Impeesa, bollettino di attività scout n°1-2020

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SCAUTISMO LAICO C.N.G.E.I. COLLI ALBANI

IMPEESA

bollettino di attività scout

NUMERO 1

aprile 2020

E-SCOUT AI TEMPI DEL COVID-19

Il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani ( C.N.G.E.I. ) fu fondato u cialmente nel 1913 riunificando sotto un’unica sigla i vari esperimenti di “scautismo” che si stavano diffondendo nel giovane Regno d’italia.

Carlo Colombo è un medico torinese appassionato delle pratiche ginniche che aiutano la gioventù a crescere sana (una idea educativa giovane, nata sul finire del 1800, in un periodo che ha visto la nascita della maggioranza degli sport di squadra, soprattutto nell’impero inglese).

Carlo conosce BP durante un viaggio ed è affascinato dallo scautismo. Nel 1912 pubblica su un grande giornale romano un “Appello agli italiani” ed invita i genitori a far partecipare i propri figli ad un evento presso la Canottieri Lazio prospettando attività utili ed importanti sotto l’aspetto fisico, morale e patriottico: la grande a uenza di giovani e famiglie convince Colombo della forza della sua proposta e così, dopo un altro grande incontro nella primavera del 1913, dà vita al CNGEI, da subito aperto anche ai ragazzi più piccoli (detti novizi) ed alle ragazze e laico per una scelta di campo precisa in una Italia che viveva fortemente il dualismo – nato dopo l’unificazione del 1870 – tra il potere politico dello stato e quello religioso del papa.

Colombo ha un forte senso di appartenenza alla nuova Italia unita e vede nell’impostazione originaria di BP (che sognava “uno scautismo che fosse unico per i giovani di ogni fede”) la risposta al suo sogno di dotare la nazione di giovani entusiasti e pronti di fronte ad ogni necessità: in questa fratellanza dunque le scelte religiose, così come le differenze culturali e di stato sociale, sono confinate assolutamente nella sfera privata della vita di ogni scout e non possono essere elemento di divisione o di prevalenze di parti… è questo il concetto di laicità per Colombo ed il CNGEI degli inizi, proprio come lo è del CNGEI attuale, pur espressa con altre parole.

L’iniziativa ha grande successo ed in essa confluiscono anche i gruppi residui di altre iniziative simili [la REI di Sir Vane e le Gioiose liguri di Mazza]: si parlava di oltre 25.000 iscritti già nel 1916 e su varie riviste (tra le quali La Domenica Illustrata) vi erano spesso copertine dedicate alle attività dei Giovani esploratori. La Promessa si chiama giuramento e la legge decalogo , nella trasposizione italiana dei termini originali.Solo l’amor di Patria è il discrimine dell’appartenenza al CNGEI e ad esso si deve obbedienza e servizio. I Giovani esploratori sono infatti educati alla solidarietà umana, all’amor patrio e ad una cosciente disciplina: gli si insegnano nozioni di igiene e pronto soccorso, sono impegnati a saper nuotare “per aiutare gli altri in di coltà”, si spronano a diventare “uomini migliori e cittadini e cienti, combattendo l’egoismo, l’indisciplina e la degenerazione morale”.

Il CNGEI registra l’adesione di personalità come Guglielmo Marconi (che essendo irlandese da parte di madre e perfettamente bilingue conosceva bene lo scautismo Britannico), i fratelli Bruno, Adriano e Marcello Ducati, Pietro Mascagni e quella che era indubbiamente la figura mediatica più influente dell’ Italia di allora, il poeta Gabriele D’Annunzio.

In quanto italiani, la maggioranza degli associati era indubbiamente cattolica e pertanto ai campi e durante le grandi attività erano sempre previste delle Messe: ci sono foto storiche ed addirittura film dell’epoca che attestano ciò relativamente a tutte le sezioni allora esistenti, ma non vi erano certamente catechesi specifiche o momenti liturgici particolari né partecipazione di religiosi alle attività dei giovani.

Per questi motivi nel 1916 un gruppo di adulti si staccò dal CNGEI per dare vita ad ASCI (Associazione Scout Cattolica Italiana) solo maschile e fortemente collegata con la chiesa e le sedi nelle parrocchie. Lo scioglimento degli scout e la Giungla Silente Roberto Villetti, divenuto Capo Scout nel 1922 e conosciuto ai più con il nome di “Papà Akela” perché favorì l’inserimento del Lupettismo nel CNGEI, portò avanti le riforme di Fiorini racchiuse poi nel Regolamento del 1924.

La Verde Avventura

Una tappa importante nella vita di ognuno di noi, un modo divertente per vivere la natura, per amare ed apprezzare le cose semplici che la vita ogni giorno ci regala, un coinvolgente tuffo nella vita di gruppo, nella condivisione di valori, nella comprensione, nella fratellanza e nella crescita personale. Passo dopo passo, tra i mille colori e le diversità che il cammino ci riserva, affondano le nostre orme, in una verde avventura che aspetta solo te...

Il Progetto

L'idea nasce nell'agosto del 2010 dalla volontà di un gruppo di giovani e adulti di arricchire la proposta di scoutismo laico ai Castelli Romani, portandola anche ad Ariccia.

Il 29 gennaio del 2011 la prima riunione del gruppo vedeva già partecipe un bel Branco di 15 lupetti.

I lupetti, insieme con i loro capi, tra le varie attività, hanno partecipato alla pulizia di Parco Chigi e a quella che si è svolta in occasione dell'inaugurazione di Collepardo. Entrambe promosse dal Comune di Ariccia. L'anno scout si è poi concluso con una vacanza di una settimana in un magnifico casale in Umbria, durante la quale il branco ha vissuto momenti entusiasmanti in varie attività, alcune organizzate con la collaborazione PROCIV ARCI (associazione nazionale di volontariato di Protezione Civile) nelle quali i lupetti hanno approfondito l'importanza della salvaguardia dei boschi dagli incendi, divertendosi anche con piccole esercitazioni con gli idranti. e poi cacce al tesoro, costruzioni, attività di mani abili il tutto condito da giochi e canti. Un'esperienza unica nel suo genere come solo lo scoutismo, attraverso il suo originale metodo educativo garantito da adulti esperti e preparati, riesce a creare.

Fu lui a chiedere alle Sezioni di sospendere le attività “per salvaguardare le vite dei propri iscritti”, con un testo che evidenziava l’importanza di portare avanti i valori che lo scautismo aveva insegnato ai propri ragazzi. I valori che ispirarono lo scautismo clandestino della Giungla Silente (durata dal 1928 fino al 1939 ovunque e dopo in forma più ridotta) furono infatti la fratellanza, il senso del servizio, l’educazione alla libertà di pensiero e di scelta in ogni ambito della propria vita e l’importanza dell’impegno cioè la scelta dello scout.

Infatti durante il periodo fascista le attività del CNGEI proseguirono in qualche caso, ovviamente in modo clandestino ( il “lupercale” o il “Gruppo Escursionista Indomito” per citare alcune sigle sotto alle quali si nascondevano vecchi capi e dirigenti del corpo nazionale ) avendo come riferimento principale Luigi Pirotta.

Questo è lo stesso spirito che, mentre l’Italia veniva liberata dagli Alleati, poi portò alla rinascita dello scautismo in ogni dove.

Alla ripresa u ciale delle attività nel 1946, proprio Luigi Pirotta fu nominato Capo Scout: tra le varie cose che fece ci fu la scrittura definitiva di un regolamento più organico compresi i testi di Legge e Promessa, da allora mai più modificati.

1976: L’unione di scout CNGEI e scout UNGEI

Negli anni ’60-’70 il CNGEI cominciò a sperimentare la Coeducazione (cioè educare insieme i ragazzi e le ragazze al fine di insegnare come collaborare rispettando però le peculiarità di ciascuno dei due sessi), con grande successo, fino a giungere nel 1976 ad unificare le due associazioni separate per sesso (CNGEI ed UNGEI) in una nuova realtà, il CNGEI – Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani. Gli scout CNGEI dagli anni 2000

Altre scelte importanti della nuova associazioni sono la conferma della sua laicità e l’introduzione di una nuova democrazia di gestione grazie anche alla presenza di adulti non impegnati direttamente come capi. Sarà nel 2004 che il CNGEI aggiunge una 5° scelta caratterizzante tra i valori scout CNGEI: l’impegno Civile, declinato in 5 ambiti che sono:

1 In questo numero: e-Scout al tempo del corona virus Editoriale Come ci teniamo impegnati Quarantena in Compagnia Il nostro nido è tra i monti Inverno Rover nelle piccole cose Lianum Costrictur Rubrica “COME ERAVAMO”: Quella volta alla Selvotta 3 2 5 7 9 11 14 17

Editoriale

Il primo numero di “Impeesa, bollettino di attività scout” uscì nel Febbraio del 2016. Nacque come progetto per una specialità e coinvolse tutto il reparto. Ricordo il giorno in cui decidemmo il nome votando tra una serie di proposte uscite nel corso di una riunione di reparto. Alla fine la scelta cadde su Impeesa, il lupo che non dorme mai, il soprannome dato a Baden Powell dagli Zulù africani per il suo coraggio, le sue doti di grande esploratore e la straordinaria capacità nel seguire le tracce. Al nome “Impeesa” si aggiunse la specifica “Bollettino di attività scout” proprio a voler rimarcare lo scopo del giornalino di diffondere verso l'interno e verso l’esterno le nostre attività. Anche il formato scelto era particolare: un A3 diviso a metà a formare un A4 e successivamente piegato ancora per divenire un A5 da inserire nel quaderno di caccia. Una struttura che obbligava il lettore a spiegare e a roteare il giornalino tra le mani mano mano che ci si addentrava nella lettura degli articoli interni. Sicuramente un formato “alternativo” che limitava però il numero degli articoli da inserire. Col tempo Impeesa è passato dalla gestione del solo reparto, alla gestione di gruppo con l’inserimento di contributi provenienti da tutti. Oggi siamo qui ad inaugurare una nuova veste grafica di Impeesa, più moderna, più “matura”. In questo periodo particolare in cui tutti siamo costretti a casa al fine di limitare il diffondersi del Coronavirus, ci siamo chiesti come poter fare arrivare Impeesa a tutti. Ci siamo quindi trovati davanti alla necessità di cambiare il formato per renderlo più facilmente distribuibile e di più facile lettura anche attraverso supporti digitali. Abbiamo a dato alla nuova redazione formata da ragazzi del reparto e della compagnia la cura degli articoli e delle grafiche del nuovo Impeesa. Ci auguriamo che Impeesa diventi un giornalino atteso da tutti: dai fratellini del branco ai Rovers della Compagnia. Abbiamo tante idee: dalla rubrica di Chill per i lupetti, alle attività di art attack o facili ricette da fare a casa tra una lezione in videoconferenza e una riunione virtuale di branco reparto o compagnia. Aspettando i vostri contributi, vi auguriamo buona lettura!

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al tempo del corona virus

Mala tempora currunt. Là fuori, da qualche parte, c’è un nemico invisibile. Se non al microscopio. Ci tiene lontani. Tutto sospeso, se non fattibile da casa. Le scuole si adattano alle lezioni online, chi può lavora da casa. Per molti un problema vero, tanti mestieri richiedono un luogo fisico per essere portati avanti. Le misure di distanziamento sociale hanno colpito duro tutto ciò che non è essenziale. Sport, svago, tempo libero. Ed ovviamente il volontariato come il nostro. Non possiamo stare insieme, niente riunioni, uscite hike, cacce. Niente Consiglio di Gruppo fino a mezzanotte e oltre che il giorno dopo poi ci si alza tipo zombie. Niente riunione in tana. Il rifugio urbano alla stazione di Pavona è chiuso, non ci sono rover che sciamano. I gridi di pattuglia non rimbalzano tra le mura della sede. Akela caccia da solo. In giro ci sono solo persone che fanno la spesa o che vanno a lavorare. Tutte indossano una mascherina, a difendersi dal questo invasore inatteso. Noi scout abbiamo però una mascherina speciale, la usiamo da sempre e ci difende da tanti virus. La portiamo al collo, senza siamo come indifesi. Ci difende dall'intolleranza, dalla pigrizia e dalla mancanza di serenità. E allora - siamo anche laboriosi! - usiamo la tecnologia e la creatività per continuare il nostro viaggio in questa Verde Avventura. Facciamo la pizza insieme, in ogni casa, in ogni momento. Sessanta famiglie impastano, condiscono e infornano - e infine mangiano - la pizza di Gruppo. Video e foto mostrano i ragazzi e i loro capi unità, impegnati e sorridenti. Pizze per tutti gusti, con farine varie e condite di allegria e sudore. Era buonissima! Le riunioni continuano, Zoom Skype Meet Whatsapp, tecnologia non ti temo! Giochi online e ScoutTest per competere sulle proprie competenze... io sono imbattibile nell’orientamento ma santa pazienza a distanza di tanti anni continuo ad essere un pessimo pioniere. Akela e Bigio sentono i lupetti via WhatsApp, i Rover il venerdì sera fanno videoriunione, la Carta di Compagnia non aspetta. Gli esploratori tra riunioni di pattuglia e proposte dei capi unità sono continuamente online, insieme.

3 e-Scout

Mi piace pensare che quando tutto ciò sarà finito - perchè finirà, ne saremo presto fuori - potremo pensare a questo periodo come a qualcosa che ci ha forzato ad usare strumenti nuovi senza cambiare il senso di appartenenza ai nostri valori. Indossiamo la mascherina a coprire naso e bocca quando siamo fuori, proteggiamoci dal virus. E continuiamo ad indossare la mascherina colorata attorno al collo, ci protegge da tutti gli altri virus e ci aiuta ad essere noi stessi al meglio delle nostre capacità. Che è questa la vera essenza dell’e-scout al tempo del Coronavirus: fare del proprio meglio, farlo insieme, anche se distanti. Ed è questo che cambierà il mondo, in meglio.

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Carlo

Come ci teniamo impegnati

“State a casa”, non è un semplice invito ma un imperativo. In questo periodo molto di cile per tutti, dove preoccupazione e paura a iggono la maggior parte delle persone, noi scout ci siamo adeguati alla situazione per continuare a portare avanti le nostre attività.

Tra le varie attività che il Reparto sta portando avanti, per un paio di pomeriggi a settimana, Daniele e Giordana ci hanno invitato a fare delle partite sul sito Kahoot, dove, a dandoci alla nostra memoria e a nozioni di cultura generale imparate nel corso degli anni, dovevamo rispondere a delle domande a tema scoutismo. Chi faceva più punti rispondendo a più domande giuste, vinceva qualcosa offerto dai capi.

Un’altra attività a cui abbiamo partecipato è stata svolta domenica 20 marzo tramite Discord, dove abbiamo avuto la possibilità di conoscere altri scout provenienti da tutta Italia, grazie al server del CNGEI. Molti di noi hanno fatto amicizia con tanti ragazzi e ragazze, perciò questa attività ha riscosso molto successo.

Una “sfida” che ha coinvolto non solo noi ragazzi del reparto, ma tutta la sezione è stata la “Pizza challenge”. Lo scopo di questa attività? Fare la propria pizza a casa, ma condividendo con gli altri l’esperienza, come se fossimo tutti insieme.

Seguendo le istruzioni che ci venivano date, partendo da zero abbiamo creato il nostro lievito madre. Per prepararlo bastano pochi ingredienti: farina, miele e acqua. L’impasto va lasciato riposare e con il tempo inizierà a gonfiarsi. Ogni due giorni va eseguita

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una procedura chiamata “rinfresco”, per permettere al lievito di mantenersi attivo.

La sera di sabato 28 marzo infatti, ognuno ha preparato la propria pizza, e così, ci siamo sentiti un po’ tutti più vicini. Come se non bastasse domenica 29, abbiamo partecipato ad una sfida nazionale, a cui hanno partecipato moltissime pattuglie di regioni diverse. Le prove da portare a termine erano sia fisiche che net”, al quale si sono iscritte tutte le nostre pattuglie. Tramite il sito dello JotaJoti siamo potuti entrare a contatto con scout provenienti da tutto il mondo, conoscendo meglio la loro cultura ma anche la Sicuramente queste attività ci hanno fatto sentire meno soli: adesso riusciamo anche ad apprezzare l’utilizzo positivo e proficuo della tecnologia, che in questo momento particolare come non mai riesce a connettere tante persone contemporaneamente e

Sophie e Flavio

Quarantena in Compagnia

Non ci raccontiamo bugie: lo scautismo ai tempi del Covid-19 non è una dimostrazione di coraggio, di buon senso, non è ottimismo, determinazione, senso civico. O almeno permettetemi di dire che non è solo questo. Essere scout in quarantena è anche e soprattutto una schifezza.

Sono le 19.30 di un venerdì speso - per forza di cose e come ogni altro giorno ormai da settimane - interamente dentro casa. Ho un appuntamento su Skype (l’ennesimo da stamattina, perché se i miei spostamenti sono fortemente limitati, i miei impegni sembrano quasi raddoppiati) per la riunione di Compagnia. Rido amareggiata alla parola “compagnia”.

Luca avvia la videochiamata, qualcuno si collega prontissimo, qualcuno mantiene la sanissima abitudine di farsi aspettare per tenere viva la capacità di inventare giustificazioni per questo imperdonabile ritardo. Tanto, questa volta, che fretta abbiamo?

Inutile mentire, abitudini come il “tè di Compa” non sono le stesse, a distanza. Mi accorgo di quanto mi manchi il rituale del tè di quando toccava a me “servire”: allungare il braccio destro, indicare un barattolo vuoto dall’altra parte del tavolo, afferrarlo mentre mi viene avvicinato, sforzandomi con l’altra mano di tenere in equilibrio il pesante bollitore incandescente; pentirmi della scelta di tenere il bollitore col braccio sinistro, quello meno forte. Versare con cura una quantità d’acqua che sia uguale a tutti i barattoli riempiti prima, controllare che tutti ne abbiano uno davanti agli occhi, quindi riempire il mio, chiedermi come sia nata questa cosa dei barattoli e perché non usiamo tazze e bicchieri come le persone normali, sedermi e ascoltare, so ando sul vetro bollente. Mi preparo una tisana ai frutti di bosco, con il telefono appoggiato

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al contenitore dello zucchero, guardando ogni tanto i bu faccioni sgranati che si connettono uno a uno, fino a che si decide di cominciare a parlare di cose serie. Che poi, “serie”. Se vi svelassi in cosa consiste il 90% delle nostre segretissime attività, ridereste. Non vi farò ridere.

All’inizio c’è sempre il “come state?” a cui rispondiamo in maniera sempre più monotona. Ci manca la scuola, ci manca uscire la sera, ci manca fare attività tutti insieme. Siamo stretti in casa, siamo anche soli, siamo annoiati o sopraffatti da incontri virtuali che non sostituiranno mai la vicinanza delle persone. Buttiamo giù idee, organizziamo cose. La maggior parte sono indirizzate al dolcissimo e più che atteso momento in cui ci rivedremo. Una pizza tutti insieme, questa volta dal vivo, la realizzazione di vecchi progetti che cominciano a prendere polvere. Parliamo di Estate Rover, sogniamo i posti in cui cammineremo e dormiremo e viaggeremo quest’estate, mentre ci ricordiamo che per ora ci è concesso solo respirare una primavera invidiabilmente bella dalla finestra spalancata della nostra cameretta. Nonostante seguiamo con relativa diligenza la sfida lanciata da Luca, battezzata “Decameron 2.0”, in cui cerchiamo di sperimentare e condividere ogni giorno qualcosa di nuovo, da sfide culinarie a prime esperienze artistiche o creative, essere scout ma in generale avere diciassette anni e stare chiusi in casa non è facile, non è entusiasmante. Diventare e-scout, e-persone, e-adolescenti, non vuol dire che tutto si possa facilmente sostituire con un pizzico di positività e spirito d’adattamento. Ma, senza dubbio, ci si può facilmente rendere conto di quanto sia prezioso ciò che ci sembra naturale e usuale. La gratitudine, in fondo, è stata una tra le più belle lezioni che l’ambiente scout mi abbia regalato. Mentre si discutono proposte, mentre si verifica che tutti gli impegni siano stati portati a termine, che tutti i progetti siano in via di sviluppo, ci aggrappiamo silenziosamente ai dettagli di banalissime consuetudini che abbiamo momentaneamente perso ma che -ci crediamo fortemente- torneremo ad abbracciare.

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Galatea

Il nostro nido è tra i monti

Era una tranquilla mattinata di fine dicembre, ma questa non era come le altre: era l’inizio di una nuova avventura, l’inizio del campo invernale! Dopo un veloce cerchio di apertura salimmo tutti sul bus, e dopo aver mollato il Branco a Sgurgola, dove abbiamo fatto anche una breve pausa merenda, raggiungemmo il luogo nel quale avremmo dovuto trascorrere i prossimi quattro giorni di campo: monte Livata. Inutile dire che abbiamo fatto a gara per accaparrarci i migliori posti letto, pur sapendo che quel guastafeste di Daniele li avrebbe cambiati. Ci siamo auto-accolti con un buon pranzo per poi cominciare subito con le attività. Abbiamo iniziato con una combattuta partita a bandiera svizzera, per poi dedicarci allo scambio dei regali gli uni con gli altri. Regnava una particolare atmosfera natalizia, ma non c’era tempo da perdere, perché subito dopo un gustoso spuntino ha allietato il momento dei forum gestiti dai capi e vice delle pattuglie. Vi erano varie tematiche, D&D, educazione sessuale, libri, discriminazioni e cortometraggi Disney; ognuno si iscrisse ai vari corsi che gli interessavano e l’attività durò circa un’ora. Dopo i forum era il momento di cenare. Infine, dopo un fantastico fuoco serale gestito dai capi, siamo andati a letto: ci avrebbe aspettato una lunga giornata faticosa. Infatti, la mattina dopo, siamo partiti per una lunga, faticosa e meravigliosa camminata alla scoperta dei dieci punti della legge, incontrando diverse varietà di paesaggio. Al nostro ritorno ci attendeva il pranzo. Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla creazione di fantastici astrolabi di carta. Dopo cena siamo andati direttamente a letto, perché i capi hanno pensato di lasciarci riposare un po’ di più, e hanno pensato bene: finalmente una buona idea! Purtroppo le idee

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sono come le notizie: ad una buona ne consegue sempre una cattiva. Il giorno dopo, infatti, abbiamo iniziato la giornata facendo ginnastica con -20 gradi di temperatura. Quella però, era una mattina troppo importante per lamentarsi: c’erano le promesse! Così, in cima alla collina, al freddo ed in felpetta, i nuovi arrivati hanno promesso sul loro onore di fare del proprio meglio verso Dio, la patria e la famiglia, entrando u cialmente a far parte del Reparto. Furono consegnati i distintivi, e le persone che venivano da fuori hanno ricevuto anche il fazzolettone. Dopo questa importantissima cerimonia, svolta con una vista panoramica magnifica, siamo tornati alla conca per pranzo. Il pomeriggio e la sera sono stati dedicati ad un dibattito con lo scopo di ricucire lo strappo che si era creato nel reparto dal campo estivo. Dopo di ciò abbiamo vissuto in un’atmosfera molto più tranquilla e allegra. Dopo cena il fuoco è stato gestito dalle Pantere con tema le favole. La mattina seguente abbiamo preparato gli zaini e dato una sistemata al rifugio. Nel tempo restante abbiamo fatto il Consiglio della Legge che dalla mattina si è prolungato anche nel pomeriggio. Infine, dopo l’ammainabandiera, siamo saliti sul bus, di ritorno a casa. Era la fine di un’altra fantastica avventura.

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Lorenzo (ptg. Falchi)

Inverno Rover nelle piccole cose

Siamo quasi tutti in nella stanza al piano di sopra. Qualcuno è andato a dormire; è tardi. Noi altri parliamo. Ci passiamo una busta di biscotti mentre scherziamo e ridiamo insieme, cercando di non far rumore, seduti su un pezzetto di letto o appoggiati ad un armadio. L’equivalente di una notte in tenda al primo anno di reparto, la sensazione di aver trovato una seconda famiglia, la mente libera dai pensieri dopo una giornata stimolante, a tratti faticosa.

L’ho sempre detto: la cosa migliore dei campi invernali è il clima. Sembra un paradosso: fa freddo, spesso tanto, a volte esageratamente. Ma è proprio quel freddo secco e penetrante (il mio preferito, “il freddo da uscita scout”), con un po’ di fortuna accompagnato da un sole gelido e luminoso, a regalare un clima diverso all’intera Compagnia. Perché gli sguardi diventano caldi, le parole accoglienti e i corpi hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi. E per scambiarsi un “ti voglio bene” segreto.

Ho visto, in soli tre giorni, il viso dei miei amici cambiare dopo una piccola camminata in montagna o una visita alle grotte, le loro guance farsi rosse, gli occhi diventare vispi e lucidi, l’espressione distendersi sugli angoli e sulle linee della loro pelle, visibilmente più sana dopo una semplice boccata d’aria pulita. Ho visto piatti di polenta, di omelette o di pietanze particolarissime di una cena etnica venire divorati dalla più che salutare fame adole-

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di riempire lo stomaco e di gustarsi il momento di un bel pasto tutti insieme, seduti intorno ad un tavolo troppo piccolo, mentre si continua a ridere e a condividere cibo ed esperienze. Das, disegni, mostri, libri illustrati, riflessioni, Progressione Verticale, letture, film, storie, lezioni di canto, escursioni: è sempre complicato rispondere alla domanda “Cosa avete fatto agli scout?”. Perché per parlare delle attività, devo necessariamente citare tutto il resto, tutto il contorno delle piccole cose, tutte le immagini che mi restano impresse della vita quotidiana dello scoutismo che ormai conosco e apprezzo più di qualsiasi altra quotidianità.

Ciò che mi rimane di più di questo Inverno Rover è proprio la gratitudine per le piccole cose. Ringrazio tanto Francesca per le empanadas e Martina per il ris grøt -ribattezzato “Sgrngr” per praticità. Ringrazio Margherita che mi ha regalato degli orecchini bellissimi e Giorgia che si è aperta tanto con me raccontandomi di lei, per essere state le mie compagne di stanza e a quanto pare di avventure segrete - abbiamo notato una forte somiglianza tra noi, le Totally Spies e le Superchicche. Ringrazio Jacopo che ci fa sorridere sempre con le sue battute e Lorenzo che ci ha portato indietro nel tempo con vecchi aneddoti imbarazzanti - il 90% riguardavano lui. Grazie a Sara e Gabriel che mi hanno coinvolta in

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una sfida di disegno che andrà avanti per secoli, grazie a Luca per tutte le parole confortanti e sincere, per il canzoniere che ha fatto per noi e per averci fatto cantare così tanto.

Sono grata alla Compagnia per avermi regalato anche questa volta dei ricordi che scaldano il cuore, delle immagini fisse nella memoria, come “Guerra e Pace” degli Psicologi cantata e strimpellata diecimila volte, con una tazza di tè o un panorama mozzafiato davanti agli occhi, come le chiacchiere più svariate camminando per un tratto della strada che porta a Pagliara dei Marsi. Come una busta di biscotti, risate e bisbigli, passata di mano in mano alle due di notte dopo una giornata intensa.

Galatea

Lianum Costrictur vacanze di branco invernali

Sulla casata di BA O BAB è stata scagliata la terribile maledizione LIANUM COSTRICTUR!

Tutti i lupetti del Branco Mowha durante il festale hanno ricevuto un invito, fino ad allora non erano a conoscenza di avere anche loro delle doti magiche nascoste! Ed è proprio su di loro che i tre maghi BA O

E quindi siamo pronti per immergerci in un mondo magico! Per prima cosa è necessario capire qual è la dote magica che caratterizza ognuno di loro e chi meglio del Cappello Parlante può farlo?

Cedri riflessivi, Tigli pazienti, Abeti saggi e Querce miti, tutti divisi nelle loro casate! La nostra sfida contro la terribile maga EDEROSA ha inizio e, a suon di bacchette magiche, di cappelli colorati, di fuochi, di pozioni e di incantesimi dopo tre giorni tutti insieme riusciamo nel nostro intento: la casata di BA O BAB è finalmente libera!

A fare da scenario alla nostra avventura un piccolo paese del Frusinate.

Sgurgola con il suo piccolo e accogliente centro ci ha permesso di scorrazzare per il paese in estrema sicurezza!

E poi le promesse dei cuccioli, sempre cariche di emozioni: le mie lacrime non si fermano davanti al primo cucciolo che con un filo di voce ti chiede " Akela sono pronto, posso fare la promessa?"

Oppure davanti alla cucciola che è talmente tanto emozionata che

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Momenti belli, semplici, anche con la nostra cambusa che si rivela instancabile e che si emoziona per i complimenti di tutti per la

Ed infine noi, lo staff, i VVLL, stanchi, affaticati e morti dal sonno ma sempre con un entusiasmo che si rinnova ad ogni sorriso regalato

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Akela

Quella volta alla

COME ERAVAMO storie dall’Albo d’Oro di Reparto uscita 11-12 gennaio 2020

Selvotta

Premessa: questo articolo è scritto solo a scopo informativo, volutamente cinico, non per offendere nessuno, ma i contenuti espliciti potrebbero rovinare la giornata a chi legge. Le critiche all'artista Ariele Vincenti sono state scritte da un geniale e modesto ragazzo che non ha voglia di prendere in giro nessuno naturalmente e che ha soltanto voglia di far fare un sorriso al lettore. È doveroso fare queste specifiche perché il testo va letto in chiave ironica e perché lo scrittore non è un critico, ma soltanto un adolescente che ha tanta voglia di dire la sua, senza però offendere nessuno.

Arriviamo sotto il ponte di Ariccia alle 16:30. La prima cosa che i capi notano è che mancano 4 guidoni. Buono, noi abbiamo i nostri stranamente. Dopo mezz'ora di saluti, partiamo per le vie di Albano,direzione:alloggio maschile. Dei maschi, sì, perché quei simpaticoni ci hanno divisi e le ragazze sarebbero andate a dormire da qualche altra parte. Sistemati gli zaini continuiamo un’attività sul bullismo. Questa volta dobbiamo scrivere la “sceneggiatura", il “copione" della situazione che abbiamo già inventato o di cui abbiamo parlato al campo invernale.

Facciamo una grande cena tutti insieme, ognuno doveva portare qualcosa da poter condividere e naturalmente su quel pavimento c'è di tutto e di più. Dopo aver scelto e consumato il cibo che una persona normale mangerebbe in tre mesi naturalmente, ci incamminiamo per vedere uno spettacolo teatrale.

È un monologo di Ariele Vincenti sulle “Marocchinate”.

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Col cibo sullo stomaco e la mia personale attitudine a fare figure barbine, devo lottare per tenermi sveglio. A un certo punto qualcuno si sente male e ho il modo di ripensare a quanto sarebbe stato bello questo sabato sera se fossi rimasto a casa.

Insomma, apparte qualche battuta carina, lo spettacolo non è stato tutto questo granché, diciamocelo.

Però è la prima volta che andiamo a teatro tutti insieme e quindi dirò: serata migliore non c'è mai stata. Però effettivamente la serata deve ancora iniziare e infatti una ventina di minuti dopo lo spettacolo siamo a Villa Doria per fare la veglia. Non posso dire di essere esattamente spensierato e abbiamo tutti la strana sensazione che qualche simpaticone sia qui in giro, appostato, pronto a venderci qualche polverina magica o sieri fatati di cui non immaginiamo neanche l'esistenza.

Ma sopravvissuti al peggio, torniamo dove avevamo lasciato gli zaini e concludiamo finalmente la giornata con un breve fuoco.

Bam, sveglia e, freschi come l'aria che si respira nei bagni durante i

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campi estivi e riposati come quando passi la notte a giocare a rugby, ci mettiamo di nuovo in marcia, direzione Selvotta. Iniziamo subito parlando delle specialità facendo un un noioso gioco di carte basato per l'appunto sulle specialità. Rinvigoriti da quell’ultima ora passata per terra a scambiare le carte e a tirarci ramoscelli e sassi grandi quanto la testa di Davide, ci sfidiamo ad Alce Rossa. Dobbiamo nascondere un foglio di carta rossa e proteggerlo. Non dobbiamo far scoprire agli avversari cosa c'è scritto su un altro foglio di carta attaccato sulla nostra fronte. Come sempre, l'astuzia batte la forza bruta e mentre le Pattuglie si attaccano, i Gufi rimangono buoni buoni tra l'erba guardando gli altri affaticarsi, aspettando il fischio di un capo e la fine del gioco. Devo specificare che chi ha più fogli rossi può vincere, ma chi ha quello con sopra stampato una particolare specialità, passa

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direttamente in testa. Inutile dire che noi abbiamo il foglio e che abbiamo vinto senza sforzo.

È ora di pranzo e le Pattuglie devono proporre un panino degno del palato dei Capi per vincere una specie di gara gourmet.

I vincitori sono i Corvi che, con un improbabile accostamento di Philadelphia, miele e una spolverata di aiuto Divino, conquistano i giudici se non altro per la creatività.

La prossima volta proveremo a unire porchetta e cianuro. Vediamo chi vince poi, se non ci sono giudici. Dopo pranzo ascoltiamo la specialità di Davide e vediamo quella di Luca.

Ma all'improvviso spuntano tre brutti ce vestiti in stile

Steampunk.

Sono arrivati sul nostro mondo perché avevano finito il vapore per la macchina o una cosa così, fatto sta che ci invitano a travestirci come loro a Carnevale per farci fare una figura ancora più becera di quella che faremmo di solito.

Ma dopo che le tre strane persone se vanno, arriva un momento speciale: la promessa di Simone!

È stata la sua prima uscita con noi e sembra essergli piaciuta, più o meno, e tutti speriamo che venga più spesso ai campi.

Finita la cerimonia ci siamo incamminati per arrivare dai nostri genitori davanti a un ristorante.

Anche questo campo è finito per l'amor del Cielo e tutti siamo tornati a casa stanchi ma felici.

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Flavio (Ptg. Gufi)

La Redazione

Daniele Galatea

“Partecipare alla costruzione di Impeesa... Lo chiedo a tutti, alla fine qualcuno ci casca. Il risultato è magnifico ma che fatica!”

"Sole in Gemelli, Luna in Bilancia, Ascendente Cancro. Sono le Stelle che mi hanno chiesto di scrivere su Impeesa."

Sophie

“Mi hanno costretto, lo giuro!”

Gabriel Flavio

“Non l'ho deciso io di essere cinico, è il mio super potere”

"Ma che devo dire?"

Gabriele

“Impaginare Impeesa è facile, fa tutto il pc...io aspetto e mi godo la calda luce del monitor...”

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