Libretto San Carlo Napoli

G. Rossini (1792 - 1868) Allegato al numero 3 giugno 2018 della rivista Porti & Servizi Tecnico Nautici

Salone degli Specchi napoli 14 giugno 2018

Porti & Servizi Tecnico Nautici Direttore: Cesare Guidi Direttore responsabile: Anna Lucia Visca Edito da: Angopi Redazione: via Alessandro Stradella, 115 - 00124 Roma Stampa: Mediagraf SpA Noventa Padovana (PD) da www.printbee.it autorizzazione: Tribunale di ROMA n° 299/2008 - 23 luglio 2008 Coordinamento: Marina Viola progetto grafico e ricerca iconografica: Claudia Giorgini Per Angopi: Simona Mattei In copertina: Ritratto di G. Rossini.

Fonte: it.wikipedia.org di harvardartmuseums.org, Pubblico dominio

Le immagini pubblicate in questo volume sono tratte da www.teatrosancarlo.it e dalla pagina Facebook del teatro

Programma O v e r t u r e (Il Barbiere di Siviglia) Il A

v e c c h io t t o c e r c a m o g l i e (Il Barbiere di Siviglia)

Aria Berta (soprano Bernadette Siano)

u n d o t t o r d e l l a m i a s o r t e (Il Barbiere di Siviglia)

Aria Bartolo (baritono Marco Cristarella)

Ballett

m u s i c (Guglielmo Tell)

Ecco

r i d e n t e i n c i e l o (Il Barbiere di Siviglia) Cavatina Conte (tenore Armando Valentino)

La

c a l u n n i a e ' u n v e n t i c e l l o (Il Barbiere di Siviglia)

Aria Basilio (basso Gianvito Ribba)

La

d a n z a (Tarantella napoletana)

Una

v o c e p o c o f a (Il Barbiere di Siviglia) Cavatina Rosina (soprano Bernadette Siano)

Largo

a l f a c t o t u m (Il Barbiere di Siviglia) Cavatina Figaro (baritono Marco Cristarella)

Overture

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Galop (Guglielmo Tell)

Cast Artistico Compagnia Soprano: Baritono: Tenore: Basso:

di canto

Bernadette Siano Marco Cristarella Armando Valentino Gianvito Ribba

Quartetto d’archi I° Violino II° Violino Viola Violoncello Pianoforte

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e pianoforte

Daniele Baione Giuseppe Navelli Angelo Iollo Aurelio Bertucci Roberto Moreschi

C ompagnia di canto Bernadette Siano soprano Soprano di coloratura, nata a Napoli, ha iniziato lo studio del canto con sua madre, la Professoressa A. Lubrano, e proseguito la preparazione in pianoforte e canto diplomandosi con il massimo dei voti al Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli. È vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, classificandosi sempre al primo posto, ultimi fra i quali "Angelica Catalani" Ostra 1995; "S. G. Giacomantonio" Cosenza 1996; "Re Manfredi" Manfredonia 1997.

Ha frequentato l'Accademia rossiniana diretta da A. Zedda.

Dal 1990 esegue recital in Italia e all'estero per enti e teatri nelle più importanti città con repertorio che spazia dal sacro al sinfonico all'operistico. Nell'opera lirica ha sostenuto ruoli di rilievo nei teatri più prestigiosi d'Italia al fianco di maestri come N.A. Samale, R. De Simone, P. Maag, H. Handt, G. Pacor, J. L. Basso, A. Giorgi, M. Pradella, L.C. Skanderberg, G. Di Stefano, J.Tate, A. Zedda.

Attualmente alterna la professione di artista del coro e solista presso il Teatro San Carlo collaborando attivamente anche con l'Associazione dei professori d'orchestra A. Scarlatti e Unione Musicisti.

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Marco Cristarella baritono Nato a Napoli il 23/6/1971 ha studiato canto lirico con il Maestro Mino Campanino e successivamente con il Maestro Jonathan Barry. Ha partecipato a svariati corsi di perfezionamento fra cui quelli con Luciana Serra e Magda Olivero.

Attualmente prosegue i suoi studi musicali con la collaborazione del Maestro Maurizio Iaccarino, pianista e spartitista.

Tra il 1998 e il 1999 le sue prime esibizioni in pubblico, interpretando più volte i ruoli di Figaro ne “Le Nozze di Figaro” di W. A. Mozart e di Dandini ne “La Cenerentola” di G. Rossini, con il Teatro San Carlo, a Napoli e provincia.

Nel 2001 ha ricoperto il ruolo di Beaupertuis ne “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota con la direzione del Maestro P. Bellugi nei teatri Del Giglio di Lucca, Verdi di Pisa, Comunale di Mantova, Mascagni di Livorno, Comunale di Ravenna.

Nel 2002 ha interpretato il ruolo di Buralicchio ne “L’Equivoco stravagante” di G. Rossini sotto la direzione del Maestro A. Zedda al Rossini Festival di Bad Wild Bad e al Festival di Strasburgo.

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Nel 2003 ha inciso per la casa discografica SYMPHONIA, con l’Orchestra degli Auser Musici, gli intermezzi di F. Gasparini “Nana, Francese e Armena” ossia “Mirena e Floro” precedentemente interpretati nel 2002 nei teatri Goldoni di Firenze, Del Giglio di Lucca, Verdi di Pisa.

Ha anche interpretato vari ruoli Rossiniani (Don Magnifico, Taddeo, Geronio) in una tournée di concerti in America Latina con l’Orchestra della Camerata Strumentale Città di Prato.

Nel 2003 ha vinto il primo premio del Concorso Lirico Hariclea Darclée a Braila, Romania, ha preso parte all’allestimento de “La Vedova Allegra” a Prato con la regia di Simona Marchini e ha interpretato Agamennone ne “La Belle Hélène” di Offenbach nei teatri Del Giglio di Lucca, Verdi di Pisa, Mascagni di Livorno.

Nel 2004 si è esibito in concerto al Palais des Beaux Arts a Bruxelles in occasione delle celebrazioni degli 80 anni dalla scomparsa di Giacomo Puccini.

Nel 2005 ha interpretato Figaro ne “Il barbiere di Siviglia” di G. Rossini a Braila

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(Romania) e “L’Astrologo e Narcisso” negli omonimi intermezzi di Gasparini e Guglielmi presso il Teatro Guglielmi di Massa.

Nel 2006 ha interpretato Don Magnifico ne “La Cenerentola” di G. Rossini presso il Teatro Carlo Felice di Genova. Nel 2007 ha interpretato, e inciso con la casa discografica NAXOS, il ruolo di Don Pomponio Storione ne “La Gazzetta” di G. Rossini al Festival Rossini in Wild Bad (Germania).

Nel 2010 e 2011 ha lavorato come artista del Coro presso la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino .

Dal 2012 collabora come artista del Coro presso la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli.

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Giuseppe Armando Valentino tenore Giuseppe Armando Valentino, napoletano, proviene da una famiglia di musicisti.

Si è diplomato prima in pianoforte e poi in canto lirico presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli; ha quindi seguito corsi di perfezionamento sotto la guida del Maestro Walter Ferrari, dimostrando presto spiccate doti musicali e interpretative. Recentemente ha conseguito la Laurea di II° livello in Canto Corale. Nel 1991 è stato finalista al primo concorso per tenori "Caruso-De Lucia'' e vincitore del XII° concorso Mattia Battistini. Ha debuttato sulla scena nel ruolo di Alfredo (La Traviata) al Festival Internazionale di musica di El Djem (Tunisia) e ha anche interpretato il ruolo di Rodolfo (La Bohème) al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti e al Teatro Municipale di Tunisi. Ha cantato per autorevoli associazioni musicali italiane le parti di "solo" delle più importanti composizioni del repertorio sacro e cameristico.

E' attualmente Tenore Stabile presso il Complesso Corale del Teatro San Carlo di Napoli per il quale ha interpretato, dal 1994 a oggi, numerosi ruoli solistici nelle rappresentazioni di Opere liriche e in diverse serie di concerti.

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G i a n v i t o R ibb a basso Nato a Matera nel 1965, studia Canto con Merolla e Ferrari e si diploma al Conservatorio Egidio Romualdo Duni della sua città, dove intraprende anche lo studio del Contrabbasso. Sotto la guida di importanti maestri come Claudio Desideri, Katia Ricciarelli, Rolando Panerai, Paride Venturi, Nicola Ghiusulev, frequenta corsi di perfezionamento tra cui si ricordano quelli all’Accademia Fiesolana (Progetto Monteverdi), all’Accademia Lirica Internazionale, al Teatro dell’Opera di Roma (Opera Studio) e la Master Class “Il bel Canto Italiano” al Teatro Verdi di Salerno. Nel 1992 è al Maggio Musicale Fiorentino, nel cast de La Forza del Destino, direttore Zubin Mehta. Al San Carlo di Napoli interpreta diversi ruoli da solista: nella Messe Solennelle à Sainte Cecile di Gounod, Messa di Gloria di Puccini, La Figlia del Mago di Ferrari (direttore Herbert Handt), Madama Butterfly (direttore Marcello

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Rota), Magnificat di Bach, Il Piccolo Spazzacamino di Britten, Don Carlo di Verdi (con la direzione di Jeffrey Tate), I cantori di Brema di Panariello. Nel 1997 è a Treviso per I Racconti di Hoffman di Offenbach con la direzione di Peter Maag; l’anno successivo è nel cast del Don Giovanni, con la regia di Roberto Abbado e la direzione di Corrado Rovaris, a Colonia, Vichy, Pisa, Lucca, Como, Mantova, Brescia, Cremona con As.Li.Co. Tra le altre sue interpretazioni Il Flauto Magico a Livorno, Ravenna, Pisa; Luisa Miller a Ravenna e a Busseto; Rigoletto a Busseto con la regia di Micha von Hoecke; Tosca e Turandot a Torre del Lago; Nabucco al Lirico di Cagliari (regia Daniele Abbado, direttore Antonello Allemandi); Andrea Chenier al Bellini di Catania (direttore Alun Francis, regia Federico Tiezzi); Manon Lescaut ancora al Lirico di Cagliari, Tosca a Ercolano con la direzione di Alberto Veronesi.

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Quar t et t o d’arc h i D a n i e l e B a io n e I V io l i n o o

Nato a Potenza, ha iniziato giovanissimo lo studio del violino presso il Conservatorio “C. Gesualdo da Venosa” di Potenza dove si è diplomato brillantemente sotto la guida del Maestro Liliana De Dominicis.

Successivamente ha frequentato con ottimi risultati il Corso di Formazione per “Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo” sotto la guida di eccellenti maestri come, Pierre Amoyal, Raimondo Matacena, Regis Pasquier, Angelo Stefanauto.

In seguito risulta vincitore di concorso presso l’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli.

Professore d’orchestra dei violini primi del Teatro San Carlo, ha partecipato anche a tournée internazionali con diverse orchestre da camera, effettuando numerosi concerti come I° violino e solista, riscuotendo ovunque unanimi consensi.

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Ha suonato da solista e I° violino con l’orchestra ”I Solisti di Napoli” “Solisti Partenopei” , “I Cameristi del San Carlo” e i “Solisti del San Carlo” effettuando numerosi concerti in Italia e all’ estero .

Si è dedicato anche alla musica da camera, perfezionandosi con il Maestro Felix Ayo e, con il Duo Violino e Pianoforte, è risultato Vincitore di vari premi e Concorsi Nazionali tra i quali: 3° premio al Concorso Musica da Camera “Raimondo Sorrentino” e 3° premio al Concorso Nazionale Musica da Camera “A.M.A. Calabria” presieduta dal Maestro Cristiano Rossi.

Ha suonato come I° violino in varie formazioni da camera in quartetto, quintetto e con l’aggiunta di eccellenti strumentisti a fiato, anche in ottetto, eseguendo varie trascrizioni dal repertorio noto di arie d’Opera, Balletto e Sinfonico.

Recentemente è co-fondatore dell’Orchestra dei Solisti del Settecento Napoletano con cui ha eseguito numerosi concerti, anche da solista, al Musikverein a Vienna, al Teatro San Carlo di Napoli, a Milano, Roma, Assisi e Potenza.

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Giuseppe Navelli II V io l i n o o

Diplomato in Violino e Viola presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara. Nel 1985, ancora studente, vince il concorso “Premio F.P.Tosti” indetto dalla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona. Si perfeziona a Roma con la Professoressa Montserrat Cervera. Nel 1988 vince il concorso nell’orchestra del Teatro San Carlo come “Violino di fila”; nel 1990 viene chiamato a far parte dell’orchestra da camera “I Solisti Aquilani” effettuando tournee in Italia e all’estero; nel 1992 vince l’audizione per frequentare il corso di viola alla “Stauffer” di Cremona tenuto dal Maestro Bruno Giuranna e l’anno successivo col Maestro Rainer Schmidt presso l’Accademia

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Nazionale di Santa Cecilia.

Suona nell’orchestra del Teatro San Carlo dov’è tuttora stabile, nell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia con i maestri Sinopoli e Chung, nell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino col Maestro Zubin Metha. Invitato come Primo strumento dal Teatro Verdi di Trieste e dall’Orchestra di Udine e del Friuli Venezia Giulia. Ha inciso, col Maestro Aldo Ciccolini, il quintetto per pianoforte e quartetto d’archi, di Achille Longo. Invitato al Festival di Musica da Camera di Sessa Aurunca, suonando con Rainer Kusmaul (già spalla dei Berliner Philarmoniker), Claus Kanngiesser, Jing Zaho, i fratelli Paratore, Daishin Kashimoto, (attuale spalla dei Berliner Philarmoniker).

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Angelo Iollo V io l a Si è diplomato in viola con il Maestro Leone al Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli.

Vincitore di numerosi concorsi quali “Orchestra Europea”, Orchestra “A. Scarlatti” di Napoli, Orchestra del Teatro dell’Opera di Rom, e Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, dove attualmente svolge la propria professione.

E’ stato docente di violino al Conservatorio Statale di Musica di Benevento.

Ha svolto attività concertistica e cameristica in Italia e all’estero, dove ha tenuto concerti nelle piu’ prestigiose città europee e internazionali: Londra, Parigi, Bruxelles, Strasburgo, Salisburgo, Praga, Budapest, Andorra, San Pietroburgo, Barcellona, Atene, Bruges, Lussemburgo, Francoforte, Lille, Oslo, Sofia, Craiova, Tokyo, Osaka, Kyoto, Boston, New York ecc.

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A u r e l io B e r t u c c i V io l o n c e l l o Napoletano. Diplomato presso il Conservatorio di Napoli "San Pietro a Majella" con i maestri Willy La Volpe ed Eugenio Salvatore. Nel 1986 è stato ammesso ai "Corsi di qualificazione professionale" dell'Orchestra giovanile italiana di Fiesole, collaborando con i maestri Farulli, Baldovino e Caramia.

Nel 1989, gli è stato assegnato il premio “De Ritiis” quale migliore diploma di violoncello e nello stesso anno a Marsiglia ha partecipato, come rappresentante del Conservatorio di Napoli, all’incontro internazionale dei giovani musicisti dei Conservatori del Mediterraneo. Dal 1991 al 1995 ha seguito i corsi di Violoncello tenuti da Rocco Filippini all’Accademia Walter Stauffer e in seguito con Alain Meunier all’Accademia Chigiana di Siena. In duo con la sorella Stefania ha tenuto concerti per importanti associazioni musicali in Italia: Napoli, Roma, Sorrento, Perugia, Brescia, Teramo, Catania, Palermo, Taranto, Agrigento, Pomeriggi Musicali di Radio3, Rimini Maggio Mozartiano

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Internazionale, Società dei Concerti di Milano; all'estero: Terragona, Palma de Mallorca, Marsiglia, Montpellier, Vienna.

Tournee in Messico, Francia, Germania e Iraq. 1° Violoncello con l'Orchestra G. Verdi di Salerno; I Solisti del Teatro San Carlo, Collegium Philarmonicum, I Solisti di Napoli.

Attualmente fa parte dell'organico dell'Orchestra Teatro San Carlo di Napoli.

Nel 1996 con i maestri Carlo Bruno e G. Prencipe ha inaugurato la riapertura della prestigiosa sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella. Da solista si è esibito più volte con orchestre sinfoniche e da camera: Orchestra Scarlatti, I Solisti Partenopei, I Novi Musici, Orchestra da camera di Matera, Unione Musicisti, I Solisti di Napoli. Ha inciso con la prestigiosa casa discografica SONY il Concerto per violoncello e orchestra per lui composto di L. C. Skanderberg. Con la "Agorà Musica" due CD, l'integrale delle ultime sei sinfonie di Mozart trascritte da Muzio Clementi per quartetto. Con

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il quartetto d'archi dei Solisti del San Carlo ha suonato nella City Hall Theatre di Hong Kong (Cina). Da Madrid in trio d’archi con la spalla della Scala di Milano ha suonato in diretta radiofonica mondiale per la “Radio Classica” e con la stessa formazione ha partecipato a importanti festival internazionali a Berlino, Praga e San Pietroburgo. Ha insegnato Violoncello e Musica da Camera presso il conservatorio di Benevento.

Contemporaneamente alla sua carriera si dedica con attenzione e impegno alla didattica del Violoncello presso l’AEMAS (Accademia europea musica arte spettacolo) di Napoli.

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pianoforte R ob e r t o M o r e s c h i Pianista Roberto Moreschi, nato a Napoli, si diploma in pianoforte al Conservatorio D. Cimarosa con il massimo dei voti e la lode sotto la guida del Maestro Francesco Nicolosi.

Da subito intraprende la carriera di maestro collaboratore, in qualità di altro maestro del coro come assistente del Maestro Emanuela Di Pietro, al Luglio Musicale Trapanese, al Teatro Rendano di Cosenza, al Teatro Ventidio Basso di Ascoli, al Festival di Fermo, al Teatro Municipale di Piacenza, al CEL di Livorno, partecipando anche a tournée in Argentina e in Svizzera sino al 1995, anno in cui collabora per la prima volta con il Teatro San Carlo nel Don Giovanni diretto da Peter Maag.

Successivamente diventa responsabile della Eikon sopratitoli (Firenze) e nel 1997 viene richiamato dal Teatro San Carlo per l'opera L'elisir d'amore che vede protagonista Luciano Pavarotti.

Dal 1997 è Maestro di sala, palcoscenico e luci del Teatro San Carlo e nel 2010 viene nominato coordinatore dei maestri collaboratori. In qualità di Maestro di sala,

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clavicembalista, pianista in orchestra e organista ha suonato con i più grandi direttori d'orchestra da Bertini a Mehta,Tate, Muti, Steinberg, Valčuha, Oren, Benini, Renzetti, Santi, Luisotti etc. e con i più famosi cantanti del panorama operistico mondiale da Pavarotti a Nucci, Alagna, Armiliato, Raimondi, Dessì, Devia, Berti, Cedolins etc. e si esibisce anche in qualità di solista o in formazione cameristica all'interno della programmazione del Teatro San Carlo.

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Fonte: accademiadeglialterati.com

Rossini e Napoli u n a m o r e r i c a m bi a t o Dal 1815 al 1822 il Teatro San Carlo è diretto da Gioachino Rossini.

Domenico Barbaja, potente impresario dell’epoca noto soprattutto per il fiuto straordinario nel riconoscere e valorizzare i talenti, lo scrittura infatti per infondere nuovo vigore al mondo operistico napoletano.

Il compositore, che stava vivendo una delle sue stagioni più importanti e prolifiche, nei suoi ‘anni napoletani’ scrive ben nove capolavori.

Gioachino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792.

E’ un periodo denso di avvenimenti e di fermenti, sia storici che artistici, che inevitabilmente influenzeranno la formazione e lo sviluppo dell’artista.

Suo padre Giuseppe, originario di Lugo (Ravenna), era un fervente sostenitore della Rivoluzione francese, di professione suonava la tromba nella banda cittadina e nelle orchestre

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locali; sua madre, Anna Guidarini, era una cantante. Proprio a causa delle idee politiche del padre, la famiglia di Rossini fu costretta a frequenti spostamenti da una città all’altra. Nel 1802 vivono a Lugo di Ravenna e qui il ragazzo studia nella casa dei fratelli Malerbi che lo introducono alla musica di Mozart e di Haydn.

Nel 1804, a soli dodici anni, compone le sei Sonate a quattro per violini, violoncello e contrabbasso. Successivamente la famiglia si trasferisce a Bologna dove Rossini inizia lo studio del canto, del pianoforte e della spinetta con il maestro Giuseppe Prinetti. Nel 1806 entra nel liceo musicale di Bologna, sotto la guida di padre Mattei. Nel 1810 esordisce ufficialmente sulle scene al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio. In questi anni conosce Isabella Colbran, cantante lirica spagnola che sposerà nel 1822 e dalla quale si separerà nel 1837.

A vent’anni Rossini già scrive “opere buffe” e “opere serie” per vari teatri italiani, mostrando doti sorprendenti di freschezza e vitalità. A quel tempo la suddivisione fra i due generi era rigida e Rossini, nella sua carriera, contribuirà a sovvertire molte di quelle regole operistiche. Nei vent’anni successivi compone una quarantina di opere, fino a presentarne al pubblico anche 4 o 5 in uno stesso anno. Ai suoi lavori il pubblico italiano riserverà accoglienze controverse passando da straordinari successi come

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La pietra del paragone, La gazza ladra, L’italiana in Algeri, a clamorosi insuccessi, tra cui quello del Barbiere di Siviglia, in occasione della prima al Teatro Argentina di Roma, nel 1816. Del 1816 è anche l’Otello.

Dal 1815 al 1822 è il direttore musicale del Teatro San Carlo di Napoli. Potendo disporre di un teatro tutto suo, di una buona orchestra e di grandi cantanti, Rossini matura come drammaturgo e amplia i propri mezzi musicali che culminano con l’opera Semiramide del 1823. Questa sarà l’ultima opera di Rossini composta per l’Italia. Dopo la sua rappresentazione si trasferisce infatti a Parigi dove, nel 1824, diventa directeur de la musique et de la scène al Théâtre-Italien, con l’obbligo di comporre anche per l’Opéra. In questo teatro Rossini concluderà la sua carriera di operista con il Guglielmo Tell, andato in scena il 3 agosto 1829. Nell’esperienza parigina la posizione di Rossini si capovolge: da innovatore in Italia diviene conservatore in Europa, a contatto con le novità introdotte dal romanticismo tedesco anche in campo teatrale. Il senso profondo della sua arte si manifesta nell’attaccamento agli ideali di vita dell’ “ancien régime” e in questo contesto la messa in scena del Guglielmo Tell rappresenta l’estremo tentativo di adeguarsi al nuovo. Ma Rossini è attaccato con forza al vecchio mondo che tramonta e di fronte all’aggressiva invadenza dei tempi nuovi prova un senso di sgomento per

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la fretta, l’affanno e la crescente intensità del vivere. Abbandonato il teatro d’opera, Rossini entra in una fase di crisi personale e creativa. Al 1832 risalgono sei pezzi di uno Stabat Mater che completerà solo nel 1841. Nel 1836 fa ritorno a Bologna, poi si sposta a Firenze. Rientrato a Parigi nel 1855 riprende a comporre brevi pezzi da camera.

La ridotta produzione nel periodo che va dal 1832 alla sua morte, avvenuta nel 1868, divide la sua biografia in due parti, quasi due vite distinte: la vita del trionfo veloce e immediato e la lunga vita appartata sottolineata da molti suoi biografi.

Uomo dalle mille sfaccettature, Rossini è stato descritto in molte maniere: ipocondriaco, collerico, portato alla depressione ma pure amante della buona tavola e delle belle donne.

Negli ultimi anni della sua vita compone solo pochissimi lavori tra cui la Petite messe solennelle, che orchestra nel 1867.

Le soluzioni estremamente audaci mostrano una nuova concezione timbrica del suono che anticipa direttamente quella del Novecento, scavalcando quell’esperienza romantica alla quale Rossini non ha mai potuto adeguarsi completamente.

Morirà nella sua villa di Passy, nella campagna parigina, il 13 novembre 1868 a causa di una grave malattia. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero parigino del Père Lachaise per essere poi traslate nel 1887 in Italia dove riposano definitivamente nella Basilica di Santa Croce a Firenze.

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Il Barbiere di Siviglia

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Opera in due atti su libretto di Cesare Sterbini, tratta dalla commedia omonima di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais. Viene messa in scena per la prima volta al Teatro Argentina di Roma nel 1816. Il titolo originale era Almaviva, o sia l’inutile precauzione.

Il conte di Almaviva, da poco giunto a Siviglia, si innamora della bella Rosina, che abita con il suo anziano tutore don Bartolo il quale è intenzionato a sposarla per poterne amministrare il patrimonio. Il conte chiede a Figaro, barbiere e factotum della città, di aiutarlo a conquistare il cuore della ragazza alla quale ha già dichiarato il suo amore con una serenata ma facendole credere di esser Lindoro, un servo del conte di Almaviva. Figaro gli consiglia di fingersi un giovane ufficiale, ubriaco, con un permesso di dimora proprio in casa di don Bartolo, così da poter parlare con Rosina. Don Basilio, maestro di musica della ragazza, sa della presenza del conte a Siviglia e suggerisce a don Bartolo di calunniarlo per sminuirne la figura ma don Bartolo preferisce accelerare i tempi e si prepara a scrivere l’atto di nozze tra lui e Rosina. Figaro, saputa la cosa, la comunica alla ragazza che gli affida una lettera indirizzata a Lindoro. Più tardi don Bartolo, accorgendosi che Rosina ha scritto un biglietto, la rimprovera.

Come pianificato, il conte irrompe nella casa di don Bartolo travestito da soldato ubriaco ma questi, pur non riconoscendolo, cerca di allontanarlo. Ne nasce una lite che richiama in casa i gendarmi. Quando però il conte si fa

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riconoscere, i soldati lo lasciano andare senza arrestarlo. Don Bartolo comincia così a nutrire sospetti circa la vera identità del giovane.

Giunge in seguito il maestro di musica don Alonso (sempre il conte) affermando di essere stato inviato da don Basilio per sostituirlo nella lezione di canto a Rosina. Per guadagnare la fiducia del tutore, gli mostra il biglietto che Rosina gli aveva mandato. Intanto giunge Figaro con il compito di fare la barba al padrone di casa per distrarlo. Don Bartolo si insospettisce e, udendo parte del dialogo tra Rosina e il conte, caccia di casa Figaro e il conte. Don Bartolo mette in pratica il consiglio di don Basilio (la calunnia) e fa credere a Rosina che Lindoro sia un emissario del conte che vuole prendersi gioco di lei; la fanciulla, amareggiata, acconsente alle nozze con il suo tutore che prontamente fa chiamare il notaio. In quel momento arriva anche don Basilio, mentre con una scala Figaro e il conte entrano in casa dalla finestra e raggiungono Rosina. Finalmente il conte rivela la propria identità e convince la fanciulla della sincerità del suo amore. Don Bartolo ha però fatto rimuovere la scala e i tre si trovano senza via di fuga. In quel momento sopraggiunge il notaio. Approfittando dell’assenza temporanea del tutore, il conte chiede a Figaro e a don Basilio di fare da testimoni e inserire nel contratto il nome suo al posto di quello di don Bartolo. Giunto troppo tardi, a quest’ultimo resta la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, che il conte rifiuta.

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Il vecchiotto cerca moglie (Aria Berta) Il vecchiotto cerca moglie vuol marito la ragazza quello freme, questa è pazza Tutti e due son da legar Ma che cosa è questo amore che fa tutti delirar?

Egli è un male universale una smania, un pizzicore un solletico, un tormento Poverina, anch’io lo sento né so come finirà Oh! vecchiaia maledetta Sei da tutti disprezzata E vecchietta disperata mi convien così crepar

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A un dottor della mia sorte (Aria Bartolo) A un dottor della mia sorte queste scuse, signorina!

Vi consiglio, mia carina un po’ meglio a imposturar I confetti alla ragazza!

Il ricamo sul tamburo!

Vi scottaste: eh via! eh via!

Ci vuol altro, figlia mia per potermi corbellar Perché manca là quel foglio?

Vo’ saper cotesto imbroglio Sono inutili le smorfie ferma là, non mi toccate!

Figlia mia non lo sperate ch’io mi lasci infinocchiar Via, carina, confessate son disposto a perdonar Non parlate? Vi ostinate?

So ben io quel che ho da far Signorina, un’altra volta quando Bartolo andrà fuori la consegna ai servitori a suo modo far saprà Ah, non servono le smorfie faccia pur la gatta morta Cospetton! per quella porta nemmen l’aria entrar potrà E Rosina innocentina sconsolata, disperata in sua camera serrata fin ch’io voglio star dovrà

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Ecco ridente in cielo (Cavatina Conte) Ecco ridente in cielo spunta la bella aurora e tu non sorgi ancora e puoi dormir così?

Sorgi, mia dolce speme vieni, bell’idol mio; rendi men crudo, oh Dio lo stral che mi ferì.

Oh sorte! già veggo quel caro sembiante quest’anima amante ottenne pietà.

Oh istante d’amore!

Oh dolce contento!

Soave momento che eguale non ha!

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La calunnia e` un venticello (Aria Basilio) La calunnia è un venticello un’auretta assai gentile che insensibile, sottile leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar Piano piano, terra terra sottovoce, sibilando va scorrendo, va ronzando nelle orecchie della gente s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo prende forza a poco a poco vola già di loco in loco sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta va fischiando, brontolando e ti fa d’orror gelar Alla fin trabocca e scoppia si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone un tremuoto, un temporale un tumulto generale che fa l’aria rimbombar E il meschino calunniato avvilito, calpestato sotto il pubblico flagello per gran sorte ha crepar

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Una voce poco fa (Cavatina Rosina) Una voce poco fa qui nel cor mi risuonò il mio cor ferito è già e Lindor fu che il piagò Sì, Lindoro mio sarà lo giurai, la vincerò (bis) Il tutor ricuserà io l’ingegno aguzzerò Alla fin s’accheterà e contenta io resterò Sì, Lindoro mio sarà lo giurai, la vincerò Sì, Lindoro mio sarà lo giurai, sì ~~~ Io sono docile, son rispettosa sono obbediente, dolce, amorosa mi lascio reggere, mi lascio reggere mi fo guidar, mi fo guidar Ma ma se mi toccano dov’è il mio debole sarò una vipera, sarò e cento trappole prima di cedere farò giocar, giocar E cento trappole prima di cedere farò giocar, farò giocar (bis)

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Largo al factotum (Cavatina Figaro) Largo al factotum della città Largo! La la la la la la la LA! Presto a bottega che l’alba e già Presto! La la la la la la la LA! Ah, che bel vivere, che bel piacere (che bel piacere) per un barbiere di qualità! (di qualità!)

Ah, bravo Figaro!

Bravo, bravissimo!

Bravo! La la la la la la la LA! Fortunatissimo per verità!

Bravo!

La la la la la la la LA! Fortunatissimo per verità!

Fortunatissimo per verità!

La la la la, la la la la, la la la la la la la LA! Pronto a far tutto, la notte e il giorno sempre d’intorno in giro sta Miglior cuccagna per un barbiere vita più nobile, no, non si da La la la la la la la la la la la la la!

Rasori e pettini lancette e forbici al mio comando tutto qui sta Rasori e pettini lancette e forbici al mio comando tutto qui sta V’è la risorsa, poi, de mestiere colla donnetta... col cavaliere... colla donnetta... la la li la la la la la col cavaliere... la la li la la la la la la la LA!!!

Ah, che bel vivere, che bel piacere (che bel piacere)

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per un barbiere di qualità! (di qualità!)

Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono donne, ragazzi, vecchi, fanciulle Qua la parrucca... Presto la barba...

Qua la sanguigna... Presto il biglietto...

Tutto mi chiedono, tutti mi vogliono Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono Qua la parrucca, presto la barba, presto il biglietto Ehi! Figaro... Figaro... Figaro... Figaro... Figaro...

Figaro... Figaro... Figaro... Figaro... Figaro!!!

Ahimè, (ahimè) che furia!

Ahime, che folla!

Uno alla volta per carità! (per carità! per carità!)

Uno alla volta, uno alla volta Uno alla volta, per carità!

Figaro! Son qua Ehi, Figaro! Son qua Figaro qua, Figaro la, Figaro qua, Figaro la Figaro su, Figaro giù, Figaro su, Figaro giù.

Pronto prontissimo son come il fulmine Sono il factotum della città (della città, della città, della città, della città) Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo A te fortuna (a te fortuna, a te fortuna) non mancherà Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo A te fortuna (a te fortuna, a te fortuna) non mancherà Sono il factotum della città Sono il factotum della città della città, della città della città!!!

La la la la la la la la la!

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Guglielmo Tell

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Opera in quattro atti. Il libretto fu tratto dal dramma omonimo (Wilhelm Tell) di Friedrich Schiller e dal racconto La Suisse libre di Jean-Pierre Claris de Florian ed elaborato inizialmente da Étienne de Jouy, in seguito da Hippolyte-Louis-Florent Bis. La prima rappresentazione ebbe luogo al teatro dell’Opéra di Parigi il 3 agosto 1829 mentre la prima italiana avvenne al Teatro del Giglio di Lucca il 17 settembre 1831, nella traduzione italiana di Calisto Bassi, e al Teatro San Carlo di Napoli nella seconda versione il 7 aprile 1833.

La vicenda si svolge nel giorno della festa dei pastori, in maggio, sulle rive del lago di Lucerna, a Bürglen, nel cantone di Uri. Tutti i paesani intonano un canto per festeggiare le nozze di tre coppie.

In disparte, Guglielmo Tell esterna il suo dolore per la schiavitù del suo popolo.

Dei corni che risuonano in lontananza sono il segnale dell’arrivo di Melchthal, rispettato saggio del cantone, e di suo figlio Arnold.

Edwige, la moglie di Guglielmo, lo convince a benedire gli sposi. Tutti, tranne Arnold che è in disparte malinconico, cantano in coro un inno all’amore. Melchthal rimprovera suo figlio per l’incapacità di trovarsi pure lui una sposa e questo provoca uno sfogo di disperazione del giovane che ammette il suo amore per Mathilde, una principessa asburgica cui aveva salvato la vita da una valanga.

Una fanfara di corni annuncia l’arrivo del governatore Gessler e del suo seguito, fra cui

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Mathilde. Arnold la vuole raggiungere ma è fermato da Guglielmo che lo convince a unirsi alla ribellione. Arnold, combattuto fra l’amore per Mathilde e quello per la patria, decide infine di affrontare Gessler ma dopo la fine dei festeggiamenti.

Mentre Melchthal benedice le tre coppie di sposi Arnold cerca di raggiungere la sua amata.

Intanto il giovane Jemmy Tell vede arrivare, tremante e ferito, il pastore Leuthold, in fuga dopo aver ucciso uno dei soldati di Gessler per difendere sua figlia. Ruodi si rifiuta di portarlo nella sua barca sulla riva opposta del torrente e allora Guglielmo si offre di aiutare il pastore.

I due salpano appena in tempo per non essere raggiunti dalle guardie capitanate da Rodolphe che minaccia di uccidere chiunque non riveli il nome del nocchiere. Melchthal esorta tutti a tacere e viene fatto prigioniero dalle guardie.

Il capitano fa distruggere e incendiare il villaggio.

Mathilde, sola, è angosciata a causa dell’amore che prova per il suo salvatore e, accortasi della presenza dell’amato, lo cerca per rivelargli i propri sentimenti. Arnold appare e ciascuno confessa all’altro la sua passione ma anche gli ostacoli che dovranno affrontare per poter coronare il loro sogno d’amore. All’avvicinarsi di Guglielmo e Walter, gli amanti si separano promettendosi di rivedersi il giorno seguente.

I due arrivati mettono in dubbio la fedeltà di Arnold e tentano di convincerlo ad abbandonare Mathilde in quanto “ha nelle vene un abborrito sangue”. Egli non intende rinunciare al

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suo amore ma una volta saputo da Walter che Gessler ha fatto uccidere suo padre, straziato dal dolore giura di vendicarsi.

Mentre i tre uomini affermano la loro dedizione alla causa arrivano gli uomini di Unterwald, pronti per unirsi alla lotta. Subito dopo giungono anche i ribelli di Schwitz e quelli di Uri. Il raduno è completo e gli insorti dei tre cantoni affermano la loro volontà di combattere o morire per la libertà della Svizzera. Sorge l’alba e tutti corrono ad armarsi per la battaglia del giorno seguente.

In una cappella in rovina nelle vicinanze del palazzo di Altdorf giunge Arnold e annuncia a Mathilde che, invece di partire per la battaglia, resterà per vendicare il padre, rinunciando sia alla gloria che a lei. Mathilde, disperata, riconosce l’impossibilità del loro amore.

Si ode un corno, è Gessler che sta per arrivare alla festa che ha fatto preparare. L’amata implora Arnold di scappare e i due si separano in un struggente addio.

La festa nella piazza principale di Altdorf è stata indetta per celebrare il centenario della dominazione austriaca in Svizzera. Gessler comanda a tutti di ballare e cantare. I soldati notano Guglielmo e suo figlio in mezzo alla folla che, rifiutatisi di inchinarsi, vengono trascinati al cospetto del signore. Rodolphe lo riconosce come l’uomo che ha permesso la fuga di Leuthold e Gessler ne ordina l’arresto. L’arciere dovrà colpire con un dardo una mela posta sul capo del figlio. Se si rifiuterà, entrambi moriranno. Tutti sono

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inorriditi da tanta crudeltà ma il piccolo Tell fa’ coraggio al padre e lo esorta a compiere il proprio dovere. Rincuorato dalla tranquillità del figlio, Guglielmo recupera l’arco e due frecce: una per il pomo, l’altra, nascosta, la terrà in serbo per il tiranno in caso di errore fatale. L’arciere scaglia il proprio dardo e colpisce il bersaglio senza ferire il fanciullo. Tutti acclamano la vittoria ma Gessler si accorge della seconda freccia e ordina che vengano comunque giustiziati entrambi. Allora Mathilde pretende che Jemmy sia affidato a lei, rifiutandosi di veder morire un bambino. Gessler cede e le consegna l’infante. Annuncia poi la sua intenzione di attraversare il lago dei Quattro Cantoni per raggiunge il forte di Kusmac mentre stabilisce che Guglielmo sarà abbandonato nel lago in balia dei rettili.

All’interno dell’abitazione di Melchthal Arnold è dubbioso sullo sviluppo della rivolta ma ripensando al padre rianima la sua sete di vendetta. Arrivano poi gli aspiranti “confederati” e tutti si lanciano all’assalto di Altdorf.

Sulla riva del Lago dei Quattro Cantoni Hedwige sente in lontananza la voce di Jemmy che arriva insieme a Mathilde e le racconta che il genitore non è più ad Altdorf ma sul lago. Hedwige si dispera vedendo la tempesta infuriare e piange il coniuge che crede morto.

Giunge Leuthold e comunica agli abitanti del villaggio che la barca che trasporta Tell, Gessler e i soldati è in rotta verso gli scogli ma crede

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che le catene siano state rimosse dalle mani del prigioniero e che sia lui a guidare la barca verso riva.

Una volta approdato, Guglielmo abbraccia il figlio e si meraviglia alla vista, in lontananza, della sua casa in fiamme. Jemmy spiega che, per mancanza di un faro, le ha appiccato fuoco ma prima di farlo ha recuperato il suo arco e le sue frecce. Gessler e i soldati scendono dall’imbarcazione e intendono catturare di nuovo Tell ma egli, impugnata la sua arma, trafigge il tiranno con un dardo e grida “la Svizzera respiri!”. Arriva un gruppo di ribelli guidati da Walter che, avendo visto il segnale, si è precipitato in battaglia. Guglielmo li informa della morte dell’oppressore ma dice anche che la vittoria non sarà completa finché Altdorf non verrà conquistata. Proprio in quell’istante giunge Arnold alla testa di un manipolo di soldati e comunica a tutti che la città nemica è caduta.

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Soirèes musicales

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Soire`es musicales La danza, certamente la più nota delle Soirées musicales, è la Tarantella con la quale Gioachino Rossini volle rendere omaggio alla città di Napoli.

Dopo il Guglielmo Tell, sua ultima opera, Rossini rinunciò a comporre per il teatro, ritirandosi nella sua casa di Parigi.

Qui compose diversi lavori di musica sacra e profana. Al secondo genere appartengono le Soirées, dodici canzoni per voce e pianoforte musicate tra il 1830 e il 1835.

Otto brani, tra cui La danza, sono tratti da componimenti poetici di Carlo Pepoli, nobile fuoruscito italiano che frequentò la casa di Rossini a Parigi, e quattro da Pietro Metastasio.

Otto canzoni sono per voce solista, quattro sono duetti.

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La danza Già la luna è in mezzo al mare mamma mia si salterà l’ora è bella per danzare chi è in amor non mancherà Presto in danza a tondo donne mie venite qua un garzon bello e giocondo a ciascuna toccherà finché in ciel brilla una stella e la luna splenderà Il più bel con la più bella tutta notte danzerà Mamma mia, mamma mia già la luna è in mezzo al mare mamma mia, mamma mia mamma mia si salterà Frinche frinche frinche frinche mamma mia, si salterà La la ra la ra...

Salta, salta, gira, gira ogni coppia a cerchio va già s’avvanza si ritira e all’assalto tornerà Serra, serra colla bionda Colla bruna va qua e là, colla rossa va a seconda colla smorta fermo sta!

Viva il ballo a tondo a tondo sono un Re, sono un Bascià, è il più bel piacer del mondo la più cara voluttà

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Mamma mia, mamma mia già la luna è in mezzo al mare mamma mia, mamma mia mamma mia si salterà Frinche frinche frinche frinche mamma mia, si salterà La la ra la ra...

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Note

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