Anno LIII • agosto-settembre 2018 • N. 3
Le nuove del Pais BOLLETTINO DEL DECANATO DI LIVINALLONGO 32020 BL-I
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na grande tentazione, che tradisce la verità e imbroglia l’uomo, mettendolo in una situazione di menzogna, che lo depaupera della sua grandezza e della sua dimensione misteriosa, è quella di pensare che il futuro sia per il bambino, il presente per il giovane e il passato per il vecchio. Le conseguenze? Al bambino è negato il passato e rubato il presente, mettendolo in una provvisorietà inutile. Al giovane è negato il passato e rubato il futuro, ponendolo in una situazione di nudità che lo rende estremamente vulnerabile, non potendo contare nel passato e confidare nel futuro. Al vecchio poi è rubato il presente e negato il futuro, relegandolo in un passato sorgente di sterilità, che gli rende triste il presente, e indesiderabile il futuro. Il passato parla di inizio, di creazione, di genitori, di progetto, di disegno. Il presente parla di coloro che sono con noi, di figli, di fratelli, di ricordi, di attese, di cammino, di relazioni. Il futuro parla di mistero, di morte, di risurrezione, di eternità. Il passato chiede fede, il presente carità, il futuro speranza. Il tempo accolto nei suoi tre volti di passato, presente, futuro ci parla di storia, che a sua volta ci propone l’esperienza di paternità e di figliolanza, l’esperienza di fraternità e di amicizia, di comunione, l’esperienza di Dio. Slegare i tre volti con i quali il tempo e la vita si
Il passato, il presente e il futuro: insieme fanno la storia propongono è perdere la storia, perdendo i pezzi della vita stessa. Non c’è più posto per i desideri, per l’impegno, per l’amore. Perdono il loro posto l’uomo, Dio, il paese, la famiglia. Si sente persa la verità, i grandi valori dell’uomo non riconoscono più se stessi, la bellezza non sa più qual è la sua casa, le grandi esperienze del’uomo non sanno più se hanno un senso. Il passato ci da sicurezza, il presente ci fa vivere, il futuro ci fa camminare. Su tutto è richiesta l’umiltà che consiste nella libertà per essere disponibili a conoscere il passato, comprendere il presente accogliere il futuro. Il presente in parte ci appartiene, e per questo ne
siamo un po’ responsabili, il passato non è affatto nelle nostre mani al di fuori della possibilità di prenderlo attraverso la conoscenza, e ancor meno il futuro che ci sarà dato ma che non ci è ancora stato dato. E’ in altre mani per il momento. Se applichiamo queste nostre riflessioni ad alcuni ambiti della nostra vita, quali saranno i risultati, le conseguenze, le conclusioni? Per esempio: nella nostra vita personale quale spazio hanno il passato, il presente e il futuro? E nella nostra famiglia? E a riguardo del nostro paese, delle nostre relazioni? E che cosa concludere a proposito della nostra fede, e della nostra Chiesa? Diamo spazio a
giudizi, lamentele, nostalgie, piagnistei, gratitudine, sogni, rimpianti, silenzi, fiducia, disponibilità, attese, …? O ci poniamo in un atteggiamento di ricerca della verità nel desiderio di non perdere l’essenziale? Cioè, quello che non deve essere perso? Ultima domanda: Che cosa dobbiamo “non perdere”?Se dovessimo usare un’immagine penso che non ci sia di meglio per esprimere il tempo della vita: il seme, il fiore, il frutto. d. Gabriele
A proposito di storia Con “Le nuove del Pais” ho vissuto un tratto di strada abbastanza lunga e piacevole nel passato, ora sono invitato a percorrere nel presente un altro tratto di strada, e mi auguro altrettanto piacevole, e lo sarà certamente se il futuro sarà la nostra guida. E’ un po’ originale e curioso ritornare nel decanato all’altro angolo. Ma credo che l’imprevedibilità del Signore non abbia limiti. E non me ne dispiace affatto. Quello che Lui dispone mi va davvero bene. Don Gabriele