Ceramicanda 135

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Mercato

Economia

Alberto Forchielli tra presente e futuro

I numeri di un 2018 in chiaroscuro

Globalizzazione e neocolonialismo

G L I

A S C O L T A R E

E

V E D E R E

aprile giugno 2019

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVII - Nr. CENTOTRENTACINQUE Aprile-Giugno 2019 - Euro 4,00

Presentata la terza edizione

Intervista ALLFORTILES

S P A Z I

CERAMICANDA




ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

ALLFORTILES, la fiera che non c’era D

urante questi 25 anni di attività Ceramicanda ha raccontato i tanti successi del settore ceramico, così come alcuni insuccessi, per fortuna pochi; tra questi ultimi annoveriamo l’idea mai concretizzata di realizzare la fiera delle forniture per l’industria ceramica a Modena. Ci provarono, invano, in diversi: un gruppo di impiantisti, un editore, alcuni imprenditori; ed era logico che tentassero, vista la vicinanza tra la Ghirlandina e il distretto di Sassuolo. Lo fecero in epoche diverse, ogni qualvolta la spinta dell’innovazione sembrava prevalere su quella della tradizione, ma sottovalutarono la forza della politica, delle lobby e di tutti gli interessi estranei a quelli del territorio. Mai hanno prevalso i bisogni del distretto, del settore, del comprensorio ceramico. Oggi il tentativo, anche se con una formula diversa da tutte le altre, lo facciamo noi di Ceramicanda, sia perché vediamo un vuoto da colmare, sia per dare soddisfazione a coloro che in passato hanno avuto la stessa pensata; a dimostrazione che quell’idea ha ragione di esistere e resiste pure al tempo. A tal punto che oggi prende forma e sostanza. ALLFORTILES è la manifestazione che si terrà il 20 e 21 novembre a Modena Fiere: giunto alla terza edizione ALLFORTILES entra nella sua fase matura e va oltre i convegni, che resteranno comunque una parte importante della manifestazione. Ad ispirarmi è stata una frase di Leonardo: “E’ il dettaglio che fa la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”; mi ha permesso di riflettere sul settore ceramico, di comprendere come alle aziende non possano bastare gli ingenti investimenti in tecnologia per raggiungere la perfezione. Negli ultimi anni le industrie del settore ceramico si sono dotate degli impianti più innovativi, delle soluzioni tecnologiche più avanzate, grazie anche alla misura dell’iper-ammortamento, ma questo non è ancora sufficiente per raggiungere la perfezione. Il traguardo della perfezione coinvolge anche ciò che avviene al di fuori del contesto produttivo: nella posa, nel rapporto con l’ambiente, nella logistica; è qui che manca ancora qualcosa, per questo ci si deve concentrare sui dettagli, le idee, ossia il vero valore aggiunto del nostro essere italiani. I nostri capitani d’impresa meritano il plauso per gli sforzi fatti sinora, per la loro capacità di operare in un Paese che non li mette certo nelle migliori condizioni per competere sui mercati internazionali, laddove è necessario avvicinarsi il più possibile alla perfezione per competere al meglio. Un approfondimento sui dettagli, sulle idee, potrebbe aiutarli a soffermarsi su quel piccolo tratto di strada ancora da compiere, da qui l’idea di ALLFORTILES. Nel padiglione B di Modena Fiere vogliamo offrire un palcoscenico in cui possano avere un ruolo tutti gli attori del distretto, quelli che ne fanno la forza e il vero valore aggiunto, le aziende che producono macchine e accessori, quelle che trattano materie prime, i creativi di soluzioni estetiche di prodotto, così come coloro che forniscono servizi, consulenza e formazione. ALLFORTILES è la fiera che non c’era, non quella dei grandi numeri, non quella dei grandi impianti, bensì quella dell’incontro, del confronto e dell’attenzione ai piccoli particolari che fanno la perfezione. Sarà una manifestazione a sostegno del Distretto, l’anello di congiunzione tra la domanda dei produttori di ceramica italiani e l’offerta dei fornitori. ALLFORTILES è una manifestazione pensata per il territorio, contro nulla e nessuno, motivo per cui abbiamo scelto di farla il più vicino possibile al distretto ceramico, a 10 chilometri da Sassuolo. ALLFORTILES è la fiera che non c’era ed arriva in un periodo dell’anno nel quale gli imprenditori della ceramica sono alla ricerca dei dettagli che faranno la perfezione dei prodotti dell’anno che verrà. Ad ALLFORTILES saranno presenti spazi di relazione che all’occorrenza potranno diventare spazi espositivi di particolari, in una dimensione minima che potrà soddisfare comunque entrambe le funzioni. Dettagli che non possono essere scorti con un volo ad alta quota ma ad un’altezza più consona alle dimensioni del nostro territorio. Noi ci mettiamo l’idea e la passione, ma per farcela abbiamo bisogno del supporto di chiunque veda nell’iniziativa un valore aggiunto per il distretto e per il settore. Salite a bordo, il volo a bassa quota è pronto al decollo.

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Sommario

EDITORIALE

ALLFORTILES, la fiera che non c’era

ALLFORTILES 2019

Presentata la terza edizione: molte le novità

15 MERCATO

Un 2018 in chiaroscuro per la piastrella, ma crescono occupazione e investimenti

21 LE OPINIONI

Il 2019 secondo gli imprenditori della ceramica

25 INTERVISTA

Mauro Vandini: «Logistica e posa le sfide del futuro»

28 INTERVISTA

Alberto Forchielli tra presente e futuro

39 REPORTAGE USA

In Silicon Valley, sulle tracce dei ‘nostri’ cervelli in fuga

45 SPECIALE COVERINGS

L’America non è più la terra promessa

53 PERSONAGGI

Il distretto premia Giancarla Benedetti e Giuliano Mussini

55 AZIENDE

Laminam passa al Fondo Alpha

56 NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori 59 MERCATO

Macchinari: un 2018 così così

63 INTERVISTA

Paolo Sassi: «Una flessione prevedibile»

69 UOMINI E AZIENDE

Un nuovo Direttore Generale per il Gruppo Sacmi

70 NEWS AZIENDE - Impianti e servizi 73 LA NOVITÀ

App e TG quotidiano: nuovi strumenti per i palinsesti di Ceramicanda

79 SPORT

Mapei Football Center: inaugurato il nuovo centro sportivo del Sassuolo

Numero 135 - APRILE - GIUGNO 2019 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 05/07/2019) Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414 DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo, Massimo Bassi, Enrico Bertoni CERAMICANDA garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo al responsabile dati Ceramicanda via De Amicis, 4 - Veggia di Casalgrande (RE). Le informazioni custodite nel nostro archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali. In conformità alla legge 675/96 sulla tutela dati personali e al codice di autodisciplina ANVED a tutela del consumatore EDITORE Ceramicanda s. r. l. Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia al n° 986 in data 19/04/99 • Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 • In attesa di Iscrizione Registro nazionale della Stampa PUBBLICITÀ Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 promozione@ceramicanda. com PROGETTO GRAFICO Ceramicanda IMPAGINAZIONE gilbertorighi.com STAMPA E CONFEZIONE Printì

www.ceramicanda.com Si autorizza la riproduzione di fotografie e testi purché recante citazione espressa della fonte

85 ECONOMIA

La globalizzazione e il ‘neocolonialismo’

91 IL PROGETTO

Le superfici Laminam per il Gongpyong Office Plaza

PRIMO PIANO

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GRAZIE PER AVERCI SCELTO

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32 – COLOROBBIA 34 – KEOPE 36 – SMALTICERAM 50 - SICER 64 – RCM 66 - ITALKERO

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ALLFORTILES 2019

a cura della redazione

Novembre 2019, ALLFORTILES diventa fiera

Presentata la terza edizione della due giorni di Ceramicanda: cambiano location e formula, previsti spazi espositivi a disposizione dei nostri partners

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’interesse, a dare un’occhiata alla platea che non ha voluto mancare alla presentazione di ALLFORTILES tenutasi presso l’auditorium di Confindustria Ceramica, sembra poter essere quello in grado di dischiudere prospettive quantomeno interessanti alla terza edizione della kermesse ideata da Roberto Caroli. Che in questo 2019 rivede formula che pure tra 2017 e 2018 un proprio spazio se lo era conquistato, convocando al cospetto di un appuntamento di riflessione, dialogo e approfondimento, tutti i protagonisti del settore ceramico. Settore che continua a cambiare, ed è ovvio che ALLFORTILES, che il settore vuole raccontare da un punto di vista inedito, scelga a sua volta di cambiare.

APRILE - GIUGNO 2019

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ALLFORTILES 2019

Un palcoscenico in cui possano avere un ruolo tutti gli attori del distretto, quelli che ne sono forza e valore aggiunto, le aziende che producono macchine e accessori, che trattano materie prime, i creativi dell’estetica di prodotto e quanti forniscono servizi, consulenza e formazione

Ad ispirarci è stata una frase di Leonardo: “E’ il dettaglio che fa la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”; ci ha permesso di riflettere sul settore ceramico, di comprendere come alle aziende non possano bastare gli ingenti investimenti in tecnologia per raggiungere la perfezione, ma occorrano anche i dettagli

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Evolvendosi e rafforzandosi con un’edizione 2019 che marca una discontinuità evidente in una continuità garantita dalla cifra comunicativa del gruppo editoriale fondato da Roberto Caroli. «E’ una manifestazione a sostegno del distretto, pensata per il territorio, la risposta ad un’istanza di dialogo e confronto tra protagonisti del settore che trova nella formula ideata attraverso ALLFORTILES una sua dimensione compiuta», spiega il fondatore e Direttore di Ceramicanda, non senza annunciare le tante novità che caratterizzeranno la terza edizione dell’evento. La location, innanzitutto, ovvero il Padiglione B della Fiera di Modena presso la quale saranno messi a disposizione degli espositori fino a 150 spazi dedicati.

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Modulari e personalizzabili, gli stands saranno preallestiti su 5x4 metri; 4x4 metri fino ad un minimo di 3x4 metri, e loro multipli fino alla dimensione massima di 80 metri quadrati per espositore cui si aggiungeranno quattro zone ristoro. E la formula, con i dibattiti culturali e aziendali e gli approfondimenti di ALLFORTILES redistribuiti su piattaforma meno serrata (i convegni saranno una quindicina, non i venti e più che hanno caratterizzato le precedenti edizioni) in modo da permettere agli espositori di curare a dovere il momento di relazione. «La matrice resta quella – ha detto ancora Caroli – ma il modello si evolve e si amplia, restando tuttavia ben legato,anche dal punto di vista logistico, al distretto ceramico.

Contrariamente a quanto spesso accade nel nostro Paese, dove si vota contro qualcuno, si tifa contro qualcun altro, non realizziamo ALLFORTILES contro niente e nessuno, ma solo a favore e al servizio del distretto

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ALLFORTILES 2019

La fiera che non c’era arriva in un periodo dell’anno nel corso del quale gli imprenditori della ceramica sono alla ricerca dei dettagli che faranno la perfezione dei prodotti dell’anno che verrà, confrontandosi con idee e prospettive

Ad ALLFORTILES saranno presenti spazi di relazione che all’occorrenza potranno diventare spazi espositivi di particolari, in una dimensione minima che potrà soddisfare comunque entrambe le funzioni. Comunicazione, confronto e dialogo…

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Abbiamo scelto la fiera di Modena anche perché siamo a pochi chilometri di distanza dal distretto stesso, e abbiamo scelto novembre perché è periodo nel corso del quale si tracciano i primi bilanci dell’anno che passa e si comincia a pensare a quello che verrà». E’ un mese di riflessione, il novembre dell’anno ceramico, «e con ALLFORTILES – conclude Caroli - si vogliono suggerire ulteriori spunti di riflessione seguendo una

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formula che, debitamente ampliata, siamo sicuri funzionerà». Verranno infatti allestiti, oltre agli spazi espositivi, una sala convegni, due sale video ed anche una mostra che renderà omaggio al genio di Leonardo da Vinci, organizzata in collaborazione con il Comune e il Museo di Vinci. info su

www.allfortiles.it

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a cura di Enrico Bertoni

ALLFORTILES 2019

a cura di Enrico Bertoni

Alfonso Panzani: «Seguiamo il mondo che cambia» Così il Presidente di ModenaFiere: «per il nostro quartiere fieristico e per il territorio è un’altra opportunità di crescita»

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Più che chiamarla fiera, la definirei un evento, e un opportunità di scambio, dialogo e confronto tra i protagonisti di una realtà complessa come il settore ceramico». E’ uomo di ceramica, Presidente CET e Past President di Confindustria Ceramica, e uomo del distretto, Alfonso Panzani, ma è anche il Presidente, di ModenaFiere. E plaude all’idea di questo ALLFORTILES 2.0, che sceglie il quartiere fieristico di Modena come cornice di un evento destinato a lasciare il segno. «Un’iniziativa del genere nasce dal coraggio di pensare prima a quello che mancava, creando un evento che ha una sua specificità». Nel presentare la partnership tra ALLFORTILES e la fiera modenese, infatti, Panzani sottolinea come «a ModenaFiere mancasse una manifestazione come ALLFORTILES: il territorio modenese è per molti versi la spina dorsale produttiva del Paese e presenta alcune eccellenze riconosciute a livello mondiale, che sono il fiore all’occhiello del nostro tessuto imprenditoriale e produttivo. Dal biomedicale, all’enogastronomia, dal tessile ai motori fino appunto alla ceramica, comparto preziosissimo e assolutamente centrale, anche per l’importantissimo indotto che genera». Ma se i padiglioni di Modena hanno sempre

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avuto importanti consuetudini con gli altri settori di punta dell’economia modenese, la ceramica e quanto, a livello di tecnologia e servizi, alla ceramica ruota attorno non avevano mai trovato occasione di incrociare le loro strade, fin qua parallele nella loro reciproca eccellenza. L’edizione 2019 di ALLFORTILES colma, in un certo senso, la lacuna. «Per noi – ha detto infatti Panzani – questa edizione di ALLFORTILES rappresenta un’opportunità, e quando Roberto Caroli me l’ha presentata mi ha convinto subito. Sono particolarmente compiaciuto di ospitarla, e contento che una manifestazione del genere si sia consolidata

nel tempo: anche perché, più che una fiera, la definisco come un evento e un’opportunità di incontro, dibattito e scambio per i protagonisti del settore, perfettamente integrata con un mondo che cambia sempre più rapidamente». La fiera modenese, fa capire Panzani, sarà la location giusta per una manifestazione che vuole crescere, «pensata non necessariamente per un pubblico generalista, ma per professionisti che cercano tendenze, relazioni e confronto. A 10/15 minuti di automobile dal distretto ceramico, con i suoi spazi a misura d’uomo è una cornice che risponderà alla perfezione alle esigenze di espositori e visitatori».

LA LOCATION

La Fiera di Modena ALLFORTILES occuperà i quasi 6mila metri quadrati del Padiglione B Il quartiere fieristico ModenaFiere nasce nel 1989 per volere delle istituzioni locali e delle forze economiche e sociali più rappresentative del territorio. Oggi ModenaFiere costituisce un importante elemento di qualificazione ed integrazione dell’intero sistema fieristico regionale ed un rilevante indotto economico per la città. E’ in grado di conferire la giusta visibilità alle vocazioni ed alle eccellenze produttive dell’area di appartenenza, ideale vetrina strategica per svolgere un efficace e dinamico marketing territoriale. La forza attrattiva del quartiere fieristico modenese si basa sulla qualità dell’offerta: molte manifestazioni sono conosciute oltre confine e si distinguono per qualità, livello, ed unicità. Il quartiere fieristico vanta una collocazione invidiabile all’intersezione delle grandi vie di comunicazione che collegano il Nord e il Sud del Paese. Esteso su una superficie totale di 49mila metri quadrati, si articola in tre differenti padiglioni. I Padiglioni sono collegati fra loro da una funzionale galleria servizi. ALLFORTILES si svolgerà all’interno dei 5650 metri quadrati di superficie del Padiglione B.

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Mercato

a cura di Stefano Fogliani

Per la piastrella un 2018 in chiaroscuro

Crescono investimenti e occupazione, frenano produzione e vendite

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i se lo aspettava così, così è stato, il 2018 della piastrella. E la conferma è arrivata dai dati dell’indagine statistica con la quale Confindustria Ceramica, ogni anno, fotografa un settore che, nell’ambito di una congiuntura non semplicissima, ha comunque una sua solidità, scritta negli oltre 7 miliardi di euro di fatturato realizzati da 228 aziende presso le quali sono occupate 28mila persone. Crescono investimenti e occupazione, flettono produzione e vendite, la sintesi, che tuttavia conferma il dinamismo e la solidità di un macrosistema di cui fanno parte anche sanitari, stoviglieria, refrattari – ma al cui interno il segmento trainante è quello delle piastrelle, con 137 aziende presenti sul suolo italiano e 19.692 occupati. Alle prese, inutile negarlo, con congiuntura non semplice e indici che da tempo non erano così negativi. Flessioni limitate, ok, ma delle quali è impossibile non dare conto.

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Mercato I risultati di mercato delle imprese italiane produttrici di piastrelle

Fonte: Confindustria Ceramica/Prometeia 2019

Alti e bassi Nel corso del 2018 le ceramiche italiane hanno infatti prodotto 415 milioni di metri quadrati (-1,6%), per vendite complessive pari a 410,1 milioni di metri quadrati (-2,8%). Le vendite in Italia si posizionano a 82,4 milioni di metri quadrati (-1,6%), volumi che rappresentano tuttavia meno della metà del mercato interno precrisi. In flessione i volumi esportati, ora pari a 327,7 milioni di metri quadrati (-3,1%). Il fatturato totale delle aziende ceramiche che producono in Italia raggiunge così i 5,4 miliardi di euro (-3,0%), derivante per 4,5 miliardi dalle esportazioni (-3,3%) - quota dell’85 % sul fatturato - e da 834 milioni di euro in Italia. Le 16 le società di diritto estero, invece, con-

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trollate da 9 gruppi ceramici italiani, nel 2018 hanno occupato 3.151 addetti in fabbriche estere e hanno prodotto 86 milioni di metri quadrati di piastrelle, generando un fatturato di quasi 859 milioni di euro (-0,4%), frutto di vendite per 483,2 milioni di euro. Il contesto... Facile prevedere si aspettassero comunque di più, viste anche le conclamate difficoltà che continuano a caratterizzare il contesto italiano, dai mercato internazionale. Perché il consumo mondiale cresce (13,34 miliardi di metri quadrati, +2,2% rispetto al 2017) ma la piastrella italiana sconta fattori di incertezza internazionale che riflettono soprattutto

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Il mercato mondiale delle piastrelle

Fonte: Confindustria Ceramica/Prometeia 2019

saldi negativi su quell’85% della produzione oggetto di esportazioni. Tengono infatti Europa Orientale e Balcani, ma i mercati di riferimento rallentano in modo preoccupante. La contrazione quasi fisiologica del mercato europeo occidentale (169 milioni di metri quadrati nel 2018) vale infatti un -1,7%, ma a preoccupare sono soprattutto Stati Uniti, America Latina e Aggregato Golfo: -5,4% il dato dell’area Nafta (-11% in valore le vendite negli Stati Uniti, secondo il Sole24ore), quasi 7 punti percentuali in meno in America Latina, addirittura -21% nell’aggregato Golfo che tuttavia, come l’Africa e il resto del Medio Oriente (-10%) rappresentano volumi tutto sommato marginali.

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Investimenti ok Le buone notizie arrivano da occupazione e investimenti. Cresce la prima, crescono anche i secondi e, vista la contingenza, le due cose non è che fossero così scontate. Gli addetti in crescita raccontano settore che ha una dimensione consolidata, mentre quei 508,2 milioni di euro (9,4% sul fatturato annuo), sono un valore ragguardevole, che ha consentito all’intera industria di superare i due miliardi di euro nel quinquennio. Investimenti fatti soprattutto in innovazione di processo e prodotto, oltre che nell’ammodernamento di stabilimenti e linee produttive che sono, a bene vedere, una polizza sul futuro del comparto.

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Mercato

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

«Ma il settore investe e assume» Il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani resta comunque fiducioso sulle prospettive del settore, anche se sul mercato italiano permangono difficoltà ben note agli operatori. «Quando ripartirà, saremo pronti ad assecondare la crescita del mercato domestico. Siamo attrezzati per la battaglia, e per vincerla

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Il 2019? Sarei contento fosse stabile». Gli auspici di Giovanni Savorani, numero uno di Confindustria Ceramica, sono improntati ad un sano realismo e ovvia conseguenza dei numeri del made in Italy della piastrella, che archivia un 2018 non semplice ma che, rivendica Savorani «dice che il settore è vitale, investe, anche se ha perso qualcosa in termini di volumi produttivi» Solo sette milioni di metri quadri… «Sono comunque tanti, hanno imposto a diverse aziende periodi di cassa itegrazione. Ma il settore è pimpante, investe e assume. Diciamo che siamo attrezzati per fare la battaglia e anche per vincerla» Anche perché la piastrella italiana regge, nonostante il mercato domestico resti al palo… «Diciamo che il mercato domestico lo teniamo in panchina. Quando ripartirà saremo pronti ad assecondarne l’espansione» Ma come si riavvia la macchina dell’edilizia italiana? «Ridisegnando il sistema di regole che penalizza le famiglie che vogliono investire sulla casa. Non si tratta solo di agevolare fiscalmente, ma di rendere semplici le cose a chi vuole investire sul patrimonio abitativo» L’alternanza politica emersa anche dalle ultime elezioni potrebbe agevolare questo percorso o è un indice di poca stabilità? «Il gioco della politica lo conosciamo. Una volta

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Giovanni Savorani

vince uno, una volta l’altro. Ma contano le decisioni giuste, non chi le prende. E conta fare le cose che vanno fatte, favorendo un sistema» A proposito di sistema: per la prima volta, quest’anno, ci sono nuovi inquilini qui in via Monte Santo… «L’importanza di fare squadra, in contesti come quello attuale, è fuori discussione. Scambiarsi esperienze e competenze con altre associazioni ci garantisce ulteriore capacità di studiare quanto accade. Penso a quanto ci ha arricchito l’incorporazione di Andil – Associazione Nazionale degli Industriali dei Laterizi – in Confindustria Ceramica.: loro hanno competenze strutturali e ingegneristiche che la nostra associazione non aveva. La chiave è, appunto, fare sistema e migliorare le cose» Anche dal punto di vista della politica ambientale… «Per la prima volta, dopo confronti anche sofferti, i dati danno ragione al nostro impegno. Ed è motivo di grande soddisfazione: abbiamo discusso, abbiamo investito, ma ne è valsa la pena» Presentando i dati del 2018 ha detto che siete rimasti tra i pochi a tutelare i posti di lavoro… «Confermo: ci siamo rimasti noi industriali e i sindacati. Vedo che se qualcuno vuole fare nuove fabbriche va spesso a sbattere contro comitati che si oppongono, ma non è questa la strada giusta per aumentare gli investimenti. E senza investimenti, non si creano né ricchezza né posti di lavoro».

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a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

Le opinioni

A metà del guado, c’è comunque fiducia Il ‘sentiment’ degli imprenditori del distretto poco dopo la metà di un 2019 non semplice. «Il comparto è solido: non facciamo drammi e continuiamo a lavorare per crescere»

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isto ora che ne è passato circa metà, il 2019 diventa un altro anno di sfida per il settore ceramico. E tale resterà. «Attrezzati alla battaglia, e a vincerla», ha detto il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani soppesando le statistiche del 2018, e nessun dubbio che i suoi propositi abbiano il seguito dovuto, almeno ad ascoltare gli imprenditori cui è piaciuto confrontarsi, attraverso i microfoni di Ceramicanda, con questa prima tranche di anno che se ne è andata lanciando segnali a suo modo contraddittori. Mercati sempre più selettivi, ma made in Italy ben deciso a confrontarsi con un contesto che muta, ma qualche opportunità alla piastrella è ancora in grado di riservarla. Coglierla, invece, sarà compito dei nostri ‘capitani di industria’, che dai ponti di comando delle loro aziende altre tempeste, tuttavia, hanno affrontato. «Il vento, sia a livello internazionale, è senza dubbio cambiato. Se 2017 e 2018 sono stati anni che ci hanno permesso di crescere ed investire, oggi troviamo mercato più

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Le opinioni

Emilio Mussini

Dilvanna Gambini

Franco Stefani

Filippo Manuzzi

Vittorio Borelli

Viterbo Burani

saturo». Ma, dice il presidente di Panarigroup Emilio Mussini, si tratta di «difficoltà cicliche, di fronte alle quali non farei drammi, vista la consistenza e la solidità che il settore ha acquisito». Quindi, spiega Dilvanna Gambini, ad dell’omonimo Gruppo, «restiamo postivi e

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fiduciosi: consolidare la crescita non è meno importante che crescere». Anche perché, chiosa Franco Stefani, «siamo alle prese con un momento di attesa – dice il Signor System – ma il sole tornerà presto su Sassuolo». Dove, vuole il luogo comune, si esulta (forse fin

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Roberto Fabbri

Stefano Bolognesi

Paolo Mularoni

troppo) quando le cose vanno bene, ma si eccede in ‘pianti’ quando all’orizzonte si profilano insidie in grado di condizionare un settore per il quale «la salita non è ancora finita». La pensa così Paolo Mularoni di Del Conca, ma ad ascoltare i pareri degli imprenditori della piastrella, più che la preoccupazione legata a congiuntura non semplice, emerge la consapevolezza che arrivano nuove sfide, ma già altre, di sfide, il distretto ha accettato e vinto. Investendo e innovando, «e proprio il tanto investito – spiega il Direttore Generale di Confindustria Ceramica Armando Cafiero – è una sorta di assicurazione sul futuro». Niente lacrime, allora, ma solo «valutazioni attente – dice Stefano Bolognesi di Imola Ceramica – legate ad un momento di riflessione imposto da una congiuntura non semplice,

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Andrea Ligabue

condizionata da variabili con le quali ci confrontiamo da qualche tempo». Il momento «è complesso, ma il reale valore del made in Italy – detta Filippo Manuzzi di Sant’Agostino - credo possa emergere in maniera ancora maggiore proprio a seguito di una contingenza come quella che stiamo attraversando». Dalla quale «emergono numeri – registra il past president di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli - che raccontano una sostanziale tenuta, piuttosto che di crisi». Vero che è tutto più difficile, vero tuttavia che le potenzialità per ‘scollinare’ ci sono, anche se, ad avviso di Viterbo Burani, vedendo i magazzini «qualche lacrima sarebbe giustificata, ma proviamo a guardare avanti con fiducia». «Innovare e investire, differenziare la produzione rispetto alla concorrenza straniera – asserisce Andrea Ligabue di Etruria Design - sono le chiavi per restare competitivi sul mercato». Mercato che resta ricettivo nei confronti di un settore ceramico che non piangerà, forse, «ma qualche lacrimuccia la versa, senza che questo ci tolga la voglia di lavorare e fare sempre meglio». Perché fare meglio, chiude Roberto Fabbri, si può e si deve, anche se il sistema paese non aiuta. «Fare l’industriale in Italia, oggi – dice il presidente di ABK – è una sorta di missione: la fine della salita non si vede, ma credo il settore ceramico italiano abbia le potenzialità per staccare gli alti concorrenti che stanno affrontando quella stessa salita».

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Intervista

a cura di Roberto Caroli

Mauro Vandini: « il futuro ci sfida su logistica e posa» L

Mauro Vandini

L’AD di Marazzi Group non ha dubbi. «La crisi è strutturale e congiunturale, dettata anche dalla concorrenza estera. Ma non dobbiamo pensare agli spagnoli come ai cinesi d’Europa, ma piuttosto lavorare al meglio per ripensare modelli che ci portino oltre questo momento»

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o aveva detto nel settembre del 2017, alla vigilia di un Cersaie, che gli spagnoli qualche fastidio al made in Italy della ceramica lo avrebbero dato. Venti mesi dopo, rieccoci a colloquio con Mauro Vandini, CEO di Marazzi Group: ammettere che sia stato buon profeta è il minimo che gli si può riconoscere, nel senso che la Spagna, effettivamente insidia, «ma devo anche dire che noi italiani – spiega – non abbiamo fatto quello che dovevamo per prepararci a quanto sta accadendo. E’ vero che gli spagnoli sono andati oltre, ma la sostanza è che oggi, anche per noi, si aprono scenari che ci obbligano a ripensare temi sui quali non siamo più andati avanti E sui quali adesso bisogna invece progredire» Cosa avrebbero potuto fare gli italiani, e in quali ambiti? «Penso principalmente alla logistica, e ad una maggiore attenzione ad alcuni mercati. Ma soprattutto alla logistica, intesa nel suo senso più ampio» Ovvero? «Penso alla creazione di un polo logistico che possa determinare, per il distretto, un vantaggio sul portare il prodotto finito dal produttore al cliente. Il distretto dovrebbe essere una sorta di ‘Amazon’ dal produttore al consumatore» E la distribuzione? «Per consumatore intendo sia l’utente finale che il distributore. Abbiamo un vantaggio, per varietà di prodotto, capacità produttiva, centralità rispetto all’Europa, che dovremmo sfruttare meglio» Anche la Bretella Sassuolo-Campogalliano rientra in questa idea di logistica? «Potrebbe rientrarci» Noi osservatori, tuttavia, vediamo soprattutto la piastrella in crisi di identità, in un certo senso spiazzata dall’aggressività della concorrenza degli stranieri e da quella di materiali alternativi di cui si parla moltissimo. Penso al LVT, ad esempio… «Se ne parla fin troppo, in effetti… Ma se si pensa a quello che ha fatto la ceramica con il legno si capisce quanto sta accadendo: la piastrella ha obbligato i concorrenti a rinno-

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Intervista

varsi e investire, e che qualcosa le tonasse indietro era prevedibile… Piuttosto, va rilevato come la ceramica sia l’unico prodotto davvero naturale, come garantisca vantaggi importanti ad ogni livello a chi la utilizza e come l’unica questione che va affrontata sia, piuttosto, quella della posa…» E come si affronta? «Lavorandoci. E lavorando tutti insieme, non per elaborare 10mila metodi differenti, ma quei tre o quattro sistemi di posa che il settore abbraccia. Ed è su questo che va fatta forza a livello di settore, facendo passare il messaggio che il materiale ceramico si posa in modo tutto sommato semplice» Che tipo di crisi è quella che attraversa il settore ceramico? Macroeconomica? Di sistema? «Congiunturale e strutturale: da una parte ci sono le tensioni internazionali, dall’altra la contrazione di alcuni mercati ma anche l’inflazione sulle materie prime e la concorrenza di materiali alternativi e di produttori esteri. Una serie di circostanze che, combinate tra di loro, obbligano noi produttori a pensare a più modelli che possano portarci oltre questo momento» Momento non semplice: si affronta meglio

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con le spalle larghe o con l’intelligenza? «Con l’intelligenza e soprattutto l’umiltà. In ogni settore c’è sempre qualche azienda le cui dimensioni le premettono di fare da traino alle altre. Il resto lo fa l’intelligenza, la capacità di interpretare la realtà, la capacità e la voglia di lavorare duro e con la giusta umiltà. Non pensare, ad esempio, agli spagnoli come ai cinesi di Europa, ma lavorare al meglio su quello che possiamo fare noi come italiani» Anche la Spagna, in effetti, ha le sue difficoltà… «In parte è vero, ma stanno consolidando un loro modello, e nel loro insieme sono più compatti nel fare sistema. Penso alla logistica, alle materie prime, alla diffusione di tecnologie digitali che hanno premesso loro di attuare una battaglia di prezzo che era a suo modo prevedibile. Risultato: prodotti mediamente belli di fronte ai quali non dobbiamo lamentarci, ma reagire» Come? «Investendo, innovando, presentando prodotti e superfici in grado di dialogare tra di loro. Si tratta di pensare alla ceramica come all’erede naturale di tutti i materiali naturali e muoversi in questa direzione».

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Intervista

a cura di Roberto Caroli

L’alfabeto ‘acquatico’ di Alberto Forchielli 28

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Dall’Asia, «dove c’è il futuro, perché sono più avanti», agli Usa «bravi coi dazi a mettere un freno alla Cina che bara», passando per la decadenza di un’Europa «vecchia e viziata», per Trump «che disastri non ne ha fatti, fin qua», per la ceramica e Graziano Verdi, «il mio Palacio»: intervista esclusiva nella piscina del fondatore di Mandarin Capital Partners

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Alla finanza interessa si facciano i soldi, e che le borse tirino. Nessuno guarda dove si fanno i soldi: la finanza non è patriottica». E ancora, «i governi, oggi, non hanno visione sul lungo termine, e le democrazie sono sempre più deboli, e stupide». Colpa, anche, «di masse nei confronti delle quali la globalizzazione non ha redistribuito ricchezza sufficiente: masse che vogliono tutto e subito, e non si fidano di nessuno». Fece il botto chiudendo l’edizione 2017 di ALLFORTILES, Alberto Forchielli e convinse noi di Ceramicanda di aver trovato l’interlocutore che cercavamo. ‘Scorretto’ al punto giusto ma attento come pochi a quanto ci accade intorno, ‘tranchant’ nel propugnare tesi che alludevano, due anni fa, ‘al grande botto’ e oggi misurano la decadenza dell’Occidente e l’efficienza dell’Oriente. «Troppo viziati noi, troppo efficienti loro», tra le opinioni che Forchielli raccoglie su un fortunatissimo blog, dentro pagine di libri non privi di successo (‘Fuoco e fiamme’, il titolo dell’ultimo) e sdogana dentro talk show che se lo contendono e dove va, dice «senza perdere di vista il

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mio ruolo, e sempre ben deciso a metterci la faccia. Che è la mia, e resta quella». Negli studi televisivi come nella piscina dentro la quale ci immergiamo per questo intervista esclusiva nel corso della quale Forchielli studia il futuro dell’Europa non senza evidenziare come «rispetto ad altri paesi, e penso all’Asia, è rimasta indietro». Romano Prodi indicava nelle aziende hi-tech le caravelle: chi le ha va verso il futuro, chi non le ha resta indietro…. «Interpretare il futuro significa essere più avanti, possedere la tecnologia e metterla a profitto, Possedere competenze che ti permettono di fare cose che altri non fanno, e di venderle a prezzi più vantaggiosi rispetto alla concorrenza. Non è una cosa da poco, se parliamo di economia e di mercato globale, e l’Europa che vedo muoversi in questo contesto è indietro, purtroppo» In Asia c’è il futuro, hai scritto: tecnologia, infrastrutture, commercio, architettura, scienza… una condanna senza appello dell’occidente…. «Noi, come i nostri figli, siamo viziati e decadenti, in Asia nascono giovani, non hanno debiti né gravami pensionistici, sanno lavorare e stare insieme. Vanno oltre le etnie, le origini e le religioni. Hanno soldi da investire e poca legacy con il passato cui noi occidentali restiamo invece ancorati. Parlo di religione e di modelli sociali che continuano e condizionarci. Il guardare al passato, a quello che è stato, come facciamo noi, toglie l’energia che serve a guardare al futuro» USA, Cina, India: chi la vince la sfida globale? «Dico, purtroppo, Cina, ma se va così quello che ci aspetta è un brutto mondo. E penso che sia egemonia che va limitata. Società evoluta, in un certo senso, disciplinata e poco classista, a suo modo aperta. Ma se non sei uno di loro ti schiacciano…» E’ la ‘tua’ globalizzazione: quella dettata da cambiamento tecnologico, cambiamento climatico e dissolvimento di stato nazione. Economia e politica non vanno d’accordo, il concetto di Stato cambia, e in mezzo ci siamo noi… «Il sovranismo che emerge un po’ ovunque è la reazione ad una globalizzazione che ha decretato la vittoria dell’economia e delle grandi imprese sulla politica» Nel senso che ? «Che adesso la politica prova a riguadagnare terreno: voglio tornare a dove ero prima, a quando stavo meglio, dicono le masse che non sono state premiate dalla distribuzione della ricchezza garantita dalla globalizzazione. Ma non avere capito quali disuguaglianze porta la globalizzazione sfrenata è colpa della poltica, che adesso prova a tornare indietro»

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Intervista

Come? «Spingendo alla diffidenza le masse non privilegiate. Nessuno si fida di nessuno: non dello Stato, non della classe dirigente, non dell’informazione. Le masse vogliono tutto e subito, e non si fidano: in Italia, questo processo, lo stiamo sperimentando, anche nei confronti di altri paesi» Già: neocolonialisti, integratori, speculatori e sfigati: sono le quattro categorie sotto cui ricomprendi gli Stati e il loro comportamento nei confronti dei migranti… L’Italia di Forchielli è tra gli sfigati…. «L’immigrazione, oggi, non la gestiamo, ma la subiamo. Io sono un fautore dell’integrazione, ma non credo possa esserci integrazione nei confronti di un unico interlocutore, ovvero quello di religione musulmana che non si concilia con l’evoluzione contemporanea e tratta come sappiamo, schiacciandola, la donna. Non ci sono paesi musulmani evoluti se non quella Turchia che nel frattempo è finita nella merda, e a noi tocca immigrazione che non scegliamo» Ovvero? « Un’immigrazione sfigata verso un paese sfigato» Sul quale, tuttavia la finanza scommette: racconti il tuo mestiere di gestore di fondi come quello di uno scommettitore. Metafora colorita, ma rende l’idea: guardi una corsa, studi i concorrenti e punti… Hai fatto così anche con la ceramica? «Ho scommesso su Graziano Verdi: cavallo vecchio, ma affidabile, e io credo che esperienza e competenza possano ancora fare la differenza. Diciamo, visto che sono tifoso del Bologna, che Verdi è il mio Palacio….»

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A Sassuolo dicono che, dopo le acquisizioni di Elios, Devon&Devon, LaFabbrica e Rondine a breve comprerete altro, voi del fondo Mandarin: un gruppo da 100 milioni di euro di fatturato. Ma il nome è top secret…. «E top secret resta, anche se la notizia è vera: ma chiedete a Verdi, non mi dice mai niente e io non saprei dirvi altro….» In ‘Fuoco e fiamme’ scrivi che l’intelligenza artificiale eroderà posti di lavoro e cambierà la manifattura. Nella ceramica questo processo di innovazione è in atto da tempo: le fabbriche sono sempre più evolute, gli operai sempre meno… «Succede: io nella ceramica vedo un miglioramento qualitativo, ma la finanza guarda i numeri e il valore aggiunto, non chi e come lo produce. Vale per la ceramica come per la manifattura in genere» Guardando i dati del comparto a fine 2018 emerge come i primi dieci gruppi facciano il 50% del fatturato di settore… Cosa significa? «Che piccolo, anche nella ceramica, non è più bello, anche se parliamo di eccellenze. Come in altri settori occorre consolidarsi, servono gruppi e sinergie in grado di generare economie di scala» E’ l’unica via? «La più accreditata. Succede a tutti i settori» Anche perché le costruzioni, in Italia, non ripartono, e la ceramica resta al palo… «All’estero il settore ceramico continua a crescere, e ha fatto bene a guardare subito oltreconfine… La soglia che ti impone di esportare è diventata bassa, e per esportare e sopravvivere servono capitali, ma non si

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può non guardare all’estero, oggi… L’Italia, intesa come sistema economico, è in calo se non ferma. Solo il turismo può diventare un driver interessante» Non le costruzioni: perché? «Pesa anche la decrescita demografica, che ‘picchia’ non meno di quella di consumi. Se non ci sono nuove famiglie, chi compra casa? Poi non c’è edilizia pubblica, perché non ci sono soldi» L’idea, però, è quella di una grande debolezza di sistema che coinvolge tutti: Occidente affaticato, Europa in difficoltà, Italia in crisi… «Ragione per cui la Cina ci farà a pezzi, a meno che qualcuno non metta qualche paletto….» In piena globalizzazione, infatti, ecco i dazi, come quelli che Trump ha piazzato a difesa del sistema USA…. «Ha fatto bene a mettere un freno alla Cina. Un mondo senza dazi funziona se nessuno frega, ma la Cina sono vent’anni che bara. Se si parla di affari, bisogna ricordare che la finanza non è patriottica: l’importante è che i soldi girino e le borse tirino, i principi non servono. Di solito prima si fanno gi affari, poi si diventa patrioti» Trump non sta lavorando male, però… «Non ha fatto grandissimi disastri. Si è comportato un po’ come una bestia, ma grossi guai non ne ha fatti» In Italia è, invece, campagna elettorale permanente. Solo slogan e pochi contenuti. Ci sono intellettuali che vorrebbero al voto solo cittadini preparati, ovvero un modello lontano da quello democratico, in cui vota solo chi ha una sorta di ‘patente’… «Le democrazie sono sempre più deboli e sempre più stupide. Stanno portando a scelte, vedi Brexit e Trump, o anche noi, che si commentano da sole. Fanno nascere governi che non hanno visione a lungo termine: questa è una delle tante debolezze che scontiamo nei confronti dell’Asia»

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Forchielli in politica quando lo vediamo? «Mai. Non sono adatto, non ho pazienza e non ho energie. E ho scarsa conoscenza orizzontale, nel senso che se vai in politica devi conoscere i meccanismi, sapere di sanità e di scuola. Io di queste cose non so, l’unica cosa che posso fare è, come faccio, lanciare messaggi perché la gente cambi atteggiamento. Quando vedo che qualcuno cambia e ottiene risultati facendo tesoro dei miei consigli io ho già fatto giornata».

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foto Vincenzo Conelli

Primo Piano

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a cura della redazione

A Vinci, sulle tracce del genio… Cinquecento anni dopo Leonardo

Loriano Bocini

Appuntamento in Toscana, per il gotha del distretto ceramico: grande successo per l’evento promosso da Colorobbia in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci

Alessandro Vezzosi

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Nascere e crescere in questo territorio vuol dire respirare Leonardo tutti i giorni». Ha preso l’abbrivio da questo incipit l’evento promosso da Colorobbia, che ha scelto di condividere con clienti e partners le suggestioni che questo angolo di Toscana che diede i natali a Leonardo Da Vinci trasmette ancora oggi, 500 anni dopo la scomparsa di quello che resta uno dei geni, se non il genio per eccellenza, del Rinascimento italiano. «Sì è trattato quasi di un fatto dovuto, di un omaggio doveroso che nel nostro piccolo abbiamo voluto tributare a Leonardo Da Vinci», ha detto Loriano Bocini, Direttore Generale Grup-


foto Vincenzo Conelli foto Vincenzo Conelli

po Colorobbia, che sottolinea come le celebrazioni Leonardesche in corso un po’ ovunque non possano avere la stessa connotazione che garantisce loro la cornice di queste colline toscane. Questione, anche, di orgoglio territoriale. «Noi e Leonardo siamo nati qui, qui siamo cresciuti, qui viviamo e respiriamo il genio tutti i giorni. Noi siamo orgogliosi di essere parte di questo territorio e della sua storia. Se lei fa un’indagine credo che l ‘80% delle persone di sesso maschile nate da queste parti si chiamino Leonardo. E quindi Leonardo è parte di noi. Vittorio Sgarbi – dice Bocini - ha dato una bella definizione dicendo: Leonardo è la testimonianza che Dio esiste perché quello che ha fatto vive ancora dopo 500 anni. Credo abbia colto nel segno». E nel segno ha colto anche la due giorni voluta da Colorobbia. «Noi siamo frutto del Rinascimento Fiorentino, noi ci ispiriamo ai ceramisti rinascimentali, e ai Della Robbia. Non a caso noi ci chiamiamo Colorobbia che è la sintesi del Colorificio Ceramico Della Robbia. E da lì che veniamo. Culturalmente la famiglia Bitossi rivendica 500 anni di storia in ceramica», spiega ancora Bocini, che smonta («fake news») i rumors sulla cessione dell’azienda. «Non è vero nulla: noi siamo orgogliosi della nostra storia, una storia ceramica lunga 500 anni». Storia che ha fatto capolino nel corso della full immersion, tra museo e casa natale, nei luoghi leonardeschi, tra riproduzioni e installazioni in grado di dare l’esatta misura di un genio senza confini, restituito tuttavia alla sua dimensione più territoriale con la passeggiata, parte del programma studiato da Colorobbia, lungo i pochi chilometri tra Anchiano e Vinci spesso percorsi dallo stesso Leonardo. «Di Leonardo colpisce la poliedricità», dice Emilio Mussini, Presidente di Panariagroup,

uno dei tanti imprenditori che hanno partecipato alla due giorni di Colorobbia, scoprendo «la dimensione eclettica di quello che è uno dei personaggi che meglio rappresenta – dice Roberto Fabbri di ABK – la creatività italiana». C’è compiaciuto stupore, a margine dei pareri raccolti nel corso dell’evento: misurarsi con il genio appaga e spinge alla riflessione «sul modo straordinario – dice Franco Stefani – di combinare la capacità di inventare e rielaborare le conoscenze», ma anche sulla capacità «di indagare la realtà esistente e – secondo Stefano Bolognesi di Cooperativa Ceramica d’Imola – reinventarla». Il genio e la creatività, la tecnica e l’innovazione, l’idea che si possa andare oltre: si è mossa lungo queste tappe ideali Colorobbia nel raccontare Leonardo, affidando la narrazione di una vicenda straordinaria ad Alessandro Vezzosi, che il genio di Leonardo lo studia da quasi mezzo secolo. «La varietà di Leonardo si esprime in relazione a tutti i fenomeni e a tutte le esperienze della vita quotidiana», ha detto Vezzosi, spiegando come «la vastità dell’opera leonardiana è tale da manifestare, ogni giorno, una diversa predilezione». Collegandosi quindi a più ambiti: anche, come in questo caso, al mondo della manifattura d’eccellenza e, perché no, della ceramica. «Ci sono diversi aspetti che spesso non sono ancora conosciuti ma che risalgono alle origini di Leonardo e alla sua famiglia paterna: la nonna Lucia, con la famiglia di Bacchereto a poca distanza da Vinci, possedeva non solo terreni agricoli, ma aveva anche una fornace. E tutto lascia pensare – dice Vezzosi - che il giovanissimo Leonardo abbia visto da vicino queste attività in un paese che contava allora almeno 30 fornaci artistiche di ceramica».


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a cura della redazione

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Midlake: nuovi formati e alte performance per progetti outdoor firmati Ceramiche Keope Una collezione in gres porcellanato effetto pietra dalla semplicità non convenzionale: superfici naturali di grande impatto caratterizzate da un elevato contenuto tecnico ed estetico

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idlake è la nuova serie di Ceramiche Keope che entra a far parte della linea outdoor, una proposta dal carattere deciso che riproduce le suggestive ed eterogenee nuance della pietra per un effetto naturale che regala unicità e bellezza ad ogni lastra. Le quattro finiture ad alta stonalizzazione – Ardesia, Porfido, QuartzBeige e QuartzGrey – fanno di Midlake una collezione in gres porcellanato effetto pietra dalla semplicità non convenzionale, ideale per plasmare gli spazi con superfici naturali dal tono contemporaneo e una forza espressiva di grande impatto.


Per offrire la soluzione più adatta ad ogni singolo progetto, Midlake si declina in una vasta gamma di soluzioni sviluppate per rispondere in modo specifico e personalizzato alle esigenze del mercato. Nell’ambito dei piccoli formati Ceramiche Keope si fa pioniera con due novità: 22.5x22.5 e 22,5x45 cm. Entrambi sono disponibili in 9mm di spessore - ideale per progetti residenziali - e in K2 20 mm di spessore, che permettono all’Azienda di inserirsi nel segmento delle pavimentazioni da esterni di luoghi pubblici di medio-grandi dimensioni, i quali tendenzialmente prediligono questi tagli. La collezione di Ceramiche Keope vanta eccezionali caratteristiche tecniche per rivestire gli

ambienti esterni nello spessore K2 20 mm e il formato 60x90 in 20mm di spessore si rivela la scelta ottimale per rivestire bordi di piscine, terrazze, camminamenti, balconi, patii e logge. La molteplicità di pezzi speciali e di soluzioni specifiche per ogni dettaglio costruttivo fanno di Ceramiche Keope - tra i maggiori player nella produzione di pavimenti e rivestimenti in gres porcellanato - il partner ideale per architetti e progettisti. Da sempre, infatti, l’Azienda si contraddistingue per una produzione di qualità in grado di offrire collezioni originali, curate nel dettaglio e caratterizzate da un elevato contenuto tecnico ed estetico.


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a cura della redazione

Smalticeram, i dettagli che fanno la differenza ‘

Carlo Alberto Ovi

Dall’antiscivolo ai ‘tracers’: tante le novità presentate in questo 2019 dal colorificio reggiano, che continua nel suo percorso di ricerca verso superfici ceramiche sempre più evolute

Ogni dettaglio è essenziale’, recita uno dei claim attraverso i quali Smalticeram trasmette il senso della sua ricerca, tecnica ed estetica. E se ‘il dettaglio fa la perfezione, ma la perfezione non è un dettaglio’, proprio i dettagli fanno la differenza nel nuovo allestimento attorno al quale l’azienda reggiana ha ridisegnato lo showoroom, rivendicando una capacità di innovare evidenziata appieno da spazi che diventano espressione del mondo Smalticeram. «La ricerca del dettaglio, per noi, è sempre stata fondamentale, e su quella continuiamo a lavorare per cercare di differenziarci, per elaborare proposte in grado di aggiungere valore alle superfici», spiega il Direttore commerciale Carlo Alberto Ovi, presentando alcune tra le più significative novità che arricchiscono la gamma Smalticeram. Una nuova serie di vetri, ad esempio, «nata da investimenti e ricerche fatte sia sulle fusioni sia sulla preparazione che – spiega Ovi - garantiscono alle superfici alti livelli di antiscivolo mantenendo una morbidezza al tatto ad oggi non ancora raggiunta: il concetto sul quale abbiamo lavorato è stato quello di superare quello che è sempre stato un problema legato alla ruvidezza dei materiali antiscivolo». Superfici sempre più evolute, insomma, che a dettaglio aggiungono dettaglio, combinando tecnica ed estetica dal momento che anche il digitale può essere


considerato un dettaglio. «Una nuova gamma di inchiostri a bassa emissione e le nuove colle digitali ci permettono nuove applicazioni che danno reale tridimensionalità al prodotto, molto più definita rispetto ai tentativi precedenti. Oggi – prosegue Ovi - si sono raggiunti livelli altissimi di qualità, sia dal punto di vista delle colle che delle granulometrie, e un’ulteriore innovazione, sempre in campo digitale, è il Tracer, un nuovo prodotto che ci permette di simulare delle microstrutture sulla superficie della piastrella attraverso un canale digitale della macchina». La ricerca si innesta sull’evoluzione di processo e di prodotto, ne detta

schemi che vanno oltre temi ormai classici («le richieste che ci vengono dal mercato su pietre e legni continuano a essere assidue») e assecondano la creatività legata ad effetti materici per superfici sempre più ricche di valore. «Con l’aiuto delle applicazioni delle graniglie, attraverso le colle digitali piuttosto che dei Tracer stiamo dando risposta a tutti gli utilizzatori e ricercatori che hanno voglia di sperimentare queste strade, che garantiscono pieno risalto alle qualità di un prodotto destinato al mercato globale, ma che non perde quel carattere tipicamente italiano della ricerca del bello».



Reportage USA

a cura di Daniela D’Angeli

In Silicon Valley, sulle tracce dei nostri cervelli in fuga San Francisco, in particolare Palo Alto, sono la destinazione di scienziati e ricercatori che contribuiscono a creare la ricchezza della quinta economia al mondo: quella della California

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rrivo a San Francisco da Orlando in una mattinata piena di sole, non c’è traccia della famigerata nebbia che spesso la avvolge; i due guardiani della baia, il famoso Golden Gate Bridge e il meno conosciuto ma decisamente più suggestivo Bay Bridge, si mostra in tutto il loro splendore. La discesa dalle colline a bordo di un cable car è irrinunciabile e carica di ancora maggiore fascino Chinatown, Fischerman’s Wharf, Castro ed Haight-Asbury. Ma la vera scoperta di questo viaggio sono Lorenzo, Michele, Antonio, Valentina, Patricio e Isadora, tutti giovani under 30, accomunati dal destino di essere cervelli in fuga, chi dall’Italia e chi dal Cile. Tra loro ci sono fisici, ingegneri elettronici, esperti di biologia e di statistica. Vivono tutti in una casa vittoriana nel quartiere spagnolo Mission di San Francisco dove si mescolano esperienze e lingue, non è difficile assistere ad un brunch nel quale si passa con disinvoltura dall’inglese allo spagnolo per approdare all’italiano. E tutti capiscono tutti, in un melting pot di culture decisamente affascinante. Tutti laureati a pieni voti, chi con master e chi con dottorato, qualcuno sta giusto facendo il post-doc. Hanno curriculum strepitosi, fanno ricerca nelle università o per i colossi della tecnologia di Palo Alto. Si scherniscono e si limitano a dirti “ho studiato a Boston”, omettendo che il loro master è stato preso nella prestigiosa Harvard; ti dicono che fanno un salto in laboratorio la domenica per fare una breve osservazione e prendere nota di qualche dato, e naturalmente sorvolano sul fatto che si stanno recando a Stanford, dove a poco più di 30 anni fanno ricerca e insegnano agli studenti.

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Reportage USA

Hanno stipendi variabili che partono da 5mila dollari al mese e salgono fino ad oltre 12mila, non male verrebbe da dire, eppure scelgono di vivere insieme dividendo un appartamento in quattro. Al di là del cameratismo e della voglia di avere una sorta di famiglia allargata, visto che la propria è dall’altra parte del mondo, si tratta di una scelta obbligata dal costo della vita esorbitante di San Francisco. Affittare l’appartamento della casa vittoriana di tre piani nella quale vivono costa più dello stipendio mensile di alcuni di loro, una conseguenza dell’impossibilita di costruire case nuove a San Francisco, visti i limiti geografici e sismici, ma anche frutto della bolla immobiliare creata dalla presenza dei colossi dell’hi-tech: Google, Facebook, Apple, eBay, Linkedi e PayPal solo per citarne alcuni. Pensate che nel quartiere Mission l’ospedale, il più grande della città, si chiama Zuckerberg San Francisco General Hospital, non certo un omaggio al creatore di Facebook, bensì il riconoscimento per un benefattore che, insieme alla moglie Priscilla, ha donato 75 milioni di dollari alla struttura. Per farsi un’idea del costo delle case basta pensare che un milione di dollari permette di acquistare solo un bilocale in un quartiere di media caratura, mentre ne servono svariati per avvicinarsi alle splendide case vittoriane dai mille colori dello sciccoso

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quartiere Marina, quello che domina la baia dalle ripide colline. Ho chiesto loro di raccontarsi davanti alla telecamera, hanno declinato dicendo di non essere in grado di farlo! Avete letto bene, questi giovani scienziati con quoziente intellettivo a tripla cifra, conoscenze approfondite e preparazione internazionale, non si sentono adatti a parlare davanti ad una telecamera. Una bella lezione per il protagonismo che dalle nostre parti anima tanti carneadi. Amano l’Italia e se ne interessano, seguono l’attualità e forse un po’ si consolano quando scoprono che anche la ricca California ha le sue problematiche. Il welfare è inesistente, mi raccontano, il trasporto pubblico è pessimo e ci si sposta soprattutto con Uber, le differenze sociali sono enormi e l’ascensore che permette di salire da una condizione inferiore ad una superiore è bloccato, l’unica strada che si rischia è quella al ribasso. I giovani studenti per i quali fanno da tutor a Stanford pagano rette annuali che superano i 140mila euro, e se anche sono presenti programmi di sostegno alla studio, basati su meriti sportivi o sulle capacità dei ragazzi, non è difficile che molti di loro si trovino a ripagare il debito scolastico per buona parte della vita lavorativa. Incontriamo anche Francesco, intorno ai 40, partito da Cattolica senza nessuna prepara-

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La vera scoperta di questo viaggio sono Michele, Lorenzo, Valentina, Antonio, Patricio. Tutti giovani under 30, tutti cervelli in fuga

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Reportage USA

zione specifica e senza l’intenzione di studiare; ora con quattro soci connazionali è titolare di una società che gestisce quattro ristoranti italiani, ha un centinaio di dipendenti e nei suoi locali si fa pasta in casa, si servono cibo e cultura del Belpaese, alle pareti e sui soffitti le réclame delle spiagge di Riccione e Rimini degli anni cinquanta. L’espresso è come al bar sotto casa in Italia, la pasta somiglia a quella della nonna, ma in cucina ci sono solo sudamericani; questa è l’altra faccia della progressista ed avanzata San Francisco, una delle città più aperte e gay friendly del mondo, un’oasi di istituti culturali, musei ed università che la rendono tra le più avanzate degli Stati Uniti. Ma le differenze etniche esistono e persistono. Accanto al quartiere della finanza Soma sorge il Tenderloin, immortalato dal film di Gabriele Muccino Alla ricerca della felicità, è il regno degli homeless che bivaccano per strada ad ogni ora del giorno e della notte. Molti sono drogati, ho assistito stupefatta ad uno di loro sdraiato a terra che si iniettava eroina in un fianco alle tre del pomeriggio, mentre davanti a lui sfilava un bus aperto carico di turisti; poco più avanti una signora imprecava passando da un bidone della spazzatura all’altro, li avevano appena vuotati e lei non poteva più trovarvi nulla per nutrirsi. È quasi superfluo sottolineare che que-

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sti senza tetto sono quasi tutti neri o ispanici. Davanti ad un supermercato ci facciamo impietosire da una donna e le chiediamo di aspettarci, dopo la spesa le consegniamo un panino e lei, grata e commossa, ci chiede di farle compagnia mentre lo mangia; è uscita dal carcere da poco, non ha famiglia, nessun aiuto e nessun appoggio, in una città cara come San Francisco per lei non c’è altro che la vita di strada. Ma i senza tetto non si trovano solo a nel Tenderloin, li si incontra in tutta la città e ad una certa ora, nelle strade più tranquille, compaiono tende da campeggio nelle quali si apprestano a passare la notte. E’ una città salutista, non si incontrano la pletora di obesi che anima le altre città degli Stati Unti, ma anche essere in forma e nutrirsi bene è oneroso, per capirci una mela può costare più di un hamburger, e non si tratta di una iperbole. La California è virtualmente la quinta economia mondiale, con un Pil che si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari, fano meglio solo Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania; a Palo Alto e dintorni si costruisce e si pensa il futuro che passa necessariamente dall’hi-tech, li è concentrato più potere e più conoscenza che in molti governi. Un sistema che però dimentica gli ultimi, ma anche molti di coloro che contribuiscono a renderlo tanto ricco e competitivo.

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Speciale Coverings

a cura di Daniela D’Angeli

Spagnoli e Messicani, moquette, Lvt: l’America non è più la ‘terra promessa’ I

Donato Grosser

Anche una torta, a Orlando, per le 30 candeline del Coverings, ma le prospettive per gli Stati Uniti non sono rosee: aumentano i concorrenti e nel 2019 il consumo di ceramica crescerà solo dell’1,5%. Battuta d’arresto anche per chi produce in loco: 8 i forni spenti APRILE - GIUGNO 2019

l 16 luglio del 1969, partiva da Cape Canaveral, in Florida, l’Apollo XI, la missione della Nasa che portò per la prima volta l’uomo sulla luna; il Presidente degli Stati Uniti era Richard Nixon e sulla West Coast, a Berkeley, muoveva i primi passi il movimento di protesta denominato People’s Park. A cinquant’anni di distanza alla Casa Bianca siede Donald Trump il quale ha da poco annunciato la volontà degli Stati Uniti di tornare sulla luna e proprio mentre 143 aziende della carovana di Ceramic of Italy partecipavano al Coverings ha lanciato una delle sue crociate: dazi per 11 miliardi di dollari sui prodotti in arrivo dai 28 stati dell’Unione Europea; un’azione giustificata sostenendo che l’Europa finanzia Airbus, concorrente di Boeing, danneggiando la compagnia americana. Sarà solo il tempo a dimostrare se si tratta di un annuncio o di qualcosa di più concreto, di certo, però, nella lista di 14 pagine dei prodotti possibile oggetto di dazi compaiono le stoviglie e, soprattutto, con il codice 6907.21.30 la ceramica di piccolo formato, al di sotto dei 7,5 cm. «Non necessariamente succederà qualcosa», sostiene Donato Grosser, «speriamo sia solo un falso allarme»; sulla stessa lunghezza d’onda si sono espressi gli imprenditori contattati tra i corridoi della fiera e Confindustria Ceramica si è subito messa al lavoro, anche con briefing con il vecchio continente, scoprendo che probabilmente la misura non riguarderebbe l’Italia ma solo Spagna, Francia, Germania e Regno Unito.

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Speciale Coverings

Giorgio Romani

Per quanto concerne l’andamento del mercato americano il consumo di ceramica ha iniziato a rallentare lo scorso anno con una crescita che si è fermata all’1,5%, mentre negli ultimi anni i tassi di crescita si erano assestati tra il 5 e il 10%. «Anche nel 2019 il mercato sarà pressoché stazionario o aumenterà di poco, tra il 3 e il 4%», prosegue Grosser, «il motivo principale è che il settore delle nuove costruzioni è stazionario ed anche quello dei rifacimenti è destinato ad un aumento abbastanza limitato». A confermare le difficoltà sono anche gli imprenditori, secondo

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Daniele Verde

Giorgio Romani «il mercato si è complicato, subiamo una concorrenza spietata sui prezzi da parte di turchi e spagnoli, cercheremo quantomeno di tenere i volumi dello scorso anno ma non siamo certi di riuscire a replicarli»; Daniele Verde è ancora più tranchant: «il mercato americano va bene, ma non per gli italiani, i motivi sono tanti: il calo dei prezzi degli spagnoli, un acquisto spropositato di materiale cinese per la paura dei dazi che Trump voleva introdurre»; più ottimista Federica Minozzi «il sistema americano continua a reggere, si stanno costruendo un sacco

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Federica Minozz

di infrastrutture, diversi aeroporti e altri grandi progetti, qua le cose si fanno in grande e in questi campi c’è ancora margine»; sulla stessa linea Graziano Verdi convinto che «un mondo che rappresenta oltre 300milioni di metri quadrati di consumo su oltre 2 miliardi offra ancora praterie sconfinate da conquistare». Gli spagnoli sono i concorrenti più temibili con prezzi inferiori anche del 40% ma si stanno affacciando messicani, indiani, turchi e brasiliani, tutti paesi che propongono prodotti di qualità inferiore a quelli italiani ma che hanno facile appeal sul consumatore medio americano, storicamente molto attento al prezzo e sempre tentato da moquette e vinile. «In questi 30 anni il Coverings ci ha portato dal 3% di quote di mercato al 13%», ci racconta il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, «personalmente ritengo che sia ancora una quota eccessivamente bassa, mi chiedo come un Paese che si prende cura della salute dei cittadini, che tenga al miglioramento dell’igiene degli ambienti, usi così poca ceramica, favorendo invece prodotti che non hanno le stesse prerogative. I concorrenti più temibili sono il vinile, in forte ascesa, ma soprattutto la moquette, che ancora oggi viene posata nel 50% delle pavimentazioni americane». Negli ultimi dodici mesi il vinile ha proseguito al sua corsa, forte anche della potenza economica dei colossi che lo producono, capaci dunque di investire importanti somme per campagne pubblicitarie che fanno leva sul prezzo dell’Lvt, sulla possibilità di posarlo anche con il fai da te e che millantano proprietà simili alla ceramica. Su questo fronte Confindustria Ceramica ha fatto partire una importante campagna di comunicazione via social che sottolinea le grandi virtù del prodotto a base di argille e feldspati, quali salubrità, resistenza, facilità di pulizia, ecosostenibilità. «Gli americani sono molto sensibili alle innovazioni e al prezzo», spiega Daniele Verde, «per questo il vinile ha molta presa, si tratta però di un prodotto non paragonabile con la ceramica, è insalubre,

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Graziano Verdi

Marco Fregni

si sfalda e rilascia sostanze nocive, inoltre se parliamo del vinile riciclato ha anche l’aggravante che si rimpicciolisce con il caldo, in un posto come la Florida è un grande problema»; Federica Minozzi si augura invece che «sia un fenomeno temporaneo, perché è un materiale pessimo, è un derivato del petrolio e non è riciclabile». La concorrenza di vinile, moquette e nuovi produttori tocca anche le aziende italiane che hanno stabilimenti negli Stati Uniti, al momento sono otto i forni spenti e su tredici rettifiche ne funzionano tre, alcune aziende hanno dimezzato i metri quadrati sfornati. «Il 2018 è stato difficile per chi produce in loco», ci spiega il Ceo Di Florim Usa Marco Fregni, «la nuova normativa Edl ha fatto crescere il costo dei trasporti anche del 40% e a questo si è aggiunto una carenza di trasportatori e posatori, a causa del quasi azzeramento della disoccupazione». Sul fronte del gusto e della estetica di prodotto restano ancora forti le differenze con l’Europa, ma soprattutto si fanno sentire quelle interne: nelle grandi metropoli, in Canada e nella east coast il gusto è più raffinato, c’è grande attenzione per le grandi lastre e le finiture più sobrie e pulite, mentre nel midwest e nel sud continuano ad apprezzare i formati tradizionali più piccoli e prodotti molto contrastati cromaticamente.

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Speciale Coverings

a cura di Stefano Fogliani e Paolo Ruini

«La piastrella riconquisterà il suo spazio»

Victor Almeida Garcia

I materiali ‘alternativi’ e la ‘guerra dei prezzi’ non spaventano Victor Almeida, CEO del colosso messicano Interceramic

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Oggi fa tendenza e cresce, ma entro qualche anno il LVT dimostrerà quel che vale e non ho dubbi che la ceramica riguadagnerà terreno». Il mercato USA, dove la concorrenza del luxury vinyl tile si fa sentire, lui lo conosce bene. Con Interceramic Mexico, del quale è CEO, Vicor Almeda Garcia, esporta negli USA «circa 15 milioni di metri quadri l’anno, ma – dice – siamo forti anche in Canada e in America Centrale: il Messico è solo la nostra base, il mercato è ovunque. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, abbiamo un headquarter a Dallas, svariate aziende e più di 500 dipendenti sul territorio» La ceramica italiana vi considera concorrenti, anche a causa di un prezzo medio più basso… «Diciamo che siamo in amichevole concorrenza. Importiamo anche dall’Italia, come dalla Spagna, dalla Cina, dall’India…

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Quanto al prezzo medio, siamo sui mercati con i prezzi che i mercati stessi richiedono. Ovvio che formati più grandi, il design digitale e prodotti sofisticati portano a prezzi più elevati» Le grandi lastre, ad esempio… «Al momento non produciamo lastre, ma vediamo cosa ci riserverà il futuro. Lavoriamo soprattutto sui formati cosiddetti tradizionali e sull’effetto legno, molto diffuso tra Messico e USA. Poi marmi e pietre, tutti prodotti che hanno avuto un ruolo rilevante negli ultimi anni. Il mercato è al momento un pò stabile, ma speriamo in una crescita» Tra voi e la crescita c’è quel LVT che preoccupa i più… «Le quote di mercato del LVT stanno crescendo, si sa. E’ considerato come una novità, e come tale va analizzata e contrastata da parte nostra. A lungo termine credo i clienti preferiranno la ceramica a superfici del genere, ma serve tempo perché il consumatore possa valutare le performances del LVT. Dopodichè…» …vincerete voi produttori di ceramica… «Certo che vinceremo: è giusto noi produttori di ceramica si lavori insieme, per promuovere i vantaggi e le opportunità che la piastrella ceramica offre all’utente finale rispetto al LVT. Penso alla manutenzione e alla pulizia, alle caratteristiche igienico-sanitarie, alla sostenibilità del processo produttivo. Nel momento in cui il consumatore scoprirà i benefici della ceramica, nessun dubbio, la piastrella ricomincerà a crescere ».

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Sicer, il riferimento per le nuove materie ceramiche

Marco Eumenidi

«La nostra filosofia – dice Marco Eumenidi - è la ricerca dell’eccellenza, e il mercato americano per noi resta strategico. Abbiamo fatto investimenti importanti, i numeri e il gradimento dei clienti ci spingono a continuare sulla strada dell’etica e dell’innovazione»


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Cerchiamo di curare l’eccellenza e per definizione non siamo mai contenti, mai. Cerchiamo sempre di raggiungere il meglio del meglio a livello materico, a livello di servizio e a livello di prodotto finito: il mercato americano per noi è strategico ed il nostro dovere è spingere e far vedere cosa sappiamo fare perché il made in Italy, spesso, lo valorizziamo sempre poco». Quale migliore vetrina, allora, dell’edizione 2019 di Coverings? Sicer ha presentato progetti realizzati con la nuovissime micrograniglie tecniche trasparenti per applicazione ad umido LUX, e per applicazione digitale a secco DRY LUX, oltre che l’inserimento all’interno della serie brevettata di prodotti digitali LOW EMISSION della nuova colla digitale SCD1990 LE che estende la serie .LE già composta da una gamma completa di inchiostri. «Abbiamo fatto investimenti importanti, confortati da numeri in crescita e dall’apprezzamento dei clienti per i nostri prodotti. La nostra filosofia – spiega Marco Eumenidi, direttore commerciale di Sicer - sono la ricerca continua ed i servizi ad alto valore tecnologico. Abbiamo realizzato inchiostri innovativi, giallo, rosso e un nuovo verde, poi sono nate queste graniglie da applicare a secco che garantiscono, sull’effetto marmo, risultati tecnici inarrivabili». Si muove, la ricerca di Sicer, sul piano tecnico/ estetico, ma anche in tema di sostenibilità. «Argomento cui teniamo in modo particolare: abbiamo un codice etico, nel quale crediamo: abbiamo creato inchiostri innovativi, base solvente, in cui la riduzione delle emissioni è importante e si attesta oltre il 50% . E di recente abbiamo anche studiato una nuova colla digitale, anche a base solvente, sempre di bassa emissione della nuova famiglia degli LE, low emission», spiega ancora Eumenidi, non senza sottolineare come questi prodotti garantiscano risultati eccellenti, a tutti i livelli. Perché Sicer guarda sì alle grandi lastre, ma non perde di vista le tipologie produttive più tradizionali, che sul mercato americano restano asset imprescindibile «Il mercato americano – aggiunge Eumenidi – non è ancora completamente maturo per le grandi superfici: da parte nostra c’è quindi grande attenzione anche ai sottoformati: i nostri prodotti a base solvente consentono anche di ridurre i costi di produzione, garantiscono messe a punto relativamente semplici senza che la cosa penalizzi effetti estetici di livello assoluto». E senza che la ‘dimensione’ del mercato a stelle e strisce rallenti la ricerca di Sicer, che continua a puntare sull’innovazione e sull’estetica, «perché grazie alle nuove tecnologie produttive non è detto che prodotti di grande livello estetico debbano essere necessariamente più costosi di altri che sul mercato americano la fanno da padrone, come ad esempio le pietre in 30x60». Un’altra sfida per un’azienda che non smette di investire in ricerca, consapevole di quelle qualità che, ad avviso di Eumenidi, continueranno a premiare la ceramica rispetto a materiali concorrenti. Tra questi il LVT, «che – chiude Eumenidi – ci sta mettendo in difficoltà, ma parliamo di un’altra cosa rispetto a superfici ceramiche che hanno altre qualità e che, immagino, giocheranno a favore della ceramica stessa». Per capire meglio di cosa stiamo parlando, consigliamo di visitare il nuovo centro di ricerca Sicer a Fiorano.



a cura di Stefano Fogliani

‘Montecuccoli’ e ‘Fiore dall’argilla’: il distretto premia le sue eccellenze La quindicesima edizione de ‘Il fiore dall’argilla’ assegnata a Giuliano Mussini

“Premio Montecuccoli”: Giancarla Benedetti prima donna a ricevere il riconoscimento

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i è tenuta lo scorso 8 giugno la cerimonia di consegna del premio “Il fiore dall’argilla”, che il Lions Club Sassuolo assegna ogni due anni a quanti, con il loro operato, hanno contribuito a dare lustro alla ‘capitale’ del distretto ceramico. Il riconoscimento è stato assegnato a Giuliano Mussini, fondatore e patron del gruppo Panaria. «Mussini rappresenta un’eccellenza per il nostro territorio sia per la sua storia e l’attività personale, sia per la famiglia che rappresenta – ha spiegato il presidente dell’associazione Luca Ruini leggendo le motivazioni che hanno guidato la scelta della giuria – dal momento che i “fratelli Mussini” e loro le imprese sono un orgoglio “Made in Italy”, per l’esattezza “Made in Sassuolo” e dintorni». Giunto alla 15ma edizione, ‘Il fiore dall’argilla’ è stato consegnato, in passato, anche a Filippo Marazzi, Antonio Camellini, Luciano Monari, Franco Stefani, Nek, Vittorio Messori, Roberto Costi, Carlo Rossi, Emilio Rentocchini, confermando una vocazione trasversale, tra prestigio imprenditoriale e valore sociale. «In un mondo – si legge ancora sulla motivazione - che calpesta i valori in tempi rapidissimi, Giuliano Mussini e la sua famiglia, hanno sempre puntato su modestia, concretezza, determinazione e lealtà».

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Personaggi

I grandi risultati si ottengono con il lavoro di squadra. Grazie per il grande onore che mi avete reso». Così Giancarla Benedetti, fondatrice e presidente di Gold Art Ceramiche, ha ringraziato la giuria che ne ha fatto la prima donna a ricevere il ‘Premio Montecuccoli’. «Impegno e passione per il lavoro – ha aggiunto - non hanno genere: sono valori universali». Il ‘Montecuccoli’ è stato assegnato nel corso di una serata di gala alla presenza, tra gli altri, del presidente del Rotary Club Frignano Franco Ortonovi e dal presidente del Lions Club Pavullo e Frignano Lorenzo Frignani. Entrambi hanno sottolineato lo spessore dell’attività imprenditoriale dell’imprenditrice, al comando di un gruppo che conta quasi 300 dipendenti: insieme al figlio Riccardo Monti, Benedetti possiede e gestisce infatti un Gruppo che con il marchio EnergieKer fattura oltre 80 milioni di euro il 60% del quale realizzato all’estero. Gruppo globale per vocazione, ma ben saldo nella sua appartenenza territoriale: realtà consolidata, protagonista di importanti investimenti sia sulla sede produttiva di Montebonello (280mila metri quadri di cui 65mila coperti) che sull’hub logistico di Maranello (77mila metri quadri di estensione) che ne hanno rafforzato il ruolo di player di riferimento del settore.

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Aziende

a cura di Stefano Fogliani

Laminam passa al Fondo Alpha

Ufficializzata l’acquisizione: «L’operazione – spiega Franco Stefani – conferma la mia volontà di garantire negli anni a venire l’eccellenza manifatturiera sul territorio»

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Franco Stefani

Questa operazione conferma la mia volontà di dare continuità d’impresa. Il mio impegno è garantire negli anni a venire l’eccellenza manifatturiera sul territorio in un’ottica di rafforzamento di leadership sul mercato mondiale e di incremento in termini di posti di lavoro». Il dado è tratto, e Franco Stefani commenta così l’accordo con il quale Alpha Private Equity Fund 7, gruppo di private equity con 2 miliardi di euro in gestione, getta le basi per l’acquisizione dalla famiglia Stefani e da Alberto Selmi del controllo di Laminam. Ne avevamo dato conto, dalle colonne del Dstretto,quanche tempo fa, della marcia di avvicinamento dei fondi di investimento a Laminam, e oggi ne registriamo l’ultimo, e decisivo, capitolo, insieme alla soddisfazione del Signor System, che Laminam fondò nel 2001 con l’obiettivo, raggiunto, di farne azienda leader nella produzione delle grandi lastre ceramiche. «Alpha ha dimostrato di essere il giusto acquirente per la sua esperienza a livello internazionale. Laminam – ha detto ancora Stefani - continuerà il suo percorso come protagonista nell’innovazione di prodotto delle grandi superfici ceramiche». L’operazione coinvolge Laminam SpA, Laminam Rus, Laminam USA Inc., Laminam China, Laminam Service, vale – cifre ufficiose - oltre 200 milioni di euro e aggiunge un altro tassello al piano con cui Franco Stefani (che

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Alberto Selmi

ha ceduto a Coesia, questa estate, anche il business ceramico di System) da’ continuità alle sue imprese. Continuità ben rappresentata, in questo caso, dall’attuale AD Alberto Selmi che, si legge sulla nota che ufficializza l’accordo, resta in sella. «Nell’ambito dell’operazione Alberto Selmi, che continuerà a guidare Laminam insieme al management team, incrementerà ulteriormente la sua partecipazione azionaria nel Gruppo. Alpha e Alberto Selmi – prosegue la nota - intendono rafforzare ulteriormente la posizione di leadership mondiale del Gruppo per cogliere le opportunità di un mercato in forte espansione, continuando ad investire per incrementare la presenza internazionale del Gruppo, facendo leva sull’expertise commerciale e di prodotto maturata da Laminam sin dalla sua fondazione». Laminam - circa 110 milioni di fatturato nel 2018, +29% rispetto al precedente esercizio - è stata infatti la prima azienda ad industrializzare il processo delle lastre ceramiche di ampie dimensioni e oggi ricopre un ruolo da protagonista che ne fa asset strategico di Alpha, come confermato dal managing partner Edoardo Lanzavecchia. «Siamo estremamente soddisfatti: Laminam è brand riconosciuto da architetti, arredatori e designer di tutto il mondo, e lavoreremo al fianco di Alberto Selmi per dare una ulteriore spinta allo sviluppo internazionale della società».

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NEWS

Aziende

ARALDICA DI CEDIT PROTAGONISTA AL NYCxDESIGN AWARDS CEDIT – Ceramiche d’Italia è ancora una volta protagonista del NYCxDESIGN Awards, il riconoscimento promosso dalla rivista statunitense Interior Design e dalla fiera ICFF per celebrare i migliori talenti nei principali settori del design. La collezione Araldica, disegnata dal creativo Federico Pepe è stata infatti insignita con l’honoree in occasione della cerimonia di premiazione tenutasi a New York nella cornice del Pier 17. Araldica, presentata in occasione del Salone del Mobile 2019, è stata selezionata da una giuria internazionale e inserita tra i finalisti nella categoria “Tile + Stone Wallcovering”.

PORCELANOSA INAUGURA LO SHOWROOM RISTRUTTURATO A MIAMI Porcelanosa Grupo ha inaugurato a fine maggio lo showroom ristrutturato a Miami con un evento esclusivo tenutosi in occasione della Miami Fashion Week, di cui PORCELANOSA è uno degli sponsor. Alla festa, che ha visto oltre mille presenti accolti da Silvestre Segarra, Vice Presidente Esecutivo dell’azienda, hanno partecipato star come Isabel Preysler, Antonio Banderas, Amaia Salamanca e Nieves Alvarez. Il ristrutturato showroom di Miami si estende su circa 6000 metri quadrati di superficie, in cui si integrano più di 50 ambienti diversi all’interno dei quali sono esposti prodotti e materiali delle otto aziende che compongono il Gruppo: Porcelanosa, Venis, Urbatek, Gamadecor, L’Antic Colonial, Butech, Noken e Krion.

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TAGLIO DEL NASTRO PER IL MUSEO STORICO DI IRIS CERAMICA GROUP

IN ARCHIVIO LA XXXII EDIZIONE DEL PREMIO LUCCHESE

Ha aperto i battenti il Museo Storico di Iris Ceramica Group, luogo deputato al racconto di un percorso iniziato da Romano Minozzi, fondatore e Presidente del Gruppo, nel 1961 e portato avanti oggi con la figlia Federica. Il Museo Storico, che è entrato a far parte del circuito Museimpresa – l’associazione dei musei e degli archivi d’impresa promossa da Assolombarda e Confindustria – è dedicato a tutte le persone che hanno fatto parte di Iris Ceramica Group, contribuendo allo sviluppo delle produzioni e del successo della Holding. Il percorso espositivo segue un fil rouge cronologico che accompagna il visitatore dall’inizio degli anni Sessanta, mostrando tutte le principali tappe della storia del Gruppo attraverso circa 600 oggetti come piastrelle, lastre, pezzi speciali, cataloghi e pubblicazioni ed illustrando l’evoluzione del distretto della ceramica italiana, in particolare delle aziende del Gruppo.

Consueto appuntamento, presso Florim Gallery, con il Premio Lucchese, giunto alla trentaduesima edizione. Promosso dall’omonima Fondazione, il Premio è intitolato alla memoria dell’Ing. Giovanni Lucchese, padre dell’attuale Presidente di Florim Dr. Claudio Lucchese e fondatore di Floor Gres. Nove le borse di studio assegnate agli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Alessandro Volta” di Sassuolo che, a conclusione dello scorso anno scolastico, hanno conseguito il diploma di maturità con il massimo dei voti. Il Premio – organizzato in collaborazione con la Società Ceramica Italiana – si inserisce nel nutrito calendario di iniziative promosse dalla Fondazione Ing. Giovanni Lucchese a sostegno del territorio.

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MARAZZI: I NUOVI SPAZI ESPOSITIVI DI LIONE E MILANO Ricerca stilistica, creatività, innovazione, caratterizzano i nuovi spazi espositivi Marazzi di Lione e Milano, inaugurati a brevissima distanza l’uno dall’altro e situati nelle zone più dinamiche e di tendenza delle due città. Lo showroom di Lione, oltre 400 mq al 117 di Avenue Jean Jaurès, ospita u n ’ a m p i a a re a dedicata alle lastre in gres di dimensioni extra large, una zona tecnica con l’abaco delle collezioni e una libreria materica, una serie di ambienti con suggestioni ed esempi di possibili utilizzi della ceramica per qualsiasi soluzione abitativa, e infine uno spazio outdoor. Spazi accoglienti e scenografici caratterizzano anche lo spazio espositivo di Via Borgogna 2 a Milano, nel centro del Durini design district. Ampliato e rinnovato su progetto degli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel, il nuovo showroom – 400 mq. di superficie - ospita le nuove lastre in gres di grandissime dimensioni e l’ampia collezione di superfici Marazzi, esposte con una modalità del tutto inedita in un susseguirsi di stanze tematiche che ne enfatizzano la preziosità.

UN LIBRO SU CINO MULARONI, FONDATORE DI CERAMICA DEL CONCA Si intitola “Una vita piena di Futuro”, ed è la biografia di Cino Mularoni, uno dei più rappresentativi imprenditori della Repubblica di San Marino, al cospetto dei cui capitani reggenti SE Nicola Selva e SE Michele Muratori si è svolta la presentazione del volume, pubblicato dalla casa editrice Minerva. Imprenditore ispirato e illuminato, ma soprattutto «uomo capace di risoluto rigore in campo professionale ma anche di gesti affettuosi e premurosi nei riguardi non solo della famiglia», ha ricordato Stefania Leardini Mularoni, Presidente della Fondazione “Cino Mularoni”.

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prodotti e produttori www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

INTERACTIVE KEY AWARD AL NUOVO SITO DI COTTO D’ESTE Il nuovo sito di Cotto d’Este si è aggiudicato l’Interactive Key Award, il prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno ai migliori progetti di comunicazione interattiva e creatività online, oltre che uno dei più ambiti nel mondo della pubblicità. Il premio, promosso dal gruppo editoriale Media Key e giunto ormai alla sua ventesima edizione, riunisce sin dal 2008 le migliori agenzie e istituzioni, con lo scopo di implementare creatività e innovazione tecnologica della comunicazione online secondo diverse categorie. Il sito di Cotto d’Este, creato da Websolute – company che conta oltre 150 professionisti e racchiude al suo interno realtà di eccellenza nei singoli settori del digital – ha ricevuto il riconoscimento per la categoria Family Lifestyle, che raccoglieva alcuni tra i principali brand nel mondo delle ristrutturazioni, dell’arredamento e dei casalinghi.

UN MASTER PER I PROFESSIONISTI DELLA CERAMICA Confindustria Ceramica e Federchimica Ceramicolor, assieme alle Università di Modena e Reggio e Bologna, promuovono il Master di 2° livello ‘Impresa e Tecnologia Ceramica’, rivolto ai laureati magistrali in ingegneria e discipline scientifiche, economiche e giuridiche. Il Master nasce da una analisi sui fabbisogni di nuove competenze nelle imprese dell’industria ceramica, un settore che negli ultimi due anni ha registrato una significativa crescita dell’occupazione: destinato ad un massimo di 30 laureati, formerà figure di alto profilo, pronte per affrontare sfide impegnative e complesse. Il corso, della durata di dieci mesi tra lezioni in aula e stage aziendali (ottobre 2019 – luglio 2020), prevede insegnamenti tra cui progettazione del design ceramico, tecnologia di prodotto e processo, logistica, marketing, project management. Caratteristica del Master è il forte coinvolgimento delle imprese sia nell’attività didattica – con lezioni e visite in imprese tenute da dirigenti aziendali – che negli stage in azienda, della durata di tre mesi e realizzati in contesti operativi. Le associazioni imprenditoriali hanno finanziato 12 borse di studio per gli studenti più meritevoli e sono previste forme di supporto economico da parte di singole imprese nella fase degli stage. Le domande di partecipazione al master vanno presentate entro il prossimo 13 settembre.

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Mercato

a cura di Stefano Fogliani

Dopo un quinquennio di crescita, l’impiantistica frena… Fatturato in calo per il settore, che risente del rallentamento del mercato mondiale delle costruzioni e perde il 3,5% del fatturato

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n rallentamento definito «fisiologico», legato «a difficoltà cicliche che interessano le economie mondiali». Una fase che va comunque studiata, ancorchè legata a problematiche diffuse un po’ ovunque, perché dopo cinque anni di crescita, il settore dei costruttori di macchine e attrezzature per ceramica e laterizio segna il passo. La pensano così, i vertici di Acimac, e del resto i dati con i quali l’Ufficio Studi dell’associazione di riferimento del comparto dell’impiantistica per ceramica non lasciano dubbi. E tratteggiando il 2018, in effetti, parlano di un fatturato che resta sopra i due miliardi di euro (2158 milioni di euro, per la precisione) ma flette, rispetto ad un 2017 da record, del 3,5%.

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Mercato QUADRO GENERALE DEL SETTORE

La frenata Il rallentamento degli investimenti nel settore delle costruzioni in molti paesi del mondo ha coinvolto anche i costruttori di beni strumentali per il settore ceramico, spiega l’Ufficio Studi di Acimac, aggiungendo come le difficoltà diffuse a livello globale vadano inevitabilmente a riflettersi su performances non all’altezza per un settore che resta sì, come dicono vertici Acimac, «forte e strutturato», ma registra contrazioni tanto sul mercato italiano – cresciuto invece nel 2017 di oltre il 20% - quanto sull’export. Il panorama E se la flessione relativa al mercato italiano è appena percettibile (573 milioni di euro nel 2018 contro i 580,6 del 2017, ovvero -1,3%) quella sul mercato estero (-4,3%) vale invece

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1585 milioni di euro contro i 1656 del 2017. Detto che si tratta comunque del miglior risultato (parliamo di fatturato) del quinquennio, non si può non evidenziare come il riapparire del segno ‘-‘ davanti ai consuntivi un certo effetto lo faccia. E vada inevitabilmente a riflettersi anche sul tessuto aziendale che compone il comparto: le imprese censite nel 2018 sono 143 contro le 148 del 2017 mentre gli occupati si assestano a 6.905 unità, ovvero il 5,1% in meno rispetto al 2017. I settori clienti I produttori di piastrelle mantengono, e consolidano, il ruolo di comparto di riferimento, e non solo perché valgono oltre l’86% del fatturato complessivo (1867 milioni di euro) quanto perché, nell’ambito di una contrazione del 3,1% sul 2017, è proprio in questo macrodato

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DESTINAZIONE DELLE ESPORTAZIONI DI MACCHINE NEL 2018

che si colloca l’unico segno + delle statistiche di settore. Le vendite ai produttori di piastrelle italiani segnano infatti un incremento del 1,8% sull’anno precedente. Ma le buone notizie finiscono qui: flettono i sanitari (da 115,5 a 106,7 milioni di euro, -7,6%) e i produttori di macchine per laterizi (da 125,1 a 90,5 milioni, -27,6% né consola il rialzo dei refrattari (+37%) che porta il volume di fatturato a 55,1 milioni. L’export: Cina ok, USA ko Crescono i mercati fino al 2017 meno dinamici, ri-

sultano invece in contrazione quelli che dal 2014 ad oggi avevano trainato la crescita. Federazione Russa, Ucraina e le altre nazioni dell’Europa dell’Est crescono del 77% sul 2017 e, con un valore di 238,4 milioni di euro, diventano il secondo mercato di sbocco dopo l’Unione Europea. Bene anche Cina e Taiwan (+25% raggiungendo i 129,7 milioni) oltre all’Africa, i rallentamenti maggiori sono stati registrati in Nord America (-23,7%) dove è finito il ciclo positivo di consolidamento del distretto produttivo del Tennessee e in Medio Oriente.

ANDAMENTO DELLE AZIENDE DEL SETTORE NEL 2018

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Intervista

a cura della redazione

«Flessione prevedibile, ma più contenuta del previsto» Paolo Sassi, Presidente di Acimac, non nasconde qualche preoccupazione ma, «dopo un inizio di anno pessimo, da qualche mese si notano segnali di vitalità. Le difficoltà sul mercato delle costruzioni ci condizionano, ma nel 2019 contiamo di stabilizzare il fatturato sopra i 2 miliardi di euro»

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Una flessione del giro d’affari era prevedibile». Non fa drammi il Presidente di Acimac Paolo Sassi. Il settore rallenta, ma il rallentamento era tutto sommato previsto, «anche considerato – dice – che da cinque sei anni le crescite erano state continue ed il fatturato era cresciuto di conseguenza, anche del 30%». Il 2018 inverte la tendenza, e se preoccupa non allarma, perché «da metà dello scorso anno abbiamo assistito al rallentamento di molte economie nazionali, con un diffuso stallo del settore delle costruzioni, al cui andamento siamo fortemente legati. Lavorando con le piastrelle – prosegue il Presidente di Acimac - andiamo a pari passo con l’edilizia, e quindi se si ferma l’edilizia si fermano le ceramiche e di conseguenza ci fermiamo anche noi». Tra l’altro, evidenzia Sassi, «negli ultimi cinque anni la nostra clientela aveva realizzato importanti investimenti per il rinnovo dei loro impianti produttivi e pertanto una flessione del giro d’affari era prevedibile: pensavamo addirittura la flessione sarebbe stata superiore a quella registrata, quindi è andata meglio del previsto». Quanto ai mercati, Sassi misura dif-

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Paolo Sassi

ficoltà soprattutto «tra Italia e Spagna. E poi anche il medio oriente ed estremo oriente che sono abbastanza fermi, la stessa India che aveva subito delle crescite importanti adesso è in stallo, così come anche il Sudamerica». Il contesto, insomma, è quantomeno complesso, il 2019 non sembra promettere granchè e diventa difficile pensare un ‘aiutino’ possa arrivare anche da leggi o norme che incentivino gli investimenti dal momento che, aggiunge Sassi, «per questo governo l’industria sembra essere l’ultimo dei pensieri». Così, le proiezioni più pessimistiche parlano di un possibile calo tra l’8 e il 10% a fine 2019 ma mica è detto. Perchè se quest’anno «è iniziato in maniera pessima, da febbraio-marzo si è ripresa un po’ di vitalità: soprattutto la Spagna, ma anche altri mercati, a macchia di leopardo. Ovvio che ci aspettiamo, nel corso di questo 2019 il proseguimento delle criticità in alcuni mercati mentre su altri iniziamo a vedere una lieve ripresa. Possiamo per questo prevedere – le conclusioni di Sassi - una stabilizzazione del nostro fatturato sopra i 2 miliardi di euro, in linea coi valori dell’ultimo biennio».

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Primo Piano

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Uomini e Aziende

a cura di Enrico Bertoni

Cambio della guardia ai vertici del Gruppo Sacmi

Giulio Mengoli

Giulio Mengoli è il nuovo Direttore Generale: padovano, 49 anni, in Sacmi dal 2018, succede a Claudio Marani

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iulio Mengoli è il nuovo Direttore Generale del Gruppo SACMI. La nomina è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione della capogruppo, SACMI Imola. Padovano, 49 anni, ha alle spalle una lunga esperienza internazionale, ricoprendo incarichi di vertice in Francia, Stati Uniti, Brasile, Svezia e Italia. L’incontro con SACMI a novembre 2018, dove Mengoli ricopre per 7 mesi la carica di Direttore Generale Business Units SACMI, affiancando da subito l’attuale management nella definizione della governance e della pianificazione strategica di Gruppo. Giulio Mengoli raccoglie il testimone da Claudio Marani, dal 2000 alla guida della Divisione SACMI Ceramics e, dal 2016, Direttore Generale del Gruppo. «Con la nomina dell’ing.

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Mengoli alla guida del Gruppo SACMI – ha osservato il presidente di SACMI Imola, Paolo Mongardi – diamo un segnale preciso nella direzione del consolidamento ulteriore della vocazione internazionale del Gruppo e del rafforzamento della leadership in tutti i settori di attività». Tra le priorità di SACMI nel medio termine, accanto allo sviluppo dei settori core, le tematiche della trasformazione digitale e dell’economia circolare, «per offrire prodotti e servizi sempre più personalizzati ed in linea con le reali esigenze della produzione e del mercato». L’Assemblea dei Soci di SACMI Imola S.C., nel frattempo, ha approvato il bilancio consolidato di Gruppo. Anche nel 2018, i ricavi si confermano superiori a 1,4 miliardi di euro (1,44 MLD), con un patrimonio netto in ulteriore crescita, a 668 milioni, e un utile di bilancio pari a 50 milioni di euro. «Uno dei migliori risultati di sempre», hanno sottolineato i vertici di SACMI Imola, sottolineando come le performance siano tanto più significative se le si inquadra nel contesto economico internazionale. Con una quota export stabile (85% dei volumi) ed investimenti in ulteriore crescita (42 milioni di euro nel 2018, oltre 220 milioni in 5 anni), SACMI ha infatti archiviato un 2018 con un ulteriore progresso della forza lavoro che, a livello di Gruppo, ha raggiunto e superato le 4.500 unità.

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NEWS

Aziende

MODULA INVESTE 25 MILIONI NEGLI USA Modula SpA, l’azienda italiana specializzata nella progettazione e produzione di magazzini automatici verticali, fondata e diretta da Franco Stefani, annuncia l’acquisto dell’edificio Dayton Daily News, collocato nella città di Franklin nella contea di Warren in Ohio, raddoppiando la sua presenza in USA e portando così a quattro (Salvaterra in Italia, Lewiston e Franklin negli USA, Suzhou in Cina) le sedi produttive mondiali. Un’attenta ricerca sul territorio ha portato il management dell’azienda ad individuare nel 5000 Commerce Center Drive (meglio conosciuto come l’edificio del Dayton Daily News) la location ideale in termini di produzione e logistica, in cui verranno realizzati i magazzini Lift, e i caroselli orizzontali. La realizzazione di un secondo hub produttivo è un passo ulteriore per l’espansione americana.

I 50 ANNI DI ATTIVITÀ DI SMAC OFFICINE Celebra 50 anni di attività Officine Smac, specialista nella fornitura di impianti e attrezzature per l’industria ceramica. Un lungo percorso in cui l’azienda di Fiorano Modenese ha saputo espandersi e distinguersi su tutti i mercati internazionali come realtà di riferimento nel segmento delle tecnologie per la smaltatura dei prodotti ceramici, apportando sviluppi e soluzioni d’avanguardia all’intero comparto. Questo grazie alla costante attività di R&S, punto di forza dell’azienda fin dalla sua nascita nel 1969, finalizzata alla realizzazione di effetti esclusivi sulle superfici ceramiche. Grazie al team altamente qualificato e ai costanti investimenti in macchinari avanzati, Smac si presenta come realtà efficiente e dinamica, capace di supportare le aziende ceramiche anche con soluzioni personalizzate studiate con l’attenzione e la cura di una bottega artigiana.

SITI B&T GROUP: COMMESSA DA 37 MILIONI DI EURO IN PAKISTAN Commessa record per SITI B&T Group. Nello stabilimento di Gujranwala, nel Punjab, Master Tiles, primario gruppo ceramico pakistano attivo dal 1982, installerà infatti un nuovo impianto completo fornito dal Gruppo formiginese. L’investimento, del valore di 37 milioni di euro, consentirà di portare la capacità produttiva di piastrelle da 15 a 40 milioni mq/anno, collocando l’azienda pakistana tra i principali player asiatici per volumi prodotti e rafforzando una leadership qualitativa che consentirà anche una maggiore competitività sui mercati internazionali. La consegna dell’impianto avverrà nell’arco dei prossimi 12 mesi.

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IN QUATTROCENTO ‘A CENA CON IL COLORE’ Perfettamente riuscita, complice una formula consolidata e una location d’eccezione come piazzale della Rosa a Sassuolo, con Palazzo Ducale a fare da quinta, la quarta edizione di ‘A cena con il colore’, la kermesse che ogni anno viene promossa da Federchimica Ceramicolor. Un appuntamento diventato ormai un ‘classico’, fatto di gastronomia, musica dal vivo e divertimento nel corso del quale tavoli ‘a tema’ si sfidano per aggiudicarsi il ‘premio design’ e il ‘premio fashion’ con cui una giuria sceglie gli allestimenti più riusciti.

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BMR TRA LE IMPRESE CHAMPION DI ITALYPOST

impianti e servizi www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

Una nuova conferma della propria efficienza aziendale è giunta per BMR dai risultati dell’indagine “I Champion 2019”, realizzata dal Centro Study di ItalyPost e presentata recentemente alla Borsa di Milano. L’azienda di Scandiano è stata infatti nominata impresa Champion, classificandosi al 43mo posto tra le 500 aziende italiane con fatturato tra 20 e 120 milioni di euro che rispondevano ai requisiti richiesti dallo studio. L’indagine, condotta sui bilanci aziendali, ha preso in esame le realtà imprenditoriali che negli anni tra il 2011 e il 2017 hanno continuato a crescere, producendo utili e occupazione, selezionando solo le 500 imprese che possedevano contemporaneamente più requisiti di assoluta eccellenza: un tasso di crescita annua di almeno il 7%, un Ebitda medio degli ultimi tre esercizi del 10%, un rapporto Pfn/Ebitda di 1,8 e un rating attribuito da ModeFinance con almeno una tripla B.

LA TREDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO SYSTEM CERAMICS System Ceramics ancora al fianco dell’Istituto di Istruzione Superiore ‘A.Volta’ di Sassuolo per la XIII edizione del premio System Ceramics, nato per celebrare i ragazzi più meritevoli del corso di studio professionale “Don Magnani”. La premiazione si è tenuta il 7 giugno: tre i progetti che sono stati scelti dalla giuria per dividersi, ex aequo, il riconoscimento. Il progetto di Schenetti Luca 5D ha fatto centro con la “Copystation” ; anche gli studenti di 5EP hanno fatto centro con CO.MO.DI, (Bonfardino Davide, Buscemi Gaetano, Cherif Oussama, Colletti Michael, D’Ettorre Mattia, Galluccio Gabriele, Giglioli Luca, Isufi Gerald, Kullolli Xhelal, Mobnastero Andrea, Ortega Mark, Palermo Daniele, Tabbadin Zakaria, Tapuc Loris, Tincani Yuri) prototipo di raccoglitore per la differenziata e infine la “macchina per cocktail” presentata dagli studenti della 5FP (Pietrosemoli Luca, Rubeis Lorenzo, Stefani Matteo e Zodda Marco). A premiare i ragazzi Franco Stefani, Presidente di System Ceramics.

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TECNOFERRARI CONQUISTA IL BRASILE TecnoFerrari chiude un importante accordo internazionale con il gigante brasiliano Portobello, la più grande società ceramica brasiliana che, con la sua produzione, serve numerosi paesi nei cinque continenti oltre che coprire il mercato interno attraverso rivenditori multimarca. L’accordo prevede la movimentazione e lo stoccaggio delle lastre, a crudo e a cotto, con formati fino a 1835x3670mm e spessori che variano da 6 a 20mm. La totale attenzione al cliente e alle sue esigenze ha consentito a TecnoFerrari di progettare assieme a Portobello le soluzioni migliori per le sue necessità, e con la chiusura dell’accordo il Gruppo brasiliano mira a conquistare ulteriori fette di mercato aumentando l’efficienza produttiva e riducendo i costi dovuti a fermi di produzione.

FERRARI & CIGARINI: LA NUOVA MACCHINA DA TAGLIO ROBUSTUS Sta riscuotendo molto successo la nuova macchina da taglio multidisco ROBUSTUS di Ferrari & Cigarini per il taglio rettilineo multidisco di gres porcellanato, quarzo, marmo, graniti e pietra. Il nuovo modello si caratterizza per la possibilità di avere 1 o 2 teste di taglio sullo stesso telaio e per l’apertura laterale per il taglio dei grandi formati oltre che per motori di grande potenza per lavorare con molti dischi su materiali di grosso spessore e doppio supporto iperstatico degli alberi motore per consentire il montaggio di un elevato numero di dischi da taglio, al fine di garantire stabilità, antivibrazione e ottima qualità del taglio. Altri punti di forza di ROBUSTUS i canotti portadischi per facilitare e velocizzare il cambio formato, la gestione automatica della profondità di taglio, il riciclo acque autonomo e/o possibilità di connessione a impianto generale di ricircolo, la possibilità di realizzare tagli speciali (mosaici, rombi, losanghe, triangoli) con l’utilizzo di appositi vassoi

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La novità

a cura della redazione

App e TG quotidiano: le ‘impronte digitali’ di Ceramicanda

Il palinsesto comunicativo del gruppo fondato e diretto da Roberto Caroli si arricchisce di nuovi strumenti. Rigorosamente digitali…

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’ora X è scattata lo scorso 6 maggio, alle ore 12. Data che a noi di Ceramicanda resterà ben impressa nella memoria. Perché, preceduta dalle ‘puntate zero’ che ne hanno dettato tempi e modi, limato gli eccessi e migliorato i dettagli, e da sigla ormai familiare a tanti, è infatti andata in onda la prima puntata del TG quotidiano di Ceramicanda, asse portante della nostra nuova app. Lo abbiamo studiato a lungo, nella formula e nello svolgimento, lo stiamo trasformando seguendo i suggerimenti dei tanti che già seguono questo appuntamento con il quale, mantenendo il registro narrativo di Ceramicanda, abbiamo scelto di evolvere aggiungendo un ulteriore strumento di comunicazione che integrasse la nuova app.

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La novità

Sintetico e smart Volevamo un altro mezzo con il quale consolidare il ruolo di Ceramicanda nel panorama della comunicazione, e un notiziario quotidiano, visibile solo su tablet e smartphone, ci è parso fosse il mezzo più adatto per intercettare le aspettative legate alla comunicazione smart. Pochi minuti, edizioni quotidiane (ogni giorno alle 12, dal lunedi al venerdi), una redazione dedicata e quel dinamismo che solo la comunicazione digitale può garantire sono le caratteristiche di un contenitore flessibile e sintetico, in grado di adattarsi in tempo reale al mutare degli eventi, di raccontare ma anche e soprattutto di ascoltare. Un dialogo con il distretto Abbiamo aperto una finestra sul distretto, e non solo. Cronaca, sport, economia, news da studio e servizi esterni, gli eventi sul territorio, i rumors che circondano il tessuti economico e aziendale delle due sponde del Secchia, le eccellenze e i disservizi, interviste esclusive e i contributi dalle tante realtà che scelgono di raccontare e raccontarsi integrano una proposta comunicativa intenzionata a varcare i confini delle nostra redazione, a diventare strumento di diffusione di quello che va ma anche di quello che non va anche grazie alla possibilità di fare di ogni spettatore un reporter: chiunque, inviando alla nostra redazione video e/o segnalazioni, può infatti diventare l’autore di ‘TG dispetto’, la pillola quotidiana che si inserisce nel palinsesto del nostro notiziario, caratterizzandone lo svolgimento non meno degli altri contributi più ‘istituzionali’.

agganciando il nostro modo di raccontare la realtà, quello giornalistico nel senso più stretto del termine, da una parte a certa irriverenza che contraddistingue Ceramicanda ormai da vent’anni, dall’altra alla necessità di evolvere, esplorando una frontiera, quella digitale, con cui tutti dobbiamo fare i conti. Impronte digitali Sono quelle che Ceramicanda ha scelto di lasciare lanciando la sua app, e modellando sulla app formule comunicative che sposino quelle caratteristiche di rapidità ed efficienza non replicabili sui mezzi di comunicazione tradizionale che caratterizzano, da sempre, il Gruppo editoriale fondato e diretto da Roberto Caroli. Quelli, ci mancherebbe, restano, mentre questo, ovvero la nostra app e il TG, è quanto crediamo mancasse. E, stando ai riscontri ricevuti da quel 6 maggio che sembra già lontanissimo, non abbiamo sbagliato…

I conti col futuro Perché, a conti fatti, con questo TG quotidiano abbiamo scelto di rompere uno schema,

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«Un’idea che può essere vincente» L

Armando Cafiero

Un modo nuovo di raccontare fatti e personaggi, uomini ed aziende. La nostra app vista da chi ha già scelto di servirsene

’interesse per la app con la quale Ceramicanda ha integrato i propri palinsesti, lanciando il proprio sasso nello stagno della comunicazione digitale, è scritto nei numeri. Ma i numeri, quando ci si confronta – e questo fa Ceramicanda con app e TG – non dicono tutto. Più dei numeri dicono le parole e più dei numeri sono i pareri a dare la misura di un interesse che registriamo, consapevoli che siamo all’inizio, ma che le potenzialità dello strumento sono esattamente quelle che cerca chi vuole guardare avanti. «Ceramicanda ci ha azzeccato anche questa volta»: si schernisce, il Direttore Generale di Confindustria Ceramica Armando Cafiero, ma promuove la nuova frontiera che Ceramicanda ha scelto di esplorare. «Integra in modo efficace la comunicazione del nostro mondo e soprattutto sdogana in modo agile e immediato quel digitale che è tecnologia con la quale dobbiamo fare i conti tutti. Lo smartphone oggi è un’espansione di ognuno di noi. Puntando su questa tecnologia, oltre ad elaborare un prodotto interessante, credo Ceramicanda possa anche essere utile al territorio, raccontandolo da un punto di vista che prima non c’era».

Come scaricare la nostra app gratuita sui vostri dispositivi mobili iOS e Android: istruzioni per l’uso È gratuita, semplice ed intuitiva: ecco come scaricare nostra app sui Vostri dispositivi mobili. Se si è in possesso di un Sistema Operativo iOS (sviluppato quindi da Apple per iPhone, iPod touch e iPad) basterà andare sull’applicazione Apple Store e nella barra di ricerca digitare Ceramicanda. Automaticamente lo store mostrerà la nostra App chiedendo il consenso per il download. Una volta dato il consenso, la app verrà scaricata sui Vostri dispositivi. Non sono necessarie password o pagamenti. Se si è invece in possesso di Android (il sistema operativo per dispositivi mobili sviluppato da Google Inc. come ad esempio Samsung e Huawei, giusto per citare i marchi più diffusi) sarà sufficiente andare sull’applicazione Play Store che trovate sui vostri dispositivi e nella barra di ricerca digitare Ceramicanda. Automaticamente lo store mostrerà la nostra App chiedendo solamente il consenso per il download. Anche in questo caso non sono necessarie password o pagamenti, ed anche in questo caso, una volta ottenuto il consenso, la app verrà scaricata sui Vostri dispositivi.

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La novità

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Il TG e l’app convincono anche la Presidente di Enrgieker Giancarla Benedetti conquistata, dice, «dalla velocità e dal’immediatezza, oltre che da intuizioni che rendono questo strumento diverso da altri». «Lo trovo strumento nuovo, utile e molto bello. Il merito principale, anche grazie alla cadenza quotidiana, è quello di tenere ognuno di noi vicino a nostro mondo, e questo nostro mondo, attraverso Ceramicanda, credo abbia trovato il modo giusto di farsi raccontare». La pensa così Giuseppe Zanardi, dirigente Area Manager Corporate Modena UniCredit, che trova «giusti soprattutto i modi e i tempi, che mediano tra la necessità di sintesi imposta dal mezzo e i tanti fatti che non rinunciate a raccontare. E mi piace – dice Zanardi - questo spaziare tra notizie di diverso argomento, questa integrazione che emerge bene da uno strumento che credo mancasse». L’integrazione, già: la platea del nostro TG si amplia, la facilità di seguirlo

‘quando si può’ convince, come nel caso di Mauro Bondavalli di Mariner. «Molte notizie, raccontate bene, e molta informazione in poco tempo. Uno strumento molto valido, e molto efficace, con il quale si riempie un vuoto. Per me e per tanti come me, i cui ritmi sono quelli, frenetici, imposti dal quotidiano, diventerà uno indispensabile per informarsi in tempo reale, attraverso i nostri smartphone, quando ne abbiamo tempo e modo». Ceramicanda ha colpito nel segno, e ulteriore conferma arriva da Claudio Casolari, Presidente di Ceramicolor: «L’idea è vincente. Interessante anche la possibilità di una condivisione ampia tra i diversi utenti: un’opportunità». Opportunità della quale ha approfittato anche Paolo Romani, AD del Gruppo Romani. «Ho scaricato la app e seguito il vostro telegiornale. Molto interessante essere informati in tempo reale su quanto accade nel distretto e non solo. Credo abbiate avuto – conclude Romani – una buonissima idea».

Giancarla Benedetti

Giuseppe Zanardi

Claudio Casolari

Paolo Romani

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a cura di Stefano Fogliani

Sport (FOTO LUCA C’è)

Mapei Football Center, un centro sportivo all’avanguardia per il Sassuolo Inaugurata la struttura che la multinazionale di Giorgio Squinzi ha costruito in via Regina Pacis per la società neroverde (FOTO SASSUOLOCALCIO.IT)

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Sport

45.000 L’estensione totale, in MQ: ai 35308 di nuova realizzazione si aggiungono due campi esistenti

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campi da gioco: 3 nuovi in erba, 1 nuovo sintetico con tribuna da 170 posti, 2 esistenti riqualificati

uando, nel 2004, acquistò il Sassuolo (pagandolo, pare, 35mila euro), che si dibatteva tra terza e quarta serie, Giorgio Squinzi aveva le idee già ben chiare. Ovvero fare di quella neroverde società modello, cui trasmettere i valori che hanno fatto grande la Mapei. Ecco allora investimenti e programmazione, una crescita costante negli anni che ha portato vittorie e promozioni, l’ultima in serie A. Poi lo stadio di proprietà, addirittura una storica qualificazione in Europa League,

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L’estensione dell’edificio in MQ, tre piani fuori terra più uno interrato destinato a locali di servizio e magazzini

il consolidamento di un modello societario e sportivo che oggi vanta un ulteriore asset, che in un certo senso chiude il cerchio. Perché l’ultimo ‘regalo’ al Sassuolo (e a Sassuolo) della famiglia Squinzi è un centro sportivo d’avanguardia che sdogana il Sassuolo tra le grandi non solo a livello agonistico, ma anche strutturale. «E’ un altro passo lungo un percorso che ha un obiettivo ben preciso», ha detto Giorgio Squinzi a margine della cerimonia del taglio del nastro, cui il Signor Mapei non ha

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metri lineari di siepi realizzate all’interno della struttura, e 50 muovi alberi piantati sull’area

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Persone, la capienza del centro: 135 atleti, 42 addetti allo staff, 50 addetti agli uffici, 10 manutentori

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(FOTO LUCA C’È)

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L’estensione, in mQ, dei locali che ospitano la sede e gli uffici della società neroverde

Il mapei Football Center è stato progettato da Giancarlo Floridi e Angelo Lunati di onsitestudio, la realizzazione è della Colombo Costruzioni srl che si è avvalsa dei più innovativi prodotti, soluzionie sistemi costruttivi del Gruppo mapei voluto mancare. Con lui l’altra artefice del miracolo-Sassuolo, ovvero la moglie Adriana Spazzoli, Responsabile Marketing di Mapei e vicepresidente neroverde e i figli Veronica e Marco, impegnati in ruoli di primissimo piano all’interno di un Gruppo che ha trasmesso anche alla società neroverde una filosofia vincente. «Un privilegio lavorare con una proprietà del genere, che ha una visione delle cose che in pochi hanno: con loro quel che si pensa – ha detto Giovanni Carnevali, AD del

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Sassuolo – si fa». E in effetti si è fatto: pensava già alla serie A quando rilevò il Sassuolo in C, Squinzi, e anche da questo centro sportivo si vede bene che, raggiunta la A, guarda già oltre. «Il Sassuolo deve diventare stabilmente una delle prime cinque sei squadre in classifica. L’obiettivo è la Champions: e ci stiamo – ha detto – già lavorando». La famiglia (Squinzi) riflette valori di un certo tipo sulla famiglia neroverde, e alle famiglie servono case per crescere e consolidarsi: eccola, allora, la

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Sport

(FOTO LUCA C’è)

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(FOTO SASSUOLOCALCIO.IT)

(FOTO SASSUOLOCALCIO.IT)

casa del Sassuolo, all’interno della quale convivranno prima squadra e settore giovanile, sede e uffici della società. «Nelle cose bisogna crederci e andare avanti», ha detto ancora Squinzi, che nel centro sportivo ha sempre creduto – se ne cominciò a parlare dieci anni fa – ed è andato avanti. L’orgoglio di avere realizzato altro di importante, non necessariamente a livello aziendale ma sportivo, è ben evidente, «e se è un orgoglio diverso rispetto alla soddisfazione a per i successi di impresa, la volontà di raggiungere altri risultati importante, e l’ambizione di migliorare ancora ci sono. E sono forti», ha detto Adriana Spazzoli. «Questo centro rispetta la filosofia Mapei: è un altro strumento di crescita di un progetto che non è solo sportivo. Verrà utilizzato da tanti giovani, vogliamo dia loro un’opportunità per crescere, condividendo i valori di correttezza, trasparenza che caratterizzano il nostro modo di fare impresa», ha aggiunto Spazzoli, non senza ribadire quel legame molto speciale

che salda questa famiglia milanese a Sassuolo e al Sassuolo e non senza togliersi il proverbiale sassolino dalla scarpa. «Ho il desiderio di avere una tifoseria, soffro terribilmente ad ogni partita: è vergognoso che una città come Sassuolo abbia una squadra come il Sassuolo e non riesca a darle la cornice che merita», ha aggiunto: la Mapei quanto doveva, e anche di più, ha fatto: adesso tocca ai sassolesi. Ce n’erano più di mille all’open house che dopo l’inaugurazione ufficiale, riservata agli addetti ai lavori, ha aperto loro le porte della nuova casa del Sassuolo, un investimento a sette zeri che deve diventare fattore di crescita ulteriore. «Altre società – ha detto il Sottosegretario Giancarlo Giorgetti, intervenuto alla giornata inaugurale – avrebbero speso la cifra che ha speso la proprietà neroverde per comprare un giocatore di medio livello: si vede anche da investimenti come questo che c’è una ‘filofofia all’inglese’ che premia un modello sano e, sul lungo termine, vincente».

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a cura di Stefano Fogliani

«Uno strumento di crescita per la squadra e la società» Il nuovo centro sportivo del Sassuolo visto dal tecnico Roberto De Zerbi. «Ci aiuterà a lavorare meglio, creando senso di appartenenza che, in un ambiente come il nostro, può fare la differenza»

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a guadagnato consensi importanti a dispetto della giovane età, né ha mai avuto paura a cantare fuori dal coro, guadagnandosi una credibilità importante. Ha fatto crescere il Sassuolo nella mentalità offensiva grazie a idee di gioco innovative. Ne ha aumentato l’appeal mediatico facendone squadra divertente, «che se la gioca con tutti cercando di imporre la sua idea di fare calcio». Ha cominciato un lavoro importante sui giovani e su tanti ‘nuovi’ arrivati ad integrare l’organico, e lo proseguirà anche nel 2019/20, Roberto De Zerbi. A lungo accostato ad altre squadre – Roma, Fiorentina, Sampdoria, addirittura Milan - nel corso del domino che, a ridosso della prima metà di giugno, ha cambiato la geografia delle panchine di serie A, il tecnico bresciano ricomincia invece da Sassuolo. E da un centro sportivo-gioiello che conferma quanto De Zerbi dice da sempre, ovvero che «il Sassuolo è un club di prima fascia. Per capacità organizzativa, ambizioni e forza della proprietà, per i valori che trasmette». Dopo l’undicesimo posto della stagione scorsa, per De Zerbi si tratta di alzare l’asticella, e se diventa difficile capire (mentre scriviamo il calciomercato apre i battenti) chi arriva e chi parte, non è difficile capire quali sono le ambizioni che sostengono questo giovane tecnico cui il Sassuolo ha chiesto di aprire un altro ciclo vincente con l’Europa sullo sfondo. «Questo nuovo centro sportivo, oltre che un biglietto da visita importante, è uno strumento che – ha detto De Zerbi - ci permetterà di lavorare ancora meglio rispetto a quanto abbiamo fatto finora». Perché il calcio non è fato solo di tecnica e tattica, di moduli e schemi, ma anche di coesione ambientale, «e una struttura come questa, oltre a permetterti di svol-

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De Zerbi (a sx) con il DS neroverde Giovanni Rossi

gere in modo efficace il lavoro quotidiano, crea senso di appartenenza, e non è poco. Io – ha detto ancora il tecnico del Sassuolo – sono cresciuto a Milanello, facendo le giovanili nel Milan, e so quanto conti ci sia una casa comune per tutti». Già: il centro accoglierà il Sassuolo nella sua accezione più piena: società, giovanili e prima squadra, una sorta di laboratorio che conferma, ha detto ancora De Zerbi, «la visione della proprietà sul lungo termine, e da’ forma compiuta a quelle ambizioni sulle quali Giorgio Squinzi, dopo il taglio del nastro, ha insistito a modo suo. «E questa ambizione – ha detto ancora De Zerbi non da’ pressione, perché è anche la mia e quella di chi lavora con me. E il nostro compito è, ogni giorno, dimostrarsi all’altezza delle ambizioni di una proprietà così importante». Nessuna pressione, dunque, da parte di Giorgio Squinzi che sogna la Champion’s, ma solo stimoli. Pienamente recepiti da quel Roberto De Zerbi che ricomincia dal Sassuolo. E dal Mapei Football Center…

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Economia

di Claudio Sorbo

Dal colonialismo al neocolonialismo L’evoluzione dei modelli di ‘dominio’ degli Stati sugli altri Stati: non si invadono più le terre altrui, ma se ne ‘comprano’ debiti, materie prime e manodopera. Cambia la forma, non la sostanza...

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siste ancora il colonialismo? Quello del secolo scorso, dei Lord Brooke, di Yanez che si accendeva l’ennesima sigaretta, della Perla di Labuan e dei dajaki, i feroci tagliatori di teste? Beh, questo tipo di colonialismo non esiste più, nessuno possiede territori di altri Stati. Ne è rimasto il simulacro addirittura in un continente, l’Oceania: l’Australia, la Nuova Zelanda, la Tasmania e poche altre terre (l’arcipelago delle Isole Whitsunday) sono dei dominion sotto la guida formale della Regina Elisabetta II: l’Australia ha ottenuto l’indipendenza nel 1901, il Canada addirittura nel 1931. Non hanno ottenuto identica felice sorte le ex colonie africane, da quelle francesi in Nord e Centro Africa fino al Congo, il giardino privato del re belga Leopoldo II: nei primi anni ’60 le immagini televisive mostravano le famiglie fuggite dal Congo mentre scendevano dagli aerei all’aeroporto di Bruxelles, una umanità “torva, livida e bagnata”,

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Economia

avrebbe detto Ernest Hemingway. Per caso, conobbi uno di quei belgi, una trentina di anni più tardi, mi confessò che gli abiti che indossava quando aveva messo piede sul suolo patrio erano tutto ciò che gli restava, suo padre era stato trucidato dagli indipendentisti locali e della villa lussuosa in cui era vissuto dalla nascita a Léopoldville restava solo il ricordo doloroso. La ‘mia’ Africa Oggi tutti gli Stati africani sono diventati indipendenti, compreso il Sud Africa, dove lo storico regime razzista governato dai bianchi alla lunga ha ceduto sotto la spinta indipendentista di Nelson Mandela. Dopo la sua morte nel 1994, in Sud Africa è tornato il razzismo, ma a rovescio: ora comandano i neri, mentre i pochi bianchi rimasti provano a resistere e a far finta che non sia successo niente, ma non è così: nel 2018 è passata in Parlamento una mozione con cui a breve si passerà alla confisca delle terre detenute dai bianchi e alla loro distribuzione alla popolazione di colore. Oggi le condizioni in cui versa il Sud Africa testimoniano che per governare occorrono competenze: ha

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il più alto numero al mondo di malati di HIV (5 milioni e 700 mila, più del 10% degli abitanti del paese), 132 violenze sessuali ogni 100.000 abitanti (3 ogni 100.000 in Italia nel 2017), 34 omicidi ogni 100.000 abitanti (0,59 in Italia nel 2017). E vi risparmiamo le bidonville e la scolarizzazione insufficiente e di bassa qualità. Si impongono due considerazioni: è opinione largamente diffusa in Europa che tutta l’Africa, tranne Egitto ed Algeria, ha fallito la gestione della sua indipendenza. Inoltre, la maggior parte degli europei ritiene che a partire dal giorno dell’indipendenza nessun bianco si sia più immischiato negli affari interni ed esteri di quei nuovi Stati: non è così, anzi, ci siamo tuffati a piedi uniti nei loro affari per tornaconti privati e politici degli Stati occidentali, Francia in testa. Il neocolonialismo.... In pratica, abbiamo trasferito loro il peggior modo di governare europeo, rubando, corrompendo e truffando quei paesi per paura che qualcun altro lo facesse prima di noi. Bisogna comunque riconoscere che i governanti, locali salvo rare eccezioni, non vedevano l’ora di essere corrotti, quindi smet-

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tiamola con la favola degli occidentali ladri e corruttori e degli africani anime buone: c’è stato una complicità che ha reso i loro governanti altrettanto colpevoli quanto i nostri. Chi ci ha rimesso? Come sempre i popoli africani, ai quali la povertà endemica ha impedito lo sviluppo della cultura, delle conoscenza, delle regole che noi abbiamo conquistato negli ultimi 1.000 anni della nostra storia. Così, oggi l’Africa è un continente in rovina, in cui cresce l’unica pianta che si sviluppa in questi casi: la eccessiva natalità, di cui nessuno dei governanti locali si occupa. L’Africa in 100 anni è passata dal colonialismo al colonialismo, con l’intervallo dell’illusione della libertà. Di chi sono le responsabilità della rovina africana? A mio avviso, oltre ai governanti locali e a qualche avventuriero occidentale, sono responsabili due soli paesi, la Cina e la Francia. Cine e Francia: i colonizzatori 2.0 La Cina ha impiegato per prima in modo scientifico due potenti leve del potere mondiale: la concessione di prestiti a tassi bassissimi e accordi economici coi paesi locali per

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lo sfruttamento di risorse naturali, con masse di lavoratori africani (spesso bambini, nelle miniere di tantalio in Congo), che operano a ritmi cinesi e sono guidate da cinesi. Quale vantaggio ha la Cina? Appare come un paese inoffensivo perché nel suo passato la macchia del colonialismo non esiste. Così, le popolazioni locali ingenuamente hanno accettato i nuovi venuti, mentre la realtà è ben diversa: in pochi anni l’intero continente africano è diventato un’enorme miniera a cielo aperto in cui milioni di africani lavorano in condizioni disperate per la estrazione di minerali preziosi e delle “Terre Rare”, minerali indispensabili per la costruzione di superconduttori, fibre ottiche, materiali per le saldature, tutti indispensabili per le imprese dei paesi più avanzati. E le condizioni di vita e di lavoro degli africani? Amnesty International ha denunciato che oltre 40.000 minorenni a partire dai 7 anni lavorano nelle miniere per 12 ore al giorno per 2 dollari il giorno. Attraverso una politica di comodi mutui e di investimenti di lungo periodo, oggi la Cina detiene il controllo dei principali settori economici africani, dalle fabbriche ai porti, alle strade, alle industrie estrattive, minerarie, pe-

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trolifere, energetiche e delle telecomunicazioni. E non facciamoci impressionare dalle infrastrutture costruite in quei paesi: servono principalmente alla gestione della logistica cinese, non africana. Il tutto, nel silenzio più assoluto e senza che gli occidentali denuncino mai questo scandalo: un paese che ha fatto sue le risorse di un continente intero. I cinesi ragionano ed agiscono in grande e il nostro nanismo imprenditoriale nulla può. La Francia, invece, attraverso accordi sottoscritti dal 1945 in poi, tiene al guinzaglio 14 Stati già parte dell’impero coloniale francese: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana e Congo. In questi paesi la moneta in vigore è il Franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale (riuniti sotto la sigla CEMAC). Invece il Benin, il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, la Guinea Bissau, il Mali, il Niger e il Senegal (riuniti sotto la sigla UEMOA) usano il Franco della Comunità finanziaria dell’Africa. Ciò vuol che la Francia stampa moneta per le citate sue ex colonie, che sono obbligate ad acquistare questi franchi in base alle regole stabilite dal Governo francese, che ne stabilisce il valo-

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re: 1 franco africano vale 0,00152449 euro e 1 euro vale 655,957 franchi africani. Questo tasso fisso è valido dal 1999, anno in cui ha sostituito il rapporto fisso con l’ex franco francese. Poi c’è il compenso per la Zecca francese per il disturbo della stampa, infine c’è la gestione del tutto, di cui si occupa il Ministero francese delle Finanze: in tutto sono circa dieci miliardi di Euro l’anno. E l’autorità politica della Francia su questi 14 Stati? Ce l’ha, eccome: ricordate le truppe francesi prontamente intervenute in Mali appena si era verificato un attentato ad opera di non meglio identificati terroristi locali? Contraddizioni e lieto fine Il tutto mentre la Francia fa anche parte dell’Unione Europea, da dove ci dà lezioni di stile (quando va bene) e vota a favore delle sanzioni economiche contro di noi (quando va male). Comunque, abbiamo un paese europeo che governa le politiche monetarie di 14 Stati africani e allo stesso tempo fa parte dell’Unione Europea, che sull’argomento tace. Ma il colonialismo è un film che finisce sempre male? Non necessariamente: oggi la

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Malesia di Emilio Salgari (un veronese che in vita sua navigò solo sino allo stretto di Otranto) si chiama Malaysia, è uno Stato indipendente dal 1957, ex colonia inglese, galleggia sul petrolio e sul gas, ha ritorni importanti dal turismo ed è una repubblica islamica in cui la tolleranza regna sovrana: nei ristoranti ti portano prima la carta dei vini e poi il menu, e i cittadini vanno molto fieri della loro Dataran Merdeka, la Piazza dell’Indipendenza, col suo campo inappuntabile d’erba rasata intorno al quale da quasi 140 anni sorgono gli edifici coloniali elevati dai britannici, il palazzo del Sultano Abdul Samad, la chiesa di Saint Mary e il Royal Selangor Club, fondato nel 1884, il lussuoso punto d’incontro dei funzionari britannici di stanza a Kuala Lumpur. In un angolo del prato spunta da terra il pennone, alto 328 piedi, (99,9metri) su cui per la prima volta sventolò la bandiera malese il 31 agosto 1957. Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale e l’abbandono del territorio da parte degli inglesi oggi il paese è una repubblica islamica con un sistema istituzionale che è un guazzabuglio giuridico che funziona bene: è una monarchia parla-

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mentare federale elettiva (?!), vi comandano a turno quattro sultani, storici titolari dei territori che compongono la Malaysia, con un incarico che non prevede compenso. Il Governo nel frattempo mantiene l’ordine con felpata, ferrea severità: Francesco, indiano dell’Andhra Pradesh, Stato indiano del sud est e nostra giovane guida convertita al cristianesimo, ci ha raccontato che a Kuala Lumpur ogni donna può girare nel quartiere cinese – un dedalo di vicoli – alle due di notte senza il timore di essere disturbata: per chi violenta una donna c’è la pena di morte, esattamente come per chi detiene illegalmente un’arma da fuoco o possiede, usa o spaccia qualunque quantità di qualsiasi sostanza stupefacente. La prigione locale, edificio inquietante, sorge nel centro della città, d’altra parte, a chi ne critica la presenza, replico “male non fare, paura non avere” (e chi fa uso della “roba”, è meglio che la lasci a casa). E questa è la Malaysia, una ex colonia britannica ora Stato ben funzionante. Come sempre, ciò che conta è il legname, si diceva una volta, conta com’è fatta la gente.

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Il progetto

a cura della redazione

Laminam a Seoul per la facciata Gongpyong Office Plaza

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Il progetto

La lastra ceramica nei luoghi pubblici in un duplice approccio architettonico tra tradizione e modernità: a Seoul passato e futuro convivono e prendono forma nelle facciate che diventano vere e proprie “finestre sul passato e verso il futuro”

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pecialista nella produzione di lastre ceramiche di grande dimensione per l’architettura, gli interni e l’arredamento, LAMINAM ha in attivo una serie di importanti referenze internazionali e numerosi progetti di rilievo. Tra le realizzazioni architettoniche più recen-

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ti e di maggiore impatto figura la facciata del building GONGPYONG OFFICE PLAZA A SEOUL. Due torri da 26 uffici, un piano terra dedicato al retail e un parcheggio interrato per un’area totale di 7.850 metri quadri. Il Gongpyong Office Plaza è una recente co-

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struzione architettonica situata nel distretto storico di Seoul e di Seoul incarna la tradizione riletta in chiave ultramoderna. L’idea che ha dato il via alla progettazione è proprio la tradizione architettonica coreana a cui il progettista dello Studio internazionale SMDP

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si è ispirato per disegnare la facciata delle due torri, ponendo le basi per un’apertura verso la modernità. Le finestre in particolare sono la manifestazione architettonica di questo doppio approccio: da una parte la forma degli infissi è quella della tradizione

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Il progetto

antica, mentre la tecnica di apertura delle vetrate è in stile contemporaneo. Passato e futuro convivono e prendono forma nelle pareti vetrate che diventano vere e proprie “finestre sul passato e verso il futuro” come le ha definite lo stesso Architetto coreano DaeHong Minn. Il rivestimento esterno dell’edificio si caratterizza per l’intreccio armonico di due materiali superficiali opposti eppur simili: il vetro totalmente trasparente con le lastre ceramiche Laminam interamente coprenti, scelte nella serie Calce, di colore Nero.

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La leggerezza delle grandi superfici ceramiche del formato 1000x3000mm, di spessore 3mm rinforzate sul retro con la fibra di vetro, garantiscono anche un’estrema durevolezza nel tempo per la loro eccellente resistenza agli agenti atmosferici e all’usura. Per la sua particolare conformazione esterna, l’innovazione delle finestrature e la sua collocazione all’interno della geografia cittadina, il Gongpyong Office Plaza è destinato a diventare in poco tempo, secondo l’architetto Dae-Hong Minn, una vera e propria icona di Seoul.

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IL PRODOTTO

IL PROGETTO

Calce: Colori tenui, sfumature delicate ispirate a intonaci bagnati e cementi industriali. Colori: Antracite, Avorio, Bianco, Grigio, Nero, Tortora Formati: 1000x3000mm / Laminam 3, 3+, 5 1620x3240mm / Laminam 5, 12+ Proprietà delle lastre Laminam: Resistenza a graffi e alle abrasioni, all’insorgenza di funghi e muffe, alle macchie, ai prodotti chimici, al calore e al fuoco, ai raggi UV. Innata igienicità

GONGPYONG OFFICE PLAZA Luogo: SEOUL / South Korea Realizzazione: 2018 Design: SMDP Studio Collezione: Calce Finitura: Nero Formato: 1000x3000mm Spessore: Laminam 3+

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Mercato

Economia

Alberto Forchielli tra presente e futuro

I numeri di un 2018 in chiaroscuro

Globalizzazione e neocolonialismo

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A S C O L T A R E

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVII - Nr. CENTOTRENTACINQUE Aprile-Giugno 2019 - Euro 4,00

Presentata la terza edizione

Intervista ALLFORTILES

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