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Economia Se ne va il 2019: non lo rimpiangeremo Mercato Gli imprenditori e ‘l’anno che verrà’

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A S C O L T A R E

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V E D E R E

ottobre dicembre 2019

Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XX - Nr. CENTOTRENTASETTE Ottobre-Dicembre 2019 - Euro 4,00

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Il ricordo Giorgio Squinzi e Adriana Spazzoli ALLFORTILES Boom di presenze per ‘la fiera che non c’era’

S P A Z I

CERAMICANDA




ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

Chi ben comincia… C

ome un generale romano prima della battaglia, alla vigilia di ALLFORTILES mi sentivo solo con i miei collaboratori, forte delle oltre centoventi aziende che avevano

aderito all’iniziativa, che mi avevano concesso la loro fiducia in bianco e deciso di salire sulla nostra barca consapevoli dei dubbi che quella prima traversata avrebbe portato con sè. In effetti, se gli espositori erano una certezza le incognite prima dell’ apertura della fiera non erano poche: i visitatori avrebbero onorato con la loro presenza tutti i nostri sforzi organizzativi e soddisfatto le aspettative degli operatori? Gli spazi di relazione, quelli ricreativi e di intrattenimento, unitamente ai convegni, sarebbero stati proposti, e recepiti, nel giusto equilibrio? Nella due giorni di incontri nel quartiere fieristico di Modena si sarebbe fatto anche business o solo chiacchiere? Dubbi che al termine della kermesse sono tutti annegati nei calici di prosecco alzati per brindare e festeggiare in modo unanime il felice esito della prima fiera ceramica a Modena; conclusasi senza se e senza ma, con l’unica certezza che ALLFORTILES debba diventare un appuntamento fisso, una due giorni al servizio del comprensorio ceramico, un punto di incontro per tutti gli operatori di settore, per il confronto, la condivisione di intenti sul modo e i mezzi per proseguire speditamente il cammino del distretto ceramico: estetica di prodotto, macchine e tecnologie per produrre la ceramica di oggi e di domani, servizi, posa, nei dettagli e nelle idee della kermesse. Un illustre attore del distretto ci ha fatto notare che ALLFORTILES è una sorta di spogliatoio dove si pianificano le strategie migliori per giocare in modo incisivo la partita del mercato globale; concordo e aggiungo che in quello stesso spogliatoio, al di la dei tatticismi e delle teorie, si fa pure business. Dal sondaggio realizzato da Ceramicanda in fiera emerge la volontà e il desiderio della larga maggioranza degli operatori di ripetere annualmente ALLFORTILES, alla luce dell’opportunità di incontro e confronto che la prima fiera ceramica di Modena garantisce. Lavoreremo su questo, lavoreremo per loro, nell’interesse del territorio. Un vivo ringraziamento alle aziende che con la loro partecipazione hanno contribuito al felicissimo esito della prima edizione di ALLFORTILES, unitamente ai bravissimi collaboratori di Ceramicanda, a Modena fiere, alla segreteria, all’agenzia di comunicazione, ai relatori dei convegni, ai giurati che hanno assegnato il premio Detail 2019, ai tantissimi visitatori che sono andati oltre ogni nostra più rosea aspettativa.

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Sommario

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Numero 137 - OTTOBRE - DICEMBRE 2019 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 06/12/2019) Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414

EDITORIALE

Chi ben comincia...

DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com

IL RICORDO

Giorgio Squinzi, Adriana Spazzoli

DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com

13 SPECIALE ALLFORTILES

Buona la prima: grande successo per ‘la fiera che non c’era’

34 INTERVISTA

Franco Manfredini: «Fase non semplice, ma la ceramica manterrà la sua leadership»

37 SPECIALE CERSAIE

L’edizione 2019 conferma la centralità dell’appuntamento bolognese

39 L’ANNO CHE VERRà

«Il contesto è complesso»: gli imprenditori di casa nostra fanno le carte al 2020

61 PERSONAGGI

Federico Rampini: «il rallentamento globale impone riflessioni»

65 MERCATO

La Germania in recessione?

71 AZIENDE

Nasce la Fondazione Iris Ceramica Group

75 FORMAZIONE

La formazione ‘made in Marazzi’

80 NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori 82 MATERIE PRIME

Il feldspato di Erdogan

84 CYBERSECURITY

La sicurezza dei dati: quante insidie nella rete

87 INTERVISTA

Enrico Grassi: «Le responsabilità d’impresa è investire sui giovani e sul territorio»

91 AZIENDE

CERAMICANDA garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo al responsabile dati Ceramicanda via De Amicis, 4 - Veggia di Casalgrande (RE). Le informazioni custodite nel nostro archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali. In conformità alla legge 675/96 sulla tutela dati personali e al codice di autodisciplina ANVED a tutela del consumatore EDITORE Ceramicanda s. r. l. Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia al n° 986 in data 19/04/99 • Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 • In attesa di Iscrizione Registro nazionale della Stampa PUBBLICITÀ Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 promozione@ceramicanda. com PROGETTO GRAFICO Ceramicanda IMPAGINAZIONE gilbertorighi.com STAMPA E CONFEZIONE Printì

www.ceramicanda.com

In Iran la prima linea completa Supera®

94 NEWS AZIENDE - Impianti e servizi 99 ECONOMIA

COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo, Massimo Bassi, Enrico Bertoni

Si autorizza la riproduzione di fotografie e testi purché recante citazione espressa della fonte

Il 2019? Un ‘Annus Horribilis’

107 IL PROGETTO

FAB, Fiandre Architectural Bureau, cambia veste

PRIMO PIANO

42 – FAP 44 – SICER 46 – COOPERATIVA CERAMICA D’IMOLA 48 – SMALTOCHIMICA 50 – FONDOVALLE 52 – SMALTICERAM 54 – GRUPPO ROMANI 56 – DEF

58 – PANARIA CERAMICA 68 – KEOPE 72 – LA FENICE 76 – MONTEDIL 78 – FILA 92 – MEAD 96 – RCM

112 GRAZIE PER AVERCI SCELTO

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Il ricordo

a cura di Roberto Caroli

«Ciao Dottore, e grazie di tutto» Si è spento, lo scorso 2 ottobre, Giorgio Squinzi: il ricordo del nostro Direttore

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pesso quando mi incontrava sussurrava sorridendo “….mitico Caroli”, l’ultima volta lo ha fatto a giugno, all’inaugurazione del Mapei Football Center, mi prese sotto braccio e aggiunse: “come vanno gli amici della ceramica, mi risulta che ci sia una frenata generale nelle esportazioni”. Per lui Sassuolo e le superfici ceramiche non rappresentavano unicamente un luogo e il business, ma rientravano entrambi negli affetti cari della vita. Giorgio Squinzi aveva iniziato a chiamarmi mitico una ventina d’anni fa, in seguito ad una intervista realizzata a Cersaie, a bordo del nostro taxi inglese; avevamo recuperato

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Il ricordo

il Dottore davanti allo stand Mapei, sotto lo sguardo divertito e incuriosito di collaboratori e clienti, per una passeggiata con intervista che lo divertì e non poco. Una delle tante chiacchierate che in oltre venticinque anni mi accordò, difficilmente si negava, anche quando agli impegni di gruppo univa quelli istituzionali di Presidente di Federchimica prima e di Presidente di Confindustria poi. Lo conobbi nel 1995 a Milano, nel suo ufficio, rigorosamente con la porta sempre aperta, all’epoca si trovava in via Cafiero, dove il padre Rodolfo fondò la Mapei nel 1937 con un pugno di operai, oggi ne conta 10.277 con 83 società operative nel mondo per un fatturato di 2,5 miliardi di euro. “Perché dovrei chiudere la porta?”, mi disse, “questa è una grande famiglia e qui non abbiamo segreti”; era la prima volta che il Dottore veniva davanti alle nostre telecamere, da li nacque un rapporto di collaborazione e amicizia che ancora oggi mi fregio con orgoglio di avere con tutta la famiglia, con

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la moglie Adriana Spazzoli e i figli Marco e Veronica, consolidata nel tempo dalle tante occasioni vissute insieme: le inaugurazioni delle unità produttive in Polonia e Inghilterra, le visite negli stabilimenti milanesi durante la manifestazione di Federchimica Fabbriche aperte, in Cercol e Adesital nel comprensorio ceramico, in occasione delle tante edizioni del Mapei day a Bormio, delle fiere Cersaie, Coverings e Cevisama, dei tantissimi eventi organizzati dal gruppo. Sono numerosi i ricordi che mi legano a lui, come posso non menzionare la risata grassa che il Presidente fece in America, quando definii il marchio rosso Ceramic Tiles of Italy un “simbolo del comunismo post moderno”; oppure la rincorsa che facemmo al Dottore, io e il cameraman Gaetano, mentre era impegnato a scalare lo Stelvio in sella alla sua bicicletta, sudato e provato non si sottrasse alla nostra domanda: “Dottore è più difficile gestire un gruppo come il suo o scalare lo Stelvio?”, con un filo di voce ci disse “lo Stelvio, è più difficile scalare

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lo Stelvio”. A proposito del nostro operatore, spesso quando mi incontrava mi chiedeva di Gaetano pregandomi di portargli i suoi saluti! Anche questo è stato Giorgio Squinzi, una persona che anteponeva l’aspetto umano a tutto il resto. La passione e la tradizione di famiglia lo portarono nel ciclismo professionistico dove vinse tutto, nel calcio ad aggiudicarsi come sponsor degli Azzurri i mondiali di calcio del 2006 in Germania, a prendere per mano il Sassuolo in C2 per accompagnarlo in serie A fino a partecipare all’Europa League. Tifoso da sempre del Milan, forse avrebbe potuto anche comprarselo e invece ha scelto il Sassuolo ed è stata una decisione dettata dal cuore. Quando decisi di aggiungere agli strumenti di Ceramicanda anche il canale satellitare, con l’idea di avvicinare la ceramica all’architettura, andai a trovarlo a Milano per parlargliene, solo con una chiavetta usb in tasca contenete il promo del palinsesto; una volta arrivato nella palazzina di viale Jenner io, il Dottore e la moglie Adriana salimmo

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all’ultimo piano per visionare velocemente le immagini di quella chiavetta; appena finito mi esternò il suo pensiero su quell’iniziativa che ancora non esisteva, che tutto aveva tranne la certezza del risultato: “Ci stiamo, mi piace l’idea”. Ancora una volta il Dottore aveva guardato alla persona, mettendo in subordine i possibili ritorni in termini di visibilità. Sono dispiaciuto alla vigilia di Ferragosto del 2014, per problemi tecnici non dipendenti dalla nostra volontà, il nostro canale non abbia potuto trasmettere dalla Spagna la partita Villa Real-Sassuolo; partita che Giorgio Squinzi era in attesa di seguire con alcuni amici nella sua casa di Milano Marittima. Professionalmente devo tanto a Mapei, al Dottore e alla sua famiglia, e non sono di certo l’unico. Giorgio Squinzi, lui si mitico non il sottoscritto, si è spento il 2 ottobre all’età di 76 anni; piango il grande imprenditore, l’amico, un pezzo di storia del nostro Paese, del mondo ceramico, che è anche il mio. Grazie di cuore di tutto Dottore! Ci mancherà…

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Il ricordo

a cura di Roberto Caroli

Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna E’ scomparsa Adriana Spazzoli, la signora Mapei, colonna della multinazionale milanese e vicepresidente del Sassuolo Calcio

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opo cinque ore di viaggio si arrivava in albergo a Bormio intorno alle diciassette, giusto in tempo per riposare un paio d’ore prima della serata di presentazione del Mapei day, la due giorni sportiva annuale riservata a clienti e amici del gruppo di Squinzi, in programma al Palazzetto dello sport locale. Ma questo succedeva raramente perché la dottoressa Spazzoli, anziché riposare e rilassarsi, impiegava quasi tutto il tempo a lavorare, a predisporre, a curare ogni cosa nei minimi particolari, per far sì che l’immagine del gruppo Mapei emergesse in tutta la sua grandezza. Non mi sorprendeva, quindi, sentire trillare il mio cellulare già alle diciotto, dall’altra parte c’era Lei, con quella voce squillante e limpida: «Io sono già qua, se vuole raggiungermi ci prendiamo un po’ di tempo per rivedere la scaletta della serata, l’entrata e uscita degli ospiti!». Nella sua voce albergavano la carica, l’energia, l’entu-

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siasmo, la determinazione di una donna che non staccava mai; nel suo modo di atteggiarsi, di vestire, di ragionare, emergeva la semplicità e la sostanza della Romagna, del litorale adriatico dove la Signora Adriana vantava le sue radici. A pochi mesi dall’acquisto dello stadio Giglio, poi Mapei Stadium, in occasione della conferenza stampa di presentazione, mi accompagnò sul terreno di gioco e insieme percorremmo l’intero perimetro del campo, fino a fermarci a ridosso del fossato colmo d’acqua situato di fronte alla tribuna: «Lo sa che ci sono persino i pesci, mai vista una cosa simile, mai avrei pensato di trovarli in uno stadio!», mi disse meravigliata e divertita. Figlia di un albergatore romagnolo, conobbe Giorgio Squinzi nel pieno di un’estate trascorsa in riviera dal futuro patron di Mapei. Da allora non si separarono più, fino alla fine dei loro giorni scoccata a un mese e mezzo di distanza l’uno dall’altra. Insieme in famiglia, sul lavoro, nel tempo libero, nel calvario della malattia che accomunerà entrambi negli ultimi anni. L’ho ammirata tantissimo quando godeva di buona salute, ancor più mentre il mostro la divorava, le cambiava i lineamenti, l’assottigliava, l’alleggeriva. Quanto l’ho ammirata per il suo coraggio, per come affrontava a viso aperto la gente, per la scelta di non nascondersi, di rimanere se stessa, l’Adriana Spazzoli di sempre, con la solita voglia di fare, la stessa determinazione, l’instancabilità che l’ha sempre contraddistinta. Presente fino alla fine in Mapei, nel Sassuolo calcio, agli eventi pubblici, alle fiere; a fine settembre, in occasione di Cersaie, la dottoressa presenziò alla presentazione del bilancio di sostenibilità etica e sociale del gruppo Mapei.

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Fino all’ultimo la Signora Squinzi ha voluto rimanere in trincea, con un filo di voce e la leggerezza di una piuma, ma in trincea. Anche nel giorno del funerale del marito Giorgio, ricurva sulla schiena, visibilmente provata, ha voluto e saputo egregiamente interpretare fino in fondo il suo ruolo di moglie devota e madre presente. «Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna», sentenziava Virginia Woolf, e non c’è coppia migliore degli Squinzi per avvalorare la massima della scrittrice inglese. Spesso quando ci si lega ad una persona importante, di successo, si è soliti vivere nell’ombra, nel caso della Signora Squinzi, per ciò che di suo ha portato nel gruppo Mapei, per la sua preziosa opera, per l’esempio che ha dato a tutti i collaboratori, non è stato così, lei rimarrà nei nostri cuori come la dottoressa Adriana Spazzoli. Un forte abbraccio a Veronica e Marco.

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Stefano Fogliani ed Enrico Bertoni

Buona la prima Oltre 120 espositori, circa 3500 presenze, 5600 metri quadri di superficie espositiva: l’edizione 2019 di ALLFORTILES ha fatto il botto

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a prima edizione ‘fieristica’ di Allfortiles nasce come una grande intuizione e come una scommessa, e l’una accompagna l’altra. Si trattava di portare a ModenaFiere, a pochi chilometri dal distretto ceramico, una fiera pensata per tutte le aziende che operano nel vasto indotto del settore ceramico, affiancando ad altri appuntamenti un’innovativa realtà che non ha paura di posizionarsi subito come evento di riferimento per gli addetti ai lavori. «Una fiera per il distretto, che possa interrogare il distretto stesso su quel che serve: una fiera che non c’era», l’ha sempre definita Roberto Caroli, che Allfortiles l’ha inventata e passa all’incasso sulla scorta di numeri – oltre 3mila registrazioni, oltre 120 espositori – che ne promuovono l’intuizione. Intuizione nata nel segno di Leonardo da Vinci: nel cinquecentesimo anno della nascita del genio toscano, è sua la massima che campeggia come motto della manifestazione (“I dettagli fanno la perfezione, e la perfezione non è un

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Speciale ALLFORTILES

dettaglio”) ed è dal dettaglio che si è partito cercando perfezione. Due giorni tra stand affollati, un fitto calendario di incontri, tavole rotonde (ben 17 convegni con 22 relatori) e tanta attenzione alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione. Allfortiles ha colto nel segno, presentandosi subito bene, circondata fin dalle prime battute del mercoledì da un’atmosfera frizzante che rendeva bene la cifra comunicativa cui Ceramicanda ha abitutato, ormai da più di vent’anni, i suoi interlocutori. Se fosse un outfit, si potrebbe dire che AllForTiles sceglie lo smart casual, abbinandoci quel tocco chic che non fa mai male. Stand sobri ma ben progettati,

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gli spazi sono adeguati per raccontare storie di aziende che costituiscono il vero tessuto connettivo di questi territori, la rappresentazione più adeguata dell’imprenditorialità diffusa che si respira nel comprensorio ceramico. E forniscono, nella loro trasversalità, un’idea precisa di tutto ciò che ruota intorno al settore ceramico: fornitori di materie prime, macchinari industriali, servizi, aziende di design, IT, startup…ma anche associazioni, istituti, enti di formazione per una visione a 360° che fa il paio con quella reltà aumentata che, attraverso i visori messi a disposizione de alcuni espositori, scrutavano quel futuro cui Ceramicanda ha scelto di guardare facendo

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di un appuntamento culturale e di approfondimento come Allfortiles un’occasione di promozione. Senza rinunciare a guardare a se stessa e alla sua storia – con il cinema e il ‘come eravamo’ – ma senza sottrarsi a quel futuro che ha chiesto ad Allfortiles lo scatto compiuto in questo 2019, con una sperimentazione che va in archivio con la soddisfazione dei più. Registrata presso gli stand di Ceramicanda, anfitrione della manifestazione: due corner che illustrano la storia passata e recente dell’azienda, con ben più di un occhio rivolto al futuro e al processo di digitalizzazione che sta intraprendendo. Menzione speciale, allora, per il già citato

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“padiglione cinema”, che raccontava questo straordinario romanzo imprenditoriale che lega la provincia reggiana e modenese, ma anche per quei convegni a margine dei quali la prospettiva tradizionale viene ancora una volta rovesciata.Non più riflessioni astratte, con imprenditori e tecnici a fare da spettatori, ma i protagonisti della fiera che diventano parte attiva degli speech. Format che non c’era, un po’ come la fiera, e che vi da’ appuntamento ad un prossimo futuro: il format, che abbiamo già in testa, siamo certi non mancherà di sorprendere quanto e più di quanto hanno stupito gli Allfortiles che abbiamo già mandato in archivio.

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Daniela D’Angeli

«Una scommessa vinta» Molti i capitani d’impresa incontrati nei corridoi della fiera che non hanno fatto mancare i loro giudizi sull’iniziativa di Ceramicanda

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LLFORTILES ha avuto il privilegio di ospitare sindaci, imprenditori e presidenti di associazioni, tutti concordi al termine della visita sulla bontà dell’iniziativa, anche chi all’inizio aveva sollevato perplessità, come il Presidente di Confindustria Giovanni Savorani; “All’inizio, Caroli lo sa, ero abbastanza scettico, adesso mi devo ricredere. E’ un lavoro sui dettagli che ha un suo significato, può accompagnare, può essere un momento di riflessione molto legato al territorio, certo una cosa molto diversa rispetto alle fiere Cersaie e Tecnargilla Qui c’è il territorio che si fa qualche domanda, che propone delle piccole soluzioni, credo che questo possa diventare molto interessante, è un bel momento di riflessione”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Ceramicolor Claudio Casolari convinto che “ALLFORTILES più che una fiera sia un momento di importante sintesi, ci stiamo incontrando, confrontando tra di noi, incontriamo clienti che oggi sono considerati

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partner che insieme a noi conducono un percorso di innalzamento dell’asticella della qualità e del valore”. Ma Casolari si spinge oltre definendo ALLFORTILES “un toccasana che arriva in un momento in cui abbiamo numeri negativi dopo anni di positività, quindi ringrazio Roberto Caroli e confermo che saremo con lui in questo percorso di crescita, credo che abbia dimostrato che prescindendo da tutto e da tutti con il cuore ce la si fa. Caroli ha dimostrato, e di questo gli siamo grati come Ceramicolor, che c’è bisogno di ottimismo, di coesione, di abbattimento dei muri, oggi ha dimostrato che il muro si salta”. Casolari arriva a scomodare una metafora calcistica: “qui siamo nello spogliatoio, qui dentro cerchiamo di riordinare le idee, il fatto di essere tranquilli e sereni a Modena per una 48 ore dove si parla solo ed esclusivamente di noi, ospitando clienti che sono partner del nosto cluster di industria, è fondamentale, oggi più che mai”. Ad ALLFORTILES era presente anche Franco Manfredini, presidente di Casalgrande Padana e Past President di Confindustria Ceramica: “Faccio i complimenti a Caroli perché ha sempre idee originali e un po’ fuori dal comune, mi complimento anche per questa idea basata sui legami tra la ceramica e i suoi fornitori, sul territorio. Credo che ALLFORTILES abbia buoni motivi per trovare l’interesse sia di chi espone che di chi viene a visitarla. Inoltre condivido che incontrarsi serva sempre, anche in momenti di crisi, credo che la competizione e la concorrenza facciano bene, diciamo la competizione è un po’ la vitamina del progresso”.

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Franco Manfredini

Claudia Borelli

Paolo Mussini

Giovanni Savorani

Giorgio Romani

Marcello Masi

Maurizio Cavagnari

Enrico Grassi

Tra i corridoi della fiera abbiamo incontrato anche Giorgio Romani del Gruppo Romani, Paolo Mussini di Cotto D’Este, Claudia Borelli del Gruppo Concorde, Carla Benedetti di Energieker, Daniele Bandiera di Ferro, Maurizio Cavagnari di Stylgraf, Paolo Lamberti di tecnografica, Marcello Masi di Finmasi Group, Andrea Ligabue di Etruria. Il Presidente di Italcer Graziano Verdi ha apprezzato l’attenzione ai dettagli perché “per chi produce superfici ceramiche il dettaglio è molto importante, molte volte l’innovazione è un processo che

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parte da piccoli dettagli differenziali che alla fine fanno la grande differenza, trovo che l’iniziativa di Roberto Caroli sia una bella iniziativa”. Sincero e diretto come sempre Enrico Grassi, presidente Elettric80 e Bema: “Se non l’avessi vista non ci avrei creduto! Devo dire che sei andato oltre al confort anche tu, per fare una cosa del genere partendo da una casa editrice e riuscendo a portare in fiera tante aziende, beh significa che anche tu stai facendo una cosa che nessun altro ha fatto. Sei un’azienda che funziona oltre l’ostacolo!”.

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

A Smalticeram il ‘Detail 2019’ in ogni gara che si rispetti, in tanL’azienda reggiana Come tissimi hanno partecipato, uno ha vinto. Ad aggiudicarsi il premio ‘Detail 2019’ (miglior premiata per la dettaglio) per questa edizione di Allfortiles Smalticeram, storica azienda di Rotemigliore innovazione ègliastata che ha presentato, battendo concorrenza tanto agguerrita quanto nutrita il sistema XGO. «Miscele micronizzate pronte all’uso da disperdere in acqua direttamente nella linea di smalteria con una velocità di preparazione senza precedenti per un utilizzo Just in time» che hanno convinto giuria specializzata. Trasversale nelle sue competenze e composta dal Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, dal Presidente di Acimac Paolo Sassi e dal Presidente di Ceramicolor Claudio Casolari, oltre che da due docenti (Maria Chiara Bignozzi, professore di Scienza e Tecnologia dei Materiali presso l’Università di Bologna e Direttore del Centro Ceramico e Luca Lusvarghi, Professore Associato presso il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di UNIMORE), e dal Presidente di Cerame-Unie Alfonso Panzani e Michele Dondi, Presidente di Società Ceramica Italiana. La commissione ha lavorato parecchio, alla ricerca del dettaglio ‘che fa la perfezione’, e l’ha trovato presso lo stand di Smaticeram.

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Stefano Fogliani

‘Nuovi sistemi di posa cercansi’ E’ un punto critico», ammette il presidente di ‘Grande lastra «in effetti Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, ed di questo si parla quando si parla di pochiama posatore sa, soprattutto in tempi di grandi lastre. Il tema era stato tra quelli ‘forti’ che trattò l’edizione 2018 di specializzato’: una Allfortiles, ma ha avuto la replica in grado di fare il punto un anno dopo, Stesso palcoscenico, tavola rotonda sul stessa criticità, ovvero «abbiamo un problema: scari posatori, dal punto di vista quantitativo tema tra i ‘piatti forti’ seggiano ma anche come capacità di gestire le lastre più innovative». Un handicap che potrebbe alla lundell’edizione 2019 ga pregiudicare la competizione della ceramica con i cosiddetti ‘materiali alternativi’, in particolare di Allfortiles l’Lvt, che prende piede su quei mercati esteri oggi indispensabili alla piastrella. Il nodo-posa c’è, non a caso Confindustria Ceramica ha istituito una commissione ad hoc, ed è stato al centro di uno degli appuntamenti-chiave di Allfortiles: una tavola rotonda dal tema ‘Nuovi sistemi di posa cercansi’ che ha fatto il punto, spaziando tra quanto, magari domani, potrà essere. Una nuova frontiera, quella della posa, un asset da tenere in debita considerazione via via che evolvono i materiali. Perché mica basta produrli, i materiali, ma vanno anche posati, e in molti Paesi «la posa costa molto di più dei nostri prodotti». In America, per dire, «un metro quadro per esempio può arrivare a 70 dollari». I posatori, insomma, diventano decisori per l’acquisto.

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Speciale ALLFORTILES

Paolo Colombo

Suggeriscono e , in qualche caso decidono: lo confermano Paolo Colombo di Assoposa e un progettista di punta come Massimo Iosa Ghini. C’erano anche loro al ‘capezzale’ della grande lastra la cui posa richiede specializzazione e

Francesco Stronati

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attenzione. «Si rende necessario un incremento della formazione», ha detto il primo, mentre il secondo ha sotteso come «ci sono contesti come l’ambito commerciale, o strutture su cui la ceramica viene scelta proprio perché deve durare». Così la partita si gioca tra quanto si è fatto e quanto si farà, tra l’eterna sfida tra tradizione e innovazione perché, ammette Francesco Stronati di Mapei, «qualcosa si è rotto: se il mestiere di posatore si tramandava di padre in figlio, adesso il background manca e occorrono scuole» e s fanno strada possibili soluzioni alternative, come quelle sperimentate di recente da aziende come Mag Face che ad Allfortiles ha proposto il brevetto di una posa a secco (senza colla) basato su una pellicola, «un sistema autoposante, che consente – ha detto Valeria Grazzi - di rivestire ogni ambiente con l’immediatezza richiesta dal consumatore contemporaneo». Possibile nuova frontiera, cui il settore non può non guardare, dal momento che suggerisce opportunità: magari domani si potranno rinnovare pareti e pavimenti come si cambia un guardaroba… Chissà: la partita la si gioca da qui in avanti… E dire come finisce, visti i tanti fattori in gioco, diventa equazione la cui soluzione, oggi, non è nelle mani di nessuno. Ma tema che, facile immaginare, terrà banco tanto a lungo che è facile immaginare ci se ne occuperà anche con la quarta edizione di Allfortiles…

Massimo Iosa Ghini

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Enrico Bertoni

«Sull’online siamo ancora arretrati, ma la rete è un’opportunità» Secondo Guido Di Fraia le aziende si accostano all’universo digitale con un misto di diffidenza e arretratezza: «e vale per diversi campi». Mal comune mezzo gaudio? Non proprio…

Guido Di Fraia

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nternet strumento indispensabile nel quotidiano di ognuno, la rete come mezzo di dialogo con il cliente. Quelli del commercio online sono numeri da capogiro (nel 2018 il valore degli acquisti online in tutto il mondo supererà i 2.500 miliardi di euro, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente) a livello mondiale cui tuttavia la manifattura italiana si accosta con un misto di diffidenza e arretratezza. Registra l’una e le altre Guido Di Fraia, che il business in rete e le opportunità ad esso collegate le studia e le insegna, che tuttavia assolve un atteggiamento «che in assoluto sarebbe grave, ma in realtà è oltremodo diffuso, quindi il rapporto che ha l’industria ceramica con la rete non è un unicum nel panorama italiano» In che senso? «Che ci sono altri settori che faticano a prendere confidenza con questi mezzi. L’Italia, e più in generale le aziende italiane, nel campo dell’ecommerce, dei social e di quei nuovi media che ormai nuovi non sono più, qualcosa paga. Verità trasversale: vale per diversi campi, dalla finanza al food, fino all’hospitality» In che ordine di grandezza? «Noi, come IULM, teniamo monitorato, ormai dal 2010, un panel di 720 aziende proprio per studiare come il mondo dell’impresa approcci a quelle che sono universalmente riconosciute come opportunità di espansione del proprio business attraverso il mondo

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digitale. Per seguire questa evoluzione, che comunque c’è, abbiamo messo a punto un indicatore che registra progressi nel tempo. Nel 2010 l’indice diceva 1 su 10, oggi 5 su 10: la progressione c’è, ma solo per le grandi imprese» Con le piccole su che valori siamo? «Ben sotto la sufficienza, anche in campi sui quali l’online è da tempo asset difficilmente rinunciabile. Basti pensare che una recente indagine evidenzia come solo il 6% delle aziende che operano sul campo dei beni di largo consumo hanno un sito internet» Molte ceramiche il sito ce l’hanno, ma magari sbagliano nella forma di comunicazione, non spingono a sufficienza il brand… «L’oggi, però, dice che il brand serve, genera relazione con il cliente e semplifica il dialogo con il consumatore, se comunicato correttamente. Credo sia giusto, da parte di molte aziende, riflettere e non smettere mai di farlo perché nell’universo digitale l’innovazione va avanti e quello che magari era giusto ieri, oggi non lo è più» A chi affidare questa riflessione? «Gli specialisti non mancano, anche se la materia è fluida e in rete c’è tanta conclusione. Il consiglio che mi sento di dare è di affidarsi a professionalità solide. Alle aziende dico che è giusto che sappiano con chi hanno a che fare, ma mi rendo ben conto che io sono un accademico e che il mio parere, sul punto, è inevitabilmente di parte».

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a cura di Stefano Fogliani

Multiplo, multiplo delle mie brame… «Quanto vale la mia azienda?»: Cristiano Canotti spiega cosa c’è dietro il principale indicatore con cui si misurano, oggi, le performances aziendali e ne determinano, mica sempre però, il valore Cristiano Canotti

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Il 2019 non sta dando segnali di recupero troppo confortanti: registriamo andamenti a macchia di leopardo, vista l’eterogeneità delle imprese del distretto sassolese e romagnolo, dove ci sono grandi, medi e piccoli, terzisti puri, ibridi e commerciali, marchi luxury-oriented e no-frills companies». E’ analisi schietta, quella che Cristiano Canotti affida alla platea di Allfortiles. Cosa determina il successo di un’azienda? Cosa descrive la capacità di proporsi efficacemente sul mercato e di imporsi allo stesso quando parliamo di un settore che ha una forte connotazione ‘distrettuale’ e un’altrettanto ampia dimensione globale? « Stupisce – dice Canotti - che si consideri Sassuolo un unicum omogeneo quando al suo interno, con dinamiche comuni e pregi e difetti dovuti al territorio, esistono fattori di enorme differenziazione come dimensione, solidità, attitudine al rischio, eccellenza tecnologica, integrazione verticale, diversificazione orizzontale a livello di prodotto e segmento di mercato, orientamento al costo anziché al valore». L’analisi dei costi di produzione, quella dei ricavi da vendite sono leve di dominio comune, ma in un contesto ad alta competitività come quello con cui si misura oggi il settore ceramico altri sono i fattori da prendere in esame, anche per evitare ‘sviste’: vale per l’Italia e vale per la Spagna, dove l’eredità dei giganti come Josè Soriano fondatore di Porcelanosa, di cui nel 2020 ricorre il ventennale della tragica morte, è nelle mani di una schiera di imprenditori, ma anche di proprietà squisitamente orientate alla

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finanza, come a Sassuolo è raro che avvenga, con proprietà e controllo familiari anche in gruppi molto grandi, che restano l’ossatura anche dei top players iberici. Gli spagnoli restano ossessionati dal confronto con gli italiani, ed oggi questo confronto si sposta dal piano delle performances aziendali a quello del MULTIPLO, cioè del principale – e problematico - criterio di misurazione del valore di un’azienda. «C’è molta mitologia su questi numeri, per ragioni dovute alla riservatezza in alcuni casi, alle esigenze di comunicazione in altri, alla dinamica negoziale all’interno della quale molti bluffano o ‘ci provano’». Il MULTIPLO, dice Canotti, «è metodo rapido ma ‘sporco’, sintetico e brutale, e nella sua facilità è facilmente manipolabile, avendo perso la sua natura di meccanismo di controllo e verifica. Un’azienda – spiega il consulente - è enormemente più complessa di un singolo indicatore, servono valutazioni professionali serie ed accurate, l’EBITDA o MOL è un altro KPI da prendere con le molle, e lo si vede dai tanti casi in cui la documentazione pubblica, bilanci o comunicati stampa, ci dicono tante cose…». Dice molto, ma non tutto, il MULTIPLO e, chiude Canotti «sia che si voglia acquisire un concorrente, o separarsi da un socio con cui non si va più d‘accordo, è bene lasciare i dilettanti travestirsi da Pulcinella con i suoi segreti, fare i gradassi, come Capitan Fracassa, o i birbanti come Brighella. Fondamentale, però è non esagerare, e fare come Pinocchio». Perché, al di là delle maschere, «è il mercato che decide…».

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Enrico Bertoni

«La ceramica? E’ ‘responsive’, e vive momento fortunatissimo» Ne è convinta Marina Del Monaco: «La piastrella ha saputo riposizionarsi in maniera efficace sul panorama contemporaneo della progettazione e dell’interior»

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Per la ceramica è un momento fortunatissimo: le sue caratteristiche intrinseche la rendono ideale al momento storico che chiede ai materiali di essere responsive». Già l’anno scorso, in occasione di Allfortiles, Marina Del Monaco aveva fatto il punto sulle tendenze cromatiche che avrebbero guidato l’evoluzione estetica della superficie ceramica. Quest’anno la progettista, titolare dello Studio Del Monaco Lorenzoni, replica, conducendo la platea della due giorni di Ceramicanda tra quelle tendenze che, una volta che diventano tali, sono patrimonio comune. Ma prima di questo passaggio c’è chi, come Del Monaco, le tendenze le studia e non le sfugge come «la ceramica ha trovato la forza, la capacità, l’innovazione per riposizionarsi in maniera estremamente efficace e contemporanea sul panorama contemporaneo e dell’interior». L’evoluzione tecnologica ‘spinge’ la ricerca sui prodotti verso il futuro, l’estetica invece guarda anche al passato: pensiamo ai battuti veneziani, alle cementine, proposte in gran numero anche in occasione dell’ultima edizione del Cersaie. Perché accade? «Stiamo vivendo un periodo molto stressante, caratterizzato da tensioni sociali ed economiche su cui si innesta quella digitalizzazione esasperata che connota il quotidiano di ognuno. Siamo sottoposti a stress violenti, e il digitale invade e pervade, quasi fosse

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Marina Del Monaco

lui che gestisce ognuno di noi e non viceversa. Il passato, da questo punto di vista, rassicura, è comfort… Il passato ci tranquillizza, ci è familiare, ci fa riconoscere quello che già conoscevamo e ci riporta, anche a livello inconscio, a linguaggi e consuetudini che ci piacciono, che intercettiamo da subito come nostri e ci garantisce benessere emotivo…» Dal punto di vista del colore, questo trend come si esprime? Che tendenze suggerisce questo mood? «Siamo alle ipotesi, perché non è semplice fare il punto su un tema del genere, ma mi sembra di poter dire che la tendenza in atto è quella di trasformare un rosa, che oggi è cromia dominante, nel marrone. Perderemo il ‘rosso’ e le sue connotazioni per spegnere, in un certo senso, il rosa in quel marrone che intercetta richiesta molto diffusa oggi» Quale? «Quella del ritrovarsi: il marrone è un colore che ha valenza forte, finalmente sganciata da quell’idea di sporco e di cupo. Oggi è una cromia che piace, restituita tra l’altro anche nei suoi toni più scuri ai suoi vissuti più nobili. Quelli legati alla terra, alla fertilità, alla natura. Un colore che richiama nutrimento e fisicità e restituisce ognuno di noi, in un momento storico non semplice, a quelle dimensioni ‘naturali’ all’interno delle quali ognuno si trova a suo agio».

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a cura di Stefano Fogliani

«Dopo diecimila anni di evoluzione, il futuro oggi si fa fuori dalle fabbriche» L’excursus di Mariano Paganelli ha aperto il programma dei convegni di Alfortiles 2019: non senza risparmiare colpi di scena in ordine ad un futuro tutto da scrivere

Mariano Paganelli

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iecimila anni. Ottomila prima di Cristo, cui risalgono i primi reperti che raccontano come i nostri antenati cominciarono a combinare acqua, terra e fuoco, e duemila dopo, con le superfici ceramiche diventate elemento distintivo di un territorio che si è fatto, nel frattempo, sistema industriale che non ha eguali nel mondo. «Parliamo della storia di un’evoluzione continua, che nessun territorio ha», dice Mariano Paganelli, oggi VP di R&S di Marazzi Group, ieri docente universitario e da sempre studioso di quella ‘scintilla’ che ha fatto della ceramica, combinata alle due sponde del distretto ceramico, «una miniera d’oro». La vocazione, dice Paganelli, c’era da sempre, «e parliamo di quelle prime tracce di ottomila anni avanti Cristo». Su quella vocazione si sono incastrate lungimiranze e attenzioni, non disgiunte da un territorio che offriva, nella sua morfologia, quanto serviva a ‘fare ceramica’. Ecco allora Francesco III, e siamo nel XVIII secolo nemmeno a metà, che autorizza la prima ‘fabbrica’, ed ecco quel «tumultuoso sviluppo che – racconta Paganelli – nel dopoguerra vede protagonisti che partono da zero e non hanno mai smesso di innovare, investire, inventare: la ceramica a Sassuolo è nata con quell’argilla che per un agricoltore era una maledizione e invece, combinata alla capacità imprenditoriale di tanti, per gli imprenditori che cominciavano era quello che serviva». Prima l’argilla grigia con la maiolica, poi quella rossa, poi le miscele,

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fino alle prime produzioni di porcellanato che imponevano approvigionamenti dall’estero: ne ha fatta di strada la ceramica, di superfici ne ha pavimentate, e rivestite, quante poteva. E’ diventata simbolo di un territorio che, dice Paganelli, ha fatto di un’idea il segreto di un successo e oggi combatte, sul mercato globale, la ‘giusta battaglia’. Traendo nuova forza dall’innovazione impiantistica («gli impiantisti – dice Paganelli – sono stati il motore dello sviluppo del settore») come dalle nuove tecnologie («il digitale è, a suo modo, sintesi della capacità di innovare del settore ceramico, che non per caso lo ha mutuato da altre filiere») che tuttavia lasciano aperta più di una porta sul futuro. La stessa porta che tiene aperta Paganelli, in coda al suo intervento ad ALLFORTILES. «Sul futuro non ho risposte, ma – dice – ho una certezza: nulla di quanto è successo, nella storia del comprensorio ceramico, è stato previsto, e resto curioso di vedere cosa estrarremo dal cilindro. Abbiamo spinto la ricerca avanti e abbiamo trasformato la piastrella in uno strumento eterno, e adesso il mercato ci chiede di farne materiale che si possa cambiare a seconda del gusto: la nuova sfida credo sia questa, garantire al consumatore la possibilità di cambiare, senza troppo disagio, un materiale che viene prodotto per durare per sempre. Una sfida – chiude Paganelli – che oggi come domani si gioca fuori dalle fabbriche per come siamo abituati a intenderle».

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a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

Speciale ALLFORTILES

La lezione di Forchielli ai giovani: «Preparatevi al cambiamento»

Ospite di ALLFORTILES, il fondatore di Mandarin Capital Partners non ha, come di consueto, fatto sconti...

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Il mondo non ha mai visto cambiamenti così rapidi in così poco tempo». Affrontarli è una della sfide che progresso, tecnologico e digitale, impone a tutti, ma soprattutto ai giovani, cui il confronto con società più evolute delle nostre riserva «un futuro terribile». Non usa mezzi termini, Alberto Forchielli, e del resto non è nel suo clichè: nel 2017 fu una delle ‘superstar’ di ALLFORTILES, non più tardi di sei mesi fa, in un’intervista esclusiva rilasciata a Ceramicanda, aveva previsto la caduta del governo e parlato di un’Italia senza troppe prospettive. Nel 2019 Forchielli è tornato ‘sul luogo del delitto’ per parlare di futuro, tema importante di ‘Fuoco e fiamme’, il suo ultimo libro, con il quale l’economista bolognese elabora «una prescrizione medica per farvi stare meglio spiegandovi come sarà l’umanità di domani e, di conseguenza, anche il vostro futuro». Futuro che l’economista disegna attraverso ‘un viaggio pirotecnico’ nei luoghi in cui il futuro non lo si aspetta ma lo si costruisce: un mondo ‘che sembra Blade

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Speciale ALLFORTILES Runner’, ma è già realtà, e che tratteggia anche davanti alla platea di Allfortiles, «particolarmente adatta, perché di fronte a me – ha detto – vedo imprenditori e addetti ai lavori, ma soprattutto genitori. E giovani, quei giovani ai quali – spiega il fondatore di Mandarin Capital Partners – dico di non accontentarsi, di osare, di guardare altrove. Nella SiliconValley un reddito di 150mila dollari è un inizio, qui guadagnando cifre del genere ci si adagia, ci si sente arrivati e si smette di guardare avanti» Di chi è la colpa? «Nessun dubbio, dei genitori. Ogni giovane, ha su di se l’impronta del genitore: sono i genitori, più che la scuola, che possono e devono spingerti oltre, ma l’Italia sconta ritardi su tutto. Anche su una cosa alla portata di tutti come il web, le cui risorse in Itala non sono ancora sfruttate al meglio» In che senso? «Nel senso che se cerchi, lì c’è tutto. Il web e la rete, il progresso tecnologico che c’è dietro, è diventato linguaggio corrente per tutti, ma non per noi. L’Italia da questo punto di vista resta indietro e non è pronta, o non del tutto, alle nuove sfide» Non granchè, come prospettiva… «L’Italia è questa, quella che a scuola studia soprattutto materie classiche, che guarda al suo passato e ragiona solo sul presente, e invece bisogna guardare avanti. Ma il contesto di oggi è quello di una bassa crescita demografica e di una bassa crescita economica. I nostri ragazzi avranno un futuro terribile,

perché dovranno confrontarsi con cinesi e indiani, ma l’Italia continua a sottrarre risorse a quelle famiglie che dovrebbero lanciarli verso il futuro, penalizzandole. E le famiglie proteggono, mentre i bambini, a mio avviso,

«Prepariamo altre acquisizioni: oggi siamo acquirenti, non venditori Insieme a Forchielli, davanti alla platea di ModenaFiere, anche Graziano Verdi: inevitabile, con loro, parlare di Italcer «E’ un bell’esperimento: abbiamo raccolto realtà diverse attorno ad un unico progetto. Stiamo lavorando per integrarle tra di loro e se il mercato è quello che è, la ceramica è un settore che fa guadagnare». Forse anche per questo, ovvero per la capacità di guadagno, Forchielli registra con soddisfazione lo sbarco di Mandarin Capital Partner nel settore ceramico, avvenuto nella primavera del 2017 con la regia di Graziano Verdi, che ha perfezionato l’acquisizione di La Fabbrica Ceramiche, cui sono seguite Elios Ceramica e la controllata Elle Ceramica, e, in ottobre quella di Devon&Devon. Dall’ottobre del 2018 fa parte della galassia Italcer anche Ceramica Rondine ma altro, garantisce Forchielli, verrà. L’obiettivo era, ed è «creare un polo ceramico del lusso da quotare in borsa» ed è a quello che Forchielli e Verdi lavorano. «Con soddisfazione, perché anche in un momento non semplicissimo registriamo una buona tenuta della redditività, con ebitda che le industrie del food, per dire, si sognano. Siamo – dice Forchielli – contenti degli utili e di quello che siamo facendo: Graziano (sorride guardando Verdi, ndr) ogni tanto si preoccupa, ma io lo tranquillizzo, anche perché a Italcer mi sono affezionato e voglio farla crescere». Come, la domanda, ovvia, altrettanto ovvia la risposta. «Con altre acquisizioni che annunceremo a breve. In Italia o all’estero? Tutto il mondo – chiude Forchielli – è paese».

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vanno terrorizzati, non rassicurati» Colpa del sistema, secondo Forchielli? «Anche, ma non solo. Certo il sistema, i protagonisti del domani, tende soprattutto a proteggerli, senza accorgersi che così facendo, in vista di un futuro a competizione sempre più marcata, di mercati che richiedono competenze sempre più specifiche, ne farà dei miserabili. I genitori proteggono, la scuola e il corpo docente spesso non forniscono un’istruzione all’altezza, la formazione si fa e non si fa e il presente suggerisce che domani, se non hai una tua abilità da spendere sul mercato, resti povero. E resti indietro, ma…» Ma? «Ma se il sistema non funziona, per come la vedo io, sei tu che devi prenderti il futuro. Questo almeno succede quasi ovunque, ma non qui in Italia, dove tra l’altro l’unico settore destinato a prosperare è quello dell’hospitality, che continuerà a crescere a due cifre, mentre il resto va reinventato, partendo proprio dai giovani, dalle nuove tecnologie, dalle competenze, dai cloud, dall’intelligenza artificiale. Il mondo cambia, e cambia in fretta, e il cambiamento va recepito, e studiato» Cosa deve cambiare? «Per cambiare le cose va cambiata la testa di ognuno. Con ‘Fuoco e fiamme’, come con altri libri, ho voluto suggerire una possibilità di cambiamento, che vale per i giovani ma non solo. Perché ci sono i giovani, ma ci sono anche tanti che i giovani li educano e li istruiscono. Padri e madri, in questo cambia-

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mento contano, come contano istruzione e formazione. E contano i sistemi, non i confini che nell’economia globale non ci sono più e nemmeno i governi, il cui unico compito è creare le condizioni perché in quel paese si possa investire: il business di oggi è la rete, la sfida del futuro si fa sui dati, ma i dati non sono nulla se non li sai leggere, e l’Italia non mi sembra pronta: si rischia una deriva non granchè» Quale? «Quella di un paese in cui i vecchi che non lavorano oggi saranno costretti a lavorare domani, quello di 80enni alle casse degli ipermercati, quello di giovani che non sanno più lavorare con le mani quando lavorare con le mani e saperlo fare come lo sappiamo fare qua è un unicum del made in italy» Magari, però, ce la si fa, a venire a capo di questo cambiamento... «Magari sì, il mondo vive di sviluppi imprevedibili e basta vedere le sua capacità d reazione a fenomeni come le guerre o le tensioni che caratterizzano tanti rapporti internazionali o ancora, per restare vicino a casa nostra, la Brexit o l’avanzata delle destre. Si vede che risorse ci sono: in Usa e altrove e se l’Italia oggi vale un 6-, altrove ci sono le potenzialità per fare bene. Anche solo in Nord Europa e oggi, lo dico ai tanti genitori cui mi rivolgo, mandare a studiare un figlio in Svezia è come mandarlo, a livello di costi, da Bari a studiare a Bologna. Ma non è la stessa cosa, in termini di preparazione in vista delle sfide del futuro».

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Stefano Fogliani

Annuale o biennale? Questo è il dilemma…

Lo abbiamo chiesto a chi ha partecipato all’edizione ‘modenese’ di ALLFORTILES: la maggioranza dice ‘rifacciamolo subito’ ma…

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nori ed oneri: gli onori derivano dalla soddisfazione di aver azzeccato la formula giusta, gli oneri dallo scegliere come dar seguito ad una prima edizione che, lo dicono i numeri, ha premiato l’intuizione di chi ha promosso ‘la fiera che non c’era’. Detto che la premessa la rubiamo ad uno degli espositori interpellati sulla domanda che ci angustia oggi (‘La facciamo nel 2020 o ogni due anni?’, e si parla di ALLFORTILES, ovvio), resta da aggiungere che ci è piaciuta rivolgerla anche ai tanti che hanno scelto di sostenere questa prima edizione dell’ALLFORTILES ‘fieristico’, quello che senza perdere la matrice originaria (sembra ieri, ma il primo ALLFORTILES si tenne nel settembre 2017, poco fuori

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Bologna, a margine del Cersaie di quell’anno) ha affiancato ai convegni che ne erano la ragion d’essere un momento espositivo che ha fatto il botto, con adesioni che sono andate ben oltre le aspettative. Dei numeri leggete altrove, qui si registra, ed è questo il riscontro che ci da’ più soddisfazione, oggi, come la stragrande maggioranza degli espositori che hanno scelto di scommettere, insieme a noi di Ceramicanda, sulla ‘fiera che non c’era’ ne suggeriscono cadenza annuale. Il mondo che ALLFORTILES ha raccolto attorno ai padiglioni della fiera modenese, del resto, è quello dell’innovazione, che ha tempi rapidi e novità, che nel loro incedere, richiedono visibilità immediata, e immediatezza di proposta. Quello che aspettava ‘la fiera che non c’era’ per trovare quella visibilità e quel clima ‘friendly’ e informale che si è respirato attorno al padiglione modenese che ha sdoganato ALLFORTILES come fiera. E la vuole annuale, in grande maggioranza, suggerendo indicazione che oggi abbiamo una gran voglia di raccogliere, consapevoli che il sasso nello stagno che ALLFORTILES lanciò, nel 2017, abbia smosso le acque.

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Schiudendo ai tanti che, da allora, hanno dato fiducia ad un contest che nel suo divenire cercava spazio, sono come noi di Ceramicanda protagonisti di una scommessa che, in coda all’edizione del 2019, ci piace pensare di aver vinto. Per ora a questo stiamo, ai ringraziamenti del caso e alla soddisfazione del dopo, ma che della ‘fiera che non c’era’ sentiremo ancora parlare non ci sono dubbi. Quello che ALLFORTILES

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ha mosso a Modena, infatti, è stato solo un altro passo, un altro dettaglio verso quella perfezione che non è un dettaglio e alla quale non smetteremo di lavorare. In vista forse del 2020, forse del 2021: anticipare i finali non è mai elegante, quindi ci prendiamo il tempo che serve per capire cosa serve a quel settore ceramico al servizio del quale pensammo, nel 2017, ad ALLFORTILES. Non senza ringraziare (e salutare).

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Intervista

a cura di Roberto Caroli

Franco Manfredini

«La situazione non è brillantissima, ma il made in Italy della ceramica resterà comunque all’avanguardia» Franco Manfredini, « Presidente di Casalgrande Padana, punta deciso sulle capacità di innovazione del settore. «C’è grande concorrenza, anche a causa di un mercato mai così selettivo, ma la concorrenza è la vitamina del progresso: quanto alle voci che vogliono il nostro gruppo in vendita, la questione non è in discussione»

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Siamo in una fase non proprio brillantissima, a livello di consumi interni e congiuntura internazionale, ma il made in iatly, a livello di proposte, di innovazione e di know how la sua continua a dirla». Così parlò Franco Manfredini, uno dei tanti imprenditori che non hanno mancato di presenziare ad ALLFORTILES, a loro modo incuriositi dalla ‘fiera che non c’era’. «Che – dice il Presidente di Casalgrande Padana – mi pare sia ottimamente riuscita: l’idea era originale, ovvero ‘legare’ il mondo della ceramica ai suoi fornitori e al territorio. Un buon motivo, mi pare, sia per esporre che per visitare» E’ il l mercato che decide se c’è presenza, se c’è partecipazione ed è sempre il mercato che la fa da sovrano. In una fase in cui certamente il mercato non brilla come in tempi passati poteva sembrare un di più, e invece io credo che incontrarsi, e confrontarsi, serva sempre… «Condivido in pieno la riflessione, cui aggiungo un altro aspetto, quello della competizione. La concorrenza fa sempre bene, e se esercitata correttamente è la vitamina del progresso»

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Ma non sembra giovare al made in Italy della ceramica, che perde tanto in produzione quanro in marginalità… «Siamo in una fase di mercato non proprio in progressione. Questo perchè la congiuntura mondiale, ma anche a livello europeo, è quella e ci sono concorrenze esasperate, che incidono anche sui livelli dei risultati delle singole aziende: siamo in un contesto di grande competizione e quindi anche di selezione, ma l’industria italiana continua a giocare la partita confermando capacità di leadership e innovazione, con proposte commerciali di prodotto e di servizio che la pongono all’avanguardia. Questo credo che sia l’elemento fondamentale da cui trarre fiducia» Che 2020 si aspetta Franco Manfredini? In linea con il 2019 o a suo avviso c’è da temere qualcosa di peggio? «Non bisogna mai aspettarsi niente di meglio. Bisogna solo aspettarsi di progredire: nella produttività, nell’efficienza, nelle proposte che vai a fare. L’unica certezza è che il futuro c’è, però bisogna impegnarsi sempre sul livello di competitività che gli altri alzano. Il mercato si allarga e quindi aumenta la concorrenza, ma il settore è in grado di affrontare situazioni nuove» Plastic Tax, ecosostenibilità, ambiente: i bilanci delle aziende sono diventati, al giorno d’oggi, manifesti che vanno in questa direzione, ovvero di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale… «Io credo che anche sotto questo aspetto noi produttori di ceramica abbiamo qualche marcia in più e ci siano concrete possibilità di farle valere sul mercato : l’abbiamo, un marcia in più per il valore del prodotto stesso, per la sua caratteristica primaria e naturale» Ovvero? «La ceramica è il prodotto ecologico per antonomasia. E’ argilla e fuoco. Quindi, sostenibile e naturale, lo è da un punto di vista igienico, è lo è da un punto di vista di contenimento ambientale per noi che produciamo

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perchè oltre a produrre un prodotto ecologico, nel nostro distretto abbiamo raggiunto livelli di rispetto dell’impatto ambientale presi a riferimento anche da paesi stranieri. Vantiamo livelli di efficienza non comuni i livelli, ed è giusto li facciamo valere» Facendo riferimento a quelle voci che davano Casalgrande Padana in vendita e che corrono tuttora nel distretto: da dove vengono? «Non lo so. Sono andato a ripensare da dove fosse partita e direi da uno “zampetto di maiale”. Un collega, e amico, mi ha invitato ad andare in un ristorante locale a mangiare due volte lo zampetto.. probabilmente qualcuno ci ha visto a tavola in due e ha pensato male…. Nel distretto – sorride Manfredini – succede anche questo….» Storia strana, tuttavia… «E’ effettivamente una storia un pò curiosa, ma mi sento di dire che sono talmente appassionato del lavoro che ho fatto e che faccio e anche del legame che ho costruito con il territorio nel tempo , che mi sembrerebbe di tradire quello che la gente si aspetta da me e da Casalgrande Padana» Quindi? «Quindi la questione, come ho già avuto modo di dire anche a questi microfoni, in altre occasioni, è fuori discussione» Lei è biblico nel ritenere che dopo anni di vacche grasse ci si possa aspettare vacche magre, e non sembra spaventato più di tanto quel che verrà… «Non abbiamo paura, e lo stiamo dimostrando, come distretto e come azienda. Abbiamo passato tante situazioni di crisi anche in periodi in cui i mercati erano in crescita e non vedo motivi che portino a pensare non ci sia un futuro. Al contrario, vedo un settore che sta lavorando e investendo proprio in vista del futuro» Il 7 gennaio prossimo è il compleanno di Franco Manfredini e saranno 80, anche se lei è un ragazzino.. «Dirlo così pubblicamente è stato un tranello. Ce li ho, è vero, però io non li dimostro!».

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Speciale CERSAIE

a cura di Stefano Fogliani

Un altro Cersaie da record Oltre 112mila visitatori confermano la centralità della manifestazione bolognese

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eno visitatori stranieri ma più italiani, mentre tra gli espositori sono proprio quelli provenienti dall’estero che salgono di numero e chiedono più spazio: questo il lascito dell’edizione numero 37 di Cersaie, i cui numeri ne consolidano il ruolo di fiera di riferimento per il settore ceramico. La manifestazione ha infatti registrato 112.340 presenze, in linea ma in crescita (+0,2%) con il dato 2018. «Pur nel difficile contesto dei mercati internazionali, le presenze dall’estero sono state 52.997, ovvero il 47,2% del totale in lieve flessione (-1,9%) rispetto alla precedente edizione, mentre – spiega la nota diffusa dagli organizzatori in chiusura di manifestazione - i visitatori italiani sono stati 59.343 in leggero aumento (+2,2%) sullo scorso anno». In continuo miglioramento la qualità

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espositiva negli 889 stand (49 in più rispetto alla precedente edizione) provenienti da diversi 40 paesi: tra gli obiettivi delle aziende che scelgono la vetrina bolognese c’è la massima diffusione delle novità su scala mondiale, che ha trovato importante riscontro nell’attenzione dei media e di un pubblico quantomeno vasto: da una parte vale infatti la pena sottolineare i 1.044 giornalisti (618 italiani e 426 esteri) accreditati, dall’altra molto partecipate (circa 2.500 presenze) sono state le conferenze di “costruire abitare pensare”, tenutesi alla Galleria dell’Architettura, oltre 10mila gli accessi alla mostra Famous Bathroom e 3600 i partecipanti a ‘Cersaie for students’. La cinque giorni bolognese, insomma, ha confermato la propria centralità anche grazie ad un programma quanto più ‘aperto’ (Open Cersaie il nuovo concept, a sottendere la molteplicità di proposte) possibile, fatto di business ma anche di momenti di confronto su tematiche di grande attualità, oltre che di appuntamenti più strettamente tecnici e di quella Bologna Design Week che, giunta al quinto anno, ha prodotto un ricco programma, particolarmente apprezzato dai visitatori di Cersaie «e che – spiegano gli organizzatori - verrà ulteriormente sviluppato nelle prossime edizioni».

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Speciale CERSAIE

a cura di Stefano Fogliani

Una congiuntura «difficile da decifrare» Il parere degli addetti ai lavori sull’anno che verrà, tra guerre commerciali, dazi, tensioni geopolitiche internazionali e un sistema- paese che non decolla

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Mi aspetto, dal punto di vista del mercato, un anno tranquillo. E difficile». Quasi un anno fa, ospite nei nostri studi, il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani non nascondeva perplessità sul divenire di un 2019 che il settore ceramico si appresta a mandare in archivio non senza registrare difficoltà non del tutto inattese, ma in grado di condizionare in modo importante le performances di un comparto «attrezzato – ebbe a dire Savorani – a reagire, e che lavora da tempo per fare fronte alle tante difficoltà legate alla congiuntura e ai continui cambi di scenario». Complessa la congiuntura, non meno che lo scenario, sul quale affacciano imprese che rivendicano un primato che fa i conti con più incognite. Anche e soprattutto a livello internazionale. Dai dazi alla concorrenza estera, dalle tensioni geopolitiche che ‘aprono’ e chiudono ftontiere, fino a contrazioni di mercati sui quali – è il caso della Germania, ma anche degli USA – la piastrella la sua l’ha sempre detta. Congiuntura complessa, e si sapeva, ma il settore ceramico come l’affronta? Lo abbiamo chiesto a chi al settore sottende. «Preoccupa – dice il Presidente di Panariagroup Emilio Mussini – questo mercato globale del quale non riusciamo a decifrare le traiettorie. Vedo atteggiamenti protezionistici da parte

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Speciale CERSAIE

Giovanni Savorani

Emilio Mussini

Federica Minozzi

Roberto Fabbri

di grandi potenze mondiali e, anche se certe misure appaiono legittime, non si può dire non inneschino reazioni e contromisure che alla fine penalizzano settori come il nostro». Un mercato globale, ma non troppo… «Diversi segnali sono preoccupanti, e penso a quelli che arrivano dalla Germania, ma il settore è abituato a cercare altri sbocchi sul mercato e investire sul nuovo», – dice invece Federica Minozzi, CEO di Iris Ceramica Group, facendosi portavoce di un settore che guarda al mondo, e chiede mercati ‘aperti’. «Il nostro comparto fa di crescenti investimenti e di un’innovazione sempre più spinta leve sulle quali cercare di andare oltre un oggi non privo di difficoltà, ma che ci sia un rallentamento nell’economia mondiale nessun dubbio». Prospettive e traiettorie L’orizzonte cambia, e si allontana, e il contesto muta con rapidità inadatta a chi ne dovrebbe governare il cambiamento, le tensioni si sprecano, «e se i dazi magari passano, quelle restano, e pesano sui rapporti di reciprocità», ammonisce Roberto Fabbri di ABK. Sulla stessa linea muove il Presidente di Acimac Paolo Sassi, che rileva come «non c’è un mercato che vada meglio dell’altro, ma una comples-

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sità diffusa, che rende difficile decifrare scenari futuri». E le tensioni internazionali pesano, anche perché, aggiunge Selmi, «la strada giusta non è restringere i confini: ad un settore come il nostro, abituato ad affrontare scenari economici evoluti, servono mercati ‘liberi’, ai quali proporre i prodotti frutto della nostra innovazione e dei nostri investimenti….» E invece… «Invece una contingenza del genere determina – registra il Vicepresidente di Porcelanosa Silvestre Segarra – calma diffusa». E non aiuta, come non aiuta «questo continuo creare barriere che, quando non sono legate a politiche scorrette che le giustificano, sono inammissibili». Si gioca, par di capire, con la pelle altrui, «e questi giochi tra le grandi potenze economiche, queste guerre commerciali non danno tranquillità. Il settore ceramico – spiega Sergio Sassi di Emilgroup – ha bisogno di mercati tranquilli, nel senso di ricettivi e propositivi». Non foss’altro perché i giochi di cui parla Sassi hanno ovvie conseguenze non solo a livello macroeconomico, ma vanno a riflettersi, rileva Franco Manfredini di Casalgrande Padana, «sul piano economico e commerciale,vanificando in qualche caso il tanto che investiamo per presidiare i mercati internazionali».

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Paolo Sassi

Silvestre Segarra

Sergio Sassi

Franco Manfredini

Il futuro più immediato «Bisogna capire con che tipo di mondo si fanno i conti, oggi», dicono gli osservatori, e all’assunto tocca stare. Guardando in casa nostra e anche oltre. Da una parte «si tratta – dice ancora Emilio Mussini – di intuire se i nostri interlocutori a livello politico vogliono davvero guardare al sistema produttivo», dall’altra di rendersi conto,

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e qui parla il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, «che oggi più che mai è necessario fare sistema, e mantenere competitivi i mezzi produttivi. Non esiste – la conclusione - che si vada a competere sui mercati esteri con la concorrenza internazionale pagando il lavoro e l’energia anche il doppio rispetto ai nostri competitors».

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PrimoPiano

Primo Piano Cersaie

a cura della redazione

FAP: bellezza senza fine

Norberto Marzani

Nuovi prodotti per nuovi scenari dell’abitare: l’azienda fioranese rielabora, personalizzandoli, i temi dominanti dell’interor design contemporaneo attraverso colori, formati, texture di grande impatto

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Abbiamo riscoperto la nostra origine, declinandola su numerose novità che esaltano da una parte la nostra storia ultraventennale nella produzione di rivestimenti, dall’altra la rielaborano attraverso nuove decorazioni, effetti materici inediti e anche grandi formati». È anche, ma non solo, nelle diverse nuove collezioni presentate al Cersaie, la proposta di FAP: l’azienda fioranese, spiega il Direttore Marketing Norberto Marzani, «ha diretto la propria ricerca su decoro e colore, elaborando progetti di grande impatto anche sul 3D: a Cersaie – spiega – abbiamo portato quello che altri non hanno, lavorando sulle tematiche che ispirano, dominandolo, il mondo dell’interior». Allargare il respiro delle collezioni, arricchire il patrimonio di serie già


apprezzate sul mercato, completare ogni nuova creazione con decori e pezzi speciali che ne esaltino la resa estetica erano gli obiettivi che FAP si era imposta, e che ha raggiunto attraverso un percorso espositivo (#NeverEndingBeauty, “una bellezza senza fine”, il claim) in grado di esplorare nuove estetiche, cromie ed esperienze, fondendole in un efficace dialogo tra le diverse collezioni FAP. «Dietro la nostra proposta – prosegue Marzani – non ci sono solo tecnologia e innovazione di prodotto, ma anche lavorazioni manuali e artigianali che sono parte del nostro patrimonio. Ci sono i temi ricorrenti della decorazione per interior, tipici della carta da parati, che abbiamo trasposto su ceramica, c’è la ricerca dei cromie neutre e tradizionali associata a quella, più contemporanea, del brown e del blu, ma c’è anche la tecnologia in grado di spingere i formati oltre le dimensioni tradizionali del rivestimento». La proposta FAP

suggerisce, attraverso nuovi prodotti, nuovi scenari in termini di arredo, moda e life-style, e «nasce da una grande ambizione, quella di superare le aspettative di architetti, designer e committenti». Da Bloom, il rivestimento in pasta bianca 80x160 che grazie a facilità di posa e lavorabilità e permette di ottenere effetti scenografici con pochissimi elementi (tre pannelli decorativi per raggiungere i 2,40 metri di altezza e una bellezza scandita da pochissime fughe) alle strutture in 3D di Bloom Print e Bloom Star, che fondono la tecnologia più avanzata con il sapore artigianale del made in Italay della ceramica, fino ai contrasti tra volumi e lucentezze di Mat&More e allo ‘scalpellato’ di Lumina Stone. FAP combina design e contemporaneità, guardando oltre il design contemporaneo senza tuttavia perdere di vista quella matrice di eccellenza che è patrimonio imprescindibile del made in Italy della ceramica.


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a cura della redazione

Sicer: internazionalizzazione e qualità

PrimoPiano

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Gianfranco Padovani

«Negli ultimi quattro anni abbiamo investito e siamo cresciuti: adesso – spiega Gianfranco Padovani – vogliamo diventare un’azienda internazionale nel senso più pieno del termine»

Siamo arrivati al Cersaie dopo un percorso di rinnovamento, di upgrade che ha coinvolto l’azienda negli ultimi 4 anni: abbiamo inserito giovani con competenze importanti, abbiamo fatto grossi investimenti e adeguato impianti e siti produttivi». Così Gianfranco Padovani, Presidente di Sicer. L’azienda ha allestito presso i padiglioni della fiera bolognese il ‘Green Technology Lounge’, all’interno del quale sono state presentate le principali novità di prodotto. Da GLR GLAZES, una gamma completa di smalti antiriflesso ed antiscivolo che garantiscono i requisiti normativi richiesti per la pavimentazione di ambienti pubblici alle graniglie per Monoporosa, GMP, che sviluppano un rivestimento materico di grande pregio. «Nel nostro laboratorio di Ubersetto ci sono più di 50 ricercatori che studiano e ragionano su processo e prodotto, e abbiamo accelerato l’internazionalizzazione, acquisendo un sito in Messico. Recentemente – aggiunge Padovani - abbiamo finalizzato un’acquisizione, una joint venture in India» Questo, per Sicer, che momento è? «In questi anni abbiamo creato, accanto a strutture all’avanguardia, il giusto spirito di squadra che ci ha permesso di crescere non solo dal punto di vista dimensionale, ma anche come immagine e qualità. Oggi possiamo essere considerati, a mio avviso, una delle aziende di riferimento quando si parla di pavimenti in gres e di decorazione ceramica» Il prossimo obiettivo? «Vogliamo diventare un gruppo internazionale che dialoga, per dare risposte veloci, per seguire meglio i nostri clienti che in parte sono aziende italiane che hanno scelto di produrre anche all’estero, ma anche per seguire produzioni locali nei confronti delle quali fare scelte di qualità. Abbiamo una sede produttiva storica in Indonesia, un’altra, in Spagna, che vogliamo far crescere, magari con un’acquisizione. Siamo presenti sul mercato iraniano dove abbiamo una quota mercato interessante. Vorremmo far diventare queste partecipate un po’ più


‘Sicer’, diventando un gruppo internazionale nel senso più pieno del termine, un’azienda che ha proposte che vogliono distinguersi, alla ricerca di partners sensibili a questo tipo di innovazione e di prodotto» La congiuntura, tuttavia, resta complessa, e fare ricerca è sempre più difficile... «E costoso: per questo, in un certo senso, credo meriteremmo una medaglia. Per un’azienda media come la nostra la ricerca costa: bisogna essere convinti di quello che si fa, e noi lo siamo, perché pensiamo sia fondamentale proporsi sul mercato con format i più inediti possibili, ed esaltarne le peculiarità e l’eccellenza. Parlo di noi ma anche di tutta la filiera ceramica: lavoriamo con marginalità che non ci rendono giustizia, ma questo è un discorso che ormai va avanti da anni...» I colorifici sono e restano strumenti di creazione di valore aggiunto, soprattutto ora che le grandi lastre esaltano la ricerca: quando si guarda una superficie ceramica, tuttavia, non si valuta a dovere quanto c’è a livello di studio, progettazione, processo... «La ricerca è un tavolo a 3 gambe: il colorificio interagisce con l’impiantista, e poi è determinante una committenza disposta a collaborare. Uno dei punti di forza del distretto è la sinergia tra aziende che hanno sempre qualcosa di nuovo da proporre. Ma è sempre più difficile, e quello che sostengo da tempo è la necessità di fare un po’ più sistema, di essere più partner gli uni degli altri, perché l’innovazione non la fa il singolo, ma nasce da uno sforzo congiunto».


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Imola, La Faenza, Leonardo: quando la filosofia d’impresa si sposa a tradizione e innovazione

Stefano Bolognesi

Stefano Giordani

Eclettismo e contemporaneità caratterizzano le nuove proposte ed il percorso del gruppo imolese. «Il mercato – spiega il presidente Stefano Bolognesi – chiede di continuare a investire sul prodotto, ma anche sul servizio e sulla comunicazione nei confronti sia dei rivenditori che sugli utenti finali»

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La filosofia che abbiamo portato al Cersaie è la nostra filosofia di impresa, conseguente al percorso intrapreso qualche anno fa». Cooperativa Ceramica d’Imola sceglie Bologna per disegnare traiettorie nuove, che si muovono tuttavia lungo il sentiero tracciato da oltre un secolo di attività. Una proposta unica, in linea con quella che è l’evoluzione di un gruppo che, spiega il Direttore marketing Stefano Giordani, «più che riposizionare i singoli brand ne ha rivelato l’identità nel senso più pieno. Abbiamo scelto – spiega Giordani – di ridefinire, innalzandoli, i nostri profili, abbiamo lavorato su quell’eclettismo che trova sintesi nella nostra proposta a Cersaie 2019: non tanti progetti ma semplicemente due, combinati a rivestimenti, perchè volevamo fare convivere due anime sostanzialmente opposte che integrano il nostro know how aziendale». Ecco allora i marmi


su grande lastra, frutto delle innovazioni tecnologiche e dei processi più evoluti, abbinati a quei piccoli formati in bicottura con una tecnologia più desueta ovviamente, che però si sposano con grande efficacia all’interno di un ampio progetto estetico studiato dal Gruppo per questa occasione». Contemporaneità ed eclettismo, innovazione ‘spinta’ e radici ben salde in quel saper fare che ha sapore artigianale e a suo modo unico: le diverse anime di Imola Ceramica interagiscono tra di loro fondendosi in un’unica identità dettata, va da sé, da differenziazioni nette tra i brands. «Faenza – spiega Giordani – fa riferimento al residenziale di lusso: è la nostra anima più femminile, nell’accezione più ampia del termine. Elegante, sofisticato, colto, raffinato, in un certo senso contrapposto al rigore estetico, al tono nordico che invece caratterizza Leonardo, i cui materiali abbinano un’estetica ‘forte’ a caratteristiche prestazionali di indubbia rilevanza». Anime opposte, mood differenti ma complementari, sintesi di una proposta ampia che si integra su gamma quasi infinita di grafiche, cromie,

formati e spessori che danno dimensione compiuta ad un’offerta integrata, in grado di rispondere alle istanze di un mercato sempre più selettivo. Rispetto al quale Imola Ceramica rafforzala sua identità, attingendo a storia secolare e a patrimonio tecnologico che ne fa uno dei player di riferimento del made in italy della piastrella. «Il mercato oggi è estremamente competitivo: assistiamo ad una progressiva saturazione del mercato dettato da un eccesso di offerta nei confronti di domanda in contrazione», spiega infatti il presidente di Cooperativa Ceramica d’Imola Stefano Bolognesi, che non ha dubbi su quanto le imprese ceramiche debbano fare per mantenere la loro leadership. «Da una parte è necessario continuare sulla strada dell’innovazione, dall’altra vanno studiate nuove forme di comunicazione e riviste le strategie di presidio del mercato: da questo punto di vista – prosegue Bolognesi – resta strategico investire in tecnologia, accompagnando tali investimenti ad un’attività sempre più stringente, in termini di servizio e comunicazione, sia presso i rivenditori che i consumatori finali».


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Smaltochimica guarda al futuro

Federico Piccinini

Una proposta radicalmente rinnovata che adegua la gamma produttiva della storica azienda fioranese alle molteplici nuove esigenze di ottimizzazione delle lavorazioni


The future starts today”. Questo il concept espositivo con il quale Smaltochimica ha partecipato al Cersaie 2019: le profonde trasformazioni a livello aziendale trovano espressione, oltre che nel nuovo marchio, anche in un’esperienza espositiva inedita, in cui il colore fa da traino alla comunicazione in un percorso fluido tra temi diversi: azienda, universo “green” e nuovi prodotti, tra cui un focus sulle colle digitali, uno dei prodotti di punta degli ultimi anni e di cui Smaltochimica è leader di mercato. «Siamo – spega l’Amministratore Delegato Federico Piccinini – una storica azienda che ha saputo rinnovarsi e attraverso questo Cersaie vuole dare, in questo senso, un segnale molto forte. Forti – spiega Piccinini - sono anche i colori che secondo me rappresentano bene la nuova filosofia aziendale di Smaltochimica: il rosso della tradizione ,con il nostro logo ,e poi il verde pastello o Green su cui noi lavoriamo da tanti anni e l’azzurro del rilancio tecnologico» La sostenibilità è tema forte, sul quale Smatochimica lavora da sempre… «E’ un asset strategico, per noi: siamo tra le poche realtà del comprensorio ad avere una certificazione Iso 14001 -2015, che abbiamo ottenuto per filosofia e non per necessità o per richiesta dei clienti , e che abbiamo sviluppato sia per rendere il nostro impianto di

Fiorano sostenibile a livello ambientale ma soprattutto per caratterizzare, in modo ‘green’, prodotti in grado di affrontare e risolvere un problema molto sentito come quello delle emissioni» Il digitale vi ha spinto su una nuova strada… «Il digitale per noi è stata la tempesta perfetta, nel senso che la nostra azienda era impostata sui vecchi prodotti analogici, e le nuove tecnologie hanno imposto un radicale rinnovamento. E’ stato faticoso ripensare noi stessi, scegliendo strade diverse che tuttavia mantenessero integri gli elevati standard di assistenza al cliente che ci hanno sempre caratterizzato» Percorso complesso… «Indubbiamente, ma questo 2019 è l’anno in cui i prodotti di nicchia sui quali abbiamo puntato, ovvero le colle digitali, ci stanno dando soddisfazioni importanti. Nascono da un’intuizione che avemmo quattro anni fa, studiando l’evoluzione di Smaltochimica sul mercato del futuro» Quattro anni dopo, quali sono i riscontri? «La colle digitali hanno già un importantissimo impatto sulle vendite e sul fatturato, e ci premiano per quanto fatto. Questo tipo di prodotti permette, se stampate con testine digitali, di dare maggiore lucentezza al vetro, una levigatura perfetta, fino a raggiungere dei risultati straordinari».


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a cura della redazione

Estetica, innovazione e logistica made in Italy per le grandi lastre: il Cersaie di Fondovalle

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@ph. Melissa Iannace

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Federico Tusini

«Per la nostra azienda resta fondamentale differenziarsi: da una parte rivendichiamo il nostro dna italiano, dall’altra abbiamo implementato una logistica di avanguardia ‘dedicata’ ai grandi formati»

Da una parte c’è l’italianità quasi rivendicata attraverso nuove collezioni che esprimono in modo compiuto la nostra filosofia, dall’altra la consapevolezza che, per affrontare le nuove sfide imposte dalle innovazioni tecnologiche e dal mercato occorrono strumenti e servizi che esulano dal prodotto stesso». Fondovalle si è affacciata da anni al mondo delle grandi lastre, e in occasione dell’edizione 2019 di Cersaie passa all’incasso. «Quando abbiamo approcciato il mondo delle grandi lastre ci siamo subito resi conto che il problema fondamentale sul quale concentrarsi era la parte postproduttiva, quindi la gestione logistica», spiega Federico Tusini, Direttore Commerciale di Fondovalle. Oggi dotata di un centro logistico all’interno del quale opera «un magazzino automatico che abbiamo chiamato “Fast and flexible” sul quale abbiamo investito non solo pensando alle performance dell’azienda, ma anche ai nostri clienti. “Fast” perché ci permette di consegnare gli ordini ai nostri clienti in tempi brevissimi, al massimo in 48 ore, “Flexible “ perché ci permette un’estrema flessibilità nella gestione di ordini con molteplici articoli». I vantaggi, dice Tusini, hanno ampiamente ripagato l’investimento, «oggi il massimo


@ph. Melissa Iannace @ph. Melissa Iannace @ph. Melissa Iannace

che si può ottenere nella gestione meccanica, integrata dalla componente hardware e software che da’immediata risposta, dall’ordine che riceviamo dai nostri clienti, al confezionamento stesso del materiale. Questo ovviamente con la complicanza di dover gestire le lastre da 320 x 160 cm e sottomultipli fino al 120 x 240. I formati più piccoli invece vengono gestiti in modo tradizionale». La collocazione del centro logistico (a Ubersetto, «un polo strategico posto sulle assi viarie principali del distretto ceramico») e la sua funzionalità integrano servizio all’avanguardia, la produzione esprime invece il ‘saper fare’ ceramico di un’azienda che non smette di investire sul dettaglio estetico con proposte, presentate in occasione di Cersaie, la cui connotazione è ben evidente. «Vogliamo credere di essere diversi, vogliamo essere apprezzati per la nostra originalità: le applicazioni digitali hanno livellato molto il risultato estetico e per il produttore italiano è sempre più difficile studiare nuove soluzioni ma le grandi lastre – conclude Tusini – e le complessità ad esse legate anche a livello di tecnologia produttiva hanno permesso al distretto di riaffermare la sua preminenza rispetto ai competitors esteri. Rispetto a questi ultimi, Sassuolo continua a fare la parte da protagonista e io mi auguro che continui su questa strada che è quella della differenziazione».


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Colore, materia, innovazione, sostenibilità: i cardini della ricerca Smalticeram Diverse le novità presentate dall’azienda reggiana a Cersaie 2019 «Abbiamo puntato in modo deciso su materiali ad alto valore aggiunto, tanto a livello estetico che di innovazione» Carlo Alberto Ovi

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olte novità per Smalticeram: le moderne tecnologie applicative necessitano di materie e processi estremamente avanzati e l’azienda reggiana garantisce i più alti standard qualitativi rispondenti alle attuali richieste del mercato. Colore, materia, innovazione e sostenibilità sono i quattro punti cardinali lungo la quale si è mossa, e si muove, la ricerca dell’azienda reggiana: colori digitali, materie ad effetto, coperture ad alte prestazioni o graniglie per applicazioni a secco sono parte di un sistema integrato in continua evoluzione, «e per questa edizione del Cersaie – spiega il Direttore Commerciale di Smalticeram Carlo Alberto Ovi - abbiamo puntato in modo deciso su materiali ad alto valore aggiunto, tanto a livello estetico


che di innovazione. Tra questi una nuova gamma di inchiostri a bassa emissione, fiore all’occhiello del gruppo da tempo, frutto di una ricerca sul tema della sostenibilità ambientale che è uno dei punti fermi della nostra filosofia aziendale. E poi, come detto, colore e materia, ad assecondare un’evoluzione del gusto che, per quanto si vede dai materiali esposti anche in occasione di questo appuntamento bolognese, sta virando con decisione verso tematiche a suo modo inedite». La grande lastra, del resto, esalta grafiche, cromie ed effetti, e proprio sui grandi formati, spiega Ovi, «lavoriamo con soluzioni ad hoc e con i materiali più innovativi: le materie a base acqua che proponiamo garantiscono alle grandi

superfici la massima espressione possibile e il resto – aggiunge Ovi - lo fanno quelle materie che accrescono estetica ed effetti, aggiungendo e integrando materiali di eccellenza». In grado, fa capire Ovi, di andare oltre le interpretazioni più tradizionali, «perché – conclude il Direttore Commerciale di Smalticeram – il levigato ed il lappati sulla grande superficie ‘chiamano’, in un certo senso soprattutto i marmi, ma ci sono tendenze, emerse più di recente, che non sottovaluterei: penso – conclude Ovi – alla nuova attenzione per pietre più naturali o cemento, o ancora a colori, come il verde il blu, che sottendono una nuova declinazione estica possibile per le superfici ceramiche».


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a cura della redazione

Gruppo Romani: diversi brand per una proposta dedicata al design e all’architettura contemporanea «

Giorgio Romani

Serenissima, Cir, Cercom, Cerasarda e Isla Tiles sono le diverse anime di una realtà che, spiega Giorgio Romani, «non smette di investire sul prodotto per continuare a crescere»

Abbiamo lavorato sul prodotto e sull’identificazione dei brands del gruppo, rafforzando la loro complementarietà l’uno rispetto all’atro. Il nostro obiettivo è costruire approcci inediti, trovare soluzioni sempre diverse e originali per collocare i brand del Gruppo al vertice dei rispettivi mercati». Giorgio Romani, Presidente del Gruppo Romani, archivia con soddisfazione il Cersaie e guarda al futuro. «In vista della fiera bolognese abbiamo ‘spinto’ sulla ricerca, ottenendo un insieme di proposte che crediamo possano aiutarci a crescere ancora. L’affluenza record nei nostri spazi espositivi ha confermato il grande interesse del pubblico per le nuove proposte dei nostri brand Serenissima, Cir, Cercom, Cerasarda e Isla Tiles». Oltre ad alcuni prodotti esposti nell’abito della mostra ‘Famous Bathroom’ (tra questi Costruire Metallo ruggine e Riabita il Cotto di Serenissima, il caratteristico turchese di Sardinia e il mosaico losanga della collezione OT07026, entrambe di Cerasarda) sono state infatti numerose le proposte del Gruppo: da Fossil, Studio50 e Promenade di Serenissima, Key West, Molo Audace e Materia Prima di Cir, Quarzi, Temper e Soapstone di Cercom. Cerasarda debutta con Mediterraneo Style, un progetto di Cabrioletstudios e di Paolo Romani, Amministratore Delegato del Gruppo, che rinnova l’affascinante identità del marchio valorizzandone la storia e la bellezza autentica della ceramica smaltata nell’abitare contemporaneo. «Proposte inedite, studiate – spiega Giorgio Romani - per incontrare i gusti e le esigenze del


design e dell’architettura contemporanea» Dovendo scegliere una nuova proposta per ogni marchio? «Con Serenissima abbiamo reinterpretati un Cotto Cemento è piaciuto decisamente, anche grazie alla ricerca di colori un po’ fuori dal coro, mentre Cercom ha proposto una serie di metalli declinati secondo le ultime tecnologie. Cir ha invece puntato, come sempre, sulla fantasia, riportando il lucido sul porcellanato, cosa che non era facile da fare. Cerasarda ha invece operato un totale rebranding del prodotto. Quando ci chiedono ‘cosa avete presentato quest’anno?’ la risposta è ‘Abbiamo tolto 30 articoli dalla gamma’. Ma li abbiamo ripresentati, ricollocati, rivisti secondo un sapore veramente diverso che ha trasmesso un messaggio che contiamo sia stato recepito in pieno, ovvero quello lanciato al mercato da un’azienda abituata a collocarsi fuori dagli schemi» Quali sono i mercati per i quali avete preparato questi prodotti? «Noi lavoriamo per tutto il mondo, ma al Cersaie a livello di gusto è stata l’Europa, Italia compresa, a farla da padrone. Anche perché già in occasione del Coverings di alcuni mesi fa, alcuni prodotti dedicati a quegli specifici mercati erano già stati presentati lì. Ma l’Europa è il nostro backyard, quindi è lì che bisogna lavorare» Il mercato internazionale, tuttavia, presenta criticità diffuse in questo periodo: come le state affrontando?

«Sicuramente è in atto una battaglia dei prezzi, e questa è circostanza conclamata, e a mio avviso un contesto del genere porta allo svilimento del prodotto» In che senso? «Questa battaglia di prezzi porta ad una massificazione del prodotto. Non possiamo permetterci di continuare ad investire milioni di euro in impianti, in personale e poi essere in mano alla scelta di un posatore o di un venditore che non ha nessun interesse nei confronti del prodotto. Quella della vendita agganciata al prezzo è una trappola dalla quale noi produttori di qualità dobbiamo assolutamente uscire»


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Def, 40 anni al servizio delle ceramiche

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l 2019 rappresenta per DEF un anno speciale; si celebrano infatti i 40 anni di attività, un traguardo prestigioso e ricco di significati. Si parte nel 1979 a Sassuolo, in un piccolo stabilimento in Via Radici in Piano, con la vendita di smalti per la bicottura rapida. La crescita di quegli anni porta all’inaugurazione della nuova sede in Via Ghiarola Vecchia una decina di anni dopo. Poi nel 2007 viene fondata DEF Mediterraneo, a Villarreal, per aprire un nuovo sbocco di mercato in Africa e Sud America. Successivamente nell’attuale sede di Via Sacco e Vanzetti vengono installati atomizzatori, granigliatori, mulini per la produzione di inchiostri, un’impianto automatico per l’insaccaggio ed un altro semiautomatico. È infine del 2019 l’apertura di un magazzino di stoccaggio in Polonia. Oggi DEF ha una capacità produttiva giornaliera di: 150.000 kg di composti 5.000 kg di inchiostri 30.000 kg di graniglie 50.000 kg di atomizzati Nel corso degli anni DEF è passata da pochi addetti a quasi 100 solo in Italia. 40 anni di storia e traguardi raggiunti… e siamo appena all’inizio…


In occasione del Cersaie di quest’anno e della nuova fiera ALLFORTILES, DEF ha proposto le sue ultime novità Nano Graniglie Tecniche per superfici antiscivolo Una delle caratteristiche fondamentali di una pavimentazione è il livello di scivolosità. In base a precise normative è consigliabile o obbligatorio l’impiego di un materiale a pavimento che garantisca un elevato livello di attrito tra le superfici a contatto. Per risolvere le specifiche esigenze di antiscivolosità DEF propone la nuova famiglia di Nano Graniglie Tecniche che hanno le seguenti caratteristiche: -Granulometria finissima e controllata (0-0,08mm) -Disponibile ampia gamma con differenti gradi di durezza -Superfici tecniche antiscivolo con diversi gradi di R (A+B+C) -Mantenimento superfici gradevoli al tatto -Rispetto dei requisiti normativi richiesti -Determinazione proprietà antiscivolo secondo Norma DIN 51130:2014 -Determinazione proprietà antiscivolo di zone bagnate con calpestio a piedi nudi secondo Norma DIN 50197:1992 -Ottima pulibilità delle superfici -Inalterato sviluppo dei colori Pronte all’uso e di facile applicazione, possono essere miscelate allo smalto oppure in soluzione acquosa. EasyLap Protettivo antimacchia a base acqua per il trattamento in linea di gres porcellanato lappato e levigato EasyLap è una dispersione Nanometrica di composti di silicio che penetra nelle porosità derivanti dal processo di lappatura, proteggendo il materiale trattato dalle macchie, rendendolo FACILE da PULIRE, e difficile da sporcare. Le sue caratteristiche principali sono: -Prodotto a base acqua, non filmogeno -Ottimo potere antimacchia -Facilita la pulizia dello sporco da calpestio e macchie comuni -Resistente alle aggressioni chimiche (UNI EN ISO 10545-14) -Resiste ai raggi UV (ASTM G154) -Garantisce la lucentezza nel tempo -Composti Organici Volatili assenti -Disponibile anche nella versione black per materiali in gres di colore scuro -Elimina la fase di lavaggio acido iniziale.


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Opificio 22/a

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Panaria Ceramica: il meglio per la casa ha un nuovo logo Una rinnovata brand identity rilancia l’eredità e il patrimonio di affidabilità e credibilità dell’azienda proiettandola verso le sfide presenti e future

Via Panaria Bassa, 22/a- 41034 Finale Emilia (MO) Tel. +39 0535 95111- Fax +39 0535 90503 www.panaria.it - info@panaria.it

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anaria, marchio italiano storico e da quasi 50 anni punto di riferimento nel settore ceramico per le superfici da pavimento e rivestimento, rinnova dunque il proprio logo, con un’importante operazione di cambiamento che punta a rilanciare tutta l’eredità e il patrimonio di affidabilità e credibilità del marchio proiettandolo verso le sfide presenti e future. Un ulteriore tassello del percorso aziendale orientato ad una continua evoluzione, nella gamma prodotti come, da oggi, anche nella brand identity, presentata in anteprima in occasione dell’edizione 2019 di Cersaie. Panaria è da sempre sinonimo di qualità e capacità di dialogo soprattutto con il mondo della casa e dell’abitare e ha visto il proprio brand, nel corso degli anni, protagonista di operazioni molto popolari e di grande notorietà, come ad esempio le sponsorizzazioni nel ciclismo professionistico, che hanno portato anche a una vittoria nel Giro d’Italia 1996 con Pavel Tonkov. Il nuovo logo racconta di un marchio che, forte del proprio know-how e di una solida storia produttiva, continua dunque a rinnovarsi, stando al passo con i tempi, con gli ultimi trend del mondo della casa e con i gusti dei propri consumatori. La filosofia di Panaria è quella di interpretare le tradizioni animando con forza viva il presente, traendo spunto dalle proprie origini e dalle proprie passioni.


Pierre des Rêves

Panaria coniuga il valore della competenza produttiva italiana con le espressioni più contemporanee dell’abitare, offrendo materiali dedicati a chi ricerca la bellezza di “sentirsi a casa”, ovunque egli sia. Collezioni versatili ed uniche che ricreano ambienti intimi e personali, in linea con le esigenze e i desideri del consumatore, consentendo a ciascuno di rendere reale la casa dei propri sogni. La nuova brand identity è un ulteriore step lungo un percorso di sviluppo continuo: tradizione e innovazione sono i driver che ritroviamo anche nei nuovi prodotti presentati a Cersaie 2019, rivelando la profonda cultura del “fare ceramica” di un brand capace di evolversi nel tempo grazie alle più moderne tecnologie produttive, anche grazie all’adozione dell’esclusiva tecnologia antibatterica Protect che rende gli spazi più sani, sicuri e protetti. Collezioni ampie ed articolate, che interpretano i principali effetti (marmo, legno, pietra, cemento e altre superfici contemporanee), ricche di formati e finiture di superficie, in una prospettiva di total look con prodotti coordinati per interni ed esterni. Innovazione, qualità e alta tecnologia, mutuate anche dall’appartenenza a Panariagroup, gruppo ceramico multinazionale che con i suoi 8 brand e la propria presenza produttiva in Italia, Portogallo e Stati Uniti rappresenta uno dei player di riferimento della ceramica italiana nel mondo.

Collezione: Opificio 22/a Calce 90x90 cm Rect Muretto Calce 30x60 cm Rect Calce Strutturato 20 mm 90x90 cm Rect Collezione: Pierre des Rêves Charme 90x90 cm Rect Muretto Charme 30x60 cm Rect Charme Strutturato 20 mm 60x120 cm Rect -



Personaggi

a cura di Roberto Caroli

«Il rallentamento globale impone una riflessione» Le imprese sono flessibili, «ma adesso – dice Federico Rampini si tratta di capire a che tipo di mondo adattarsi»

OTTOBRE - DICEMBRE 2019

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Il rallentamento globale in atto impone più di una riflessione, che vada anche oltre sia questo specifico settore, sia oltre quelle contingenze che oggi raccontano tensioni internazionali di diversa entità e natura». Il mondo lo ha girato in lungo e in largo, Federico Rampini. Già Vicedirettore de Il Sole 24 Ore, dal 1997 è corrispondente estero per ‘La Repubblica’: giornalista, scrittore e docente, è riconosciuto come uno degli osservatori più attenti agli scenari politico-economici internazionali. Lo abbiamo incontrato a margine del convegno inaugurale del Cersaie, ottenendone punto di vista puntuale su quanto sta accadendo ad un’economia mondiale «il cui rallentamento – ha detto Rampini – è in atto: un tema inquietante, soprattutto se osservato dalla prospettiva di un settore che esporta così tanto» Le chiedo di vestire i panni dell’imprenditore ceramico, rappresentante di un settore che esporta l’85% dei prodotti: di che cosa avrebbe paura oggi? «I fattori di criticità sono molteplici: la guerra dei dazi, il protezionismo tra Stati Uniti e Cina si riflettono in particolare su una regione come l’Emilia che è così ‘estroversa’, nel senso tecnico del termine, e su un settore come quello delle ceramiche e delle pia-

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Personaggi

strelle che appunto esportano grandissima parte di quanto producono. Non è infatti necessario finire dentro una specifica guerra commerciale per pagare le conseguenze delle tensioni che caratterizzano l’oggi, nel senso che anche se non viene preso di mira questo settore in particolare è evidente come il rallentamento globale sia in atto, o almeno ci sono più segnali che vanno in questa direzione» Quali in particolare, a suo avviso? «La crescita cinese rallenta, quella tedesca flette in modo tanto deciso che siamo ormai sull’orlo della recessione, anche se quella della Germania non è una recessione tecnica. Ogni realtà ha le sue peculiarità, ma è il quadro globale che influisce su chi dipende così tanto dai mercati esteri» C’è qualche luce in fondo al tunnel o dobbiamo rassegnarci a guardare un futuro a tinte fosche? «Di luci ce ne sono continuamente, bisogna solo capire se è la luce del faro che ti guida all’approdo o quella del treno che sta arrivando e che ti travolge.... Io penso che avremo degli alti e bassi e anche delle tregue in queste trattative commerciali così tese. La tendenza sul lungo periodo, tuttavia, mi sembra quella di una certa glaciazione rispetto a quel periodo travolgente, l’ultimo quarto di secolo, in cui si abbattevano frontiere e tutto il mondo diventava più piatto, più fluido. Il mondo è una cosa sola, adesso ci sono un po’ di barriere in più e dobbiamo imparare a sopportarle e a gestirle» In che modo? «Rimanendo consapevoli che tutto si può governare, che le imprese sono flessibili per natura e quindi si adattano. Dobbiamo solo capire a che tipo di mondo bisogna adattarsi» Un mondo governato da un luogo comune che lei ha provato a sfatare dicendo che non è vero che gli Stati Uniti sono in mano alla Cina. Lei non manca di ricordare come solo il 5% del debito pubblico americano sia in mano al ‘dragone’... «E sono dati ufficiali. Poi sappiamo che le leggen-

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de metropolitane hanno una forza d’inerzia e una tenacia tutta loro. Sospetto anche che ci sia la mano cinese dietro a queste leggende. Comunque sta di fatto che molti, anche in America sono convinti di questo. La Cina, in realtà, è soltanto uno dei tanti creditori, non particolarmente grande appunto, in quarta posizione col 5%. È stato calcolato che anche se smettesse di colpo di comprare tutti i buoni del tesoro statunitensi, a parte il fatto che farebbe soprattutto male a se stessa, l’impatto sarebbe di un aumento dello 0,5% dei tassi di interesse. Cioè non proprio l’apocalisse» Lei si è occupato a più riprese anche di politica italiana: in un mio editoriale scrissi che probabilmente, non domani mattina e nemmeno dopodomani, i partiti politici hanno esaurito il loro scopo perché hanno smarrito la loro Stella Polare: magari torniamo ad una specie di sorteggio come nell’antica Grecia.. «Sulla politica italiana sono il meno preparato di tutti, abitando a New York, ma questa è una discussione filosofica che ci porterebbe lontano, e vale la pena registrare come siamo in una fase in cui alcuni giganti non proprio amichevoli nei nostri confronti, come la Russia e la Cina, teorizzano apertamente che la libera democrazia sia sistema in declino. Che noi occidentali siamo dalla parte sbagliata della storia, che i loro sistemi autoritari sono più efficaci. E’ una gara aperta, e dobbiamo dimostrare che hanno torto loro perché altrimenti rischiano di avere ragione» Che cosa le da’ maggiormente fastidio dell’Italia tutte le volte che ritorna? «Tante cose, ma quello che tuttora mi stupisce in negativo è che gli italiani non hanno ancora imparato a fare la fila disciplinatamente. Quando io mi trasferii a vivere in Cina, 15 anni fa, i cinesi in fila erano un mucchio selvaggio, come gli italiani. Adesso quando torno in Cina scopro che i cinesi, nel disporsi in fila, sono diventati come gli svizzeri. Noi italiani siamo rimasti gli unici incapaci di osservare anche regole così semplici».

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a cura di Stefano Fogliani

Mercato

Germania in frenata, piastrella preoccupata…

Era, la ‘grande Germania’, uno dei mercati di riferimento per il made in Italy della piastrella. Invece, dicono le statistiche, il mercato tedesco flette e i nostri imprenditori ne valutano l’impasse…

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i pensava non sarebbe mai successo, anche perché non ci siamo abituati, a considerarlo un mercato come gli altri. Da che mondo è mondo, e si parla del mondo della piastrella, Germania e ‘crisi’ sono termini in abituale antitesi. La Germania, con il suo ‘vissuto’ di solidità sdoganato da prosperità passate e presenti, è la Germania, e «i tedeschi sono i tedeschi». Per l’Italia che me studia da sempre numeri e performances, come per il mondo. E per il settore ceramico, a beneficio del quale il mercato tedesco è da sempre una sorta di bene rifugio. Ma questo 2019 sembra in grado di ribaltare l’assunto. «Sarebbero già più di 90 i distretti italiani colpiti dalla crisi dell’economia tedesca, e si teme che a novembre quest’ultima possa essere dichiarata ufficialmente in recessione», ha scritto di recente Giuseppe Turani, sulla scorta delle previsioni, riviste al ribasso, diffuse una decina di giorni fa da cinque dei più prestigiosi istituti economici tedeschi.

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Mercato

Il Diw di Berlino, l’Ifo di Monaco, l’Ifw di Kiel, l’Iwh di Lipsia e il Rwi di Essen, nei loro outlook, hanno dimezzato le stime di crescita per la Germania, sia per l’anno in corso sia per l’anno prossimo. Diagnosticando una recessione in atto nel settore manifatturiero che starebbe contagiando anche i servizi. Per quest’anno i cinque prevedono che il Pil crescerà dello 0,5% e non dello 0,8% come pronosticato in primavera, mentre l’anno prossimo si fermerà all’1,1% e non raggiungerà l’1,8%. «L’industria è in recessione, la produzione sta rallentando da un anno e mezzo e oltre, un fattore che contribuisce decisamente alla debolezza congiunturale», l’allarme lanciato dagli osservatori, e ripreso anche da Federico Rampini, un altro che come Turani di politica economica se ne intende, a margine del Cersaie. «Non è recessione in senso tecnico, ma è un rallentamento che non passa inosservato». Meno che mai sulle due sponde del Secchia, da dove il settore ceramico guarda con preoccupazione a quanto succede a Berlino. «Inutile nascondersi: la Germania è uno degli elementi chiave della politica economica europea, e resta uno dei punti di riferimento del sistema», registra il presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, che ha ben presente quanto sia importante il mercato tedesco per il made in italy della piastrella. E’ sbocco tradizionale, e non solo per l’Italia che tuttavia ha sempre avuto sul mercato tedesco approdo sicuro: ma nel 2018 i volumi importati dai tedeschi, e non solo dall’Italia, sono calati del 2,8% rispetto

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al 2017, attestandosi a 106 milioni di euro. L’Italia, per l’import tedesco, vale 27 milioni di metri quadrati (per un totale di 403,5 milioni di euro, dati del 2017, fonte il Sole24Ore), cui si aggiunge il tanto frutto di ‘triangolazioni che fa di quello tedesco mercato di sicuro affidamento. Da sempre. L’oggi racconta altro, e se sembra escludersi crisi prolungata, il rallentamento tedesco fa sensazione. «Anche perché si tratta di mercato molto impattante sul nostro export», spiega il CEO di Iris Ceramica Group Federica Minozzi. Il settore ceramico è abituato a «cercare altri sbocchi su ulteriori mercati», ma resta innegabile che le difficoltà della locomotiva tedesca genera apprensioni diffuse. E condivise, anche se gli imprenditori della ceramica, sul tema, appaiono più fiduciosi che preoccupati. «Per quanto ci riguarda riusciamo a mantenere le nostre quote, anche perché quello tedesco è mercato sul quale siamo presenti da sempre e sul quale non abbiamo mai smesso di investire», dice infatti il Direttore Generale di Fondovalle Federico Tusini, che tuttavia ammette come «lo scenario si è fatto complesso, complice questo rallentamento che ci obbliga, come produttori, ad investire ulteriormente per differenziare le nostre produzioni rispetto a quelle dei competitors esteri». Complessità che la piastrella sembra tuttavia pronta ad affrontare, consapevole che la locomotive tedesca magari rallenta, ma mica è ferma. E che ripartirà, magari prima di quanto il pessimismo attuale di qualche analista lasci presupporre. «E’ vero che rallentano, ma è altrettanto

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vero – le conclusioni cui arriva l’Amministratore Delegato di Laminam Alberto Selmi – che i tedeschi hanno capacità politiche ed economiche ed una coesione di sistema grazie

alle quali credo riusciranno a fare fronte a questa congiuntura. Ritengo che il prossimo anno, al di là di questo momento, l’economia tedesca ricomincerà a crescere».

Una partnership che funziona… Il business tra i due paesi vale 128 miliardi di euro Italia e Germania sono entrambi Paesi fondatori dell’Unione Europea e condividono la comune appartenenza all’Eurozona. Da un punto di vista economico, la Germania è il primo partner commerciale per il nostro Paese, sia come mercato di sbocco dell’export, sia come Paese di provenienza dell’import. Il volume dell’interscambio bilaterale nel 2018 è stato pari a circa 128 miliardi di euro. Nel 2018 l’export tedesco ha raggiunto un ammontare di circa 70 miliardi di euro e un import di 60 miliardi. I settori merceologici piu’ importanti nell’interscambio con la Germania rimangono, come in passato, i macchinari, gli automezzi e i prodotti ortofrutticoli e nei primi 9 mesi del 2018 si è registrato un interessante aumento dell’importazione tedesca di alcune categorie merceologiche, quali i prodotti chimici organici (+333,8%), acciaio e ferro (+19,5%) e alluminio (+11,4%). Per quanto riguarda i flussi di investimento sono significativi in entrambe le direzioni: si stima infatti che le imprese tedesche partecipate o controllate da capitale italiano siano oltre 2.100, occupando più di 81.000 dipendenti. Reciprocamente, gli investimenti tedeschi in Italia sono ripartiti su oltre 1.800 imprese, creando circa 125.000 posti di lavoro. La Germania, inoltre, è il primo Paese di provenienza dei turisti stranieri che giungono in Italia. Secondo gli ultimi dati a disposizione, le presenze tedesche in Italia nel 2017 sono state più di 59,3milioni, cifra pari al 28.2% delle presenze complessive a livello nazionale.

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Brystone: la naturalezza del limestone reinterpretata da Ceramiche Keope Foto 1

Una texture materica e una superficie morbida perfetta per ambienti sia interni sia esterni, un racconto equilibrato della personalità della pietra calcarea

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on solo una pietra, ma un racconto equilibrato della sua personalità: questa è Brystone, la nuova serie di Ceramiche Keope che, con la sua varietà strutturale e i delicati passaggi cromatici ispirati alla pietra calcarea limestone, assicura il giusto mix di estetica e naturalità per rendere ogni lastra un pezzo unico. La nuova linea effetto pietra si presenta con una texture materica e una superficie morbida perfetta per ambienti sia interni sia esterni. Cinque le varietà cromatiche: Avana, Ivory, Grey, Gold e White disponibili nei formati 60x120, 30x120, 60x60, 30x60, 9,7x60 nella finitura R9 e nei formati 60x120, 60x60, 30x60 nella finitura R10 strutturata. Caratteristica fondamentale è la possibilità di essere declinata nella maxi lastra 120x278 cm - disponibile nei due colori Ivory e Gold - e 120x120 cm in tutti i colori. Con la sua versatilità Brystone è la soluzione ideale per la progettazione di ambienti domestici e contract che uniscono il design minimale allo spirito di innovazione. Un preciso codice estetico studiato per rispondere alle continue richieste del mercato e mantenere vivo il costante dialogo con architetti e progettisti, principali interlocutori dell’Azienda. La qualità e la bellezza di Brystone confluiscono in una proposta unica che non solo racchiude in sé tutto il know how aziendale, ma conferma ancora una volta Ceramiche Keope quale protagonista attento e sensibile alle esigenze della committenza.


Foto 1 Nell’immagine, vista dall’alto del sofisticato showroom con pavimento rivestito con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore Avana, formato 60x120 cm. Foto 2 Nell’immagine, particolare del raffinato negozio con pavimento rivestito con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore Gold, formato 60x120 cm. A parete è stata utilizzata la maxi lastra 120x278 di Brystone Gold.

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Foto 3 Nell’immagine, luminoso ambiente interamente realizzato con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore White. Per il pavimento e il bancone è stato utilizzato il formato 120x120 cm, mentre le pareti vestono il formato 60x120 cm. Foto 4 Nell’immagine, raffinato negozio con pavimento rivestito con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore Gold, formato 60x120 cm. A parete è stata utilizzata la maxi lastra 120x278 di Brystone Gold. Foto 5 Nell’immagine, focus sulla parete del luminoso ambiente realizzato con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore White, formato 60x120 cm.

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Foto 6 Nell’immagine, sofisticato showroom rivestito a pavimento e parete con la collezione Brystone di Ceramiche Keope, colore Avana, formato 60x120 cm.



Aziende

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

Iris Ceramica Group: nasce la Fondazione

Federica Minozzi

«Vogliamo rendere sistematici – spiega Federica Minozzi, CEO di Iris Ceramica Group - una serie di ‘valori’ nei quali crediamo profondamente»

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a sostenibilità e la responsabilità sociale al centro della vita aziendale. Da tempo Iris Ceramica Group ha intrapreso un percorso in questa direzione, e la nascita di una Fondazione, annunciata dal CEO Federica Minozzi, darà ulteriore continuità ad una serie di azioni che sono ormai parte integrante della filosofia di impresa del Gruppo fondato da Romano Minozzi. «La costituzione della Fondazione Iris Ceramica Group – spiega Federica Minozzi - darà ulteriore seguito alle attività volute per il gruppo già da mio padre nell’ambito della sostenibilità ambientale e sociale». Green e non solo, insomma…. «Per quanto riguarda l’ambiente abbiamo già raggiunto gli obiettivi fissati per il 2030, e la nostra volontà è di arrivare alla produzione a impatto zero, cui siamo già molto vicini, e altre azioni sono previste da una serie di iniziative in tema di formazione e di sensibilizzazione nei confronti di architetti e progettisti oltre che all’interno del Gruppo, dove abbiamo creato un ‘centro di valorizzazione del capitale umano’ che condivide questi temi con i dipendenti. Ma la sosteni-

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bilità, è parte fondamentale della nostra strategia e della nostra cultura aziendale che definisce non solo come facciamo le cose ma chi siamo, ed è tema non disgiunto dalla responsabilità sociale» La nascita della Fondazione va in questa direzione… «Attraverso la Fondazione vogliamo rendere sistematici una serie di ‘valori’ nei quali crediamo profondamente, con una serie di programmi di tutela, prevenzione ed educazione per i dipendenti e non solo, con il sostegno a borse di studio e a progetti di formazione e specializzazione. Iris Ceramica promuove comportamenti più etici, il sostegno concreto a realtà che lavorano alla costruzione di nuovi modelli di aggregazione e di benessere per la collettività. Collaboriamo, del resto, già con organizzazioni come Save the Children, Action Aid e The Nature Conservancy» Sul mercato questi valori e questa sensibilità vengono apprezzati? «Mi piace pensare di sì. Ci sono due teorie che definiscono il profitto: a metà degli anni Settanta Milton Friedman vinse il Nobel per l’Economia sostenendo che le imprese dovessero focalizzarsi solo sul produrre profitto, e quanto ruota attorno allo stesso è solo un mezzo per ottenerlo, ma il terzo millennio ha invece fatto emergere un’altra teoria, elaborata da Robert Edward Freeman, ad avviso del quale le imprese hanno precise responsabilità sociali che vanno condivise con gli stakeholders, ovvero i portatori di interesse. Detto che condivido questa ultima teoria, resto convinta che chi produce valore, a tutti i livelli, viene premiato anche dal mercato» Una filosofia molto ambiziosa… «Ma che ha un significato importante, anche in termini di ricaduta sul territorio e su quanti collaborano all’attività dell’azienda, con chi fruisce della stessa. Si tratta di creare un circolo virtuoso di collaborazioni tra dipendenti motivati, fornitori, collaboratori e clienti che si sentono parte di un progetto condiviso, di un’attività di impresa che per crescere ha bisogno del sostegno di tutti» Anche perché il mercato chiede sempre di più, anche a livello di prodotto: dove sta andando la ricerca del vostro Gruppo? «In due direzioni: la prima lavora su nuovi progetti, che riprendono i marmi di cava più pregiati al mondo, con profondità ed effetti tridimensionali molto particolari, perchè quello è uno dei punti di forza del gruppo, la seconda è dedicata ad elaborare nuove applicazioni di un prodotto ceramico sempre più evoluto, a trovare soluzioni da proporre al mercato che aprano alla ceramica nuovi canali di vendita».

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Primo Piano

a cura della redazione

La Fenice inaugura lo stabilimento di Bondeno di Gonzaga Nel giro di 18 mesi l’azienda fioranese ha ristrutturato lo stabile, facendone un gioiello di tecnologia dedicato alla produzione di gres porcellanato. Un investimento da 40 milioni di euro


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naugurato il 14 settembre, sorge a Bondeno di Gonzaga il nuovo stabilimento produttivo de La Fenice, azienda che da quindici anni opera sul mercato e si colloca ai vertici delle più apprezzate realtà commerciali italiane. ‘C’è chi a un bivio rallenta... C’è chi trattiene il fiato e accelera’, c’era scritto su un grande pannello che accoglieva i visitatori, e la massima non si può dire non traduca nel modo più efficace possibile la filosofia di una realtà che rappresenta il punto di riferimento di una nuova generazione di aziende che abbinano flessibilità, qualità e servizio, ad un concetto di vendita altamente competitivo rivolto ad una clientela esigente e qualificata, e con questo nuovo stabilimento aggiunge eccellenza ad eccellenza. Lo stabilimento, una volta Cisa Cerdisa poi Biztiles, rinasce grazie ad un ambizioso piano di recupero completato in tempi record. «Ho lavorato per tantissimi anni al gruppo Cisa Cerdisa e ricordo che questo stabilimento produceva pasta rossa macinata a secco: io – spiega Zoello Cavazzuti, Direttore Generale de La Fenice e Presidente Keritaly - ero all’epoca amministratore delegato, e questa struttura la conoscevo bene. Ne conosco le potenzialità e, quando c’è stata l’occasione per perfezionarne l’acquisizione non ce la siamo fatta scappare». Oltre 40mila metri quadrati di tetti in amianto bonificati, altrettanti messi in sicurezza dal punto di vista dell’antisismica per uno stabilimento la cui capacità produttiva darà ulteriore impulso alla politica espansiva del gruppo modenese, che sulla nuova struttura ha investito oltre quaranta milioni di euro assumendo oltre 60 addetti. «La capacità produttiva è di sette milioni e mezzo ampliabile fino a dieci milioni con un terzo forno», spiega Enrico Guidetti, Presidente di La Fenice Ceramiche, che aggiunge «abbiamo due forni molto grandi uno da 135 metri di lunghezza e 315 centimetri di

larghezza, l’altro leggermente più corto e leggermente più stretto: ci siamo affidati interamente a Sacmi e alle aziende collegate che già conoscevamo perché buona parte degli impianti che avevamo a Fiorano erano di loro produzione». L’investimento nasce da una esigenza commerciale sulla quale i vertici de La Fenice Ceramiche hanno ragionato a lungo, scegliendo poi, arrivati al bivio di cui si diceva in apertura, di ‘accelerare’. L’azienda nel 2018 ha infatti spedito «oltre dieci milioni e mezzo di metri quadrati di piastrelle: volumi del genere – spiega ancora Cavazzuti – impongono quindi di accrescere la nostra dimensione di produttori, già cominciata a Fiorano nel 2014». E destinata a garantire all’azienda ulteriori sbocchi sul mercato. «Qui produrremo solo gres porcellanato per La Fenice, nei nove formati a catalogo. Dal 33x33 al 90x90 e nei formati rettangolari dal 15x60 al 60x120, e per rettifica otterremo il 20x120 e il 30x120», spiega ancora Guidetti, che al nuovo stabilimento lega aspettative importanti. «Noi siamo nati fin dall’inizio come azienda per la grande distribuzione, siamo forse l’azienda sassolese che più vende nel segmento della GDO di matrice francese quindi i gruppi Le Roy Merlin, Castorama, Brico Depot Brico Man, ma già da una decina di anni abbiamo affrontano anche il mercato della clientela tradizionale: oggi – aggiunge il Presidente di La Fenice - il fatturato è suddivisoli a metà tra GDO e clientela tradizionale prettamente europea». Per il gruppo fioranese, adesso, è tempo di allargare l’orizzonte commerciale. «Per noi questo è un punto di partenza e non di arrivo», ha detto ancora Cavazzuti, mettendo nel mirino i prossimi step di una crecsita che prevede il consolidamento di una leadership riconosciuta e, perché no, l’affacciarsi su mercati come quelli degli Stati Uniti e dell’Estremo Oriente.



Formazione

a cura di Stefano Fogliani

La formazione ‘made in Marazzi’

Mauro Vandini

L’AD Mauro Vandini: «Oggi è prioritario costruire competenze»

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Investire sulle persone e sulla loro formazione è sempre stato una priorità per il Gruppo ed è sempre stata la chiave per trasferire valori, cultura aziendale, conoscenze e competenze in un’ottica di sviluppo principalmente interna, orientata ai nostri dipendenti e all’azienda». Marazzi, leader internazionale nel design, produzione e commercializzazione di piastrelle di ceramica, presenta ‘Marazzi Academy’, un progetto multi-aziendale volto a costruire competenze e conoscenze in una logica non solo di sviluppo e utilizzo interno ma di territorio, filiera e distretto, che rappresenta il segno tangibile dell’evoluzione del ruolo della formazione in azienda. «Marazzi Academy – spiega l’Amministratore Delegato di Marazzi Group Mauro Vandini - vuole essere un contributo a esigenze nuove e future. I recenti investimenti hanno accelerato i processi di innovazione e siamo sicuri che facilitare il trasferimento delle conoscenze, andando oltre un immediato utilizzo interno, possa rappresentare un vettore per lo sviluppo futuro. Per Marazzi, per Emilceramica, l’altra azienda del gruppo attivamente coinvolta, ma anche per il distretto e per la filiera ceramica». Al via, quindi, i primi due percorsi formativi di 300 e 400 ore finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Emilia-Romagna, dedicati a laureati e diplomati inoccupati residenti o do-

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miciliati in regione. Realizzati in collaborazione con Cerform, rilasceranno la qualifica di ‘Interior Designer esperto nel progetto ceramico’ e ‘Tecnico della gestione e Data Analytics’. Si tratta di percorsi formativi creati partendo da nuovi bisogni, legati alla digitalizzazione del business e alla necessità di sviluppare e potenziare competenze inerenti al design del progetto ceramico che si svolgeranno presso il Centro di Formazione Pietro e Maria Marazzi che, da quando è stato inaugurato nel maggio 2011 ha erogato oltre 100mila ore di didattica. Nell’ambito del potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, partirà inoltre il Progetto MAD, Marazzi Academy Duale, un percorso pluriennale rivolto a 30 studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Volta” di Sassuolo a indirizzo Manutenzione e Assistenza Tecnica che avranno la possibilità di fare un’esperienza in azienda e di acquisire competenze specifiche attestate e utili alla collocazione all’interno di imprese del distretto ceramico. «Valorizzare, ampliare, diffondere e far radicare le competenze – conclude Vandini - è estremamente importante: la sfida che affrontiamo quotidianamente è quella di mettere le persone, la loro professionalità e le loro esperienze al centro della nostra attenzione, oggi espressa con interventi innovativi in termini di welfare aziendale, sicurezza, premi di risultato, flessibilità e nuovi modelli formativi come Marazzi Academy».

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Primo Piano

a cura della redazione

Montedil , un know how ultratrentennale per una leadership consolidata

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Da oltre trent’anni a fianco di imprese, architetti, ingegneri, geometri, privati: professionalità, competenza e disponibilità al servizio della progettazione

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Prima di essere un’azienda, siamo persone che basano il loro rapporto sulla fiducia reciproca». Ed è sulla fiducia conquistata negli anni che Montedil® ha costruito il suo presente, gettando le basi per il futuro. Società con sede a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, ed operante sul territorio nazionale ed europeo nella progettazione, produzione e realizzazione di strutture e soluzioni di finitura di interni ed esterni per strutture residenziali, industriali, terziarie, sanitarie e pubbliche, Montedil mette l’esperienza di un team tecnico sia commerciale che operativo nei cantieri altamente specializzato e qualificato a disposizione del cliente. Un know-how ultradecennale le ha permesso di ricoprire un ruolo primario nelle applicazioni dei sistemi costruttivi a secco, reali e valide alternative a materiali tradizionali ed in muratura, di porsi a fianco di imprese, architetti, ingegneri, geometri, privati e della sua consolidata clientela con professionalità, competenza e disponibilità. L’esperienza diretta sul cantiere e a contatto con i clienti


ha spinto Montedil® a trovare soluzioni sempre nuove, frutto di un dialogo costante, dell’attenzione alle innovazioni e alle evoluzioni che Montedil® segue grazie a proposte flessibili, in grado di adattarsi ad ogni istanza . «Siamo trasparenti, crediamo nella meritocrazia e nella legalità: per questo siamo iscritti alla White List Antimafia – spiegano i vertici dell’azienda reggiana - e crediamo nello sviluppo sostenibile. Lavoriamo al fianco di architetti, ingegneri e geometri per realizzare pareti divisorie, protezioni antincendio, contropareti, controsoffitti, arredi per ufficio isolamenti acustici, decorazioni per ambienti, coibentazioni, teli termotesi Barrisol®. Grazie al sistema costruttivo a secco, di cui siamo specialisti, offriamo un risparmio economico e migliori prestazioni tecniche rispetto ai tradizionali sistemi costruttivi. La qualità del materiale utilizzato, la precisione delle esecuzioni, il rispetto dei tempi di consegna e la convenienza economica che sappiamo

garantire ci hanno permesso di consolidare nel tempo un rapporto di fiducia autentica con i nostri clienti, mentre l’attenzione alle innovazioni ci ha permesso di ottenere il riconoscimento di “Azienda Eccellente” nel proprio settore, collocandosi al vertice del mercato in cui opera». La qualità delle lavorazioni Montedil® è certificata e conforme alle norme UNI ISO 9001 2015 e abbiamo ottenuto certificazione SOA II classe OS 7 e tra le più recenti, tra le tante effettuate, vale la pena citare le opere di finitura di interno in uno stabilimento industriale dove Montedil® ha realizzato carpenterie matalliche, pareti e contropareti in lastre di gesso rivestito ed elementi di collegamento. La struttura è dotata di un controsoffitto metallico ispezionabile a misura in cui si integrano le impiantistiche esistenti. Il soffitto, risulta allineato ai serramenti esterni e alle fughe delle piastrelle sottostanti, in modo da creare un effetto armonico dell’insieme.


Primo Piano

a cura della redazione

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La norma UNI 11493:2016 a tutela del consumatore, delle aziende produttrici e del professionista qualificato FILA da’ il via ad una campagna di informazione e formazione sul diritto ad avere una posa corretta e sull’obbligo della pulizia contestualmente alla posa stessa

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ILA, punto di riferimento internazionale per la cura, il mantenimento e la protezione delle superfici, inizia una forte campagna di informazione e formazione per quanto riguarda il diritto, previsto dalle normative vigenti, ad avere una corretta posa, di pavimenti e rivestimenti, un lavoro svolto a “regola d’arte” e senza contestazioni. Entrare in una nuova abitazione o affrontare la ristrutturazione della propria casa comporta un importante investimento per il quale si richiede la massima professionalità di tutte le parti coinvolte, dall’architetto/progettista alle aziende fornitrici di materiali ed arredi, fino ai professionisti che si occupano dei lavori (posatori, elettricisti, idraulici, muratori, …). In particolare, nel caso della posa di pavimenti o rivestimenti, il risultato finale troppo spesso non è come quello immaginato in quanto le piastrelle risultano, ad esempio, opache, presentano aloni e macchie, o appaiono semplicemente diverse da quelle acquistate. Inizia, dunque, uno spiacevole iter di contestazione, che, nel 98% dei casi, è rivolto alle aziende produttrici del materiale, in quanto si ritiene danneggiato o non conforme.


Il consumatore riceve, quindi, una seconda delusione. Dopo il sopralluogo dell’assistenza tecnica emerge spesso che la non conformità non sia dovuta al materiale (la piastrella) ma al lavoro di posa e di pulizia, non effettuato nel rispetto della normativa UNI 11493:2016. Questa norma - a tutela del consumatore, delle aziende produttrici e del professionista qualificato - regolamenta la posa delle piastrelle ceramiche a pavimento e a parete, interne ed esterne, posate con stucco cementizio, epossidico o altri sistemi. La norma prevede l’obbligo della pulizia contestualmente alla posa, per eliminare completamente tutti i residui di materiale di posa dalla piastrella. Valida a livello nazionale, regola la scelta dei materiali, la progettazione, l’installazione, l’impiego, la manutenzione e specifica quali sono le soluzioni da adottarsi per assicurare il raggiungimento di un alto livello qualitativo e il suo mantenimento nel tempo. La norma Uni 11493:2016 si pone comunque come un testo di riferimento per il settore, in quanto viene sempre più spesso utilizzata nella stesura dei capitolati d’appalto, oltre a essere adottata come paradigma di un lavoro svolto o meno a regola d’arte nel caso si rendano necessarie perizie tecniche nel corso di un contenzioso in sede di tribunale. FILA, grazie all’ampia offerta di prodotti dedicati ai ma-

teriali ceramici, unita a una forte politica di investimenti in ricerca e sviluppo, è riuscita nel tempo a consolidare partnership con oltre 200 produttori internazionali, grazie ai sistemi per il trattamento, la protezione e manutenzione di tutte le superfici e, in particolare, della ceramica. Proprio per questo, è tra i soci fondatori di Assoposa, l’associazione dei posatori certificati e qualificati, che assicurano, attraverso un percorso certificato di formazione specializzata, un lavoro svolto secondo la norma Uni 11493. Oltre ad offrire al professionista soluzioni specifiche, il laboratorio di ricerca FILA ha creato e brevettato a livello internazionale Instant Remover, un prodotto semplice nell’uso ma di efficacia comprovata da severi test di laboratorio, da usare contestualmente alla posa, su fuga fresca, per eliminare i residui di stucco cementizio che è sempre più additivato. Per mezzo della tecnologia Rapidry, il prodotto permette di ottenere un pavimento posato e pulito contestualmente dopo la fugatura, senza intaccarne la funzionalità del risultato. Per gli stucchi epossidici FILA ha creato Epoxy Pro, un pulitore sempre caratterizzato dalla tecnologia Rapidry che permette di ottenere un pavimento pulito dopo pochi minuti dopo la posa del materiale, in linea con la normativa Uni 11493:2016. FILA. Se dici superfici.


NEWS

Aziende

MAPEI VINCE IL BANDO CONAI 2019 Mapei è stata premiata per aver ridotto il consumo di materie prime impiegate nella realizzazione dell’imballaggio. La multinazionale milanese ha scelto di aderire al Bando per la prevenzione 2019 – Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi istituito dal CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, e volto a premiare le soluzioni di packaging più innovative ed ecosostenibili immesse sul mercato nel biennio 2017-2018, e ha fatto centro. Il Premio, promosso nell’ambito del progetto Pensare Futuro per la promozione tra le aziende di una cultura orientata al rispetto dell’ambiente attraverso interventi in grado di rendere gli imballi sempre più eco-compatibili, è stato assegnato lo scorso 14 novembre presso la Triennale di Milano, durante l’evento l’Economia del Futuro, organizzato da Corriere della Sera. «La sostenibilità ambientale è un elemento decisivo nelle strategie di sviluppo aziendale di Mapei. Vincere il Bando Prevenzione Conai 2019 ci rende orgogliosi delle attività svolte finora e ci spinge a investire per un futuro sempre più sostenibile», ha commentato Marco Squinzi, AD e Direttore Ricerca & Sviluppo del Gruppo Mapei.

PREMIO PER L’INNOVAZIONE 2019 A PORCELANOSA GRUPO Porcelanosa Grupo ottiene il Premio Nazionale per l’Innovazione 2019. Conferiti dal Ministero della Scienza, dell’Innovazione e delle Università, il premio riconosce il lavoro di tutte quelle “persone ed entità che hanno reso l’innovazione un elemento indispensabile nello sviluppo della loro strategia professionale e della crescita aziendale”. La diversificazione del prodotto, l’innovazione e la qualità hanno determinato la crescita del Gruppo, che vanta già 1.000 store in 150 paesi in tutto il mondo. “È un orgoglio ricevere questo premio, perché riconosce il valore del nostro team, l’evoluzione e l’importanza del Gruppo Porcelanosa in Spagna. Per noi – fanno sapere i vertici del Gruppo - innovare è sinonimo di progresso, di presenza. Questa è la massima che abbiamo applicato a ciascuna delle nostre aziende e che ci ha permesso di trasformare l’impossibile in realtà».

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FLAGSHIP STORE A SINGAPORE PER FLORIM

A POLICROMA DI CEDIT L’EDIDA DI ELLE DECOR JAPAN

E’ stato inaugurato lo scorso 29 novembre il nuovo spazio istituzionale di riferimento Florim per il mercato del Far East: il Florim Flagship Store di Singapore (in 63 Mohamed Sultan Road, #01-14 Sultan Link – Singapore 239002) si aggiunge a quelli già esistenti di Milano, New York e Mosca, è uno spazio moderno ed elegante che si sviluppa su due livelli. La struttura open space è concepita per ospitare i best seller dei diversi marchi del Gruppo (Floor Gres, Rex, Casa dolce casa – Casamood, Cerim, CEDIT – Ceramiche d’Italia e FLORIM stone), presentati attraverso allestimenti di design che mettono in luce le potenzialità espressive e le performance tecniche delle grandi lastre. L’investimento di Singapore si inserisce nella strategia ben definita di avvicinarsi ai grandi studi di progettazione, promuovere l’utilizzo delle grandi lastre e soprattutto diffondere “bellezza” e “stile” Florim nel mondo.

La serie Policroma disegnata da Cristina Celestino per CEDIT – Ceramiche d’Italia ha ricevuto il prestigioso riconoscimento EDIDA dal magazine Elle Decor Japan. Gli Elle Decor International Design Awards promossi dal network di Elle Decor puntano i riflettori sul best of della produzione mondiale e sui progettisti più interessanti e apprezzati della scena internazionale. I vincitori dell’edizione Japan sono stati annunciati lo scorso ottobre nella cornice del Park Hyatt Tokyo, dove la collezione Policroma è stata premiata nella categoria “Wall Coverings”.

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prodotti e produttori

GRANDE E THE TOP PROTAGONISTE NEL NUOVO SPAZIO MARAZZI DI CLERKENWELL

AL VIA IL MASTER IN IMPRESA E TECNOLOGIA CERAMICA E’ iniziato il 4 novembre, presso la sede di Confindustria Ceramica, il Master di secondo livello in Impresa e Tecnologia Ceramica, finanziato da Confindustria Ceramica e Federchimica C e r a m i c o l o r, i n collaborazione con UNIMORE e UNIBO. L’obiettivo del Master è fornire ai partecipanti, 17 studenti con un’età media di 27 anni e provenienti da studi di Ingegneria dei materiali e ambientale, Chimica, Fisica e Geologia, un bagaglio di competenze tecniche di impresa e tecnologia ceramica, con competenze specifiche sulle dinamiche competitive del settore, sulla gestione di sistemi di produzione del processo produttivo, con competenze avanzate di processo e di prodotto ed economico/ commerciali sul prodotto ceramico. Il corso prevede 320 ore di lezioni frontali da parte di docenti accademici e 280 ore di addestramento e laboratorio e si articolerà in due sessioni, che si concluderanno a marzo.

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SERVIZI AL TOP PER PANARIAGROUP Cosa spinge un consumatore a diventare un cliente fedele? Sicuramente un ottimo prodotto congiuntamente al livello di servizio che, spesso, fa la differenza, a partire dal primo contatto, fino all’assistenza post-vendita. L’indagine “Migliori in Italia – Campioni del Servizio 2019/2020” sviluppata dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza in cooperazione con l’Università Goethe di Francoforte e pubblicata da Repubblica- Affari & Finanza ha annoverato Panariagroup tra le aziende eccellenti della categoria Pavimenti e Piastrelle. Lo studio, nella sua sesta edizione, ha raccolto quasi 230.000 giudizi di consumatori sul servizio ricevuto da più di 1200 aziende in diversi settori dell’economia italiana, individuando quelli che soddisfano al meglio le attese dei consumatori.

CASALGRANDE PADANA PER IL PALAIS DES NATIONS DELL’ONU A GINEVRA Casalgrande Padana per una delle strutture più moderne, e potenzialmente influenti, del pianeta. A novembre è stata infatti inaugurata la sala XIX del Palais des Nations dell’Onu a Ginevra, in Svizzera: un’opera costata circa 20 milioni di euro, con oltre ottocento posti attrezzati su 4mila metri quadrati il cui restyling è stato affidato a Giampiero Peia. Buona parte delle finiture e degli arredi ceramici arrivano dalla Casalgrande Padana, che ha messo a disposizione una parte di materiali di serie e, soprattutto, parecchi prodotti a getto realizzati su misura, seguendo le indicazioni dell’autore del progetto, Giampiero Peia, uno dei nomi di punta della scuola architettonica italiana, che da tempo collabora con l’azienda reggiana. ©Photo-Giovanna-Silva

Marazzi ridisegna il suo showroom londinese, inaugurato nel 2017 nel cuore di Clerkenwell, per la presentazione delle nuove lastre extra large della collezione Grande e delle soluzioni The Top, pensate per piani cucina, tavoli, top bagno ed elementi d’arredo. Il nuovo progetto dello spazio di oltre 300 mq utilizza le grandi lastre in gres come elemento costruttivo delle pareti, delle quinte, delle librerie, della reception e dell’angolo cucina dello showroom, mostrando le potenzialità infinite dei nuovi materiali. Lo showroom di Londra rappresenta per Marazzi un importante punto di supporto e di co-working con clienti, rivenditori, architetti e designer sia attraverso la presentazione di soluzioni innovative e di grande qualità sia estetica che tecnologica sia con l’organizzazione di eventi, talks e incontri mirati sui temi di maggiore interesse per il mondo del progetto.

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Materie prime

a cura della redazione

Il feldspato di Erdogan... L’incognita della crisi curda sulle importazioni dalla Turchia

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ici feldspato e dici Turchia. E parli di una materia prima che per la ceramica vale tanto. Quanto? I dati, pur non recentissimi, dicono che dal 2010 al 2017 i volumi esportati dalla Turchia sono passati da 3,6 milioni di tonnellate a 6,3 e che buona parte di questi arrivano in Italia. Nel 2010 il Belpaese valeva la metà dell’export globale (1,76 milioni), oggi vale 2,5 dei 6,3 milioni di cui sopra. I conti, senza feldspato turco, non tornerebbero, e lo sanno bene gli imprenditori del distretto, che alle recenti vicende turche guardano eccome. «Al di là dell’aspetto umano, e umanitario, che esula dal tema, credo tutto andrà a stabilizzarsi». Nessuna conseguenza di rilievo, «salvo, ovviamente, sconvolgimenti non prevedibili oggi», per le forniture di feldspato turco. La pensa così Massimo Solimei, country manager di Esan, colosso dell’industria estrattiva del gruppo Eczacibasi, che non vede nella crisi curda un fattore in grado di turbare le attuali dinamiche commerciali. «Quella con i curdi è una ‘guerra permanente’. La recente ’escalation – dice Solimei – da’ alla vicenda lo spessore mediatico del caso, ma Trump si è sfilato, l’Europa non ha trovato una sintesi, ed Erdogan è passato fa asse con Putin: la Turchia è un crocevia fondamentale dei rapporti commerciali tra Oriente ed Occidente, non credo succederà nulla che alteri equilibri forse precari, ma non in grado di ‘saltare’». La zona di conflitto, tra l’altro, è lontana dalle tratte su cui l’export turco disegna le sue fortune, «e l’imprenditoria italiana, che subito seguiva vicenda con una preoccupazione, sta intuendo come la vicenda vada stabilizzandosi. Eventuali criticità le vedo più nelle previsioni sull’andamento globale dell’economia, che sulle dinamiche commerciali che coinvolgono la Turchia e, nel caso di specie, le esportazioni di feldspati». Senza i quali, a sentire altri addetti ai lavori, la ceramica faticherebbe, ovvio, ma non si fermerebbe. «Di indispensabile non c’è nulla», chiosa Alessandro Paroli di Florim. «Un eventuale difficoltà a reperire feldspati turchi potrebbe essere un problema nell’immediato, ma poi la ricerca riuscirebbe a sopperire a questa mancanza. In caso di embargo, tra l’altro, il feldspato mancherà per tutti, quindi...». Quindi difficoltà condivise «ma superabili, perché la ceramica, quando si tratta di trovare alternative, le trova».

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a cura della redazione

«Le vicende turche? Vanno seguite…»

Cecilia Emma Sottilotta

Cecilia Emma Sottilotta, docente alla LUISS, avverte le imprese che operano con la Turchia

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Le imprese che operano in Turchia nei prossimi mesi dovranno dunque seguire con attenzione tanto gli sviluppi geopolitici quanto quelli macroeconomici». Non ha dubbi, Cecilia Emma Sottilotta: la docente, intervenuta ad ALLFORTILES, ha parlato della Turchia come di «un paese in una situazione di fragilità». Fragilità determinata da fattori ‘esterni’ ed ‘interni’, legati a doppio filo con al figura di Erdogan, tanto forte da non farsi scappare la sotuazione di mano, ma tanto ‘ingombrante’ per l’Occidente da accendere più di un riflettore sulla sua figura e su un paese a rischio-sanzioni. La politica interna... Rieletto a giugno 2018, Erdogan esercita sulla Turchia pieni poteri, complici il referendum del 2017 che ne ha espanso i poteri, la forza del suo partito, alla guida del paese dal 2002, ed

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il fallito golpe del 2016, in reazione al quale sono state adottate misure repressive che hanno colpito migliaia di dissidenti politici, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti, giudici e docenti. Erdogan è forte, ma deve fronteggiare difficoltà crescenti. «Le elezioni comunali tenutesi a Istanbul a giugno scorso hanno visto una vittoria delle opposizioni, anche per via di un diffuso scontento rispetto alle politiche economiche. La Turchia paga l’indebitamento delle sue industrie, e manifesta sensibilità alle turbolenze sui mercati: l’inflazione è scesa dal 25% del 2018 al 9% di oggi, «ma il sistema – dice Sottilotta - resta fragile». ... e quella estera Con l’occupazione militare del nordest della Siria, ha aperto più fronti Da una parte l’Europa, «non può permettersi di inimicarsi Erdogan», che ha già minacciato a più riprese di riversare sul vecchio continente centinaia di migliaia di profughi siriani. Dall’altra gli USA sono ostaggio, a loto volta, di un possibile rafforzamento dell’asse tra Erdogan e Putin ed in questa direzione era andato il primo via libera di Trump all’occupazione turca in Siria. Preoccupano Washington i legami fra il Cremlino e la Turchia, e la misura di queste preoccupazioni la danno i toni del recente vertice bilaterale tra Trump ed Erdogan: incontro definito “meraviglioso” che non muta però la distanza che oggi separa la Turchia dagli Stati Uniti.

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Cybersecurity

a cura di Enrico Bertoni

«La sicurezza dei dati è un tema fondamentale» Ne è convinto il Presidente di Mead Franco Oleari: «si tratta di sviluppare nuovi servizi che rispondano ad esigenze altrettanto nuove: la connessione di tutti i fattori del processo produttivo fanno della cybersecurity un tema imprescindibile per ogni azienda»

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’ICT, information communication technology ha trasformato, trasforma e trasforrmerà il nostro modo di lavorare, viaggiare e comunicare. In un contesto del genere lo sviluppo aziendale della IT, ovvero la Business and Technology Consulting è diventato fattore di successo all’interno di una rete complessa, nel cui ambito «la sicurezza dei dati diventa una priorità da gestire attraverso prevenzione, risoluzione, analisi e rilevazioni». Ne è convinto Franco Oleari, Presidente di Mead Informatica, realtà nata a Reggio Emilia e tra le prime, rivendica Oleari, «a capire, già un quarto di secolo fa, quanta importanze avrebbe avuto la cybersecutity all’interno di organizzazioni sempre più complesse e di processi produttivi l’uno connesso all’altro». Nel tempo, Mead è diventato «interlocutore esperto ed affidabile per la gestione dei cambiamenti e dei progetti complessi di ogni azienda, in grado – spiega Oleari - di rispondere in modo innovativo alle esigenze di business del mercato contemporaneo grazie ad una struttura snella e flessibile fatta di quattro sedi e 100 collaboratori, le cui competenze sono sancite da oltre 40 certificazioni» E’ un mondo nuovo per tanti, all’interno del quale la sicurezza è tema forte... «Parliamo di una forma di tutela avanzata

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nell’abito di un contesto globalizzato ed iperconnesso, che garantisce opportunità importanti ma nasconde anche qualche insidia nei confronti della riservatezza dei dati aziendali. L’integrazione delle diverse funzioni e la connessione dei sistemi, anche dei più complessi, pongono questioni di sicurezza fondamentali, nei confronti delle quali la specializzazione e l’aggiornamento sono indispensabili» Avete di recente festeggiato i 25 anni di attività: in un settore dove le aziende durano lo spazio di un ‘mi piace’ non è poco... «Giudichiamo molto significativo un risultato del genere: abbiamo passato anche momenti difficili, non abbiamo mai smesso di reinventare l’azienda e la sua filosofia, di investire e di studiare» Nel vostro ambito arrivano prima i militari, di solito, e la vostra ricerca muove spesso anche da lì... «Internet stesso nasce come strumento militare, ma oggi la sicurezza è tema globale, e come tale va sviluppata» Parlare di futuro nel vostro mondo, tuttavia, è come parlare di domani: cosa c’è ancora da scoprire in tema di sicurezza, quali servizi ci sono ancora da offrire? «C’è un mondo ancora inesplorato, sul quale non smettiamo di lavorare. I servizi sono molteplici, e sono oggetti di ricerca da parte nostra, perché si tratta di gestire servizi nuovi che rispondano a nuove esigenze. Quella della sicurezza, che prima era eminentemente fisica, è questione che si è spostata in ambito digitale: ma resta un tema di capitale importanza» Proprio di questo avete avuto occasione di

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parlare in occasione della terza edizione di ALLFORTILES, affidando il tema, oltre che ai vostri esperti, anche ad un tenente colonnello... «Nel caso nostro parliamo di Francesco Marradi, uno dei Responsabili del progetto Eurofighter: parliamo di aeronautica militare, quindi di sicurezza, segretezza e riservatezza al massimo livello. Crediamo il suo contributo possa dare una lettura nuova e più profonda di un tema in costante evoluzione».

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Intervista

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

«Le sfide si vincono innovando ed investendo, anche sui giovani e sul territorio» Enrico Grassi, presidente di Elettric80 e Bema, non perde di vista gli obblighi cui sono chiamate le imprese: «Le aziende – dice – devono essere utili alla comunità»

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Il mercato ha fatto emergere nuove esigenze in tema di robotica e logistica, campi sui quali già dal 1992 avevamo cominciato a sperimentare quanto, oggi, è alla base della fabbrica 4.0. Non abbiamo mai smesso di investire in innovazione». Con Elettric80 e Bema, Enrico Grassi ha costruito una realtà in grado di raddoppiare, negli ultimi tre anni, il fatturato,«e tutto – dice – verticalmente, senza acquisizioni». Facendo di un paesino della collina reggiana come Viano un luogo simbolo della robotica mondiale, «creando attorno alle nostre realtà aziendali un sistema di intelligenze che si è consolidato negli anni e non smette di cercare soluzioni che migliorino le performances delle imprese con cui collaboriamo» Si sente un benefattore? «No: sono rimasto lo stesso di 30 anni fa. Frequento gli stessi posti e gli stessi amici, lavoro con la stessa passione con la quale ho cominciato e resto convinto che ci siano due tipi

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Intervista

di imprenditori, ovvero quelli che prendono e quelli che danno. Io appartengo al secondo tipo: abbiamo coinvolto Viano, ma anche le realtà vicine, in un progetto vincente. E credo che le imprese, visto che lo Stato non arriva dappertutto, abbiano il dovere di essere utili alla comunità» Faccio il ‘sindacalista’ e le faccio notare che ad avviso di alcuni i robot creati dalle sue aziende tolgono lavoro all’uomo….

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«Lo dicono quelli che io chiamo gli ‘incompetenti’di settore. In realtà è il prodotto che crea l’occupazione, che senza un prodotto che funziona non c’è. I miei macchinari aiutano le aziende a crescere, e le aziende che crescono danno lavoro: la robotica, piuttosto, toglie lavori pesanti e ripetitivi, ma crea valore aggiunto. Anche alla crescita delle persone» Nelle sue aziende lavorano molti tecnici: il luogo

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comune vuole che manchi la formazione? «Nulla forma come il lavoro, ma la preparazione scolastica di chi entra nelle nostre aziende è superiore alla media. La vera formazione, tuttavia, la da’ l’esperienza sul campo e a quello deve pensare l’impresa. Anche per questo, internamente, abbiamo creato un’accademia che trasmette competenze e modo di comportarsi all’interno di una realtà complessa e organizzata, come la nostra azienda, che mi piace definire “una dittatura democratica”» Ovvero? «Qualcuno decide, gli altri decidono se sposare il nostro progetto» Si fa un gran parlare di crisi economica mondiale… «Il mondo è grande, ed è fisiologico che le cose non possano andare bene ovunque. C’è una ciclicità dei fenomeni con i quali, da zona a zona, i conti vanno fatti e credo sia importantissimo, oggi più che mai, investire per essere dappertutto. Quando ho concepito l’aquila del nostro logo aziendale ho pensato alle sue caratteristiche: l’aquila vola dappertutto,caccia ovunque e non è mai preda delle altre specie» Quindi dei concorrenti…. «Quella è un’espressione ‘antica’: io preferisco parlare di colleghi, rispetto ai quali cerchiamo di differenziarci studiando sistemi» Del mondo si è detto: dell’Italia di oggi, invece, cosa si può dire? «Che gli estremismi non giovano, e che il mondo non si cambia né in un minuto né in un anno. Sento parlare di plastic-tax, seguo quanto sta accadendo all’Ilva e dico che non faccio il politico ma vedo che il segnale trasmesso oggi dalla classe dirigente è sbagliato, soprattutto nei confronti dei giovani, cui si suggerisce che tutto quello che si è sostenuto fino a ieri oggi sia smentibile. Dire una cosa e farne un’altra non è granchè, come esempio»

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Alla politica Grassi cosa si sentirebbe di chiedere? «Di ragionare a lungo termine sui giovani, con un piano a loro beneficio. Sono i giovani il nostro futuro e chi non lo capisce non ha capito dove è giusto investire. Mio nonno diceva che una pioppa giovane la si riesce a piegare, una pioppa vecchia se provi a piegarla si spezza» Ha pensato a quello quando è entrato nel Rugby Reggio? «Anche a quello: io sono un ex calciatore, ma del rugby mi piacciono lo spirito di corpo, il modo di confrontarsi con l’avversario e l’idea di fare squadra. Reggio ha un settore giovanile all’interno del quale i giovani vengono cresciuti con i valori giusti, e mi piace l’idea di poter garantire loro l’opportunità di crescere attraverso un progetto importante, che sono orgoglioso di sostenere».

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Aziende

a cura della redazione

In Iran la prima linea ® completa Supera Rock Sanat sceglie SITI B&T per le grandi lastre: realizzerà formati mai prodotti in Iran

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ITI B&T apre il mercato delle grandi lastre in Iran. Il gruppo formiginese ha infatti installato una linea completa Supera® presso l’azienda ceramica Rock Sanat, uno dei produttori di riferimento nel Paese mediorientale. La produzione nello stabilimento di Teheran è stata avviata a fine agosto: grazie a un complesso lavoro di ricerca e sviluppo svolto dai tecnici SITI B&T sulla linea pilota presso il bt-LAB, il centro tecnologico di ricerca & sviluppo situato a Formigine, la nuova linea installata presenta una altissima tollerabilità alla variabilità delle materie prime. Quest’ultima caratteristica rende possibile l’utilizzo di materie prime locali, a km zero: aspetto che incide positivamente non solo sul piano economico, riducendo i costi diretti di produzione, ma anche su quello industriale, utilizzando gli impasti tradizionali per formati standard.

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Il sistema di pressatura Supera® e il forno XXL (con bocca 3850 mm e possibilità di cottura in simultanea di due lastre affiancate) consentiranno di produrre le lastre di gres porcellanato più grandi mai realizzate in Iran, fino al formato 1600x3200 mm. Una rivoluzione tecnologica che permette inoltre a Rock Sanat il cambio rapido di formato, passando dal 1600x3200 mm al 1200x2400 mm. Alla luce di questa esperienza, SITI B&T ha così sviluppato anche una gamma di modelli Supera® di inferiore tonnellaggio per la produzione di formati ceramici più tradizionali, mantenendo un’alta produttività (sei pezzi 1220x1200 mm al minuto) con il vantaggio di pressare su nastro e non su stampo: modello “Supera 18k”. Zero sfridi (max 1,5 mm per lato), 2 decimi di millimetro di variazione di spessore sul lato lungo sono altre caratteristiche che rendono la linea Supera® tra le soluzioni produttive più all’avanguardia nel campo ceramico. Focus non solo sulle qualità tecniche ma anche sull’impatto ambientale. Il produttore iraniano ha infatti beneficiato del know-how di SITI B&T per sviluppare il concetto di energy saving grazie a tecnologia come il sistema Start&Stop, l’innovativa centralina idraulica “power on demand” che riduce i consumi di energia fino al 30% e che, non scaldando l’olio, consente di risparmiare ulteriori kW per il raffreddamento.

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Mead festeggia 25 anni di attività

Una due giorni in riva al Tirreno per celebrare l’importante traguardo raggiunto dall’azienda reggiana

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on è traguardo scontato, 25 anni di attività per un’azienda che opera nel campo della sicurezza informatica. E Mead ha scelto di festeggiarne il raggiungimento in modo non scontato, «perché da una parte – spiega il Presidente Franco Oleari – non è stato facile arrivare fin qua, dall’altra questa è l’occasione per celebrare il tanto che abbiamo fatto, reinventando l’azienda, rinnovandola, investendo». Dai cinque dipendenti di un ventennio


fa, ai 100 di oggi, dalla dimensione locale a quella oggi distribuita sul territorio nazionale con le sedi di Marcon, Agrate Brianza e Roma che si sono aggiunte a quella di Reggio Emilia, quello di Mead è stato un lungo percorso, fa capire Oleari, condiviso con clienti, fornitori e soprattutto con collaboratori e dipendenti che l’azienda reggiana ha scelto di festeggiare nella suggestiva cornice del Tombolo Talasso Resort, struttura affacciata su uno degli

scorci più suggestivi del Tirreno, nei pressi di Castagneto Carducci. «Un festeggiamento in famiglia», si schernisce Oleari, che ha invece allestito per gli invitati un weekend che ha riscosso grande successo, anche grazie alla presenza delle Iene e di Gian Paolo Montali, guest stars di un fine settimana che ha celebrato nel miglior modo possibile un traguardo «del quale – conclude Oleari – siamo particolarmente orgogliosi».


NeWS

Aziende

SACMI MMC OLTRE QUOTA 300 Con l’ultima fornitura al colosso RAK Ceramics, sono ormai oltre 300 i Mulini Modulari Continui Sacmi MMC venduti in tutto il mondo, su un totale di oltre 700 impianti di macinazione continua che il gruppo imolese ha fornito ai maggiori produttori mondiali di ceramica. Il nuovo Mulino MMC installato a RasAl-Khaimah (EAU) arricchisce l’impianto in cui RAK Ceramics produce le grandi lastre ceramiche con tecnologia Continua+. Il processo di macinazione in continuo è stato messo a punto da Sacmi alla metà anni ’80: una soluzione innovativa all’epca, che rivoluzionava il processo sotto il profilo dell’efficienza e della versatilità. Alle performance tecniche uniche dei mulini continui Sacmi si affianca anche l’affidabilità: il primo mulino in continuo realizzato nel 1984 è tutt’ora in produzione.

INCO: COMPLETATO IL RE-BRANDING Nuovo logo, nuovo sito web e approdo sui maggiori social network. È il risultato dell’attività di re-branding condotta da Inco Industria Colori, colorificio ceramico italiano presente sul mercato da oltre 30 anni. La crescita e la progressiva internazionalizzazione dell’azienda - oltre alla sede centrale italiana a Pavullo, Inco dispone di filiali in India e Russia e di impianti distributivi di stoccaggio in diversi paesi - hanno portato alla necessità di rinnovare il “Look & Feel” per comunicare al meglio identità, valori e competenze, ma anche cultura, stile, coscienza ecologica, storia e tradizione. Così, in segno di continuità con l’esperienza e la qualità professionale, il restyling del logo ha puntato al rafforzamento dello storico marchio Inco attraverso la semplificazione delle forme secondo canoni più attuali, capaci di proiettare l’immagine aziendale verso il futuro. Il lancio dei nuovi strumenti di comunicazione è avvenuto in occasione di Cersaie.

GAPE DUE PRESENTA SMART MOULD Gape Due S.p.A, per supportare l’evoluzione tecnologica e digitale delle imprese ceramiche ha sviluppato il nuovo stampo Smart Mould. Lo Smart Mould è dotato di sensoristica avanzata che permette il monitoraggio continuo del ciclo produttivo dello stampo, rilevandone i parametri di funzionamento. I dati sono visualizzati ed elaborati da un pc industriale, con interfaccia semplice e intuitiva, che è in grado di fornire all’operatore a bordo macchina un efficace ed immediato strumento di monitoraggio del processo produttivo, allertandolo in caso di malfunzionamenti, prima che essi possano influire negativamente sull’esito della pressatura del prodotto ceramico; riducendo i costi sostenuti dalle aziende clienti a causa di guasti e rotture dei macchinari. L’analisi dei dati acquisiti dai sensori è importante per intraprendere tempestivamente azioni correttive, sia per ottimizzare il processo produttivo che per programmare efficacemente la manutenzione.

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RCM CONFERMA LA SUA LEADERSHIP NEL ‘CLEANING’ Dal 1967 RCM SpA progetta, produce e distribuisce in tutto il mondo macchine per la pulizia industriale e urbana. RCM (Raimondi Costruzioni Meccaniche) è stata una delle prime aziende italiane produttrici nel settore del cleaning. Nata e cresciuta Modena, al centro di un territorio caratterizzato da una forte vocazione alla meccanica di qualità e all’innovazione, é condotta con metodi manageriali ma la proprietà è di “famiglia”. Dal 1985 ASSMO Srl noleggia e assiste macchine per la pulizia industriale e urbana. Nata come reparto “assistenza” all’interno di RCM, ASSMO è autonoma ma anche collegata a RCM in triplice veste: garanzia di assistenza per la rete commerciale, fonte di infor mazione “sul campo” per l’evoluzione tecnica di progettazione e fornitrice di un servizio fondamentale per il moderno mercato del cleaning: IL NOLEGGIO.

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SQUADRATRICI “FULL LASER” ANCORA IN ITALIA, SPAGNA E PORTOGALLO Ancora, azienda di SITI B&T Group con sede a Sassuolo e specializzata nelle tecnologie per la finitura superficiale e il trattamento delle piastrelle ceramiche, ha definito negli ultimi mesi diverse commesse relative all’installazione di squadratrici equipaggiate con l’innovativo sistema “full laser”. Alcune delle macchine sono già in funzione presso importanti clienti in Italia, Spagna e Portogallo. Cresce così il numero di produttori che stanno apprezzando i benefici derivanti dall’impiego di questa soluzione tecnica. Le nuove squadratrici sono caratterizzate dall’avanzamento automatico dei mandrini secondo il consumo reale delle mole (e non per assorbimento amperometrico); questo permette un maggiore controllo sul consumo delle stesse mole, ma anche una corretta asportazione durante le operazioni di squadratura. Tra gli altri vantaggi: una presenza sensibilmente ridotta dell’operatore di linea, una maggiore precisione e qualità di squadro, la verifica dell’asportazione di ogni singolo mandrino e la compensazione automatica della dilatazione delle mole.

SITI-B&T GROUP: APPROVATA LA RELAZIONE FINANZIARIA SEMESTRALE CONSOLIDATA 2019 Il Consiglio di Amministrazione di SITI-B&T GROUP S.p.A., ha esaminato e approvato la Relazione Finanziaria semestrale al 30 giugno 2019 redatta ai sensi del Regolamento Emittenti AIM Italia/Mercato Alternativo del Capitale e in conformità ai principi contabili internazionali IFRS.SITI-B&T GROUP S.p.A. ha registrato, nel primo semestre 2019, ricavi di vendita pari a 61,7 milioni di euro, rispetto ai 79,7 milioni di euro nello stesso periodo 2018. «Il primo semestre, come sempre, non risulta rappresentativo dell’andamento annuale del Gruppo e, nel 2019, la concentrazione di fatturato della seconda parte dell’anno sarà ancora più marcata. L’andamento del settore - ha commentato Fabio Tarozzi, Presidente ed AD di SITI-B&T GROUP - è in calo, ma, ancora una volta, SITI B&T farà meglio rispetto ai propri concorrenti e del mercato di riferimento. Per fronteggiare la flessione del comparto stiamo diversificando geograficamente la presenza del Gruppo con l’esplorazione di nuovi mercati e parallelamente lanciando nuovi prodotti, seguendo il percorso di innovazione che abbiamo avviato con determinazione negli ultimi anni».

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GRUPPO TECNOFERRARI SI CERTIFICA ISO 9001 TecnoFerrari, nel progetto di rinnovamento in corso negli ultimi anni, ha ottenuto il riconoscimento internazionale relativo alla qualità dei prodotti e servizi: la Certificazione ISO 9001. Il cliente e la sua soddisfazione sono sempre al primo posto per l’azienda: ogni attività, applicazione e monitoraggio delle attività/processi è infatti volta a determinare il massimo soddisfacimento per il cliente e questa è stata la base di partenza per partecipare all’iter di certificazione. Per migliorare e consolidare le proprie attività, TecnoFerrari ha quindi deciso di adottare un sistema di gestione Qualità conforme alla norma UNI EN ISO 9001:2015, impegnandosi a garantirne l’applicazione, il funzionamento e il miglioramento continuo, prevenire e mitigare i rischi inerenti al contesto operativo, fissare obiettivi e programmi per la Qualità e soddisfare le esigenze dei clienti.

BMR: IMPORTANTI COMMESSE IN USA

BMR rafforza la sua posizione nel mercato statunitense mettendo a segno forniture di rilievo presso le unità produttive in Tennessee di due importanti gruppi ceramici italiani. Nello stabilimento di Florim USA a Clarksville è stata installata una linea di lappatura a campo pieno LevigaPlus con trattamento antimacchia Supershine; l’impianto è stato completato con una linea di taglio e squadratura (Dry Cut e Top Squadra Dry), peraltro raddoppiata di recente. Ha scelto tecnologia BMR anche la StonePeak Ceramics di Crossville (Gruppo Iris Ceramiche) che, per il suo nuovissimo stabilimento per la produzione di grandi lastre, ha acquistato dall’azienda di Scandiano due linee di squadratura e una di lappatura con isola di trattamento, destinate ai formati 1600×3200 mm. BMR USA, attiva dal 2017 a Crossville, oltre a disporre di un’ampia gamma di ricambi, ha ampliato l’offerta di servizi per le aziende locali dotandosi dell’officina per la rigenerazione dei mandrini di squadratura e di lappatura.

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Economia

di Claudio Sorbo

Addio 2019, ‘Annus Horribilis’ Dalla recessione della Germania alla Brexit, fino alle piazze che bruciano, da Parigi a Barcellona, da Santiago a Hong Kong, se ne va un anno non granchè… OTTOBRE - DICEMBRE 2019

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ccoci alle battute finali del 2019, che a buon diritto meriterà il titolo di Annus Horribilis, espressione coniata anni fa dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra. 2019 Annus Horribilis, quindi, perchè mai sono avvenuti tanti eventi che hanno compromesso il regolare fluire della vita del pianeta. E non parleremo degli eventi naturali, terremoti, alluvioni e simili, ma solo di quelli avvenuti per mano dell’uomo. Prima di descriverli e di cercarne le cause, possiamo già fare una anticipazione: la mattina del primo gennaio 2020 la middle class, la classe media mondiale, si sveglierà più povera rispetto al corrispondente giorno dell’anno precedente. Ma andiamo con ordine.

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Economia

La ‘prima volta’ della Germania L’Europa è afflitta da una crisi economica e sociale strisciante, diventata addirittura recessione in alcuni paesi, con poche speranze di un rapido miglioramento economico. In più, si registrano incertezza politica e avanzata a macchia d’olio dei movimenti sovranisti o, peggio, di estrema destra. In particolare, la Germania è ufficialmente in recessione e col rapporto deficit - PIL oltre il 60%, per la

precisione 60,04% , che la costringerebbe a sottostare al Meccanismo Europeo di Stabilità, M.E.S., il Fondo Salva Stati, in inglese European Stability Mechanism, fondo finanziario nato per assicurare (a caro prezzo) la stabilità nella zona Euro. Mai e poi mai avremmo ipotizzato che la corazzata teutonica fosse costretta a subire e a rispettare le regole del M.E.S. come un qualsiasi stato latino disordinato e arruffone (noi, per esempio) e invece proprio la Germania si è trovata azzoppata (con pesante deficit di immagine sui mercati mondiali) quando nel 2018 e nel 2019 il Gruppo Volkswagen in testa e altri a seguire avevano messo a punto un sistema sofisticatissimo che taroccava la emissioni di gas dalle loro auto onde presentarle ai controlli meno inquinanti di quanto non fossero: roba da film di Totò, quando voleva vendere la fontana di Trevi ad un turista americano. Inoltre, la tanto attesa Industrie 4.0, ha dato luogo a risultati inferiori alle aspettative e la Germania è finita dietro la lavagna. Spagna – Brexit 0-0 In Spagna le crisi si sono succedute l’una all’altra, e su tutto domina l’irrisolta questione dell’indipendenza della Catalogna: scontri di piazza, condanne degli indipendentisti regolarmente arrestati, giudicati, condannati e reclusi nelle carceri iberiche a scontare pene robuste. Unica eccezione l’ex Presidente

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(autoproclamato) della Catalogna Carles Puigdemont, prudentemente riparato in Belgio in attesa dell’alba radiosa della indipendenza catalana che probabilmente non arriverà mai. E la Brexit? Qualunque persona di buon senso avrebbe sconsigliato i britannici dall’attuare un colpo di testa che li svincolasse dall’abbraccio, soffocante quanto si vuole ma inevitabile, dei burosauri di Bruxelles. Invece, con un colpo di testa illogico e foriero di prossimi disastri finanziari, i britannici hanno scelto, con referendum, la via tortuosa e in salita dell’indipendenza dall’UE senza tenerne in troppo conto né i costi nè le pericolose rivendicazioni indipendentiste di Scozia e Irlanda del Nord. La prima pronta a viaggiare da sola prima di chiudere bottega per rapido e prevedibile fallimento (uno Stato di poco più di 5 milioni di abitanti, la metà della Lombardia, non si regge esportando whisky, salmone affumicato e birra), la seconda, che ha ancor meno abitanti della prima, idem. Alla fine l’Unione Europea si disgregherebbe e ci troveremmo a convivere con una trentina di Stati indipendenti, sì, ma uno più povero dell’altro, costretti per sopravvivere a vendere l’argenteria di famiglia maledicendo il momento in cui ci si è fatti invaghire dalla fregola della indipendenza impossibile.

vita al movimento dei “gilet gialli”, “les Gilets Jaunes”, nato dalla protesta per l’aumento del prezzo dei carburanti e dell’elevato costo della vita. Voci che, nate per finanziare le riforme fiscali dei Governi hanno finito, come sempre accade, per pesare sulle spalle delle classi lavoratrici medie. A differenza di quel che accade in Germania e in Spagna, qui la protesta è stata sempre più violenta, con plotoni di casseur (scassatori, rompitori, in italiano

La ‘france’ e “les Gilets Jaunes” Il paese rivoluzionario per definizione ha dato

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il termine non esiste), specialisti nelle demolizioni urbane e negli incendi. Stupiscono due aspetti: la durata della protesta, iniziata nel novembre 2018 e attiva tuttora, soprattutto a Parigi, e il bilancio dei feriti negli scontri, relativamente ridotto. Le piazze in fiamme, ovunque… Per la prima volta dalla caduta della dittatura (1990) di Pinochet, scontri di piazza in Cile. Si parla di paese di antica democrazia che ha

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sempre aggiornato la sua Costituzione (se ne sono succedute tre, 1833, 1925 e 1980), sceso in piazza – motivo occasionale – per l’aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana. I motivi veri, però, sono più gravi: il sistema scolastico cileno è il peggiore e il più costoso del Sud America, la sanità pubblica è di cattiva qualità, il sistema pensionistico è in crisi (200 dollari mensili di media), le retribuzioni della classe operaia sono miserande (600 dollari mensili), i lavori sono in prevalenza precari. Poi ci sono la corruzione tra le forze di polizia (stimata in 46 milioni di dollari) e gli stipendi dei politici, 33 volte più alti dello stipendio di un operaio e, per finire, il Cile è l’unico paese al mondo i cui l’acqua è privata. Facile immaginarne i prezzi. Il bilancio ufficiale degli scontri è, oggi, di 18 morti e 500 feriti, con oltre 3mila arresti, ma secondo la Commissione interamericana per i diritti umani sarebbe invece di 42 morti, 121 casi di sparizioni forzate, un migliaio di casi di tortura, aspetto alquanto diffuso dell’America Latina, dove la verità la si conquista un pò per volta. Amnesty International parla di centinaia di violazioni dei diritti umani, di poliziotti che prima degli scontri di piazza assumono generose doti di cocaina e di altri che conducono gli arresti con brutalità, per tacere di militari ripresi mentre sparano alle gambe di dimostranti inermi. Dal Cile del Presidente Sebastián Piñera (patetico il suo tentativo di rifiutare le responsabilità del disa-

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stro economico affermando di non saperne niente) alla Bolivia di Evo Morales, cacciato al suo quarto tentativo di farsi riconfermare Presidente, al Venezuela dove non si sa chi comanda. Fino alla miseranda condizione di Haiti che ormai non è più “Stato”, e al Messico, dove parte del territorio è governato dal narcotraffico, all’Argentina in cui dopo gli scontri di piazza è ripreso il tragico uso di precipitare nell’Oceano Atlantico gli avversari politici dagli aerei militari portati ad alta quota, come ai tempi dei desaparecidos e della dittatura militare. Le rivolte popolari si estendono lungo “le vene aperte dell’America Latina”, come efficacemente affermò lo scrittore argentino Eduardo Galeano, quasi sempre contro diseguaglianze sociali, corruzione e rincari arbitrari ed insostenibili. Ma da dove nasce tutto ciò?

fino alla civilissima Hong Kong, dove i dimostranti bersagliano le truppe cinesi con archi e frecce, a confermare la genetica crudeltà orientale. Ma chi sono i cittadini che attaccano polizia ed eserciti di mezzo mondo? Classe media non più media… Sono le classi medie, non il proletariato, che non esiste quasi più, nè la Affluent Society, la Società Benestante, un arcipelago di persone che riescono ad arrivare agevolmente

Sociologia della ‘rivoluzione’… Un sociologo vi direbbe che il primo potere che vuole ogni essere umano è il controllo sulla propria vita, il secondo quello sul futuro dei propri figli. Se lo Stato non è in grado di assicurare un livello decente di sopravvivenza ai cittadini e ai loro figli, scoppiano le rivolte. E scoppiano ovunque… America Latina, Europa, Ucraina, con l’interessato contributo della Russia, che non ha ancora capito di essere uno Stato grande, non un grande Stato. E poi le guerre mediorientali o nordafricane,

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alla fine del mese e si distinguono per le sfumature delle loro posizioni politiche, si va dai Radical Chic nostrani e francesi ai borghesi benpensanti di tutto il pianeta, alle recentissime Sardine, tutta gente favorevole alla Rivoluzione purchè a farla non siano loro. Insomma, lotta quasi solo la Middle Class, che ha perso la sua eccellenza post industriale, orfana dell’ascensore sociale che le aveva consentito di collocarsi, culturalmente ed economicamente, sopra la classe operaia e subito sotto i dirigenti, guadagnando, inoltre,

sempre meno. Qualcuno ha sapientemente smontato una parte rilevante della sua leadership sociale mondiale e l’ha costretta e vivere con sempre meno e senza possibilità di riscatto sociale. Per la prima volta nella storia siamo alla retrocessione sociale irrevocabile della classe media a livello mondiale ed al suo affiancamento alla massa (anonima) di recente migrazione. Chi ha ordito questo meccanismo perverso non ha tenuto conto che i nuovi immigrati non hanno nessuna capacità di lavoro, nè tecnicamente, nè per ritmi di lavoro, nè per la capacità di produrre senza errori ai nostri ritmi. Ne consegue che finiscono per svolgere attività elementari, mal pagate e precarie. La prova? Guardate cosa fanno gli immigrati nei nostri aeroporti…. E il Belpaese? Ansiosi di originalità, grazie a un comico abbiamo fondato un movimento politico in cui titolo di studio, competenza, “saper fare” sono stati sostituiti dalla fedeltà canina alle regole del movimento. La selezione dei migliori, che esiste ovunque, lascia il posto a un mundus novus dove “uno vale uno” e l’eletto spiega che la sua legittimazione deriva dall’elezione, non dalle capacità, frutto di studio e di applicazione. Così. oggi ci troviamo con un Ministro degli Esteri che prima vendeva aranciate al San Paolo di Napoli e non parla inglese, un ex Ministro delle Infrastrutture, che prima lavorava come liquidatore di danni, e una Sottosegretaria all’Economia che, chiamata a controbattere obiezioni, disse che era stata eletta, e tanto bastava. Come credete che le cose possano migliorare se queste sono le donne e gli uomini destinati a guidare il Paese?

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a cura della redazione

Il progetto

FAB, Fiandre Architectural Bureau, cambia veste

Una sintesi perfetta di superfici equilibrate e naturali effetti materici, dove la materia ceramica si mostra in tutto il suo valore assecondando le necessità del vivere contemporaneo OTTOBRE - DICEMBRE 2019

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Il progetto

L

’evoluzione estetica e tecnica delle proprie superfici ha portato Fiandre Architectural Surfaces a decidere il totale restyling di FAB Fiandre Architectural Bureau, l’innovativo spazio espositivo e di eventi che il brand ha creato, presso la sede di Castellarano, a supporto e ispirazione di progettisti, committenti e clienti. Il progetto, inaugurato in occasione del Cersaie 2019, è stato affidato

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allo studio di architettura Iosa Ghini Associati con il quale Fiandre ha intrapreso un percorso di ridefinizione del linguaggio progettuale e delle logiche espositive sia degli spazi interni, che di quelli esterni. «A cinque anni dall’inaugurazione di FAB abbiamo sentito la necessità di rinnovare lo spazio con un progetto che mettesse in luce l’evoluzione del brand e dei prodotti», ha detto Federi-

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ca Minozzi, AD della holding Iris Ceramica Group di cui Fiandre fa parte. «Iosa Ghini Associati ha elaborato un’interpretazione progettuale interessante, inedita ed estremamente funzionale che restituisce a Fiandre e al suo pubblico un luogo di accoglienza, di forte valenza identitaria, di esposizione del prodotto in tutte le sue forme ed espressioni applicative e di intrattenimento».

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Gli interni L’intervento ha interessato l’area interna dello showroom, 1500 mq circa, ed il piazzale esterno di 5200 mq. Gli spazi interni dello showroom sono stati suddivisi da Iosa Ghini Associati in due grandi aree secondo i due prodotti core del brand: le grandi lastre e il formato tradizionale. La prima area include la hall di accoglienza e un’area

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Il progetto

bar-cucina con isola rivestita con lastre SapienStone 12 mm e Maximum 6 mm di Fiandre. In questo spazio è in mostra la gamma Maximum di Fiandre attraverso lastre in grande formato esposte alle pareti o declinate in vari elementi di arredo. Il visitatore viene guidato lungo il percorso da un intreccio di tubolari in ottone spazzolato che incornicia anche il prodotto, dando vita a un paesaggio quasi metafisico. La seconda area svela, invece, le possibilità progettuali del formato tradizionale attraverso un percorso ispirato agli ambienti di un boutique hotel che include la hall, il desk di accoglienza, l’area wellness e spa, le aree di collegamento come corridoio di accesso alle camere, ascensore e scale, la suite, lo studio, la lobby e il bagno. Nelle varie stanze gli arredi sono stati rivestiti con lastre Maximum. Questa scelta sottolinea la capacità del brand di andare incontro alle esigenze del settore Horeca e residenziale di lusso sia con pavimenti e rivestimenti, che con arredi su misura. Alcune zone di esposizione tecnica sono, infine, a disposizione per concretizzare i propri progetti assieme al personale di FAB. Gli esterni Lo showroom si affaccia su una piazza sopraelevata di circa 5200 mq, che era adi-

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bita prevalentemente a parcheggio ed è stata trasformata in un’area pedonale con alberi ed elementi di arredo urbano rivestiti con superfici ceramiche Fiandre. Sono state adottate le soluzioni tecniche Granitech per outdoor con superfici Fiandre Architectural Surfaces e Porcelaingres. Le lastre in formato speciale 20 mm Solida di Fiandre pavimentano l’isola centrale in sopraelevato. Un’ulteriore area di pavimento sopraelevato è realizzata con lastre Urban di Porcelaingres di spessore 20 mm, tagliate su misura a pezzi trapezoidali, mentre le lastre in Arabescato Orobico di Marmi Maximum rivestono le facciate ventilate esterne Granitech. Grazie alla tecnologia ACTIVE è stato anche realizzato un “polmone verde” e una parete semicircolare rivestita in grandi lastre Calacatta Light e Premium White Active di Fiandre. Valori e identità Il progetto di Iosa Ghini Associati è riuscito, dunque, a dare un volto nuovo al FAB di Castellarano, che ora incarna perfettamente i valori identitari di Fiandre Architectural Surfaces, la ricca gamma prodotti, capace di soddisfare ogni esigenza progettuale, e l’evoluzione tecnologica di prodotti e processi, da sempre volti alla sostenibilità ambientale e sociale.

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Economia Se ne va il 2019: non lo rimpiangeremo Mercato Gli imprenditori e ‘l’anno che verrà’

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XX - Nr. CENTOTRENTASETTE Ottobre-Dicembre 2019 - Euro 4,00

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Il ricordo Giorgio Squinzi e Adriana Spazzoli ALLFORTILES Boom di presenze per ‘la fiera che non c’era’

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