Il Sogno di Chiwy
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INTRO
"Addio monti sorgenti....." Giusto questo riusciva a pensare Chiwy mentre vedeva scomparire la collina con la Torre del Belvedere che sovrastava la sua Mondoví "ridente". Ma in quegli ultimi anni per lui non fu propriamente ridente, quel paesino, che pur amava. Un amore violento, che gli confermava che pure nelle coppie gay poteva esistere la violenza domestica. Un iniziale rifiuto del cibo che stava per diventare un circolo vizioso pericoloso. E, vedendo le espressioni impotenti degli occhi dei suoi genitori, ebbe la forza di dire "Basta".
Un paio di giorni prima sfogliando un giornale di annunci economici gli balzó all'occhio una gelateria a Berlino che cercava un banconista. Non rifletté nemmeno un secondo. Chiamó immediatamente. Intanto lui, il suo compagno, era in giro a bighellonare, fingendo di cercarsi un lavoro, per poi potergli rinfacciare la situazione. "Noi abbiamo bisogno immediatamente, peró" gli disse il titolare della gelateria "siamo ad aprile ed almeno puoi fare pratica in previsione dell'estate". Si accordarono per circa tre giorni dopo. Era il minor tempo possibile. La sera diede la notizia ai suoi genitori, che l'accolsero con sollievo. Seppur
si allontanasse da loro; almeno sarebbe uscito da quella situazione insostenibile. Ma non disse nulla al suo convivente. Riuscí di nascosto a preparare le sue valigie. E senza dirgli nulla lo lasció nel suo squallore, prima di esserne travolto. Mentre il treno lo portava lontano ripensó varie volte a quei mesi, con la pelle d'oca, chiedendosi perché avesse permesso tutto questo. Cercando di capire quando il suo sentimento di Amore si era trasformato in sopportazione. Quando quel gioco di dominazione che nel sesso poteva sembrare tanto stimolante, si era trascinato anche nella vita reale. Non riusciva a rispondere a tutte quelle domande. Riusciva solo a ripetersi "È tutto finito". E per il sollievo gli occhi iniziarono a lacrimare.
ICome era prevedibile, per una persona arrivata da un paesino come Mondoví, la citta di Berlino lo sorprese. Giá l'immensa stazione, tutta in vetro lo lasció a bocca aperta. E mentre si barcamenava per cercare di raggiungere la gelateria, chiedendo informazioni, o mimando la richiesta, ammirava quella cittá ancora piena di storia. Storia che si era giá ripromesso di scoprire.
Arrivó alla gelateria poco prima di mezzogiorno, stanco per la notte insonne sul treno, snervato per le difficoltá a trovare il luogo e dolorante per il peso delle valigie. Lo accolse un ragazzo al banco, scambiandolo per un cliente. Dopo un comico scambio di battute ambedue capirono la situazione e Alessandro, il ragazzo, telefonó al titolare. Chiwy si sedette in un angolo per non disturbare, aspettando il futuro datore di lavoro, sorseggiando un caffé, o, detto alla corretta maniera tedesca, un espresso.
Arrivó il titolare, Maurizio, un ragazzo sui 30 anni, veneziano, come la maggiorparte dei gelatai in Germania, robusto. "Guten Tag" esordí entrando, scambiando anche lui Chiwy per un cliente. "È il ragazzo nuovo" gli disse Alessandro, il ragazzo che era al banco. "Ostregheta ció" esclamó allora questo, "te sembri un tedesco". Chiwy sorrise chiedendosi come una persona con un cosí marca to accento veneto potesse parlare una qualsiasi lingua straniera. "Salve" rispose,alzandosi in piedi e presentandosi. "Sei riuscito a fare un vero miracolo ad essere giá qui oggi" gli disse Maurizio."Ora il tuo collega ti accompagna all'alloggio del personale. Alle 14 inizi a lavorare!" Chiwy sperava di potersi rilassare almeno il primo giorno, ma per paura di fare una brutta impressione iniziale non disse nulla.Dopo 10 minuti di cammino arrivarono all'alloggio del personale. "Qui é tranquillo, ti troverai bene" gli disse Alessandro "se rispetti gli altri e lavori nessuno ti rompe le scatole". Quando entrarono un ragazzo ancora semi addormentato in mutande stava ciabattando per casa. "Questo é Gabriele, oggi ha libero. E questa é la tua stanza". Entró nella stanza, finalmente liberandosi del peso delle valigie. Un letto, un comó, un armadio, un comodino ed una scrivania. Tutto ció di cui aveva bisogno. "Tutti assieme teniamo pulito l'alloggio" continuó Alessandro "ci sono due bagni, la WiFi,la cucina...... tutto quello che ci serve. Non si possono ricevere estranei" mentre diceva queste cose Chiwy visitava l'appartamento. Si aspettava molto di peggio, onestamente. "Come funzionano le uscite qui? Cioé..... quando non lavoro....?" domandó. "Beh, non é un collegio. Basta che
non facciamo casini, poi possiamo fare quello che vogliamo. Purché non interferisca nel lavoro." Sentendo un certo distacco domandó poi Chiwy "E tra colleghi....? Insomma si va d'accordo?" "Si, io e Gabriele giriamo spesso insieme, se ti va puoi venire anche te. Ma le cose che si fanno fuori dal lavoro rimangono fuori dal lavoro. Canne, donne, alcool......" Detto ció gli disse che sarebbe passato a prenderlo piú tardi per andare al ristorante dove avevano la convenzione per i pasti e tornó in gelateria. Mentre usciva si affacció alla porta della camera di Gabriele e bisbiglió sghignazzando "È gay!" Chiwy si chiuse in camera iniziando a sistemare le sue cose. Era lí. Era al punto zero. Non sapeva come sarebbero andate le cose, ma aveva voglia di ricominciare. L'andrenalina che gli dava quella sensazione era talmente forte da fargli vincere il sonno. Mandó un breve messaggio a sua madre " Sono arrivato, tutto ok", mentre tirava fuori i vestiti e li sistemava nell'armadio. Dopo un'oretta arrivó nuovamente Alessandro, ed insieme si dirissero a pranzo. Alessandro non sapeva che Chiwy aveva udito l'ironica osservazione sulla sua omosessualitá fatta a Gabrielementre usciva. Ma anche se lo avesse saputo..... che differenza avrebbe fatto? Chiwy sapeva che quella situazione era solo un inizio. Sia l'alloggio in condivisione che il lavoro. "Di dove sei?" gli chiese Alessandro mentre mangiavano. "Mondoví" "Ah, allora non sei distante da me.Io di Cuneo". "Bella, Cuneo..... la adoro. Quando avevo
19 anni ho convissuto in Via Fossano, nella parte vecchia....." "Hai convissuto?" chiese Alessandro stupito. "Si, perché?" "Scusa..... non ti offendere.... pensavo che tu fossi gay...!" "Non mi offendo...... ma guarda che pure NOI gay conviviamo" gli rispose guardandolo negli occhi con aria di sfida. A questo punto il collega era troppo imbarazzato per rispondere . E Chiwy non voleva avere giá delle discussioni il primo giorno di lavoro. Quindi spostarono l'argomento della conversazione sul lavoro e sulla vita di Berlino. "Per chi arriva da dei posti come i nostri, all'inizio non é facile. Si, ci sono tanti divertimenti, ma devi entrare in rodaggio per tenere il passo con questa frenesia" "Posti da visitare ce ne sono?" " A Berlino....? Vuoi scherzare? Berlino é tutta da visitare! I resti del muro, lo zoo, i monumenti del regime fascista...." "Questa é una bella notizia.... adoro la storia...." Si recarono alla gelateria e prima di scendere dalla macchina Alessandro gli disse "Senti..... non volevo offenderti..... dobbiamo lavorare assieme e se iniziamo con dei rancori non é un buon inizio...." "Nessun rancore...... chiudiamo il discorso. Il mondo é andato avanti in questa mezz'ora e tu sei ancora su quel discorso?"
Nonostante la stanchezza Chiwy riuscí a sopravvivere a quella giornata di lavoro. Leggendo i nomi dei gusti esposti superó la prova della vendita alla finestra, pur non conoscendo il tedesco, alla macchinetta del caffé aveva parecchia esperienza. Alle 9 di sera, dopo che ebbero chiuso, Maurizio e Gabriele, il collega incontrato di sfuggita alla mattina, si unirono a loro per la cena.
"Beh, devi solo imparare un po' di tedesco, ma per il resto sei ok gli disse Maurizio "non mi avevi detto che avevi giá fatto pratica" "Si, in effetti...... sai..... ti chiamavo dal telefono di casa da un'altra nazione..... non potevo parlare tanto......" "Si, capisco.... ma é meglio se hai esperienza" Era veramente una persona solare. Sempre sorridente, festaiolo, spesso coinvolgeva i dipendenti nei suoi divertimenti...con la differenza che lui poteva permettersi che i postumi avessero effetto sul lavoro, i dipendenti no.
Ma quella sua allegria la si notava giá quando ordinava la cena, per tutti.... "Riempi il tavolo di tutto " diceva al cameriere che cercava di capire il suo dialetto veneziano. Al di lá di ció che potessero pensare sulla sua vita privata, Chiwy in quel momento era contento e rilassato. Essere parte di quella momentanea spensieratezza, quando solo due giorni prima aveva il terrore che venissero scoperte le sue valigie e...... giú botte......! Ricacció immediatamente quest'ultimo pensiero. Si ridestó e tornó nuovamente coinvolto nell'allegria di quella piccola tavolata. E come non gli succedeva da parecchio tempo, mangió di gusto.
Non aveva un progetto ben chiaro in mente. Per il momento l'unica cosa che poteva fare era lavorare. E pur lavorando poteva staccare da tutto. Non sapeva cosa potesse offrgli in futuro quella cittá, quali amicizie, quali amori, quale vita. Ma come sempre nelle sue decisioni, non si era mai soffermato a rifletterci. Aveva agito e basta. Aveva sempre paragonato la vita ad un burrone. Se lo osservi timoroso non troverai mai il coraggio di saltare Se prendi una bella rincorsa e ti lanci...... arrivi dall'altra parte. Questo era il suo mantra. Mentre pigramente metteva in ordine le sue idee contemporaneamente alle sue ultime cose, Alessandro bussó alla porta della camera. "Che succede?" chiese Chiwy stupito quando lo vide. "Nulla..... volevo solo vedere se avevi bisogno di aiuto nel sistemare le tue cose..... poi di lá mi annoiavo...." "Beh, mi é rimasta solo quella valigia.... ma se non ti da fastidio.... con piacere" "Non é che mi trovo qualche giornaletto o qualche giocattolo strano?" sghinazzó Alessandro, pensando di fare una battuta divertente per rompere il ghiaccio.
Ma quando vide l'espressione di Chiwy si rese conto di aver fatto un'altra gaffe. Allora decise di prendere il toro per le corna. "Sai, scusa l'ignoranza, ma devo ammettere che voi gay siete piú complicati delle donne.... Non so mai qual'é il confine tra fare una battuta per rompere il ghiaccio e l'offesa" "Beh..... logicamente io ti conosco solo da stamattina..... non so il tuo pensiero sull'omosessualitá, non so quale possa essere il reale intento di una tua battuta.... ma so che se dici ad un collega sghignazzando che sono gay mentre esci... ho dei dubbi che sia per rompere il ghiaccio con me" "Touché.... altra gaffe! Nemmeno quando ci provo con una donna faccio cosí tante figure di merda!" Chiwy sorrise a questa singolare ammissione. "Sai.... magari la colpa non é totalmente tua...... in ogni caso io mi son messo sulla difensiva totale..... Ma io, come gli altri, del resto, non sono solo un gay. Sono anche altro. Nella mia vita non ci sono solo i maschi, come mi auguro che nella tua non ci siano solo le donne. Adoro la storia, la filosofia, l'arte..... ho un casino di interessi e passioni. Che si debba parlare solo della mia sessualitá lo trovo un po' mortificante...." Alessandro lo ascoltó in silenzio. Per la prima volta vedeva piú in lá del proprio naso, paragonando il discorso che udiva a se stesso. Effettivamente lui non aveva solo le donne nella sua vita..... anzi..... in quel periodo passava un periodo di jella assoluta col gentil sesso. Diciamo che la sua fama di sciupafemmine gli stava facendo terra bruciata intorno a se. Aveva comunque altri interessi. Le moto, i viaggi, i pub.....!
"Come mai sei qui?" "Una convivenza assurda......" rispose Chiwy abbassando lo sguardo "litigi, botte,.... ne dovevo uscire ed in maniera drastica!" Alessandro conosceva quel genere di
storie, molte delle sue ex amanti si rifugiavano da lui proprio per fuggire allo squallore della violenza domestica, seppur solo per qualche ora. Ma mai avrebbe immaginato che il mondo gay fosse cosí parallelamente simile a quello etero. "I miei genitori ed i miei amici erano impotenti. Io non mi rendevo nemmeno conto dei reali problemi che c'erano. Tutte le sere pregavo qualche santo che non rientrasse di malumore...... ti rendi conto la ridicolaggine?
Rompere le palle a Dio e i Santi per non essere preso a botte dal tuo compagno.....! A pensarci ora mi sento un idiota. Credo che l'annuncio della gelateria mi abbia salvato la vita.
Nel giro di due giorni ho mollato tutto e son scappato su...."
Seguí un silenzio imbarazzante, mentre Alessandro non sapeva che cosa potesse rispondere. E cosa c'era da rispondere in effetti? Di fronte ad una realtá talmente viscida e schifosa come la violenza domestica, in qualsiasi tipo di relazione..... che tipo di risposte o commenti ci possono essere? Si limitó a guardarlo con ammirazione e poi esclamó "Hai avuto veramente un coraggio invidiabile a voltar pagina. Tu si che sei veramente un uomo coi controcoglioni!" Chiwy arrossí sorridendo, a questo complimento, mentre ancora una lacrima gli solcava una guancia. "Ti va di uscire per una birra?" chiese Alessandro. "Perché no?" "C'é una bella birreria nella ex Berlino Est, ti piacerá sicuramente...... cosí la smettiano coi brutti ricordi"
Dopo circa mezz'ora entrarono in una birreria sotterranea, con mattoni a vista, un vecchio bancone in legno, qualche tavolino vecchio stile....... rustica ma gradevole. Ordinarono due birre e brindarono "Ad una nuova vita.... si parte oggi"
Fare l'apertura in gelateria fu come tornare ai bei tempi prima di quella convivenza malata, solo un anno prima. La gente che veniva a prendere il caffé ed a fare colazione gli metteva allegria. Quel tremendo anno sembrava che non fosse mai esistito. Faceva le stesse cose. Ma quando usciva dal locale non c'era il panorama delle Alpi ad abbracciarlo, ma un viale alberato.
Passó qualche giorno prima che si decise ad uscire da solo, a visitare Berlino. Era il suo giorno libero. Passó velocemente alla gelateria a far colazione, dopodiché si diresse verso la famosa East Side Gallery. Era semplicemente emozionante. Ognuno di quei graffiti sembrava che gli dicesse qualcosa, un pezzo di storia, un messaggio. Fotografó ognuno di quei singoli graffiti, a volte chiedendo a qualche turista di passaggio di immortalarlo assieme al dipinto. Verso l'ora di mezzogiorno si trovó, passeggiando, al Memoriale dei Caduti del Muro di Berlino. Si sedette su una panchina, mentre il sole e la
brezza primaverile lo accarezzavano. Era ora di guardare avanti, in ogni senso. Ed il desiderio che sentiva dentro, un istinto primordiale e selvaggio, gli ricordó che a Berlino esistevano anche altri uomini. Prese il cellulare e curiosó in un applicazione di incontri gay. In circa una settimana era la prima volta che vi entrava.
Un'ondata di foto e profili lo travolse. Ma quanti erano? A Mondoví non si sarebbe mai sognato una cosa del genere.
Cercó tra le tante foto qualcuno che lo colpisse. Ed eccolo. Un bel sorriso malizioso, in un bel viso pacioccone, un paio di anni piú di lui, tendenzialmente in carne.
Sembrava di scegliere un prodotto da comprare. Come é diventato poco romantico il sesso gay nel corso degli anni.
Piú pratico e comodo, ma decisamente poco romantico. Gli invió uno smiley con i cuori al posto degli occhi. Dopo un paio di minuti gli giunse uno smiley di un viso perplesso.
"Tutto ok?" gli scrisse Chiwy in inglese. La risposta arrivó immediatamente "Si, grazie. Ma sei sicuro di aver inviato alla persona giusta?" "Certo, perché?" "Trovo improbabile che uno come te cerchi uno come me..... magari il contrario sarebbe piú sensato." Dopo aver letto ció Chiwy guardó la propria foto del profilo. Uno sguardo malizioso, ammiccante e provocatorio sembrava ipnotizzare chi guardava quella foto. I neri capelli folti e spettinati gli davano un'aria sbarazzina. E quella mano che sollevava leggermente la t-shirt, lasciando intravedere la carnagione scura, in un corpo tonico, sembrava in grado di offrirti qualsiasi tipo di piacere possibile. "Beh, penso di essere come tutti gli altri..... due occhi, un naso, una bocca.... nella norma, dai..... ti va di vederci?"
Si misero d'accordo sui rispettivi ruoli, i feticci, i limiti sessuali, dopodiché Chiwy si avvió all'indirizzo. Si presentarono, mentre sorseggiarono un caffé sul divano. Sasha lo guardava incredulo, continuando a chiedersi come un ragazzo attraente come Chiwy potesse desiderare di essere dominato da lui. Chiwy dal canto suo lo guardava trepidante. Talmente era forte il desiderio che riusciva a vederlo attraverso i vestiti, sentendo man mano salire l'eccitazione. Ma finalmente finí di sorseggiare il suo caffé. Dopo circa un'ora erano sfiniti sul letto. "Incredibile" esclamó Sasha. Chiwy sorrise avvicinandoglisi e facendosi abbracciare. Chiaccherarono ancora per un bel pezzo, prima che Chiwy si congedasse. "Ci rivedremo?" "Certo...... sei stato meraviglioso!" É facile confondere una forte attrazione sessuale per un sentimento vero e proprio. Ció successe a Chiwy. Sasha era apparentemente il suo ideale di uomo. Dominante sia nel letto che nella fisicitá. Ma non sapeva nulla di lui, eccetto che viveva in un grazioso alloggio della ex Berlino Democratica. Addirittura dovevano parlare in inglese, nemmeno nella madre lingua di uno dei due. Ma in quel breve incontro ne era rimasto completamente affascinato. La sua robusta fisicitá, i suoi occhi castani e severi durante il rapporto, il suo carisma che gli annientava ogni genere di difesa. Mentre aspettava una metropolitana lo salvó tra i contatti preferiti nella applicazione tramite cui lo aveva contattato e si avvió a casa a farsi una doccia.
Nel tardo pomeriggio ancora aveva Sasha che gli girolonzolava nella mente.
Il nostro ingenuo protagonista Chiwy non era molto cosciente di come funzionava la vita e le relazioni gay in una cittá come Berlino. E nel resto del mondo. Essendo sempre stato in quel di Mondoví, la sua realtá era rimasta abbastanza circoscritta in un piccolo paese, dove ci si poteva permettere qualche incontro fugace, fino a pochi anni prima. Eccetto se stesso non conosceva effettivamente nessuno, nel paese, che avesse avuto una convivenza di carattere omosessuale. E la sua esperienza non fu certo rose e fiori. Non aveva nemmeno ben chiaro in testa come mai quel degenerato avesse scelto proprio lui come vittima della sua violenza domestica. In ogni caso, nonostante questa esperienza, sentiva in ogni cellula del suo corpo, il bisogno.... la necessitá di sentirsi amato e di poter amare. Non aveva chiuso definitivamente le porte all'amore, come fanno in molti dopo una terribile esperienza. Semplicemente aveva voltato pagina. Ed aveva deciso di farlo proprio dalle radici....: cittá, lavoro, se stesso.
Mentre pensava a tutte queste cose il suo mp3 suonava i grandi successi musicali in Italia del 1985, ed ispirato da quella musica, decise di scrivere ai genitori per metterli al corrente di come stavano andando le cose, nell'attesa della sua prima uscita serale in discoteca.
Lo "Stargate" era la discoteca piú famosa per il popolo gay in Berlino. Non solo aveva una pista all'aperto ed una interna, ma era dotata anche di una darkroom per incontri fugaci. Ovviamente quest'ultimo optional era comune in qualsiasi locale gay, che sia bar, discoteca o meglio ancora saune..... che avevano addirittura una miriade di stanze per potersi appartare. Chiwy non era molto abituato a questo genere di cose. Girava per la discoteca stupito, e quando entró nella darkroom rimase meravigliato da quello che succedeva lá dentro. Tutti facevano di tutto davanti a tutti. Nemmeno in un film porno si sarebbe immaginato una simile situazione. Nonostante qualche mano cercasse di trattenerlo o di invogliarlo ad unirsi alla brigata, si sentí a disagio ed uscí a prendere un po' d'aria nella pista da ballo all'aperto. I migliori successi ballabili degli anni 80 lo riportarono nello spirito giusto. Non voleva dare per forza nell'occhio, non si sentiva certo una primadonna, ma voleva divertirsi, ballare.... Si mise in un angolo della pista da ballo ed inizió a ballare.
Aveva sempre avuto il senso del ritmo nel sangue, si muoveva bene, senza risultare eccessivamente femminile. Era semplicemente un bravo ballerino. E senza rendersene conto dava nell'occhio. Si sentiva effettivamente vagamente osservato, ma non diede molto peso a questa sensazione. Finché vide qualcuno che lo salutava da un tavolino, in mezzo ad un gruppo di ragazzi. Pensando ad uno scambio di persona, non ci diede molta importanza, seppur guardasse ogni tanto in quella direzione, per cercare di capire chi fosse. Dopo un po' sentí una voce dietro di sé che urlava "Ehi, ti senti talmente diva che non riconosci nemmeno la gente?"
Stupito, piú che altro dalla lingua italiana in una discoteca in centro Berlino si voltó, senza peró riconoscere la persona.
"Scusa....?" "Tu lavori in gelateria..... vieni sempre a mangiare al ristorante dove lavoro io" "Ah, si..... scusa ma non ti avevo riconosciuto...... non sono molto fisionomista" "Me ne sono accorto.... beh, poi ora non sono nemmeno vestito da pinguino.... se ti va lí al tavolo ci sono altri amici, siamo tutti italiani" "Grazie, volentieri..." Dirigendosi verso il tavolo Edward sembrava che stesse sfilando su una passerella, tra saluti, occhiolini ed ammiccamenti a destra e a manca. Al tavolo scivoló in maniera quasi pornografica tra gli altri, presentando Chiwy ad ognuno di loro. Abitavano tutti nello stesso condominio, tutti venuti via dall'iItalia o per lavoro o per fuggire da degli amori sbagliati. E tutti gay, compresa la piccola e minuta Lola. Edward, originario della Romania, aveva vissuto per parecchio tempo con la madre dalle parti di Rimini, per poi trasferirsi con la stessa a Berlino. Lui
non aveva il coraggio di confidare a sua madre le sue tendenze sessuali e sua madre, dal canto suo, non aveva il coraggio di accorgersene, nonostante gli atteggiamenti molto effeminati del figlio. Quando sentiva i discorsi degli amici del figlio, pur rispettandoli, asseriva che non avrebbe mai potuto accettare se suo figlio si fosse dichiarato gay. Il che non incoraggiava certo il ragazzo al coming out. Massimo, l'intellettuale del gruppo. sempre in lotta con la propria esilitá, dal primo momento che lo vide studió Chiwy, instaurando con lui quell'empatia di quelli che poi sarebbero diventati migliori amici, senza la necessitá di finire a letto assieme. C'era ancora il giovane Maverick, polacco. La classica bellezza polacca, che nonostante i suoi 20 anni aveva girato mezza Italia per lavoro, per decidere poi di trasferirsi a Berlino, convinto che sicuramente avrebbe trovato un ambiente lavorativo piú corretto, avendo constatato che gli italiani, nel loro piccolo, rappresentano i politici che criticano tanto. Tante storie simili, che si sorreggevano e facevano forza l'uno con l'altro. E Chiwy si sentí subito parte di loro.
Il nostro protagonista, figlio di ragazza madre, partorito in giovanissima etá, crebbe fino all'etá di 8 anni solo con la madre. Dopodiché subentró il patrigno, con cui nonostante qualche alterco iniziale, instauró un rapporto abbastanza amichevole.
Fino ad una certa etá non aveva ben chiara la propria tendenza sessuale, in quanto non aveva la malizia di fare una selezione tra ció che doveva piacergli o meno. Per lui giocare a calcio aveva lo stesso divertimento che giocare con le Barbie quando andava a trovare le cugine. I giochetti poi con gli amici del condominio li attribuiva al "giocare a mamma e papá". Qualcuno dei piú grandicelli (che in genere facevano i papá), diceva che vedeva che i genitori di notte si mettevano uno sopra l'altro e si muovevano respirando forte. Quando poi notavano che non succedeva nulla, che non capivano l'utilitá di quel gesto, aggiungevano anche quello alle cose strane dei grandi. Quando poi col passare del tempo si arrivó a scoprire il nascondiglio di alcuni giornaletti di qualche genitore ed i piú grandi iniziavano ad essere piú smaliziati il giocare a mamme e papá si traformó in una scoperta del proprio corpo. Verso i 16 anni Chiwy scoprí che esisteva anche la versione gay di quei giornaletti. Per curiositá ne compró qualcuno. Anche se molti suoi amici e parenti avevano capito la sua natura omosessuale, ancora riteneva inopportuno fare coming out in quegli anni 90 ancora molto chiusi mentalmente. Sfogliando quelle pagine desiderava ardentemente tornare a giocare come un tempo, ma con le pulsioni che sentiva in quel momento e in quella maniera spudorata che vedeva. Avvenne poi un giorno che si trovó con Eros, uno dei suoi amici con cui era cresciuto assieme, di un paio d'anni piú grande, e per via di un forte acquazzone rimasero in casa sua
.Sul divano cazzeggiavano, parlando del piu e del meno, ricordando quando erano poco piú che bambini. "Ti ricordi quando giocavamo a mamme e papá?" domandó Eros, ridendo. "Si, la versione porno" commentó Chiwy "Ma che porno...... neanche sapevamo cosa stavamo facendo! Ora si che sarebbe porno!" "Di quello non c'é dubbio..... e con un altro finale" concluse Chiwy con una risata. "Possiamo sempre provare e vedere....." lo stuzzicó Eros, toccandosi. Non ci volle molto perché Chiwy mettesse in pratica ció che aveva visto nei suoi giornaletti, col suo amico compiaciuto. Inspiegabilmente dopo quella volta ci fu un pudico allontanamento tra i due amici. Chiwy aveva esposto la sua intimitá e i suoi feticci. Ed Eros..... era comunque etero. Aveva fatto una semplice esperienza, gli era piaciuta, ma ció non stava ad indicare nulla. Col passare del tempo in famiglia subentró per tutti la consapevolezza della omosessualitá di Chiwy, cosí come per gli amici. Non ci fu nessun annuncio, nessun coming out.... nulla! La gente sapeva, ma nelle chiacchere di paese non aveva molta importanza. In fondo nessuno lo aveva mai visto. Meglio fare pettegolezzi su qualcosa di piú piccante e risaputo. Durante una vacanza a Roma ci fu poi un colpo di fulmine. In una birreria aveva conosciuto questo ragazzo e nonostante le perplessitá dei genitori Chiwy decise di farlo venire su e di conviverci assieme. Ma questa favola non ebbe il lieto fine sperato. Lui a letto era fantastico, mostrava il potere che Chiwy adorava. Ma quel potere in poche settimane entró anche nella vita domestica, fino ad arrivare ad una vera e propria violenza
fisica e psicologica. Chiwy non riusciva a dare un senso a tutto, e trovó aiuto in una richiesta di aiuto che nessuno poteva vedere. Mangiare e poi vomitare il tutto. Solo lui, chino sul water piangendo e chiedendo aiuto a qualcuno o qualcosa si rendeva subcosciamente conto di cosa gli stava accadendo. Ma non capiva che stava punendo se stesso. Il dimagrimento venne associato, dagli occhi degli altri, alla forte tensione di quella situazione, che ormai era sulla bocca di tutti. Finché uno dei santi che implorava ogni sera gli mandó un aiuto dal cielo. Un annuncio di lavoro...... il resto é poi storia nota!
Arrivarono dolcemente le giornate di maggio inoltrato.Berlino era piena di giardini, zone verdi.... tutto ció riempiva l'aria di un dolce profumo di rose. Istintivamente i ricordi di Chiwy si spostarono con nostalgia al suo lontano paese. Anche nella campagna di Mondoví, dove viveva la sua famiglia, le rose e tutti gli altri fiori riempivano l'aria di profumi e colori. In primavera immancabilmente erano tutti impegnati con passione nei lavori di giardinaggio. Il ricordo piú commovente erano i piccoli e viola muscari che facevano timidamente capolino tra l'erba. Era poi emozionante vedere e sentire la sciamatura delle api. E passeggiare di notte, con i piedi nel piccolo ruscello dietro casa, immaginando lepri e altri animali del bosco nascosti a spiarlo tra l'erba. Passeggiava rilassato nel famoso zoo di Berlino, osservando ammirato i vari ambienti ricreati artificialmente alla perfezione.
Non capiva come, una macchina di distruzione come l'essere umano, annientasse nel senso piu letterale del termine i vari ecosistemi esistenti in natura, per poi poterli ricreare in uno zoo. Che senso aveva? Ma poi.... cosa aveva senso nella bizzarra societá umana? Solo in mezzo alla natura si sentiva realmente a proprio agio, dove non c'era tutto il marciume umano. Si godette quella giornata in mezzo al verde, scattando miriadi di foto che inviava immediatamente alla famiglia e postava su qualche social.
Pian piano suoi desideri per la vita prendevano lentamente forma. Avrebbe desiderato una casa con un giardino.... si un giardino....! Da riempire di piante. Con degli animali. Tipo un cottage inglese! Non gli importava quanto potesse essere irraggiungibile il suo sogno. In quel momento voleva sognare in grande. E voleva qualcuno con cui condividere la propria vita.
Istintivamente, nel tardo pomeriggio, ricontattó Sasha. Dopo il loro primo incontro non si erano piú rivisti o sentiti. Chiwy non voleva essere invadente. Sasha fu ben felice di rivederlo. Chiaccherarono un po' piú a lungo stavolta, non molto della vita passata, ma piuttosto dei progetti futuri. Sasha era abbastanza imbarazzato a parlare delle proprie aspettative. E magari razionalmente aveva ragione. Era la seconda volta che si vedevano, e sembrava che Chiwy stesse giá proponendogli di trascorrere assieme il resto dei loro giorni.
Fu molto difficile per lui spiegargli che in quel momento non era ció che cercava, senza offenderne i sentimenti. "Beh, ma magari conoscendosi e frequentandosi qualcosa puó nascere" insistette Chiwy. "Sei molto affascinante, ma per il momento una relazione seria non fa parte dei miei progetti futuri" spiegó Sasha con piú tatto possibile "in ogni caso non posso certamente dirti ora cosa decideró tra un anno. Se certe cose devono succedere lascio che accadano, ma se non le sento.... non posso forzarmi!" "Capisco" rispose Chiwy con una punta di delusione. "Se ti va ci si puó vedere come ora, ma non mi va di crearti l'illusione di fidanzarci, convivere e cose del genere". Chiwy non rispose, si limitó ad accoccolarsi tra le sue braccia per farsi abbracciare.
Non sapeva se esistesse veramente l'uomo perfetto. Ma sapeva che in quel momento l'uomo perfetto era Sasha. Sincero, leale, corretto. Non gli creava false illusioni, ma cercava di usare tutto il tatto e la gentilezza possibile. A differenza di quando facevano sesso, in cui usciva tutta la sua sete di dominio e la sua rudezza. Forse per questo Chiwy se ne era invaghito. O magari perché non aveva conosciuto altre persone, eccetto i suoi amici italiani. Che erano comunque fuori dai suoi parametri in quanto a possibili partner, pur rimanendo un simpatico gruppo di amici. In fin dei conti, rifletté, non sapeva molto di quell'uomo che ora giocherellava coi suoi capelli.
Giá una volta aveva fatto l'errore di buttarsi in una relazione senza conoscere l'altra persona ed aveva ancora i segni dell'epilogo, soprattutto nell'anima. Sapeva che Sasha non era quel genere di uomo violento, si capiva benissimo, ma non poteva permettersi di condannare tutti e due all'infelicitá solo per l'egoismo di non voler stare da solo.
Rincasó verso sera che Alessandro era giá tornato dalla gelateria. "Ehi, Recchia". Ormai lo chiamava affettuosamente cosí. Chiwy non ci faceva nemmeno caso. Ma notó la sua faccia delusa. "Non hai proprio l'espressione di uno che ha avuto un bel giorno libero..." "No no.... tutto bene.... una bella giornata.... rilassante...." balbettó Chiwy. "Ma....?" insistette Alessandro. "Beh.... c'é una persona.... io credevo che....." Ad Alessandro bastarono queste poche parole per intuire. "Ma dopo tutto quello che hai passato, tu hai tutta questa fretta? Sei a Berlino.... divertiti!" Alessandro era un altro che dava le stesse risposte razionali, che in fin dei conti gli dava anche il suo subconscio. "Quante volte vi siete visti? Non me ne hai mai parlato..... non sapevo che avessi una relazione!" "Oggi ci siamo visti per la seconda volta". Alessandro sgranó gli occhi dopo questa risposta "Scusa..... non fraintendere, ma..... tra di voi dopo due volte la chiamate relazione o sei tu il caso patologico?" Chiwy sorrise alla battuta ironica "Temo di essere io" "Vabbé..... non sia mai che ti lascio qui in depressione..... Dai che si esce a festeggiare il nostro status single".
Chiwy effettivamente non aveva voglia di starsene in casa quindi accolse l'invito di buon grado. Alessandro in genere fumava una canna prima di uscire alla sera. Quella sera, per la prima volta, Chiwy si uní a lui in questo rituale, mentre si preparavano per uscire.
Pian piano la mente si annebbiava, sentiva gli occhi farsi piú piccoli ed i muscoli del viso trasformarsi in un perenne sorriso. Ed effettivamente a qualsiasi cosa pensasse gli veniva da ridere. Aveva solo voglia di ridere, divertirsi e godersi la vita fino all'ultimo quella sera. Quello fu l'improvviso effetto di quelle due boccate. Oltre ad una gran fame che gli saliva voracemente. Aprí il frigo della cucina ed ingoió voracemente un mucchio di roba, senza nemmeno sentirne il sapore. Prosciutto, formaggio, croissant, delle patatine fritte che erano lí da almeno un paio di giorni, per mandare giú il tutto con una birra bevuta in pochi sorsi. Quando Alessandro fu pronto per uscire Chiwy era giá bello brillo e allegro. La serata tra i due amici procedette in allegria, tra birra, risate e gli effetti della canna.
Quando i due stavano tornando a casa furono sorpresi da un acquazzone. Le bianche t-shirt divennero trasparenti, per via della pioggia, facendo intravedere i capezzoli e la leggera peluria del busto dei due ragazzi. Arrivarono al portone ansimando per la grande corsa, abbracciati ed ancora in preda all'ilaritá. Si guardarono con le lacrime agli occhi, bagnati e..... l'ultimo ricordo di ambedue fu Alessandro che prese Chiwy per i capelli, con dominazione, dicendogli "Ora farai quello che ti ordino io...." e Chiwy che rispose "Oh, si....!"
Un raggio di sole lo sveglió. Trovó alquanto strana la cosa, perché dalla sua camera non si vedeva il sole di mattina. Effettivamente, svegliandosi, notó, oltre al mal di testa, che la camera non sembrava proprio la sua. Muovendosi sentí un corpo.... si mise a sedere di soprassalto con un urlo che sveglió il collega. Erano tutti e due nudi. "Io..... Tu.... Noi....." balbettarono insieme. Non ci volle molto ai due per capire cosa fosse accaduto quella notte. Ma nessuno dei due sapeva come affrontare la cosa. Era comunque solo una scopata, nulla di piú. Nessuno dei due sentiva per l'altro qualcosa che facesse presagire una relazione. L'unica cosa che sentiva Chiwy era un mal di testa e.... una sensazione che purtroppo giá conosceva benissimo. Si preparó con difficoltá per il lavoro. Arrivó in gelateria con un senso di vertigine pazzesco.
Maurizio notó subito il suo pallore. "Ti senti bene?" chiese preoccupato. "Si" mentí Chiwy. Non avrebbe potuto aggiungere altro. Una frase troppo lunga sarebbe stata troncata a metá, inconsapevolmente. Incerto provó a farsi un caffé, ma la tazzina cadde per terra. Non riusciva piú a gestire la presa degli oggetti. E crebbe il panico. Maurizio ed i colleghi lo guardavano preoccupati e confusi. Ma il momento stava arrivando come uno tsunami. Chiwy lo sentiva crescere, terrorizzato. Ed eccolo. Sentiva gli occhi rigirarsi all'indietro. Provò a chiedere aiuto, ma ne uscí solo un vago lamento gutturale. L'ultimo momento di coscienza gli permise di sentire Maurizio che urlava "....che ti succede...?" e poi cadde a terra. Alessandro cercava di tenerlo, mentre ogni singolo muscolo del suo corpo era in preda a violente convulsioni. Maurizio lo teneva nella parte superiore, inginocchiato e stringendolo per evitare di fargli battere il capo. Gabriele, ancora piú pallido di Chiwy, per via dello spavento, non era in grado di muoversi da quanto era terrorizzato. Una trentina di secondi per loro tre sembró durare un'eternitá. Quando le convulsioni diminuirono gradatamente, tirarono un sospiro di sollievo. Senza parlare guardarono Chiwy privo di sensi, senza sapere cosa fare. Lentamente si riprese, avvertendo una sensazione di trambusto intorno a se. Mise a fuoco
l'ambiente circostante e si trovó su di un'ambulanza, con gli occhi neri di Maurizio che lo guardavano, e qualcuno che continuava a fargli domande. Sentiva come se al posto del cervello avesse un gomitolo di fili multicolori ingarbugliati tra di loro. Non era in grado nemmeno di tramutare in parole ció che aveva nel cervello...... figurarsi il capire le domande in tedesco. Ricambió lo sguardo di Maurizio, sperando che lui capisse che non riusciva a proferire parola. Questi gli batté qualche pacca rassicuratrice. Dopo prese a dialogare con gli operatori dell'ambulanza. Dopo qualche minuto si chinó su di lui, dicendogli "Ti portano all'ospedale per farti qualche esame e qualche visita, in ogni caso oggi non saresti in grado di lavorare. Passo piú tardi a vedere come stanno le cose". Dopodiché si congedó. Entrando in gelateria vide che Alessandro e Gabriele erano ancora tremanti. E quest'ultimo si era bevuto il bicchiere d'acqua e zucchero che aveva preparato per Chiwy.
Nel corso della giornata lentamente gli tornó la memoria sugli ultimi avvenimenti: la serata brava, la nottata col collega, il risveglio....! E si sarebbe veramente preso a ceffoni da solo per la sua stupiditá. Tutto quel casino per cosa poi....? Per un uomo visto due volte. Tutto quello che aveva patito nell'ultimo anno con un uomo sbagliato non gli aveva insegnato nulla. Aveva messo in serio pericolo la sua situazione sul lavoro, aveva sicuramente
precluso l'amicizia con Alessandro, in ogni caso le cose non sarebbero state piú le stesse..... non sapere piú da dove iniziare a sbrogliare la matassa. Aveva cambiato aria per evadere dai suoi problemi e se ne creava di nuovi da solo. Mentre gli sembrava di affondare in tutti questi pensieri entró Maurizio. Nonostante fosse come sempre gioviale e sorridente, Chiwy fu intimorito dal suo arrivo, temendo un tremendo cazzietone. Gli si sedette accanto e lo guardó con aria interrogativa. "Hai giá parlato coi dottori?" ruppe il silenzio imbarazzante Chiwy. "Si" rispose "non potendo parlare con te, visto che non conosci la lingua hanno parlato con me. Spero che non ti infastidisca la cosa...." "Non penso di essere nella posizione di poter dire cosa mi possa infastidire o meno" "Giá....." continuó Maurizio "ci sono un po' di cose di cui dobbiamo parlare. Ma intanto possiamo andare a casa. I dottori hanno fatto tutte le visite ed hanno detto che puoi uscire. Cosí in stanza sei piu rilassato." "Ho ancora una stanza?" chiese Chiwy "Secondo te ti sbatto fuori su due piedi per dei problemi di salute? Per che persona di merda mi hai preso?" Chiwy accennó un lieve sorriso, mentre si preparava. Quando arrivarono nella stanza, Maurizio si guardó intorno, con un espressione come se sapesse bene cosa aspettarsi, anche se non aveva mai visto come l'aveva sistemata Chiwy. Risaltavano appese al muro, accanto al letto, tutta una serie di foto di John Belushi scaricate da internet e stampate. "Beh, é l'uomo dei miei sogni" commentó Chiwy, notando la curiositá di Maurizio.
Questi sorrise "Allora é meglio che mi metto a dieta o gli rubo il podio" "No, non temere...... nessuno lo toglierá mai dal suo primo posto". Sul davanzale della finestra un lungo vaso pieno di gerani di ogni colore rallegravano l'ambiente, cosí come una piccola pianta di rosa bianca sulla scrivania. Questa era piena di quaderni, penne, foglietti d'appunti; oltre naturalmente al computer. Il tutto era pulito ed ordinato, a differenza delle stanze dei colleghi. "Che ti hanno detto i dottori?" ruppe il ghiaccio Chiwy "Eh...? Ah, si..... in parole povere che hai passato una serata di merda" "Come, scusa?" "Tu l'altra sera hai bevuto parecchio e fumato erba. E tu sei distante anni luce da questo tipo di persona. Anche perché se fossi un consumatore abituale di alcool o canne si noterebbe. Peraltro un epilettico dubito che abuserebbe di certe cose. Quindi sono arrivato alla conclusione che é successo qualcosa" Chiwy rimase senza parole da questa esatta diagnosi della situazione di Maurizio. "Oltre al gelataio fai anche l'investigatore?" "No.... semplicemente sono intelligente!" "Fanculo la modestia....!" fu l'esclamazione ironica di risposta. "Veniamo a noi, ora....." continuó il titolare "ovviamente non ti posso licenziare, innanzitutto per motivi legali e poi perché sei un valido dipendente. E poi perché non é corretto. Anche se ti sconsiglio di abituarti troppo alla correttezza, se andrai avanti nel mondo del lavoro degli italiani in Germania. Ad una condizione, comunque. E non come datore di lavoro, ma come amico. Se ti vedo solo una volta con un bicchiere di alcool in mano ouna canna ti tiro tanti calci nelle palle, che te la faccio venire io una crisi.....!"
"Ok..." rispose Chiwy, troppo intimorito e felice al tempo stesso per dire altro. "Bene" riprese l'altro "vedo che ti é tornato il buonsenso dopo una serata di pazzie." Si avviarono poi insieme alla gelateria, per rassicurare i colleghi sulle condizioni di salute del collega. Alessandro e Chiwy si guardarono imbarazzati, a malapena accennando un saluto. L'imbarazzo era quasi palpabile tra di loro.
Purtroppo Maurizio ebbe una malsana idea per i due. Rivolto ad Alessandro disse "Accompagnalo al ristorante in macchina, e fagli prendere qualcosa da asporto. Con quello che paghiamo di cassa mutua dovrebbero rimpilzare la gente.... e invece gli fanno fare la fame negli ospedali.....". In macchina ci fu un gelido silenzio, nonostante Chiwy sapesse che doveva dire qualcosa..... ma non sapeva cosa. Tentó con la cosa piú banale e stupida che gli potesse venire in mente "Mi dispiace per quello che é successo" Alessandro lo guardó di sfuggita ed ironizzó "Mai nessuna donna me lo aveva detto....!" "Hai capito quello che voglio dire" riprese il primo. "Si... si..... ho capito..... ma perché gli dai cosí tanta importanza? Io ero talmente fuori che mi ricordo ben poco. E poi, qualsiasi cosa sia successa, é stata solo una trombata. Con tutte quelle che mi son fatto nella mia vita, dovrei essermi tagliato le vene." Chiwy comprese che il collega era talmente cinico, o almeno faceva credere di esserlo, da non farsi intaccare da quell'avvenimento. "Siamo amici" riprese l'altro "se una serata trasgressiva, in tutti i sensi, deve
intaccare la nostra amicizia..... allora bisogna rivedere il significato di questa parola,"Sono tutti quanti preoccupati, da quando l'hanno saputo mi continuano a mandare messaggi per avere notizie." Edward aveva, nel gruppo, la funzione di gazzettino, forse perché la riservatezza non era certo la sua dote predominante. "Sono tutti ansiosi di vederti... Senti facciamo stasera..... Ci troviamo al Blue Moon". Egli stesso aveva preso la decisione e l'aveva quasi imposta, non lasciando all'amico confuso nemmeno il tempo di mettere a fuoco ció che gli era stato detto. Mentre gli consegnava il cartone con la pizza, giá stava facendo il tamtam col cellulare per avvertire il gruppo. Per fortuna quel giorno finivano tutti relativamente presto di lavorare, quindi alle nove di sera erano giá tutti al bar. Il Blue Moon era un bar tendenzialmente frequentato da gay e lesbiche. Ma spesso si aggregavano anche persone eterosessuali, per la musica, per l'ambiente elegante illuminanto da tante Lune Blu, che gli davano un aria particolare. E comunque chiunque lá dentro porteva avere la possibilitá di conoscere qualcuno di interessante. Chiwy riconobbe il gruppo di amici nel tavolo piú numeroso e li raggiunse. Non avrebbe comunque potuto non notarli, in quanto Edward, quando lo vide intrare, si alzó in piedi chiamandolo a gran voce, sventolando una mano ed ancheggiando. Degli altri ormai piú nessuno faceva caso alla sua teatralitá. La serata trascorse
in allegria, tra le domande dei colleghi, i consigli, le rassicurazioni, le curiositá. I ragazzi avevano portato i loro partner del momento, i quali vennero presentati anche a Chiwy. Questi rimase shockato nel vedere la compagna di Lola, praticamente un donnone sui 30 anni, coi capelli biondo platino su una carnagione mulatta, tagliati cortissimi.Con dei modi e degli atteggiamenti che, chi non avrebbe saputo che era una donna, l'avrebbe comodamente scambiata per uno scaricatore di porto. Guardava la piccola e minuta Lola, vicino a questa montagna, e non riuscí a nascondere la meraviglia. Quando arrivarono al turno della presentazione del compagno di Edward, questi lo presentó come "das Angebot der Woche" (l'offerta della settimana) ridendo poi sguaiatamente. Gli altri lo guardarono ammutoliti per il suo tatto, per poi passare al boy di Massimo, che fisicamente incarnava benissimo ció che questi cercava: la perfezione. Un incarnato ambrato su due occhi verdi, che sembravano due smeraldi. I capelli selvaggi e neri che gli scendevano sulla fronte. Maglietta attillata e jeans a vita bassa stretti al punto giusto per far risaltare la perfezione del suo corpo né troppo muscoloso, né troppo magro. Il classico bellissimo che, purtroppo, sapeva di esserlo. Maverick, invece, sfoggiava accanto a se il classico ragazzo della porta accanto. Talmente timido che avrebbe voluto sprofondare nella poltrona dalla vergogna, quando venne presentato. Chiwy..... avrebbe voluto anche lui essere con qualcuno, ma per fortuna gli amici evitarono effusioni per non farlo sentire in imbarazzo.
Passó quindi una serata in totale spensieratezza ed allegria. Finché venne l'ora di ritirarsi. E dopo i saluti vari, visto che Lola andava nella stessa direzione, con la sua ragazza dal momento che avrebbe dormito da lei, si avviarono assieme.
Lola, o come dicevan tutti Lolita, aveva una storia forte e massacrante alle spalle. Era ella vittima del proprio nome ed ancor piú del proprio soprannome. Cresciuta orfana di madre, da quando aveva 8 anni, nell'etá dei primi batticuori si rese conto che il suo pulsava per il suo stesso sesso. Ma non ne fece mai un dramma o ragion di vergogna. Crebbe con questa consapevolezza, ed ebbe la spensierata adolescenza di qualsiasi altra adolescente, se non fosse stato per la mancanza della madre. Fino all'arrivo della matrigna in famiglia. Dapprima fra le due ci fu un rapporto estremamente conflittuale. La nuova arrivata, con i suoi 120 kg, i suoi modi rudi ed arroganti, la sua malignitá che faceva proprio parte del suo essere, mal sopportava la beltá di Lola, il suo corpo perfetto da 18enne.... ed ogni occasione per poterla maltrattare la coglieva al volo. La giovane, dal canto suo, non capiva come il padre, titolare di una delle piú grandi imprese edili della loro cittá, ancora un uomo piacente peraltro, potesse accontentarsi di una donna simile. Sennonché una mattina Lola venne svegliata alle 5 dal padre che chiudeva la porta per avviarsi al lavoro. Assonnata e con una t-shirt di qualche misura piú grande si diresse verso la cucina per prendere un bicchiere di latte freddo.
Venne udita peró dalla matrigna, che la raggiunse in cucina per riprenderla aspramente. La penombra della cucina e la tenue luce del frigo aperto rendeva Lola ancora piú irresistibilmente accattivante. La donna decise che era giunto il momento di prendersi ció che da troppo tempo bramava. Inizió un feroce battibecco, fatto di insulti, rinfacciamenti, volgaritá, finché alla matrigna cadde la maschera. Prendendo a forza la giovane la fece inginocchiare e.... tra un insulto, un ordine, un comando ne fece il proprio giocattolo sessuale. Lola era dapprima disgustata, non solo da quella donna, ma dalla situazione che le sembrava un abominio. Tentó in ogni modo di resistere, finché la matrigna le ringhió contro "Senti stronzetta, sai quanti orgasmi ho dovuto fingere per arrivare a te? Quindi vedi di smetterla perché tanto non hai possibilitá di difenderti!" Ma per quanto cercasse di resistere anche a se stessa, la dominazione di quella donna, la cattiveria anche sul piano sessuale.... la rendevano schiava consenziente. Dopo quella prima volta passarono altri mesi ed altre molteplici volte. La nostra Lolita era ormai imprigionata in una situazione che da una parte la disgustava, perché era cosciente del male gravissimo che stava facendo all'inconsapevole padre. Ma d'altra parte si scoprí presto perfetta in quel ruolo di schiava sessuale a cui la matrigna la obbligava quando il padre era assente. Finché un giorno trovó il coraggio di dire basta, pur non trovando la forza di dire la veritá al padre. Mentre loro erano fuori
per delle commissioni che li avrebbero tenuti occupati a lungo, preparó un borsone di vestiti ed effetti personali, si precipitó in stazione e prese il primo treno per Berlino, sola andata. Mandó un solo messaggio al padre, sul cellulare. "Addio". Scritto apposta perché questo non pensasse ad un incidente grave o qualcosa del genere. Quando il treno partí da Assisi, lei era in bagno a vomitare tutto il passato. Non voleva piú saperne...... non voleva piú che esistesse. Peccato che non era ancora consapevole che nelle sue future amanti e partner avrebbe poi sempre cercato chi le ricordasse la matrigna. Come fisicitá, come ruolo sessuale....., come tutto. Ma almeno non sarebbe sprofondata nell'inferno che l'aveva accompagnata nei mesi passati.
Luglio era tremendamente afoso quell'anno, ed i nostri amici potevano trovare un po' di refrigerio solamente una volta alla settimana, quando riuscivano a organizzare i loro giorni liberi per poter andare tutti assieme in piscina. Chiwy aveva preso un po' le distanze da Alessandro, anche se nemmeno lui sapeva bene il motivo. Preferiva comunque nel giorno libero poter frequentare persone che non vedeva anche sul posto di lavoro.
Chiaccherando del piú e del meno, mentre con occhio ammirato studiavano i fusti in costume che li circondavano, Chiwy espresse il desiderio di poter prendere un alloggio in affitto. "Voglio iniziare a distaccarmi un po' dalla gelateria, rendermi indipendente dimodoché possa trovarmi qualcos'altro ed andare avanti". Massimo condivise in pieno.
Lui stesso aveva iniziato come banale portapiatti in una trattoria, dove l'alloggio che gli fornivano poteva essere paragonato ad un pollaio. Ed ora era cameriere di un albergo che possedeva filiali in tutta Europa. "Se rimani in quell'alloggio sarai sempre vincolato a loro; peraltro sará un problema quando d'inverno la gelateria chiude!" aggiunse saggiamente. "Nel nostro condominio c'é sempre qualcosa di libero, potremmo vedere" disse Maverick pigramente. "Sarebbe una figata....... tutti assieme" esclamó Edward battendo le mani allegramente. La soluzione sarebbe stata perfetta anche per Chiwy, almeno non si sarebbe sentito tanto solo, coi suoi amici come condómini. In capo ad una settimana, nemmeno, Lola si presentó raggiante in gelateria. "Ehi, bellezza, quando riesci a fare pausa?" "Se vuoi anche ora, posso assentarmi un'oretta, perché?" "Sorpresa...!" rispose la ragazza misteriosamente. Chiwy si mise d'accordo coi colleghi e seguí Lola, la quale parlava al telefono. In una decina di minuti arrivarono al complesso residenziale in Bartningalle. Un giovanotto le accolse ed le accompagnó al sesto piano. "Un alloggio libero, ho subito contattato l'amministratore e preso un appuntamento mentre venivamo qua" disse Lola. Chiwy era senza parole dalla sveltezza dell'amica. Giusto una settimana prima ne parlavano ed ora.... lei era passata direttamente ai fatti. Si innamoró immediatamente dell'alloggio. Era perfetto per lui. Giá si immaginava lá dentro, mentre discuteva i dettagli sulla cauzione ed i documenti necessari. Per fortuna aveva un bel
gruzzolo da parte, che gli avrebbe permesso di prenderlo al volo senza dover chiedere prestiti o aiuti.
Con aria soddisfatta tornó in gelateria, dando la bella notizia a Maurizio. Il quale era da una parte compiaciuto, ma al contempo dispiaciuto perché sapeva che comunque quello segnava l'inizio per la dipartita di Chiwy dalla gelateria. Quantomeno per l'anno successivo. Ma con un bel sorriso si complimentó "Tu farai strada, sicuramente! Congratulazioni!"

Con grande stupore di tutti il primo complimento arrivó proprio da Massimo, in genere molto restío in questo genere di convenevoli. Al primo raviolo esclamó "Io non amo fare i complimenti (per l'appunto!), ma.... cacchio.... sono la fine del mondo!" Lola gli fece eco "Mai assaggiato nulla del genere....; hai le mani d'oro con la pasta!"Con molta modestia Chiwy ringrazió sorridendo ed arrossendo. "Lavora su questo" aggiunse Maverick "é un talento che non devi sprecare" "Dio, sarebbe veramente un sogno" sospiró Chiwy "aprirmi un negozietto di pasta fresca col mio piccolo laboratorio!" "Purtroppo finché avrai a che fare con datori di lavoro italiani rimarrá solo un sogno. Non ti permetteranno di volare con le tue ali!" commentó Massimo. O sarebbe piú opportuno dire che profetizzó. "Gia" aggiunse Edward "finché lavori per loro sfrutteranno questa tua capacitá per il loro guadagno; ma non ti permetteranno mai di volare troppo in alto. Né tantomeno di farti rendere pienamente conto delle tue capacitá." "Giá..... vorrebbe dire doverti pagare di piú" concluse Massimo. "Ragazzi, ma non dovrebbe essere una festa?" interruppe Lola che notó che il discorso aveva preso una piega troppo pessimistica, seppur realistica. "Davvero" le diede ragione Chiwy "so benissimo di che pasta sono fatti i ristoratori di qui.... ma ora pensiamo a gustarci la cena e divertirci. Se proprio volete, potete continuare con i complimenti!"
al che tutti esplosero in una risata collettiva. La sera, col suo "piú bel chiaro di luna" scese sui nostri ragazzi, tutti con tanta motivazione, con tanta voglia di fare qualcosa di sensato nella propria vita, di lasciarsi alle spalle i problemi del passato. In quel momento avevano piú che mai voglia di divertirsi. Erano diversissimi tra loro, ma proprio per questo motivo uniti. Mangiando si raccontavano ridendo anedotti divertenti della propria vita. Ora che erano tutti condómini si sentivano piú che mai una famiglia, e Chiwy poteva permettersi di sentire meno forte la nostalgia dei suoi cari in Italia. Poco gli importava se l'arredo del suo nuovo alloggio fosse ancora molto spartano. Lui lo vedeva come un punto di partenza. In pochi mesi, anche con parecchia fortuna e l'aiuto della carissima amica Lola, era riuscito a trovare casa, nello stesso palazzo in cui abitavano i suoi amici piú stretti.
Prima di passare alle pesche ripiene, siccome erano tutti estremamente sazi, optarono per un break per poter vedere l'alloggio.
I vani erano molto spaziosi e luminosi, ed un balcone collegava le finestre di tutte le stanze, con grande gioia di Chiwy che giá prevedeva una miriade di piante. I mobili erano effettivamente molto ridotti. Una brandina ed un armadio di tela nella camera da letto, un tavolo e delle sedie nell'ampio soggiorno, che successivamente sarebbe stato
diviso da un divano, quando avrebbe potuto comprarlo. Solo la cucina era completamente fornita di elettrodomestici, forniti dal padrone di casa. Il bagno, pure molto luminoso, ospitava una grande vasca da bagno.
Mentre mostrava la casa agli amici, Chiwy aveva gli occhi che gli brillavano per l'emozione. Tutti gli altri, pur avendo giá tutti un appartamento simile nel medesimo palazzo, non poterono non essere felici per il passo avanti del loro amico. Mentre successivamente ognuno gustava con estasi le pesche ripiene agli amaretti, Edward, con la sua innata classe, esclamó ".... quasi meglio di un orgasmo...!"
La calda estate lasció dolcemente il posto ad un coloratissimo autunno. Le t-shirt erano ormai sparite, sostituite da felpe e giacche di jeans. Una lieve brezza accarezzava Lola e Chiwy, a passeggio nel parco, facendo loro piovere addosso alcune foglie che si arrendevano all'imminente riposo invernale degli alberi. Lola gli raccontava la sua storia, che abbiamo citato pocanzi, molto sommensamente, quasi temendo un suo giudizio. Chiwy si rese conto che non erano poi molto dissimili. "Secondo me non hai te la colpa di quanto é accaduto!" commentó "Anzi, hai trovato il coraggio di dire basta ed andartene. Penso che la colpa sia di lei e di tuo padre, che indirettamente lo ha permesso!" "Ma lui mica sapeva di questa situazione...." "Giá, ma lui ha permesso dall'inizio che lei ti mancasse di rispetto e che prendesse il sopravvento su di te." Effettivamente anche Lola dovette riconoscere che era vero. Quante volte lui aveva taciuto di fronte allo spettacolo di quella donna che la umiliava verbalmente! Poteva permetterlo su se stesso, ma
non aveva il diritto di permetterlo su di lei. Lola confessó che si sentiva ancora in colpa per il forte legame e la passione che la legava ancora a quella donna demoniaca. "In colpa per cosa? Sempre supposto che sia veramente amore.... pensi che sia peccato esserne vittima?" Chiwy conosceva bene la parola "matrigna" ed aveva imparato ad odiare quella figura. Sapeva che non solo nelle fiabe della Disney le matrigne erano le antagoniste per eccellenza, ma anche nella vita reale. Aveva imparato che quel termine era sinonimo di invidia e di gelosia, perché in fondo erano sempre quelle "venute dopo". Da ció si intuisce che anche lui aveva avuto a che fare con una matrigna. Seppure non in maniera tragica come l'amica. Ma pur sempre odiosamente. Era piccolissimo quando i genitori divorziarono, e pur rimanendo affidato alla madre ed al nuovo compagno, sporadicamente passava del tempo col padre. Ed ogni volta questi era con una donna diversa, tanto che il ragazzo le descriveva come "l'offerta della settimana". Finché un giorno lui si accoppió (termine ben coniato, vista la situazione) con la versione umana della matrigna di Cenerentola. Stessa superbia, stessa crudeltá. stesso cinismo. Solo piú brutta. Le sorellastre sarebbero arrivate dopo. Dopo vari tentativi delle assistenti sociali di avvicinare il ragazzo al nuovo nucleo famigliare, Chiwy decise non solo di non farne parte, ma che come padre sarebbe stato piú degno il compagno della madre. E cosi fu.
Per queste vicissitudini Lola e Chiwy avevano molto in
comune, seppur lei fosse stata piú sfortunata e gli eventi nefasti l'avessero obbligata ad essere piú forte.
Intanto anche la gelateria si preparava al riposo invernale. Il lavoro era visibilmente calato e Maurizio voleva chiudere entro fine settembre. Quindi negli ultimi giorni cercavano di esaurire le ultime riserve, evitando di fare altre scorte. Dopo la chiusura seguirono un altro paio di giorni di pulizia a fondo, in cui l'atmosfera era molto gogliardica. Musica a tutto volume, Gabriele che era piú fuso del solito, dal momento che poteva fumare (non sigarette) quasi ininterrottamente, Alessandro che giá pregustava l'inverno con la sua famiglia in Italia, Maurizio che voleva solo staccare la spina. E Chiwy? Niente vacanze per lui, o almeno non piú di una settimana. Il ristorante presso cui la gelateria andava a mangiare aveva deciso di assumerlo come cameriere. Con grande gioia di Edward che giá prevedeva un lavoro piú leggero e meno stressante con l'amico come collega.
Chiwy aveva inoltre mantenuto qualche fugace rapporto con Sasha. Non parlando di sentimenti o relazione seria, mantennero il tacito accordo di rimanre "trombamici". Anche se Chiwy trovava alquanto strana questa situazione. Se due persone sono amici e fanno sesso allora sono da definirsi una coppia, pensava.
Ragionava ancora con la mentalitá di un piccolo paesino, non paragonabile ad una cittá aperta come Berlino, che aveva addirittura un quartiere gay. Comunque trovava meraviglioso, dopo che avevano fatto sesso, poggiare la testa sul suo petto e sentire il suo cuore che lentamente tornava al battito normale, mentre Sasha gli accarezzava i neri capelli. Tramite i vari siti conobbe anche altri uomini, piú o meno adatti a lui. Non immaginava che fosse cosí.... indefinibile.
Vai al supermercato, guardi lo scaffale, la marca di pasta che preferisci e la metti nel carrello. Uguale. Entri nel sito, guardi la marea di profili, scegli quello che piú ti aggrada....! Poi ci sono peró anche le checche isteriche che se non gli piaci ti coprono di insulti. "Come ti permetti a dirmi che son figo? Non hai letto i miei parametri di ricerca? Ti sei rincretinito o non sai leggere?" al che Chiwy ironicamente pensava che cosa sarebbe successo se anziché un complimento gli avrebbe mandato un insulto. Poi c'erano anche quelli che dopo qualche settimana di chat in cui lo coprivano di complimenti per la sua bellezza, arrivando anche a scrivergli i dettagli bollenti di un eventuale incontro.... sparivano. Immancabili quelli che "non sono gay, sono anche sposato e con famiglia, ma da circa 10 anni sto cercando nuove esperienze". Un mondo parallelo, variopinto, con tutte le sue sfacettature, le sue stranezze e le antipatie interne. E stava lentamente imparando a conoscerlo, coi suoi controsensi. Dedusse che non era poi tanto differente dal mondo etero.
L'arredamento del suo alloggio procedeva anche in modo soddisfacente. Facendosi trasferire i soldi dal suo conto in Italia aveva potuto comprare qualche mobile in piú e soprattutto piante.... piante... piante!
E, cosa piú importante, quasi tutti conoscevano ormai la sua pasta e i suoi dolci. Potendo avere una cucina per se, nei giorni liberi si era buttato a sperimentare nuovi ripieni per i ravioli e nuovi dolci per poi proporli come assaggio ad amici e conoscenti. Ovviamente con grande successo.
Gianni, il titolare del ristorante, un giorno si sedette al tavolo con lui, mentre mangiava. "Allora, che fai quando chiude la gelateria? Torni in Italia o resti in zona?" chiese. "Credo che dovró rimanere qui e anche trovarmi un lavoro." rispose il ragazzo "ho un affitto da pagare e comunque la gelateria é stata solo un punto di partenza." "Come te la cavi in sala? Io d'inverno ho piú lavoro, ho sentito parlare bene di te e quantomeno saresti tra gente che giá ti conosce." "Ho giá lavorato in sala, comunque se vuoi puoi provarmi. Dammi solo qualche giorno di tregua dopo la chiusura." Questo era stato il dialogo che Chiwy aveva avuto fortunosamente con il titolare del ristorante dove andavano a mangiare. Dialogo molto pericoloso, perché Chiwy non sapeva ancora che nonostante Gianni fosse sposato e con figli, gli piaceva ogni tanto intrattenersi nelle cantine coi
giovani del personale. E la frase "...se vuoi puoi provarmi...." fu per lui come un invito a nozze.
I primi giorni furono un successone. I clienti lo apprezzarono giá da subito, per il suo modo di fare amichevole ma con rispetto. A differenza di Edward che con la sua invadenza a volte diventava troppo assillante. Gianni lo guardava compiaciuto per la scelta, ma lo osservava anche come un animale predatore faceva con la preda. Chiwy aveva fascino e piaceva alla gente. Doveva essere in suo potere in ogni senso. Dal canto suo, Chiwy, non vedeva il datore di lavoro sotto un aspetto sessuale, non conoscendo la sua doppia vita. Seppur con il suo peso eccessivo normalmente sarebbe rientrato nei suoi canoni di preferenza. Ed essendo un datore di lavoro, gestiva i dipendenti con un carattere molto autoritario. Chiwy era spesso l'ultimo ad andare via e si trovava sempre da solo nello spogliatoio. Gianni decise che quello era il momento adatto. Chiuse la porta del locale e scese negli spogliatoi. Chiwy era in slip quando sussultó accorgendosi della presenza del titolare dietro di lui, che lo guardava in maniera strana. Ricambió lo sguardo ma con aria interrogativa, non capendo cosa stesse per succedere. Vedeva quell'omone pelato e grasso che si avvicinava, toccandosi e facendo intravedere attraverso i suoi pantaloni la sua eccitazione. Vedeva quegli occhi che lo fissavano come se volessero ipnotizzarlo e ridurlo in suo potere. "Inginocchiati" ordinó sibilando.
Chiwy ubbidí, e per buona parte della notte fu il giocattolo sessuale del proprio datore di lavoro. Quando uscirono dal ristorante questi gli disse soltanto "Domani hai il giorno libero" e se ne andó. Prima di addormentarsi Chiwy si masturbó altre due volte ricordando ogni dettaglio di quell'incontro.
Edward era ben lontano dall'immaginare il perché nelle ultime settimane il datore di lavoro non si era piú intrattenuto con lui. A differenza di Chiwy lui sapeva benissimo sfruttare la situazione. Piú mance, piú libertá sul lavoro..... Chiwy invece subiva passivamente il suo ruolo di sottomesso sessuale, ritenendo che giá quello fosse un premio. Non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello di chiedere qualcosa per quelle prestazioni. E per questo motivo Gianni concentró le sue attenzioni su di lui. Era ubbidiente, faceva qualsiasi cosa gli venisse ordinata e non aveva esigenze strane. E soprattutto era discreto.
Fino a quando una sera Gianni, nella fretta, chiuse male la porta del ristorante ed Edward dimenticó la camicia sporca. Trovó strano vedere tutto spento ma la macchina del titolare ancora parcheggiata. Entró nel ristorante buio e a memoria si diresse verso la scala che portava agli spogliatoi. Qui sentí la voce di Gianni che impartiva ordini e insultava raucamente. In silenzio scese, trattenendo il respiro ed aprí la porta.
Chiwy in ginocchio deliziava il padrone (in ogni senso) con una pratica sessuale molto in voga tra i gay. Edward rimase stupito a guardarli. Questi due lo guardarono a loro volta. Chiwy si rivestí in fretta e scappó dal locale, in preda alla vergogna. Gianni aggredí verbalmemte Edward, il quale dopo uno sproloquio fatto di insulti e urli rispose balbettando "Avevo dimenticato la camicia!"
Chiwy non immaginava nemmeno lontanamente che per Edward quello che aveva visto quella sera era nella norma. Arrivato a casa si fece tremante una doccia, per lavarsi di dosso la vergogna e l'imbarazzo che provava. Dopo un po' sentí il campanello. La voce di Edward bisbigliava da fuori "Ehi, apri.... voglio vedere come stai.....". Chiwy apri la porta e l'amico si accomodó. Ovviamente bisogna contare che trattandosi di Edward che dava consigli, qualsiasi legge della morale veniva stravolta. Quando Chiwy comprese che questa era una cosa abituale in quel locale, quasi non gli prese un colpo. "Ma tu non sai sfruttare la situazione" esclamó Edward. "Sfruttare..... come....?" "Tesoro, soldi.... posizione.... libertá.... Il sesso é sempre stata la chiave che apre ogni porta." Nel suo cinismo aveva comunque ragione. Solo che per attuare queste cose bisognava avere la sua mentalitá arrivista. "Non siamo strapagati" riprese "e dobbiamo sopravvivere con 1400 euro per 12 ore al giorno di lavoro. Per non parlare di quanto siamo dichiarati sulle buste paga. Qualsiasi cosa facciamo, sará sempre poco rispetto a quello che fanno loro.
Mentre tu ti fai scrupoli per non approffittare della situazione, lui deve decidere se venire a lavorare con il Suv o con l'Audi. Perche credi che io faccio anche sesso a pagamento?" "Tu ti prostituisci?" "Certo. E non mi vergogno a dirlo. Perché il mio magnaccio e come se fosse Gianni. Se lui pagasse il giusto e non ci sfruttasse, io non avrei bisogno di fare pompini a 50 €." La schiettezza ed il malcelato astio con cui parlava Edward lasciava Chiwy sbigottito. Peró non riusciva a dargli torto. Se sul piano etico quello che faceva era sbagliato, sul piano razionale no. Solo che era troppo, per una mentalitá ancora ristretta come quella di Chiwy. Pur avendo letto e studiato, gli mancava la pratica nel mondo. Gli mancava il constatare che il personaggio all'apparenza negativo (in questo caso Edward, un giovane che si prostituiva) non era sempre peggiore del personaggio all'apparenza positivo (come Gianni, titolare di un bel ristorante, padre di famiglia, bonario coi clienti). Oltre la facciata le cose erano spesso capovolte. Come in quel caso.
Era comunque stata una serata troppo intensa per Chiwy, il quale congedó l'amico che gli consiglió uscendo "Sfruttalo, come lui sfrutta te."
Chiwy non seguí questo consiglio. Fece solo una richiesta. Introdurre la sua pasta nel locale. Gianni finse incertezza, ma sapeva bene che sarebbe stato perfetto per lui. Non solo Chiwy non stava sfruttando la situazione come avrebbe fatto Edward, ma addirittura si proponeva per lavorare di
piú, e senza costi aggiuntivi. Inoltre conosceva anche lui la pasta fresca di Chiwy. Rimase a fissarlo in silenzio, per tenerlo sulle spine, poi disse "Ok, ma la farai nel tuo giorno libero, la fornitura per tutta la settimana!" Chiwy sapeva che sarebbe stato un immenso sacrificio, soprattutto nei mesi invernali in cui le cene aumentavano anche per via delle feste. Ma sapeva che era la sua passione. Sapeva che sarebbe stato un gradino per esaudire il suo sogno. Sapeva che sarebbe stata l'opportunitá per far conoscere la sua pasta. "Oh grazie.... non te ne pentirai.... lo giuro...." esclamó pieno di gioia. "So che non me ne pentiró, altrimenti non ti avrei permesso di farlo. In quanto al grazie..... mi ringrazierai stasera dopo il lavoro" fu la risposta fredda di Gianni. '
L'esordio della pasta di Chiwy fu un vero successo inaspettato, specialmente per lui stesso. Per non partire di presunzione optó per i classici ravioli ripieni di ricotta e spinaci, con un impasto verde, ottenuto con una purea di spinaci. Addirittura Gianni, quando li assaggió, non riuscí a nascondere un'espressione meravigliata e compiaciuta. Lo chef di cucina, Ivo, guardó Chiwy con meraviglia ed entusiasmo, inondandolo di complimenti. Questo, con la sua innata modestia, cercó di frenare tutti quei complimenti. "Sono solo dei ravioli tradizionali" sorrise arrossendo. "No" lo corresse Ivo "questi sono dei buonissimi ravioli tradizionali. Si sente il sapore di ogni ingrediente. Nulla a che vedere con
quelli che compriamo sempre." Gianni capí che in quell'occasione non sarebbe stato opportuno fare il cinico spietato come sempre. Ma il massimo che riuscí a dire fu "Ogni settimana tu progetterai un tipo di pasta e con Ivo ti metterai d'accordo per un condimento adatto." Quella era la sua maniera di dire che approvava. Non era cattivo. Aveva avuto delle circostanze che lo avevano reso cosi. Un po' strano, come lo definiva Chiwy. Una merda d'uomo, come lo definiva Edward. Questione di punti di vista. Cresciuto senza sapere chi fosse suo padre, bullizzato dai ragazzi piú grandi. Spesso obbligato da loro a soddisfarli in qualche giochetto strano di cui ancora non capiva la funzione. Ma una volta adulto emigró in Germania e mise su famiglia per dimostrare.... non sapeva nemmeno lui che cosa e a chi. Ma il suo desiderio di rivalsa veniva fuori quando bullizzava sessualmente chi riteneva un suo sottoposto. Come i bulletti di quartiere fecero con lui a suo tempo. Non si poneva tante domande al riguardo. Se ció nascondesse una sua eventuale omosessualitá latente o cos'altro potesse significare. Gli interessava godere, e farlo sfoggiando il suo potere era per lui il modo migliore per raggiungere l'orgasmo.
Ivo chiese a Chiwy se avesse qualche condimento da proporre. "Uno chef uscito dalla scuola alberghiera che domanda a me un idea per un condimento" rise Chiwy "il mondo va al contrario." "Beh, sei te l'artista in questo caso, quindi sta a te la prima proposta" rispose il cuoco sorseggiando il suo caffé. "Mi piacerebbe.... qualcosa di classico, ma particolare..." pensó ad alta voce "....tipo.... un
sugo di pomodoro molto delicato, arricchito con qualche pomodoro cigliegina...." "Poche idee, ma azzeccate" si complimentó Ivo. "... ed un piccolo ciuffo di basilico come decorazione." "La riscoperta della genuinitá delle cose semplici" si complimentó lo chef. Quando Gianni si trovó di fronte la prova del piatto che avevano fatto, faticó parecchio a mantenere la propria freddezza. I ravioli disposti a sentiero risaltavano nel leggero sugo, da cui facevano capolino un paio di pomodorini ciliegina ed il tutto decorato da un grazioso ciuffetto di basilico ed una leggera nevicata di parmigiano. Era bello. Era meraviglioso, in tutta la sua semplicitá. Un malcelato sorriso figuró in quel viso sempre serio ed altezzoso. Ma quando assaggió il primo raviolo, ogni sua difesa per qualche istante vacilló. Chiuse gli occhi, godette di quel sapore in cui rivedeva tutte le cose belle che aveva dimenticato. Ora invece per qualche istante riaffiorava tutto. Ma aveva paura di ció. Seppur gli piacessero quelle emozioni, aveva paura di rendersi troppo vulnerabile. Ma mentre cercava di ricomporsi da quel brevissimo istante, dovette rischiararsi la voce per non balbettare. "Promosso" accennó, mentre gustava il resto della pietanza. "Promosso?" ripeté Ivo incredulo. "Promosso" confermó Gianni, fissandolo come a dire "Quale parte del discorso non hai capito?". In tutto il tempo che il cuoco aveva lavorato per lui non aveva mai visto un piatto approvato in maniera cosí istantanea da Gianni. Sovente reclamava la decorazione, la disposizione del cibo, il condimento..... qualsiasi cosa.... purché avesse la possibilitá di reclamare
qualcosa. Stavolta invece aveva avuto quasi un atteggiamento umano. Sembrava addirittura che avesse dei sentimenti. Questo fu ció che stupí maggiormente lo chef di cucina.
Con l avvicinarsi del periodo natalizio, il ristorante ebbe bisogno di altro personale. Quindi Gianni dovette fare parecchie selezioni per trovare qualche persona di supporto. Ovviamente che non costasse tanto. Questa, tra i ristoratori italiani, era la prerogativa piú importante. Che lavorasse, che si amazzasse di ore straordinarie, ma che si accontentasse di uno stipendio minimo. E, soprattutto, dichiarato per molto meno di quanto percepisse nella realtà. Altrimenti il titolare non avrebbe potuto sfoggiare il macchinone nuovo, non avrebbe potuto comprarsi la seconda casa, o andare in ferie in qualche posto esotico. Criticavano i politici italiani, ma alla fine si comportavano alla stessa maniera, in un certo senso. Comunque la scelta per il supporto in sala cadde su un certo Francesco. Quando entrò nel locale lasciò tutti senza parole. Un truzzo, cicciottello, delle parti di Caltagirone, che definire gay sarebbe stato riduttivo. Era la caricatura di un gay. Edward in confronto era uno scaricatore di porto, seppur coi suoi modi estremamente effeminati. La cosa ridicola era che Francesco
negava categoricamente di essere gay. Nonostante i suoi volteggi in sala, i suoi urletti, il suo parlare esageratamente femminile. Il tutto stonava con i lineamenti mascolini, completi di barba incolta. Se non fosse stato per l'atteggiamento Chiwy avrebbe potuto provarci con uno così. Ma c'era qualcosa in quella persona che già dai primi momenti gli dava una strana sensazione. Un mix di invidia, affetto, attrazione e repulsione. Ma non conoscendolo non riusciva a mettere a fuoco la causa di ciò. Gianni, nonostante i suoi vizietti sessuali, lo tenne ben alla larga da sé. Non solo adesso aveva Chiwy che era praticamente la sua gallina dalle uova d'oro. Difatti lavorava sodo, alla sera lo soddisfaceva con piacere nello spogliatoio, senza ricatti o richieste particolari. Ed addirittura gli faceva della pasta che andava a ruba, senza chiedergli un centesimo. Ma Francesco era troppo pericoloso per Gianni. Un elemento del genere sarebbe stato capace di vantarsi in giro di un amplesso sessuale col proprio datore di lavoro, e ciò sarebbe stato troppo dannoso. Gianni aveva famiglia, un'attività ed una posizione. Edward, dal canto suo, vide quel nuovo arrivo come un intruso ed un rivale. Trovava quel piccolo essere stupido e grassoccio troppo pericoloso per la sua posizione di diva del locale. Chiwy era troppo discreto per ambire a tale posizione. Ma quel Francesco....! Fu così che tra i due si instaurò immediatamente una profonda rivalità, fatta di frecciatine velenose, dispetti e qualche litigio, nei quali Gianni dovette intervenire spesso in maniera drastica.
A Chiwy tutto questo teatrino pareva addirittura ridicolo. E la cosa più ridicola era che Edward, al di fuori del lavoro, avesse ancora voglia di criticare quel "prototipo di checca", come lo definiva. Chiwy rideva della situazione, commentando "Ma scusa che male ti ha fatto? In fondo se non parla, non si muove, non respira e non pensa è una persona come tutte le altre!".
Dopo questa uscita, Massimo, presente alla discussione, scoppiò in una risata che gli fece sputare la birra che stava sorseggiando.
Francesco, arrivava da una realtà dove aveva sempre dovuto negare i propri impulsi sessuali. Se si faceva qualche esperienza con qualche conoscente, questa doveva essere immediatamente esorcizzata e negata. Arrivare a Berlino e trovarsi in mezzo a tanta libertà sessuale fu per lui come approdare nel paese dei balocchi. Ma inizialmente era ancora molto restío nell'ammettere la propria omosessualità, nonostante gli atteggiamenti parlassero per lui. A completare il quadro c'era poi una frivolezza di fondo, che lo avrebbe sempre tenuto nel gradino più basso. E comunque a lui la cosa non pesava alquanto. Viveva in un albergo che alloggiava stanze mensili sottocosto, quindi non aveva spese che gli rendevano necessario ambire a qualcosa di più.
Dopo qualche settimana Chiwy, se lo accollò dopo il lavoro e lo portò al "Cave". Un bar sotterraneo, dove in una darkroom si facevano incontri gay molto bollenti con chi capitava. Era curioso di vedere come si sarebbe comportato.
Ma nelle due ore che rimasero lì, eccetto scroccare circa 30 € di bevande, non fece nulla di strano. Ma vista l'ora non poteva raggiungere l'albergo, quindi decise di rimanere a dormire da Chiwy. Il quale, non trovando altra soluzione, dovette accettare l'ospite. Quando entrò in casa non ci fu bisogno del convenevole "Fa come se fossi a casa tua". Aprì il frigo, trovò un sandwich e se lo mangiò senza nemmeno chiedere il permesso. Si accomodó nel letto, con molta invadenza e spenta la luce rimase in silenzio per qualche minuto. Dopodiché iniziò il giochetto. Iniziò a criticare il locale, quello che faceva la gente, fingendosi scandalizzato. E decise che Chiwy avrebbe dovuto essere castigato per averlo portato in quel genere di posto. Lo castigò per buona parte della notte. Quel genere di castighi autoritari che Chiwy adorava. Senza necessariamente dolore. Ma quella dominazione psicologica, che bastò a Chiwy per dissipare ogni dubbio sulla omosessualità di Francesco, caso mai ce ne fosse stato bisogno.
Nelle settimane successive Chiwy altalenó amicizia e disprezzo nei confronti del nuovo arrivato. Questo, dal canto suo, non pareva molto interessato al grado di simpatia che riscuoteva tra i colleghi del locale, né tantomeno tra gli amici di Chiwy. Il ristorante era uno dei tanti di cui era di passaggio ed il gruppo di amici.... non gli dava nulla di ció che lei desiderasse. Loro avevano tutti dei progetti futuri di lavoro o di vita.
Lui, come progetto piú prossimo, aveva di trovare una scopata, possibilmente con qualcuno che gli facesse anche qualche regalo. Questo era ció che Chiwy non tollerava nel suo subconscio. Anzi, che invidiava. Francesco poteva permettersi di vivere alla giornata. Poteva permettersi di essere nel gradino piú basso della societá. Senza progetti, senza responsabilitá, senza ambizioni. La gente in fondo non si aspettava queste cose da lui. E quindi non avrebbe deluso nessuno. A lui non interessava che la gente gli facesse un complimento per un lavoro ben svolto. Anzi, col tempo fu ben felice che la gente gli appioppasse il soprannome di "Troione", per via delle sue serate ad ammiccare tra i tassinari o i camionisti in qualche parcheggio oin qualche autogrill. Incurante dei rischi che poteva correre. Chiwy invece aveva dei progetti, la gente si aspettava che lui compisse il proprio dovere, nonostante i suoi problemi di salute. Ed era una cosa talmente ordinaria che nessuno gli diceva il tanto bramato "Bravo". Chiwy era troppo orgoglioso per accettare che qualcuno gli facesse un regalo solo per una scopata. Lui quello che voleva se lo comprava. Non riusciva a concepire quel modo di vivere, ma invidiava chi potesse farlo. Ormai si era nella settimana natalizia e Chiwy era piú che mai indaffarato quel suo giorno, che avrebbe dovuto essere libero, ma impegnato per i ravioli di Natale. Avrebbe superato se stesso. Con uno stampo per biscotti li stava facendo a forma di albero di Natale e ripieni ai carciofi.
Quindi il ripieno andava prima saltato in padella, finito di condire con l'aggiunta di ricotta e parmigiano, dopodiché ogni singolo raviolo chiuso singolarmente e messo immediatamente a congelare. Mentre, fortunatamente in anticipo sulla tabella di marcia, procedeva nella lavorazione qualcuno suonó alla porta. "Gianni?" esclamó quando aprí. "Ciao" salutó lui con aria naturale, entrando in casa, come se fosse la cosa piú naturale del mondo. "Che succede?" chiese Chiwy con aria stupita, per quella inaspettata visita. "Deve per forza essere successo qualcosa?" chiese lui, curiosando i ravioli ed assaggiando il ripieno con una ditata. "Ma.... come mai sei qui....?" incalzó Chiwy.
Effettivamente lui non si era mai presentato a casa dei dipendenti. Addirittura quando Chiwy lo aveva invitato per la cena fatta appena presa casa, lui rifiutó con distacco.
"Son solo passato a vedere come procedi con i ravioli per Natale. Manca poco, ormai ed abbiamo parecchie riservazioni!" Chiwy lo rassicuró, dicendogli che era abbastanza avanti, nonostante il lavoro fosse abbastanza lungo. Chiwy era peró troppo ingenuo per intuire la reale ragione della visita inaspettata. Ormai, anche se non se ne era ancora reso conto era l'amante. Era ció che Gianni non poteva fare con sua moglie. Era la persona che poteva dominare sessualmente anche per un'ora, mentre con sua moglie non andava oltre i 3 minuti di missionario. Ed ora Gianni voleva quello. Ed era cosciente che pure Chiwy lo desiderava.
Per piú di un'ora Chiwy ammanettato al letto soddisfó con piacere ogni capriccio del proprio padrone. Dopodiché, liberato dalle manette, guardó Gianni che si trastullava ancora nel letto, come se fosse a casa sua. Infastidito dalla situazione lo lasció solo ed andó a farsi una doccia, per poi riprendere il lavoro lasciato a metá. Nel frattempo Gianni sonnecchió per un po'. Quando si sveglió, si trascinó in cucina, dove Chiwy come una macchina continuava a fare ravioli. Non percepí peró il disappunto di quest'ultimo. "Hai del caffé?" infastidendo ulteriormente Chiwy. Questo lo guardó stupito, non tanto per la domanda (chiunque aveva del caffé in casa), ma perché aveva avuto l'educazione di chiedere. Conoscendolo si sarebbe aspettato che avesse aperto ogni barattolo alla ricerca del caffé. "Quel barattolo lí, e la moka é nello sportello sopra la cucina" rispose il ragazzo senza interrompere il proprio lavoro. Gianni mise su il caffé, poi si sedette accanto a Chiwy osservandolo mentre lavorava. "Dove hai imparato a fare la pasta?" "Ho fatto un corso professionale a Genova, anni fa". Chiwy non riconosceva quella veste al di fuori del lavoro che aveva Gianni. La sua altezzositá e la superbia avevano lasciato il posto ad una necessitá di qualcuno che dialogasse con lui. Effettivamente era una persona sola, molto di piú di quanto facesse apparire. La famiglia era per lui solo uno specchietto per le allodole, sul lavoro i suoi dipendenti o lo temevano o lo detestavano e non aveva quel che si puó dire "un giro di amici" con cui trovarsi al bar o da qualche parte.
Chiwy, che avrebbe dovuto sentirsi lusingato da tale esclusiva, era invece seccato. Non solo era in un momento di concentrazione, ma non capiva perché proprio lui doveva avere questa esclusiva. E non capiva perché doveva iniziare a comportarsi come se fosse il suo uomo di casa. Arrivare di punto in bianco, farsi la scopata, mettersi su il caffé, mettersi a dialogare come se fossero vecchi amici.... Chiwy desiderava tutto questo, ma non da un uomo sposato. Non da un uomo che conosceva per un caratteraccio superbo ed ostinato. E comunque, nel proprio subconscio, capiva che non era ancora pronto per rivivere una cosa del genere. Le ferite dell'ultima relazione non si erano ancora rimarginate, sebbene fossero passati ormai 8 mesi.
Quella sera era spettacolare vedere la neve che scendeva sulla Porta di Brandeburgo da Pariser Platz. Mentre ascoltava Christopher Cross con la sua meravigliosa hit "Arthur's Theme" cercava di riflettere sulla situazione. Aveva cercato di uscire da una relazione sentimentale che aveva quanto di piú tossico potesse esistere e con molta fatica, per ritrovarsi vincolato in una situazione nonsentimentale ancora piú deleteria. Non era il fatto di fare sesso con il suo datore di lavoro che gli dava fastidio. Non aveva questo genere di falso moralismo. Ma lo mandava in bestia il fatto che Gianni avesse superato il limite della sua casa. Era come se ció fosse paragonabile ad un confine, tacitamente segnato da ambedue in precedenza, e lui lo avesse valicato.
Questo Chiwy non lo tollerava. Ora si sentiva veramente la terza persona, e questo non gli piaceva. Prima era semplicemente uno dei tanti dipendenti, ora era qualcosa d'altro che non sapeva e non voleva definire. Seppur non sapesse come, doveva dare un freno a quella situazione.

Tornò a casa, ma non poté fare a meno di uscire sul balcone ad ammirare la neve che scendeva copiosamente su una Berlino illuminata. Era bellissimo. "Vedi, John?" disse parlando con le foto appese in camera "Finché c'è questo genere di cose stupende, so che avrò la forza di superare qualsiasi cosa". E l'adorato Belushi, da quelle foto, sorrideva quasi come se volesse annuire.
Erano al "Blue Moon" per la serata di karaoke, il martedí precedente al Natale. L'unico che aveva dimostrato di valere qualcosa nel canto fu Massimo. Che, comunque, rimanendo coi piedi per terra in merito alle sue capacità, scelse una canzone di Eros Ramazzotti. Chiwy addirittura optò per "I have nothing" di Whitney Houston. Già non era molto portato per il canto, sommato ciò all'imbarazzo di cui era vittima e una scelta che avrebbe dovuto essere per professionisti.... beh, il risultato fu che... almeno divertì le altre persone. Tornò al proprio posto sghignazzando, se non altro prese la situazione con ironia. Ma ad un tratto si bloccò. Due occhi neri lo guardavano sorridendo. Un sorriso bischero, in un viso dolcemente paffuto, reso ancora più delizioso da una scura balba di qualche giorno. Il tutto contornato da dei ribelli ricci neri. Se non fosse stato a conoscenza che il suo idolo era morto il 5 marzo dell'82 in un albergo di Los Angeles, avrebbe giurato di averlo davanti a sé. Lo guardò a bocca aperta, mentre questo, ignaro dello stupore che stava causando, gli sorrise applaudendolo. Gli altri lo chiamarono al tavolo "Ehi, Whitney, ti sei persa?" ironizzò Edward. Chiwy si riuní al resto del gruppo, ma per tutta la sera non riuscí a togliere lo sguardo da quel sosia che si era trovato davanti. Ancora non riusciva a crederci. La somiglianza era sbalorditiva. La cosa più strabiliante fu.... al Blue Moon, un bar tendenzialmente frequentato da gay. Un solo problema....: Chiwy non sapeva proprio attaccare bottone. Massimo notò la stranezza
improvvisa dell'amico e mentre tornavano a casa gli domandò "Ma che ti è successo stasera? Dopo che sei tornato da cantare non eri più tra noi con la testa!"
Chiwy non sapeva cosa rispondere, dire la verità gli sarebbe sembrato quasi patetico. "Sono innamorato di un attore di Hollywood morto quando ero piccolissimo e stasera mi son trovato davanti il suo sosia"
Effettivamente gli sembrava decisamente ridicola come risposta. Qualsiasi persona con un po' razionalità in testa la avrebbe trovata alquanto strana. "Mi ha colpito una persona al locale" decide di minimizzare. "Un colpo di fulmine, visto come eri assente" " Esagerato! Una persona che mi ha colpito. Ma non direi un colpo di fulmine". "Ma chi era?" incalzò curioso l'amico. "Decisamente non era nei tuoi parametri." sorrise Chiwy.
Sapeva bene quali erano i parametri sentimentali di Massimo. La perfezione fisica. Purtroppo poi si scontrava sempre con l'imperfezione intellettuale. Per Chiwy era completamente diverso. Paragonava gli uomini ad un piatto di pasta. Un bellissimo piatto di spaghetti alla bolognese. Perfetto a vedersi, con il formaggio grattato sopra. Un piatto da copertina, adatto per una rivista di cucina. Poi l'assaggiavi e .... completamente senza sale!
Lui voleva il piatto magari non perfetto, ma saporito. Gli uomini dovevano affascinarlo. Una bellezza senza fascino sarebbe stata insipida. "Ma pensi di rivederlo?" chiese Massimo.
"Mannaggia, come corri! L'ho visto di sfuggita al bar!" "E non gli hai chiesto nulla? Non gli hai parlato?" Chiwy lo guardò con aria stupita. Come poteva pretendere che riuscisse a rivolgere la parola alla persona che considerava l'emblema della perfezione? Quantomeno secondo i suoi canoni. Dopo tale esclamazione, Massimo rimase pensieroso, cercando di capire come, un uomo così perfetto, fosse fuggito alla sua vista. Ovviamente ignaro del grande abisso di gusti in fatto di uomini che li differenziava. Chiwy, dal canto suo, per giorni non riuscì a togliersi dalla testa quell'uomo. Era tentato di vedere se lo avesse trovato nuovamente al Blue Moon, ma poi scartava l'idea di tornarci. Non aveva il carattere per rompere il ghiaccio con una persona, tantomeno uno che gli piaceva in tal modo. E che gli avrebbe potuto dire? Non aveva la faccia tosta di Edward, che come puntava qualche preda, dopo una decina di minuti già ci chiacchierava insieme come se si conoscessero da sempre. O come Francesco, che nel giro di poco tempo già era in fase di simil-prostituzione. Cercando di farsi offrire qualcosa o tastando il terreno per vedere se poteva farsi ospitare per un po', facendosi riempire di regali. Tutto questo per Chiwy era una dimensione parallela. Lui, quando qualcuno lo attraeva, imprigionava la sua immagine ammirandolo per ore, per poi deliziarsi con quella stessa immagine quando era solo. Fantasticava sulla sua vita, su che mestiere avrebbe potuto fare, su come sarebbe stato fantastico a letto, su tutto. Ma interagire con il soggetto in
questione, di propria iniziativa, era completamente fantascientifico per lui.
Presto si rese conto di ció che cercava realmente. Non aveva ancora realmente rinunciato all'amore. Desiderava non solo il sesso brutale che aveva spesso, fin troppo spesso, ma del sesso passionale, che fosse anche pieno di amore e sentimento. Voleva sentirsi amato. E per arrivare a questo aveva dovuto fantasticare su un completo sconosciuto, immaginando come potesse essere come compagno di vita.

Arrivó il Natale. Il giorno precedente il ristorante aveva chiuso alle due di pomeriggio. Essendo vigilia, queste erano le disposizioni. Cosí Chiwy avrebbe potuto fare la classica cena di Natale con gli amici. Ormai tutti loro si erano affezionati alla sua cucina stile "Nonna Papera". Lola aveva notato che nell'ultima settimana Chiwy era sempre con la testa tra le nuvole. "Tutto ok, tesoro?" gli chiese premurosa, mentre lui trafficava in cucina. "Certo, perché?" "Sei strano ultimamente"
"Strano..... in che senso?"
"Testa tra le nuvole.... infelice...... hai qualcosa che non va..... si vede" Chiwy ci pensó un attimo, poi decise di minimizzare "Ho visto una persona.... un'infatuazione....!"
"Ma ci hai parlato?"
"No..... ma se ti dico perche mi ha colpito mi prendi per matto!"
"Ti ho raccontato la mia vita..... pensi che proprio sia la persona giusta per considerarti pazzo?"
Chiwy sorrise, la prese per mano e la portó nella propria camera. Appese al muro, alla testa del letto, c 'erano tutte le foto di John Belushi che aveva scaricato da internet. "É uguale" disse indicando l'attore. Lola lo guardó inespressiva. "Parlaci.... non puoi mica innamorarti di una somiglianza" "Non so...! Non so nemmeno se vive qui o se sia di passaggio. So solo che per me é diventato un ossessione." "Rompi il ghiaccio" gli consiglió l'amica. "Come puoi pensare che uno cosí possa essere interessato a me?" "Non lo penso..... ma finché non provi non posso nemmeno pensare il contrario"
Aveva ragione. Ma non sapeva come fare. E sotto sotto aveva ancora paura che il sogno ad occhi aperti che stava vivendo si trasformasse in un incubo. La cosa ridicola era che si stava facendo tutti questi castelli in aria, senza nemmeno porsi il problema su... cosa pensava lui? Lo aveva visto di sfuggita una volta e una persona normale non si infatuava cosí facilmente.
Comunque con tutti questi pensieri quotidiani, che col passare dei giorni andavano man mano affievolendosi, giunse San Silvestro. Il ristorante era in subbuglio da due giorni, per la preparazione del cenone e del veglione. Chiwy aveva dovuto preparare ravioli ripieni allo zampone a forma di stella senza sosta. Gianni per permettergli di farne abbastanza lo fece lavorare solo alla sera al ristorante. Chiwy era sfinito. La sua pasta aveva un successo strepitoso, i clienti gli chiedevano spesso anticipazioni sulle novitá che aveva in mente, spesso qualcuno gliene ordinava a parte per cucinarla comodamente a casa.
Nonostante ció Gianni continuava a ripetergli di non farsi illusioni, che un prodotto del genere non aveva possibilitá di successo al di fuori del ristorante. Chiwy non riusciva a capire perché; ma, seppur la situazione sordida con lui gli iniziasse ad andare stretta, ne era in un certo qual modo succube. Mentre il veglione procedeva festoso nel ristorante, lui rifletteva su questo. Il suo umore ed il suo sorriso forzato erano nettamente in contrasto con l'atmosfera che lo circondava. Ed a chi gli chiedesse il perché di quell'umore discorde con la festa, dava la giustificazione di troppa stanchezza. E comunque non era una menzogna al cento per cento. E concluse la sua prima notte di Capodanno ammirando i fuochi d'artificio nel favoloso cielo sopra Berlino, mentre gli amici erano in discoteca.
Steso sul tappeto rifletteva sui controsensi di quel nobile sentimento che é l'Amore. Non era un bene primario, come la Salute o il Denaro. Benché tutti si ostinassero a dire che i soldi non fanno la felicitá. Ma in una societá consumistica e vincolata all'economia come quella attuale il denaro ha la sua importanza. Comunque l'amore, tornando al discorso iniziale, era molto controverso. La gente arrivava a star male, addirittura a decidere di morire per la persona amata. Sebbene sulla Terra ci fossero altre 7 miliardi abbondanti di persone. Perché poi? Perché veniva data tanta importanza ad un sentimento, che in fin dei conti non era di vitale importanza per la sopravvivenza?
Non riusciva a darvi risposta, come in passato non riuscirono altre menti senza dubbio piú eccelse della sua.
Chiwy cercó di non pensare al meraviglioso sconosciuto, buttandosi nelle braccia di altre persone. Si rivide spesso con Sasha, Francesco ed altri uomini, per il classico "chiodo scaccia chiodo". Nonostante la riluttanza in merito al discorso lavorativo, divennero praticamente quotidiani i suoi incontri con Gianni. E per via di questa quotidianitá il datore di lavoro prese un sopravvento fin troppo famigliare su Chiwy, anche sul posto di lavoro. Il che lasciava un po' tutti interdetti, non capendo che ormai tra i due si era instaurato un tacito accordo di schiavo padrone. Pure Massimo, un giorno che assistette ad un umiliazione verbale di Gianni all'amico, e questi subí passivamente, decise di vederci chiaro. Ma non era sicuro che chiedere a Chiwy fosse la strada piú breve. Aveva a disposizione una fabbrica di gossip piú veloce e dettagliata, di quanto non avrebbe potuto essere il protagonista della vicenda. "Edward, che ne dici di passare a bere qualcosa da me?" chiese. Questi rimase un po' meravigliato dalla richiesta. Al di lá delle uscite col gruppo, Massimo non aveva mai mostrato un particolare interesse alla sua amicizia. "Perche no?" rispose incerto. Si accordarono per la medesima sera dopo il lavoro. Edward, come volevasi dimostrare, arrivó con un gran ritardo. Ma questo non disturbó piú di tanto Massimo. Sapeva bene che quando aveva a che fare con lui, doveva sempre anticipare di almeno mezz'ora, nel dargli un appuntamento. Dopo qualche stuzzichino ed un paio di birre, Massimo decise di far scivolare
il discorso sul tema che gli interessava. "Ma Chiwy come se la cava sul lavoro?" "Abbastanza bene, perché?" chiese Edward, incuriosito dalla domanda strana. "Non mi pare che Gianni sia molto soddisfatto di lui" "Scherzi? É il suo miglior dipendente! Lavora sodo, i clienti lo adorano, gli fa addirittura la pasta gratis al di fuori dell'orario di lavoro....! E dove lo trova un altro allocco cosi!" "Si, ma da come lo tratta non sembra molto un datore di lavoro soddisfatto" "Hanno un rapporto un po' strano quei due..... Se noti a Chiwy non da fastidio...!" "Gia, parecchio strano. Sembra una moglie sottomessa e passiva, Chiwy". A questa affermazione Edward rimase di sasso, per la perspicacia dell'amico. Sembrava aver gia capito piú di quanto facesse intendere. Massi lo fissava con aria inquisitoria, come volesse cavargli con il solo sguardo quello che voleva scoprire. "Loro fanno sesso" affermó Edward, senza tanti giri di parole "Dopo il lavoro, negli spogliatoi, hanno una sorta di rapporto sadomaso psicologico. E sospetto che sovente Gianni vada anche a casa sua." Massimo sapeva di poter contare sulla riservatezza di Edward per sapere sempre ció che voleva. Non amava il pettegolezzo, ma se c'era un amico in una situazione difficile, per aiutarlo doveva conoscerne la situazione, e quella era la strada piú breve. Ovviamente sapeva che conoscere la situazione non gli forniva una soluzione. A dir del vero sapeva che la soluzione in mano la aveva solo Chiwy. Andandosene. Si rese conto che in ogni caso non sapeva come affrontare la situazione. Tanto aveva fatto per capire cosa stava succedendo, ma senza alcuna utilitá. "Ma Gianni non é sposato?" chiese perplesso ad Edward.
"Si, come se non sapessi di quanti uomini con famiglia alla sera troviamo al Cave!" ripose questi ironico. Effettivamente aveva ragione. "E poi Gianni ha questo vizietto, coi dipendenti.
Almeno quelli gay" Massimo lo guardó, recependo la confessione non propriamente detta che Edward stava facendo. "Si, ma non ho mai notato un trattamento cosí nei tuoi confronti" osservó. "Certo, io non sono Chiwy. Io quando succedeva ci ho saputo marciare sopra. Lui, invece, e troppo ingenuo" Anche su questo aveva ragione. Massimo sapeva bene che Edward si prostituiva saltuariamente, e questo lo portava a saper trarre profitto dalla situazione. Chiwy invece no. Non voleva sputtanare Gianni, non aveva quell'interesse. Voleva solo che l'amico uscisse da quella situazione. Ma come? Beh, magari trovandosi un altro lavoro. Questo sarebbe stato giá un inizio Si trovarono qualche giorno dopo al Blue Moon. Dopo il massacro natalizio Chiwy poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo, dal momento che molta gente in questo periodo faceva dieta; e fino a febbraio, con Carnevale e San Valentino, non c'era una esagerata richiesta di pasta. Ma lui era ugualmente al tavolino, col suo taccuino ed il suo quaderno delle ricette che studiava qualche idea nuova, proprio per questi eventi. "Ehi, tesoro" lo salutó quando lo vide. "Massi.... che sorpresa!" gli sorrise Chiwy, sorseggiando il suo succo di mango. "Siediti, almeno faccio un po' di pausa" "Al lavoro anche nel tuo giorno libero?" gli chiese con un malcelato disappunto. "Si, ma questi sono a lungo termine.... per febbraio! Sto solo cercando qualche idea sfiziosa!"
"Si sta facendo i soldi Gianni con questa pasta, immagino che anche te ti stia arricchendo!" chiese, seppur sapesse come stavano realmente le cose. "Non mi da nulla" sospiró Chiwy abbassando lo sguardo "ma almeno la gente inizia a conoscere i miei prodotti" "Quel figlio di......!" esclamó Massi con sdegno. Non sapeva se dire o meno ció che sapeva. Avrebbe messo anche Edward in una posizione non piacevole. Voleva piú che altro convincerlo ad andarsene da quel ristorante. In un posto dove ci fosse della meritocrazia. E dove non ci fossero quel genere di storie sordide. "Ma ormai la gente conosce la tua pasta.... che ne dici di salire di livello? Quanto meno di andare in un posto dove il tuo lavoro sia valorizzato" "Ma il mio lavoro é valorizzato al ristorante"
"Tesoro, é valorizzato dai clienti. Ma tutto ció che quel fetente incassa per la pasta, mance comprese, se lo tiene in tasca lui. A te solo la gloria. In piu ha un modo di trattarti che é odioso."
"Beh, lui é cosí con tutti, lo sai" tentó di giustificarlo Chiwy "Si, ma non tutti abbassano la testa come fai te" L'amico tacque un momento, poi mormoró "Sono uscito da una storia malata, per trovarmi in una situazione ancora peggiore" "Come?" chiese Massimo. "Quello che era il mio ex in Italia lo sta diventando qui Gianni. Solo che al mio ex lo amavo, almeno all'inizio, Gianni no. È bravo come dominante, ma non provo nulla per lui, dal punto di vista affettivo. Lo vedevo come un punto di partenza per iniziare a fare la pasta. Sai quale é il mio sogno nel cassetto!" Massimo lo ascoltava, capendo la siuazione, nonostante non ci si fosse mai trovato. Poi commentó "Si, ma tesoro..... non puoi permettergli di lucrare sul tuo sogno solo perché scopa bene! Il punto di
partenza per la pasta lo hai gia superato. Ora fai un altro gradino, non rimanere fermo al primo!" Aveva ragione. Un mucchio di persone lo fermavano fuori dal lavoro per complimentarsi per la sua pasta od ordinarne extra. ma dove trovare un posto di lavoro che gli pagasse i suoi prodotti? Sotto italiani, poi? "Beh, mica devi andartene domani..... ma puoi iniziare a guardarti intorno." "Giá".
Mentre chiaccheravano..... entró lui. Chiwy sgranó gli occhi quando lo vide. Lui lo salutó con un sorriso simpatico, che fece sciogliere il nostro protagonista. "È lui!" esclamó a Massimo. Quest'ultimo si voltó incuriosito per guardare chi avesse fatto battere il cuore all'amico in quel modo. "Quello sarebbe il tanto perfetto che ti ha mandato fuori di testa?" chiese deluso. "Si!" civettó Chiwy, come se fosse una teenager che si trova di fronte al proprio idolo. "Una cosa é certa: non ci litigheremo mai per lo stesso uomo!" commentó Massimo con sarcasmo. "Mi ha salutato, hai visto?"
disse emozionato Chiwy. "Tesoro.... quello deve ringraziare che non lo rinchiudano in qualche zoo..... é normale che vede uno come te che lo guarda cosí e lo saluta. E quando gli ricapita?" Massimo non era proprio un campione nella tolleranza per chi non rientrasse nei suoi canoni di bellezza. "Beh.... andiamo?" esclamó di colpo Chiwy. "Eh?" chiese stupito Massimo. "É da settimane che ci sfracelli i coglioni con quello li, ed ora che lo incontri vuoi andare via?" "Beh.... che devo fare?" "Tesoro.... sveglia..... é l'unico locale che ha un juke box, ancora...... alzati e metti una canzone, per esempio!"
"E se poi non gli piace?" Massi sgranó gli occhi incredulo alla domanda dell'amico. Chiwy si avvió al juke box e mentre cercava una canzone riusciva a "far cadere lo sguardo" sul bel sconosciuto, che a sua volta lo guardava mentre chiaccherava con gli amici. Mentre tornava al tavolo partirono le prime note di "I have nothing" la canzone che aveva cantato, se cosí si puó dire al karaoke la prima sera che lo aveva visto. Si voltó a guardarlo, e lui in senso di approvazione gli sollevó il pollice. "Beh, il ghiaccio é rotto" disse a Massimo, sedendosi. "Tesoro, qui c'é un intero iceberg da rompere..... altro che ghiaccio, con te!" "Beh, mica riesco ad essere cosí sciolto come voi..." rispose. Intanto Massi continuava ad armeggiare col cellulare. "Hai Grindr?" gli chiese all'improvviso. "Si, perché?" "Entraci". Grindr é un'applicazione che permette la geolocalizzazione di eventuali gay nelle immediate vicinanze, iscritti a loro volta. E lui era lá. Indicato a pochi metri da lui. Con una breve descrizione. Italiano. Bisessuale. 36 anni. Attivo versatile. Chiwy non sapeva se inviargli qualcosa o meno. In ogni caso lui ora poteva vedere che era entrato nel suo profilo. E se gli fosse interessato avrebbe potuto scrivere lui qualcosa. "E italiano" bisbiglió a Massimo. "Anche noi" rispose lui con sarcasmo.
Erano tutti sul divano di Massi, giocando a Monopoli, mentre fuori nevicava. Tra un lancio di dadi ed un pedaggio da pagare, chiaccheravano ricordando i loro primi passi nell'essere gay. Anche Chiwy cercava di ricordare. Quando se ne era veramente reso conto? Quale fu la sensazione? Cercava di andare a ritroso nel tempo con la memoria.
Era il 1987. Imperversava un edonismo sfrenato. Tutti volevano apparire patinati, Su "Cioé" figuravano foto e posters dei Duran Duran, degli Europe, di Nick Kamen e di Boy George. I quali con il loro stile di allora ben poco richiamavano la mascolinitá. Ma nemmeno quello era il suo momento di consapevolezza. Seppur ricordasse che fu proprio in quel periodo. Ricordava che era un mini paninaro, firmato dalla testa ai piedi nell'abbigliamento, ricordava le ore in bagno davanti allo specchio a pettinarsi, cercando una pettinatura adatta. Ricordava che il suo punto di riferimento era sua zia, modello da imitare nello stile, nella postura, negli atteggiamenti.
Ma questo non significava necessariamente essere gay. Ma a 11 anni ben poco poteva sapere delle pulsioni sessuali. Imitare questo o quel personaggio, anche dello spettacolo, senza malizia, per lui non faceva alcuna differenza. E forse magari era invece proprio quello. Trovare indifferente imitare un Richenel nella sua esibizione al Festivalbar o una ragazza fast food del Drive In.... magari era quello che faceva la differenza. Ma le pulsioni per un uomo..... quando? Ritornó ai giochi maliziosi con gli amici del quartiere. A quando l'amico piú grande di un anno, Eros, con un giornaletto sottratto di nascosto ai genitori, gli disse "Perché non lo facciamo anche noi?" Come se fosse stata la cosa piú naturale del mondo imitarono le posture e le performance fotografate. E ricordó che gli piacque. E ricordó che dopo guardó sempre Luca con occhi diversi. Non piú come un compagno di scorribande. ma non sapeva definire quel nuovo modo di vederlo. Almeno, non a 11 anni. E non ricordó alcun senso di colpa o altra sensazione negativa. Sapeva di non doverlo dire a nessuno, ma gli parve la sensazione piu naturale del mondo. Non si sentiva in colpa perché provava qualcosa per una persona del suo stesso sesso. Ma era dentro di se consapevole che le cose non sarebbero state facili. Dopo due anni, con un altro ragazzo, ci fu il suo primo bacio. Quella sensazione lo investi come uno tsunami. Per un paio d'ore gli tremarono le gambe e gli giró la testa. Lui aveva 18 anni. Chiwy 13. Era giá cosciente del suo orientamento sessuale. Eppure quel primo bacio lo devastó in maniera sublime. ma nonostante questi ricordi, sapeva che la sua omosessualitá era praticamente come
l'Universo. Non aveva un vero e proprio inizio. Era parte di lui e come tale era nata e cresciuta con lui.
Mentre cercava di ricordare tutto ció stava rovinosamente perdendo a Monopoli...... *
Le giornate si susseguivano imperterrite. Chiwy si sentiva sempre piú stretto nei ruoli che aveva al ristorante. Ció che faceva con Gianni non gli dava piú alcuna emozione, oramai era un'abitudine stantía. Era cosciente di essere usato spudoratamente, sia come dipendente che come giocattolo sessuale. E sapeva che non era ció che cercava. Sessualmente iniziava a sentire il bisogno di provare anche qualche emozione per il partner. E che fosse ricambiato a sua volta. E Gianni era ben lungi dal provare qualche sentimento per lui, in ogni caso qualsiasi cosa provasse la esorcizzava sul nascere. Aveva troppa paura di perdere il proprio fragile mondo che si era creato. Inoltre Chiwy aveva cominciato a vivere un amore nella propria fantasia, che seppur irreale, gli dava molta piú soddisfazione. Inoltre, dal punto di vista lavorativo.... per quanto tempo ancora avrebbe dovuto regalare vagonate di pasta al ristorante? Le chiaccherate al riguardo, con gli amici, gli avevano fatto sentire la necessitá di salire di un gradino. E sapeva che finche sarebbe rimasto lí non sarebbe cambiato nulla. Berlino era piena di ristoranti e di persone che sarebbero state liete di comprare i suoi prodotti.
Difatti non si trattava solo di pasta, bensí anche di sughi, salse e qualche prodotto di pasticceria. Il pesto, che faceva secondo la ricetta originale ligure, veniva addirittura spalmato sul pane da qualcuno. Molti apprezzavano anche le novitá, come i pansotti conditi con la salsa di noci, e spesso gli chiedevano ambedue le cose, per poterseli cucinare e gustare a casa in tutta tranquillitá. Nel dolciario aveva fatto un successone coi baci di dama, seppur li vendesse molto cari quando glieli chiedevano, per via della lunga lavorazione artigianale. Ma il problema era sempre il tempo e... un investimento iniziale. Pur preparando tutto a casa, gli ingredienti che usava avevano comunque un costo. E Gianni non si preoccupava di risarcirgli nemmeno quello.
Tornó proprio in quei giorni Maurizio dalle ferie. Arrivava sempre qualche settimana prima dell'apertura, per poter rientrare con calma nella quotidianitá. Arrivó al ristorante, con la sua allegria, ma non riusci a nascondere la sua meraviglia quando vide Chiwy, con il suo viso stanco e dimagrito. Non fece nemmeno mistero di averlo notato, ma intuí che col proprio datore di lavoro nei pressi, Chiwy non era libero di parlare di eventuali problemi. Con molto savoir faire, ottenne da Gianni il resto della giornata libero per l'amico. Non ci sarebbe stato parecchio lavoro quella sera, ed il ristorante non avrebbe certo sentito il peso di una persona in meno.
"Cosa sta succedendo?" chiese finalmente Maurizio quando furono da soli. "Nulla di che..." minimizzó Chiwy "ho avuto parecchio lavoro e sto sentendo un po' di stanchezza" "Anche lo scorso anno in gelateria lavoravi parecchio, ma io non ti ho mai ridotto cosí" incalzó Maurizio. Effettivamente Chiwy non aveva notato come quegli ultimi mesi di fatica si fossero riversati sul suo fisico. Non aveva nemmeno avuto il tempo di notarlo. E nemmeno chi lo vedeva quotidianamente era riuscito a rendersene conto. Gli occhi erano visibilmente stanchi ed il volto non solo dimagrito, ma evidenziava anche una insoddisfazione di fondo. Maurizio conosceva Gianni da anni, e seppur non sapesse nulla dei suoi vizietti privati, non ignorava il fatto che col personale era uno dei tanti sfruttatori. Pagati il minimo, spremuti al massimo. Se ne infischiava altamente delle leggi, sapendo che comunque non arrivava mai alcun controllo. E non era una novitá nell'ambiente lavorativo italiano. I datori di lavoro rappresentavano degnamente i propri politici in patria, seppur li criticassero aspramente. La cosa ridicola era che quando qualcuno glielo faceva notare assumevano l'espressione stupita ed incredula, come a dire "Ma come...: ti concedo il lusso di essere sfruttato da me ed ancora ti lamenti?" Purtroppo era come un cane che si mordeva la coda, visto che benché i vari ristoratori fossero concorrenti tra di loro, se si trattava di far fuori un dipendente che faceva valere i propri diritti, si scatenava un tam-tam che lo rovinava. Quindi anche il malcapitato doveva imparare a fare le cose in maniera intelligente e, spesso, subdola. Maurizio quella sera venne a conoscenza di come stavano realmente le cose, almeno dal punto di vista lavorativo.
Chiwy era dichiarato per il minimo sindacale, come se lavorasse part time e non veniva nemmeno rimborsato per l'esubero del lavoro dovuto alla fabbricazione della pasta. Il che non lo meraviglió. Avrebbe trovato piú strano il contrario. Ma si rallegró, almeno, per il successo che aveva con i suoi prodotti. "Se Gianni dovesse rinunciarvi adesso, sarebbe una grande perdita per lui" pensó ad alta voce. "Si, ma io poi dove andrei a lavorare?" rispose Chiwy "Stai scherzando? Ma tu lo sai quanti ristoranti ci sono a Berlino?"
Pur ignorando cosa fosse esattamente, Maurizio intuí che c'era qualcosa che imprigionava l'amico in quel ristorante. Qualcosa di cui voleva liberarsi, ma non ne aveva la forza ed il coraggio. Ma non gli chiese nulla. Non era necessario che lo sapesse e, soprattutto, non era sicuro di volerlo sapere.
A volte il Padre Eterno, o la Provvidenza qual dir si voglia, hanno delle maniere piuttosto avverse per raggiungere uno scopo, seppur benefico. Carenza di ore di sonno, stress emotivo e fisico e nervosismo sono i peggiori nemici dell'epilessia. E Chiwy da mesi stava facendo scorta di tutte queste negativitá, sapendo a dove lo avrebbero portato, ma non potendo far nulla per evitarlo. Si trattava solo di aspettare il giorno X.
Quando entró al ristorante Chiwy avvertiva giá un malessere indefinito, ma sapeva benissimo che telefonare per dire che sarebbe rimasto a casa sarebbe costato almeno un cazzietone. E seppur gli importasse poco, voleva evitarlo. Arrivó al ristorante pallido come un cencio, e con un espressione ammusonita, che stupí Edward. Purtroppo (o per fortuna, chissá!) Chiwy mentí, dicendo che andava tutto bene. Non voleva farlo preoccupare, ma non si rendeva conto che cosí avrebbe colto tutti impreparati. Intanto come una bomba che pioveva dal cielo, il momento della crisi si stava avvicinando sempre di piú.
Ed arrivó. Edward era girato di spalle. Chiwy emise un suono gutturale simile ad un urlo di un uomo delle caverne. Edward si giró, mentre Chiwy si appoggiava ad una sedia che cedette e lo fece cadere battendo la testa. Edward inizió a saltare e a gridare aiuto, mentre cercava il coraggio di avvicinarsi. Fu l'ultima cosa che venne udita da Chiwy, prima che le convulsioni gli facessero perdere coscienza e si impadronissero del suo corpo. Ivo sentendo urli e colpi uscí dalla cucina, ed ebbe la prontezza di spingere Edward da parte e prendere dei cuscini da mettere sotto la testa di Chiwy, che continuava a battere sul pavimento. "Chiama Gianni!" gli ordinó. "Eh?" mormoró Edward che era ormai diventato una cosa sola col mobile della sala dallo spavento. "CHIAMA GIANNI HO DETTO!!!" urló allora Ivo. Edward riuscendo a malapena a tenere il telefono in mano da come tremava, compose il numero e balbettando supplicó Gianni di correre al ristorante che Chiwy era stato male. Quando questi arrivó la scena a cui assistette aveva un che di quasi comico. Ivo chino su Chiwy ancora privo di sensi ed Edward sul divano tremante che beveva acqua e zucchero. Ma dopo aver ironizzato su quest'ultimo con un "Donna coraggio!" la sua prima domanda non fu per sapere come stesse Chiwy, ma fu "C'era gente?" Ivo lo guardó aspramente e poi rispose seccamente "No". "Ma hai usato i cuscini del ristorante?" chiese infastidito Gianni. "Scusa se non gli ho permesso di spaccarsi la testa!" rispose il cuoco, questa volta non nascondendo il suo sdegno per il cinismo del datore di lavoro. Durante la pausa Edward fece un salto a casa di Chiwy, per vedere se avesse bisogno di qualcosa
"Che paura che mi hai fatto!" gli disse. "Pensa quanta ne ho io ogni volta" gli rispose l'amico. Chiwy intuí che c'era qualcosa che non andava. Edward era vago, come se volesse dirgli qualcosa, ma non trovasse le parole. Ad un certo momento gli chiese senza mezzi termini "Ma va tutto bene?" "Non so come dirtelo... vuole licenziarti!" Chiwy rimase stupito, non tanto dal modo bizzarro di "non saper come dire le cose" di Edward, ma dalla notizia in se. Anche se sapeva che non fosse per demerito, un licenziamento nella sua testa aveva sempre un che di negativo. Poi.... per motivi di salute. Che squallore! E sapeva bene che fosse malato quando lo aveva assunto. In ogni caso era cosciente che sarebbe andato a stare sicuramente meglio. In quel momento non aveva certo la testa per fingere di disperarsi per la perdita di quel posto di lavoro. "Beh, finalmente torna da te!" ironizzó con Edward. "Bello scaricabarili, che sei!" rise quest'ultimo.
Nonostante lo stupore iniziale, Chiwy vide quel licenziamento come una liberazione. Gianni stesso, con la sua stronzaggine aveva spezzato le catene che lui non aveva il coraggio di spezzare, e senza saperlo gli aveva reso un grande favore. Il vero perdente era lui stesso in tutta questa vicenda. Lo stesso pensavano tutti gli amici quando si trovarono al bar per discutere la vicenda. Furono Massimo e Lola a proporgli di aspettare a ricominciare a lavorare, e di prendersi un periodo per fare un po' di ferie. A dir del vero ne aveva proprio bisogno.
Anche se era febbraio, la sua Mondoví rimaneva una bella meta, tantopiú per il rinomato Carlevé d' Mondví. Poi aveva voglia di rivedere la sua famiglia, passeggiare nei suoi boschi, risalutare i suoi amici. Ma in primis la sua famiglia. Chissá che faccia avrebbe fatto sua madre quando lo avrebbe visto? E sua sorella? Questa gli era stata tanto vicino, seppur giovanissima, nel periodo in cui Chiwy viveva l'incubo della violenza domestica col suo ex. Era deciso. Sarebbe andato una quindicina di giorni a casa.
Ci sono immagini, attimi, momenti, sensazioni ed emozioni che una persona si porta nella tomba. Indelebili ed eterni come una scultura nel marmo che sopravvive nei secoli. Il momento in cui Chiwy scese dal treno e vide l'espressione della proprio madre fu uno di quegli attimi. Un sorriso con le lacrime trattenute a fatica di una madre che non vede il proprio figlio da quasi un anno.
E rivedere intorno a sé l'abbraccio delle sue Alpi lo faceva sentire a casa e gli dava quella sicurezza di cui aveva bisogno. Seppur fosse letteralmente scappato da quel posto, sapeva che comunque quel posto per lui era "casa". L'abbraccio di sua sorella fu qualcosa di rigenerante.
La giovane Adriana, detta Audrey per via della sua devozione alla ben nota attrice, la piccola di casa, aveva un rapporto molto stretto con Chiwy.
Seppur fossero per la veritá fratellastri, e nonostante due caratteri molto differenti, erano molto uniti e spesso complici nelle confidenze. Lei, molto piú romantica e sognatrice, sembrava completarsi col fratello piú pratico ed in certi casi fin troppo razionale. Vista la sua giovane etá era convinta che il grande amore sarebbe stato come nelle fiabe Disney. Chiwy sapeva, purtroppo, che spesso il grande amore, o almeno chi ci si illudeva che lo fosse, era nella realtá l'antagonista. Ma nonostante ció e nonostante le sue esperienze continuava a sperare. Comunque lei, come giá accennato, gli fu molto vicino nei lunghi pianti che faceva nelle sue fughe da casa per via delle percosse del suo ex. I suoi silenzi, pieni di incredulitá e solidarietá, lo rinfrancavano piú di quanto avessero fatto mille parole. Anche per lei rivedere il fratello dopo un anno fu un emozione unica. Voleva sapere tutto di quei 10 mesi che lo avevano trattenuto in Germania. Effettivamente Chiwy ne aveva di cose da raccontare, ma ovviamente si attenne solo alle cose belle. E fu estremamente rigenerato quando si fece una bella passeggiata nel bosco dietro casa. Per fortuna arrivó relativamente presto e poté contare su una giornata fresca ma solegggiata.
Come spesso accade quando si manca da tanto tempo, le ferie sono tutto tranne che un periodo di riposo. Amici da visitare, luoghi da rivedere, il Carnevale di Mondoví da rivivere, invita a pranzo o a cena.... effettivamente riusciva a staccare la spina,
ma non riuscí mai a riposarsi nel vero senso della parola. Anche se comunque il fatto di trovarsi lí era comunque rigenerante. Ebbe pure la curiositá di andare a vedere la casa dove ebbe la sua malsana convivenza. Passando sotto il terrazzo un brivido di freddo lo fece fremere. Le finestre erano tutte chiuse. Mesi prima la polizia se lo era portato via e perquisendo l'abitazione aveva trovato marjiuana nascosta in ogni dove, addirittura in dei buchi fatti nella porta di casa. Bel rischio che aveva corso! E come aveva fatto a non rendersi conto di ció che aveva sotto gli occhi, praticamente? Affrettó il passo per allontanarsi da lí. I brutti ricordi stavano prendendo il sopravvento. Troppo rimuginare, troppo rimembrare. Si pentí di aver avuto la curiositá di passare di lí.
Un paio di settimane in Italia gli avevano proprio giovato. Gli amici, i luoghi. la famiglia, tradizioni..... era molto legato a queste cose. Varcó la porta di casa, poggió pigramente la valigia in un angolo e si buttó sul divano. "E ora?" pensó. Non aveva qualcosa di particolare da fare, tuttavia non sapeva da dove iniziare. Sicuramente doveva cercarsi in lavoro. Gli venne in mente che Maurizio gli aveva accennato che aveva una mezza idea di dove mandarlo. Prima peró voleva riordinare un po' le idee. Sistemó le valigie, caricó la lavatrice e poi si diresse al Blue Moon. Degli amici non c'era ancora nessuno. Si mise in un tavolino in disparte in un angolo e sorseggió il suo succo dimango. Finché entró.... lui. Chiwy era contento di vederlo, contento che lo avesse salutato sorridendo entrando. Ma sapeva anche in cuor suo che non era ancora pronto a qualcosa di serio, sebbene morisse dalla voglia di conoscerlo. Mentre rifletteva su queste cose, lui lo raggiunse al tavolo come se si fossero conosciuti da sempre. Chiwy lo guardó con aria stupita ed interrogativa. "Beh, mi saluti nelle chat di incontri, poi qui dentro sei cosí sfuggente..... uno dei due deve pur
rompere il ghiaccio!" inizió lui. "Beh..... " balbettó Chiwy. Non sapeva cosa dire. Era effettivamente stato colto alla sprovvista. Non si aspettava un approcio cosí diretto, non se lo aspettava quel giorno e durante le ferie non aveva riflettuto su questo ragazzo. "Sei un bel ragazzo, mi piaci molto, ma....". Stava dicendo le cose piú banali del mondo. Non era cosí che si era immaginato il loro primo incontro. "Il fatto che ti piaccio é giá qualcosa" lo sollecitó al dialogo lui. Ovviamente Chiwy non ci teneva a dirgli che gli piaceva per la sua somiglianza con l'attore dei suoi sogni. Comunque si rese conto che non era molto portato al corteggiamento e a questo genere di cose. Aveva davanti uno che gli piaceva da morire e non sapeva cosa dire. Per fortuna lui era molto piú loquace. "Te la sei cavata bene al karaoke.... nientemeno che Whitney Houston...!" Chiwy sorrise imbarazzato. Sapeva che doveva dire qualcosa, ma non sapeva proprio come sciogliere il ghiaccio. "Beh, ora comprendo il reale significato di bugia bianca" ironizzó. In quel mentre si voltarono e si accorsero di avere un pubblico che li guardava con curiositá. Massimo, Edward e Maverick li osservavano da un altro tavolo. "Credo che abbiamo spettatori". "Beh, se devo essere onesto nelle ultime settimane li ho praticamente tartassati parlando di te...... ovvio che sono incuriositi". "Addirittura....!" "Mi spiace... mi hai colpito molto!" Si rese conto che dire le cose piú semplici senza ricercare qualcosa di eclatante lo rendeva piú sciolto "Devo ammettere che mi piaci molto, ma.... preferisco far le cose con calma.
Sono uscito da poco tempo da una storia burrascosa e vorrei imparare di nuovo a fidarmi" "Beh, é un inizio..... ma ció non toglie che si possa essere amici." Giovanni, cosí si chiamava, era anch'egli affascinato da Chiwy. Guardava il suo timido sorriso con tanta tenerezza. Dentro di se si chiedeva chi e perché avesse potuto far del male ad una persona cosí bella. "Ma come mai ti chiamano Chiwy?" chiese incuriosito. "Qualche anno fa, un mio ex mi soprannominó Chiuaua, per via di una canzone che era un tormentone quell'estate. Per abbreviare mi prese a chiamare Chiwy, e cosí amici e conoscenti presero a soprannominarmi cosí! In fondo mi piace, come soprannome." "Singolare ....! E cosa fai, oltre alla pasta di cui molti parlano?" Quest'ultima domanda riempí Chiwy di orgoglio e di incertezza. Lo riempiva di piacere il fatto che pure lui conoscesse la sua pasta, ma... cosa faceva ora? Non era mai stato senza lavoro. "Onestamente.... al momento nulla. Sono tornato da un periodo di riposo dopo un licenziamento. Ma non so ancora dove iniziare a cercare lavoro. "Beh, so che c'é un ristorante nuovo che sta per aprire. Se ti va potresti provare a parlarci col titolare. Sta ancora aggiustando il locale, e cerca ancora personale. Credo che puntare sulla tua pasta sarebbe ottimo." Chiwy non credeva alle proprie orecchie. I suoi prodotti in un ristorante nuovo. Era piú di quanto potesse sperare. "E poi come dovrei ringraziarti di questo enorme favore?" chiese con un sorriso ammiccante. Giovanni, ricambiando il sorriso, rispose "Per ora mi concedi di offrirti da bere."
Dopo che gli ebbe lasciato i dettagli ed i recapiti se ne andó ed a quel punto gli amici raggiunsero Chiwy travolgendolo di domande. Massimo pur non capendo i gusti in merito di uomini dell'amico, era visibilmente contento. Anche se rimasero tutti delusi dal fatto che Chiwy avesse preferito prendersi del tempo. Specialmente Edward, che con la sua superficialitá non capiva come l'amico potesse rinunciare a delle "sane scopate", per dirla con la sua classe. Chiwy non cercava questo al momento. Aveva bisogno innanzitutto, di imparare a valorizzare se stesso, di capire cosa voleva veramente, non solo dall'amore, ma anche dalla vita. E non poteva prendersi gioco dei sentimenti di Giovanni, o di rischiare che avesse poi scoperto che al di lá dell'aspetto fisico, non sarebbero stati felici assieme. In ogni caso adesso doveva puntare sul lavoro. Non aveva tempo per certe romanticherie. Spiegó brevemente il poco che sapeva. Per fortuna Massimo era quello piú pratico, in merito a questo genere di cose. "Hai fatto delle foto alla pasta ed ai dolci che fai?" gli chiese come prima cosa. "Certo, le ho tutte nel computer." "Ok, hai il numero di cellulare o anche l'indirizzo email?" "Solo il cellulare, dovrei telefonare per un colloquio di lavoro." "Ok, chiamalo mentre andiamo a casa tua!". Edward da una parte invidiava l'amico, che seppur fosse stato licenziato aveva avuto il coraggio di reagire e riprendersi in mano la propria vita. Lui invece rimaneva lá, era tornato a farsi fottere da Gianni, ogni tanto si dava per qualche decina di euro, per tirare su soldi, e non sapeva come dire a sua madre di essere gay. "Io vado a casa, tanto in queste cose non ci capisco
nulla" disse. Ma lungo la strada fece una tappa al parcheggio dell'autostrada, dove stazionavano i camionisti in cerca di un'esperienza diversa. Dopo una canna fu in grado di accettare l'approcio di un grassone sporco e barbuto, che gli diede 50€.
Massimo e Maverick guardavano le foto, con l'acquolina, ma con occhio abbastanza critico, in quanto alla qualitá. Soprattutto Maverick che aveva l'hobby della fotografia.
Tuttavia ne riuscirono a selezionare qualcuna piú soddisfacente, la migliorarono con appositi programmi e le salvarono in una cartella a parte. Chiwy aveva appuntamento il giorno successivo. Quella sera poteva concludersi in pizzeria, decisero. Era stata una giornata carica di emozioni inaspettate, e tutte le faccende serie potevamo, per il momento, essere rimandate di un giorno.
In pizzeria li raggiunse Lola, e si parló solo delle vacanze passate.
9 marzo
Caro diario, che giornata! Il rientro dalle ferie é stato veramente una bomba!Innanzitutto, vado al Blue Moon e chi ti becco? Lui!!!! Si siede al mio tavolo e inizia a parlare! Ero talmente sorpreso che non riuscivo nemmeno a spiccicare parola. Difatti credo di essergli sembrato un mezzo deficente. Comunque si chiama Giovanni, ha 37 anni, un sorriso meraviglioso e due occhi che mi ipnotizzano. Non ho ben chiaro di dove sia, non ha tradito nessun accento. Sembra interessato a me, il problema peró sono io. Non ho superato ció che mi é successo in Italia, e seppur dubito che sia lo stesso genere di persona di quel parassita, ogni volta che provo ad immaginarmi un futuro con lui, poi vedo la violenza. Qualcuno mi ha consigliato di provare ad andare da uno psicologo, per superare questa cosa. Ma io ho dei seri dubbi al riguardo. Comunque, proprio lui mi ha fornito il numero del titolare di un ristorante di prossima apertura. Domani in tarda mattinata ho il colloquio, e sembra che il titolare sia molto interessato alla mia pasta, difatti mi ha chiesto di portargli qualche foto. Meno male che Massi e maverick mi hanno aiutato a selezionare e migliorare qualche foto di quelle che avevo fatto. Dopodiché con loro e Lola mi son fatto una goliardica serata in pizzeria. Come disse Rossella "Domani é un altro giorno!". Intanto ci dormo su..... vediamo che succede domani.
P.S. Giovanni, mi piaci ma ho paura!
Chiwy
La mattinata era fresca ma soleggiata e Chiwy passó due ore buone a decidere cosa mettersi. Cosa molto inconsueta per lui, che solitamente si metteva le prime cose che gli capitavano in mano. Ma quel giorno ci teneva a fare una bella impressione. Quindi optó per un contrasto di colori beige e nero. Ingentilito da un ciondolo che rappresentava i 7 Chakra della religione buddhista che pendeva da una catenina in cuoio. Aveva il potere di rilassarlo. Riguardó le coordinate che gli aveva dato il giorno precedente il (sperava) futuro datore di lavoro e raggiunse l'abitazione in circa tre quarti d'ora. Fu accolto da dei bambini che giocavano in giardino, che gli corsero incontro festanti per accompagnarlo in casa urlando "Papy, c'é il pastaio!". La madre dei bambini, attirata da quel trambusto, gli andó incontro, liberandolo dalla vivacitá delle creature, e notando il suo imbarazzo. "Li scusi, sono un po' troppo vivaci. Mio marito la aspetta di lá in salotto. Gradisce un caffé?" chiese la donna, mentre gli
faceva strada. "Si, grazie, volentieri... comunque é stato piacevole essere chiamato IL PASTAIO". "È da ieri sera che ne parliamo, ormai i bambini la hanno praticamente assunta...." "Signora, mi scusi...." interruppe Chiwy educatamente "mi sentirei meno a disagio se mi desse del tu. Non sono abituato..." mentre cosí diceva arrivarono nel salotto e venne fatto accomodare. Matteo arrivó con fogli e penne, si accomodó sul divano anch'egli e prese a fargli le solite domande di rito. Etá, esperienze professionali, lingue conosciute, provenienza italiana; ed annotava tutto. Poi spostó la sua curiositá sulla pasta e su ció che Chiwy sapeva fare. "Le é di disturbo se glieli faccio vedere sul computer? Ho la chiavetta con le foto e potrei spiegargliele nel frattempo" Matteo accese il Laptop e glielo porse, mentre la moglie arrivó con il caffe ed incuriosita guardó anche lei le foto. Fu un susseguirsi di esclamazioni del genere "Wow..... Bello...... Chissá che buono...!" Ad ogni spiegazione sembravano come affascinati. Dopo circa mezz'ora Matteo lo invitó a visitare ció che poi sarebbe diventato il ristorante, nei pressi dello zoo. La sala non era eccessivamente grande, avrá potuto contenere circa una cinquantina di persone, ma la cucina sembrava molto funzionale. Inoltre al piano inferiore vi erano due ampie celle frigorifere, di cui una era a congelatore. E un vasto laboratorio di preparazione. "Bellissimo.... deve essere perfetto per lavorarci qui!" esclamó Chiwy guardandosi intorno. "Si, ma per te ho un altra postazione" rispose Matteo.
Dopodiché tornarono in sala e gli mostró una vetrata dietro la quale, spiegó, sarebbero stati messi un piano di lavoro in marmo, dei frighi ed alcuni macchinari. Chiwy non era sicuro di capire bene. Sarebbe stato troppo ambizioso immaginare una cosa del genere. Lo guardó con un sorriso incerto e meravigliato. "Fino a stamattina non avevo nemmeno ben chiaro come chiamare il ristorante. Volevo qualcosa di differente, anche come menú." spiegó Matteo "In qualsiasi ristorante che vai, ormai, i menú sembrano la fotocopia l'uno dell'altro. Nulla di originale! Noi invece, abbiamo la pasta fresca. Fatta direttamente qui. Davanti ai clienti. E sarai tu a farla. Dietro a quella vetrata." Chiwy divenne di pietra. Aveva la bocca spalancata dallo stupore. E non riusciva a parlare. Visualizzava la scena dentro la sua mente e gli sembrava giá di viverla. "Posso avere un bicchiere d'acqua?" fu l'unica frase che l'emozione gli permise di dire. Matteo gli porse una bottiglietta d'acqua domandandogli "Allora, che te ne pare?" "Io.... beh, sono lusingato.... ma..... saró all'altezza?" rispose titubante. "Questo é un quesito a cui tu solo puoi risponderti, ma se ho puntato tanto su di te, é perché ho avuto ottime informazioni...!" "Matteo..." lo interruppe Chiwy "devo dirti una cosa importante. Io sono epilettico." "So anche questo. Purtroppo in merito a questo non c'é molto da fare. So che non devi bere o usare droghe, ma so che non hai quelle abitudini. Cerco di avere un ambiente di lavoro tranquillo e rilassante, dipendenti permettendo. Voglio un ambiente famigliare, e questo penso che ti possa giovare. Allora...
corriamo questo rischio?" Chiwy fu incoraggiato dalla rara solidarietá di Matteo. La sua epilessia era spesso considerata un handicap nel mondo del lavoro. "E come si chiamerebbe il ristorante?" chiese bevendo l'ultima acqua nella bottiglia. "Il regno della pasta fresca!" fu la risposta secca. Al che Chiwy sputó fuori l'acqua!
Sulla via del ritorno sostó velocemente al McDonald's giusto per mangiare qualcosa velocemente. Dopodiché corse a casa, prese il suo Laptop e andó al Blue Moon. Mentre in un tavolo appartato accendeva il portatile vibró il cellulare. Un messaggio su Grindr. Non aveva tempo per incontri sessuali, ma diede lo stesso un occhiata. Era Giovanni. "Non é consono, contattarti cosí, ma volevo sapere come era andata". Effettivamente era vero, non si erano scambiati i numeri di cellulare, nessun tipo di recapito. "Alla grande!
Se dopo passi al Blue Moon ti racconto!" Dopodiché si ricordó che non gli aveva detto che avrebbe avuto il colloquio oggi. Quindi glielo poteva aver detto solo Matteo. Dovevano essere proprio amici!
Mancava ancora piú di un mese all'apertura del ristorante, ma non voleva perdere tempo. Gli era stata chiesta una lista dei suoi prodotti, con prezzo di vendita al kg nel caso avessero deciso di vendere anche come negozio. Ma questa ultima evenienza non solleticava molto Chiwy, perché preferiva che rimanesse il suo obiettivo finale.
XVI
Il tempo passó velocemente dopo l'apertura del ristorante.
Chiwy si preparava gli impasti ed eventuali ripieni prima dell'apertura del ristorante, in modo che ad ogni ordine che gli arrivava potesse fare immediatamente la pasta davanti agli occhi ammirati ed incuriositi dei clienti. Un ripieno di carne, uno di ricotta e spinaci, ed uno mensile, adatto al periodo ed ai prodotti che trovava. Inutile dire che la novitá gli portava una mole di lavoro enorme, durante il servizio, e soprattutto veloce. Spesso quando c'erano tavolate i clienti ordinavano in precedenza, di modo che non si accumulassero troppe porzioni assieme. Per fortuna Matteo aveva deciso di chiudere alla domenica, altrimenti Chiwy non avrebbe nemmeno potuto avere il giorno libero. Giovanni divenne ben presto un cliente abituale del ristorante, e non nascondeva la sua debolezza nei confronti di Chiwy, il quale peró, seppur molto affascinato, non aveva ancora il coraggio di abbattere il muro di difesa che aveva tirato su. Per il momento preferiva ancora la sua amicizia e tornare a casa alla sera dalla sua relazione fantastica, con un attore morto
per droga decenni prima. Si rendeva egli stesso conto che era squallida questa situazione, ma almeno non doveva scontrarsi coi fantasmi del passato. Il Blue Moon continuava ad essere punto di ritrovo dei nostri protagonisti, ognuno con le loro storie. Massimo continuava la scalata al successo lavorativo, salendo gradini ad ogni cambiamento di lavoro. Quando aveva qualche relazione si presentava con qualche ragazzo simile ad un modello, bello come il sole, ma poi si rendeva conto nel giro di poche settimane che voleva anche un bello col cervello, non solo con un bell'aspetto. Maverick, sempre piú in disparte, eccetto quando si trattava di conoscenze informatiche o di fotografia. Poco propenso alle relazioni, ma molto legato a Edward e, purtroppo spesso lo prendeva ad esempio. Questi sempre apparentemente felice, si divideva tra i compromessi sessuali piú assurdi e le balle che raccontava a sua madre per non confessarle la propria omosessualitá. Dopo il lavoro, spesso, si recava in qualche parcheggio di camionisti o in qualche bosco dove, con qualche canna, soddisfaceva le voglie di chiunque. Francesco era ancora piu in basso. Solo lavori saltuari, spesso ospite di qualche signore che gratuitamente non avrebbe potuto avere nessuno. Si faceva regalare vestiti, profumi, si rendeva totalmente dipendente economicamente, per poi trovarsi a dormire in qualche fermata di metropolitana quando la situazione diventava pesante per uno dei due. Tanto che nel gruppo venne soprannominato "Topo di fogna" o "Parassita". Lola, tra un servizio fotografico e l'altro, continuava a cercare l'affetto in donne piene di rabbia. Un controsenso giá in partenza.
Passó cosí un estate afosa. Una domenica di tardo autunno, Chiwy, girovagava per i tunnel della sauna. Era stata costruita in modo da sembrare una serie di cunicoli cavernicoli, un labirinto di corridoi, dove si finiva in qualche stanza per incontri, o in una piscina, o in un'ampia vasca idromassaggio, o in un bagno turco, o nel bar della sauna. La luce soffusa completava la scenografia. Chiwy camminava con una naturale eleganza, coperto solo da un asciugamano legato in vita. Nonostante fosse abbastanza modesto, era comunque cosciente del proprio sex appeal e del proprio fascino. Ed in certi momenti aveva le stesse movenze eleganti di una pantera. Ad un certo punto passó davanti ad uno specchio e.... si fermó! Giovanni era lí, davanti a lui. I loro occhi si fissavano, sembravano quasi brillare nella penombra. Il suo corpo leggermente abbondante lo eccitava da morire. Il suo sorriso gli diede il colpo di grazia. Senza sapere come si trovó abbracciato a lui mentre si baciavano con passione. "Basta scappare!" sussurró Giovanni. Entrarono in una stanza, si chiusero dentro e vi rimasero per tutto il pomeriggio.
"Era spettacolare" si confidó Chiwy con Lola "mi sapeva dominare ma con un affetto ed una passione indescrivibile. Ero a metá strada tra il Paradiso e l'Inferno, ma ti assicuro che se mi avesse condotto all'Inferno ci sarei andato senza opporre resistenza." "E ora....?" domandó Lola incuriosita.
"E ora....?" ripeté Chiwy. E ora....? Non lo sapeva. Erano solo amici fino a poche ore fa, seppur fossero entrambi coscienti dalla reciproca attrazione. Non voleva in ogni caso crearsi dei castelli in aria. "Ora.... non lo so...." mormoró. Lola lo guardó in silenzio, inespressiva. Non voleva sbilanciarsi, pur avendo visto pure lei, in quei mesi, quell'inseguirsi e fuggirsi che li aveva portati quel giorno ad un'esplosione della loro passione reciproca. "Non me la sento di pensarci, ora" mentí "ho da gestire il lavoro della settimana!" Lola fiutó la balla, ma non insistette e si autoinvitó "Tesoro, mi offro volentieri come cavia!"
Quando giravano a Berlino, sembrando una coppia, attiravano spesso sguardi ammirati. Lola amava il look anni 60 o 70, e spesso, posando come modella per qualche fotografo, sfoggiava pettinature ed abiti vintage che la rendevano ancora piú bella di quanto Madre Natura avesse generosamente fatto. Chiwy anche con un paio di jeans ed una banale felpa era affascinante. Lui aveva lo sguardo. Due teneri occhi che ti guardavano, ammiccanti, e ti trovavi stregato. In coppia erano un'esplosione di allegria e bellezza. Arrivati a casa di Chiwy questi prese il suo quaderno delle ricette ed inizió a preparare il ripieno per i tortelli alla mantovana. A novembre era il ripieno piú adatto. Lola sapeva bene che con la zucca avanzata poi avrebbe fatto dei biscotti, quindi attese pazientemente ascoltando un vinile dei Pink Floyd.
Dall'altra parte della citta qualcuno, sorseggiando una birra sul proprio terrazzo, pensava a quel pomeriggio in sauna.
La brezza gli accarezzava gli ondulati capelli neri. Anche Chiwy glieli aveva accarezzati quel pomeriggio. Gli occhi neri fissavano in lontananza i resti della Vecchia Stazione di Anhalt, illuminata da un lampione. In quegli occhi neri era imprigionata l'immagine di Chiwy, in preda all'orgasmo, che lo stringeva. Le sue stesse labbra, sempre sorridenti, quello stesso sorriso che aveva fatto perdere la testa a Chiwy, ora sussurravano al vento "Ti amo", sperando che il vento stesso potesse portargli quel messaggio. Cercava di capire perché, gli sfuggiva in quel modo. Da mesi, quando pensava di aver ottenuto il suo amore, si trovava a mani vuote. Da mesi era rimasto ad aspettare pazientemente, sperando che un giorno succedesse qualcosa. Ora era successo qualcosa. Non avevano fatto sesso. Avevano fatto l'amore. Ed ora.....?
Chiwy non sapeva come affrontare la situazione. Per sua fortuna si avvicinava il periodo delle cene di Natale, al ristorante, ed era parecchio assorbito dal lavoro e dal progettare qualcosa di particolare. Passava in rassegna le sue ricette, i libri di cucina, i siti internet alla ricerca di qualcosa di speciale. Ma per quanto cercasse di concentrarsi gli frullava nella testa quella domanda che le fatto Lola, a cui lui aveva fatto eco, e che a loro insaputa si era posto anche Giovanni. "Ed ora....?"
Chiwy sapeva bene che era l'uomo giusto, e che gli voleva bene. Tutti glielo avevano fatto notare. Ma era terrorizzato dal rimettersi in gioco. Era terrorizzato dall'eventualitá di rivivere l'inferno che aveva lasciato in Italia. Voleva parlarne con qualcuno, e pur avendo un gruppo vasto di veri amici, non sapeva a chi chiedere. Prese il suo Laptop e se ne andó al Blue Moon. Ingozzarsi di succo di frutta non lo avrebbe certo aiutato, ma almeno vedere qualche persona lo avrebbe distratto. Sapeva benissimo che si stava prendendo per i fondelli da solo. Sapeva benissimo perché stava andando proprio lá. Sapeva benissimo chi sperava di incontrare. Ma non gli andava di ammetterlo nemmeno a se stesso.
Le bellissime lune blu che illuminavano il locale davano un atmosfera surreale e sensuale. La musica dava il tocco giovanile degli anni 80. Affondava nei ricordi dolcemente, ascoltando i Duran Duran, gli Spandau Ballet, gli Europe...... i primi batticuori, la consapevolezza e l'accettazione della sua omosessualitá.... quanto tempo che era passato. Eppure sembrava che quel periodo fosse ancora lí, in quei brani pop ed in quella luce blu. Mentre si beava in questo idillio di ricordi, entró Giovanni. Mentre ordinava al bancone lo noto, gli sorrise e lo raggiunse al tavolo. Chiwy era al settimo cielo, ma non lo diede a vedere. "Giá finito di lavorare?" gli domandó. "Beh, son quasi le sette......". Non si era reso conto di come era passato il tempo. La domenica perdeva sempre la nozione del tempo. Era gia passata una settimana da
quando si erano incontrati in sauna, ed a parte qualche fugace saluto, non avevano piú avuto modo di fermarsi a parlare. Giovanni, per fortuna, era piú diretto e loquace che Chiwy. Senza tanti giri di parole andava subito al sodo. Dopo averlo per un po' guardato, in silenzio gli domandó "Ed ora....?" Quella domanda li aveva accompagnati entrambi per tutta la settimana. Chiwy sospiró, poi decise che era il momento di affrontare la situazione. Avrebbe potuto essere il treno della felicitá, e temporeggiare glielo avrebbe fatto perdere. Lo fissó e gli chiese "Non sarai come lui?" "Lui.... chi....?" domandó spiazzato Giovanni. Chiwy tra le lacrime gli raccontó il suo inferno, le botte, le umiliazioni, la fuga..... Giovanni lo guardava incredulo. Poi si sedette accanto a lui e lo abbracció con tenerezza. "Come si puó ripagare tanto amore con tanta violenza?" Chiwy aveva appoggiata la testa contro il suo cuore, mentre ancora lacrimava.
Non pianificarono nulla. Non ufficializzarono nemmeno.
Non sentivano questa necessitá. Volevano godersi quello che accadeva giorno dopo giorno. Passeggiate allo zoo, con l'avanzato autunno che decorava il panorama coi suoi colori, lunghe chiaccherate, pranzi domenicali che sembravano per un reggimento di soldati e non per due. Chiwy dimostrava il suo affetto in cucina, dando libero sfogo alla sua fantasia. Giovanni, che apprezzava il tutto, in poche settimane notó la differenza nel suo fisico, giá tendente all'abbondanza. Erano romanticamente felici.
Chiwy gli parlava delle sue novitá riguardo alla pasta e i suoi prodotti dolciari, lui si offriva volentieri come assaggiatore. Dal canto suo gli parlava del suo lavoro di ebanista, dei mobili che gli capitava di restaurare, dei pezzi di valore che magari qualcuno gettava via. Intanto si avvicinava il Natale. Una domenica mentre oziavano sul divano abbracciati Giovanni fece la domanda. "Ti piacerebbe vivere assieme?" Chiwy rimaneva sempre spiazzato da quel suo modo diretto di chiedere. "Perché?" fu la sua risposta "Non stiamo bene cosí?" "Si, ma magari potrebbe essere piú bello. Praticamente o io sono a casa tua o tu a casa mia.....!" Chiwy lo guardó con tenerezza e rispose "Ho paura" "Mi pare di averti dimostrato che non sono un orco cattivo. Non faró mai nulla che possa farti del male. Ti voglio troppo bene."
Chiwy non rispose e lo abbracció forte. Il suo petto nudo, con una leggera peluria nera gli dava un calore confortante. "E in quale casa andremmo? Nella mia nella tua?" domandó. "Scegli te." fu la risposta di Giovanni. "Intanto pianifichiamo il trasloco." Chiwy lo guardó con tenerezza e non parló. ma con gli occhi lucidi annuí con la testa. "Per Natale convivremo qui." Il sorriso di Giovanni era il punto debole di Chiwy. E vedere quel fascinoso sorriso avvicinarsi e tramutarsi in un bacio appassionato, gli annientó qualsiasi freno inibitore per quel pomeriggio.
Chiwy era invaso da un enorme senso di tenerezza, mentre lo guardava addobbare l'albero di Natale, con la stessa vivacitá di un bambino. Era un sabato, e purtroppo lui non poteva aiutarlo, anche se avrebbe voluto. Tutti e due si erano trovati d'accordo sul non trasgredire la tradizione italiana degli addobbi rigorosamente l'8 dicembre. Tutti avevano pronosticato, per quel 2012 che volgeva al termine, la fine del mondo. Per loro due aveva significato l'inizio di qualcosa insieme. Era fuori discussione che avessero potuto passare il Natale da soli. Il gruppo di amici si era ormai abituato a festeggiare a casa di Chiwy, peraltro volevano cogliere l'occasione per "bagnare" anche l'inizio della convivenza. Matteo aveva deciso di chiudere il ristorante per tre giorni, quindi avevano tutto il tempo di rilassarsi ed organizzare un buon pranzo. Giovanni aveva aggiunto molta allegria nella vita di Chiwy. Quest'ultimo adorava la quiete delle sue piante, le serate ad ascoltare dischi in vinile o a vedere vecchi film; ma non si era mai reso conto di come gli mancava
qualcuno al suo fianco. Ovviamente che fosse la persona giusta. E Giovanni, con la sua gioia di vivere, con la sua voglia di assaporare il bello della vita, era proprio la persona che colmava quel vuoto.
"Quando lo porta a cena per farcelo conoscere?" brontoló suo padre quando gli venne data la notizia. La piccola Audrey, romantica com'era nella sua natura, giá sognava di presenziare ad un matrimonio gay, pieno di sfarzo, di luccichii, proprio come nei film. Non molto dissimili erano i sogni ad occhi aperti della madre, che gia si immaginava ballare un lento con suo figlio sulle note di "September Morn". Nessuna delle due immaginava che i due piccioncini non avevano cosí tanta fretta, anzi, temevano addirittura di aver giá corso parecchio con la convivenza. Ora volevano vivere e rilassarsi.
Quella sera era stata pesante per Chiwy. Aveva letteralmente corso dietro al tempo per stare al passo con le varie ordinazioni dei non prenotati. Per fortuna chi aveva riservato, aveva avuto il buonsenso di prenotare la pasta desiderata in precedenza, in modo che potesse essere giá pronta. Ma dopo la chiusura Chiwy desiderava solo pulire in fretta la sua postazione ed andarsene a casa. Ció che vide, varcata che ebbe la soglia, fu un vero e proprio tuffo al cuore: l'albero di Natale, decorato ed illuminato, giá circondato di parecchi pacchi regalo e
Giovanni, in accappatoio, con due bicchieri di moscato, lo guardava con sguardo malizioso, appoggiato allo schienale del divano. Come poteva resistergli?
Pur senza bere alcool erano ambedue ubriachi quel giorno di Natale. Ovunque si girassero, in casa vedevano persone, persone, persone. Chi faceva le congratulazioni, chi domandava di qua, chi rispondeva di lá, chi offriva un aiuto maldestro... ed ambedue avrebbero desiderato avere i loro genitori a quel loro primo pranzo in casa. Ma nessuna delle due famiglie aveva trovato dei biglietti in cosí pochi giorni. Chiwy si divideva tra cucina, ospiti e preparazione tavola, Giovanni correva da una parte all'altra, senza sapere esattamente cosa fare. L'unica cosa che faceva consapevolmente era ingurgitare ogni tanto un "piccolo assaggio" anzitempo. Massimo e Lola si adoperavano per cercare di dare una mano, ma si resero presto conto che il migliore aiuto era interagire con gli altri ospiti, affinché i due padroni di casa potessero andare avanti nelle faccende. Maverick ed Edward guardavano quella confusione dal divano, il secondo con una leggera punta di invidia, che cercava di inculcare anche al giovanissimo. Matteo ed Aga, anche loro ospiti coi loro bimbi, chiaccheravano con Chiwy, per una volta non di lavoro. I bambini erano divertiti da Giovanni e correvano con lui, ogni qual volta
giocando ad infilargli qualche "piccolo assaggio" in bocca, che lui gradiva. Altri amici e colleghi di Giovanni oziavano, pregustando il pranzo con il profumo che ormai invadeva la casa. Finalmente Chiwy mise in tavola un piatto con una meravigliosa insalata russa e dei vassoi in legno su cui erano distribuiti ciascuno affettati, formaggi, crostacei e verdure grigliate con bagna caöda. Da quell'antipasto tutti capirono che si sarebbe mangiato parecchio quel giorno. Il pane, rigorosamente fatto in casa, accompagnava sia il profumo della casa che l'aroma delle vivande. Per gran parte del pomeriggio, con qualche pausa, si susseguirono ravioli ai carciofi (un classico nei Natali di Chiwy), una torta di carciofi, coniglio al Civet, patate al forno ed i vari vassoi di stuzzichini. Panettone e zabaione con panna chiusero il pranzo, ormai quasi all'ora di cena, a degli ospiti che da quanto erano sazi non riuscivano nemmeno a respirare. Addirittura Giovanni, in genere propenso ad abbuffate del genere, alzó bandiera bianca. Chiwy, invece, guardava con terrore la cucina da rigovernare.
A sera, finalmente soli, poterono finalmente rilassarsi. Chiwy con calma rigovernó la cucina, mentre Giovanni, di nuovo in vena di mangiare, sbocconcellava davanti al computer lavorando a dei progetti di restauro. "Quando sará il prossimo pranzo-suicidio?" domandó alzandosi e stiracchiandosi. "Spero piú tardi possibile. Per Capodanno per fortuna non abbiamo nulla in progetto. Il ristorante é chiuso, ma saranno
tutti troppo esausti per il veglione per poter festeggiare. Poi Matteo, non so perché, ha insistito che mi prendessi qualche giorno libero." "Beh, dopo le feste il lavoro tende a scendere. Magari é il momento migliore. Io fino all'Epifania comunque tengo chiuso il laboratorio." "Ottimo,cosí possiamo approfittarne per sistemare le tue ultime cose!" "Rilassarti non rientra nei tuoi vocaboli, eh....?" rise Giovanni in risposta.
I giorni che li separavano da Capodanno furono per Chiwy, ovviamente, densi di lavoro. Oltre alla pasta per pranzo e cena, doveva preparare anche quella per il veglione. Ed il ristorante era completamente riservato. In ogni buco di tempo libero che trovava, come una macchinetta, preparava dei graziosi ravioli a forma di stella ripieni di cotechino e patate, che sarebbero poi stati conditi con una salsa con lenticchie. Una rivisitazione della tradizione gastronomica, praticamente. E venne la sera del veglione....
Nel ristorante tutto era decorato come non mai. Chiwy era come sempre agitato, terrorizzato che la sua pasta potesse non piacere. Maria, la chef di cucina, passó tutto il pomeriggio a tentare di tranquilizzarlo, preoccupata che il nervosismo potesse causargli un attacco epilettico proprio quella sera. Lei era, a detta di Chiwy, un fenomeno della natura. A 68 anni riusciva a gestire la cucina con la severitá, ma con la passione necessaria. Sul lavoro non era amica di nessuno, era semplicemente colei che aveva tutta la responsabilitá della
cucina sulle spalle, e come tale era avara di complimenti, ma propensa ai rimproveri se un piatto non fosse piú che perfetto.Collaborava spesso con Chiwy in merito alle idee sulla pasta, avendo, grazie alla sua etá, molta piú esperienza sulle spalle, anche in merito alla convenienza dei prodotti ed all'abbinamento ai vari periodi dell'anno. Aveva accolto la notizia della convivenza del collega con sorpresa e gioia, in quanto la preoccupava il fatto che una persona coi problemi di salute di Chiwy potesse trovarsi da sola a casa durante un attacco. Fuori dal lavoro era una grande amica. Aveva dovuto a malincuore declinare l'invito al pranzo di Natale, per via del pranzo con la sua famiglia, ma aveva regalato alla nuova coppia un grazioso portafoto. E quel giorno era lí, a fare coraggio al terrorizzato pastaio. "Di cosa ti preoccupi? Se é piaciuta a me, severa come sono nei giudizi, sicuramente piacerá a chiunque" Su questo aveva ragione. Effettivamente mentre lei la assaggiava, Chiwy era accanto alla porta della cucina pronto a fuggire, quando lei esclamó semplicemente "Wow!". Ma Chiwy la guardó ed ironizzando esclamó "Senti, sono una checca....: mi é concesso essere paranoico?" Al che ambedue scoppiarono a ridere .
Chiwy doveva solo dare una mano al servizio quella sera, la pasta era giá stata precedentemente preparata e la cucina era giá molto avvantaggiata nel lavoro. Chiwy si prese un'oretta di tempo per correre a casa a farsi una doccia e cambiarsi. Sotto il completo da sala, con tanto di cravatta, immancabili gli slip nuovi rossi.
Maliziosamente sorrise davanti allo specchio. Due spruzzate di deodorante e via di corsa al ristorante. La serata fu un successone, tra i vari complimenti, le corse da un tavolo all'altro, la gente che ballava. Alle 22 Matteo con fare misterioso, si avvicinó a Chiwy e Giovanni, che si era offerto di dare una mano, e bisbiglió "Vado a ritirare il vostro regalo di Natale, da parte di tutto il gruppo. I due si guardarono con aria interrogativa. Dove si ritirava un regalo due ore prima della mezzanotte di Capodanno? Erano spiazzati ed impazienti. La curiositá li attanagliava, mentre tutti li guardavano con un sorriso. Improvvisamente si aprí la porta. "Mamma...! Papá....!" gridarono i due. Le rispettive famiglie erano lí! Colleghi ed amici dei due avevano fatto la colletta per farli arrivare dalle rispettive cittá, proprio per quella sera. Abbracci, lacrime, ringraziamenti.... ! Erano ambedue senza parole. La piccola Audrey, al suo primo viaggio all'estero, era estasiata e, nonostante la stanchezza, emozionatissima di conoscere il cognato che aveva aiutato il fratello a credere nuovamente nell'amore. I genitori, tutti riuniti in un tavolo, poterono finalmente mangiare prima della tanto attesa mezzanotte. A poche decine di secondi, Giovanni bisbiglió a Chiwy "Sai, mi é venuto ora in mente che non ho mai baciato nessuno sotto il vischio" "Ma qui non ce n'é vischio" rispose deluso Chiwy. "Allora andiamo a baciarci sotto la neve". Per mano uscirono nel piazzale antestante al ristorante, e mentre la neve scendeva copiosamente su di loro e dentro gli schiamazzi e gli urli annunciavano l'arrivo del 2013, si abbracciarono e si baciarono con amore.
XVIII
La convivenza destabilizzó non poco Chiwy. Seppur Giovanni lo trattasse come un principino, in cuor suo egli era sempre sul chi va lá, viveva col ricordo ed il trauma della sua precedente convivenza ed attendeva sempre un litigio o una discussione.
Per fortuna lo mascherava ben bene: la felicitá di Giovanni era per lui non solo commovente, ma anche preziosa. Provó a parlarne con Maria. Lei aveva una mentalitá molto aperta e tanta saggezza e.... la sinceritá adatta. "Quella persona ti ha fatto del male, ma non devi bloccare la tua vita a quel periodo" rispose lei, "hai diritto di amare ancora e di essere amato, di avere qualcuno accanto, e Giovanni ti vuole un bene dell'anima". Aveva ragione. Mentre preparava i ravioli per San Valentino, a forma di cuore e ripieni di salmone, rifletteva a tutto ció. Adrian gli teneva compagnia, prima che iniziasse il turno serale. "Non é facile per nessuno" gli disse, "nemmeno per me con mia moglie. Abbiamo una bimba meravigliosa, ci amiamo un casino... ma ci sono anche i giorni no. Ma il passato é passato." Adrian era il bello del ristorante. Lavorava in cucina, era praticamente in grado di ricoprire qualsiasi postazione, e per
e per questo capitava spesso che fosse vittima di qualche leggera rivalitá. Il suo atteggiamento meticoloso non aiutava di certo. Chiwy lo guardava , perplesso ma riconoscente per quel suo inatteso supporto morale. Erano molto diversi, soprattutto come idee, ma anche molto amici. Adrian conosceva molto bene i suoi problemi di salute. Una volta lo aveva soccorso e si era sentito impotente, mentre tentava invano di fermare o almeno mitigare i violenti colpi di cui il collega era vittima per via delle convulsioni. Sapeva che questo era un handicap lavorativo non indifferente, anche in Germania, dove nonostante pare un paese che aiuti molto, l'epilessia é ancora molto sottovalutata. Prima di avere un concreto e leggero aiuto economico bisogna superare estenuanti e snervanti mesi di controllo, colloqui, visite ed appuntamenti che peggiorano solo lo stato di salute.
Chiwy non sapeva cosa rispondere. Era cosciente del fatto che razionalmente avesse ragione, ed era per quel motivo che si sforzava di lottare ogni giorno contro i demoni del suo passato. Adrian non era al cento per cento favorevole all'omosessualitá.
Piuttosto la tollerava, finché nessuno gli rompeva le scatole; ma non riusciva a comprendere come due individui dello stesso sesso, indipendentemente che fossero maschi o femmine, potessero provare attrazione reciproca. Ma al di lá di ció provava molta amicizia per Chiwy e sapeva che dargli il consiglio giusto, era il modo migliore perché fosse felice. Chiwy, come giá citato, sapeva bene quale fosse la scelta migliore. E sapeva anche che, fondamentalmente, non v'era alcuna scelta da fare. Si trattava solo di smettere di aspettare che giungessero i problemi e rilassarsi.
La sua routine di coppia, in fin dei conti, era ció che chiunque potesse desiderare. Inoltre Giovanni lo riempiva di attenzioni mentre lui era letteralmente affascinato a sua volta, dal suo compagno.
Una domenica, una delle prime di marzo, Edward arrivó al Blue Moon leggermente su di giri. Aveva passato la notte sveglio, essendosi recato subito dopo il lavoro da un signorotto facoltoso; e da lí, dopo un paio d'ore di eccessi sessuali, alcool e droghe varie, direttamente in discoteca, per poi fare una nuova tappa in sauna, dalla quale giungeva.... nello stato che ci si puó facilmente immaginare. "Schioda, topo di fogna!" biascicó ad alta voce, spingendo via Francesco, che per ammiccare con un vecchio gli bloccava il passaggio. Il gruppo lo guardava incerto se aiutarlo o ignorarlo, tutti alquanto sbigottiti. Lui, di solito cosí effeminato, cosí teatrale, cosí forzatamente elegante, adesso era cosí... squallido. Massimo, sempre molto diretto, lo attaccó "Ma che cazzo stai facendo?" Edward lo guardó con un sorriso inebetito e gli rispose "Pretenderai mica che siano tutti perfetti come te e la tua amichetta Cenerentola...", riferendosi chiaramente a Chiwy che aveva trovato in Giovanni il suo principe azzurro. "Ma cosa stai dicendo...?" chiese per l'appunto Chiwy, che non capiva quanto quella frase fosse dettata dallo stato di alterazione. "Oh, avanti... hai trovato il tuo tesorino, ora fate la famiglia felice e ti senti al di sopra di tutti, nel tuo mondo
dorato. Ma ti sei dimenticato che fino a poco tempo fa eri in uno spogliatoio, in ginocchio, a soddisfare il tuo perverso datore di lavoro?" Chiwy arrossí ma non ammutolí. "E dove sarebbe la colpa? Nel fatto che ho detto basta a quella situazione, mentre tu ci sguazzi ancora?" "No, tu non hai detto basta ad un bel niente. Hai solo avuto la botta di culo di un licenziamento, di una famiglia che ti accetta e di aver trovato uno straccio d'uomo!" Effettivamente tutti cercavano di capire dove fosse la colpa di Chiwy nell'aver avuto le fortune sopra citate. Ma erano comunque tutti stupiti dall'affermazione "...in ginocchio a soddisfare il tuo perverso datore di lavoro...". Bastava fare due piú due, per intuire subito di chi si trattasse e far scoppiare un pericoloso pettegolezzo. "Beh, immagino che se sei venuto qui solo per attaccar briga, tanto vale che ce ne andiamo!" balzo in piedi Giovanni, disturbato dalle troppe novitá di quei pochi minuti. Chiwy lo seguí, anche se avrebbe preferito di gran lunga prendere a calci nei denti Edward. Massimo e Maverick rimasero al tavolo a guardarlo stupiti e con aria di rimprovero. "Ma ti ha completamente dato di volta il cervello?" incalzó Massimo. Edward lo guardó con aria di sufficenza e con un ghigno beffardo. "Perché?" riuscí solo a chiedere Maverick. "Che ho mai detto di sbagliato?" domandó l'ubriaco, aggiungendo una birra alla sua ebbrezza. "Tutto!" rispose seccamente Massimo "Non conosci la sua vita, non sai ció che ha passato: non é una colpa se ora ha finalmente un po' di felicitá!" Edward si limitó a sbuffare annoiato. "Non é colpa sua se te non sei in grado di cambiare la tua vita!" Si guardarono sfidandosi a vicenda con lo sguardo.
Se nel punto dove quegli sguardi si incrociavano, si fosse scatenata anche solo una leggera scintilla, il locale avrebbe preso sicuramente preso fuoco, da come erano carichi di astio. "Perché...?" ripeté Maverick. Massimo lo guardó e senza tanti giri di parole gli rispose "Per invidia!". E se ne andó. Edward, da solo col suo migliore amico, si sbloccó. "Ha ragione" disse sommessamente, mentre gli occhi giá rossi per altri motivi, iniziarono a riempirsi di lacrime, "lui ha avuto le palle di cambiare la sua vita, di migliorarla, di avere il suo lieto fine; mentre io non riesco nemmeno a dire a mia madre che sono gay." Rabbia e disperazione trasparivano dal suo volto. "Faccio un lavoro che odio e per mantenermi quel lavoro ora sono io in ginocchio a soddisfare il mio perverso datore di lavoro..." "Ma perché... anche Gianni....?" lo interruppe Maverick. Edward sorrise con amarezza tra le lacrime "Quello non é né carne né pesce: si passa i suoi dipendenti gay, mentre fa bella mostra del suo quadretto famigliare." "Chiwy non si meritava quello che hai detto." "Lo so, ma ormai l'ho detto" concluse Edward prima di andarsene barcollando. Giovanni sbatté con rabbia la porta di casa e si sedette nervosamente sul divano. Chiwy lo guardó con timore. "Mi dispiace" balbettó. "E per cosa?" chiese Giovanni. "Per ció che hai saputo:" "Non ce l'ho con te. É successo prima che ci conoscessimo. Ce l'ho con lui..., con quel cretino di Edward!" Rimasero in silenzio. Per almeno un'ora. Sul divano. uno accanto all'altro. Si potevano sentire solo i loro respiri.
Chiwy era deluso dall'invidia di chi credeva un amico.
Giovanni era infuriato, perché qualcuno osava essere invidioso della loro felicitá. Solo dopo un'ora si guardarono.
Giovanni gli diede un pizzico affettuoso sulla guancia. Chiwy appoggió la testa sul suo petto ed inizió a piangere. Giovanni gli bació con affetto il capo.
XIX
Si avvicinava il compleanno di Chiwy. Egli non si immaginava certo che mentre lui lavorava era in corso addirittura una riunione per l'evento. Lola, Massimo e Giovanni erano in un tavolo appartato al Blue Moon, che pensavano a qualcosa di particolare per una festa a sorpresa. In silenzio sorseggiavano le loro bevande, cercando di farsi venire in mente qualcosa. Fu Giovanni che per primo iniziò a concepire una mezza idea. "Ma l'idolo di Chiwy è John Belushi, vero?". Lola lo guardò e rispose sorridendo "Beh, si è messo col suo clone. Penso sia già una risposta". "Esagerata" arrossì Giovanni "io non vedo tutta questa somiglianza". Massimo interruppe la discussione "Non mi pare che questo porti ad un'idea per la festa". "Ne sei certo?" lo contraddí Giovanni con aria misteriosa. "Che vuoi dire?" domandò Lola incuriosita. "Voglio dire che con Chiwy ho visto tutti i film di Belushi e ho trovato un idea per il party. I due lo guardarono con aria interrogativa mentre lui iniziava a battere ritmicamente le mani sul tavolo. "Toga! Toga! Toga!..." intonava mentre batteva.
Gli altri due colsero l'idea e si unirono al suo coro. Nel giro di pochi minuti tutto il Blue Moon si era unito al coro, pur non sapendone il motivo.
Non fu facile in pochi giorni organizzare il tutto, peraltro tenendolo nascosto a Chiwy. Fortuna vuole che Maverick, oltre ad essere un buon fotografo, fosse anche un bravo tipografo. E nel computer ideò un biglietto invito solo per la coppia ChiwyGiovanni, per un meraviglioso toga-party, in tributo al grande film. Chiwy non avrebbe mai rifiutato un evento del genere, tantomeno la sera del suo compleanno. Ovviamente era all'oscuro del fatto che il toga party era per lui, che il Blue Moon era stato affittato dagli organizzatori della festa, e tante altre cose. In se non occorreva tanta preparazione, bastava effettivamente sistemarsi un lenzuolo a mo' di toga e il gioco era fatto. Chi riusciva si procurava una corona di alloro, che dava il tocco finale. Ma Chiwy era agitatissimo. "Un toga party per il mio compleanno.... Il Blue Moon non poteva farmi un regalo migliore... Chissà che bello .... Chissà se sarà come nel film...." Tutto ciò mentre correva da una parte all'altra della casa, si sistemava la toga, la corona di lauro, aiutava Giovanni a sistemarsi, prima d'uscire diede una veloce bagnata alle piante....! Da una parte era anche agitato, perché supponeva di non conoscere molta gente alla festa. Per un paio di volte era tentato di tornare a casa, ma Giovanni gli rispose, prendendolo per una mano, "Non mi sto facendo ridere dietro sulla metro, vestito con un lenzuolo, per tornare a casa a metà strada". L'urlo che travolse Chiwy quando aprì il locale fu superlativo e sorprendente. "Tanti auguri".
Tutti erano vestiti come loro, con delle toghe stile impero romano, i bicchieri erano in realtà calici d'argento, i piatti da portata strabordavano di tutto. Porzioni abbondanti, ma preparate con gusto, come si sarebbe fatto nell'antica Roma. La classica luce blu delle lune che fungevano da faretti davano un tocco di classe. E lì c'erano tutti. Massimo, col modello di turno, Lola, tra le braccia di una 40enne, simile ad una lottatrice di sumo, Maverick con il fidanzatino, ambedue impegnati ad immortalare ogni momento, addirittura Matteo e Aga, con le loro toghe, ed altri colleghi ed amici di Giovanni, che frequentavano la casa. Chiwy intuì. Si voltò da Giovanni e lo guardò con meraviglia. "Tu...." riuscì solo a dire, mentre lo abbracciava. Voleva stritolarlo dalla gioia, voleva ricoprirlo di baci, voleva .... "Stasera sarò il tuo John Belushi" sorrise lui teneramente mentre partiva la musica. Inutile dire che pure la musica era stata selezionata. Si partiva da successi anni 70, tipo i Rockets, i Bee Gees, gli Electric Light Orchestra, per approdare al pop anni 80, tipo Madonna, Michael Jackson, i Duran...., per continuare con l'approdo della disco music anni 90 e 2000. Sembrava di essere realmente nel famoso TogaParty del film "Animal House".
Partirono i lenti, con la famosa "Reality". Chiwy e Giovanni si scambiarono uno sguardo di intesa, si alzarono e si abbracciarono in mezzo alla pista, creata spostando qualche tavolo. Massimo, nonostante il suo apparente cinismo nei confronti del romanticismo, si asciugó di nascosto una lacrima. Le lune blu illuminavano le bianche toghe, e dei giochi di luce creavano delle stelle,
donando al tutto una scenografia fiabesca. Ci sono momenti che vanno assaporati in silenzio, per non rovinarli con ovvietá osciocchezze simili. Ebbene, quello era uno di quei momenti. Chiwy e Giovanni ballavano abbracciati ed in silenzio, mai come in quel momento fusi in un unico corpo ed un'anima. Chiunque avesse assistito a quell'immagine avrebbe convenuto che l'Amore non ha alcuna barriera sessuale.
Difatti molti immortalavano la romantica scena, per poi postarla sui vari social, con la descrizione "L'essenza dell'Amore". Come previsto la festa fu un successone. Per gran parte del pomeriggio si alternarono momenti romantici, coi lenti, momenti di ballo sfrenato, momenti di allegra nostalgia. Tutti avevano voglia di divertirsi e dimenticare i vari grattacapi quel giorno. A tarda serata erano tutti sfiniti sui divanetti, chi senza voce, chi leggermente brillo, chi leggermente fumato. Giovanni sistemó in separata sede il pagamento, dopodiché l'ambiente andó via via svuotandosi, pigramente, con la leggera mestizia che rimembra agli avventori di una festa, che la vita ordinaria stava riprendendo il suo corso. I nostri piccioncini arrivarono a casa, ma non avevano ancora voglia di terminare la festa. O, quantomeno, ci mancava qualcosa. Sul divano, maliziosamente, iniziarono a discutere sull'omosessualitá nell'Impero Romano, ricollegandosi ai loro costumi. "...Non credo che avessero molto definito il concetto di omosessuale o eterosessuale, quanto quello di attivo o passivo. Difatti era deprorevole il ruolo di gay passivo, non il contrario, peró..." documentó Chiwy. "Allora mi servirebbe uno schiavo sottomesso passivo, ora" sussurró Giovanni, avvicinandosi in tono
scherzosamente minaccioso. "Oh.... padrone.... no....!" lo provocó Chiwy, prima che tutti e due si lasciassero andare a quel piccante gioco di ruoli.
Lola si era ben presto affezionata a Giovanni, dal momento che lo vedeva come l'uomo che aveva finalmente ridonato la gioia al suo migliore amico. Inoltre, in campo femminile, aveva pressapoco gli stessi gusti che aveva Chiwy in campo maschile, quindi anche secondo lei un "meno bello" aveva comunque diritto di amare ed essere amato. Di ben diversa idea era Massimo. Rispettava Giovanni perché in fondo era il compagno di Chiwy, ma rimaneva comunque dell'idea che l'amico avrebbe potuto ambire a qualcosa di meglio, che a quel "cicciottello", come lo definiva lui. C'erano dei momenti, quando ad esempio Giovanni faceva tappa al Blue Moon per una birra o un aperitivo dopo il lavoro, ancora sporco di trementina, grasso o vernici varie, che lo avrebbe volentieri schiacciato come un insetto. E non riusciva a capire cosa rendesse Chiwy tanto felice accanto a quel banale proletario. Ma rispettava tacitamente la sua scelta. In fondo Giovanni amava veramente Chiwy e questo era l'importante. Edward dopo l'increscioso evento di cui si era reso protagonista, prese le distanze dal gruppo, eccetto che da Maverick. Nessuno ne sentí la mancanza, arrivando alla comune opinione che ció che aveva avuto il coraggio di dire quella domenica, lo covava dentro da tempo. Come recita un vecchio adagio "In Vino Veritas".
Inoltre Giovanni lo vedeva come un ipocrita codardo, che preferiva colpevolizzare gli altri per la sua squallida vita, piuttosto che rimboccarsi le maniche ed uscirne. Chi, seppur al di fuori del gruppo, avrebbe voluto rivederlo, era Francesco. Era presente quella domenica quando Edward riveló... cose che non avrebbe dovuto su Gianni. Ronzava intorno al gruppo, cercando di carpire qualche dettaglio in piú. Lui non conosceva bene la situazione, o almeno non quanto avrebbe dovuto e voluto. Nella sua superficialitá ed ignoranza, associava semplicemente il tutto a guadagni facili. Giovanni era visibilmente infastidito dalla sua invadenza e lo cacció via in mala maniera. "Se devi battere, qui dentro non é il posto adatto!" gli urló, dando cosí origine ad un acceso alterco. Praticamente erano tutti contro Francesco, che difendeva come poteva, il suo diritto di sostare al bar come cliente, "...e poi ci sta lui che é pure malato...!" urló, riferendosi a Chiwy. Si sollevó un brusio, misto di curiositá, stupore e conclusioni. "L'epilessia non vieta di stare in un locale!" si affrettó a tuonare Giovanni, con l'intento di precisare cosa significasse "malato". Ma la situazione era giá precipitata. Se si fosse parlato di AIDS ci sarebbe stato meno scalpore. Tutti conoscevano l'AIDS, molti ci convivevano, ma l'epilessia era, per molti di loro, un banale vocabolo medico non molto conosciuto. Nella loro mente immaginavano il bel Chiwy, con gli occhi girati all'indietro, in preda alle convulsioni, che perdeva copiosamente bava dalla bocca e magari si urinava anche addosso.
Un immagine che non avrebbero mai desiderato vedere nella realtá. Chiwy si sentiva tutti gli sguardi addosso. Era troppo umiliante. Corse fuori dal bar in lacrime, mentre Giovanni, dopo aver fulminato con lo sguardo Francesco gli corse dietro.
Berlino é vasta di luoghi per pensare e riflettere. Ma il rifugio di Chiwy, a ridosso di marzo ed aprile, era sicuramente il proprio balcone. Una grande fioriera in legno, costruita da lui, ospitava decine di piante carnivore, che dopo il riposo vegetativo iniziavano a fare capolino. In una grande baccinella colma d'acqua vi era qualche pianta acquatica. Chiwy avrebbe sempre voluto metterci dei pesci, ma non era sicuro della possibilitá di sopravvivere di questi.
Gerani parigini e comuni si alternavano, alternando a loro volta i colori. Altre fioriere, sempre costruite da lui, ospitavano centinaia di bulbacee, con alternanze di giochi di colori deliziosi. Un po' in quasi tutti i vasi facevano timidamente capolino dei Muscari. In un angolo, in uno dei vasi piú grandi, v'era una singolare pianta, l'Asclepias, che a tarda estate donava dei curiosi frutti simili a dei pappagallini verdi. Un'anfora coricata, in terracotta, ospitava invece una bellissima Fucsia, che quando fioriva riversava poeticamente la sua cascata di colori sulle piante acquatiche. Queste erano solo una parte delle piante che decoravano il balcone. E non mancava che sovente Giovanni gli tenesse compagnia nella cura delle stesse.
Questo, appunto, arrivó e lo trovó sulla sua sedia a dondolo, sul terrazzo, che si godeva il tramonto, in silenzio, circondato dalle "sue dilette" come soleva chiamarle. Si sedette di fronte a lui e lo guardó in silenzio. Chiwy ruppe quel silenzio. "Non ho scelto io di essere epilettico". Giovanni abbassó lo sguardo, per via del sole che lo accecava. "Nessuno ha detto questo!" "Si, ma quel topo di fogna mi ha umiliato davanti a tutti...! E hai sentito quelle checche come bisbigliavano? Neanche avessi la lebbra!"
Giovanni non se la sentiva di mentire o illuderlo con le classiche bugie bianche. Chiwy aveva ragione. Francesco lo aveva volutamente umiliato davanti a tutti, ed i pettegolezzi ed i mormorii dei presenti avevan aggiunto carne al fuoco.
"Ed ora cos'hai intenzione di fare?" Chiwy non si aspettava quella domanda, seppur molto ovvia. Cosa aveva intenzione di fare? Incassare il colpo in silenzio o reagire?
"Non lo so..." rispose confuso. "Se incassi il colpo sará dura ripresentarti nei locali. Sai, la gente mormora pure a Berlino!" Questo era vero. "Inoltre se reagisci non lo fai solo per te, ma per tutti gli epilettici." Pure questo era vero. L'epilessia, questa grande sconosciuta, spesso esorcizzata, accantonata in un angolo, seppur vantasse una storia di gran lunga piú antica rispetto ad altre malattie, essendo stato il primo ad occuparsene il grande medico dell'Antica Grecia, Ippocrate. Eppure se si chiede ad una persona, oggigiorno, di definire l'epilessia, si hanno solo delle vaghe risposte confuse e superficiali. Sicuramente Chiwy non avrebbe potuto cambiare la situazione, o almeno, non quella mondiale, ma almeno la sua si.
Quando lo videro entrare al Blue Moon, per mano al suo compagno, molti rimasero stupiti. Massimo e Lola gli sorrisero, ma lui procedette, lasciandoli interdetti. Anche Giovanni era confuso e preoccupato quando intuí che si stava avviando verso Francesco, che dandogli le spalle non poteva vederlo. Lo afferró da dietro per i capelli, trascinandolo fuori dal locale. Questi si dimenava e lanciava urletti striduli e fastidiosi. "Preferisci che ti tengo per i coglioni?" gli sibiló in faccia Chiwy, cambiando presa e stringendogli i cosidetti "gioielli". Il bar si era letteralmente svuotato, pure il titolare era uscito in strada a godersi la scena. Chiwy rimase a fissare Francesco piagnucolante, a mezzo centimetro dal suo volto, in silenzio, stringendo sempre piú forte i testicoli, mentre tutti d'intorno ridevano a crepapelle ed incitavano. Di colpo aspiró la sua stessa saliva e, con tutto quel pubblico, gliela sputo in faccia, per poi lasciarlo piagnucolante ed umiliato sul marciapiede. "Vali giusto uno sputo!" gli disse scavalcandolo e montandogli sopra coi piedi, enrando nel locale. Uno scrosciante applauso si levó, mentre gli avventori del Blue Moon lo acclamavano rientrando.
"Paris est vraiment petit pour ceux qui s'aiment comme nous d'un si grand amour !"
"Parigi è proprio piccola per quelli che si amano come noi d’un amore così grande!."
(Jacques Prévert)
Giovanni e Chiwy erano sicuramente la coppia piú veloce nell'organizzare un viaggio. Il giovedí santo Chiwy arrivó a casa con la bellissima notizia che Matteo avrebbe tenuto chiuso per ben quattro giorni. Cosa piú unica che rara nella ristorazione italiana, dove i dipendenti, nei giorni festivi, devono letteralmente dimenticarsi di avere una famiglia. Il mattino dopo, intorno alle 9, il loro aereo decollava diretto a Parigi.
Pasqua a Parigi. Erano emozionatissimi. Per l'occasione Giovanni mise addirittura in valigia la sua Nikon, da cui non si separó mai per tutta la vacanza. Si sistemarono in un economico albergo nei pressi di Pigalle. Economico ma accogliente. Poi cercarono di pianificare la visita alla cittá, tra un bacio e... il resto. A metá pomeriggio uscirono dall'albergo, per iniziare la loro prima serata a Parigi. Ovviamente diretti al simbolo della cittá: la Tour Eiffel. Un gradevole venticello rendeva la passeggiata piú sopportabile. Un'ora secondo l'applicazione del cellulare, la quale non teneva conto delle varie soste, come un'irrinunciabile merenda. E quale merenda migliore, a Parigi, se non la classica baguette francese? O per ammirare i vari monumenti che si incrociavano strada facendo. E poi... era una passeggiata, non una marcia. i tempi erano quindi piú distesi e piú lunghi. Chiaccherarono come mai ebbero occasione di fare. Quando giunsero finalmente ai piedi della torre una fila chilometrica portava all'ascensore. Mentre i piú temerari instancabili avevano solo una decina di persone prima di loro, alla cassa per salire a piedi. Uno sguardo d'intesa ed i due si diressero verso quest'ultima opzione. Il vento era aumentato e per questa ragione non era possibile salire oltre il secondo piano. Tra mille risate, oscillazioni della torre per via delle raffiche, soste per ammirare il panorama sempre piú da togliere il fiato e foto, arrivarono alla meta. Parigi era stupenda da lassú. L'Arco di Trionfo troneggiava poco distante, cosí come l'Obelisco a Place de la Concorde. In lontananza distinsero la collina di Montmartre. La Senna sgattaiolava qua e lá per la cittá. Il vento rendeva quel momento ancora piú suggestivo.
Chiwy guardó Giovanni, il quale ammirava con stupore quel meraviglioso panorama. Era come un bambino. Si stupiva di tutto. Amava vivere e godersi la vita e le proprie emozioni. E di tutto coglieva sempre il lato ottimistico. Aveva gli occhi socchiusi per il vento, il quale gli arruffava anche i riccioli neri. Sentendosi osservato si voltó e chiese "Che c'é?". Chiwy si avvicinó ed abbracciandolo gli rispose "Penso che sia la cittá piú adatta per dirti che ti amo!".
Dopo altri romanticismi e foto sulla torre si avviarono tranquillamente alla zona di Pigalle, riprendendo il percorso dell'andata. Proprio in questo tragitto, si accordarono, dopo una disgustosa esperienza, che non avrebbero mai piú bevuto un caffé a Parigi. Mentre tra mille risate e boccacce di disgusto sputavano il sapore rimanente di quei caffé, si trovarono davanti ad uno dei sogni di chi va a Parigi. la costruzione, in rosso, risaltava tra le altre di un colore noioso e neutrale. Le quattro pale rotanti, che sovrastavano l'edificio, giravano lentamente, invogliando il turista ad entrare ed assaporare un po' di quel mito che lo caratterizzava da secoli. Erano seriamente tentati, in fin dei conti sarebbe stata un'esperienza unica, ma comunque a quell'ora non c'erano ancora spettacoli, inoltre dovevano ancora fare cena. Per una salita ripida si incamminarono verso la famosa collina degli artisti. Era spettacolare! Tutto colorato, negozi normali si alternavano a bar olocali in tipico stile Bohemién. In silenzio, per mano ammiravano ció che li circondava, inconsciamente immaginandosi ai tempi della Parigi a cavallo tra l'800 e il 900,
quando pittori, poeti e filosofi bohemién proclamavano la loro cultura, inconsapevoli che avrebbero lasciato un'impronta non indifferente nei secoli a venire. In cima all'impervia Rue Tholozé, raggiunsero una piccola ma gradevole trattoria italiana. Il languorino che avvertivano gli imponeva di consacrare quella prima sera di, per cosí dire, luna di miele, con una cenetta romantica. La camminata al sole di quel giorno aveva donato ai due un colorito leggermente ambrato. In un angolo appartato, perché volevano stare tranquilli, si godevano la loro cena ed il loro meritato "staccare la spina". "Ho visto un jazz bar, mentre venivamo qui, potremmo farci un salto al ritorno." propose Giovanni. "D'accordo, ma prima di ritirarci in albergo voglio vedere una cosa!" "E cioé...?" "La Basilica del Sacro Cuore illuminata di notte". Tra una portata, un selfie, un video da condividere con amici e parenti, conclusero la loro cena. L'intenzione della serata nel jazz bar si dissolse magicamente, quando si inoltrarono nel pieno di Montmartre. Qualche artista di strada faceva ritratti ai turisti, i quali erano ben contenti di avere un souvenir cosí particolare e personale del posto. Il museo di Montmartre, ancora aperto, offriva un interessante testimonianza sulla vita e sulla cultura Bohemién. Sembrava realmente di essere tornati a quel periodo. Da un giardino interno al museo si arrivava a ció che rimaneva della Vigna di Montmartre. Si sedettero lí in mezzo, con la sensazione reale di essere nel mezzo della storia, essendo essa nata nel XI secolo. Il brusio dei passanti ed il cantare di qualche grillo rendeva il tutto piú romantico. "Ne avevamo proprio bisogno!" esclamó Chiwy, nel pieno del relax.
Il museo volse alla chiusura ed i due si incamminarono verso la maestosa Basilica del Sacro Cuore. Da togliere il fiato! Il buio giá incombeva su Parigi, ma essa, tutta illuminata, aveva un che di mastodontico, quasi di magico. Erano shockati da tanta maestositá. Dando le spalle alla basilica si trovarono l'intera cittá ai loro piedi. Era meraviglioso ammirare quella magia di luci, che sembrava infinita. "Ti va di fare qualcosa di trasgressivo?" improvvisó Giovanni. Chiwy lo guardó stupito e quasi preoccupato. Sgranando gli occhi domandó "Cioé...?" "Beh," rispose con aria misteriosa e maliziosa "é venerdí Santo... e lo vorrei vivere in maniera paradisiaca ed infernale con te!" Chiwy amava quel suo essere ogni tanto al di fuori degli schemi convenzionali. Lo rendeva imprevedibile.
Dopo una breve ricerca si avviarono alla loro destinazione piccante. Per via del giorno particolare non era molto affollata, ma i nostri due turisti attiravano la curiositá ed i complimenti degli habitué del luogo. Il tacito gioco di ruoli si insinuó tacitamente tra di loro. Mentre erano nella piscina Giovanni si avvicinó come un predatore alla sua preda e con autorita lo bació pieno di passione. "È questo che vuoi?" domandó con voce rauca. "Voglio tutto quello che vuoi te!" fu la risposta di Chiwy. Lo prese in braccio e lo condusse in una delle stanze adibiti agli incontri privati. A Chiwy non bastava mai. Ogni volta che lui superava un certo limite di autoritá, gemeva "Voglio di piú!", e ció aveva un effetto estremamente afrodisiaco su Giovanni. Anche se secondo la logica di chiunque, con la sua avvenenza Chiwy avrebbe potuto permettersi di essere lui il dominante. Le loro curve ed i loro
corpi sudati si aggrovigliavano per buona parte della notte, come i corpi di due serpenti. Chiwy sentiva l'innata necessitá di servire sessualmente quell'uomo che tanto amava, il quale, di diritto, usufruiva di questa passione. Finché, accelerando il ritmo, il dominante prese il suo servo per i capelli e, mentre dava gli ultimi colpi della cavalcata, , ritmicamente ansimava "...sei mio.... sei mio...." al che, il sottomesso faceva eco "... sono tuo... sono tuo...". Si gettarono sulla branda matrimoniale, che era stata testimone di cotanta passione, guardandosi negli occhi, stremati ed appagati. "Wow!" riuscí solo ad esclamare Giovanni col fiatone. Chiwy gli si accoccoló tra le braccia e lí vi si addormentó.
A volte é semplicemente bello godersi un attimo di tenerezza. Svegliarsi la mattina, tra le sue braccia, in un albergo della citta piú romantica del mondo. La sensazione di appartenergli dava a Chiwy un senso di sicurezza. Il sole entrava nella stanza, illuminando il corpo nudo di Giovanni che ancora dormiva. Maliziosamente Chiwy accarezzó le sue curve, percorrendole con la punta delle unghie, dalla base della nuca, fino alle natiche e viceversa. Giovanni si sveglió oziosamente, lo guardó sorridendo e godette di quel delicato e piccante massaggio. Parigi aveva un aspetto giá piú frenetico rispetto al giorno precedente. Era il Sabato santo, i negozi erano aperti e molta gente si accalcava per fare gli ultimi acquisti per il pranzo pasquale.
Dall'alto, alla finestra, Chiwy guardava quella frenesia e chiese "Domani dove vuoi mangiare? Forse é meglio riservare!" Giovanni convenne e si misero d'accordo su uno dei ristoranti che avevano visto a Rue Norvin. Il dehor dava direttamente sulla piazza principale di Montmartre, e da lí potevano ammirare gli artisti che immortalavano i turisti con ritratti piú o meno credibili. Quel problema era risolto. Ora rimaneva cosa mangiare e cosa visitare quel giorno. Mentre si ingozzavano con l'ennesima baguette, si diressero verso il Louvre. Altra esperienza indimenticabile. Sembrava veramente di camminare tra le varie epoche storiche. E rimasero incantati nel trovarsi, finalmente, di fronte alla tanto famosa "Monna Lisa". Cosí piccola, eppure con cosí tanta storia, tanta notorietá, tanti misteri. Rimasero una buona mezz'ora incantati ad ammirare ogni linea, ogni sfumatura, ogni sfacettatura. Chiwy non poté fare a meno di commuoversi nel trovarsi innanzi alla sua opera preferita: "Amore e Psiche" del Canova. Aveva una forte emozione dentro di se da tirare fuori, che era immensa, e la sfogó in un lungo pianto davati alla statua ed agli occhi commossi e stupiti del compagno. Dopo qualche ora, ambedue ancora emozionati, abbandonarono il museo. "Mannaggia...! Io ci lavoro con l'arte, ma non mi aspettavo un effetto cosí travolgente!" Chiwy lo guardó e rispose "Penso che questo effetto sia esclusivo per chi ami realmente l'arte".
"Ora che facciamo?" chiese Chiwy che lo vide dirigersi sicuro verso una direzione.
"Beh, tesoro" rispose Giovanni prendendolo sotto braccio "hai visto la parigi artistica, quella romantica, quella Bohemién... ti rimane la Parigi frocia!" "Cosa?" scoppió a ridere Chiwy. "Qui a pochi passi c'é le Marais, il quartiere gay.
Quando entrarono nel suddetto quartiere i sontuosi palazzi non davano idea di qualcosa di gay. Di sontuoso, appunto, ma non di gay. "Hai in mente una luna di miele piccante, a quanto pare..." ridacchió Chiwy nell'orecchio a Giovanni. "Sará la nostra luna di miele" esclamó questo, baciandolo in mezzo alla strada, incurante dei passanti che li guardavano. Entrarono in un locale a tre piani, con un ampio bar, che era in realtá una discoteca, in cui vi erano anche stanze come nelle saune, per appartarsi. Dei corridoi illuminati di rosso ricordavano molto i motivi lussuriosi per cui si andava in quel locale. Fecero una breve sosta al bar e dopo due salti sulla pista da ballo. "Ti voglio" mormoró Giovanni all'orecchio di Chiwy. Questi lo prese per mano, con un sorriso carico di lussuria, da mettere i brividi. Uno sguardo bramoso e demoniaco ipnotizzó Giovanni, che lo seguí nei lunghi e stretti corridoi illuminati di rosso. Sembrava che scivolasse sul pavimento, anziché camminare, aveva un che di magico. Che strano effetto aveva Parigi su di loro! Si chiusero nella stanza, anch'essa illuminata di rosso, e rimasto nudo Chiwy sussurró "Fammi tuo!" dopodiché si voltó di spalle, esponendogli tutta la sua beltá. Quando Giovanni lo possedette, dopo avergli ammanettato i polsi, sussurró "Sei giá mio!"
Dopo un'ora uscirono dalla stanza, ubriachi di sesso, ma appagati.
L'acqua sfiorava dolcemente il corpo nudo di Chiwy, che in apnea faceva vasche avanti ed indietro. Il partner lo guardava dal bordo della piscina dell'hotel, con devozione ed amore. Aveva un nonsoché che lo mandava letteralmente in tilt. Era Pasqua. Non si erano ancora prefissati un tragitto, ma sicuramente non sarebbero rimasti in albergo. Senza nemmeno accordarsi si diressero verso il quartiere latino. C'era tra di loro una tale empatia, che non avevano nemmeno bisogno di parlare, a volte. Varcarono la soglia del famoso "Le Petit Café", locale rinomato e storico. Fecero colazione in un complice silenzio che fu interrotto poi da Giovanni. "C'é una profonda alchimia tra di noi qui a Parigi" "È tutto cosí magico!" convenne Chiwy. "Cosí selvaggio...!" lo corresse il compagno, mordendo in maniera sensuale un croissant. Effettivamente da quando erano giunti, Parigi aveva avuto su di loro uno strano potere afrodisiaco. Tanta voglia aveva Giovanni di dominare, quanta Chiwy di essere dominato. Ed ambedue continuavano a frantumare limiti e tabú. In parte, peró, Chiwy temeva quel gioco di ruoli. Era iniziato in egual maniera con Marco, e nessuno dei due aveva impostato un limite tra sesso e vita reale. Guardava il partner che lo ammirava con un mezzo sorriso sornione, e questo, come leggendogli i suoi pensieri, gli strinse la mano e gli disse "Non ti faró mai del male, in alcun modo!"
Ovviamente gran parte di quel pomeriggio, dopo un
abbondante pranzo dove avevano prenotato il giorno precedente, lo dedicarono all'acquisto dei souvenirs. Ottima scusa per tornare a Montmartre. Per fortuna l'albergo distava poco dai negozi che avevano preso d'assalto. Ultima tappa storica, per due rockettari amanti della musica come loro, Rue Beautreillis, 17. Ultima e fatale residenza di Jim Morrison. Il signorile palazzo si innalzava imponente davanti a loro. "Cosa sará successo realmente?" domandó Chiwy. "Purtroppo solo lui lo sa". E tutti quelli che ci hanno speculato sopra...
"Paris est la ville du monde où l'on accumule le plus de mérites, car toutes sortes de péchés peuvent s'y commettre avec une incroyable facilité."

"Parigi è la città del mondo dove accumuliamo il massimo dei meriti, poiché vi si possono commettere tutte le specie di peccati con incredibile facilità."
(François Mauriac)
XXI
Il cielo sopra Berlino era cosparso di qualche leggera nuvola. Per essere fine gennaio la temperatura era alquanto accettabile. Chiwy beveva pigramente il caffé, mentre si preparava per andare al lavoro, altrettanto pigramente. Si sedette sul divano, e fissó, senza vederlo, un quadro appeso alla parete, un acquarello di Parigi che avevano acquistato nella loro luna di miele. Quanto tempo era passato? Quasi 5 anni. Si, era Pasqua del 2013, quando avevano organizzato quella fuga amorosa di pochi giorni nella capitale francese. Ed essendo il 27 gennaio del 2018, poco mancava a 5 anni. Quanti ricordi di quella loro vacanza. Su ogni persona normale Parigi aveva un effetto romantico. In loro aveva tirato fuori una passionalitá selvaggia, di cui non erano nemmeno a conoscenza.
Erano passate altre vacanze, nel corso degli anni, altre cittá visitate, vissute in maniera altrettanto romantica e trasgressiva, ma Parigi aveva un ricordo speciale nei loro cuori, forse perché era la loro prima reale luna di miele. O forse per quell'effetto inaspettato che aveva avuto su di loro. E quante cose erano cambiate da quel periodo. Solo loro erano rimasti immutati. Ma intorno a loro gli amici e la compagnia si erano evoluti.
Lola aveva capito finalmente che non doveva cercare l'amore in una donna che la punisse per la sua bellezza, come spesso accadeva. Le sue avventure si concludevano proprio per questo motivo. Le amanti, gelose del suo aspetto fisico, la punivano inizialmente sessualmente, dominandola, poi con umiliazioni anche nella vita quotidiana, fino a lasciarla, dal momento che non sentivano alcun affetto che le legasse. Finalmente aveva trovato una donna che le aveva trasmesso il perfetto equilibrio tra intesa sessuale e rapporto di coppia. Non era eccessivamente bella, ma nonostante i chili in eccesso aveva la capacitá di essere elegante, innata in chi sa portare il proprio aspetto esteriore e le proprie imperfezioni con orgoglio. Massimo si era anch'egli accasato. Con qualche presa in giro da Chiwy, in merito alla scelta del suo compagno. Un delizioso orsetto, totalmente al di fuori dei propri canoni estetici in cui aveva sempre navigato. E difatti sovente Chiwy gli ripeteva, per canzonarlo "Nell'acqua dove non nuoti ci anneghi!". Shabi era ebreo, corpulento, di pochi anni piú giovane di Massimo. Non molto vittima dell'aspetto esteriore "perfetto a tutti i costi", soprattutto nell'abbigliamento, in cui prediligeva la comoditá. E, soprattutto, con una cultura.
Massimo si ricredette molto sulla relazione di Chiwy, quando si ritrovava in perfetta sintonia col proprio partner, potendo finalmente scambiare un po' di cultura. Edward aveva direttamente cambiato cittá. Dopo aver fatto terra bruciata intorno a se, dopo aver perso il lavoro per via delle sue "dichiarazioni scomode", dopo che sua madre aveva capito ma non accettato pienamente le sue tendenze sessuali, aveva deciso finalmente di trasferirsi in una cittadina nel nord della Germania, per poter ricominciare daccapo mettendo nuove basi alla sua reputazione. Francesco continuava senza ritegno a sopravvivere a se stesso. Si era trovato in piú di un occasione a dormire per strada, assieme ai clochard berlinesi, in qualche occasione avendo anche rapporti con qualcuno di essi, pur non avendo essi la possibilitá di pagarlo. Saltuariamente trovava qualcuno che preso dalla passione lo ospitava per un po', ma poi, vivendo egli come un parassita, veniva nuovamente messo alla porta. Un paio di volte era stato aggredito da qualcuno a cui aveva fatto avances troppo spinte ed irrispettose, pur in mezzo alla strada, non conoscendo egli vergogna o pudore alcuno. Ed i suoi soprannomi "Parassita" o "Fallito" rimasero immutati nel tempo. Maverick alternava periodi di lontananza, in simbiosi con qualche fidanzato, a periodi di estremo attaccamento al gruppo.
Dopo aver subito una fregatura economica che lo inguaió pesantemente da Edward, che si dileguó successivamente, si attaccó di un affetto fraterno a Massimo.
I nostri due innamorati, come giá detto, avevano raggiunto ormai la loro quotidianitá che non avrebbero mutato per nulla al mondo. Giovanni, sempre piú appassionato del proprio lavoro, spesso ricercava su internet pezzi interessanti di ebanisteria,
magari venduti ad un prezzo irrisorio da qualcuno che non ne era ben conoscitore. Rimesso in sesto e restaurato il pezzo riacquistava la sua bellezza ed il suo valore. Capitava che anche Chiwy, amante dell'arte, lo aiutava nelle scelte o nel restauro dei vari oggetti. Quest'ultimo, in fine, si evolveva nel suo lavoro. Matteo, gli aveva messo a disposizione un intera stanza come laboratorio, nel ristorante, seppur a malincuore perché sapeva che presto o tardi, com'era giusto, Chiwy avrebbe avuto diritto di lavorare in proprio. Anche se per il momento non sembrava averne il coraggio. Nel corso degli anni, erano state introdotte nuove tipologie di pasta, di ripieni, di dolci ed addirittura, per un esperimento dettato solo dalla curiositá, i panettoni. Avvenne che il nostro Chiwy curiosava tra alcune ricette tipiche della tradizione italiana. Si imbatté nella storia e nella ricetta, laboriosa, del "Pane dei Toni", e la accolse come una sfida. Senza nulla dire ad nessuno, si mise all'opera, riuscendo a tenere addirittura Giovanni all'oscuro del suo esperimento. Sennonché quando una sera egli tornó dal lavoro, trovó, ad ottobre, sul tavolo questo panettone. Sapeva bene, che se Chiwy lasciava qualcosa sul tavolo, in quella maniera, era perché lui lo mangiasse. Lo assaggió e fu veramente colpito dal sapore. Diverso, gustoso, si sentiva che era artigianale, ma era ben lungi dall'immaginare che fosse opera del compagno. Quando poi gli espose il suo parere positivo, in merito, a Chiwy si illuminarono gli occhi. "Ma é strano in questo periodo.... poi qui in Germania, chi é che fa il panettone artigianale?" "Io" rispose Chiwy con un sorriso radioso, illuminato dagli occhi lucidi per l'emozione. Inconsapevolmente gli aveva fatto il migliore complimento che avesse potuto fargli.
"Tu?" chiese "Chapeau!" concluse con questo complimento. Da quell'esperimento la storia dei panettoni si evolse, con nuovi tipi, farciture, glasse e, ovviamente, vendite. La gente pagava volentieri un prodotto piú costoso, ma altrettanto gustoso e genuino, fatto secondo l'antica tradizione artigianale.
Comunque quel mattino il periodo dei panettoni era giá concluso da un pezzo. Giovanni si approssimava ad una delle sue finte diete, che Chiwy puntualmente interrompeva con qualche nuova specialitá di arte bianca. Mentre si avviava al ristorante Chiwy dette una spulciata curiosa a Facebook. Che gli ricordava che era la giornata della memoria. Comodissimo pulirsi la coscienza un giorno all'anno, condannando ció che era stato fatto qualche decennio prima, ma che non si era ancora effettivamente concluso. Ogni giorno vedeva abusi di potere, episodi di razzismo, testimonianze di classismo. L'unica differenza é che non si disponeva dei campi di sterminio. Ma anche nel posto di lavoro vedeva i cosidetti "superiori" trattare alcuni "sottoposti" in una maniera vergognosa. Peró quel giorno non avevan mancato di condannare l'Olocausto ebraico. Chiwy sorrise amaramente, sapendo che prima di sera avrebbe assistito a scene che avrebbe paragonato facilmente ai giochi di potere dei nazisti nei confronti degli ebrei. Era pericoloso il potere, non solo per chi lo subiva, ma anche per chi lo esercitava. Si crea una sensazione di dominio, che peró é instabile. Perché il potere non dipende da te. Tu ne puoi usufruire, in buona o cattiva maniera. “Non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede amministrare il potere.” scrisse Sofocle, un drammaturgo della Grecia Antica.
E se ci si riflette un pochetto, non gli si puó che dare ragione. Chi detiene suddetto potere ne é in realtá egli stesso vittima, se non lo sa amministrare bene. Decidendo di non commentare e non scrivere nulla sulla Shoah, arrivó al lavoro. Avrebbe consacrato la giornata guardando qualche documentario o qualche film in tema, quella sera, con Giovanni. Sarebbe stata comunque una giornata tranquilla. Per qualche settimana dopo le feste il lavoro tendeva a calare, anche perché qualcuno tentava (invano!) di mettersi a dieta dopo i bagordi natalizi. Inoltre era lunedí. Giornata in se oziosa, anche nel lavoro. Maria si era ritirata dalla scena gastronomica, seppur mantenendo contatti ed amicizia con Chiwy. Spesso fingeva da ottima consigliera sia in campo lavorativo, che sul piano personale; e la staffetta della cucina era stata passata a Tonio. Era un salentino, orgoglioso della sua terra, che declamava spesso con ardore e nostalgia. Dopo un periodo iniziale di scontri, dovuti alla non conoscenza reciproca, aveva legato molto con Chiwy, divenendo il suo "fraterno amico", come lo presentava lui. Era anch'egli un ottimo consigliere, una sorta di fratello maggiore, appunto, ed un valido supporto nell'evoluzione professionale del nostro protagonista. Single, amava deliziarsi qua e lá di qualche fugace occhiata al gentil sesso, pur essendo di palato fine; aveva in realtá un grande Amore, che superava di gran lunga qualsiasi persona. La Cucina. Amava e difendeva le tradizioni della cucina italiana, adorava esprimere se stesso attraverso l'arte culinaria, studiare e sperimentare nuove genialitá. Era a volte addirittura commovente vedere la passione che metteva nel proprio lavoro.
Quella mattina Tonio era arrivato con un leggero anticipo, per poter discutere con Chiwy sulle idee della pasta per Carnevale e San Valentino, e per qualche proposta primaverile su cui poter iniziare a lavorare con un po' di anticipo. Come tutto il personale di fiducia aveva una copia delle chiavi del ristorante. Mentre erano seduti al tavolo notava una certa stranezza nel comportamento del collega. Il suo modo di parlare, in genere molto ben articolato, era biascicato ed irregolare. Spesso troncava un discorso a metá, fissando il vuoto. E quei leggeri scatti che aveva col corpo e la mano sinistra. Sapeva che c'era qualcosa che non andava. Chiwy continuava a deglutire e a lottare contro.... qualcosa di indefinibile, per chi ignorava il suo stato di salute. Di colpo si alzó bianco come un cencio e negli ultimi istanti di luciditá getto un mucchio di tovaglie sul pavimento e vi si accasció sopra. Tonio lo soccorse, non sapendo cosa fare, se non cercare di allontanare qualsiasi oggetto che potesse ferirlo. Mentre assisteva alle convulsioni, all'irrigidimento dei muscoli, al viso che si contraeva in una smorfia, a della leggera saliva che fuoriusciva dalla bocca si sentiva impotente. Nel giro di circa un minuto, che parve un'ora, Chiwy si rilassó e perse i sensi. Tonio chiamó Matteo, spiegandogli l'accaduto, il quale si precipitó al locale. Venne chiamato pure Giovanni, che li raggiunse immediatamente. Chiwy riprese lentamente i sensi rimanendo imbambolato e dolorante per via della fuoriuscita dell'acido lattico. Vedendo le tre paia di occhi famigliari che lo osservavano preoccupati, discutendo sottovoce tra di loro, intuí immediatamente cosa era successo. Venne aiutato ad entrare nella macchina di Giovanni, che con molta premura lo accompagnó a casa e lo distese sul
divano. Gli accarezzó lievemente i capelli mentre Chiwy lo osservava in silenzio. Giovanni aveva imparato a convivere non solo col compagno, ma anche con questa sua malattia. Grazie al cielo non era grave come in molte altre persone, che avevano addirittura una o piu cadute al giorno, ma ambedue sapevano che era un grosso handicap, specialmente in campo lavorativo. Ma una persona doveva ben lavorare se lo stato non gli riconosceva uno straccio di invaliditá. E comunque, eccetto qualche caso sporadico, Chiwy aveva sempre dimostrato di riuscire ad essere (per il momento) indipendente ed in grado di lavorare. Lo bació teneramente sulla fronte e gli chiese "Come ti senti?" ""Un limitato" rispose questi amaramente, con un sorriso mesto. "Non sei un limitato" gli rispose, sorridendo dolcemente. Gli fece una camomilla e per il resto del giorno lo tranquillizzó con la sua presenza.
Intanto Chiwy, nel suoi vuoti di memoria, che seguono ad un attacco epilettico, sapeva che c'era un tassello che cercava di ricordare a tutti i costi. Con difficoltá e lentamente cercava di memorizzare tutti i files del proprio cervello. La data, la giornata della Shoah, la pasta da fare, i progetti di lavoro da discutere..... no..... nulla di tutto ció. Cosa aveva fatto il giorno prima.....? Era andato a passeggio con Giovanni, nella ex zona Est....! Musei, monumenti.... il Memoriale dei Caduti del Muro di Berlino, Chiwy gliene aveva raccontato la storia. Conosceva tutta la storia del Muro di Berlino, era un argomento che lo affascinava. Poi.... una specie di chiosco.... con un bellissimo dehor fuori. Era evidentemente in disuso. Giovanni aveva esclamato "Pensa che bel negozietto di pasta
fresca che ne uscirebbe!" Si erano avvicinati ad osservare meglio l'interno. Chiwy giá vedeva, nella sua immaginazione, il laboratorio, il banco..... addirittura i clienti. Rimase affascinato a guardare quel fatiscente chioschetto vuoto per almeno un quarto d'ora. Ma ora stava accantonando l'idea. "Sono solo un illuso malato" Si asciugó di nascosto una lacrima, ricacciando indietro quelle che rischiavano di seguirla. Poco piú tardi chiamarono sia Matteo che Tonio, chiedendo notizie e se volesse qualcosa da mangiare. Ma anche lo stomaco era in subbuglio per via della crisi.
Chiwy tornó davanti al chioschetto parecchie volte, nei giorni successivi. Si fermava davanti alla sporca vetrata guardando dentro, immaginava se stesso che faceva la pasta oche chiaccherava coi clienti. Era un sogno ad occhi aperti quasi tattile. Gli pareva quasi di sentire il profumo di focaccia ligure appena sfornata, o la semola che gli accarezzava le mani. Il dehor aveva qualche aiuola, ormai in disuso, che sarebbe stata graziosa, una volta impreziosita con qualche pianta. Da una di queste un glicine sembrava ormai avere preso un aspetto disordinato e selvaggio. Si sedeva su una sedia in legno semidistrutta, si promuoveva e si bocciava da solo, si faceva domande, si rispondeva, ora con ottimismo, ora con pessimismo. Poi andava via. Doveva trovare il coraggio di chiedere opinione a qualcuno. Di sentirsi dire anche un no, ma.... a chi? Giovanni? Era troppo
innamorato; non sarebbe stato obiettivo. Lo avrebbe adulato esageratamente. Massimo? Aveva l'animo dell'imprenditore.
Conosceva le leggi, i pro ed i contro, anche riguardo alla salute; inoltre era abbastanza schietto e sincero. Ma di quello aveva paura. Sentirsi dire che, nonostante non avesse crisi frequenti, la sua epilessia era un grosso limite per il suo obiettivo, sarebbe stato troppo pesante. Maria? Idem come sopra. Lo aveva sempre spinto a valorizzare la sua arte; ma era a volte eccessivamente proccupata per la sua salute. Anche ora che era in pensione, quando si sentivano al telefono, spesso andava in allarme per qualsiasi falso allarme, come una pausa troppo lunga o un leggero banale malore per altre cause. Matteo? Era il suo datore di lavoro e comunque gli doveva molto. Aveva paura di dargli un dispiacere e poi... quanto sarebbe stato obiettivo, per mantenersi quel vulcano di idee? Sebbene sia vero che tutti siam utili, ma nessuno indispensabile, sarbbe stato scomodo cercare un altro dipendente con le stesse qualitá e la stessa passione. Non sapeva proprio dove sbattere la testa. Arrivó al Blue Moon e si mise in disparte. Inconsciamente si trovó a compilare una lista di pasta e prodotti. Cancellava, aggiungeva, correggeva, traduceva...
Arrivó al ristorante per iniziare a preparare la sua Mise en Place per il suo turno serale. Tonio era arrivato prima e stava preparando le chiacchere, visto che era il periodo di Carnevale. Chiwy lavorava senza nemmeno vedere ció che stava effettivamente facendo. Nella sua mente si trovava nel proprio laboratorio, mentre affettava il salmone e lo faceva rosolare. Per il mese di febbraio,come specialitá extra,
Tonio aveva promosso i suoi ravioli a forma di cuore, ripieni di salmone e ricotta; oltre naturalmente ai due standard abituali. "Mi son spaventato l'altro giorno" ruppe il silenzio lo chef. "Mi spiace... io mi spavento ogni volta" rispose Chiwy, tornando alla realtá. "Stai meglio ora?" "Si, grazie... e scusami ancora per averti spaventato" "Di nulla!" rispose Tonio amichevolmente, senza smettere di lavorare.
Ma notava che il collega non era lí con la testa. "Va tutto bene? Sembri sovrappensiero." gli chiese. "Posso abusare della tua sinceritá?" chiese con coraggio Chiwy. "Beh, siamo anche amici.... la nostra funzione é essere sinceri."
"Secondo te potrei aprirmi un mio laboratorio e negozio di pasta fresca artigianale?" "Sarebbe fantastico!" rispose con un sorriso inaspettato, "Nessuno sarebbe piú all'altezza di te!" Chiwy si guardó intorno, sicuro che Tonio avesse risposto a qualcun'altro. Ma c'era solo lui. "Come, scusa?" domandó confuso. "Ma si... buttati! Sei bravissimo nel tuo lavoro, ti piace.... perché non dovresti farlo?" "E l'epilessia?" "Le tue crisi non sono frequenti, una all'anno, quando capita. Perché dovrebbe essere un impedimento?" Lo guardó stupito dalla risposta, Era convinto di dover difendere il suo sogno nel cassetto, non di essere lui stesso ad evidenziare le eventuali problematiche. Comunque il primo test era risultato tra i pro. Avrebbe peró dovuto chiedere ad altre persone. E cosí fece. Maria, in un pranzo a casa sua. Massimo, Matteo, alcuni clienti con cui aveva piú confidenza, amici vari. Tutti avean promosso la sua idea. Tranne uno. Se stesso. Addirittura era rimasto contrariato per tutte quelle persone che lo appoggiavano. L'animo
umano é ben strano. Quando tutti ti sorreggono, se poi tu che ti metti i bastoni tra le ruote. Arrivi al punto di vedere gli amici come gente superficiale, che non valuta bene le controversie. E cosí avvenne a Chiwy.
Rientró a casa, una sera dopo il lavoro, e Giovanni si stava preparando "du' spaghi aglio e olio" per mezzanotte. Era una delle tante abitudini poco salubri a cui non sapevano rinunciare. Da bravi italiani, la classica spaghettata. Chiwy sorrise con affetto e fece una doccia velocemente. Mentre erano sul divano, davanti ad un film ed al loro mangiare, gli chiese "Tesoro, ti piacerebbe se mi mettessi in proprio?" Obiettivamente parlando il suo compagno era comunque una delle persone piú indicate. Anni prima lui aveva intrapreso la carriera di imprenditore, seppur in un altro ramo, ma pur sempre nell'artigianato. Ne conosceva le difficoltá, i nervosismi e le gratificazioni. "E perché non dovresti?" "Perché sono epilettico." rispose. "Questo é un limite solo nella tua testa. Sai bene che la tue crisi sono rarissime, e sai anche che nel tuo lavoro hai le mani d'oro." Non sapeva se essere felice o triste. Ma tremava dall'emozione. "Lo sai peró che non é un discorso dall'oggi al domani: ci vogliono permessi, colloqui, prestiti, lavori, ricerca di fornitori.... dovremmo metterci a tavolino a discuterne." Giustamente lui era il suo partner, era quindi ovvio che decisioni di tale importanza venissero valutate assieme.
XXII
Frattanto in Italia e nei social iniziava a rimbombare un nuovo termine: DDL ZAN. Un politico italiano aveva proposto questo decreto di legge, il cui obiettivo era sradicare finalmente tutti i crimini contro l'omosessualitá. Almeno, principalmente contro questa, perché era in difesa di tutte le minoranze. Come qualsiasi questione di attualitá, non era immune sui social da notizie fake, accese discussioni, insulti, etc. Ovviamente anche i nostri amici si trovavano a parlare ora di questa ora di quella tematica compresa in questo decreto. Ovviamente la questione piú controversa era l'adozione per le coppie dello stesso sesso.
Argomento che a dir del vero tuonava ormai da anni, sempre accendendo discussioni che non portavano a nulla di concreto, se non l'evidenziare l'incapacitá di creare un dibattito senza cadere nella mancanza di rispetto di tante persone.
Chiwy non era nettamente contro questa eventualitá, ma nemmeno pienamente a favore. Sapeva che molti gay o lesbiche sarebbero sicuramente stati genitori molto migliori di tanti etero. Ripensava, difatti, al suo padre naturale. Chiunque sarebbe stato un padre migliore. Ripensava a quella donna, di cui aveva sentito parlare in gioventú, che era in una piazza che allattava il proprio figlio, strafatta di eroina; tanto da non rendersi conto che il figlio le era morto tra le braccia, soffocato da lei stessa. O a tutti quei genitori che abusavano dei propri figli. In quel caso sarebbe stato proprio il Padre Eterno a doverli rendere sterili, senza far passare a quegli innocenti un inferno. O rifletteva su quella coppia di ragazzi gay, di cui aveva letto, che aveva adottato un bambino con la sindrome di down, abbandonato dai genitori per questo. Ci sarebbero, in veritá, state parecchie circostanze che avrebbero fatto pesare la bilancia per promuovere questa eventualitá. Ma... i bambini? Dal punto di vista psicologico? Non avrebbero notato qualche differenza rispetto alle altre famiglie? Chiwy, da piccolo, notava la diversitá della sua famiglia non convenzionale. O glielo facevano notare le battute degli altri bambini, che con una innocente cattiveria, ripetevano ció che sentivano dagli adulti. E ció non avrebbe pesato sui fanciulli? Era un tema troppo controverso perché Chiwy si sentisse di partecipare al dibattito. Inoltre riteneva che si doveva ancora partire dall'ABC di tolleranza nei confronti dei gay. Trovava inappropriato, difatti, il concetto di dover essere accettato per ció che faceva nel suo letto. Perché? Perché bisognava "accettare" la natura di una persona?
Inoltre.... si parlava di adozione, quando magari bisognava partire dal non caricare di botte un gay quando lo si incontrava. O non permettere che fosse vittima di bullismo.
Queste erano le cose da cui bisognava partire. O anche... permettere ad un gay di avere amici etero (e viceversa!) senza battute che ne mettano in discussione la virilitá. Ce n'era ancora di strada da fare!
Parallelamente a tutte queste discussioni, Chiwy cercava di muoversi per realizzare il suo obiettivo. Innanzitutto doveva trovare l'affittuario di quel chioschetto. Andava lá, rovistava nella cassetta delle lettere, ma vi era solo pubblicitá, depliants; nulla che facesse risalire al nome. Biglietti appesi che menzionassero ad un affitto non ne vedeva. Provó a chiedere ai negozi vicini, ma nessuno sapeva dare delle risposte soddisfacenti. Voleva quel posto, se doveva fare quel passo. Si scrisse l'indirizzo esatto, poi andó via, riflettendo su come potesse fare. Giovanni, casualmente, quella sera gli chiese "Ma hai giá in mente una locazione che ti piace?". Gli descrisse quel chiosco nei minimi dettagli, tanto che se ne ricordó. "Si, mi pare che ci fossimo andati assieme una volta. Mi pare un buon posto. Se non sbaglio vicino ci sono anche delle scuole e parecchi negozi. Questo é un vantaggio. Ma é in affitto?" "Non lo so. Non c'é alcun cartello, i negozianti vicini danno risposte confuse." "Vediamo subito. Hai l'indirizzo?" "Si, ma come lo vedi? Io ci faccio la posta da tempo lá e non son riuscito a scoprire nulla...." "Amore, conosci quella invenzione chiamata internet?" lo prese in giro lui. È vero!
Bastava inserire l'indirizzo su Google e se vi era qualcosa inerente sarebbe sicuramente saltato fuori. Erano seduti davanti al laptop, Chiwy si mordeva le labbra dalla tensione. mentre Giovanni gli stringeva la mano incrociando le dita. Ma nulla. Niente che accennasse ad una messa in affitto del locale. Solo un articolo qualcosa del genere di qualche anno prima, che parlava di una chiusura del locale. Ma non vi erano spiegati i motivi o il tipo di locale. Ma c'era un nome. L'ex gestore del locale. Era giá qualcosa. Giovanni si scrisse il nome su un foglietto ed avvió la ricerca su Facebook. Quale posto migliore per cercare una persona? Dovettero fare una cernita di almeno una cinquantina di persone. Chi viveva a Berlino. "Ma non potrebbe essersi trasferito?" chiese Chiwy. "Ma non potresti essere ottimista?" chiese di rimando Giovanni. Esclusero gli studenti, o chi sarebbe stato troppo giovane per avere un attivitá in proprio un paio di anni prima. Rimanevano 7 persone. "Che facciamo?" chiese Giovanni, per stuzzicarlo. "Scriviamo a tutti loro. Nel peggiore dei casi ci risponderanno che abbiamo sbagliato persona" "Bene, quello delle pubbliche relazioni sei te. Butta giú una bozza poi la traduci."
La prima risposta, ovviamente negativa, arrivó dopo un paio di giorni. Ma Chiwy non rimase deluso. Sarebbe stato troppo facile. Frattanto stava preparando una sorta di inventario di tutti gli ingredienti di cui doveva disporre in giacenza, con tanto di marche e negozi o siti web dove avrebbe dovuto ordinarli. Ovviamente continuando a stilare una lista dei suoi prodotti con eventuale prezzo.
Giovanni con la sua esperienza era un valido aiuto. Anche nella scelta dei macchinari, pur di seconda mano. Lentamente la scintilla che inizialmente aveva scaturito quell'idea divenne un vivido faló.
Due sentimenti contrastanti combattevano in lui. Paura ed emozione. Si alimentavano e si soffocavano a vicenda.
Aveva l'adrenalina alle stelle. Cercava ogni giorno di dimostrare a se stesso di saper fare sempre meglio. Di essere all'altezza dela situazione. Con buona pace di Giovanni che si trovava ogni giorno a dover assaporare nuove specialitá.
Arrivó la seconda risposta su Messenger "Spiacente, ma vivo e lavoro nella zona opposta di Berlino." Altra risposta negativa. I dubbi lo iniziavano ad assalire. Ció nonostante una sera fece un bel disegno del dehor del chioschetto, come se lo immaginava una volta che sarebbe finito. Raggiunse Giovanni a letto. Una luminosa luna piena faceva capolino dalla finestra, poggiando il suo bagliore sul letto. Era bellissimo. La sua nuda carnagione aveva un che di magico con quel chiarore addosso. Il suo corpo, sempre leggermente in sovrappeso, giocava con le ombre che esso stesso creava. Quell'uomo per lui era come una droga! Entró nel letto e con estrema dolcezza lo bació. Gli accarezzó i neri riccioli. Giovanni aprí gli occhi e lo abbracció. "Ce la farai" sussurró.
Chiwy rispose all'abbraccio, fissando senza rispondere la luna piena che li spiava.
"Non pensi che ti farebbe bene staccare un po'?" Chiwy era molto teso negli ultimi giorni. Ai sette messaggi inviati solo sei avevano risposto, ma tutti negativamente. Ne rimaneva uno solo, che non accennava a dare segni di vita. Giovanni era preoccupato, voleva evitare che tutta questa tensione gli causasse un attacco epilettico. "Non lo so... forse....!"
"Andiamo dai tuoi genitori, un paio di settimane per il tuo compleanno" propose. Non era una cattiva idea. Avrebbe potuto documentarsi su qualche specialitá o avere qualche nuova ispirazione. Matteo avrebbe potuto per un paio di settimane poter fare a meno di lui. E Giovanni non aveva problemi. Poteva comodamente chiudere il suo laboratorio di ebanisteria, inoltre sapeva che a Mondoví si trovavano parecchi negozietti di antiquariato, dove poteva trovare qualche interessante anticaglia.
Mondoví era l'ideale per staccare la spina, anche per Giovanni. Come in ogni paese d'italia, il centro storico era qualcosa di meraviglioso. Le sue contrade e viuzze che si perdevano negli antichi palazzi, che ne testimoniavano la storicitá, erano un miscuglio di botteghe e negozietti che davano ancora quel senso di tradizione che stava ormai andando perdendosi con l'arrivo della modernitá. Mentre passeggiavano Giovanni si chiedeva se in futuro sarebbe ancora esistito un ebanista o se fosse un mestiere che sarebbe andato in disuso col tempo, come molti lavori artigianali. Chi, tra le nuove generazioni, avrebbe saputo e potuto apprezza il lavoro e la passione dietro ad un mobile antico restaurato, con la storia che esso nascondeva?
E chi altro avrebbe gioito, come Chiwy, nel sperimentare nuovi tipi di pasta artigianale? Tutti questi mestieri celavano in se una reale passione, una conoscenza storica e tecnica, che ormai stava diventando sottovalutata, dando la prioritá al progresso e facendo morire il prezioso artigianato. Per cosa poi? Per creare nuova disoccupazione.
Erano seduti su di una panchina sotto la famosa Torre del Belvedere (o dei Bressani). E mai nome fu piú azzeccato. La catena panoramica delle Alpi, tra cui spiccava il Monviso, si estendeva a perdita d'occhio, accarezzata dai raggi fievoli del tramonto. Innanzi ad essa spiccava qua e lá qualche piccolo borgo. Ed in mezzo ad essi spiccava la cupola del Santuario di Vicoforte. Quello era uno dei tanti momenti della vita che non andava rovinato con alcun tipo di parole. Bisognava goderselo in silenzio. E con complicitá cosí fecero.
"La pentola guardata non bolle mai" recita un vecchio proverbio. Finché Chiwy continuava a logorarsi l'anima controllando ogni momento Messenger non arrivó alcuna risposta. Intanto, visto che si trovava in famiglia, stava organizzando una piccola festicciola per il suo compleanno. Giovanni ed Audrey facevano capolino ogni tanto per rubare qualche assaggio, sghignazzando ogni volta che riuscivano a farla franca. Renata, la madre, dava consigli ed assimilava trucchi di cucina. Il papy, si godeva in giardino il tenue tepore del sole marzolino.
Chiwy era talmente preso da quello che stava facendo che non fece caso ai vari messaggi che continuavano ad arrivare sul cellulare. Ogni salsa o pietanza per lui era come un rituale: agnolotti al plin, bagna caöda, cardi e peperoni, coniglio al civet, patate al forno, rubatá, pagnotta alle olive e torta con zabaione e pesche. Inutile dire che i vari assaggi rubati dello zabaione accrebbero l'ilaritá di Giovanni ed Audrey. Con molta tranquillitá si godettero quel pranzo, con una pausa tra una portata e l'altra, chiaccherando su vari ricordi del passato. Quella volta che il gatto si suicidó..... quella volta che Chiwy si spaccó la testa facendo Superman dall'armadio sul letto... quella volta che scappó di casa ma per paura di allontanarsi di notte si addormentó in cantina....! Tra risate, ricordi, risate e pietanze arrivó il momento della torta. Renata andó con Chiwy in cucina per aiutarlo e gli disse "Sarai pieno di messaggi di auguri a cui rispondere, stasera". Quest'ultimo annuí e prese il cellulare dalla tasca, a cui fino a quel momento non aveva fatto caso e.... tra le tante icone c'era anche quella di Messenger. Avrebbe potuto peró essere semplicemente qualcuno che gli augurava buon compleanno. Non voleva illudersi e poi rimanere deluso. Effettivamente c'erano tanti messaggi, tra cui... Lukas Jackäl. Non poteva essere uno di quelli che aveva precedentemente risposto. Era l'ultimo. Senza dire nulla potó la torta a tavola, seguí il rituale delle candeline, e stavolta espresse il desiderio con tutto il trasporto che gli fosse possibile. Terminarono il pranzo in allegria, sempre ricordando simpatici e buffi anedotti del passato.
Chiwy si sedette sotto la quercia, che affettuosamente chiamava "la regina del giardino". Qualche farfalla e qualche ape volavano giá qua e lá, sui fiori. Era il momento di cui aveva bisogno. Nel silenzio assoluto. Audrey era uscita, i genitori si rilassavano davanti alla TV e Giovanni curiosava sul computer eventuali mobili da poter comprare e restaurare. Prese il cellulare ed andó al messaggio che gli era arrivato, mordendosi le labbra per l'agitazione. "Si, sono io. Avevo una paninoteca qualche anno fa in quel chioschetto, ma poi il mio socio si é ritirato per problemi famigliari ed io non sono piú riuscito a sostenere il lavoro e le spese. Se le interessa le posso fornire il recapito del padrone di casa." Beh.... come regalo di compleanno non era male. Anzi, era semplicemente pazzesco. Con un sorriso chiuse dolcemente gli occhi e lasció che la lieve brezza marzolina lo accarezzasse. Era un bel passo avanti. Giovanni lo raggiunse. Evidentemente non aveva trovato nulla che gli aggradasse, o semplicemente voleva stare con lui, piú tempo possibile nel giorno del suo compleanno.
"Che bel sorriso rilassato!" esclamó sedendoglisi accanto. Chiwy lo guardó e gli rispose semplicemente "Ha risposto!"
"Davvero? Ed é lui?" "Avrei questo sorriso se non fosse lui?" Gli mostró il messaggio, per poi abbracciarlo con emozione. Renata dalla finestra guardava compiaciuta la scena. Finalmente suo figlio aveva trovato una persona degna di lui. Sommessamente si asciugó una lacrima di commozione. Se Giovanni aveva approfittato di quella vacanza per girare molte botteghe di ebanisteria, per trovare qualcosa di interessante, il nostro protagonista non fu da meno per negozietti di pasta fresca, pasticcerie e panifici.
Aveva la fortuna che lo conoscevano quasi tutti, e furono molto disponibili a dargli informazioni, quando lui espose il suo progetto lavorativo. Si informava sulle lavorazioni, sui prezzi del materiale e di vendita, su eventuali macchinari. Prendeva appunti, cancellava, correggeva, aggiungeva... e sognava ad occhi aperti. Quando sentiva la necessitá di un break se ne andava nel bosco dietro a casa sua, quello che per lui era un tempio. Lí sentiva veramente la presenza di Qualcuno. Di Colui che aveva creato quella meraviglia. Qualche primula faceva dolcemente capolino da qualche angolo di terra o sotto qualche albero. Ricci, lepri e qualche temeraria volpe camminava furtiva tra la vegetazione. Sicuramente immaginava che qualche timido cerbiatto lo osservasse di nascosto. Ma si sentiva in paradiso. In paradiso. Alcuni commenti gli risuonavano nella testa "Questa pasta é paradisiaca.... Ho il paradiso in bocca quando mangio i tuoi prodotti..... " e via di questo genere. Erano le esclamazioni delle persone che avevano mangiato qualcuno dei suoi prodotti. "Paradiso". Quella parola gli risuonava nella testa. Poi recepí il messaggio. "Il Paradiso della Pasta". Quello sarebbe stato il nome del suo negozio. Come buon auspicio una coccinella si poggió su una sua mano.
Fatalmente, la sera che rientrarono a Berlino, il Blue Moon dava la Festa Italiana. Karaoke con canzoni italiane, buffet tipicamente italiano, con stuzzichini tradizionali. Arancine, focaccie e pizze, salatini di vario genere. Ed ovviamente l'80 per cento degli avventori quella sera era italiano. Gli amici del gruppo, sapendo che i due piccioncini rientravano dall'Italia, organizzarono la prenotazione di un tavolo, per festeggiare il compleanno, seppur tardivamente. Chiwy e Giovanni arrivarono. Avevano un aspetto realmente rilassato. Quest'ultimo aveva preso qualche chilo, ma quando glielo facevano notare, scherzosamente rispondeva che aveva fatto il sacrificio di assaggiare eventuali prodotti della zona. Uno sforzo fatto per amore. Ma quando qualcuno gli proponeva una leggera dieta, lo guardava scandalizzato, come se gli avessero proposto di tranciarsi le dita con un'accetta.
Inizió il Karaoke, con esibizioni piú o meno decenti. Eros, Pausini, Zucchero, Giorgia, Boccelli..... qualche temerario tentó dei brani dei Cugini di Campagna, scatenando l'ilaritá del pubblico. Una ragazza commosse tutti con una stupenda esibizione, cimentandosi col brano "Se tu non fossi qui" di Mina. Un duo cantó in maniera superlativa "Vivo per lei" di Giorgia e Boccelli. Improvvisamente si alzó Giovanni, chiamato dal microfono. Prima di esibirsi fece una breve dedica. "Voglio dedicare questo brano alla persona piú importante della mia vita. Una persona che ora sta per iniziare una nuova avventura come imprenditore. Una persona che sono orgoglioso di chiamare Amore." Mentre diceva ció guardava con aria innamorata Chiwy, il quale era a bocca aperta dallo stupore e dalla sorpresa. Partí la base di "Chissá se si muore davvero" di Gerardina Trovato. Una delle canzoni preferite dalla coppia.
"...Un bastardo cane quando ha fame trova sempre qualche cosa fra i rifiuti
Anche un cieco vede il mare Quando fa l'amore con gli occhi delle mani
Quando un prete perde la sua fede la ritroverà domani
Ma chissà quando si muore allora, se si muore davvero..."
Dall'emozione addirittura Giovanni aveva gli occhi lucidi. Inutile dire che Chiwy invece tra stupore ed incredulitá si sciolse in lacrime. Mentre gli altri applaudivano ed acclamavano, lui lo guardava con devozione, piangendo di commozione, chiedendosi come aveva fatto a meritarsi un uomo cosí pieno di amore.
Adorava tutto di Giovanni. Il suo sorriso coinvolgente, il suo amore per la vita, il suo ottimismo contagioso, la sua genuinitá e semplicitá nell'esternare ció che provava. Oltre naturalmente il suo lato passionale. Sapeva far capire che era lui a condurre il gioco, che nella sfera sessuale era lui il padrone, con pochissimi tabú. Non gli avrebbe mai torto un capello, nemmeno per ischerzo, ma gli piaceva dimostrare quel pizzico di dominazione che rendeva la loro intimitá piú piccante. Ma nella vita di coppia Chiwy era il suo principino, da coccolare, vezzeggiare, viziare. Lo riempiva di regali ed attenzioni. Non che la cosa non fosse reciproca, anzi. Erano il modello e l'invidia di molte coppie che li conoscevano. Anche Massimo, dopo che si fidanzó seriamente, fu molto piú simpatico nei confronti di Giovanni. Pure lui aveva adesso un compagno che non rientrava nei canoni della perfezione fisica, ma con cui aveva molto piú feeling che non coi suoi precedenti partners. Passavano serate intere a coccolarsi e chiaccherare di qualsiasi argomento; cosa impensabile per Massi, fino a qualche tempo prima.
*
Finalmente ci fu il tanto atteso incontro con il locatore del chiosco. Chiwy era visibilmente emozionato. Aveva preferito andare da solo, ma non sapeva cosa dire, cosa avrebbe potuto sentirsi dire.... stava facendo un salto nel vuoto, forse piú grande della sua portata. Mostró tutti i progetti del locale, su cui era stato sveglio parecchie notti, espose la sua idea, parló per circa un'ora ininterrottamente, saltando di palo in frasca, per via della confusione che aveva in testa, mentre il suo interlocutore tentava invano di proferire parola. Dopodiché lo stette a guardare con aria interrogativa. Questi, finalmente, poté parlare. "Sono ben contento di poter finalmente affittare questo posto, ormai sfitto da anni. La sua idea mi sembra buona ed originale. Ma dovrebbe anche parlare con una banca." Chiwy lo sapeva, ma ignorava a cosa avrebbe dovuto dare la prioritá. Ambedue le cose erano importanti, ma secondo lui, prima di rivolgersi ad una banca avrebbe dovuto avere un idea dei costi di affitto, caparra, etc. Dio.... avesse accettato l'aiuto di Giovanni! Seppur il locatore sembrasse molto disponibile, in realtá avrebbe affittato quel buco anche ad un clochard, egli si sentiva a disagio per la maniera ignorante in cui si era presentato. Cercó comunque di riparare. "Si, presumo che quello sia il passo successivo. Penso che ad una banca dovrei anche accennare a dei costi." disse tentando di fare una buona impressione. Il locatore gli accennó a costi, caparra, spese approssimative dell'elettricitá e del riscaldamento. Per un paio d'ore Chiwy prese appunti, cercando di essere piú ottimista possibile e maledicendosi maledicendosi per non aver permesso a Giovanni di
accompagnarlo. Dannato orgoglio! Invece di tornare a casa passó dalla bottega del compagno. "Ebbene?" domandó questi, pieno di aspettativa. "Non lo so..... lui sembra interessato ad affittarmelo, ma io sono andato nel pallone!" "E perché?" "Non sapevo cosa dire, avrei dovuto permetterti di venire con me.... sono troppo ignorante in questo campo!" "Smettila di essere pessimista! Passiamo al lato pratico, piuttosto. Ti ha accennato a dei costi?" Chiwy gli mostró gli appunti che aveva preso e lui telefonó immediatamente alla propria banca per un appuntamento. Ma... era tutto cosí veloce? Chiwy si sentiva quasi mancare l'aria..... "Aspetta....!" urló, quasi supplicando "Ho paura!" "É normale" rispose lui, poggiando il telefono ed abbracciandolo. Sperava in quell'abbraccio di trasmettergli parte del suo coraggio. Anche lui aveva avuto paura, anni prima, quando si era cimentato nell'impresa. Un lavoro che stava cadendo nel dimenticatoio, con l'avvento di grandi mobilifici industriali, che seppur vendessero merce di qualitá decisamente inferiore, erano piú pratici ed economici. L'arte del mobile antico o del complemento d'arredo artigianale era sempre piú sconosciuta. Meglio una cassettiera funzionale, magari consegnata a casa e montata, che una commode in arte povera che oltre ad un prezzo piú importante, doveva anche essere curata. Allo stesso modo sarebbe stato meglio i ravioli del supermercato a pochi euro al chilo, seppur insapori, che non quelli artigianali di Chiwy, in cui il palato poteva deliziarsi con le sfacettature di ogni ingrediente, decisamente piú costosi, anche per via del lavoro artigianale che c'era dietro.
Purtroppo era un rischio che bisognava correre. "Chiamiamo domani, per favore" supplicó Chiwy, con un sospiro, e poi accese il suo laptop. Davanti gli si aprí tutto il suo lavoro, la sua passione, le sue foto. Svariati ripieni di ravioli, in altrettante forme, quella volta che Tonio gli aveva proposto di fare i maltagliati alla farina di ceci, la pasta che aveva ideato come protesta per il gasdotto TAP, chiamata appunto NOTAP, per la quale ad ogni cliente aveva dovuto spiegare il significato di tale protesta, svariate salse e sughi, la sua pasticceria al limoncello, bigné, croissant, biscotti, cannoli, le rivisitazioni di alcune ricette tradizionali, trasformate in pasta ripiena o prodotti di pasticceria, i panettoni. E l'insegna. L'aveva progettata lui, senza mostrarla a nessuno. Il suo listino prezzi. Doveva andare avanti! Non aveva passato ore e notti al computer per poi farsi vincere dalla paura. Ma aveva bisogno di un po' di tempo. La tensione e l'aspettativa di quei giorni era stata snervante. Il giorno dopo avrebbero potuto telefonare alla banca. Ma quella sera aveva bisogno di una pausa. "Domani chiamiamo" disse a Giovanni, baciandolo mentre uscí dal proprio ufficio per avviarsi al lavoro.
Matteo era molto orgoglioso della decisione di Chiwy. Pur sapendo che avrebbe perso un valido dipendente, aveva la certezza che avrebbero potuto continuare a lavorare assieme. Era giusto che pure lui potesse fare il suo passo avanti, come aveva fatto lui anni prima, aprendosi un ristorante. Era sicuro che avrebbe avuto successo. Anche lui gli chiese notizie del colloquio che aveva avuto, ed anche lui lo esortó ad andare avanti, quando percepí la sua paura.
"Tutti abbiamo paura, tutti i giorni. Io anche ho paura, anche se sono aperto da anni. Ma é per via di quella paura che ogni giorno mi invento qualcosa di nuovo." Era vero. È la paura che di da quello stimolo ad inventare qualcosa di nuovo. Basta saper reagire ad essa e saperla sfruttare, anziché permettere a lei di sfruttare te.
L'imminente Pasqua ed il bel tempo avevano portato parecchio lavoro in piú, peraltro con ravioli di agnello, una versione fatta scomponendo la classica torta pasqualina e ricomponendola come ripieno, giocando sul fatto che era simile al classico raviolo vegetariano, e le tagliatelle al cacao, per la gioia dei bambini.
XXIV
In quei due mesi Chiwy aveva preteso e dato il massimo. Da quando la banca gli aveva concesso il prestito per poter aprire l'attivitá era stata una corsa contro il tempo, con fornitori, muratori, frigoristi, idraulici, etc. Per velocizzare i lavori alcune notti si era fermato lui stesso nel chioschetto a lavorare. Il listino prezzi lo aveva elaborato e stampato lui stesso, come le carte da visita . Parecchie volte era stato sul punto di rinunciare. E Giovanni era sempre presente, per ricordargli che non aveva alcun senso fermarsi ad un passo dal traguardo. Aveva fatto volantinaggio alla vecchia maniera in ristoranti, locali, ed abitazioni in cui supponeva vivessero italiani. Chi meglio di loro sapeva apprezzare i prodotti gastronomici artigianali italiani? Massimo e Lola si erano occupati della pubblicitá in maniera piú moderna, tramite internet, social media, etc.
Chiwy aveva voluto a tutti i costi che la festa d'inaugurazione avvenisse il 14 luglio. Era una data storica, nel bene e nel male. La Presa alla Bastiglia nel 1789; l'attentato a Togliatti nel 1948. Per lui anche il suo passo avanti era un evento storico degno di importanza. La sera precedente lui e Giovanni si andarono a prendere un gelato, nei pressi del Check Point Charlie. Dopo una tranquilla passeggiata si sedettero su di una panchina. Era una serata bellissima, con una luna meravigliosa e piena di stelle. Una lieve brezza rinfrescava l'aria calda di metá luglio. "Sai," disse Giovanni "é proprio su questa panchina che é nata la canzone FUTURA di Lucio Dalla." "Davvero?" "Si, dopo un po' che era seduto, arrivó anche Phil Collins, che aveva un tour in Germania . Stettero circa mezz'oretta seduti in silenzio. In quel lasso di tempo, Dalla scrisse la canzone." "Che bello..... come nascono le canzoni...!" concluse Chiwy con aria sognante.
Chiwy non poteva non andare indietro a quando tutta questa passione per la pasta ebbe inizio, quasi casualmente, al lontano 1992. Era l'anno delle stragi che shockarono l'Italia intera, in cui persero la vita i compianti giudici Falcone e Borsellino. Due tragici eventi che segnarono la cronaca in maniera indelebile. Era l'anno delle giovincelle che troneggiavano in una trasmissione cult del periodo, tra ammirazione e critiche. Era l'anno in cui Madonna sfondó il muro della trasgressione con la sua "Erotica", i Nirvana ed i
Guns'n'Roses spopolavano con un rock piú moderno, Jovanotti divenne colonna sonora e tormentone dell'anno cantando il caldo che faceva quell'estate. Elton John riempiva i sogni di tutti con la sua "One" e Michael si godeva ancora lo strascico del successo dell'anno precedente. In Italia gli 883 divenivano cantanti alla moda, se non avevi un loro CD, praticamente non eri figo; Mia Martini, decantava gli uomini, nel bene e nel male, ed il bel Vallesi puntava sulla sensibilitá invogliando a trovare "La Forza della Vita". Nel cinema pure la bellissima Sharon puntava sulla trasgressione, con un accavallamneto di gambe che entró nella storia. La dolcissima Winona, invece, contribuiva a togliere da Dracula il marchio di horror, per renderlo tanto romantico da far sciogliere in lacrime l'autore di codesto libro ogni volta che lo guarda. Whitney, la mitica Whitney, interpretava praticamente se stessa, dando prova di non essere solo una cantante leggendaria, ma anche una brava attrice. Il cinquecentenario della scoperta dell'America veniva consacrato con un film, che non rientró nelle aspettative. Il nostro Chiwy invece sognava ad occhi aperti, desiderando l'Amore vero, ma non sapendo ancora che a 16 anni era improbabile se non impossibile trovarlo. Casualmente mentre era a Genova sentí parlare di un corso professionale polisettoriale. Incuriosito si informó e si presentó per le selezioni. Si trattava di dei semplici test di cultura generale e sulla personalitá. Si informó per una comunitá che potesse ospitare studenti e fu fortunato, trovandone una nel quartiere della Foce.
Dopo qualche incontro alle selezioni fu ammesso, e lo assegnarono alla specializzazione di pastaio. Inizialmente fu estasiato da questa opportunitá di lavoro, ma rimase poi perplesso quando si trovo ad affrontare le levatacce alle 3 del mattino, per essere al lavoro alle 4. Comunque i responsabili del corso ci avevano azzeccato in pieno. Chiwy imparava e si appassionava sempre di piú al nuovo lavoro, divenendo in poco tempo un abile professionista. Fu anche l'anno che scoprí come alcuni giornaletti gli solleticassero la fantasia e non solo quella. Seppur minorenne riusciva ogni tanto ad acquistarne qualcuno, esclusivamente omosessuale, e la curiositá iniziate tipica della pubertá si trasformó ben presto in desideri espliciti e sempre piú forti. Quanta acqua era passata sotto i ponti! Ed ora, incredibile, stava per aprire il suo negozietto di pasta fresca artigianale!

Chi arrivava rimaneva giá meravigliato dall'insegna che sovrastava la porta di ingresso. Una ricostruzione di una pergamena su cui vi era il nome del negozio. Il bancone per l'occasione era stato adibito a buffet, con salatini rustici, vari tipi di focacce al taglio, farinata, arancini, salse varie e i famosi "rubatá" piemontesi. Nella parete di fronte vi era una raffigurazione del dipinto "Il Quarto Stato", alla base del quale vi era un tavolo con le specialitá dolci: bigné, baci di dama, risole, biscotti al limoncello ed al cacao. Chiwy aveva scelto per rallegrare l'atmosfera le sue hit preferite degli anni 70 ed 80. Il dehor aveva la sua impronta. Le aiuole sapientemente curate, il glicine finalmente aveva ripreso un contegno, i tavoli e le panche rimessi in sesto da Giovanni. Solo una cosa, in un angolo, risaltava volutamente, Quella sedia piegevole mezza distrutta. Chiwy non aveva voluto né buttarla, né farla restaurare. La voleva cosí, come una reliquia, come souvenir di quante volte ci si era seduto quando quel chioschetto era solo un sogno. "Wow!" riusci solo ad esclamare meravigliata Lola entrando. Era tutto perfetto, piú di quanto avesse potuto fare lei. Tutto lí dentro parlava di Chiwy. Con le lacrime agli occhi dalla commozione abbracció l'amico, congratulandosi di vero cuore. "Sono senza parole.... questo negozio sei te!" Aveva un sorriso radioso che metteva in risalto la sua bellezza. "Si, ma non lacrimare o ti cola il mascara!" rispose Chiwy ridendo emozionato. Molta gente era venuta; chi per curiositá, chi per discutere su eventuali acquisti di pasta per il proprio ristorante,le massaie che volevano la qualitá di un prodotto artigianale e genuino, e si erano portate dietro la famiglia,
molti amici e conoscenti, tra cui non potevano mancare Maurizio ed Alessandro, ora in societá nella gelateria, che erano al settimo cielo per il gran passo avanti compiuto da Chiwy; e Matteo, con tutta la famiglia e gran parte del personale, che per l'occasione aveva chiuso il ristorante, ed era orgogliosissimo di essere stato il datore di lavoro presso cui si era specializzato. Maria arrivó con la sua baldanza, abbracciando e congratulandosi.
Una persona, avendo sentito dell'avvenimento, ma sapendo di non essere il benvenuto, si fermó semplicemente poco distante con la macchina, osservando con un mezzo sorriso di chi in cuor suo era comunque contento per il successo di Chiwy. Dopo che la vicenda era venuta a galla, a causa della sfuriata di Edward di qualche anno prima al Blue Moon, Gianni era stato quasi sul punto di perdere la sua famiglia. Ma come suol dire "Dio li fa e poi li accoppia". La moglie era troppo ben abituata al lusso per decidere di divorziare, peraltro ci avrebbe fatto anche lei una figura meschina, avendo passato tanti anni con un uomo senza scoprire le sue vere attidudini sessuali. Perció optó per un matrimonio di facciata, mantenendo lo stile di vita a cui era abituata, apparentemente mettendo a tacere eventuali voci su di una latente omosessualita del consorte e vivendo un matrimonio... aperto, se cosí si puó dire.
Addirittura ora, oltre alla vita coniugale, condividevano sovente anche eventuali amanti che non disdegnavano il ménage a trois. Tornando a Gianni, ed al presente, possiamo dire che, seppur in una maniera contorta, si era affezionato a Chiwy. Non solo era la persona che lo aveva piú
soddisfatto in termini erotici, ma era stato comunque un dipendente infaticabile e leale. Forse troppo. Rimise in moto la macchina e si allontanó, compiaciuto in cuor suo.
L'inaugurazione duró piú del previsto ed attiró piú gente del previsto. Parecchi passanti, incuriositi dalla musica e dal nuovo locale, entravano, chiedevano informazioni, prendevano carte da visita, assaggiavano qualcosa, si mettevano a ballare nel dehor che ormai si era trasformato in una pista da ballo. Chiwy prendeva numeri di telefono ed ordinazioni, distribuiva carte da visita, offriva aperitivi. Non si godeva la festa, ma era felice cosí. Lui voleva che il tutto riuscisse bene. Ma Giovanni non era dello stesso avviso, a quanto pare. Quando ormai gli ospiti erano tutti un po' brilli, quindi non si sarebbero piú tanto preoccupati della condotta del proprietario, lo abbraccio e lo portó fuori a ballare con lui.
"Rilassati e goditi la festa. Non potrai piú farlo per un bel po'!" Aveva ragione. Iniziava "Looking for love" di Tom Hooker, e Chiwy iniziava a godersi la sua festa.
Il cielo sopra Berlino quella sera non era popolato di angeli che scrutavano da sopra la Colonna della Vittoria , a Großer Stern. Ma un cielo stellato stava comunque facendo da sconografia, benedicendo quella memorabile serata. Chiwy non doveva preoccuparsi di nulla. Il giorno successivo era domenica e poteva scendere in tutta tranquillitá a fare la preparazione per lunedí, giorno dell'apertura ufficiale, gestire gli ordini ed organizzare gli ultimi dettagli.
Ora doveva solo godersi la serata. Mentre ballava abbracciato a Giovanni, la canzone "Meraviglioso" di Domenico Modugno iniziara a diffondere le sue note nell'aria....
COMMIATO
A questo punto molti stanno chiedendomi "...ma poi vissero felici e contenti?". Ma... se fosse una fiaba potrei rispondere di si; anzi, avrei giá anticipato la vosta domanda con la famose affermazione che si scrive alla fine di ogni racconto che si rispetti. Teoricamente cosí dovrebbe essere. Chiwy ha raggiunto il suo obiettivo, accanto alla persona che ama; ma nella vita reale le cose sono un tantino diverse. Raggiunta una meta, i giorni vanno avanti, con pro e contro. Poi.... siamo sinceri.... cosa é realmente la felicitá? Soprattutto ai giorni nostri! Inoltre non dimentichiamo che siamo arrivati al 14 luglio del 2018, con gli eventi di questo scritto (definirlo "Romanzo" trovo che sia troppo avventato ed irriverente). Comunque dopo poco piú di un anno una violenta nube, proveniente da una cittá della Cina, si abbatté sul mondo intero;
e come ognuno ben sa, in quel periodo la felicitá fu un eufemismo. Ma vedremo i nostri eroi alle prese con questa piaga nel prossimo libro.
Ora, invece, voglio ringraziare un po' di persone. Innanzitutto i personaggi menzionati o a cui ho reso tributo con qualche citazione in questo libro. A partire dal grandioso John Belushi, sempre il numero uno. Poi il leggendario Manzoni. Tanto lo odiavo a scuola come l'ho amato negli anni seguenti. Tale e quale a Victor Hugo. Dei viventi voglio ringraziare gli amici ed i nemici citati (ovviamente con nome di fantasia!) in questo scritto. Coloro che hanno dovuto sopportare quasi quotidianamente la domanda "Ma se io facessi tale cosa, te come reagiresti?" Perché dovevo ben sapere come avrebbe reagito il loro personaggio! Grazie alla mia famiglia, che si é trovata ad avere un aspirante scrittore in casa, con i pro ed i contro. Grazie a chi mi sostiene in questo mio vaneggiamento. E grazie ai miei angeli, che sento sempre al mio fianco, seppur da un'altra dimensione.