Ceramicanda n.134

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVI - Nr. CENTOTRENTAQUATTRO Gennaio-Marzo 2019 - Euro 4,00

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V E D E R E

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A S C O L T A R E

G L I

S P A Z I

gennaio marzo 2019

Adriano Venturelli Gli amici del criminale Cesare Battisti Carla Bruni tecnica mista ad olio

Mercato USA

Dossier Spagna

Economia

La piastrella in cerca di rilancio

E’ (già) finita la ‘fiesta’?

Il salto nel buio del Venezuela




ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

Impotenti di fronte alle turbolenze A

vete presente la sensazione di impotenza che assale i passeggeri di un aereo in avaria che perde quota? Ebbene, penso sia la medesima avvertita da tutti coloro che oggi fanno impresa, a qualsiasi livello, in questa particolare e delicata fase economica e politica, dove a regnare sono l’incertezza e il rallentamento dei mercati. Tutto ciò a fronte della precaria situazione politica, del discutibile livello dei governanti, italiani e non; le cui manovre, ed esternazioni, condizionano non poco l’andamento economico dei singoli stati. Per ragioni di spazio tralasciamo le macro questioni d’oltremare, e anche ciò che avviene oltre le Alpi, e ci concentriamo sul teatrino di casa nostra, sul Governo nato dalle elezioni dello scorso marzo. Evitiamo l’analisi delle loro politiche su immigrazione, reddito di cittadinanza, blocco della legge Fornero ed anche la conseguente revisione del sistema pensionistico, l’accoglienza riservata al latitante Battisti, tutte soluzioni che ognuno è libero di condividere o meno. Analizziamo invece le tante esternazioni quotidiane, le frasi ad effetto e gli slogan pronunciati dai leader dell’attuale governo, parole che lasciano il segno, a livello economico e di relazioni internazionali, e che pesano come macigni. Scagliarsi contro Francia e Germania, tenere l’atteggiamento di chi un giorno vuole uscire dall’Europa l’altro rimanervi, non fa bene all’Italia, men che meno a Sassuolo e al settore ceramico dal quale tutti prendiamo il latte. Dai recenti dati previsionali diffusi a fine 2018 da Confindustria Ceramica emerge un quadro preoccupante ma non allarmante, con il mercato italiano ancora fermo al palo, gli Stati Uniti in rallentamento, ma con l’Europa ancora in grado di fare da locomotore alle nostre esportazioni. Un dato importante, quest’ultimo, quanto rasserenante, che da respiro e ossigeno alle imprese ceramiche locali in attesa di veder ripartire, auguriamoci presto, i mercati d’oltremare. Nel frattempo, le nostre aziende incassano almeno un sì (sulla carta) per la Bretella, con l’auspicio che la sua realizzazione possa risultare determinante ai fini della crescita del settore. Di sicuro, Bretella o non Bretella, determinate sarà l’atteggiamento delle nostre realtà industriali. Esse hanno muscoli, intelligenza, fantasia e impianti di ultima generazione in grado di superare l’ennesima salita, a patto che i politici non infieriscano con le loro boutade e non producano ulteriori turbolenze che rischierebbero di fare precipitare il tutto. Dal Di Maio che disse: “Parigi è responsabile, con la sua politica neocoloniale in Africa, della forte immigrazione verso il nostro Paese”; “i barconi ricominciano a partire in massa dalla Libia certificando il fallimento delle politiche di contenimento dall’altra parte del Mediterraneo”; e mentre lui strillava Francia e Germania, ad Aquisgrana, sancivano plasticamente l’uscita dell’Italia dal club dell’Europa che conta. Per quel che ci riguarda più da vicino, con ogni probabilità, quelle frasi pronunciate forse in modo estemporaneo e con il solo scopo elettoralistico, porteranno i francesi e i tedeschi a scegliere piastrelle spagnole, turche, o quelle polacche, ma non certo le italiane! E se consideriamo che il danno riguarderebbe tutto il made in Italy la sua dimensione potrebbe assumere livelli preoccupanti. I nostri capitani d’impresa investono, cercano di inventarsi ogni giorno la strategia e i prodotti migliori per battere la concorrenza ma basta una frase, è sufficiente il pressapochismo, la leggerezza di un politico, o più politici, di vertice, per rendere vano ogni loro sforzo. Purtroppo, come avviene per i passeggeri impotenti seduti su un aereo in avaria, anche i nostri ceramisti non possono fare altro che attendere e sperare che passi la turbolenza. Con l’augurio sincero che presto le parole di chi ha responsabilità di governo, oltre che dal cuore, passino anche dal cervello.

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EDITORIALE

Impotenti di fronte alle turbolenze

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L’ARTISTA

Adriano Venturelli

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SPECIALE USA

Stelle e strisce, minacce e opportunità

Sommario

13 INTERVISTA

Federica Minozzi:

«Dobbiamo adeguarci al cambiamento»

19 CASE HISTORY

S’TILE Studio, la decorazione customizzata

22 IL CASO

Bretella, che sia la volta buona?

25 DOSSIER SPAGNA

Dopo il ‘boom’, la Spagna rallenta

36 NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori 38 INTERVISTA

Giovanni Savorani: «un 2019 tranquillo, ma difficile»

41 COSTRUZIONI

La ripresa può attendere

47 TENDENZE

Il colore come elemento della progettazione

51 MERCATO

Firmato il closing tra Coesia e System

53 AZIENDE

Ancora e Projecta Engineering:

Siti B&T Group completa le acquisizioni

56 NEWS AZIENDE - Impianti e servizi 59 ECONOMIA

Il salto nel buio del Venezuela

Numero 134 - GENNAIO - MARZO 2019 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 21/03/2019) Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414 DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo, Massimo Bassi CERAMICANDA garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo al responsabile dati Ceramicanda via De Amicis, 4 - Veggia di Casalgrande (RE). Le informazioni custodite nel nostro archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali. In conformità alla legge 675/96 sulla tutela dati personali e al codice di autodisciplina ANVED a tutela del consumatore EDITORE Ceramicanda s. r. l. Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia al n° 986 in data 19/04/99 • Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 • In attesa di Iscrizione Registro nazionale della Stampa PUBBLICITÀ Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 promozione@ceramicanda. com PROGETTO GRAFICO Ceramicanda IMPAGINAZIONE gilbertorighi.com STAMPA E CONFEZIONE Printì

www.ceramicanda.com Si autorizza la riproduzione di fotografie e testi purché recante citazione espressa della fonte IN COPERTINA Adriano Venturelli Gli amici del criminale Cesare Battisti tecnica mista ad olio

66 IL PROGETTO

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Ceramiche Keope per Bernini² di +Studio Architetti

PRIMO PIANO

32 – COLOROBBIA

34 – PORCELANOSA

44 – GEAL

54 – BMR

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GRAZIE PER AVERCI SCELTO CERAMICANDA134



Adriano Venturelli

L’Artista

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‘Gli amici del criminale’ Il colore rosso come tema dominante di un potente ciclo pittorico che si è imposto all’attenzione di pubblico e critica

In questo 2019 Ceramicanda dedica le sue copertine non più ad un solo artista, ma ad alcuni tra i tanti che le hanni realizzate negli ultimi anni

In questo 2019 Ceramicanda dedica le sue copertine non più ad un solo artista, ma ad alcuni tra i tanti che le hanno realizzate negli ultimi anni

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uando Adriano Venturelli ideò il suo ciclo pittorico dedicato agli ‘amici del criminale Cesare Battisti’ era il 2006, Battisti era una delle ‘primule rosse’ del terrorismo internazionale e Venturelli, attento osservatore sensibile alle tematiche sociali, iniziava ad elaborare un suo personale progetto artistico e morale, “dedicato ad personam” a tutti i cattivi maestri compiacenti del criminale. Criminale e non terrorista, Adriano Venturelli con i suoi “spunti di riflessione” declassa Battisti ponendo la sua attenzione come Artista ai compiacenti di questo personaggio. «Consapevole di essere meno di Davide contro Golia – disse Venturelli – anch’io dispongo di un’arma, magari un po’ spuntata». L’arma in questione si chiama espressione artistica, e Venturelli, con questo suo ciclo pittorico, l’ha idealmente puntata contro il criminale. Né l’ha abbassata oggi, dopo che la lunga vicenda-Battisti ha trovato conclusione con l’arresto del terrorista. Continua, infatti, a lavorare al proprio ciclo pittorico, Venturelli, perché «il mio progetto – dice - prevede la realizzazione di almeno cento opere, ognuna dedicata ad un diverso amico sostenitore del criminale Cesare Battisti. In questo modo, uso la “gogna” del timbro con il

riferimento al “criminale”, e all’interno il nome e cognome della persona che ne ha preso pubblicamente le difese a discapito delle vittime». La costante «è il colore scelto, che volutamente rimarrà una costante di tutte le opere. Il rosso sangue, per imprimere maggiormente il tema drammatico di cui si parla», la tecnica quella ad olio, «in grado di imprigionare per sempre la scelleratezza di queste personalità che sprofondano nella miseria dell’offesa ognuna proprio nella sua grandezza. Appresa la notizia della cattura di Battisti e fatta giustizia per le vittime e per i familiari, ho sentito la necessità di esternare al mondo questa mia denuncia trasformata in Arte». Formiginese, classe 1953, diplomatosi presso l’Accademia di Belle Arti a Bologna, ex imprenditore ceramico e oggi artista ‘atipico’ (la definizione è sua) con all’attivo una partecipazione alla Biennale di Venezia e opere esposte a Milano, Roma, Mosca e Minsk, Adriano Venturelli continua il suo percorso artistico anche attraverso una società, Anima & Corpo, che ne promuove e veicola un’opera in grado di riscuotere riscontri importanti.

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Sopra Francois Mitterand, a fianco Roberto Saviano

«Il 25 gennaio del 2019 l’amministrazione comunale di Montegiorgio, in provincia di Fermo, ha accolto la proposta di presentare in esclusiva nazionale il mio progetto artistico “Gli amici del criminale Cesare Battisti”, presentandola all’interno del Palazzo Sant’Agostino, location storica e prestigiosa del 1200 situata nelle Marche. Qui le mie opere contemporanee, attraverso un percorso descrittivo, sono state presentate ad un pubblico attratto da questa nuova forma artistica. L’antico e il contemporaneo insieme hanno reso questo evento suggestivo e profondo, dando risalto a riflessioni personali e morali da parte dei visitatori. L’esposizione curata da Stefano Danieli e Francesca Giovando, è riuscita a coinvolgere diverse realtà territoriali e nazionali, suscitando un vivo interesse e desiderio di far conoscere in Italia e nel resto del mondo questa denuncia artistica che ha sfumature rosso sangue». PER INFO: Tel: 334.1068950 francesca@animaecorpo.org

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a cura della redazione

Speciale USA

Stelle e strisce, minacce e opportunità Cresce, in USA, il consumo di piastrelle, ma flettono le importazioni dall’Italia, tanto in volume quanto in valore: i nuovi materiali alternativi che si sono affacciati sul mercato e la concorrenza sempre più agguerrita degli altri importatori determinano contrazione attesa, ma da valutare con grande attenzione GENNAIO - MARZO 2019

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ontinua a viaggiare a buon ritmo, l’economia statunitense, ma quella che a lungo è stata la terra promessa (anche) per il made in Italy della ceramica sembra segnare il passo. E impone, ai produttori di casa nostra, di rivedere strategie di espansione in un contesto che, stando ai dati diffusi nell’imminenza del Coverings, va facendosi complicato. Non tanto per quanto attiene ai dati più generali, che certificano mercato statunitense comunque in salute, quanto piuttosto ai segmenti di mercato che riguardano più da vicino le piastrelle. Insidiate dai materiali cosiddetti alternativi (Luxury Vinyl Tile in primis) se considerate nella loro accezione più generale di prodotto, da una concorrenza estera che si è fatta parecchio agguerrita da parte dei competitors esteri che, come del resto fece l’Italia a suo tempo, hanno scommesso sugli Stati Uniti. Così, se il consumo di piastrelle continua a crescere (oltre un punto percentuale rispetto ai 288 milioni di metri quadrati del 2017), non si può dire, statistiche alla mano, che il made in Italy della piastrella si sia avvantaggiato di tale aumento.

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Speciale USA

Il contesto Da gennaio a novembre le importazioni statunitensi di piastrelle hanno fatto registrare un aumento del 4,8% in quantità e del 3,5% in valore rispetto allo stesso periodo del 2017, ma l’Italia, pur rimanendo tra i principali interlocutori del mercato a stelle e strisce (solo Cina e Messico meglio, quanto a volumi, dei produttori italiani) flette, circostanza peraltro segnalata a più riprese dai rumors che si sono rincorsi nel corso dell’anno appena trascorso. «Sul mercato USA – disse Federica Minozzi a Ceramicanda poco meno di un anno fa - si percepisce un po’ di difficoltà». La CEO di Iris Ceramica Group non nascondeva, a margine dell’intervista rilasciata in quell’occasione, come «dopo i buoni risultati di 2016 e 2017 c’è un rallentamento fisiologico indotto anche dalla concorrenza di materiali non ceramici». Tra questi il cosiddetto LVT,

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acronimo di Luxury Vinyl tile che secondo le stime più recenti oggi vale poco più del 9% di un mercato parecchio segmentato proprio a causa dell’immissione sul mercato stesso di nuovi materiali». I numeri I dati, rilevati dalla newsletter diffusa presso gli addetti ai lavori alla vigilia dell’edizione 2019 del Coverings, confermano l’assunto. L’import dall’Italia registra infatti un calo del 4,4% in valore e del 4,4% in metri quadri facendo registrare performances opposte rispetto a quelle di Brasile (+32,7% in valore, + 46,4% in volumi) ma soprattutto del concorrente più temibile per gli italiani, ovvero i produttori spagnoli. La baldosa, nel 2018, griffa un +19,1% in valore e un +31% in volume che attesta i metri quadri importati dalla Spagna a quasi 27 milioni di metri quadrati.

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L’Italia, giusto per dare un’idea, vale poco più di 31 milioni, il Messico poco meno di 33, la Cina quasi un terzo dei 187 milioni di metri quadrati importati dagli USA nei primi 11 mesi del 2018. Le prospettive Il diciottesimo trimestre consecutivo con il PIL in aumento consolida la crescita dell’economia statunitense, che nel 2018 ha conosciuto il suo nono anno di espansione, accompagnato dalla crescita degli investimenti in costruzioni (+3,4%), ma a detta degli analisti il 2019, secondo la National Association of Home Builders (NAHB), il 2019 registrerà un andamento piuttosto piatto. Riflettendosi sul mercato dei pavimenti: Stifel Financial Corp, nel suo report, segnala infatti un rallentamento delle vendite al dettaglio nell’ultimo trimestre del 2018, non senza registrare come «le

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previsioni per il primo trimestre del 2019 sono di una domanda inferiore». Inquinata dalla concorrenza dei materiali non ceramici, la crescita dei pavimenti LVT è andata principalmente a scapito dei pavimenti di fogli in vinile e della moquette e in minore misura su legno e laminati, mentre l’impatto sulla ceramica è giudicato, da Stifel, «relativamente basso» ma, secondo l’ufficio Studi di Acimac, l’avanzata dei materiali vinilici minaccia le quote della piastrella: gli LVT starebbero infatti guadagnando terreno «rendendo la competizione anche all’interno del mercato ceramico decisamente più aspra per tutti i contendenti». E se le ristrutturazioni continuano ad essere segmento sul quale la piastrella può dire la sua (il mercato dei cosiddetti ‘rifacimenti’ crescerà tra i 2 e i 4 punti percentuali) gli analisti di Stifel non si spingono oltre la previsione di una «modesta crescita».

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a cura di Roberto Caroli

Intervista

Federica Minozzi negli studi di Ceramicanda

«Il mercato chiede di adattare pensieri e linguaggi al cambiamento» Intervista esclusiva al CEO di Iris Ceramica Group Federica Minozzi

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C’è un’impressione, oltremodo diffusa, di poca stabilità, anche a livello politico mondiale. E l’instabilità comporta immobilismo, frena spese e investimenti, tiene la gente ‘alla finestra’ in attesa di capire cosa accade. L’incertezza, insomma, non favorisce…». Federica Minozzi, CEO di Iris Ceramica Group, fa il punto su questo 2019 appena cominciato, su contesto condizionato da umori ben differenti da quelli che si respiravano nel distretto solo un anno fa, indotti «da un clima generale di chiusura, di incertezza che non possono non condizionare qualsiasi scenario…» Anche in Italia? «Sta cambiando molto, in questo periodo, anche a livello di legislazione sulle aziende. Ma minori investimenti e minori spese frenano i consumi, generano un circolo vizioso che penalizza molti settori industriali, edilizia in primis…» E penalizza i distretti: i dati di Intesa Sanpaolo danno in calo sia l’export della ceramica che della meccanica, e raccontano contrazioni importanti in Francia e USA…

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«Soprattutto la Francia, dove la ceramica è legata alla grande distribuzione, si paga la diffusione dell’e-commerce. Gli USA, invece, credo paghino soprattutto una transizione non semplicissima a livello politico, ma restano uno dei mercati di riferimento per la ceramica. Quella degli USA non è crisi strutturale come quella che condiziona altri mercati» Parlavamo di e-commerce: la ceramica a che punto è? «Ci si scontra con il problema dei resi. Il nostro è un prodotto finito che diventa tale una volta posato e ambientato, le pratiche di restituzione, ad oggi, sono troppo difficili da gestire» Non è che certe difficoltà sui mercati esteri paghino, penso soprattutto alla Francia, le tensioni a livello politico? «Non credo: avverto bene il gap tra la considerazione che gli stranieri hanno degli italiani che fanno impresa, producono ed esportano, e la classe politica. Forse, oggi, la politica italiana non rappresenta appieno la capacità di fare bene e di lavorare che fa grande il made in Italy…» Lo diceva già Montanelli: se prendiamo il singolo italiano, è il migliore, il problema è nella capacità degli italiani di fare sistema… «Vero: le potenzialità dei singoli sono di altissimo livello. Ma all’Italia manca la capacità di fare squadra, di lavorare per un obiettivo

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Intervista

comune. Quel senso di appartenenza che, ad esempio, caratterizza molte dinamiche di impresa negli Stati Uniti…» Ma il piccolo, in Italia e all’estero, funziona ancora? «Lo spazio per l’imprenditoria ‘leggera’, almeno in un settore come il nostro, che richiede impianti e investimenti, oltre che presenza diffusa su un mercato globale, paga dazio anche alle rigidità delle legislazioni sul lavoro, a quelle del sistema del credito. Credo farsi valere quando si è piccoli sia difficile in generale, e nel ceramico è ancora più difficile» Eppure ci sono ‘piccoli’ che continuano a investire, anche qui nel distretto… «Nel distretto ci sono realtà strutturate, che spesso evolvono e crescono, non necessariamnete partono da zero. Cominciare dal niente, oggi, se si vuol fare ceramica, richiede investimenti non inferiori ai 20 milioni di euro.» Una donna al comando di una grande azienda continua a fare un certo effetto… «A volte mi sembra di far parte di una sorta di specie a sé, come i panda… Battute a parte, credo le persone vadano giudicate per le qualità. Da questo punto di vista servirebbe uno scatto avanti culturale: sulla questione uomo-donna ci sono culture meno avanzate e culture più avanzate: l’Italia non è particolarmente avanti» Lo scatto culturale viene richiesto non solo sulla questione uomo-donna, ma anche nel cambio generazionale… Quanto accaduto

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in Kerakoll, di recente, ripropone il problema… «Sono transizioni non semplici, e lo dico perché ci sono passata anch’io. E’ difficile essere figlio di un imprenditore importante, è difficile non crearsi la necessità, anche mentale, di dimostrare qualcosa. Anche grazie a mio pa-

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dre, io l’ho superata, la transizione, ma questo non toglie che il passaggio generazionale e i rapporti familiari siano ambito molto particolare, anche perché subentrano l’emotività e visioni diverse» Tornando alla ceramica, si fa un gran parlare di materiali alternativi: moquette e vinile dicono la loro su mercati ‘maturi’ come quello tedesco… «La moquette credo stia comunque scemando, anche per questioni di sostenibilità e igienicità. Da tenere d’occhio credo siano invece il vinile e i suoi simili: la praticità d’uso gioca a loro favore» Da temere? «Sta crescendo in modo importante, ma come produttore di ceramica lo temo relativamente. La ceramica è più igienica, naturale e sostenibile» Proprio i valori della sostenibilità è dell’igienicità sono al centro della nuova campagna di comunicazione di Confindustria Ceramica… «Credo sia la scelta giusta, che sia importante fare comunicazione ed educazione sul prodotto, e sia giusto utilizzare i mezzi di comunicazione più moderni, quelli in grado di raggiungere tutti, sempre e ovunque» In occasione di Allfortiles, l’economista Michele Tiraboschi ha detto che voi imprenditori dovreste tornare a scuola… «Ha ragione, e io infatti a scuola vado tuttora, nel senso che studio. Il mondo sta cambiando e sta cambiando velocemente: il rischio, da

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parte nostra, è quello di diventare autoreferenziali, e invece il mercato ci chiede di adattare pensieri e linguaggi al cambiamento, di tenere il passo a 360°. Vale per noi imprenditori, come per i dirigenti e tutti coloro che lavorano per il gruppo» Cosa bolle in pentola, in vista del 2019 del Gruppo Iris? «Stiamo mettendo in piedi un’Academy che valorizzi appieno il nostro capitale umano. Come è cambiato il mercato, è cambiato il lavoro: l’intelligenza artificiale richiede nuovi ruoli, capacità di analisi e pensiero, oltre che di proposte. Chi lavora all’interno di un’azienda deve essere committed all’azienda stessa e da qui abbiamo scelto, posto che il livello tecnologico di prodotto e processo del gruppo è già ragguardevole, di concentrarci su quanti lavorano con noi» Tra poco si vota: cosa chiede Ferderica Minozzi a chi amministrerà? «A livello locale il governo può fare la differenza. Le nostre realtà, e il nostro territorio, meritano cura e attenzione e non parlo solo di aziende, ma anche del sistema di servizi, quello scolastico e della formazione. A chi amministra chiederei di aggiungere valore a valore, opportunità ad opportunità, usando il buon senso per migliorare ancora il tanto che c’è di buono. Noi imprenditori siamo abituati a lavorare da soli, ad automotivarci, ma se le Amministrazioni ci danno gli strumenti per progredire, o non ci mettono i bastoni tra le ruote credo localmente si possa lavorare bene».

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Mercato

a cura di Daniela D’Angeli

Otto ceramiche quotabili in borsa, Florim la migliore

E’ quanto emerge dalla ricerca condotta da Pambianco con Barclays. Insieme a FinFloor anche Iris, Gresmalt, Del Conca, Laminam, Casalgrande Padana, Fincibec e Piemme

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l settore della ceramica fa gola agli investitori, è quanto emerge dalla tredicesima edizione del premio “Le quotabili 2018”; l’analisi, condotta per la prima volta in partnership con Barclays, si pone l’obiettivo di individuare le società italiane dei settori Fashion, Beauty e Design che possiedono le caratteristiche economiche, finanziarie e di posizionamento, per essere quotate in Borsa in un orizzonte temporale di 3/5 anni. Sul podio, per quanto riguarda il settore della ceramica, troviamo FinFloor, ovvero la controllante del gruppo Florim, che si piazza al settimo posto assoluto, surclassando colossi del made in Italy di lusso come Armani, D&G e Max Mara. L’analisi prende ogni anno in considerazione i bilanci di circa 500 aziende dei settori Moda, Beauty, Design e seleziona quelle che hanno registrato un fatturato superiore ai 50 milioni di euro nell’ultimo esercizio considerato; le imprese vengono poi ordinate in un ranking secondo il modello di valutazione della quotabilità sulla base di 8 parametri: crescita 2015/2017; ebitda medio 2015/2017; notorietà del marchio; dimensione; export; retail diretto; indebitamento; fascia di mercato. L’analisi per l’edizione 2018 ha

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selezionato 40 aziende del Fashion,10 aziende del Beauty, 20 aziende del Design/Casa e 10 del settore Design/Rivestimenti, evidenziando come creatività, eccellenza, intuito e innovazione siano qualità fondamentali per le società del Made in Italy. È nteressante notare la concentrazione geografica che vede la Lombardia rappresentata da ben 26 aziende, l’Emilia Romagna da 25 e il Veneto da 9 aziende. Le prime tre regioni, dunque, rappresentano con 60 aziende su 80 ben il 75% delle aziende eccellenti. Ma veniamo al settore della ceramica dove troviamo sul podio, come già anticipato, Florim, secondo posto per Iris e terzo per Gresmalt, a seguire Del Conca, Laminam, Casalgrande Padana, Fincibec e Piemme. “Non siamo l’unica ceramica presente nella classifica”, commenta visibilmente soddisfatto il Presidente di Florim Claudio Lucchese, “sono presenti anche altre ceramiche del comprensorio, come sono contento io credo saranno contenti i titolari di altre aziende ceramiche”. Tra le realtà del distretto c’è anche Piemme, motivo di orgoglio per la presidente Carla Vacchi: “E’ molto bello che qualcuno ci definisca quotabili, è piacevole che a farlo sia qualcuno di esterno all’azienda, ma detto questo non abbiamo nessuna intenzione di andare in borsa”. Neppure in Florim ci si prepara allo sbarco nel mercato azionario, come conferma Lucchese: “Diciamo che sono tante le aziende che hanno i numeri e non vogliono andare in borsa perché non hanno la necessità, non hanno la voglia, in ogni caso per noi è stata una bella sorpresa e un orgoglio perché vuol dire che abbiamo lavorato bene negli ultimi anni”.

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Case history

a cura della redazione

S’TILE STUDIO, la decorazione customizzata Azienda giovane e dinamica, S’TILE STUDIO realizza immagini e grafiche su lastre di grande/grandissimo formato utilizzando tecnologie digitali a caldo

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l pezzo unico, fuor di metafora. La decorazione in grado di aggiungere valore, di garantire alla superficie ceramica quel plus che ne esalta l’eccellenza, che trasforma la grande lastra in un asset in grado di dare una nuova identità agli spazi contemporanei. E’ questo il terreno sul quale ha scelto di misurarsi S’TILE STUDIO, azienda di produzione ceramica full service che realizza immagini e grafiche su lastre di grande/grandissimo formato utilizzando tecnologie digitali a caldo all’avanguardia. Nata nel 2016 da un’intuizione di Andrea Odorici e Cristina Ferrari, S’TILE STUDIO capitalizza un background di esperienza pluriennale nel campo della decorazione coniugando il saper fare della manifattura più evoluta alle istanze della produzione ceramica contemporanea. Anima creativa e corpo digitale convivono all’interno di una realtà giovane e dinamica, in grado di «rendere uniche le superfici della committenza, realizzando i progetti che ci vengono proposti o – spiega Andrea odorici - interagendo con l’idea del cliente attraverso il nostro studio grafico». La parola chiave attorno che informa il processo produttivo di S’TILE STUDIO è customizzazione, ovvero la possibilità di aderire alla perfezione alla richiesta del cliente, dando vita a progetti di professionisti provenienti dal mondo dell’ architettura, dell’arte, del design e della grafica. Lotti produttivi limitati («lavoriamo anche solo il singolo pezzo, ma le nostre linee hanno capacità produttive che arrivano anche a 150 metri quadrati al

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Case history

giorno») ma intuizioni illimitate, quelle grazie alle quali l’azienda fioranese sviluppa idee altrui e proprie, facendo leva su punti di forza come «velocità, flessibilità e servizio: tutte caratteristiche in grado di fare la differenza. Quello che ci contraddistingue – spiega ancora Odorici – è la tempestività della risposta, sia dal punto di vista grafico che realizzativo. I tempi dipendono, ovvio, da cicli produttivi e dalle complessità legate alla realizzazione del prodotto, ma in tre, quattro giorni al massimo siamo in grado di offrire un primo feedback al cliente». L’idea si fa prodotto, originale, personalizzato e, appunto, customizzato, perché il valore di una superficie è (anche)

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nella sua unicità, nel ‘quid’ che ne distingue il tratto, che lo arricchisce identificandolo (e caratterizzandolo) tra tanti. E’ un autentico laboratorio creativo, S’TILE STUDIO, capace di dare vita a diversi progetti ceramici utilizzano tecnologie e strumenti innovativi. Stampa digitale a caldo su grande/ grandissimo formato, realizzazione e sviluppo di progetti decorativi personalizzati, produzione a progetto anche di un singolo pezzo, stampa digitale con colori e metalli preziosi, realizzazione di progetti finalizzati al complemento d’arredo sono solo alcuni dei tanti servizi che lo staff di S’TILE STUDIO è in grado di proporre alla propria clientela, integrandoli

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con un’ampia possibilità di personalizzazione. Colori ceramici di ultima generazione, metalli preziosi (oro, platino, lustro), materia (graniglie e basi) interagiscono su progetti che aggiungono valore a superfici oggetto di studio ed elaborazione da parte di uno staff altamente qualificato, che non smette di lavorare su idee fortemente innovative, che ‘scrivono’ l’evoluzione di S’TILE STUDIO, trasformando l’idea in superficie. Da una parte la grande lastra, dall’altra necessità di personalizzazione richieste da mercati sempre più selettivi e da gusti in continuo mutamento, tra l’una e l’altra il saper fare di S’TILE STUDIO, l’infinito ventaglio di proposte

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che nascono anche grazie alla capacità di capitalizzare al meglio il connubio grafico/ tecnico «grazie al quale – aggiunge Odorici – senza venire meno a quanto caratterizza prodotti e processi della nostra azienda, stiamo realizzando proposte che vanno oltre il rivestimento, e si affacciano, con riscontri fin qua lusinghieri, anche al pavimento su grande lastra 120x300 con protettivo per alto calpestio e alla tinta unita, un’altra sfida con la quale la produzione ceramica di grande formato ha cominciato a misurarsi e per la quale – conclude Odorici - abbiamo di recente messo a punto un macchinario che risponde a questa nuova richiesta dei produttori».

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Il caso

a cura di Stefano Fogliani

Bretella, che sia la volta buona? A suo tempo bloccata dal Governo, l’infrastruttura passa indenne dalle forche caudine dell’analisi costi benefici. «Si farà»: esulta il distretto ceramico emiliano romagnolo, che si interroga sul quando. Il 2022 l’approdo più probabile, ma chissà…

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arà la volta buona? A questo punto varrebbe la pena scommetterci, perché la Bretella Campogalliano-Sassuolo, infrastruttura che collegherà il distretto ceramico modenese-reggiano con il Brennero e la rete autostradale attesa da oltre 30 anni sembra aver superato anche l’ultimo ostacolo. Ovvero quell’analisi costi-benefici cui il Governo aveva deciso di sottoporre il progetto, con ovvie perplessità da parte di quanti la Bretella la chiedono, senza se e senza ma, da decenni. Gli industriali della ceramica in primis, le istituzioni subito dopo, ma anche molta politica, e del resto ha pochissimo senso che oggi, per raggiungere i caselli autostradali, i milioni di metri quadrati (e di tonnellate, e di euro) che dal distretto muovono verso il mercato globale debbano attraversare le stesse infrastrutture di qualche tempo fa. Un

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senso, in ordine alla realizzazione della Beretella, potrebbe averlo dato il 20 marzo, giorno in cui la delegazione emiliano-romagnola, guidata dal Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ha marciato a falange su Roma – c’erano anche il Sindaco di Bologna Merola, perché oltre che la Bretella il Governo ha messo in discussione anche il ‘passante’, e gli assessori regionali competenti per materia – per sentirsi rispondere al Ministero che ‘abbiamo scherzato, è tutto in ordine, la Bretella si fa’. Questa la sintesi, che costa per ora l’ennesimo ritardo sull’avvio dei lavori, contenuta nel lascito ministeriale con cui Bonaccini e i suoi sono tornati in Emilia. «L’analisi non ha comportato alcun blocco o ritardo dei lavori, ora è stata conclusa, dando esito positivo, e sarà pubblicata a breve sul sito istituzionale del Ministero», scrive il Ministe-

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ro in una nota che conclude come «alla luce dell’iter avanzato e delle valutazioni tecniche positive quest’opera verrà portata avanti». L’analisi verrà pubblicata sul sito del Minsitero e se sui tempi dell’apertura dei cantieri invece nessuno si sbilancia (la regione ‘spinge’ perchè i lavori comincino entro settembre, ma si andrà realisticamente almeno a fine anno) il 20 marzo segna, forse, la svolta più attesa in ordine alla realizzazione di un opera su cui gli interrogativi si spostano adesso al ‘quando’perché, passato anche questo scoglio, che si faccia nessun dubbio, e pazienza se sembra ieri – correva invece il 2017 – che a Palazzo Ducale si presentava il progetto esecutivo garantendo il via ai primi cantieri entro il 2018…. Siamo a primavera del 2019, ma l’impressione è che valesse la pena aspettare un po’ pur di portare a casa risultato che in diversi ritengono ormai acquisito. «È un risultato che aiuterà a mantenere la competitività internazionale dell’intera industria Ceramica italiana» esulta il Presidente di Confidustria ceramica Giovanni Savorani, il quale sottolinea come «la Bretella sarà in grado di raccordarsi

con lo scalo merci di Marzaglia, consentendone un pieno utilizzo nel segno dell’intermodalità, mentre il raddoppio della via Emilia nel tratto Modena- Marzaglia e la circonvallazione di Rubiera consentiranno un deciso miglioramento nella fluidità e scorrevolezza del traffico urbano, oggi causa di lunghe colonne e sistematici ritardi». Il nuovo traguardo, fa capire il numero uno di Confindustria Ceramica, è quel 2022 che potrebbe vedere, se non si perde altro tempo, «l’intero sistema delle strade ed il raccordo autostradale aperte al traffico». Oggi è un auspicio, domani chissà: ma al distretto ceramico emiliano romagnolo serviva una buona notizia per ritrovare fiducia e chissà che questa infrastruttura che, a occhio, non è più il miraggio di qualche tempo fa ma ridiventa una certezza, non possa spingere il settore verso un ulteriore rilancio. La logistica e le politiche ad esse annesse, si dice da tempo, sono un asset di sviluppo strategico per un sistema che sconta ritardi infrastrutturali gravi. La Bretella, e la certezza della sua realizzazione, in questo senso sono più che una risposta.

FOCUS

LA STORIA

Venticinque chilometri ‘strategici’

Un percorso quantomeno tortuoso

L’obiettivo è attivare collegamenti più efficienti tra il distretto ceramico e la rete autostradale

Negli anni ‘80 i primi studi: trent’anni per 15 chilometri e per una vicenda molto ‘italiana’

Il fine, si legge sulle carte più recenti della Regione, è «riqualificare la rete di collegamenti a servizio del distretto della ceramica. Sarà poi deter minante per attivare collegamenti più efficienti con i centri logistici dell’area e tra la direttrice autostradale del Brennero, il distretto produttivo ceramico, l’area della via Emilia e lo scalo merci di Marzaglia». Il progetto prevede 25,5 chilometri complessivi tra Modena e il distretto delle piastrelle di Sassuolo, di cui 14 relativi al collegamento tra l’interconnessione A22 - A1 e Sassuolo, 3,6 km di raccordo con la tangenziale di Modena, 6,5 chilometri relativi alla variante di Rubiera e Bagno a Reggio Emilia e 1,4 chilometri di raccordo con questa. La realizzazione è prevista in project financing, 514 milioni di euro di investimento, di cui 215 di contributo statale da restituire con gli interessi.

Se ne parla da decenni, e del resto da sempre il distretto sconta l ’ a s s enza d i un col l ega mento infrastrutturale ‘serio’ alla grande viabilità. Ed è storia molto italiana, che si snoda tra annunci, veti, progetti, studi e contenziosi quella di questi 15 chilometri di strada ritenuti ‘indispensabili’ dagli industriali e deleteri per gli ambientalisti. Nel 1988 il primo studio, a inizio anni Novanta il primo progetto e a fine anni Novanta l’inserimento del progetto nel piano integrato dei trasporti della Regione. Il terzo millennio, tuttavia, è quello buono: diversi accordi tra Presidenza del Consiglio e Presidenza della Regione, deliberazioni e finanziamenti del Cipe e faticose mediazioni, almeno, danno forma al progetto, presentato nel 2017 a Palazzo Ducale di Sassuolo. L’ultimo stop con il Governo attualmente in carica, che prima blocca poi toglie il veto all’infrastruttura.

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Dossier Spagna

a cura della redazione

Dopo il ‘boom’, la Spagna rallenta Il 2019 riallinea piastrelle e ‘baldosas’: dopo le impennate che hanno contraddistinto l’ultimo quinquennio, anche la ceramica spagnola rallenta

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a 37ma edizione di Cevisama ha aperto il 2019 delle fiere, fornendo agli osservatori un quadro relativamente esauriente in merito ai passi avanti compiuti dal settore ceramico spagnolo. Cui, come noto, l’Italia guarda con una certa attenzione. Studiandone quell’evolversi che tra 2017 e 2018 ne ha fatto elemento di disturbo su mercati sui quali la piastrella recitava da protagonista assoluta. Il 2019, invece, riallinea italiani e spagnoli su un’ideale linea di partenza. Spagnoli aggressivi, ma alle prese con assestamenti che ne ‘sgonfiano’ le performances, e italiani comunque ‘ancora un passo avanti’. La situazione… Ha chiuso i battenti con numeri ragguardevoli. Ma i numeri dicono molto, non tutto: la differenza la fa l’effetto-vetrina e soprattutto la sua capacità di tradursi in business. Se i vertici di Ascer parlano infatti di «un anno commerciale ancora più positivo di quello che ci aspettavamo», non è un mistero che, cominciato con il turbo il 2018, la Spagna abbia frenato a ridosso di fine anno: dinamica diffusa, che tuttavia non

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scoraggia gli operatori, pronti a sfruttare l’effetto fiera e una produzione sempre più evoluta alla ricerca di ulteriori sbocchi su mercati sui quali gli spagnoli si sono affacciati non senza aggressività. Stati Uniti su tutti… … e le prospettive Soddisfazione per i riscontri del 2018, cautele in vista del 2019. Se si cercano differenze tra Italia e Spagna, non è nell’approccio all’anno che verrà che vanno cercate. Nelle dichiarazioni dei vertici di Ascer ci sono infatti le stesse preoccupazioni, ma anche la stessa determinazione degli imprenditori di casa nostra. «In questo contesto di difficoltà è importantissimo continuare ad investire nell’innovazione, aumentare la nostra proposta di valore ed essere sempre più vicini alle richieste dei nostri clienti», ha detto Vicente Nomdedeu, numero uno dell’associazione che raggruppa i produttori spagnoli, non senza evidenziare come l’assestamento ci sia, e la dinamica dell’ultimo quinquennio evidenzi come anche la Spagna stia tirando il fiato. Il 2018 è andato in archivio con un aumento delle vendite del 2% che portano il fatturato a 3600 milioni di euro, tre quarti dei quali frutto dell’export in 187 diversi paesi. Ma se i 2710 milioni di euro esportati sono un record, «in questo contesto di globalizzazione - sottolinea ancora Nomdedeu - possono sempre sorgere incertezze. Il protezionismo, i conflitti commerciali, i problemi nelle economie sui mercati più importanti limitano la nostra capacità esportatrice». Come per l’Italia, insomma, il 2019 diventa un anno- chiave anche per la Spagna.

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Dossier Spagna

a cura di Stefano Fogliani

«Sarà un anno di assestamento anche per loro» A margine della 37ma edizione di Cevisama, gli addetti ai lavori di casa nostra rivendicano il primato del made in Italy: «Qualità e creatività fanno ancora la differenza»

L

’attenzione c’è, come del resto c’è sempre stata. Ma c’è anche la consapevolezza di essere un passo avanti. Non che la circostanza rassicuri più del dovuto, ma tanto vale darne conto. «Passi avanti ce ne sono: nella scelta più efficace delle gamme cromatiche, in formati adatti al mondo dell’architettura e della grande progettazione, nelle finiture sensibilmente migliorate nella presentazione del prodotto…». Ma ci si ferma qui: metti un italiano a Valencia, che segue con occhio attento quanto propongono i padiglioni della 37ma edizione di Cevisama, e trovi quel che

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ti aspetti. Ovvia attenzione ad un concorrente temibile, certo, ma anche la consapevolezza che, ad oggi, il made in Italy resta un passo, e forse qualcosa di più, avanti rispetto al concorrente spagnolo, fino a sei mesi fa attenzionato con dovuto riguardo alla luce di exploits su mercati – USA in primis – fino ad allora appannaggio di un unico produttore europeo, ovvero l’Italia. «Una marcia in più» «Il Cevisama – dice Armando Meletti di Esmalglass - ha confermato quanto della Spagna si sapeva già, ovvero che i produttori locali hanno fatto passi avanti importanti nel prodotto e nella presentazione dello stesso. Inseguono gli italiani, nel senso che hanno perso quote sui loro mercati di riferimento e si sono affacciati ad altri, come quello statunitense, e per farlo hanno elaborato prodotti molto competitivi». Grafiche e formati ricalcano modelli noti, «e che il livello medio del prodotto cresca di anno in anno nessun dubbio, ma – dice Cinzia Lugli di Ferro Vetriceramici - non è fiera di tendenze, quella di Valencia, nel senso che non è qui che si creano i trend dei materiali del futuro anche se, innegabilmente, la produzione spagnola si fa notare». Non abbastanza, tuttavia, da preoccupare il made in Italy. Quello, ad avviso di Marco Eumenidi di Sicer, «ha sem-

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Armando Meletti

Cinzia Lugli

pre una marcia in più: noi italiani creiamo, gli altri ci copiano con costi e risultati inferiori…e i prezzi devono essere simili. A ben vedere il problema delle ceramiche di casa nostra è soprattutto il nostro non sapere comunicare e farsi riconoscere quel valore che la piastrella italiana ha rispetto a produzioni come quelle spagnole». Belline, appunto, ma vuoi mettere? «Evolvono, anche esteticamente, in modo ben evidente, e si stanno in un certo senso globalizzando: la tecnologia digitale, del resto, più che omologare le produzioni, ha democratizzato la bellezza e le fonti di ispirazione, per chi elabora il prodotto ceramico, sono quelle», aggiunge Meletti, facendo capire come la partita, tuttavia, non si giochi tutta sul prodotto. L’aggressività spagnola è agganciata soprattutto al prezzo del prodotto finito («unica leva – spiega il presidente di Ceramicolor Claudio Casolari – che gli spagnoli sono in grado di azionare, e al contempo limite insito nella loro ricerca produttiva») ma proprio sul prodotto, fanno capire gli operatori rientrati un paio di settimane fa da Valencia, devono ancora lavorare. E parecchio: e non è, il prodotto, del resto, l’unico asset sul quale la supremazia italiana, spesso rivendicata, si fa valere….

Il prodotto e il mercato Se parliamo di piastrelle e baldosas, il dato che rileva è il conto della serva… Quello che si ottiene dividendo i fatturati dei settori per i metri quadri, quello che traduce in soldi la capacità di imporsi al mercato senza venire meno alle proprie necessità di business. «E - dice ancora Meletti - se il mercato riconosce il maggior prezzo praticato dagli italiani un motivo, evidentemente, c’è». Il motivo è nella qualità, nell’innovazione, nella maggior efficacia dei servizi e in brand che l’Italia valorizza decisamente meglio che la Spagna, spingendo la piastrella dentro quei mondi (grande progettazione, design) sui quali la Spagna si affaccia a fatica. E, più prosaicamente, nella scintilla, «nel coraggio che molti produttori italiani dimostrano nello sperimentare, nell’osare anche a livello stilistico», dice ancora Lugli, quando non in «modelli di business e di distribuzione – riprende Meletti - decisamente più evoluti di quelli spagnoli». Tutte carte che restano in mano ai produttori italiani, e starà a loro giocarle al meglio «rivendicando in modo efficace una supremazia qualitativa evidente – spiega ancora Eumenidi - a qualunque operatore professionale, specialmente a chi educa o rovina il mercato». Non che non si tenga

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Dossier Spagna

Marco Eumenidi

Claudio Casolari

d’occhio, insomma, una produzione spagnola che resta «un’insidia che non va sottovalutata, ma che i produttori italiani sarebbero in grado di gestire, sulla base di un vantaggio competitivo: il saper fare e progettare italiano, ancora e per sempre indiscutibile». Le leve da azionare, per sfilarsi dalla trappola, sono sempre quelle… Qualità e innovazione, unite a quell’originalità che il made in Italy continua a contraddistinguerlo, e prezzo... «Rincorrere gli spagnoli sul prezzo è una battaglia persa per un made in Italy che per sua differenza – ribadisce Eumenidi - ha il dovere di essere fatto assolutamente percepire e fatto valere, Cosa che stiamo poco facendo». Poi c’è altro perché, a guardare i dati, l’impressione è che l’Italia rifiaterà anche, ma anche in Spagna la fiesta sta finendo…

ti, «vedremo distonie, in Spagna come in Italia: la tecnologia oggi impone di produrre tanto a macchine accese, e il tanto prodotto, vale per la Spagna come per l’Italia, satura il mercato e induce a fermate periodiche. Non più un acceleratore, ma un interruttore: produzioni frenetiche e fermi credo saranno le dinamiche sulle quali ci si muoverà sul medio periodo. facendo i conti, però, con un assestamento, non con una crisi». Ad affrontare il quale, dice ancora Casolari, nessun dubbio su chi sarà più pronto: «L’Italia è abituata da sempre a cercare nuovi sbocchi su mercati presidiati grazie ad investimenti anche importanti, la Spagna ha quella sua dimensione ‘particolare’ per la quale dal lunedi al venerdi si lavora sul nuovo mercato , ma il sabato si torna per la paella. E’ un benevolo sfottò – chiude Casolari – che tuttavia marca bene la differenza tra modelli in ovvia competizione tra di loro, ma meno simili di quanto non si possa pensare».

Un 2019 di ‘assestamento’ Lo ha evidenziato, spiega Casolari, l’atmosfera in cui si è svolta Cevisama. Fiera a prevalenza «regionale», ancorchè «parecchio visitata», e comunque occasione di confronto tra i vertici di Ceramicolor e quelli di ANFFECC, l’associazione dei colorifici spagnoli: i temi sul tavolo, questioni ambientali e buone prassi industriali oltre alle analisi della congiuntura internazionale. «Se l’Italia sconta un momento di stallo che tuttavia non è crisi ma piuttosto un assestamento, quella spagnola – dice Meletti - è una frenata più brusca». Ok il costo del lavoro inferiore, ok le infrastrutture che permettono logistica più vantaggiosa, ok un sistema paese più pronto ad assecondare l’attività di impresa ma il mercato interno spagnolo stenta non meno di quello italiano, i mercati tradizionali di sbocco non sembrano più così ricettivi «e le preoccupazioni per le tensioni su quelli che sono i mercati di riferimento tradizionali hanno imposto agli spagnoli di cercare quote altrove». Da qui l’evoluzione produttiva, ma da qui anche le preoccupazioni per un 2019 e 2020 nel corso del quale, argomenta ancora Melet-

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Incontro tra i vertici di Ceramicolor e quelli di ANFFECC

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a cura di Stefano Fogliani

Le ‘baldosas’ in frenata, ecco perché... Secondo Cristiano Canotti, «l’Italia è da maggio 2017 che fa i conti con difficoltà, la Spagna ha ‘spinto’ fino allo scorso marzo, ma oggi flette in proporzioni importanti su quegli stessi mercati sui quali nel 2017 aveva invece fatto la voce grossa»

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nite da affinità culturali ben note, Italia e Spagna hanno interconnessioni strettissime a livello ceramico e impiantistico. Ben noto anche questo, ma non è tutto qua, perché i prodotti ceramici italiani e spagnoli che competono tra di loro, oggi, hanno una piattaforma che non è mai stata così comune. «A livello tecnologico, ovvero di materie prime e anche a livello di contesto, nel senso di mercato, e pure perché la connessione italo-spagnola si riflette anche sulle tante multinazionali iberiche che hanno filiali in Italia e sui tantissimi produttori italiani di macchine che in Spagna hanno appendici produttive, logistiche e di service». I ‘gemelli diversi’ li ha raccontati alla platea di Allfortiles Cristiano Canotti, consulente che in Spagna, racconta, «andai la prima volta subito dopo la morte di Franco» e sulla Spagna ha idee ben chiare. «Gli spagnoli ci considerano un esempio, ma se su alcune cose i produttori italiani sono ancora lepri, su altro la lepre è la Spagna. A pochissimo dal Cevisama, giusto dare un’occhiata, allora, a questo derby infinito che racconta proprio nei produttori spagnoli i competitors più agguerriti per la piastrella italiana.

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Dossier Spagna

Più che ai numeri di aziende strutturalmente diverse tra di loro, Canotti guarda ai diversi approcci sui quali Italia e Spagna si contenderanno le quote di mercato appannaggio di produzioni comunque diverse, «perché la Spagna fa ancora prodotti in pasta rossa da due euro, l’Italia ha scelto un appiattimento verso l’alto». E guarda cosa sottende alle diverse scelte: la differente classe dimensionale delle aziende (l’Italia, più gruppificata, vale 492 addetti di media, la Spagna 308), il differente costo del lavoro (42mila euro annui in Spagna, oltre 60mila euro per l’Italia) e soprattutto la diversa incidenza di questi costi sui fatturati. «Le aziende spagnole – dice –oggi sono più efficienti e più produttive, anche grazie a produzioni più eterogenee delle nostre, mentre per l’Italia si tratta di vendere più’cari’prodotti che hanno maggior valore, sapendo che la capacità produttiva spagnola è suscettibile comunque di aumento, la nostra no». La Spagna, dice Canotti, nel 2017 ha prodotto 530 milioni di metri quadrati, ha un installato che potrebbe portarlo a 600 milioni nel 2018 mentre l’Italia, 600 milioni di metri quadrati, non ce li ha più, «perché ha smantellato la sua capacità produttiva riqualificandola».I numeri pesano, insomma, ma non sono tutto: ci sono mercati fermi in Italia come in Spagna, ci sono differenti dinamiche tra aziende – in Spagna pochi produttori puri di atomizzato le cui capacità sono tuttavia colossali e ben superiori a quelle

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dell’Italia, quattro giganteschi colorifici cui si rivolge la quasi totalità dei produttori – ma anche un dinamismo che conferma nella Spagna («per il primo anno il’bianco’ supera il rosso, significa che la Spagna guarda ai mercati maturi per i quali il ‘bianco’ è referenza imprescindibile») il concorrente più temibile. Ma nei confronti del quale i produttori italiani possono far valere vantaggio importante, «perché la Spagna guarda a mercati sui quali l’Italia lavora da anni vendendo materiale di alta gamma a prezzi che il made in Italy ha sempre difeso, con investimenti, innovazione e servizio, aggiungendo valore». La Spagna si muove, fa capire Canotti, con meno disinvoltura e se il boom spagnolo ha infastidito e non poco le produzioni italiane, oggi lo scenario è diverso, «e viene sera – dice Canotti – a casa di tutti, l’Italia è da maggio 2017 che fa i conti con difficoltà, la Spagna ha ‘spinto’ fino ad inizio 2018, ma poi ha iniziato a flettere in proporzioni importanti su quegli stessi mercati sui quali nel 20017 aveva invece fatto la voce grossa, ‘spaventando’ gli italiani». In sintesi, il derby continua, «ma nulla – chiude Canotti – è perduto per sempre». E la fiesta spagnola su mercati a suo tempo presidiati dall’Italia e sui quali la baldosa si era affacciata anche con una certa arroganza, potrebbe essere finita con il 2018. Sulla strada del difendere prezzi e valore della produzione l’Italia c’è da anni, la Spagna comincia adesso. E la strada è lunga…

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Il ‘derby’ italo-iberico finisce 4-4 VALORE AGGIUNTO

RINNOVO ASSET TECNICI (anni)

(su valore aggiunto)

(incidenza sui ricavi)

38,6%

8,5

14,4%

(Spagna 33,8%)

(Spagna 10,4)

42,7%

POSIZIONE FINANZIARIA NETTA

CICLO FINANZIARIO

DINAMICA VENDITE

UTILE NETTO

(sui ricavi)

0%

(Spagna 34%)

COSTO DEL LAVORO

(Italia 51,5%)

COSTO DEL LAVORO

(Italia 19,9%)

(incassi/pagamenti)

(anno su anno)

(incidenza sui fatturato)

-33

+9,4%

12,4%

(Spagna -89)

(Italia +3,41%)

(Italia 9,45%)

Bilanci e aziende a confronto

Risultato parziale 4-1 per la Spagna, insomma, ma mica finisce qui, la partita «perché dal punto di vista patrimoniale finanziario le cose cambiano, e in modo sensibile»

«

La ‘remuntada’ italiana Ballarini ha considerato investimenti dinamici in entrambe le ‘squadre’ in sostanziale pareggio compensando il minimo vantaggio spagnolo (+15,8 % contro +13,6 %) con la produttività delle immobilizzazioni (8,7 euro per metro quadrato l’Italia, poco più di 9 la Spagna), ma non ha potuto non constatare le migliori performances italiane nel rinnovo degli asset tecnici. Si parla, in questo caso, del tempo nel corso del quale le aziende riescono idealmente, ovvero ad ammortamenti costanti, a rinnovare gli asset tecnici. 8,5 anni l’Italia, 10,40 la Spagna per un dato che vale il secondo gol italiano e da il la alla rimonta degli ‘azzurri’. «Se si valuta infatti – spiega ancora Ballarini – in che modo le aziende sostengono la loro struttura patrimoniale vediamo che le imprese del distretto di Castellon necessitano di una posizione finanziaria netta, ovvero di un indebitamento verso banche o finanziatori in genere che pesa per il 34% del fatturato. Le imprese italiane, invece, hanno liquidità che supera sistematicamente gli indebitamenti finanziari». Ecco dunque il terzo gol per l’Italia che il pareggio lo raggiunge facendo valere un più efficace ciclo finanziario, ovvero lo ‘sfasamento’ tra pagamenti e incassi. Trenta giorni per l’Italia, novanta per la Spagna per il ‘gol’ del 4-4. Meglio l’Italia, la sintesi, nel ricarico degli acquisti, nella rapidità del rinnovo degli asset tecnici, nell’indebitamento e nel miglior ciclo pagamento e incassi mentre la Spagna capitalizza il costo del lavoro su due fronti, ha una miglior incidenza dell’utile finale e una miglior dinamica delle vendite.

La Spagna fa meglio dal punto di vista economico, l’Italia prevale se guardiamo l’aspetto patrimoniale e finanziario». Lo dice Alfredo Ballarini, consulente cui Ceramicanda ha chiesto di mettere a confronto i dati di bilancio dei top gruppi ceramici italiani e spagnoli, arbitro ideale di un derby che «finirebbe 4-4». Il ‘vantaggio’ spagnolo E’ costruito sul costo del lavoro, e sulla sua incidenza sui risultati dell’impresa. Il “lavoro” spagnolo vale di più, per l’impresa, di quanto non valga quello delle maestranze italiane. «Le imprese spagnole – spiega Ballarini - riescono ad avere un’incidenza minore del costo del lavoro sia rispetto al valore aggiunto prodotto, sia sui ricavi». Vale il (provvisorio) 2-0 per la Spagna, il differenziale delle diverse incidenze del costo del personale su valore aggiunto e ricavi, «ma – dice Ballarini – la partita è appena iniziata». Le aziende italiane dimezzano infatti le distanze con la creazione di valore aggiunto maggiore sui ricavi: gli spagnoli contengono meglio il loro costo del lavoro ma le italiane hanno ricarico più efficiente sugli acquisti. Proseguendo nell’analisi, però, la Spagna riprende il largo: la percentuale di utile netto delle imprese spagnole sul totale dei ricavi è il 12,4%, mentre l’Italia si ferma a poco più del 9% e accusa un ulteriore colpo quanto alla dinamica delle vendite, ovvero l’incremento di fatturato da un anno all’altro. La Spagna ha corso di più (+9,4% contro il 3,4%) e, aggiunge Ballarini, «non solo ha corso, ma ha anche accelerato».

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

C-GLAZES DIGITAL, la rivoluzione digitale di colorobbia I nuovi prodotti della serie C-GLAZES Digital sono materiali per la produzione di smalti a base acqua, progettati per sviluppare il pieno potenziale applicativo delle tecnologie di smaltatura digitale

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opo il successo ottenuto nella scorsa edizione di Cevisama 2019 con la presentazione della sua proposta “Limitless” digital glazing , Colorobbia prosegue nella sfida assunta con la realizzazione industriale delle varie tecnologie di smaltatura digitale ad alto scarico. I nuovi prodotti della serie C-GLAZES DIGITAL sono materiali per la produzione di smalti a base acqua che sono stati progettati per sviluppare il pieno potenziale applicativo di queste tecnologie di smaltatura digitale, assicurando allo stesso tempo un’elevata affidabilità nel loro utilizzo da parte dei clienti. Questo segmento di prodotto si adatta perfettamente alle ultime esigenze tecnologiche e creative. Per questo, i nostri team di ricerca e sviluppo hanno identificato i requisiti di ciascuna di queste tecnologie e hanno creato una famiglia di prodotti che consente sia l’applicazione a campo pieno che la realizzazione


di strutture (rilievi) o decorazioni, essendo in grado di combinare superfici diverse nella stessa piastrella (es. matt / lucido). Tutte queste possibilità, insieme al fatto di poter sincronizzare la struttura con la grafica di colore, permettono di realizzare una serie di piastrelle diverse tra loro potenzialmente infinita e raggiungere una maggiore fedeltà nell’imitazione di superfici naturali (legno, pietra, ecc...). Pertanto, mediante la combinazione di queste tecnologie e dei nostri prodotti C-GLAZES DIGITAL, la rivoluzione digitale compie un ulteriore passo e introduce il concetto di “ricchezza materica”, che si traduce nella possibilità di ottenere un effetto ceramico sensoriale e visivo maggiormente evidente, rispetto a quello che può essere raggiunto con gli attuali inchiostri inkjet. Un altro aspetto da segnalare è la linea intrapresa nella ricerca e sviluppo al fine di ottenere diverse performance tecniche e finiture superficiali. In questo progetto di sviluppo e innovazione va rilevato che, Colorobbia è rimasta fedele al suo impegno nel prestare la massima attenzione agli aspetti di sicurezza e ambientali associati sia al processo di fabbricazione dei prodotti C-GLAZES DIGITAL che al suo utilizzo da parte dei clienti, utilizzando imballaggi riciclabili e acqua come unico detergente. In tal senso, l’elevato contenuto di acqua di questa serie di prodotti garantisce una significativa riduzione delle emissioni (COV’s) durante il processo di cottura rispetto all’uso di altri prodotti digitali basati su solventi convenzionali. Il know-how applicativo che Colorobbia sta acquisendo in questa fase di implementazione industriale, insieme alla sua vasta gamma di prodotti di base (fritte, pigmenti, graniglie, agglomerati, ecc ...), ci permettono

di offrire ai nostri clienti un alto grado di differenziazione rispetto ad altre alternative o proposte esistenti sul mercato. In effetti, la serie C-GLAZES DIGITAL è una serie aperta alla personalizzazione della sua composizione con la finalità di dare una risposta alla domanda di ogni progetto, mercato e/o cliente. Certamente, un progetto di sviluppo e innovazione come questo non sarebbe stato possibile senza la stretta collaborazione che Colorobbia ha sia con i principali attori nel campo della tecnologia e dei macchinari per l’industria della ceramica che con i nostri clienti.


Primo Piano

a cura della redazione

PrimoPiano

HighKer Bottega: il grande formato in chiave industriale

HighKer Premium Ceramic presenta la sua versione ispirata al cemento. Il formato da 120x120 conferisce continuità visiva allo spazio sia nei pavimenti che nei rivestimenti

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l grande formato ceramico HighKer mostra il suo lato più urbano con la collezione Bottega. Ispirato al cemento, questo gres porcellanato rettificato conferisce una sensazione visiva di continuità grazie ai pezzi di maggiori dimensioni, adatti a pavimenti e pareti. HighKer possiede una elevata resistenza materiale, essendo specialmente indicato per le grandi superfici per via delle sue dimensioni. Serenità estetica di forte personalità Le tonalità grigiastre sono le protagoniste della serie Bottega. Le sue variazioni di tonalità conferiscono personalità all’ambiente grazie all’estetica ispirata al cemento della sua


superficie. Inoltre, questo gres porcellanato di grande formato gode della più alta tecnologia per poter essere utilizzato nei rivestimenti e pavimenti di alto transito. Innovazione per spazi esterni HighKer offre la possibilità di applicare la tecnologia Antislip alla sua superficie, qualità che lo con-

verte in una opzione eccellente per pavimenti esterni che possono sopportare condizioni meteorologiche avverse. Le finiture disponibili sono: Antracita, Grey, White, Acero, Topo e Caliza. Soluzioni ceramiche con bellezza di avanguardia per progetti architettonici che richiedono una resistenza elevata ed encanto visivo in grande formato.


NEWS

Aziende

PORCELANOSA: FATTURATO IN CRESCITA NEL 2018 Nonostante le incertezze e l’instabilità economica di numerosi Paesi, il Gruppo Porcelanosa ha chiuso l’esercizio 2018 con un incremento del 3,4% del fatturato, salito a 806 milioni di euro. Ad annunciarlo, María José Soriano, consigliere delegato del Gruppo di Vila-Real, all’inaugurazione del suo tradizionale evento annuale, la XXVI Mostra Internazionale di Architettura Globale e Interior Design, che, dal 21 al 25 gennaio, ha accolto oltre 12.000 professionisti da tutto il mondo. L’evento – un investimento di circa un milione di euro – ha coinvolto tutte le otto aziende del Gruppo (Porcelanosa, Venis, l’Antic Colonial, Gamadecor, Krion, Butech, Noken e Urbatek) che, su un’area espositiva di circa 13mila metri quadrati, hanno presentato in anteprima ai clienti le novità 2019. Alla crescita economica si accompagna quella relativa all’occupazione (nel 2018 Porcelanosa ha creato 300 nuovi posti di lavoro in Spagna) e agli investimenti produttivi che procedono secondo il piano di sviluppo 2018-2020: 100 milioni di euro sono stati investiti nel 2018 ed altri 150 milioni sono previsti nel biennio 2019-2020.

RILIEVI di CEDIT RICEVE L’iF DESIGN AWARD Nuovo prestigioso riconoscimento per la collezione “Rilievi” di CEDIT - Ceramiche d’Italia che conquista l’iF DESIGN AWARD 2019, uno dei più importanti premi internazionali di design di prodotto al mondo. La serie disegnata da Zaven | Enrica Cavarzan & Marco Zavagno è stata selezionata tra 6.375 prodotti da 52 paesi da 67 esperti di design per le sue caratteristiche estetiche, il contenuto di innovazione, versatilità, funzionalità, impatto ambientale dalla fase di produzione fino al suo smaltimento ed altre specifiche qualità evidenziate dalla giuria. Introdotto nel 1953, l’iF DESIGN AWARD viene conferito annualmente dall’iF International Forum Design, la più antica organizzazione di design al mondo con sede ad Hannover. Questo importante riconoscimento va ad aggiungersi al nutrito parterre di premi ricevuti da “Rilievi” in meno di un anno dalla sua presentazione: il Good Design Awards, la nomination del premio EDIDA - Elle Deco International Design Awards, l’Archiproducts Design Awards 2018 e il NYCxDESIGN Award.

RONDINE: CERTIFICAZIONE ISO 50001:2011 PER IL “SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA” Ceramica Rondine ottiene la certificazione ISO 50001:2011 per il “Sistema di gestione dell’Energia” Il certificato, parte di una serie di traguardi in campo ambientale messi a segno dall’azienda, conferma il forte impegno di Rondine verso il miglioramento continuo delle proprie prestazioni energetiche attraverso un uso dell’energia più efficiente e sostenibile, volto alla costante riduzione dell’impatto ambientale di tutte le proprie attività. In particolare, la certificazione attesta la conformità alla norma ISO 50001:2011 delle seguenti attività presso lo stabilimento di Rubiera: produzione e vendita di piastrelle in gres porcellanato per pavimenti e rivestimenti attraverso le fasi di ricevimento materie prime, pressatura, essicazione, smaltatura, cottura, finitura, scelta e confezionamento mediante l’uso di energia elettrica ed energia termica.

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TALENTO E CREATIVITA’: LEA CERAMICHE E ISTITUTO MARANGONI Tra le migliori scuole di moda e design al mondo, Istituto Marangoni è una fucina di creatività e alta professionalità nelle cui aule hanno misurato il loro talento quattro generazioni di professionisti, provenienti da più di 100 nazioni. È da un comune obiettivo di eccellenza e dalla condivisa capacità di comprendere l’evoluzione del gusto estetico che nasce la collaborazione con Lea Ceramiche, brand di riferimento nelle superfici ceramiche di design. Ai giovani talenti del Master in SURFACE & TEXTILE DESIGN è stato affidato un progetto, grazie ad uno studio avanzato delle superfici sono stati chiamati ad elaborare una personale interpretazione dei materiali ceramici con l’obiettivo di coniugare lo stile del brand con le più recenti tendenze dell’interior.

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MARAZZI LONDON DESIGN COMPETITION: VINCE “TEAM SQUIRES” È il progetto firmato dallo studio Squire & Partners - Laura Guerrero, Paula Benitez Ruiz e Mattia Tintori – ad aggiudicarsi la “Marazzi London Design Competition”, evento organizzato nello spazio espositivo Marazzi a Londra dal team Marazzi UK. La manifestazione ha visto la partecipazione di diversi studi di architettura londinesi a cui è stato chiesto di realizzare un progetto utilizzando Grande, la collezione di grandi lastre firmata Marazzi. I progetti, tutti molto diversi tra loro, hanno dato un’interpretazione molto originale dell’utilizzo delle grandi lastre e le proporzioni insolite, giganti, di una stanza da bagno completamente rivestita con le lastre effetto pietra di Grande in cui gli arredi, i sanitari e gli esseri assumono dimensioni quasi lillipuziane, ha creato un effetto visivo straordinariamente suggestivo che ha sedotto la giuria. Un nuovo concetto di spazio dove pavimento e rivestimento divengono protagonisti senza prevaricare sul resto.

LAMINAM INAUGURA IL NUOVO IMPIANTO DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI Inaugurato, presso lo stabilimento produttivo di Fiorano Modenese di Laminam, il nuovo impianto di abbattimento delle emissioni, un altro passo a conferma della capacità innovativa aziendale che si esprime attraverso la continua ricerca tecnologica di standard di compatibilità ambientale e di eccellenza produttiva sempre più elevati. L’azienda ha scelto di adottare una tecnologia basata su filtri a carboni attivi che abbattono le sostanze organiche ed inorganiche volatili responsabili delle percezioni olfattive. Un sistema innovativo quindi che funziona per sottrazione e che assicura una qualità delle emissioni ben oltre gli standard di settore. «Un sistema all’avanguardia: la tecnologia produttiva Laminam che già si inserisce nel quadro tecnologico dell’Industria 4.0, si arricchisce di un nuovo sistema di abbattimento degli odori prodotti dai 4 forni impiegati, confermando un modello di industrializzazione virtuosa, nel pieno rispetto dell’ambiente», il commento dell’AD di Laminam Alberto Selmi.

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prodotti e produttori www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

GRANITIFIANDRE TRA LE “100 STORIE ITALIANE PER LE COSTRUZIONI DEL FUTURO” Con il rapporto “100 Italian Stories for future Building”, Fondazione Symbola e Fassa Bortolo, in collaborazione con la Triennale di Milano e con MadeExpo presentano il racconto di cento realtà della filiera edilizia che, mediante l’innovazione, sfidano il futuro. “100 Italian stories for future building” racconta storie di imprese e organizzazioni del mondo delle costruzioni che si distinguono per la loro eccellenza; 100 storie di realtà che scegliendo l’innovazione e la sostenibilità indicano e anticipano abitazioni che nel futuro saranno sempre più sicure, salubri e confortevoli, energeticamente efficienti, connesse e belle. GranitiFiandre S.p.A compare tra le imprese selezionate e citate nel rapporto presentato presso la Triennale di Milano lo scorso 17 gennaio.

LA CERAMICA E IL PROGETTO, AL VIA L’OTTAVA EDIZIONE Ha preso il via l’ottava edizione de La Ceramica e il Progetto, il concorso di architettura organizzato da Confindustria Ceramica e Cersaie. Il concorso ripropone le tre categorie architettoniche (edifici istituzionali/arredo urbano, residenziali e commerciali/ Hospitality) per progetti realizzati in Italia ed all’estero da parte di architetti e interior designer residenti in Italia e per opere portate a termine tra gennaio 2016 e gennaio 2019. Sul www.laceramicaeilprogetto.it è scaricabile il bando ed è possibile compilare il modulo per l’iscrizione online: la scadenza è il 13 maggio 2019. La partecipazione è completamente gratuita ed è possibile presentare più di un progetto per la stessa categoria o per categorie differenti. L’iniziativa è rivolta a opere ex-novo, a ristrutturazioni o a interventi di recupero architettonico, mettendo al centro l’impiego di prodotti ceramici di aziende che aderiscono a Ceramics of Italy. Al progettista vincitore di ciascuna categoria verrà assegnato un premio di 5mila euro.

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Intervista

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

«C’è un rallentamento, ma stiamo reagendo»

Giovanni Savorani

Così Giovanni Savorani, Presidente di Confindustria Ceramica, sulle prospettive del settore per il 2019, «un anno – dice – tranquillo e difficile»

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Dal punto di vista dei mercati mi aspetto un anno tranquillo e difficile, e guardo anche alle elezioni europee dalle quali dipenderà tanto, perché se innescano scompensi politici ogni previsione diventa un terno al lotto». Per sua stessa ammissione, il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani «non si fa illusioni di nessun tipo sul lungo termine». Misura non senza preoccupazione il «rallentamento registrato nel 2018» ma garantisce che

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il settore si è già messo al lavoro, da tempo, «per reagire a questa situazione» In che modo? «In modi diversi: primo fra tutti credo emerga la necessità di proporre e informare sulle qualità del prodotto ceramico. Parlo di qualità tecniche e non solo: troppo a lungo abbiamo dato per scontato che il cliente o l’utilizzatore finale queste qualità le conosca e le apprezzi: dobbiamo tornarglielo a dire, far valere quelle eccellenze, anche a livello igienico e sanitario, oltre che ambientale. E’ la prima volta, in tanti anni, che c’è, sui mercati, una crescita di materiali alternativi alla ceramica…» E il dato immaginiamo vada tenuto in debito conto… Poi ci sono la concorrenza internazionale, le tensioni geopolitiche, i problemi legati alla distribuzione e alla posa della grande lastra… «Ma c’è anche un ampio bacino di utenza che oggi si rivolge a materiali non ceramici ed è potenzialmente in grado di assicurare grandi quantitativi delle nostre produzioni. Si tratta di insistere sulle qualità del prodot-

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I NUMERI DEL 2018

LA CERAMICA Una flessione di pochi punti percentuali dopo 5 anni di crescita «Il 2018 registra una battura d’arresto di produzione, vendite ed export per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica». Dopo cinque anni di crescita, il preconsuntivo 2018 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per le ceramiche italiane volumi di produzione e vendite intorno ai 410 milioni di metri quadrati (-2,8% rispetto al 2017, quando la produzione si era attestata oltre i 420 milioni), derivanti da esportazioni nell’ordine di 328 milioni di metri quadrati e vendite sul mercato domestico per 82 milioni di metri quadrati, valori entrambi in contrazione rispettivamente del 2,9 e del 2%. «La flessione, limitata ad alcuni punti percentuali, riguarda diversi mercati ed aree di destinazione», scrive Confindustria Ceramica, che rileva come «anche nel corso del 2018 sono proseguiti gli investimenti nel solco di Industria 4.0, su valori leggermente inferiori rispetto al 2017 ma con incidenze sul fatturato ai livelli più alti tra i settori manifatturieri italiani».

I NUMERI DEL 2018

I MACCHINARI Il giro d’affari si assesta, stabilizzandosi a 2 miliardi di euro Dopo cinque anni consecutivi di crescita il settore dei costruttori italiani di macchine e attrezzature per ceramica cede il passo. Secondo i dati pre-consuntivi elaborati da Acimac il 2018 dovrebbe chiudersi con il fatturato pari a 2,076 miliardi di Euro. «La contrazione maggiore - scrive il centro studi dell’associazione - è stata registrata nelle esportazioni che si assestano a 1,493 miliardi di euro (-9,8%)». Migliore, invece, l’andamento del mercato italiano che si assesta sui livelli dello scorso anno, ovvero 583 milioni di Euro, grazie agli ultimi mesi di incentivi fiscali del piano Industry 4.0. In un conteso del genere, previsioni oltremodo caute per il 2019. «Gli outlook macroeconomici mondiali – spiega il Presidente di Acimac Paolo Sassi - sono sostanzialmente in calo e pertanto non prevediamo un incremento dei nostri volumi d’affari nel 2019. Il nostro settore è strettamente legato a quello delle costruzioni, uno dei più colpiti dai rallentamenti economici in atto».

I NUMERI DEL 2018

I COLORIFICI Un anno positivo, ma o costi delle materie prime sono in forte rialzo Un 2018 positivo sia in Italia che in Europa per i colorifici ceramici, e mercato mondiale su cui le performance sono in chiasroscuro. Ceramicolor stima una crescita in valore del 2,7% rispetto al 2017 sul mercato italiano, di un paio di punti percentuali sul mercato europeo. A livello mondiale è, invece, apparso in particolare sofferenza il mercato cinese con cali a doppia cifra che è in controtendenza rispetto ad altri mercati dell’Asia. In particolare alcuni Paesi, tra cui principalmente Vietnam, India, Malesia hanno visto crescite sensibili. Se non si considera la Cina, il mercato asiatico è cresciuto di oltre 5 punti percentuali, sempre trainato dagli inchiostri ceramici. Tra i mercati che hanno avuto performance negative si segnala quello americano che, seppur con un segno negativo meno importante di quello del mercato cinese, ha visto un calo di oltre il 2%. Così come nel 2017, l’anno si è caratterizzato per il forte aumento dei costi delle materie prime.

to ceramico, e parlo anche di salubrità del prodotto: quando l’utilizzatore finale si renderà conto che gli acari della moquette qualche problema possono darglielo, passerà alla ceramica alla velocità della luce…» Dovesse esprimere un desiderio per il 2019? «Mi piacerebbe si realizzasse il giusto equilibrio tra le forze in gioco, che tutti si vada nella stessa direzione per sostenere un comprensorio che merita sostegno. Sassuolo ha una fortuna immensa, garantita da una capacità di export esponenzialmente superiore ad altri territori. E’ una fortuna che va capitalizzata lavorando tutti nella stessa direzione, senza farci male tra di noi»

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Fare sistema, insomma, e non per caso avete intensificato i contatti con le altre associazioni… «Acimac e Ceramicolor, per la prima volta, sono stati nostri ospiti al convegno di fine anno perché abbiamo voluto condividere anche con loro analisi e obiettivi. Io stesso ho presenziato agli appuntamenti di fine anno di Angaisa e Arredobagno: le associazioni, a conti fatti, parlano la stessa lingua e hanno gli stessi bisogni. Facendo filiera possiamo essere più impattanti sui mercati internazionali….» L’unione fa la forza… «Se ci mettiamo insieme diventiamo fortissimi».

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Costruzioni

a cura di Stefano Fogliani

Edilizia: la ripresa può attendere Un modesto rimbalzo nel 2018 (+1,5%) per un settore che continua a soffrire, come conferma l’Osservatorio Congiunturale dell’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili. Pesano la contrazione del PIL e l’assenza di misure governative strutturali che rilancino il comparto

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Il paese è fermo. Un anno fa l’Ance aveva previsto per il 2018 una ripresa del settore delle costruzioni con una crescita del 2,4%, trainata dall’incremento dei lavori pubblici ma questa previsione è stata disattesa». Non è più un allarme come quello lanciato negli ultimi anni, quello che l’associazione nazionale costruttori edili lancia a margine della presentazione dell’Osservatorio Congiunturale 2019, ma piuttosto un grido di dolore. Che analizza contesto macroeconomico in sistematica difficoltà («Il moderato ciclo espansivo del Pil sembra essere destinato a concludersi e non ha colmato gli effetti negativi della crisi economica») con quattro punti percentuali di PIL persi in 10 anni e ne ‘filtra’ le conseguenze attraverso lo stallo, infinito, del settore delle costruzioni. «Ai fini di una ripresa consolidata dell’economia italiana è mancato, e continua a mancare tuttora, l’apporto fondamentale del settore delle costruzioni che, in termini di investimenti, continua a offrire un contributo rilevante, rappresentando l’8% del Pil italiano». E al quale, ricorda l’Ance, «è collegato il 90% dei settori economici». Un lieve aumento per un settore in stallo «Il 2018 – si legge sul rapporto - si è confermato un anno dalle dinamiche settoriali profondamente incerte, erodendo le aspettative positive che si erano inizialmente prefigurate all’inizio dello scorso anno». La colpa? La mancata crescita delle opere pubbliche: le stime di inizio 2018 ne racconta-

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Costruzioni vano possibile crescita del 2,5, il consuntivo si attesta invece sul -3,2%. «I segni positivi nel 2018 in atto nel comparto residenziale e non residenziale privato non sono riusciti – registra l’Ance - a controbilanciare la mancata crescita delle opere pubbliche». L’Ance stima perciò un 2018 caratterizzato da un lieve aumento (tra lo 0,9 e il 1,5%) degli investimenti giudicato però «del tutto insufficiente» a recuperare le pesanti perdite registrate nel corso di un decennio che ha visto i livelli produttivi ridursi di circa un terzo, con 120mila imprese chiuse e oltre 600mila posti di lavoro persi. I comparti: il ‘pubblico’ penalizza il privato La stima Ance per gli investimenti in nuove abitazioni è di un incremento del 3,0% in termini reali rispetto al 2017, ed in crescita sono anche gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo (+0,5) che rappresentano ormai il 37% del valore degli investimenti in costruzioni, oltre che un +4,8% degli investimenti privati in costruzioni non residenziali. All’appello, come detto, manca il pubblico. «Per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche – scrive l’Ufficio Studi del’Ance - si stima nel 2018 ancora una flessione del 3,2% in quantità». Il risultato è quel ‘rimbalzo’ di un punto, massimo un punto e mezzo percentuale che non ‘scalda’ troppo i vertici Ance. «E’ una goccia nel mare della crisi di un settore – l’amara conclusione – che rimanda ancora una volta la ripresa». A quando non si sa, però, perché se il 2018 non è andato bene, il 2019 non andrà necessariamente meglio Le prospettive? Oltremodo incerte… L’Ance parla di «rischio concreto di un aumento del rapporto deficit/pil e conseguente esigenza di ridurre il sostegno pubblico all’economia in corso d’anno». E ammette che tale eventualità porterebbe non solo a una riduzione di risorse pubbliche, ma anche a un ridimensionamento della aspettative di cittadini e imprese, che rivedrebbero le proprie scelte su consumi e investimenti. «Ciò determinerebbe un affievolimento sensibile dei primi segnali di ripresa che si osservano, ad esempio, nei comparti degli investimenti residenziali e non residenziali». La cautela, d’obbligo, degli analisti dell’Ance si traduce in percentuali di crescita che, come quelle del 2018, sono giudicate insufficienti. «Su questi basi – si legge infatti sulla nota che accompagna l’Osservatorio - le previsioni per il 2019 relative al settore delle costruzioni portano a rinviare al futuro ipotesi di ripresa sostanziale dei livelli di investimento, soprattutto quelli legati alla componente pubblica». Lo scenario di base è di un aumento degli investimenti in costruzione del 2% in termini reali, composto da un ulteriore aumento (0,7%) delle manutenzioni straordinarie sullo stock abitativo e di crescite (tra il 3 e il 3,5%) degli investimenti nella nuova edilizia abitativa e nel non residenziale privato. Il pubblico, invece, se riparte non va oltre l’1,8%. Un primo lieve segno positivo, registra l’Ance, «assolutamente non sufficiente –il rilievo – ad invertire il lungo trend negativo in atto dal 2005».

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Il futuro del gres porcellanato passa da una buona progettazione

Lorenzo Giusti, CEO

«SISTEMA GRES non è solo una linea di prodotti ma un vero e proprio cambio di paradigma con cui vogliamo portare più valore al prodotto finito esaltandone la resistenza ed il design. Il nostro obiettivo è lo stesso dei produttori, rivenditori, posatori e clienti finali, siamo tutti dalla stessa parte: vogliamo ottenere un prodotto garantito, protetto e che mantenga inalterate nel tempo tutte le caratteristiche tecniche ed estetiche che ne hanno orientato la scelta iniziale d’acquisto. Per questo ci facciamo promotori di un vero e proprio sistema che rilasci un attestato del processo di finitura del gres»


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l percorso di realizzazione del gres, il materiale più versatile e dalle migliori performance esistente sul mercato, è ampio ed articolato. Sono coinvolte decine di professionalità, ricercatori di materie prime sempre più innovative, costruttori di macchine dalle elevate prestazioni, produttori di strumenti, accessori e formulati chimici che studiano le interazioni tra i loro prodotti per giungere al miglior prodotto finito: la piastrella o la lastra in gres, è il risultato finale di questo percorso le cui componenti sono importanti in egual misura e la cui singola performance non può essere superficiale nell’aspettativa che i passaggi successivi siano in grado di correggerla. SISTEMA GRES fornisce il suo contributo alla realizzazione della miglior performance di protezione finale del gres (sia tecnico che decorato) attraverso un sistema di progettazione su misura della protezione industriale che tiene in considerazione ogni singola componente che interviene: IL MATERIALE: ogni percorso di progettazione parte da uno studio delle caratteristiche chimico fisiche del materiale di ogni cliente, con le diversità che lo rendono unico nel suo genere. Nel Centro Ricerca e Sviluppo (CRS) vengono eseguiti i test che conducono ai Report di Prove e Prestazioni (RPP), il rapporto sulle prestazioni del materiale secondo le norme UNI EN ISO 10545-13/14 e gli standard richiesti dal cliente.

LE MACCHINE: secondo le richieste di ogni cliente e le caratteristiche delle loro produzioni è opportuno garantire la versatilità del prodotto per ogni tipologia di macchina. Per ogni materiale di ogni cliente viene realizzato il Diagramma di Processo Industriale (DPI) che prevede l’utilizzo delle macchine già in possesso, ma anche la proposta del layout produttivo più performante.

GLI ACCESSORI: erogatori, rulli applicatori e pads sono strumenti che nobilitano l’azione del protettivo. Ogni layout proposto prevede l’indicazione e la fornitura delle corrette tipologie di accessori per l’applicazione e la stesura dei prodotti individuati.

L’UOMO: più alta è la comprensione del processo di protezione da parte degli operatori di linea più possibilità c’è di arrivare alla miglior performance. SISTEMA GRES mette a disposizione i propri tecnici in ogni fase del percorso per l’assistenza e la formazione sull’utilizzo dei prodotti.



Tendenze

a cura di Paolo Ruini e Stefano Fogliani

Il colore come parte integrante della progettazione «

Marina Del Monaco

«Terre e verdi possono restituire alle superfici quella fisicità che la tecnologia ci sta togliendo» Marina Del Monaco, architetto e docente allo IED, analizza le tendenze cromatiche contemporanee e la loro influenza sul gusto di consumatori e progettisti GENNAIO - MARZO 2019

Sicuramente le terre manterranno le loro leadership, poi i rosa che non sono dei rosa ma sono dei beige che sfumano nei rosa, questo millennial pink di cui si parla da anni che è l’evoluzione di un pantone del 2016, un colore non colore perché è un colore neutro che non è maschile nè femminile, è un colore agender». Viaggio nel colore, accompagnati da una guida di eccezione come Marina Del Monaco, progettista e docente allo IED di Milano nonché fondatrice di Quarch-atelier. Colore e tendenza come binomio inscindibile, con il primo in grado di orientare la seconda. Mezzo in grado di «sedurre e convincere», elemento imprescindibile di ogni realizzazione e per questo meritevole di grande attenzione nei suoi processi di trasformazione. Le terre, allora, ma non solo, «perché – dice Del Monaco - ricompaiono toni più bruciati e saturi, ma anche i verdi, che nel 2018 avevano perso un po’ di importanza, e vedono invece riproposti con una spessa desaturazione, o contaminati dai grigi» Che cosa fa una tendenza di colore? «La ricerca di naturalità, di verità, di radici, di materia che è proprio quella di cui abbiamo bisogno perché sono anni in cui ci sentiamo senza una fisicità tangibile. La tecnologia ci sta depauperando di una parte della nostra fisicità: ci regala potenzialità infinite, ma l’essere umano nasce con il bisogno di radici. E queste radici sono espresse in modo efficace proprio dalle terre e da quei verdi che richiamano una naturalità della quale ognuno, a suo modo, tenta di riappropriarsi». E’ tendenza globale o tendenza italiana? «E’ una tendenza del mondo occidentale di cui apparteniamo, una cultura che travalica i confini nazionali ma ha la sua matrice nel nostro vissuto storico e sociale… »

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Tendenze

Il mondo della progettazione chiede colore anche in architettura… «Architettura ed interiors sono due mondi diversi, ma confermano il bisogno del colore perché il colore ha un valore percettivo e una azione fortissima sulla piscologia dell’individuo. Quindi i magnolia, i beige, i bianchi stanno scomparendo, il bianco in assoluto segna il passo» Sconfiniamo nel mondo dell’economia e della politica: l’assenza di bianco è collegabile all’assenza di istituzioni che stanno venendo a meno? «Può essere, vedo anch’io una crisi sociale, istituzionale e politica e la cosiddetta Res Publica che non esiste più. Di fronte a un disagio crescente la nostra risposta di progettisti è quella di ricostruire il benessere perduto a livello di pubblico in ambito abitativo. Il bianco non è benessere perché il bianco anche proprio per ragioni fisiche è assenza e rifiuto di tutti i colori. Quindi il bianco non assorbe, piuttosto riflette ed è difficile creare intimità,

a meno che non si vadano a modulare i toni di bianco e grigio ma con una sapienza importante». Non succede spesso: il bianco è bianco… «E spesso, appunto, veniva usato per la paura di usare un altro colore: ma qualunque cosa che non sia stata sapientemente progettata non trova appoggio né accoglienza su una superficie bianca» Se Marina Del Monaco dovesse essere chiamata da un nuovo movimento politico a scegliere i colori che rappresenterebbero le aspettative della gente? «Io lavorerei con le terre che sfumano nei verdi. E a seconda del verde che abbiniamo a questa terra ma che è una terra estremamente desaturata, attenzione è quasi un rosa. Un rosa agender, però, che accoglie tutti, un colore che a seconda della cromia cui viene abbinato cambia completamente la semantica. Un colore dinamico che sappia convivere con tantissimi elementi diversi aggiungendo e non negando significati».

L’opinione

«Il colore è garanzia di eternità: usiamolo di più» La provocazione lanciata da Ettore Mocchetti ai microfoni di Ceramicanda

Ettore Mocchetti

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«Occorre sensibilizzare soprattutto i progettisti di interni sull’utilizzo della grande lastra. La progettazione di esterni, come quella che lavora sulle grandi commesse, con questo materiale straordinario ha già preso la necessaria confidenza, la progettazione di interni ancora no». Per avvicinare i due mondi, suggerisce l’architetto, già protagonista di Allfortiles, andrebbe utilizzato (anche) il colore. «Il colore è garanzia di eternità: se penso all’antichità, alle architetture classiche, al tema della decorazione più in generale non c’era nulla – la chiosa di Mocchetti – di non colorato». Perché non ricominciare (anche) da lì?

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a cura della redazione

System-Coesia: firmato il closing

Ufficializzato l’accordo raggiunto tra Franco Stefani e Isabella Seragnoli

Franco Stefani

Isabella Seragnoli

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Mercato

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rende forma compiuta l’operazione annunciata alla fine di luglio, che sancisce il passaggio del 60% del business ceramico di System al gruppo Coesia. Il 14 gennaio scorso, infatti, le due aziende hanno ufficializzato il closing. «L’operazione – si legge sulla nota diffusa da System - ha interessato le seguenti aziende: System Spa, Tosilab Spa, Studio 1 Srl e Ciesse Elettronica Srl. Franco Stefani – si legge ancora - continuerà a detenere il 40% della società e a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione e di Direttore del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo. Nell’ambito dell’accordo, i vertici aziendali di Coesia e System hanno concordato reciproche opzioni di acquisto e vendita per il restante 40% del capitale, da esercitare negli anni futuri secondo termini prestabiliti». Coesia, gruppo di aziende di soluzioni industriali e di packaging, basato sull’innovazione e che opera globalmente, con sede a Bologna, il cui azionista unico è Isabella Seràgnoli, fa così il suo debutto nel settore delle tecnologie ceramiche. L’operazione le permetterà di raggiungere un fatturato 2019 di circa 2,2 miliardi di euro con oltre 9mila collaboratori (un migliaio gli ex System) e presenza in 38 Paesi nel mondo. «Si tratta di un importante passo strategico per Coesia. System Ceramics offrirà a Coesia l’opportunità di entrare nel settore dei macchinari ed impianti per la ceramica, un settore particolarmente dinamico e tecnologicamente avanzato in cui System è leader con un primato indiscusso nell’innovazione. Per System, l’operazione con Coesia rappresenta un passaggio fondamentale in un’ottica di continuità d’impresa, con l’obiettivo di ampliare e consolidare la leadership sul mercato mondiale». Il Consiglio di Amministrazione di System Ceramics ha inoltre nominato in qualità di Amministratore Delegato l’ingegnere Luca Bazzani, manager di elevata caratura professionale che vanta una profonda esperienza internazionale nel settore ceramico.

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a cura della redazione

Ancora e Projecta Enginnering: Siti B&T Group completa le acquisizioni

Il Gruppo guidato da Fabio Tarozzi consolida le proprietà di due aziende strategiche, già parte di Siti B&T Group, rafforzandone il ruolo di ‘full provider’ per il settore ceramico

Fabio Tarozzi

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Aziende

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o scorso 21 gennaio il primo colpo, a metà febbraio il secondo. SITI B&T Group S.p.A., produttore di impianti completi per piastrelle e sanitari, quotata sul mercato AIM Italia consolida al 100% la propria partecipazione in Projecta Engineering, azienda del gruppo attiva nelle tecnologie di decorazione digitale, e in Ancora S.p.A., leader nelle tecnologie di finitura delle piastrelle ceramiche. PROJECTA ENGINEERING. «Uno dei capisaldi del nostro gruppo: da quando, praticamente una startup, è stata acquisita nel 2010 – ha detto Fabio Tarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di SITI B&T Group - è divenuta una delle aziende di riferimento per le tecnologie di decorazione digitale nel mercato ceramico». Nel 2017 Projecta Engineering ha sviluppato un fatturato di 35,6 milioni di euro conseguendo un EBITDA di 3,7 milioni di euro. La transazione è stata effettuata per un valore di 4,7 milioni di euro, dei quali 3,375 milioni di euro pagabili in tre rate annuali da 1,125 milioni cadauna. Projecta Engineering, tra l’altro, è detentrice della partecipazione del 62,5% di Digital Design, la società dedicata al design ed ai servizi di ricerca grafica. ANCORA S.p.A. Uno staff di 79 addetti di cui 14 nel solo reparto di ricerca e sviluppo, la titolarità di 58 brevetti attivi con investimenti in R&D di oltre un milione di euro annui, 32,4 milioni di euro di fatturato e un EBITDA di 4,1 milioni di euro fotografano la performance di un’azienda la cui posizione finanziaria netta (dati di fine 2017) era di 6,6 milioni di euro ed il patrimonio netto di 5,9 milioni di euro. La transazione è stata effettuata per un valore di 1,6 milioni di euro, dei quali 0,8 milioni di euro pagabili tra 12 mesi, e garantisce al Gruppo guidato da Fabio Tarozzi il 100% della partecipazione in Ancora S.p.A.

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Primo Piano

a cura della redazione

BMR guarda al futuro del processo produttivo

PrimoPiano

Il successo dei formati “extra” e delle grandi lastre impone una nuova vision rispetto al processo produttivo, che l’azienda scandianese interpreta con soluzioni all’avanguardia

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’industria del settore ceramico è stata protagonista di cambiamenti di grande rilievo. Il successo dei formati “extra” e delle grandi lastre ha portato la necessità di nuove concezioni del processo produttivo ceramico. Questo ha confermato la grande capacità d’innovazione che contraddistingue i professionisti del settore, capaci di dimostrare le enormi potenzialità di sviluppo degli impianti in termini sempre più competitivi. BMR ha affrontato questo upgrade industriale sviluppando a sua volta una nuova vision caratterizzata principalmente da due fattori: - l’attenzione e l’analisi del prodotto finito non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche estetico; - l’attenzione complessiva all’intero processo produttivo, nella determinazione di una produzione di alta qualità, di una fabbrica sempre più dinamica, sostenibile, digitale, e di impianti sempre più customizzati, studiati e progettati a stretto contatto con il cliente che diventa a tutti gli effetti un vero e proprio collaboratore.

È di questi ultimi mesi lo sviluppo di una serie di soluzioni BMR che permettono di migrare dalle logiche di produzione “Make to Stock” a quelle “Make to Order”, proprio per rispondere con efficienza alle richieste di personalizzazione che comportano una nuova gestione delle operazioni di finitura e anche l’adozione di nuovi modelli produttivi per una migliore gestione del magazzino. La linea di produzione Make to Order BMR è ad alto livello di automatizzazione ed è dotata di vari gruppi elettro-meccanici, controllati singolarmente e in tempo reale dal software PLC e gestibili anche in remoto da una stazione a esterno cabina grazie a telecamere dedicate. Nella squadratrice 4.0 di BMR sono numerose le parti totalmente automatizzate: - la gestione dei mandrini di calibratura e bisellatura, con la regolazione dell’utensile in base all’usura; - il cambio formato, con posizionamento automatico degli utensili; - il controllo della misura del calibro, con auto regolazione in tempo reale, che rende la progressiva usura dell’utensile del tutto ininfluente. L’obiettivo finale della linea automatizzata è quello di diminuire gli interventi manuali dell’operatore a favore di una riduzione pressoché totale delle perdite di produzione, con un conseguente aumento dell’efficienza produttiva.


BMR-SuperShine

Inoltre BMR, grazie alla collaborazione con aziende specializzate in utensili, smalti e materie prime per trattamento, ha sviluppato tre linee di macchine per trattamenti, per migliorare pulibilità e lucentezza di superfici sia di porcellanato tecnico levigato, a tutta massa o a doppio caricamento, sia di porcellanato tecnico lappato/smaltato. TopCoat applica prodotti che includono il decapaggio acido e turapori per conservare i Gloss di lucentezza originale del prodotto da processo di lappatura. TopFinishing è una macchina a 6 teste che consente l’applicazione a secco di fluido turapori e permette l’incremento del Gloss durante il processo. SuperShine attua un trattamento termo-meccanico in grado di incrementare il grado di Gloss proveniente dalla lappatura di 30 punti e oltre.

Il processo di lavorazione termo-meccanico avviene in considerazione di: - velocità di avanzamento del nastro macchina e di brandeggio del ponte superiore porta-teste di lucidatura; - capacità dell’utensile di assorbire e rilasciare i fluidi di processo; - tempo di essicazione del fluido di processo; - pressione delle teste; - controllo e gestione della temperatura di esercizio che si genera per attrito piastrella/ utensili. Proprio grazie all’insieme delle sue caratteristiche tecniche e tecnologiche, SuperShine è definibile come vero e proprio processo di superlucidatura a secco.

BMR-Squadra-12C Dry


NEWS

Aziende

NUOVA SACMI AVE040 PLUS IN FUNZIONE PRESSO CERSANIT RUSSIA Negli stabilimenti Cersanit Russia tempi record di installazione e collaudo per la nuova SACMI AVE040 Plus, la macchina di colaggio evoluzione della consolidata piattaforma multistampo SACMI per la produzione di vasi di qualità in grandi volumi. Cliente consolidato SACMI, Cersanit Russia dispone di uno stabilimento totalmente dedicato al colaggio di sanitari in alta pressione, una scelta produttiva che premia le superiori caratteristiche di questa tecnologia rispetto alle soluzioni tradizionali. A differenziare la nuova AVE040 Plus SACMI dalle precedenti versioni sono diverse features, già testate presso i clienti e per la prima volta riunite insieme, in una soluzione completa: la struttura più compatta che agevola le operazioni di manutenzione, estrazione, movimentazione e cambio dello stampo, e la fase di apertura degli stampi, resa indipendente, con motorizzazioni elettromeccaniche sostituite da un sistema pneumatico. Tale accorgimento consente di migliorare la versatilità della soluzione, consentendo di gestire ogni stampo in modo separato.

MBZ NUOVA LUCIDACOSTE DI FERRARI&CIGARINI La pluriennale esperienza di FERRARI&CIGARINI nella costruzione delle Lucidacoste e delle Bordatrici per la produzione di battiscopa, gradini, incisioni antiscivolo, profili “toro” e “mezzo toro” ne ha consentito un costante miglioramento e ha portato alla sviluppo della nuova MBZ. Macchina per battiscopa zoccolini per la lucidatura e bisellatura della costa in marmo, granito, quarzo, gres porcellanato, dekton, lapitec, lamiman, neolith e silestone. I vantaggi della nuova MBZ sono: • Struttura molto robusta, quindi eliminazione totale di flessioni e vibrazioni ad alte velocità. • Possibilità di aumentare notevolmente la produzione mantenendo inalterata la qualità del prodotto finito. • Grande flessibilità nello spessore lavorabile, da 3 a 30 mm. • Massima semplicità e velocità di regolazione per cambio formato e utensili. • I mandrini porta utensili sono pneumatici e il comando è gestito da un sistema PLC. Tutte le apparecchiature elettriche e pneumatiche sono alloggiate nella parte superiore della macchina e rispondenti alle normative CE.

SQUADRA DRY DI BMR SI CONFERMA IN UCRAINA La tecnologia a secco Squadra Dry è stata protagonista di tutte le commesse realizzate da BMR in Ucraina tra il 2018 e l’inizio del 2019. Tra queste il primo impianto di finitura con rettifica a secco destinato a Intercerama per la produzione di grandi lastre, l’upgrade impiantistico nello stabilimento Epicentr e l’espansione produttiva alla Kharkov, finalizzate al potenziamento della produzione di grandi formati lappati. Per soddisfare la domanda di tecnologie per la produzione di piastrelle in gres porcellanato tecnico e smaltato con finitura lappata, BMR propone una consolidata gamma di impianti di finitura, trattamento, taglio e squadratura a secco e grazie ai costanti investimenti in R&S, all’attenzione al Customer Service e alla personalizzazione degli impianti sulle specifiche esigenze del singolo produttore, BMR è in grado di offrire soluzioni evolute.

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PERONDA INVESTE NEL FULL DIGITAL CON TECNOLOGIE SYSTEM Tra i più rilevanti progetti conclusi da System sul mercato iberico nel 2018, spicca la nuova linea full digital di Peronda dedicata alle grandi superfici in gres porcellanato. Nello stabilimento di Onda (Castellón) sono state installate diverse Creadigit per la stampa a getto d’inchiostro single pass su formati 1200x1200, 1000x1000, 600x1800 mm. La linea è stata dotata anche dell’innovativo sistema di visione e di autoregolazione Creavision che permette di monitorare la piastrella al momento dell’ingresso sulla stampante Creadigit e di adattare l’immagine grafica alla posizione reale della piastrella per garantire una precisione al decimo di millimetro. Le soluzioni System sono state confermate da Peronda anche per il fine linea, con l’avviamento del sistema Multigecko per lo smistamento delle grandi superfici ceramiche, della confezionatrice BS08 e del pallettizzatore Griffon.

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E’ NATO LO STORE ONLINE DI LITOKOL Dedicato al mercato italiano e online da gennaio, il nuovo store di Litokol propone una selezione di prodotti rivolti principalmente al consumatore finale e a chi ama il fai da te. Litokol punta così a rafforzare la propria presenza sul web e ad avvicinare sempre più nuovi utenti e clienti. Oltre a una veste grafica accattivante, store.litokol.it è ricco di contenuti, informazioni tecniche, consigli di utilizzo e offre diversi percorsi di navigazione per ottimizzare l’experience digitale degli utenti. Lo store, perfettamente integrato con il gestionale aziendale, ha una struttura razionale e un’interfaccia semplice e intuitiva che ne facilita la navigazione. L’idea di dare maggiore visibilità al brand Litokol sul web si inserisce in una strategia commerciale e di marketing innovativa: la direzione aziendale ha deciso di creare un team trasversale, formato da persone provenienti da diversi reparti per delineare le caratteristiche della vendita online e ridefinire la presenza sui social network. Insieme ad una web agency, il team ha seguito tutto l’iter per arrivare al lancio dell’e-commerce e alla creazione della pagina Facebook istituzionale.

SICER TECHNOLOGY LAB PRESENTA LA NUOVA COLLA DIGITALE LOW EMISSION Sicer Technology Lab presenta un’importante novità, la nuova colla digitale SCD1990 LE della serie .LE- LOW EMISSION. Il progetto “brevettato” LOW EMISSION di Sicer, utilizzando uno speciale mix di solventi di ultima generazione, oltre a garantire una qualità di stampa perfetta, riduce in maniera importante l’impatto ambientale. La base .LE rispetto a tutti i migliori prodotti a bassa emissione presenti oggi sul mercato, ha di fatto azzerato le emissioni odorifere e ridotto le emissioni di formaldeide di oltre il 50%. La Nuova Colla Digitale SCD1990 LE va ad ampliare questa collaudata e brevettata serie di prodotti LOW EMISSION, già composta da innovativi inchiostri e materie digitali. Il mondo ceramico è sempre più orientato verso i grandi formati e l’utilizzo di questa speciale Colla Digitale garantisce importanti vantaggi. Nella produzione di lastre, l’utilizzo di elevati quantitativi di acqua porta infatti a numerosi difetti di planarità e di superficie, dovuti all’incompleta evaporazione dell’acqua. Per questo motivo, l’applicazione di graniglie ad umido, tramite additivi a base acqua, viene sempre più spesso sostituita dall’applicazione di graniglie a secco tramite colla digitale. I vantaggi di questa applicazione sono numerosi: la colla digitale, abbinata a speciali graniglie, permette di realizzare superfici ed effetti differenti, minimizzando al massimo i difetti e la porosità di superficie.

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impianti e servizi www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

SITI B&T GROUP, LA MARGINALITÀ CRESCE A DOPPIA CIFRA Il Consiglio di Amministrazione di SITI-B&T GROUP S.p.A., produttore di impianti completi a servizio dell’industria ceramica mondiale, quotata sul mercato AIM Italia, ha approvato il progetto di Bilancio d’Esercizio al 31 dicembre 2018 «I risultati del 2018 – ha detto Fabio Tarozzi, Presidente e AD di SITI-B&T GROUP evidenziano il trend di crescita in corso, in controtendenza rispetto ai dati di contrazione del settore, e testimoniano come la strategia di investimento operata fino al 2017 per incrementare le quote di mercato si è poi rivelata vincente». Il Valore dei Ricavi a fine 2018 è pari a 206,2 milioni di euro, in crescita dell’1,4% rispetto ai 203,3 milioni di euro dell’esercizio 2017 e ragguardevoli sono la crescita della marginalità a doppia cifra (EBITDA +12%, utile netto di Gruppo +39%).

IL FINE LINEA TECNOFERRARI PER ANTICA CERAMICA RUBIERA Antica Ceramica Rubiera, nell’ambito del rinnovamento dei propri stabilimenti, sceglie nuovamente TecnoFerrari. Dopo aver adottato le soluzioni più innovative per il Fine Linea marchiate TecnoFerrari, ACR ha deciso di rafforzare la collaborazione dotandosi di altre 2 linee di scelta, confezionamento e pallettizzazione. Oltretutto le linee di scelta saranno completate con gli avanzati sistemi di visione EXAMINA. Decidendo di mantenere la continuità utilizzando il marchio TecnoFerrari, Antica Ceramica Rubiera si assicura un importantissimo valore aggiunto: la completa connessione fra impianti e software. Antica Ceramica Rubiera è azienda dinamica e flessibile che utilizza la più avanzata tecnologia per la produzione di gres porcellanato smaltato ottenendo risultati di ottima qualità e abbinamenti di eccezionale livello: con questo nuovo investimento si proietta ai vertici del mercato, rafforzando il proprio brand nel settore.

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Economia

di Claudio Sorbo

Il salto nel buio del Venezuela

Come fa un paese che è il primo produttore di petrolio extra OPEC a diventare povero? Colpa (anche) della ‘politica ignorante’, quella ‘più furba che intelligente’, che rincorre il consenso e non risolve i problemi GENNAIO - MARZO 2019

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l Venezuela è uno dei paesi più complessi e allo stesso tempo più complicati al mondo. È complesso perché ciò che vi accade spesso è riconducibile a cause non tutte identificabili ed è complicato perché le stesse spesso sono talmente tante che risulta arduo elencarle. A ciò si aggiungano le cause ambientali: la storia, l’economia locale, il livello di evasione fiscale. Inoltre, il Venezuela ha sempre avuto (ed ha) una classe dirigente più furba che intelligente, più alla ricerca del consenso che di soluzioni anche dolorose per risolvere in via strutturale le anomalie sociali ed economiche. Così, il governante di turno ci ha messo sovente del suo, escogitando soluzioni inedite o fantasiose che quasi sempre si sono rivelate

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Economia

fallimenti. Per non parlare delle cause estranee alla volontà dei governanti, come il crollo del prezzo del petrolio, dalla cui esportazione dipende il 96% dell’economia venezuelana: in questi casi tutto quel che può andar male va male…. E dopo la morte di Hugo Chavez (2013) e la successione di Nicolàs Maduro tutto è andato male, complice la conclamata incapacità di governo del neoeletto e oggi siamo alla resa dei conti. Al momento,

le opzioni possibili sono tutte sul campo, anche le meno augurabili, e il popolo vive la peggior crisi politica, economica e morale di sempre. L’altro ieri, da Colombo a Bolivar… Il 30 maggio 1498 Cristoforo Colombo, durante il suo terzo viaggio verso le Americhe, raggiunse le coste dell’attuale Venezuela, che chiamò Tierra de Gracia, Terra di Grazia. Colombo acquisì il territorio al regno di Spagna, ed il nome Venezuela fu attribuito a quel territorio un anno più tardi, nel 1499 da Amerigo Vespucci, che costeggiava la costa settentrionale del Sud America. Giunto nell’attuale Golfo del Venezuela, osservò che le abitazioni dei nativi erano palafitte piantate nelle acque. Ricordandogli le case di Venezia, Vespucci attribuì al territorio il nome di “Venezziola” o “Venezuola”. Il termine, “piccola Venezia”, fu tradotto in spagnolo in “Venezuela” e tale è rimasto. Per oltre 300 anni il paese fu afflitto da diversi colpi di Stato, quasi sempre operati da militari, uno dei quali affrancò, per mano di Simòn Bolìvar, il Venezuela dal dominio spagnolo: grazie a questo eroe nazionale il paese gode dell’indipendenza dal 1811. Economicamente il Venezuela è sempre stato miseramente agricolo

Cristoforo Colombo

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perché coperto da foreste inestricabili e da montagne alte oltre 5mila metri nella parte andina, mentre le risorse naturali conosciute erano scarse. Anche il petrolio veniva estratto, ma in modo occasionale e artigianalmente; di industrializzazione, come noi la intendiamo, nemmeno a parlarne. Poi, dal 1945 si avviò lo sfruttamento industriale del petrolio estratto nei primi giacimenti alla foce dell’Orinoco e nacque la Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA), la Compagnia petrolifera di Stato che in breve acquistò le attività delle poche imprese estrattive non venezuelane. Da allora il petrolio che affiora dalle viscere della terra è tutto di proprietà del Venezuela, fatto unico nel continente americano.

utili del mercato del petrolio fossero investiti in primo luogo nelle così dette “Missioni Bolivariane”, la lotta contro malattie, analfabetismo, malnutrizione, povertà. In politica estera fu antimperialista e antiamericano, incoraggiando e sostenendo economicamente e militarmente i regimi latinoamericani più poveri. Attaccò la globalizzazione, presentandosi come campione del riscatto dell’America Latina: la sua generosità socia-

Ieri Chavez… Esaminiamo il periodo delle due ultime presidenze del paese, prima Chavez e poi Maduro. Nato nel 1954, Hugo Chavez è stato militare e poi Presidente del paese dal 1999 al 2002. Dopo un brevissimo periodo (dall’11 al 13 aprile 2002) in cui Pedro Francisco Carmona Estanga, un economista ed imprenditore locale si autoproclamò Presidente, Chavez riprese saldamente il potere. La sua linea politica fu riassunta nel Movimento “Quinta Repubblica”. In sintesi, Chavez stabilì che gli

Simòn Bolìvar

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Economia

Nicolàs Maduro

le fu smisurata e irresponsabile. ‘Mantenne’ Cuba, mandandole fino a quando egli visse 96mila barili di petrolio il giorno e facendosi pagare con l’attività di 20mila medici cubani, la cui preparazione è leggendaria (Cuba ha la più bassa mortalità infantile dell’intera America Latina) e sostentò Fidel Castro con 2 miliardi di dollari l’anno. In patria, poteva permettersi di mantenere i disoccupati. Milton Friedman, l’economista americano che con i suoi Chicago Boys aveva risollevato le sorti del Cile post Allende, molti anni prima ebbe profeticamente a dichiarare: “Se tassi chi lavora e mantieni i disoccupati non ti devi meravigliare se la disoccupazione aumenta”. La politica sociale di Chavez fu una manna per il popolo e una maledizione per l’erario: aveva mantenuto tutti i diseredati del Paese con case popolari, sanità gratuita e sussidi. Ebbe anche meriti (fu determinante nelle trattative che condussero all’abbandono della lotta armata le FARC, Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia che dal 1964 combattevano con azioni terroristiche il potere centrale colombiano) e ridiede dignità e orgoglio a un paese dilaniato da miseria e instabilità. Ma legittimò spietati dittatori (Mahmoud Ahmadinejad in Iran e Bashar El Assad in Siria), ha minato l’economia venezuelana nazionalizzando tutto ciò che non fosse petrolio (era stato già nazionalizzato), censurato ferocemente i media contro il regime, elar-

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gendo al contempo somme stratosferiche alla “Boliburguesia”, la “borghesia bolivariana”, i dirigenti e i proprietari terrieri schierati con lui, generando un’impennata della corruzione nella Pubblica Amministrazione. Infine, ha scarcerato e armato la feccia che era in galera, tutta gente che prima viveva nei barrios, l’equivalente delle favelas brasiliane. Ha dato loro la libertà di fare quanto volessero purché “por el bien del Venezuela”. La conseguenza? Caracas è la città più pericolosa del mondo. Oggi Maduro… Prima di morire, Chavez nominò Nicolàs Maduro suo successore. Nato nel 1962, è un omone di un metro e novanta, massiccio, non è laureato ed è un ex guidatore di autobus. Ha avuto trascorsi politici oscuri ed ambigui che lo hanno condotto alla Presidenza, confermata col 50,66% dei voti. Dal 2013 Presidente del Venezuela, Maduro non è della stessa pasta di Chavez: già alle elezioni del dicembre 2015 l’opposizione ha vinto per la prima volta dopo 17 anni di “Chavismo”, crescendo col passare dei mesi. Ne hanno fatto le spese l’economia e le vendite di petrolio, crollate. Il Venezuela oggi versa in una crisi politica, sociale ed economica gravissima, che fa dubitare della sopravvivenza dello Stato. Come mai? In primo luogo, è un paese afflitto da una spaventosa arretratezza nella gestione

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dell’economia. Oggi le immagini che ci giungono dal paese ci mostrano scontri di piazza e i famigerati squadroni governativi, nati con Chavez e utilizzati anche da Maduro, costituiti da coppie su motociclette, uno guida e l’altro spara sui dimostranti. L’inflazione quest’anno dovrebbe raggiungere, secondo il FMI, la percentuale del 1.370.000% rispetto l’anno scorso e ciò nonostante il Bolivar sia stato ritirato a fine agosto e sostituito dal Bolivar Sovrano (o “S”), che ha cinque zeri in meno rispetto al

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precedente, in pratica un Bolivar S equivale a 100mila Bolìvar del 2018, roba da far impallidire il Marco tedesco della Repubblica di Weimar. Il Dollaro? Occorrono 96 nuovi Bolìvar per un dollaro e, visto che non esiste alcun legame logico tra cancellare cinque zeri e i 96 Bolivar che danno luogo al valore di un Dollaro, la gente è costretta a conti faticosi e spesso sbagliati. Il cambio vero lo fa la il mercato nero, come nei paesi dell’Est Europa quando stava per collassare l’URSS, la disoccupazione è al massimo e manca tutto, persino i medicinali più elementari: di recente un immigrato italiano ha perso la vita perché, diabetico, non ha potuto assumere la dose quotidiana di insulina, introvabile. Per non parlare della mortalità infantile, cresciuta del 30% sul 2017, mentre quella materna è aumentata del 65%. Una curiosità: è esplosa daccapo la malaria, che era stata eliminata. A causa di tutto ciò solo nella seconda metà del 2018 tra 600 e 800mila persone sono emigrate in Brasile (che ha grane solo di poco inferiori a quelle venezuelane) e un numero forse maggiore è fuggito in Colombia. Caracas, la capitale, è una città di oltre 6 milioni di abitanti dove la criminalità è sempre stata fiorente, al punto che le statistiche ufficiali, che risalgono a 100 anni fa, informano che il tasso di omicidi ogni 100mila abitanti era di 233: in media quasi 14mila omicidi l’anno, quasi 39 il giorno. Perché non ci sono statisti-

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Economia

che più aggiornate? Beh, se non vuoi sapere quanti morti ammazzati ci sono ogni giorno, basta non contarli... Le cause del tracollo Aldilà di facili conclusioni (in America Latina quasi nulla è come appare), quali sono le cause della crisi? Togliamoci dalla testa che Chavez e Maduro siano i cattivi e i dimostranti democratici i buoni: non è così. E come fa un paese che è il primo produttore di petrolio extra OPEC a diventare povero in breve tempo? Semplice: sono andati al potere governanti, diciamo così, ignoranti. Quando nel 1999 diventò Presidente Chavez, il petrolio veniva venduto a 25 dollari il barile, poi ha raggiunto

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Juan Guaidó

i 100 dollari. Qui sia Chavez sia Maduro hanno commesso l’errore di pensare che i prezzi alti del petrolio sarebbero continuati per sempre, mentre non fu (e non è) così. Contando sulla ricchezza del momento, Chavez acquistò 50 petroliere per trasferire in Cina il petrolio venduto, poi spese pazzie per sradicare la povertà (impresa in parte fallita) e assicurarsi la rielezione. Tutto ciò non ha dato al paese una struttura industriale avanzata né ha eliminato i problemi sociali. Morto Chavez e per colpa dell’inetto Maduro, eccoci all’oggi. Se ne esce? Difficile rispondere. Le ultime palle al piede? Corruzione e Inflazione. La prima è uno dei problemi storici del Paese, con una casta militare spesso pericolosamente legata all’élite economica e alla criminalità organizzata. La seconda, figlia della crisi, alimenta il mercato nero: chi ha accesso alla valuta americana (la borghesia) specula sul dollaro, scambiato a prezzi assai più favorevoli di quelli ufficiali, come accadeva nell’Europa dell’Est sotto il dominio comunista. In più, Maduro è costretto a proteggere i salari calmierando i prezzi o svalutando il Bolivar ma non ci riesce, perché gli speculatori acquistano le scorte pagandole in dollari. Così, aumentano i prezzi che alimentano l’inflazione, in un circolo vizioso che rende tutti più poveri. Tranne i ricchi, che ogni giorno arricchiscono di più. E Guaidò? Non ne parlerò: devo prima capire chi è. Come dicevo, in America Latina nulla e nessuno è quel che sembra. Aspettiamo e sapremo.

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Il progetto

a cura della redazione

Ceramiche Keope tra i protagonisti del progetto Bernini² di +Studio Architetti, vincitore della settima edizione del concorso “La Ceramica e il Progetto 2018” 66

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Il progetto è stato pensato come combinazione di espressività architettonica ed eco-compatibilità che conferma il forte legame tra Ceramiche Keope e il mondo della progettazione e dell’architettura

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Il progetto

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eramiche Keope, azienda di riferimento nella produzione di pavimenti e rivestimenti in grès porcellanato, ha contribuito con le sue collezioni al rivestimento del progetto Bernini² – La Villa e la Torre di Filippo Orlando +Studio Architetti, un luogo unico, eclettico e raffinato a due passi dal centro di Torino, vincitore del concorso “La Ceramica e il Progetto” per la categoria “residenziale”. Si tratta della settima edizione del concorso istituito da Confindustria Ceramica - l’Associazione dell’industria ceramica italiana - e Cersaie il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno (Bologna, 24-28 settembre 2018) - volto a premiare le migliori referenze architettoniche realizzate in

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Italia con piastrelle Made in Italy. La selezione dei vincitori è stata curata da una giuria composta da Mario Cucinella, Fulvio Irace, Aldo Colonetti e da Confindustria Ceramica. Bernini² – La Villa e la Torre rappresenta un intervento inedito e unico nel suo genere: il progetto prevede infatti la realizzazione di un nuovo corpo, la slanciata Torre in cui vivere appieno l’esperienza dell’abitare contemporaneo, e il recupero dell’edificio storico esistente, la Villa, che negli anni ’50 aveva rinnovato, per mano dei raffinati Mario Asnago e Claudio Vender, la palazzina di gusto liberty che fu residenza del produttore di cioccolato Gustavo Talmone. Il progetto è stato pensato come combi-

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nazione di espressività architettonica ed eco-compatibilità. Bernini² – La Villa e la Torre propone soluzioni abitative interamente autosufficienti e garantisce la riduzione dei consumi nel pieno rispetto dell’attestato di prestazione energetica. Le unità abitative sono dotate delle più innovative tecnologie per raggiungere i più alti standard di comfort. Finiture di pregio e sofisticati impianti, uniti all’utilizzo di materiali all’avanguardia, consentono all’immobile di ottenere la classe Energetica A, riconoscimento di eccellenza dell’abitare di qualità. In questo contesto le collezioni di Ceramiche Keope combinano eccellenza estetica e prestazioni tecniche elevate, caratteristiche

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fondamentali soprattutto nel contract. Le serie Code ed Edge si alternano nella facciata ventilata realizzata da GEOS ITALY. Code, ispirata alla purezza della pietra naturale e all’intensità del cemento con un inedito effetto finale di impronta underground, ha visto l’utilizzo del formato 60X120 nel colore Ivory; mentre Edge è stata utilizzata nel formato 75X150 nel colore Silver (piombo). Ulteriori collezioni sono state scelte dalla committenza per i balconi e i camminamenti esterni con il sistema di pavimenti K2. Si tratta delle collezioni Point nel colore Sand, formato 45X90 che, con il suo effetto pietra naturale, ha un carattere deciso e una grafica dinamica; Cypro nel colore Grey, formato 40X120, il

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Il progetto

cui aspetto della pietra antica decora l’outdoor con naturalezza; e ancora In&Out Percorsi Extra nel colore Pietra di Barge, formato 45X90, dal forte mood contemporaneo. Questa referenza conferma il forte legame tra Ceramiche Keope e il mondo della progettazione e dell’architettura. L’azienda ha da sempre fondato la propria mission sull’affidabilità, la competenza e il design per offrire al cliente un servizio in grado di soddisfare ogni richiesta. Tutta la produzione si contraddistingue, infatti, per l’alto livello progettuale e qualitativo, frutto di costanti investimenti in ricerca e sviluppo che permettono all’azienda di interpretare e anticipare le esigenze future del mercato.

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Architetto: Filippo Orlando +Studio Architetti Photo Credits: Emmephoto (TO) – Mario Forcherio Nelle immagini, esterni del progetto Bernini² – La Villa e la Torre di Filippo Orlando +Studio Architetti, vincitore del concorso “La Ceramica e il Progetto” istituito da Confindustria Ceramica e Cersaie per la categoria “residenziale”, situato a pochi passi dal centro di Torino per cui sono state scelte le collezioni di Ceramiche Keope Code, Edge, Point, Cypro e In&Out Percorsi Extra.

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVI - Nr. CENTOTRENTAQUATTRO Gennaio-Marzo 2019 - Euro 4,00

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Adriano Venturelli Gli amici del criminale Cesare Battisti Carla Bruni tecnica mista ad olio

Mercato USA

Dossier Spagna

Economia

La piastrella in cerca di rilancio

E’ (già) finita la ‘fiesta’?

Il salto nel buio del Venezuela


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