La grande corsa è tornata
5-6
MAGGIO / GIUGNO 2023

BIMESTRALE DEL CIRCOLO G. DOZZA TPER APS
BOLOGNA FERRARA
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N. 5-6 - MAGGIO / GIUGNO 2023
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Chiuso in tipografia il 22 maggio 2023 stampato in 3.000 copie
Quei magnifici 108
Èvero, sembra il titolo di un film d’azione. Western o guerra, fate voi. Invece, a noi non piace affatto parlare della guerra, meno che mai di questi tempi. Ci piace parlare di eventi che entusiasmano, che affratellano, che aiutano a socializzare. Di solito, ci si riesce con lo sport. Il Circolo Dozza ne sa qualcosa, e infatti non vedeva l’ora di rimettere in cartellone quel fiore all’occhiello che da quasi quarant’anni ne conferma le capacità organizzative. Non vedeva l’ora di riportare la Dieci Colli al posto che le compete, anche nel calendario: una splendida avventura attraverso la collina bolognese, da vivere nel bel mezzo della primavera.
SQUADRA
Ma appunto, per riuscirci aveva bisogno di quella squadra. Dei suoi magnifici 108. Ovvero, i volontari che hanno lavorato dietro le quinte perché l’esercito colorato e pacifico dei cicloamatori vivesse un’altra giornata degna del prestigio di una delle granfondo più storiche d’Italia. Perché la Dieci Colli è così: può cambiare percorso, luogo di partenza e di arrivo (e la scelta nuova di allestire il Villaggio al centro commerciale ViaLarga è piaciuta parecchio), pendenze e dislivelli, ma tiene salde le proprie certezze, facendo tesoro del passato e cercando di progettare un futuro all’altezza. E loro sono tra quelle certezze: gente che il giorno della gara si alza molto prima dell’alba per non lasciare nulla al caso, e di solito riprende la strada di casa a pomeriggio inoltrato. Senza parlare di tutto il lavoro della vigilia.
CHE FESTA
Alla festa dedicata loro dal Comitato Dieci Colli, andata in scena alla Casa dei Popoli di Casalecchio venerdì 12 maggio, nemmeno due settimane dopo che la grande corsa era andata in archivio, c’era un clima di allegria, di serenità, di amicizia. Perché tutto quel lavoro aveva prodotto il risultato atteso: chi c’era, sa che la Dieci Colli è tornata alla sua maniera, dando il massimo della professionalità e dell’attenzione a chi ha scelto di darle fiducia. Con una passione e un impegno di fronte al quale anche quelle anime perse (o stiamo parlando di una sola mano?) che hanno seminato puntine da disegno in un punto del percorso, dovrebbero andare a nascondersi.

SOLIDARIETÀ
È una sana abitudine che al Circolo Dozza non è nuova, quella di spendersi per gli altri. Parole come solidarietà, impegno, inclusione non sono straniere in via San Felice. Così come la scelta di dedicare un po’ del proprio tempo agli altri. Come fa la trentina di colleghi del Gruppo ANT, che da tanto tempo mettono a disposizione la propria competenza professionale di conducenti per una causa nobile, effettuando fuori servizio attività di trasporto per persone malate e non autosufficienti. Lo fanno per ANT, appunto, e più recentemente hanno iniziato a farlo anche per Ageop. E l’applauso per i magnifici 108 si estende anche a loro, che ci insegnano con le loro azioni che il bene è nella quotidianità di piccoli gesti dal valore incommensurabile.

voci dalla città
di Marco TarozziANDREA MINGARDI
Una Turrita per dirti grazie
Andrea Mingardi non se la dimenticherà facilmente, quella data.
Giovedì 27 aprile, arena coperta di Sala Borsa: il sindaco Matteo Lepore consegna a uno dei più preparati, sensibili, ironici e longevi musicisti bolognesi la Turrita d’Argento, l’onoreficenza del Comune che viene assegnata a «persone, aziende, associazioni o istituzioni che abbiano contribuito al progresso della città». Ed è indubbio che questo eterno ragazzo nato il primo agosto del 1940 lo abbia fatto egregiamente. Non solo scrivendo e cantando canzoni, ispirato dai ritmi funky e blues ma senza mai dimenticare le radici e lo slang dialettale, ma anche attraverso l’attività di scrittore, conduttore televisivo (fu uno dei pionieri di TeleBologna), showman. Senza dimenticare quella di sportivo praticante. Per dirla con la motivazione firmata dal primo cittadino, «…in prima fila nell’impegno solidale, è tra i fondatori della Nazionale Cantanti e grande tifoso del Bologna. Ha arricchito la sua carriera di tantissime collaborazioni con musicisti e cantanti, tanti rap-
porti fecondi e duraturi. Andrea Mingardi e Bologna: un connubio perfetto, quasi una simbiosi». Che dire, Andrea? Sono parole che colpiscono.
«Di più, direi che proprio mi commuovono. Anche perché non mi aspettavo questo riconoscimento, mi hanno trascinato in Sala Borsa con tutt’altra motivazione. Sapevano tutti, meno che il sottoscritto. E’ stata una botta di felicità, perché c’era tutta la mia famiglia, nipotino compreso. Alla fine ho vissuto una grande festa a casa mia, tra la mia gente. Tra i bolognesi».
A raccontare la sua storia, si incrocia prima il calcio della musica.
«Da bambino giocavo intere giornate a pallone, come tutti. Avevo piedi buoni, ma pur di giocare mi mettevo tra i pali. Così cominciai a rendermi conto dell’eroismo del portiere, che è quello a cui tirano pallonate per tutto il tempo. Mi ci ritrovavo». Infatti iniziò presto a fare sul serio.
«Nel 1953 partecipai alla prima leva calcistica organizzata dal Bologna. Eravamo in cinquecento, una trentina i portieri. C’era anche Giacomo Bulgarelli, e già allora non si confondeva nel muc-
Una intensa immagine di Andrea Mingardi. Nella pagina accanto, con Lucio Dalla, durante uno spettacolo e nel corso della consegna della Turrita d’Argento in Sala Borsa.

L’anno della costituzione del suo primo gruppo rock, i Golden Rock Boys.
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Gli anni trascorsi da giocatore, ruolo portiere, nelle giovanili del Bologna FC 1909.
chio. L’allenatore si chiamava Rocco, era il cugino di Nereo. Ci mise in fila e uno alla volta provammo a respingere i suoi tiri. Ricordo che tirava di destro, mi mise un pallone sulla sinistra e lo bloccai. Mi tolse dalla fila dicendo “ti, mètete da un’altra parte».
Così iniziò la sua avventura in rossoblù.
se che lo avevano aggregato alla prima squadra. Noi non lo abbiamo più visto, naturalmente». Non sarà stata colpa di una tromba, ma ormai lei aveva preso un’altra strada.
Le partecipazioni al Festival di Sanremo.
La prima nel 1992, in coppia con Alessandro Bono con la canzone “Con un amico vicino”. L’ultima nel 2004, con “E’ la musica” insieme ai Blues Brothers.

«Sei anni esatti. Dai Pulcini alla De Martino. Vincevamo tutto quello che si poteva vincere, del resto allora gli unici avversari che impensierivano erano Spal e Modena. Sono arrivato a giocare anche due partite con una rappresentativa nazionale juniores. E ho la soddisfazione di essere stato allenato da un campione del mondo, Amedeo Biavati. Era sempre incazzato come una belva. Ricordo che quando già avevo iniziato a suonare, un giorno telefonò a mia madre e le disse “Sò fiòl, da quand al sòuna la tràmba, an ciapa piò un balàn”. L’idea del musicista per lui era uno che suonava la tromba».

E Bulgarelli, nel frattempo?
« Un giorno non si presentò all’allenamento. Chiedemmo dove fosse finito e Biavati ci dis -
«Fulminato dal rock&roll. Mettemmo su un complesso, i Golden Rock Boys, che è stato in effetti il primo gruppo rock italiano. Non contemplavo un altro tipo di sonorità. Poi però arrivarono i Beatles, e fecero sembrare già vecchio anche Elvis. A quel punto dovetti decidere se restare un vecchio rocker di vent’anni, o affrontare il mondo della musica con un passo diverso». Ha fatto la scelta giusta, se alle spalle ci sono sessant’anni di musica. Qual è il segreto per restare in corsa?

«Io non ne ho. Cerco solo di essere me stesso. Ho sempre rispettato la mia anima blues, uscita fuori prepotente dopo il secondo lavoro discografico, nel 1976. Era l’album “Datemi della musica”, vendette 430mila copie e per gli standard dell’epoca “si poteva far meglio”, per dire di come
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voci dalla città
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sono cambiati i tempi. Fu comunque la svolta, capii che non ero tagliato per fare il melodico, dovevo seguire la mia strada. Così ho fatto, senza seguire le mode, raccontando storie di periferia, accostandomi al jazz o al blues, alla canzone pop o a quella dialettale se mi andava».
Questa città che oggi la premia è stata importante per la sua carriera?
«Fondamentale. Bologna è sempre stata in prima fila. Nel dopoguerra regalava campioni della canzone tradizionale come Nilla Pizzi e Giorgio Consolini, a metà degli anni Cinquanta ha coltivato il rock&roll italiano, per vent’anni è stata la capitale del jazz in Europa. Da qui sono decollati Gianni Morandi, i Pooh, da qui negli anni Ottanta sono partite le band del nuovo rock e sono nati gli Skiantos. Senza dimenticare i grandi arrangiatori, produttori, impresari: penso a Celso Valli, a Fio Zanotti, a Michele Torpedine. E ancora oggi su tutti noi vola libera l’anima del grande Lucio».
La sua amicizia con Dalla era vera e profonda. «Era speciale, un genio vero. Soprattutto per il suo coraggio di partire dalle “canzonette” per arrivare a sperimentare, lavorando con un poeta come Roberto Roversi e poi diventando poeta lui stesso:
scelse di pubblicare “Come è profondo il mare” e gli dissero che non avrebbe funzionato. Grandi veggenti…»
Cosa prova quando al Dall’Ara parte la base di “Le tue ali Bologna”?
«Un’emozione incredibile, sempre. Perché è un pezzo scritto e cantato da tre amici, io Gianni e Lucio, e abbiamo trascinato nel progetto anche Luca Carboni. Lo registrammo alla Fonoprint, dove Lucio stava incidendo “Felicità”, brano splendido: finito il nostro pezzo mi chiese di partecipare ai cori di quel capolavoro. Mi ricorda che abbiamo fatto qualcosa di bello, e che il Bologna resterà sempre una fede».
Allora se permette torniamo a parlare di calcio. Perché poi è nata una seconda carriera, da amatore…
«A ventisei anni ormai giocavo per divertirmi, ma ero negli Old Boys, un lusso per parecchi tornei estivi. In quella squadra c’erano Gino Cappello, Badiali, più tardi arrivò anche Perani. E c’era Bacci, grande attaccante degli anni Cinquanta».
Però arriva la svolta: tra gli amatori, Mingardi esce dai pali e diventa centrocampista.
«Avevo un piede tutt’altro che disastroso, e la visione di gioco di uno che dalla porta aveva visto
Andrea Mingardi riceve la Turrita d’Argento dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e dalla delegata alla Cultura del Comune e Città Metropolitana, Elena Di Gioia.

tanto calcio. Iniziai a divertirmi con le rappresentative di ex calciatori e artisti, prima che nascesse la Nazionale Cantanti. Ricordo un’amichevole a Ferrara in cui ero all’ala destra, con Piedone Manfredini centravanti e Omar Sivori mezzala». Un giorno, durante una di quelle amichevoli, Mogol arrivò negli spogliatoi con un’idea meravigliosa.

«Entrò e disse: facciamo la Nazionale Cantanti. Io e Morandi ci guardammo e domandammo: bene, ma a noi chi ci seleziona? La risposta fu immediata: ci selezioniamo da soli!» Si è tolto delle belle soddisfazioni in quel gruppo.
«All’inizio degli anni Ottanta abbiamo trovato terreno fertile per metterci in gioco davanti a duecento, trecento spettatori. Poi le persone sono diventate tremila e anche di più. Dall’81 abbiamo costituito l’Associazione Nazionale Cantanti, grazie al grande lavoro di Gianfranco Mazzi e Gianluca Pechini. Con quei colori ho giocato 550 partite e segnato 119 gol. Mi sono trovato in campo con gente come Pier Paolo Pasolini e Lucio Battisti». Come se la cavavano?
«Pasolini non era eccelso, ma correva più di tutti. Lucio era sinceramente un po’ scarso, ma fare gruppo con noi gli piaceva».

Altri talenti?
«Morandi ai bei tempi correva come una bestia. Barbarossa era predisposto per lo sport, un fenomeno anche a tennis, e aveva una velocità incredibile. Ramazzotti, tra tutti, era quello con il fisico più adatto al calcio, ma se aveva la palla tirava in porta anche dagli spogliatoi».
Cosa le ha dato lo sport?
«La musica, lo spettacolo, il pubblico hanno travolto la mia vita. Ma non mi emozionerò più come quella volta all’Olimpico, quando scendemmo in campo contro la Nazionale Giornalisti e c’erano novantamila persone sugli spalti».
Ha portato qualcosa di quel mondo nel suo mestiere di cantante?
«La voglia di crederci. Noi bambini del dopoguerra sognavamo tutti di diventare pompieri, calciatori o cantanti. Io ho avuto la fortuna di imparare dai dischi di jazz di mio zio, che ascoltava le big band americane quando nella prima edizione del Festival di Sanremo Nilla Pizzi arrivava prima, seconda e terza. E’ stata un’infanzia musicale che affondava le radici in una città come Bologna che allora era davvero la capitale del jazz».
E che adesso la festeggia come merita.
«A pensarci mi commuovo anche adesso…»
A sinistra, Mingardi impegnato nella Nazionale Cantanti, di cui è stato uno dei fondatori; sotto con Gianni Morandi, Lucio Dalla e Luca Carboni: insieme hanno scritto e interpretato “Le tue ali Bologna” dedicata alla loro passione rossoblùesme.

l’evento
di Andrea BartoliDieci Colli, che bello ritrovarti!
Es ì, mancava. Perché così di colpo, non è semplice rinunciare a un evento come la Dieci Colli. Per Bologna e per i tantissimi appassionati delle due ruote. Tre anni difficili, complicati, per via di una pandemia che non ha risparmiato nessuno. Figuriamoci la granfondo più amata dai bolognesi, messa in naftalina, nonostante la fugace apparizione ridotta del 2021. Eppure nel cuore del Circolo Dozza Tper, da sempre attento alla sicurezza di ogni partecipante, l’idea che tutto potesse finire non è mai stata presa in considerazione. Lo dice la storia, perché la Dieci Colli è la seconda granfondo più longeva d’Italia, dietro solo alla cugina romagnola Nove Colli.

NOVITÀ
E si, è mancata. Ma è tornata, forte delle sue trentasette edizioni. Con un vestito nuovo, ma che guarda all’antico. Nuovo per il villaggio di partenza e cuore
pulsante della manifestazione, il centro commerciale ViaLarga, antico perché ha ripercorso vecchie strade, come il ritrovare le salite di Settefonti e Monte delle Formiche. Ma, soprattutto, la Dieci Colli ha riabbracciato la macchina organizzatrice composta dai tantissimi volontari che come sempre hanno risposto presente. Volontari, questo sì, ma encomiabili nel mettere in piedi una manifestazione degna dei migliori professionisti del settore. Alle 8 in punto, i 600 iscritti, un calo di adesioni che accomuna un po’ tutte le granfondo italiane, sono scattati per affrontare i due percorsi: 104 chilometri per la Mediofondo e i 145 per il tracciato lungo.
SOSTEGNO
È l’assessora allo Sport del Comune di Bologna Roberta Li Calzi ad abbassare la bandierina. «Un grande spot per questa disciplina e per il suo spiri-
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Sopra la partenza, a fianco da sopra: la conferenza stampa a Palazzo d’Accursio, le/ gli organizzatori con l’Assessora Li Calzi ed i rappresentanti di CC ViaLarga e Spazio Conad (foto Schicchi), la consegna del contributo ad Antoniano Onlus, la targa Giacomo Venturi consegnata a Luigi Martino Torri da Irene Lucchi, Gianfranco Luce e Stefano Fiorini.
IN PRIMO PIANO
Davide Cassani: «Più forti dei vandali»
L'amico di vecchia data, quello che in passato aveva definito la Dieci Colli come una piccola Liegi-Bastogne-Liegi. Tirato a lucido, l'ex corridore professionista ed ex Commissario Tecnico della nazionale italiana di ciclismo Davide Cassani, oggi presidente ATP Emilia Romagna, è pronto a prendere il via. Gli piace ancora pedalare, apprezzare le bellezze delle nostre colline e di un territorio da fare apprezzare a quante più persone possibili. «La nostra regione è un patrimonio prezioso, sotto tutti gli aspetti. Come sempre il ciclismo è uno strumento perfetto per diffonderne la bellezza e i tesori». La Dieci Colli, si sa, gli è rimasta nel cuore. «Ritorno sempre con piacere su queste strade, è una manifestazione che ho sempre amato e a cui ho preso parte più volte in passato. Quando posso e sono libero da impegni, mi sorprendo sempre nel fascino di queste colline».

VANDALISMO
C’è stata, purtroppo, anche la sorpresa in negativo. Una Dieci Colli macchiata da una vicenda molto triste, da qualcuno che definire maleducato è un eufemismo. Lo racconta proprio Cassani: «Ad un certo punto lungo la salita di Quinzano mi ha passato a velocità doppia Simone Velasco, che poco prima aveva forato. Quando sono arrivato in cima, l’ho ritrovato a bordo strada ancora con i piedi a terra. Altra foratura, dopo quella di qualche chilometro prima. Qualcuno, evidentemente infastidito dalle strade chiuse a causa del transito dei ciclisti, ha buttato delle puntine sull’asfalto e molti altri corridori, e anche mezzi al seguito, sono incappati in forature». Un autentico sabotaggio. «Questi non capiscono che in sella ad una bici, in questo modo, si rischia la vita. Un livello di inciviltà inaudito». Un gesto che lascia senza parole. «Me ne vengono in mente tre. Che profonda tristezza». Dall’organizzazione, intanto, è partita una denuncia contro ignoti, per danni materiali e morali al buon nome della manifestazione, ai partecipanti e ai mezzi di appoggio.
ENTUSIASMO
A parte questa incresciosa parentesi, la Dieci Colli è ripartita con voglia ed entusiasmo. Cassani ne è convinto: «Si è ripreso il posto che le compete nel parterre delle granfondo più belle d’Italia, nella speranza che nelle prossime edizioni i numeri possano crescere ancora».




l’evento
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to aggregante, che vive del grande lavoro di volontari e appassionati, e che merita di essere sostenuto». Poi ci pensano i corridori a scaldare l’atmosfera, lanciati a forte velocità verso la pianura di Castenaso e in attesa della prima asperità di Settefonti. Tra loro c’è anche il professionista bolognese d’adozione Simone Velasco, intruppato nel gruppo per fare ritmo, in vista dell’imminente partecipazione al Giro d’Italia. Dopo Settefonti si sale al Monte delle Formiche, poi discesa in val di Zena e risalita a Quinzano dove i due percorsi si dividono. A sinistra piega la Mediofondo, scendendo da San Benedetto del Querceto fino alla valle dell’Idice per scalare poi dall’altro versante Settefonti. Il tracciato lungo sale ancora verso Loiano e Monghidoro, mettendo nel mirino lo sconfinamento in Toscana con il Passo della Raticosa e rientrare sul percorso della medio.
RIPARTENZA
C’è l’ebbrezza della fuga solitaria su entrambe le sfide, con Luca Fantozzi lanciato in solitaria nella Medio e Giuseppe Orlando all’attacco lungo la Raticosa. Ma si decide tutto allo sprint, con i due fuggitivi riassorbiti dagli inseguitori. Dopo 104 chilometri è Cimmaya Ferrara a spuntarla, mentre al culmine dei 145 chilometri la firma è quella di Federico Pozzetto, già vincitore della Dieci Colli nel 2017. Raggiante la presidente del Circolo Dozza Tper Irene Lucchi. «Adesso posso dirlo, a me piace parlare a giochi fatti, sono molto contenta di come è andata e faremo di tutto per riportare la Dieci Colli agli antichi fasti. Nuova sede di partenza e arrivo, nuovi percorsi, nuove zone della nostra collina da scoprire. Ringrazio il Comune di Bologna, ma anche tutti i Comuni da cui la nostra corsa è transitata, che ci hanno accolti con entusiasmo». Intanto si è ripartiti, e non è poco, ritrovando tutto l’entusiasmo di cui un evento del genere ha bisogno come l’aria da respirare.
Sopra il podio della Dieci Colli Giovani e quello del percorso lungo (foto Schicchi), nelle altre foto alcune/i volontari in servizio alla manifestazione ed il gruppo alla cena di ringraziamento.
RISULTATI MEDIOFONDO (104 km)
UOMINI: 1. Cinmaya FERRARA(Argon 18 Hicari Team Max) in 2h46’09” (md. 37,5 kmh); 2. Alessio FINOCCHI (Team Stefani) st; 3. Luca FANTOZZI(H3O Race Team) st; 4. Stefano STAGNI (Faenza Team) st;5. Michele CAPPELLI (MG.K Vis) st.


DONNE: 1. Cinzia MARALDI (Faenza Team) 3h02’06”; 2. Giulia CALAROTA (Avis Bo) a 20’57”; 3. Isotta BERNARDONI (ind.) a 30’48”.
RISULTATI GRANFONDO (146 km)
UOMINI: 1. Federico POZZETTO (MG.K Vis)
3h56’48”; 2. Manuel SENNI (Team Crainox) st; 3. Giuseppe ORLANDO (Autoricambi Marrine) st; 4. Diego FERGNANI (Argon 18 Hicari Team Max) a 4’16”; 5. Giulio SCAIA (MG.K Vis) st.
DONNE: 1. Giulia MEDRI (Bikeconcept Team)
4h32’18”; 2. Federica BALDASSATICI (Team Stefan) a 15’53”; 3.M Martina CORVINI (Team Ferrara Bike) a 29’21”

Il nostro patrimonio più prezioso
C’è una scelta di fondo nelle foto a corredo delle pagine dedicate alla Dieci Colli, che da questa edizione è passata in capo alla Polisportiva. Ed è quella di privilegiare le immagini con le ed i nostri volontari in servizio. Perché la dedizione di queste incredibili oltre cento persone, che non si sono risparmiate, sempre gentili e sorridenti, confermando la fama di Bologna come città accogliente, rappresenta il cuore pulsante della manifestazione. Persone che hanno tabellato il percorso, lo hanno presidiato, hanno consegnato i pettorali, le borse gara, quelle del pasta party e delle premiazioni. Che si sono alzate all’alba di domenica 30 aprile e non si sono fermate un attimo perché tutto filasse alla perfezione. O hanno predisposto tutto già nei giorni precedenti. E che



tutto abbia funzionato alla grande lo hanno dimostrato i tanti messaggi ricevuti dalle e dai partecipanti al termine della manifestazione, di complimenti per l’organizzazione e di ringraziamento. Complimenti e ringraziamenti che sono per tutte e tutti voi. In questa 37^ edizione della Dieci Colli è ritornato anche il Premio Giacomo Venturi, che viene consegnato a persone o aziende particolarmente vicine alla manifestazione. Il Comitato ha scelto per il 2023 di premiare il nostro Luigi Martino Torri, che per anni ha avuto la responsabilità della manifestazione e continua ad essere un fondamentale punto di riferimento tra i volontari. Senza di loro tutto questo non sarebbe possibile. Da tutte e tutti noi del Comitato Organizzatore grazie! Giuseppe Tartaglia

solidarietà
di Maria Esmeralda BallantiLo facciamo solo per amore
Vi racconto un’altra bella storia, di impegno e solidarietà, di quelle che scaldano l’anima ed il cuore. Una storia che nasce quasi trenta anni fa, da un gruppo di colleghe e colleghi che, su sollecitazione di Ant, si sono messi a disposizione con le proprie competenze professionali di conducenti. Mi racconta Omar, oggi pensionato ma ancora tra i volontari:
«Avevo un po’ di tempo e non me la sono sentita di dir di no, poi sono arrivato ad un certo punto ad organizzare il servizio, adesso sono tornato a fare l’accompagnatore. Cosa facciamo? Semplicemente preleviamo e riportiamo a casa pazienti oncologici che devono andare a fare delle
visite o delle cure e non hanno nessuno in grado di accompagnarli. È da fine 1992 che lo faccio e continuo, convintamente, perché dai un po’ del tuo tempo ma quello che ricevi è davvero tanto di più».
Quello del ricevere molto di più del tempo che si dà me lo confermano un po’ tutti. Brigitte ricava qualche ora da pochi mesi nei meandri della sua vita frenetica:
«Ho sempre fatto volontariato, in particolare con i più piccoli, ma volevo fare qualcosa anche per gli adulti. Quando Maria e Giusi mi hanno proposto di unirmi al Gruppo Ant, ho colto l’occasione. Anche se lavoro a tempo pieno e studio riesco comunque a ricavare un giorno di riposo al mese che dedico a questo servizio, è una cosa che mi


serve per fermarmi un attimo, ricaricarmi e ripartire, arricchendomi».
Le chiedo come vive questa esperienza: «Talvolta non è semplice, ma non vedo la malattia, vedo le persone. C’è come in tutti i rapporti un dare ed un avere, ma alla fine se ne esce arricchiti a vicenda e questo mi dà tanta serenità»
Danilo, che in tanti conoscono come calciatore appassionato, ha da qualche mese iniziato anche lui questa esperienza:

«Era un po’ che volevo fare qualcosa per gli altri ed ho deciso di rispondere all’appello di Maria dedicando al servizio un giorno di riposo al mese. Mi sento utile, perché trasporto persone che diversamente non saprebbero come andare a fare le visite e le cure necessarie, se non utilizzando servizi a pagamento. A volte si chiacchera, a volte no: non tutte le persone hanno voglia di parlare, ma alla fine ne esco sempre soddisfatto perché so di aver fatto quel qualcosa in più che ha aiutato qualcuno». L’ultima volontaria con cui parlo è Maria Morabito, l’attuale instancabile motore di questa meravigliosa macchina.
«Ho iniziato nel 2015, sollecitata da Fabrizio, perché alla fine spesso è un passaparola che ti porta a farlo. Uscivo da un periodo difficile, mi sono detta: proviamo. Il primo servizio, in cui ho portato due anziani, mi ha cambiato la vita. Vedere l’amore reciproco di queste due persone ed il loro sostener-










si a vicenda nell’affrontare la malattia mi ha dato una visione della realtà che nel lavoro quotidiano mi mancava. Ti porti a casa tanto e quel poco che dai, qualche ora, alla fine per queste persone è indispensabile, le fa sentire accudite e le aiuta, sostenendole. Lo facciamo solo per amore e questo rende questo piccolo impegno leggero e indispensabile anche per noi» conclude commossa e con una forza nello sguardo che mi fa capire che non è retorica, ma passione vera per quello che fa. Il “Gruppo Ant” interno al Circolo è costituito oggi da un po’ meno di trenta persone. Questo articolo vuole essere un ringraziamento a loro ed un appello a tutte e tutti ad unirsi, dedicando qualche ora del proprio tempo a questa attività di volontariato. Da un mese circa all’attività di trasporto per Ant si è aggiunta quella per Ageop. I mezzi sono forniti dai due enti.
Fondazione Ant si occupa da quasi 40 anni principalmente di assistenza anche domiciliare gratuita ai malati di tumore. Ageop Ricerca Odv, Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica, si prende cura dei bambini e ragazzi ammalati di tumore in terapia presso il polo ospedaliero Sant’Orsola Malpighi, sostenendo anche la ricerca. Per avere maggiori informazioni o mettervi a disposizione potete contattare Maria (3397836482). Da parte del Circolo un grazie di cuore a tutte e tutti per quanto farete.
Volontarie e volontari del Gruppo Ant.

mobilità
di Giorgio TonelliMuoversi a Sofia
Sofia è la dinamica capitale della Bulgaria, nazione che, dal 2007, è entrata nell’Unione Europea sebbene non ne abbia ancora adottato la moneta. I circa 1.200.000 abitanti sono discendenti di uno dei più antichi popoli europei, i Traci, i cui preziosi tesori sono oggi conservati nel museo Archeologico Nazionale che ha sede in un’ex moschea.
I principali monumenti della città si possono ammirare nella Piazza Alexander Nevski, qui si ergono la Cattedrale Alexander Nevski e la Chiesa di Santa Sofia. Oltre a ciò, sono numerose le occasioni di visita, data l’articolata storia del centro urbano, cui vanno inclusi i panorami mozzafiato offerti dal Monte Vitoša (a circa un'ora di distanza) dove è possibile fare escursioni e praticare lo sci. Il costo della vita a Sofia è relativamente basso rispetto ad altre capitali europee: il biglietto del bus, ad esempio, costa l’equivalente di 50 centesimi di Euro.
Cogliamo da qui l’occasione per iniziare la nostra consueta carrellata sui servizi di trasporto pubblico di cui possono usufruire cittadini e turisti. La città offre una molteplicità di infrastrutture molto interessanti, fra cui la Metropolitana, i tram e i filobus, nonché una vasta scelta di linee automobilistiche. Il coordinamento della rete è affidato al Sofia Urban Mobility Center, azienda municipale che pianifica e programma i servizi, riscuote le tariffe e cura il controllo dei biglietti. Al pari di un’agenzia per la mobilità, eroga i finanziamenti su base chilometrica agli operatori che ha sotto contratto. Le principali aziende coinvolte sono quattro: la Sofia Public Bus Transport Company JSC che gestisce la maggior parte dei servizi automobilistici, la Sofia Public Electrical Transport Company JSC che si occupa di Tram e filobus, la Metropolitein JSC che opera sulla metropolitana e la MTK Group che gestisce alcune linee automobilistiche suburbane.
Sebbene i primi progetti risalgono agli anni Sessanta, la metropolitana di Sofia è relativamente recente, essendo entrata in funzione solo nel 1998 dopo circa un decennio di sospensione dei lavori per mancanza di fondi. Uno dei principali ostacoli alla sua realizzazione è stata la profondità di scavo, necessaria ad evitare gli strati archeologici ric-
chi di reperti legati all’antichissima storia della città. Esemplare testimonianza di questo si può trovare alla stazione di Serdika, dove sono visibili interessanti rovine romane e pre-romane.
Oggi la rete è composta da quattro linee interconnesse che servono 47 stazioni, con una lunghezza totale del percorso di 52 chilometri.
Prima della metropolitana, erano i tram a regnare sulle strade della capitale. La Bulgaria era produttrice, soprattutto nel dopoguerra, di vetture tramviarie considerate di grande qualità con l’impresa DTO di proprietà del Comune di Sofia. Oggi la rete vanta 15 linee, di cui l’ultima è stata realizzata nel 1995. Da allora non vi sono state ulteriori estensioni, avendo, l’amministrazione, concentrato i propri sforzi nella realizzazione della Metro. Ad integrare le tramvie, dal 1941, si iniziarono a installare anche impianti filoviari. A partire dal 2021 sono operativi tre depositi (Nadezhda, Iskar e Levski) dove si ricoverano i mezzi in servizio sulle 10 linee attualmente attive.


Infine, per quanto concerne gli autobus, sono in esercizio 98 percorsi. Durante l’era comunista, vi circolavano principalmente mezzi di produzione locale (Ikarus e Chavdar), mentre oggi la flotta è stata ampliata e modernizzata con l’introduzione di numerosi mezzi tedeschi (Mercedes e Man), cinesi (Yuton) e turchi (BMC).
Dal 2018 era stata avviata la sperimentazione di un servizio automobilistico notturno, tra le 00:20 e le 4:20, su quattro percorsi (N1, N2, N3 e N4) con frequenza a 40 minuti. Purtroppo tale progetto non ha dato gli esiti sperati ed è cessato da febbraio di quest’anno e l’attuale offerta termina intorno alle 24:00.
del Mobility Innovation Tour
Tper ha ospitato il 5 maggio a Bologna, nella Sala Congressi di Via di Saliceto, il convegno “Energia per muovere le città. Trasporto pubblico: operatori, industria e utility al test della decarbonizzazione”, appuntamento nazionale del Mobility Innovation

Tour promosso dalla rivista Autobus
Il convegno è stato sede di confronto delle più qualificate esperienze nel settore dei trasporti pubblici di operatori, player industriali, utility e fornitori di tecnologie. La visione strategica per i nuovi criteri di gestione delle flotte pubbliche in direzione della decarbonizzazione comprende oggi un’ineludibile componente impiantistica ed energetica che conferisce alle aziende di trasporti un ruolo di protagonista.
Nel panorama delle scelte operative delle numerose realtà della mobilità collettiva italiana, la Presidente e Amministratore Delegato di Tper SpA, Giuseppina Gualtieri, aprendo i lavori della giornata, ha declinato la strategia ambientale di sviluppo della flotta dell’azienda emiliana, inquadrandola nel contesto normativo e tecnologico. In base alla direttiva europea sui “Clean vehicle”, infatti, un quinto degli autobus urbani messi a gara deve essere a impatto zero e ha suscitato molto dibattito la recente proposta della Commissione europea di vietare, a partire dal 2030, la vendita degli autobus urbani a motore termico.
“La scelta di Tper – ha spiegato la Presidente Gualtieri – si inquadra nel percorso virtuoso di Bologna, inserita tra le 100 città europee che puntano alla neutralità climatica entro il 2030 nell’ambito della missione Horizon Europe, con un anticipo di 20 anni sugli obiettivi di raggiungimento fissati dall’UE in materia di ambiente, energia e clima. Per perseguire questo sfidante obiettivo, non serve un approccio ideologico, ma una pianifica-
zione equilibrata di rinnovo della flotta che trova compimento attraverso un energy-mix di soluzioni, tutte ugualmente efficienti a seconda degli ambiti di servizio. In questo scenario, sono previsti bus a idrogeno, finanziati dal PNRR, che copriranno circa il 12% del parco veicolare e rappresenteranno un contributo sinergico, complementare e assolutamente non in conflitto con le altre modalità di trazione ad emissioni zero che sono già presenti e in progetto: linee filoviarizzate full electric e linee elettriche con bus a batteria, con ricarica sia overnight, sia opportunity ai capilinea; il tutto coordinato con la futura rete tranviaria”.
In ottica complessiva di sistema, la presidente Gualtieri ha ricordato che “di fronte a obiettivi climatici reali e a una necessità di transizione impellente, le aziende di trasporti hanno il compito di mettere a terra gli investimenti per dare risposte concrete con un ruolo attento alle evoluzioni tecnologiche non solo di trasporto, ma anche energetiche, seppur in un settore, quello del
Decarbonizzazione e gestione integrata della flotta: l’intervento di Tper al convegno “Energia per muovere le città”, la tappa bologneseLa Presidente e Amministratore Delegato di Tper SpA, Giuseppina Gualtieri.
trasporto pubblico, afflitto costantemente da criticità economiche”.
Per le aziende esercenti, il rinnovo dei mezzi comporta impegni e cambi di paradigma nell’organizzazione e nella gestione del parco veicolare.
Di questo, ha parlato Andrea Bottazzi, Dirigente Responsabile della manutenzione automobilistica e logistica di Tper, in una tavola rotonda del convegno. “L’inserimento di nuove tecnologie richiede nuovi modi di pensare rispetto alle attività manutentive. – sostiene Bottazzi - Con i nuo-

vi sistemi di trazione il focus non è più sul singolo mezzo, che diventa invece parte di un sistema che tiene conto del veicolo, dell’infrastruttura di deposito, del rifornimento di energia e della disponibilità dell’energia stessa. La gestione e manutenzione non è più solo incentrata sulle attività specifiche sul mezzo, ma sull’intero sistema armonico di gestione di flotte specializzate e basate su diverse tecnologie, in grado di garantire massima sostenibilità ambientale ed efficienza, sia nei contesti urbani quanto in quelli extraurbani”.
Sabato 13 maggio la Madonna di San Luca, scendendo in città, ha fatto
tappa al deposito Due Madonne
Il passaggio della Madonna di San Luca in Tper è stato un bel riconoscimento dell’importanza del nostro lavoro per la città. Il Cardinal Zuppi, accolto dalla Presidente, che ha fatto gli onori di casa, e da tanti colleghi in rappresentanza dell’intera comunità aziendale, ha affermato che siamo “le gambe della città” e che il nostro servizio svolge una funzione essenziale per la collettività. Ha inoltre sottolineato il valore del lavoro di tutti, e della capacità di stabilire, ognuno nel proprio ruolo, relazioni positi-
ve col territorio e con le persone. Alcuni colleghi sono intervenuti brevemente, invitando il Cardinale a tornare a trovarci per un momento di scambio e di confronto sul lavoro e sulla nostra realtà aziendale.
La visita si è conclusa con la benedizione dei mezzi nel piazzale, come segno e viatico di una presenza capillare di Tper nella città. Un grazie sentito a chi ha organizzato al meglio questo appuntamento, con un’accoglienza degna della tradizione che la comunità cittadina vive con intensa partecipazione.
FLASH










FLASH
In breve
Bologna obiettivo clima
Avviata la procedura di gara per 127 bus a idrogeno nel pieno rispetto dei tempi fissati dal PNRR.
La gara copre anche il fabbisogno di Ferrara. Prevista l’aggiudicazione nei prossimi mesi. La fornitura avverrà in più fasi: 34 bus a Bologna e 3 a Ferrara entro il 2024 e la restante parte entro giugno 2026. Sempre in ottica di decarbonizzazione, uso di energia pu-
Autisti di bus
Tper assume a ciclo continuo. 141 conducenti assunti lo scorso anno e 56 quelli entrati in servizio nei primi tre mesi del 2023. E si prosegue a pieno ritmo. L’intero settore dei trasporti stradali, di merci e di persone, è caratterizzato di questi tempi dalla carenza di conducenti professionali che si stima in termini di 20.000 unità mancanti nel nostro Paese, di cui almeno 7.000 nell’ambito del trasporto pubblico locale: un tema che impegna fortemente le aziende che gestiscono i servizi
lita e diversificazione dell'approvvigionamento energetico, completerà questa flotta una quota di mezzi alimentati con biometano prodotto localmente, carburante fossil free e rinnovabile già molto utilizzato oggi grazie ad un progetto di economia circolare del territorio. Il bando per i bus a idrogeno vede a gara 127 autobus da 12 metri, oltre ad una importante opzione per altri 140 mezzi.
di mobilità collettiva sui territori. Per contrastare la difficoltà nel reperimento di personale di guida e il forte turnover, anche Tper ha adottato azioni per favorire l’inserimento di nuovi conducenti di linea, agevolando tanto i giovani che non sono ancora in possesso delle necessarie abilitazioni, quanto le persone che hanno perso un precedente lavoro e che sono motivate a cimentarsi in un mestiere altamente professionalizzante in un contesto di stabilità occupazionale.
Il biglietto del bus a Bologna è sempre più digitale
Sul servizio urbano bolognese oltre il 40% dei titoli singoli viene acquistato con sistemi di pagamento “smart”. Nel 2022 oltre 3 milioni di biglietti virtualizzati con un risparmio di 4 tonnellate di carta. Quella che solo poco tempo fa era una novità, oggi è una rivoluzione.
La svolta digitale nel sistema di bigliettazione elettronica intrapresa con decisione da Tper ha rappresentato, infatti, in pochi mesi un netto cambio di paradigma nelle abitudini dell’utenza, in particolare di quella occasionale.
La risposta a questa nuova soluzione – la più
facile ed intuitiva per chi utilizza il mezzo pubblico in modo episodico, oltre che un’opportunità particolarmente smart per l’utenza turistica – è stata positiva e per certi versi sorprendente rispetto ad altre zone d’Italia, come confermano anche i dati in possesso di AEP. A distanza di un solo anno dall’introduzione del sistema Emv, ideato e realizzato dall’impresa fiorentina, a Bologna già un biglietto su tre viene acquistato con questo metodo di pagamento e la tendenza è in continuo aumento, a dimostrazione del favore dell’utenza.
fuori servizio
di Domenico Riccio
INTERVISTA AD EDOARDO AMADORI
Gli autobus: una passione che ho sin da bambino
Edoardo: autista, istruttore, presidente della sezione “Gruppo Studio Trasporti “ del Circolo Dozza e collezionista di modellini di autobus. Hai qualche altro hobby che coltivi nel tempo libero?
«Si: vado in giro a fotografare gli autobus. Sono una passione che ho sin da piccolo. Avevo 3 o 4 anni e quando ero a scuola, a Casteldebole, mi affacciavo dalla recinzione per guardarli durante la sosta di capolinea, lì davanti. Il mio lavoro è quello che ho sempre sognato di fare».
Come è nata la sezione “Gruppo Studio Trasporti”?
«È stata creata nel 2006 attraverso i Forum interattivi di Bologna, poi successivamente è diventata una sezione del Circolo nel vero senso della parola. Oltre a me, tra i co-fondatori, c’era anche Alessandro Brunelli. Attualmente la sezione conta una ventina di persone, alcuni anche non autisti. Oltre alle immagini degli autobus, che usiamo per le nostre mostre fotografiche, conserviamo anche molto materiale storico del trasporto locale: tabelle con vecchi orari, cartine, libri con i percorsi delle linee di un tempo. Abbiamo creato un vero e proprio gruppo di studio del TPL pubblico, comprendendo anche quello di altre città. Oltre a questo, durante l'anno si organizzano anche alcune rievocazioni storiche». Tipo?
«Tper ed alcune aziende private ci prestano vecchi bus che noi adoperiamo per percorrere appunto dei giri rievocativi, effettuando percorsi di linee, anche soppresse, che venivano fatte in passato da questi modelli di autobus»


Spesso ti si vede in giro a fotografare gli autobus. Ti adoperi quindi anche in prima persona ad immortalare i vari modelli in giro per Bologna?
«Assolutamente sì. Le mie prime foto risalgono al 2002. Quando viaggio in altre città ho sempre con me una macchina fotografica e spesso mi fermo per strada a fotografare qualche bus che sta passando. A Bologna invece li seguo nei loro percorsi o mi reco ai capolinea. Pensa che un paio di anni fa, a Reggio Emilia, mentre ero in giro con alcuni altri amici appassionati per fotografare i bus della città, la nostra attività ha insospettito i colleghi di Reggio, che hanno avvertito i carabinieri. Ci siamo così ritrovati all’improvviso bloccati da una volante: abbiamo dovuto mostrare i documenti alle forze dell’ordine e dare spiegazioni su ciò che stavamo facendo. Non sempre però ci si imbatte in queste curiose dinamiche. Una volta, a Venezia, quando decisi invece di immortalare un autobus che sbarcava da un traghetto, il conducente invece ne fu contentissimo, tanto da chiedermi di spedirgli le foto tramite mail».
Qual è il tuo autobus preferito?
«Sono molto legato ai vecchi Menarini 5000. Dei nuovi modelli invece preferisco gli Irizar»
È vero che a casa hai una collezione di piccoli modellini?
«Si, avrò più o meno 500 pezzi che condivido con altri appassionati. Ho due bacheche in salotto e altre due in corridoio con vari modelli acquistati anche in altre città».
Tempo fa c’era il Museo della Collezione Storica, nel quale si poteva ammirare la collezione degli autobus cittadini di un tempo. Come mai non è più accessibile al pubblico?

«Il museo, denominato “Collezione Storica ATC”, è attualmente inagibile a causa dei lavori dell’alta velocità e a seguito del terremoto del 2012. E’ in capo a Città Metropolitana e conserva al suo interno modelli davvero esclusivi tipo il 4000 che trasportò i morti della strage del 2 Agosto o un bipiano Fiat 412 utilizzato, negli anni 80, sulla linea 45 da e per San Lazzaro. Fortunatamente ora pare si stia lavorando ad un progetto di riqualificazione del Museo della Collezione Storica con la disponibilità da parte degli enti interessati a ripristinare uno spazio che contiene un patrimonio del trasporto pubblico davvero eccezionale. Sicuramente la riqualificazione non potrebbe che comportare un’ ottima risposta sia da parte di tutta la cittadinanza che dei tanti turisti che visitano Bologna»
Torniamo a parlare della Sezione da te presieduta: una persona interessata a partecipare come fa a contattarvi?
«Può mettersi in contatto tramite la Segreteria del Circolo o direttamente con noi: il nostro ufficio è quello laterale all’atrio del Circolo. Come gruppo ci incontriamo il secondo e il quarto martedì di ogni mese»
Avete una pagina Facebook?
«Ne abbiamo due : “GTS Gruppo Studi Trasporti e “TPL foto Bologna Ferrara”. Attualmente entrambe sono però sottoposte ad aggiornamenti»
Da presidente della Sezione quali progetti hai in futuro per questo gruppo?
«Spero sicuramente di continuare a proseguire con le nostre attività, dalle rievocazioni storiche che dal 2003 sono state sempre effettuate, all'organizzazione di nuove mostre fotografiche. Per fare questo è importante anche incrementare la collaborazione con Tper e le altre aziende, poiché credo che la storia del TPL bolognese debba continuare ad essere raccontata ed approfondita sempre di più per tramandarla alle future generazioni»
buio in sala
di Marta RavvedutoCome in una vecchia ballata irlandese: “Gli Spiriti dell’Isola”
Èil 1923 e nell’immaginaria isola di Inisherin va in scena un’assurda tragicommedia che sconquassa la noia quotidiana dei suoi abitanti. Al di fuori di quest’atollo nulla ha davvero importanza, nemmeno le sorti della nazione. Il luogo è esso stesso significativo: un’isola periferia di un’altra isola, a sua volta insanguinata da una Guerra Civile tra centro e periferia dell’Impero. A Inisherin arrivano le eco dei cannoni come un tramite per riagganciarsi alla realtà storica, al progresso e al mondo. Ad assumere dimensioni spropositate, allora, sono i piccoli conflitti individuali e il dramma che ne scaturisce coinvolge l’intera comunità. Il punto di rottura è il momento in cui l’amicizia di lunga data tra il violinista Colm (Brendan Gleeson) e il mandriano Pàdraic (Colin Farrel) si trova di fronte a un vicolo cieco; il più anziano decide di chiudere i rapporti con il secondo perché non gli va più a genio, lo ritiene “troppo noioso”. Devastato e incapace di accettare la cosa, Pàdraic cerca conforto e aiuto dalla sorella Siobhan e dal parroco perché parlino con Colm, ma quest'ultimo non solo resta fermo sulla sua decisione, ma minaccia il peggio se il mandriano non lo lascerà in pace. Siamo di fronte a una sorta di mise en abyme, ossia una “storia nella storia”. Entrambi i conflitti si riflettono come in uno specchio, il dissidio tra i due, che maneggiano goffamente temi universali e riflessioni esistenziali, è espressione di atteggiamenti opposti nei confronti della propria identità culturale. Da un lato una gentilezza che non pretende riconoscimenti (quella del mandriano) e, dall’altro, un bisogno di fama e un’immortalità difficili da raggiungere, se non dedicandosi a comporre musica cercando di sfidare il tempo. La musica tradizionale irlandese, infatti, svolge un ruolo centrale nella trama: Colm rinuncia all’amicizia con Pàdriac per potersi dedicare a suonare il violino. Mentre sul continente infuria la guerra intestina, sull’isola, che si è sempre con-
GLI SPIRITI DELL'ISOLA
Genere
Drammatico
Nazione
Irlanda, UK, USA
Durata
115 minuti
Regia
Martin McDonagh

Musiche
Carter Burwell
Cast
Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan
siderata al riparo dallo scontro, l’allontanamento tra i due amici innesca una serie di conseguenze, in cui entrambi sono destinati a rimanere consumati: uno da una rabbia interna e autodistruttrice, l’altro da un senso di solitudine e inadeguatezza. Ogni tentativo di riconciliazione è seguito da gesti sempre più violenti e inaspettati, il tutto sotto gli occhi innocenti dei loro animali e lo sguardo preoccupato dell’intera comunità. Un villaggio che assume i connotati di un luogo archetipico e fiabesco, fatta da tipi umani semplici e limitati come Dominic (Barry Keoghan), una sorta di scemo del villaggio, e suo padre, poliziotto prepotente e violento. Siobhan (Kerry Condon) sta nel mezzo come noi spettatori e riesce a stabilire, attraverso la lettura e la cultura, un orizzonte da raggiungere: è l’unica consapevole che il mondo è altrove e accetta la sfida di imbarcarsi per un viaggio (probabilmente) senza ritorno, lasciandosi alle spalle l'immobilità dell’isola. Attraverso la creazione di una realtà beckettiana, in cui la comicità si fonde a un clima soprannaturale di matrice folkloristica, il regista Martin McDonagh ha la capacità di dare espressione a stati dell’animo umano apparentemente indescrivibili. Altri tratti distintivi della sceneggiatura sono una trama a rotta di collo, ricoperta da una patina quasi invisibile di sentimentalismo. Un match alla pari per bravura tra Colin Farrel - la cui interpretazione gli è valsa il premio Coppa Volpi come miglior attore protagonista - e Brendan Gleeson (abile violinista anche nella vita reale), la cui sintonia è evidente, mentre si rimane colpiti dall’abilità degli attori (tutti irlandesi) e della troupe. Fanno “parte attiva” del racconto gli sguardi del bestiame che osserva passivamente, ma con dolcezza, lo scorrere inevitabile degli eventi e lo sguardo enigmatico dell’anziana veggente, forse diretta incarnazione dello spirito (the Banshee) che aleggia da sempre sull’isola e predice la morte con la sua presenza. La fotografia di Ben Davis ben restituisce l’inconfondibile atmosfera uggiosa del paesaggio irlandese, con le sue montagne frastagliate a picco sull’immensità di un mare azzurro accecante, dove la macchina da presa indugia in campi lunghi. Di contro, nel borgo, ci sono interni fumosi, soffitti bassi e tagli di luce obliqui, degno fondale a un’esistenza priva di grandi emozioni. Ci sono prospettive di muretti a secco che circoscrivono e delimitano gli orizzonti fisici e mentali dei viandanti. Non è necessario credere a ciò che si vede, ma ci si può comunque ritrovare ammaliati dalla sincerità dei personaggi e toccati dalle scintille di umanità che queste liti scatenano.

I due protagonisti con l’immancabile bicchiere di birra Guinnes.
di M.E.B.
mostre
Cosa visitare prima delle ferie a Ferrara e Bologna

THE WORLD OF BANSKY
Dove
Meis Museo
Nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della
Shoah Ferrara
Periodo
RINASCIMENTO A FERRARA. ERCOLE DE’ ROBERTI E LORENZO COSTA
Dove
Palazzo dei
Diamanti Ferrara
Periodo
fino al 19/6/2023
Ingresso Con audioguida euro 15,00
YOKAI. LE ANTICHE STAMPE DEI MOSTRI GIAPPONESI

Dove
Palazzo Pallavicini
Bologna
Periodo
fino al 23/6/2023
Ingresso Intero da martedì a venerdì euro 14,00. Sabato, domenica e festivi euro 16,50
fino al 6/8/2023
Ingresso
Intero da martedì a venerdì euro 14,50, sabato domenica e festivi euro 16,50
Alcune segnalazioni sulle mostre ancora in corso o inaugurate da poco tempo, partendo da Ferrara e proseguendo con Bologna. E’ visitabile fino al 19 giugno a Palazzo dei Diamanti “Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa”, che segna la riapertura della sede espositiva dopo un complesso intervento di restauro e riqualificazione. Prima tappa di un ampio progetto intitolato “Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, che ricomprenderà quindi il periodo compreso tra l’elevazione della città a ducato della dinastia estense al controllo dello Stato Pontificio. Sono esposte oltre cento opere, provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, un’occasione unica per riscoprire o conoscere Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, due grandi artisti del Rinascimento Italiano Sempre a Ferrara al Meis, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, è esposta fino al 17 settembre la mostra “Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia”. Sempre interessanti, le mostre proposte dal Meis, indagando sugli aspetti di vita dell’ebraismo italiano, che ha oltre duemila anni di storia, raccontano anche la storia dell’Italia e del suo rapporto con questa importante comunità. Il tema affrontato è l’aspetto architettonico, rituale e sociale della sinagoga e del cimitero ebraico. Due luoghi che ospitando le principali festività, riti, matrimoni, nascite e morti sono stati e sono il centro della vita della comunità. Sono esposti sia documenti d’archivio che oggetti tramandati negli anni dalle famiglie. Palazzo Pallavicini a Bologna propone invece due

esposizioni in contemporanea: “The World of Bansky” e “Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi”. La prima propone oltre 90 opere delle quali 30 murales a grandezza naturale realizzate da street artist che hanno riprodotto quelle dell’artista. La mostra si pone come obiettivo quello della salvaguardia della street art e del riconoscimento del suo ruolo storico. La mostra non è autorizzata dall’artista, come tutte quelle che lo riguardano. La seconda raccoglie invece delle stampe antiche, libri rari, abiti, armi, un’armatura samurai ed alcune netsuke, piccole sculture in avorio utilizzate come fermagli. Gli Yōkai sono i mostri delle leggende e racconti giapponesi, antenati di quelli poi riproposti dai manga ed anime odierni. Chiude la mostra una serie di sei tavole di Marga “Blackbanshee” Biazzi, famosa illustratrice italiana, acquistabili anche in cofanetto in edizione speciale venduto esclusivamente presso la mostra. Infine due ultime segnalazioni ad ingresso libero: a Casa Saraceni in via Farini 15 a Bologna “Arte al Femminile. Artiste a Bologna nel Novecento”, con oltre 60 opere delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Oltre venti le artiste esposte ed attive nel ‘900 con l’unica eccezione di un quadro di Elisabetta Sirani, “Porzia si ferisce alla gamba” del 1664. Elisabetta Sirani protagonista anche fino al 26 settembre di una esposizione rotante presso la Galleria dei Senatori di Palazzo Comunale a Bologna con due tele dedicate alla Sibilla provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
MEIS MUSEO
NAZIONALE DELL’EBRAISMO
ITALIANO E DELLA
SHOAH
FERRARA
Dove
Meis Museo
Nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah
Ferrara
Periodo
fino al 17/9/2023
Ingresso
Intero euro 10,00. Ridotto Soci del Circolo euro 8,00
letture a bordo
di Matteo BertiUn “gatto” magico tra i pali
VOLARE LIBERO
Autori Federico Calabrese e Gianluca Pagliuca Edizioni Minerva
Prezzo 20,00 euro
«Non sono soddisfatto dei miei portieri, ti vorrei in prestito alla Sampdoria per il Torneo di Viareggio» disse Antonio Soncini. Iniziò così la storia incredibile di Gianluca Pagliuca, che dopo quel torneo non si è più fermato. Un’adolescenza fatta di alti e bassi con un unico obiettivo: diventare un calciatore. All’inizio giocava ovunque, poi arrivò in porta e da lì non uscì più.
Una vita fatta di sacrifici, dalle prime esperienze alla Ceretolese fino alla chiamata della Sampdoria, dove diventa grande. Da
FIBRILLAZIONI

Autori BOhaus Generation
Edizioni Pendragon
Prezzo 12,00 euro
Seminato nel fertile terreno di Bologna, inizia a germogliare da queste radici, BOhaus Generation, un progetto creato da quattro ragazzi distrattamente over cinquanta, vecchi a sufficienza per essere profondamente analogici, ma talmente giovani da essere convintamente digitali. Figli di quella fortunata generazione di mezzo, che frequenta con disinvoltura e sa padroneggiare le tecnologie di ieri e anche quelle di domani. Ragazzi cresciuti, insomma. Professionisti preparati, che non dimenticano
EX VITO

Autore Giulio Predieri
Foto Piero Casadei
Edizioni Calamaro
Prezzo 20,00 euro
Tanti click per trattenere istantanee di attimi vissuti e stessi click per battere su carta ricordi di momenti passati. Questo è il lavoro di Piero Casadei, fotografo, e Giulio Predieri, giornalista. Amici prima di tutto e professionisti che nell'ultimo mezzo secolo bolognese hanno masticato le notti bolognesi. Si parla spesso di
Genova a Milano, sponda Inter, dove si consacra come uno dei portieri più forti di sempre. Poi il ritorno a casa, a Bologna, dove dimostra che l’età non conta, e il record di Zoff infatti viene battuto.
Dai campi della parrocchia fino ad arrivare ai Mondiali, il coronamento di un sogno. In questo libro c’è l’essenza del calcio, fatto di vita vissuta: un sacrificio dopo l’altro per raggiungere i propri sogni.

Dai tanti aneddoti raccontati, passando per gioie e dolori, fino ad arrivare al rapporto con persone che hanno avuto un ruolo importante nella crescita di Gianluca, come uomo e come calciatore. Perché aveva un sogno, e lo ha raggiunto. Senza mai voltarsi indietro.
però di avere un cuore. Frutti quasi maturi, nell’albero della vita. BOhaus Generation è un progetto che si esprime dal vivo, quando le parole prendono corpo e la musica le fa volare. Eppure, per farsi conoscere, ha bisogno che quelle parole restino anche scritte. Che si stendano sulle pagine, accompagnate dalle immagini.
BOhaus Generation è nei testi di Marco Tarozzi, nella voce recitante di Saverio Mazzoni, nelle musiche di Marco Coppi (flauto e percussioni) e Gianni Landroni (chitarre e liuto). Le presentazioni del libro sono a cura di Maurizio Garuti e Alberto Masala. Venti fotografi e illustratori di grande spessore illustrano altrettanti testi, che sono parte dello spettacolo.
Vito e della famosa trattoria di Bologna. Questo libro aiuta a descrivere e a far rivivere il passato di un posto magico, di un posto d'altri tempi. I testi di Predieri, Guccini, Dalla, Bonvi e dello stesso
Vito Pagani sono il fantastico contorno per le 147 fotografie di Casadei, molte delle quali inedite, che offrono a distanza di cinquant'anni un romantico salto nel passato della vita notturna che si svolgeva Da Vito. Non mancano le trasferte fuori Bologna, le gloriose partite di calcio e le difficili sfide a Tarocchino. Fotografie di Piero Casadei; Interventi e testimonianze di Giulio Predieri, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Bonvi, Vito Pagani.


Come bloccare uno o più siti web su iPhone iPad e Mac



Vi sarà capitato almeno una volta, per vari motivi, di impedire l’accesso a determinati siti web da iPhone, iPad e Mac. Ad esempio per bloccare siti di scommesse o affini che potrebbero essere pericolosi per i minori o impedire l’accesso ai social (Facebook, Instagram, Twitter), oppure a determinati siti per lo shopping online o altri ancora che potrebbero essere fonte di distrazione.
È possibile bloccare i siti web in iOS, iPadOS e macOS facendo in modo che il blocco sia attivo con tutti i browser (e non solo con Safari). Il blocco è possibile tenendo conto dell’URL principale, ma non eventuali percorsi nel resto dell’URL. Le impostazioni che vediamo di seguito riguardano solo i browser; molti siti dispongono di app dedicate e per bloccare queste bisogna usare altre strategie (es. l’opzione Tempo di utilizzo in Impostazioni > Tempo di Utilizzo per impostare limitazioni giornaliere per varie categorie di app, oppure gestire gi account con l’opzione “In famiglia”).
BLOCCARE UN SITO WEB DA IPHONE O IPAD
1. Aprite Impostazioni
2. Selezionate Tempo di utilizzo (se questa opzione non è attiva, bisognerà attivarla) avendo cura
di impostare un codice per accedere a questa sezione (opzione “utilizza codice tempo di utilizzo) in modo che non sia possibile scavalcare questa impostazione
3. Selezionate “Restrizioni contenuti e privacy”
4. Attivate l’opzione “Restrizioni contenuti e privacy” selezioniate la voce “Restrizione dei contenuti” e indicate il codice di tempo di utilizzo.

5. Selezionate “Contenuti web” e scegliete “Limita i siti web per adulti”: con questo procedimento saremo sicuri di non entrare in siti di questo genere ed evitare problematiche varie. Possiamo, infatti, a questo punto non consentire l’accesso a determinati siti.
6. Nell’elenco di questa sezione potete indicare tutti i siti che volete.
COME BLOCCARE UN SITO DAL MAC
Con lo stesso sistema possiamo bloccare anche da Mac i siti, usando “Tempo di utilizzo su Mac” e impostando le limitazioni desiderate nella sezione “Contenuti e privacy”. Per un blocco più avanzato su Mac si può modificare il file hosts. Con questo accorgimento potrete proteggervi da siti malevoli di vario tipo, e impedire che i minori si ritrovino in siti non appropriati. Un saluto e al prossimo articolo.
vita da circolo
a cura della Redazione
L’ANGOLO DEGLI HOBBYDa alcuni anni ho il piacere di conoscere i giovani colleghi che entrano a far parte della grande famiglia Tper. Con loro, durante il mese di addestramento, oltre alla parte formativa, chiacchierando capita di condividere anche i propri hobby e le proprie passioni. Tra queste “nuove leve”, una ragazza che mi ha colpito particolarmente per il suo entusiasmo e per la sua passione verso la fotografia è Brigitte.

Fin da ragazzino ho l’hobby per il modellismo statico che negli anni si è evoluto toccando tanti settori; dai treni agli aerei, dalle auto di F1 ai camion fino ad arrivare agli… autobus. Nel tempo ho costruito o elaborato tantissimi modelli e diorami ma sono sempre stato negato nel fotografarli adeguatamente per valorizzarli.



Chi meglio di Brigitte può farlo mi sono chiesto? Detto e fatto.
Dopo quasi un anno è arrivato il momento di vedere all’opera Brigitte intenta nel fotografare un mio diorama, realizzato alcuni anni fa, e un paio di modelli da me elaborati ed autocostruiti di recente. L’ambientazione, ovvero il diorama (in scala 1:43), raffigura un angolo di fantasia che comprende la classica pensilina Tper, una palina, una cabina telefonica oramai in disuso e altri oggetti che tutti noi conosciamo e vediamo quotidianamente per strada.
’immancabile macchina del “Capo” che controlla i transiti o eventuali problemi che puntualmente si verificano. È il caso del Mercedes Citaro in avaria che attende l’arrivo di “Titti”. Chi è Titti? Ma è l’Iveco Trakker 603 in dotazione al deposito Battindarno che sta arrivando per trainare l’oramai “pensionanda” 1522, ancora coi vecchi loghi aziendali “atc”.
Titti deve il suo soprannome alla livrea gialla del notissimo uccellino ovviamente e al simpatico adesivo applicato sul fianco sinistro della cabina. Senza dimenticare che in deposito Ferrarese è presente anche “Silvestro”, il veicolo per il traino dei bus in avaria, ovviamente in colorazione bianca. Il crepuscolo e l’illuminazione stradale accesa dimostrano quanto si stiano prolungando le operazioni di recupero del veicolo in panne. Per la pensilina non illuminata invece si è già provveduto a contattare la manutenzione impianti per il ripristino dell’illuminazione. Non c’è da preoccuparsi dell’autovelox, è vuoto, un deterrente per gli automobilisti indisciplinati!! Spazio ora alle immagini che descrivono il tutto meglio di ogni altra parola. Grazie Brigitte!!!
Massimo Finelli / Fotografie Brigitte Torella
ANNI IN AZIENDA
Sono passati 20 anni, siamo cambiati, da giovani sbarbi a boomer che si prestano gli occhiali per vedere da vicino, siamo invecchiati ma siamo sempre affiatati ...alcuni di noi non guidano da anni, alcuni di noi hanno cambiato lavoro, uno di noi purtroppo non c'è più... e a tal proposito vorremmo dedicare un brindisi al nostro amico Mercurio che ci ha lasciati troppo presto. Auguri per i nostri 20 anni insieme, auguri al nostro super gruppo serrot...

“Quando due passioni s’incontrano”VENTI
BEACH TENNIS E CALCETTO
Una domenica sportiva!
Domenica 12 marzo ai tornei di beach tennis e calcetto, organizzati al centro sportivo Kick Off di Cesena, il Circolo Dozza c'era… naturalmente!
Nell'arena dei campi da Beach Tennis Giuseppe Tartaglia, Roberto Colli, Marco Bassini, Domenico Riccio, Elisabetta Folesani e Iolanda Mola, accompagnati da Paola Righi nel ruolo di spronatrice/ motivatrice, si sono cimentati in una competizione che ha visto la conquista del secondo posto del girone Gold da parte di Mola e Tartaglia. Quest’ultimo è stato premiato con un pantaloncino, mentre la felpa consegnata a Mola pone fine ad una serie di bottiglie di vino che, in quanto astemia, finiscono ad abbellire le mensole di casa. Da segnalare le clamorose quattro sconfitte consecutive di Colli in fase eliminatoria, che non gli hanno consentito, per la prima volta, di partecipare alle fasi finali, nonché l'inaspettato quarto posto nel girone Silver di Riccio che pone fine ad uno storico digiuno di premi sostituiti in genere da pacche consolatorie sulle spalle [nota della Redazione: il fatto che sia uno degli autori dell’articolo è ininfluente sull’importanza data al piazzamento… ;-)].


Sull’altro campo di battaglia, invece, si è svolto il classico Quadrangolare di Calcio a 5 fra
Cesena, Firenze, Rimini e Bologna. Per la nostra Polisporiva Nicola Bettocchi, Ciro Cerbone, Pietro Di Battista, Marco Marsonet, Luca Morara, Gabriele Ruocco e Nicola Tripodi hanno saputo rappresentare alla grande i colori bolognesi. Un torneo caratterizzato dal massimo rispetto tra i giocatori in campo e disputato in un clima di serenità e amicizia, indispensabile per unire colleghi di regioni diverse. Il torneo è stato vinto meritatamente dalla squadra di Firenze, che si è aggiudicata tutte


CENE
A sinistra il gruppo degli assunti nel febbraio 1996 ed a destra il gruppone degli assunti nel 1996 che si sono ritrovati in momenti diversi ma con alcune persone in comune per festeggiare le rispettive ricorrenze.

le partite. In seconda posizione Cesena, terza la rappresentativa di Rimini e, purtroppo, ultima quella di Bologna, che si è però distinta, insieme al gruppo del beach tennis, dando il meglio di sé al torneo di “giropizza”.
Si ringrazia, come sempre, il Cral Start Romagna per l’organizzazione eccezionale che, come sempre, ci consente di passare delle belle giornate all'insegna dello sport e della buona compagnia, tra campi sportivi e tavolate del dopo partita. Domenico Riccio e Nicola Bettocchi
vita da circolo
a cura della Redazione
ORIENTEERING
Il tragitto migliore nel minore tempo! Questo è l’orienteering
È uno sport per tutti, indicato per piccoli, ragazzi e anche adulti più "saggi", in quanto all’allenamento fisico si aggiunge anche quello dell’esercizio mentale.
Ci sono categorie per ogni fascia d’età e, pur essendo uno sport principalmente individuale, per iniziare si può gareggiare in gruppo. Infatti, anche nelle gare ufficiali, vi sono spesso percorsi promozionali per fare provare questo sport. Essendo un’attività multidisciplinare viene spesso praticato nelle scuole come attività didattica e formativa.
Per quanto lo sport unisca, in tutti noi, quando gareggiamo con altri, subentra un po' di agonismo che ci porta voler arrivare sul podio. L’Orienteering è soprattutto gareggiare contro sé stessi ed è sempre bello partecipare per confrontarsi poi, al termine della corsa, su quanto sia stato faticoso arrivare in fondo o su dove si sono commessi più errori: la prossima volta si farà meglio. Essendo uno sport dinamico e da praticare all’aria aperta, permette di conoscere il territorio e di esplorare in



modo diverso quello che si ha intorno; è uno sport che fa del rispetto e della tutela dell’ambiente la sua vocazione storica che sia in un bosco, un parco o in città: queste sono le nostre palestre! Nell’ultima gara ci siamo trovati nella nostra bella città, Bologna. La Rossa che ci ha accolti in Piazza Maggiore. La Dotta che ci ha fatto fare un percorso nel Centro storico e, almeno per le categorie élite, fino alla zona universitaria di via Zamboni e alla storica zona ebraica. La Grassa perché dopo tutto questo sport ci siamo meritati un bel pranzetto. Per avere qualche nozione in più su questo modo stravagante di correre con cartina e bussola alla mano, potete seguirci sulla pagina Instagram dozzaorienteering_bo, su cui potrete trovare maggiori informazioni su come praticare questo sport. Ma cosa vuol davvero dire orientarsi e saper prendere una decisione nel minor tempo possibile? Non è forse qualcosa di fondamentale nella vita? È bello, non solo gambe e cervello!
Fabio e GiorgiaAmichevole contro Pesaro
BASKET Domenica 7 maggio amichevole di basket tra la squadra della Polisportiva Circolo Dozza e quella del Cral AMI di Pesaro. Una bellissima giornata in compagnia dei colleghi marchigiani che ringraziamo per la splendida ospitalità e impeccabile organizzazione.


Ci siamo! PESCA

Martedì 18 aprile, fuori dall’inverno, prima gara nel lago a Bentivoglio. Ritrovo ore 7:00, tanti amici con un anno in più, ma non per questo meno agguerriti: Roda, Sandri, Carbonchi, Lazzari, Minguzzi, e tanti altri, con l’immancabile presenza di Padovani che, nonostante gli anni, non migliora nel carattere.



Inizio gara con incognita pioggia, ma per fortuna la mattina ha girato al bello. Purtroppo il pescato è stato scarso, ma ha comunque decretato i vincitori di batteria Gualandi e Vecchi e una new entry, Lusetti. Complimenti a tutti! Naturalmente la giornata è proseguita a tavola, perché l’intento di qualsiasi Sezione non è la competizione, ma quella di aggregare.
TRADIZIONI
Benedizione Pasquale
Quest’anno la tradizionale benedizione pasquale ai locali e frequentatori del Circolo è stata particolare e diversa dal consueto. Il Diacono che l’ha impartita è infatti conosciuto da tutte e tutti voi: il collega Lorenzo Venturi, che ha indossato la stola paramentale sopra la divisa.
vita da circolo
a cura della Redazione
ILPROGRAMMA DEL GRUPPO TCAMPER
Buon viaggio!
Finalmente sono state pubblicate date e luoghi per i ritrovi annuali del gruppo Tcamper. Dopo la Gola del Furlo (regione Marche) a fine aprile e, via via, sono previsti altri quattro incontri tra mare, pianura e montagna. Poco dopo il nostro programma è poi arrivata la sempre agognata “lettera ferie” aziendale. Felici o scontenti, ora siamo al momento della scelta: dove camper andremo? Se vogliamo ruotare una bottiglia sulla Rosa dei Venti, possiamo certo lanciarci all’avventura, ma dubito questo sogno si possa tramutare in realtà, se non per pochi fortunati… che fa rima con pensionati. Va bene: riapriamo gli occhi e mettiamoci a tavolino. Già dalle prime ipotesi sale la febbre della partenza, è un fatto chimico: siamo come giocatori davanti alle slot! Si inizia, com’è ovvio, con la destinazione tenendo d’occhio i tempi: Capo Nord in 15 giorni? Mah, vedete voi.
Di certo non si noteranno molto i passaggi tra le culture, potremmo piantare la nostra bandierina nello stile di Umberto Nobile, poco ci rimarrebbe nel cuore, ma molto tratteggio stradale negli occhi.
È mia abitudine dedicare tanto tempo allo spostamento quanto alla sosta, in modo da non sfinire chi non è alla guida e dare al luogo che mi ospita il tempo di farsi conoscere. Se vai di corsa non ti accorgi che d’estate i camini diventano approdi per le cicogne e non vieni a sapere che l’antico forno cuoceva per la comunità ebraica di un’intera regione.

La scelta del periodo è sempre un piccolo rebus. La regola del viaggiatore recita: “Luoghi caldi con il caldo e freddi con il freddo”, va da sé che per le nostre grandi isole o per Praga innevata non ci siano dubbi, ma in Irlanda, a fine ottobre, ci vuole un grande cuore. Forse è meglio lasciarci guidare dalla praticità visto che “plein air” significa aria aperta, quindi godiamocela calda o fresca che sia.
Il termine viaggio sottintende uno spostamento e può apparire una banalità, ma è questa la chiave che apre il cuore di noi appassionati. Partire diretti verso una o più mete prevede il passaggio tra paesaggi, dialetti, cucine e anche inconvenienti, ma
tutto ciò ci emoziona. Possiamo impostare una meta diretta o un classico “anello”, o anche due o tre approdi per poi spostarci quotidianamente, come suol dirsi, a margherita, ma l’importante è vivere ogni attimo e ricordarlo per sempre. Improvvisare ci stimola moltissimo, già lo si è detto, ma non sempre ne esce qualcosa di buono; un tempo i nostri mitici supporti erano la guida “Lonely Planet” (per i più freak) o la precisissima “Touring”, quella verde! Ora internet ci apre ogni porta: meno romantico, ma indubbiamente pratico. Cerchiamo però di non dimenticare il dialogo, non domandando per invidia, ma per curiosità e non rispondendo con orgoglio, ma per generosità: capisci quanto serva un consiglio quando infili un bel mercatino o l’area camper con trattoria casalinga e lo capisci ancora meglio quando il traghetto ti lascia a terra a causa del vaccino errato al tuo cagnolino. Il nostro slogan chiede “dove vai”, ma non ci domanda “con chi?” È rarissimo partire da single: tutti abbiamo un compagno e spesso una famiglia, quindi equipaggi affiatati con ritmi ed esigenze note. L’entusiasmo ci porta spesso a organizzare la piccola carovana diretta in Illinois, ma le realtà di viaggio, a mio modestissimo parere, vanno a dividere sodalizi non collaudati in molte precedenti brevi esperienze. Si narra di viaggi in autocolonna verso mete piuttosto esotiche: quando si ritorna da certi lidi si ha sempre molto da raccontare ma, guarda caso, lamentele e pettegolezzi superano quasi sempre sensazioni o nostalgie. Nel dubbio, incrociamoci davanti a una spumeggiante Pils e un crostino burro e aringa, poi via, ognuno per la sua strada ed ecco salvata un’amicizia, ormai merce rara.
Diamo ora sfogo ai sogni se la lettera ci ha soddisfatti, o apriamo la bustina di riserva, quella che contiene tutte le mete saltate o rimandate, e giù a produrre liste infinite di luoghi, distanze, prezzi e date.
Dai ragazzi, il giorno delle partenze si avvicina: è già come essere al casello a serbatoio pieno, navigatore puntato e via. Come diceva un mio vecchio titolare: “Andate piano, ma fate presto!”
Buona estate a tutti!
SCADENZARIO
Scadenze ed appuntamenti
Come sempre nel caso in cui leggiate solo il periodo indicativo, per conoscere le date esatte non disponibili al momento della pubblicazione del giornale, potete fare riferimento al sito o ai canali social del Circolo.
DA GIUGNO
AL 30 SETTEMBRE
Presentazione domande contributo Camp estivi.
DA LUGLIO A DICEMBRE
Presentazione domande contributo Libri scolastici.
DAL 1 AL 30 SETTEMBRE
Presentazione domande
Premi allo studio.
DA METÀ DICEMBRE
Tesseramento 2024 (rinnovo con distribuzione gadget ai soci)
Vi ricordiamo inoltre che durante tutto l’anno saranno organizzate nuove edizioni delle Beach Camminate, per informazioni ed iscrizioni potete contattare Pino Tartaglia!
astrobus
di Elisabetta FossiniLe stelle segno per segno
TORO
Segno governato da Venere, dea dell'amore e della bellezza. Il compito del Toro è imperniato sulla costruzione di sicurezze e di valori personali che gli permettano di andare al di là della sua possessività e del suo egoismo. Il Toro fatica ad allargare la visione del mondo; spesso non vede al di là del suo piccolo territorio, per il quale è disposto a tutto pur di proteggerlo e di non aprirlo a nessuno che non sia della sua famiglia.
In questo è rappresentato il suo problema; deve aprirsi, deve costruire una sicurezza che sia interna che gli permetta poi di poter sentirsi rassicurato anche quando è in contatto con altri e con ciò che è diverso dal suo modo di pensare e di comportarsi; per raggiungere questo obiettivo deve abbandonare il suo naturale paraocchi, quello che gli limita la visione imprigionandolo nella ristrettezza di opinioni, nella paura del diverso e del nuovo e, a volte, nel suo bisogno di trattenere e di aggrapparsi alle cose e agli affetti.
Spesso per paura di condividere il Toro perde tutto. Deve dunque crearsi un forte senso di sicurezza interna che sia indipendente da ciò che ha all’esterno. Deve distinguere l’essere dall'avere, costruendosi una sana struttura di valori che guidino le sue scelte. La sua proverbiale pazienza può diventare una reale qualità utilizzabile per la costruzione delle sue sicurezze ma non deve tradursi in immobilità. La sua incapacità di riconoscere il suo lato oscuro lo porta ad essere arido ed avido, egoista. Deve farsi una base sicura che gli consenta di sentirsi veramente sostenuto in ogni momento dalle sue immense risorse interiori; il suo compito è quello di concentrare al massimo l’energia per poi renderla utilizzabile; non deve in alcun modo trattenerla, altrimenti questa diventa stagnante e, come tale, pericolosa
Il Toro contrappone un’ombra molto oscura che compensa il suo comportamento cosciente, che ritiene essere sempre lineare, chiaro, bonario e spesso ingenuo: in realtà possiede una innata diffidenza che nasce dalla sua scarsa dinamicità mentale e dalla carenza di astuzia e di curiosità verso il mondo; è questo che tende a renderlo insicuro e pauroso e quindi incapace di dare fiducia piena a chi e a ciò che non conosce ma anche alle sue risorse interiori. Solo quando farà luce su questa parte il Toro potrà rivelare appieno la sua parte positiva, che consiste nel dare affetto, protezione e contenimento e nell’affermare il valore della vita.
GEMELLI
Il segno e' governato dal pianeta Mercurio, il folletto dello zodiaco. Il compito di un Gemelli consiste nel mettere in comunicazione il mondo interno con il mondo esterno e, allo stesso modo di collegare la parte mentale, sempre molto forte, con quella emotiva, spesso negata.
I Gemelli hanno un grande desiderio di conoscere, di sperimentare e di muoversi in modo da poter scambiare le loro informazioni con gli altri, al fine di acquisire nuove conoscenze, a tutti i livelli, cognitive e sociali. Pensano e lavorano tantissimo a livello testa, ma non conoscono il livello cuore o il livello pancia. Questa mancanza di comunicazione li rende un guscio vuoto, poco credibile dagli altri, perché mancano di sostanza e di impegno interiore.
La loro grande vivacità e curiosità li deve spingere a creare nuovi contatti, nuove reti di conoscenze al fine di poter creare collegamenti interni ed esterni.
E’ un segno di grande capacità di adattamento, ma questo non deve diventare una incapacità di prendere direzione perché non ci sono mete e scopi.
La facilità che ha nel contatto deve portarlo a sviluppare una buona capacità di comunicare e di scambiare veramente con gli altri e non solo in modo superficiale.
I Gemelli devono mettere in relazione le cose, anche quando sono diverse tra loro; deve saper creare ponti che facilitino la trasmissione dei messaggi e delle informazioni.
La loro potentissima mente deve essere uno stimolo che li porta ad interessarsi delle cose più svariate, però non deve intrappolarsi in un eccesso sterile di elaborazione; in pratica non deve diventare una pura ginnastica mentale. Il bisogno di fare in continuazione un esame di realtà non deve bloccare i nativi in un eccesso di razionalità che finisce per bloccare il sogno e la costruzione del futuro. La voglia di apprendere e di comprendere deve avere il sopravvento sull’irrequietezza.
I Gemelli mancano di costanza e di profondità. Devono diventare etici ed assumere una moralità personale di comportamento.
