EffettoTre – n 137_MAR_2019_

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MARZO 201 9 • ANNO XIII • N UMERO 1 37

P ap a F r an c e s c o , c amb i i l V at i c an o S P E C IA L E U N IV E R S IT A ' EffettoTre è consultabile anche on line www.unicesd.it Per un'informazione in tempo reale


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C e f a l ù, p e r l a p ri m a v ol t a s e s s i oni d i l a ure a con l'Università Telematica Pegaso L’Universita Telematica Pegaso nella sede di Cefalupresso la Base Logistica, in piazza Cristoforo Colombo, accoglierà 350 studenti provenienti da tutta Italia per portare a compimento un ciclo di studi nella seduta di laurea che si protrarrà per i giorni che vanno dal 11 al 15 e successivamente dal 20 al 22 di marzo.

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Cefalù farà da sfondo artistico a tale evento. La Dott.ssa Francesca Dolce Responsabile della sede, ha dato e darà il benvenuto ai laureandi ed alla commissione, per la prima sessione di laurea che si svolgerà nella ridente cittadina. .

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Il Real Cefalù non fallisce l’appuntamento con la storia. Fermata la capolista Tombesi! 0 9 m a rz o 2 0 1 9

Davanti a una gran cornice di pubblico si è giocato oggi pomeriggio un incontro attesissimo. Un crocevia importante per gli ospiti, la capolista Tombesi Ortona, chiamata a non fallire l’importante trasferta sicula per continuare il proprio cammino in vetta alla classifica. Dall’altra un Real Cefalù, terza forza del girone, presentatosi senza capitan Guerra e mister Rinaldi squalificati. La Rocca, Fortuna, Di Maria, Fabinho e Lopez il quintetto iniziale per i locali, dall’altra parte mister Ricci ha risposto con Berardi, Adami, Pizzo, Silveira e Zanella. Parte subito forte Ortona che si fa viva con Pizzo che colpisce un palo dopo aver recuperato palla a Fabinho, subito dopo Zanella trova pronto un eccellente La Rocca. Ricci perde Adami infortunatosi dopo 2 minuti di gioco, una brutta tegola per gli ospiti. Il Real reagisce immediatamente con Fabinho e Lopez, entrambi i tiri finiscono di poco fuori dallo specchio della porta difeso da Berardi. Ci prova ancora il Real con una splendida azione corale partita

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dalla propria metà campo e conclusa da Fortuna che trova Berardi pronto a neutralizzare. Gli ospiti ci provano due volte nel giro di pochi secondi con Zanella e Burato che trovano pronto un La Rocca in stato di grazia. Il Risultato non si sblocca ma le azioni da gol sono infinite da una parte e dall’altra. Le ripartenze dei cefaludesi sono micidiali ma non trovano la conclusione in rete che trovano invece gli ospiti su calcio d’angolo con Lara al minuto 13’34’’. Ricci vuol chiudere la prima frazione di gioco col doppio vantaggio e schiera portiere di movimento Zanella ma sono i padroni di casa ad andare vicino al gol prima con Fabinho che colpisce il palo e poi con Lopez che di testa non inquadra la porta. Si va al riposo con gli ospiti in vantaggio. Nella seconda frazione gli ospiti scendono in campo determinati a chiudere la partita e si rendono subito pericolosi con Lara, imbucato da Pizzo, che calcia in porta ma trova Lopez che s’immola sbattendo contro il palo e deviando la palla in calcio d’angolo. Un brutto fallo di Pizzo su Fabinho costa al primo l’ammonizione. Gli ospiti nonostante un gran possesso palla non riescono a trovare la seconda rete mentre il Real sfodera la propria arma, il portiere di movimento. La Rocca compie l’ennesima spettacolare parata su Lara, dall’altra parte Lopez in girata trova pronto Berardi. Sugli sviluppi di calcio d’angolo Di Maria trova la rete del pareggio al minuto 12’04’’ facendo esplodere il palaTricoli in una bolgia d’entusiasmo. Ricci manda in campo

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Burato come portiere di movimento e sarà lui che un minuto dopo la rete di Di Maria riporterà in vantaggio gli ospiti. Tutto da rifare per un Real indomito che sconosce la parola arrendersi. Passano 29 secondi dalla rete ospite e Fabinho insacca per il 2-2. Ancora portiere di movimento per gli ospiti che tentano di strappare nei minuti finali una vittoria di vitale importanza per il proseguo del campionato, Zanella e Lara vengono ammoniti e i ragazzi del Real, complice anche la stanchezza di un match dal ritmo altissimo, non sfruttano a dovere due palle perse in attacco degli ospiti che non troveranno il vantaggio sperato. Finisce con lo stesso risultato dell’andata una partita di altissimo livello giocata da un Real Cefalù che come al solito non ha fallito nel momento più importante della stagione nonostante le pesanti assenze di capitan Guerra e del perfetto direttore d’orchestra mister Nino Rinaldi continuando così la striscia positiva di risultati che dura ormai da un girone intero. Tra due settimane un altro impegno aspetta la squadra cefaludese, quello con la nuova capolista del girone, la Todis Lido di Ostia.

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Calogero Di Carlo (Presidente Real Cefalù Uniolympo): “Anche oggi il Real Cefalù Uniolympo non ha fallito l’appuntamento con la storia. Ormai questa è una piazza che col tempo si sta rendendo sempre più protagonista nell’Italfutsal. I ragazzi hanno disputato una partita straordinaria contro un forte avversario che non per niente è arrivato qui da primo della classe. I miei ringraziamenti vanno ovviamente al mister e ai ragazzi per la prestazione di livello che hanno offerto, al pubblico presente che ha risposto presente e alle autorità presenti nelle persone del sindaco Rosario Lapunzina e gli assessori Terrasi e Lazzara. Un complimento speciale ai tifosi ospiti arrivati a Cefalù per sostenere i propri beniamini. Inoltre a nome del Real Cefalù porgo i migliori auguri per il proseguo del campionato alla squadra abruzzese.”.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO “Montepulciano: riuniti docenti di sei università per g e t t a r e l e b a s i s u l l a c r e a z i o n e d i u n p o l o , i n t e runiversitario, di ricerca sui prodotti tipici" 0 4 m a rz o 2 0 1 9 quanto volano di promozione di un territorio.Angiolini ha ricordato: “ Il comune di Montepulciano ha creduto fin da subito al progetto portato avanti da Qualità e Sviluppo Rurale intorno all’Aglione della Valdichiana; i risultati ci hanno dato ragione, oggi l’associazione creata anche con l’aiuto delle associazioni di categoria degli agricoltori, conta 11 enti locali e circa 40 produttori.

Simposio scientifico a Montepulciano nella sede dell’Università Telematica PEGASO nel Palazzo del Capitano per gettare le basi sulla creazione di un polo, interuniversitario, di ricerca sui prodotti tipici: è stato l’assessore all’agricoltura del comune di Montepulciano Michele Angiolini, già candidato a Sindaco alle prossi-me elezioni amministrative, ad aprire i lavori.L’assessore ha plaudito all’iniziativa, sollecitata dall’Associazione per la Tutela e la Valorizzazione dell’Aglione della Valdichiana ed organizzata dal Prof. Stefano Biagiotti della locale sede dell’UniPEGASO, e nel suo intervento ha sottolineato l’interesse dell’amministrazione comunale di Montepulciano ad iniziative ed azioni mirate alla valorizzazione dei prodotti tipici, in

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E’ segno tangibile dell’interesse intorno a questo prodotto e al nostro territorio. Il lavoro fatto dall’associazione, in questi due anni, è stato grande, e i risultati sono ben visibili a tutti. Intorno all’Aglione della Valdichiana è nato interesse da parte di commercianti e consumatori.“- ha poi proseguito “L’appuntamento di oggi a Montepulciano, organizzato dal Prof. Biagiotti, è molto importante ed è un’altra conquista per la nostra comunità. Al tavolo professori di 6 atenei, ognuno per una specificità, si sono riuniti per verificare la possibilità di mettere a comune conoscenze, mezzi, laboratori, studi, per realizzare progetti d’area sull’Aglione e su gli altri prodotti tipici dell’area della Valdichiana. Plaudo all’iniziativa e ringrazio i docenti intervenuti in quanto ritengo che il polo possa essere un importante strumento per la governance e soprattutto per il territorio.”. Al tavolo hanno partecipato l’Università Telematica Pegaso, l’Università di Siena, l’Università di Pisa, l’Università di Firenze,

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l’Università di Perugia e l’Università della Tuscia. Ha introdotto il tema dell’incontro il Prof. Stefano Biagiotti, docente di Economia e Politiche dell’Ambiente nell’ateneo partenopeo; il quale ha fatto un sunto sullo stato dell’arte, sulle attività passate e future che riguardano l’Aglione della Valdichiana ed ha affrontato l’argomento dei prodotti tipici in generale facendo anche riferimento all’incontro tenutosi all’Accademia dei Georgofili di Firenze. Dopo una costruttiva discussione, tra i professori che hanno partecipato, è emersa la volontà di dare vita ad un tavolo interuniversitario per lo studio e la valorizzazione dei prodotti tipici in modo olistico. Le finalità del polo saranno di trattare i prodotti i prodotti tipici, dell’intera Valdichiana, dal punto di vista agronomico, botanico, genetico, di marketing, delle politiche di sviluppo e delle garanzie sulle provenienze.

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Come primo traguardo i docenti hanno deciso di dar vita ad un progetto di massima, inter-universitario, da presentare agli enti locali e alla Regione Toscana; progetto che affronti aspetti nutrizionali, agronomici, di garanzia della provenienza, con creazione di una piattaforma informatica che consenta al consumatore finale di verificare i caratteri agronomici e nutrizionali del prodotto tipico, garantendo la provenienza.Il progetto dovrà essere strutturato per poter essere replicato anche in altre regioni d’Italia, in quanto è sempre più sentita dai consumatori l’esigenza di un’informazione trasparente e semplice sui prodotti agroalimentari. Da Montepulciano, ancora una volta, nasce un progetto di alto valore tecnico/scientifico che unisce la qualità dei prodotti proseguendo nell’alveo di uno allo sviluppo locale sostenibile. www.centritalianews.it

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Lamezia, incontro formativo sul bullismo:

“ B i s og na s e ns i b i l i z z a re a l l a cul t ura de l l a l e ga l i t à ” 26 febbraio 2019 rimedio". A porgere i propri saluti anche Calogero di Carlo, responsabile nazionale delle sedi d'esame Università Telematica Pegaso.

Lamezia Terme - "Incontro formativo rivolto agli studenti sul fenomeno del bullismo", è questo il nome dell'evento che si è tenuto presso l'Università Telematica Pegaso, e che ha avuto come centro del dibattito l'analisi del bullismo, anche come chiave di lettura di fenomeni più ampi. I protagonisti sono stati gli alunni di diversi Istituti lametini, che si sono interrogati sul fenomeno del bullismo, dando ognuno una spiegazione e riflettendo sul problema. Le loro esternazioni, raccolte in un video proiettato in sala, hanno fatto da apertura all'incontro e dato il la agli interventi dei relatori presenti al tavolo dei lavori. A introdurre la giornata i saluti di Caterina Carbone, responsabile della Sede Pegaso di Lamezia Terme, che ha sottolineato l'importanza della prevenzione nel fenomeno del bullismo: "Bisogna sensibilizzare i giovani e i meno giovani alla cultura della legalità - e prosegue - tali fenomeni sono diventati una vera e propria emergenza sociale, una malattia cronica del nostro paese a cui dobbiamo assolutamente porre un freno e soprattutto

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Assente per motivi di salute il vescovo Luigi Antonio Cantafora, i cui saluti sono stati portati da Don Andrea Latelli, che riportando quando scritto da monsignor Cantafora precisa: "Ciascuno impari ad amare sé stesso e gli altri, e il mondo intero nella ricchezza delle diversità". I relatori che hanno risposto alle domande dei ragazzi, e hanno dato loro consigli per vivere in una società civile sono stati Arturo Bova, presidente commissione regionale contro la 'ndrangheta, che si è concentrato, soprattutto, sul fenomeno del cyber bullismo, considerato al momento ancora più grave del bullismo "classico", e infatti Bova precisa: "Io ritengo il cyber bullismo come la forma più grave del bullismo, perché non solo per le conseguenze che produce sulla persona ma per la difficoltà di combatterlo - e aggiunge

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO - perché il bullismo è per la strada, a scuola, in un centro commerciale, in un campo di calcio, nei luoghi di aggregazione sociale, ma l'atto di bullismo che avviene è visibile, nel cyber bullismo invece no - e spiega - non è visibile, è una notizia che parte ad esempio da facebook in 30 secondi può raggiungere migliaia di persone". “Chi prevarica la dignità dell’altro essere umano, automaticamente è un essere che non ha rispetto, che invade, che vuole dimostrare a tutti i costi di essere prepotente rispetto all’altro, di valere di più rispetto all’altro e non si rende conto che quella volontà di prevaricare la dignità dell’altro automaticamente diventa una forma di bullismo” è così che la presidente dell’associazione “Risveglio Ideale”, Angela Napoli si rivolge ai ragazzi presenti. E, Angela Napoli, partendo dal bullismo ha spiegato il collegamento che c’è con altre piaghe della nostra società come la ‘ndrangheta, e infatti precisa: “Chi durante il periodo dell’adolescenza assume atteggiamenti di prevaricazione, di lesione dei diritti altrui, senza rendersene conto, si incammina su una strada estremamente pericolosa – e aggiunge – che porta alla criminalità organizzata – e ancora – voi giovani siete le vittime inconsapevoli perché se non aprite gli occhi, se non guardate realmente tutto ciò che vi è vicino e non reagite a ciò che di negativo c’è, automaticamente venite incoraggiati verso strade negative – e precisa – entrate nella cappa dell’omertà e l’omertà è ciò che fa forte il bullo da una parte e quando si diventa più grandi è ciò che rende forti gli uomini e le donne della ‘‘ndrangheta”.

proprio ai concetti esplicitati dalla Napoli. Il libro è un racconto in cui vengono descritte le figure di Francesca, Beatrice, Niccolò, adolescenti come tanti che frequentano la scuola, e che si trovano a scontrarsi con le proprie personalità in crescita econquelle dei loro coetanei. Nella vita familiare non hanno un dialogo costruttivo, ma avrebbero bisogno dell'aiuto di un adulto. La “logica del branco”non ha perdono per coloro che vi si allontanano e ci si ritrova inconsapevolmente ad essere vittime, carnefici o semplici spettatori. Presenti all’incontro Maria Gaetana Ventriglia, vice Commissario della Polizia di Stato Lamezia Terme, il colonnello Massimo Ribaudo comandante del Gruppo Carabinieri Lamezia Terme, un rappresentante della guardia di finanza e della polizia locale.

www.lamentino.it

Presente al tavolo dei lavori anche Rita Tulelli, presidente dell’associazione “Universo Minori” e autrice del libro “Il fragile bullo”, il cui libro si riallaccia

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Orientamento Universitario - Convegno

"LAVORARE CON LO SPORT"

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Il progetto “Eccellenze Italiane” ha fatto tappa a n c h e a B a rc e l l o n a 22 febbraio 2019 Pozzo di Gotto, Giovanna Trovato e del deputato regionale Pino Galluzzo, si è aperto un dibattito tra gli studenti in platea, che hanno potuto rivolgere le loro domande ai tre premiati, a cui sono state consegnate le targhe ricordo dell’evento. etour_Calabrò ubicata nel cuore della Sicilia agrumaria, Canditfrucht S.p.A. è una delle più moderne industrie di trasformazione del settore. L’azienda nasce nel 1959 in Germania, grazie ad un’intuizione di Salvatore Dell’Oca che stringe un accordo economico con il siciliano Don Santi Calabrò per l’acquisto di scorze e coppe di arancio in salamoia da immettere sul mercato. Alla fine degli anni Il progetto Eccellenze Italiane vuole 60, ritornati in Sicilia, dalla sola frutta portare in primo piano le storie umane ed candita l’Azienda intraprende anche la imprenditoriali di successo su tutto il strada dei succhi e degli oli essenziali. Canditfrucht è una realtà solida ed territorio italiano. Per farlo conoscere in modo capillare è affermata nel mercato nazionale ed con 54 dipendenti stato avviato l’E-tour, con il coinvolgimento internazionale diretto delle scuole, offrendo anche i altamente specializzati e tecnicamente crediti formativi previsti dal sistema preparati, ed in continuo aggiornamento professiona. dell’alternanza scuola-lavoro. L’ultima tappa, organizzata in colla- ImpollinoSalvatore Impollino nasce a borazione con la sede Pegaso della città del Barcellona Pozzo di Gotto. SIn da piccolo, Longano, si è tenuta venerdì presso il scopre di amare l’arte sperimentando, cinema Corallo di via Garibaldi a infatti, la pittura, la musica e l’architettura ma, cio’ che da sempre lo appassiona piu’ Barcellona Pozzo di Gotto. L’evento, presentato dal giornalista e di ogni altra cosa è la moda: la passione consulente marketing, Piero Muscari, ha innata per la creazione di un abito. Dopo il visto protagonisti tre “eccellenze” del liceo, trasferitosi a Milano, nel 2014, si comprensorio barcellonese selezionate dal diploma, parallelamente presso l’Istituto di comitato scientifico composto da esperti Moda Burgo e la NABA (Nuova Accademia del marketing e della comunicazione a Belle Arti). Terminati gli studi, intraprende livello nazionale. Si tratta della EdS importanti esperienze lavorative presso le Infrastrutture rappresentata da Sebastiano piu’ prestigiose case di Moda; ultima, ma Buglisi, di Maria Antonietta Calabrò di non per questo meno importante, quella Canditfrucht S.p.A, e dello stilista Sal- presso l’Ufficio Stile di Alta Moda vatore Impollino. Dopo il saluto della continua direttrice della Sede Pegaso di Barcellona

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Dolce&Gabbana dove, ricoprirà il ruolo di Senior Designer. Proprio durante quest’esperienza, lo Stilista, decide di volersi dedicare totalmente al suo Marchio e così, ritorna in Sicilia, dove, nel Novembre 2017, inaugura la sua Atelier D’Alta Moda. BuglisiEdS Infrastrutture viene fondata da Sebastiano Buglisi ed altri soci nel 1976 e, in breve tempo, si afferma per la qualità delle infrastrutture e degli impianti realizzati. Tutti i lavori portati avanti sono

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caratterizzati da un elevato tasso di innovazione che consente all’azienda di diventare partner e interlocutore dei principali gruppi operanti nel settore. Oggi EdS Infrastrutture conta circa 300 dipendenti, un polo di ingegneria nella sede di Roma, una sede amministrativa in Sicilia e tanti cantieri in diverse regioni italiane, dalla Sicilia alla Lombardia. www.24live.it

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HO STUDIATO ALL’UNIVERSITÀ TELEMATICA PEGASO CON UNICESD E OGGI SONO AVVOCATO. IL SOGNO ORMAI REALTÀ DI CHI AVEVA PERSO LE SPERANZE 20 febbraio 2019 della Pegaso che mi ha dato la possibilità di realizzare il mio tanto agognato sogno. Un grazie particolare lo devo al mio caro Professore Di Carlo Calogero”. – P.A. 20.02.2019 – Il Professore Calogero Di Carlo, oltre ad

Una storia come quella che giornalmente vivono moltissimi ragazzi iscritti al Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell’Università Telematica Pegaso. P.A. ha realizzato il suo progetto di vita e oggi è un avvocato. Proprio ieri sera ha ricevuto la tanto attesa notizia relativa al superamento degli esami di abilitazione alla professione di avvocato; un ostacolo per molti, ma non per lei che ha deciso di condividere con noi la sua gioia.

essere il responsabile nazionale delle sedi dell’Università Pegaso, è anche docente di Diritto Ecclesiastico. “P.A., come tanti nostri studenti di Giurisprudenza Pegaso, ha semplicemente raggiunto ciò che le avevamo promesso – dice Di Carlo – con grande tenacia ha raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati fin dall’inizio. Il tempo ha semplicemente qualificato la sua persona e le sue potenzialità, il tempo e la nostra università hanno voluto darle un’altra chance”.

Probabilmente quando 13 anni fa la grande nave dell’università Pegaso, guidata dal suo capitano Danilo Iervolino, ha iniziato il suo viaggio, nessuno aveva mai riflettuto “Grazie alla Università Telematica Pegaso e sul fatto che un giorno avrebbe letterad Unicesd ho potuto realizzare un sogno: almente potuto cambiare la vita delle diventare avvocato. Non sempre ciò che persone. desideri si verifica nei tempi giusti (da giovane), perché la vita cambia i tuoi “L’università Pegaso, continua Di Carlo, è progetti e non puoi fare altro che prima tra le telematiche, ha un trend di affrontarla con tenacia e tanta pazienza…. crescita del 35%, 80 mila iscritti, 10 corsi Quando pensavo di dovermi rassegnare si di laurea, 380 master professionalizzanti, verifica qualcosa di meraviglioso…. si apre 41 corsi di perfezionamento, 80 corsi di il cassetto dei sogni. L’Università Pegaso mi alta formazione, 70 sedi d’esame e 500 poli tende la mano e mi dà la possibilità di didattici. studiare. Dico studiare, perché nessuno ti Questi però sono solo numeri che spesso ci regala niente… ho studiato e sostenuto fanno perdere di vista il vero significato di tutti gli esami nelle modalità previste, orali questa università, di come questa possa e scritte. Oggi sono orgogliosa di aver fatto continua parte di una grande squadra come quella Issue 1

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO davvero lasciare un segno nella vita degli altri. Per fortuna ci sono loro, ci sono i nostri studenti che giornalmente ci ricordano quello che realmente facciamo al di là delle statistiche, facendosi straordinari narratori di storie, tutte con un lieto fine, facendosi interpreti diretti dei nostri valori”. “Quella della nostra università è una rete virtuosa, dice Danilo Iervolino, ce lo dimostrano giorno dopo giorno i nostri ragazzi, i loro successi che sono un po’ anche i nostri. Di questi uomini e donne noi siamo orgogliosi, perché riempiono non soltanto i nostri report, ma anche le pagine di un bellissimo libro che si intitola “Futuro”, un volume che raccoglie i sogni, le speranze, le aspettative, la loro genialità e i risultati, i traguardi concreti, che saranno quelli di tanti altri giovani e meno giovani, che finalmente vedono realizzato il sogno di una vita, volano di una società migliore e appagata”. Il C o rs o di Laurea Online in Giurisprudenza dell’Università Telematica Pegaso si propone di formare gli studenti al dominio dei principali saperi dell’area giuridica, con un equilibrato rapporto tra la formazione culturale di base, la formazione sui fondamenti e sugli aspetti sistematicamente più rilevanti delle principali discipline di diritto positivo e la formazione in discipline affini o integrative rilevanti per la comprensione della dina-

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mica del diritto. In particolare, punta alla formazione negli ambiti storico-filosofico, privatistico, pubblicistico, pro-cessualistico, penalistico e internaziona-listico, nonché in ambito istituzionale, economico, comparatistico e comunitario. L’Università ha anche sottoscritto convenzioni con l’ordine degli avvocati per consentire agli iscritti l’accesso alla pratica. La s t e s s a cos a è s t a t a fa t t a pe r coloro che intendono intraprendere la carriera notarile. Il documento, che segue l’accordo quadro siglato tra il Ministero della Giustizia, il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e il Consiglio Nazionale del Notariato, prevede che gli studenti interessati e in regola con gli esami possano essere ammessi allo svolgimento dei primi sei mesi di tirocinio necessari per l’accesso alla professione notarile. L’esperienza è finalizzata ad offrire allo studente un bagaglio di conoscenze pratiche destinate a integrare e approfondire le nozioni apprese nel corso degli studi. L’esempio di come in ogni lavoro intellettuale teoria e pratica non siano categorie indipendenti, nonché un primo concreto contatto con il mondo del lavoro.

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Festival del Futuro. Viaggio esplorativo nelle s t a rt up d e l f ood Roma, Sala “Caduti di Nassirya – Palazzo Madama

19 febbraio 2019 Individuare e costruire un percorso di emancipazione culturale e imprenditoriale per il Food e le sue oggettive implicazioni in ambito salutistico. Il rapporto uomocibo, abbinato al connubio salute ambiente, costituisce la griglia di partenza di un circuito virtuoso denominato Festival del Futuro. Il progetto, ideato e definito attraverso una sua precisa articolazione programmatica ha l’obiettivo di coniugare a livello organizzativo e strutturale la creatività e lo spirito pionieristico delle giovani imprese che dimostrano di saper sviluppare, concretamente ed in termini di efficacia, la loro idea imprenditoriale.

Calogero Comitato Futuro,

Di Carlo, Ordinatore

componente del Festival

del del

Fabrizio Mechi, componente del Comitato Ordinatore del Festival del Futuro; , Giorgio Calabrese, presidente del Comitato nazionale Sicurezza alimentare del Ministero della Salute.

Il Festival del Futuro si propone, alla luce delle premesse concettuali che ne hanno determinato l’ideazione originaria, come nuovo soggetto “incubatore” ed “acceleratore” orientato principalmente a delineare, nell’ottica dominante del “Safe and Personalized Food”, nuovi scenari di Il manifesto programmatico del Festival del studio, analisi, progettazione, produzione, Futuro – viaggio esplorativo nelle start up distribuzione e commercializzazione di del food, che gode della garanzia scien- prodotti alimentari destinati a specifiche tifica della Fondazione italiana di medicina categorie di clienti/pazienti. personalizzata, è stato ufficialmente illustrato in sede di conferenza stampa a Spetterà a questa nuova linea di dispositivi Roma nella giornata di martedì 19 febbraio dietetici e nutrizionali, costruiti sulla base 2019 nella sala Nassirya di Palazzo di acquisizioni scaturite da conoscenze e Madama – su iniziativa del questore applicazioni multidisciplinari tra loro anziano del Senato Antonio De Poli che ha necessariamente integrate, il compito di rilanciare la capacità del mercato del food porto i saluti istituzionali. nell’offrire risposte appropriate, efficaci, efficienti ed economicamente sostenibili Alla presentazione hanno preso parte: soprattutto se riferite ad una platea Mauro Minelli, componente del Board sempre più ampia e, conseguentemente, Scientifico della Fondazione Medicina non omogenea di soggetti interessati al Personalizzata e responsabile scientifico tema della sana e corretta alimentazione. del Festival del Futuro; . Maurizio Simmaco, componente del Board Scientifico della Fondazione Medicina Personalizzata,

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Competizione Italiana Mediazione 2019: p re m i a t i g i ov a ni s t ud e nt i d e l l ’ U ni v e rs i t à Telematica Pegaso 14 - 16 febbraio 2019

La squadra siciliana era composta da:

Gli studenti, che hanno rappresentato l’Ateneo Nazionale Pegaso, hanno vinto il premio di categoria “Utilizzo del Mediatore“. La gara, organizzata dalla Camera arbitrale di Milano insieme all’Università statale, è giunta alla settima edizione.

• Prof. Avv. Giuseppe Carà – Coach – Taormina (Messina) • Mariano Pumilia – Tutor – Palermo • Ivan Palmisano – tutor e sponsor – Termini Immerese (Pa) • Antonino Pavone Altavilla Milicia (Palermo) • Federico Lanzilao – Misagne (Brindisi) • Gianpio Arcomano – Chiaromonte (Potenza) • Angelo D’Alea – Castellana Grotte ( Bari) • Riccardo Bon – Cremona ( CR)

La competizione Alla competizione hanno partecipato ventidue squadre, che si sono sfidate sul tema della mediazione in presenza di mediatori professionisti. Ogni squadra è stata guidata da un professore e da un coach.

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Il team si è contraddistinto professionalità e l’impegno.

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INTRODUZIONE ALLA CRIMINOLOGIA MODERNA IL BULLISMO SESSUOLOGIA CRIMINALE MOBBING CRIMINOGENO SERIAL KILLER CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA NELLA DONNA SONNAMBULISMO OMICIDIARIO SETTE SATANICHE ED IMPLICAZIONI CRIMINOLOGICHE

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IL SOPRALLUOGO ED IL REPERTAMENTO ( 3 LEZIONI) IMPRONTE ( 4 LEZIONI) BALISTICA ( 4 LEZIONI) BIOLOGIA (2 LEZIONI) CHIMICA (2 LEZIONI) DVI : DISASTER VICTIM IDENTIFICATION (1 LEZIONE)

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E f f e t t o T re Co.Bo.Di.

Papa Francesco, cambi il Vaticano Mai come ora la Chiesa non può stare ferma davanti alla piaga della pedofilia che ne mina le fondamenta

Marzo 2019 Riassumendo

Pag. 1 - Papa Francesco, cambi il Vaticano Pag. 5 - ARMA

Lo scandalo della pedofilia nella Chiesa non deve distrarre. È la classica punta dell’iceberg che nasconde qualcosa di ancora più grande: il silenzio endemico, sistemico, geometrico che ha soffocato ogni reazione per difendere i bambini e la Chiesa di tutti dagli abusi. I segnali della portata devastante di questa metastasi sono stati per anni incredibilmente sottovalutati. Spesso per superficialità, colpa, ma anche per dolo e scienza criminale pur di evitare che si risalisse alla catena di responsabilità e coperture. Oggi i vescovi a capo di tutte le conferenze episcopali, riuniti in summit, si stracciano le vesti, fanno sfilare le vittime fino a ieri nascoste, si appropriano mediaticamente della denuncia, ma è troppo tardi. Gli abusi sui bambini, ha tuonato Papa Francesco,

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sono «una piaga all’interno della Chiesa. La disumanità del fenomeno a livello mondiale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica». Tutto vero. Eppure questo già lo sapevano e nulla è stato fatto.

Pag. 21 - ATTUALITA' NEWS Pag. 40 - RUBRICHE

Aveva ragione Georg Gäsnwein, storico segretario fidatissimo di Benedetto XVI, quando nel settembre scorso sostenne che la pedofilia rappresenterà l’11 settembre per la Chiesa: «Oggi, la Chiesa cattolica guarda piena di sconcerto al proprio nine/eleven, al proprio 11 settembre, anche se questa catastrofe non è purtroppo associata a un’unica data, quanto a tanti giorni e anni, e a innumerevoli vittime». E, braccato dai dubbi, continua

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aggiunse: «Il lamento di Benedetto XVI ai vescovi americani del 2008 sulla profonda vergogna» causata dagli abusi sessuali «non riuscì a contenere il male, e nemmeno le assicurazioni formali e gli impegni a parole di una grande parte della gerarchia». Insomma, fu un lamento «pronunciato invano come vediamo oggi». Proprio così: la pedofilia costituisce una ferita profonda nel corpo della chiesa moderna. Una ferita poco curata, tanto da provocare necrosi nelle comunità cattoliche che si trovano ad affrontare questa emergenza permanente senza orizzonte, speranza, contromisure, possibilità di vedere chi abusa e chi lo protegge cacciati da ogni tempio. E infatti il paragone di Gänswein con l’11 settembre degli Usa è vero solo nella prima parte, quello dello choc e della devastazione, delle vittime che camminano con la morte dentro, ma non in quello della reazione. Dopo le Torri gemelle gli Usa ebbero una reazione ad alzo zero in tutto il pianeta. In pochi giorni chiunque aveva avuto a che fare con la famiglia di Osama bin Laden si vide messo in black list, i patrimoni sequestrati, le attività controllate dai servizi segreti. Era solo il primo passo di una guerra che dura tuttora, declinata in ogni forma. Per sei lunghi interminabili anni, invece, questo pontificato non ha considerato una priorità la lotta alla pedofilia. Il testimone lasciato da Benedetto XVI, che spinse le diocesi americane a risarcire le vittime, è caduto nel vuoto. Joseph Ratzinger aveva compiuto una svolta epocale, riconoscendo la giustizia dei tribunali oltre a quella divina. Non aveva però avuto la forza di destrutturare il sistema delle protezioni a catena, già ben descritto nel film Il caso Spotlight. Non basta cioè condannare e ridurre allo stato laicale il sacerdote che abusa, serve individuare chi lo ha coperto e chi ha fatto finta di non vedere. Solo così si spezza questa catena che uno a uno sta tirando giù i pilastri del tempio. Se non colpisci chi copre, accrediti il messaggio insidioso dell’indulgenza della gerarchia ecclesiastica. Una linea devastante che sforna ricatti, e, soprattutto, pregiudica il futuro di tutti con vescovi e cardinali dagli armadi stipati di Page 2

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scheletri, pronti a nuove omissioni misericordiose. La prova plastica di ciò si riassume bene nei disastri della commissione contro gli abusi del clero, che Bergoglio istituì nel 2014. La task force partì con le migliori intenzioni, cooptando diverse vittime che entrarono nel gruppo di lavoro. Peccato che in tutti questi anni non abbia mai fatto notizia per aver individuato e fatto condannare preti che abusavano o vescovi e cardinali che li proteggevano. No, l’unica volta che ha goduto dei riflettori dei media è quando la consigliera irlandese Marie Collins, vittima abusata da giovane da parte di un sacerdote, nel marzo del 2017 se ne andò sbattendo la porta: «È vergognosa la mancanza di cooperazione da parte della curia romana» nella lotta alla pedofilia. Chi s’immaginava che Francesco raccogliesse la denuncia d’insabbiamento della Collins da parte di settori del Vaticano, cacciando i depistatori, è rimasto deluso. Il papa ringraziò la signora accettando «le dimissioni con profondo apprezzamento per il suo lavoro a nome delle vittime e dei sopravvissuti degli abusi del clero». Grazie e arrivederci. Eppure non era la prima a denunciare l’inattività. Nei mesi precedenti un altro consigliere e vittima di abusi da parte di un prete, l’attivista inglese Peter Saunders, aveva sbattuto la porta per protestare contro l’atteggiamento dell’allora potentissimo cardinale George Pell, prefetto della segreteria per l’Economia. Saunders era allibito e scandalizzato perché Pell aveva risposto con certificati medici alle richieste di essere interrogato dalla commissione governativa australiana che all’epoca doveva far luce sugli abusi e la gestione dei sacerdoti colpevoli o sospettati di abusi nella diocesi di Melbourne, quando il porporato ne era l’arcivescovo. Era un segnale d’allarme, che doveva accendere un faro su questo porporato oggi clamorosamente in carcere dopo la condanna per pedofilia. Eppure nulla si mosse. Anzi la storia di Pell è una fulgida sequenza di errori clamorosi che lasciano senza parole.

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Già nel 2010 Pell sembrava volersi allontanare il più possibile dall’Australia e aveva sollecitato l’allora segretario di stato Tarcisio Bertone a essere nominato prefetto della Congregazione per i Vescovi. Ma venne scelto il canadese Marc Ouellet. Arrivato papa Francesco, riuscì nell’impresa, conquistando un ruolo chiave: numero uno della nuova segreteria per l’Economia, un ufficio che Bergoglio vedeva nello scacchiere del potere per depotenziare la segreteria di Stato e lo strapotere dei dicasteri economici che andavano così sotto le dipendenze del cardinale australiano. O, almeno, così sulla carta perché Pell incontrò mille resistenze per rendere la curia trasparente. Una guerra che vide schierati contro di lui cardinali del vecchio potere, uno sopra tutti era certamente il bertoniano Domenico Calcagno, ma anche quelli vicini a Bergoglio come lo stesso Pietro Parolin. Se sui soldi le battaglie non si contano, sulle accuse di aver coperto preti pedofili che già montano nessuno fiata. Anzi, quando l’8 giugno 2016 Pell compì 75 anni e presentò al pontefice le dimissioni dall’incarico per raggiunti limiti di età, Francesco non le ha accolte, tenendole ferme sulla scrivania. Un cardinale amico di Francesco commentò: «Il Papa non vuole accogliere adesso le dimissioni di Pell altrimenti dovrebbe rimandarlo subito in Australia e lì finirebbe di certo male. Francesco vuole prima capire come si concludono le indagini per le accuse di pedofilia». E così le gaffes non sono mancate, come quando nel marzo 2016 ha testimoniato in video-collegamento - da un albergo di lusso di Roma - alla Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori e ha ammesso che «avrebbe dovuto fare di più» nei confronti dei sacerdoti sui quali si addensavano le peggiori accuse. In quei giorni le vittime della pedofilia furono costrette a prendere a loro spese un volo aereo per seguire in diretta la testimonianza nella capitale di Pell senza che il Vaticano abbia offerto loro la minima accoglienza. Eppure sono curve tutte in discesa che era facile prevedere. E c’è forse da chiedersi perché Francesco, gesuita attento e prudente, abbia scelto come collaboratore «numero uno» un Page 3

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porporato esposto tremende accuse.

al

vento

di

queste

Nei sacri palazzi si mormora che un giorno tra i due ci fu un chiarimento. Francesco chiese a Pell se le accuse che gli venivano mosse erano fondate, il cardinale negò tre volte senza abbassare lo sguardo. Allora il pontefice gli disse «Vai e prosegui il tuo lavoro». Ma in realtà la credibilità di Pell era fortemente pregiudicata, tanto da riflettersi sui lavori della segreteria che presiedeva. Lavori che rallentarono ancor più quando il cardinale, due anni fa, dovette lasciare definitivamente i sacri palazzi, il comando del super dicastero, per andare a difendersi in Australia. E anche qui Francesco non dispose la sostituzione al vertice del polmone economico della Santa sede, mossa fondamentale per portare avanti riforme troppo annunciate. Anzi, lasciò Pell comunque formalmente al comando, seppur sospeso. Il partito curiale si fregò le mani e prese di nuovo fiato. E così anche i detrattori di Bergoglio che lessero in questa mossa una fragilità del pontefice. Perché Bergoglio sottovalutò queste accuse? Le possibilità non sono molte. O nessuno aveva idea in Vaticano del reale quadro probatorio a carico di Pell. E questo non è credibile perché la Chiesa rimane una delle più efficaci strutture informative sul pianeta. O qualcuno con dolo presentò a Francesco una situazione diversa dal reale, alleggerendo la massa critica che poi ha investito il «cardinale ranger». E questo, a voler inseguire la dietrologia, per costringere un domani il Papa stesso a una brutta figura. Oppure perché lo stesso Papa non considerò le accuse gravi, seppur costituissero comunque quella che oggi bolla come «piaga mostruosa». All’epoca però non utilizzava le stesse espressioni. Sceglieva altre parole. Per esempio, nel giugno 2017, alla rivista Civiltà Cattolica, dichiarava: «Circa gli abusi sessuali, parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che questa è una malattia, non si potrà risolvere bene il problema». E ancor più il 21 settembre sempre del 2017: «Una persona che fa questo, uomo o donna, è malata: è una malattia». Ora, la pedofilia

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non è una malattia ma un reato, un reato dei più insidiosi. Da una malattia si guarisce: si trova l’antidoto, ci si cura e si ritorna al mondo guariti. Dalla pedofilia, invece, non si esce. Ogni tentativo di recupero dei pedofili in carcere, per esempio, è andato fallito. L’amministrazione penitenziaria istituì anni fa dei programmi sperimentali di riabilitazione nel carcere senza ottenere particolari risultati. A eccezione del carcere di Bollate, dove alcuni percorsi hanno consentito di ridurre la «recidiva». Nella Chiesa invece il prete pedofilo subisce processi canonici lunghissimi, viene portato in strutture particolari (una alle porte di Trento) per essere «recuperato» e, soprattutto, le investigazioni su anni e anni di coperture non vengono effettuate. Uno dei cardinali più vicini a Bergoglio, il tedesco Reinhard Marx, ha denunciato, durante il summit sul tema appena concluso, che sono stati distrutti i dossier sugli abusi sessuali in Vaticano. Una denuncia che dovrebbe determinare rapide indagini interne, per capire se, e in

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che misura, ciò è avvenuto e chi sono gli autori del reato. Eppure è facile prevedere che tutto questo non avverrà e sarà l’ennesima denuncia a cadere nel vuoto. Stessa sorte rischia un’altra indagine, stavolta compiuta dal promotore di giustizia vaticano, sulle denunce di abusi nelle camerate del preseminario che ospita i chierichetti del papa. L’inchiesta è ormai conclusa e tutti attendono di vedere cosa verrà deciso: processo o archiviazione? Dopo la riduzione di cardinali ormai indifendibili e l’arresto di uno strettissimo collaboratore, quale reazione studierà Bergoglio per invertire questa tendenza? Per far capire che la reazione ora sarà dura, concreta e non più affidata solo agli annunci? Ogni mossa, infatti, rischia di far perdere ancora credibilità a una Chiesa, si diceva una volta, «che sopravvive persino a certi sacerdoti!». Ma sarà ancora cosi?. Gianluigi Nuzzi

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Sparatoria Poggio, duecento persone in strada per dare solidarietà e ringraziare i carabinieri.

02 marzo 2019 Duecento persone hanno stretto in un caldo abbraccio i carabinieri della stazione di Poggio a Caiano. Si è conclusa con un lungo applauso e con tanta commozione la "Camminata per la sicurezza" organizzata spontaneamente per oggi pomeriggio, 2 marzo, dai gruppi Facebook "Sei di Comeana se" e Poggio Cittadinanza attiva" all'indomani dell'arresto di una coppia di ladri in via Aietta dopo aver sparato 7 colpi di pistola. La grande partecipazione a questa semplice e pacifica manifestazione, ha dimostrato quanto sia sentita la questione "furti" e l'attaccamento della comunità all'Arma dei carabinieri. "Sarebbe l'ora di firnirla con tutti questi furti e con tutta questa gente a spasso. - afferma un partecipante - Noi non ci sentiamo sicuri in casa nostra e pensiamo che se i carabinieri arrivano a usare la pistola, significa che ce n'è bisogno e che si sono trovati di fronte a un pericolo reale". Gli fa eco un altro poggese: "I carabinieri sono chiamati a tutelare la popolazione ed è giusto che lo facciano secondo le regole. Non è giusto che venga messo in discussione il loro operato dopo che hanno giurato fedeltà alla Patria e rischiano la vita ogni giorno". Partito da piazza IV Novembre poco prima delle 16, il corteo ha raggiunto la vicina caserma dei carabinieri in via Italia '61 in pochi minuti. Non appena il comandante della stazione, Stefano Massimino, i suoi uomini, il maggiore Lorenzo Pecorella, comandante della Compagnia di Prato, e i sindaci di Poggio e di Carmignano, Francesco Puggelli ed Edoardo Prestanti, sono usciti ad accogliere i manifestanti, è partito un lungo applauso.

più in generale rischia di vedere messa in discussione la bontà del lavoro svolto. Il sostegno dei cittadini e delle istituzioni, dimostrato oggi pomeriggio, è sicuramente d'aiuto per continuare a compiere il proprio dovere. La commozione era visibile anche sui volti dei militari. Il sindaco Puggelli ha consegnato al comandante Massimino la medaglia del Comune di Poggio ribadendo la propria gratitudine a nome di tutta la comunità. "E' una manifestazione apolitica - afferma una signora - solo per i carabinieri, perchè gli forniscono di un'arma e poi non la possono nemmeno utilizzare in situazioni come questa. Ma scherziamo?" Ricordiamo che la coppia di nomadi arrestata sabato scorso, è ai domiciliari in attesa del processo per furto. L'accusa di tentato omicidio è stata stralciata dalla Procura di Prato per essere approfondita dato che la versione dei carabinieri diverge da quella fornita dai due ladri. Per i primi l'auto guidata dal ladro è piombata a marcia indietro per investirli e liberare così la moglie, braccata da uno dei due militari. Cosa che avrebbe indotto l'altro carabiniere a sparare sull'auto, ferendo al piede il ladro. I due nomadi invece sostengono che i due carabinieri non si sono qualificati come tali e che è stata ingranata la marcia indietro solo per prendere la via di fuga. www.notiziediprato.it

Così i cittadini hanno ringraziato le forze dell'ordine per l'impegno che dimostrano quotidianamente nell'arginare la piaga dei furti che colpisce anche la zona del Montalbano. Un impegno che a volte, come è accaduto sabato scorso, può tradursi in un serio pericolo per la propria incolumità e Page 5

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La rabbia dei poliziotti: "Derisi dai criminali e umiliati dai giudici". 02 marzo 2019 «L'ho arrestato per sei volte perché spacciava. Quando gli ho tolto le manette mi ha riso in faccia»: è un poliziotto del centro Italia a raccontare disarmato il calvario cui vanno incontro gli agenti che ogni volta, a processo finito, vedono vanificato il loro lavoro. Il caso risale a qualche mese fa. «L'uomo, un tunisino, vendeva grosse quantità di droga. Lo abbiamo pedinato - racconta - e fermato in flagranza di reato, mentre era intento a vendere lo stupefacente. Ogni volta abbiamo testimoniato in tribunale. Gli era stato imposto l'obbligo di firma, ma le pene dipendono dalla discrezionalità dei giudici, così al sesto processo gli è stato tolto, tanto non lo rispettava». Così l'extracomunitario è tornato a piede libero, a vendere morte, finché qualcuno non ha trovato il modo di espellerlo dall'Italia per motivi amministrativi però e non penali. Non era in regola con il permesso di soggiorno, ma ci sono voluti anni». «Il problema è sempre lo stesso - spiega Fabrizio Lotti, segretario nazionale dell'Fsp Polizia -, ovvero una questione di norme da cambiare soprattutto per i reati predatori, quelli di allarme sociale che vanno dallo scippo alla rapina. C'è poi la questione dei protocolli operativi, perché il poliziotto che interviene in questi casi si prende delle responsabilità penali e amministrative non da poco. Non ha nessun tipo di tutela». A questo, per il sindacalista, si aggiunge che «in Italia c'è il libero convincimento del giudice che è diverso da ciò che è previsto nel diritto anglosassone. Finché sarà così ci saranno sempre sentenze differenti. Per questo auspichiamo una riforma delle leggi che sia dalla parte della Polizia». I casi segnalati sono centinaia. «Sono stato 6 anni sotto processo - racconta un agente al Giornale - perché nell'ambito di una operazione per sedare una lite familiare sono stato ferito al volto con un coltello. L'aggressore e la famiglia hanno denunciato me e i miei colleghi perché Page 6

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secondo lui eravamo noi ad avergli fatto male. Alla fine siamo stati assolti, ma abbiamo dovuto buttare via decine di migliaia di euro in avvocati. Mentre l'uomo è ancora libero e continua a picchiare moglie e figli». Città del nord, altro agente: «Ho visto un ladro intento a rubare degli oggetti da un'auto. L'ho pedinato e ho l'ho fermato mentre stava cercando di vendere la refurtiva. Le accuse erano furto e ricettazione. Lo hanno processato: non gli hanno dato niente. Io sono stato accusato di non essere intervenuto prima che avesse il tempo di provare a vendere la merce». Città dell'Emilia: «Accoltellato, 30 giorni di prognosi. Il giudice decide per le lesioni e non per il tentato omicidio. L'aggressore è già fuori», spiega un agente, aggiungendo: «Lavoriamo per 1.400 euro al mese. Se uccidono noi non importa, tanto siamo pagati anche per questo, ma vedere delinquenti che hai arrestato poi riderti in faccia è davvero frustrante». Storie di ordinaria amministrazione, in un Paese che ha il primato delle assurdità. «Serve una certezza della pena - chiarisce il segretario generale del SAP (sindacato autonomo di Polizia) Stefano Paoloni perché altrimenti chi delinque si sente legittimato a reiterare ciò che ha fatto. Stiamo presentando, con l'onorevole Gianni Tonelli (Lega), un disegno di legge sulle garanzie funzionali perché oggi i nostri sono interventi difensivi: la prima preoccupazione è tutelare noi stessi». In un Paese normale dovrebbe essere il contrario.. www.ilgiornale.it

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Arrestato il superlatitante di camorra Marco Di Lauro

03 marzo 2019 Era in casa a consumare un piatto di pasta asciutta e dei pistacchi, con accanto due gatti, mentre la sua compagna era intenta a fare le faccende domestiche. Quando in casa sono arrivati gli uomini delle forze dell'ordine Marco Di Lauro, 39 anni, rampollo del clan di Secondigliano, latitante da 14 anni, tra i 4 più pericolosi, non ha opposto alcuna resistenza. E forse la sua cattura è legata ad un femminicidio, avvenuto a Milito di Napoli, che ha visto coinvolto uno ex sorvegliato speciale, ritenuto in passato vicino al clan. Di Lauro non possedeva armi, aveva una modesta somma di denaro - quello che basta per fare gli acquisti per appena una settimana - e si è lasciato portare via tranquillamente. A suo carico pende una condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per associazione a delinquere e un'ordinanza di custodia cautelare per traffico di droga. Polizia, carabinieri e guardia di finanza da anni lo inseguivano sia in Italia che all'estero: anni di pedinamenti, appostamenti, intercettazioni telefoniche. L'uomo non avrebbe mai commesso un passo falso. Lo hanno bloccato, nel primo pomeriggio di oggi, in un modesto appartamento di una anonima palazzina di via Emilio Scaglione, alla periferia di Napoli ad una manciata di chilometri da Secondigliano, dove una volta c'era il quartiere generale del clan che è stato protagonista tra il 2003 ed il 2005 di una faida tra gli uomini fedeli al clan e quelli che volevano mettersi in proprio e per questo definiti gli "scissionisti" o i "girati". Soddisfazione per l'arresto di Di Lauro è stata espresso dal premier Giuseppe Conte, dai ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede oltre che dal presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. Gli investigatori sospettavano che Di Lauro non potesse essere molto lontano. E che però per sfuggire alla cattura si sarebbe ben "mimetizzato", conducendo Page 7

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una vita da cittadino normale, occupando un alloggio abbastanza modesto. Niente sfarzo, niente auto di lusso con l'obiettivo di passare inosservato. Ma questo non esclude che abbia goduto di una fitta rete di protezione, forse anche da parte di insospettibili. I fari degli investigatori erano puntati da tempo nella zona a nord di Napoli. Il cerchio si stava stringendo da alcuni giorni ma nel pomeriggio di oggi, come ha detto nel corso di una conferenza stampa il questore di Napoli, Antonio De Iesu, "c'è stata una fibrillazione sulle attività tecniche". Poche ore prima in questura si era costituito un uomo di 40 anni, un ex sorvegliato speciale, ritenuto in passato vicino ai Di Lauro, che aveva ucciso in mattinata la moglie a Melito. Alla domanda di un giornalista se vi possa essere un collegamento tra i due episodi, il questore, nel corso della conferenza stampa, tenuta alla presenza del comandante provinciale dei Carabinieri, Ubaldo del Monaco e di ufficiali della Guardia di Finanza, ha ribadito che "c'è stata una inusuale fibrillazione sulle attività tecniche. Vi posso dire solo questo". L'arresto di Marco Di Lauro ha visto l'impiego di circa 150 uomini delle forze dell'ordine. Per l'uomo non c'è stata alcuna possibilità di scampo. Il 39enne avrebbe preso le redini del clan Di Lauro (che non ha più la potenza militare ed economica del 2004), guidato una volta dal padre, Paolo, conosciuto come "Ciruzzo o' milionario" per la sua disponibilità finanziaria. Prima di lasciarsi portare via dagli uomini delle forze dell'ordine che lo hanno condotto negli uffici della questura ha espresso preoccupazione per i due gatti che fino a qualche ora prima gli tenevano compagnia. (ANSA)

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Operazione Kerkent eseguita questa notte dalla DIA Agrigento e dai Carabinieri, 32 arresti

03 marzo 2019 32 arrestati nel contesto dell’operazione “Kerkent” eseguita stanotte dal personale della Dia di Agrigento e dai carabinieri. Operazione che rivela ed anzi rafforza il legame tra le cosche mafiose agrigentine e le ndrine calabresi con riferimento al traffico di droga. Ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla DDA di Palermo, nei confronti di 32 persone ritenute responsabili, tra l’altro, di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento mediante incendio. All’operazione partecipano anche i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento che, nell’ambito del medesimo provvedimento, stanno eseguendo ulteriori 2 ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di due persone accusate di concorso in sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso. L’operazione Kerkent, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano ed in Calabria, dedita all’organizzazione sia degli aspetti operativi che di quelli logistici di un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato. L’attività sarà illustrata nel corso di una conferenza stampa che si terrà oggi alle ore 10:00 presso il Centro Operativo di Palermo, alla presenza del Direttore della DIA, Generale di Divisione Giuseppe Governale.

Empedocle; Marco Davide Clemente, 25 anni di Palermo inteso “Persicheddra”; Fabio Contino, 20 anni di Agrigento; Sergio Cusumano,56 anni di Agrigento; Alessio Di Nolfo, 33 anni di Agrigento; Francesco Di Stefano, 43 anni di Porto Empedocle, detto “Francois”; Daniele Giallanza, 47 anni di Palermo inteso “Franco”; Eugenio Gibilaro, 45 anni di Agrigento; Angelo Iacono Quarantino, 24 anni di Porto Empedocle; Pietro La Cara, 42 anni di Palermo, inteso “Pilota’ o “Corriere”; Domenico La Vardera, 38 anni, inteso “Mimmo”; Francesco Luparello, 45 anni di Realmonte; Domenico Mandaradoni, 31 anni di Tropea e residente a Francica; Antonio Massimino, 51 anni diAgrigento; Gerlando Massimino, 31 anni di Agrigento; Saverio Matranga, 41 anni di Palermo; Antonio Messina, 61 anni di Agrigento inteso “Zio Peppe”; Giuseppe Messina, 38 anni di Agrigento; Messina Valentino, 56 anni di Porto Empedocle; Liborio Militello, 58 anni di Agrigento; Gregorio Niglia, nato Tropea e residente a Briatico, 36 anni; Andrea Puntorno, 42 anni di Agrigento; Calogero Rizzo, 49 anni di Raffadali; Francesco Romano, 33 anni nato a Vibo Valentia e residente a Briatico; Vincenzo Sanzo, 37 anni di Agrigento, inteso “Vicè ovu’; Attilio Sciabica, 31 anni di Agrigento; Luca Siracusa, 43 anni di Agrigento; Giuseppe Tornabene, 36 anni di Agrigento inteso “Peppi lapa’; Calogero Trupia, 34 anni di Agrigento inteso “Cuccu” e Francesco Vetrano, 34 anni di Agrigento, inteso “nivuru. www.siciliaonpress.com

Ecco le persone raggiunte dalla misura cautelare: Andrea Puintorno 32 anni, James Burgio, 25 anni di Porto Empedocle, inteso “Jenny”; Salvatore Capraro, di Villaseta (Agrigento) 19 anni; inteso “Ascella”; Angelo Cardella, 43 anni di Porto Page 8

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Ivana Fava: “La ‘ndrangheta ha ucciso mio padre. Ora sono carabiniere”

04 marzo 2019 Avevo otto anni quando la ’ndrangheta uccise mio padre. Da 25 cerco la verità». Parla per la prima volta la tenente Ivana Fava, figlia dell’appuntato Antonino Fava, assassinato insieme al collega Vincenzo Garofalo sulla Salerno – Reggio Calabria nel 1994. «Fu un vero agguato in stile mafioso. Mio padre e Garofalo furono prima massacrati a colpi di mitra e poi “graziati” con gli ultimi proiettili sparati a distanza ravvicinata. Uno dei killer era addirittura minorenne». La procura della Repubblica di Reggio Calabria, dopo anni di depistaggi e grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Consolato Villani, ha scoperto che dopo le stragi di Capaci e di Via D’ Amelio, c’è stato un patto fra mafia e ’ndrangheta per colpire lo Stato. Come primo atto di quello scellerato accordo Cosa nostra nel maggio del 1993 ha fatto scoppiare le bombe in via dei Georgofili a Firenze, e due mesi dopo, nella stessa notte, quelle in via Palestro a Milano e in San Giorgio al Velabro a Roma. L’attentato a Fava e a Garofalo si inserisce in questo contesto, e il processo per fare finalmente luce, “Ndrangheta stragista”, è in corso: alla sbarra il boss palermitano Giuseppe Graviano e quello calabrese Rocco Filippone, accusati dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo di essere i mandanti degli omicidi di Fava e Garofalo. Si prevedono colpi di scena. «Non mi perdo un’udienza pur facendo molti sacrifici. Sento che lo Stato vincerà, questa volta» ci racconta la tenente Fava. Due grandi occhi che non riescono a nascondere il dolore che si porta dentro, ma anche una grande felicità, quella di essere entrata a far parte dell’Arma, come papà. «Ho realizzato il sogno della mia infanzia. Quelle stellette erano tatuate nel cuore e sapevo che prima o poi le avrei cucite sulla divisa. Perché se in Calabria sei figlia di un carabiniere, sei sbirra anche tu, e se la ’ndrangheta ha ammazzato tuo padre, non hai altra Page 9

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scelta». Ricorda le ultime parole di suo padre? Ci vediamo domani, disse. Mi baciò sulla fronte e non lo rividi più. Se lo ricorda ancora? Lo ricordo alto, possente. Sembrava un gigante buono: amava scherzare come un bambino. Che cosa accadde la notte del 18 gennaio 1994? Nel cuore della notte il citofono squarciò il silenzio della casa. La mamma chiuse la porta della camera, dove dormivamo io e mio fratello. La mattina la zia ci svegliò, avevo il cuore in subbuglio e tanta paura. Poi cominciò il via vai dei colleghi di mio padre che non ci lasciarono mai soli. Come si spiega a una bambina che papà non tornerà a casa? Mia madre portava sempre un abito nero, soffocava le lacrime. Finché mi disse: «Papà non tornerà a casa. Ha fatto talmente bene il suo dovere: è un soldato del Signore». Capivo che non era una favola e che mio padre era volato lassù. L a c e rt e z z a ? Quando il presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro, ndr) consegnò a mia madre la medaglia d’oro al valor militare. Arrestarono, subito dopo, i killer. I Tg mandarono in onda le immagini cruente dell’Alfa 75 crivellata di colpi e le foto di papà e di Vincenzo Garofalo. Da quel giorno, misi in soffitta le bambole e anche la spensieratezza. Come si fa a non impazzire? Impari a convivere con il dolore, a donare il tuo cuore agli altri. Al liceo cominciai a studiare anche le carte del

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ARMA processo e mi resi conti che non era un agguato, ma un progetto criminale pianificato da menti raffinatissime.

Non crede che la scelta di rimanere in Calabria potrebbe averla penalizzata ? Non potrei vivere lontana dalla mia terra. Vorrei continuare a fare quello che mi Come la scelta del killer minorenne. hanno insegnato anche i colleghi di papà: Consolato Villani, a stento 17 anni, aveva la combattere la criminalità organizzata. sfrontatezza di un boss come quei ragazzi Altrimenti non ci sarà futuro per le nuove cresciuti nella periferia di Reggio Calabria, generazioni, né qui né altrove. dove la vera scuola è la ’ndrangheta. Segue il processo ’Ndrangheta stragista? Il fatto che fosse minorenne non ha Non mi perdo un’udienza. Finalmente i permesso a sua madre e alla moglie del miei dubbi trovano una risposta: tanti vicoli carabiniere Garofalo di costituirsi parte ciechi, o meglio un puzzle smontato che ci v i l e . comincia a prendere una forma. Perché Villani si pentì e raccontò come andarono dopo le dichiarazioni del collaboratore di realmente i fatti. Non fu lui a commettere giustizia Gaspare Spatuzza abbiamo capito gli omicidi perché era al volante, ma che dietro l’omicidio di mio padre e del suo Giuseppe Calabrò che fece fuoco con la collega c’è il gotha di Cosa Nostra e della mitraglietta M12: la stessa arma che ’ndrangheta che avevano deciso di fare la utilizzarono in altri agguati. Ci sono voluti guerra allo Stato. 24 anni prima di ricostruire pezzo dopo pezzo l’eccidio. In questi anni ha trovato molte porte chiuse. Ha perdonato gli assassini di suo padre? Ho girato molti studi legali. Sempre la Non spetta a me, ma a Dio. Anche se stessa moviola: presentavo le carte del abbiamo ricevuto lettere e dichiarazioni di processo e si defilavano. La raccomanperdono, abbiamo preferito tacere e dazione era: Ivana, lascia perdere, pensa alla tua vita. Tanto tuo padre non tornerà. pregare, anche per loro. Come si vive dopo la morte di un padre in un agguato della ’ndrangheta ? I primi tempi mi isolarono, anche a scuola. Una frase non potrò dimenticare: «Sei la figlia dello sbirro, sei sbirra anche tu». Un giorno trovai il mio banco scarabocchiato. Un compagno aveva inciso: sei una sbirra. Lo affrontai: «Almeno avevo un padre, invece il tuo non lo vedi perché è in carcere». Mi rispose: «Morirai ammazzata come lui». Senza pensarci due volte, lo presi a calci e a pugni. Se non fosse intervenuta la professoressa, non me la sarei cavata con qualche livido.

C os a fa ce v a ? La ricerca della verità è una strada in salita: ingoiavo lacrime, ma non mollavo. Finché ho scritto una email all’avvocato Antonio Ingroia, ex magistrato della procura di Palermo, che mi ha risposto immediatamente: accetto. Dica la verità: cosa ha provato davanti al killer di suo padre ? Una strana sensazione. Sei a pochi passi dall’uomo che ti ha strappato la persona più preziosa della tua vita e devi dominare la tua istintività.

Che fine ha fatto il suo compagno? Ha seguito le orme paterne, si trova in Avrebbe voluto reagire come quella volta carcere. Il destino era già segnato. che prese a calci e a pugni il suo compagno di scuola ? Il pensiero era proprio quello Anche il suo, tenente Fava. Avevo rinunciato al sogno della divisa, mi sembrava come se volessi rincorrere la A sua figlia, nove anni, parla del nonno? figura di mio padre. Prima mi sono Mi chiede sempre: «Perché la nonna è laureata, poi mi sono sposata, ma mi sola?». Allora le racconto del nonno, sentivo incompleta…Quando sono stata quando mi portava al maneggio, e nei ammessa alla riserva selezionata dell’Arma boschi facevamo lunghe passeggiate. dei Carabinieri, ho capito che questa era la (...) mia strada, www.iodonna.it

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Mafia, arrestato Ruggirello ex deputato regionale Pd. “E’ a disposizione dei f e d e l i s s i m i d i M e s s i na D e na ro” 05 marzo 2019 TRAPANI. L’ultima indagine sulla mafia dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro porta un risvolto a sorpresa: i carabinieri del nucleo Investigativo hanno arrestato un esponente del Pd siciliano, Paolo Ruggirello, ex deputato regionale e candidato (non eletto) alle ultime elezioni per il Senato. Un ras del voto arrivato quattro anni fa nelle fila dei renziani dopo una militanza nel movimento per le autonomie e nel centrodestra. Adesso, è accusato di associazione mafiosa, questa la contestazione pesante che gli viene mossa dalla procura distrettuale antimafia di Palermo nell’indagine che all’alba ha portato in carcere 25 persone, fra colonnelli e gregari del clan di Trapani. Intercettazioni e pedinamenti dicono che Ruggirello sarebbe stato a disposizione della “famiglia”, favorendo affari e assunzioni, avrebbe anche inserito persone segnalate dei boss nelle liste per alcune consultazioni elettorali locali; in cambio avrebbe ricevuto sostegno elettorale. Dice il procuratore capo Francesco Lo Voi: "Ruggirello ha rappresentato il ponte fra mafia e istituzioni". L'ATTO D'ACCUSA DEL GIP: "Ruggirello ha preso parte a Cosa nostra favorendo appalti e assunzioni". In manette è finita anche l'ex assessore comunale di Trapani Ivana Inferrera, che nel 2017 fu candidata alle Regionali con l'Udc: è accusata di voto di scambio politico mafioso. Stessa contestazione per il marito, Ninni D'Aguanno, arrestato pure lui. Il blitz porta in carcere un terzo politico locale, l'ex consigliere comunale di Erice Ninni Maltese, è ritenuto componente della famiglia mafiosa dei Virga. Il blitz L’inchiesta decapita il nuovo vertice di Cosa nostra trapanese, composto dai figli del vecchio capomafia Vincenzo Virga, Francesco e Pietro, che dopo essere stati Page 11

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scarcerati avevano lanciato la riorganizzazione della cosca. Puntando soprattutto sull’edilizia, sullo smaltimento dei rifiuti e sugli investimenti nel settore del turismo, il clan aveva nominato un referente sull’isola di Favignana per gestire il Grand hotel Florio e altri interessi economici. Adesso, è scattato un sequestro per la struttura alberghiera e per altri beni, valore 10 milioni di euro. Questo racconta l’indagine coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Claudio Camilleri. E’ la conferma che la filiale trapanese di Cosa nostra, diretta dal latitante (ormai dal 1993) Matteo Messina Denaro, è il vero laboratorio della nuova mafia siciliana, che prova a ridarsi un volto rispettabile. Con una mission: abbandonare le attività criminali tradizionali sul territorio per dedicarsi ai grandi affari, grazie ad alcune complicità insospettabili. La settimana scorsa, un’altra operazione aveva portato in carcere il re delle scommesse on line della provincia, accusato di aver finanziato la famiglia Messina Denaro e di aver sostenuto l'elezione del deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino, componente della commissione antimafia, indagato per corruzione elettorale. "Uno spaccato davvero particolare - dice il procuratore aggiunto Paolo Guido - erano i politici a cercare i mafiosi in campagna elettorale". Trapani zona grigia. Diceva il boss Pietro Virga: "Mi sto giocando tutte le carte per questi politici". Ora, un curioso destino accomuna i due esponenti delle famiglie più importanti della città, Paolo Ruggirello e Antonino D’Alì, l’ex sottosegretario all’Interno del governo Berlusconi. Entrambi indagati per rapporti con la mafia. D’Alì è imputato in appello, per concorso esterno.

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ARMA Dagli affari alla politica Paolo Ruggirello è cresciuto all’ombra del padre, il ragioniere di contrada Guarrato che negli anni ’60 e ’70 fu protagonista di una sorprendente scalata imprenditoriale: diventò monopolista degli appalti per le strade della provincia, proprietario della Banca Industriale e patron del Trapani calcio. E qualche sospetto di mafia raggiunse anche lui quando si trasferì a Roma. Nel 1995, Ruggirello senior muore all’improvviso e gli affari di famiglia vengono presi in mano dalla figlia Bice, Paolo si lancia invece in politica. Inizialmente, al fianco del socialista Bartolo Pellegrino, l’assessore della giunta di Totò Cuffaro costretto alle dimissioni perché intercettato mentre parlava con un mafioso degli “sbirri”. Subito dopo, Ruggirello prende il volo nella politica siciliana, diventando presto uno dei ras del voto. C a m b i di ca s a cca Negli ultimi tredici anni è passato dal movimento autonomista di Raffaele Lombardo alla lista di centrodestra guidata da Nello Musumeci. Tre legislature da

deputato regionale. Nel 2015, Ruggirello ha fatto il suo ingresso nel Partito Democratico, col sostegno del luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone. Le polemiche furono tante, soprattutto perché la proposta più importante di Ruggirello prima di entrare nel Pd aveva riguardato una maxi sanatoria sulle coste siciliane. Nel marzo scorso, la corsa al Senato va a vuoto. Il segnale che Paolo Ruggirello era ormai diventato ingombrante per il Pd. E gli è stata bloccata anche la strada verso le cariche nazionali del partito. Ma lui continuava a tessere la sua trama di alleanze, anche verso altri gruppi, probabilmente in vista di un nuovo cambio di casacca. “Io sono un uomo che ha sempre cercato l’incontro e mai lo scontro”, continuava a ripeteva nelle sue interviste. “In quasi dieci anni di attività politica sono stato al servizio del territorio”. Un servizio a tutto campo, dice ora l’indagine che ha portato Ruggirello in manette. www.palermo.repubblica.it

Bagno di Romagna: "Accorpare i due Comandi dei Carabinieri", bocciata la proposta 06 marzo 2019 In occasione della recente seduta del Consiglio Comunale di Bagno di Romagna, il consigliere della lista di centro-destra Giacomo David Camagni ha posto alla discussione dei consiglieri una mozione con la quale sollecitava un’azione per la razionalizzazione delle risorse per il controllo del territorio. In particolare, la proposta di Camagni era di impegnare l’Amministrazione comunale a sollecitare il Governo con una missiva formale per chiedere l’accorpamento del Comando dei Carabinieri di Bagno di Romagna in un’unica caserma a San Piero e l’accorpamento del Comando dei Carabinieri Forestali di San Piero presso la caserma di Bagno di Romagna.

Comunale con gli interventi del Sindaco e del consigliere Claudio Valbonesi della lista di centro sinistra “La Nostra Sinistra”. All’esito della discussione la mozione è stata bocciata con 6 voti contrari della Lista Visione Comune, astenuti Valbonesi Claudio, Valbonesi Greta e Severi Alessandro, 1 voto favorevole del consigliere Camagni Giacomo David. “Pur condividendo la logica della razionalizzazione – ha chiarito il Sindaco Marco Baccini in Consiglio Comunale – ritengo che la mozione sia da respingere per una serie di motivi che interessano la nostra Comunità locale ed in particolare i cittadini di Bagno”.

La proposta è stata discussa in Consiglio Page 12

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ARMA “Procedere con una richiesta di accorpare i due comandi dei Carabinieri, quello di Bagno e di San Piero, in un’unica caserma a San Piero significherebbe rinnegare l’inteso lavoro che ho compiuto nel 2016 per il mantenimento della Caserma di Bagno, che offre un servizio fondamentale ai cittadini residenti e fornisce una risposta essenziale all’afflusso turistico, che a Bagno registra numeri superiori alle 250.000 presenze annuali”. “Per di più – ha precisato il Sindaco – la razionalizzazione non funzionerebbe per i Carabinieri Forestali. Quelli di Bagno, infatti, operano con competenze specifiche sul controllo ambientale su tutto il territorio, mentre il comando di San Piero rientra nelle competenze del Parco Nazionale e svolge servizio di controllo all’interno dei confini del Parco stesso”. “A ciò, va aggiunto che la situazione generale nel nostro Comune – ha continuato nel suo intervento Marco Baccini – è particolarmente tranquilla e, a differenza di altri comuni del territorio, anche l’andamento degli episodi criminosi è limitato all’ambito del fisiologico, questo grazie anche al lavoro di presidio e controllo che gli stessi Carabinieri delle due Caserme riescono a mettere in pratica

quotidianamente”. “Situazione stabile che è il frutto anche di una proficua collaborazione con le altre Forze dell’Ordine locali e delle azioni messe in atto in questi anni, dal controllo serale estivo della Polizia Municipale al progetto del Controllo di Vicinato che si sta espandendo sempre di più, alla stabilizzazione delle due caserme dei Carabinieri appunto”. “C’è da notare che nel progetto di riorganizzazione dei presidi richiamato da Camagni, una delle conseguenze dirette sarebbe quella di una diminuzione dell’organico complessivo attualmente esistente nel nostro Comune, ciò che porterebbe proprio a quello che vogliamo evitare, ovvero ad una riduzione del numero dei Carabinieri sul territorio”. “Pertanto – così ha chiuso il Sindaco – mi sento di difendere gli interessi dei cittadini di Bagno che sarebbero i primi a subire gli effetti negativi di un accorpamento dei Comandi dei Carabinieri nell’unica Caserma di San Piero e di confermare l’impegno a mantenere attiva la Caserma di Bagno, seguendo lo stesso impegno profuso nel 2016”. www.cesenatoday.it

Restituiti dai carabinieri 594 dipinti messicani esportati illegalmente in Italia 07 marzo 2019 Il Ministro Bonisoli alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri ha restituito alla Segretaria di Cultura degli Stati Uniti Messicani, Dottoressa Alejandra Frausto Guerrero, 594 dipinti ex voto databili tra il XVIII ed il XX secolo, illecitamente sottratti al patrimonio culturale messicano ed esportati illegalmente in Italia.

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La procedura di restituzione dei dipinti portati illegalmente nel nostro paese si è svolta ieri e ha consentito di far rientrare nel loro paese quasi 600 opere, finite nel corso degli anni in Italia per scopi commerciali..

www.genteditalia.org

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F e sta d e l l a d on n a , ori g i n a l e i n i zi a ti va d e l l ’ Arm a d e i ca ra b i n i e ri a Vi b o 0 8 m a rz o 2 0 1 9 Un’iniziativa originale per una ricorrenza speciale. E’ quanto organizzato dalla Compagnia dei Carabinieri di Vibo Valentia per la Festa della Donna. In occasione di questo appuntamento è stata allestita nella Libreria Mondadori ubicata sul centralissimo Corso Vittorio Emanuele III una vetrina significativa nella quale vengono esposti i principali simboli dell’Arma: la Grande Uniforme Speciale con i gradi di Maresciallo, il calendario storico 2019, la bandiera italiana e altri piccoli cimeli.

obiettivo ben preciso: rappresentare la vicinanza dei Carabinieri alle donne vittime di violenza ricordando in un luogo di diffusione di cultura che l’Arma c’è sempre ed è sempre presente al fianco delle fasce più deboli della popolazione. Le donne, in particolare, possono contare sul sostegno e sulla vicinanza di personale altamente qualificato, presente anche tra i vari reparti del Comando Provinciale di Vibo Valentia e in grado di comprenderle e aiutarle ad uscire delle situazioni più difficili.

Si tratta di un’iniziativa ideata con un

www.zoom24.it

Cattolica, carabiniere spara al ladro. Caso archiviato: «Legittima difesa» 0 8 m a rz o 2 0 1 9 CATTOLICA. Il ladro in fuga non intendeva aggredire l’incolumità del carabiniere che lo inseguiva, né quella di altre persone, ma il militare aveva molte ragioni obiettive per presumere il contrario e quindi per fare fuoco. Il militare agì per legittima difesa, nella forma cosiddetta putativa, nella convinzione cioè di trovarsi in pericolo. Il Gip del tribunale di Rimini Vinicio Cantarini, ritenendo puntuali e fondate le osservazioni del pm Luigi Sgambati, ha archiviato l’accusa di lesioni personali aggravate nei confronti del carabiniere, difeso dall’avvocato Giovanni Marcolini, in servizio alla Tenenza di Cattolica che nel giugno 2017 ferì l’autore del furto di un furgone con due colpi di pistola. Nella richiesta di archiviazione, alla quale il Gip ha aderito, il pm Sgambati ritiene, al termine dell’inchiesta, che l’errore di valutazione del carabiniere riguardo alla percezione del pericolo sia scusabile e il Page 14

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suo comportamento non abbia superato i limiti previsti dalle scriminanti di legge. «Non può ritenersi determinata da colpa l’erronea percezione - scrive il sostituto procuratore - del pericolo che il ladro potesse attentare alla vita del militare, della sua collega, o alla pubblica incolumità, posto che nella stessa situazione qualunque persona di media diligenza (anche se appartenente alle forze dell’ordine) si sarebbe prefigurata i gravissimi rischi che hanno spinto il carabiniere ad agire». Il militare, attraverso il proprio legale, per mettersi al riparo da una eventuale causa civile - nella fase delle indagini - aveva proposto al ferito un risarcimento di ottomila euro: una proposta che il detenuto ha ritenuto non sufficientemente congrua: l’ha rispedita al

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ARMA mittente nella convizione di avere diritto a più soldi. Il ladro, una volta intercettato nel centro abitato di Cattolica, aveva lanciato il furgone a tutta velocità nella zona che costeggia la ferrovia, prima di ritrovarsi, dopo quasi mezz’ora di inseguimento, in una strada senza uscita. A quel punto aveva fatto retromarcia colpendo la vettura degli inseguitori. Dopo l’urto aveva ripreso la sua corsa, giusto per procurarsi un margine di vantaggio prima di proseguire a piedi. Nello scendere dal furgone, però, si sarebbe attardato un attimo e avrebbe infilato una mano nello zaino che aveva con sé. Erano i giorni della caccia a “Igor” e il gesto aveva tratto in inganno il carabiniere: presumendo che l’altro fosse

sul punto di sfoderare un’arma aveva aperto il fuoco, ferendolo al pollice della mano e a una natica. Il ladro aveva sostenuto di essere stato colpito in momenti diversi: una prima volta alla mano mentre si aggrappava al montante della portiera, e poi una seconda volte, alle spalle, quando ormai scappava a piedi per la strada. Un racconto che non è stato ritenuto credibile sulla base delle consulenze balistiche, mediche e delle testimonianze (oltre alla collega del carabiniere che si trovava nell’auto di servizio è stato sentito anche un cittadino che assistette alla scena dal balcone). www.corriereromagna.it

L'ultimo saluto a Roberto Capoccia, l'appuntato dei carabinieri deceduto per un malore

09 marzo 2019 Chiesa di San Giuseppe piena, a Pavona, per tributare un simbolico abbraccio e l'ultimo saluto all'appuntato scelto Roberto Capoccia, 51 anni, deceduto per un improvviso malore ieri all'ora di pranzo mentre si trovava nella sua casa di Castel Gandolfo. Roberto Capoccia, era amato da tutti i colleghi per la sua simpatia e la sua mitezza. Lascia un vuoto incolmabile nel cuore di tutti, familiari, colleghi, parenti e amici. Oggi pomeriggio si sono tutti stretti intorno allo strazio del dolore della compagna Laura e dei due figli, una bambina di 4 anni e un ragazzo di 22 anni. Presenti tutti i suoi colleghi dello storico reparto dei carabinieri della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo, che presidia giorno e notte gran parte del territorio dei Castelli Romani che va da Albano, Castel Gandolfo, Ciampino, Marino, Morena, Cecchina, Santa Maria delle Mole, Ville Pontifice, fino alla periferia romana di via Anagnina e Tuscolana. Picchetto d'onore all'arrivo del feretro, alla presenza dei comandanti di stazione, di molti altri colleghi delle stazioni carabinieri Page 15

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vicine, della polizia stradale di Albano, polizia di stato di Albano e Marino, polizia locale di Albano-Castelgandolfo e dei comandanti provinciale e regionale dei carabinieri generali Francesco Gargaro e Andrea Rispoli. E' toccato al maggiore Emanuele Tamorri, comandante della compagnia di Castelgandolfo e al tenente colonnello Salvatore Sauco comandante del Gruppo Frascati, dirigere i loro militari durante la cerimonia funebre coadiuvati dai comandanti di stazione e da altri militari giunti da tutti i Castelli Romani. Hanno celebrato insieme il funerale il cappellano militare della Legione carabinieri don Donato Palminteri e il parroco di zona don Angelo Pennazza. Il carro funebre alla fine del rito funebre, scortato dalla gazzella del radiomobile di Castelgandolfo, dove fino all'altro ieri l'appuntato ha lavorato, si è diretto al cimitero di Ariccia per la tumulazione. www.corriereromagna.it

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Missione di Pace e la Pensione vola. Carabiniere guadagna 4 anni di anzianità. Battuti Inps e Arma 10 marzo 2019 Le missioni di pace sotto l’egida dell’ONU valgono, sul fronte pensionistico, come le campagne di guerra del secondo conflitto mondiale. Lo ha stabilito, per il caso di un Luogotenente dei carabinieri per anni in servizio al comando provinciale di Perugia, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Umbria quale giudice unico delle pensioni. La sentenza, è stata indicata come caso di scuola nella relazione della presidente della Sezione, Emma Rosati, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti. Il Luogotenente dei carabinieri, assistito dall’avvocato Michele Cipriani, ha vinto in primo grado (scontato il ricorso in appello delle amministrazioni battute) e così è riuscito a farsi riconoscere quattro anni di servizio in più pari agli anni in cui, in diversi mesi per volta, è stato impegnato in missioni all’estero sotto l’egida dell’Onu. Il Luogotenente dei carabinieri ha battuto ministero della Difesa, Comando generale dell’Arma dei carabinieri e Inps perché la Corte dei Conti (Pasquale Fava è il consigliere che ha pronunciato la sentenza), ha sottolineato come con gli

interventi sul tema la Corte Costituzionale «ha dichiarato la ragionevolezza nel complesso del sistema legislativo che progressivamente nel tempo ha attribuito ai militari all’estero benefici stipendiali e previdenziali specifici, circostanza che implica la non necessità di estendere ai militari all’estero “non per conto Onu”, i benefici attribuiti ai combattenti nelle campagne di guerra tra il 1940 e il 1945, a cui possono essere equiparati solo i miliari all’estero per conto dell’Onu. Quindi per la Corte dei Conti «il ricorrente ha svolto, per quattro anni, un periodo di servizio militare all’estero per conto Onu superiore a tre mesi da equipararsi, ex lege, alle campagne di guerra, con consequenziale maturazione del diritto all’aumento all’anzianità di servizio. Nell’opporsi alla richiesta di una pensione più ricca, tra l’altro, il Comando generale dell’Arma, nella ricostruzione fatta dalla sentenza della Corte dei Conti, ha spiegato che la corretta interpretazione della legge su cui si è giocata la sfida doveva riferirsi non ai militari attivi all’estero per conto delle Forze armate italiane, ma per chi ha operato nelle forze multinazionali come fanno i caschi blu. www.infodifesa.it

Auto dei carabinieri si ribalta, schianto durante inseguimento: due militari feriti 11 marzo 2019 Due ladri in fuga dopo un furto in appartamento, un inseguimento e uno schianto all'incrocio che ha visto protagonista una gazzella dei carabinieri. E' di due militari e una ragazza feriti e due malviventi in manette il bilancio di quanto accaduto nel pomeriggio di lunedì 11 Page 16

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marzo in Brianza. In via Oberdan una gazzella dei carabinieri si è scontrata con una Lancia Ypsilon a un incrocio: la vettura d'ordinanza dopo l'urto ha perso il controllo e si è ribaltata diverse

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ARMA volte fino a terminare la corsa in mezzo alla strada. Poco prima dello schianto però i militari a bordo del mezzo erano impegnati in un inseguimento con due ladri in fuga dopo un furto appena commessa in una abitazione di via Toti a Carate Brianza. Poi, all'altezza dell'incrocio, lo schianto. Sul posto si sono precipitati i mezzi di emergenza del 118 insieme ai vigili del fuoco e gli agenti della polizia locale che hanno effettuato i rilievi per accertare la dinamica dell'incidente. I due militari a bordo della gazzella dell'Arma, di 37 e 45 anni, sono stati trasportati in codice giallo

all'ospedale di Desio e al San Gerardo di Monza mentre la giovane alla guida della Lancia Ypsilon, 27 anni, è stata accompagnata da un'ambulanza in codice verde all'ospedale di Desio. Nonostante il sinistro i due ladri in fuga alla fine sono stati arrestati: a portare a termine l'inseguimento è stata una pattuglia della stazione di Carate Brianza che ha fermato e arrestato due cittadini peruviani. www.monzatoday.it

Fiorino d’oro all’Arma dei Carabinieri

11 marzo 2019

proprio grazie al loro efficace intervento, entrarono a far parte della numerosa Firenze – L’Arma dei carabinieri è stata schiera degli “Angeli del fango”. insignita del Fiorino d’oro, massima Il 6° Battaglione Carabinieri “Toscana”, onorificenza della città. Lo ha consegnato il anch’esso istituito nel 1920, annovera tra i sindaco Dario Nardella al comandante suoi militari il Brig. (ora Maresciallo) generale Giovanni Nistri sabato 9 marzo in Giuseppe Giangrande che, unitamente al una cerimonia a Palazzo Vecchio. Car.Sc.(ora Appuntato Scelto) Francesco Queste le motivazioni integrali del Negri, durante un servizio di Ordine Pubblico nei pressi di Palazzo Chigi, il 28 riconoscimento: “L’Arma dei Carabinieri, presente nel aprile 2013, sono stati gravemente feriti capoluogo toscano sin dal 1861 con la con colpi di pistola riportando gravissime formale costituzione della “6^ Legione lesioni, anche permanenti. Per tale atto Territoriale dei Carabinieri”, rappresenta il sono stati entrambi decorati con la punto di riferimento delle istituzioni al Medaglia d’Oro al Valor Civile. servizio della collettività, con le sue La capillare presenza dell’Arma molteplici funzioni volte a garantire la territoriale, in tutto il Comune di Firenze, sicurezza della città di Firenze. che si sostanzia in un Comando Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, Provinciale, due Compagnie e undici costituito nel 1995 a Firenze, negli anni ha Stazioni Carabinieri, garantisce il controllo raggiunto prestigiosi risultati recuperando diuturno del territorio e la sicurezza dei in tutto il mondo più di mille beni culturali cittadini e dei milioni di turisti che di inestimabile valore sottratti nel affollano, in ogni momento dell’anno, il capoluogo toscano, tra cui armature ed capoluogo toscano. armi asportate negli ultimi anni dal Museo Stibbert ed al Comitato del Calcio Storico La massima e più prestigiosa onorificenza Fiorentino, nonché migliaia di reperti della città di Firenze è consegnata al archeologici ed opere false. Comandante Generale dell’Arma dei La Scuola Marescialli e Brigadieri, Carabinieri, Gen.C.A. Giovanni Nistri, presente dal 1919, è da sempre parte profondamente legato alla città anche per integrante della città avendone condiviso aver ricoperto l’incarico di Comandante ogni avvenimento, tanto da essere stata in Provinciale e Comandante della Legione”. prima linea nelle operazioni di soccorso in occasione dell’alluvione del 4 novembre www.stamptoscana.it 1966, con circa 700 Allievi Sottufficiali che, Page 17

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ARMA Duro colpo alla mafia del dopo Riina, arrestate 32 persone a Palermo 12 marzo 2019 Un duro colpo alla mafia del dopo Riina. Con l’operazione «Atena» sccattata nella notte è stato smantellato il mandamento mafioso di Porta Nuova di Palermo. Trentadue gli arresti dei carabinieri del comando provinciale su delega della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. Sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi. L’indagine costituisce un’ulteriore fase dell’azione investigativa condotta dal Reparto Operativo - Nucleo Investigativo anche sullo storico mandamento che ha consentito di provare la vitalità dell’articolazione di Cosa nostra. Alcuni degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini erano già confluiti nel provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Palermo ed eseguito il 4 dicembre 2018 nel corso dell’operazione «Cupola 2.0» con cui è stata smantellata la nuova commissione provinciale di Cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018 nella località di Altarello di Baida, così come confermato anche da successive dichiarazioni dei due nuovi collaboratori di giustizia. In quel contesto erano già state tratte in arresto 11 persone ritenute appartenere al mandamento mafioso di Porta Nuova, tra cui Gregorio Di Giovanni, detto «il reuccio», in quanto individuato quale nuovo rappresentante del mandamento avendo peraltro partecipato al summit. La complessa attività investigativa ha rivelato che all’atto della sua scarcerazione, nel 2015, Gregorio Di Giovanni aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto nel momento in cui questi era stato tratto in arresto nell’operazione «Panta Rei», Page 18

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eseguita nel dicembre dello stesso anno. Da quel momento, Di Giovanni era stato affiancato nel controllo mafioso del territorio dal fratello Tommaso (nel suo breve periodo di libertà dal 18 dicembre 2016 al 17 luglio 2017) e si avvaleva per la gestione delle attività illecite della collaborazione di uomini di fiducia per i diversi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa. Oltre agli assetti territoriali di cosa nostra, è emerso l’interesse principale di Calcagno in relazione al sostentamento economico della propria famiglia. Nel corso dei colloqui in carcere, ha infatti fornito alla moglie e al cognato indicazioni sui soggetti ai quali rivolgersi per ricevere le somme di denaro spettanti per lo stretto mantenimento e i profitti dei pregressi investimenti economici realizzati, unitamente ad altri associati, in attività commerciali pienamente funzionali e attive. È anche emerso come il mandamento mafioso di Porta Nuova avesse organizzato funzionali piazze di spaccio di sostanze stupefacenti, che continua a costituire la principale fonte di reddito di Cosa nostra. Un sistema organizzatissimo in grado di soddisfare tutti giorni e a ogni ora le richieste soprattutto di cocaina da parte della Palermo bene. Una domanda, sottolineano gli inquirenti, che non accenna a decrescere, anzi sembra in continua crescita: sono state registrate, nel corso delle indagini, numerose richieste di acquisto di droga per uso personale anche da parte di una nutrita schiera di imprenditori, avvocati e liberi professionisti della città. Individuate, nel corso dell’operazione antimafia «Atena» dei carabinieri coordinati dalla Dda di Palermo contro il mandamento di Porta Nuova, due diverse attività, una imprenditoriale e l’altra commerciale, ubicate a Palermo e riconducibili agli esponenti di vertice di Cosa nostra, ma intestate a prestanome e quindi sottoposte a sequestro preventivo. (...) www.lastampa.it

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Rio Marina: entro due mesi i Carabinieri lasceranno la caserma 12 marzo 2019 RIO — Si avvia ad una conclusione la vicenda dello sfratto della caserma dei Carabinieri, collocata all'interno di alcuni immobili privati, nel paese di Rio Marina, nel Comune di Rio. Una vicenda lunga 12 ann che ha visto da un lato la proprietà e dall'altro gli uffici del Ministero dell'Interno, sotto la cui egida rientra la questione dell'affitto dovuto per l'utilizzo degli immobili privati dove è collocata la sede della caserma. La proprietà aveva inoltre manifestato l'intenzione di vendere gli immobili (qui l'articolo) che avrebbero potuti essere acquistati dal Comune o da un altro ente ma nessuna proposta di acquisto è pervenuta entro la data indicata. Il Comune di Rio, non interessato all'acquisto dei locali, aveva prospettato una prima ipotesi per la costruzione di una nuova caserma. La notizia dello sfratto dei Carabinieri nei giorni scorsi era diventata anche un caso nazionale in seguito al servizio andato in onda su Canale 5 nel programma Striscia La Notizia Nella tarda mattinata di oggi, martedì 12 Marzo, infatti c'è stato il terzo accesso dell'Ufficiale giudiziario in seguito alla sentenza di sfratto esecutivo. Francesca Iovine, avvocato della proprietà, ha informato sul diniego espresso dai suoi assistiti in seguito alla richiesta inviata dal Prefetto di prorogare la permanenza negli immobili di ulteriori 6/7 mesi. La richiesta era arrivata dopo che il Comune di Rio aveva annunciato di aver individuato degli immobili, che, grazie al federalismo demaniale, avrebbe potuto mettere a disposizione dei Carabinieri. Tuttavia però gli immobili, che si troverebbero vicini all'attuale sede della Caserma, necessitano di interventi di ristrutturazione e di adeguamento che richiederebbero alcuni mesi di tempo.

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Secondo la legale, i tempi per tale ristrutturazione non possono essere certi, anche in ragione del fatto che tale situazione di criticità si protrae da anni e che già nei mesi scorsi sono state date proroghe in attesa di una soluzione alternativa per la caserma. La proprietà però ha comunque concesso altri due mesi di tempo per consentire lo sgombero dei locali da parte dei Carabinieri. L'avvocato Iovine dopo l'accesso dell'Ufficiale giudiziario ha dichiarato che i Carabinieri, durante l'incontro di questa mattina hanno informato la proprietà che “usciranno volontariamente, senza quindi bisogno di sfratto attraverso l'Ufficiale giudiziario e che si sono già organizzati per effettuare il trasloco”. “Abbiamo dato quindi tempo fino al 13 Maggio - ha dichiarato l'avvocato Iovine per effettuare autonomamente il trasloco dalla caserma e il rilascio degli immobili dell'abitazione del comandante”. “Purtroppo – ha aggiunto l'avvocato Iovine – la sensazione che rimane è quella che i Carabinieri, pur essendo dei servitori dello Stato, sono stati, in un certo qual senso, abbandonati dallo Stato che rappresentano, tuttavia si sono saputi organizzare e in attesa della situazione definitiva che ha prospettato il Comune essere pronta tra 6/7 mesi, ripiegheranno su altre Compagnie, mentre in maresciallo, comandante della Stazione sta cercando un alloggio in cui trasferirsi. Per questo abbiamo concesso questo termine e il comandante della Stazione di Portoferraio ci ha assicurato che qualora il trasloco avvenisse in tempi più brevi, prima del 13 Maggio sarà loro cura consegnare le chiavi direttamente a noi e quindi salterebbe anche il prossimo accesso dell'Ufficiale giudiziario, che però è stabilito solo per il rilascio dell'immobile”.(.....) www.quinewselba.it

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C O N C O RS I P U B B L I C I NOVITA': - Pubblicato il bando per il concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’ammissione al

9° corso triennale di 24 Allievi Marescialli del ruolo Ispettori dell’Arma dei Carabinieri in possesso dell'attestato di bilinguismo;

- Pubblicato l'avviso relativo alla convocazione delle prove di efficienza fisica del concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’ammissione al 9° corso triennale di 536 Allievi Marescialli del ruolo Ispettori dell’Arma dei Carabinieri; - Pubblicate le Norme Tecniche relative al concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’ammissione al 9° corso triennale di 536 Allievi Marescialli del ruolo Ispettori dell’Arma dei Carabinieri; - E' disponibile il simulatore per la prova preliminare relativa al 9° corso allievi marescialli; - Disponibile la nuova App Simulatore per smartphone iOS; - Disponibile la nuova App Simulatore per smartphone Android

CONCORSI IN ATTO: - U ffi ci a l i 13 posti - Ruolo Tecnico Scadenza 28/03/2019

- Ispettori 24 Allievi Marescialli - 9° corso triennale Scadenza 25/03/2019

- U ffi ci a l i 11 Tenenti - Ruolo Forestale Scadenza 11/03/2019

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E cot a s s a 2 0 1 9 s ul l ’ a ut o s i p a g a s ub i t o, l’ecobonus può attendere 01 marzo 2019 I chiarimenti sono arrivati in extremis, ieri sera. Troppo tardi per evitare che i concessionari e gli altri operatori targassero a chilometri zero le auto potenzialmente soggette all’ecotassa sugli acquisti, che quindi da oggi si trovano in offerta (bisognerà vedere se effettivamente vantaggiosa, però). In ogni caso, la risoluzione 32/E, con cui l’agenzia delle Entrate ha dato le prime indicazioni ufficiali su ecobonus ed ecomalus, non lascia dubbi su un punto: il bonus non si può ancora prenotare, l’ecotassa va invece pagata subito. E facendo attenzione. Il bonus (che in pratica spetta su veicoli leggeri elettrici e ibridi plug-in) non è prenotabile perché non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale attuativo che istituisce ufficialmente la piattaforma telematica di gestione dell’erogazione dei fondi. Questo però non vuol dire che chi ha scelto un modello per il quale è previsto l’incentivo perda il diritto a fruirne. Quanto all’ecotassa (che colpisce i veicoli leggeri che emettono più di 160 g/km di CO2, praticamente da qualche auto media a benzina in su), invece, ora è sicuro che occorre stare attenti alla scelta dell’auto per non incapparvi; ma i prossimi giorni potrebbero portare sconti tali da annullare o ridurre significativamente la penalizzazione, specie su modelli non di lusso.

data certa le ordinazioni dei clienti. Attenzione, però: c’è anche chi deve pagare senza aver ordinato o scelto nulla. E senza avere alcuna colpa. Sono i proprietari dei mezzi che sono stati già targati all’estero e chiedono l’immatricolazione in Italia (la «nazionalizzazione», che normalmente riguarda gli stranieri che si trasferiscono nel nostro Paese, gli italiani che rimpatriano e i “furbetti della targa estera” - italiani o stranieri - ora costretti dal decreto sicurezza a regolarizzare la propria posizione). ln questi casi, l’ecotassa si paga anche se il veicolo non è stato appena acquistato: basta che il mezzo venga immatricolato in Italia. Lo dice la legge. Quello che la legge non prevedeva, ma si verificherà, è che la tassa colpirà anche chi aveva chiesto la nazionalizzazione con congruo anticipo: non poche sedi della Motorizzazione hanno arretrati che portano a immatricolare da oggi (quindi ad assoggettare al tributo, che per le nazionalizzazioni è dovuto a prescindere da un eventuale acquisto e dalla data in cui è avvenuto) anche auto per le quali le pratiche erano state aperte un mese fa e oltre.

Pagamenti rapidi Non basta: chi è soggetto all’ecotassa deve pagarla fulmineamente. La anche risoluzione 32/E impone sostanzialmente di farlo solo il giorno dell’immatricolazione. Ecotassa: gli esenti, i colpiti e i possibili Dice che bisogna provvedere entro questo giorno, ma di fatto non lo si può fare in furbetti Chi invece ha già fatto la propria scelta può anticipo rispetto a questa data: occorre stare tranquillo: la risoluzione delle Entrate avere in mano la carta di circolazione, che ha chiarito che l’ecotassa si applica solo sui riporta in modo ufficiale le emissioni di veicoli per i quali sia l’acquisto sia CO2 del veicolo. Meglio non fidarsi di altre l’immatricolazione vengono effettuati nel fonti: con le nuove regole di omologazione, periodo stabilito dalla legge: dal 1° marzo ogni esemplare fa storia a sé, perché le sue 2019 al 31 dicembre 2021. Dunque, chi ha emissioni dipendono anche dagli optional già firmato il contratto e ora aspetta che il scelti. mezzo gli venga targato e consegnato non Bisogna anche stare attenti al fatto che il deve pagare l’ecotassa. dell’immatricolazione spesso Qualche operatore disinvolto potrebbe giorno anche proporre di retrodatare contratti precede quello della consegna. stipulati di qui ai prossimi giorni: di fatto, continua non esiste alcun obbligo di registrare con Issue 1

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Quindi bisognerebbe pagare anche senza aver materialmente ritirato il veicolo. E il venditore dovrebbe avvisare il cliente appena ha in mano la sua carta di circolazione. Altrimenti questi pagherà in ritardo, andando incontro alla consuete sanzioni: 0,1% giornaliero se tarda fino a 15 giorni, 1,5% dal 16° giorno e fino ai 30 giorni successivi alla scadenza, 1,67% al 31° giorno e fino ai 90 giorni dalla scadenza, 3,75% dal 91° giorno e fino a un anno dalla scadenza. Oltre il 12° mese successivo alla scadenza, salvo ristrette eccezioni, non è più applicabile il ravvedimento operoso per cui c’è la sanzione completa: 30%. Una soluzione potrebbe venire se si affermerà la prassi di delegare il pagamento al venditore, come si fa per gli altri tributi sull’acquisto di veicoli (Iva, Ipt e imposta di bollo sulle pratiche di immatricolazione e iscrizione al Pra). Inizialmente questa prassi pareva vietata: l’ecotassa si può pagare solo con F24, il che implica che i soldi escano dal conto dell’acquirente o di un commercialista da lui delegato. La risoluzione 32/E adotta invece una formulazione che pare

ammettere che paghi l’agenzia di pratiche che effettua l’immatricolazione (normalmente è scelta dal venditore, ma giuridicamente esegue le operazioni in nome e per conto dell’acquirente). Bisogna veder però se le agenzie, che già normalmente anticipano grosse somme, si sobbarcheranno anche questo ulteriore esborso. Ecobonus comunque nel contratto L’acquirente ha diritto all’ecobonus anche se il contributo non è ancora prenotabile. La prenotazione è un adempimento a carico del venditore, che è comunque tenuto a inserire il bonus nel contratto, sottraendone l’importo al prezzo di listino (a prescindere da eventuali sconti commerciali). Dunque, il contributo statale viene anticipato dal venditore al cliente. A prescindere sia dalla prenotazione del bonus sia dal fatto che essa venga poi correttamente confermata secondo la procedura che sta per essere stabilita dal decreto interministeriale attuativo. www.ilsole24ore.com

U cci s e l a f i d a nz a t a a B ol og na , l a g e l os i a d i v e nt a attenuante: “Era in preda a una tempesta emotiva”

02 marzo 2019 Una «tempesta emotiva» determinata dalla gelosia può attenuare la responsabilità di chi uccide. Anche sulla base di questo ragionamento la Corte di appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo, 57 anni, omicida reo confesso di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese e che strangolo’ a mani nude il 5 ottobre 2016 a Riccione (Rimini). In primo grado era stato condannato a 30 anni dal Gup di Rimini, per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili. Davanti alla Corte di assise di appello di Bologna il pg Paolo Giovagnoli, nell’udienza del 16 novembre, aveva chiesto la conferma della sentenza. Ma

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giudici,

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l’aggravante, hanno ridotto la pena a 16 anni, concedendo le attenuanti generiche. Nella sentenza, da poco depositata, si spiega che la decisione deriva in primo luogo dalla valutazione positiva della confessione. Inoltre, si legge nell’atto, sebbene la gelosia provata dall’imputato fosse un sentimento «certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione», tuttavia essa determinò in lui, «a causa delle sue poco felici esperienze di vita» quella che il perito psichiatrico che lo analizzò definì una

riconoscendo

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«soverchiante tempesta emotiva e passionale», che in effetti, «si manifestò subito dopo anche col teatrale tentativo di suicidio». Una condizione, questa, «idonea a influire sulla misura della responsabilità penale». E così la condanna (ergastolo, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato) è passata a 16 anni (24 anni, ridotti di un terzo sempre per il rito) per un brutale omicidio che avvenne dopo una lite tra due persone che si frequentavano da poco. Olga, di fronte a un uomo che le manifestava insicurezza e paura di essere

tradito, gli mostrò indifferenza e gli chiese di andarsene. «Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata», raccontò Castaldo. Una volta tornato a casa bevve del vino con farmaci, provando a uccidersi. «Cambia lavoro, l’ho uccisa e mi sto togliendo la vita, non indovini un c.», scrisse lui in un messaggio a una cartomante, che frequentava da un po’ di tempo. wwwlastampa.it

ArcelorMittal, “squarci negli impianti che dovrebbero catturare le diossine”: la denuncia nelle foto dell’Usb di Taranto 02 marzo 2019 sostengono gli ambientalisti. Così, invece, mette “a serio rischio la salute di operai e dei cittadini”. Una ricostruzione “non corretta” secondo l’azienda. Ma le foto dei delegati del sindacato sono lì a immortalate lo stato di ‘salute’ degli “stessi impianti” dai quali “uscì la diossina che ha contaminato i terreni vicini e le pecore che vi pascolavano”, denuncia Veraleaks ricordando che gli animali “furono abbattuti e smaltiti nel 2008 come rifiuto speciale”.

Squarci, buchi, crepe, materiali impregnati di polveri sottili. Fotografati e allegati a un esposto presentato dall’Usb alla procura di Taranto, ad Arpa, Ispra, Regione Puglia, Noe e Spesal. “Ecco in quali condizioni sono gli impianti che dovrebbero catturare le diossine” dell’acciaieria ex Ilva, ora gestita da ArcelorMittal, prima che le polveri vengano immesse nell’aria dal camino E312. È questo il contenuto della denuncia del sindacato che negli scorsi giorni ha catturato le immagini, poi diffuse dal portale per la pubblicazione di materiale riservato su tematiche ambientali Veraleaks.

Si tratta delle strutture del reparto agglomerato dello stabilimento ArcelorMittal, in particolare le strutture degli elettrofitri che dovrebbero assicurare la “captazione delle diossine” dalle polveri prima di essere immesse in aria dal camino E312. Se l’impianto non funziona, insomma, secondo Veraleaks, il composto cancerogeno viene espulso dai camini del siderurgico di Taranto diffondendosi nell’ambiente circostante. Invece “la storia non insegna nulla” e oggi, a undici anni di distanza, le condizioni “sono ancora queste” e “da quegli impianti esce diossina”. Mentre nell’esposto dell’Usb si parla di “squarci profondi in più punti delle pareti perimetrali degli elettrofiltri”, nonché di

Per funzionare, infatti, quell’impianto dovrebbe essere “coibentato e sigillato”,

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“lamiere divelte e usurate con pericolo di caduta, materiali FAV esposti non incapsulati ed impregnati di polveri sottili”. E ancora di “portelli di contenimento non chiusi ermeticamente a causa del precario stato, materiali di risulta sparsi a rischio di inciampo e di caduta in quanto posti ad altezze notevoli”. Per assicurare che le diossine “non si sprigionino in maniera diffusa all’esterno delle strutture che contengono gli elettrofiltri primari e secondari, questi devono essere necessariamente coibentati e sigillati“, prosegue Veraleaks. “In questo stato – conclude l’organo fondato dall’ambientalista Luciano Manna – non si assicura nessuna delle condizioni e gli impianti mettono a serio rischio la salute degli operai e dei cittadini”. “C’è un problema legato alla coibentazione – spiegano fonti di ArcelorMittal a Ilfattoquotidiano.it – Ma questa influisce solo sul mantenimento della temperatura, mentre non ha nulla a che fare con la

dispersione delle diossine, parametro per il quale siamo costantemente monitorati”. Nelle prossime settimane, dopo una raccolta firme durata oltre un mese, alla denuncia dell’Usb si aggiungerà quello di Taranto Libera. Ad oggi sono più di 5mila le persone che hanno firmato l’esposto nel quale sono raccolte tutte le presunte violazioni ambientali della società che si è aggiudicata l’ex Ilva e ha preso possesso degli impianti in autunno, dopo l’intesa raggiunta tra ArcelorMittal e i sindacati al tavolo del ministero dello Sviluppo Economico. Mentre il sindaco Rinaldo Melucci, dopo la diffusione da parte di Peacelink dei dati Arpa Puglia sull’incremento di benzene e altri inquinanti nei primi due mesi del 2019, ha spiegato di aver rivolto un quesito formale all’Agenzia regionale protezione ambiente per “ricevere opportune valutazioni di merito”.. www.ilfattoquotidiano.it

Afghanistan, per le donne torna il Medioevo: “Con intesa UsaTaliban addio conquiste in politica, famiglia, scuola e lavoro”

03 marzo 2019 inizio a violenze, rappresaglie e alla scia di attentati terroristici che ancora oggi insanguina il Paese aveva contribuito a strappare le donne alla prigione e all’oscurantismo imposti dalle bandiere bianche.

Un ritorno al punto zero, a un Medioevo che le vuole nascoste agli occhi degli estranei e le relega tra le quattro mura domestiche. A più di 17 anni dall’inizio delle missioni statunitensi e Nato in Afghanistan, le donne della repubblica Islamica temono di essere derubate dei diritti che con tanta fatica e tanti rischi per la propria incolumità sono riuscite a conquistare dopo la caduta del governo Taliban. Quell’intervento militare che diede

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Oggi, con tanta fatica, oltre il 27 per cento dei seggi in Parlamento sono occupati da politici donne che sono anche a capo di ministeri, ambasciate, tra cui quella di Washington, e della Commissione indipendente dei Diritti Umani in Afghanistan. Il 25 per cento delle donne oggi è alfabetizzato, anche se con grandi disparità tra chi vive in città come Kabul o Herat e quelle delle aree rurali del Paese, mentre il 20 per cento ha un lavoro.

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Inoltre, l’aumento del 300 per cento delle ostetriche all’interno degli ospedali rispetto al 2003 ha portato sempre più madri a partorire in ospedale, facendo calare la mortalità materna da 1.600 decessi ogni 100mila gravidanze, nel 2002, a 396 nel 2015. Risultati che un eventuale accordo tra Stati Uniti e Taliban, che legittimerebbe politicamente i turbanti afghani oggi influenti sul 45 per cento del territorio, rischia di cancellare. “Un’intesa del genere ci riporterebbe al punto di partenza, al 2001 – commenta Luca Lo Presti, presidente della fondazione Pangea Onlus che si occupa di emancipazione e sviluppo delle donne soprattutto attraverso il microcredito – Tutti gli sforzi compiuti per dare a queste donne un futuro, istruirle, inserirle nel mondo del lavoro dando loro la possibilità di crearsi una propria attività e per far capire alle loro famiglie e ai loro mariti che questo avrebbe rappresentato un bene anche per loro verrebbero vanificati in un attimo. Un accordo del genere non serve a costruire la pace”. Lo sviluppo e l’emancipazione femminile sono processi che si costruiscono negli anni, non possono essere imposti alla popolazioni perché, come spiega Lo Presti, si tratta di stravolgimenti culturali a cui le vecchie e anche le nuove generazioni devono abituarsi. “Abbiamo iniziato con le donne – spiega – perché sono un ottimo moltiplicatore di consapevolezza. Per portare avanti il processo è stato necessario lavorare in parallelo con le famiglie e i mariti. Le ragazze, una volta ottenuto l’ok della famiglia, si sono mostrate entusiaste: le 25enni di oggi sono insofferenti perché recluse in casa con i loro padri che pianificano la loro vita. Questo sviluppo ha dato loro nuove prospettive”. È stato proprio l’ostruzionismo culturale la principale difficoltà per le ong: hanno dovuto lottare contro le privazioni imposte dai Taliban, che oggi rappresentano lo Stato centrale in molte aree del paese e hanno ancora una forte influenza anche in alcuni quartieri della capitale, come il distretto 1. Non solo la paura di ritorsioni degli islamisti e di denunce dei propri vicini, ma anche lo stigma sociale e una

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cultura fortemente patriarcale sono stati i principali nemici del lavoro delle organizzazioni: “All’inizio – ricorda Lo Presti -, quando non ci respingevano gli uomini si atteggiavano da bulli. Ci ricattavano riguardo alla condizione delle proprie mogli e figlie se non ricevevano i finanziamenti per le loro attività, oppure si vantavano con il vicinato di fregarci dei soldi senza perdere il loro ruolo di capofamiglia autoritario. Noi siamo stati al gioco e col tempo hanno capito che una figlia che va a scuola, una moglie che lavora e contribuisce all’economia familiare erano un vantaggio anche per loro. Questa coscienza si è diffusa gradualmente nella popolazione e oggi in diverse zone del Paese non è più una vergogna se tua moglie gestisce un negozio di parrucchiere o tua figlia frequenta una scuola mista. Questo risultato è frutto anche del coraggio di padri e mariti che hanno creduto in questo cambiamento. Ma con i Taliban rischia di finire tutto in 10 minuti”. I dati sulle donne lavoratrici sono incoraggianti nelle città come Kabul, dove Pangea opera, ma crollano man mano che ci si sposta verso le aree più periferiche. “I progetti di cooperazione non sono così numerosi – continua il presidente dell’associazione – perché è difficile avviare progetti umanitari nel Paese. Alcuni locali hanno avviato, ad esempio, delle scuole private, ma il livello è veramente scarso. Molto dipende, quindi, dalla presa di consapevolezza delle persone che iniziano a mandare le ragazze a scuola, nei piccoli istituti locali che hanno aperto alle classi miste. Ricordo sempre ciò che abbiamo fatto con un gruppo misto di ragazzi sordomuti. Abbiamo deciso di formare una squadra di calcio, ma per farlo dovevamo chiedere il permesso alle famiglie, soprattutto a quelle delle ragazze. Ci aspettavamo un grande ostruzionismo e invece sapete cosa ci hanno risposto? ‘Pagate voi le scarpe e l’attrezzatura? Allora va bene’”. Con lo stesso meccanismo, Pangea e altre organizzazioni sono riuscite a far nascere e crescere attività guidate da donne: centri estetici, parrucchiere, panetterie,

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pelletterie, sartorie e altre attività artigianali sono comparse in questi 17 anni. “La storia a cui sono più legato è quella della nostra prima beneficiaria. Era una donna destinata alla morte: viveva sotto un telo, per strada, con due figli maschi e tre figlie femmine, senza marito. Le abbiamo insegnato a fare il pane e così ha potuto iniziare a lavorare. Oggi si è ingrandita: ha avviato la propria attività di catering, cucina anche per clienti internazionali e vive in una bellissima casa. È questo che si deve fare: innescare processi a lungo termine”. La lenta emancipazione delle donne nel contesto sociale afghano ha anche contribuito a compiere i primi passi per combattere un altro fenomeno radicato nel Paese: la violenza tra le mura domestiche. “E’ triste – continua il presidente di Pangea -, ma posso dire che tutte le donne che abbiamo assistito, parliamo di circa 40mila persone, sono o erano vittime di violenza. È ancora oggi una cosa normale in Afghanistan e, per un uomo, non riuscire a mettere in riga la propria moglie o le proprie figlie è un segno di debolezza all’interno della comunità”. I segnali di un graduale miglioramento in questo campo, si possono ritrovare proprio nel processo di emancipazione, nella possibilità per le donne di mettere piede fuori dalla propria casa autonomamente: “ questo il nostro riferimento – spiega Lo Presti – All’inizio, nessuna donna si interessava ai nostri progetti. Oggi sono anche troppe rispetto alle nostre possibilità e i mariti svolgono un ruolo importante in questo. Ho visto donne vittime di gravissime violenze, ripudiate dai coniugi, private dei figli, le abbiamo accompagnate in tribunale. Per rendere l’idea, l’insegnante afghana di Pangea che si occupa di supportare le donne nel loro processo di emancipazione era lei stessa vittima di violenze da parte del marito, con il fratello, che lavora con noi e quindi non può essere considerato un ultraconservatore, che accettava la situazione e non si intrometteva. Solo nel 2010 è riuscita a separarsi. Questi casi sono come virus che attaccano i dogmi del Paese e piano piano hanno aiutato altre vittime a ribellarsi”.

Così le donne hanno ottenuto l’appoggio dei mariti per migliorare la propria condizione. Hanno iniziato a lavorare, a studiare, a partorire negli ospedali cittadini garantendosi una migliore assistenza sanitaria e alcune di loro si sono anche lanciate in politica, magari proprio con l’intento di portare nelle istituzioni il tema dell’emancipazione femminile. “Pochi mesi fa – conclude Lo Presti – il Paese è andato a votare e in città come Kabul era normale vedere manifesti elettorali di candidate donne. Come ho detto, si tratta di un virus benigno che ha infettato la società afghana e gli attori coinvolti devono continuare ad alimentarlo”. Sì, perché se dalla caduta del regime dei Taliban si sono visti dei graduali miglioramenti, l’Afghanistan rimane uno dei Paesi al mondo che più viola i diritti delle donne. I progressi più evidenti sono avvenuti nelle città, dove la presenza delle forze della coalizione ha garantito un minimo di sicurezza ai progetti di cooperazione avviati nel corso degli anni e la società era culturalmente più pronta a concessioni sui dogmi della tradizione conservatrice: “Ci sono Kabul, Herat, Mazar-i Sharif… Poi però c’è il resto dell’Afghanistan”, dove non solo le donne sono vittime dell’oscurantismo dei Taliban, ma di una cultura conservatrice e restrittiva che impedisce loro di emanciparsi e le rende degli oggetti in mano ai padri o ai mariti. Come si legge nell’ultimo rapporto sulla violenza sulle donne dell’Unama, la Missione delle Nazioni Unite di assistenza all’Afghanistan, omicidi, violenze, mutilazioni, il fenomeno delle spose bambine e la pratica del baad, ossia di cedere una donna come pagamento in cambio di un grave crimine commesso nei confronti di una famiglia, sono ancora diffusi in tutto il Paese. Solo tra gennaio 2016 e dicembre 2017, l’Unama ha registrato 280 casi di omicidio o delitti d’onore. La legge, oggi, punisce questi casi come qualsiasi altro crimine grave ma, nella realtà, sono ancora oggi accettati. Non a caso, solo 50 degli episodi registrati, il 18 per cento, hanno portato alla condanna dell’assassino. (...) www.ilfattoquotidiano.it

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A m i a nt o, l ’ e s p e rt o: “ E cco i l a v ora t ori a ri s chi o” 04 marzo 2019 Le morti per amianto (o asbesto) continuano ad aumentare: nel 2018 sono state quasi 6.000 a causa dei lunghi tempi di latenza delle malattie provocate dalle sottilissime particelle liberate dal materiale, largamente utilizzato fino agli anni Ottanta per finalità ignifughe. Solo il mesotelioma pleurico – una delle forme di cancro provocate dalla silenziosa fibra killer – ogni anno uccide 100.000 persone nel mondo, delle quali 15.000 in Europa e 1.500 in Italia. Ma il peggio deve ancora arrivare: Per il 2030 è infatti previsto il picco di decessi. In Terris, ne ha parlato con il presidente dello Sportello Nazionale Amianto, Fabrizio Protti. Nei giorni scorsi a Roma, avete promosso un incontro sul tema "Amianto: Malattia, prevenzione e previdenza”, qual è il vostro bilancio? “Il bilancio è certamente molto positivo. L’affluenza è stata altissima, siamo andati in overbooking, e questo è importante perché per la prima volta, siamo riusciti a mettere attorno a un tavolo, non solo la politica e le istituzioni nazionali, ma anche quelli locali, come i direttori regionali delle Asl, delle Inail, e l’esercito, con i maggiori responsabili della sicurezza dei lavoratori del comparto della Difesa. Una giornata, che ha permesso di creare nuove sinergie tra le parti interessate, che come Sportello Amianto cercheremo di coordinare, per essere sempre più vicini alla popolazione”. Gli ultimi dati parlano di almeno 40 milioni di tonnellate da bonificare e di circa 1 milione di siti contaminati, tra cui 2.400 scuole, 250 ospedali e 1.000 tra biblioteche ed edifici culturali. A che punto è la mappatura? “La mappatura è totalmente incompleta. Il sito del ministero dell’Ambiente, parla di dati approssimati al 40%. Questo significa non avere stime. Per risolvere questo grave gap, lo Stato sta cercando di finanziare alcuni progetti di ricerca, senza tuttavia ottenere alcun risultato concreto. Il problema è che anche in questo caso manca un coordinamento univoco. Il caso Issue 1

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di Roma è sicuramente il più eclatante, perché non è mai stata fatta nessuna mappatura ufficiale. Proprio per tale motivo stiamo procedendo con il Comune, per prendere in carico la questione, che al momento è di competenza della Regione”. Nonostante l’asbesto sia il minerale e la sostanza più genotossica per l’uomo, l’Italia fin dal secondo dopoguerra né è stata la maggior consumatrice nella Comunità Europea. Ma quali sono le nuove categorie a rischio? “La categoria dei nuovi esposti è ampia. Il problema è che c’è molta disinformazione al riguardo. Gli stessi addetti ai lavori, non sono consapevoli dei rischi che corrono in caso non adottino determinate precauzioni, come le maschere per la protezione delle vie respiratorie. Faccio degli esempi: Noi abbiamo una categoria di nuovi esposti che merita, in questo momento l’attenzione dello Stato, che sono coloro che si stanno occupando di costruire la Tav. Chi scava gallerie, tunnel, viene infatti inevitabilmente a contatto con l’amianto naturale. Ed è proprio per questo che sono state istituite delle commissioni di analisi che studieranno e certificheranno delle linee guida per limitare al minimo rischi per la salute di questi lavoratori. Ma non ci sono solo loro. Pensiamo al muratore che va a casa di “X” a fare una traccia per mettere dei fili elettrici. Se l’appartamento è stato costruito tra gli anni ‘40 e gli anni ‘90, probabilmente si imbatterà nell’asbesto. Tali categorie devono essere informate e proprio per questo il nostro Sportello è sempre impegnato in promuovere delle campagne di informazione”. Quali passi avanti sono stati fatti a livello istituzionale? “Il pubblico procede con tempi più dilatati, rispetto al privato. Facciamo l’esempio degli Sportelli Amianto, a cui lo Stato, già dalla messa al bando del materiale del 1992, aveva affidato il compito di informare i cittadini sui rischi.

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Fino alla nostra nascita, il 1° gennaio 2017, erano solo 36 in tutta Italia, di cui soltanto 2 di natura pubblica, tra cui uno, quello di Casale Monferrato, considerato un’eccellenza; gli altri erano invece gestiti da singole associazioni, che non sistematizzavano l’informazione e davano una visione, magari coerente, ma soggettiva. Con il nostro arrivo, molto è cambiato, abbiamo messo a sistema 40 associazioni, 400 comuni, e nell’arco di 2 anni, creato 400 Sportelli Amianto. Risultati che crescono di mese in mese, e che denotano come pubblico e privato viaggino a differenti velocità”.

Vorremmo che, prendendo spunto dal discorso del presidente Conte fatto all’Assemblea dei sindaci sul tema dei beni comuni, si spacchi questa dicotomia pubblico-privato, nella quale il pubblico si arrocca su posizioni di paternità, di competenza, e non accetta l’intervento sinergico coadiuvante del privato. Lo stesso premier ha sottolineato che il concetto di Stato coincide con quello di collettività. Per cui ci auguriamo che le posizioni del pubblico, che tanto riflessive sono, possano accettare un pò del dinamismo del privato per arrivare ad AmiantoZero”.. www.interris.it

Cosa auspicate per il futuro?

Le pene più severe per chi fa uso di sostanze stupefacenti chieste dal governo 05 marzo 2019 "Innalzamento delle pene" per chi produce, traffica e detiene sostanze stupefacenti, oltre a interventi sul "versante della custodia cautelare, delle misure coercitive, dell'arresto obbligatorio in flagranza e del trattamento dei reati commessi da persone tossicodipendenti". E' quanto prevede il disegno di legge presentato dalla Lega per contrastare un "fenomeno che - si legge nella bozza - sta assumendo nel Paese dimensioni e caratteristiche sempre più preoccupanti ed endemiche". Sulla linea già annunciata dal ministro di Famiglia e disabilità, Lorenzo Fontana, il disegno di legge "sopprime i commi 5-bis e 5-ter dell'articolo 73, recanti il trattamento dei reati commessi da persone tossicodipendenti": ovvero gli sconti di pena e la possibilità di "applicare, anziché le pene detentive e pecuniarie, quella del lavoro di pubblica utilità" in caso di produzione, traffico e detenzione di "lieve entità" di stupefacenti. "Nell'attività repressiva, risulta che una percentuale superiore alla metà dei casi venga considerata nell'ambito delle condotte lievi rispetto alla fattispecie incriminatrice ordinaria di cui all'articolo 73 del testo unico degli stupefacenti", si Issue 1

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legge. "Nel dettaglio, l'articolo 1 interviene sull'articolo 380 del codice di procedura penale, prevedendo che l'arresto obbligatorio in flagranza avvenga per i delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope puniti a norma dell'articolo 73 del Testo unico, espungendo la clausola di salvezza per i delitti di cui al comma 5 del medesimo articolo (ovverosia per le fattispecie di lieve entità)", si prosegue. "L'articolo 2 interviene direttamente sull'articolo 73 aumentando dagli attuali sei mesi e quattro anni fino a tre e sei anni, i minimi e i massimi edittali per la fattispecie di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope di lieve entità. Analogamente, la multa passa dagli attuali euro 1.032 a 10.329 fino a un minimo di euro 5.000 e un massimo di euro 20.000", si spiega. "L'inasprimento sanzionatorio da tre a sei anni si riverbera sui limiti edittali previsti dagli articoli 272 e seguenti del codice di procedura penale sulle misure cautelari personali e, in particolare, dagli articoli 275, 280 e 287 del codice di rito".

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"L'articolo 3, invece interviene sullo strumento della confisca obbligatoria e recependo un orientamento giurisprudenziale particolarmente rigoroso consente la confisca obbligatoria dell'autoveicolo o di altro bene immobile registrato quando abbia semplicemente agevolato la commissione del reato e sia potenzialmente utile per la consumazione di altri delitti della stessa natura - si aggiunge - così superando il contrasto giurisprudenziale verificatosi rispetto ad altro orientamento che ritiene necessario che venga dimostrata una non episodica connessione strumentale tra il bene e il reato, sotto forma di collegamento stabile con l'attività

criminosa che palesi che il mezzo di trasporto, se lasciato nella disponibilità del reo, renda in futuro probabile il ripetersi dell'attività criminosa. Infine, "l'articolo 4 intende introdurre la sanzione amministrativa della revoca definitiva della patente in relazione ai gravi fatti di cui all'articolo 73 del testo unico degli stupefacenti; disciplina altresì in via cautelare la sospensione della patente già dopo la sentenza di condanna in primo grado". www.agi.it

Terra dei fuochi: la Corte di Strasburgo avvia il processo contro l'Italia

05 marzo 2019 La Corte di Strasburgo ha avviato il processo contro il Governo italiano per la situazione nella cosiddetta 'Terra dei fuochi'. La Corte ha accolto in via preliminare i ricorsi ricevuti da cittadini e associazioni che denunciano la violazione dei loro diritti alla vita e al rispetto della vita famigliare, sanciti dalla convenzione europea dei diritti umani.

persone (alcune decedute), causato dall'accumulo e dalla combustione di rifiuti tossici nelle discariche abusive, non abbiano preso misure per ridurre il pericolo. Inoltre imputano allo Stato di non aver introdotto leggi per perseguire efficacemente i responsabili dell'inquinamento, e di non aver informato la popolazione sui rischi per la salute.

La Corte chiede una serie di informazioni Nel comunicare i ricorsi al governo la I ricorrenti sostengono che lo Stato non Corte chiede una serie di informazioni per abbia preso misure per ridurre il pericolo, poter poi decidere se i ricorsi sono nonostante fosse consapevole del rischio effettivamente fondati e in caso affermativo reale e immediato. quali violazioni siano state commesse. Tra l'altro chiede quali misure siano state La Corte ha comunicato al Governo Italiano adottate per identificare le zone inquinate i ricorsi ricevuti e verificare il livello di inquinamento di Dopo aver analizzato i ricorsi arrivati a aria, suolo e acqua e esaminare il suo Strasburgo tra l'aprile del 2014 e lo stesso impatto sulla salute della popolazione. E mese dell'anno seguente, la Corte ha richiede informazioni sulle indagini deciso di dare il via al contraddittorio tra le condotte per individuare i responsabili dei parti, ritenendo almeno per ora reati ambientali e quali risultati abbiano ammissibile quanto in essi sostenuto. Ha portato. Spetta ora al governo fornire le quindi comunicato al governo le violazioni prove per dimostrare che ha fatto tutto il che oltre 30 persone e 5 associazioni necessario per proteggere i cittadini. dicono di aver subito. I ricorrenti sostengono che nonostante le autorità fossero a conoscenza dell'esistenza di un continua rischio reale e immediato per la vita delle Issue 1

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Oltre 3. 500 i ricorsi presentati a Strasburgo Sono stati oltre 3.500 i ricorsi presentati nel 2014 alla Corte di Strasburgo da cittadini e associazioni della Terra dei fuochi. L'accusa all'Italia era di aver violato l'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani in cui è stabilito che "il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge". I ricorrenti chiedevano anche di

condannare le autorità italiane per il mancato rispetto dell'articolo 10 della stessa Convenzione, quello che sancisce il diritto a essere correttamente informati. In quest'articolo, dedicato alla libertà d'espressione, è protetta anche la "libertà di ricevere o di comunicare informazioni". www.napoli.repubblica.it

Parità tra uomo e donna?

05 marzo 2019 Ha fatto scalpore la condanna di un ufficiale donna della Marina italiana, che ha dato del "bamboccio" ad un altro ufficiale maschio del genio militare, con l’aggiunta di ulteriori corredi di epiteti. Questo episodio porta con se, in qualche modo il segno dei tempi: davvero si va galoppando, verso la parità tra maschi e femmine?

della dignità delle persone. Soprattutto non avvenga attraverso la sovrapposizione e sostituzione dei codici propri della femminilità e della mascolinità. Il buon Dio ha dotato i due generi di sensibilità diverse e caratteri diversi, proprio per potenziare l’umanita, nel suo destino di custode del creato, attraverso l'unione di uomo e donna. .

La speranza, è che non si raggiunga, attraverso comportamenti incivili e lesivi

Raffaele Bonanni - www.interris.it

Sulla Tav si tratta a oltranza E l'Europa ci presenta il conto 07 marzo 2019 E stasera anche Matteo Salvini aveva confermato che quello di stasera sarebbe stato un vertice decisivo. Ma le posizioni restano distanti e la riunione-fiume si è conclusa con un sostanziale - ennesimo rinvio. "Il treno costa meno, inquina meno e su questo non c'è nessuno che mi possa far cambiare idea", ha ribadito il vicepremier arrivando a Palazzo Chigi, "Stasera un sì o un no? Il forse non c'è". Poco prima di

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arrivare a Palazzo Chigi il segretario della Lega ha incontrato alcuni tecnici per valutare il da farsi: "Mi confermano che costa di più non farla che farla", ha detto. Sulla Torino-Lione, quindi, si tratta a oltranza. Una questione che divide i due contraenti del patto di governo, assestati su posizioni opposte. Per tre ore e mezza i

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membri del governo hanno ascoltato i dieci tecnici che snocciolavano cifre e dati, a partire dall'ormai famigerata analisi costibenefici.Solo dopo premier, vicepremier Salvini e Di Maio e il ministro Toninelli hanno iniziato ad affrontare la questione politica. Ma dopo 5 ore di vertice si è deciso solo che il governo chiederà un bilaterale con la Francia sui criteri di finanziamento. Matteo Salvini, dopo aver riunito i suoi al Viminale nel pomeriggio, è convinto che i bandi di gara non si debbano bloccare e che la Telt, la società italo-francese realizzatrice della Tav, lunedì debba dare il via libera alle gare come previsto. Anche perchè ci sono sei mesi di tempo per recedere senza penali. "Sì alla Tav, disponibili a modifiche del progetto purché non sia tradito lo spirito iniziale", si sottolinea dalla Lega, "Sì alla via parlamentare o alla consultazione dei

cittadini per una soluzione positiva per il Paese". Ma dal Movimento 5 Stelle viene ribadito che la posizione non cambia. I gruppi parlamentari non vogliono passi indietro su quella che considerano una delle battaglie identitarie del Movimento. M5s insiste sul potenziamento della linea esistente del Frejus con lo sblocco immediato dei cantieri, soluzione che consentirebbe una riduzione dei costi Intanto dall'Europa sarebbe pronta - come dice Repubblica - la lettera della Commissione europea per ricordare all'Italia è pronta a inviare una nuova lettera all'Italia per ricordargli che l'eventuale 'no' comporta la violazione di due regolamenti europei e soprattutto la perdita di circa 800 milioni di fondi. www.ilgiornale.it

LEGITTIMA DIFESA: COSA PREVEDE LA NUOVA LEGGE Scompare la proporzione tra offesa e difesa, l'eccesso colposo e la "discrezionalità" del magistrato. Pene più dure per furti e rapine 07 marzo 2019 La modifica della legge sulla Legittima Difesa è da sempre uno dei provvedimenti più cari alla Lega ed a Matteo Salvini. Un provvedimento che ora è arrivato in Parlamento per la discussione e l'approvazione finale e che ha ottenuto il via libera dalla Camera. Questa la proposta dei leghisti ora sul tavolo di commissione ed aula. Cosa prevede la legge sulla Legittima D i fe s a L'articolo 1 della legge va a modificare l'articolo 52 del codice penale che disciplina la "Difesa legittima". Con il nuovo testo si riconosce "sempre" la sussistenza della proporzionalità tra offesa e difesa "se taluno legittimamente presente nell'abitazione altrui, o in un altro luogo di

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privata dimora, o nelle appartenenze di essi", "usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione". Affinché scatti la legittima difesa non è necessario che il ladro abbia un'arma in mano, bensì è sufficiente la sola minaccia di utilizzare un'arma e non è necessario che la minaccia sia espressamente rivolta alla persona. Scompare l'eccesso colposo L'articolo 2 della riforma modifica l'articolo 55 del codice penale che disciplina "l'eccesso colposo". Con il nuovo testo si esclude la punibilità di chi si è difeso in

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ATTUALITA' - NEWS "stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto".

Priorità nei processi L'ultimo articolo della riforma interviene sul codice di procedura penale affinché Sospensione pena solo dopo risarcimento "nella formazione dei ruoli di udienza danni debba essere assicurata priorità anche ai Altra modifica all'attuale normativa sulla processi relativi ai delitti di omicidio legittima difesa viene introdotta con colposo e di lesioni personali colpose". l'articolo 3, che prevede la possibilità di ottenere la sospensione condizionale della La riforma della legittima difesa è uno dei pena per chi ha commesso un furto in cavalli di battaglia della Lega. "Nelle appartamento solo dopo che ha nostre intenzioni - scrivono i firmatari della integralmente pagato l'importo dovuto per proposta di legge - la difesa deve essere il risarcimento del danno alla persona considerata sempre legittima nel caso in offesa. cui si respinga l’ingresso o l’intrusione avvenuta mediante effrazione o contro la Pene più severe per violazione di domicilio, volontà del proprietario o di chi ha la furto e rapina legittima disponibilità dell’immobile, con Aumentano le pene per violazione di violenza o minaccia di uso di armi da parte domicilio e furto in appartamento. In di una o più persone, con violazione del particolare, viene innalzata a quattro anni domicilio di cui all’articolo 614, primo e la pena massima di carcere per la secondo comma, ovvero in ogni altro luogo violazione di domicilio. Quanto al furto in ove sia esercitata un’attività commerciale, abitazione e scippo, si arriva fino a un professionale o imprenditoriale. Il nostro massimo di sei e sette anni di carcere. provvedimento si propone di superare la Vengono inasprite anche le sanzioni con un discrezionalità dei giudici nella valutazione massimo di 2.500 euro (attualmente 2000 della proporzionalità degli atti compiuti euro). Infine, vengono aumentati anche gli dall’aggressore e dal cittadino aggredito, anni massimi di carcere per la rapina, fino arrivando a considerare sempre legittima a sette. la difesa da parte di quest’ultimo. Le dovute fasi di accertamento e gli Esclusa la responsabilità civile eventuali processi saranno più immediati e Chi si è legittimamente difeso non è le spese legali e processuali saranno a responsabile civilmente. In sostanza, la carico dello Stato: chi si è difeso, non sarà riforma fa sì che l'autore del fatto, se più costretto a pagare più per dimostrare assolto in sede penale, non debba essere la sua innocenza". obbligato a risarcire il danno derivante dal "Il testo - continuano i parlamentari medesimo fatto in sede civile. Nei casi di prevede inoltre pene più alte, fino a sette eccesso colposo, inoltre, al danneggiato è anni, per chi commette furti in abitazione, riconosciuto il diritto ad una indennità, rapine e violazioni di domicilio, con obbligo calcolata dal giudice tenendo conto della di risarcimento dei danni procurati alle gravità, delle modalità realizzative e del vittime, perché è necessario e urgente contributo causale della condotta posta in eliminare quelle assurde richieste di essere dal danneggiato. rimborso da parte dei malviventi e dei loro parenti. Se rubi, prima restituisci e paghi i Patrocinio gratuito e spese di giustizia danni, altrimenti vai in arresto subito. Chi La riforma estende le norme sul gratuito commette un crimine, ora sa cosa rischia. patrocinio (criteri e modalità di Chi si difende in casa propria, sarà difeso liquidazione dei compensi e delle spese per anche dallo Stato". la difesa) a favore della persona nei cui Il principio di base è la possibilità di non confronti sia stata disposta l'archiviazione incorrere in conseguenze penali e o il proscioglimento o il non luogo a lungaggini processuali quando si procedere per fatti commessi in condizioni riconoscere la legittima difesa nei casi in di legittima difesa o di eccesso colposo. È cui ci si difende in casa e anche nei casi in comunque fatto salvo il diritto dello Stato cui si risponde all’invasione in una di chiedere le spese anticipate, qualora a situazione di “grave turbamento” deve seguito di riapertura delle indagini o riconoscersi l’atto di protezione del proprio revoca del proscioglimento, la persona sia domicilio, azienda, o beni. poi condannata in via definitiva. www.panorama.it

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D onne d i m e nt i ca t e Otto marzo, festa della donna.. ma non per tutte 08 marzo 2019 Io oserei dire che l'umanità non ha ancora maturato: la donna è considerata di 'seconda classe'. Cominciamo da qui è un problema culturale. Poi si arriva ai femminicidi. Ci sono dei Paesi in cui il maltrattamento delle donne arriva al femminicidio". E' quanto ha affermato Papa Francesco durante il volo di ritorno dal viaggio negli Emirati Arabi. Ma quello della violenza sulle donne è un tema che aveva affrontato già in altre occasioni, come nel discorso pronunciato il 19 gennaio 2018 a Puerto Maldonado, una delle tappe del viaggio in Cile e Perù. "Fa male constatare come in questa terra, che sta sotto la protezione della Madre di Dio, tante donne sono così svalutate, disprezzate ed esposte a violenze senza fine - ha detto in quell'occasione il Pontefice - Non si può 'normalizzare' la violenza verso le donne, prenderla come una cosa naturale, sostenendo una cultura maschilista che non accetta il ruolo di protagonista della donna nelle nostre comunità. Non ci è lecito guardare dall'altra parte, e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano 'calpestate' nella loro dignità". Queste parole di Papa Francesco dovrebbero spingere a riflettere sulle condizioni di milioni di donne, molto spesso abbandonate al loro destino, dimenticate da tutti. Anticamente, in alcune civiltà, la donna veniva considerata un essere inferiore, esclusa dalle attività di tutti i giorni. I suoi doveri, principalmente, consistevano nel badare ai figli e svolgere le faccende domestiche, senza nessuna possibilità di esprimere il proprio pensiero ed esercitare la propria volontà. Con il tempo, la loro situazione è andata via via migliorando, soprattutto in Occidente, ma ci sono angoli del mondo in cui la donna viene ancora considerata senza valore e sottoposta a indicibili torture psicofisiche. Oggigiorno si tende a semplificare tutto e si pensa che basti un giorno per celebrare la donna. L'otto marzo, però, non è una Issue 1

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festa per tutte le donne. Basti pensare a quante bambine vengono costrette a sposarsi in tenera età, quante sono sottoposte alle mutilazioni genitali, mentre altre vengono trascinate con l'inganno lontano da casa, in un altro continente e costrette a prostituirsi sotto la minaccia di morte. Altre, a causa di credenze e superstizioni sono bollate come streghe e barbaramente uccise. Le mutilazioni genitali In alcune zone del mondo, soprattutto in Africa, esiste ancora la pratica della mutilazione genitale femminile. Le parti intime delle bambine - solitamente di età compresa tra i 3 mesi e i 15 anni - vengono tagliate e cucite. Senza questa pratica non sarebbero considerate pure e chi rifiuta di farlo viene allontanata dalla propria comunità. Con l'infibulazione, la vagina della bambina viene chiusa per circa la metà, lasciando solo un foro per l'urina e uno per il flusso mestruale. Al momento del matrimonio la cicatrice viene tagliata per permettere il rapporto sessuale e il parto. Dopo ogni parto, una nuova infibulazione. Secondo i dati più aggiornati dell'Organizzazione mondiale della sanità, sono tra 100 e 140 milioni le bambine o adolescenti, nel mondo, che hanno subito una forma di mutilazione genitale. L'Africa è il continente in cui il fenomeno è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono a questa cifra. Il dramma delle spose bambine Un'altra piaga mondiale è quella delle spose bambine. Il loro destino, a volte, è già stato deciso sin dalla nascita. Con il matrimonio, che non ha nulla a che vedere con il vestito bianco e i fiori d'arancio per coronare un sogno d'amore, vengono private di un'infanzia normale. Il 4 gennaio

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2018, in Turchia, l'autorità pubblica per gli affari religiosi ha dichiarato lecita la pratica delle spose bambine, a patto che abbiano raggiunto la pubertà. Nonostante la legge turca vieti il matrimonio sotto i 17 anni, le stime parlano di 181mila spose under 16 in Turchia. Il Paese, con il 14% di matrimoni precoci, risulta oggi al secondo posto in Europa, subito dopo la Georgia che ha una percentuale del 17%. Nelle zone più sottosviluppate e rurali, come nella provincia di Şanlıurfa, la percentuale di queste unioni sfiorerebbe addirittura quota 60%. Streghe perché donne Oltre a dover subire torture e violenze, le donne molto spesso sono vittime delle superstizione. Ci sono Paesi dove, specie nelle regioni più remote, molti non accettano cause naturali, sfortuna o malattia per spiegare incidenti o morti. In Papua Nuova Guinea non è raro che donne - ma anche bambine - vengano torturate e uccise perché ritenute delle streghe. Come ha denunciato Amnesty International la gente del luogo, molta della quale crede alla "saguna" la stregoneria locale, pensa di scacciare gli eventi negativi attraverso l'uccisione di coloro che ne vengono ritenuti responsabili. Nell'aprile del 2014 sei persone, due delle quali bambine di appena cinque anni, sono state massacrate da una folla inferocita. L'anno prima, nell'isola di Bougainville, due donne anziane sono state decapitate perché bollate come streghe. Questo fenomeno è presente anche in Africa dove, secondo un report del Legal Human Rights Center (Lhrc), nei primi mesi del 2017 sono state 155 le vittime di uccisioni collegate alla stregoneria. Un problema concreto anche in Tanzania, dove nel 2017, cinque donne accusate di essere streghe sono state linciate dalla folla e poi date alle fiamme.

suoi studi, spiega che prima di lasciare la Nigeria, i trafficanti conducono le donne in antichi santuari dove i ministri eseguono rituali che possono includere il mangiare cuore di pollo, il taglio superficiale del corpo con i rasoi e la decapitazione di capre. Terrorizzate dall'idea che presunti influssi malefici possano ricadere su di loro e sulle rispettive famiglie, le ragazze vengono costrette a prostituirsi sulle strade italiane ed europee. Si ritrovano così in una condizione di totale schiavitù, private della loro dignità e costrette a vendere il proprio corpo in cambio di denaro che andrà a rimpinguare le casse di racket criminali.

Il giro di affari dello sfruttamento sessuale Con i suoi 99 miliardi di dollari di fatturato a livello mondiale, lo sfruttamento sessuale, del resto, rappresenta la fetta più grande di un giro d'affari totale (quello della tratta appunto) che il Gruppo d'azione finanziaria internazionale - in un rapporto basato su dati Onu - ha calcolato in 150,2 miliardi di dollari nel 2018; con un impennata di quasi il 200% in soli 7 anni. Secondo il report Undoc delle Nazioni Unite, le donne in età adulta sono vittime del fenomeno nel 49% dei casi, mentre i bambini (compresi i minori di sesso femminile) lo sono nel 33% dei casi. Nel settembre 2015 la Direzione generale di statistica del ministero della Giustizia ha pubblicato un'indagine statistica su un campione rappresentativo di fascicoli definiti con sentenza relativamente ai reati ex art. 600, 601 e 602 del codice penale (rispettivamente "riduzione in schiavitù", "tratta di persone" e "alienazione e acquisto di schiavi"). Dall'indagine statistica emerge che la vittima tipica dello sfruttamento corrisponde al profilo di un/una giovane, di età media di 25 anni, nel 75,2% dei casi è di sesso femminile, di nazionalità estera, principalmente rumene (51,6%) e nigeriane (19%), in alcuni casi Traffico di esseri umani: prostituzione e riti sposate (13,6%) o con figli (22,3%). v ood oo Ci sono casi in cui le donne, non solo sono Alcuni dati accusate di compiere rituali, ma a volte ne Le Nazioni Unite hanno affermato che la sono vittime. E' il caso delle ragazze, per la violenza contro le donne e le ragazze è una maggior parte nigeriane, che vengono delle violazioni più diffuse e devastanti dei costrette a prostituirsi dopo essere state diritti umani nel nostro mondo. Rimane in sottoposte a dei riti voodoo. Non si tratta di gran parte non dichiarata a causa un elemento folcloristico, ma ha una dell'impunità e, in alcuni casi, della funzione coercitiva ed è determinante per vergogna che la circondano. (.....) condurre all'assoggettamento schiavistico. L'antropologo olandese Rijk Van Dijk, nei Manuela Petrini Issue 1

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Pensioni, da aprile scattano i tagli

09 marzo 2019 «La informo che la pensione a lei intestata è stata ricalcolata a decorrere dal 1 gennaio 2019, in applicazione dell’articolo 1, comma 260 della legge 30 dicembre 2018, n. 145». Iniziano così le comunicazioni che l’Inps sta iniziando a inviare a milioni di pensionati italiani. Nel testo sono inserite anche le tabelle che contengono il vecchio e il nuovo importo del trattamento previdenziale e il conguaglio che, viene specificato, «sarà trattenuto sulle prossime rate di pensione». Si tratta in molti casi di una differenza di pochi euro; solo per gli assegni di importo più elevato le somme in ballo sono maggiormente significative. Tuttavia è probabile che gli interessati non sappiano di cosa si tratta, anche se del tema in realtà si è già parlato a dicembre: sta entrando nel vivo infatti solo in questi giorni l’applicazione della norma che riduce – per il 2019 e per i due anni successivi – la rivalutazione riconosciuta alle pensioni per adeguarle all’aumento del costo della vita (in gergo tecnico si chiama perequazione). MODIFICA A FINE ANNO

Il fatto è che la legge di Bilancio era stata modificata dal Parlamento sul punto specifico nel mese di dicembre, per essere poi approvata praticamente alla vigilia del Capodanno. In questa situazione, l’Inps non ha fatto in tempo ad applicare sugli assegni in pagamento a gennaio il nuovo schema, meno favorevole di quello previsto dalla normativa in vigore. E così sono state pagate con il vecchio sistema le prime tre rate dell’anno, fino a quella di marzo che è da pochi giorni arrivata sui conti bancari o postali dei pensionati: gli importi risultavano quindi un po’ più generosi di quanto dovuto. Ora l’istituto previdenziale ha effettuato i ricalcoli e questa differenza accumulata nei tre mesi dovrà essere recuperata. Gabriella Di Michele, direttore generale dell’istituto, ha confermato durante un’audizione alla Camera che la rata di aprile sarà la prima calcolata con i Issue 1

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criteri aggiornati e che successivamente si procederà ai conguagli, anche quelli (ben più pesanti) originati non dalla rivalutazione ma dal taglio ai trattamenti alti: cioè l’altra misura introdotta con la legge di Bilancio, che prevede decurtazioni con percentuali tra il 15 e il 40 per cento sugli assegni oltre i 100 mila euro lordi annui. L’EFFETTO Con la nuova perequazione non cambia nulla per le pensioni fino a poco più di 1.500 euro lordi mensili (circa 1.200 netti), ovvero quelle che arrivano fino a tre volte il trattamento minimo Inps, per le quali l’incremento del costo della vita pari all’1,1 per cento viene riconosciuto integralmente. E l’effetto è praticamente insignificante anche tra tre e quattro volte il minimo (cioè fino a circa 2.030 euro lordi al mese, circa 1.550 netti) che si vedono riconoscere il 97 per cento dell’inflazione registrata lo scorso anno. Al di sopra di questa soglia la percentuale di rivalutazione riconosciuta inizia a calare gradualmente, prima al 77 per cento, poi al 52, al 47 e al 45 per arrivare infine al 40 per cento destinato ai trattamenti superiori ai 4.565 euro lordi mensili, che quindi recuperano meno della metà dell’aumento del costo della vita. Questa “scaletta” inserita nella legge di Bilancio si confronta con lo schema che sarebbe dovuto tornare in vigore dal 2019, dopo i vari tagli alla rivalutazione operati dai vari governi che si sono succeduti in questo decennio; tagli che a un certo punto (in particolare per quel che riguarda l’esecutivo guidato da Mario Monti) erano stati giudicati eccessivi dalla Corte costituzionale, pur in presenza di esigenze eccezionali di contenimento della spesa pubblica. MECCANISMO DIVERSO Prima dell’approvazione del comma 260, vigeva un diverso meccanismo di

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rivalutazione, con percentuali dal 100 al 75 per cento applicate però su scaglioni della pensione: dunque più vantaggioso di quello attuale che taglia l’adeguamento all’inflazione sull’intero importo e con decurtazioni più sostanziali. Facciamo un esempio: una pensione che nel 2018 valeva 2.700 euro lordi mensili, circa 1.920 nette, con l’inflazione all’1,1 per cento avrebbe dovuto arrivare a 2.728, mentre con la nuova formula si fermerà a 2.715. La decurtazione è un po’ minore in termini netti perché una parte dell’incremento perduto sarebbe stato comunque assorbito

dalla tassazione; è bene tenere a mente però che la perdita di reddito è definitiva, nel senso che non sarà più recuperata e dunque va moltiplicata per tutte le rate mensili percepite in futuro dal pensionato. Dal punto di vista dello Stato, l’operazione deve portare risparmi per 253 milioni quest’anno destinati a crescere a 742 il prossimo e poi a oltre 1,2 miliardi nel 2021. Dal taglio delle pensioni alte sono invece attesi circa 80 milioni l’anno. www.ilmessaggero.it

R i c o n g i u n g e rc i a l l a s p e ra n z a

10 marzo 2019 In questi ultimi lustri, la società europea sembra immobile; come paralizzata. Ad esempio: non si progettano grandi opere come nel passato; il welfare è in continuazione strattonato tra vecchio e nuovo, e non riesce a darsi una forma adatta ai tempi odierni; i costumi delle nostre tradizioni ripudiate, senza che i nuovi abbiano una precisa identità. Il pessimismo impera, e con esso un rancore crescente. A ben vedere questa condizione si è progressivamente ingigantita, da

quando gli europei hanno dato tutto per scontato: ogni cosa ordinaria. Se è così, come uscirne? Secondo me la soluzione è semplice: vivere gli eventi personali e collettivi come occasioni straordinarie, con gli occhi e i cuori rivolti al futuro. Quando manca la speranza, vince la disperazione: quando non c’è speranza perdiamo il rapporto con il Signore. Raffaele Bonanni

Arrestati i vertici di Blutec, la società che doveva riconvertire l’ex Fiat di Termini Imerese 12 marzo 2019 Ill futuro sarebbe stato nel ritorno al passato, con la produzione di auto ibride lì dove c’era lo stabilimento Fiat di Termini Imerese: invece l’avventura di Blutec, che avrebbe dovuto rilanciare l’area e riassorbire gran parte dei lavoratori, si è praticamente chiusa con un’inchiesta della Guardia di Finanza e con un provvedimento del giudice delle indagini preliminari che ha disposto gli arresti domiciliari per i due Issue 1

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vertici del management aziendale e ordinato il sequestro di 16 milioni e mezzo di euro, corrispondenti a oltre tre quarti dei finanziamenti da 21 milioni che la Blutec aveva ricevuto dallo Stato per rilanciare l’area. Un colpo micidiale alle speranze degli operai, in lotta da anni per tornare al lavoro e per avere prospettive concrete.

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Le accuse I provvedimenti cautelari sono stati chiesti e ottenuti dalla Procura di Termini Imerese, diretta da Ambrogio Cartosio, nei confronti dell’amministratore delegato Cosimo Di Cursi, che si trova all’estero, ma sta rientrando in Italia, e del presidente del cda Roberto Ginatta. I due sono stati anche sospesi dall’esercizio di attività d’impresa e dalle funzioni direttive di società e persone giuridiche. Sempre con l’ipotesi di malversazione ai danni dello Stato, i finanzieri, diretti dal tenente colonnello Cosmo Virgilio, hanno sequestrato l’azienda, che ha sede a Rivoli, in provincia di Torino, e le disponibilità economiche e finanziarie degli indagati fino a un totale di 16.516.342,28 euro. I fondi statali Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno ricostruito i movimenti della società e la destinazione dei 21 milioni ricevuti da Invitalia, agenzia per gli investimenti e lo sviluppo d’impresa, partecipata al 100% dal ministero dell’Economia: Blutec non

avrebbe rispettato l’accordo di programma e Invitalia, nel corso del 2018, le aveva inviato una contestazione sulla rendicontazione delle somme, avviando la procedura per ottenere la restituzione dei finanziamenti. Il risultato è che oltre 500 operai ex Fiat sono in cassa integrazione e che poco più di un centinaio di loro sono in Blutec solo per fare corsi di formazione. Ma l’annunciata produzione di auto ibride è ferma, così come l’interessamento e il passaggio a un gruppo cinese è rimasto sempre lettera morta. Alla fine del mese scorso a Termini Imerese era stato il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che aveva annunciato il via libera a sei mesi di cassa integrazione, chiedendo però alla Blutec il rispetto degli impegni presi. Ora il futuro è a rischio più che mai: anni di lotta e di manifestazioni non sono valsi a niente.. www.lastampa.it

G l i s ci e nz i a t i s ul cl i m a . "La politica faccia presto" 13 marzo 2019 Oggi spendiamo più per rinfrescare la casa che non per scaldarla. Nell’atmosfera sono disperse 400 parti per milione di anidride carbonica: negli ultimi 800mila anni il pianeta non aveva mai superato le 300. La primavera 2019 fa intravedere un’altra stagione senz’acqua. «In dodici anni era già successo quattro volte» è preoccupato Carlo Cacciamani, climatologo responsabile del Centro funzionale centrale della Protezione Civile. «Qualcosa sta cambiando, non ci prendono più neanche i proverbi»: Rolando Manfredini di Coldiretti cita la mamma contadina, fra le prime a intuire l’arrivo del riscaldamento climatico. Oggi, dopo agricoltori e scienziati, la consapevolezza è diventata prepotente fra gli studenti, che domani scenderanno in Issue 1

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piazza in mille città del mondo e oltre cento in Italia. La coscienza si allarga ancora oltre: «I mercati non investono in un’impresa che non sia sostenibile. Sanno che prima o poi andrà a sbattere» spiega Leonardo Becchetti, economista dell’università romana di Tor Vergata. «Un quarto degli oggetti creati dall’uomo sono stati prodotti dopo il 2000. È chiaro che siamo sommersi dai rifiuti». La grande assente, rispetto al problema ambientale, resta la politica. «Se siamo arrivati a questo punto è anche per la sua latitanza. Per la miopia di chi non capisce che denunciare il cambiamento climatico non vuol dire fare la Cassandra lagnosa,

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ma offrire l’alternativa di un mondo più giusto e con più posti di lavoro» si accalora Antonello Pasini, che ieri con un gruppo di colleghi scienziati ha varcato la soglia del Palazzo. Il fisico e climatologo del Cnr era il promotore del convegno “Un clima da collaborazione”, ospitato a Montecitorio ma quasi disertato dai deputati. «Qualcuno pensa che l’aumento di uno o due gradi ci faccia sudare un po’, ci costringa a cambiare una camicia in più. Sbagliato. È come se le città europee si spostassero 300 chilometri a sud. Roma la ritroveremmo a Tunisi» spiega Andrea Filpa, urbanista all’università di Roma Tre. Non sono molti i campi coltivati in Tunisia e Manfredini oggi dovrebbe spiegare alla mamma, come dice al convegno, «che l’agricoltura in Italia deve essere abbandonata. Non ci sono più le condizioni». Alla conferenza di Parigi sul clima del 2015 si presero impegni importanti. Ma sono misure affidate alla buona coscienza. «Si otterrà la metà di quanto promesso» stima Pasini. E in assenza di decisioni, si continuerà a bruciare petrolio. «Trump non si rende conto — ragiona il climatologo del Cnr — che sostenendo la lobby degli

idrocarburi perde il treno delle energie rinnovabili. Che è il treno del futuro, e a bordo già ospita la Cina». In vista delle elezioni del 4 marzo 2018 Pasini fondò il gruppo “La scienza al voto”, chiedendo ai partiti un’azione per l’ambiente. “Ci impegniamo ad accelerare la transizione verso un’economia senza anidride carbonica” era scritto nel manifesto firmato da sette partiti (Lega inclusa, Cinque Stelle esclusi). Oggi lo scienziato ribadisce: «Ci piacerebbe dialogare con la politica perché il cambiamento climatico sta diventando un’emergenza. Non è più possibile fare scelte ondivaghe. Dobbiamo salire tutti sulla stessa barca e tenere la barra dritta». Al timone venerdì ci sarà Greta. Perché una sedicenne è riuscita laddove, ad esempio, un Al Gore aveva fallito? «Perché arriva un momento — ragiona Cacciamani — in cui le coscienze maturano. I giovani si rendono conto che il mondo, quando loro avranno la nostra età, sarà molto diverso da come lo conosciamo oggi».. www.repubblica.it

C o m e l e R e p u b b l i c h e m a ri n a re

13 marzo 2019 La Commissione europea mette in guardia i Paesi membri dalla penetrazione commerciale cinese, e dai modelli culturali che sempre sono al seguito delle attività economiche vittoriose. Tutto vero! Ma l'Unione europea con questi appelli somiglia alle Repubbliche di Venezia e di Genova nel Cinquecento: avevano timore che i traffici commerciali con il Nuovo Mondo potessero indebolirle, ma non

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facevano nulla per aggiornare obbiettivi e flotte per le nuove sfide. A scanso di equivoci, l’Europa o si da una dimensione politica unica, oppure farà la fine delle antiche e nobili Repubbliche. . Raffaele Bonanni

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C i na : occa s i one o ri s chi o? 14 marzo 2019 L'Italia si affaccia al mondo multipolare e lo fa dalla porta principale, tramite quella Via della Seta che dovrebbe collegare le ambizioni della Cina a quelle del continente europeo. Su Roma, infatti, pende l’asse dell’assetto geopolitico futuro: Pechino necessita di uno sbocco sul Mediterraneo per poter fornire un terminale idoneo ad un viatico costellato di progetti infrastrutturali di portata mondiale. Da Pechino fino all’Africa e all’Europa mediterranea, sia via terra che via mare, l’iniziativa varata da Xi Jinping nel 2013 sta coinvolgendo nel progetto tantissimi Paesi interessati al transito delle merci cinesi sul proprio territorio attraverso il finanziamento diretto di opere che potrebbero effettivamente ampliare il volume d’affari di diversi snodi commerciali sia in Asia centrale che in Europa. La partita, inutile dirlo, si sposta sul piano geopolitico, dal momento che la Cina sta penetrando con sempre più aggressività nelle sfere di influenza tradizionalmente di marca euroatlantica: già a più riprese funzionari della Casa Bianca e dell’Unione europea hanno espresso un nemmeno tanto velato disappunto riguardo una possibile partecipazione italiana al progetto. Recentemente anche il politologo statunitense Edward Luttwak ha parlato di “alto costo politico e diplomatico” pagato da Roma, capace di alterare pesantemente gli equilibri con Usa, Gran Bretagna, India e Giappone. Da contraltare, le dichiarazioni dell’ambasciatore cinese Li Ruiyu, che è entrato nello specifico anticipando l’interesse concreto di Pechino e delle sue aziende per i porti italiani di Trieste, Genova e Venezia. La rotta balcanica, infatti, risulta essere quella prioritaria per il Celeste Impero, presente ormai in maniera capillare negli scambi del bacino dell’Egeo, nonché seriamente intenzionato ad investire nei Paesi ex-jugoslavi. Non a caso, i porti di Trieste e Venezia sono stati valutati come “complementari” e non alternativi al Pireo di Atene, con il nord Italia protagonista dei processi di sdoganamento delle merci in qualità di terminale europeo. Al momento, la Belt and Issue 1

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Road Initiative (Bri) cinese ha portato allo sviluppo di circa 900 nuove infrastrutture in 60 Paesi coinvolti, creando una cinghia di collegamento eurasiatica in grado potenzialmente di avere un impatto fortissimo sulle dinamiche commerciali del Pianeta. L’Occidente, infatti, dopo le accese discussioni che hanno fortemente ridimensionato i progetti di marca nordamericana Ttip e Ceta, guarda con riluttanza la presa di posizione del governo gialloverde, sempre più vicino a posizioni troppo “eterodosse” per le cerchie atlantiche in materia di politica estera. La Cina coglie la palla al balzo per proiettare le sue aspirazioni sul Mediterraneo. Ma cosa spinge Pechino a virare su degli investimenti diretti sul suolo europeo? Le recenti schermaglie commerciali con Washington hanno contribuito a “svegliare” il Dragone: 22 miliardi di investimenti nel continente europeo solo nel 2018, il 54% dei quali nel settore dei trasporti e della logistica, con Gran Bretagna, Svezia e Francia a guidare la classifica dei Paesi più investiti dalla pioggia di yuan cinesi, seguiti da Italia e Germania. La sfida di Pechino in Europa consiste nel variare e nell’alzare il livello qualitativo dei suoi investimenti, cercando risposte alle nuove domande che stanno emergendo nel Celeste Impero, con una società lavoratrice in evidente trasformazione, pronta ad entrare in una fase di post-sviluppo. Nella guerra commerciale sino-americana, l’Italia diviene tassello decisivo per la definizione di un equilibrio globale; d’altro canto Roma intende rivalutare le proprie ambizioni puntando forte su una rinnovata difesa dell’interesse nazionale attraverso una posizione di apertura verso diversi poli di potere alternativi. A che prezzo? Al netto del disappunto americano, il pericolo rilevato riguarda la straordinaria capacità di penetrazione dimostrata da Pechino nell’infiltrarsi nei destini economici dei Paesi che avvicina. L’esperienza di diversi Stati africani ne è la prova, considerando anche quanto la presenza di Pechino si faccia sempre più insistente ad Atene e Belgrado. Sembra proprio che la Cina abbia una speciale predilezione per i Paesi fortemente indebitati. A buon intenditor…. Gianluca Salduti

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro preliminare di vendita.

SOSTANZE STUPEFACENTI Stupefacenti: per la Consulta la pena minima di otto anni di reclusione è sproporzionata. È costituzionalmente illegittimo l’art. 73, comma 1, del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti nella parte in cui prevede come pena minima edittale la reclusione di otto anni anziché di sei anni. (Corte Costituzionale, sentenza n. 40/19; depositata l'8 marzo)

GRATUITO PATROCINIO Gratuito patrocinio: il giudice è tenuto ad applicare il principio di inderogabilità dei minimi tariffari. Il giudice, come imposto dall’art. 116, comma 1, d.P.R. n. 115/2002, è tenuto a conformarsi alla normativa prevista dall’art. 82, comma 1, del citato d.P.R., il quale prevedendo l’osservanza delle tariffe professionali in modo che in ogni caso, l’onorario e le spese liquidati non risultino superiori ai valori medi delle stesse, lascia, attraverso tale richiamo, implicitamente salva l’inderogabilità dei minimi, prevista dall’art. 1, comma 5, della tariffa penale di cui al d. m. n. 127/2004..

(Corte di Cassazione, sez. II Civile, ordinanza n. 6685/19; depositata il 7 marzo)

LOCAZIONE Immobile restituito con danni: termini deve risarcire il locatore?

in

che

In caso il locatore restituisca l’immobile con danni egli deve risarcire il proprietario sia per gli stessi, che pagando un corrispettivo dovuto all’impossibilità di locare l’immobile per tutta la durata delle riparazioni. (Corte di Cassazione, sez. III Civile, ordinanza n. 6596/19; depositata il 7 marzo)

ASSISTENZA FAMILIARE L'impossibilità oggettiva di provvedere al mantenimento e l'onere di allegazione.

(Corte di Cassazione, sez. II Civile, ordinanza n. 6686/19; depositata il 7 marzo)

In tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, l’omessa prestazione dei mezzi di sussistenza deve costituire una situazione di persistente, oggettiva ed incolpevole disponibilità di introiti e l’imputato ha l’onere di allegare gli elementi dai quali possa desumersi l’impossibilità ad adempiere all’obbligazione, senza che valga la generica allegazione di difficoltà economica.

COMPRAVENDITA

(Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 10091/19; depositata il 7 marzo)

Il preliminare di vendita di un immobile abusivo è nullo?. Il decisum in commento affronta il tema della vendita di un immobile privo della concessione edilizia. Nello specifico, si tratta di stabilire se la sanzione della nullità, prevista dall’art. 40, l. n. 47/1985, si applichi, o meno, anche al Page 40

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PRIVACY Indagine internazionale Sweep sul rispetto del principio di accountability: il ritardo delle Regioni e delle società controllate. Il Garante per la protezione dei dati personali ha analizzato, all’interno dell’indagine internazionale a tappeto “Sweep”, lo stato dell’arte (...)

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro

Incidente stradale: non si va in C a s s a z i one 11 marzo 2019 In terzo grado non si può più valutare il merito della questione: gli accertamenti tecnici e le motivazioni non sono più sindacabili. Se il giudice di primo grado o di appello ti hanno dato torto in una causa di incidente stradale e ritieni che la ricostruzione della dinamica non sia stata eseguita correttamente, che le dichiarazioni dei testi dovevano essere interpretate in modo differente, che le conclusioni tracciate dai vigili e dal consulente tecnico nominato dal giudice non sono state corrette, è inutile che ti rivolgi alla Cassazione: potresti perdere per la terza volta. Questo perché non spetta a quest’ultima valutare di nuovo le modalità dello scontro, le ragioni e le relative responsabilità.

interpretazione errata della legge o non è stata rispettata una regola processuale. Tutti gli accertamenti di fatto, già eseguiti nei due gradi precedenti, restano però salvi. Dunque, la Cassazione non fa altro che spiegare il significato delle norme, senza entrare nel merito della questione. Proprio per questo, del resto, in terzo grado non vengono assunte prove e tutto si risolve, di norma, in un’unica udienza. Incidenti stradali: i poteri della Cassazione Le cause di incidenti stradali sono quasi sempre incentrate sull’accertamento delle prove ai fini della ricostruzione dei fatti. È comprensibile: il giudice non era presente quando si è verificato lo scontro tra le macchine; per cui, dagli elementi in suo possesso, deve tentare di ricostruire la vicenda a posteriori.

Il chiarimento proviene dagli stessi giudici supremi che, in una recente ordinanza [1], hanno sottolineato: in caso di incidente È proprio dall’analisi delle frenate lasciate stradale non si va in Cassazione.. sull’asfalto, dei punti di contatto tra le auto, dei rapporti dei carabinieri, delle Cerchiamo di spiegare, al pubblico meno testimonianze dei presenti, della posizione esperto in diritto, cosa significa questa dei veicoli dopo lo scontro che si riesce a affermazione e perché, seppur apparen- risalire al fatto storico e, da questo, alle temente scontata, taglia le gambe a rispettive responsabilità. numerosi ricorsi. Insomma, il giudizio in tema di sinistri La Cassazione non è il giudice dei fatti stradali è sostanzialmente “pratico”. Ecco Come abbiamo già spiegato in Cosa valuta perché, una volta accertate le modalità la Cassazione, nel processo italiano i gradi dell’incidente, la valutazione fatta dal di giudizio sono appartenente tre, ma in giudice non può essere oggetto di ricorso realtà sono due: il primo e l’appello. In in Cassazione. questi due gradi, il giudice entra “nel merito” della questione, valuta cioè Se i giudici di terzo grado andassero a attentamente le prove e, dopo aver sindacare tali accertamenti riaprirebbero il ricostruito la vicenda, decide chi ha merito della vicenda. ragione e chi torto. In Cassazione, però, tutto ciò non avviene. Alla Corte Suprema si ricorre solo se, in primo grado o in appello, c’è stata una Issue 1

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Incidenti stradali: ricorso in Cassazione inutile Alla luce di quanto appena detto ecco l’importante chiarimento fornito dalla Cassazione nella pronuncia in esame: in materia di responsabilità da sinistri derivanti dalla circolazione stradale, la ricostruzione delle modalità dell’incidente, la valutazione della condotta dei singoli conducenti coinvolti, l’accertamento della colpa integrano altrettanti giudizi di merito, sottratti come tali al giudizio della Cassazione. La Suprema Corte può eccezionalmente pronunciarsi solo quando il ragionamento posto a base delle conclusioni del giudice di primo o secondo grado non sia logico o non «coerente dal punto di vista logicogiuridico». In tali ipotesi si avrebbe una violazione delle norme sulla procedura che

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impongono a ogni sentenza di essere chiara, motivata e lineare nelle proprie conclusioni. Ecco quindi che, alla luce di quanto appena spiegato, le cause di incidenti stradali trovano difficile accesso in Cassazione. Il rischio, per chi si ostina a impugnare la sentenza a lui sfavorevole, è di pagare le spese processuali. note [1] Cass. ord. n . 6558/19 del 06.03.2019

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Il mondo della Tecnologia

G oog l e , b re v e t t o ri v e l a una cons ol e p e r g i ochi Tra ca ra tte ri sti ch e d i sp osi ti vo l a ri ce zi on e d e l l e n oti fi ch e

12 marzo 2019 Dopo le indiscrezioni di un servizio di Google per videogiochi in streaming, in stile Netflix, spunta ora l'immagine di un dispositivo tipo joystick per giocare. L'immagine è legata ad un brevetto depositato presso lo United States Patent and Trademark Office lo scorso ottobre. Il dispositivo prevederebbe una notifica all'utente in caso di disponibilità di un gioco ma anche per inviti, se ci sono cambiamenti in una classifica online e se l'utente ha una richiesta di chat. Potrebbe esserci anche un microfono per facilitare le comunicazioni vocali ed accedere ai servizi dell'assistente vocale.

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La piattaforma di giochi in streaming a cui sta pensando Google è nota come Project Yeti e avrebbe lo scopo di far girare titoli ad alte prestazioni su macchine di BigG per poi renderli disponibili in streaming sui dispositivi dei giocatori. Project Yeti potrebbe essere rivelata nel corso della Game Developers Conference del 19 marz. . . FONTE

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La Velia Ormai come un marchio di fabbrica questa rubrica ripropone la lettura di un romanzo della nostra storia letteraria che consiglio vivamente di leggere. Lo scrittore, poeta e saggista, Giovanni Papini in una corrispondenza privata con l’autore di questo romanzo così scriveva: “…. alcune pagine (sai da te quali) sono quasi perfette e tra le migliori di tutta la nostra prosa narrativa antica e moderna”. “La Velia”, di Bruno Cicognani, pubblicato per la prima volta nel 1923, è stato uno dei più grandi best seller italiani del XX secolo. Esce nel 2015 in una nuova edizione critica curata da Maria Panetta per Mauro Pagliai Editore, che già nel 2012 aveva riproposto in due volumi tutte le Novelle dello scrittore fiorentino. Il romanzo narra la vita spregiudicata e l’irresistibile ascesa di una ragazza del popolo sullo sfondo della Firenze di fine Ottocento. La Velia, vivace e frizzante protagonista femminile, porterà scompiglio nelle vite dei personaggi che le ruotano intorno, nel corso di una vicenda di matrice naturalistica che ha in Zola e Flaubert i principali punti di riferimento. Nell’introduzione curata da Jole Soldateschi si legge: “Il motivo naturalistico rappresenta l’asse centrale del romanzo che propone una storia di duplice degenerazione: quella di Beppino, il marito benestante e alcolista di Velia, progressivamente avviato alla povertà e alla demenza, e quella dell’ingegner Soldani-Bò che, preda dell’ossessione amorosa, precipita nella rovina economica, fisica e morale sino al suicidio. E se Zola è già così evocato, ancora più vistoso si fa il modello di fronte alla figura della protagonista che è lo strumento del desolato declino maschile. Velia, una nuova Nanà provinciale e destituita di rimandi simbolici, con la sua avidità di vita e la forza dell’istinto, con grazia e con ferocia, impietosa ma in fondo partecipe dell’equità impassibile del destino, costruisce la propria esistenza e distrugge quella di chi la circonda”. Lo stesso Cicognani in una intervista accennò al suo romanzo come a uno scelto gioco d’ombre e decadenze proprie di certi quadri di Rembrandt. Bruno Cicognani (Firenze, 1979-1971), ha scritto raccolte di racconti come “Sei storielle di nuovo conio” (1917), “Gente di conoscenza” (1918), “Il figurinaio e le figurine” (1920) e romanzi come “Villa Beatrice” (1931), e l’autobiografico “L’età favolosa” (1940). La sua narrativa si rifà al gusto del bozzettismo tipico della tradizione toscana di Fucini e Pratesi, introducendo però una nuova inquietudine, una partecipazione sofferta alle sventure dei personaggi. Le opere più tarde sono orientate verso lo spiritualismo cristiano: “Viaggio nella vita” (1952), “La nuora” (1954). Cicognani ha scritto poi anche intensi lavori teatrali, come il dramma “Yo, el Rey” (1957). “La Velia”, considerato il suo capolavoro, fu pubblicato nel 1923 da Treves, nel 1934 da Mondadori e nel 1958 da Vallecchi, quindi sceneggiato per il piccolo schermo nel 1980 da Suso Cecchi D’Amico e Giancarlo Del Re. Antonio Savastano

Issue 1

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Effetto ..... Letteratura a cura di Pietro Pancamo Pietro Pancamo, autore della silloge poetica «Manto di vita» (LietoColle), conduce un podcast letterario a cadenza mensile su Radio Big World (emittente italofona di Madrid) e scrive per la piattaforma culturale di Hong Kong «Beyond Thirty-Nine». Ha collaborato, come recensore, con il sito dell’edizione fiorentina del «Corriere della Sera». Dopo essere stato incluso nell’antologia «Poetando» (Aliberti), curata da Maurizio Costanzo, si è visto pubblicare una breve raccolta di versi dal blog «Poesia» di RaiNews 24 e dedicare una puntata del programma «Poemondo» dalla radio nazionale della Svizzera italiana. Di recente è apparso su «Diogen», rivista letteraria di Sarajevo fra le più importanti d’Europa.

DITTICO DELLA NEVROSI

Sentendomi sbadatamente più forte, inseguivo la vita per mille scale d’attesa. Invece eccomi: sono inciampato nella nevrosi, che ha messo inizio e fine alla cosmoagonia del mio essere, riducendomi ad un mucchietto di detriti temporali (ricordi) sparsi nella mente di chi ora passando, mi vede lungo sui gradini. ***

La nevrosi ossessiva compulsiva: burocrazia del dolore, fatta di pratiche come ogni religione.

Pietro Pancamo (pipancam@tin.it)

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Presi per la..... Gola!!!!

Sp a l l a d ' a g ne l l o a l ca rt occi o

Ingredienti • • • • • • • • • •

1 spalla d'agnello disossata di 1 kg circa 1 bicchiere di vino bianco secco 1/2 limone alloro prezzemolo cerfoglio origano olio sale pepe

PREPARAZIONE: Chiedere al negoziante di eliminare il più possibile le parti grasse della spalla. Salate e pepate sopra e sotto. Prendete un grande rettangolo di carta da forno, spennellatelo più volte d'olio e al centro adagiatevi la carne. Cospargete la superficie con le erbe fresche tritate a eccezione della foglia d'alloro che va lasciata intera. Versate nel cartoccio il vino e il succo di limone. Chiudete con cura in modo che il liquido non fuoriesca. Cuocete in forno preriscaldato a 200°C per un'ora o più. Ritirate, socchiudete il cartoccio per eliminare un pò di vapore. Servite. . Fonte Issue 1

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Effetto....gusto.. MAMERTINO ROSSO Rosso DOP Sicilia Conosciuto sin dai tempi dei Romani, il Mamertino è uno dei vini più antichi della storia. Le sue origini si collocano nel 289 a.C., quando i Mamertini impiantarono nel territorio di Milazzo e nel circondario "una pregevole vite per la produzione di un pregevole vino". Il Mamertino è un vino caldo, generoso e prezioso, considerato tra i migliori del mondo già nell’antica Roma dove il suo commercio era molto fiorente sopratutto tra i nobili, motivo per cui divenne un vino molto ricercato. La sua bontà era tale che Giulio Cesare narra nel “De Bello Gallico” di averlo offerto ai suoi commensali durante il banchetto tenuto per celebrare il suo terzo consolato. Storia molto affascinante quella del Mamertino, vino che ha ricevuto le lodi e gli onori di numerosi personaggi storici: Strabone, grande geografo romano, lo ha classificato fra i migliori vini dell'epoca, il francese Andrè Tehernia, nel suo libro "Le vin de l'Italie Romaine", lo ha definito "quatrième grand cru classé” ed ancora Marziale scriveva "…date al Mamertino il nome che volete, magari quello dei vini più celebri". Tutto questo non fa che evidenziare le grandi potenzialità del terroir messinese che contribuisce in maniera marcata al raggiungimento dell’eccellenza. Dal 2011 le Cantine Amato hanno ripreso la produzione del Mamertino facendo così convivere la sua antica e nobile origine con le più avanzate tecniche di vinificazione. Vitigno: Nero d'Avola nocera e Merlot Classificazione: Rosso DOP Sicilia Colore: Rosso rubino intenso Profumo: Denota sentori di frutta rossa matura Sapore: Pieno e deciso; la struttura tannica ben armonizzata dimostra il carattere del vino Abbinamenti: Formaggi stagionati, piatti di carne, salumi Gradazione: 13 % vol. Temperatura: 18-190 C Fonte Page 47

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"Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano, e che magari la vita gli offre in modo generoso; oppure possono abbandonarsi al destino e lottare per i propri sogni accettando il fatto che si presentano sempre nel m om e nt o g i us t o" . (Paulo Coelho, dal libro Brida)

Marzo 2019 • Anno XIII 15 marzo 2019

• Numero 137

Co.Bo.Di.

email - co.bodi@yahoo.it

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