Confronti, numero di Dicembre 2018

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EUROPA

Italia: laboratorio per una nuova solitudine Biagio De Giovanni

L’Occidente, in senso ampio, sta affrontando la prima grande crisi politica della globalizzazione, un processo iniziato nel 1989. L’Europa, iniziata come Comunità, e passata ad essere un Unione, appare oggi in grave difficoltà. In Italia l’effetto populista-sovranista ha aperto una stagione inedita: un “laboratorio per una nuova solitudine”.

S

tiamo attraversando la prima grande crisi politica della globalizzazione, ovvero di quel processo economico, storico, politico, culturale che – per dare una data periodizzante – si spalancò dopo il 1989 e si andò sviluppando nei decenni seguenti. Oggetto di questa crisi è l’Occidente, ovvero quell’area politica storica culturale fra America e Europa che apparve più che mai al centro del mondo con la dissoluzione del suo epocale nemico. Le porte del mondo finalmente aprivano i loro catenacci, si unificavano progressivamente mercati, commerci, finanze, perfino la ricerca. Si facilitò la circolazione delle persone, incominciò anche la migrazione delle industrie. La democrazia politica e rappresentativa sembrò avviare una nuova stagione. Certo, restavano aree da controllare, a cui dare più “ordine”, soprattutto nel Medio Oriente, e aree da “curare” (come si disse per l’Africa), ma si immaginava davvero che l’Occidente potesse dare le nuove regole al mondo.

Confronti | dicembre 2018

LA COMUNITÀ EUROPEA DIVENTA “UNIONE”

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Si susseguirono, negli anni, i fatti che hanno cambiato la natura della vecchia “Comunità” europea a partire dal nome che si cambiò in “Unione”: l’unificazione della Germania, il progressivo allargamento della nuova Unione ai paesi che avevano vissuto le loro esperienze all’Est, fino ai confini della nuova Russia. BIAGIO DE I filosofi fornirono elemenGIOVANNI ti per pensare in grande. Filosofo, già Ne ricordiamo due su tutti: parlamentare Jacques Derrida che, dinaneuropeo e professore zi al processo di unificazioemerito di ne del’Europa che appariva Filosofia politica in atto, richiamò le grandi all’Università matrici (Atene, GerusalemOrientale di Napoli. me e Roma) che finalmente

ritrovavano le loro ragioni unitarie. E poi Jürgen Habermas, tuttora vate europeista (seppur in crisi, come quando – guardando all’Europa attuale – la chiamò “costellazione post-nazionale”) immaginò allora che il patriottismo della costituzione avrebbe potuto unire sotto le sue insegne i popoli della nuova Europa. Ricordiamo anche i dubbi avanzati da Jacques Delors, allora gran Presidente della Commissione europea, che suggerì di “approfondire” prima l’Europa che c’è, tra gli stati fondatori per “poi” allargarne i confini ai nuovi richiedenti. L’euforia generale impedì di ascoltarlo. Da dove proveniva tale euforia? Dall’idea che ci si trovasse di fronte a un processo addolcito di globalizzazione, una progressiva unificazione del mondo intitolata alla civiltà dei diritti con la conseguenza che – in tempi che si potevano già intravedere – la linea di un giusto cosmopolitismo avrebbe prevalso su chiusure e su vecchi nazionalismi. L’Occidente, l’Europa sarebbero stati i soggetti regolatori di questo processo. Se si dovesse accennare al riflesso culturale di questo stato d’animo, che diventava realtà, si può ricordare il tono prevalente, nelle università “europeiste” e negli scritti che si affollavano nei vari dipartimenti: “l’Europa potenza civile”, questo era il modello di unificazione che avrebbe dato regole al mondo. Le voci discordi c’erano, e invitavano alla prudenza, ma sommerse dalla nuova “ideologia”. LA DISGREGAZIONE DEL SOGNO EUROPEO

Oggi siamo davanti a un processo di disgregazione dell’Europa, il primo di questa intensità da quando è nata la Comunità. L’Inghilterra se ne va in una indescrivibile confusione e con lei una cultura e una potenza. I paesi dell’Est (Polonia, Repub-


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