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Punto vendita

Colore e materia per la piastrella 4.0

Le grandi lastre? Belle ma... La fiera che non c’era

Tendenze

CERSAIE 2019

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A S C O L T A R E

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V E D E R E

luglio settembre 2019

Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVII - Nr. CENTOTRENTASEI Luglio-Settembre 2019 - Euro 4,00

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ALLFORTILES

SPECIALE

S P A Z I

CERAMICANDA




ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

Da prodotto eterno a prodotto di moda. E’ questa la scommessa del settore!

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acconto questo settore da oltre 25 anni durante i quali si sono alternati momenti di scintillante euforia e intensa depressione, con l’andamento dei mercati a fare da ago

della bilancia .La trentasettesima edizione di Cersaie si apre all’insegna dell’incertezza e soltanto al termine della cinque giorni di fiera sapremo se le superfici ceramiche saranno entrate in una fase recessiva oppure scoprire che i lampi e i tuoni degli ultimi mesi altro non erano che bagliori estivi. Di certo la guerra dei dazi America-Cina, l’isolamento forzato della Russia di Putin, l’embargo in Iran, l’Europa che stenta a liberarsi dei singoli sovranismi a vantaggio di un unico e comune interesse, il bassissimo livello della politica non favoriscono di certo gli investimenti, la ripartenza del settore delle costruzioni e quindi la crescita e lo sviluppo del settore ceramico. Aspetti sui quali gli imprenditori della ceramica poco possono fare se non continuare a sollecitare la politica ad un repentino quanto auspicato cambio di rotta, ed è ciò che accadrà, immagino, al convegno inaugurale di Cersaie dove gli imprenditori incontreranno il Ministro o Sottosegretario di turno al quale affidare le loro rimostranze! Fortunatamente, ad oggi non è l’unica arma a loro disposizione, ve n’è un’altra e si chiama ricerca, non di prodotto, non di formato ma di sistema, in modo particolare di sistema di posa. Lo scriviamo da tempo: o la piastrella riesce a trasformarsi da prodotto eterno in prodotto di moda, per la gioia delle signore Maria, degli architetti, degli interior designers che potranno così finalmente sostituire il pavimento o il rivestimento di casa ogni qualvolta lo riterranno opportuno senza disagi, oppure la ceramica italiana sarà sempre schiava del mercato edilizio delle nuove abitazioni destinato, per ragioni demografiche, a segnare il passo. Trasformare la ceramica in un prodotto di moda si può fare, lo stanno facendo e non è quindi fantascienza e neppure un paradosso! Se ne stanno occupando in diversi, per lo più piccole realtà artigianali, le quali producono in modi e costi diversi una pellicola magnetica da applicare in parte al sederino della piastrella in parte sulla superficie da rivestire et voilà, les jeux sont fait! Certo, tale sistema non ha ancora raggiunto la perfezione, va migliorato, industrializzato, forse corretto e adattato maggiormente alle esigenze delle piastrelle, ma rimane già una buona base di partenza con la prospettiva di portare i consumatori finali a sostituire da soli le superfici ceramiche soltanto con l’ausilio di ventose! Una vera rivoluzione. Al di là delle ore che gli imprenditori della ceramica e le associazioni dedicheranno agli inconcludenti tromboni della politica al convegno inaugurale di Cersaie, fossi in loro investirei un po’ di tempo, e danaro, anche su quelle piccole, ma già grandi, soluzioni. Nell’interesse di tutti! Ce lo insegna Leonardo da Vinci, maestro nell’osservare più che nell’inventare.

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EDITORIALE

Da prodotto eterno a prodotto di moda. E’ questa la scommessa del settore!

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SPECIALE CERSAIE

Non solo prodotto: nasce ‘Open Cersaie’

Sommario

13 TENDENZE

Colorata, materica, sostenibile: ecco la piastrella 4.0

21 PUNTO VENDITA

Grandi lastre: croce e delizia

29 ALLFORTILES 2019

La fiera che non c’era

37 NEW MEDIA

La nuova stagione di Ceramicanda

39 MERCATO

La ‘legione straniera’: il distretto ceramico come hub per i players di oltrefrontiera

45 PERSONAGGI

Andrea Ferrari ospite del Forum Mussini

53 IL CASO

Bretella: che sia la volta buona?

59 IL RICORDO

Addio a Massimo Faraci, imprenditore e gentiluomo

62 NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori 69 EDILIZIA

Costruzioni mercato mondiale in crescita

74 NEWS AZIENDE - Impianti e servizi 77 SPORT

Rossoneroverdi: Sassuolo Calcio e Ferrari cercano un posto in ‘prima fila’

89 ECONOMIA

Numero 136 - LUGLIO - SETTEMBRE 2019 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 13/09/2019) Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414 DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo, Massimo Bassi, Enrico Bertoni CERAMICANDA garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo al responsabile dati Ceramicanda via De Amicis, 4 - Veggia di Casalgrande (RE). Le informazioni custodite nel nostro archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali. In conformità alla legge 675/96 sulla tutela dati personali e al codice di autodisciplina ANVED a tutela del consumatore EDITORE Ceramicanda s. r. l. Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia al n° 986 in data 19/04/99 • Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 • In attesa di Iscrizione Registro nazionale della Stampa PUBBLICITÀ Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 promozione@ceramicanda. com PROGETTO GRAFICO Ceramicanda IMPAGINAZIONE gilbertorighi.com STAMPA E CONFEZIONE Printì

www.ceramicanda.com Si autorizza la riproduzione di fotografie e testi purché recante citazione espressa della fonte

‘Tu vuoi far l’americano’: come cambia l’american dream

97 IL PROGETTO

Fap Ceramiche per lo scenografico Discovery Place di Johannesburg

PRIMO PIANO

24 – TORRECID 26 – VEP87 48 – FILA 50 - TECNOMOTOSCOPE 66 – PL COSTRUZIONI

104 GRAZIE PER AVERCI SCELTO

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Speciale CERSAIE

a cura di Paolo Ruini e Stefano Fogliani

Non solo prodotto: con l’edizione 2019 nasce ‘Open Cersaie’ La fiera di riferimento del settore ceramico ripensa se stessa rivedendo format che si evolve, guardando al futuro. Non solo esposizione, ma una filosofia in grado di fare sistema LUGLIO - SETTEMBRE 2019

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Speciale CERSAIE

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volversi, seguendo il gusto e la cifra estetica, certo, ma anche quelle innovazioni tecnologiche che integrano in modo spesso decisivo il processo produttivo. E cambiare via via che cambia il mercato, assecondandone la selettività. Sono parole d’ordine già dettate dal mercato al settore ceramico, che plana sul suo appuntamento fieristico più importante dell’anno, simbolo di un’eccellenza degnamente rappresentata da allestimenti che vanno, ormai da tempo, ben oltre l’antico assunto dell’esporre per vendere. Tutto pronto, in quel di Bologna, per l’edizione 2019 di Cersaie. Edizione cui il made in Italy della piastrella lega aspettative importanti, e che presenta diverse novità a rilanciare un format consolidato, ma ben deciso a rivendicare la propria preminenza nel panorama fieristico mondiale. I dati registrati nel 2018 (840 espositori, 314 dei quali esteri, 12mila visitatori dei quali 54mila stranieri, 180 nazioni rappresentate) rendono con pienezza la dimensione internazionale della manifestazione bolognese, mai come in questa edizione ‘aperta’ al futuro. ‘Open Cersaie’ integra infatti una nuova idea di esposizione basata sulla contaminazione. Gli oltre 160mila metri quadrati di spazi espositivi garantiscono infatti ampie possibilità espressive, e questa edizione ha scelto di cogliere appieno l’opportunità di sperimentare nuovi linguaggi. «Open – ha detto Emilio Mussini, Responsabile della commissione fiere di Confindustria Ceramica – significa una situazione plurima, sottende a diversi spazi e diversi luoghi all’interno dei quali accadono cose diverse, e in grado di attrarre un pubblico diverso, che si aggiunga a quello che si trova a Bologna per motivi di business». Open Cersaie Resta se stesso, Cersaie, perché la ‘matrice’ che ne determina la leadership resta ben evidente nel suo tratto più propriamente ‘espositivo’, ma cambia volto, adeguandosi ai tanti cambiamenti e alle molteplici evoluzioni che hanno caratterizzato nel tempo, e stanno caratterizzando tuttora, il mondo della progettazione, dell’architettura e del design. Il concept studiato per l’edizione al via il 23 settembre, OPEN CERSAIE, va proprio in questa direzione mettendo a sistema cardini differenti in grado di soddisfare le istanze di target che vanno ben oltre, e ormai da anni, quelli che sono gli ambiti più strettamente espositivi e dedicati alle presentazioni dei prodotti. Non solo un luogo di ‘esposizione’, si è detto in fase di presentazione dell’edizione 2019 di Cersaie, ma un luogo di ‘esposizione relazionale’ in grado di integrare differenti modelli comunicativi. Funzionale a questo obiettivo la rinnovata partnership con la Bologna Design Week che coinvolge il centro storico della città.

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Non solo prodotto Ricco il programma di incontri di architettura ‘Costruire Abitare Pensare’ che ospiterà, tra l’altro, le conferenze dell’architetto cileno Felipe Assadi, del duo francese Dominique Jakob e Brendan MacFarlane, dell’argentino Emilio Ambasz e il dialogo tra Giovanni Chiaramonte e Alberto Ferlenga, ed altrettanto fitto il programma che ruota attorno ai Café della Stampa. Eventi collaterali che di edizione in edizione acquisiscono centralità sempre maggiore integrando una proposta sempre più completa, ‘aperta’ alle nuove sfide di un mercato sempre più competitivo. Ecco allora Cersaie disegna la tua casa, l’evento che offre ai visitatori intenzionati a ristrutturare o acquistare casa una consulenza di progettazione gratuita, la ‘Città della posa’, con dimostrazioni dei posa in opera, tema indissolubilmente legato alle grandi lastre, ed ecco anche la mostra ‘Famous Bathroom’ che all’interno del padiglione 30, racconta ambientazioni inedite all’interno di ‘uno spazio a metà tra la galleria d’arte e la classica fiera’. La novità Si chiama ‘Archicont(r)act, ed è una nuova area tematica collocata all’interno del padiglione 29 dedicata all’edilizia non residenziale come hotel, ristoranti, aeroporti e musei. L’obiettivo è quello di mettere in contatto il mondo del contract, italiano e internazionale, con l’architettura. Protagonisti di uno spazio che si articola su 700 metri quadrati di superficie saranno dieci studi di progettazione, tra cui quello guidato da Massimo Iosa Ghini.

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a cura di Roberto Caroli

Giovanni Savorani: «Sarà un bel Cersaie»

Speciale CERSAIE

Secondo il Presidente di Confindustria Ceramica l’edizione 2019 della fiera bolognese dovrà essere quella del rilancio Giovanni Savorani

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ostenitore convinto delle necessità di ‘fare sistema’, e sostenitore altrettanto convinto dell’eccellenza del prodotto ceramico, anche grazie ai tanti passi avanti fatti dai produttori in tema di sostenibilità, il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani plana sul Cersaie con fiducia e ottimismo, ma anche consapevole delle tante criticità che condizionano il settore. Lo abbiamo incrociato a margine della cerimonia di assegnazione dei premi di studio intitolati a Cirillo Mussini, e gli abbiamo chiesto di fare il punto alla vigilia di un appuntamento importantissimo per il comparto. Perché, e Savorani lo sa bene, quella di Bologna non è ‘una fiera’, ma è ‘la fiera’, la vetrina per eccellenza di un settore che innova e investe. «Come ogni anno in questo periodo, siamo tutti in fibrillazione: vogliamo mostrare a tutti quanto di meglio abbiamo realizzato nel corso dell’anno. A Bologna terrò un discorso con il quale mi rivolgerò anche al Governo centrale del Paese per chiedere che gli imprenditori vengano ascoltati» Con quale spirito si affronta la settimana bolognese? «Con lo spirito giusto. E con consapevolezza: questo dovrà essere il Cersaie che pone le basi di un grosso rilancio. Secondo me il mondo imprenditoriale della ceramica e non solo deve fare delle analisi per potersi rilanciare. Io parlerò di un tema, al convegno inaugu-

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rale, di cui ho parlato in altre occasioni ma che c’è: le imprese sono quelle che creano la ricchezza, ma per creare la ricchezza servono anche le condizioni, bisogna agire sui costi, sulla competitività, sull’innovazione». Da zero a dieci che Cersaie sarà, ad avviso di Giovanni Savorani? «Secondo me sarà un gran bel Cersaie. Sono convinto che avremo tanto pubblico, tante attenzioni, la giusta visibilità. Abbiamo attivato percorsi innovativi che avvicinano il mondo ceramico al mondo della grande progettazione, e più in generale questa edizione presenta diversi elementi di novità, a partire dal marchio e dal claim, “Open Cersaie”. Si trattava anche di ampliare gli ambiti tematici, merceologici e dei pubblici di riferimento» Quindi, alla vigilia, un sette e mezzo, come voto, lo diamo al Cersaie? «Adesso non saprei dare un voto. Credo però che il nostro mondo stia cambiando. Stiamo entrando in mondi nuovi con i nostri materiali: Ci sono approcci e destinazioni d’uso che obbligano la ricerca a spingersi sempre oltre, anche dal punto di vista delle caratteristiche non solo estetiche nelle superfici che produciamo. Penso alla igienicità, e dico, ad esempio, che secondo me fra qualche anno, non so quanti, nessuno farà più un piano cucina che non sia in ceramica».

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Tendenze

a cura di Stefano Fogliani

Colore, materia e sostenibilità per la ceramica 4.0 Alla vigilia dell’edizione 2019 del Cersaie abbiamo chiesto ai ‘sarti’ del distretto ceramico con cosa ‘vestiranno’ le superfici che vedremo a Bologna, scoprendo che la ricerca si spinge sempre più avanti

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Ponderare le aspettative, pur al cospetto di una transizione complessa come questa è una cosa che non ha senso, data soprattutto la “liquidità” del mercato, ove per liquidità intendo gli spazi che restano contendibili dal nostro ‘saper fare’. E la fiera di Bologna è termometro ideale per misurare e dare ulteriore fiato a queste aspettative». Ne è convinto Claudio Casolari, Direttore Commerciale di Metco e Presidente di Ceramicolor, dalle quali partiamo per fare un piccolo viaggio tra gli ‘addetti ai lavori’ alla vigilia della fiera più attesa. E, anzichè rifarci chi produce ceramica, abbiamo scelto di puntare i riflettori su chi la ceramica la studia, la veste e la inventa, e dal Cersaie si aspetta parecchio perché, per dirla con il Direttore Marketing di Colorobbia Marco Romagnoli, «il Cersaie è considerato, da noi, ma soprattutto dai nostri clienti, l’unica vera fiera di riferimento del settore.

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Tendenze L’aspettativa generata da questo evento è indubbiamente connessa alla capacità di innovazione tecnologica ed estetica che si può “respirare” e che la nostra azienda contribuisce a caratterizzare. La partecipazione al Cersaie ci dà l’opportunità di presentare in un proscenio internazionale le nostre innovazioni, ma anche di cogliere al meglio le “inquietudini” del mercato e fornire così le risposte adeguate» Tra cautela e ottimismo Colorifici e studi grafici sono i ‘sarti’ del settore, tagliano e cuciono soluzioni tecnico/estetiche in grado di intercettare il gusto di progettisti e consumatori, di declinare la piastrella secondo i canoni richiesti da un mercato sempre più selettivo di fronte al quale, a dispetto di legittime preoccupazioni, c’è comunque la fiducia che serve. Quella che anche in altre occasioni ha dato al settore la spinta che serviva. Quella con cui la settimana bolognese ci ha abituato a misurarci, non senza le cautele del caso. «Bisogna essere ottimisti, fiduciosi ed entusiasti perchè facciamo la ceramica più bella del mondo, grazie a tutti gli attori del comparto: ceramiche, impiantisti e colorifici. Ma – avverte Armando Meletti, Direttore Generale di Esmalglass - dobbiamo anche sapere che purtroppo le crisi come le difficoltà sono ricorrenti: siamo usciti da un 2018 e siamo entrati in un 2019 con magazzini sovraccarichi, i parametri macroeconomici suggeriscono ‘raffreddamenti’nel 2020 e difficoltà che potrebbero spingersi fino al 2021, ma questo attiene solo in parte al Cersaie, che è resta la fiera della ceramica italiana,

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quella che ne rappresenta meglio di ogni altra la bellezza ineguagliabile in un contesto espositivo che è il più interessante e completo del panorama mondiale». Riecco colore e materia «Porteremo a Cersaie una proposta che combina colore, materia e sostenibilità ambientale. Colore perchè come azienda che cura l’estetica e l’innovazione legata al processo, non possiamo farne a meno. Il colore – dice Carlo Alberto Ovi, Direttore Commerciale di Smalticeram - è un elemento percettivo e visivo che ci accompagna quotidianamente, nel nostro vivere come nel nostro mestiere, e resta oggetto di studio sul quale non smettiamo di lavorare a livello di ricerca. Quanto alla materia, abbiamo una serie di nuovi prodotti sia per applicazione digitale che tradizionale, attraverso i quali rielaboriamo superfici sempre più evolute: una nuova gamma di graniglie antiscivolo molto morbide al tatto, che abbiamo già presentato ma il cui sviluppo recente, in termini di ricerca, ci sta dando grandi soddisfazioni». E’ tema ricorrente, quello della riscoperta del colore e della necessità di restituire materia alla ceramica, «e – aggiunge Casolari - mi sembra di poter dire che un obiettivo lo abbiamo raggiunto. Abbiamo ridato colore alla ceramica dopo che per tanti anni siamo stati costretti, un pò per ragioni di costi un pò per ragioni di mercato, a giocare con luci e ombre praticamente senza colore». Dello stesso avviso Annalisa Ricci, Responsabile Marketing di Sicer («Spero di vedere anche prodotti materici, quindi proposte meno “minimal”, ma con maggio-

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re personalità sia in termini di colori che di materia applicata sulla superficie») e sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Bandiera, AD di Ferro Vetriceramici «Prevediamo – dice - che ci sarà un ritorno del colore e di ricerca di effetti materici delle piastrelle, caratteristiche che mancavano da qualche anno. In particolare finiture ricercate per l’utilizzo delle grandi lastre come elementi d’arredo di interior design. In occasione del centenario Ferro si presenterà con alcuni nuovi progetti. In particolare Korium, materiali per soluzioni di finitura adatte a diverse superfici ceramiche, sia IN-DOOR che OUT-DOOR. Sul fronte inchiostri, i nuovi colori per intensificare la gamma colori e smalti digitali a base acqua». Novità anche da Target Group dove, spiega il CEO Fausto Mucci, «stiamo mettendo in atto la seconda fase di riposizionamento aziendale ed anche l’orientamento dei nuovi prodotti da lanciare tenderà a sottolineare questa nuova scelta. Vogliamo – aggiunge Mucci - privilegiare il prodotto artigianale rispetto a quello industriale (anche perché è nel nostro DNA), vogliamo dare valore a tutto ciò che è intervento artistico e manuale (perché è un nostro tratto distintivo), vogliamo dare spazio al prodotto customizzato orientato al progetto». Nessun dubbio, stando a quanto

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filtra alla vigilia della settimana bolognese, che questa edizione di Cersaie sarà la più colorata ed evoluta possibile. Complici anche effetti, superfici e colori «sempre più in linea con le richieste del mercato ceramico globale. Il focus principale – spiega il Direttore Marketing di Colorobbia Marco Romagnoli è sulle superfici e su tutto ciò che può arricchire di valore aggiunto la piastrella ceramica, dalle graniglie, agli effetti digitali, alla nuova gamma cromatica inks, e i nuovi prodotti per la produzione di smalti a base acqua per si-

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Tendenze stemi di applicazione digitale ad alto scarico». «Pensiamo – aggiunge invece Mucci - di vedere ulteriori sviluppi estetici sui grandi formati, un orientamento sempre più spiccato verso il colore, soluzioni di prodotto legate ai progetti ed al mondo dei progettisti in senso generale». Colore e materia, allora, ma anche grande attenzione alla sostenibilità, altro tema la cui importanza non sfugge. A come… ambiente «Proporremo tinte digitali, materie e colle rinnovate, sia dal punto di vista della cromia che dal punto di vista della composizione, utilizzando nuove formulazioni a minor impatto ambientale, e qui si apre un altro ambito sul quale i nostri ricercatori non smettono di studiare: la sostenibilità – spiega Ovi – è uno degli obiettivi primari del nostro fare impresa». Ed è tema oltremodo sentito, se è vero come è vero che, aggiunge Ricci, «Sicer presenterà il “Green Technology Lounge”, uno stand completamente rinnovato, in cui il focus sarà sulla nuova gamma di prodotti ecologici lanciati da Sicer. Anche quest’anno l’azienda ha investito moltissimo nel centro di ricerca con nuove strumentazioni, risorse umane e tecnologie che hanno permesso di studiare una gamma brevettata di inchiostri e colle

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digitali a base solvente che garantiscono, rispetto ai migliori inchiostri a base acqua presenti oggi sul mercato, -60% di emissioni di Formaldeide ed una totale assenza di odori, sia in ambiente di lavoro che in uscita a camino». Colorata e sostenibile, la proposta dei ‘sarti’ del distretto vuole soddisfare le esigenze dei produttori. Poi c’è l’estetica, ma anche da questo punto di vista qualcosa di nuovo si vedrà. Per un’estetica di prodotto «La ricerca estetica, negli ultimi periodi, ha privilegiato lo studio di superfici che potessero valorizzare la morbidezza abbinate ad effetti materici che esaltino la bellezza del nostro prodotto, la ceramica, che è tatto, che è profondità. Riteniamo pertanto – spiega Romagnoli - che troveremo, sia sui grandi formati che sulle produzioni di altre misure questa esaltazione materica». Nuovi impasti, nuove pitture, nuove ispirazioni: colore e materia, appunto. «L’incessante ricerca di qualcosa che ‘giri attorno’ al prodotto ceramico restituendogli la sua essenza più piena – dice Casolari - ha prodotto, negli anni, un salto in avanti che ha fatto della piastrella un elemento di arredo e progettazione che la pone ben al di là delle destinazioni d’uso

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tradizionali. L’estetica – aggiunge il presidente di Ceramicolor - si è evoluta di conseguenza». Ed ecco allora materia e colori per una varietà che così assortita, in termini di proposte cromatiche ed estetiche, non c’è mai stata. «Cersaie – dice invece Ricci - continua ad essere la fiera di riferimento mondiale per il settore ceramico e mi aspetto di trovare prodotti di altissima gamma, presentati non solo dalle aziende italiane, ma anche dai brand stranieri. Sicuramente le grandi lastre faranno da padrone e vedremo molti prodotti levigati a specchio con vetri sempre più trasparenti e compatti». Marmi, essenzialmente, anche ad avviso di Meletti. «Puntando, magari, su tipologie e cromie di marmi differenti da quelle che tradizionalmente ispirano la ceramica, ma è consolidato il trend estetico che si rifà a tipologie di marmi ‘forti’, lucidi e levigati. Tendenza assecondata peraltro dalle dimensioni e dagli spessori dei materiali di nuova generazione. Vero tuttavia che si parla soprattutto di reinterpretatazioni, perché la ceramica ha ormai esplorato tutti i temi estetici e decorativi: i temi della ricerca estetica attengono prevalentemente alle nuove destinazioni d’uso delle grandi lastre, con spessori che variano e riferimenti, come detto, a famiglie di marmi non necessariamente ‘classici’». O ad altro: ancora Casolari, infatti, mette a fuoco «varietà produttiva non comune: dal mosaico, alla pietra rielaborata, al sanpietrino

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ricostruito, alle grandi lastre – spiega – c’è un ventaglio di proposte pressochè infinito, accomunato tuttavia da quella matrice che mi piace definire il ‘tocco, ed è proprio quel ritorno alla materia che caratterizza la ricerca di tutti i colorifici. Parlo, e lo dico perché so di parlare con i promotori di ALLFORTILES, di quell’insieme di dettagli che ‘fanno’ la differenza, di una matrice che spinge sempre avanti la ricerca» Le aspettative Si mescolano alle cautele che caratterizzavano le dichiarazioni di apertura di Armando Meletti, ma sarà che il Cersaie è appuntamento a suo modo unico, restano alte. La complessità del contesto non distoglie i ‘sarti’ dal loro compito, ovvero ‘vestire’ il prodotto ceramico nel modo più adatto per affacciarsi sulla passerella mondiale. «In generale, a livello “mondo”, il settore dei produttori di ceramica sconta, mi sembra, leggero svantaggio rispetto agli anni precedenti», ammette Ovi, «ma come azienda, Smalticeram ha scelto di continuare a innovare e investire, cercando di alzare ulteriormente lo standard qualitativo del prodotto». Ecco il già citato ‘tocco’ cui Casolari riconduce il saper fare, ecco il filo rosso che fa della produzione una filosofia. «L’Italia – dice Ricci - deve continuare a distinguersi per design e per qualità, data soprattutto dalle materie applicate che

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Tendenze

fanno la differenza. La sola stampa digitale non ci permette di essere competitivi nei confronti delle aziende estere, che possono offrire gli stessi prodotti ad un punto prezzo molto più basso». Evolversi si può e si deve, insomma, e Cersaie è sintesi di ‘saper fare’ «un’unica vetrina internazionale del settore diventa un appuntamento imprescindibile, anche un momento di grande confronto, una settimana di spunti, discussioni, novità che – aggiunge Bandiera - saranno le basi per la nuove ricerche e sviluppo di processo e prodotti». Occorre, in sintesi, continuare a guardare avanti e provare a volare alto, pur in presenza di difficoltà che nessuno nasconde. E oltre le quali si può e si deve comunque andare. Anche perché «la storia del settore

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racconta momenti di flessione ciclici, che il settore è sempre riuscito – spiega ancora Meletti – a superare». Innovando, investendo e facendo, in sintesi, meglio degli altri. Mission impossibile? No, e pazienza se per renderla possible qualcosa si rischia, molto si investe e altrettanto si sperimenta. «Abbiamo puntato in modo deciso – conclude Ovi - su materiali ad alto valore aggiunto, tanto a livello estetico che di innovazione. Conto che la nostra ricerca, i nuovi sviluppi ed il livello innovativo raggiunto possano contribuire ad uscire da questo impasse che ci sta coinvolgendo. L’importante credo sia puntare al massimo, e lavorare su nuove idee e nuove sinergie verso una maggior condivisione degli obbiettivi».

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Punto vendita

a cura di Daniela D’Angeli

Grandi lastre: croce e delizia dei punti vendita Tour virtuale nelle sale mostra da nord a sud per capire quali novità si aspettano dal settore ceramico. Attenzione puntata sulle grandi lastre: un business in crescita ma con grandi problematiche di posa

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a alcuni anni sono le grandi lastre le protagoniste più attese tra i corridoi del Cersaie, ad ogni edizione aumentano le aziende che le propongono e la sfida è tutta sull’estetica, spinta oramai a livelli di eccellenza assoluti. Una tendenza che ci viene confermata dai rivenditori, i titolari e gli addetti delle sale mostra, che tra qualche mese si troveranno a convincere la signora Maria ad acquistare le ultime novità viste in Fiera a Bologna. Li abbiamo contattati per capire cosa quali sono i prodotti che vorrebbero trovare, quali quelli che invece faticano a commercializzare e soprattutto cosa accade quando si passa dalla vendita alla posa.

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Punto vendita Dante Cianciosi, titolare della Cianciosi di Termoli, vorrebbe vedere uno sviluppo qualitativo dei prodotti verso l’alto, consapevole che la ricerca in seno alle aziende spinge sempre più sull’estetica e riesce a farlo in un quadro nel quale la produzione è sempre più attenta all’ambiente. “Le proposte dell’italian style sono insuperabili, purtroppo ultimamente ho visto una virata per adeguarsi al gusto di certi mercati esteri, penso agli Stati Uniti, spero termini questa spinta”. Cianciosi vorrebbe un diverso approccio commerciale da parte dei produttori di ceramica: “Vorrei che fossero più esclusiviste, che non vendessero a tutti a casaccio ma che facessero partnership mirate anche in periferia. Vorrei che creassero momento per accrescere la cultura ceramica, una vera e propria scolarizzazione per i progettisti”. Servirebbe inoltre un cambio di passo anche sulla formazione del personale, poiché a fronte di “funzionari interni molto preparati, gente che studia, motivati e davvero speciali” si sente la mancanza di venditori altrettanto validi; “spesso”, lamenta Cianciosi, “ci ritroviamo a trattare con agenti troppo impegnati a correre dietro ai numeri e non si rendono conto che dovrebbero studiare, vorrei che i liberi professionisti fossero formati

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e che le aziend eli sottoponessero anche ad esami”. Le note dolenti arrivano con la posa poiché “molti posatori non comprendono che così come accettano di usare la tecnologia nel telefonino o nell’auto che guidano, dovrebbero aprirsi a prodotti altamente tecnologici come le grandi lastre; è un limite culturale fortissimo perché non capiscono che devono seguire corsi appositi, devono frequentare fiere e seminari, imparare a posare le grandi lastre ed attrezzarsi con i giusti strumenti”. In quanto a tendenze porte aperte alla Idea Srl di Satriano Marina, in Calabria, dove Giorgio Paparo vende con facilità gres effetto legno, cemento e marmo seguendo pedissequamente le nuove tendenze. “Non sono io che devo dire alle aziende ceramiche cosa potare a Cersaie, io vengo a Bologna proprio per vedere quali sono le novità, poi torno nella mia showroom e cerco di metterle in mostra nel migliore dei modi e di venderle su un mercato sempre più cmpetitivo, nel quale i più grandi hanno margini che noi piccolo fatichiamo a inseguire”. Ma anche per Paparo sono le lastre l’elemento più ostico: “E’ una tendenza di questi anni, ne vedo tante ma la gente ancora non è preparata, inizia solo ora il mercato a ca-

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pirle un po’. Poi il problema arriva con la posa, ci vorrebbe un po’ di scuola per far capire come gestire queste lastre. Ma la gente ancora non le vuole, da noi entrano ancora clienti che per la maggior parte cerca il 30x30 e il 20x20, non sono preparati per i grandi formati”. E’ in attesa delle novità di Cersaie anche Eutremo D’Elia, della Dea Ceramiche in Puglia, convinto che una visita in fiera sia fondamentale per capire dove va il mondo delle ceramiche. “Vengo a Bologna proprio per capire i nuovi trend, vedo i miei fornitori abituali ma anche altri produttori, quelli da cui mi aspetto le novità estetiche più spinte. Voglio vedere se anche quest’anno insisteranno sulle gradni lastre o se le tendenze si sono spostate anche altrove”. L’approccio di D’Elia al cliente è il sogno di ogni funzionario di ceramica: “Non mi chieda cosa vogliono i clienti, noi non mettiamo in sala mostra quello che vogliono i clienti, noi vediamo le novità dei produttori e dobbiamo essere capaci di selezionare le migliori e metterle in mostra in modo da farli capire a chi deve acquistarle. Noi siamo gli interpreti dei nostri clienti e dei prodotti delle aziende”. E anche in Puglia la posa è un punto interrogativo: “Le grandi lastre sono la novità ma poi bisogna chiedersi chi le monta. Il 90% dei posatori non è qualificato per farlo, inoltre se il cliente parla prima con il posatore questo gli dice subito di non prendere prodotti così grandi, sono i posatori il vero scoglio”. Da Salerno, più precisamente da Atena Lucana arriva l’appello di Elisa Curto di Curto Ceramiche: “Vorrei vedere prodotti eleganti, che possano colpire la clientela, decori particolari; vorrei prodotti piccoli, e quindi facili da posare, ma ricchi e opulenti, devono essere piastrelle importanti che si vendono da sole”. Nel mirino di Elisa c’è la spinta eccessiva sulle grandi lastre: “Sono bellissime ma creano troppe difficoltà nella posa. Quando il cliente arriva da noi guarda tre cose: posa, formato e prezzo, e su tutte e tre le lastre mostrano problematiche”. Elisa non è certo una detrattrice dei grandi formati , è però pratica e animata da una lunga esperienza con i clienti: “i grandi formati sono stupendi, in quanto a bellezza non temono paragoni, ma quando parliamo della messa in opera la clientela si spaventa. Noi abbiamo risolto fornendo sia il materiale che i posatori, che abbiamo equipaggiato con tutte le attrezzature necessarie, ma la barriera della difficoltà di posa resta alta”. Quindi da Salerno si chiede un’operazione nostalgia, un ritorno al decoro e al colore “dopo un 2018 nel quale abbiamo venduto soprattutto bianco, nero, grigio e toni neutri, proposte molto eleganti arrivate dai produttori ma che fanno sentire la mancanza di colore”.

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Torrecid presenta al Cersaie una nuova concezione di arte attraverso la ceramica ECOINK-CID, la prima soluzione Full Digital a base acqua lanciata da Torrecid nel 2017, è già totalmente consolidata sul mercato e la sua crescita è sempre più esponenziale

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orrecid presenta al Cersaie le ultime innovazioni e le tendenze ceramiche del momento. In questa edizione le ha presentate attraverso “STYLE-CID, The house of the galerist”, una prestigiosa dimora in stile georgiano sottoposta ad un’imponente intervento artistico da parte di un noto gallerista londinese. In questa abitazione, situata nel singolare quartiere di Chelsea, si è mostrato nella forma più pura come l’architettura sia capace di trasformarsi in arte attraverso un unico materiale, la ceramica. Già dalla facciata, i visitatori possono contemplare la grandezza, le qualità eccellenti e le diverse possibilità che possiede questo materiale. Ogni elemento ceramico di questa casa è stato prodotto con gli ultimi ritrovati tecnologici che il Gruppo Torrecid mette a disposizione dei suoi clienti, presentando materie


per applicazioni digitali durante le fasi di formatura dei pezzi come scaglie o atomizzati dagli effetti metallici multicolore, effetti digitali in rilievo di legno e pietra, una gamma completa di finiture superficiali come i lappati matt e lucidi, gli antiscivolo, gli anticati, i metallici o i grandi formati lavorati a tutta massa che hanno un effetto molto naturale. Fra questi si continua a distinguere ECOINK-CID, una soluzione che – con quasi tre anni di vita – si è consolidata fortemente nell’industria ceramica a livello internazionale. Questo sistema Full Digital a base acqua senza precedenti nel mercato, che offre la gamma più completa di prodotti ed inchiostri, garantisce importanti vantaggi sia nel processo di produzione che nei prodotti ottenuti, come per esempio la riduzione dei tempi di essicazione, finiture più naturali, maggiore intensità dei colori ed una migliore integrazione con gli inchiostri cromatici. La qualità più importante è che è considerato ecofriendly dato che riduce drasticamente l’emissione in atmosfera di composti organici e facilita la pulizia e la gestione dei rifiuti. L’affermazione sul mercato è stata tale che i produttori di testine e gli impiantisti che propongono soluzioni compatibili con ECOINK-CID sono sempre di più. Continuando con la linea di soluzioni eco-compatibili, vale la pena sottolineare le alternative che Torrecid offre come novità al Cersaie: smalti ed inchiostri digitali a bassa emissione che non producono odori e che possono essere utilizzati con stampanti e testine convenzionali. “The house of the galerist”, creato nel segno dello STYLE-CID Questo ultimo lavoro di Torrecid rappresenta, ancora una volta, il concetto alla base del marchio STYLE-CID. Un concetto che permette di vivere la ceramica in modo totalmente differente, creando atmosfere uniche ed irripetibili nelle quali i protagonisti principali sono l’emozione e le sensazioni che si sperimentano nello stand. Questa volta, entrando nello stand, i visitatori sono riusciti ad evadere completamente, potendo constatare da vicino come l’architettura è stata capace di trasformarsi in arte attraverso la ceramica.

Nuove aspettative per il Gruppo Fin dai suoi inizi nel 1963, il gruppo imprenditoriale di Federico Michavila Heras si è evoluto nel tempo fino a trasformarsi in un gruppo multinazionale globalizzato, leader nel settore ceramico, contando ad oggi 28 filiali in tutti i continenti e clienti in più di 130 paesi. Attualmente l’azienda offre un ampia gamma di soluzioni per differenti ambiti: materie prime, materiali per la macinazione, metalli preziosi, fritte, smalti tradizionali, effetti, smalti ed inchiostri digitali etc., non solo per ceramica piana, ma anche per altri settori come stoviglie, vetro, sanitari e tegole. Nel campo dei pigmenti ceramici, il Gruppo Torrecid, tramite le imprese Al-Farben e CCT, si è trasformato in un punto di riferimento per il mondo della plastica, delle vernici e dei materiali da costruzione. E sempre con l’obiettivo di dare i migliori vantaggi competitivi ed il maggior valore aggiunto ai suoi clienti, l’impresa Wandegar offre soluzioni per l’utilizzo della ceramica in nuove applicazioni d’avanguardia. Questa evoluzione così marcata è stata possibile grazie ad un fermo impegno per l’Innovazione e la Globalizzazione che ha caratterizzato Torrecid fin dai suoi primi passi. Il Gruppo è stato pioniere dell’implementazione di Rivoluzioni che sono state fondamentali per il futuro del settore ceramico - come la Monoporosa o la Rivoluzione Digitale - che è culminato nella Ceramica Full Digital con gli smalti e gli inchiostri sostenibili a base acqua ECOINK-CID®. In questo contesto di crescita continua, il Gruppo Torrecid, oltre a crescere nell’ organico attraverso la creazione di filiali, ha anche attuato un’intensa politica di acquisizione. Pertanto, aziende come Glazura, Surcotech, Wandegar, Chilches Materials, Colores Ceramicos de Tortosa o la tedesca Reimbold&Strick si sono unite al Gruppo, e lo scorso anno l’acquisizione della società ceca Mefrit ha consentito l’ingresso nel settore degli smalti per lamiera. In questo senso, il Gruppo Torrecid punta a continuare a crescere per tutto il 2020 e negli anni successivi con nuove filiali in paesi strategici e con nuove opportunità di acquisizione sia all’interno che all’esterno del settore ceramico.


Primo Piano

PrimoPiano

a cura della redazione

Arriva Next, il nuovo prodotto brevettato made in V.E.P.87 Da sempre conosciuta nel comprensorio ceramico per gli innovativi sistemi espositivi, V.E.P.87 riapre le porte all’innovazione proponendo un nuovo “promotional tool” dove, anche in questo caso, è il materiale che fa la differenza


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l settore ceramico sempre più in evoluzione chiede che anche il merchandising stia inevitabilmente al passo. Dopo l’innovazione tecnologica delle culle in resina, che contraddistingue V.E.P.87 dai competitor del settore, nasce la serie NEXT: un nuovo modo di esporre, dove anche in questo caso è il materiale di composizione che fa da protagonista della novità. Se non è in resina, né in MDF, né in ferro… di cosa è fatto NEXT? La risposta è: polistirene. Esteticamente si presenta in perfetto stile V.E.P.87, ovvero lineare e dal design minimalista, facendo sí che alla piastrella in esposizione spetti il primo piano sul palcoscenico. Come tutti i sistemi espositivi V.E.P.87, e come da politica customer-oriented, NEXT è perfettamente customizzabile e adatta ad esporre sia il pezzo sfuso che il pannello posato. Un altro punto di forza della nuova culla è la notevole resistenza e adattabilità all’uso sia interno che esterno. Questo fa sí che la novità V.E.P.87 venga percepita dal mercato ceramico come una proposta innovativa che non rinuncia mai alla qualità di un prodotto made in Italy. Il target di riferimento è quindi il cliente attento a un ottimo rapporto qualità-prezzo, poiché NEXT si posiziona come una valida alternativa ai tradizionali sistemi espositivi quali MDF e metallo. L’obiettivo principale è quello di offrire al settore ceramico un prodotto non solo di design ma anche migliorativo: è proprio grazie al reparto Ricerca&Sviluppo che la nuova serie NEXT garantisce delle caratteristiche tecniche importanti quali resistenza, leggerezza e, punto di forza V.E.P.87, innovazione.



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a cura di Enrico Bertoni

Mapei, Elettric80, Keda, Smalticeram, Icf e Mead tra le tante eccellenze presenti La filiera ceramica e non solo: spazio a logistica e materie prime, estetica di prodotto e impiantistica, informatica e servizi LUGLIO - SETTEMBRE 2019

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ALLFORTILES

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ono già tante le aziende del settore ceramico, e non solo, che hanno formalizzato la loro adesione alla terza edizione di ALLFORTILES, chi con un proprio stand, chi come protagonista di convegni e tavole rotonde. Se tra giugno e agosto la segreteria aveva lavorato senza sosta, ottenendo feedback oltremodo lusinghieri anche dal punto di vista dell’interesse dei più, con questo inizio di settembre i riscontri numerici registrati ad oggi vanno oltre ogni più rosea aspettativa. «Andiamo verso la saturazione degli spazi espositivi – spiegano i promotori – e se restano ancora disponibilità, anche se limitate, ciò che ci rende particolarmente orgogliosi è che annoveriamo tra gli espositori aziende di tutta la filiera ceramica. Spaziamo dalle materie prime alla robotica, passando per colorifici, posa e servizi». Il settore delle materie prime vedrà infatti la presenza, presso i padiglioni della fiera modenese che ospita ALLFORTILES, dei fornitori di argille del Westerwald Stephan Schmidt e Aloys Jos Mueller e accanto a loro gli italiani Minerali Industriali, Geomix, Bal-co, Mineral e Daxel. Per la logistica hanno invece già garantito la loro partecipazione le aziende di Enrico Grassi, Elettric80 e Bema, capaci di rivoluzionare il concetto di stoccaggio del

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prodotto ceramico, ed anche Robopac di Aetnagroup, produttrice di macchine per l’imballaggio. Tra i protagonisti della due giorni di Ceramicanda anche Modena Centro Prove e Sassuolo Lab, mentre per quanto concerne i produttori di macchine per ceramica annoveriamo tra i partecipanti Icf-Keda, I-Tech, Tecnomec Borghi, BI tecnology, Smac, Mectiles Italia, GP Service, Airpower e Omic. Già nutrita anche la presenza delle proposte delle aziende legate all’estetica di prodotto come Smaticeram, Smaltochimica, Inco e S’tile Studio. Sarà partner di ALLFORTILES anche una multinazionale come Mapei, e grande attenzione sarà dedicata anche al tema della protezione dei dati in rete complice la presenza, tra i protagonisti di questa terza edizione dell’evento promosso da Ceramicanda per il prossimo 20 e 21 novembre, di Mead, azienda reggiana specializzata nella difesa dei dati aziendali. Dopo avere quasi completato i 5650 metri quadrati del primo padiglione opzionato resta tuttora in campo, fanno sapere gli organizzatori, l’ipotesi di aggiungerne un secondo, anche in modo da rispondere in maniera efficace alle numerose richieste che stanno tuttora giungendo alla segreteria di ALLFORTILES.

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I NUMERI

Cento espositori per ALLFORTILES Diverse le soluzioni previste per i partners della due giorni promossa da Ceramicanda Si affacciano anche gli espositori stranieri all’edizione 2019 di ALLFORTILES, attratti evidentemente dall’inedito format della ‘fiera che non c’era’. Approfondimento, confronto e il momento espositivo come occasione di visibilità offerta ai partners dell’evento. Sarà allestita un’arena convegni che ospiterà 16 appuntamenti cui si aggiungeranno tavole rotonde su temi di interesse per il settore. Lo spazio espositivo prevede stand preallestiti su tre differenti tipologie (3x4 – 12 mq. 4x4 – 16 mq. 4x5 – 20 mq.) con la possibilità di aggregarli fino a coprire 80 mq. Spazi di relazione che all’occorrenza potranno diventare spazi espositivi di particolari, in una dimensione minima che potrà tuttavia soddisfare entrambe le funzioni. Circa un centinaio le aziende ospitate, appartenenti alle seguenti categorie: macchine e accessori, materie prime, Il catalogo soluzioni estetiche di prodotto, servizi per di ALLFORTILES la ceramica, consulenza e formazione, editoria, associazioni.

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ALLFORTILES

a cura di Enrico Bertoni

«Il grande interesse e le tante adesioni premiano la nostra idea» Roberto Caroli racconta come è nato ALLFORTILES. E come è cambiato

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a 25 anni Roberto Caroli racconta vizi, virtù e lungimiranza del distretto. Senza sconti e non senza un’originalità che ha permesso al suo gruppo editoriale di ritagliarsi spazio di tutto rispetto nella narrazione, economica e sociale, di un cluster i cui numeri sono di preminenza assoluta, le peculiarità e i successi anche. Racconta, Caroli, «e lo fa attraverso un programma televisivo, una rivista, un freepress, un canale satellitare. E, da qualche mese, anche con un ‘tg’ quotidiano, sulla nuova app di Ceramicanda. E’ – scrive il Resto del Carlino in una lunga intervista che Antonio Claser dedica al Direttore – il mega-

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fono del distretto». L’intervistatore attribuisce a Caroli «una intraprendenza inesauribile che lo ha spinto a sfoderare ulteriori strategie divulgative», puntando l’obiettivo proprio su ALLFORTILES. A due mesi dall’evento i riscontri sono oltremodo positivi, e premiano l’idea cui Roberto Caroli ha dato concretezza promuovendo, con l’edizione 2019, un format innovativo, che ai momenti di approfondimento e confronto che hanno caratterizzato le prime due edizioni di questo evento made in Ceramicanda aggiunge un momento espositivo. E per garantirgli adeguata cornice sceglie gli oltre 5mila metri del padiglione B della Fiera di Modena, facendone la prima fiera dedicata al distretto che si tiene a pochi chilometri dal distretto stesso. Con ALLFORTILES Ceramicanda ha scelto di esplorare un’altra frontiera narrativa riguardo le tematiche legate alla produzione ceramica, ma non solo ed ecco – scrive Claser - il 60enne scandianese tuffarsi in un’altra avventura: una rassegna espositiva. «Dal Chichaboom di 30 anni fa al Corallo di Scandiano, alla Fiera di Modena, Caroli – scrive ancora il Carlino – di strada ne ha fatta.

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Con una trascorsa parentesi in politica con la candidatura a sindaco nella lista civica ‘Noi cittadini uniti per Scandiano’, il Direttore di Ceramicanda è anche diventato scrittore. Più di 10mila, le copie vendute del suo primo romanzo ‘Profumo d’argilla’ che racconta la storia del distretto ceramico con sullo sfondo un triangolo amoroso». Da qui in avanti la redazione si fa da parte,e lascia la parola al dialogo tra Caroli e il giornalista del ‘Carlino’, che riportiamo integralmente «Dopo due edizioni di ‘Allfortiles’ – ci spiega Roberto Caroli – ci siamo resi conto che i convegni non erano sufficienti a raccontare un distretto ceramico in perenne evoluzione. Abbiamo così deciso di affiancare, al già ricco programma di confronti, un momento espositivo che sarà in programma nel padiglione B di Modena Fiere, dal 20 al 21 novembre». Di cosa si tratta esattamente? «Allfortiles - ci risponde l’ideatore - è la fiera che non c’era, la prima manifestazione pensata per la filiera ceramica. Una manifestazione concepita per il territorio ed è il motivo per cui abbiamo scelto di farla il più vicino possibile al distretto ceramico, a 10 chilometri da Sassuolo». Perché in novembre? «E’ un periodo dell’anno strategico nel corso del quale gli imprenditori della ceramica sono alla ricerca dei dettagli che faranno la perfezione dei prodotti dell’anno che verrà». Chi saranno i protagonisti? «Non vogliamo limitarci a convegni e riflessioni, con gli imprenditori e i tecnici a fare da spettatori; vogliamo che siano essi stessi i

protagonisti dell’edizione 2019». Come ha reagito il territorio a questa nuova iniziativa? «Sorprendentemente bene. Le prenotazioni degli stand continuano a crescere. Ad ancora quattro mesi dalla manifestazione Allfortiles vanta già oltre il 70% degli spazi occupati tanto che stiamo valutando la possibilità di un secondo padiglione».

FOCUS

Convegni e incontri: diverse realtà a confronto tra di loro Incontrarsi, confrontarsi ed approfondire: in programma una serie di appuntamenti ad hoc dedicati al settore, con due tavole rotonde a chiudere le giornate L’edizione 2019 di ALLFORTILES affiancherà al ricco programma di convegni e approfondimenti anche un momento espositivo, e questo permetterà ad imprenditori e tecnici di non essere più solo spettatori, ma anche e soprattutto protagonisti della due giorni di Ceramicanda. L’evoluzione di ALLFORTILES non ne farà venire meno la volontà di approfondire, discutere e confrontarsi, ed anche per questo sono in via di definizione appuntamenti tecnici di altissimo livello che porteranno a Modena esperti e tecnici del settore per analizzare le novità e le opportunità con le quali il settore ceramico è chiamato a confrontarsi. E, come nelle edizioni del 2017 e del 2018, ampio spazio verrà dedicato ai temi dell’economia con ospiti di caratura nazionale e internazionale, in grado di fornire un quadro il più esauriente possibile del contesto globale e internazionale all’interno del quale si trova a competere la filiera ceramica. Il ricco programma di convegni sarà integrato inoltre da due tavole rotonde che si terranno nel tardo pomeriggio, una novità che permetterà uno scambio diretto di opinioni tra i principali operatori del settore, trasformando imprenditori e tecnici da spettatori in protagonisti.

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ALLFORTILES

a cura di Enrico Bertoni

Con ModenaFiere una partnership perfettamente riuscita

Roberto Caroli e Alfonso Panzani

«Una location strategica, a pochi chilometri dal distretto ceramico»

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ra le tante novità dell’edizione 2019 di ALLFORTILES la partnership con ModenaFiere, che ha sposato con entusiasmo il progetto di Roberto Caroli. «La fiera modenese è polo di eccellenza abituato ad interfacciarsi con tutte le realtà economiche più importanti del territorio, e ALLFORTILES rappresenta la tessera che completa il mosaico, essendo il ceramico l’unico settore trainante dell’economia mode-

nese che non aveva una sua fiera di riferimento nelle nostre zone», ha detto il Presidente di ModenaFiere Alfonso Panzani. Sottolineando, tra l’altro, quanto sia strategico l’aver individuato «a pochi chilometri dal distretto ceramico» la cornice per un evento che non sarà solo una fiera, «ma un’occasione di incontro e confronto tra diverse realtà». Nella doppia veste di imprenditore del settore ceramico e di Presidente di Modenafiere, Panzani si dice «orgoglioso di poter collaborare a un’iniziativa dedicata all’approfondimento e all’innovazione, che associa alla matrice culturale un momento espositivo che darà modo a diverse imprese di partecipare a due giornate nel corso delle quali non mancheranno momenti di confronto utilissimi allo sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale».

LA LOCATION

La Fiera di Modena Allfortiles occuperà i quasi 6mila metri quadrati del Padiglione B Il quartiere fieristico ModenaFiere nasce nel 1989 per volere delle istituzioni locali e delle forze economiche e sociali più rappresentative del territorio. Oggi ModenaFiere costituisce un importante elemento di qualificazione ed integrazione dell’intero sistema fieristico regionale ed un rilevante indotto economico per la città. E’ in grado di conferire la giusta visibilità alle vocazioni ed alle eccellenze produttive dell’area di appartenenza, ideale vetrina strategica per svolgere un efficace e dinamico marketing territoriale. La forza attrattiva del quartiere fieristico modenese si basa sulla qualità dell’offerta: molte manifestazioni sono conosciute oltre confine e si distinguono per qualità, livello, ed unicità. Il quartiere fieristico vanta una collocazione invidiabile all’intersezione delle grandi vie di comunicazione che collegano il Nord e il Sud del Paese. Esteso su una superficie totale 49mila metri quadrati, si articola in tre differenti padiglioni, collegati fra loro da una funzionale galleria servizi.

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New Media

a cura della redazione

La nuova stagione di Ceramicanda Tante le novità che integrano il palinsesto comunicativo del gruppo di Roberto Caroli

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l magazine che avete tra le mani segna un altro inizio. Il primo numero postpausa estiva del Dstretto è già uscito quindici giorni fa, e se questo numero di Ceramicanda è parte di quanto il Gruppo editoriale fondato e diretto da Roberto Caroli scrive su carta, le redazioni e lo staff sono al lavoro da tempo sulle tante proposte che, da qui ala prossima estate, integreranno il palinsesto di Ceramicanda. Destinato ad essere ulteriormente arricchito da novità che hanno già preso forma subito dopo la pausa estiva, e da ulteriori ‘sorprese’ che prenderanno forma compiutamente da qui alle prossime settimane, con l’obiettivo di fornire un panorama quanto più completo possibile: si tratta, oggi, di andare oltre gli schemi consolidati, e di elaborare una piattaforma integrata che dia ancora più visibilità e spessore alla narrazione di Ceramicanda e alle tante realtà che compongono il mosaico sul quale, da più di vent’anni, Ceramicanda ha puntato l’obiettivo.

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E proprio in questa direzione vanno i tanti nuovi strumenti elaborati, nel tempo, da Ceramicanda, che ha scelto di reinventarsi cercando tuttavia di rimanere fedele alla sua matrice originaria, ovvero di un racconto originale e inedito delle tante realtà e vicende che ‘fanno’ il distretto ceramico. Ecco allora che, già dal 2 settembre, è in onda TG Dstretto, il nostro tg quotidiano visibile sulla nuova app di Ceramicanda con cui il gruppo di Roberto Caroli si è affacciato al mondo della comunicazione digitale, ed ecco che dal 12 settembre è tornata ‘a regime’, nella sua versione più completa, anche il palinsesto televisivo. Con la trasmissione settimanale, le rubriche internazionali, le news e i servizi, il canale tematico Archinews 24, con la piattaforma satellitare cui sono affidati news e servizi dedicati al settore ceramico e non solo. Il tutto accompagnato, oltre che dagli strumenti cartacei (il Dstretto e il magazine Ceramicanda) da un sito internet (www.ceramicanda.com) e dalle pagine social che, in tempo reale, rielaborano i contenuti che integrano il palinsesto. Molte le novità in arrivo, a partire dal canale satellitare che verrà ulteriormente arricchito nei contenuti e tradotto anche in inglese, per finire alle piattaforme mobili che, riscontri alla mano, confermano come l’idea di rinnovarsi sia stata vincente. E spingono Ceramicanda a rinnovarsi ancora: se vorrete seguirci, siamo convinti ne varrà la pena.

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Mercato

a cura di Stefano Fogliani

La legione straniera Viaggio – non esaustivo – tra i produttori stranieri che hanno scelto di fare del distretto ceramico sassolese un hub, piattaforma logistica e ‘relazionale’. «Qui – dicono - l’innovazione viaggia veloce, e la concentrazione di tante aziende è un’opportunità che è giusto cogliere…». Perché, piaccia o no, il distretto ceramico un suo appeal ce l’ha ancora

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Mercato

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Da una parte l’innovazione tecnologica e di prodotto nel distretto ceramico va veloce come da nessun’altra parte del mondo, e la presenza di tante aziende di riferimento su un territorio di dimensioni limitate garantisce la possibilità di fare sistema. Poi c’è la logistica». Parole e musica di Sandro Dall’Ara, manager di lunghissimo corso approdato, con la qualifica di Direttore Commerciale a VitrA Italia. Partiamo dalle sue parole per studiare ‘le magnifiche sorti e progressive’ degli stranieri sbarcati nel distretto. Spagnoli, tedeschi, turchi, cinesi, egiziani e sauditi; mica parliamo di acquisizioni di compagini italiane da parte di major estere (ci sono anche quel-

le, ma non è di queste che parliamo), ma parliamo dei produttori estri che hanno scelto il distretto ceramico sassolese come base. Un pugno di chilometri quadrati adagiato sulle due sponde del Secchia le cui aziende valgono – dati di un anno fa, il 2,5% del PIL – e che, per chi produce all’estero, rappresenta duplice opportunità. Da una parte essere nel distretto vuol dire essere «dove c’è l’innovazione», dall’altra il territorio tra Sassuolo e Scandiano è piattaforma logistica per chi «vende da qui – spiega un addetto ai lavori – piastrelle fatte altrove, avvantaggiandosi anche di un contesto di relazioni che il suo peso ce l’ha». Il distretto ceramico come hub Spagnoli e tedeschi in principio, cinesi dopo, egiziani e sauditi oggi: le storie sono diverse e diversi sono gli esiti, ma che il distretto abbia un suo appeal nei confronti degli stranieri nessun dubbio. La sua centralità ne fa quello che Antonio Camellini definiva «un possibile hub: apriranno aziende straniere che ‘studieranno’ il nostro know how, e il distretto diventerà una piattaforma – ci disse il compianto ‘statista del distretto’, oggi scomparso, ai tempi belli da dove si partirà per conquistare altri mercati». È successo… Solo in parte ma è successo, e se stabilimenti e filiali sono ‘pochini’, sono molti di più gli stranieri che al distretto si sono ‘appoggiati’, magari attraverso le cosiddette commerciali, per piantare la loro bandierina tra Sassuolo e Scandiano. Perché, raccontano alcuni manager che abbiamo interpellato sul tema, «una filiale, un magazzino, magari uno stabilimento mica sono scherzi.

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Sono costi, e non necessariamente remunerativi sul breve termine». Quindi prima si studia, poi si decide, ma la presenza di più colossi stranieri che hanno insegne che occhieggiano dai tanti capannoni che si affacciano sulle nostre statali qualcosa dicono. E suggeriscono che un certo appeal, questo ‘cluster’ appoggiato tra Modena e Reggio, ancora ce l’ha. E chi si è mosso per tempo si gode scelte frutto di una certa lungimiranza. Spagnoli e tedeschi, turchi e cinesi…. Porcelanosa, Grespania, Ape Italia per la Spagna, Rak per l’Oriente/India, Daugres per la Cina, Eczacıbaşı, Ege e Kale per la Turchia, e poi la Enmon, compagine tedesco/croata che ha base in via Passo Sella, nel primo villaggio artigiano sassolese che si dipana tra la Radici in Piano e il confine cittadino. Prima di loro altri, dalla cinese Oceano ai portoghesi di Recer fino ai tedeschi della Buchtal e alla Roca e alla Kütahya. Gruppi importanti che per la necessità di esportare in Europa mol-

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to spesso sono venuti a prendere venditori italiani e network italiani, e a volte hanno anche fatto base logistica dalle nostre parto. «L’Italia non è un percorso obbligato ma è sicuramente una piattaforma distributiva che consente di portare in Italia container completi e da lì spedire lo pallettizzato», spiega a Ceramicanda un altro ‘addetto ai lavori’ cui non sfugge come il distretto possa rappresentare un’opportunità importante per i produttori esteri che ‘scelgono’ il distretto. Magari aprendo, ma lì servono ‘spalle larghe’, più spesso appoggiandosi a strutture preesistenti che già presidiano il mercato. Il business delle commerciali Ci sono infatti una diverse aziende commerciali che con i colossi esteri fanno trading, comprano e vendono e distribuiscono: modello di business parecchio diffuso che ha un suo (ovvio) vantaggio dal momento che la commerciale è struttura già preesistente cui basta ‘appoggiarsi’ per farne quella

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Mercato

piattaforma (logistica e non solo) di cui si parlava in apertura. Le vie del commercio, del resto sono infinite, e se sono antologia i vecchi venditori che partivano da Sassuolo, con pannello campione nel baule o nella valigia, alla scoperta di mondi inesplorati, è cronaca recente questo utilizzo del distretto e delle sue aziende come finestra su un mondo che vale la pena di esplorare. Utilizzando, appunto, la commerciale come transito, o addirittura come partner, magari per cercare, sotto l’egida del tricolore, di ‘aggredire’ mercati che sarebbero loro preclusi per motivi geopolitici. Questo fa sì che, se è vero che non sono tanti i produttori esteri presenti a Sassuolo – ma nemmeno pochi, via – sono tante le piastrelle non prodotte a Sassuolo che dal distretto partono alla conquista del mercato. Così va il business, del resto, anche perché si parla di prodotto finito. E perché filiali e magazzini costano. Se parliamo di materie prime o colorifici le cose cambiano.

ha bisogno di una formula personalizzata, e lo stesso vale per gli inchiostri». Con le piastrelle il discorso cambia radicalmente ma che il distretto abbia il suo appeal per chi ci guarda da lontano nessun dubbio. Cambia solo il modo di avvicinarlo perché essere qua e non altrove, parole ancora di Dall’Ara cui abbiamo affidato l’inizio del nostro piccolo viaggio dentro questi singolare risiko che ci accompagna da anni, «l’obiettivo, per un produttore estero che apre una filiale qua, è sfruttare al massimo la logistica sassolese. Per come la vedo io, Sassuolo è ancora un punto di riferimento ed essere nel distretto è un’opportunità che le aziende straniere fanno bene a cogliere».

Non solo piastrelle Da Torrecid a Esmalglass, da Ferro a Vidres a Vernis e ci perdonerà chi ci siamo dimenticati. Se si parla di colorifici, le insegne (straniere) nel distretto ci sono tutte, ci sono le unità produttive e ci sono le sedi, quelle vere, ma è ovvio che «si parla di modelli di un business diverso: se parliamo di ceramica parliamo di prodotto finito, di materiale che arriva già fatto per essere venduto, di rapporti con i clienti e con la distribuzione, di stoccaggio e logistica. Quello dei grandi colorifici, che non a caso sono tutti qua nel distretto da tempo – ci spiega Cristiano Canotti, consulente sempre bene informato sulle dinamiche che sottendono al distretto - è un altro modello di business, che prevede qua in Italia il compostaggio, ovvero la formulazione specifica per un cliente che

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Personaggi

a cura di Roberto Caroli

«Investire sulle ricerca è fondamentale. In ogni campo»

Andrea Ferrari

Ne è convinto Andrea Ferrari, Professore all’Università di Cambridge e Direttore del Cambridge Graphene Centre che, da Presidente del Comitato di Gestione della “Graphene Flagship”, gestisce un miliardo di euro di fondi della Comunità Europea. Lo abbiamo incontrato in occasione del Forum Mussini LUGLIO - SETTEMBRE 2019

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on capita spesso di intervistare uno scienziato: l’occasione, a Ceramicanda, l’ha data l’edizione 2019 del ‘Forum Cirillo Mussini’, e non ce la siamo fatti scappare. L’ospite del ‘Forum’, l’evento promosso dal Gruppo Concorde in onore del suo Presidente scomparso nel 2007 è stato infatti Andrea Ferrari, Professore di Nanotecnologia all’Università di Cambridge, Direttore del Cambridge Graphene Centre e della scuola di Dottorato in tecnologia del grafene. Autore di oltre 380 articoli su riviste scientifiche internazionali, con oltre 100mila citazioni, è Presidente del Comitato di Gestione e responsabile della pianificazione scientifica e tecnologica della “Graphene Flagship”, un’iniziativa finanziata dalla Comunità Europea con 1 miliardo di euro e che vede coinvolte oltre 150 industrie, centri di ricerca ed universita’ di tutta Europa. Uno scienziato, appunto, che in occasione della giornata fioranese promossa dal Gruppo Concorde ha avuto modo di venire a contatto con una realtà «molto interessante». Che idea si è fatto della ceramica come materiale? «Ho avuto modo di discutere, oggi, di processo di produzione, dall’estrazione del materiale primario fino alla preparazione del prodotto finale. Ho trovato la cosa di grande interesse, e di grande interesse è anche la storia di questo gruppo industriale»

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Personaggi Lei studia le nanotecnologie, in modo particolare il grafene: che cos’è per i non addetti ai lavori? «E’ un foglio di atomi di carbonio organizzati in una struttura esagonale. Quindi ci sono degli esagoni e ciascun apice dell’esagono è un atomo di carbonio. E’ il materiale più sottile che si conosca ma ha proprietà uniche perché è il più forte, il più duro, il più trasparente ed ha caretteristiche che lo rendono unico a livello di applicazioni» La Comunità Europea ha investito oltre un miliardo di euro per la ricerca sul grafene... «Investire in ricerca è sempre utile. Nel caso del grafene parliamo di un materiale nato in Europa, e sarebbe assurdo che l’Unione Europea non investisse su questo. Un miliardo di euro sembra tanto, ma in realtà parliamo di circa 50 milioni annui su un arco temporale molto ampio. Quindi occorre contestualizzare la cifra: si tratta di un investimento importante ma non eccezionale rispetto a quello necessario per portare un nuovo materiale dal laboratorio all’industria» Ma questo grafene in quali campi può essere utilizzato? Addirittura nei vestiti, leggevo .. «Anche nei vestiti, ma i campi di utilizzo sono moltissimi. In Italia per esempio MOMO Design vende già caschi per motociclisti che hanno già il grafene. Head ha prodotto racchette da tennis servendosi del grafene. Ci sono resine e additivi che sono basati sul grafene, ma anche tipi di batterie» Il grafene nelle superfici ceramiche è ancora prematuro per supporlo? «Non è prematuro, ci sono già sperimentazioni a livello di laboratorio in cui superfici ceramiche o materiali da costruzione che, integrando il grafene, diventano conduttivi, e possono avere sensori integrati di vario tipo. Si può pensare agli interruttori per l’illuminazione: si schiaccia la mattonella direttamente, questa accende o spegne la luce, controlla la temperatura e cose di questo genere. Oppure si possono integrare pannelli fotovoltaici. A livello di laboratorio ci sono diverse applicazioni possibili, che potrebbero cambiare anche le proprietà meccaniche e termiche delle superfici che lo integrano, ma a livello di applicazioni sul mercato ovviamente non ci siamo ancora. La strada è ancora lunga» Lei è uno scienziato italiano che vive in Inghilterra: come vive da italiano la brexit e, dall’Inghilterra, come vede quanto sta accadendo in Italia? «Quello che è successo con la Brexit in Inghilterra rende più positivo il punto di vista di un italiano all’estero, perché il modo in cui politici inglesi si sono comportati non è diverso da come si comportano i politici italiani in generale. E’ caduto questo mito che l’Inghilterra fosse migliore eccetera, mito che per me non è mai esistito. La Brexit è una decisione sbagliata, avrà effetti nefasti sull’Inghilterra, anche se la legge che impedisce l’uscita senza deal rende le prospettive più positive».

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La decima edizione del ‘Forum Mussini’ Si è tenuta mercoledi 11 settembre l’edizione 2019 del Forum “Prof. Cirillo Mussini”, iniziativa del Gruppo Concorde promossa in onore del compianto Presidente scomparso nel 2007. L’evento presenta ogni anno relazioni e dibattiti su temi di grande rilevanza culturale e sociale in occasione della consegna delle borse di studio “Prof. Cirillo Mussini”. Il tema di quest’anno è stato affidato al Prof. Andrea Ferrari, che ha tenuto una relazione su “Graphene: dal laboratorio all’industria” e ha poi lasciato il proscenio agli studenti vincitori del premio di studio, che testimonia la fiducia nei giovani che il Gruppo Concorde e il Prof. Cirillo Mussini hanno sempre dimostrato. «Nell’ambito di una sempre più proficua collaborazione tra industria e università, abbiamo pensato di assegnare le borse di studio a quattro studenti che svolgono le tesi di laurea effettuando ricerca applicata all’interno del gruppo sull’industria ceramica», ha detto il Presidente del Gruppo Concorde Luca Mussini. I quattro premiati sono Alessandro Chiletti per la sua tesi “sull’utilizzo di materie prime alternative da recupero per lo sviluppo di prodotti ceramici”, Francesco Covili con “l’analisi e controllo delle emissioni al camino dei forni”, Amanpreet Kaur con ‘Il picking automatico per l’evasione dell’ordine cliente” e Federica Savo per lo studio sulle ‘metodologie di indagine per la determinazione degli stress residui nelle piastrelle in gres porcellanato”.

Da sinistra: Giovanni Savorani (Presidente di Confindustria Ceramica), Luca Mussini (Presidente Gruppo Concorde), i premiati Alessandro Chiletti, Francesco Covili, Amanpreet Kaur, Federica Savo, Federico Curioni (Gruppo Concorde), Prof. Andrea C. Ferrari (ospite)

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PrimoPiano

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a cura della redazione

L’impegno di Fila sul fine linea

Denis Tessaro

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a ricerca e l’innovazione sono per Fila valori portanti del fare impresa e ciò si rispecchia nella costante attenzione per i cambiamenti che avvengono nel settore ceramico. In quest’ottica, nel 2018, Fila è stata promotrice ed organizzatrice dell’Osservatorio tecnologico, un incontro dall’alto profilo tecnico nel settore ceramico che ha

Lungi dall’essere una fase unica, è composta da molte sotto fasi nelle quali intervengono abrasivisti, aziende chimiche, impiantisti, fornitori di utensili e molto altro. La mancanza di dialogo e allineamento tra i diversi interlocutori potrebbe generare l’insoddisfazione del cliente e l’allungamento dei tempi di realizzazione. Qui interviene Fila. permesso di mettere a contatto gli esperti del settore ceramico e il mondo universitario. Svoltosi presso Villa Marchetti, sede dell’Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica, l’Osservatorio è stato anche una occasione per puntare i riflettori sulla divisione Tech di Fila, specializzata nello studio di soluzioni per l’applica-


zione in linea di prodotti per la protezione dei materiali. Nell’incontro “Superfici e tecnologie del fine linea” è emerso come la fase finale della produzione è un momento assolutamente cruciale per la realizzazione dei requisiti di qualità richiesti al prodotto; è in questa fase che il materiale acquisisce il massimo della sua bellezza estetica, assicurando anche performance tecniche durevoli. Come spiega l’ingegner Denis Tessaro, responsabile della business unit Filatech, ”ciò che viene definito fine linea è solo teoricamente una fase unica, è infatti composta da molte sotto fasi nelle quali intervengono abrasivisti, aziende chimiche, impiantisti, fornitori di utensili e molto altro. Laddove vi fosse da parte del produttore l’esigenza di ottenere ulteriori modifiche al prodotto al fine di raggiungere standard qualitativi più elevati, la mancanza di dialogo e allineamento tra i diversi interlocutori potrebbe generare due criticità: l’insoddisfazione del cliente e l’allungamento dei tempi di realizzazione”. E’ qui che Fila entra in gioco con esperienza e competenza nella creazione di collaborazioni ad alto valore tecnico; da molti anni Fila ha infatti sviluppato ottimi rapporti con tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo in grado di rispondere prontamente alle necessità del produttore. La creazione di un network tecnico d’imprese, in Italia e all’estero mette in moto un sistema virtuoso e reattivo verso la necessità di un prodotto di elevata qualità, che è possibile ottenere solo tramite il lavoro di squadra, valore in cui Fila crede ed investe molto. Come emerso durante l’Osservatorio tecnologico, l’impegno passato, presente e futuro di Fila è sempre quello di creare una rete solida e reattiva in grado di intervenire in maniera rapida ed efficace mettendo in campo il proprio know how tecnico al fine di offrire al cliente un servizio ad hoc. Ed è con questo spirito che è possibile creare e consolidare un rapporto di mutuo vantaggio tra gli attori del fine linea e i produttori di ceramica.


Primo Piano

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a cura della redazione

Tecnomotoscope: un 2019-2020 ricco di novità Dopo un 2018 da record in termini di fatturato, il 2019-2020 sarà un biennio improntato su importanti investimenti in nuove tecnologie e formazione del personale

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er Tecnomotoscope, azienda di proprietà della stessa famiglia dal 1992, si archivia un un 2018 record in termini di fatturato e numero di clienti raggiunti. Come preannunciato un anno fa a Ceramicanda, il biennio 2019-2020 sarà per l’azienda di Scandiano (RE) un periodo di nuovi investimenti in tecnologie, macchinari e soprattutto formazione del personale per poter affrontare consapevolmente le sfide della globalizzazione e della rivoluzione digitale. Tre sono le novità principali in arrivo, scopriamole assieme.


È ARRIVATA LA PULIZIA 4.0 È stato testato su una ventina di industrie ceramiche e meccaniche il sistema Telematics®. Progettato in Italia e migliorato costantemente da 2 anni a questa parte, è ora una solida realtà che accompagna la flotta noleggio di Tecnomotoscope in tutta Italia. Grazie a Telematics® si può conoscere dallo smartphone o dal proprio Pc il luogo in cui si trova la macchina, se sta lavorando, quanto è stata usata, ma soprattutto come è stata usata. È possibile monitorare lo stato delle batterie, come sono state caricate nel passato ed informare il cliente se c’è qualche malfunzionamento in essere. Grazie agli importanti feedaback degli utilizzatori è stato appurato che le macchine collegate con Telematics®, permettono di anticipare le rotture ed i fermi macchina grazie al sistema di comunicazione via email o sms degli allarmi sulle lavapavimenti. Questi allarmi, uniti alle normali segnalazioni del cliente, permettono di avere inoltre un servizio di assistenza tecnica con precisione chirurgica nell’intervento da compiere. Vengono azzerati i doppi viaggi, gli interventi non risolutivi del tecnico, ma soprattutto sono stati abbattuti i costi a carico del cliente. Con Telematics®, è arrivata finalmente l’Assistenza Tecnica 4.0 . LA PRIMA SPAZZATRICE STRADALE COMPLETAMENTE ELETTRICA! È nata in Emilia, terra di motori, grazie alla passione di tecnici ed ingegneri italiani, la prima spazzatrice stradale completamente elettrica targata Dulevo. È stata infatti presentata al pubblico la nuova DULEVO D.ZERO²: la prima spazzatrice stradale completamente elettrica creata da Dulevo, pensando all’ambiente e rispettando allo stesso tempo severi criteri di sicurezza e di abbattimento dei costi di manutenzione. Le tecnologie della nuova DULEVO D.ZERO² hanno permesso di azzerare le emissioni di CO2, i gas nocivi e le polveri re-immesse nell’ambiente, un bel salto di qualità nello spazzamento stradale, vero? Sbalorditiva l’autonomia di lavoro di questa spazzatrice stradale elettrica: è infatti in grado di effettuare abbondantemente un turno completo di lavoro senza alcun bisogno di ricarica. Sono ormai centinaia le città in tutto il mondo che stanno utilizzando o testando questa spazzatrice stradale elettrica Made in Emilia, rimanendo sbalorditi dalla semplicità d’uso, ma soprattutto dai ridotti costi di manutenzione rispetto ai tradizionali modelli diesel. LAVASCIUGA PAVIMENTI ROBOTIZZATE Continuano incessanti i test e le prove sul campo dell’innovativo progetto della lavasciuga pavimenti completamente autonoma. L’operatore potrà seguire a distanza la macchina, tramite il suo smartphone, verificando in tempo reale la posizione e gli allarmi attuali o passati. Si tratta di una grande novità coordinata tra partner Italiani e Giapponesi, poiché qualità e sicurezza sono parole chiave in questo nuovo ed affascinante settore. L’idea è quella di avere una lavasciuga “2 in 1”. Una normale lavasciuga pavimenti con operatore a bordo, in grado di essere utilizzata dall’operatore (come già siamo abituati a vedere), ma anche di essere lasciata lavorare in completa autonomia lavando ed asciugando in un solo passaggio aree di qualsiasi dimensione ed ingombri. Un sistema avanzato di intelligenza artificiale permette alla macchina di interagire in ambienti complessi e mutevoli ogni secondo, evitando collisioni o incidenti di percorso.



Il caso

a cura di Enrico Bertoni e Stefano Fogliani

Altro governo, altro giro: che per la Bretella sia la volta buona? La Sassuolo-Campogalliano come la tela di Penelope: una storia tutta italiana il cui ultimo capitolo è tutto da scrivere. Se ne parla da trent’anni e in carica c’è l’ennesimo Governo: riusciranno i nostri eroi?

LUGLIO - SETTEMBRE 2019

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l fotomontaggio che vedere qui sopra lo utilizzammo due anni e mezzo fa, quando sembrava tutto fatto. Ne abbiamo una riproduzione appesa in redazione, che ingiallisce sul muro, perché i ricordi sbiadiscono, ma la memoria resta. E la Bretella CampogallianoSassuolo è da così tanto tempo nella memoria e nei discorsi non solo della politica, ma ormai dell’intera cittadinanza, che ognuno ha probabilmente i suoi ricordi legati all’infrastruttura, la cui storia ricorda tanto la tela di Penelope: tessuta, quasi finita, e poi spesso disfatta per ricominciare daccapo. Uno dei ricordi più nitidi risale al 2008: il contesto è la crisi economica mondiale, la ceramica paga dazio al crack Lehmann Brothers, alla bolla speculativa, al crollo di investimenti, costruzioni, acquisti. A inizio anno Romano Minozzi ha annunciato ‘l’era glaciale’ e in due drammatici consigli comunali aperti, il primo al teatro Carani, il secondo in piazza Garibaldi, la politica e l’im-

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Il caso

Foto di gruppo a Palazzo Ducale, Sassuolo, giugno 2017

prenditoria sassolesi, convocate dal sindaco di allora, Graziano Pattuzzi, si interrogano sul futuro. In piazza parlano gli imprenditori e a un certo punto prende la parola Emilio Mussini, oggi Presidente di Panariagroup e dice «noi ci siamo e faremo la nostra parte, ma non toglieteci la Bretella. Togliercela sarebbe come toglierci la speranza». Sarà un caso, ma da quel giorno l’iter fangoso in cui sguazza la Bretella prende almeno una sola direzione che va oltre i distinguo: si lavora per arrivare alla realizzazione.

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Penelope e la sua tela, ieri E così accade per anni che portano, di legislatura in legislatura, a gare d’appalto, stanziamenti, delibere Cipe, inserimento nelle infrastrutture prioritarie egalà di presentazione – siamo alla primavera del 2017 – del progetto presso Palazzo Ducale a Sassuolo. Ma c’è tempo per un ulteriore ripensamento: Penelope colpisce ancora nel 2018 quando, dopo una serie di fortunate coincidenze fra governo centrale e locale orientati entrambi verso la realizzazione, si incrociano un go-

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verno contrario e un’amministrazione locale non più così convinta. «Occhio che questi la Bretella nonla vogliono», tuona dalle colonne del Dstretto il senatore fioranese Matteo Ricchetti, che fiuta la trappola. Si assiste quindi allo stop decretato dall’ex ministro Danilo Toninelli, si perdono altri mesi per l’ennesima inutile analisi costi-benefici e, arrivata quella, tutto torna in stallo perché il Governo cade.E’ ancora cronaca, è già storia, ma di capitoli da scrivere, Penelope, ne ha altri. Penelope e la sua tela, oggi Il governo si scioglie e torniamo in una fase di coincidenza positiva: sia il governo nazionale che quelli locali stavolta sembrano volerla, la Bretella: i nuovi ministri sono per il sì alle grandi opere, il neosindaco di Sassuolo Gian Francesco Menani ribadisce la necessità e l’urgenza dell’autostrada, scrivendo al Ministro appena salito in carica, il Presidente della Regione Stefano Bonacini promette e garantisce. Mancherebbero, pare, «la registrazione, da parte della Corte dei Conti, del decreto interministeriale di approvazione della Convenzione nonché del primo Atto Aggiuntivo alla stessa», ma si potrebbe quasi dire che siamo in dirittura d’arrivo. L’iter amministrativo, però, è cominciato nel 2001, della necessità di que-

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sto collegamento si parla agli anni Ottanta, quindi meglio non dire niente. E aspettare gli eventi dal momento che Penelope ‘è viva e lotta insieme a noi’. La prima delibera del Cipe è infatti del 2001, quelle di approvazione sono cinque (l’ultima nel 2016), l’emissione del bando per concessione autostradale (cinquantennale) e realizzazione è del 2010, l’aggiudicazione definitiva è del 2014, e non è che i ritardi non costino. La Bretella valeva (2001) 175 milioni, le complessità delle progettazioni successive ne hanno gonfiato il costo a 284 milioni (2004), a 467 nel 2007 e hanno sfondato quota 500 nel 2008, arrivando ai 650 del 2010 per scendere ai 506 di oggi. Perchè sì, perchè no Chi la reputa inutile se non dannosa adduce a principale argomento il fatto che il comprensorio durante questi anni è cambiato: la produzione è calata, la crisi e la globalizzazione economica hanno reso meno impattante l’arrivo e la partenza delle merci e quindi in questo mutato contesto diventa sufficiente la già esistente Modena-Sassuolo urbana che arriva a Fiorano e si collega alla Pedemontana. Inoltre si ‘spinge’ per il trasporto alternativo alla gomma e quindi la preferibilità di dirottare risorse economiche così importanti

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Il caso

Danilo Toninelli

sulla valorizzazione degli scali merci ferroviari esistenti (Dinazzano e Marzaglia) e anche sul potenziamento della rete di trasporto su ferro per Modena e Reggio. Il tutto al netto delle valutazioni sull’impatto ambientale. Chi invece sostiene la necessità del collegamento non ha argomenti meno interessanti: la produzione è calata, è vero, dagli oltre 600 milioni di metri degli anni d’oro, ma dopo essere scesa sotto i 400 milioni negli anni critici, è in costante e regolare progresso di quantità e vendite ormai da dieci anni. Inoltre la quantità di materie prime importate e merci esportate via ferro già ora dal comprensorio è più che doppia rispetto alla media nazionale e che la Bretella, arrivando proprio a collegare gli scali di Marzaglia e Dinazzano con la viabilità veloce nazionale, contribuirà a una migliore integrazione ferro-gomma.

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Dal punto di vista ambientale si fa poi notare che una strada in grado di dirottare buona parte del traffico merci dalle vie urbane di Sassuolo e Fiorano non è necessariamente un danno ma forse un beneficio. Poi c’è la logistica: da anni si sognano i transit point, centri raccolta merci esterni alla cintura cittadina dove i materiali pronti per il trasporto dovrebbero essere raccolti per il carico degli autotreni provenienti o diretti all’estero. Proprio la Bretella potrebbe rendere realizzabile il sistema, aprendo ad un nuovo business distrettuale legato al collegamento diretto con l’autostrada. Se tutto va bene e se qualche altra crisi di governo non ci mette lo zampino, la Bretella potrebbe anche partire nel 2020 e allora sarebbe prevedibile la sua realizzazione definitiva fra il 2025 e il 2026. Ma chissà….

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Il ricordo

a cura di Stefano Fogliani

Ciao Massimo... C

Massimo Faraci

E’ scomparso, all’età di 68 anni, Massimo Faraci, imprenditore siculo-sassolese abituale interlocutore di Ceramicanda ogni volta che si trattava di fare il punto sul mercato africano

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i piace ricordarlo così, Massimo Faraci, pubblicando un estratto di una delle interviste che rilasciò a Ceramicanda: lo sentivamo spesso quando ci servivano punti di vista originali su quel mercato africano che Faraci conosceva benissimo. Era nato ad Alcamo, in provincia di Palermo, nel 1950, Faraci, ma già a 12 anni si era spostato in Emilia Romagna, a Bologna, per studiare in collegio e l’Emilia non l’ha più lasciata, facendo di Sassuolo la sua città e del distretto ceramico un orizzonte oltre quale questo imprenditore sui generis, con eloquio e modi da signore d’altri tempi, è sempre andato, viaggiando e studiando, spinto da una curiosità non comune. Sposato con Anna Lucchese, Faraci se ne è andato a inizio settembre. Alle figlie Alessandra e Chiara, alla moglie e ai suoi familiari le condoglianze di Ceramicanda, che perde un interlocutore che un punto di vista con il quale arricchire le sue pagine ce l’aveva sempre. E’ la variabile cinese quella con la quale fare i conti: l’Africa sudsahariana indirizza circa il 10% del suo export in Cina, la Cina ricambia con oltre cinque miliardi di dollari di investimenti. La sostanza è che oltre il 60% di quei cinquecento milioni di metri che rappresentano la totalità del mercato africano, trecento dei quali sono saldamente in mano ai cinesi (i restanti 140 si dividono tra Brasile e produzione interna, 10 milioni sono appannaggio dell’Italia e 50 della Spagna, leader nel paesi che si affacciano sul Mediterraneo) ma sembrano destinati, inevitabilmente, ad aumentare. Sui grandi numeri la concorrenza cinese è ormai fuori portata, a maggior ragione per produzioni ad alto valore aggiunto come quelle italiane. Non solo concorrenza cinese, tuttavia, «anche l’Italia stessa, intesa come governo dell’economia, ha le sue colpe, e l’impressione è che sull’Africa non si sia mai voluto puntare, anche e soprattutto a livello di relazioni industriali che invece avrebbero potuto rendere il mercato africano decisamente più praticabile per le aziende del settore ceramico.

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Il ricordo

Storia vecchia, peraltro, e non necessariamente legata ai governi più recenti, le cui colpe sono le stesse di quelli che li hanno preceduti, già da metà degli anni Settanta ad oggi». La pensa così Massimo Faraci, che con la sua Italcraft è presente sul mercato africano dal 1976 e analizza dati che raccontano un mercato assai meno contendibile di quanto potesse essere trent’anni fa, quando pure il continente non cresceva sui ritmi che gli sono riconosciuti oggi. «L’Africa può essere considerato un possibile sbocco per il mercato della ceramica, ma va tenuto presente che si parla di un prodotto di bassa gamma, con un prezzo medio ancora più basso. Diventa difficile considerarlo un mercato emergente: sarà tale – dice Faraci – solo quando i diversi stati saranno riusciti a dotarsi di forme di governo più moderne e democratiche di quelle attuali e quando si sarà formata una classe media che oggi non c’è». Nel frattempo, dice ancora Faraci, chi vuole far business in Africa si scontra anche con altri problemi che l’imprenditore non ha difficoltà a spiegare, non senza far capire che non è solo quella della ceramica l’Italia che manca dall’Africa, ma anche quella della politica e delle relazioni industriali. «Uno dei problemi con i quali ci si scontra sono i dazi, cui si aggiunge la totale assenza di quelle attività politiche ed istituzionali che potrebbero aiutare a ridurli». I tassi di crescita del mercato africano sono, secondo le più recenti stime previsionali, di un 4% annuo, ma «l’Italia fa capire come questo mercato non sia considerato strategico:

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per fare un esempio, un’unica ambasciata italiana, quella della Nigeria, segue oltre a quello nigeriano altri sette stati africani. E– aggiunge Faraci – dispiace vedere cinesi e spagnoli muovere verso l’Africa anche dal punto di vista diplomatico, stringere accordi che favoriscono l’export in zone dove comunque il mercato delle costruzioni ha un suo dinamismo, e constatare che l’Italia fa altre scelte». (Ceramicanda 90, 2011)

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NEWS

Aziende

PRODUZIONE A IMPATTO ZERO PER IRIS CERAMICA GROUP A 18 mesi dall’avvio del progetto “Emissioni Zero”, Iris Ceramica Group ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato: la produzione a impatto zero delle lastre in gres porcellanato fabbricate nello stabilimento di Castellarano. Nonostante tutti i forni rispettassero già in pieno i limiti previsti dalla legge, il Gruppo guidato da Romano Minozzi e dalla figlia Federica, CEO della holding, è andato oltre i limiti imposti dalle normative vigenti, azzerando la presenza di composti organici volatili (COV) all’uscita dello scarico dei camini. Il risultato, frutto di un investimento di circa 2 milioni di euro, è stato raggiunto grazie all’installazione tra settembre 2018 e marzo 2019, di tre impianti a “combustore con recupero termico rigenerativo” che lavorano in modo specifico sui fumi in uscita dal forno a temperature intorno ai 900°C, assicurando altissime efficienze in termini di abbattimento delle molecole organiche volatili ancora presenti nei fumi, odori compresi.

GIBELLINA SELFIE: IL PIÙ GRANDE FOTO-MOSAICO MURALE AL MONDO PRENDE VITA SULLE GRANDI LASTRE FLORIM A Gibellina, in Sicilia, le grandi lastre Florim fanno da sfondo all’opera “Gibellina Selfie - lo sguardo di tre generazioni”, realizzata da Joan Fontcuberta. L’artista Catalano ha realizzato un immenso mosaico composto da 6075 mattonelle di immagini: selfie, foto di vacanze, feste e viaggi inviate dai cittadini gibellinesi e ricomposte da Fontcuberta per dare vita ad un’immagine unica utilizzando come supporto le superfici Florim. Si tratta del più grande foto-mosaico murale al mondo firmato dall’artista e realizzato su lastre Magnum di 120x280cm, per una lunghezza complessiva di 13 metri. L’opera collettiva, presentata in anteprima il 23 luglio, sarà donata alla città trapanese per diventare un’icona della stessa Gibellina.

E’ SCOMPARSO GABRIELE RONZONI Il distretto ceramico perde un altro protagonista. E’ infatti scomparso all’inizio dell’estate Gabriele Ronzoni: classe 1939, laureato in chimica, è stato per quasi quarant’anni il responsabile di produzione di Emilceramica. Fu tra gli inventori della monocottura e uno dei ‘registi’ della grande crescita del gruppo fioranese. Oltre che tecnico oltremodo preparato, Ronzoni era uno studioso, e un profondo conoscitore della storia della ceramica artistica: fu proprio lui, infatti, a curare la preziosa collezione presente tuttora a Villa Guastalla. In pensione dal 2007, da allora Ronzoni si è dedicato alla viticoltura nella sua tenuta di Casalpriore.

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LO SPAZIO ESPOSITIVO DI MARAZZI PARIS ALL’INTERNO DEL CIRCUITO PARIS DESIGN WEEK Marazzi protagonista della Paris Design Week, il consueto appuntamento francese che ha il design come protagonista e si svolge in concomitanza con Maison&Objet, la fiera dedicata al mondo dell’interior dalla forte connotazione internazionale. Lo spazio espositivo di Marazzi in Boulevard Saint-Germain era parte anche quest’anno – le Design Week parigina si è chiusa il 14 settembre - del circuito che ha accolto visitatori interessati alle ultime tendenze in tema di ceramica, gres e countertop.

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LAMINAM AMPLIA LA VISIBILITÀ IN POLONIA CON TRE SHOWROOM Varsavia, Plock, Lodz: sale a tre il numero di showroom Laminam in Polonia. Il brand italiano amplia così la propria vetrina sul territorio con due nuove, moderne strutture che si aggiungono a quella della capitale polacca. Recentemente inaugurati, i due spazi espositivi sono stati realizzati su progetto dello studio di architettura JMW Architekci, che ha pensato allo show-room di Plock come un’unità strutturale che richiama un container per le spedizioni oltremare, in cui gli spazi modulari e il design essenzialmente contemporaneo valorizzano tutti i concetti applicativi della lastra ceramica Laminam. Realizzato da Modultop in collaborazione con Laminam Poland, il nuovo show-room è uno spazio d’ispirazione di 60 mq in cui le diverse applicazioni finali della lastra di grande formato sono ampiamente espresse in architettura e arredamento. Lo show-room di Lodz si estende per una superficie di 100 mq ed è un luogo in cui vengono presentate sia le novità che i bestseller del marchio, arricchito da una postazione speciale multimediale all’interno della quale gli ospiti possono tenere una teleconferenza con un consulente di Laminam Polonia.

CAESAR PER L’HOTEL CAMPZERO DI CHAMPOLUC A Champoluc, ai piedi del Monte Rosa, sorge l’Hotel CampZero, il primo Active Luxury Resort della Valle d’Aosta per gli appassionati della montagna, dello sport e del benessere, dove elementi naturali e cura dei dettagli si fondono in un design di grande impatto, offrendo un’esperienza unica e d’avanguardia. Si tratta di un complesso dallo skyline discontinuo i cui volumi si integrano nel paesaggio senza cancellare il margine tra prati e bosco. Per realizzare tale progetto, lo Studio Bladidea ha scelto Caesar, partner ideale per vestire con eleganza e funzionalità gli spazi della struttura – hall, camere, bagni, piscine, skyroom, locali di servizio, e tanto altro ancora -, sfruttando la vasta gamma di look e formati disponibili delle serie in gres porcellanato made in Italy.

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prodotti e produttori www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

PORCELANOSA GRUPO PROJECTS: ™ KRION K-LIFE PLANA SULL’AEROPORTO DI ROMA-FIUMICINO L’aeroporto di Roma-Fiumicino ‘Leonardo da Vinci’ è uno dei più trafficati d’Europa. Considerate le caratteristiche e le necessità del contesto, l’architetta Giovanna Pontecorvo ha optato per il minerale compatto Krion™ di Porcelanosa per la progettazione dei banconi con Show White EAST 1100. Realizzati con Krion K-Life, materiale fotocatalitico che riduce l’inquinamento ambientale, i prodotti scelti dalla progettista si caratterizzano, oltre che per un bianco al 99%, per resistenza al fuoco, alle temperature estreme e al transito costante, proprietà antibatteriche che impediscono la proliferazione di microrganismi patogeni, elevata capacità di termocurvatura, peso ridotto e scarsa manutenzione.

PANARIAGROUP MIGLIORA MARGINALITÀ E VENDITE NEL PRIMO SEMESTRE 2019 Il CdA di Panariagroup Industrie Ceramiche S.p.A. ha approvato la relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2019. In presenza di un quadro macroeconomico non positivo, caratterizzato dal rallentamento nel settore delle costruzioni e dalle difficoltà attraversate dall’intero comparto ceramico italiano sui mercati internazionali, Panariagroup nel primo semestre del 2019 evidenzia una crescita, rispetto al 2018, sia sotto il profilo delle vendite che della marginalità. Ricavi netti consolidati pari a 201,2 milioni di Euro, (+4,7%), Margine Operativo Lordo di 20,8 milioni (18,9 milioni di Euro al 30 giugno 2018), con una crescita del 10,0%, Margine Operativo Netto pari a 3,4 milioni di Euro (2,0 milioni di Euro al 30 giugno 2018) con una crescita di 1,4 milioni di Euro (+66,9%) e un utile netto consolidato di 0,8 milioni di Euro, con una crescita di 0,7 milioni di Euro.

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Primo Piano

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a cura della redazione

Ibatici, la scelta sicura per ogni copertura Da oltre trent’anni attiva nel comprensorio ceramico, l’azienda fioranese continua a rinnovare le proprie proposte. Anche con soluzioni ‘chiavi in mano’

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n quasi trentacinque anni di attività Ibatici dimostra una continuità aziendale, data da impegno e dedizione dello staff storico, che nel tempo è diventata un punto fermo del comprensorio ceramico e non solo. La base e il punto di forza di questi 35 anni di attività sono la professionalità e la voglia di rinnovarsi attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per offrire le migliori soluzioni ai nostri Clienti. L’esperienza pluriennale e specifica nel settore della bonifica di amianto e nelle grandi coperture, ci da la consapevolezza che con


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la massima disponibilità, onestà e tanto cuore si possano raggiungere obiettivi importanti. Siamo orgogliosi degli ottimi risultati raggiunti in questi anni di impegno e di sacrificio, sono frutto della costanza e della determinazione dei collaboratori che ci seguono da oltre trent’anni e garantiscono professionalità e competenza. Diciamo sempre di essere solo a metà della nostra vita professionale e tanto altro c’è ancora da offrire ai nostri Clienti: come ad esempio la recente collaborazione con l’azienda ATS consulenti associati, che ha permesso ai nostri Clienti di rientrare nel bando Inail e di usufruire di un contribuito complessivo pari a circa 1 milione di Euro relativo allo smaltimento di cemento amianto. La nuova iniziativa commerciale di oggi punta a proporre un sevizio “chiavi in mano” (smaltimento amianto, nuova copertura e pannello fotovoltaico) sempre attraverso la ricerca di finanziamenti e agevolazioni per il Cliente; una nuova sfida, una nuova realtà che affronteremo con la passione e professionalità che da 35 anni contraddistinguono l’azienda.



a cura di Enrico Bertoni

Edilizia

Costruzioni, mercato mondiale in crescita

Il Far East, che vale quasi la metà del mercato mondiale, resta protagonista e traina un settore che nel 2019 registra un ulteriore rialzo. Ok anche Europa e Stati Uniti, dove tuttavia l’espansione sarà più moderata.

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A

guardare le stime per il 2019 non si registrano saldi negativi, e tanto potrebbe bastare perché è noto quanto sia stretto il legame del settore delle costruzioni con l’economia mondiale e quanto il comprato pesi sulle dinamiche macroeconomiche globali. Continua a crescere il mercato mondiale delle costruzioni e, dopo un 2018 in espansione, le stime accreditano il comparto di incrementi ulteriori e speculari anche nel 2019 e nel 2020. I conti li ha fatti, e diffusi, l’Ufficio Studi di Mapei, colosso mondiale dell’edilizia, e trovano riscontro, con scostamenti minimi, anche sull’outlook 2019-2023 pubblicato da ResearchAndMarkets.com lo sorso giugno. Nel 2018 il valore del settore, relativamente agli investimenti, si è attestato su circa 8200 miliardi di euro, con un segno positivo del 3,2%, leggermente inferiore alla crescita media dell’economia mondiale (3,7%),

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+4% +2,2% +2,1%

FAR EAST E OCEANIA

NORD AMERICA

e tra 2019 e 2020 sono attesi incrementi non dissimili, il 3,4% nel 2019 e il 3,5% nel 2020. «Il miglioramento – scrive ResearchAndMarkets. com è interamente dovuto all’accelerazione della crescita nelle attività di costruzione nei mercati emergenti, mentre l’espansione nelle economie avanzate sarà piuttosto lenta nel 2019, con una crescita leggermente più rapida dal 2020». Seppur differenziato, il contesto resta comunque positivo… L‘Europa Occidentale tra alti e bassi In Europa Occidentale (regione che pesa per circa il 17% sul valore globale del comparto) la crescita si attesta sul 2,5% rispetto al 2017: da un lato vediamo un rallentamento rispetto alla crescita dell’anno precedente (4%), dall’altro osserviamo come la crescita sia superiore alla media dell’economia della regione, cresciuta dell’1,9%. La crescita, ancorchè inferiore, dovrebbe comunque attestarsi, tra

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EUROPA OCCIDENTALE

2019 e 2023, sul 2,4%, in Spagna e Germania (tra i 2 e i 3 punti percentuali l’incremento previsto per il 2019) mentre sono più attardate Francia e Italia e sul Regno Unito le incognite, legate alla Brexit, si sprecano. Performance eterogenee, insomma, tra i diversi mercati, ma situazione relativamente stabile, e destinata a consolidarsi sul breve periodo. L’Asia comanda: Cina e non solo… Continua la forte crescita del PIL nei mercati dell’Estremo Oriente, che nel 2018 ha interessato anche i mercati maturi come quelli dell’Oceania, eccezion fatta per il Giappone, in crescita appena dell’1%. Il mercato delle costruzioni fa registrare un +4% e mantiene le stesse dinamiche dell’economia generale della zona, con Cina in relativo rallentamento e altri player in forte crescita. India, Filippine, Malesia e Indonesia fanno registrare i tassi migliori, trainate principalmente da genio

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+1,2% +2,9% +4,7% EUROPA ORIENTALE

AMERICA LATINA

civile e settore residenziale, mentre la Cina sembra destinata a rallentare, complice «la necessità di frenare gli investimenti eccessivi ed evitare – scrive ResearchAndMarkets.com - una disordinata crisi del debito. Riflettendo gli ultimi anni di investimenti eccessivi nell’edilizia residenziale e il conseguente eccesso di nuove proprietà residenziali, anche la crescita della produzione di edifici diminuirà». In India, sviluppi positivi nelle condizioni economiche, miglioramento della fiducia degli investitori e investimenti in infrastrutture di trasporto, energia e progetti abitativi hanno aiutato l’industria delle costruzioni a riacquistare lo slancio di crescita. Quanto conti l’area (che vale quasi la metà del business mondiale) lo si evince anche, oltre che dal suo peso assolutamente primario su scala globale (48%) dal fatto che tre dei quattro maggiori mercati mondiali sono presenti in quest’area con Cina, Giappone e India che valgono,

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AFRICA, M.O. E GOLFO

da soli, più di un terzo del valore mondiale del comparto. Stati Uniti: andamento lento Il Nord America continua a detenere una quota di circa il 20% del mercato globale delle costruzioni, e la crescita della zona si attesta al +2,3% leggermene al di sotto delle crescita economica complessiva dell’area. Un dato che dovrebbe essere mantenuto anche per il 2019 ed è il risultato di un forte rallentamento nel settore abitativo, bilanciato dalla crescita di quello infrastrutturale. «La crescita in Nord America che rallenterà all’1,2%», si legge sui report di metà anno, che spiegano come «il ritmo di crescita nel settore edile dovrebbe attenuarsi nel periodo di previsione, ovvero 2019-2023, riflettendo principalmente le crescenti tensioni commerciali e la riduzione della crescita economica globale. Ci sarà una ripresa del ritmo di crescita dal 2021 in

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quanto gli investimenti in corso nello sviluppo delle infrastrutture forniranno supporto al settore edile della regione». La ripresa russa traina l’altra Europa In ripresa, moderata, anche la macrorea dell’Europa Orientale, che vale tuttavia molto meno, quanto ad incidenza sul mercato mondiale (il 5,3% contro il 17%) dell’Europa Occidentale. «Nonostante la debolezza dell’economia russa, nel 2018 le costruzioni sono cresciute notevolmente e gli investimenti in progetti stradali e ferroviari sosterranno una ripresa della produzione edile russa», si legge sull’outlook di ResearchAndMarkets.com, ed in effetti le prospettive di crescita di questa area sono legate indissolubilmente al gigante ex sovietico, tornato al segno positivo (+1%) dopo la recessione dell’anno precedente. Nel 2019 si stimano incrementi di poco superiori al puto percentuale, determinati principalmente «dall’attesa recessione turca». America Latina: riecco il segno ‘+’ Dopo lo stop fatto registrare nel 2018, torna il segno ‘+’ anche in Sud America ma il contesto resta difficile. Tra le cause principali la recessione in Venezuela e Argentina, non compensata dalla leggera ripresa del Brasile (che dovrebbe però consolidarsi nell’anno in corso) e dalle performance positive di Cile, Colombia e Perù. La situazione generale continua però a non essere rosea per una regione che ha visto il suo peso diminuire fino a scendere sotto il 5% del valore globale ma che, tra 2020 e 2023 dovrebbe riagganciare tassi di crescita superiori al 2%.

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In crescita anche i paesi del Golfo Eterogenea la performance dei paesi del Golfo, un’area che vale circa il 3% della ‘torta’ globale. Bene gli Emirati (trainati da Expo 2020), male Arabia Saudita e Iran: nel 2019 la situazione dovrebbe avere invece segno nettamente positivo (+4%), con l’inversione di tendenza dell’Arabia Saudita e il mantenimento dell’ottima performance degli Emirati. Supponendo che i prezzi del petrolio rimangano relativamente elevati, gli investimenti su larga scala in progetti infrastrutturali - principalmente legati ai trasporti - saranno una forza trainante alla base della crescita nella regione. Africa, ok sul medio periodo Buona invece la crescita della regione africana e medio-orientale, con incrementi mediamente superiori all’economia nel complesso (Nigeria, Sud Africa) e punte superiori al +5% con l’Egitto. Trainata dal boom egiziano la regione fa registrare un complessivo +4% , con stime rosee anche il 2019 visto il miglioramento della congiuntura economica locale e il mantenimento dell’ottima performance dell’Egitto. «Il ritmo di crescita nell’Africa subsahariana sarà particolarmente forte, con una media del 6,3% all’anno nel periodo 20192023. Ci sarà – scrive ResearchAndMarkets. com - una costante accelerazione dell’attività di costruzione in Nigeria, supportata dagli sforzi del governo per rilanciare l’economia concentrandosi sullo sviluppo delle infrastrutture del paese. L’Etiopia sarà la star performer dell’Africa, con la sua industria delle costruzioni che continuerà a migliorare in linea con l’espansione economica del Paese».

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NEWS

Aziende

MARCO POLO INSTALLA L’IMPIANTO LAMGEA DI SYSTEM CERAMICS Il gruppo Marco Polo, tra i maggiori produttori cinesi di piastrelle ceramiche e player di rilievo non solo nel mercato asiatico, avvierà entro ottobre un impianto Lamgea di System Ceramics, destinato alla produzione di lastre ceramiche di 1200x2400 mm e 1600x3200 mm con spessori da 6 a 12 mm. La linea sarà installata nel nuovo stabilimento situato nella provincia meridionale dello Jiangxi. Accanto a Lamgea, il gruppo cinese installerà anche tre stampanti digitali Creadigit BS, il sistema di stampa inkjet single pass, la cui elettronica di elaborazione permette di stampare ad alta velocità e di conferire concretezza ad immagini di ogni genere, fino a 200 mq di dimensione grafica, rendendo ogni lastra unica. Per System Ceramics una commessa ad alto valore aggiunto: da un lato consolida la partnership avviata ormai anni fa con il Gruppo Marco Polo, a dimostrazione della valenza di tecnologie all’avanguardia, dall’altro riconferma nell’azienda italiana un partner tecnologico d’eccellenza anche per il mercato asiatico, dove la filiale System China, attiva dal 2000 a Suzhou, offre un servizio clienti efficiente e un presidio in loco di tecnici qualificati.

FERRARI&CIGARINI COMPIE 50 ANNI Ferrari & Cigarini ha compiuto 50 anni: fondata nel 1969, ha iniziato l’attività producendo linee di smaltatura e automazioni per carico/scarico di forni e stoccaggio, poi dalla fine degli anni ‘80 si è specializzata nel taglio e nella profilatura realizzando impianti per la produzione di mosaici, listelli, battiscopa, bullnose e gradini in ceramica, marmo, granito, agglomerati, laterizio e vetro. Dal 2010, oltre alla linea delle macchine industriali per le grandi produzioni, l’azienda propone la nuova gamma Compactline composta da macchine per il taglio, la profilatura e la rettifica, che garantiscono produzioni di qualità con minimo ingombro di spazio e l’utilizzo di personale non esperto, grazie alla semplicità d’uso. Sempre attenta all’evoluzione del mercato e all’affermarsi delle superfici ceramiche di grandi dimensioni, Ferrari & Cigarini ha poi sviluppato il sistema BIGSLIM, composto da macchine progettate per realizzare piani cucina, piani per arredamento, top bagno, gradini per scale ottenuti dalla lavorazione delle lastre di grande formato fino a 360x160 cm, in gres porcellanato, marmo, granito e agglomerati.

JUNGHEINRICH ITALIANA: CAMBIO AI VERTICI, FLAVIO CASTELLI NUOVO AD Dopo 16 anni alla guida della Sales Unit italiana della multinazionale Jungheinrich AG, Christoph Dörpinghaus si dedicherà alla gestione e allo sviluppo dei mercati internazionali con il ruolo di Vice President Sales Region Europe South/Europe East. Continuerà a mantenere l’incarico di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Jungheinrich Italiana. Flavio Castelli gli succede nel ruolo di Amministratore Delegato. La consolidata esperienza manageriale di livello internazionale di Castelli garantirà il mantenimento degli obiettivi dell’azienda: 49 anni, ingegnere meccanico di formazione, ricopre dal 1995 ruoli di responsabilità nel Sales & Marketing di aziende di diversi settori industriali. Tra le principali esperienze, ha maturato 11 anni nel settore automotive con il gruppo Fiat e gli ultimi 7 anni in Ariston Thermo Group.

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SACMI PRESENTA EXTRUD3D TILES Da oltre 15 anni SACMI progetta e realizza linee complete per lastre estruse, grazie ad una tecnologia all’avanguardia caratterizzata da flessibilità, efficienza e qualità dell’output, garantita al 100% su tutte le tipologie di prodotti. Nasce in questo contesto SACMI EXTRUD3D TILES, un brand registrato che segna la volontà del Gruppo di scommettere su questo settore, capace di conferire valore aggiunto al prodotto ceramico e, allo stesso tempo, di valorizzare la tradizionale piastrella 2D da pavimento e rivestimento. Con il processo di formatura a plastico mediante estrusione di SACMI EXTRUD3D TILES è possibile realizzare ogni tipologia di prodotti cavi e/o sagomati quali gradini, corrimano, parasole, battiscopa, davanzali ed ogni altro complemento d’arredo per l’esterno, a partire da elementi di forma e geometria complessa non realizzabili CON tecnologie di pressatura tradizionali. tutti i manufatti sono eseguiti in singolo pezzo, senza incollature, conferendo così ai manufatti robustezza, semplicità di installazione e pulizia. In questa chiave, il prodotto realizzato con SACMI EXTRUD3D TILES diventa un vero e proprio accessorio che valorizza e completa la gamma di offerta del cliente. Carattere distintivo della proposta SACMI è infatti la possibilità di integrarsi perfettamente alle linee esistenti.

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IN MESSICO IL FINE LINEA È SIGLATO BMR

impianti e servizi www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

NOVITà ORGANIZZATIVE PER SITI B&T IN IRAN

BMR consolida la propria posizione di leadership in Messico. A Chihuahua, Interceramic, rinnova la fiducia all’azienda scandianese installando una linea di taglio e squadratura a secco con Top Squadra Dry 12/1 per gres porcellanato, formato max. 1200×1200 mm. Daltile Messico sceglie BMR come fornitore di una linea di squadratura a secco con Squadra Dry 9/1 per lo stabilimento Large Unit e di una linea di taglio e squadratura a secco con Top Squadra Dry 12/1 per lo stabilimento Mini Pisos, entrambe per formato max. 600×1200 mm. Anche Vitromex sceglie BMR per lo stabilimento San Luis Potosì, dove vengono installate due linee di taglio e squadratura a secco con Top Squadra Dry 12/1 per formato massimo 1200×1200 mm e due di taglio e squadratura a secco con Top Squadra Dry 12/1 e linea di lappatura con trattamento Top Coat per formato massimo 1200×1800 mm. Nello stabilimento Vitromex di Guanajuato, invece, è stata installata una linea di squadratura a secco con Squadra Dry 9/1 e Diavision BMR per pasta rossa con formato max. 600×1200 mm. Infine, Nitropiso ha dotato il proprio impianto di una linea di taglio e squadratura a secco BMR con Squadra Dry 12/1 per formato massimo 600×1200 mm.

OLTRE 300 I FORNITORI REGISTRATI SUL NUOVO PORTALE TECNOFERRARI Lanciato nel 2018, il nuovo Portale Fornitori di Gruppo TecnoFerrari ha già superato i 300 nuovi fornitori registrati sulla piattaforma. L’obiettivo, raggiunto in meno di un anno, ne certifica il successo: il Portale costituisce lo strumento privilegiato attraverso cui ogni fornitore, abituale o potenziale, potrà avviare, gestire e mantenere rapporti commerciali con il Gruppo TecnoFerrari. https://suppliers.tecnoferrari.it

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Novità organizzative per SITI B&T in Iran. Da giugno infatti, il Gruppo italiano è rappresentato dall’ing. Peyman Kelishadi (Novin Control), che ha già collaborato attivamente con SITI B&T negli ultimi vent’anni, fornendo assistenza tecnica e fornitura di pezzi di ricambio, mentre d’ora in avanti opererà anche come agente per il primo impianto. «La grande professionalità e l’esperienza di Kelishadi e del suo staff - ha affermato Stefano Baraldi, direttore generale di SITI B&T - garantiranno un ulteriore passo in avanti nello sviluppo del Gruppo in Iran». Disponibilità costante e supporto qualificato assicureranno il consolidamento delle partnership che SITI B&T ha creato in Iran. Mercato che, nonostante le alterne vicende, risulta di primaria rilevanza.

GAPE DUE PRESENTA SMART MOULD Gape Due S.p.A, per supportare l’evoluzione tecnologica e digitale delle imprese ceramiche ha sviluppato il nuovo stampo Smart Mould. Lo Smart Mould è dotato di sensoristica avanzata che permette il monitoraggio continuo del ciclo produttivo dello stampo, rilevandone i parametri di funzionamento. I dati sono visualizzati ed elaborati da un pc industriale, con interfaccia semplice e intuitiva, che è in grado di fornire all’operatore a bordo macchina un efficace ed immediato strumento di monitoraggio del processo produttivo, allertandolo in caso di malfunzionamenti, prima che essi possano influire negativamente sull’esito della pressatura del prodotto ceramico; riducendo i costi sostenuti dalle aziende clienti a causa di guasti e rotture dei macchinari. L’analisi dei dati acquisiti dai sensori è importante per intraprendere tempestivamente azioni correttive, sia per ottimizzare il processo produttivo che per programmare efficacemente la manutenzione.

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Sport

a cura di Stefano Fogliani

Rossoneroverdi

Sassuolo e Ferrari: eccellenze sportive che vogliono un posto ‘in prima fila’

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ica solo ceramiche, e mica solo indotto, come dicono quelli bravi, nel distretto ceramico. E mica solo piastrelle…. Il numero di Ceramicanda che in occasione del Cersaie celebra le eccellenze di casa nostra non può esimersi di dar conto di Sassuolo e Ferrari. Il primo, miracolo sportivo che Giorgio Squinzi si inventò dal niente 15 anni fa, ha cominciato il suo settimo campionato in serie A mentre la ‘rossa di Maranello’, brand planetario che incendia dai tempi del ‘Drake’ il sogno dei più, vive in questi giorni il momento più esal-

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tante della sua stagione, complici le vittorie di Spa e Monza. Potevamo far finta di niente, noi di Ceramicanda? No. Quindi, e la premessa è d’obbligo, andiamo in stampa prima che il Sassuolo giochi all’Olimpico, contro la Roma, la terza gara stagionale di campionato, e mentre le ‘rosse’ di Vettel e del babyfenomeno Leclerc (Reclerc, secondo vulgata di gran moda) affrontano le prime prove sul circuito di Singapore, ma ci piace pensare sentiremo parare dell’uno e delle altre, dentro l’inverno che ci aspetta. Che non sarà necessariamente quello del ‘nostro scontento’, ma promette emozioni. Da una parte il Sassuolo a caccia della settima meraviglia dopo sei stagioni in A, dall’altra una ‘rossa’ rampante. Come il cavallino della sua livrea, marchio di fabbrica, non meno della scritta Mapei sulle maglie neroverdi, di un territorio abituato ad andare oltre se stesso. Con imprese, anche sportive, che stupiscono.

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Sport

a cura di Stefano Fogliani

Il Sassuolo alla ricerca della ‘settima meraviglia’

Una dozzina di giocatori nuovi per un organico più forte di quello dell’anno scorso: il Sassuolo comincia la stagione con l’intenzione di stupire

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hissà se ci riuscirà davvero, il Sassuolo, ad ‘alzare l’asticella’. La metafora, parecchio utilizzata in questo inizio di stagione in casa neroverde, va di gran moda a ridosso del Mapei Football Center, il nuovo centro sportivo dove il Sassuolo vive il suo quotidiano e dove il tecnico Roberto De Zerbi, dal quale il Sassuolo ha scelto di ricominciare, allena, parole sue, «una squadra forte». Quanto forte – mentre il giornale va in stampa i neroverdi

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hanno giocato due gare di campionato, perdendo al debutto contro il Torino e asfaltando la Sampdoria dell’ex Di Francesco – lo diranno i prossimi mesi. Ma tutto si può dire, tranne che la proprietà (la Mapei di Giorgio Squinzi) non abbia fatto le cose per bene. Investendo su una rosa profondamente rinnovata – una cinquantina i giocatori ‘mossi’ sul mercato, chiuso con una ventina di milioni di attivo – e garantendo a De Zerbi elementi funzionali alla sua idea di gioco. Il mercato Ha sacrificato quanto non poteva non sacrificare – Sensi e Demiral, finiti a Inter e Juve – e ha lasciati liberi i giocatori che avevano chiuso il loro ciclo (Lirola e Boateng, ma anche Matri e Babacar,oltre a Di Francesco) e, seguendo il vecchio adagio secondo il quale ‘tutti sono utili, nessuno indispensabile’, è riuscito comunque a mantenere la struttura dell’anno scorso (da Magnanelli a Duncan e Peluso, da Ferrari a Consigli, fino a Berardi e Locatelli) aggiungendovi quanto mancava.

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Ha preso ‘Ciccio’ Caputo, centravanti in grado, la stagione scorsa ad Empoli, di segnare 16 gol e all’attacco, a fil di sirena, ha aggiunto Gregoire Defrel, un passato remoto a Sassuolo (dove l’attaccante francese giocò dal 2015 al 2017) e uno più prossimo a Genova (11 gol nella Samp) senza tuttavia trascurare gli altri reparti. In difesa il ‘big’ è Vlad Chiriches, capitano della nazionale rumena che arriva dal Napoli, e a centrocampo Traorè, il miglior centrocampista classe 2000 della scorsa stagione e quell’Obiang che, fattosi notare in Italia qualche anno fa, da quattro stagioni giocava nel West Ham. Un mercato, per dirla con il Direttore Generale neroverde Giovanni Carnevali ‘da otto’.

una rosa relativamente giovane (l’età media dell’organico è la quinta più bassa delle 20 di serie A) ma sulla quale il tecnico bresciano si è messo a lavorare con grande entusiasmo. Consapevole che si tratterà «di mettere ogni giocatore in condizione di rendere al meglio e di non sbagliare le scelte relativamente a chi manderò in campo». Mica facile, vien da dire, ma nulla che possa spaventare l’allenatore bresciano che punta a giocarsela con tutti e a stupire, strizzando l’occhio a quell’Europa che non si smette di sognare. «Preferisco affogare nell’oceano che nella vasca da bagno», ha detto ancora De Zerbi, facendo capire che lui punta al massimo, e vuole un Sassuolo che punti altrettanto in alto.

Le prospettive Per quanto si è visto in queste prime giornate sarà campionato più selettivo ed equilibrato di quello dell’anno scorso, con tutte le squadre di fascia media che si sono rinforzate e assenza di squadre già condannate, sulla carta, alla retrocessione. Tutto sta a capire, dentro contesto apparentemente più fluido e meno ‘bloccato’ di una stagione fa, come si pone il Sassuolo, che fin qua ha alternato buone cose ad altre meno buone. Il pallone, si sa, spesso rotola lungo traiettorie imponderabili e anche per questo De Zerbi mescola entusiasmo e cautele. Ha, lo ha detto lui, una squadra forte, vero, «ma se siamo migliorati – avverte - non vuol dire che faremo meglio». Sa bene, il tecnico neroverde, quali insidie nascondano gli inizi, e sa bene di allenare un gruppo «qualitativamente forte» ma non immune da ‘peccati di gioventù’ legati all’inesperienza di

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a cura di Stefano Fogliani e Edda Ansaloni

A star is born: Leclerc si è preso la Ferrari Due vittorie consecutive per il giovane pilota monegasco, che rilancia in modo prepotente le ambizioni della ‘rossa’ di Maranello

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veva ragione Leo Turrini, giornalista e scrittore che della Ferrari sa tutto o quasi. A colloquio con la nostra Edda Ansaloni aveva parlato di Charles Leclerc come di «un predestinato», presagendone fortune tinte di rosso. Parliamo di previsioni risalenti ad un paio di anni fa, e nel frattempo non resta registrare come, sotto il firmamento di Maranello, sia nata una stella. Questo giovane pilota monegasco, appunto, che nel giro

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di una settimana, con due vittorie da urlo, si è preso la Ferrari. Prima sul circuito belga di Spa dove, autorevole e autoritario, Leclerc è diventato il più giovane pilota a vincere in Formula Uno con la Ferrari proprio nel fine settimana che gli aveva tolto uno dei suoi amici e colleghi più cari, ovvero quel Anthoine Hubert (22 anni) morto in uno spaventoso incidente sullo stesso tracciato che vedrà il ferrarista trionfare con le lacrime agli occhi. Poi a Monza, dove la ‘rossa’ non vinceva da 9 anni e dove, al cospetto di centinaia di migliaia di tifosi impazziti, Leclerc ha fatto ‘bingo’. E’ nata una stella, insomma, e alzi la mano chi non se ne è accorto, in coda ad un bis che riempie di entusiasmo la Ferrari e il popolo del Cavallino. A Spa Autorevole e autoritario, ancorchè scosso da quanto accaduto a Hubert. Possibile il giovane monegasco abbia voluto quella vittoria più di ogni altra anche per dedicarla allo sfortunato amico. «Non è facile godersi

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la prima vittoria in un weekend come questo - ha spiegato Leclerc – anche perché sono cresciuto insieme ad Anthoine, abbiamo corso in Kart insieme nel 2005. Perdere Anthoine proprio ieri è stato uno choc, e in un certo senso sono contento di aver vinto, così ho potuto ricordarlo nella maniera migliore». La dedica arriva di conseguenza: «Anthoine era un campione: questa vittoria è per lui. Quello di vincere un Gran Premio di F.1 è un sogno che avevo fin da bambino, ma si è realizzato in un weekend davvero difficile». Leclerc aveva assaporato il primo posto già in Bahrain, ma il finale non è stato come sperava. Anche in Austria era stato battuto nel finale da Verstappen. A Spa, invece, tutto ok, anche grazie al gioco di squadra messo in atto dalla scuderia di Maranello, con Vettel che, modulando i pit stop su ordine dei box, è riuscito a rintuzzare gli attacchi del rivale più temuto, ovvero Lewis Hamilton, arrivato secondo. Una novità, in un certo senso, per il pilota britannico, autentico tiranno del Mondiale di Formula Uno. «Charles è andato forte per tutto il fine settimana e il primo posto – ha commentato Mattia Binotto, team principal della Ferrari - lo ha meritato tutto: è una vittoria che fa bene al morale». Vero, e ha caricato a dovere il pilota monegasco, che a Monza si è regalata il bis.

taglia il traguardo, alza il pugno e urla di felicità, rendendo onore a una scuderia che lo sta lanciando nel firmamento dei grandissimi. «Grazie, grazie, siete i migliori, per sempre. Mamma mia, non ci sono parole», grida, prima di ricomporsi e ammettere che «non ci sono parole per descrivere le emozioni che ho sentito nella macchina e davanti ai tifosi». Faccia d’angelo, fegato e istinto del campione, Leclerc si è preso la ‘rossa’, ed anche i tanti cuori che per la ‘rossa’ battono, come quello di Piero Ferrari, figlio di Enzo. «A mio papà, Charles sarebbe piaciuto tantissimo. E’ impressionante vedere un giovane che alla prima stagione in Ferrari riesce a vincere». E, par di capire, non ha nessuna intenzione si smettere. E’ nata una stella, appunto....

A Monza Erano nove anni che la Ferrari non vinceva a Monza: Leclerc ha rotto il tabù mandando in visibilio tutto il popolo della Ferrari. Partito dalla pole, aiutato da una strategia coraggiosa e poi rivelatasi vincente (gomme hard) e da dei pit stop lestissimi, il pilota monegasco si è difeso dall’attacco delle due Mercedes. E ha vinto, dando prova di nervi saldi e di quella capacità di gestire la pressione (la pole ne faceva il protagonista più atteso del fine settimana lombardo) che fa grandi i piloti. Fino a sotto la bandiera a scacchi. Un viaggio interminabile per Charles che poi, quando

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di Claudio Sorbo

Economia

L’America? Altro che ‘terra promessa’ Dalla ‘nations of nations’ di L.B. Johnson, dove c’erano lavoro e successo per tutti, agli Stati Uniti di oggi: una metamorfosi lunga mezzo secolo

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l Presidente Lyndon Baines Johnson soleva ripetere che l’America “Is a Nation of Nations”, “È una Nazione di Nazioni”, ed aveva ragione: gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo fatto di immigrati provenienti da altri Stati, se si eccettuano pochi nativi americani. Oggi la cosa è lievemente diversa giacché gli anni passano e ci sono americani non solo nati negli Stati Uniti ma con genitori, nonni e bisnonni anch’essi nati laggiù. Ormai gli U.S.A. stanno diventando “Stato”, anche se non dappertutto: ad esempio, il New England (Maine, Vermont, New Hampshire, Massachusetts, Connecticut e Rhode Island) è certamente “Stato”, quindi con un elevato numero di autoctoni, mentre la California è ancora “Nazione di Nazioni”, poichè la sua conformazione etnica vede presenti sul terri-

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Economia

torio numerose diverse nazionalità di relativamente recente arrivo nel paese. Comunque, “l’America”, comunemente sinonimo di “Stati Uniti”, ha sempre posseduto un notevole fascino perché nell’immaginario collettivo era il posto in cui c’era lavoro per tutti e dove, impegnandosi a fondo, il successo economico era assicurato. Oggi è ancora così? Gli Stati Uniti costituiscono ancora la meta del sogno degli italiani di buona volontà? La risposta è secca: no.

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Cambio di prospettiva Gli Stati Uniti da almeno una ventina di anni non sono più l’obiettivo del “lavoro e del guadagno per tutti”: soprattutto per coloro che, possedendo qualifiche lavorative semplici (pizzaioli, baristi, ristoratori), hanno poco spazio. Come mai? Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati introdotti limiti assai stringenti per chi voglia recarsi negli Stati Uniti in cerca di un lavoro. Ad esempio, è stato creato il Dipartimento della Sicurezza Interna, un Ministero prima inesistente che ha il compito di proteggere il territorio degli Stati Uniti da attacchi terroristici. Esso svolge attività sia di prevenzione, sia di indagine dopo che gli attentati dovessero malauguratamente essersi verificati. In inglese, il nome del Ministero è United States Department of Homeland Security, fu voluto dal Presidente George W. Bush e venne inaugurato pochi mesi dopo gli attentati alle torri gemelle. All’inizio si ebbero inefficienze legate alla collaborazione che avrebbe dovuto esserci tra il nuovo Ministero, la C.I.A. (Central Intelligenze Agency) per le attività all’estero e l’F.B.I. (Federal Bureau of Investigation) per il territorio domestico: dopo l’ovvio periodo di rodaggio, oggi la Ho-

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meland Security funziona. A questo Ente si riferisce anche un altro strumento di vigilanza sugli stranieri interessati ad entrare negli Stati Uniti: ci riferiamo all’ESTA, Electronic System for Travel Authorization, Sistema Elettronico per l’Autorizzazione di Viaggio, che ogni viaggiatore intenzionato a recarsi negli Stati Uniti, quale che sia la ragione, deve richiedere per via elettronica, Il permesso dura due anni e costa 14 dollari. Si tratta di un modulo costituito da numerose domande e che, una volta compilato, va inoltrato per via elettronica alle autorità competenti. Una leggenda metropolitana racconta che si tratta di una trovata escogitata dalle autorità americane per spillare 14 dollari ai turisti in vena di visitare gli Stati Uniti: non è così. Infatti, per chi non lo sapesse, la vostra domanda viene presa in carico dal sistema informatico della Homeland Security che esamina tutti i vostri precedenti viaggi all’estero. Ebbene, se in passato siete stati in uno dei sei “Stati Canaglia” – magari in Sudan per fare pesca subacquea nel suo mare cristallino – potete scordarvi l’ESTA e quindi l’ingresso negli Stati Uniti, essendo il Sudan, appunto, uno dei sei Stati incriminati.

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Confini e frontiere Insomma, l’entrata negli Stati Uniti non va presa sottogamba. Inoltre, gli americani sono notoriamente privi del senso dell’umorismo quando si tratta di istituzioni pubbliche, per cui non fate gli spiritosi con il funzionario della Homeland Security che vi interrogherà all’entrata negli U.S.A. per sapere che mestiere fate, dove andate, quanto tempo vi fermate, se l’albergo dove andate è già pagato. Inoltre, sappiate che vi prenderà le impronte digitali

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di tutte e dieci le dita delle mani (dovrete solo appoggiare le dita, una dopo l’altra, su piccoli ripiani che emettono una luce verde). Nel frattempo vi scatterà anche un’istantanea con un apparecchio sferico che spunta da un braccetto metallico. Infine, mantenetevi calmi altrimenti scambieranno il vostro nervosismo per timore dell’incontro e in tal caso un antipatico interrogatorio in un ufficio non ve lo toglie nessuno.

Se poi siete appena arrivati a New York e insieme a voi sono atterrati anche altri due Boeing 747, sappiate che nel salone dove siete ci sono almeno altre 1.300 persone e per ascoltare da tutti la stessa litania ci vuole il suo tempo. Infine, se il vostro inglese è scolastico e ammuffito dal disuso preparatevi la frasetta con gli elementi sopra descritti: farete bella figura e risparmierete tempo. Compiuti questi adempimenti, sarete autorizzati a ritirare le vostre valige che dopo un’ora di attesa già temevano che le aveste abbandonate per sempre sul rullo che scorre inesorabile. Un futuro a stelle e strisce Ciò premesso, qualora abbiate l‘intenzione occulta di fare degli Stati Uniti il paese del vostro futuro, accantonate i vostri sogni: in passato si provava ad entrare clandestinamente e spesso ci si riusciva e se non facevate un incidente in auto o qualcosa di simile, nessuno vi chiedeva i documenti, esiste gente che è entrata da turista negli Stati Uniti, ci è rimasto, ha trovato un lavoro, ha messo da parte i soldi, ha comprato la casa, la macchina ed ora è socio in una azienda perché nessuno gli

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ha chiesto niente. Quasi sempre questi avventurosi connazionali alla fine sposavano una cittadina americana e diventavano americani anche loro. Oggi vivere illegalmente negli Stati Uniti è quasi impossibile e lo sconsiglio vivamente. La lotta all’immigrazione illegale è stata uno degli obiettivi di Trump quando fu eletto e tale è rimasto e si è pure inasprito. Francamente, difficile dare torto al Presidente: secondo una ricerca del Pew Research, un centro di ricerca americano, apolitico e interessato a ricerche demografiche, i clandestini che vivono e lavorano negli Stati Uniti ammontano a 11 milioni di persone, pari al 3,4% della popolazione e al 5% della forza lavoro. Questi sono concentrati per il 60% in California, Texas, Florida, New York, New Jersey e Illinois (soprattutto Chicago). Oggi i controlli dell’Immigration and Customs Enforcement (Applicazione dell’immigrazione e delle dogane) si sono fatti più numerosi e più stringenti, e gli arresti per le violazioni alle regole sull’entrata negli U.S.A. e delle norme sul lavoro si sono fatti più numerosi: nel 2018 sono stati espulsi 54.000 migranti (Washington Post), il 34% in più rispetto l’anno preceden-

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te. Ad oggi l’attacco ai clandestini non ha fatto vittime tra gli italiani, ma chi non ha il permesso di soggiorno o lavora illegalmente farebbe bene a preoccuparsi. Non è più tempo di avventure Insomma, non è più tempo per avventure: gli Stati Uniti se la passano bene, chi vuole entrarci, molto meno. Se nonostante ciò foste intenzionati ad andare a vivere e lavorare negli U.S.A., dovrete affrontare non poche difficoltà burocratiche: innanzi tutto, visto che dovrete restare più di 90 giorni, dovrete possedere un visto, che otterrete dall’Ambasciata americana nel vostro paese o da un suo Consolato. Le pratiche possono essere svolte anche per posta, come vi spiegheranno. Occorre avere le idee chiare perché il visto riporterà lo scopo della vostra richiesta e altri dettagli, per cui se appena arrivato negli U.S.A. avete cambiato idea, ad esempio, sulla attività da svolgere, dovrete tornare in Italia e rifare la trafila, con l’indicazione, stavolta, della nuova attività. Naturalmente, il vostro passaporto deve essere valido per tutta la durata del visto. Potete anche entrare negli Stati Uniti

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Economia

su chiamata da un negozio o da un’azienda di laggiù, ma dovrete dimostrare che sapete fare il lavoro meglio di quanto lo farebbe un americano: difficilissimo passare la prova. Se vi trasferite e svolgete il lavoro nel rispetto delle leggi di Dio e degli uomini, dopo cinque anni potrete chiedere la Green Card, ovvero il permesso permanente di lavoro negli U.S.A. e dopo altri cinque anni potete chiedere la cittadinanza americana, operazione che richiede numerosi adempimenti, non ultimi una prova della vostra conoscenza della storia americana e delle norme della sua Costituzione. C’è infine un ulteriore modo di ottenere la Green Card: ogni anno ne vengono sorteggiate 50.000 tra chi ha fatto domanda e possiede i requisiti per l’ammissione. Ci sono altri modi legali per trasferirsi negli Stati Uniti, ma riguardano gente che vuole aprire filiali americane della loro azienda oppure direttori d’orchestra, chirurghi o giocatori di basket, tutta gente che ha qualcuno che svolge le pratiche per conto loro. Per mia esperienza chi vuole andarsene dall’Italia, di solito non ha né vocazioni né soldi, bensì una incrolla-

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bile ed spesso immotivata fiducia in se stesso. Ne ho conosciuti tanti, di nostri connazionali, ora clandestini, camerieri, cuochi, baristi: sono tutti pentiti. I guadagni ci sono, ma la fatica è tanta e i rischi ancora di più. Si perde anche la libertà: ad esempio, non si può tornare in Italia perché c’è il rischio che non si riesca ad essere ammessi un’altra volta negli Stati Uniti, e finché si tratta di perdere il matrimonio della cugina Carmela, nessun problema, ma se si ammala gravemente un congiunto diventa un guaio serio, c’è il rischio concreto di non farci ritorno. Così, il “mondo piccolo”, quello in cui viviamo, dove tutto è difficile perché tutti possono sapere tutto di chiunque, ha finito per uccidere anche i nostri sogni più innocenti. A chi avesse velleità di successo ed a chi è troppo sicuro di sé io suggerisco di farsi piacere in Italia quel che sta facendo. Se vuole guadagnare di più, vada a lavorare in qualche paese europeo, i grattacieli ci sono anche a Francoforte e le spiagge dell’Algarve, in Portogallo, sono come quelle della California (e il mare, qui, è più caldo). Ormai non è più tempo per avventure.

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Il progetto

a cura della redazione

Lo scenografico Discovery Place di Johannesburg sceglie il gres porcellanato effetto marmo firmato FAP ceramiche LUGLIO - SETTEMBRE 2019

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Il progetto

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AP ceramiche, uno dei principali produttori di pavimenti e rivestimenti in gres porcellanato e pasta bianca, firma uno straordinario progetto in Sudafrica: il quartier generale di Discovery a Johannesburg, nel cuore del distretto commerciale di Sandton. Fluido nelle sue forme e nell’organizzazione, Discovery Place è pensato per favorire

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creatività, crescita, innovazione e forme di interconnessione tra spazi direzionali - per i dipendenti - e commerciali quali servizi al cliente, ristoranti, sale per conferenze, riunioni e formazione. L’architettura di questo edificio futuristico è stata modellata intorno a uno scenografico atrio illuminato dall’alto. Qui, grande protagonista è la collezione

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Una sintesi perfetta di superfici equilibrate e naturali effetti materici, dove la materia ceramica si mostra in tutto il suo valore assecondando le necessità del vivere contemporaneo

Roma con cui FAP ceramiche ha saputo reinterpretare in chiave contemporanea l’avvolgente fascino dei marmi più preziosi. La linea, già dal nome, vuole essere un omaggio allo splendore e allo stile italiano apprezzato in tutto il mondo. Ricercato, elegante e capace di colloquiare con mood e stili differenti, l’effetto marmo di Roma contribuisce in maniera

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decisa a rendere iconiche la piazza centrale e la food hall con le sue eleganti finiture Grafite e Statuario nei formati 75x75 e 75x150 cm. Intorno alla vasca d’acqua dell’atrio sono state realizzate, inoltre, una serie di ellissi concentriche con le lastre di Roma Grafite Lux che spiccano con la loro finitura matt sul bianco lucido della pavimentazione.

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Il progetto

Per la realizzazione del complesso direzionale e commerciale Discovery Place, FAP ceramiche ha saputo rispondere all’esigenza di una pavimentazione tecnica e resistente che allo stesso tempo valorizza l’importanza del design e di un’estetica d’impatto; queste caratteristiche sono assolutamente garantite dalle elevate performance della collezione Roma che resiste nel tempo mantenendo inalterata la sua bellezza. Il risultato di questo progetto è una sintesi perfetta di superfici

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equilibrate e naturali effetti materici, dove la materia ceramica si mostra in tutto il suo valore assecondando le necessità del vivere contemporaneo. Una realizzazione che conferma il ruolo di FAP ceramiche quale attore attento e puntuale per esclusive forniture a livello internazionale. Alla base della propria strategia l’azienda pone da sempre un costante investimento nella ricerca e nello sviluppo per interpretare e anticipare al meglio le esigenze future del mercato.

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Il progetto

FAP ceramiche FAP ceramiche, uno dei principali attori nella produzione di rivestimenti in ceramica, offre un catalogo con oltre 30 collezioni che rappresentano la perfetta sintesi tra il patrimonio della tradizione ceramica e la ricerca del design contemporaneo. La ricerca sugli stili, sui materiali e sulle finiture che da sempre l’Azienda porta avanti è resa possibile dalla versatilità del materiale ceramico che permette infinite possibilità di personalizzazione e che FAP, seguendo i trend più attuali, declina attraverso colori e decori glamour. La ceramica è inalterabile nel tempo, non si usura ed è facilmente posabile. Altra peculiarità importante è rappresentata dalla facilità di pulizia che è anche garanzia di massima igiene. I rivestimenti Fap ceramiche sono prodotti esclusivamente in Italia in un contesto produttivo caratterizzato da condizioni di lavoro certificate, con tecnologie che rispettano l’ambiente e materie prime che garantiscono assoluta sicurezza.

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Pag. 73 82 22 a 3 di copertina 44 81 88 61 19 28

Pag.

COTTO D’ESTE 65 CTM 96 DAXEL 5 DEL CONCA 9 DIGITAL DESIGN 12 ESMALGLASS 16 FERRARI & CIGARINI 64 FILA 48 - 49 GRUPPO ROMANI 38 ICF WELKO 3 INNOVACER 85 INTERCOM 95 LEA CERAMICHE 52 LITOKOL 57 a MAPEI 1 - 4 di copertina MEAD 76 MINERAL 86 MODENA CENTRO PROVE 15 NOVABELL 35 PIEMME 36 PL COSTRUZIONI 66 - 67 PORCELANOSA 6 PROJECTA ENGINEERING 78 S.M.S. 68 SACMI 43 SITI B&T GROUP 58 SMAC OFFICINE 87 STAMPA E OLTRE 55 S’TILE STUDIO 20 SYSTEM 47 a TECNOFERRARI 2 di copertina TECNOMOTOSCOPE 50 - 51 TORRECID 24 - 25 TRADECO 54 VEP87 26 - 27 VETRICERAMICI 10



Punto vendita

Colore e materia per la piastrella 4.0

Le grandi lastre? Belle ma... La fiera che non c’era

Tendenze

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A S C O L T A R E

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V E D E R E

luglio settembre 2019

Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVII - Nr. CENTOTRENTASEI Luglio-Settembre 2019 - Euro 4,00

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S P A Z I

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