Effettotre – n 127 mag 2018

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MAGGIO 201 8 • ANNO XII • NUMERO 1 27

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO "Il bullismo nella scuola. Misure di prevenzione e terapia".

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sociale all’Università di Lecce. I relatori che si sono confrontati sul tema del bullismo all’università Pegaso: E' stato il bullismo, il tema al centro del professore Calogero di Carlo, responsabile dibattito che si è svolto martedì 15 nazionale delle sedi d’esame dell’Umaggio, alle ore 16,00, presso l’aula niversita Pegaso, Ezio Del Gottardo, Iervolino di Palazzo Mazzarino di Via docente dell’ Università Internazionale di Maqueda, 383. Roma, il presidente Anief-Udir, Marcello Pacifico; Letizia Pacifico, legale rapAd organizzare il confronto, l’università presentante dell’ente Eurosofia, la protelematica Pegaso, che ha pensato ad una fessoressa Alessandra La Marca, ordinario giornata di incontri di approfondimento dal di Pedagogia speciale dell’università degli titolo “Il bullismo nella scuola. Misure di studi di Palermo e Nicola Paparella, prevenzione e di terapia”. docente di Pedagogia Speciale dell’Università Telematica Pegaso. Ha moderato la giornata la professoressa Angela Perucca, ordinario di Pedagogia

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO "Un museo storico come spazio di formazione e di e m a nci p a z i one s oci a l e "

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Martedi 15 maggio, alle ore 11, presso la sede dell’Università Telematica Pegaso di Palermo in via Maqueda 383, si è svolto il convegno dal titolo "Un museo storico come spazio di formazione e di emancipazione sociale". I saluti da parte di Calogero Di Carlo, Responsabile nazionale sedi d'esame Università Telematica Pegaso, Nicola Paparella, prof. straordinario Università Telematca Pegaso. I lavori sono stati presieduti da Giuseppe Zaniello, prof. ordinario Università Palermo. Sono intervenuti: Michele Di Martino, Presidente ANC Sicilia, Dir. Museo Arma dei Carabinieri di Palermo, Nicola Paparella, prof. straordinario Università

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Telematica Pegaso, Ezio Del Gottardo, prof. associato Università Internazionale Roma, Elina Gugliuzzo, Università Telematica Pegaso, Angela Perucca, prof. Università telematica Pegaso, Andrea Tarantino, prof. Università telematica Pegaso, Giuseppe Reale, prof. Università telematica Pegaso, Simona Iannaccone, prof. Università telematica Pegaso, Salvatore Sansone, prof. Università telematica Pegaso, Clorinda Sorrentino, prof. Università telematica Pegaso. Dopo la conclusione si è svolta la visita al Museo dell'Arma dei Carabinieri di Palermo.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO A Palermo la XV Giornata Nazionale della Formazione promossa dall’AIF: “Dal Sistema Duale alla valorizzazione del capitale umano” 1 1 m a g gi o 2 0 1 8 La piena attuazione del Sistema Duale, il modello formativo integrato tra scuola e lavoro realizzato attraverso la collaborazione tra istituzioni formative e imprese, è stato l’argomento su cui l’Associazione Italiana Formatori ha voluto richiamare l’attenzione degli operatori e della comunità scientifica nel corso della XIV edizione della Giornata Nazionale della Formazione che si è svolta a Palermo nel 2017. Il tema, di alto interesse nazionale, torna ad essere affrontato e ampliato durante i lavori della Giornata della Formazione 2018, che si sono svolti venerdì 11 maggio 2018, attraverso cui l’Aif ha inteso continuare l’approfondimento delle tematiche problematiche già emerse al fine di definire concretamente le opportunità offerte dall’impianto di sistema. L’AIF, con l’organizzazione della Giornata della Formazione 2018, i cui lavori si sono svolti presso l’Auditorium Università Pegaso in via Maqueda 383 a Palermo, ha inteso continuare l’approfondimento delle tematiche/problematiche già emerse al fine di definire concretamente le opportunità offerte dall’impianto di sistema. Ma si è inteso andare oltre: con il coinvolgimento dei vari stakeholders e sotto la guida del Ministero del Lavoro si è voluto creare un momento di ulteriore confronto che sia anche punto di ripartenza per stimolare gli attori dei vari territori ad incontrarsi per comprendere le esigenze reciproche e accompagnare i giovani a disegnare un proprio futuro coerente con il disegno di futuro delle comunità di riferimento.

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I saluti di benvenuto da parte di Maurizio M i l an – Presidente Nazionale AIF, Alessandro Bianchi – Rettore Università Pegaso Salvatore Cortesiana – Presidente Delegazione AIF Sicilia. Hanno relazionato: “Il futuro della formazione” Roberto Lagalla – Assessore Istruzione e Formazione Professionale Regione Siciliana, “I Parte – la Scuola e l’Alternanza – Focus sull’alternanza scuola lavoro a un anno dal Convegno di Palermo 2017: problemi aperti e soluzioni consolidate” Rosaria Pipia – Dirigente Generale Dip. Funzione Pubblica e Personale Regione Siciliana Rosa D’Elia – Psicologa del lavoro Referente Nazionale AIF Scuola Antonia Rosetto Ajello – Docente Liceo E. Fermi – S. Agata di Militello e Referente AIF Scuola Delegazione Siciliana Marcella Corso – Azienda Ospedaliera U.I., Verona Alberto Costa – Azienda Ospedaliera U.I., Verona Viviana Olivieri – Formatrice (Video presentazione) Cristina Melis – Formatrice ed esperta in orientamento scolastico e professionale, Cagliari Maria Grazia Grisinelli – Docente e Referente A.S.L. Liceo «T. Gargallo», Siracusa

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II Parte – Università, E-learning, sviluppo IV Parte – Dibattito - Progettazione di nuove competenze e figure professionali Riflessioni emergenti Sono intervenuti: Danilo Iervolino – Presidente Università Calogero Di Carlo – Responsabile Telematica Pegaso Nazionale sedi esame Università degli Mario Emanuele Alvano – Segretario Studi Pegaso Generale Anci Sicilia Antonino Cangemi – Dirigente Regione Rosaria Miano – Presidente Osservatorio Siciliana sulle Pubbliche Amministrazioni Matteo Zocca – Formatore, Facilitatore e Maria Lucia Serio – Consulente Area Consulente, Bologna Formazione CESV Messina Anna Malaguti – Responsabile Servizio Lucrezia Piraino – Consulente filosofico Formazione Comune di Venezia Cettina Mazzamuto – Formatrice, Coach in Xenia Francesca Palazzo – Atleta Omega Healing Paraolimpionica (Video presentazione) Arianna Corossi – Responsabile Servizio III Parte – Orientamento alla scelta Formazione Comune di Trieste universitaria o formazione professionale – Domenico Aiello – Docente Liceo Classico metodologie di professional career e di «F. Scaduto», Bagheria (PA) placement Interventi dei partecipanti Carmelo Pappalardo – Direttore C.O.F. e Coordinatore: Salvatore Cortesiana – Placement Università degli Studi di Presidente AIF Delegazione Siciliana Catania Giacomo Prati – Formatore, Facilitatore e Moderatori: Antonino Pusateri - Giuseppe Consulente, Bologna C a ra m m a – Direttivo AIF Delegazione Paola Moscatt – Docente Liceo «Orso Siciliana; Antonella Marascia – Segretario Maria Corbino», Siracusa Generale Comune di Mazara del Vallo – Sonia Careddu – Formatrice ed esperta in Direttivo AIF Delegazione Siciliana orientamento scolastico e professionale, Lipari Conclusioni Maurizio Milan – Presidente Nazionale AIF

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO Nella sede romana di Palazzo Faletti dell’Università Telematica Pegaso si discute di Sport e Diritto

A seguire le relazioni di: Gerardo Mastrandrea, presidente della Sezione del Venerdì 4 maggio alle ore 15:30, presso la Consiglio di Stato - Giudice Sportivo serie sede dell’Università Telematica Pegaso di A; Francesco Fimmanò, ordinario di Diritto Palazzo Falletti, in via Panisperna n°207 a commerciale dell’Università degli Studi del Roma, si è tenuto il convegno “La Molise e direttore scientifico specificità dello sport nel diritto vigente”. dell’Università Telematica Pegaso; Mattia All’incontro - moderato da Francesca Mite, Grassani, avvocato esperto in Diritto ricercatrice Diritto privato dell’Università sportivo; Piero Sandulli, ordinario di Telematica Pegaso e componente della Diritto processuale civile dell’Università Corte Federale d’Appello della FIGC - sono degli Studi di Teramo e presidente della intervenuti: Danilo Iervolino, presidente Corte Sportiva d’Appello della FIGC; dell’Università Telematica Pegaso; Michele Colucci, presidente onorario Alessandro Bianchi, rettore dell’Università dell’Associa-zione Italiana Avvocati dello Telematica Pegaso; Giovanni Di Sport e direttore dello Sports Law and Giandomenico, rettore emerito e preside Policy Centre. della Facoltà di Giurisprudenza Le conclusioni sono state affidate a dell’Università Telematica Pegaso; Giuseppe Tesauro, presidente emerito Calogero Di Carlo, responsabile nazionale della Corte Costituzionale.“ delle sedi d’esame dell’Università Telematica Pegaso; Vito Riggio, presidente www.romatoday.it dell’Ente Nazionale per l'Aviazione Civile. 0 4 m a ggi o 2 0 1 8

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO UniPegaso, Rutelli all'inaugurazione dell'anno accademico: l'Italia è esempio 23 aprile 2018

“L’Italia è il Paese che nel mondo ha saputo difendere più degli altri il patrimonio culturale dell’umanità. Si tratta di una funzione che detiene da sempre ed esplica con diverse missioni internazionali: è il caso dei caschi blu della cultura, istituiti per preservare le opere d’arte, simbolo d’identità dei popoli e dell’esperienza umana”.

del nostro Paese e segnatamente, del Mezzogiorno e di Napoli, è affidata anche all’intreccio di tutti questi fattori”. “A distanza di dodici anni dalla fondazione – ha sottolineato il presidente dell’Università Telematica Pegaso, Danilo Iervolino – la sfida è stata vinta. Oggi siamo la più grande università telematica d’Italia, la più contaminativa, innovativa, democratica, nella quale docente e discente dialogano in modo costante. Un’università che intende ridurre le diseguaglianze culturali e sociali, promuovendo l’ingresso nel mondo del lavoro grazie a competenze e formazione”.

“La cerimonia – ha commentato il rettore Alessandro Bianchi – rappresenta un momento di riflessione interna, ma anche l’opportunità per mettere in relazione il mondo accademico con le istituzioni. Oggi Francesco Rutelli con è inoltre l’occasione per presentare il il prof. Calogero Di Compendio di Autovalutazione, un valido Carlo strumento per stabilire il valore della ricerca e della didattica dell’ateneo”. “Abbiamo tracciato – ha concluso il direttore generale Elio Pariota – un bilancio degli anni precedenti e le linee programmatiche per quello a venire. Nel Lo ha dichiarato Francesco Rutelli, 2017 l’ateneo ha ricevuto la visita presidente dell’Associazione “Incontro di dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Civiltà”, durante la lectio magistralis dal sistema Universitario e della Ricerca che si titolo “Difendere il Patrimonio Culturale è conclusa positivamente. Per il futuro, dell’Umanità. La leadership italiana nella invece, guardiamo con grande interesse ai di pl om a z i a Culturale”, presentata in mercati e territori internazionali ” (...). occasione della cerimonia di inaugurazione www.ildenaro.it dell’Anno Accademico dell’Università Telematica Pegaso, che si è tenuta oggi presso il Complesso Monumentale di Santa Chiara a Napoli. “È necessario però – ha aggiunto Rutelli – mettere a sistema il patrimonio culturale millenario dell’Italia e la contemporaneità. Mi riferisco ad esempio all’industria del design, al cinema e alla moda, ma anche all’agroalimentare, settori fondamentali per il turismo. Infatti, la ripresa economica Issue 1

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PulciNellaMente - "Premio speciale in ricordo di Antonio ed Angelo Iervolino" 23 aprile 2018 PulciNellaMente – Durante, Jommelli e Cimarosa: grandi musicisti nati lungo la Via Atellana, protagonisti del convegnoconcerto di domenica al Palazzo Ducale di Sant’Arpino. Nell’ambito della manifestazione PulciNellaMente, giunta ormai al suo ventennale, si è svolto domenica un appuntamento davvero straordinario, per l’importanza storica dei personaggi protagonisti del convegno, dei suoi relatori, e dei premiati a fine convegno. Una mattinata irradiata da un sole che prepotente rivendica il suo tempo, un luogo storico e affascinante come ilPalazzo Ducale sito nel centro storico atellano, hanno fatto da proba cornice ad un appuntamento che andrebbe riprodotto con frequenza dato il patrimonio artistico, storico, culturale di cui sovente si dimentica. Protagonisti i musicisti Francesco Durante, Niccolò Jommelli e Domenico Cimarosa, spesso offuscati da istituzioni orbe e che altrove invece sono fari musicali immortali della scuola napoletana. A tal proposito le sinergie di PulciNellaMente si sono adoperati per far confluire in una mattinata esperti relatori che hanno dipanato le nebbiose notizie sui predetti nomi e introdotto con dotta maestria anche se per il poco a tempo a disposizione, su quanto hanno lasciato di tangibile nella storia della musica e della cultura, non per ultimo alla collettività in cui ebbero i natali. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Sant’Arpino, Giuseppe Dell’Aversana, del direttore artistico di PulicNellaMente Elpidio Iorio; Lorenzo Fiorito, Dario Ascoli, Stefano Valanzuolo, critici musicali di rilievo e Piero Viti, direttore artistico del Premio Internazionale “D. Cimarosa”, hanno accreditato con ardore i nomi illustri di Francesco Durante, compositore nato a Frattamaggiore, Niccolò Jommelli comIssue 1

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positore nato ad Aversa e Domenico Cimarosa anch’egli aversano di nascita.

Durante il convegno è stato conferito anche il “Premio Speciale in ricordo di Antonio e Angelo Iervolino” padre e fratello di Danilo Iervolino, presidente dell’Università Telematica Pegaso, scomparsi prematuramente. Lo stesso Danilo Iervolino ha voluto ricordare della sinergia nata da principi e valori condivisi col premio PulciNellaMente – oramai giunta alla quarta edizione – assegnando il premio ad una personalità che vanta una intensa attività scientifica e didattica come testimoniano i numerosi articoli e saggi pubblicati: il professor Giuseppe Saccone. Presente alla premiazione il garante etico di PulciNellaMente, il magistrato Nicola Graziano.

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U ni e ol e e d U ni p e g a s o una op p ort uni t à p e r l e E ol i e 20 aprile 2018 di

altissimo

profilo.

Quindi un’università telematica che garantisce la massima flessibilità nello studio, cui si sono aggiunti anche caratteri di materialità. Un’università che si può toccare con mano, attraverso le sedi, grazie ad un contatto diretto con i Tutor e i Docenti, e partecipando a seminari e convegni di altissima qualità.

Arrivare a Lipari, “un’isola nell’isola”, significa che UniPegaso anche oggi ha raggiunto uno dei suoi principali obiettivi; portare la formazione universitaria in ogni luogo e permettere a tutti, soprattutto chi non ha le possibilità di trasferirsi fuori sede, di studiare e di conseguire la laurea. Così ha esordito il Dr Rocco Guerriero, Responsabile PR Rete Olympo-Unipegaso, il quale ha proseguito evidenziando come Unipegaso non solo rappresenta un’università a “km zero”, ma anche un’università sociale e delle pari opportunità che con le migliori tariffe sul mercato, pur preservando la massima qualità formativa, permette a tutti di poter coronare il sogno della laurea; in modo particolare, vista la presenza di tanti studenti delle scuole superiori, è stato spiegato il programma “futuro sicuro” elaborato per venire incontro alle esigenze dei neo-diplomati. Unipegaso nasce nel 2006 sull’esempio della formazione e-learning che già da decenni viene erogata nei paesi più evoluti del mondo anche se, come sottolinea il Dr Guerriero, Unipegaso ha voluto conservare dei caratteri “italiani”, per contrastare l’eventuale diffidenza che una telematica avrebbe potuto avere nel nostro paese, ed in particolare una capillarità territoriale, con oltre 500 poli didattici, il pregio storico e artistico delle 73 sedi di esame e docenti Issue 1

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L’intervento è proseguito con una presentazione dell’offerta didattica. Non solo i 10 Corsi di Laurea, cui sono stati spiegati soprattutto gli sbocchi occupazionali, ma anche 138 Master di 1° e 2 livello tenuti dai migliori Docenti del panorama nazionale e internazionale, 64 Corsi di Alta formazione professionalizzanti per i neo-diplomati, 9 Accademie, 3 Certificazioni. In conclusione un augurio di buon lavoro a questo nuovo ECP, composto da uno gruppo di imprenditori visionari e di professionisti di qualità, che faranno sicuramente crescere Unipegaso anche nelle Eolie e che saranno un ottimo supporto per gli studenti dell’isola. Infine il Dr Guerriero ha salutato i presenti a nome del Prof. Calogero Di Carlo, responsabile nazionale delle Sedi di esame Unipegaso, che a causa di impegni istituzionali non è riuscito ad essere presente, ma che ha promesso di essere al più presto sull’isola per dare continuità ad eventi come questo.

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Novità dal mondo UNIVERSITARIO CALTAGIRONE - sessioni laurea 16, 17 aprile 2018

Palazzo Ceramico. Si è svolta per la prima volta a Caltagirone la cerimonia delle sedute di laurea dell'Università Telematica Pegaso. L'evento ha coinvolto circa 100 di studenti provenienti da ogni parte d'Italia presieduta dal prof. Raffaele Bonanni e dal prof. Calogero Di Carlo, responsabile nazionale delle sedi d'esame Pegaso. E' un momento significativo per Caltagirone, il riconoscimento della centralinità di un territorio con precise eculiarità culturali che manifesta grandi entusiasmi." Così Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Csl, presidente della

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commissione di laurea. A margne degli esami Bonanni si è intrattenuto cn i cronisti, compiendo un'analisi della situazione italiana. Il responsabile nazionale delle sedi d'Esame, Calogero di Carlo, ha sottolineato che "i risultati eccellenti raggiunti da Upegaso, con le tante nuove sedi, stanno dando l'opportunità a tiutti i giovani di conseguire un titolo di studio non più a km zero ma addirittura sotto casa. E in questo modo svolgiamo una non indifierente funzione anche sociale".

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Devolvi il 5 x mille all'Università Telematica Pegaso

Grazie alla generosità del contributo di quanti hanno voluto devolvere il 5x1000 per il finanziamento della Ricerca Scientifica all’Università Telematica Pegaso, l’Ateneo ha potuto sostenere e promuove lo sviluppo dell’Istruzione e della Ricerca nazionale ed internazionale, anche e soprattutto attraverso lo scambio culturale tra i diversi Paesi e la collaborazione con gli Atenei di maggiore prestigio dell’area comunitaria e non. Conferenze, convegni, pubblicazioni inedite e scambi culturali in ambito comunitario ed extracomunitario, sono la testimonianza dell’operato di un soggetto attivo e vivo nel mondo della Ricerca scientifica italiana e straniera. Anche per l’anno in corso l'Università Telematica Pegaso rientra fra i soggetti beneficiari del 5 x mille che ciascun contribuente può destinare per il finanziamento della Ricerca Scientifica e dell’Università nella dichiarazione dei redditi sul CUD o 730 o Modello Unico persone fisiche. La procedura richiesta è molto semplice. Per devolvere il 5x1000 all’Università Telematica Pegaso occorre semplicemente: Compilare la scheda CUD, il modello 730 o il modello Unico; Firmare nel riquadro indicato come "Finanziamento della Ricerca scientifica e dell’Università”;

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SEDE DI PALERMO

I S CRI ZI O N I AP E RTE L’A Accademia Forense nasce con l’ambizioso obiettivo di fornire al mondo dell’Avvocatura uno strumento didattico/formativo di attività in ambito multidisciplinare del Diritto tese all’aggiornamento ed alla formazione del Professionista moderno, in un’ottica di crescente specializzazione del sapere imposta dagli ordinamenti sovranazionali e dall’andamento del mercato. . L’unica Accademia Forense on-line partecipata da 107 docenti provenienti da 40 Università! Si tratta di Master di II livello, vero e proprio punto di riferimento a livello nazionale per la specializzazione e l’aggiornamento professionale nelle varie discipline giuridiche. Si compone di vari ambiti formativi di notevole interesse, sia in termini di moduli didattici, svolti da Docenti di elevata e riconosciuta professionalità (clicca il link per visionare elenco dei Docenti) http://www.accademiaforensepegaso.it/i-docenti-dell-accademia/ co on esperienza a livello internazionale, siia come strumenti e tecniche che trasmette al discente, immediatamente spendibili nel mondo delle professioni ad alto valore innovativo. I Master sono destinati a tutti coloro che sono in possesso di un diploma di Laurea quadriennale, Laurea di II livello (3+2) e/o del previgente ordinamento Laurea Magistrale ed in particolare a tutti i laureati “PEGASO -CESD” che durante il “quinquennio” hanno conseguito la Laurea Magistrale (Vds. Progetto Siena ecc.). Possono, altresì, iscriversi al Master coloro i quali sono iscritti all’Albo degli Avvocati, una delle professioni in continuo aggiornamento, o coloro che sono abilitati alla professione, compresi i praticanti avvocati, abilitati all’esercizio della professione forense e/o non ancora iscritti all’Ordine degli Avvocati. Il titolo che si consegue al termine del Master è: Diploma Universitario Master Biennale di II livello, con il riconoscimento di 60 CFU. Ha la durata di due anni accademici per un numero complessivo di 1500 ore. Si può inoltre usufruire del permesso dedicato al diritto allo studio per un totale di 150 ore annuali. Ebbene, La Pegaso da oggi, ci consente di diffondere tale opportunità di formazione sull’aggiornamento professionale, ad un costo pari a € 600,00 anziché € 850,00 + 50,00 perbollo. I master di specializzazione • Diritto di famiglia, dei minori e delle persone; • Diritto commerciale; • Diritto amministrativo; • Diritto e Processo Penale; • Diritto delle responsabilità civile e delle assicurazioni; • Diritto industriale e della concorrenza; • Diritto della navigazione e dei trasporti; • Diritto del lavoro; • Diritto e Processo Tributario; • Diritto dell’Unione Europea. Si avvia un progetto di ampia divulgazione dell’Accademia Forense la cui responsabilità per la ricerca ed analisi è stata affidata al Prof. Calogero Di Carlo. Per info e dettagli: calogero.dicarlo@unipegaso.it - coord.palermo@unipegaso.it - infocesd@unipegaso.it 091/7654200 - 3318682197

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Master in "Criminologia e Studi Giuridi Forensi-MA668" a.a. 17/18 - iscrizioni sempre aperte Le precedenti edizioni del master 56 + 78, 100, 127, 213, 240, 297, 391, 451 che si accingono ad iscriversi, quasi tutti, al V anno della Facoltà di Giurisprudenza, ed il 541 (IV edizione in corso) hanno riscosso un notevole successo, oltre ogni aspettativa grazie alla vostra fiducia che continuate ad accordarci. Prima di Voi, oltre 9600 iscritti, hanno usufruito di questo straordinario Master, che ha visto come protagonisti dei pregiatissimi professori e illustrissimi professionisti nel campo criminologico, di fama Nazionale quali: il prof. Calogero Di Carlo, direttore accademico del master; il Prof. Paolo Procacciante, Direttore Medicina Legale, Università degli Studi di Palermo; il Generale Div. CC Nicola Ragetti, già Comandante del RACIS; il Prof. Nicola Malizia, Criminologo, Docente Università degli Studi Kore di Enna; il Cap. Pietro Maida – Comandante Sez. Chimica – Esplosivi e Infiammabili- del RIS Carabinieri di Messina; il Prof. Rosario Bianco, Docente Università Pegaso; il Prof. Francesco Fimmanò, Docente e Presidente Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Telematica Pegaso e tanti che si sono susseguiti ed interscambiati, nell’illustrare le avvincenti materie oggetto di studi. In particolare durante le lezioni sono stati trattati i seguenti moduli: Il Criminologo Prof. Nicola Malizia, docente presso l’Università degli studi di Palermo e la Kore di Enna: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

INTRODUZIONE ALLA CRIMINOLOGIA MODERNA IL BULLISMO SESSUOLOGIA CRIMINALE MOBBING CRIMINOGENO SERIAL KILLER CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA NELLA DONNA SONNAMBULISMO OMICIDIARIO SETTE SATANICHE ED IMPLICAZIONI CRIMINOLOGICHE

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Il Generale di Divisione, già comandante del RACIS Carabinieri, Dott. Nicola Raggetti, docente in diverse università italiane: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

IL SOPRALLUOGO ED IL REPERTAMENTO ( 3 LEZIONI) IMPRONTE ( 4 LEZIONI) BALISTICA ( 4 LEZIONI) BIOLOGIA (2 LEZIONI) CHIMICA (2 LEZIONI) DVI : DISASTER VICTIM IDENTIFICATION (1 LEZIONE)

La criminologa Avv. Dott.ssa Clelia Gorga, tutor di questo master: 1. 2. 3. 4.

ELEMENTI PRATICI DI CRIMINOLOGIA STALKING LA VITTIMOLOGIA CRIME PROFILING.

Dott. Tommaso Comunale, università Forlì: 1. 2. 3. 4.

LA NASCITA DELLA CRIMINOLOGIA L'APPROCCIO POSITIVISTA ALLO STUDIO DELLA CRIMINALITA' LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE I LE PRINCIPALI TEORIE SOCIOLOGICHE DELLA DEVIANZA – PARTE II -

Alla luce di quanto sopra, per far fronte ed esaudire richieste sempre più esigenti, oggi a Voi, più fortunati, viene offerto per l’anno 2016/2017, il Master in “Criminologia e Studi Giuridici e Forensi" in sigla MA541 (4 ed.) per una durata di 1925 ore corrispondenti a 77 CFU, che consente la prosecuzione

degli

studi

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Corso

di

Laurea

Magistrale

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Giurisprudenza.

Per maggiori informazioni: 0081 18893962 – 091 7654200 - 3318682197 mastercesd@unipegaso.it - coord.palermo@unipegaso.it (di carattere amministrativo e didattico)

comunicazioni@cesd-onlus.com (di carattere generale, logistiche/organizzative)

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E f f e t t o T re Co.Bo.Di.

Com'è la scuola italiana oggi: viaggio tra i tanti vizi e le poche virtù I professori sono pagati poco, soffocati dalla burocrazia, esposti alle tensioni sociali e agli attacchi di studenti e genitori. L'aggiornamento professionale è carente e i più bravi non sono valorizzati. Eppure molti fanno il loro mestiere con passione ed entusiasmo In un vecchio film in bianco e nero del 1946, Mio figlio professore, nel meraviglioso palazzo del liceo Visconti di Roma, Aldo Fabrizi è un bidello vedovo che cresce un figlio cercando di farlo studiare e farlo diventare professore, il sogno della sua vita: ci riesce, e alla fine del film il giovane professore, in giacca e cravatta, è in cattedra a insegnare latino nella stessa scuola in cui lui è bidello. Il film presenta un mondo passato, quello dell'insegnante è un lavoro che ben pochi genitori augurerebbero oggi a un figlio. La professione di insegnante è difficile, poco remunerativa, molto esposta alle tensioni sociali, spesso contestata dagli studenti e dai genitori. Però è anche un lavoro che

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può dare soddisfazioni straordinarie, e che molti insegnanti vivono con passione ed entusiasmo.

Maggio 2018 Riassumendo

Pag. 1 - Com'è la scuola italiana oggi: viaggio tra i tanti vizi e le poche virtù Pag. 5 - ARMA Pag. 21 - RAPPRESENTANZA Pag. 22 - ATTUALITA' NEWS Pag. 41 - CESD Pag. 42 - RUBRICHE

Chi sono gli insegnanti oggi Nell'aula magna della scuola, al collegio docenti, mi guardo attorno e osservo i miei colleghi. Tante signore con i capelli tinti, qualche ragazza giovane, rarissimi gli uomini. I docenti, dicono le statistiche del ministero, sono nell'80 per cento donne e hanno un'età media di 54 anni, gli insegnanti maschi al di sotto dei 34 anni sono solo lo 0,3 per cento del totale. Molte le docenti in jeans, negli ultimi anni è raro vedere pellicce e gioielli, come capitava in passato, continua

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quando molte insegnanti erano mogli di professionisti abbienti. Oggi è più frequente trovare coppie di insegnanti che vivono in condizioni difficili, e che devono fare grande attenzione alle spese. Una coppia di colleghi racconta di aver lasciato ai figli la loro camera da letto, mentre loro, che sono più ordinati, si devono accontentare del divano letto in soggiorno. Io ho insegnato a lungo a Milano, ove molte colleghe provengono da regioni del Sud, e affittano una stanza, talvolta solo un letto: dallo stipendio iniziale di circa 1.200 euro mensili, mettono da parte i soldi per tornare ogni tanto nei luoghi di origine. Quelle di loro che hanno lasciato bambini ai mariti o ai nonni a migliaia di chilometri utilizzano le tante possibilità di congedi per tornare in famiglia, creando di fatto seri problemi alla vita delle classi. Le statistiche ministeriali dicono che lo stipendio medio lordo degli insegnanti non arriva ai 24 mila euro l'anno; questo dato spiega in modo molto crudo, specie confrontandolo con gli stipendi di altri Paesi europei, perché gli insegnanti hanno perso lo status sociale che avevano nell'Italia del dopoguerra. La burocrazia Uno dei maggiori drammi dei docenti di oggi è la burocrazia: programmazioni di classe o individuali, moduli da riempire per ogni evento anomalo, registrazione dettagliata di ogni attività, votazione, verifica, lavoro in classe. Molti docenti si preoccupano più delle carte che della didattica, come se la completezza della documentazione potesse garantire automaticamente la qualità del lavoro con i ragazzi. Purtroppo spesso la programmazione consiste nel copiare testi ed elenchi di parole chiave da documenti fatti in altre scuole o da internet, ma poi non viene seguita. Le carte sono poi rese complicate dal mito della collegialità che regna a scuola: tante carte debbono essere riempite da tutti i docenti insieme, ma di fatto nelle riunioni comuni spesso capita solo di ratificare e ricopiare decisioni già prese, come per il voto o il giudizio per la condotta. Negli ultimi anni di insegnamento nella scuola secondaria di primo grado, ho sofferto in particolare agli esami finali: una decina di docenti deve ascoltare gli orali, abbastanza scontati nei loro esiti, di tutti Page 2

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gli studenti, senza l'organizzazione di sottocommissioni come capita perfino all'università: centinaia di ore che potrebbero invece essere dedicate, durante l'anno, a progetti didattici comuni per i quali invece non c'è mai abbastanza tempo. La formazione e l'aggiornamento A scuola girano tante circolari ma pochi libri: si discute di qualche romanzo, di qualche libro di pedagogia. Alcuni docenti non leggono, non vanno alle mostre, ai concerti o a teatro, e la loro cultura è ferma agli anni ormai lontani del loro liceo o dell'università. Accanto a loro, ci sono docenti che dedicano interi pomeriggi a corsi e laboratori di aggiornamento: ne incontro molti nei seminari e laboratori dove, come linguista, mi occupo di didattica della grammatica e della scrittura. Prendono appunti, creano esercizi, studiano le bibliografie consigliate; alcuni si fanno vivi a distanza di tempo per commentare i loro successivi lavori in aula. Ho insegnato sette anni Scienza dell'educazione all'Università statale di Milano-Bicocca nei corsi di formazione insegnanti; lavoro molto interessante ma faticoso, in grandi aule con 180 insegnanti generalmente precari. Dato che mi rivolgevo a persone perlopiù con esperienza di insegnamento, evitavo lunghe spiegazioni teoriche, e piuttosto proponevo loro progetti e tesine da raccontare ai colleghi in aula, oppure suggerivo approfondimenti su libri o su siti. Alcuni di loro erano entusiasti e seri, capaci di fare presentazioni strepitose e professionali: mi bloccavano al termine della lezione o durante gli intervalli per discutere e approfondire. Alcuni di loro, invece, erano imbarazzati e incapaci di parlare in pubblico. Erano aspiranti insegnanti con doti comunicative veramente scarse, cui alla fine davo una bassa valutazione. C'era la consapevolezza, mia e loro, che sarebbero comunque entrati nei ruoli non in base al loro impegno, ma in base agli strani scherzi del destino, alle fortune che premiano categorie di alcuni anni e di alcune aree a danno di altre. Purtroppo nella scuola c'è scarsa meritocrazia: tutti i tentativi di differenziare gli stipendi e la carriera in

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base alle competenze e all'impegno sono finora falliti, un po' per spinta dei sindacati, un po' per una diffusa mentalità egualitaria. È vero che valutare i docenti è difficile, ma sarebbe bello vedere maggiori riconoscimenti e premi per i docenti più in gamba. Metodologie didattiche Passando nei corridoi delle scuole, attraverso le porte aperte, mi piace osservare lo stile dei docenti. Diversi sembrano fare lezioni tradizionali con i banchi disposti in file e lunghe spiegazioni in cui gli studenti intervengono raramente, cui probabilmente seguono compiti noiosi da svolgere a casa. Ma ce ne sono altri molto creativi e fantasiosi, capaci di costruire attività di gruppo che rendono la didattica molto coinvolgente. Ho ammirato una collega di francese che ai suoi studenti faceva descrivere in lingua casette di cartone colorate e arredate, in cui ambientavano le più diverse avventure; e che alla festa della scuola faceva presentare in francese ai genitori e ai compagni delle altre classi le ricette delle crêpes con la Nutella, con degustazione collettiva finale! Una collega di lettere era capace di trasformare la grammatica in un magnifico gioco, allenando i suoi ragazzi per le Olimpiadi dell'italiano. Per quanto riguarda le cosiddette nuove tecnologie, sono sempre più numerosi i colleghi che usano video e internet: per esempio, alternano la lettura di testi tradizionali con la visione di film tratti dai libri, sfruttano i motori di ricerca per estrarre informazioni che completino lo studio delle materie oppure utilizzano i gratuiti e veloci dizionari on line al posto di quelli cartacei. Per quanto riguarda le nuove metodologie didattiche, alcuni docenti si lanciano nella cosiddetta classe capovolta (flipped classroom) con cui gli studenti studiano un argomento in modo autonomo, da soli o in gruppo, e poi sono loro a spiegarlo alla classe: lo studio diventa così molto più divertente. Gli insegnanti di sostegno I miei colleghi preferiti sono gli insegnanti di sostegno: nella scuola secondaria di primo grado sono spesso tanti quanti gli insegnanti di lettere. Il loro numero negli ultimi anni è molto aumentato anche per la Page 3

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tendenza a medicalizzare qualsiasi problema degli studenti: alle certificazioni di handicap si sono aggiunte diagnosi sempre più numerose di dislessia e di altre difficoltà di apprendimento. Gli insegnanti di sostegno hanno le più diverse formazioni, che per esempio includono diplomati in violino, in design e all'Isef. Purtroppo per la maggioranza di loro il lavoro nel sostegno non è una scelta, ma un ripiego per la scarsità di posti nelle loro aree disciplinari, ma il loro impegno è sempre ammirabile. Gli insegnanti di sostegno mi piacciono perché sono i docenti con più competenze in pedagogia, dovute alla loro specializzazione; mi piacciono per la loro disponibilità a progetti interdisciplinari in cui usano il loro background culturale per sviluppare progetti di classe, valorizzando i ragazzi da loro seguiti nel sostegno. Io insegnante di lettere ho trovato bellissimo, per esempio, organizzare mostre di disegni dei ragazzi che illustravano L'isola del tesoro di Stevenson o L'inventore di sogni di Mc Ewan con la collega del sostegno diplomata a Brera, oppure costruire il blog di classe con il collega di musica esperto di musica elettronica e informatica. La difficoltà di insegnare Insegnare oggi è più difficile che in passato. Da una parte, gli studenti sono costantemente distratti dall'uso dei cellulari, protagonisti di casi eclatanti di cronaca quando riprendono fenomeni di teppismo, ma di fatto sempre presenti come causa di distrazione. Dall'altra, gli studenti sono sempre meno rispettosi dell'autorità e sempre più ribelli. Come conseguenza, in molte situazioni l'insegnante disperde la maggior parte delle sue energie a costruire un contesto scolastico in cui sia possibile svolgere una qualsivoglia attività. La cronaca riporta tanti casi di studenti bulli, ma anche alcuni casi di genitori bulli che, per esempio, aggrediscono i prof solo perché ha punito il figlio che parlava troppo e dava fastidio agli altri. I genitori sono spesso il vero incubo dei docenti: vogliono intervenire sul metodo, sul programma, sui voti, sulle punizioni. Il docente è lasciato solo, dato che si è rotto il patto generazionale con i genitori: un

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tempo i genitori si schieravano coni docenti e si fidavano del loro giudizio, oggi invece sono spesso alleati dei figli, cui vogliono eliminare ogni difficoltà e ogni frustrazione. Di fronte ai tanti episodi di bullismo nelle scuole ci si chiede se la colpa sia degli insegnanti e che cosa questi possano fare. Ho studiato negli ultimi anni il contrasto sempre più aspro tra insegnanti e genitori e sono arrivata alla conclusione che sono i genitori prima di tutto a dover cambiare. Innanzitutto bisogna tenere presente che i ragazzi stanno a scuola tra il 20 e il 25 per cento del tempo in cui sono svegli, il resto lo passano a casa o in altri luoghi - il campo di calcio, i social, la strada. Il tempo che i ragazzi passano con i genitori è enorme: è la famiglia che più di tutto può sviluppare nei giovani fin da bambini l'empatia, la capacità di immedesimarsi negli altri ed essere generosi. Nel libro Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio mostro che i genitori devono riflettere sul loro stile educativo: permettere tutto ai figli subito li rende egocentrici e incapaci di lottare; togliere loro ogni difficoltà, dalla fatica al brutto voto, li rende fragili e indifesi. I genitori devono smettere di fare i loro avvocati e iniziare ad avere fiducia e ad allearsi con i docenti. Solo così i professori potranno lavorare senza l'ostilità dei ragazzi in classe.

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Come avere grandi prof Suggerirei oggi il mestiere di insegnante a un giovane? Sì, se gli piacciono i ragazzi con tutto il disordine della loro età, e se vuole dare loro valori e il buon esempio. Ricordo ore emozionanti nelle mie classi, in sintonia con gli studenti che scrivevano, leggevano, disegnavano, facevano schemi e discutevano in modo costruttivo. È davvero un bel lavoro: ma al momento non dà uno status sociale, il percorso di entrata è una lunga corsa a ostacoli senza regole certe e prospettive di carriera. Chi può attrarre? Sicuramente chi ha una grande vocazione, ma non le persone ambiziose e che vogliono guadagnare bene. I professori sono davvero importanti per i nostri figli e per il nostro futuro: alla politica va richiesto un serio impegno per ridare prestigio ai professori. Il percorso di assunzione deve essere rapido, con concorsi selettivi per titoli, esami e prove attitudinali; la formazione iniziale deve essere seria e l'aggiornamento deve essere incentivato; impegno, creatività e personalità vanno premiati, e i salari vanno portati al livello del Nord Europa. Maria Teresa Serafini

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ARMA

INTITOLAZIONE DELLA CASERMA DEI CARABINIERI DI RAGUSA IBLA ALL’APPUNTATO GIORGIO SCIFO, MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILE ALLA MEMORIA

21 aprile 2018 Dopo aver svolto il corso di istruzione presso la Legione Allievi CC di Roma, fu promosso Carabiniere a piedi il 15 gennaio 1946. Destinato alla Legione Carabinieri di Bari, vi prestò servizio fino al 14 settembre 1947, data in cui venne trasferito alla Legione CC di Messina , ove rimase sino al 8 luglio del 1963 Successivamente fu assegnato alle dipendenze della Legione CC Padova Reparto Sicurezza “Sito Pluto” di Vicenza. In data 2 settembre 1965 venne destinato alla Stazione Carabinieri di Breganze, in provincia di Vicenza. In quel comune, nel Si è svolta ieri, sabato 21 Aprile 2018, nel pomeriggio del 19 settembre 1969, Scifo piazzale antistante la Stazione Carabinieri venne a sapere che uno squilibrato si di Ragusa Ibla, la cerimonia di intitolazione aggirava per le campagne con un fucile della caserma alla memoria dell’Appuntato calibro 16, sparando all’impazzata, dopo Giorgio Scifo. aver già ferito il padre; l’appuntato Scifo non esitava ad affrontarlo rimanendo ferito Erano presenti alla cerimonia le autorità mortalmente. civili, militari e religiose regionali, Il gesto, immediato, dell’appuntato servì a provinciali e locali, l’Associazione Na- salvare le vite di altre persone. zionale Carabinieri, rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’Arma Per questo eroico sacrificio venne insignito delle altre FF. di PP. presenti sul territorio con la Medaglia d’oro al valor civile con la di Ragusa, rappresentanza del COBAR seguente motivazione: Carabinieri, alcune scolaresche e molti cittadini. “Comandante interinale di una Stazione Carabinieri, essendo stato informato che Madrina della manifestazione la signora un giovane si aggirava, sparando, nella Carmela Scifo figlia dell’App. Giorgio Scifo campagna circostante, affrontava da solo, M.O.V.C.. con alto senso del dovere ed ammirevole coraggio, lo squilibrato, che già aveva Dopo gli onori ai caduti, la consegna della ferito il proprio padre, e veniva, a sua Bandiera Nazionale al Comandante della volta, colpito a morte. Col suo generoso Stazione, Mar. Ord. Angelo Marco Antonio sacrificio suscitava la com m os s a Valenzisi, da parte del Sindaco Federico ammirazione dei cittadini. Breganze (VI), Piccitto; a seguire, lo scoprimento della 19 settembre 1969”.. targa commemorativa con la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile, www.novetv.com all’Appuntato Giorgio Scifo. L’Appuntato Giorgio Scifo, nacque a Modica il 26 maggio 1925 e venne arruolato nell’Arma dei Carabinieri il 14 luglio 1945.

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ARMA

Pieve ha un nuovo cittadino. È il generale Lui g i R ob us t o 29 aprile 2018

posto stuprandola. Chissà quale sarebbe stata la fine che avrebbero fatto fare alla Ha abbracciato tutti i suoi ex carabinieri ragazza se Robusto, seguendo le tracce ricordandone nomi e cognomi come se il lasciate dal sangue sulla neve, non avesse tempo non fosse passato. Non c’è niente da rintracciato i due violentatori. Ieri in fare: il generale di Corpo d’Armata Luigi Comune a Pieve c’era un sacco di gente a Robusto ha una memoria rigorosa che gli salutare il loro neo concittadino che nel deriva dal prestare attenzione e 1985 era un giovane capitano con tanta riconoscenza a tutto ciò che lo circonda. buona volontà e fiducia nel proprio lavoro. Proveniente da Messina, dove dirige il « Alla cerimonia hanno presenziato i generali Culquaber» con competenza su Sicilia e dell’Arma Riccardo Amato e Paolo Nardone Calabria, ha ricevuto dalle mani del e quello dell’Esercito Leonardo Bellacicco sindaco di Pieve di Teco Alessandro già cittadino onorario di Pieve. Facevano Alessandri le chiavi simbolo del paese e la gli onori di casa il comandante della targa che lo nomina cittadino onorario col Stazione Giulio Tortorolo e quello suo ex attendente Giorgio Bertonasco. La provinciale, Andrea Mommo. E poi c’erano comunità ha voluto ricordare il loro loro, i suoi ex carabinieri. Tanti, commossi, apporto fondamentale per la cattura, nel grati. gennaio 1985, di due stranieri che avevano attirato in trappola una quindicenne del www.lastampa.it

Nascono ufficialmente i Carabinieri Angeli del Fango d op o l ' a l l uv i one d e l 1 9 6 6 0 2 m a g gi o 2 0 1 8 a Firenze , ancora vivi su 700, e che potranno fregiarsi sulla divisa di apposito stemma/medaglia e sfilare come reparto autonomo nelle cerimonie militari e civili. In tutte le Forze Armate e di Polizia non esiste un riconoscimento simile ed è, dopo 52 anni il primo ricoscimento ufficiale in tal senso. Gli ex Allievi del 59° Corso sono venuti alla ribalta solo dopo 50 anni, grazie alle ricerce effettuate dai giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi, che hanno raccolto le loro testimonianze inedite pubblicate nel libro edito da Giunti Editore “Firenze 4 novembre 1966-L’Alluvione. Risorgere dal fango”. Ignorati nei Il generale Giovanni Nistri, Comandante precedenti anniversari gli ex Allievi si sono Generale dell’Arma dei Carabinieri, già rintracciati tramite il social network Comandante Provinciale dei Carabinieri di Facebook e si sono dati appuntamento a Firenze, con decreto ufficiale ha costituito Firenze in occasione delle celebrazioni del Anniversario aprendo il corteo la dizione ufficiale CARABINIERI ANGELI 50° DEL FANGO di cui potranno fregiarsi, dopo ufficiale, dopo la Messa celebrata dal 52 anni, gli oltre 100 ex Allievi Carabinieri continua della Scuola Sottufficiali di Piazza Stazione Page 6

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ARMA Cardinale Giuseppe Vetori, da Piazza Santa Croce a Ponte alle Grazie dove tutte le autorità cittadine hanno partecipato alla tradizionale cerimonia del lancio della corona in ricordo delle vittime della città e provincia. Una prima avvisaglia del riconoscimento si è avuta qualche settimana fa quando a Verona, in occasione del Raduno Nazionale dei Carabinieri, la Presidenza Nazionale, ha concesso ad una rappresentanza degli ex Allievi, in via del tutto eccezionale, di sfilare come reparto autonomo, forse sapendo del successivo riconoscimento ufficiale, giunto qualche giorno dopo (vedi foto acclusa) Il tempo passa ma questi ragazzi, che nel 1966 avevavo tra i 18 e i 22 anni (molti erano minorenni in quanto all’epoca si diventava maggiorenni a 22 anni) sono ancora pieni

di energia e voglia di combattere per i propri compagni che oggi non ci sono più ma che con loro, 52 anni fa, senza equipaggiamento, per due mesi, fino al Natale 1966 vegliarono h24, giorno e notte, assicurando la vigilanza e l’ordine pubblico in città, soprattutto la notte, evitando episodi di sciacallaggio, ma soprattutto, nella giornata del 4 novembre, salvando vite umane in piazza stazione; due di loro, non a caso, furono per questo insigniti della Medaglia d’Argento al Valor Civile, mentre altri non sono stati decorati soltanto perché le loro storie sono rimaste sepolte dal fango… fino ad ora

www.gonews.it

Ndrangheta, maxi operazione ad Asti: decine di arresti, estorsione, traffico di armi e di droga 0 3 m a g gi o 2 0 1 8 Si chiama operazione Barbarossa, l’inchiesta a cui ha lavorato il Nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Asti, e che ha portato all’arresto di 26 persone ad Asti e provincia, tutte affiliate alla ‘Ndrangheta, la nota e temuta mafia calabrese. Come da comunicato diffuso dalle forze dell’ordine, quasi 300 militari hanno dato vita questa mattina ad un blitz, per stroncare un’organizzazione che farebbe capo a Rocco Zangrà di Alba, collegato alle cosche di Vibo Valentia. L’indagine è nata nel 2015, e dopo anni di intercettazioni, appostamenti, indizi e prove raccolte, gli inquirenti hanno potuto mettere finalmente le mani sui malviventi. «I numerosi elementi raccolti conducono ad un’attività organizzata per commettere omicidi, rapine, estorsioni, furti, traffico di stupefacenti ed armi – hanno spiegato i carabinieri – abbiamo rilevato anche l’infiltrazione ed acquisizione diretta ed indiretta di diverse attività economiche astigiane operanti nel settore edile, agricolo-commerciale e sportivo». 60 gli indagati, mentre i fermati sono 26, fra cui Page 7

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Santo Giuliano Caruso, conosciuto a Castigliole.

uomo

molto

300 FORZE DELL'ORDINE IMPIEGATE Maxi operazione delle forze dell’ordine questa mattina ad Asti, nel sud del Piemonte. Trecento carabinieri, provenienti anche dalla Valle d'Aosta, hanno arrestato decine di persone facenti parte di un’organizzazione di matrice ‘ndranghetista, a cui sono stati contestati i reati di estorsione, traffico di armi e spaccio di droga. Dopo un’indagine lunga e complessa durata più di due anni, in cui le forze dell’ordine, coordinati dalla Dda, la Direzione distrettuale antimafia, di Torino, sono rimaste nell’ombra per raccogliere prove e indizi, è stata finalmente sgominata una costola importante della nota mafia calabrese nel nord dell'Italia. I carabinieri hanno dato esecuzione alle numerose ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Torino, verso trecento persone dell’organizzazione ‘ndranghetista.

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ARMA SEQUESTRATI 300 KG DI DROGA Inoltre, nelle provincie di Milano, Como, Monza e Brianza, Novara, Reggio Emilia, Savona, Torino e Varese, i carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno arrestato 23 italiani (16 in carcere, 6 ai domiciliari, e uno con obbligo di presentazione), per spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, porto illegale di armi, detenzione abusiva di armi e munizioni, e intestazione fittizia di beni.

Un’indagine legata, anche in questo caso, all’Ndrangheta, visto che i 23 fermati si rifornivano dalla mafia calabrese per spacciare cocaina, mentre dalla Spagna e da alcuni nordafricani, acquistavano hashish e marijuana. La merce veniva rivenduta in Lombardia, Piemonte e Liguria, e le forze dell’ordine hanno sequestrato ben 300 chilogrammi di droga. www.ilsussidiario.net

Coca e festini a Milano: ex "gieffini", presentatori tv, chef del centro e modelle tra i clienti 0 3 m a g gi o 2 0 1 8 Cocaina, hashish, eroina. Un giro di droga milionario destinato a vip, professionisti e imprenditori. C'è un ex modella dell'Isola dei famosi, altre fotomodelle, personaggi dello spettacolo tra i clienti dei pusher che lavoravano per i trafficanti coinvolti nell'inchiesta del tribunale di Milano «The Hole», che giovedì ha portato a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 persone. Gieffini tra i clienti Tra i clienti noti risultano anche ex concorrenti del Grande Fratello, conduttori televisivi, la fidanzata di un ex tronista di Uomini e Donne, ristoratori e cuochi del centro, personaggi della moda. Gli oltre 300 chili di droga sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Milano sarebbero finiti in buona parte nei locali della movida di Milano e consegnati a domicilio a modelle e vip, si legge chiaramente nell'ordinanza firmata dal gip Maria Vicidomini in un passaggio che riguarda la batteria di Giuseppe e Adalberto D'Aiello, due trafficanti addetti al «delivery» della droga. La batteria «Alberto D'Aiello aveva una sua rete di spaccio e gestiva una "batteria" che agiva principalmente nel centro di Milano spiegano i magistrati -. L'attività di spaccio Page 8

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iniziava nel pomeriggio, intorno alle 17.30/18.00, e terminava in tarda serata. Solo nel fine settimana l'attività si protraeva sino alle ore tre/quattro di notte, visto che la richiesta di droga aumentava in considerazione dell'elevato numero di clienti che raggiungevano i locali della movida milanese». Sigilli al beauty center Oltre ai 23 arresti è stato disposto il sequestro del centro estetico «Beauty Center» di Cerro Maggiore (Milano), che le intercettazioni e gli appostamenti hanno dimostrato essere la base degli incontri per la gestione degli affari di droga tra i vari trafficanti. Il locale risulta ufficialmente intestato a Mattia Peitavino, ma si tratterebbe di un prestanome per conto di Massimo Rosi, trafficante arrestato il 9 maggio 2016 in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare del tribunale di Busto Arsizio. La 'ndrangheta Lì si sono incontrati in più occasioni i cugini Domenico e Antonio Barbaro (dell'omonimo clan di 'ndrangheta), attivi soprattutto nella zona di Cesano Boscone. Erano loro il collegamento con Antonio Agresta, 45enne originario di Platì già condannato come capo della Società di 'ndrangheta di Volpiano (Torino). I militari del comando provinciale di Milano hanno

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ARMA preso Agresta nel suo appartamento di Volpiano, e attualmente stava scontando una misura alternativa che gli consentiva di restare fuori dal carcere. Traffici internazionali e rom Questo gli permetteva di gestire con maggiore facilità i suoi traffici di droga con i Barbaro dal Marocco con stoccaggio nei magazzini spagnoli di Durcal. Altro canale di approvvigionamento di droga di Michele Antonino era Giuseppe D'Aiello, trafficante 30enne di Maddaloni (Caserta) che era in contatto con Alan Spada, boss che dal carcere reggeva le fila del campo nomadi di via Negrotto attraverso la madre Teresa Sainovich. Il "buco" L'indagine coordinata dal pm di Milano Luigi Luzi, è stata chiamata «The Hole» (il buco) dal nome con cui era conosciuta la piazza di spaccio organizzata in un complesso immobiliare in via Turati 40 a Bollate (Milano). I clienti passavano infatti attraverso un varco nella cancellata di cinta per raggiungere la casa del 41enne Michele Antonino e di sua madre Eleonora Franzoso (68 anni), oltre a quella

dell'amica di famiglia Rosanna Pitino (58 anni) che abitava nell'appartamento di fronte. Dove tutto ebbe inizio Antonino è un personaggio centrale, è grazie a lui che i carabinieri del comando provinciale di Milano sono riusciti a risalire ai suoi fornitori, identificati nei fratelli Giuseppe e Alberto D'Aiello, Moreno Lamantea, Davide Cannone e i cugini Antonio e Domenico Barbaro, questi ultimi della omonima famiglia 'ndranghetista. Il punto di partenza è un'altra indagine, «The Mask», una vicenda legata ai rapinatori Davide Graziano e Yari Viotti, autori (tra le altre cose) di un colpo alla filiale Ubi Banca di Cornaredo in cui ferirono a colpi di arma da fuoco un carabiniere. Durante le perquisizioni nei loro box furono trovati un chilo di cocaina e uno di marijuana, gli approfondimenti sulla droga hanno consentito di aprire un nuovo filone che ha condotto ai protagonisti di «The Hole». www.ilmessaggero.it

Qualiano, uccide la madre e si barrica in casa. Spari e irruzione: preso vivo dai carabinieri

0 3 m a g gi o 2 0 1 8 QUALIANO - Ha ucciso la madre con il fucile da caccia del padre, poi ha sparato in aria a scopo intimidatorio e si è asserragliato in casa, circondato da carabinieri e corpi speciali. Il dramma si è consumato in via Campana a Qualiano. La “trattativa” fra Pasquale De Falco, 37 anni, fiscalista affetto da una forte depressione, e i negoziatori delle forze dell’ordine è andata avanti per 9 ore, nella centralissima arteria della città blindata dagli investigatori e dalla polizia municipale. I carabinieri hanno fatto chiudere i negozi e chiesto ai cronisti di non fare dirette. Inizialmente si era temuto il peggio anche per il padre dell'uomo che invece è stato rintracciato dai militari. Poi il blitz: i Page 9

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carabinieri dopo aver lanciato un lacrimogeno all'interno dell'abitazione in cui si era asserragliato De Falco, sono entrati. Uditi almeno una quindicina di colpi flash bang, ordigni che al momento dell'esplosione emettono una fortissima luce e provocano temporanea cecità, usati in operazioni antiterroristiche. Il 37enne è stato preso vivo. “La prima cosa era fare in modo che nessuno rimanesse ferito - spiega il colonnello Del Monaco, comandante provinciale dei carabinieri - Non è stato esploso alcun colpo di pistola. È stata un’azione chirurgica”. Pasquale è stato

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ARMA portato via in stato di fermo a bordo di una gazzella mentre la folla lo ha ricoperto di insulti. LA TRATTATIVA È iniziato tutto alle 11. La madre, Teresa Licciardiello, non ha avuto scampo. Il padre, Antonio, lavoratore edile in pensione, si è salvato perché, quando è esplosa la follia di Pasquale, era in campagna. L’uomo si è barricato in casa dove dovrebbero esserci altre armi da caccia legalmente detenute dal padre. Sul posto ci sono il comandante provinciale dei carabinieri, Ubaldo Del Monaco, il pm di turno di Napoli Nord, Santosuosso con il procuratore aggiunto Carmine Renzulli, in contatto con il procuratore capo Francesco Greco. La trattativa è durata 9 ore, poi i militari hanno fatto irruzione nell’appartamento. IL TESTIMONE "Ero in auto,

all'abitazione quando ho sentito i colpi. Mi sono sembrati di pistola. Ho avuto paura, mi sono chinato sul sediolino e con il cellulare ho avvertito i carabinieri". A parlare è Massimo Mussolino, 49 anni, colui che ha chiesto l'intervento delle forze dell'ordine, dopo che Pasquale De Falco aveva sparato e ucciso la madre prima di barricarsi in casa. "In pochi minuti, tre o quattro, è arrivata una pattuglia - continua Mussolino - i due carabinieri si sono fermati davanti al portone e scesi dalla vettura hanno indossato i giubbotti antiproiettile. Quando sono entrati nel portone ho sentito altri due colpi e ho visto i militari uscire di corsa". "Ho assistito alla scena dalla mia macchina. A questo punto anch'io sono scappato. La mia macchina è ancora lì". www.ilmessaggero.it

stavo

passando

davanti

NARCOTRAFFICO: I CARABINIERI DANNO SEGUITO ALL’OPERAZIONE “FREE FLIGHT” 0 4 m a g gi o 2 0 1 8 È in corso dalla prima ore dell’alba una maxi operazione condotta dai militari della Compagnia Carabinieri di Riccione – sotto la direzione della DDA di Bologna – volta a disarticolare l’operatività di un pericoloso sodalizio criminale composto da cittadini albanesi, operante in riviera romagnola e dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e alla relativa commercializzazione nel territorio nazionale italiano. Si tratta della prosecuzione dell’operazione Free Flight del 2015 (vedi notizia) che aveva coinvolto due famiglie albanesi che nel Montefeltro avevano messo le basi per un consistente giro di spaccio in Riviera. A Novafeltria era stata scoperta una piantagione di canapa indiana. Sette le misure cautelari emesse nei confronti dei componenti dell’associazione che non avevano esitato perfino ad impiegare, come poi documentato nelle indagini, un piccolo aeromobile guidato da uno di loro per l’approvvigionamento dello stupefacente dall’Albania verso le coste Page 10

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italiane, fermato nell’agosto 2015. Altre sette persone erano già state fermate nel 2015. Per poter applicare alle altre sette le misure cautelari richieste dalla DDA si è dovuti ricorrere fino al terzo grado, quello della Suprema Corte di Cassazione che a fine aprile ha dato ragione agli inquirenti riconoscendo la sussitenza dell’associazione per il narcotraffico. Per quanto riguarda le nuove misure eseguite, si tratta di cinque ordinanze di custodia in carcere, di un divieto di dimora in Provincia di Rimini e di un obbligo di presentazione. Tre di loro questa mattina sono risultati irreperibili. Copioso il quantitativo di kg di stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) sequestrato nel corso delle indagini: 128 quello sequestrato nell’operazione di Ostuni al quale si sono aggiunti altri sequestri fino ad arrivare a un totale di 220 kg. L’amministrazione comunale esprime un plauso ai carabinieri della Compagnia di Riccione e a tutti i militari impegnati alla maxi operazione “Free Flight” (...) www.newsrimini.it

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Retroscena del blitz contro ‘ndrangheta: “Chiedi pure in giro chi comanda, ad Alba siamo noi”

0 5 m a g gi o 2 0 1 8 Smercio di droga e armi, interessi criminali nell’Astigiano, dal pizzo alle estorsioni, con infiltrazioni in aziende e squadre di calcio. La «locale» della ‘ndrangheta sgominata dai carabinieri di Asti con 26 arresti (eseguiti giovedì) aveva il suo capo ad Alba: Rocco Zangrà, 46 anni. Coordinava tre famiglie, diversi «picciotti». Con lui sono stati arrestati altri due albesi, anche loro accusati di associazione mafiosa e altri reati: Bruno Agostino, 30 anni, originario di Vibo Valentia, e Franco Marino, 46, nato in provincia di Potenza. Tre anni di indagini Le 490 pagine dell’ordinanza della Dda di Torino, con i risultati di oltre 3 anni di indagini, sono inquietanti: Zangrà conferiva «doti» (i gradi nell’organizzazione), decideva chi partecipava ai reati, coordinava le attività economiche. Ora è in carcere a Voghera. Secondo i carabinieri è un «capo crimine», la più alta carica della ‘ndrangheta, quello «dotato di maggiore autorevolezza» e già condannato nel procedimento «Albachiara» per le infiltrazioni mafiose nel sud Piemonte, anche ad Alba e Sommariva Bosco. I pm torinesi: «Significativo che alcuni imprenditori abbiamo preferito rivolgersi alla ‘ndrangheta per far valere le proprie ragioni creditorie (prestiti fino a 100 mila euro) o siano disposti a versare fino a 2 mila euro al mese per ottenere protezione». Agostino a una vittima: «Hai una bella casa, sei padre di famiglia, una bella macchina, sei un imprenditore: ci dai 2000 mila euro». Una delle vittime, intercettata: «Hanno già sparato in un bar, hanno chiesto soldi anche ad altri. Hanno niente da perdere, quindi bisogna pagare». Ma tra chi pagava il pizzo c’era chi si rivolgeva alla cosca anche per dispetti ai concorrenti, come l’incendio di un furgone.

che voglio parlargli, Incontri sono documentati distributori di benzina

ok?». in bar e di Alba.

Screzi tra famiglie Nelle indagini emergono anche screzi tra famiglie. Un esponente degli Strambè dice ad Agostino «Mannaia a denna, non devi dimostrare debolezza, devi prendere un coltello» e ancora «Tu non sai chi siamo noi: chiedi chi comanda ad Alba, ad Alessandria, questi paesi qua». I carabinieri hanno provato 7 estorsioni (altre 4 tentate), due rapine, furti, intimidazioni, anche per far assumere un parente: «Ripasserò tra 15 giorni per sentire novità su mio nipote: se me lo assumi tu o me lo fai assumere da qualcun altro». Ci sono 37 pistole e fucili sequestrati, ma tutti gli arrestati sono senza porto d’armi: sono «pezzi puliti», cioè mai usate prima per altri reati. Agostino si vanta di una Browning: «Come arrivo ad Asti due telefonate ed è venduta» e piazza un fucile a canne mozze nel parcheggio del Bigstore di Alba. Per la droga si fissavano incontri «per un caffè» e una volta in auto, ascoltati dai carabinieri, gli arrestati parlato di «erba» e «bianca». Chili di cocaina e hashish, vendite per migliaia di euro, la speranza di riceverne quantitativi maggiori. www.lastampa.it

Zangrà dà appuntamento ad altri indagati in posti insospettabili: «Il 21 sono in tribunale, c’ho il processo, digli di venire lì Page 11

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Carabinieri: lotta alla mafia, encomio al col onne l l o Sci ut o

0 7 m a g gi o 2 0 1 8 Nella caserma dei carabinieri Vittorio Veneto il comandante della Legione Liguria, generale di brigata Paolo Nardone, ha premiato una rappresentanza dei militari che si sono distinti varie operazioni. Alla cerimonia era presente anche il maresciallo Rinaldo Benà, medaglia d'argento al valor militare: fu ferito da un colpo di pistola e perse un occhio nell'irruzione dei carabinieri nel covo delle Brigate Rosse del 28 marzo 1980 in via Fracchia. Fra i premiati tre carabinieri genovesi che nel dicembre del 2017 evitarono che un aspirante suicida si lanciasse da un ponte. Encomio solenne

per il comandante provinciale di Genova Riccardo Sciuto per un'operazione antimafia svolta quando era al Comando Interregionale Culquaber di Messina per aver diretto quale comandante del Reparto Operativo di Catania un’importante attività antimafia conclusa con l'arresto di 107 persone. Premiati anche due militari della stazione di Taggia (Imperia) per aver salvato, il 3 maggio 2017, tre persone da un palazzo in fiamme”. www.ansa.it

Colonnello in ferie, non per i malviventi: Cagnazzo arresta un rapinatore 0 8 m a g gi o 2 0 1 8

armato di coltello due donne, una di sedici anni ed una di ventotto.

Un rapinatore sfortunato quello che domenica mattina a Napoli è incappato in un carabiniere fuori dal servizio. Non un carabiniere ordinario ma un ufficiale, anzi un colonnello. Fabio Cagnazzo, comandante provinciale de i Carabinieri di Frosinone, si è contraddistinto per una brillante quanto repentina operazione di repressione. Un malvivente incallito assegnato alla Giustizia in pochi minuti e condannato, nel pomeriggio di ieri, con rito direttissimo ad un anno e 8 mesi di reclusione. I fa t t i La vicenda, che vede come protagonista il colonnello Cagnazzo, ha avuto inizio domenica mattina quando l'ufficiale stava percorrendo, a bordo della sua vettura, viale Kennedy, a Fuorigrotta. Ad attirare la sua attenzione una pattuglia di carabinieri che stava ispezionando uno scooter, in apparenza abbandonato. L'ufficiale si è fermato, si è qualificato ed ha chiesto cosa fosse accaduto. I militari hanno risposto che, con quel mezzo a due ruote, un uomo, poi fuggito a piedi, aveva rapinato, Page 12

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L'appostamento Preso atto della vicenda, il comandante provinciale dell'Arma frusinate, ha dato la propria disponibilità nel tenere sotto osservazione lo scooter mentre gli stessi carabinieri proseguivano nelle ricerche. Un'intuizione giusta quella del colonnello che, in abiti civili e con una macchina senza colori di istituto, ha potuto passare inosservato ed attendere, nei pressi del luogo dov'era stato lasciato il mezzo, l'eventuale ritorno del rapinatore. Un'attesa durata pochissimo. Dopo una ventina di minuti, infatti, il proprietario dello scooter, un trentenne con precedenti penali, è tornato in viale Kennedy per riprendere il mezzo. Non appena ha tentato di dare l'accensione è stato bloccato dal colonnello Cagnazzo prima e dai carabinieri poi. Condotto nella vicina caserma è stato riconosciuto dalle due donne rapinate e quindi arrestato. www.frosinonetoday.it

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Spaccio di droga e furti, 16 arresti a Caltagirone Individuati vertici e gregari del gruppo malavitoso

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Oltre cento carabinieri del comando provinciale di Catania, con il supporto di unità specializzate, stanno eseguendo in provincia di Catania e in altre località italiane un provvedimento restrittivo emesso dal giudice per le indagini preliminari di Caltagirone, su richiesta della procura locale. Nel mirino 16 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso in detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di una serie di furti aggravati ai danni di attività commerciali e abitazioni. Le indagini, partite dopo una forte recrudescenza di fenomeni delittuosi nel territorio di Caltagirone, hanno consentito di ricostruire l'organigramma di un sodalizio malavitoso e di individuarne i capi e gregari. Gli investigatori hanno documentato l'ingente volume di affari illegali e il sistema di gestione dell'attività di spaccio di cocaina e marijuana. Da quanto risulta a MeridioNews, l'indagine dei carabinieri è scattata nel settembre 2015, in una fase in cui il numero di delitti violenti commessi nel Comune di Grammichele era aumentato vertiginosamente, e con esso la preoccupazione dei cittadini: spaccio di droga, ma anche furti con spaccata e rapine. I militari hanno concentrato il loro focus su un gruppo di giovanissimi, a quanto pare «figli d'arte» cresciuti in ambienti familiari borderline quando non criminali. Si inquadrano in questa cornice i cinque Page 13

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fermi, per porto e detenzione illegale di armi, furto aggravato e ricettazione avvenuti il 12 maggio 2016: quel giorno finirono in carcere Gaetano Gullè, di 22 anni, Andrea Armeli Moccia, di 29, Nicolò Felice, 19enne, e Carmelo Buonanotte, di 34 anni. J. M, 17enne, finì invece in un centro di accoglienza catanese. Il quintetto stava preparando un omicidio: avevano già rubato la moto che avrebbero usato per effettuarlo, erano in attesa dell'arma che avrebbe sparato, a quanto pare un mitra. Ma i carabinieri arrivarono prima. Chi era il destinatario di quelle pallottole? Non è ancora chiaro, ma l'ipotesi è che l'omicidio fosse da leggere nell'ottica di una aspirazione egemonica nell'ambiente criminale, in particolare in quello degli stupefacenti. Oggi, in conferenza stampa, magistrati e forze dell'ordine di Caltagirone hanno spiegato inoltre che i 16 indagati, residenti - oltre che nel Comune calatino - anche a Grammichele, Vizzini e Milano, si sarebbero resi responsabili di alcuni episodi da «leggere insieme» al tentato omicidio del 2016. Al di là di un buon numero di verifiche che riguardano le attività di spaccio di droga, gli arrestati - in alcuni frangenti a piccoli gruppi sarebbero gli autori di una rapina a un anziano nell'agro di Licodia Eubea, di un furto di materiale edile in una abitazione a Grammichele e di una seconda rapina (pluriaggravata) a una coppia di coniugi grammichelesi. I sei uomini che vanno in carcere sono Emanuel Di Stefano, Gaetano Gullè, Giuseppe La Rocca, Giuseppe Manusia, Gesualdo Montemagno e Salvatore Ventura. Arresti domiciliari, invece, per Andrea Armeli Moccia, Nicolò Felice, Tonino La Rocca, Massimo Manenti, Salvatore Meli, Annalisa Messina, Carmelo Messina, Giovanni Franco Persico, Raffaele Renna e Sebastiano Ivan Zuccarello. www.catania.meridionews.it

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“ T ra f f i co i l l e ci t o d i ri f i ut i ” Le ca rt e d e l l e a ccus e a C roce t t a 1 0 m a g gi o 2 0 1 8 L'INCHIESTA – Un'inchiesta poderosa quella dei carabinieri del Noe, coordinati dal magistrato Carmelo Petralia, che nasce dagli sviluppi della maxi operazione che ha portato all'arresto dei Paratore e al sequestro della discarica di Melilli in cui fu smaltito il polverino dell'Ilva, un rifiuto speciale finito nel cuore della provincia di Siracusa. E lì, in quella discarica lievitata – secondo le ipotesi degli inquirenti – grazie anche a rapporti stretti con i piani alti dell'amministrazione regionale, è sorto un impianto nell'impianto, una discarica di rifiuti urbani sopra la discarica di rifiuti speciali, con una colata di cemento di 14mila metri quadrati. A fiutare l'esistenza di indagini è stata La Sicilia. Ecco i particolari dei documenti notificati. NOMI – Nel primo capo d'accusa sono indagati, per traffico illecito di rifiuti, Nino e Carmelo Paratore, “quali gestori di fatto della Cisma ambiente Spa, proprietaria della discarica di Melilli”, Agata Distefano, legale rappresentante della Cisma ambiente Spa, Davide Golfo, direttore tecnico della Cisma, Giorgio Bonuso, direttore dei lavori e Giuseppe Puleio, quali professionisti incaricati di predisporre i documenti per l'ampliamento della discarica di rifiuti pericolosi di Melilli, Fabio Nicita, professionista incaricato da Cisma di predisporre la relazione geologica per l'ampliamento, Salvatore Maria Zaccaro, professionista che doveva redigere l'analisi del rischio, Salvatore Salafia, responsabile dell'area tecnica del Comune di Melilli e firmatario di una concessione edilizia finita nel mirino degli inquirenti, Rosario Crocetta, accusato di aver firmato due ordinanze “contigibili e urgenti”, Mauro Verace, dirigente regionale Acqua e rifiuti, che avrebbe consentito l'emissione delle ordinanze da parte di Crocetta e Maurizio Pirillo, dirigente del dipartimento regionale acqua e rifiuti. A C C U SE Page 14

Gli

indagati

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consentito “l'abusiva gestione di ingenti quantitativi di rifiuti solidi urbani”. Secondo quanto emerge dalle indagini del Noe, a Melilli, sono stati abbancate 34mila tonnellate di rifiuti urbani, con un fatturato di 3.626.727,30 euro “senza Autorizzazione integrata ambientale”. Il ministero dell'Ambiente, secondo la ricostruzione dei magistrati, già nel 2016 aveva stabilito che la deroga per la discarica Cisma “non era più applicabile”. L'impianto sarebbe stato “tecnicamente inadeguato”, fuori legge, “sia perché si trattava – scrivono gli inquirenti nell'avviso notificato – di fatto, di un impianto di micronizzazione dei rifiuti e non di un impianto di biostabilizzazione della frazione organica del sottovaglio”, in pratica mancava il deferizzatore. Ma c'è di più. La Procura contesta che l'impianto era stato realizzato sopra una discarica non ancora chiusa, senza l'avvio di una procedura di chiusura e realizzando un “esteso piazzale” che creava un sovraccarico sulla discarica di rifiuti speciali. E ancora, i rifiuti venivano macinati e non biostabilizzati, nel bacino di discarica sarebbero stati mescolati “rifiuti pregressi e nuovi”. Gli investigatori contestano anche le autorizzazioni rilasciate dal Comune di Melilli, l'aumento della capacità della discarica da 500 a 859 tonnellate al giorno, consentita dal dirigente Maurizio Pirillo e la violazione delle leggi in materia di gestione dei rifiuti contravvenendo alle prescrizioni dell'Arpa. Al posto dell'impianto di micronizzazione gli inquirenti trovano 24 “biocelle” che

avrebbero

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ARMA dovevano essere mobili, e invece erano ancorate al terreno. Sarebbe stata necessaria anche una modifica dell'Aia, viste le nuove tipologie di rifiuti da trattare, con relativi codici e non sarebbe stato modificato l'impianto di recupero del “biogas”. LE ALTRE ACCUSE – C'è un capo di indagine per abuso d'ufficio all'interno del quale sono elencate tutte le leggi “violate”, comprese quelle sull'esercizio dei poteri in stato di necessità e urgenza. In pratica, i

provvedimenti dei dirigenti regionali e quelli dell'ex presidente non avrebbero tutelato la salute e l'ambiente. Punto per punto, in 22 pagine di accuse, i magistrati contestano le consulenze dei professionisti di Cisma ambiente, che in alcuni casi avrebbero rappresentato una realtà difforme, provocando odori nauseabondi che danneggiavano i proprietari dei terreni che circondano la discarica. www.catania.livesicilia.it

L’ARMA NON MOTIVA ADEGUATAMENTE LE ESIGENZE DI ORGANICO. CARABINIERE TRASFERITO, SI RICONGIUNGE CON LA FAMIGLIA 1 1 m a g gi o 2 0 1 8

Secondo il T.A.R. di Salerno:

Il ricorrente è un Appuntato dell’Arma dei carabinieri in servizio presso la Stazione di Nocera Inferiore, dall’8 gennaio 2007. Nel 2016 l’intero nucleo familiare si è trasferito da Angri (SA) a Corato (BA), dove la moglie ha trovato lavoro quale impiegata a tempo indeterminato. Il ricorrente, stante la distanza di oltre 200 km dal luogo di lavoro, può rientrare presso il suo nucleo familiare solo periodicamente, quando non è in servizio. La perdurante assenza ha cagiona rilevanti e negative ripercussioni sulla salute psico-fisica dei figli, i quali, dopo il trasferimento della famiglia e i reiterati allontanamenti del padre, hanno improvvisamente cominciato a soffrire di immotivate ed estreme crisi di pianto diurne, disturbi del sonno e difficoltà di addormentamento. Nel giugno 2016 il ricorrente ha presentato, ai sensi dell’art. 398 del R.G.A. istanza di trasferimento presso la Legione Carabinieri Puglia per «ricongiungimento al coniuge lavoratore». Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha chiesto, inizialmente, di acquisire «certificazione sanitaria specialistica recente relativa alle attuali condizioni di salute dei figli» dell’esponente ed ha successivamente disposto il non accoglimento dell’istanza.

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Il Comando Generale pur avendo richiesto e ricevuto apposita certificazione sanitaria relativa alle condizioni di salute dei figli del ricorrente, non ne ha tenuto conto in sede di motivazione del provvedimento impugnato, limitandosi ad affermare in modo del tutto generico che «in relazione al parere espresso dalla Direzione di Sanità [che ha giudicato «rilevante» la certificazione sanitaria prodotta dal ricorrente] l’assistenza ai familiari può essere fornita, all’occorrenza, dai congiunti presenti sul posto benché gravati da problematiche personali e lavorative», nonostante dalla documentazione sanitaria prodotta dal ricorrente emerga in maniera evidente la necessità e insostituibilità, per i figli minori, della specifica presenza della figura paterna; Inoltre nel provvedimento impugnato si legge che «la circolare sopra richiamata, disciplinante il ricongiungimento al coniuge lavoratore, subordina il ricongiungimento medesimo alle prioritarie ed incomprimibili esigenze di organico e servizio»; tali esigenze tuttavia non risultano adeguatamente rappresentate, atteso che il Comando si è limitato a enunciare in modo generico «la deficitaria situazione organica del Comando di Corpo

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ARMA di appartenenza, che allo stato registra una carenza organica di 223 Brigadieri, Appuntati e Carabinieri», senza riferimento specifico alla situazione del Reparto ove il ricorrente presta servizio. Il T.A.R. di Salerno ha sottolineato inoltre che – con precedente provvedimento n. 333596/T-13-5 del 15 settembre 2016, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha negato il trasferimento di un Appuntato presso il Comando Legione Carabinieri Campania, sul presupposto della «indisponibilità di posti vacanti nelle posizioni organiche di corrispondente livello retributivo del militare (Appuntati e Carabinieri) presso il Comando Legione Carabinieri “Campania” (+2,60 %) e il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno (+2,27 %)»; – con precedente provvedimento n. 352720/T-6-6 del 16 maggio 2017, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha negato il trasferimento di un

Carabiniere Scelto presso il Comando Legione Carabinieri Campania, sul presupposto della «indisponibilità di posti d’impiego vacanti nelle posizioni di corrispondente livello retributivo del militare presso il Comando Provinciale Carabinieri di Avellino (+4 Appuntati e Carabinieri) e il Comando Legione Carabinieri “Campania” (+111 Appuntati e Carabinieri)»; Dall’Allegato B alla circolare n. 9440011/T46-1 Pers. Mar., emerge inoltre che, per l’anno 2017, non risultano posti disponibili per il trasferimento a domanda di Appuntati e Carabinieri in entrata presso il Comando Provinciale di Salerno, dove presta servizio il ricorrente; Il Tribunale Amministrativo di Salerno ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento impugnato e condannato il Ministero della Difesa al pagamento, in favore del ricorrente, delle spese di giudizio, nella misura di euro 2.000,00. www.catania.livesicilia.it

Roma, i carabinieri recuperano quasi un milione di euro in reperti archeologici

1 1 m a g gi o 2 0 1 8 Il risultato odierno è il frutto di due distinte attività investigative dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La prima trae origine dal controllo di alcune operazioni di movimentazione di ingenti somme di denaro da parte di facoltosi imprenditori, per l’acquisto di beni d’arte. In particolare, l’attenzione degli investigatori si è focalizzata su un immobiliarista romano che, senza che vi fosse alcuna conoscenza da parte degli Uffici competenti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact), aveva allestito un piccolo museo privato con decine di reperti archeologici.

della Repubblica presso il Tribunale di Roma, concordando con le risultanze investigative, disponeva una perquisizione domiciliare, nel corso della quale venivano rinvenuti decine di reperti archeologici, prevalentemente ceramici, databili tra il IV sec. a.C. ed il II sec. d.C.. Tra i beni spiccano, per interesse storico-artistico, alcuni crateri di ottima fattura e due eccezionali teste da coroplastica architettonica, una taurina ed una equina, verosimilmente pertinenti un gruppo scultoreo di notevoli dimensioni. Le indagini stanno proseguendo per l’identificazione dei correi, nonché per l’individuazione delle aree archeologiche di provenienza dei beni, la cui localizzazione potrebbe consentire anche importanti scoperte scientifiche. I reperti, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria,

A seguito degli approfondimenti, la Procura Page 16

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ARMA verranno restituiti alla Soprintendenza competente, per la pubblica fruizione. La seconda operazione, invece, si è sviluppata a seguito dell’attività di monitoraggio dei siti internet, sempre più frequentemente utilizzati per la commercializzazione di beni archeologici di provenienza illecita. In particolare, su un profilo Facebook, riconducibile ad un sito “Marketplace”, veniva posto in vendita un frammento di colonna romana in tufo. I conseguenti accertamenti presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, hanno permesso di riscontrare

l’assenza della prevista denuncia di detenzione, a qualsiasi titolo, del reperto posto in vendita da parte dell’inserzionista. Informata la Procura della Repubblica di Velletri, competente per territorio, delegava l’esecuzione di una perquisizione locale ai danni del venditore, a seguito della quale è stato rinvenuto e sequestrato il rocchio di colonna, che i funzionari del Mibact hanno indicato provenire dal sito dell’antico abitato di Ardea. www.repubblica.it

LA BANDIERA NON ERA NAZISTA. LA GOGNA MEDIATICA CONTRO L’ARMA FA NOTIZIA 1 2 m a g gi o 2 0 1 8 Soddisfazione per l’assoluzione del carabiniere accusato di aver esposto nella propria stanza in una caserma di Firenze una bandiera neonazista viene espressa dal Sap. “La notizia -sottolinea Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato autonomo di Polizia- è stata identificata come mero gossip, ovvero scoop giornalistico per vendere”. Non era una bandiera nazista e il carabiniere in questione non aveva mai espresso simpatie estremiste. Il colonnello Raffaele Fedocci ha accolto il ricorso del militare, perché non c’era fanatismo politico in quel vessillo esposto nella caserma di Firenze, ma solo una passione per la storia. Si trattava infatti di un simbolo del secondo Reich tedesco, ben distante dagli anni bui di Adolf Hitler. Una vicenda nella quale si sono distinti alcuni maestri della penna rossa che hanno puntato il loro fremente dito contro il carabiniere.

"Restiamo ancora perplessi sull’accaduto – continua Paolini – ci fu il coinvolgimento di un ministro con dichiarazioni pesanti che sono da subito apparse una sentenza, anziché un modo per placare gli animi e fare i dovuti accertamenti per dare il giusto peso specifico all’accaduto”. A tal proposito commenta anche Gianni Tonelli, Segretario generale aggiunto: “Le miserie del partito dell’Antipolizia non hanno confini. Soprattutto quando sono fiancheggiate dalle istituzioni”.

Nessun provvedimento e nessuna intervista per chi ha “rubato” lo scatto incriminato, si badi raffigurante l’interno di una caserma militare, il vessillo del giovane carabiniere.. Page 17

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Firenze, «licenziati» i carabinieri accusati di v i ol e nz a s u 2 s t ud e nt e s s e

1 2 m a g gi o 2 0 1 8 Marco Camuffo e Pietro Costa sono stati destituiti dall’Arma. I due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane la notte tra il 5 e il 6 settembre dello scorso anno a Firenze sono stati cacciati al termine dell’indagine disciplinare che era stata avviata subito dopo la denuncia presentata dalle ragazze. Immediata era scattata la sospensione dal servizio. E adesso, in attesa del rinvio a giudizio e dunque del processo sollecitato dai pubblici ministeri, è stata inflitta la sanzione più grave.

loro hanno cominciato a chiacchierare, si sono scambiati i numeri di cellulare, fino a proporre di uscire insieme dal locale e poi di accompagnarle a casa. Ed è in questo momento che scatta la seconda, gravissima violazione. Alle due giovani è stato infatti consentito di salire sulla macchina di servizio (mentre ciò può accadere soltanto in casi eccezionali) e, una volta giunti sotto il residence dove le americane alloggiavano con alcune amiche, l’auto è stata parcheggiata e i carabinieri sono entrati nel portone.

I due militari hanno negato di aver violentato le ragazze, ma entrambi hanno Un provvedimento reso «inevitabile» dal ammesso di aver avuto un rapporto comportamento dei militari. L’atto segna la sessuale. Sarà il giudice penale a dover volontà del comandante generale Giovanni stabilire se sussistano gli estremi dello Nistri di procedere in maniera rigorosa. E stupro, dal punto di vista disciplinare così, al di là delle contestazioni penali quanto hanno fatto è stato ritenuto riguardo alla violenza sessuale, sulla sufficiente per cacciarli. Anche perché in decisione della commissione ha pesato il casi del genere il fatto di indossare una comportamento tenuto quella notte. E «divisa» rappresenta un vero e proprio soprattutto la convinzione che non si sia abuso di autorità. In più i due sono usciti trattato di un episodio sporadico. Il primo dalla zona di competenza, sia perché hanno illecito contestato si basa sulle modalità lasciato la vettura di servizio incustodita dell’intervento. Le verifiche hanno infatti nonostante fossero di turno. E sono stati consentito di accertare che dopo essere «irreperibili» per circa un’ora. Quanto stati chiamati dalla centrale operativa per bastava per mandarli via. .. sedare una rissa all’interno della discoteca Flo, Camuffo e Costa si sono fermati al bar www.iltempo.it e hanno «agganciato» le due straniere. Con

LA PINOTTI SALUTA L’ARMA: “PORTERÒ NEL CUORE I CARABINIERI TRA LA GENTE”

1 2 m a g gi o 2 0 1 8 Il ministro della Difesa ha intrapreso la strada dei saluti. Ieri la volta dell’Arma dei carabinieri presso il Comando Generale. “Ho avuto la fortuna e l’onore di diventare Ministro della Difesa nell’anno del bicentenario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri e oggi salutare “la benemerita” Page 18

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è stato particolarmente emozionante – ha sottolineato la Pinotti. Quattro anni sono passati in un soffio e sono tantissimi i momenti condivisi con il Comando generale dell’Arma e con i Carabinieri, sempre con la certezza e la responsabilità di sentirsi al servizio del Paese.

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ARMA Per me e per tutta Italia i Carabinieri sono un baluardo di sicurezza e una presenza rassicurante che sa stare vicino e in mezzo ai cittadini in ogni situazione. È questa l’immagine più forte che porterò nel cuore: Carabinieri tra la gente. Un’immagine circondata dall’affetto che tutta Italia ha sempre voluto esprimere nei confronti della nostra Arma e che l’Arma ricambia

con senso del dovere e incredibili capacità. Voglio ringraziare l’Arma per la vicinanza dimostrata in questi anni e anche per tutte le cose che mi ha insegnato e che mi porterò dentro. www.infodifesa.it

Monza, non picchiarono il ladro arrestato: carabinieri riabilitati 1 3 m a g gi o 2 0 1 8 Non picchiarono il ladro-rapinatore tunisino che avevano appena arrestato. Non lo massacrarono a pugni e manganellatecome invece lui stesso aveva raccontato una volta arrivato in cella nel carcere di Monza. Non falsificarono le carte dell’arresto per coprire il proprio operato infamante. "Il fatto non sussiste", lo dicono i giudici. Questo sembrerebbe uscire da quanto sta accadendo in queste ore in Tribunale. Uno dei due carabinieri che dopo questa oscura vicenda si trovarono condannati ha vinto in Appello e verrà presto reintegrato nel suo lavoro. Per quanto riguarda il suo collega di pattuglia, invece, bisogna attendere: analogo processo di Appello sarà discusso il 25

maggioprossimo. Tutto era cominciato lo scorso 19 ottobre, quando i due militari del Nucleo operativo e radiomobile di Monza erano intervenuti per una duplice rapina(poi derubricata in furto con strappo) ai danni di un 13enne e di un altro soggetto. Il responsabile, un pregiudicato tunisino con problemi di tossicodipendenza, era stato arrestato il mattino dopo, ma aveva tentato di aggredire i carabinieri. In Tribunale le parti si erano ribaltate: e i carabinieri erano stati accusati dalla Procura di lesioni, falso e calunnia, ed erano pertanto stati interdetti dai pubblici uffici per un anno. Con stipendio dimezzato al 50%. Ora però tutto potrebbe ribaltarsi di nuovo. www.ilgiorno.it

“Spiava le indagini di magistratura e polizia”: arrestato l’imprenditore Antonello Montante 1 4 m a g gi o 2 0 1 8 CALTANISSETTA. E’ stato il paladino dell’ultima stagione antimafia di Confindustria, l’ex presidente degli imprenditori siciliani Antonello Montante è ora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine. Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta gli contestano di aver creato una rete illegale Page 19

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per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Arresti domiciliari anche per altre cinque persone: il colonnello Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti, da qualche tempo era tornato in servizio nell'Arma; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, diventato responsabile della sicurezza di Montante;

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ARMA Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Caltanissetta; l'imprenditore Massimo Romano titolare della catena di supermercati "Mizzica" - Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella regione. Un sesto provvedimento, di sospensione dal servizio per un anno, riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo. Sarebbero i componenti della rete di spionaggio al servizio di Montante, questa l’accusa mossa dai sostituti procuratori Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, dall’aggiunto Gabriele Paci e dal procuratore capo Amedeo Bertone. Contestati a vario titolo i reati di accesso abusivo a sistemi informatici, favoreggiamento, rivelazione di notizie riservate. A Montante veniva contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa: secondo i pm, l'imprenditore "ha intrattenuto qualificati rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra", ma non ci sono gli elementi sufficienti per configurare il concorso esterno in associazione mafiosa. In totale, sotto inchiesta sono in 22. Nell’elenco figurano altri nomi eccellenti, non raggiunti da alcun provvedimento, dunque indagati a piede libero, anche loro accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie. Indagati l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo. L'avvocato di Montante, Nino Caleca, dice: "Dopo 4 anni, l'indagine per concorso Page 20

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esterno finisce comunque con un nulla di fatto, non sono stati trovati riscontri all'iniziale ipotesi accusatoria. Vengono contestati - prosegue il legale solo singoli episodi che Montante chiarirà nelle sedi opportune". Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante. A caccia di riscontri, gli investigatori della squadra mobile nissena diretti dal vicequestore aggiunto Marzia Giustolisi avevano perquisito abitazioni e aziende dell’imprenditore. Era stata scoperta una stanza segreta nella villa di Serradifalco di Montante, una stanza piena di dossier su magistrati, politici ed esponenti della società civile. Ora, i magistrati ritengono che quei file siano il frutto di una massiccia attività illegale di spionaggio messa in campo dal leader di Confindustria. Che, intanto, ha continuato a sostenere: "I pentiti che mi accusano sono mafiosi che ho contribuito a colpire duramente con le mie denunce". Eccolo, il nodo dell’inchiesta. Le denunce che Montante ha fatto alla magistratura nel corso degli ultimi anni: sincero slancio civico poi sancito nel codice etico di Confindustria (“Chi non denuncia è fuori dall’associazione”) o solo lo stratagemma di un imprenditore spregiudicato per rifarsi un’immagine antimafia? Salvatore Dario Di Francesco, uno dei quattro pentiti dell’inchiesta, ha messo a verbale davanti i pm di Caltanissetta che il boss Vincenzo Arnone si sarebbe speso per l’elezione di Montante a presidente di Sicindustria. Ma, adesso, le accuse di mafia restano sullo sfondo, e i guai giudiziari dell'ex capo dell'industriali siciliani sono per una lunga serie di corruzioni. Avrebbe comprato la fedeltà di alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine con costosi regali e assunzioni per i familiari. www.repubblica.it

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RAPPRSENTANZA

Notizie dalla Rappresentanza BUONA FESTA DELLA MAMMA A TUTTI I CARABINIERI MAMMA. BUONA FESTA DELLA MAMMA A TUTTE LE MAMME DEI CARABINIERI D'ITALIA Oggi festeggiamo la mamma. Oggi festeggiamo tutte le mamme. Un nostro pensiero particolare alle nostre colleghe mamma. L'augurio particolare a chi svolge il nostro ruolo di carabiniere nel contesto sociale dove si fornisce quel servizio istituzionale in divisa nera a bande rosse e con la passione di una mamma.

La mamma, si la mamma. Quella che tutti abbiamo o abbiamo avuto. Quella da cui abbiamo avuto le cure, le attenzioni che nessuno puo' darti, che nessuno puo' averti dato. Quella che ti ha abbracciato appena hai dato il primo tuo gemito, al primo secondo della tua vita. La mamma, quella che ti deve sempre giustificare, quella che non ti abbandona mai. Quella che ti cerca sempre, quella che è sempre in apprensione per te. Quella che gioisce per te con poco, quella che gioisce in silenzio quando tu sei felice. Quella che non passa un momento della giornata senza pensarti, vicino o lontano. Quella che quando la cerchi c'è sempre. Quella che...non manifesti mai cosi' tanto quanto le vuoi bene e quanto per te è importante nella tua vita. Quella che tutti i giorni è sempre pronta ad ascoltarti quando sei felice e quando sei arrabbiato. Quella che, anche con un silenzio, uno sguardo, ti dà la ragione per andare avanti sapendo che c'è chi ti vuole sempre bene. La mamma, quella in divisa nera a bande rosse che deve dividere la sua passione per l'Arma dei Carabinieri con i suoi figli, con la sua famiglia. Spesso interagisco con le mie colleghe su tutto il territorio nazionale entrando nelle dinamiche della vita quotidiana relazionate alle esigenza di una mamma con quelle dell'attività del servizio ai reparti, del rapporto con i colleghi, del rapporto con la scala gerarchica. Spesso parlo con loro e penso a quello che deve fare una mamma relazionadolo alle dinamiche quotidiane di una famiglia, del riferimento di una mamma in una famiglia. Le ammiro molto, perchè non è semplice, perchè non è facile essere una mamma carabiniere. Devi riuscire ad essere una buona mamma, una brava moglie e, non in ultimo, un brava carabiniere. Si, ne conosco diverse di colleghe che hanno queste capacità e ne apprezzo davvero la determinazione, la capacità, la passione. Ritengo che non siano mai cosi' giustamente apprezzate e sostenute nel loro ruolo familiare da noi tutti colleghi carabinieri. Penso che nella vita di reparto, noi tutti, dovremmo dedicare piu' attenzione e piu' collaborazione a chi, come donna, come madre, divide passioni nel quotidiano a cui non puo' dare minore attenzione. In questo giorno della festa della Mamma, vorrei che tutti i carabinieri pensassero alla loro mamma, sia per chi ha ancora il dono di averla e sia per chi oggi fara una preghiera per la sua mamma. In questo giorno di festa vorrei che tutti i carabinieri, tutti, avessero un pensiero per tutte le nostre colleghe carabiniere Mamma, che forse hanno bisogno di piu' attenzione da parte nostra, di piu' attenzione di noi tutti carabinieri. In questo giorno di festa ci diciamo tutti ...viva la Mamma, viva le mamme, viva le carabiniere Mamma. . FONTE: pianetacobar.eu/ cocer carabinieri/ Aps Romeo Vincenzo pubblicata 13 maggio 2018 Page 21

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U n ca ncro chi a m a t o ca p ora l a t o

0 1 m a g gi o 2 0 1 8 In gergo sono chiamati "braccianti", cioè lavoratori della terra che prestano le braccia in campagna in cambio di una giusta retribuzione. Nella pratica sono tutte quelle persone che ci permettono, ogni giorno, di avere prodotti freschi per le nostre ricette: gli ortaggi, la frutta e tutte le delizie dell’agricoltura italiana che usiamo principalmente per nutrirci in maniera sana. Negli anni, però, l’occupazione agricola è stata colpita da un cancro che si insinua subdolamente nelle tavole. Fenomeno L’ultimo schiaffo al Sud che lavora è arrivato nei giorni scorsi con l’arresto di un caporale nelle campagne di Castellaneta, in provincia di Taranto, e di Matera. Manette ai polsi di un africano che sfruttava altri suoi connazionali e li costringeva a vivere in un tugurio per pochi euro al giorno. E’ solo l’ultima di una delle peggiori storie di degrado sociale che girovaga per la nostra penisola, pagine di cronaca che sporcano la dignità di migliaia di persone che nell’agricoltura hanno puntato tutto. Emergenza Il "caporale" recluta persone in grande difficoltà economica e lo fa, sovente, in nome e per conto di organizzazioni criminali che nulla hanno a che fare con dieta mediterranea o con la genuinità dei prodotti. Violenze e intimidazioni, imbarbarite da turni massacranti e salari indecenti fanno di questo fenomeno incivile una vera e propria emergenza nazionale che non può essere affrontata solo nei momenti in cui ci sconcertiamo delle notizie stampa sugli arresti o sulle morti bianche. La verità è che nella sola Puglia i terreni, direttamente o indirettamente attraverso prestanome, in mano alle mafie sfiorano i 2.500 e per il cui mancato utilizzo legale vanno in fumo tra i due e i 3 miliardi e mezzo di euro. Sono dati sconcertanti ma certificati dall’Inag, l’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari. La Cisl ha sempre tracciato la Issue 1

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strada maestra per venire fuori da questi modelli profondamente sbagliati, indicando nei servizi di intermediazione lavorativa che favoriscano l’inserimento regolare nel mondo del lavoro agricolo e nella stretta collaborazione tra imprese e sindacati, la possibile soluzione allo sfruttamento nei campi e al bando dell’illegalità in un settore, quello agroalimentare, che rappresenta una fetta importante della ricchezza della penisola. Imprese oneste Alla fine del 2017 le aziende agricole, quelle censite e regolari, in Puglia erano circa 79 mila e occupavano 185.000 lavoratori. Un valore da non disperdere anche per tutti quei giovani che hanno scelto di creare il proprio futuro sull’economia sana dell’agricoltura: secondo uno studio della Coldiretti di qualche giorno fa, dei 30 mila under 30 che hanno presentato domanda per un insediamento di attività in questo settore, il 61% è del Sud. E che dire del boom di esportazioni all’estero che nell’ultimo anno ha riguardato i prodotti made in Puglia? A questo universo di legalità e impegno futuro è necessario fornire tutti gli strumenti per lavorare al meglio ed arginare i fenomeni di malaffare che ruotano intorno all’agricoltura, a partire dal caporalato. Possiamo e dobbiamo fare di più perché i comparti dell’agricoltura, che comprendono la trasformazione, l’artigianato, e l’industria alimentare si confermano un solido riferimento economico. La l e g ge Con la legge 199 approvata nel 2016 che contrasta i fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento in agricoltura e che prevede il riallineamento retributivo in questo settore, e per la quale la Cisl ha lottato in maniera convinta, abbiamo conquistato un traguardo storico, che introduce principi giuridici di assoluta civiltà. Abbiamo partecipato a definire un perimetro largo di responsabilità: mondo del lavoro, rappresentanze datoriali, Governo e Parlamento.

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E’ stato fatto un lavoro che può dare risultati importanti se, però, ora si procede con coerenza. Gli arresti di questi mesi dimostrano che la Legge funziona sul versante penale, ma dobbiamo fare di più per innalzare l’attenzione sull'altra gamba del contrasto: quella della prevenzione. Senza quest’ultima continueremo ad indignarci ogni volta che scopriamo nuove forme di schiavitù e di sfruttamento del diritto al lavoro. Lotta quotidiana L’ulteriore aspetto da affrontare con convinzione è quello dei trasporti dei lavoratori stagionali, nelle cui pieghe si nascondono i comportamenti più velenosi del ricatto dei caporali. Ma bisognerebbe anche cambiare strategia. Quella messa in campo fino ad oggi è solo una parte della soluzione. In Puglia potremmo sperimentare forme nuove di lotta al caporalato se solo smettessimo di interrogarci quando accadono eventi che ci indignano. Poi, passata l’emergenza emotiva che scuote i nostri territori, si ritorna all’ordinarietà e al rimpallo delle responsabilità di chi potrebbe fare ma non ha fatto.

In attesa di risposte Nei mesi scorsi i sindacati pugliesi hanno più volte rivolto appelli alla Regione affinché velocizzasse la costruzione di una nuova rete di accoglienza e servizi utili ad arginare la piaga del caporalato. Nulla di fatto. Ancora siamo in attesa che il governatore Emiliano ci risponda. L’ultima volta che abbiamo, come rappresentanti dei lavoratori, rivolto un appello a Emiliano è stato il 13 aprile 2017: da allora siamo in stand by. Come Cisl siamo convinti che la collaborazione, l’ascolto reciproco e la messa in campo di idee innovative siano fondamentali per la soluzione, condivisa, dei problemi del mondo del lavoro. Oggi si celebra in tutta Italia la Festa dei Lavoratori e la Cisl nazionale, insieme a Cgil e Uil sfilerà per le vie di Prato per invocare più sicurezza sul lavoro e chiedere di rispettare il dettame costituzionale nel suo primo articolo. Anche la lotta senza quartiere contro il caporalato rientra in quella sacrosanta richiesta di rispetto della sicurezza dei lavoratori agricoli, di qualunque etnia e genere che guardi alla centralità della persona nel lavoro. www.interris.it

Slitta il concorso per dirigenti scolastici. E a settembre sarà emergenza negli istituti

0 1 m a g gi o 2 0 1 8 Slitta il concorso per dirigenti scolastici e a settembre la maggior parte delle scuole italiane avrà un preside in condominio. La prova preselettiva del concorso, un quizzone di cento domande da svolgere in 100 minuti che aprirà la procedura che mette in palio 2.416 (più 9 per le scuole del Friuli Venezia-Giulia con lingua di insegnamento slovena) poltrone da preside, era in programma per il 29 maggio ma una recente comunicazione ha spostato il test al 23 luglio. Successivamente, se non ci saranno ulteriori slittamenti, il concorso proseguirà con tutte le altre prove fino alla nomina dei vincitori di concorso. Ma settembre è vicino e la carenza di dirigenti scolastici sta diventando un grosso problema. Issue 1

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Perché, tra sedi vacanti e scuole sottodimensionate (con meno di 600 alunni o 400 nelle piccole isole e nelle sedi di montagna) già nel corrente anno scolastico la situazione è pesante da portare avanti, soprattutto in alcune regioni del nord. Una situazione che si aggraverà ulteriormente con l'uscita di altri 200/250 presidi verso la pensione dal prossimo primo settembre. Basterà citare qualche numero per rendersi conto dello stato delle cose. Nel 2017/2018, l'anno che volge al termine, le scuole e i centri per l'istruzione degli adulti (Cpiaas) che avrebbero diritto ad un capo d'istituto sono 8.160 cui occorre aggiungere 360 istituzioni sottodimensionate che per legge non possono essere continua

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sede di dirigenza scolastica assegnate in reggenza.

e

vanno

In tutto, 8.520 sedi che al momento sono coperte da poco più di 6mila e 900 dirigenti in servizio. Le reggenze (una ulteriore scuola da guidare affidata ad un preside che già ne governa un'altra) sono state poco più di mille e 800. In altri termini, quest'anno, 3mila e 600 scuole (il 42 per cento del totale) sono state gestite da mille e 800 dirigenti scolastici. Ed è facile immaginare che nel 2018/2019 la quota di scuole che avrà un preside in comune supererà il 50 per cento. Producendo situazioni paradossali, come quella che ha portato Mariella Chiappetta, preside dell'istituto comprensivo MangoneGrimaldi, sulla collina cosentina, a dividersi ogni giorno tra 26 plessi disseminati in una decina di comuni collinari nei pressi della Sila, in Calabria. Perché le 8mila e 500 istituzioni scolastiche

nostrane, a seguito della razionalizzazione della rete scolastica, raggruppano oltre 42mila plessi. E quando ci si trova a gestirne due di scuole i plessi possono diventare una miriade. In Friuli VeneziaGiulia, Liguria e Veneto la situazione è già a limite della decenza, con il 70 per cento ed oltre delle scuole già costrette a condividere un preside part-time. All'ombra delle Cinque terre, i 130 presidi in servizio devono fronteggiare la gestione di 192 istituti. Per questa ragione, tra sedi vacanti e dirigenti destinati ad altri incarichi, lo scorso agosto l'Ufficio scolastico regionale ha dovuto assegnare ben 69 reggenze. In Liguria e in altre regioni, i presidi che guidano due scuole sono già più dei colleghi che ne gestiscono una sola. E quando il concorso arriverà alla fine, tra uno o due anni, il 60 per cento delle scuole dovrà accontentarsi di "mezzo" preside. www.repubblica.it

Istat: disoccupazione giovani marzo minimo da fine 2011. Pil rallenta su base tendenziale, non congiunturale

0 2 m a g gi o 2 0 1 8 Il tasso di disoccupazione a marzo rimane stabile all'11,0%, continuando a viaggiare sui livelli più bassi da settembre del 2012 ma sopra di 5 punti percentuali rispetto ai valori precrisi. Lo rileva l'Istat. Tuttavia la stima delle persone in cerca di occupazione registra su base mensile un aumento dello 0,7% (+19 mila). Nell'arco di un anno, invece, i disoccupati risultano ancora in calo, attestandosi a 2 milioni 865 mila (4,0%, -118 mila). La stima degli occupati continua a crescere, segnando un aumento dello 0,3% rispetto a febbraio, pari a 62 mila unità. L'istituto aggiunge che l'aumento maggiore si registra per i giovani 15-34enni, corrispondente a 68 mila unità. Quanto alla tipologia di rapporto di lavoro, c'è "una ripresa degli indipendenti (+56mila), che recuperano in parte la diminuzione osservata nei primi due mesi dell'anno e, in misura più lieve, dei Issue 1

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dipendenti a termine (+8mila), mentre restano sostanzialmente stabili i permanenti (-2mila)". A marzo - comunica ancora l'Istat - la disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni, scende al 31,7%, calando di 0,9 punti percentuali rispetto a febbraio. Secondo l'istituto si tratta del tasso più basso da dicembre 2011. Il tasso di inattività a marzo, sostanzialmente la quota di persone che non hanno un lavoro né lo cercano, scende al 34,3%, segnando il minimo dall'inizio delle serie storiche del 1977. Il loro numero si riduce di oltre 100 mila unità in solo mese. Lo rileva l'Istat, che intanto registra per il tasso di occupazione, salito di 0,2 punti su febbraio, al 58,3%, il livello più alto da ottobre del 2008. Il numero degli occupati

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si attesta così a 23 milioni 134 mila, il massimo da luglio sempre del 2008. La crescita dell'occupazione a marzo è dovuta interamente alla componente maschile (+81 mila) mentre per le donne, dopo l'aumento dei mesi precedenti, si registra un calo (-19 mila). Rallentamento del Pil su base tendenziale, non congiunturale - Nel primo trimestre del 2018 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre

precedente e dell'1,4% in termini tendenziali. E' quanto comunica l'Istat, in base alle stime preliminari. Nel quarto trimestre del 2017 la crescita congiunturale era stata analoga, pari a +0,3%, mentre, segnala l'Istat, "la lieve decelerazione emersa nel periodo più recente determina un contenuto ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale" che scende dall'1,6% precedente. www.ansa.it

Più soldi a chi accoglie i profughi. L’Est Europa si ribella al bilancio di Bruxelles 0 3 m a g gi o 2 0 1 8 Gli unici pienamente soddisfatti, al momento, sono i tedeschi. «Un primo passo nella giusta direzione» dicono i ministri Olaf Scholz (Finanze) e Heiko Maas (Esteri). Giudizio condiviso dai popolari all’Europarlamento, guidati dal tedesco Manfred Weber. Del resto il maxi-piano della Commissione Ue, che ieri ha svelato la sua proposta per il prossimo bilancio post-Brexit (2021-2027), porta la firma del loro connazionale Günther Oettinger. Una torta da 1.279 miliardi di euro che, nonostante l’uscita del Regno Unito, riesce a lievitare, ma al tempo stesso prevede tagli netti ai fondi regionali e alla politica agricola. Scatenando da un lato le proteste dei governi che non vogliono aumentare il loro contributo e dall’altro quelle di chi sarà colpito dai tagli. Questo è il punto di partenza. Ora si apre il tavolo delle trattative tra i Ventisette. Sarà dura trovare un compromesso. L’Olanda ha già bollato come «inaccettabile» la proposta. E insiste per avere il «rebate», lo sconto sulla quota contributiva che invece Bruxelles vuole eliminare. Sulla stessa linea Austria e Danimarca, che non vogliono pagare il prezzo della Brexit. Per la Lettonia invece ci sono troppi soldi destinati all’immigrazione. L’Ue ha inserito la gestione dei flussi tra le sue priorità: la spesa sale da 13 a 35 miliardi, che saranno usati per gestire i Issue 1

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confini (in arrivo 10 mila agenti Frontex) ma anche per l’accoglienza. Un fondo da 10,4 miliardi finanzierà i Paesi che ospitano i migranti e questo di fatto penalizzerà i Paesi dell’Est. Polonia e Ungheria sono già sul piede di guerra perché Bruxelles potrà «sospendere, ridurre o limitare i finanziamenti in caso di violazioni dello Stato di diritto». Tutto da vedere nel dettaglio, invece, il legame che ci sarà tra i fondi Ue e il rispetto dei parametri macroeconomici. L’Italia vuole contrastarlo. Un nuovo fondo servirà a sostenere riforme chieste dalle raccomandazioni della Commissione. Un serbatoio di 25 miliardi che si aggiunge agli altri 30 stanziati per sostenere gli investimenti in caso di shock asimmetrici. Non è proprio il bilancio dell’Eurozona chiesto da Macron, anche se va in quella direzione. A Parigi piacciono i 20 miliardi messi sul piatto per la Difesa comune, il raddoppio dei fondi per l’Erasmus e l’aumento (+50%) per gli investimenti in Ricerca e innovazione, ma fonti diplomatiche francesi mettono subito in chiaro che un taglio del 5% alla politica agricola non è accettabile. Con 442 miliardi, la politica di coesione rappresenta la fetta più importante del bilancio. Però è anche quella che ha subito i tagli maggiori (-7%). Per l’Italia il conto potrebbe salire a 2,4 miliardi di euro: la

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stima arriva da uno studio degli eurodeputati M5S, particolarmente preoccupati per l’effetto sulle regioni del Sud, il loro grande bacino elettorale. La Puglia perderebbe mezzo miliardo, la Campania 370 milioni e la Sicilia 340. «Altro che austerity, adesso il danno è ancora più grande» attacca l’eurodeputata Rosa D’Amato. L’effetto potrebbe però essere mitigato dai nuovi criteri per l’assegnazione dei fondi: il Pil pro-capite resterà predominante, ma si terrà conto di altri fattori come disoccupazione giovanile,

cambiamento climatico e accoglienza dei migranti. Nuove entrate (22 miliardi l’anno) arriveranno dalle «risorse proprie Ue», tra cui parte dei ricavi legati allo scambio delle quote di emissioni inquinanti, un’aliquota del 3% legata all’imposta sulle società e una nuova tassa sulla plastica non riciclata (80 centesimi al chilo) che gli Stati dovranno versare. . www.lastampa.it

Il disastro di Sarno 20 anni fa, manca la parola fine 0 5 m a g gi o 2 0 1 8 Il fantasma di Villa Malta aleggia su via Pedagnali con le tracce di fango ancora visibili sotto le volte del vecchio ospedale, ottocentesco come il borgo in cui sorge: è la fotografia che ferma il tempo e riporta indietro la memoria alla sera del 5 maggio 1998 quando una marea nera di fango travolse Sarno, inghiottendo uomini e cose. Centosessanta le vittime di quella tragedia che coinvolse anche altri comuni della valle, come Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello. Sarno pago' il prezzo piu' alto, con 137 morti e la frazione Episcopio spazzata via dalle colate di lava fredda che, scese dalla montagna ferita in cinque punti, bypassarono la rete di canali di inizio secolo, troppo a valle per fare da argine. A Sarno pioveva ininterrottamente da giorni (250 ore riferiscono le cronache dell'epoca) e nell'ospedale Villa Malta, ai piedi della montagna, sin dal pomeriggio cominciarono ad arrivare i primi feriti. Non immaginavano, ne' loro ne' il personale in servizio, che di li' a poco - intorno alla mezzanotte ci fu la colata che fece il grosso delle vittime - quel luogo di cura sarebbe diventata la loro tomba. I ritardi nei soccorsi, errori di sottovalutazione, un sistema di Protezione civile all'epoca poco collaudato, fecero il resto. Quattrocento famiglie furono sfollate.

corso - sottolinea Antonio Milone che in quella tragedia perse il padre e che da anni guida l'associazione dei familiari delle vittime - le responsabilita' sono solo degli uomini. Quel che e' successo era prevedibile, ma in questo Paese non c'e' mai stata cultura della prevenzione. E purtroppo non c'e' neanche oggi, ecco perche' dico che quella lezione della natura e' servita solo in parte. Si e' intervenuto su Sarno sulla scorta di un'emergenza, ma il problema resta e riguarda tutti i comuni all'ombra del Vesuvio". Oggi, dopo venti anni, Sarno ha visto completarsi l'85% delle opere previste. Ai piedi della montagna sono state realizzate le vasche di contenimento. "Ma e' venuta meno la messa in sicurezza della montagna - osserva Milone - e come associazione abbiamo criticato la ricostruzione negli stessi luoghi. Vogliamo che la lezione serva, prima che si ripeta qualcosa di analogo. Altrimenti ogni sacrificio e' stato inutile". Il destino sceglie a caso chi colpire. A Villa Malta quella sera non era di turno Giuseppe Canfora, medico anestesista. Oggi e' il sindaco di una Sarno che si prepara a ricordare i suoi morti con una tre giorni di eventi: "Sono un miracolato - dice - il caso ha voluto che quella sera non fossi di guardia. Ma li' - dice con voce rotta dall'emozione - ho perso tanti amici". Da sindaco la voglia di voltare pagina

"La natura non fece altro che fare il suo Issue 1

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definitivamente si scontra con la carenza di fondi: "La ricostruzione e' completa, la messa in sicurezza c'e' stata e magari avessimo avuto allora le difese di oggi, non staremmo qui a fare anniversari. Ma Sarno e' stata una sorta di laboratorio da cui e' nata la moderna Protezione Civile". "Abbiamo ricostruito una ottantina di edifici - ricorda - e abbiamo dato la proprieta' dei suoli agli abitanti delle nuove case". Il problema vero, tuttavia, e' la manutenzione. "Dopo la gestione commissariale, e la liquidazione dell'agenzia regionale per la difesa del suolo Arcadis, non e' chiaro a chi competa. Il Comune fa quel che puo' spiega - ma soldi in cassa non ce ne sono. Ed e' vero che si poteva intervenire meglio sulla montagna ma anche li' ci siamo scontrati con la mancanza di risorse". Villa Malta resta il cruccio del sindaco: "Ho scritto a De Luca e all'Asl per recuperare la struttura e farne un distretto sanitario". Ad

allungare lo strazio dei parenti delle vittime, resta in piedi la questione risarcimenti. Una settantina i giudizi pendenti in sede civile dopo che nel 2013 la Cassazione ha reso definitiva la condanna del sindaco dell'epoca Gerardo Basile. In primo grado sono stati riconosciuti fino a 250 mila euro per erede. "Quando abbiamo rappresentato le cifre al governo - spiega l'assessore comunale al Contenzioso Eutilia Viscardi - sono rimasti a bocca aperta. L'Avvocatura dello Stato ha proposto appello, i tempi saranno lunghi, nel frattempo abbiamo gia' chiuso 11 transazioni per 100 mila euro a vittima, e molte di piu' ne avremmo chiuse se la norma avesse fissato in 200 mila la cifra". Lungaggini e schermaglie che tengono aperte le ferite e che a distanza di venti anni fanno di Sarno una storia in cui la parola fine e' ancora lontana. www.ansa.it

Intercettazioni, l’Anm torna all’attacco: “Riforma sbagliata, danneggia indagini e diritto di difesa” 0 6 m a g gi o 2 0 1 8 Approvate dal governo una prima volta nel novembre scorso, le nuove norme si fanno segnalare per una particolare caratteristica: hanno raccolto le proteste sia dalla Anm che dall’Unione delle camere penali. Nei gironi scorsi anche il procuratore capo di Roma aveva puntato il dito contro le nuove norme A poco meno di due mesi dall’entrata in vigore della controversa riforma delle intercettazioni, un vero e proprio bavaglio per l’informazione, arriva l’ennesimo allarme dell’Anm. “Noi ci siamo espressi in maniera netta sulla nuova riforma sulle intercettazioni: è una riforma sbagliata perché danneggia le indagini e danneggia il diritto di difesa. Noi auspichiamo che il prossimo governo possa ripensare questa riforma, possa tornare alla situazione precedente” dice il presidente Anm nazionale Francesco Minisci interpellato a margine della “Notte bianca della legalità”. Issue 1

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Approvate dal governo una prima volta nel novembre scorso, le nuove norme si fanno segnalare per una particolare caratteristica: hanno raccolto le proteste sia dalla Anm che dall’Unione delle camere penali. In pratica la riforma delle intercettazioni non piace né al sindacato dei magistrati me neanche a quello degli avvocati: le due categorie professionali che con le intercettazioni ci lavorano. Per i magistrati sono due i punti negativi della riforma: dà troppo potere alla polizia giudiziaria, che deciderà quali intercettazioni sono rilevanti e quali no. E poi limita l’utilizzo dei virus trojan. Per gli avvocati, invece, la nuova legge limita il diritto di difesa. A chi piace il nuovo provvedimento, dunque? Ma ovviamente alla politica che lo invocava da anni. L’obiettivo non è migliorare l’amministrazione della giustizia ma evitare fughe di notizie e tutelare la privacy. Un’inchiesta del ilfattoquotidiano.it però, ha dimostrato

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che i casi di violazione negli ultimi 20 anni sono stati pochissimi: una ventina. Gli sms di Sabrina Ferilli e quelli di Anna Falchi, le avances di Alessandra Necci e quelle di Alessandro Moggi, le intercettazioni dei sacerdoti fiorentini e la sentenza europea su Craxi, citata perfino in un tribunale di Nuova Delhi. Poi nient’altro, o poco più. Pochi giorni fa era stato anche Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma che con altri responsabili delle principali procure italiane era stato sentito in commissione Giustizia, a lamentarsi: “Fuori dai processi temo continueremo a leggere molti contenuti di intercettazioni, virgolettati o meno. Nei processi dovremo trovare soluzioni anche fantasiose ai tanti problemi lasciati irrisolti dalla legge. Ma non posso fare a meno di chiedermi quanti processi salteranno perché le soluzioni che oggi sembrano logiche o almeno plausibili non saranno ritenute tali nei passaggi successivi. O addirittura giudicate incostituzionali” ha scritto Pignatone, Procuratore della , in una lunga lettera a Repubblica in cui commenta la riforma delle intercettazioni in vigore tra tre mesi, che – dice – non tutela la privacy. “Non ci saranno più tra gli atti depositati le notizie non rilevanti, il mero gossip. Questa è la speranza che anima la legge e tutti noi. Però dobbiamo essere realisti”, scrive

Pignatone. “All’inizio di un’indagine, polizia giudiziaria e pm hanno un’idea non precisa di ciò che è rilevante, questa idea si definirà nel tempo; intanto molte notizie – che alla fine potranno risultare irrilevanti – saranno inserite nelle informative, nelle richieste e nei decreti di intercettazione e saranno quindi poi conosciute con il deposito degli atti”. Sul calo dei virgolettati, “la pg non ha l’obbligo di limitarsi ai brani essenziali”, osserva Pignatone. Per questo “non c’è dubbio che nelle carte del procedimento ci saranno non poche citazioni virgolettate ‘a rischio pubblicazione’. Del resto parafrasi e sintesi possono essere assai pericolose e tali da ingannare involontariamente chi poi le leggerà, con esiti sul processo più nefasti del danno che può fare un virgolettato”. Secondo il procuratore, “il legislatore si è mosso in una logica non sistematica, ma dall’esclusivo punto di vista della tutela della riservatezza. Così facendo ha messo a serio rischio il diritto di difesa e, per quanto riguarda l’attività dei magistrati, pur senza intaccare i presupposti delle intercettazioni, ha creato una ennesima serie di difficoltà operative e di adempimenti che rallenteranno ancora i tempi dei processi e assorbiranno risorse a danno delle indagini”. www.ansa.it

Rohani: "Storico pentimento se gli Usa si ritirano dall'accordo sul nucleare" 0 7 m a g gi o 2 0 1 8 Gli Usa affronteranno uno "storico pentimento" se se ritireranno dall'accordo sul nucleare firmato nel 2015 tra Teheran e l'Occidente. Lo ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, riferisce al Jazeera. In un discorso alla nazione, trasmesso in tv, Rohani ha detto che l'Iran ha in programma piani per far fronte a qualsiasi decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha affermato di volersi ritirare dall'accordo sul nucleare. "C'é un solo Stato, un piccolo Paese e un regime che sostengono che l'accordo sul nucleare con l'Iran è stato un Issue 1

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errore e sono gli Usa, l'Arabia Saudita e Israele", ha detto Rohani durante un discorso a Sabzevar, nella provincia di Khorasan Razavi, trasmesso dalla tv di Stato. Le dichiarazioni del presidente americano durante i suoi 15 mesi di mandato nei quali sostiene che l'accordo è il peggiore mai firmato non sono logiche, ha proseguito Rohani. "L'Iran non terrà colloqui con nessuno sui suoi meccanismi di difesa e non sono affari di nessuno conoscere le nostre decisioni su come ci difenderemo", ha aggiunto. L'annuncio di Trump sull'accordo è atteso per il 12 maggio. www.ansa.it

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Le “ v e ri t à t om b a t e ” d e l ca s o M oro 0 8 m a g gi o 2 0 1 8 Per comprendere i motivi del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro dobbiamo partire da un dato: i terroristi non hanno mai avuto paura di chi gestisce il potere, che è visto invece come utile a generare disagio e rivolta, bensì hanno sempre individuato come minaccia grave coloro che hanno idee, che hanno un pensiero forte che genera azione e riforme. Moro aveva intuito dall’inizio degli anni ’60 che era terminata la fase della Prima Repubblica iniziata con la Costituente, ed aveva avviato quindi un percorso di ammodernamento del sistema democratico finalizzato a superare quell’empasse rappresentato da una Dc abituata a vincere e a ripartire il potere e da un Pci che aveva un elettorato deluso dalla mancanza di risultati. Riuscendo ad allargare la base democratica e far condividere alla gran parte del Paese valori comuni, Moro voleva consegnare all’Italia una “democrazia integrale”, chiamando i partiti ad un confronto sui programmi ed esonerando il sistema dall’obbligo di far vincere e governare soltanto una forza. I danni della morte di Moro li paghiamo ancora oggi, perché nessuno ha messo in campo un progetto sostanziale di rinnovamento della democrazia analogo al suo ed ognuno si è arroccato nuovamente - sia il pentapartito sia il Pci - nelle sue posizioni per poi incagliarsi in tangentopoli. Si è così scelta la scorciatoia di rinnovare attraverso le leggi elettorali anziché con le riforme del sistema democratico. Abbiamo indotto gli italiani a non votare più perché credevano in qualcosa, ma per scegliere qualcuno. E questo è stato l’inizio del degrado. La commissione d’inchiesta ha evidenziato tre elementi significativi. Il primo: non si seppero leggere le direttive strategiche delle Br e le informazioni del centro Sismi di Beirut: i terroristi avevano parlato di attacco al cuore dello Stato. Ebbene, Moro era il cuore della Dc, la mente pensante di un processo di rigenerazione della democrazia italiana e dunque rappresentava il cuore dello Stato. E ancora, il 17 Issue 1

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e il 18 febbraio 1978 il Sismi, da Beirut, aveva comunicato che Abu Abbas, capo del Fronte per la liberazione della Palestina, aveva avvertito del tentativo di un atto eclatante in Italia compiuto da terroristi europei e italiani insieme. Se si fossero sapute leggere queste direttive e queste informazioni, magari sarebbero state aumentate le misure di sicurezza per Moro e, forse, sarebbe cambiata la storia d’Italia. C’è poi un secondo elemento: le Br non erano un gruppo autoctono italiano, facevano parte di un cartello internazionale dell’eversione di sinistra cui appartenevano anche la Raf tedesca, l’Ira, i palestinesi… Così come in Italia, le Br erano all’interno di un arcipelago di sigle e frange che avevano modalità di espressione diversa ma comuni intenti. Questo aspetto fu negato per anni. Infine il terzo elemento: è palese che il “memoriale Morucci” (l’ex brigatista che aveva gestito la diffusione delle lettere scritte da Moro durante il sequestro, ndr), su cui si è fondata la verità giudiziaria, sia un dossier scritto a più mani - in modo lacunoso, inesatto e a volte sciatto - per tracciare il perimetro delle verità dicibili. Tutto il resto è stato “tombato” per non essere più approfondito. Nel corso della III commissione d’inchiesta sul caso Moro abbiamo trasmesso ai magistrati diversi elementi. Penso al ruolo della trattativa palestinese; a quello della trattativa vaticana; ai movimenti al bar Olivetti situato nei pressi del luogo dell’agguato; alla presenza della ‘Ndrangheta a via Fani; allo scambio delle auto in via Massimi 91, condominio dello Ior dove era stato ospitato anche il brigatista Prospero Gallinari nell’autunno successivo all’uccisione di Moro… Questo quadro evidenzia sì che l’azione fu compiuta dalle Br, ma anche che molti che sapevano fecero un grave peccato di omissione. Perché questo? Perché Moro aveva un pensiero riformatore profetico che, nell’Italia dei due blocchi, dava fastidio a molti. Giuseppe Fioroni - presidente della III Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro www.interris.it

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Palermo, mentre in Tribunale si litiga sul "copia e incolla" delle ordinanze i boss tornano liberi

0 8 m a g gi o 2 0 1 8 Tra i due litiganti è sempre il terzo che gode. La battaglia del "copia e incolla" delle ordinanze negli uffici del Tribunale di Palermo, infatti, come effetto immediato, ha provocato un pasticcio nel pasticcio: il ritorno in libertà, cioè, di 28 presunti mafiosi dei 63 arrestati del blitz Montagna contro i clan dell'Agrigentino. Come è potuto accadere tutto ciò? I documenti di gip e Riesame coincidevano con quelli del pm. Inoltre, in un'ordinanza di annullamento degli arresti i nomi di due imputati sono stati scambiati. E, mentre i giudici litigano tra loro... Il "copia e incolla" della discordiaSecondo quanto riporta nel dettaglio LiveSicilia.it, il Tribunale del Riesame, che nelle scorse settimane ha annullato 28 dei 63 arresti di presunti mafiosi, "ha sostenuto che ci fosse carenza di motivazione nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari". "In alcuni casi - si precisa - la bocciatura è dovuta al fatto che il Gip si sarebbe limitato a ripetere alcuni ampi passaggi della richiesta di arresto della Procura di Palermo". Allora "la Procura non ci sta e

presenta ricorso in Cassazione contro la scarcerazione di massa di quelli che ritiene 'pericolosi uomini di Cosa nostra'". "Ora - è la ricostruzione della battaglia - si scopre che anche il Riesame, secondo i pm, avrebbe utilizzato il 'copia e incolla' per le posizioni di Vincenzo Cipolla e Angelo Di Giovanni, ritenuti affiliati ai clan di Favara e San Biagio Platani, ma scarcerati dopo il ricorso degli avvocati". "Paradossalmente, - si legge a conclusione del ricorso dei pm - quella stessa tecnica motivazionale che il Tribunale imputa al Gip come viziata, lo stesso organo giudicante la segue pedissequamente, tant'è che le ordinanze, chiunque sia il relatore o il collegio, sono redatte sostanzialmente in fotocopia; evidente effetto di quella stessa tecnica del cosidetto copia-incolla". E in questa battaglia a colpi di ricorsi, interviene la Procura generale della Cassazione, che "ha chiesto chiarimenti sulla vicenda alla Procura generale palermitana".. www.tgcom24.mediaset.it

Perché si celebra la “Festa dell’Europa”

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europea.

L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto". Quando l'allora ministro francese degli Esteri, Robert Schuman, si rivolse così alle istituzioni del suo Paese probabilmente non sapeva che quelle parole avrebbero avviato il processo di creazione dell'Unione Issue 1

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Risollevarsi dalle macerie Era il 9 maggio del 1950, poco dopo le 4 del pomeriggio. Il Vecchio Continente si stava ancora leccando le profonde ferite lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto che solo sul suolo europeo aveva lasciato quasi 40 milioni di morti, tra militari e civili, da aggiungere agli oltre 15

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milioni provocati dalla Grande Guerra. Da lì, dalla necessità di assicurare pace e prosperità a una regione del mondo martoriata dagli ultimi 50 anni di storia, si mosse la "Dichiarazione di Schuman". Una nuova stagione, secondo il suo ragionamento, passava attraverso la risoluzione di una disputa storica tra Parigi e Berlino. Quella per lo sfruttamento delle risorse minerarie poste al confine tra i due Paesi. "Il governo francese - annunciò propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri Paesi europei" Primo vagito L'anno seguente con il Trattato di Parigi (siglato il 18 aprile) venne istituita la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca) con l'adesione di Francia, Germania Ovest, Lussemburgo, Paesi Bassi e Italia. Fu il primo vagito dell'Unione europea. Gli altri due vennero emessi a Roma 6 anni dopo. Il 25 marzo 1957 vennero, infatti, siglati i trattati fondativi della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) e della Comunità economica europea (Cee). Quest organismi, insieme, vengono considerati i tre pilastri dell'Unione europea, la cui nascita ufficiale avvenne solo 35 anni dopo, con i Trattati di Maastricht del 1992. Organi Ne sentiamo spesso parlare, ci viviamo senza conoscerne a fondo dentro l'organizzazione e il funzionamento. L'Ue agisce attraverso dirette istituzioni. Il Parlamento (con sede a Strasburgo) è l'organismo, democraticamente eletto da tutti i cittadini maggiorenni dei 28 (ma con la Brexit diventeranno 27) Stati membri. Le sue funzioni sono simili a quelle degli equivalenti nei singoli Stati nazionali. Ad esso è, ad esempio, attribuito il compito di legiferare. Ciò avviene attraverso atti vincolanti come regolamenti, direttive e decisioni. I primi si applicano direttamente negli Stati membri senza la necessità di un'attività di ricezione ma solo in base alla limitazione di sovranità derivanti dai trattati di adesione. Le seconde obbligano i destinatari al raggiungimento di determinati obiettivi, lasciando però agli stessi libertà circa i modi e le forme per perseguirli. Le terze hanno portata Issue 1

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individuale, vincolando solo i destinatari specifici. Ci sono poi gli atti non vincolanti, come le raccomandazioni (invito a conformarsi a un determinato comportamento) e i pareri (con cui viene fatta conoscere l'opinione dell'Ue su una determinata materia). Il potere legislativo è tuttavia condiviso con il Consiglio dell'Unione europea (con sede a Bruxelles), formato di volta in volta dai ministri dei singoli Paesi che si occupano di una specifica materia (Esteri, Interni, Sanità, Economia ecc). Quest'organismo non va confuso col Consiglio europeo, formato dai soli capi di Stato e di governo (e attualmente presieduto da Donald Tusk) che esercita il potere d'indirizzo politico ed esamina i principali problemi riguardanti i processi d'integrazione. C'è poi la Commissione europea, cioè, banalmente, il governo dell'Ue, con funzioni di iniziativa legislativa (cioè propone le leggi da fare al Parlamento). Il suo presidente, proposto dal Consiglio europeo, deve essere approvato dall'Europarlamento. A nomina avvenuta questi sceglie i 28 commissari dai diversi Stati. Come ultimo step l'intera Commissione (che resta in carica 5 anni) deve ricevere l'ok del Parlamento. Le ultime tre istituzioni sono: la Corte di giustizia Ue (con sede nel Lussemburgo) che vigila sulla corretta applicazione del diritto comunitario; la Corte dei conti europea, che verifica il finanziamento delle attività dell'Ue; la Bce (Francoforte), che è responsabile della politica monetaria. Moneta unica Dal 1999, infatti, l'organizzazione è dotata di una propria moneta (l'euro) che nei Paesi aderenti ha sostituito la valuta nazionale. Attualmente solo 19 Paesi Ue su 28 utilizzano l'euro. L'insieme di questi Stati costituisce l'Eurozona (o Eurolandia). Se il debutto sui mercati finanziari è del 1999, la circolazione monetaria effettiva ebbe inizio solo il primo gennaio 2002. Due curiosità: 1) esistono Paesi extra Ue che adottano l'euro in virtù delle preesistenti condizioni di unione monetaria con Paesi membri (San Marino, Andorra, Principato di Monaco e Città del Vaticano) o di trattati unilaterali (Montenegro e Kosovo) 2) L'euro non è la prima valuta "europea", in precedenza era stata, infatti, adottato (sia pur solo a livello di registrazioni contabili) l'Ecu (Unità di conto europeo).

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Riflessione Dopo anni in cui della sua presenza in pochi si erano resi conto, l'Ue con la "Grande recessione" del 2007 è entrata prepotentemente nella nostra vita. I suoi tecnicismi, gli eccessi burocratici, decisioni per lo più basate sul "rigore" e sul "rispetto dei vincoli di bilancio" e, nel contempo, il sostanziale allontanamento dagli ideali dei padri fondatori e da quelle "radici cristiane" che sono il grande retroterra culturale del concetto stesso di Europa politica, hanno portato a una disaffezione generalizzata nei suoi confronti. Ma se

alcuni obiettivi e principi continuano a essere traditi, non si può non riconoscere uno risultato straordinario all'Unione europea: l'aver assicurato pace a popoli che per secoli si erano combattuti e trucidati. Lo si legge nelle motivazioni del Premio Nobel per la Pace assegnato all'Ue nel 2012: "Per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa". www.interris.it

I primi paletti di Mattarella: no a un governo a s ca t ol a chi us a 1 0 m a g gi o 2 0 1 8 Il governo presidenziale è sempre lì, pronto nel cassetto. Ma la curiosità di sapere chi ne farebbe parte, incominciando dal premier, forse non verrà soddisfatta. Dipenderà dal negoziato in corso tra Cinque stelle e Lega, aperto a qualunque sbocco. Il Quirinale sarebbe lieto che i partiti trovassero da soli la quadra, senza bisogno di intervenire. Per questo motivo, Sergio Mattarella non ha avuto difficoltà a concedere le 24 ore di «time out» richieste ieri mattina tanto da Luigi Di Maio quanto da Matteo Salvini. La scadenza delle ore 17 è slittata a questo pomeriggio, e in teoria entro stasera qualcosa dovrà succedere, in un senso o nell’altro. Pazienza «zen» Mettiamo dunque che in giornata Salvini e Di Maio facciano sapere per telefono al Colle di avere raggiunto un’intesa. In quel caso, Mattarella ne vorrebbe approfondire i termini, magari incontrando i partiti interessati all’accordo per ragionarci a voce e in maniera formale, perché non può essere che un Presidente si limiti a metterci su il timbro. Quando si potrebbero svolgere questi incontri chiarificatori non è ben chiaro, visto che l’agenda quirinalizia è colma di impegni: oggi a Firenze per una conferenza europea, domani a Palermo, sabato a Dogliani per le celebrazioni di Einaudi. Di sicuro, Mattarella chiederebbe Issue 1

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lumi sulla composizione della maggioranza, sugli obiettivi cardine del programma, sulla struttura ministeriale e, dulcis in fundo, domanderebbe a chi si pensa quale possibile premier. La decisione di conferire o meno l’incarico discenderebbe dalla somma delle risposte. Bisogna vedere se i protagonisti saranno in grado di fornirle, in tutto o in parte. Circola insistente voce che oggi, quando si faranno vivi col Quirinale, Di Maio e Salvini difficilmente saranno in grado di annunciare «abbiamo sciolto ogni nodo», e dunque possano sollecitare altri giorni di proroga, magari una settimana o forse più. Impossibile prevedere se il Capo dello Stato accorderebbe o meno la dilazione, e in che misura. Di sicuro, pretenderebbe anzitutto di toccare con mano gli eventuali passi avanti, senza accontentarsi della dichiarazione serale di Berlusconi che compie il famoso passo «di lato». Oltretutto, fanno presente con una punta di disagio i frequentatori del Colle, Mattarella sta dimostrando una pazienza mai vista, quasi zen. In solo tre giorni si è visto cambiare altrettante volte le carte in tavola: prima Salvini pretendeva un incarico per sé, poi ha reclamato elezioni subito, e adesso si riparla di accordo coi

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Cinquestelle. È un balletto che non potrà trascinarsi all’infinito. Servono punti fermi. Paletti europei In generale, l’impressione è che il Capo dello Stato confidi in una soluzione positiva, ma non intenda approvare nulla a scatola chiusa. Un’alleanza inedita come quella in cantiere presenta numerosi aspetti problematici, incominciando dal terreno internazionale. Già stamane Mattarella pianterà i primi paletti, parlando a Badia Fiesolana in occasione della conferenza sulla solidarietà in Europa. Ribadirà che l’Italia ha preso impegni con l’Ue e con la Nato cui resterà La Lega al governo non fedele.

comporterebbe un rovesciamento filo-russo delle nostre alleanze internazionali. È ancora presto per pronosticare fino a che punto si spingerà la vigilanza del Colle su altri vincoli, tipo articolo 81 (pareggio di bilancio). Di certo il Presidente eserciterà le prerogative di nomina dei ministri che gli vengono dall’articolo 92: se non sarà convinto della scelta, niente cadrega. Parlando alle vittime del terrorismo, Mattarella ha ribadito che prima vengono gli interessi fondamentali del Paese: riguardano tutti e sono «in questo senso neutrali». Da arbitro, considera suo compito farli valere. www.lastampa.it

Irlanda: la lotta armata è davvero finita?

1 1 m a g gi o 2 0 1 8 Era il 10 aprile 1998, quando il primo ministro britannico Tony Blair e il suo omologo irlandese Bertie Ahern firmarono quello che è passato alla storia come l’Accordo del Venerdì Santo. In una data densa di significato per i cattolici, fu compiuto un passo importante con l’obiettivo di mettere fine a quasi trent’anni di scontri in Irlanda del Nord, iniziati con i cosiddetti troubles di fine anni ’60 che fecero oltre 3.500 vittime. La firma non spense però del tutto il fuoco del conflitto tra la comunità protestante (favorevole all’unione con la Gran Bretagna) e quella cattolica repubblicana (che vorrebbe una riunificazione di tutta l’Irlanda). Come ricorda la Bbc, negli ultimi due decenni si sono contate circa 150 vittime di violenze mai sopite. La radice della rivolta continua ad allignare non nel romantico verde delle campagne d’Irlanda, ma nel grigio dei quartieri popolari di città come Belfast e Derry. Qui i cosiddetti “muri della pace”, sebbene sia stato annunciato il loro smantellamento, continuano, a dispetto del nome, a dividere le due comunità e a foraggiare il settarismo.

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L’anomalia dell’Irlanda è testimoniata poi dalla presenza di partiti come il Republican Sinn Fein (Rsf), che adottano la politica dell’astensionismo, ossia il rifiuto di farsi eleggere nei Parlamenti sia della Repubblica d’Irlanda sia del Nord Irlanda, considerandoli strumenti di comando britannici. Il partito nel 1986 si staccò dal più famoso Sinn Fein proprio per la decisione di quest’ultimo di abbandonare l’astensione perseguita fin lì dal lontano 1905. E proprio un membro di spicco del Rsf, il tesoriere Diarmuid Mac Dubhghlais (nome rigorosamente gaelico), racconta ad In Terris come a vent'anni da quell'Accordo la questione nord-irlandese sia lungi dal normalizzarsi. Come è cambiata l’Irlanda in questi vent’anni? “È cambiata molto. Nei primi dieci anni dopo il 1998 c’è stata un’enorme crescita economica nello Stato delle Ventisee contee (Repubblica d'Irlanda, ndr), ma gran parte della ricchezza è andata a giovamento di chi apparteneva alle alte sfere della società irlandese. I ceti popolari non ne hanno beneficiato. Nei successivi dieci anni, l’Irlanda è stata duramente colpita dalla recessione economica internazionale.

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E queste perdite, invece, hanno riguardato tutta la società. Come ha detto un mio compagno di lotta, ‘prima ci hanno promesso i profitti, ma poi hanno socializzato le perdite’”. Si è dato avvio ad una normalizzazione de l l a v i t a s oci a l e e pol i t i ca ? “Non parlerei di normalizzazione. Da un punto di vista politico, è cresciuto il consenso nei confronti del Provisional Sinn Fein (il nome con cui chiama il Sinn Fein, ndr) ed è diminuito gradualmente quello ai due partiti principali di un tempo: Fianna Fail e Fine Gael. Dal punto di vista sociale, ci sono meno manifestazioni visive del conflitto: bombe, sparatorie, etc. Ma sottotraccia la situazione è ancora molto tesa, con la polizia che ancora ferma, indaga e fa pressione ai repubblicani: l’internamento è ancora utilizzato, anche se su scala minore. Il settarismo sta aumentando nel senso che i ‘muri della pace’ sono ora più alti e più lunghi di venti anni fa, questo di per sé dimostra che, nonostante la relativa pace, questa terra resta anomala”.

Nessuno ha mai desiderato vedere armi e violenze nelle strade: si è trattato di un rimedio contro l’interferenza britannica, per lasciare il governo dell’Irlanda al suo popolo. Chi abbraccia la lotta armata oggi è in minoranza, ma è stato così anche nel passato. Chi porta avanti questa opzione continua a credere in un’Irlanda unita, libera dal settarismo e dalla cattiva amministrazione della Gran Bretagna. I recenti avvenimenti in Catalogna insegnano che l’imperialismo osteggia il ‘cambiamento democratico’ e chiude gli occhi davanti alle violenze delle forze dell’ordine verso chi cerca di esprimere pacificamente un voto”.

A proposito di voto, qual è il significato della vostra astensione oggi? “L'astensione è stata utilizzata in Irlanda per decenni dai repubblicani per esprimere che non si riconosceva il Parlamento, che fosse Leinster House (della Repubblica d'Irlanda, ndr), Westminster (della Gran Bretagna, ndr) o Stormont (del Nord Irlanda, ndr). Alcuni potrebbero obiettare che è un’azione inutile, un voto buttato. Ma a mio avviso ci sono diversi aspetti positivi Non crede che l’Accordo del Venerdì Santo nell’astensionismo. Alle elezioni del 1918, sia almeno servito a fermare la scia di tutti i membri eletti del Sinn Fein sposarono una politica di astensione, sangue in Irlanda? “La risposta più ovvia sarebbe sì. Ma rifiutarono di sedersi a Westminster e sarebbe troppo semplicistica. Già in formarono a Dublino il Dail Eireann (il passato l’Irlanda occupata ha conosciuto primo Parlamento irlandese, ndr). Fu un brevi periodi di processi di pace, che hanno duro colpo per le autorità britanniche, avuto come effetto meno morti sulle strade. costrette a considerare una qualche forma Ma come dice il proverbio, ‘se non impari di ritiro dall’Irlanda. Sfortunatamente quel dalla storia, sei destinato a ripeterla’: tutti i ritiro fu parziale, il nostro Paese fu diviso, processi di pace hanno fallito, prima o poi le Sei contee rimasero occupate. Oggi il il conflitto si è sempre riacceso. Ora la Provisional Sinn Fein fa una politica di situazione non è confortante: nello Stato astensione per le elezioni di Westminster, delle Sei contee (Nord Irlanda, ndr) manca ciononostante siede nella sottomessa un Esecutivo dal gennaio 2017 e si è assemblea di Stormont amministrando gli tornati al direct rule, cioè al governo affari delle Sei contee occupate proprio per diretto di Londra, come è avvenuto conto di Westminster…”. ininterrottamente dall’inizio dei Troubles negli anni ’60 all’Accordo di Pace del Nel 2014 lei è stato arrestato a Derry. Può raccontarci quella circostanza? 1998”. “Stavo uscendo insieme ad altri da casa di Crede che la lotta armata possa ancora amici, quando siamo stati avvicinati da una unire l’Irlanda? Cosa ne pensa di chi pattuglia della polizia che ci ha chiesto i continua a percorrere questa strada? nostri nomi. Insoddisfatti del mio nome “Purtroppo la Gran Bretagna non ha mai gaelico, gli agenti mi hanno chiesto di abbandonato le terre in cui non c’è stata tradurlo in inglese, ma io mi sono rifiutato. una rivolta armata nei suoi confronti. Mi hanno chiesto di scriverlo, ma non ero Anche la limitata autonomia dello Stato obbligato e dunque non l’ho fatto. Libero d’Irlanda (nel 1922, ndr) è stata continua ottenuta solo a seguito di un conflitto. Issue 1

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Sono stato arrestato ai sensi del Terrorism Act e comparso davanti al giudice la mattina seguente. Anche quest’ultimo non riusciva a credere che fossi accusato di terrorismo e si è chiesto: ‘La polizia avrebbe agito allo stesso modo se l’uomo fosse stato rumeno o cinese?’. Ma il caso non è stato chiuso, sono stato rilasciato su cauzione e sono dovuto tornare in Tribunale quattro o cinque volte prima che il caso venisse archiviato. Potrebbe sembrare una vicenda banale, ma invece indica perfettamente come siamo trattati dalla polizia. La nostra lingua, la nostra cultura, anche i nostri sport sono sotto costante attacco”.

quasi morto. L’occupante ha incoraggiato il settarismo, che è all’origine delle marce per i diritti civili che precedettero la campagna armata dagli anni ’70 in poi. Ma ancora oggi noi siamo orgogliosi di essere irlandesi, della nostra identità. La nostra è anche una lotta per la sovranità nazionale, poiché per troppo tempo l’Irlanda è stata governata da lontano, a Westminster così come a Bruxelles, da gente che non conosce questa realtà. Noi del Sinn Féin Poblachtach (nome completo in gaelico di Republican Sinn Fein, ndr) proponiamo un sistema di governo federale per l’Irlanda”.

Eppure il Sinn Fein continua a crescere, sia nelle Sei contee che a Dublino. Esistono ancora margini di agibilità politica per voi? “Uno degli effetti del settarismo nelle Sei contee occupate è il voto religioso: acquistano consensi i principali partiti delle due comunità e le forze più piccole sono La Brexit può aiutare la riunificazione emarginate. Nelle Ventisee contee, il Provisiona Sinn irlandese? “La Brexit è la grande sconosciuta. L’ipotesi Fein è cresciuto negli ultimi anni anche a di mantenere l’unione doganale in tutta causa degli scandali di corruzione del l’isola d’Irlanda ha già irritato i politici Fianna Fail, del Fine Gael e del Labour unionisti a Stormont, i quali si sono detti Party. quella che prima ho definito pronti a far cadere il governo di Ma Westminster se dovesse essere approvata ‘socializzazione del debito’ ha svegliato le una simile mossa. Ci sono poi l’idea di un persone: alle ultime elezioni è stato eletto confine elettronico, ma una tale tecnologia un numero senza precedenti di candidati non è stata ancora inventata, e quella della indipendenti. frontiera aperta, ma nessuna delle due Il prossimo voto dirà se si tratta di un parti consentirebbe a merci e persone di segno di cambiamento reale. Noi del Sinn viaggiare dentro e fuori i rispettivi Paesi Féin Poblachtach continueremo a lavorare per un’Irlanda unita, convinti che quel senza controlli. E comunque, ci sono più punti di giorno verrà”. attraversamento tra l’Irlanda occupata e le Ventisee contee di quanti ce ne siano tra www.interris.it tutti i Paesi tra loro confinanti nell’Unione europea”. Anche gli sport? “Ci sono persone che sono state arrestate perché trovate in possesso di una hurley, mazza con cui si gioca ad Hurling, uno sport gaelico simile all’hockey”.

Nel mondo della globalizzazione, ha ancora senso parlare di identità nazionale e lotta per l’indipendenza? “Anche stavolta sarebbe troppo semplicistico rispondere solo di sì. Bisogna rivolgere lo sguardo alla storia irlandese: per quasi novecento anni siamo stati occupati, i nostri antenati sono stati affamati, picchiati, uccisi e spediti in tutto il mondo soltanto perché irlandesi. La nostra lingua e la nostra religione sono state soppresse, a tal punto che il gaelico è Issue 1

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ATTUALITA' - NEWS

Berlusconi torna candidabile: sì del del tribunale di Sorveglianza di Milano alla riabilitazione 1 2 m a g gi o 2 0 1 8 L'istanza di riabilitazione relativa al processo per frode fiscale sui diritti tv Mediaset è stata depositata presso la cancelleria del tribunale di Sorveglianza d i Milano lo scorso 12 marzo. Ieri, nel tardo pomeriggio - nell'udienza senza la presenza della difesa, né della Procura generale - i giudici (relatore Gloria Gambitta, presidente Giovanna Di Rosa) hanno accolto la richiesta dei legali di Silvio Berlusconi decretando di fatto la sua immediata candidabilità: se in questo momento si dovesse andare alle urne, il leader di Forza Italia avrebbe il diritto di presentarsi alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica.

Consiglio ha anche risarcito l'Agenzia delle entrate e questa era l'ultima condizione da rispettare per avanzare la domanda di riabilitazione che ha fatto decadere gli effetti della legge Severino. "PROVE COSTANTI CONDOTTA"

DI

BUONA

Alla fine l'istruttoria avviata dal tribunale di Sorveglianza, affidata alle forze dell'ordine, ha decretato la candidabilità del Cavaliere. I magistrati hanno accertato che il "condannato ha dato prove effettive e costanti di buona condotta" e di essersi reinserito nella comunità rispettandone nei limiti del possibile le regole. Inoltre hanno avviato una valutazione sui processi in corso a carico di Berlusconi tra cui Ruby ter, dal quale sono emersi presunti RISARCITA L'AGENZIA DELLE ENTRATE versamenti corruttivi alle ragazze che hanno partecipato alle feste di Arcore (in Con la riabilitazione, che "estingue le pene cambio del loro silenzio) fino al novembre accessorie e ogni altro tipo di effetto 2016 e quindi dopo l'espiazione della pena. penale della condanna”, decadono infatti e conseguenze della legge Severino, che In ogni caso - come spiegano dal tribunale all'articolo 15 sancisce l'incandidabilità al di Sorveglianza - caso i "carichi pendenti" Parlamento per i sei anni successivi a una non sono in sé e per legge ostativi alla condanna definitiva. riabilitazione, ma vanno valutati nella loro Contro questo divieto Berlusconi ha fatto specificità. anche ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo, dove la sentenza è Ora la Procura generale può decidere di attesa non prima del prossimo autunno. Il opporsi alla decisione dei magistrati 12 marzo i legali dell'ex Cavaliere, Niccolò milanesi e se ciò avverrà dovrà essere Ghedini e Franco Coppi, hanno depositato fissata un'altra udienza, stavolta alla a Milano la richiesta di riabilitazione come presenza delle parti, e contro la decisione previsto dalla legge: erano trascorsi tre avranno comunque la possibilità di anni dall'ultimo giorno, l'8 marzo del 2015, ricorrere in Cassazione. in Silvio Berlusconi ha finito di scontare la pena di un anno (gli altri tre erano stati Intanto comunque Silvio Berlusconi, se si indultati) per la condanna definitiva votasse, potrebbe candidarsi alle elezioni. dell'agosto 2013 a quattro anni di Da subito. reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset. www.ilmessaggero.it Il Cavaliere aveva ottenuto l'affidamento ai servizi sociali e svolto attività di sostegno ai disabili presso la Sacra Famiglia di Ceano Boscone. Come prevedeva la condanna definitiva, l'ex presidente del Issue 1

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ATTUALITA' - NEWS

Ancora sbarchi di migranti in Sicilia

1 3 m a g gi o 2 0 1 8 Sbarco sull'isolotto di Portopalo di Capo Passero nel Siracusano. Individuata una barca a vela di nome Melody con bandiera degli Stati Uniti. A bordo 37 migranti, tra cui 3 donne e 3 bambini, di asserita nazionalità kurda. Le forze dell'ordine hanno anche ritrovato in spiaggia un piccolo tender utilizzato dagli scafisti, probabilmente tre ucraini, per fuggire. Secondo quanto ricostruito dalle testimonianze dal Gruppo interforze di contrasto all'immigrazione

clandestina della Procura di Siracusa, i migranti sono partiti cinque giorni fa dalle coste greche, pagando 5 mila euro ciascuno per il viaggio. A Lampedusa Continuano senza sosta gli sbarchi di migranti tunisini a Lampedusa. Ieri pomeriggio per il terzo giorno di fila, un barcone con 160 migranti a bordo è stato intercettato dalle motovedette della capitaneria di porto vicino l'isola. I 160 migranti sono stati accompagnati a Trapani con due motovedette una della capitaneria di porto e una della guardia di finanza. www.ansa.it

“Spiava le indagini di magistratura e polizia”: arrestato l’imprenditore Antonello Montante 1 4 m a g gi o 2 0 1 8 CALTANISSETTA. E’ stato il paladino dell’ultima stagione antimafia di Confindustria, l’ex presidente degli imprenditori siciliani Antonello Montante è ora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine. Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta gli contestano di aver creato una rete illegale per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Arresti domiciliari anche per altre cinque persone: il colonnello Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti, da qualche tempo era tornato in servizio nell'Arma; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, diventato responsabile della sicurezza di Montante; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia Issue 1

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tributaria della Guardia di finanza di Caltanissetta; l'imprenditore Massimo Romano titolare della catena di supermercati "Mizzica" - Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella regione. Un sesto provvedimento, di sospensione dal servizio per un anno, riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo. Sarebbero i componenti della rete di spionaggio al servizio di Montante, questa l’accusa mossa dai sostituti procuratori Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, dall’aggiunto Gabriele Paci e dal procuratore capo Amedeo Bertone. Contestati a vario titolo i reati di accesso abusivo a sistemi informatici, favoreggiamento, rivelazione di notizie riservate. A Montante veniva contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa: secondo i pm, l'imprenditore "ha intrattenuto qualificati rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra", ma non ci sono gli elementi sufficienti per

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ATTUALITA' - NEWS

configurare il concorso esterno in associazione mafiosa. In totale, sotto inchiesta sono in 22. Nell’elenco figurano altri nomi eccellenti, non raggiunti da alcun provvedimento, dunque indagati a piede libero, anche loro accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie. Indagati l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo. L'avvocato di Montante, Nino Caleca, dice: "Dopo 4 anni, l'indagine per concorso esterno finisce comunque con un nulla di fatto, non sono stati trovati riscontri all'iniziale ipotesi accusatoria. Vengono contestati - prosegue il legale - solo singoli episodi che Montante chiarirà nelle sedi opportune". Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel

1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante. A caccia di riscontri, gli investigatori della squadra mobile nissena diretti dal vicequestore aggiunto Marzia Giustolisi avevano perquisito abitazioni e aziende dell’imprenditore. Era stata scoperta una stanza segreta nella villa di Serradifalco di Montante, una stanza piena di dossier su magistrati, politici ed esponenti della società civile. Ora, i magistrati ritengono che quei file siano il frutto di una massiccia attività illegale di spionaggio messa in campo dal leader di Confindustria. Che, intanto, ha continuato a sostenere: "I pentiti che mi accusano sono mafiosi che ho contribuito a colpire duramente con le mie denunce". Eccolo, il nodo dell’inchiesta. Le denunce che Montante ha fatto alla magistratura nel corso degli ultimi anni: sincero slancio civico poi sancito nel codice etico di Confindustria (“Chi non denuncia è fuori dall’associazione”) o solo lo stratagemma di un imprenditore spregiudicato per rifarsi un’immagine antimafia? Salvatore Dario Di Francesco, uno dei quattro pentiti dell’inchiesta, ha messo a verbale davanti i pm di Caltanissetta che il boss Vincenzo Arnone si sarebbe speso per l’elezione di Montante a presidente di Sicindustria. Ma, adesso, le accuse di mafia restano sullo sfondo, e i guai giudiziari dell'ex capo dell'industriali siciliani sono per una lunga serie di corruzioni. Avrebbe comprato la fedeltà di alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine con costosi regali e assunzioni per i familiari. www.palermo.repubblica.it

Gaza: 60 morti. In Cisgiordania sciopero e lutto. Turchia espelle l'ambasciatore d'Israele. Appello Onu, agire per evitare una guerra

1 5 m a g gi o 2 0 1 8 Il giorno dopo il massacro al confine fra Gaza e Israele - i morti sono saliti a 60 e oltre 2.400 feriti -, mentre gli scontri in Issue 1

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Cisgiordania per il giorno della 'Nakba' provocano decine di feriti e i Territori palestinesi fanno lo sciopero generale, la Turchia espelle l'ambasciatore israeliano e

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ATTUALITA' - NEWS

il Belgio convoca quello a Bruxelles. I palestinesi chiedono all'Onu di indagare per i crimini commesi dalle forze di occupazione israeliane. Israele risponde che almeno 24 dei palestinesi uccisi ieri erano "terroristi nell'atto di compiere atti di terrore". Gli Stati Uniti, che ieri hanno inaugurato la loro controversa ambasciata a Gerusalemme, facendo scattare la giornata della rabbia, oggi hanno difeso lo stato ebraico, affermando che "nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele", e bloccando al contempo una mozione di sdegno per i morti a Gaza in Consiglio di sicurezza. Israele "deve calibrare l'uso della forza, deve proteggere i suoi confini ma farlo in modo proporzionato. Mentre Hamas non deve usare le proteste per mettere bombe e compiere atti provocatori", ha detto Nikolay Mladenov, coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sulla situazione a Gaza. "La comunita' internazionale deve intervenire e prevenire una guerra", ha aggiunto Mladenov, definendo la situazione nella Striscia "disperata". L'ambasciatore israeliano in Turchia Eitan Naeh è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il paese "a causa dei morti" a Gaza. Lo riferisce Haaretz. Gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata dal Kuwait che esprimeva sdegno e dolore per la morte dei civili palestinesi a Gaza, e chiedeva "un'indagine indipendente e trasparente delle Nazioni Unite per determinare la responsabilità". Lo riferiscono fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro. Le dichiarazioni del Consiglio devono essere approvate all'unanimità e se anche un solo paese si oppone non possono venire adottate. Il Consiglio di Sicurezza si riunirà oggi su richiesta del Kuwait per discutere la situazione a Gaza. Violenti scontri fra manifestanti ed esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania nel giorno in cui si è inaugurata l'ambasciata americana a Gerusalemme e si sono celebrati i 70 anni della nascita dello stato Issue 1

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d'Israele. E' salito a 60 il bilancio complessivo dei manifestanti palestinesi uccisi nel corso degli scontri con l'esercito israeliano sul confine tra Gaza e lo Stato ebraico. Lo riferisce la Wafa. In questo numero è compresa anche la bebè di otto mesi morta, secondo il ministero della sanità della Striscia, per l'inalazione dei gas lacrimogeni sparati dall'esercito e che si trovava sotto una tenda con i genitori, allestita dagli organizzatori della manifestazione, non distante dai reticolati della barriera difensiva. Due dimostranti palestinesi sono stati feriti dal fuoco di militari israeliani durante disordini sviluppatisi a Hebron (Cisgiordania) nel corso di manifestazioni indette in occasione della Nakba, quella che per i palestinesi è la 'catastrofe' della costituzione di Israele avvenuta 70 anni fa. Lo riferisce la agenzia di stampa Maan. Fonti locali aggiungono che si tratta di due adolescenti, uno dei quali in apparenza versa in condizioni gravi. Altri incidenti, aggiungono fonti locali, sono avvenuti presso l'insediamento ebraico di Beit El, nella zona di Ramallah. Un manifestante palestinese è stato ucciso da Israele ad est del campo profughi di AlBureij nella parte centrale di Gaza durate le proteste per il giorno della Nakba. Lo dice il ministero della sanità della Striscia citato dall'agenzia Maan. L'uomo - ha proseguito - è stato identificato in Nasser Aourab (51 anni). L'ambasciata americana apre a Gerusalemme in una giornata segnata a Gaza dallo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Una sessantina di manifestanti palestinesi, secondo il ministero della Sanità, sono rimasti uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano lungo la barriera difensiva ed oltre 2800 feriti, di cui 27 versano in condizioni gravi. Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l'attenzione mondiale, a

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ATTUALITA' - NEWS

partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani al Jihad contro l'America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un'ambasciata "ma un avamposto", alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per domani lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza. L'intero mondo arabo d'altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Ma anche l'Ue, la Russia e l'Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. "Il regime israeliano - ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto". Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele "continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini". "Hamas - ha insistito - sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo". Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti. A Gerusalemme, blindata per l'occasione, la delegazione Usa - con a capo il vice segretario di Stato John Sullivan, la coppia Ivanka Trump-Jared Kushner e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin - ha reso omaggio a David Friedman, primo ambasciatore americano a Gerusalemme "capitale di Israele", scoprendo la targa che insedia la missione. In un videomessaggio Donald Trump ha ribadito che "Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale" e ha salutato via Twitter "un grande giorno per Israele". Poi ha aggiunto: "La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace".

promessa". Il presidente americano, ha aggiunto, "ha fatto la storia. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci". Negli stessi momenti al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Fin dalla mattina i primi manifestanti palestinesi si sono avvicinati ai reticolati con l'intenzione di tagliare il filo spinato per andare oltre la frontiera. Aerei israeliani hanno lanciato volantini in arabo nel tentativo di dissuadere i dimostranti: "Non lasciate che Hamas vi usi cinicamente come suoi pupazzi". Sul campo la situazione è via via peggiorata con il passare delle ore. Oltre 40mila manifestanti per l'esercito, circa 100mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L'esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo "cinque obiettivi terroristici di Hamas" a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi. Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma domani, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della 'Nakba', la 'Catastrofe' con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.

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Poco prima Kushner aveva chiarito che "gli Usa fanno ciò che è giusto, ed hanno spostato l'ambasciata nella capitale di Israele". Parole colte al volo da Netanyahu che - in una cerimonia segnata da un diffuso senso religioso - ha ringraziato Trump "per aver avuto il coraggio di mantenere la sua Issue 1

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RUBRICHE

Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro DISTURBO DELLA QUIETE PUBBLICA Clientela rumorosa: condannato il titolare del cocktail bar. Il proprietario del locale è ritenuto responsabile per non avere tenuto a bada gli avventori. Per lui ammenda di 1.000 euro. Secondo i Giudici, inadeguate e inefficaci le misure adottate per contenere gli schiamazzi dei clienti, che anche di notte disturbavano i residenti. (Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 19690/18; depositata il 7 maggio)

Sindacalista critica l'azienda: licenziato. Il lavoratore ha condiviso sul proprio blog due scritti in cui sosteneva che la società avesse bluffato sul 'Piano di welfare'. Egli però non ha dato prova della falsità dei dati forniti dall'azienda. Evidente, secondo i Giudici, l'abuso compiuto, abuso che può essere punito col licenziamento. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 10897/18; depositata il 7 maggio)

DIVORZIO La determinazione del contributo per il mantenimento dei figli in sede di divorzio retroagisce al momento della domanda. Gli effetti della sentenza di definizione delle questioni economiche, emessa in sede di divorzio a modifica dell’ammontare già determinato con precedente provvedimento in sede di separazione ed avente ad oggetto il contributo di uno degli ex coniugi per il mantenimento dei figli, retroagiscono alla data della domanda.

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OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO Il condominio è obbligato a pagare il canone COSAP se occupa abusivamente spazi pubblici. Il pagamento del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (COSAP) ex art. 31 l. n. 448/1998, deve considerarsi quale corrispettivo di una concessione, «reale o presunta, nel caso di occupazione abusiva, dell’uso esclusivo o speciale di beni pubblici».. (Corte di Cassazione, sez. II Civile, ordinanza n. 10733/18; depositata il 4 maggio)

LICENZIAMENTO

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(Corte di Cassazione, sez. I Civile, ordinanza n. 10788/18; depositata il 4 maggio)

RISARCIMENTO DANNI Assenza di consenso informato senza danno alla salute: vademecum per il risarcimento del danno. La violazione del dovere del medico di informare preventivamente e chiaramente il paziente può comportare il danno alla salute, oppure il danno al diritto all'autodeterminazione. In particolare, nel caso di omessa infor-mazione circa un intervento, necessario e correttamente eseguito, che non ha causato danno alla salute del paziente, il risarcimento del danno al diritto all'autodeterminazione, in via equitativa, è subordinato alla prova che il paziente abbia subìto le inaspettate conseguenze senza la necessaria consapevolezza; il danno deve superare il limite della normale tollerabilità. La prova del danno potrà essere fondata anche su presunzioni «fondate, in un rapporto di proporzionalità inversa, sulla gravità delle condizioni di salute del paziente e sul grado di necessarietà dell'operazione». (Corte di Cassazione, sez. III Civile, ordinanza n. 10608/18; depositata il 4 maggio)

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RUBRICHE

Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro

Vicini fastidiosi: cosa fare? 1 0 m a ggi o 2 0 1 8

Da alcune settimane il tuo vicino di casa ha iniziato a torturarti. Da un litigio iniziato durante la riunione di condominio è iniziata un’opera di persecuzione ai tuoi danni. Oggi è lo stereo ad alto volume; ieri la puzza di barbecue in casa; domani è la spazzatura lasciata davanti alla porta di casa; un altro giorno è la sottrazione delle lettere dalla cassetta. Stufo di questa situazione ti chiedi cosa fare contro i vicini fastidiosi. In questo articolo proveremo a darti qualche suggerimento utile per difenderti – legalmente – da chi ti molesta dentro o fuori un condominio. Vicini di casa fastidiosi: quali condotte sono v i e t at e ? Se il tuo vicino di casa fa sempre un rumore infernale, tanto da non farti riposare o dormire la notte, puoi fargli causa: le immissioni acustiche superiori alla normale tollerabilità sono infatti considerate illecite. Se il tuo vicino produce odori nauseabondi, puzza di fritto o di arrosto, ti fa arrivare fumo e ti intossica la casa (oltreché la vita) puoi ugualmente fargli causa visto che anche le esalazioni di gas, fumi, calore e odori, quando diventano insopportabili e ti costringono a tenere chiuse le finestre, sono vietate dal codice civile [1]. Se il tuo vicino di casa fa cadere, dal proprio terrazzo, mozziconi di sigarette, rifiuti, cartacce o l’acqua che trasborda dai vasi delle piante dopo l’innaffiata e tutto ciò finisce sul tuo balcone, impedendoti di affacciarti o di tenere dei divanetti da esterni, puoi denunciarlo per «getto di cose pericolose» ed eventualmente chiedergli i danni. Se il tuo vicino, non pago di tutto ciò, continua a molestarti, ruba la posta dalla tua cassetta delle lettere, sposta lo zerbino sotto la tua porta, lascia cartacce per terra sul pianerottolo, bussa al tuo citofono e poi scappa o compie ogni altro tipo di comportamento pur di disturbarti, puoi sempre andare dal giudice e farlo Page 43

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condannare. Ma il punto è: si può fare una causa per ognuno di questi fatti? Sarebbe costoso e forse anche inutile (considerati i tempi della giustizia). Così se ti stai chiedendo cosa fare coi vicini fastidiosi una soluzione c’è ed è stata ribadita più volte dalla Cassazione, da ultimo con una sentenza pubblicata ieri [2]. Tutte le volte in cui il vicino di casa pone in atto una serie di comportamenti, singolarmente considerati illeciti (come i rumori o gli odori intollerabili) o leciti (lo spostamento del tappetino o qualche cartaccia a terra), puoi denunciarlo. Infatti il disegno unitario che accomuna tutte queste condotte può essere considerato un reato: quello di stalking. Vicini fastidiosi: è reato? Il condominio è fatalmente un luogo di litigi in quanto comporta la convivenza forzosa di individui diversi. Nei casi più gravi certe condotte configurano i reati di minaccia, di lesioni, di diffamazione, di molestia, di schiamazzi e di disturbo alla quiete pubblica. Ricorre l’ipotesi degli atti persecutori (stalking) se le condotte reiterate di minaccia o di molestie cagionano a taluno un perdurante e grave stato di ansia o di paura o ingenerano un fondato timore per la incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona di affetto o costringono la parte lesa ad alterare le proprie abitudini di vita. Nel condominio fortunatamente non sempre ricorrono tali situazioni, ma spesso si realizzano condotte solo apparentemente minori , in realtà di sottile perfidia e che alterano la civile convivenza e sono penalmente rilevanti. Non è la prima volta che la giurisprudenza applica la figura del reato di stalking ai rapporti di vicinato. Tanto è vero che ormai si parla di stalking condominiale. Il penale scatta tutte le volte in cui c’è un disegno premeditato dietro tutte le azioni molestatrici del vicino.

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RUBRICHE

Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro Ma ciò non è sufficiente. Il suo comportamento deve avere una particolare incidenza sulla vittima; deve cioè generare una di queste conseguenze: - cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura; - ingenerare un fondato timore per la incolumità propria o di un prossimo congiunto; - costringere la vittima a modificare le proprie abitudini di vita. Qualsiasi insieme di condotte – ne bastano anche due purché ripetute in un arco temporale ristretto – sia sufficiente a generare uno qualsiasi di questi tre effetti può essere definito stalking. Si passa dalle molestie al vero e proprio stalking condominiale quando tutte le condotte che abbiamo elencato in apertura (cui si potrebbe aggiungere, ad esempio, l’appostamento, il pedinamento, gli atti vandalici contro l’auto, l’inserimento della propria spazzatura negli altrui bidoni dell’indiffenziata, ecc.), di per sé e autonomamente qualificabili come mere azioni di molestia o di disturbo, si trasformano in atti persecutori, ossia prendono la forma di un’azione di molestia e di disturbo reiterata, nonostante le numerose lamentele della vittima.

convincente. Bisogna rivolgersi al Questore e avviare una procedura di carattere amministrativo. Il Questore può emettere infatti un più tenue ammonimento nei confronti del molestatore, chiedendogli di interrompere le sue azioni disturbatrici. Il Questore, in merito, ha un ampio potere discrezionale: può valutare il se ed il quando emanare il provvedimento di ammonizione; può decidere di emettere subito l’ammonizione, oppure di anticiparla prima con un avviso di avvio del procedimento (tanto per verificare se c’è l’intenzione di interrompere le condotte moleste). La giurisprudenza ritiene che non sia necessaria l’acquisizione di una vera e propria prova del reato ma che basti un quadro indiziario da renderlo verosimile.

Vicini fastidiosi: la difesa dell’amministratore di condominio. C'è chi chiede l’intervento dell’amministratore di condominio, il quale tuttavia non ha alcun potere nelle liti tra privati, essendo a lui delegato solo il compito di presiedere al rispetto del regolamento e alla tutela delle parti comuni. Di certo, se il regolamento autorizza l’amministratore ad emettere multe in caso di violazioni predefinite dal regolamento stesso, questi lo può certamente fare (è ad esempio il caso di chi occupa il parcheggio altrui, di chi fa rumore, ecc.). Il codice civile gli dà la Vicini fastidiosi: la tutela della querela possibilità di emettere sanzioni pecuniarie La prima difesa contro i vicini fastidiosi è fino a 200 euro o, in caso di recidiva, fino a quindi l’avvio di un procedimento penale 800 euro. per stalking, di solito anticipato da una lettera di diffida dell’avvocato con cui Vicini fastidiosi: ci può essere legittima questi chiede l’interruzione dei difesa? comportamenti molesti. Chiaramente, Inutile dire che farsi giustizia da sé e trattandosi di un reato, per avviare il magari lanciare un gavettone d’acqua sulla procedimento sarà necessario procurarsi le testa del vicino molesto, da sopra il proprio prove e presentare una querela alla polizia, balcone, costituisce il reato di esercizio ai carabinieri o depositare un atto alla arbitrario delle proprie ragioni, sufficiente Procura della Repubblica (in tal caso sarà per far passare la vittima dalla parte della bene farsi assistere da un avvocato). Lo ragione a quella del torto. scopo, oltre alla condanna e all’eventuale risarcimento, è ottenere un ordine di allontanamento dai luoghi ove si trova la note vittima. Leggi anche Cosa fare per [1] Art. 844 cod. civ. difendersi dai vicini molesti. [2] Cass. sent. n. 20473/2018 del 9.05.2018.

Vicini fastidiosi: la difesa del Questore La seconda difesa contro i vicini fastidiosi è un gradino meno incisiva, ma pur sempre www.laleggepertutti.it Page 44

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro Consenso informato sanitario: il vademecum della C a s s a z i one 0 9 m a g gi o 2 0 1 8 Sono due i tipi di danni che possono derivare dalla violazione del dovere del medico di informare preventivamente e chiaramente il paziente: da un lato un danno alla salute, dall'altro un danno da lesione del diritto all'autodeterminazione. Il risarcimento in via equitativa di quest'ultimo tipo di danno, verificatosi in caso di omessa informazione circa un intervento necessario e correttamente eseguito, potrà conseguire all'allegazione del relativo pregiudizio (che dovrà superare la normale tollerabilità) a opera del paziente. La relativa prova potrà essere fornite dal paziente anche mediante presunzioni fondate, in un rapporto di proporzionalità inversa, sulla gravità delle condizioni di salute del paziente e sul grado di necessarietà dell'operazione.

riconducibili. Danni da mancata prestazione del consenso medico informato I giudici ribadiscono una serie di principi di diritti consequenziali al consolidato orientamento (ex multis, Cass., n. 11950/2013) che ha riconosciuto l'autonoma rilevanza, ai fini di una eventuale responsabilità risarcitoria, della mancata prestazione del consenso da parte del paziente al trattamento medico. La violazione da parte del medico del dovere di informare il paziente, spiega la Corte, può causare due diversi tipi di danni:

- un danno alla salute, ove sia ragionevole ritenere che il paziente, su cui grava il relativo onere probatorio, se correttamente informato, avrebbe evitato di sottoporsi Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, terza all'intervento e di subirne le conseguenze sezione ci v i l e , nell'ordinanza n. invalidanti; 10608/2018 chiamata a pronunciarsi sul - un danno da lesione del diritto ricorso di una paziente che aveva agito all'autodeterminazione, predicabile se, a contro il medico e la struttura ospedaliera causa del deficit informativo, il paziente per ottenere il risarcimento dei danni a suo abbia subito un pregiudizio, patrimoniale dire subiti in conseguenza di inadeguati oppure non patrimoniale (in tale ultimo trattamenti sanitari che le erano stati caso, di apprezzabile gravità), diverso dalla praticati, senza previa indagine e lesione del diritto alla salute. informativa. Infatti, il paziente ha la legittima pretesa di La Corte si concentra sull'unico danno conoscere, con la necessaria e ragionevole potenzialmente risarcibile nella fattispecie precisione, le conseguenze probabili ovverosia quello riguardante l'eventuale dell'intervento medico (non anche quelle lesione del diritto della paziente alla assolutamente eccezionali e altamente propria autodeterminazione, per mancanza improbabili), per prepararsi ad affrontarle di una adeguata preventiva informazione. con maggiore e migliore consapevolezza. Infatti, la CTU espletata in sede di merito aveva escluso danni alla salute derivanti da una non corretta esecuzione dell'intervento chirurgico, o comunque ad esso Page 45

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La Costituzione italiana, infatti, "sancisce il rispetto della persona umana in qualsiasi

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Novità Giuridiche ... curiose.... ed altro equitativo, tutte le volte che, e solo se, il paziente abbia subito le inaspettate conseguenze dell'intervento senza la necessaria e consapevole predisposizione ad affrontarle e ad accettarle, trovandosi invece del tutto impreparato di fronte a esse.

momento della sua vita e nell'integralità della sua essenza psicofisica, in considerazione del fascio di convinzioni morali, religiose, culturali e filosofiche che orientano le sue determinazioni volitive". Il paziente correttamente e compitamente informato, infatti, sarà in grado di scegliere tra le diverse opzioni di trattamento medico, eventualmente rifiutando l'intervento o la terapia oppure interromperndola, di predisporsi ad affrontare consapevolmente le conseguenze dell'intervento. Ancora, questi potrà decidere di acquisire ulteriori pareri di altri sanitari oppure rivolgersi a un'altra struttura che offra maggiori e migliori garanzie (in termini percentuali) del risultato sperato, eventualmente anche in relazione alle conseguenze post-operatorie.

Il risarcimento del danno da lesione del diritto di autodeterminazione, verificatosi per le non imprevedibili conseguenze di un atto terapeutico, necessario e correttamente eseguito secundum legem artis, ma effettuato senza la preventiva informazione del paziente circa i suoi possibili effetti pregiudizievoli e dunque senza un consenso consapevolmente prestato, potrà conseguire alla allegazione del relativo pregiudizio a opera del paziente. Questi sarà onerato della relativa prova, che potrà essere fornita anche mediante presunzioni, fondate, in un rapporto di proporzionalità inversa, sulla gravità delle condizioni di salute del paziente e sul grado di necessarietà dell'operazione Poichè nel caso di specie la ricorrente non ha allegato, ancor prima che provato, che in presenza di adeguata informativa non si sarebbe sottoposta all'operazione, il ricorso va dichiarato inammissibile.

Conseguenze dell'omessa o insufficiente www.condominioweb.com informazione al paziente Diverse sono le conseguenze dell'omessa o insufficiente informazione da parte del sanitario e queste dipendono dall'esito dell'intervento e dall'eventuale danno alla salute che potrà essere cagionato al paziente. Tuttavia, un danno può sorgere anche se l'omessa informazione riguarda un intervento correttamente eseguito, che non ha cagionato alcun danno alla salute del paziente. In tal caso, la lesione del diritto all'autodeterminazione costituirà oggetto di danno risarcibile, sul piano puramente Page 46

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Il mondo della Tecnologia

Dopo Cambridge Analytica Facebook s os p e nd e 2 0 0 a p p p e r us o d a t i

1 4 m a g gi o 2 0 1 8 Facebook rende noto di aver sospeso 200 applicazioni nell'ambito di un'indagine sulle "app che hanno avuto accesso a un grande quantitativo di informazioni" degli utenti prima che il social cambiasse le sue regole, nel 2014. L'indagine era stata annunciata dal Ceo Mark Zuckerberg lo scorso 21 marzo, in seguito allo scandalo Cambridge Analytica che ha coinvolto i dati di 87 milioni di persone. In un post firmato dal vicepresidente Ime Archibong, Facebook spiega di aver indagato finora su "migliaia di app" e di averne sospese circa 200. Queste saranno ora sottoposte a "un'indagine approfondita per stabilire se abbiano effettivamente abusato dei dati". In tal caso, "saranno bandite". "Alle persone - conclude il post - sarĂ mostrato se loro, o i loro amici, hanno installato un'app che ha abusato dei dati prima del 2015, cosĂŹ come abbiamo fatto per Page 47

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Cambridge Analytica". Nel frattempo Tim Cook critica Mark Zuckerberg. L'amministratore delegato di Apple coglie l'occasione del suo intervento alla Duke University per tornare sullo scandalo dei dati che ha travolto Facebook. Senza mai nominare il social media o Zuckerberg, Cook afferma: ''Noi respingiamo la scusa che ottenere il massimo dalla tecnologia vuol dire abbandonare il vostro diritto alla privacy. Noi abbiamo scelto di fare le cose diversamente, raccogliendo meno dati possibile e rispettandoli quando sono sotto il nostro controllo perche' sappiamo che sono i vostri dati''. . FONTE

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CAF F È AM AR O Caffè amaro di Simonetta Agnello Hornby edito da Feltrinelli -2016, è un romanzo che attraverso le vicende di Maria Marra, la protagonista indiscussa, ci mostra, parallelamente, uno spaccato di mezzo secolo di storia d’Italia, dalla fine del '800 alla metà' del ' 900. La vita di Maria ne è l'elemento trainante, un’eroina dell’attualità. Ancora quindicenne si concede in moglie a Pietro Sala, folgorato dalla sua avvenenza, di famiglia molto benestante, viveur, amante del giuoco, delle donne, viaggiatore, inconcludente, lei che proviene da una famiglia più modesta, anche se il padre è un avvocato di idee socialiste. Con lei cresce Giosuè, amico di infanzia ed " adottato" dai Marra, destinato a grandi cose, occhio e consigliere di Maria con vista sul mondo. Con il passare degli anni la nostra eroina maturerà, si farà donna, uscirà dal proprio gracile mondo paesano per affrontare la vita vissuta, sarà moglie, madre, imprenditrice, allargherà i propri confini culturali, viaggerà, e contemporaneamente entrerà nelle grazie dei Sala e lotterà per migliorare le condizioni economiche e i diritti dei salariati, dei più poveri, oltre che vivere intensamente il proprio ruolo di donna, i propri desideri nascosti, l'ideale amoroso da lei sempre agognato. L’autrice insegue la sua protagonista, facendo della sua storia e delle sue scelte non convenzionali la storia di un segmento decisivo della Sicilia e dell’Italia. Uno spaccato di un periodo storico lungo e cruciale: quella parte del Novecento compresa fra la Prima guerra mondiale e il secondo dopoguerra. In una Sicilia afflitta da miseria, mafia e una classe dominante inetta e corrotta, dove pochi – fra questi il padre di Maria, avvocato socialista – osavano marciare in direzione ostinata e contraria, nascere donne significava, anche nelle famiglie più acculturate e benestanti, avere un solo scopo nella vita: trovare un marito, accudirlo, dotarlo di prole e vivere nell’obbedienza. In questo suo ultimo, bellissimo romanzo la scrittrice siciliana, trapiantata a Londra, disegna uno splendido personaggio femminile paragonabile a quello de La mennulara, suo romanzo rivelazione d’esordio o a quello de La monaca, indimenticabile affresco risorgimentale. Ho letto molti libri della Hornby e devo dire che quest'ultimo non è da meno degli altri. É una storia travolgente che sembra catapultarci in prima persona nelle vicende storiche, personali e sentimentali raccontate. La narrazione di personaggi e paesaggi è minuziosa tanto da farli apparire a volte come dei veri e propri quadri. Una trama di storia e sentimenti che non ti tiene incollato fino alla fine.

Antonio Savastano Issue 1

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Effetto ..... Letteratura a cura di Pietro Pancamo Pietro Pancamo, autore della silloge poetica «Manto di vita» (LietoColle), conduce un podcast letterario a cadenza mensile su Radio Big World (emittente italofona di Madrid) e scrive per la piattaforma culturale di Hong Kong «Beyond Thirty-Nine». Ha collaborato, come recensore, con il sito dell’edizione fiorentina del «Corriere della Sera». Dopo essere stato incluso nell’antologia «Poetando» (Aliberti), curata da Maurizio Costanzo, si è visto pubblicare una breve raccolta di versi dal blog «Poesia» di RaiNews 24 e dedicare una puntata del programma «Poemondo» dalla radio nazionale della Svizzera italiana. Di recente è apparso su «Diogen», rivista letteraria di Sarajevo fra le più importanti d’Europa.

LA STANCHEZZA È IL CONFINE ULTIMO

La stanchezza è il confine ultimo, più irrevocabile della morte. Ma dormire, per fortuna, non è fra i miei talenti. Anzi, adesso che ho smarrito ogni speranza di saggezza, il dolore è diventato l’elisir di lunga rabbia che prendo di getto nei momenti di guerra. .

Pietro Pancamo (pipancam@tin.it)

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Presi per la..... Gola!!!! INVOLTINI DI MAIALE CON CREMA DI PATATE E COMPOSTA DI CILIEGIE Il detto “una tira l’altra” riferito alle ciliegie è a dir poco azzeccato. Ingrediente presente in cucina quasi sempre per preparazioni dolci ma che può dare grandi soddisfazioni anche in versione salata, grazie alla possibilità di creare interessanti contrasti di sapore. Involtini carichi di sapore, una delicata crema di patate al latte e la sorprendente composta di ciliegie: una ricetta dai tanti contrasti e dal piacevole equilibrio. ingredienti per gli involtini 6 fettine di prosciutto di maiale; 2 fettine di mollica di pane 1 uovo; 1 spicchio d’aglio; ½ bicchiere di vino bianco secco 100 g di prosciutto crudo; 50 g di fegato di maiale q.b. di olio extravergine; q.b. di brodo vegetale; q.b. di sale; q.b. di pepe; q.b. di prezzemolo q.b. di latte;

per la crema di patate: 2 patate; q.b. di latte; q.b. di sale; q.b. di pepe

ingredienti per la composta 200 g di ciliegie; 100 g di zucchero; 200 ml di vino rosso (Nero d’Avola o Syrah).

Preparazione

1 - Mettete in un pentolino le ciliegie, lavate e snocciolate, lo zucchero e il vino. Accendete il fuoco a fiamma bassa e cuocete, girando ogni tanto, fino a ottenere una consistenza tipo glassa. 2 - Sbucciate e tagliate a pezzetti le patate, mettetele in un tegame e copritele con il latte, cuocete a fiamma viva fino a quando risulteranno morbide, quindi frullatele con il minipimer e aggiungete sale e pepe. 3 - In una ciotola amalgamate il prosciutto crudo a quadratini, la mollica di pane bagnata con il latte e sbriciolata, l’uovo, il fegato, il prezzemolo e l’aglio tritati, il sale e il pepe. 4 - Battete le fettine di prosciutto di maiale, farcitele con il ripieno, chiudete con gli stuzzicadenti e mettete in padella con olio extravergine caldo, per rosolarle. 5 - Sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete brodo fin quasi a coprire gli involtini e proseguite la cottura a fiamma dolce per 30 minuti circa. 6 - Impiattate versando la crema di patate sul fondo del piatto, quindi l’involtino tagliato a metà per mostrare l’interno, e un cucchiaio di composta di ciliegie.. Fonte Issue 1

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Effetto....gusto.. Favinia La Muciara IGT Terre Siciliane Grillo, Catarratto e Zibibbo

Favinia La Muciara nasce dalle uve autoctone di Grillo, Catarratto e Zibibbo coltivate nel vigneto di Calamoni sull’isola di Favignana. E’ un vino che riflette l’anima di questo territorio unico ed estremo. Le uve infatti sono coltivate sullo stesso livello del mare, distante solo 10 metri dalla vigna che poggia su strati di biocalcarenite quaternaria, stratificata nei secoli secondo ritmi di sedimentazione di circa mezzo metro. Tra le pratiche agronomiche di Calamoni, Firriato utilizza la posidonia come concime naturale per il vigneto. Il vento trasporta dal mare le foglie essiccate di questa pianta marina che donano alle viti le loro componenti nutritive. La brezza mediterranea crea inoltre un’azione di aerosol marino che conferisce al vino una distintiva nota salmastra avvolta da eleganti note aromatiche..

CLASSIFICAZIONE I.G.T. Terre Siciliane - VITIGNI Zibibbo, Grillo, Catarratto ZONA DI PRODUZIONE Isola di Favignana - Tenuta Calamoni TIPO DI TERRENO Calcarenite quaternaria con ingente presenza di fossili marini ESPOSIZIONE Sud (vigneto allo stesso livello del mare) SISTEMA DI ALLEVAMENTO Alberello appoggiato PERIODO DI FERMENTAZIONE 20 giorni VINIFICAZIONE Pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata AFFINAMENTO Almeno 6 mesi sulle fecce nobili o “sur lie” in serbatoi di acciaio inox con agitazione giornaliera AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA 2 mesi GRADO ALCOLICO 12.35 % vol. | PH 3.29 | ACIDITÀ TOTALE 5.38 g/lt TEMPERATURA DI SERVIZIO 10°-12°C NOTE DI DEGUSTAZIONE Colore: giallo tenue con marcati riflessi verdolini. Olfatto: spettro aromatico elegante e complesso con nuance di fiori di zagara, di tiglio, di sambuco che si intrecciano con profumi di zenzero, lavanda e timo. Palato: ingresso morbido e avvolgente che va ad aprirsi con pacata autorevolezza, facendo apprezzare una piacevole e vibrante acidità avvolta da eleganti note aromatiche combinate con inusitate sapidità e mineralità, effetto dell’influenza marina. Caratteristiche: l’unicità del vigneto di Calamoni rende il Favinia La Muciara un vino dal carattere irripetibile. Rapisce e incuriosisce sin dal primo istante per la gradevolezza del blend di uve autoctone allevate in prossimità del mare mediterraneo. Ammirevole il carattere aromatico del suo bouquet. Fonte Page 51

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“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.“" Aristotele

Maggio 2018 • Anno XI I 15 maggio 2018

• Numero 127

Co.Bo.Di.

email - co.bodi@yahoo.it

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