ingranaggio gira col suo ritmo tutto particolare e diverso dagli altri, ogni componente è unico e insostituibile, ogni elemento contribuisce al funzionamento perfetto della grande macchina. La Sezione è questo, un grande meccanismo complesso, i cui elementi devono necessariamente azionarsi in armonia con tutti gli altri. Più il meccanismo è grande, più è complesso e di conseguenza ha bisogno di olio per funzionare bene senza surriscaldarsi ed incepparsi. Gli adulti della sezione svolgono proprio questo ruolo: agevolare il corretto funzionamento di tutti i componenti. Quest'anno un nuovo clan senior ha iniziato a muovere i primi passi. Il Clan dei Randagi dei Castelli Romani si è formalmente costituito durante il campo invernale. Le premesse sono ottime, i progetti ambiziosi. Siamo certi che con il loro contributo si farà notare nella grande macchina della Sezione. All'interno troverete una presentazione del Clan letta al quadrato finale del campo invernale e che rappresenta un manifesto di intenti.
In questo numero potrete leggere diversi articoli scritti dai nostri senior, ma anche numerosi contributi ricevuti dai ragazzi che raccontano le loro esperienze.
Buona lettura!
UN PALLONCINO A DUE TESTE
Non toccava a me scrivere...
... ma a volte le cose non si cercano: sono loro che trovano te! E le parole mi sono venute da sole in mente mentre guardavo con occhi pieni di meraviglia una foto - una delle tante - che scorrevano sul mio telefono fra maschere da indiani, pirati e pinguini di Madagascar...
Colori vivaci che si alternavano: il verde della maschera di Shrek, l'oro del costume della Cristina, il bordeaux del mantello del re, poi il giallo, il rosso, l'indaco... e alla fine un palloncino rosa! Un palloncino e due teste: da una parte una principessa con tanto di corona argentea e una mascherina blu piena di brillantini e dall'altra un panda morbidoso dalla grande pancia so ce e gonfia come un cuscino dell'Ikea. Poi una sola parola: Servizio!
E' un concetto di cile da spiegare, perché sono alle prime armi e non ci sono ancora proprio abituata a vivere queste esperienze così particolari... ma ci provo!
Ero un pò agitata prima di uscire di casa: le bibite, le patatine, i pop corn, i vassoi rosa, il registro delle presenze, i bollini,... avrò preso tutto? Mannaggia non mi ero scritta niente e tutti sanno che la mia memoria è ballerina... Poi la solita paura di arrivare in ritardo, quindi i mille sguardi all'orologio della cucina, poi un'ultima controllata.... Avrò freddo? E porta pure lo sciarpone di lana pesante che hai visto mai... Parto! Vado piano che ho la macchina piena zeppa di cose e non voglio far danni e quando arrivo non c'è ancora nessuno, ma tanto devo prendere ancora i palloncini dal cinese che il Supremo (alias Daniele) è in ritardo e non riesce a passarci. Arriva Fabio e apre la sede che subito puliamo dalla polvere e presi da mille cose agghindiamo la sala, la musica, le luci colorate, le bandierine riciclate dalla Cresima di mio figlio.... presto che è tardi! I bambini stanno
per arrivare e non abbiamo ancora messo il tavolo per l'accoglienza... che poi va spostato che c'è troppo vento e non mi voglio ammalare....
Insomma si parte: arrivano le mascherine una ad una... una più bella dell'altra con dei musetti che sarebbero stati da mangiare a morsi; dei visi gioiosi pieni di voglia di divertirsi ed incuriositi da quanto li stava attendendo. "Fermo: un fiornino! Nome cognome e nome della maschera..." poi l'assegnazione del numeretto per la votazione e tutti dentro con enormi vassoi di frappe di ogni tipologia, torte, crostate, biscottini, pizze e pizzette... tutti dentro che si comincia! Non arriva più nessuno ed allora lascio il mio posto di segreteria all'ingresso ed entro per vedere le maschere ballare e giocare mentre Mamma Raksha vestita da Pippi Calzelunghe e Akela vestito da Cleopatra facevano ballare i lupetti ed i loro amici a ritmi sfrenati. Io assaggio una frappa buonissima ma vengo intercettata perchè manca un ballerino e subito mi trasformo in un panda coreografo da far invidia a Heather Parisi (più o meno). La mia compagna è una principessa bellissima con un vestito lungo bianco con lo strascico, un nastro arancione in vita, una corona

argentata in testa, una mascherina blu tutta piena di brillantini e due stampelle arancioni semaforo per via di un piede rotto! "Senti..." le dico subito "Qui dobbiamo vincere noi due!" e lei pare d'accordo! Certo fra il suo piede rotto, il mio ginocchio sgangherato, la panza da panda e l'età mia che non è proprio il massimo, non riusciamo a fare tutte le figure che ci sono state richieste, ma comunque il palloncino non ci è mai caduto neanche mezza volta e quindi siamo state bravissime! Poi ci chiedono di ballare con il palloncino in fronte: "Mannaggia non ti vedo più! E ora come lo vedo se ti stai divertendo? Se sorridi o ti stai stufando?" Vabbè vado a braccio e continuo a sculettare con la mia pelliccia bianca e nera mentre tu mi segui e muovi le braccia come faccio io... Abbiamo svangato pure il ballo con il palloncino in fronte: siamo magiche!
Poi mi hanno chiamata fuori perchè c'era lo spoglio delle schede per la votazione della maschera più bella... mi è dispiaciuto lasciare la principessa, ma servivo altrove e Mamma Raksha mi è venuta a chiamare.
Beh... Che noia sta storia, direte voi... Invece no! A parte il fatto che mi sono divertita un sacco, e quindi rosicate, rosicate pure..... prrrrrrr..... ma poi ho visto quella foto e mi sono fermata! Ma l'avete visto il sorriso della mia principessa nascosta dietro il palloncino?
A me non serve altro!
Ecco cos'è il Servizio, secondo me…
UN CAMPETTO VERSO IL JAMBOREE 2023

Alle 4:30 del 29 ottobre mi ritrovo, insieme ad altri candidati per andare al Jamboree, alla stazione Ostiense per prendere il treno che ci avrebbe portato a Capranica-Sutri.
Dentro il treno abbiamo conosciuto già metà degli esploratori del reparto, su un vagone era stato creato un punto di ritrovo per tutti, dove abbiamo rivisto il famoso “Uomo delle patatine” anche detto Martino, che aveva portato un carico di schifezze pari ai rifornimenti dei paninari ai concerti.
Scesi dal treno abbiamo incontrato il resto degli esploratori provenienti dal Nord e conosciuto i capi dei due campetti di selezione, dopo un lunghissimo appello ci avviamo per andare al posto dove avremo vissuto per i successivi 2 giorni. Appena arrivati, il resto dello Staff ci ha accolto e il proprietario ci ha spiegato le brevissime regole del posto.
Fatta notte, i capi ci illustrano le nostre bellissime stanze e finalmente ci prepariamo per nutrirci di un lussuoso banchetto con cibo proveniente da quasi tutte le regioni d’Italia, per poi andare a dormire sopra dei letti come dei ragazzini viziati.
La mattina successiva giochiamo a un fantastico gioco, un misto tra
palla avvelenata e scacchi, scacchi avvelenati, e scopriamo la vita di Rita Levi Montalcini, attraverso un’attività individuale e dei video da vedere sparsi per tutto il post. Per poi prenderci una pausa facendo una golosa merenda con gli avanzi della sera prima, anche se subito dopo abbiamo pranzato.
Dopo queste attività, in cerchio, veniamo divisi per colori. Rispettivamente: rosso, blu, giallo e arancione; dopo avremmo dovuto girare tutto il posto partecipando alle attività divisi nei gruppi per far conoscere ai capi i nostri livelli di socializzazione, manualità e inventiva, inglese e di scenette.
Dopo tutto questo il sole è calato e in quadrato, Federica, il capo reparto, ci ha annunciato che avremmo dovuto organizzare un fuoco serale in un’ ora e mezza nei rispettivi gruppi. Dopo il velocissimo ma molto divertente fuoco serale si va a dormire.
La mattina dopo facciamo una lunghissima autoverifica e decidiamo la prima parte del nome del Reparto Centro-Sud ovvero Tempesta. Con gli zaini preparati metà il giorno prima e metà la mattina stessa, partiamo per andare alla stazione di Capranica. Dopo saluti baci e abbracci prendiamo il treno per tornare alle nostre case e finire i compiti per i giorni a seguire.

PASSI
Forse piove o forse no. Chissà. Guardo fuori e spero, temo che il tempo non sia clemente. Più dell'acqua temo l'incertezza, quel piovenonpiove che ti fa cambiare i piani mille volte. I ragazzi sembrano non guardare fuori, mentre mangiamo discutono. Di diritti, di uomo e donna e di pregiudizio. Di cosa possiamo fare, ognuno nel proprio ambito, nel piccolo della propria classe, in u cio ed ovviamente in famiglia. Possiamo cambiare solo le cose sulle quali abbiamo influenza. Magari sono piccole, ma piccoli passi, sommati, portano lontano.
Quei passi che, dopo cena, vediamo insieme. Quei cento passi, esem pio di impegno e corag gio, di voglia di cambiare un mondo sbagliato. Rimanere e combattere. Poteva andare via. È rimasto, anche per noi. Vedo i loro occhi seguire la storia di Peppino, morto ammazzato dalla mafia più di un quarto di secolo prima che loro nascessero. Storia lonta na nel tempo e nello spazio, dov'è Cinisi esat tamente? Io, che avevo
più o meno la loro età all'epoca dei fatti, sento quella storia vicina. Mi chiedo se per loro non sia solo un film.

Non ha piovuto, bene. Il cerchio è grande, siamo tanti. Nel mezzo di un bosco coperto di foglie ci si confronta, in un esempio bellissimo di democrazia partecipativa. Chi più deciso, chi più timido. C'è da scegliere il tema dell'anno, che ci accompagnerà fino all'Estate Rover. C'è da programmare date, attività, uscite. Strada e Servizio. Li guardo e penso che abbiamo ancora speranza. Si ascoltano, fanno proposte, mediano. Si spiegano, fanno domande. Volano alti, non si

Quando è ora di tornare, zaino in spalla che c'è da camminare, l'aria si è fatta umida. Sulle foglie rimbalza l'eco di Gilgamesh e del suo
Chissà quanti passi faremo insieme e quanti ne farete poi. Ma so
CarloNOI SIAMO IL CLAN
"Noi siamo il CLAN, nelle nostre intenzioni c’è la volontà di Servire, di essere d’aiuto, di fare insieme a Voi un tratto di Strada; di farvi assaporare una parte di Avventura, con lo sguardo di fratelli maggiori, che crescono insieme a Voi per migliorare nei principi della Legge e della Promessa Scout.
Siamo animali, per tanto tempo abbiamo volato con un’ala che non riusciva a dispiegarsi completamente, sappiamo ora che non era il vento troppo forte a rallentare il volo, non la mancanza di volontà per andare oltre l’orizzonte, ci mancava il poter condividere la Strada con persone che hanno meno lune di noi e un linguaggio nuovo, che dovremo imparare e che ci permetterà di comunicare meglio.
Esploreremo con Voi la Giungla, vivremo insieme il freddo del giorno per accendere il fuoco la sera, trovandoci a cantare e ad ascoltare uniti il sussurro del vento, il racconto di Akela , le storie degli Elfi e le avventure della Compagnia. Il Vostro sorriso ci accompagnerà, le nostre coccole Vi terranno caldi, il nostro sguardo Vi proteggerà, le Vostre esperienze ci renderanno ricchi.
Grazie per questi giorni: il primo ai Capi, poi ai Vostri occhi e soprattutto ai Lupi, che riescono sempre a farci vedere il Futuro. Buona Strada. Altipiani
LA PRIMA USCITA
12-13 novembre ‘22
Sono super emozionata, il mio cuore va a mille, salgo in macchina, dopo circa 15 minuti arriviamo alla stazione: lì inizia la nostra avventura.
Saliamo in treno di pattuglia, ci raccontiamo cosa, secondo noi, ci aspetta in uscita e facciamo una check-list delle cose che abbiamo portato. Dopo circa mezz’ora di treno arriviamo a Roma Termini dove prendiamo la metro e io rischio di cadere, uno scossone dopo l’altro! Quando scendiamo dalla metro controlliamo se ci siamo tutti, camminiamo un po' e arriviamo alla fermata di Porta San Paolo dove ci aspettano circa 5 km a piedi, con degli zaini che pesano più di noi, per arrivare ad Ostia Antica.
Nella camminata abbiamo anche visto un fagiano e un fantastico tramonto rosa che sembra sia lì per noi, per spronarci ad andare avanti, nonostante tutto. Dopo circa 1h e 30 arriviamo stanchissimi, ma ci diamo subito da fare: prendiamo le tende al buio, le montiamo in pochissimo tempo, accendiamo il fuoco, aspettiamo che ci sia la brace e cuciniamo insieme alle Tigri. Devo dire che ho mangiato benissimo e mi sono divertita molto.
Dopo cena andiamo intorno al fuoco e gli elfi che ci sono venuti a trovare ci spiegano un gioco notturno: dobbiamo andare a cercare una pergamena colorata (la nostra era blu). Dopo ore di ricerca
interminabili, la troviamo, anche grazie a qualche aiutino: è una frase in codice morse!
Traduciamo la frase e ci viene data una consegna: dobbiamo inventare il nostro motto, noi siamo gli Elfi delle stelle!
Dopo altre attività finalmente ci laviamo e andiamo a dormire!
Durante la notte inizia anche a piovere, ma noi intelligentissime Pantere non lasciamo le scarpe fuori!
La mattina seguente, dopo la ginnastica mattutina, facciamo colazione, ci laviamo e vestiamo. I capi, una volta chiamato il cerchio, ci presentano un bellissimo gioco di società dove l’obiettivo è arrivare alla fine del tabellone, attraverso la vittoria di sfide e quiz a tema scout. Finito il gioco i capi ci danno 2 h per smontare le tende e mettere a posto gli zaini, pranziamo di pattuglia e alle 14:45 partiamo, i 5 km passano più velocemente, sono molto più leggeri. Prendiamo le due metro e arriviamo con 1 h di anticipo alla stazione di Roma Termini dove finalmente ci riposiamo un pò. Una volta preso il treno inizia a piovere, ma noi siamo protetti dal calore e dall’affetto dello scoutismo che ci fa emozionare. E’ stata un’esperienza unica, mi sono divertita moltissimo e porterò per sempre nel cuore questa prima uscita, perché è stata fantastica.
Agnese Ptg Pantere

IL SORRISO
Il sorriso che si apre, quei 28 denti che non vedi mai e invece esistono, mostrati felici solo in quelle rare occasioni. Ti chiedi, da osservatore esterno, quale miracolo porti l'adolescente ombroso a divenire, in un battito d'ali, l'estroverso ragazzo accogliente ed attento agli altri.
Altri, peraltro, che nemmeno conosce bene, visto che li ha incontrati solo una volta.
Guardando il gruppo di quindicenni che si sta formando, esploratori al terzo o quarto anno pronti per il loro secondo campetto di preparazione al Jamboree, li vedi stare come topi nel formaggio. A loro agio, confidenti. Mentre scrivo realizzo che è forse proprio la confidenza - nel senso esteso del termine: condizione propria di chi ha fede e speranza in altri - che genera la differenza di comportamento. E mi interrogo, da genitore e da scout, se faccio sempre del mio meglio nel gesto quotidiano per costruire l'ambiente in cui i ragazzi - figli, esploratori, rover - possano essere pienamente confidenti. In cui l'errore non sia colpa ma crescita, forse tentativo mal riuscito di emancipazione.
Uno psicologo del secolo scorso ha descritto il comportamento (C – l’insieme delle azioni) come risultato di una funzione che comprende la persona (P - carattere, valori, paure, conoscenze...) e l'ambiente, inteso come gruppo coerente di riferimento (A - famiglia, scout, scuola, lavoro...). Una formula, insomma: C=f(P,A). Non dovrebbe sorprendere quindi che la stessa persona si possa comportare diversamente al cambiare dell'ambiente. E invece guardo gli occhi sorridenti di quei ragazzi e provo un profondo senso di soddisfazione, di gratitudine, come raramente accade.
L'essenza dello scoutismo, la sua anima profonda è forse proprio
questa: il senso di confidente pienezza nel percorrere insieme ad altri un pezzo di strada. Per noi adulti è l'appagamento per aver contribuito a creare un pezzetto di quel sentiero.

NIENTE DI PIÙ CHE IL CAMPO INVERNALE







FIOREROSSIAMO INSIEME
“Pronto Akè?”
“Dimmi Akè?”
“Ma che dici, FioreRossiamo insieme per questo campo di Sezione?”
“Siiii!”
Inizia una nuova avventura per i nostri Branchi, il primo Campo di Sezione dopo due anni e immediatamente cresce la voglia di cacciare e giocare ancora una volta insieme.
Insomma, le vacanze invernali hanno un’atmosfera particolare, sarà la magia del Natale o forse è solo il freddo tipico della stagione che ci fa sentire più vicini? Sta di fatto che non vediamo l’ora di rimetterci alla prova per provare e far provare ai nostri Lupi quella magia tanto attesa.
Ogni volta si rivive tutto con tanta emozione, in egual misura sia per i VVLL alle prime esperienze sia per quelli che di campi invernali ne hanno fatto qualcuno in più.
Ma In effetti non importa quanti ne hai fatti, con chi e dove, quello che conta per noi in questo momento è solo ciò che questa avventura ci lascerà e soprattutto ciò che lascerà alle nostre Lupette e ai nostri Lupetti.
Allora si inizia a programmare, si rimette in piedi la chat dei due staff, iniziamo a condividere canzoni idee, attività. E siamo sicuri che tutto andrà bene anche se ci mancheranno alcuni materiali, anche se saremo costretti a organizzare un’attiva all’ultimo minuto, anche se dimenticheremo sicuramente qualcosa a casa, ma nessun problema, la sintonia tra noi è strepitosa e sappiamo di poter contare sempre su chi il cuore ce l’ha tutto Giallo!
E poi ci siamo:
“Fiore rosso avvampa ancooor, anche Shere Khan ne ha il terroor.”
Al nostro fiore rosso i Lupetti si mettono alla prova con delle scenette, sconfiggeranno bulli al parco, maleducati e arroganti,
tutto con la Gentilezza, tema del nostro campo e ogni volta ci stupiamo sempre di più di quanto siano bravi nelle tecniche espressive ma soprattutto quanto dovremmo essere più simili a loro nella bontà d’animo.
Alle Tane Fredde c’eravamo anche noi, con la testa e con il giacchetto, brrrrr! Gli altipiani di Arcinazzo ci hanno accolto con tanto freddo ma noi eravamo preparati. “Lentamente va, il pitone delle rocce sono Kaa” si sentiva piano piano riecheggiare questa canzone. La Danza della fame di Kaa ci ha permesso di sconfiggere il Bandar-Log e di portare Mowgli sano e salvo alla sua tana.
E poi il momento più atteso dagli Akela, quelle vocine dei cuccioli che si avvicinano e ti chiedono: “Akela sono pronta, posso fare la promessa?"
Oltre al Fiore Rosso passiamo molto tempo insieme, tra noi due Branchi ma anche con il resto del gruppo, gli esploratori e i Rover.
E i nostri Lupi si entusiasmano tantissimo quando vengono a sapere che giocheremo tutti insieme, all’insegna della gentilezza e del mettersi a disposizione per aiutare qualcuno.
Questi tre giorni sono passati in fretta, non sono mancati lupi febbricitanti, lupi nostalgici e materiali fatti all’ultimo minuto, ma non importa, a noi è piacito così.
E poi non è finita: al quadrato finale un’ulteriore sorpresa. Abbiamo sentito per la prima volta il grido di clan, seguito da una lettura che ci ha fatto versare quella lacrimuccia che non poteva mancare. Ma di questo ne parlerà qualcun altro.
CAMPO INVERNALE
Eccoci! Dopo 2 stremati ore in autobus siamo arrivati agli altipiani di Arcinazzo,un piccolo paesino nel Lazio di circa 200 abitanti. Appena arriviamo scopriamo felicemente che sarà un fantastico campo di sezione! Entusiasti ci dividiamo nelle camere e dopo esserci sistemati per bene andiamo nello spazio enorme che c'era fuori e iniziamo il GRANDE GIOCO, un gioco coinvolgente e molto divertente che consisteva nel raccogliere punti completando delle prove, come per esempio riprodurre un quadro con i nostri corpi o cantare una canzone e tanto altro, ovviamente tutto questo di pattuglia e a pollo chi perde un gioco molto competitivo ideato dallo Staff che non ha accontentato proprio le aspettative di tutti! Poi siamo andati velocissimamente a prendere il pranzo ed il regalo che avevamo fatto per il secret santa, abbiamo, così, mangiato e ci siamo scambiati i regali. Sazi, siamo andati nelle camere dove avremmo dovuto preparare le nostre fantastiche scenette sui punti della legge. Finito il tempo per le scenette ci precipitiamo affamati a cenare dove scopriamo che i posti non li avremmo scelti noi ma al posto nostro li avrebbero scelti dei bigliettini. Dopo la fantastica cena siamo andati a fare il fuoco dove abbiamo anche assistito alla fantastica ambientazione dello staff che hanno reso al meglio ogni particolare, poi era arrivato per noi di presentare le scenette che, purtroppo, non sono venute come speravamo… Ma senza farci abbattere ci dirigiamo nei nostri caldi letti, tranne i pattugliotti appena arrivati che sono rimasti a fare la veglia, un momento profondo e molto riflessivo. Ed è così che finisce questa fantastica, prima giornata di campo…
Il mattino seguente ci svegliamo, a malincuore, dai nostri letti e andiamo mezzi addormentati a fare l'alza bandiera che ci risveglia dal nostro sonno primordiale. Dopo aver fatto colazione con tè e cornetti iniziamo a prepararci in fretta e furia per l'imminente HIKE che spaventava molti. Prendiamo pranzo guidoni e zainetti e partiamo per questo lunga passeggiata di 13 km. Ogni tanto ci fermiamo per dei momenti di riflessione e di lettura di un libro… Arrivati al punto più alto apriamo i sacchetti del pranzo e iniziamo felicemente a mangiare i nostri panini. È un momento di relax e di
chiacchiere, che come tutte le cose belle dura poco e ci incamminiamo per tornare al (credo) motel dove alloggiamo. Ci lasciano un po' di tempo per riposarci, dove succedono cose mistiche e alquanto sospetto! Scopriamo poi di un fantastico GIOCO DI SEZIONE che ci ha fatto conoscere persone diverse da quelle che eravamo abituati a vedere tutti i giorni! Il gioco continua tra prove di fiducia e canzoni inventate! Questo fantastico gioco però si dilunga fino alle 21:00 e I capi capiscono che avevamo evidente bisogno di mangiare, e così andiamo tutti a mangiare la

splendida cena cucinata dal clan! Dopo la cena senza troppi giri di parola ci lasciano tempo libero fino all'ora di dormire e quando arriva il momento ci infiliamo tutti sotto le coperte a riposarci per il giorno seguente.
Il giorno dopo veniamo svegliati dalla soave voce di Mery e Francesca, così ci prepariamo e andiamo a fare colazione consapevoli che alcuni di noi oggi affronteranno un passo molto importante nella vita dello scautismo… andiamo a fare l'ultimo alza bandiera e quando abbiamo finito facciamo un strabiliante foto di sezione! Entusiasti andiamo a fare quadrato ed è questo il monto in cui i nuovi pattugliotti faranno la loro PROMESSA. Un senso di rispetto pervade i nostri corpi ed è come se una bolla ci circondasse così da non far distrarre nessuno. Fieri di loro stessi i pattugliotti nuovi vanno uno ad uno a promettere sul loro onore! Quando la bolla scoppiò andammo a fare, come di rito, il consiglio della legge che ci fa riflettere sui nostri limiti, sulle nostre insicurezze ed i nostri punti di forza… Finito il consiglio per svagare un po' giochiamo ad un gioco che hanno portato i ragazzi del jamboree, un gioco basato su palla prigioniera e con un inserimento degli scacchi che ha divertito tutti! Finito il gioco dobbiamo dire addio al posto che ci ha ospitati per questi giorni fantastici e che hanno emozionato ognuno di noi nel profondo, è già, era arrivato il momento di ritornare a casa. Prendiamo gli zaini che ci eravamo preparati la mattina e a malincuore li mettiamo nel porta bagagli dell'autobus che ci porterà a pavona… nel viaggio c'è chi dorme chi canta e chi parla con il compagno ma il viaggio sembra durare un eternità. Finalmente arriviamo a ci salutiamo tutti… Appena arrivo a casa sento un vuoto che mi avvolge ed è così che saluto questo campo invernale che non dimenticherò mai!
BISCOTTI PAN DI ZENZERO
Quando gli scout del CNGEI della Sezione dei Colli Albani mi hanno chiesto di venire alla loro festa ho detto inizialmente di no. Dal Polo Nord è un viaggio lungo, io non sono più un ragazzino... e poi devo finire di leggere le letterine, fare i pacchetti, coordinare gli elfi... insomma un sacco di lavoro, senza contare che la slitta era in manutenzione.
Però poi anche il Comune di Albano ha dato il patrocinio alla festa, i ragazzi hanno insistito tanto... il rifugio era addobbato, c'era il caminetto acceso... mi hanno detto che ci sarebbero stati tanti bambini di Pavona e dintorni e che sarebbero passati a trovarmi... insomma non ho saputo dire di no!

E ho fatto bene. Laboratori creativi, ottime frittelle di farina di mais, la tombola dei bambini, addirittura il cinema!
E tanti, tanti bambini che hanno fatto la fila per fare una foto con me e per mandare la letterina. È la parte migliore del Natale, la sincera sorpresa che si legge negli occhi di queste creature fantastiche, uomini e donne in miniatura, buoni e generosi come solo un bambino sa essere. Sorpresa ed emozione nell'avermi trovato lì, seduto ad aspettarli, pronto a fare una foto con loro, che gli tenga compagnia fino a quando i sogni rimarranno ad albergare nei loro cuori.
Alcuni di loro erano intimiditi, altri spavaldi. Qualcuno ha avuto necessità della presenza della mamma, un paio di loro di sono sciolti in un abbraccio che porterò a lungo con me. Un bambino alla domanda "cosa vuoi che ti porti" ha risposto come prima cosa "una bambola per mia sorella". Insomma, ho fatto fatica a non emozionarmi. Grazie, ho fatto bene a lasciare il Polo per venire al Villaggio degli Elfi di Pavona. E, se mi vorrete, ci sarò anche l'anno prossimo!
Non dimenicate di lasciarmi un bicchiere di latte nella notte della Vigilia. E magari anche un biscotto.

CAMPOCATINO 1994
Appuntamento alle 8 in sede. C'era un sacco di eccitazione nell'aria. Eravamo tutti presenti. I nostri genitori parlottavano tra loro sorridenti. I capi reparto, Paola e Gianfranco, chiamavano a raccolta i capi-squadriglia e ripassavano con loro il materiale da caricare sul Pullman: per prima cosa i guidoni di squadriglia e la Fiamma di reparto. Non si esce mai senza. I guidoni rappresentano le squadriglie del reparto. Ogni capo-squadriglia porta con orgoglio il proprio. C'erano le aquile, le linci, le tigri e la neo pattuglia dei lupi della quale facevo parte col ruolo di terzo. Fabrizio era il mio capo, Marco il vice, poi Giampiero e Gianluca. La Fiamma di reparto invece rappresenta tutto il reparto. Viene assegnata alla squadriglia

più meritevole o a tutti a rotazione. Quando si marcia, sta in testa a tutti, portata generalmente dal più piccolo, in modo che tutto il reparto si adegui allo stesso passo.
“Mi raccomando ai teloni e ai cordini!", tuonava Gianfranco. Era ossessionato dai teloni.
“Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento!” Ce lo ripeteva sempre citando le parole di Baden Powell.
I teloni erano fondamentali per costruire un rifugio di fortuna, per ripararsi dalla pioggia, per mantenere l'attrezzatura e gli zaini asciutti. E poi le lampade a gas. Mai uscire senza quelle e senza vetrini di ricambio, bombolette e retine di scorta. Sì, c'era tutto. Fischio di adunata generale. Saluti rapidi ai genitori.
Ultime notizie: il televideo conferma la presenza di neve. Evvaiii!! Si parte. Tutti sul pullman. Qualcuno della staff ci segue con la jeeppetta di Gianfranco. Meglio portarci anche una macchina, non si sa mai!
Il reparto, approfittando di un qualche ponte, aveva anticipato la partenza per l'uscita al mattino. Stavamo andando a Campocatino e da lì avremmo dovuto raggiungere l'Abbazia di Trisulti dove avremmo passato la notte. Dovevamo attraversare le montagne. Un percorso facile in teoria, ma c'era l'incognita-neve con cui fare i conti.
Arrivati sul posto, ricordo la gioia generale nel constatare che nonostante fossimo in primavera inoltrata, le montagne ed i campi da sci erano ancora tutti ricoperti di neve. Ma qualcosa non andava. Annalisa, uno degli aiuti, aveva dimenticato gli scarponi a casa e con le sole scarpe da ginnastica non ci si poteva avventurare per il sentiero innevato. Non è che fossimo comunque attrezzati per la neve. Nessuno di noi indossava l'abbigliamento adatto. Scarponcini da montagna erano il massimo che avevamo. Nessuna tuta o attrezzatura termica, ma solo calzamaglia portata sotto i jeans e maglia di lana sotto la camicia e il maglione dell'uniforme.
Qualcuno indossava i pantaloni di velluto a coste, ma i più erano vestiti alla bene e meglio. Quell'imprevisto si trasformò per noi in un'occasione da prendere al volo. Armati di bustoni e utilizzando i numerosi teloni portati, iniziammo a scivolare sulla neve in attesa che Gianfranco e Annalisa facessero ritorno con le scarpe. Un'attesa più lunga del previsto che ci bruciò tutto l'anticipo di quella mattina.
Alle 15 finalmente eravamo tutti pronti per partire. Fiamma avanti, Squadriglie dietro, arrivati in cima alla prima collina, ecco la prima sosta per la foto di rito di squadriglia.
Mano a mano che salivamo in quota, i centimetri di neve aumentavano e camminare si faceva sempre più faticoso. Qualcuno ci raccontò che i lupi sulla neve camminano uno dietro l'altro, ricalcando le orme di quelli che precedono. In questo modo si fatica di meno. Ma la neve raggiungeva quasi le ginocchia e le scarpe, ormai bagnate e intrise di acqua, rendendo il passo con lo zaino sulle spalle ancora più pesante. A volte capitava che la neve pigiata cedesse sotto il peso rivelando un secondo strato di neve più profondo, facendoci affondare fino alla vita. Ricordo le risate quando qualcuno rimaneva intrappolato nella neve. Il sole era caldo, il cielo limpido, ma i nostri piedi iniziavano a gelarsi e per combattere il freddo muovevamo le dita per riattivarne la circolazione, nella speranza di far arrivare un po' di calore. Dopo un paio d'ore di cammino incrociammo un rifugio su due piani ai bordi della vallata. Le grandi porte di ferro verniciate di verde davano un senso di solidità e sicurezza a quella struttura apparsa di punto in bianco tra la neve. Ma non era quella la nostra meta...
continua nel prossimo numero...