Gerardo Campidonico

Campidonico 1930 2014 gerardo •

Qual faro di senno si è spento qual core cessò di pulsare

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Allegato al numero 6 dicembre 2014 della rivista Porti & Servizi Tecnico Nautici direttore:

Cesare Guidi

direttore responsabile:

anna lucia visca edito da: Angopi redazione: via Alessandro Stradella 115 00124 Roma progetto grafico e foto: Claudia Giorgini stampa: stabilimento tipografico Alfa Grafica srl Via delle Industrie, 40 - 80040 S. Sebastiano al Vesuvio (NA) autorizzazione: tribunale di Roma n° 299/2008 23 luglio 2008

uesta pubblicazione è il giusto tributo alla memoria di Gerardo Campidonico, decano della professione di ormeggiatore, scomparso il 14 giugno 2014.

L’Associazione ha così raccolto i contributi di tutti coloro che hanno voluto fornirne, costituiti di scritti e immagini fotografiche, per realizzare una raccolta che possa essere custodita come ricordo di Campi, come tutti lo chiamavano.

Tra gli ispiratori dell’Angopi, di cui fu anche presidente, Campidonico è sempre stato considerato uno dei padri nobili dell’Associazione, un faro e una guida capace di far crescere, allo stesso tempo, i singoli uomini e gli ormeggiatori come categoria.

“E’ stato padre e maestro”

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Un omaggio affettuoso con le parole del poeta russo Nekrasov

ual faro di senno si è spento, qual core cessò di pulsare”.

Citando i versi tratti dal poema ‘In Memoria di Dobrolyubov’, del poeta russo Nikolaj Nekrasov esprimiamo la nostra convinta partecipazione al riconoscimento dell’attività svolta da Gerardo.

E abbiamo voluto questo momento di incontro come atto di omaggio affettuoso e devoto per

un condottiero, tenace e instancabile, che ha dato alla categoria un esempio alto e prezioso.

Sono convinto che grazie a queste doti si è concretizzata l’efficacia dei suoi mandati.

Si è trattato infatti di un costante impegno che ha permesso di rafforzare il carattere dell’Angopi, l’emancipazione dei lavoratori, l’alta dignità del lavoro degli ormeggiatori, lavoro e ruolo

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che prima di lui non erano riconosciuti e spesso non venivano apprezzati. È riuscito, con la sua gestione, a modificare la cultura verso la nostra funzione, a trasformare in forza non solo le nostre qualità

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ma anche i nostri difetti.

Ovviamente non si nasce padri, lo si diventa con l’esperienza quotidiana.

Presupposto che favorisce la comprensione dell’altro, delle cose e dei processi.

Questo lo affermo

perché Gerardo è stato per noi anche un padre e un maestro e tutti i padri e i maestri a volte si stizziscono perché pretendono il meglio, soprattutto quando ti mettono di fronte ai tuoi errori, quando ti spingono ad

assumerti le responsabilità, compresa la necessità indifferibile di migliorarti, di crescere, di cambiare.

Nel suo concreto ed efficace pragmatismo stava prevedendo la fine di un’epoca mentre il nuovo che avanzava richiedeva radicali trasformazioni, modifiche da apportare anche all’interno della organizzazione e struttura associativa che doveva essere più forte, più qualificata, meglio assistita.

Condizione essenziale per realizzare

una struttura più rappresentativa.

Sappiamo che i gruppi, singolarmente presi, sono portatori dei propri interessi; Campi, da vero padre che ha vissuto per i propri figli,

“è riuscito a trasformare in forza anche i nostri difetti” costruendo le condizioni per il loro futuro, ha favorito il superamento di quella sterile,

perniciosa, mera costruzione difensiva, spronandoci a conoscere noi stessi, a prendere coscienza di noi stessi. Ci ha dato il senso delle proporzioni e della prospettiva, ha preparato il nostro pensiero per sostituire l’impostazione corporativa con lo spirito associativo.

Il modo migliore per crescere e creare valore.

Ecco perché ci sentiamo colpiti da questa perdita.

Non sto parlando solo dell’uomo noto nel nostro mondo, l’energico presidente

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fonte di pensiero originale e di un nuovo modo di interpretare e di organizzare l’Associazione. Non sto parlando della guida e, per molti, dell’amico carissimo con il quale hanno vissuto un colloquio intenso che non verrà mai dimenticato.

Sto parlando di quell’uomo che ha voluto riempire la sua vita e l’ha voluto ogni giorno, in ogni momento, perché invece di godersi tranquillamente un meritato riposo, a quasi 60 anni, con slancio, prese in mano l’Associazione

conducendola per 12 anni, fronteggiando, da grande nocchiero, quel mare tempestoso che ha caratterizzato le trasformazioni di quegli anni.

Dimostrando che

“Voleva crescere e creare valore” non è l’anagrafe che comanda ma la capacità, l’impegno intellettuale e anche, soprattutto, quella perseveranza e determinazione somigliante

alla fiamma di una candela che, anche nel momento in cui viene capovolta, continua a protendersi verso l’alto. E’ questo spirito che ha permesso di superare e addirittura scardinare la cultura, la filosofia ermetica del comparto stagno che caratterizzava una realtà magmatica quale era la nostra prima della sua gestione; favorendo, attraverso l’unità interna e la ricerca della costante applicazione, la salvaguardia del nostro ruolo, arricchendolo attraverso l’acqui-

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sizione di sempre nuovi valori e traguardi.

Per questo è stato un grande presidente Angopi.

Da molti mesi la sua energia vitale si era di molto affievolita e si era quasi arreso a un male insidioso. Il

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suo destino si è fermato il 14 giugno scorso. Non possiamo dire che fosse una fermata inattesa, anche se la speranza, per ognuno, è di avere ancora un bel po’ di vita di fronte. Ho seguito la sua vicenda con

trepidazione ma anche con rispetto sincero. L’ultima crisi lo ha portato via all’affetto dei suoi cari.

Posso dire che ha sempre avuto ben chiaro quale fosse la sua stella polare, la sua bussola per dirigerci nel mare

dei fatti, verso un punto fisso. Porti e banchine come luogo non solo di erogazione del servizio ma di elaborazione di una cultura del lavoro e della funzione, mettendoci in guardia contro le posizioni poco attendibili, e financo del tutto mendaci, dove attraccare i nostri gruppi, per ripartire senza indugio per una navigazione certa e sicura.

Ho sempre pensato che il modo migliore per onorare la sua opera sia il massimo impegno nel rafforzare l’Ango-

pi, accrescendo i punti di contatto sulla base di una proficua e moderna professione, la capacità di esaltare le tradizionali qualità marinaresche, essere proattivi

“Onorarlo migliorando la nostra Angopi” nell’interiorizzare le innovazioni tecnologiche e organizzative, incrementando la funzionalità del lavoro da lui svolto.

Gerardo si è infatti sempre prodigato

e ha sempre creduto importante estendere le competenze, e quindi il campo delle adesioni, anche in vista dell’allora allargamento della comunità, proseguendo con energia il tentativo di trovare corrispondenze volontarie e intenti con organismi similari ai nostri. Ricordo, ad esempio, che appena assunsi la presidenza Angopi si pose il problema dell’opportunità di fare ottenere alla categoria un respiro internazionale.

Al riguardo ci fu un acceso dibattito nel corso dei lavo-

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ri, soprattutto con gli olandesi, circa il nostro consenso per l’allargamento a favore dei nord americani e lui, in quella circostanza, mi spronò a sostenere lo sforzo portato avanti fino ad allora. Poco tempo dopo, grazie a un grosso lavoro di sensibilizzazione, nacque l’Ibla.

Stiamo dicendo tutti che si chiude un’epoca. Che epoca è? Posso dire che con Gerardo se ne va una certa idea della figura dell’ormeggiatore e del dirigente Angopi.

Un modo di vivere e di gestire un

ruolo appassionatamente immerso in quei problemi e compiti che, so per esperienza diretta, determinano una insopprimibile condizione condizionante.

“Con la sua scomparsa si chiude un’epoca” Nella sua intensa vita, a cavallo fra due secoli, ha potuto apprezzare gli effetti positivi generati dalle molte accelerazioni della tecnica e della tecnologia ma

anche gli effetti della accelerazione sociale dove cresce così freneticamente il ritmo della nostra vita e di tutti noi. Dove, seppur abbiamo la possibilità di un grande risparmio di tempo rispetto a ogni generazione vissuta prima di noi, abbiamo però sempre bisogno di correre e di fare presto. Il nostro tempo storico è immediato, non ci interessa il passato e il futuro non ci attira, non siamo disposti ad aspettare; ora, qui, subito, ognuno è il centro del mondo. Lui,

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offrendoci non solo un importante insegnamento ma anche una importante tappa di riflessione complessa, conduttrice di modificazioni, di strutturale crescita all’interno dei gruppi e dei luoghi di lavoro, tratteggiava l’esempio di uomini che hanno saputo fondere valori tradizionali, di inestimabile valore storico, e saperi con cui crescere nel seno della società più avanzata e moderna. Riuscendo a essere, al nostro interno, uno dei protagonisti

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assoluti, uno dei maggiori fautori di questo cambiamento. E’ stato uno straordinario maestro di vita, di passioni, e se oggi il nostro presidente si allontana da noi non ci lasciano le sue opere e le sue idee. Una eredità di cui siamo immensamente grati. Negli ultimi tempi del suo mandato forse non aveva calcolato che anche i punti fissi si muovono e si trasformano ulteriormente.

Cambiano gli operatori, i gruppi e i loro dirigenti, compreso lo scenario politico

italiano ed europeo. Non si tratta solo dei loro volti, dei loro nomi, ma della stessa loro natura, della sostanza di un ruolo che non poteva più reggere i colpi del tempo e delle ulteriori, radicali, trasformazioni del comparto portuale.

Un conteggio diventato sempre più precario in quella fase tipica di transizione che ancora non si è conclusa, ma ulteriormente aggravata, che è compito di ogni uomo e di ogni associazione adoperarsi per

contribuire alla migliore soluzione possibile. Noi che siamo subentrati, cercando di percorrere la strada del nostro cammino abbiamo colto il suo insegnamento, il solco del suo tracciato, aggiornandoci lad-

dove necessario, rivoluzionandoci ogni qualvolta se ne presentavano il bisogno e l’opportunità. Partendo, però, sempre dal racconto del passato, senza il quale non c’è futuro, non c’è orizzonte, si rimane schiac-

ciati sul presente, giorno per giorno.

Così come accade in tante storie di vita, a volte le strade si possono allontanare ma anche in questa circostanza non l’ho mai considerato un estraneo, anzi, per me è

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sempre rimasto un compagno della nostra storia.

E’ infatti colui che ci ha sempre aiutati in un contesto sociale caratterizzato dai forti contrasti, dalle marcate contrapposizioni che però non hanno bruciato i nostri ideali o fatto regredire il rapporto personale e umano.

Concludo affermando che l’emergenza non è finita ma posso dire, da osservatore privilegiato, e questo penso che sia il miglior premio in ricordo della sua opera, che il no-

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stro impegno non verrà mai meno.

La nostra funzione di rappresentanza continueremo a esercitarla con grande applicazione, slancio e trasparenza come è nella storia dell’Angopi.

Svilupperemo ancora di più l’idea positiva del futuro da trasmettere ai giovani, con azioni capaci di offrire le conquiste dei padri e dei figli e non mi riferisco solo alle azioni per conseguire una efficace realizzazione, protezioni sociali o diritti universalmente riconosciuti ma,

con la lievità delle parole che questa circostanza suggerisce, impegnarsi per realizzare un contesto in cui è con il lavoro che ci si realizza, che si esprime il proprio contributo alla società, che si costruisce per sé e per gli altri un futuro migliore.

Ovunque tu sia, Campi, ti auguro una buona navigazione, che l’onda ti sia fedele e non solo di trovare ma di approdare in quel porto in cui hai sempre creduto.

Cesare Guidi Presidente Angopi

“Le idee non muoiono mai”

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erardo amava parlare con noi, raccontare e raccontarsi, a modo suo, forse inconsapevolmente, insegnarci sempre qualcosa.

Quando una persona anziana ci lascia, infatti, è sempre una perdita in termini umani, ma anche di memoria storica, per un’intera comunità.

Gerardo è stato un grande testimone e protagonista dei suoi tempi.

Ha vissuto il fascismo, ha

sempre creduto nella libertà e ha preso parte alla ricostruzione del nostro Paese.

Purtroppo, in un mondo dove tutto corre troppo veloce, a volte è difficile renderci conto di quanto abbiamo. Il mio grande rammarico è quello di aver avuto al mio fianco una figura come Gerardo, che pur mi ha dato tanto come uomo e come lavoratore, ma di non aver saputo viverla al

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massimo. Gerardo era una miniera, una miniera d’informazioni, di racconti, di ricordi e di insegnamenti.

Non è stato solo un grande ormeggiatore ma anche un uomo di mondo che guardava oltre la categoria e oltre il tempo presente.

Spesso, infatti, diceva che se i diritti non sono per tutti sono solo dei privilegi e che solo lottando uniti si ottengono i risultati. Aveva molta fiducia e speranza nei giovani.

A modo mio ho cercato di passare ai giovani il suo

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messaggio scrivendo una canzone, “Uniti Si Vince”, il cui testo è filtrato dalle sue parole e dai suoi insegnamenti. È un messaggio semplice, quasi banale, ma come tutte le cose semplici è difficile da realizzare.

Purtroppo non gli ho mai fatto ascoltare questa canzone. Forse mi è mancato il coraggio o l’occasione e questo è un altro rammarico.

Eppure ogni volta, ogni singolo incontro con Gerardo, mi ha lasciato qualcosa: quando assieme siamo

stati sull’Amerigo Vespucci, quando abbiamo salutato un nuovo Comandante o semplicemente davanti a un bicchiere di vino e a una ciotola di olive taggiasche all’osteria del figlio Antonio.

Da Gerardo dobbiamo prendere l’ispirazione, perché gli uomini muoiono, questa è la vita, ma le idee e le speranze non muoiono mai.

Marco Balestrino Capogruppo Ormeggiatori del Porto di Savona e della Rada di Vado Ligure

“A lui la nostra gratitudine”

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“Lo conobbi in una fase delicata per le categorie che operano nei porti”

o conosciuto Campidonico durante una precedente fase della mia vita professionale, quando rappresentavo le Società di Navigazione della flotta pubblica.

In particolare, nell’ambito di quella attività, ho incominciato a interessarmi di questioni portuali agli inizi degli anni Novanta, in coincidenza con i noti interventi della Commissione europea e della

Corte di Giustizia europea, i cui effetti sul nostro ordinamento sono stati particolarmente invasivi.

Era, quella, una fase molto delicata per le categorie che operano in porto e per chi quelle categorie era chiamato a rappresentarle.

Ci si trovava in presenza di cambiamenti epocali i cui sviluppi, come accade in questi casi, potevano essere visti con gli occhi dei nostri padri o con quelli dei

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nostri figli.

Il primo approccio è molto meno ambizioso, molto meno audace, molto più rassicurante, ma è orientato alla navigazione di piccolo cabotaggio e non si pone il problema delle prospettive future.

Il secondo presuppone molto più coraggio, molta più intraprendenza, molta meno titubanza, ma è orientato alla navigazione di lungo corso, preoccupandosi che la nave sia

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adeguatamente armata ed equipaggiata per fronteggiare le avversità meteo marine che prima o poi si presentano.

“Guardava al futuro con occhi dei figli” Fui allora favorevolmente impressionato dalla capacità di Campidonico di guardare oltre il contingente, dalla sua determinazione a modificare il modello

organizzativo del servizio di ormeggio e battellaggio, dalla sua volontà di convincere la categoria a guardare al futuro con gli occhi dei nostri figli.

Gli anni hanno dimostrato la validità e l’efficacia delle scelte allora compiute, per le quali la categoria deve riconoscenza e gratitudine a Campidonico.

Lorenzo Paolizzi Segretario generale Angopi

“Ciao maestro di vita”

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“Grazie a lui superiamo uniti le traversie del nostro cammino”

erardo.

Maestro di vita, mio docente lavorativo a cui devo non molto ma tantissimo.

Se non ho saputo espletare al meglio i suoi insegnamenti non è certo imputabile al professore ma solamente alla cocciutaggine dell’allievo.

Non che mi abbia mai fatto mancare i rimproveri, spesso aspri, e di questo gli sono grato, ma bastava dirgli “scusa,

ho sbagliato.. me la spieghi ancora?” che subito si calmava e, strano a dirsi, chinando lui il capo, quasi vergognandosi del rimprovero, continuava la lezione.

Come fa ogni buon padre di famiglia.

Già, la famiglia, come lui ha trasformato l’Angopi assemblando il Nord al Sud, riuscendo a creare la realtà attuale che, grazie al cammino da

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lui tracciato, potrà fronteggiare, unita, tutte quelle traversie che, inevitabilmente, incontrerà sulla sua rotta.

Ciao Gerardo.

Sono sicuro che lassù avrai già trovato un porto e, in quel porto,

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tanti colleghi e con loro, seduto su una bitta, starai parlando di manovre, cavi, bozze e anelli.

Mi conforta il pensiero che, quando sarà la mia ora, tu sarai là, all’ingresso di quel porto ad

aspettarmi e io ritroverò il mio maestro.

Un vero amico.

Marco Mandirola Presidente IBLA

“Faceva un lavoro di frontiera”

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“Un uomo di mare prestato alla terra con un equipaggio eccellente”

ur se impegni familiari non mi consentono di partecipare fisicamente alla cerimonia in ricordo del caro Gerardo Campidonico, con il pensiero e con il cuore sono con voi a testimoniare l’affetto e la stima per una persona che sicuramente tutti noi consideriamo “speciale”.

Per me è stato un piacere e un “onore” aver conosciuto e avuto rapporti di lavoro con Gerardo Campidonico, un uomo di

mare “prestato alla terra” che ha saputo, con l’ausilio dell’eccellente equipaggio di cui si era circondato, governare e condurre verso gli approdi prescelti la “nave” affidatagli superando le varie avversità, i venti non sempre favorevoli, i mari a volte in tempesta, con la perizia, il coraggio, l’intelligenza e la tenacia che lo hanno contraddistinto.

Uomo onesto, determinato, moderno di pensiero e dal cuore grande,

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che ha amato il suo lavoro sino alla fine con una grande passione, che ha posto le basi, con il suo intuito e la sua lungimiranza, di quella che oggi, grazie anche al successivo prezioso lavoro dell’attuale Presidente, è una solida realtà associativa che rappresenta una categoria di lavoratori sempre più qualificata e specializzata. Una realtà associativa che nel tempo ha saputo migliorare i propri associati e migliorare essa stessa e che, a testimonianza del sensibile cammino di crescita effettuato, oggi si relaziona

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con realtà, oltre che nazionali, europee e d’oltreoceano. Un bel “cammino” che, credo di interpretare il pensiero di tutti, non può non ricondursi all’opera di frontiera di Gerardo Campidonico.

P.S. Personalmente il ricordo di Campidonico e delle situazioni a lui collegate assume un significato e un valore particolare.

Ripensare alla sede di via Ancona, alle riunioni fiume in occasione delle istruttorie per i rinnovi tariffari, alle innumerevoli persone che in quelle occasioni ho incontrato, al profu-

mo del tabacco dei sigari che lasciava quando veniva a trovarci in ufficio, alla telefonate quasi quotidiane, alle sue alzate di voce che, come i cerini quando vengono accesi, divampavano in un attimo e in pochi secondi si dissolvevano, ai racconti di quando navigava etc…., mi riconduce alla mia gioventù, ai figli piccoli, alla vita ancora tutta da vivere, a quelli che oggi ricordo come i “bei tempi” dei quali Campidonico fa parte.

Alberto Salandri

“Lo consideravamo un amico”

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Il cordoglio dell’associazione spagnola per la scomparsa del presidente emerito

aro Cesare e cari amici dell’Angopi.

Abbiamo appena ricevuto la notizia della scomparsa del vostro amato presidente emerito, Gerardo Campidonico.

Tutti noi, Presidente e membri dell’Associazione spagnola, desideriamo porgervi le nostre condoglianze e condividere la nostra solidarietà e i più profondi sentimenti nel suo ricordo.

Noi tutti, in particolare quelli che sono

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ear Cesare and all Angopi friends.

We have just learnt of the passing of your beloved previous Angopi President, Mr. Gerardo Campidonico.

The President and all the members of the Spanish Association, we all want to transmit you our condolences, solidarity and our deepest feelings and memories.

All of us and particularly we the ones who have been in the

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“Quelli che hanno lavorato per anni nel suo ufficio conservano un bel ricordo”

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in questo ufficio da più di 15 anni, abbiamo un bellissimo ricordo di Gerardo e lo abbiamo sempre considerato un amico.

Con i più cari saluti

office for more than 15 years we have the best memories of Gerardo and we always thought of him as a friend.

With our kindest regards Pancho Peleteiro Spanish Boatmen Association Coruña, Spain

“Un gesto di grande sensibilità”

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Dal Gruppo di Augusta apprezzamento per la bella iniziativa promossa

aro Cesare.

Con la presente nota desidero manifestarti tutto il mio personale apprezzamento per l’iniziativa da te promossa.

La stessa, come tante alte, dimostra la grande sensibilità umana di cui è permeata la nostra Angopi della quale, in questo momento, costituisce la più nobile espressione.

Essendo super impegnato, con la locale

Capitaneria di porto, nella gestione del gravissimo problema degli immigrati sono impossibilitato a presenziare all’evento.

Ti prego di volere accettare le mie più sincere scuse se, per quant sopra detto, non potrò presenziare alla commemorazione di Campi, nostro presidente emerito.

Vincenzo Sessa Capogruppo ormeggiatori del porto di Augusta

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“Dispensava preziosi consigli”

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i conobbi che avevo 33 anni, oggi ne ho 59 e ricordo che ascoltavo con attenzione e ammirazione i tuoi racconti e soprattutto i tuoi consigli.

Mi è sempre piaciuto ascoltare i consigli di chi, più grande di me (mio padre, i miei nonni),

aveva sicuramente tanto da insegnarmi.

Tu Gerardo sei stato un grande maestro di vita.

Tu ci hai regalato questa meravigliosa realtà che si chiama Angopi.

Grazie Campi!

Ciao Vitaliano Angioni Gruppo ormeggiatori Cagliari

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“Sei stato il mio mentore”

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“Avevi un brio e una carica che ancora oggi fatico a trovare nei giovani”

iao Gerardo ti ho conosciuto molti anni fa quando, appena entrato nel Gruppo ormeggiatori di Piombino come contabile, chiesi se conoscessero qualcuno a cui potevo rivolgermi per capire come funzionavano amministrativamente e contabilmente i Gruppi ormeggiatori, dato che tutto quanto era diverso dalle normali attività contabili da me

conosciute, e mi fu indicato il tuo nome.

“E’ un vecchio ormeggiatore savonese” mi fu detto “un sindacalista che segue le nostre cose, forse lui potrà darti delle indicazioni”.

Non molto convinto dalla presentazione, ma bisognoso di ogni tipo di informazioni, ti rintracciai e fissai un appuntamento nella sede del Gruppo ormeggiatori di Savona.

Mi presentai con una lunga

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lista di domande e di dubbi, pensando di non riuscire a chiarirli tutti, ma mi sbagliavo. Sì, trovai un uomo che forse dimostrava qualche anno di più della sua età (allora 51 anni), e per questo poteva essere scambiato per “vecchio ormeggiatore”, ma con un brio, una carica positiva, che ancora oggi fatico a ritrovare nei giovani.

Avevi già lavorato una vita, passando da un’attività all’altra, avevi navigato e questo era il tuo orgoglio, anche sull’Ameri-

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go Vespucci, per poi fermarti con gli ormeggiatori di Savona. Ma ti eri fermato solo con il fisico perché la tua testa era tutta protesa ad elaborare quello che

“Un uomo più utile di molti altri” in futuro saresti riuscito a fare.

E’ vero, tutti siamo utili e nessuno è indispensabile ma per la categoria tu sei stato molto più utile di molti di noi. Ci hai cre-

duto fortemente, ci hai rappresentati nel migliore dei modi, ci hai difesi oltre il limite, ci hai permesso di essere ancora qui oggi.

Non posso certo nasconderti che non era sempre facile rapportarsi con te, non amavi essere contradetto e non esitavi a dimostrare la tua contrarietà quando lo eri.

Qualche volta prendevi consigli e osservazioni come attacchi personali e non come contributi al lavoro comune e in quei casi era molto difficile aiutarti

ma questi erano solo episodi che non hanno potuto mai sminuire la tua dedizione e il tuo amore per la categoria.

Qualche volta, eccedendo, hai difeso la categoria anche su piccoli privilegi o situazioni particolari,

cercando comunque di farla crescere e adeguare senza mai lasciarla cullare sugli allori.

Qualcuno, in tempi ormai lontani, ha provato anche a metterci l’uno contro l’altro ma, passato il primo momento di smarrimento,

entrambi abbiamo capito e superato.

Non poteva certo sapere che per me tu rappresentavi il mentore, che ti ho apprezzato, stimato e considerato il mio punto di riferimento sin dal primo giorno che ti ho conosciuto e che, non so con

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quale risultato, ho provato a mettere nel mio impegno quotidiano per la categoria amore e volontĂ cosĂŹ come facevi tu.

Grazie Gerardo per esserci stato, per avermi accompagnato nel mio lavoro, per avermi concesso di collaborare con te, per averti potuto conoscere, apprezzare, stimare e in fondo anche amare.

Proteggi la nostra navigazione.

Stefano Ciurli Gruppo ormeggiatori e barcaioli Piombino

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“L’anima, il cuore e la testa”

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erardo sei stato l’anima, il cuore e la testa di tutti noi. I tuoi insegnamenti, il tuo esempio, la tua tenacia e il tuo altruismo sono il faro che ha tracciato, con la sua luce, la rotta per approdi sicuri per la nostra categoria.

Con te abbiamo

perso il padre che ha lavorato e combattuto per il nostro benessere.

Nessuno di noi potrà mai dimenticarti, il tuo ricordo sarà sempre nei nostri cuori.

Salvatore Moscuzza Capogruppo barcaioli del complesso portuale di Siracusa

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