Ceramicanda n.133

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XVI - Nr. CENTOTRENTATRE Novembre-Dicembre 2018 - Euro 4,00

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V E D E R E

E

A S C O L T A R E

G L I

S P A Z I

novembre dicembre 2018

Ceramica d’autore

Bertozzi & Casoni

Consuntivo Fiere

L’evento

Economia

La seconda edizione Riflessioni di fine 2018: Da Bologna a Rimini tra incognite e certezze di ALLFORTILES gli USA, la Cina, l’Europa




ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

Il sogno può portarci lontano “

E’ la prima volta che il distretto ospita un evento così importante, articolato su temi di attualità che spaziano dagli argomenti più strettamente tecnici a quelli relativi al mercato, al credito, fino ad arrivare all’organizzazione del lavoro. E’ stato un grande onore aprire i lavori del convegno con un mio contributo”. E’ solo una delle tante manifestazioni di affetto e di stima ricevute dalla nostra redazione a consuntivo dell’incontro tecnico-culturale Allfortiles, tenutosi a Villa Valentini dal 26 al 28 novembre. Il risultato è andato oltre ogni nostra più rosea aspettativa: per quantità e qualità di pubblico, per statura dei relatori e dei loro interventi, per la scelta della location, per il ritmo imposto all’alternanza degli interventi, per idee e nuove proposte venute alla luce. Ventotto contributi circoscritti in cinque aree tematiche spalmate nell’arco delle tre giornate che, al di là dei contenuti, hanno fatto da specchio all’attenzione del settore ceramico: particolarmente alta allorquando si parla di produzione in tutte le sue sfaccettature, timida di fronte ad argomenti che varcano la soglia degli stabilimenti, siano essi l’estetica, la posa o le tecniche di vendita. Andiamo per metafora e trasformiamo la nostra piastrella in un’automobile. Il pubblico delle grandi occasioni accorre quando si parla di carrozzeria, di vernice, di gomme, di cerchi, di motore e cavalli, di cruscotti e di interni; scema invece se si passa dal mezzo alla strada, o meglio, all’autostrada. Cosa ce ne facciamo di una Ferrari se poi non abbiamo grandi carreggiate in grado di farle esprimere tutte le potenzialità del motore?! La superfice ceramica è oggi di altissima qualità, estetica e funzionale, caratteristiche che si fermano davanti al distributore, non arrivano al consumatore finale se non di riflesso, fino ad incontrare non pochi ostacoli nei cantieri per la difficoltà di posa e la scarsa reperibilità di posatori qualificati. Argomenti sui quali si deciderà con ogni probabilità il futuro del settore ceramico; perché non porta da nessuna parte sapere chi produce la lastra più bella e più lunga, semmai serve ascoltare, e indagare, nel caso, chi e come riesce a portarla più lontano, oltre l’ostacolo del rivenditore; prestare attenzione davanti a chi ha un idea su come chiudere il cerchio del sistema piastrella, ancora lontano da venire! E’ stato un piacere conversare con il direttore vendite di Max Mara, ma anche assistere al confronto sulla posa tra il Presidente di Confindustria ceramica Savorani, il Presidente di Assoposa Colombo e l’esperto Raimondi, se non altro per ciò che ha partorito: la proposta che arriverà presto in Consiglio direttivo di istituire una commissione dedicata all’argomento, per monitorare posatori e gettare le basi per una ricerca seria sull’argomento. Un Allfortiles che ha passato in rassegna anche i sogni: arrivare a cambiare il pavimento ceramico di casa con la facilità con cui ci si sfila un cappotto Max Mara per indossarne un altro, nel caso non basterebbero dieci distretti di Sassuolo a soddisfare la domanda, con gli attuali 450 milioni di metri quadri che servirebbero a coprire soltanto la produzione dei primi due mesi dell’anno, per vedere finalmente i nostri giovani lavorare tutti. Anche noi di Ceramicanda, nell’occasione, abbiamo fatto il nostro volo onirico, invocando l’obsolescenza programmata, le piastrelle e le malte cementizie che possano perdere le loro proprietà e inamovibilità con il passare di un tempo programmato. Troppe volte nella storia industriale il sogno, come l’idea, è diventato realtà, motivo per cui è legittimo che esso trovi il giusto spazio anche in una tre giorni culturale come Allfortiles. Anche perché sognare non costa nulla e a volte porta lontano.

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Sommario

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Numero 133 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2018 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 10/12/2018) Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414

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EDITORIALE

Il sogno può portarci lontano

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SPECIALE ALLFORTILES 2018

Ecco come è andata la tre giorni di Ceramicanda

37 CONSUNTIVO CERSAIE – TECNARGILLA

Ceramica e meccanica di fronte al mercato globale Il Gruppo Rondine passa ad Italcer

63 AZIENDE

Ok al concordato: la Sichenia riparte

64 NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori 67 PROCESSO PRODUTTIVO

«Il problema degli odori? Lo abbiamo risolto così…»

75 INTERVISTA

Fabio Tarozzi «Il distretto ceramico è in una fase di conclamata maturità»

87 MERCATO

La Cina fa shopping nel distretto: a Keda il60% di ICF Welko

88 NEWS AZIENDE - Impianti e servizi 92 TERRITORIO

DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo, Massimo Bassi

61 AZIENDE

DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com

CERAMICANDA garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo al responsabile dati Ceramicanda via De Amicis, 4 - Veggia di Casalgrande (RE). Le informazioni custodite nel nostro archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali. In conformità alla legge 675/96 sulla tutela dati personali e al codice di autodisciplina ANVED a tutela del consumatore EDITORE Ceramicanda s. r. l. Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia al n° 986 in data 19/04/99 • Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 • In attesa di Iscrizione Registro nazionale della Stampa PUBBLICITÀ Ceramicanda s. r. l. Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 promozione@ceramicanda. com PROGETTO GRAFICO Ceramicanda

La tenuta di Aljano: un’eccellenza ‘nostrana’

IMPAGINAZIONE gilbertorighi.com

94 SPORT E SOLIDARIETA’

STAMPA E CONFEZIONE Printì

Modena Devils are back…

www.ceramicanda.com

99 ECONOMIA

Riflessioni di fne anno tra politica, economia e populismo

Le superfci Florim per Penthouse ONE-11

PRIMO PIANO

107 IL PROGETTO

42 – IMOLA CERAMICA 44 – SMATICERAM 46 - GRUPPO ROMANI 48 – VETRICERAMICI FERRO 52 – SICER 54 – PANARIA CERAMICA 56 – LA FENICE

Si autorizza la riproduzione di fotografie e testi purché recante citazione espressa della fonte IN COPERTINA Dialoghi d’arte al Museo Bertozzi & Casoni GALILEO CHINI

58 – REFIN 70 – ICF WELKO 72 – DIGITAL DESIGN 78 - INCO 80 – ESAN 82 – SITI B&T GROUP 84 – TRADECO

112 GRAZIE PER AVERCI SCELTO

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

La carica dei cinquecento…

Tante le registrazioni in occasione della seconda edizione della kermesse di Ceramicanda, premiata da un successo di pubblico e da un’affluenza ben oltre le attese

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agari per la Questura erano meno, pergli organizzatori di più… Scegliamo registro ironico, che si rifà ad altro tipo di manifestazioni, ma il riscontro avuto da questa seconda edizione di ALLFORTILES ce lo teniamo ben stretto qui in via De Amicis dove, come in ogni famiglia che si rispetti, all’ultimo nato si riservano le aspettative più importanti. Poi magari capita che l’ultimo nato ‘deragli’, ma possiamo dire, non senza orgoglio, che non è questo il caso. Ieri… Pensammo ad ALLFORTILES, e parliamo di quasi due anni fa, come ad un fuori-Cersaie sulla scorta del Fuorisalone milanese, appuntamento parallelo ma complementare ad altro e, visti i riscontri del 2017, abbiamo alzato l’asticella, facendone evento a se…

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.. oggi Abbiamo cominciato a lavorare in estate su un appuntamento che dell’edizione 2017 mantenesse e consolidasse i punti di forza, e oggi che, celebrata l’edizione 2018, la mandiamo in archivio passiamo all’incasso… Numeri, ma non solo… La carica dei cinquecento è formula banale solo per chi non valuti cosa ci sia dietro, ovvero attenzione ad una formula che incontra e stimola, incuriosisce e sollecita, spaziando a 360 gradi (claim ben noto di ‘Ceramicanda’) sul mondo della ceramica e non solo. Ed è in quel ‘non solo’ che ALLFORTILES è andato ritagliandosi uno spazio autonomo di confronto e discussione, di approfondimento, irrompendo (con una certa autorevolezza figlia di ventennale esperienza) in un panorama un tantino ingesssato e quindi ricettivo, ammettiamolo, all’intrusione. ‘Arriva il momento in cui l’editore, dopo aver lavorato una

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vita sulle notizie, prova ad essere egli stesso notizia’, scriveva Roberto Caroli presentando l’edizione 2017 di ALLFORTILES, quando l’intuizione era ancora scommessa, oggi invece... L’idea e la formula… Cinque temi, 28 convegni. Mica solo roba tecnica perché, ce l’hanno detto in diversi nel corso della tre giorni di Villa Valentini, la piastrella e il distretto che la produce non sono solo un prodotto ma sono una filiera, o sistema, fate un po’ voi. Abbiamo guardato, come da felice intuizione del Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, «oltre il cancello della fabbrica» e ci piace pensare che scegliendo approccio trasversale, oltre il cancello siamo andati… A spingerci, del resto, erano in più di cinquecento… Tradire le attese non sarebbe stato ‘carino’ e, potete scommetterci, Ceramicanda e Roberto Caroli non le tradiranno nemmeno in occasione di quella edizione 2019 alla quale stiamo già pensando…

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

Nel 2019 l’istituzione di una commissione sulla posa L’annuncio lo ha dato il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani a margine della tavola rotonda tenutasi ad ALLFORTILES

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l fatto che anche Confindustria Ceramica abbia deciso, entro il prossimo anno, di istituire una commissione ad hoc la dice lunga su quanto il tema della posa condizioni, oggi, il mercato della ceramica. E l’opinione degli addetti ai lavori conferma l’assunto: la posa, soprattutto oggi che la grande lastra chiede competenze, mezzi e lavoro di equipe, è fattore con cui produttori abituati a guardare soprattutto al prodotto devono fare i conti, anche perché «c’è un sistema pavimento che coinvolge più protagonisti, non solo produttori e posatori». Ne è convinto Paolo Colombo, Presidente di Assoposa, l’associazione che nel 2013 ha istituito un modello aggregativo del quale fanno parte, oltre ai posatori, anche rivenditori e distributori: messo a confronto con

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Speciale ALLFORTILES il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani e con Ivan Raimondi, CEO di Raimondi Spa, il numero uno dell’associazione posatori non ha avuto difficoltà ad ammettere come «occorra il ripensamento di una professione che è molto cambiata, ma anche un più generale ripensamento di sistema, che coinvolga tutti i protagonisti della filiera». Poi, capitolo a parte, la necessità della formazione, «perche quando parliamo di posa – ha detto Raimondi non parliamo solo di 15x15 o di grandi lastre, ma di una nuova sfida che il materiale ceramico propone al professionista. Non è un mestiere che si impara in aula, ma la formazione assume importanza sempre maggiore». Il tema c’è, insomma, e che i posatori scarseggino è dato di fatto emerso in modo evidente durante il convegno tenutosi a ALLFORTILES. «La professione negli anni è andata specializzandosi, si è evoluta con il prodotto: il sogno di mio padre era quello di vedere i posatori lavorare in camice bianco, il mio – aggiunge Raimondi - è quello di vedere il posatore pagato per quello che vale, che il mercato ne riconosca il valore». Vero che dietro la posa c’è un mondo, ma i ‘nodi’ da sciogliere sono quelli comuni al mercato, legati a domanda e offerta, a prezzi, formazione, reperibilità di risorse e professionalità. «L’industria ceramica, finora, è sempre stata troppo attenta al prodotto, mentre oggi viviamo tempi complessi, in cui fare i conti sul cancello della fabbrica non è più sufficiente, e anche per questo – il parere di Giovanni Savorani – la piastrella patisce l’attacco

di altri prodotti, e all’apparenza più economici da collocare e posare». Allude, Savorani all’LVT, ma più in generale a dinamiche che condizionano mercati come quelli americani, francese, tedesco. «Non ho i posatori - dice Savorani – è frase entrata nel gergo quotidiano e dice che il problema c’è, anche se oltre che noi produttori coinvolge soprattutto rivenditori e distributori, ma che il tema sia di strettissima attualità nessun dubbio». Anche perché, evidenzia Savorani, i costi legati alla posa salgono, soprattutto all’estero, «e se noi facciamo sacrifici per togliere un euro dal prezzo di ogni metro che vendiamo i costi successivi, tra i quali la posa, sono spesso, e penso ad esempio a paesi come la Germania, un surplus che vanifica i nostri sforzi». Per questo Confindustria Ceramica pensa ad una commissione, per questo Assoposa pensa a formazioni specifiche che possano accrescere il numero di posatori reperibili sul mercato e Raimondi lega i problemi di oggi al «trovare e qualificare». E per questo Savorani, quando gli si chiede come si affronta il problema in ottica futura, non ha dubbi. «Facendo sistema, studiando in maniera approfondita il mondo della posa e collegando gli uni agli altri tutti gli attori in gioco: le aziende che producono – la chiosa del Presidente di Confindustria Ceramica - dovrebbero avere più contatti con l’utente finale, monitorare con maggiore attenzione la dinamica del prodotto oltre i cancelli della fabbrica». Già: fuori dal cancello, ci sono altre sfide che aspettano la ceramica.

«Investire sulla professionalità» Non ha dubbi Francesco Stronati di Mapei: servono profili specializzati in grado di garantire posa ad alto livello «Se parliamo di grandi lastre, non può essere trascurata la professionalità del posatore. Tanto ha investito la ceramica su un prodotto del genere, tanto andrebbe investito sulla professionalità di chi posa». Ineccepibile l’analisi di Francesco Stronati, Responsabile dell’Assistenza Tecnica di Mapei Spa e Corporate Product Manager della linea di prodotti per ceramica e pietra naturale. «Non ci sono dubbi che le grandi superfici abbiano aperto al prodotto ceramico nuovi orizzonti anche a livello di utilizzo: arredo d’interni, top cucina… La qualità del prodotto – ha spiegato Stronati - deve essere assecondata dalla qualità della posa, e la qualità ella posa si ottiene con prodotti all’avanguardia, ma anche con una professionalità degli addetti che deve andare di conseguenza. E non sono così d’accordo quando si guarda ad altri materiali definendoli più semplici da posare: se la posa è di alto livello, è operazione oltremodo complessa, che va affidata a professionisti qualificati, a maggior ragione se si parla di grandi lastre ceramiche il livello».

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a cura di Stefano Fogliani

Il ‘mostro’ LVT fa meno paura «E’ un materiale circondato da molte zone d’ombra, mentre la ceramica – dice la Direttrice del Centro Ceramico Maria Chiara Bignozzi - la conoscono tutti, e tutti ne conoscono l’eccellenza…»

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e ne parlò la prima volta Donato Grosser, a margine di Coverings 2018, spiegandoci come il LVT, acronimo di Luxury Vinyl Tile, stesse configurandosi come in concorrente che non si aspetti per la ceramica. Costa poco, è facile da posare, piace su parecchi mercati, ci disse Grosser e abbiamo voluto vederci chiaro… Abbiamo convocato un relatore di eccezione come Maria Chiara Bignozzi, docente universitario di UNIBO e Direttore del Centro Ceramico e ne abbiamo ottenuto una disamina ‘terza’ rispetto a questo materiale che agita i sonni anche – ne leggete sopra – dei vertici di Confindustria Ceramica. Perché, ci hanno detto, mica è vero che sia più semplice da posare, il LVT, ma non è tutto qui. Quello del Luxury Vinyl Tile è mondo in gran parte inesplorato, ma ALLFORTILES qualche dritta l’ha fornita

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Il duello Certificata, studiata, analizzata la ceramica, «materiale antico del quale il consumatore – ha detto Bignozzi – si fida. Il LVT ha scelto, di recente, politica aggressiva, ma le incognite legate alle sue proprietà sono oggetto di studio e le formulazioni attuali dicono che in questo materiale ci sono sostanze che possono essere definite pericolose. Su LVT ci sono ancora domande senza riposta». Se la piastrella la conoscono («e la apprezzano») tutti, del Luxury si sa pochissimo. Le incognite Tiles vs LVT 2266-110. La sigla fa sintesi, e Bignozzi marca qui la differenza trai due concorrenti: la piastrella, studiata e analizzata a più livelli, vince per distacco. «Volevamo capirne di più, di questo LVT e, dopo averne studiato le caratteristiche, abbiamo fatto ricerche per capire cosa se ne sa. Su LVT abbiamo trovato 110 articoli scientifici nell’ultimo decennio, sulla piastrella 2266. Significa che la piastrella è conosciuta, studiata e apprezzata, su LVT la ricerca è appena cominciata e non è detto riservi sorprese, perché se le proprietà del prodotto ceramico sono certificate da terzi, su LVT le certificazioni arrivano solo dai produttori. E che, oggi come oggi, nel LVT ci siano sostanze pericolose nessun dubbio» Battaglia vinta, dunque? Non del tutto, almeno a sentire la lucida analisi della Direttrice del Centro Ceramico: «Il titolo del mio intervento, LVT materiale in evoluzione sottolinea proprio questo, nel senso che la ricerca va avanti e questo materiale potrà dire la sua in un prossimo futuro. Ma le incognite che oggi lo circondano sono tante, mentre le ceramica sta nelle nostre case da sempre».

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

La tecnologia non è un destino, ma ha cambiato il mondo del lavoro Così Michele Tiraboschi sul lavoro del futuro. «Lo schema per il quale l’azienda comprava il tempo che il lavoratore spendeva all’interno dell’impresa è finito. La quarta rivoluzione industriale rimette al centro la persona, la sua competenza e la sua intelligenza. Il lavoro del futuro è chi sei, con chi competi». Ed è quel saper fare ‘complementare’ alla tecnologia…

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l futuro senza lavoro. Lo avevamo volutamente provocato con questo titolo, Michele Tiraboschi, e il Professore non si è sottratto alla sfida proposta, anzi. Perchè il lavoro, per come lo conosciamo, è destinato a finire, almeno all’interno dei contesti più evoluti, per lasciare spazio ad un ‘saper fare’ integrato da «cultura, conoscenza, intelligenza, da una connessione sempre più stretta tra formazione scolastica e formazione aziendale, da una soggettività che oggi prevale su quelle sovrastrutture oggettive fatte di orari, tutele, legislazioni. Il lavoro del futuro – ha detto Tiraboschi - è chi sei, cosa fai, cosa rende diversa la tua vita, con chi ti misuri e con chi competi. La quarta rivoluzione industriale rimette al centro del lavoro la persona, le sue competenze, le sue voglie di apprendere, di conoscere e di mettersi in gioco in un contesto globale». E la tecnologia non è un destino, ma il frutto di un’evoluzione per governare la quale servono nuove legislazioni, nuovi approcci, nuovi ambiti mentali che coinvolgono sì l’impresa, ma soprattutto chi all’interno dell’impresa svolge la propria attività. Perché

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non è vero, o non del tutto vero, ha detto Tiraboschi, che l’evoluzione tecnologica toglie lavoro. O meglio, toglie quel lavoro sul quale siamo abituati a ragionare. Quello, per capirsi, «ancora regolato da un codice civile del secolo scorso che muove da assunti sempre meno attuali, perchè la rivoluzione in atto va veloce». E ha trasformato il concetto di lavoro… Il lavoro, oggi, e soprattutto in futuro, non è e non sarà più quello agganciato agli schemi sui quali si ragiona oggi: quelli del lavoro merce, dell’imprenditore che ‘compra’ otto ore del tempo del lavoratore per inserirlo in un sistema gerarchico, dove il soggetto inserito si muove lungo compartimenti stagni che lo accompagnano in azienda, a prescindere dalla qualifica. Infanzia, scuola, istruzione, lavoro e poi pensione è schema che con non esiste più, dice Tiraboschi, ordini e gerarchie reggono ancora un sistema che «sta cambiando ad una velocità tale che nessuno è in grado di dire dove ci porterà, ma di sicuro non verrà più vissuto sulla base di questi assunti». Governare il cambiamento è la sfida: nelle nostre zone ci sono contesti sociali e locali in grado di assecondare l’evoluzione di quella professionalità che diventa il tratto distintivo di quello che ognuno fa. «Non più le otto ore in cambio del salario: il mercato globale e le tecnologie – spiega ancora il Professor Tiraboschi - impongono salti in avanti a livello di motivazione, di addestramento a pensare, di allenamento al pensiero e al desiderio». Le teorie che scrissero rivoluzioni industriali di qualche secolo fa – quelle del lavoratore non

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pensante, del lavoratore che esegue meccanicamente gli ordini ricevuti, per citare le più conosciute – sono ampiamente sorpassate da un sistema che deve invece ragionare su più piani. I sistemi legislativi, spesso, astraggono, l’evoluzione del lavoro dopo la quarta rivoluzione industriale impone altri ragionamenti, che mettano in comunicazione tra di loro compartimenti che non possono più essere stagni e indipendenti l’uno dall’altro. Il piano sociologico, quello statistico, quello scolastico, quello universitario e anche quello sanitario («c’è la bomba delle malattie croniche pronta ad esplodere», dice Tiraboschi) devono essere considerati fattori l’uno legato all’altro, perché oggi tutto è interconnesso e non si ragiona più per fasi, ma su un’evoluzione nel cui ambito la tecnologia diventa asset strategico. «E non parlo di macchinari acquistati con l’iperammortamento da aziende che magari al loro interno non hanno professionalità in grado di farli funzionare, e nemmeno di studenti che, armati di smartphone, vanno all’Università dopo essersi scaricati la lezione dalla apposita app, parlo di un ulteriore salto in avanti, dal meccanicismo all’apprendimento, che metta ognuno in grado di fare i conti con se stesso e con quello che è in grado di fare in un contesto di logiche partecipate. La quarta rivoluzione industriale – la conclusione – va in questa direzione, ma questa direzione va intrapresa con quel cambio di prospettive che restituisca al lavoro la sua soggettività». Perchè, storia vecchia ma sempre attuale, noi siamo quello che facciamo.

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

Venditori non si nasce, si diventa

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Vendere, oggi, è completamente diverso rispetto a qualche anno fa, e non perché sia necessariamente cambiata la figura del venditore, che pure è cambiata, ma perché è cambiato il modo di ascoltare. Il cliente è più informato, più difficile, più esigente». Chi parla è Alessandro Ferrari, oltre 125mila persone incontrate, nel corso della sua attività di formatore, in carriera. E suggerisce il punto di partenza per una breve indagine su cosa è oggi, e quanto è importante, la funzione vendita. Indagine nella quale abbiamo coinvolto un altro formatore come Raffaele Galasso, ma anche il mondo dell’impresa e dell’università. Il primo rappresentato da Alberto Selmi, Amministratore Delegato di Laminam, il secondo dalla professoressa Elisa Martinelli, titolare, tra gli altri, del corso in ‘Trade Marketing and Sales presso l’Univesità di Modena e Reggio Emilia’. E abbiamo sottoposto loro l’immancabile dilemma, ovvero venditori si nasce o si diventa? Il dilemma Resta tale,diciamo che un po’ si nasce e molto si diventa perchè molto nasce da comunicazione empatica e innata e altrettanto deriva da tecnica, studio, esperienza e soprattutto «allenamento, curiosità e passione: nessuno – la metafora calcistica che sceglie Alberto Selmi –nasce Cristiano Ronaldo…». Vero anche che nessuno, o on tutti, diventa Cristiano Ronaldo, «ma per primeggiare devi

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Lo suggeriva il titolo di uno dei convegni di ALLFORTILES, lo hanno confermato gli interlocutori che abbiamo chiamato in causa… essere disposto a sacrificarti per l’obiettivo». E predsiporti a raggiungerlo, studiare te stesso e gli altri (lo dicono Ferrari e Galasso, che le tecniche di vendita le studiano e le insegnano dopo averle sperimentate su loro stessi) perché la funzione vendita impone empatia, ma richiede anche formazione e conoscenza, oltre che dedizione e attenzione all’altro. Né regge l’obiezione, suggerisce Ferrari, «che ogni settore è diverso dall’altro: è vero ma solo in parte». E qui, allora, entra in gioco la formazione, la preparazione, il collegamento tra formazione e azienda. La formazione… L’università di Modena e Reggio Emilia si è già messa avanti e, verrebbe da dire visto il contesto produttivo cui fa riferimento, non è un caso. «Quello di Trade Marketing and Sales – spiega Elisa Martinelli – è corso tenuto in

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Speciale ALLFORTILES de. Contenuti per la prima, esperienza per le seconde e tra gli uni e le altre quella provocazione che non cade nel vuoto, ovvero quella di ‘venditori laureati’, di percorsi specifici dedicati ad una funzione strategica, oggi più che mai, in ogni azienda…

Alessandro Ferrari

Raffaele Galasso

lingua inglese, che affronta molte tematiche attinenti alla funzione sales: gestione dei canali di vendita, gestione della clientela con focus specifici sulla gestione della forza vendita, sulla sua motivazione e sul suo orientamento. Io comincio ogni corso spiegando che c’è questo assunto, patrimonio comune, secondo il quale ‘venditori si nasce’, che non è necessariamente vero, perché la formazione ha la stessa importanza dell’esperienza sul campo, e da imparare ce n’è sempre…» L’esperienza… Serve,quella,ma non solo quella: Ferrari racconta alla platea che «ho cominciato 35 anni fa vendendo polizze vita porta a porta, ovvero suonando campanelli», Galasso enumera «strategie funzionali», Selmi e Martinelli puntano decisi sulla necessità di rafforzare sinergie tra Università e azien-

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Laurea in vendita? Perché no, pensiamoci. Anche se «i corsi di laurea li decide il Ministero, ma non vi è dubbio che le Università si stiano adeguando alle esigenze di aziende con le quali il legame si vorrebbe più stretto», dice ancora Martinelli, trovando sponda in Selmi che della vicinanza tra Università e imprese, complice il virtuoso esempio di Laminam, è convinto sostenitore. Poi c’è altro: tecniche, empatie innate, l’ovvia predisposizione al convincimento del quale coach come Ferrari e Galasso hanno fatto asset di successo. Ma c’è sempre quella domanda che cade nel vuoto, e alla quale Ceramicanda aspetta risposta: ma un corso di laurea in vendita no? Ne riparleremo nel 2019…

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a cura di Stefano Fogliani

Nudge, suggerire senza imporre la nuova frontiera del marketing Chiara Bacilieri ‘sdogana’ la scelta non imposta ma responsabile, figlia di nuove consapevolezze di clienti «più attenti, informati, ed esigenti»

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pintarella’… Certa letteratura definisce così, facendo torto a teoria molto più complessa, il Nudge Marketing, una delle ultime frontiere della tecnica di vendita e più in generale di persuasione e convincimento del consumatore. Ampiamente sdoganata in tempi in cui il consumatore stesso, o cliente che dir si voglia è, vedi sopra,«più informato, più esigente, più difficile e, in generale, più attento a tutto». Nudging, teoria ascritta a Richard Tailer e Cass Sunstein con il loro rivoluzionario saggio tradotto in Italia come ‘la spinta gentile’. Spintarella, appunto, per darne definizione in italiano corrente, verso un consumo non forzato ma consapevole: Chiara Bacilieri, Customer Success Manager & Marketing Psychology Lead di Neosperience, ha portato a spasso la platea di ALLFORTILES lungo le in parte inesplorate frontiere del nudge. Non un ordine, ma un suggerimento, destinato a suscitare la consapevolezza di ognuno. Il Nudge è, dice Bacilieri , «un’architettura delle scelte che modifica il comportamento delle persone in una direzione prevedibile senza forzare o proibire alcuna opzione». Non è un ordine, né un’imposizione, è un suggerimento ‘soft’, un’indicazione che suggerisce scelta possibile, senza escludere le altre, ma facendo leva su consapevolezze che ogni consumatore ha in se. Responsabilità sociale, allergia alle imposizioni, volontà di essere parte di qualcosa di ampio e condiviso in un mondo frammentato da un approccio social: «mettere la frutta ad altezza degli occhi, se parliamo di grande distribuzione, è un nudge, proibire il cibo spazzatura no». Il primo suggerisce, il secondo impone, il consumatore, consapevolmente, sceglie. Senza, la sintesi, che nessuno gli abbia imposto nulla, ma non senza che un interlocutore che ha il suo stesso grado di responsabilità gli abbia suggerito la pratica più adatta, ove attuabile – e anche questo è un nudge – e ove, ovvio, la pratica stessa sia la più facile e meno costosa».

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

«Un gioco di squadra tra azienda e progettista»: la superficie ceramica secondo Fabio Novembre Progettare, oggi, significa raccontare una storia, trasmetterne il valore attraverso una personalizzazione sempre più ‘spinta’ e un’identificazione ben precisa degli spazi: le possibilità di variare sul tema offerto dalle produzioni ceramiche più evolute, secondo il designer, rappresentano un’opportunità ulteriore per il mondo dell’architettura e del design 18

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Si parla tanto di silicon valley, non di Sassuolo, magari è anche un problema di come si comunicano le eccellenze…». O magari, e lo diciamo senza voler penalizzare gli imprenditori di casa nostra, Fabio Novembre esagera ad arte. Ma da’ bene, il progettista che sta riscrivendo molto del design di casa nostra, la misura di quanto il mondo della progettazione tenga in considerazione la piastrella. Accanto a lui Cesare Cabani, Direttore Generale di Lea Ceramiche, la cui ricerca ha trovato interprete ideale in Novembre. Istrionico, mai banale, spesso sopra le righe e sempre sul pezzo, l’architetto ha, a sua volta, trovato mezzo espressivo di livello assoluto nelle superfici di Lea Ceramiche, con cui ha stretto un profiquo rapporto di collaborazione, destinato a stupire più di quanto non abbia già fatto con creazioni la cui matrice è fortemente caratterizzata. Parliamo di progetti importanti – Casa Milan, Briscola Pizza Society, Attimi, quelli illustrati alla platea di ALLFORTILES – ma soprattutto di quel «gioco di squadra che è l’unica formula – dice Novembre – che da’ modo all’impresa e al progettista di trarre l’uno il meglio dall’altra.

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Da parte dell’impresa si tratta di ascoltare, da parte del progettista – ha detto Novembre - di entrare in punta di piedi all’interno di organizzazioni complesse». In tempi in cui, progettando e realizzando, breccia si fa «raccontando una storia, trasmettendo un valore», il variare sul tema garantito dalla superficie ceramica rappresenta un’opportunità in più per il progettista. «Cui l’oggi – aggiunge Novembre – chiede di essere disraptive, che significa rompere lo schema nel senso comune, ma significa nulla per il progettista e per il designer, la cui missione è da sempre rompere lo schema, provare a stupire attraverso storytelling il più inedito possibile. Si tratti delle forme con cui è stata concepita Casa Milan, che richiamano un brand che si rifà a dinamismo ed eccellenza e propone, appunto, un’epica sportiva fatta di uomini, vittorie e trofei, o ancora delle superfici con le quali abbiamo dato spessore a Briscola, una catena il cui concept richiama filosofia innovativa ben precisa ». La ceramica aiuta, la sua capacità di rinnovarsi anche, ma Novembre registra come la lunga marcia della superficie ceramica verso il mondo della progettazione e dell’architettura, verso le nuove destinazioni di impiego nell’interior design sia ancora in divenire. «Il gres porcellanato è l’opera di un genio», ci aveva detto Novembre qualche mese fa, a margine del ‘Salone del Mobile’, oggi non sembra aver cambiato idea, anche se la tensione alla sperimentazione lo porta a spingersi oltre, anche sull’utilizzo e la declinazione delle superfici ceramiche. «Non esistono rendite di posizione: il made in Italy e la sua eccellenza sono una figata, ma guai a cullarsi sugli allori… Sento che molti imprenditori del settore ceramico si preoccupano del luxury vinyl tile, dico che chi oggi sceglie le superfici di casa sua, e più in generale degli

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spazi all’interno dei quali si vive e si lavora è come fosse un regista e facesse il cast di un film: nel senso che colloca i materiali giusti nei posti giusti, e che ogni materiale è in divenire nella sua destinazione. Ma per come la vedo io credo la ceramica faccia bene a preoccuparsi più di progredire, di migliorare, come sta facendo, la propria estetica e le proprie caratteristiche tecniche, invece di preoccuparsi del vinile. Parliamo di mode: qualche anno fa c’era il linoleum, che nel frattempo è praticamente scomparso..». La ceramica, invece, è ancora lì..

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

Le grandi lastre? Sono un ‘sistema’... Secondo Giulio Ceppi «chi vende superfici ceramiche, oggi, vende una filiera, non solo un prodotto, e la mette a confronto con le esigenze di un mercato evoluto e globale, che chiede risposte immediate e, soprattutto, il più possibile personalizzate»

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i quanto la posa condizioni l’oggi della ceramica ALLFORTILES si è occupata con una tavola rotonda ad hoc, confrontandosi con tematica forse inedita ma destinata a pesare. Che il tema ci sia lo conferma anche Giulio Ceppi che tra l’altro, dal palco di ALLFORTILES sfata, si fa per dire, un altro mito che da’ bene la dimensione di quali siano, oggi, le problematiche con cui deve confrontarsi il settore ceramico. «Nell’architettura di oggi, dove negli ultimi sette, otto anni, è cambiato tutto, a nessuno interessa, in realtà, quanto costino i materiali al metro quadro. O meglio, non si tratta, parlando di costi, di argomento determinante nelle scelte della committenza perché alla committenza contemporanea quello che interessa è soprattutto il tempo». Tempo inteso, spiega Ceppi, nella sua accezione più classica: «Il committente vuole il progetto sia realizzato il prima possibile, vuole sapere con che tempi possono essere consegnati i materiali con i quali si realizzerà il progetto, a che tipo di manutenzione si va incontro e con che periodicità andranno manutenzionati». La variabile tempo, oggi, è complementare alla dimensione dello spazio: se questa ultima è appannaggio dell’architetto, la prima è la leva che aziona immediatamente il committente, dal momento che parliamo di fondi di investimento, di grandi società immobiliari, di banche, di catene commerciali per i quali

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tempo, durata, capacità prestazionali sono asset irrinunciabili. L’architetto di oggi, aggiunge Ceppi, non è solo un progettista, ma deve occuparsi anche di facility management, non più o non soltanto del bello, o del modo migliore di concepire un ambiente. E chi produce materiale per la progettazione, quindi anche le ceramiche, devono acquisire nuove consapevolezze dal momento che non vendono un prodotto, ma una filiera, un sistema. Di scatti in avanti, al settore ceramico, il mercato ne ha chiesti diversi e adesso, fa capire Ceppi, si tratta di vincere anche questa, e di vincerla su scala globale, «perché se fino a vent’anni fa io, progettista, da Milano andavo a Cantù, oggi vado a Chengdu, e la differenza non è solo nei chilometri, ma anche nella proposta che devo essere in grado di fare». La personalizzazione della proposta, nell’analisi di Ceppi, diventa non meno importante della proposta stessa, «dal momento che grande, per restare alla superficie ceramica, sarà anche bello, ma il cliente vuole qualcosa di unico, e lo vuole assumendo il tempo come variabile in grado di orientarne le scelte». Da qui la nascita di una logica di filiera che sta contaminando anche la ceramica, che pone il materiale oltre il livello percettivo del bello e del brutto.

«La committenza, oggi, con compra necessariamente il bello, o la singola superficie o il decoro: compra un sistema integrato che interagisce con la costruzione, sia essa nuova o oggetto di ristrutturazione». Le logiche di posa, le prestazioni energetiche, il tema della sostenibilità sono diventati parte del processo produttivo dal quale, e lo vediamo con sempre maggiore frequenza, alle superfici sono aggiunte funzioni. «Ceramiche che fanno luce, che assorbono le emissioni, che hanno caratteristiche igieniche certificate» sono, ad avviso di Ceppi, approdi ovvii di un’evoluzione cui da una parte la grande committenza, dall’altra la globalizzazione, hanno dato impulso decisivo. Il bello, ok, ma deve e deve esserci altro, perché il ‘mi piace o non mi piace’ è solo una parte, e non necessariamente determinante, della questione, dietro alla quale stanno le domande che davvero fanno la differenza. «Funziona o non funziona? E’ sostenibile o no? Mi garantisce le possibilità di ottenere determinate certificazioni energetiche? Che tipo di manutenzione richiede?»… Sono queste, secondo Ceppi, le risposte che il materiale ceramico deve dare alla committenza, è su questo che i produttori devono continuare a far progredire la ricerca.

«Sensibilizzare i progettisti d’interni» Secondo Ettore Mocchetti c’è un pregiudizio, figlio di un luogo comune, che limita l’impiego dei grandi formati nell’interior design

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Va fatta una distinzione tra la ceramica in senso tradizionale e la grande superficie ceramica». Premessa forse ovvia, quella con la quale Ettore Mocchetti comincia la sua relazione, ma è meno ovvio l’assunto che ne deriva, ovvero che «occorre sensibilizzare soprattutto i progettisti di interni sull’utilizzo della grande lastra. La progettazione di esterni, come quella che lavora sulle grandi commesse, con questo materiale straordinario ha già preso la necessaria confidenza, la progettazione di interni ancora no», dice Mocchetti, non senza fissare il punto di rottura della tradizione ceramica proprio al passaggio alle grandi superfici. «Se parliamo di piastrelle viene in mente altro, rispetto alla grande superficie: vengono in mente le decorazioni dell’antichità, gli azulejos, le maioliche, mentre qui siamo su un piano totalmente diverso: siamo sul piano di un materiale per la progettazione che ha caratteristiche straordinarie, e che sconta piuttosto un pregiudizio nell’ambito dell’arredamento di interni». Pregiudizio che non rende giustizia, dice Mocchetti, né alle grandi lastre né alle loro qualità tecniche ed

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estetiche. «Ed è il pregiudizio che vede nel materiale ceramico un materiale di copia, quando tutto è materiale di copia, quando ha come riferimento la natura». Cita, Mocchetti, il caso dei legni ceramici («il legno è legno», è assunto che si sente ripetere spesso) e prova ad andare oltre, spiegando come la nuova frontiera della grande lastra, oggi, sia il design di interni, e più nel dettaglio il mondo della ristrutturazione. Per varcarla, però, bisogna «sensibilizzare, quando non convincere i progettisti di interni». Perché la superficie ceramica non è più una piastrella, ma la ricerca è andata avanti: forse più di quanto ritengano, a torto, molti progettisti.

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

«Lo spread? E’un problema» Banche e imprese hanno riacquistato competitività, ma nel frattempo la politica manda lo spread a 300…. «livello che si fatica a sopportare a lungo»

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e banche…. C’erano anche loro ad ALLFORTILES: abbiamo voluto capirne punto di vista nel contesto di una transizione non semplice, nel corso della quale «il sistema bancario vede nei servizi alle imprese una parte essenziale del proprio business».Il punto lo ha fatto Luca Manzoni, Responsabile Corporate di BPM. «Un decennio non semplice si è fatto sentire sia sulle imprese che sulle banche, ma– ha spiegato Manzoni –abbiamo le carte in regola per dire la nostra» Le banche non sono più brutte, sporche e cattive… «Non lo sono mai state: forse abbiamo peccato di alcuni errori di sistema, finanziando realtà non troppo brillanti e alcuni progetti non sempre perfetti. Questo ha comportato si accumulassero sofferenze che alla fine hanno appesantito, obbligando le banche stesse a ‘curarsi’ un po’…»

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Questo in passato, pare di capire.. «Oggi BPM, ma tutto il sistema bancario, è in grande spolvero: il sistema ha fatto un grande lavoro di ricapitalizzazione e razionalizzazione e può competere ad alto livello in questi nuovi contesti» Le imprese, invece? «Come le banche, hanno lavorato nel modo giusto. Le aziende hanno fatto quanto dovevano, per ristrutturarsi e riorganizzarsi. E ci sono i presupposti per fare bene» Le banche fanno bene, le imprese anche, ma la politica manda lo spread a 300… «Quello è un problema. Lo spread a 300 è livello che si fatica a sopportare per troppo tempo: le banche si rivolgono a consumatori e clienti per raccogliere denaro, e anche ai mercati, e il mercato costa di più. I costi siamo obbligati a ‘ribaltarli’ sulla clientela per tenere in equilibrio i conti: uno spread alto non giova al sistema» Come se ne esce? «Restiamo positivi. Abbiamo visto, di recente, un miglioramento che contiamo possa avere seguito, riportando lo spread a livelli più sopportabili e accettabili».

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a cura di Stefano Fogliani

Una case history di successo: Max Mara Tra i relatori di ALLFORTILES anche Luca Dallai, che ha raccontato alla platea come si consolida un brand di successo nel cotesto di politiche commerciali in continuo cambiamento… Si parla di fashion, l’obiezione, la ceramica è diversa: siamo proprio sicuri?

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istribuzione multimarca e con punti vendita monomarca, la nuova frontiera del commercio online, la concorrenza degli outlet e dei competitors stranieri, la tecnologia che colma il gap con produttori meno conosciuti ma che si affacciano sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, la difficoltà a restare sul mercato globale con aziende di piccole dimensioni…. Vi ricorda qualcosa? A noi che ci occupiamo (anche) di ceramica sì…. E non rileva che si tratti di alcuni dei punti salienti con i quali Luca Dallai ha illustrato la case history di Max Mara. Settore fashion, come noto, azienda nata negli anni ’50 in questa zona sulla base di un’intuizione geniale del fondatore Achille Maramotti, ovvero «creare confezioni con industrializzazione di processo: un passaggio – dice Dallai dall’artigianale all’industriale che mantenesse caratteristiche alte». Prima la produzione, poi la distribuzione, altro punto cardine del successo dell’azienda reggiana: «una distribuzione multichannel, con presenza all’interno di esercizi multimarca e una serie di punti vendita monomarca, che sono, fuor di metafora, una vetrina e soprattutto consentono a Max Mara e ai suoi brand di presidiare le filiera fino all’utente finale». Mondi paralleli, quelli della distribuzione, che convivono ma hanno problematiche diverse tra le quali quelle legate, proprio, alla distribuzione». La partita della distribuzione, aggiunge Dallai «se la gioca il brand, ma solo se ha qualcosa da dire». Qualcosa da dire al cliente, ovvio, ma anche al distributore perché, quando si parla di distribuzione multimarca, la rilevanza del brand assume valore doppio: «sul multimarca, di dice, si entra per portare a casa fatturato o posizionare correttamente il proprio prodotto… Ritengo invece la strada da seguire sia quella di tenere in debita considerazione entrambi gli assunti.

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A chiunque venda non può non interessare il fatturato, ma non va persa di vista la strategia di posizionamento. Servono obiettivi chiari e chiarezza di rapporto con il distributore. Come vendi il mio prodotto? Come lo proponi? Con che livello di servizio, con quali spazi? Sono – dice Dallai – domande che Max Mara come azienda tende a codificare: solo ove sussistano le condizioni ritenute necessarie il rapporto con il distributore è efficace, diversamente si rischia confusione e disvalore del prodotto». Vale, quanto dice Dallai, per i marchi che, a prescindere dal settore, rivendicano una propria riconoscibilità, né vale l’obiezione che la tecnologia abbia ridotto il gap tra alto e basso di gamma. «Nelle produzioni simbolo del made in Italy, e non ho dubbio valga anche per la ceramica, si combinano know how e tecnologia, ma l’artigianalità, intesa come saper fare che caratterizza il prodotto di eccellenza, è patrimonio di molte aziende». Patrimonio che, aggiunge Dallai, non va svenduto, «ma tutelato attraverso quelle politiche distributive di cui parlavo prima. Che, beninteso, non prescindono dai nuovi scenari, come la vendita online. Settore complesso da gestire e oneroso da presidiare, ma con il quale bisogna mettersi in relazione». Facile per Max Mara, l’obiezione, meno per la ceramica, ma anche in questo caso Dallai coglie un parallelismo non privo di punti: «l’online è comunque un mezzo per approcciare il cliente finale. Magari non si venderanno in rete migliaia di metri quadrati di piastrelle, ma la rete può essere una condizione di prevendita. Chi va sui nostri siti, invece che acquistare online magari va a comprare in negozio…». Nulla vieta, se succede con un capo di abbigliamento, che questo approccio virtuale possa avere una sua efficacia anche sulla piastrella.

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Speciale ALLFORTILES

a cura della redazione

I dazi di Donald? Siamo ancora al ‘tanto rumore per nulla’

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azi USA? Difficile capire cosa succederà sul lungo termine, più facile capire cosa sta succedendo, anche se l’impressione è che si sia ancora alla fase del ‘tanto rumore per nulla’. Quella, cara a Trump, in cui su mostrano i muscoli e ci si guarda attorno, alla ricerca di nemici nei confronti dei quali ‘marcare il territorio’. Chi vede possibili limitazioni di accesso del made in taly della piastrella al mercato statunitense può stare tranquillo, almeno sul breve termine: se calo c’è, le politiche protezionistiche di Trump, per ora, non c’entrano: Filippo Taddei, economista della John Hopkins University, è convinto che «siamo ancora nella fase in cui retorica e azione, dichiarazione e realizzazione non seguono l’una all’altra». Si stanno, secondo Taddei, sopravvalutando i segnali che arrivano da oltreoceano: «da tempo le importazioni USA sono sottoposte a barriere, ma dal 2013 queste barriere hanno tentato di colpire soprattutto la Cina, mentre l’Europa continua è considerata, sì , ma su scala minore». La concorrenza cinese vale un raddoppio di barriere (dal 5 al 10%), l’Europa da 1,5 al 2%». A dire che il nemico, se nemico è, è il Dragone, non l’Europa. Considerata, dice Taddei, il cugino con cui si «pratica la lite per vedere l’effetto che fa». La politica di restrizione, dice Taddei, negli USA si fa da sempre (anche con Obama, perché «la politica commerciale spesso si traveste da risoluzione dei problemi») ma che Trump abbia dato, in materia, accelerazione decisa è evidente.«Ma un conto sono i proclami, un altro gli effetti», spiega Taddei, ad avviso del quale la svolta di ‘The Donald’ è questo definire confini commerciali in senso ‘fisico’.

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Quella di Trump è svolta a metà. «Il protezionismo degli USA guarda soprattutto alla Cina, e retorica e azione, dichiarazione e realizzazione non seguono l’una all’altra E’ lì il punto di rottura, lì potrebbe consumarsi una svolta oggi non prevedibile, ovvero la protezione verso una proprietà di mercato che è bacino elettorale da cui pesca Trump. Ecco il nodo: protezionismo e sicurezza nazionale, la possibilità del Governo di avviare investigazioni in autonomia, colpire comunque le importazioni in nome di un protezionismo «che va comunque contro – dice Taddei – il nuovo. Ma quando ci sono problemi di tipo economico, la politica commerciale è leva che negli USA si è abituati ad azionare e questa, ad oggi, è l’incognita con la quale fare i conti. L’America – aggiunge Taddei – guarda al far-east , ma Trump, ogni volta che annusa minacce, reagisce. Il contesto attuale dice che gli effetti sono diversi dalle intenzioni, e che il tratto simbolico della difesa dei confini è più importante di quanto accada in concreto». Il resto si ascrive all’imponderabile, e se è vero che con Trump non si sa mai, è vero anche che quella sui dazi è partita che si gioca su altri campi, almeno ad oggi, non certo su pavimenti, o rivestimenti, prodotti in Italia.

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Non solo USA: Ucraina e Turchia… La geopolitica condiziona l’export, ma anche le tratte lungo cui muovono le materie prime: i casi di Ucraina e Turchia

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Se vogliamo fare previsioni a breve termine sugli scenari geopolitici possiamo solo organizzare la nostra ignoranza: il lungo termine è, per definizione, imprevedibile». Con la geopolitica non si scherza, si tratti dei dazi di Trump o di altre zone che restano strategiche per il distretto ceramico. Negli USA si vende, altrove si compra: materie prime, nella fattispecie, Turchia e Ucraina i confini. «zone complesse – dice Cecilia Emma Sottilotta dell’American University in Rome – dal punto di vista geopolitico: quella turca è situazione di rischio, Erdogan affronta congiuntura non semplice, sollecita il nazionalismo ma deve rassicura e stabilizza: in una situazione del genere il problema è soprattutto ai costi mentre, se parliamo di Ucraina, lo scenario cambia, ed è più complesso». I feldspati - e non solo – in Turchia, dove il porto di Gulluk veicola 6,5 milioni di tonnellate l’anno, con una crescita dal 2013 del 55%., «il 75% dei quali –spiega Massimo Solimei di Esan - va all’estero, e tre quarti dell’export sono assorbiti da Italia e Spagna».

In Ucraina anche peggio: « il rischio attiene anche al fatto che parliamo di zona di scontri, con difficoltà di percorrenza e viabilità che accrescono problematiche e costi esponenzialmente». Mica solo costi, tuttavia: scenario non decifrabile, incertezze, e un’instabilità diffusa che accomuna realtà diverse, ma strategiche per la piastrella. Il 2018 di Turchia e Ucraina si chiude tra mille incognite: si tratta, per le imprese italiane che lì hanno interessi e aspettative, di individuare le giuste traiettorie lungo cui collocarsi. Ma da qui in avanti Ucraina e Turchia cosa fanno? E cosa faranno?

RCM SPA: 50 anni di passione per il pulito

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Speciale ALLFORTILES

a cura di Stefano Fogliani

Porti e ferrovia, a che punto è la logistica delle materie prime? Il punto lo hanno fatto il Presidente dell’Istituto sui Trasporti e Logistica Mario Petrosino e Francesco Anselmi, AD di GL&T Cargo Francesco Anselmi

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Mario Petrosino

cqua e terra, porti e ferrovie. Passa anche da lì il futuro del settore, tra Governi che si succedono e promettono infrastrutture che non ci sono, o non nella misura attesa. Ovvio attraverso ALLFORTILES si sia voluto indagare anche questo aspetto, percorrendo idealmente la tratta italo-tedesca che porta nel distretto ceramico le argille tedesche, ma

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affacciandoci anche dalle banchine del porto di Ravenna per capire cosa c’è, fuor di metafora, oltre l’orizzonte. La ferrovia Ad agosto, quando un guasto lungo la tratta italo-tedesca paralizzò l’asse ferroviario lungo il quale passano (anche) le argille tedesche, il

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danno all’economia italiana si attestò oltre i 2 miliardi e mezzo di euro e furono in diversi ad occuparsi del problema, scoprendo un mondo «fatto di tracce, vagoni, orari, macchinisti che non ci sono, difficoltà di movimento e programmazione con i quali noi spedizionieri ci confrontiamo quotidianamente». Mondo che ci ha raccontato Francesco Anselmi di GL&T Cargo. Due treni al giorno, quelli che partono dalla Germania, tre a settimana le tratte che raggiungono il distretto: tra un milione e un milione e trecentomila tonnellate l’attuale capacità di carico di linee che, spiega Anselmi, «possono arrivare a un milione e mezzo di tonnellate: le migliorie possibili – spiega Anselmi – sono in una programmazione più efficace degli approvvigionamenti anche da parte delle aziende soprattutto in una migliore gestione del personale da parte delle ferrovie. Perché, paradossalmente, trovare macchinisti è complicatissimo».

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Il porto Quello di Ravenna. E’ verso la Romagna e l’Adriatico che guarda al distretto: a Ravenna sbarcano quattro milioni e settecentomila tonnellate di materie prime, il 20% delle quali muove poi sulla ferrovia. I numeri li da’ Mario Petrosino, Presidente di ITL, Istituto sui Trasporti e la Logistica, fondazione a partecipazione pubblica costituitasi nel 2003 allo scopo di contribuire allo sviluppo e alla promozione della logistica e dei sistemi di trasporto nella regione Emilia-Romagna, che annuncia novità sul porto, i cui servizi sono ormai a saturazione. C’è un piano di investimento per oltre 230 milioni di euro, cui se ne aggiungeranno altrettanti da parte degli operatori privati che operano sui 27 terminal del porto: nei primi mesi del 2019 sarà pubblicato il bando che individuerà un general contractor, spiega Petrosino, cui andranno di pari passo gli interventi di RFI sulla rete ferroviaria che andrà potenziata di conseguenza.

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Verso il full digital: la risposta di Sicer con gli inchiostri .LE – LOW EMISSION Piena efficienza delle macchine, rispetto delle emissioni, flessibilità di processo: il progetto .LE - LOW EMISSION, nuova gamma di inchiostri a base eco solvente, premia la ricerca dell’azienda fioranese, le cui tappe sono state illustrate nel corso di ALLFORTILES

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lessibilità ed efficienza del sistema produttivo, diminuzione del lead time, diminuzione dei magazzini in un’ottica di produzione on demand. Sono gli obiettivi che si pone la ricerca di Sicer guardando al full digital, ultimo approdo di quell’evoluzione di processo cominciata già nel primo decennio degli anni 2000, «quando apparve chiaro da subito come i tempi di set-up cambio prodotto, le possibilità di sviluppo grafico e le rese in scelta garantite dalla tecnologia digitale schiudevano alla ceramica orizzonti importanti». Dal 2010 ad oggi hanno caratterizzato il settore ulteriori evoluzioni, tra cui aumento di colori ed effetti, applicazioni digitali, possibilità grafiche e tanto altro oggetto da sempre di ricerca per Sicer, colorificio ceramico, presente da oltre 20 anni nel settore, che si caratterizza da sempre per costante innovazione e ricerca tecnica, con particolare attenzione a Sostenibilità e tutela dell’ambiente. Perché insieme all’evoluzione del digitale, come noto, sono sorte problematiche in ordine alle “emissioni”, relativamente ai quali Sicer presenta oggi sul mercato una soluzione concreta al problema, con l’ultima evoluzione della ricerca Sicer Inks finalizzata ad ottenere prodotti con un bassissimo impatto ambientale. «Da una parte si trattava di eliminare i problemi legati agli odori, dall’altra di mantenere quell’efficienza produttiva richiesta dai nostri clienti» ha spiegato il Direttore della divisione Digitale di Sicer, Ing. Christian Menato, presentando la nuova generazione di inchiostri a bassa emissione, serie .LE - LOW EMISSION, formulati con innovativi solventi, chimicamente stabili fino ad altissima temperatura. Gamma nata «da test di laboratorio usando modelli predittivi basati sui dati reali acquisiti sul campo, simulando il processo di cottura, studiando la degradazione chimica della componente organica degli inchiostri, analizzando le sostanze emesse in fase di preriscaldo e valutandone l’impatto olfattivo», ha detto il ricercatore di Sicer, aggiungendo come la nuova gamma raggiunga quegli obiettivi che Sicer, avviando il progetto LE, si era prefissata. «I tre punti fermi erano mantenere la piena efficienza delle macchine, rispettare le emissioni e, al contempo, garantire flessibilità al processo produttivo: i diversi test sostenuti garantiscono ottime performances da questo punto di vista: le emissioni odorigene sono drasticamente abbattute, dall’ordine delle migliaia alle centinaia di unità odorimetriche, e nello stesso tempo viene ridotta anche del 50% ed oltre la concentrazione delle aldeidi e delle SOV a camino». Il tutto, ovviamente, mantenendo le prestazioni richieste agli inchiostri attualmente impiegati nei processi produttivi. «Ed in grado – ha concluso l’Ing. Menato – di risolvere i problemi di impatto odorigeno dei fumi, comuni oggi in tutto il distretto ceramico, permettendo di applicare quantità di inchiostro importanti che avvicinano l’obbiettivo della completa digitalizzazione delle applicazioni ceramiche».

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La rivoluzione digitale Secondo il sociologo Costantino Cipolla la rete ha cambiato tutti i contesti nei quali viviamo

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La storia dell’umanità vice di cicli, di fasi e di cambiamenti, ma nulla era mai stato così veloce ed epocale come la rivoluzione che stiamo vivendo, in grado in pochi anni di cambiare la sfera individuale di ognuno. Sul lavoro, come nella politica, nel sociale, nel mondo delle relazioni». La chiamano, non è un caso, la ‘rivoluzione digitale’ e il sociologo Costantino Cipolla ne misura l’impatto su dinamiche individuali e collettive che, dice, «non sono e non saranno più le stesse, e cambieranno ancora: è l’onda lunga del web, la vera rivoluzione. La rete – dice Cipolla – ha cambiato tutto, e altro cambierà, perché la rete non lascia nulla di codificato, crea segmenti che si aggregano per affinità, inventa un mondo nuovo che è infinitamente più nuovo di quello uscito da quelle che la letteratura chiama rivoluzioni industriali». Ne abbiamo attraversate, di rivoluzioni, almeno quattro: quella della meccanica, quella dell’elettricità, quella dell’informatica e questa, appunto, digitale, che invece ad avviso di Cipolla è l’unica vera rivoluzione cui si è assistito da un paio di secoli a questa parte. «Una logica di cambiamento che nessuna rivoluzione industriale o sociale era stata in grado di imprimere, a tutti, con tale velocità: un flusso di informazioni continuo che ha scardinato prima quello che veniva considerato l’individualismo, poi quello che veniva considerato il concetto di verità». Il primo si è trasformato in individualismo iperconnesso, il secondo in una molteplicità che impone discernimento e consapevolezza. Ha cambiato la società, la rivoluzione digitale, non meno di quanto abbia cambiato il quotidiano di ognuno, invadendone anche la sfera dei sentimenti. «Nel 2017 il 60% degli americani che si sono sposati si sono conosciuti in rete, Cina e India sul digitale hanno costruito le loro fortune, evolvendo verso forme di capitalismo che

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ne hanno cambiato gli orizzonti. Individuali e iperconnessi, mai soli, e mai isolati: la nuova frontiera è questa rete della quale si misurano vantaggi e svantaggi». Si misurano, però, a fari spenti, perché la velocità del cambiamento in atto è tale da non consentire previsioni, ma solo di dare conto di pro e contro. «Vantaggi di efficienza sono ampiamente riconosciuti», dice Cipolla, che tuttavia, da scienziato, non può fare a meno di misurasi con il dubbio. Faranno tutto le macchine, ci si chiede in tempi di intelligenza artificiale e come noto le tesi sono due. La prima vede la macchina prevalere sull’uomo, la seconda vede l’uomo governare la macchina, avvantaggiandosi di quanto la macchina può fare al suo posto…. Difficile trovare risposta, mentre nelle fabbriche il 4.0 la fa da padrone complice robotizzazione esasperata, e nel quotidiano di ognuno sono quelli che Cipolla chiama ‘media individualcollettivi’ a scandire i ritmi delle nostre giornate… Più facile riflettere, come sceglie di fare Cipolla, sull’unica questione davvero dirimente ovvero «Come uomini, con le nostre sensibilità e le nostre esperienze e intelligenze, che possibilità abbiamo di difenderci nel modo giusto di fronte a questo cambiamento? Chi si sottrae alla sfida, si tratti di individui o di organizzazioni, si mette fuori dalla realtà, ma la partita – chiude Cipolla – ce la giochiamo tra uomini, tra le nostre qualità individuali, intelligenze e sensibilità ed esperienze collettive, non con le macchine». Quelle, ovvero le macchine, intese come rete e intelligenze artificiali, sono e restano un mezzo, attraverso le quali raggiungere un fine tutto nostro. Nostro, però, nel senso di uomini…

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Agenda 2030: la corsa (ad ostacoli) verso lo sviluppo sostenibile Ne hanno discusso Fortunato D’Amico e Armando Cafiero. «E’ necessario – ha detto il primo – preparare il cambiamento». «Il settore ceramico – la risposta del DG di Confindustria Ceramica – su questi temi, è già al lavoro»

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’è una sostenibilità che si traduce in responsabilità sociale di impresa. E ci sono protocolli che questa sostenibilità dirigono, l’ultimo dei quali è quell’Agenda 2030 che segna una sorta di salto di qualità, indicando una serie di prescrizioni e buone pratiche che tracciano la rotta verso uno sviluppo sostenibile. Prescrizioni naturalmente astratte e inevitabilmente di principio, ma enunciazioni con le quali ogni impresa più evoluta deve fare i conti. Da una parte c’è, infatti, l’attività di impresa, finalizzata alla produzione e alla creazione di valore, ma c’è anche un valore più sostenibile, che implica attenzioni a quanto sottende al processo produttivo e va a riflettersi sul sistema economico e sociale come sulla qualità della vita di ognuno. «Agenda 2030 è uno schema con il quale si dettano le regole per lo sviluppo di un prossimo futuro», spiega Fortunato D’Amico, architetto e docente al Politecnico di Milano, che ha discusso del ruolo delle imprese nell’ambito di Agenda 2030 con il Direttore Generale di Confindustria Ceramica.

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Speciale ALLFORTILES

Viene da lontano, dice d’Amico, questa agenda, ed è evoluzione quasi naturale di quella Agenda21 redatta nel 1991 da quasi 200 nazioni: fissa 17 macroobiettivi dai quali discendono 169 target o traguardi «che scrivono un’idea di futuro che passa – dice D’Amico – da cambiamenti economici, sociali e ambientali». Persone, Prosperità, Pace, Partnership, Pianeta le cinque direttrici lungo cui muovono prescrizioni all’interno delle quali il ruolo delle imprese è ben chiaro, e lega lo sviluppo industriale a modelli sostenibili, ad una necessaria, e in un certo senso ovvia, responsabilità. «Nel nostro paese, oggi, si sente parlare di decrescita felice, di infrastrutture che non servono: Agenda 2030 media su valori oggi irrinunciabili per ogni impresa evoluta». Sostenibilità di processo, qualità del lavoro, attenzione all’ambiente, logistica integrata, riduzione di sprechi e consumi sono la traduzione pratica di enunciazioni di principio, con i quali la ceramica si confronta da tempo. «Al netto dell’ovvia integrazione tra i diversi sistemi politici, geografici, amministrativi, le imprese si muovono da tempo nell’ambito delle responsabilità sociali, ed è importante che ce lo diciamo perché nel nostro paese, oggi, si sente parlare di decrescita felice, di infrastrutture che non servono, ci sono segnali di deriva in questo senso, mentre invece l’attività di impresa fa della sostenibilità uno dei suoi asset», precisa Cafiero, ad avviso del quale non è così scontata la centralità che l’impresa rivendica. O almeno, è forse scontata se guardiamo sistemi industriali evoluti, «ma questo non vale, o non ancora, per tutto il mondo, mentre per quanto riguarda le ceramiche il percorso è già cominciato». Crescita

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dell’occupazione, qualità del prodotto e del processo, riduzione delle emissioni sono temi che accompagnano un processo di crescita e sviluppo che non deve andare detrimento della qualità della vita. «Il prodotto ceramico, da questo punto di vista, è espressione di una responsabilità diffusa, e in Confindustria Ceramica stiamo declinando questi valori con un lavoro che inquadra le azioni realizzate e quelle in corso di realizzazione per il raggiungimento degli obiettivi», dice Cafiero, che cita, ad esempio, il tanto fatto in tema di formazione e alternanza scuola lavoro, finalizzato a mantenere alta la qualità e la professionalità delle persone in modo da garantire competitività sempre maggiore alle imprese. Che tuttavia, per dare corso ad obiettivi «sui quali – dice Cafiero – il confronto è in atto», avrebbe tuttavia bisogno di un sistema – paese che fosse altrettanto ricettivo nei confronti di questi obiettivi. «Sappiamo che scontiamo svantaggi importanti rispetto ai nostri competitors e il gap lo abbiamo sempre colmato con la qualità del prodotto e con il know how. Da questo punto di vista si tratta di mantenere questa qualità mediandola tuttavia con nuove sensibilità, che sono tuttavia già patrimonio comune del settore ceramico». Guardare oltre, lavorando al meglio, vincere quella che D’Amico chiama «resistenza al cambiamento» in un’ottica di rinnovamento, e di produzione di una società «all’interno della quale ognuno possa stare meglio». All’interno della quale il ruolo dell’impresa deve comunque restare centrale: per mantenere quel ruolo, anche l’impresa dovrà allinearsi al cambiamento. Ma il distretto, par di capire, si è già messo avanti con il lavoro.

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a cura della redazione

Il Vostro ALLFORTILES... Ecco alcuni dei messaggi giunti in redazione in coda alla tre giorni di Villa Valentini, a confermare la bontà della formula’inventata’, poco più di un anno fa, da Roberto Caroli

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erdonerete l’autoreferenzialità, ma la cosa era (quasi) dovuta. Anche perché mica era scritto che, dopo la prima edizione, tutto andasse come auspicato. Invece, oltre al riscontro sulle presenze di cui leggete a parte, a spingere ALLFORTILES verso l’edizione 2019 c’è la convinzione di avere trovato la formula giusta, come da attestati che seguono, tra i quali troverete alcuni pareri di quanti, assistendo ai convegni e lasciandosi portare a spasso dalla tre giorni di ALLFORTILES, ci hanno scritto per riconoscere alla manifestazione quanto ci aspettavamo. Ovvero suscitare curiosità e interesse. Missione compiuta? Forse, ma mica ci fermiamo qui, anche perché, a leggere le caselle di posta di Ceramicanda, altro ci si aspetta da noi… Ecco, comunque, l’ALLFORTILES di chi lo ha seguito… Poche righe, ma molta sostanza, come si usa tra queste due sponde del Secchia che chiamiamo distretto…

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Speciale ALLFORTILES Un evento di “spessore”.Ottimamente strutturato grazie a relatori di riconosciute professionalità e qualità. Pubblico attento ed interessato sulle varie tematiche. Il tutto all’interno di una “location” scenografica che ha fatto da cornice ad una sessione operativa di tre giorni che....sono trascorsi con piacevolezza. Arrigo Martinelli, Free Lance Marketing Consultant E’ la prima volta che il distretto ospita un evento così importante, articolato su temi di attualità che spaziano dagli argomenti più strettamente tecnici a quelli relativi al mercato, al credito, fino ad arrivare all’organizzazione del lavoro. E’ stato un grande onore aprire i lavori del convegno con un mio contributo. Mariano Paganelli, Marazzi Group Una manifestazione diversa e originale con contributi tecnici e economico-culturali che si sono alternati così da tener viva l’attenzione di un pubblico eterogeneo. Sicuramente un contributo importante per la diffusione di conoscenze nel distretto ceramico.” Cordiali saluti. Maria Chiara Bignozzi Dove li puoi ascoltare, insieme, l’inarrivabile Prof. Costantino Cipolla (di cui mi pregio di essere amico) che ti parla di futuro digitale e subito dopo lo scortatissimo e lungimirante Prof. Tiraboschi (allievo di Marco Biagi assassinato dalle neo-BR per le sue idee) che ti parla dei nuovi paradigmi del lavoro, nel contesto di una bellissima cascina di campagna, una mattina soleggiata di novembre? Naturalmente nella piastrella valley, ad “All for Tiles”, evento incredibilmente interessante ideato da quel genio di Roberto Caroli, patron di Ceramicanda, che per tre giorni ha portato il gotha dell’imprenditoria e non solo, a Casalgrande. Complimenti davvero. Lorenzo Notari di Notari Ricerche

Buongiorno,vorrei ringraziare per l’opportunità che mi è stata data di partecipare a diversi incontri in “ All for tiles”. Mi complimento per la scelta dei relatori che hanno reso comprensibili tutti gli argomenti trattati con grande professionalità ed empatia, e in particolare un apprezzamento a chi ha lavorato per creare un atmosfera così coinvolgente. Grazie mille Cristina Miselli Si è trattato di un vero e proprio ‘workshop’ sul settore ceramico e sul contesto più allargato che lo riguarda, sullo stile di quanto deve fare un autentico e titolato ‘think tank’, al di fuori delle occasioni istituzionali normalmente promosse da associazioni o enti pubblici.Questo lo ha reso forse più dinamico, più frizzante, anche per il ritmo che è stato imposto, ed il suggerimento che posso dare è quello di proseguire implementando, poi , occasioni di approfondimento specifico sui temi che riscuotono più interesse. Cristiano Canotti Buongiorno Caroli, per me è stato un onore ed un piacere conoscerLa e potere parlare delle ns. proposte di fronte ad un uditorio così qualificato. Per quanto riguarda qualità, organizzazione e accoglienza posso affermare la mia completa soddisfazione per tutto ciò che è stato fatto per metterci a ns agio in un ambiente famigliare. Ancora grazie e cordiali Saluti. Moreno Monduzzi, Sacmi Imola S.C. Complimenti per all for tiles! Per i temi trattati, per la tua moderazione e per l’organizzazione perfetta! Per gli ospiti che sono intervenuti! Un luogo di scambio di opinioni che mancava nel distretto di Sassuolo!Un abbraccio Paola Paltrinieri, Panariagroup

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Grazie ai tanti che, con la loro presenza e il loro contributo, hanno collaborato alla perfetta riuscita di ALLFORTILES

Arrivederci all’edizione del 2019



a cura di Roberto Caroli e Stefano Fogliani

Consuntivo Cersaie Tecnargilla

Da Bologna a Rimini… Cersaie e Tecnargilla: ceramica e meccanica di fronte al mercato globale, tra un 2018 non semplice e un 2019 pieno di se e ma… «Ci sono periodi di vacche grasse e vacche magre: bisogna essere in grado di affrontare anche i secondi» NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

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La ceramica torna sulla terra». Lo avevamo scritto alla vigilia delle due fiere che, tra Bologna e Rimini, hanno monopolizzato il settembre del settore. Alludevamo alle tante perplessità che accompagnano il comparto – ceramica e impiantistica per ceramica, – verso la fine di un anno caratterizzato da qualche tensione, affacciandolo su un 2019 che si annuncia «complesso». Tensioni internazionali, mercati in flessione (USA su tutti per la piastrella, mentre la Cina ‘pressa’ la tecnologia made in Italy), concorrenza internazionale sempre più agguerrita, le italianissime carenze infrastrutturali accompagnate dalle problematiche legislative (mancano misure a favore delle imprese, il rilancio dell’edilizia resta un’ipotesi) minacciano di vanificare il tanto investito per confermarsi leader di un mercato che, in questo fine 2018, tiene in molti sulla corda.

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Consuntivo Cersaie Tecnargilla

Sollecitando le consapevolezze di gran parte della classe imprenditoriale che il suo ruolo di ‘traino’ continua a recitarlo, obbligandola però a fare i conti con ‘il ritorno sulla terra della ceramica’. Scritto da questo 2018 di cui Cersaie e Tecnargilla sono state sintesi e bilancio, e dai pareri degli addetti ai lavori incontrati lungo i 100 chilometri che, dividendo Bologna e Rimini, uniscono punti di vista comuni. Dai quali emerge la volontà di «guardare avanti: ce lo insegna la Bibbia che ci sono tempi di vacche grasse e vacche magre, e da parte nostra – dice Romano Minozzi, Presidente e fondatore di Iris Ceramica Group – si tratta di essere bravi a fare i conti anche con le vacche magre».

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I conti… Tornano o non tornano? «L’anno scorso i risultati furono comunque sopra le righe, quindi un assestamento ci potrebbe essere. Ma – spiega Giorgio Romani, Presidente del Gruppo Romani – ad oggi i numeri non mi sento dicano che faremo male». Prodotto e servizio, ad avviso del Presidente di Del Conca Group Paolo Mularoni, «continueranno a fare la differenza, ma è vero che chiudiamo un anno complesso: il nostro compito è continuare a fare prodotti che possano distinguersi». Le cause di una congiuntura «non semplice»? Le analizza Sergio Sassi, AD Emilceramica, che riconduce «un momento di riflessione del mercato a fattori geopolitici e macroeconomici, che non contribuiscono a creare un clima di euforia». Vale, l’assunto di Sassi, anche per gli impiantisti. «Il 2018 sarà un anno di assestamento: veniamo da anni di crescita, l’iperammortamento ha ‘spinto’ gli investimenti, i mercati internazionali hanno a lungo sostenuto la domanda e di fronte a performances del genere non è escluso si accusi qualche pausa, soprattutto in vista del 2019». A parlare è un altro Sassi, ovvero Paolo Sassi, Presidente di BMR e di Acimac, che fotografa quella situazione di attesa che è frontiera comune di un orizzonte non dissimile…. Presente e futuro… «Prevediamo il 2018 possa dare segnali diversi, soprattutto in Italia dove nel 2017, con gli

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incentivi statali, alla necessità di investire si è aggiunta la possibilità di farlo. Ovvio la curva possa calare, dopo un anno di forte crescita, e si tratti di lavorare anche oltrefrontiera». Dove tuttavia, ammette il Direttore Generale di Acimac Paolo Gambuli, «vediamo molti mercati condizionati da fattori di instabilità e da una concorrenza molto agguerrita. Ma la partita è aperta, e il made in Italy ha le sue carte da giocare». Da Rimini, l’eco della rivendicazione dell’eccellenza del made in Italy, si tratti di processo o di prodotto, arriva fino a Bologna, dove la ceramica celebra se stessa non meno di quanto la Riviera celebri la tecnologia. Non senza guardare ben oltre il distretto ceramico,

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con il mercato globale come approdo di una rotta che si scrive ogni giorno, soppesando minacce e opportunità. E misurandosi con temi che vanno ben oltre i piazzali di carico, la distribuzione, il marketing, i dati che fino a questa estate certificavano la solidità del settore meccanoceramico. Manifattura di eccellenza, abituata a confezionare ‘piccoli miracoli’ nell’ambito di un sistema paese che non aiuta, e obbligata anche a misurarsi con altro. ... tra incognite e certezze Con i dazi, con il sistema di tutela della concorrenza, con l’adeguamento a norme di sostenibilità sempre più stringenti… «L’Europa serve in

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Consuntivo Cersaie Tecnargilla

quanto massa critica, concentrazione di interessi comuni e diffusi: impensabile l’Italia, da sola, possa competere con Cina, India, o anche gli USA. Alle imprese serve l’Europa, e quello dei dazi è – dice il Presidente del Parlamento Europeo Paolo Tajani, ospite del convegno inaugurale del Cersaie – uno strumento di tutela, non una forma di chiusura». Anche a Bruxelles guardano le imprese, perché se guardano a Roma ne ricavano solo incertezze: relative ad infrastrutture e a misure ‘dedicate’. L’Amministratore Unico del Gruppo Mapei Giorgio Squinzi rimarca l’assenza di «un impulso all’edilizia: quello che penalizza la crescita – dice il numero uno di Mapei - è il suo mancato rilancio», mentre il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ammette come «al governo chiediamo da tempo più attenzione alle imprese. Come del resto chiediamo collegamenti infrastrutturali in grado di accrescere la competitività delle nostre aziende». Poi però ti accorgi che l’Italia fatica, che il mondo è grande e la concorrenza agguerrita: rieccoci, allora, rieccoci, a misurare minacce e opportunità, con le grandi lastre asset possibile su cui basare possibili ripartenze…

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Grandi superfici, grandi prospettive… «Si può crescere ancora, e si crescerà. La ceramica, anche grazie alle sue eccellenze produttive, può trovare nuovi spazi». Non ha dubbi il Presidente di Abk Roberto Fabbri: il settore pensa ancora in grande grazie (anche) alla grande lastra. Oggi i grandi formati valgono circa un punto percentuale del consumo mondiale, domani molto di più… «Si può fare meglio», argomenta Squinzi, lasciando intendere che meglio si farà, mentre Romano Minozzi è certo «di sviluppi molto importanti per un prodotto che troverà il suo spazio». Tra i cinque e i dieci punti percentuali la quota di mercato che Alberto Selmi, AD di Laminam, accredita, da qui al prossimo decennio, alle grandi superfici, prodotto «forse sovrastimato – dice Graziano Verdi, AD di Italcer – ma nei cui confronti il mercato è ricettivo». Il problema, anche sulle grandi superfici, è la concorrenza… quella straniera in generale, quella spagnola in particolare…. «Il mercato globale chiede eccellenza a tutti i livelli, e questa eccellenza siamo chiamati a consolidarla. Dobbiamo mantenere un livel-

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lo alto nonostante handicap che, in ambito energetico e di costi, scontiamo nei confronti di competitors a noi vicini, come gli spagnoli, che sono cresciuti anche grazie ad operazioni coraggiose a livello di prezzi, complici le quali si sono affacciati su mercati che erano loro preclusi», dice Emilio Mussini, Presidente di Panariagroup, che fa capire come anche la ‘battaglia dei prezzi’ sia fattore da tenere in considerazione. Senza perdere di vista, però, una preminenza rivendicata anche a livello etico, attraverso una ricerca che spinge i caratteri tecnico-estetici della piastrella sempre più avanti. In questo senso Federica Minozzi, CEO Iris Ceramica Group, ricorda come «la competizione aiuta a migliorare, e la concorrenza va fatta spingendosi in avanti, non tornando indietro. Il prodotto italiano è leader perché ha sempre lavorato puntando in alto, non scommettendo su giochi al ribasso». Vale per la ceramica come vale per l’impiantistica… Gli scenari Tra Bologna e Rimini è andato in scena il

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‘guardare oltre’ della ceramica. Oltre un 2018 che forse non sarà buono come il 2017, verso un 2019 che si annuncia crocevia importante. «C’è preoccupazione diffusa in merito alla situazione di diversi mercati, e dico che non è un panorama promettente», avverte il Direttore Generale di Sacmi Claudio Marani, ma non sarebbe la prima volta che l’eccellenza che gli si riconosce spinge ceramica e meccanica per ceramica oltre le previsioni. Forse, come suggerisce Franco Stefani Presidente di System, è solo questione di avere pazienza, «perché il diagramma di momenti felici e infelici scandisce la storia di ogni uomo, non solo dei settori industriali. E’ vero però – argomenta il Signor System – che nel mondo l’installato è superiore al fabbisogno del 30%, dato che annuncia periodo di sacrifici. Per chi produce impianti come per le ceramiche: si tratta di mettersi ai blocchi di partenza e aspettare il mercato mondiale abbia un nuovo impulso. Quando succederà sarà necessario scattare per primi, e provare a mettersi un passo avanti». È già successo, tra l’altro, non è scritto non debba succedere di nuovo.

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Primo Piano

a cura della redazione

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L’antico ‘saper fare’ della ceramica per il mercato contemporaneo

Stefano Giordani

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na tradizione secolare declinata in chiave contemporanea, senza mai perdere di vista quell’antico’saper fare’ che ha visto evolversi prodotti e processi. Il percorso di differenziazione e identificazione tra i diversi brands intrapreso a suo tempo da Cooperativa Ceramica d’Imola prosegue nel segno dell’eccellenza e non può dirsi ancora pienamente compiuto «soltanto perché la ricerca sposta il traguardo ogni giorno più avanti, e non sentirsi mai arrivati ma lavorare per migliorare sono caratteristiche del dna del nostro Gruppo». Stefano Giordani, direttore marketing e sviluppo prodotto del gruppo imolese, misura tuttavia con soddisfazione i riscontri con i quali il mercato riconosce, nei tre diversi marchi (Imola, LaFaenza,

Imola, LaFaenza, Leonardo sono i tre brand attraverso i quali Cooperativa Ceramica d’Imola reinterpreta le sue eccellenze: un design innovativo per collezioni che integrano proposta completa, unica nel suo genere, che mette al centro «la ricerca e l’innovazione» Leonardo) fortemente identificati da differenti interpretazioni del materiale ceramico, il nuovo corso intrapreso dall’azienda. Strategia definita attingendo alla tradizione ceramica che contraddistingue da sempre le produzioni del gruppo imolese, e definita attraverso ricerca, investimenti, produzioni in grado di aderire nel modo più efficace alle istanze di un mercato che non chiede solo prodotti, ma anche servizio e soprattutto idee nuove. «Abbiamo scelto di rinnovarci attraverso un riposizionamento dei brand: nel 2017 abbiamo accelerato in modo deciso guardando avanti, ma rimanendo fedeli ad una storia aziendale che resta patrimonio comunque di ogni marchio, e traspare da ogni singola produzione», spiega ancora


Giordani, non senza aggiungere come, nel solco comune dell’eccellenza, Imola, Leonardo e LaFaenza lavorino «per esplorare orizzonti e prospettive lungo cui ogni grande azienda è tenuta a muoversi per continuare a recitare un ruolo da protagonista». Così, le tre anime del Gruppo, traducendosi in brand, raccolgono differenti ispirazioni che recepiscono appieno il mutare del gusto, trasformandolo nelle moderne superfici che hanno integrato le proposte presentate a Cersaie. A cominciare da LaFaenza, che mescola tra loro progetti ricercati in grado di interagire reciprocamente al di là di una specifica identità. «E’ il nostro marchio dedicato al residenziale: Legno, Metallo e Bianco sono le tre nuove collezioni che si rifanno all’abitare più prezioso», spiega Giordani, illustrando proposte di grande fascino cui si contrappongono, integrando una visione globale di

concept ceramico, le superfici più ‘tecniche’ di Leonardo, «brand più architetturale, oggi dedicato non solo alle grandi opere ma anche al mondo della progettazione d’interni in ambito residenziale». Ultima, ma non ultima, Imola, il marchio attraverso il quale il gruppo imolese «rilegge la sua storia di manifattura di eccellenza – dice Giordani - fatta di ricerca e innovazione. Da un’attenta selezione dei materiali, da una sapiente reinterpretazione e un design innovativo nasce infatti una proposta unica nel suo genere, in grado di infondere uno stile unico ad una gamma produttiva «in costante divenire». Tra i progetti presentati da Imola, Parade, rielaborazione di superfici tradizionali (marmette e graniglie) realizzate senza tecnologia digitale: «prodotti eminentemente tecnologici – dice Giordani – in grado di illustrare a 360° le infinite possibilità di utilizzo del materiale ceramico».


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«Le grandi lastre hanno alzato l’asticella» Le nuove proposte Smalticeram a Cersaie 2018: secondo Carlo Alberto Ovi «il progredire della ricerca è fondamentale. Le nuove tecnologie si combinano con la voglia, tutta italiana, di sviluppare soluzioni sempre inedite» Carlo Alberto Ovi

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li anni Venti, ruggenti ed entusiasti, ma ormai passati da quasi un secolo, sono solo una quinta, o meglio una scenografia rumorosa e colorata, ma anche piena di aspettative, dentro la quale Smalticeram sceglie di guardare al futuro. Presentandosi al Cersaie con una gamma rinnovata di inchiostri digitali che sono l’approdo più recente della ricerca della storica azienda reggiana, ma non solo. «Il contesto digitale resta fondamentale per noi, come resta fondamentale il


progredire complessivo della ricerca. Abbiamo ampliato la gamma cromatica dei nostri inchiostri dal punto di vista cromatico ma anche da quello degli effetti con traccianti, colle digitali, lucidi, devetrificanti e quanto potesse aggiungere materia alle superfici», spiega Carlo Alberto Ovi, Direttore Commerciale Smalticeram, che non perde tuttavia di vista anche «le applicazioni più tradizionali, che stanno conoscendo uno sviluppo molto importante». Muove in più direzioni, la ricerca: aziende come Smalticeram percorrono nuove strade in proprio e in collaborazione con le ceramiche, «perché adesso – dice ancora Ovi è fondamentale lavorare spalla a spalla, realizzare compiutamente una partnership richiesta da un mercato sempre più selettivo, che in questa edizione di

Cersaie trova tuttavia diverse risposte». A livello produttivo, si intende, ma anche a livello di esplorazione delle nuove frontiere imposte dalla tutela dell’ambiente («tema caldo, sul quale i produttori fanno grande attenzione, e al quale continuiamo a lavorare con risultati sempre più incoraggianti») e, perché no, anche a livello di sperimentazioni che spingono i colorifici oltre loro stessi. «Le grandi lastre, ad esempio, hanno alzato l’asticella: da una parte ci sono nuovo tecnologie con le quali confrontarsi, dall’altra – prosegue Ovi – c’è la voglia tutta italiana di sviluppare nuove idee. Idee che troviamo espresse, in modo diffuso, nel corso di un Cersaie che ha elaborato diverse proposte di altissimo livello mostrando, credo,il meglio che la ceramica possa fare in questo momento»


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Gruppo Romani, quattro brands, un’unica eccellenza Dall’eleganza di Serenissima alla ‘sana follia’ di CIR, dal minimalismo di Cercom alla ‘tradizione’ di Cerasarda: il mercato premia le proposte del Gruppo

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Non è stato un anno semplice, il 2018, ma se il paragone lo facciamo sull’anno sorso va ricordato che il 2017 fu un anno eccezionale, e fare meglio, lo sapevamo, non sarebbe stato semplice». Il Gruppo Romani, tuttavia, registra con soddisfazione «il risultato di una riorganizzazione commerciale che sono convinto – spiega il Presidente Giorgio Romani – il mercato ci riconoscerà. Abbiamo investito molto su processi e prodotti, abbiamo fatto scelte coraggiose tese a differenziarci e i risultati si vedono su mercati come quello statunitense e francese, su un’Italia in crescita, su buone risposte ottenute, a macchia di leopardo, tra Europa e Far East». Da una parte innovazione e ricerca, dall’altra «quell’attenzione alla tradizione che salda il


nostro modo di fare impresa alla nostra storia», spiega ancora il Presidente del Gruppo Romani, caratterizza una proposta che non si concentra soltanto sui gradi formati, ma tende piuttosto a riscoprire l’eccellenza di una manifattura che il Gruppo Romani declina su quattro differenti brands. Fortemente identificati, differenti e complementari tra di loro, esaltati dal percorso espositivo studiato in occasione di Cersaie 2018 e che ha fatto registrare un’affluenza record all’interno degli spazi del Gruppo. Materie innovative, nuovi grandi formati, originali proposte decorative ed esclusive soluzioni tecniche in grado di interpretare le moderne esigenze tecniche e stilistiche dell’architettura e dell’interior design. «L’eleganza di Serenissima - spiega Paolo Romani, vicepresidente del Gruppo – contrapposta al minimalismo e alla tecnica di Cercom, la ‘sana follia’ di CIR contrapposta alla ‘tradizione’ di Cerasarda» per progetti ceramici in continua evoluzione. Progetti dedicati all’interior design come alle installazioni outdoor, capaci di soddisfare qualsiasi esigenza nella progettazione degli spazi architettonici, quelli proposti dai quattro brands del Gruppo, «con l’inserimento nella gamma di Serenissima di cinque nuovi marmi in 80x180, grandi formati che restano vicini al ‘tradizionale’, con il progetto TO BE di Cercom che reinterpreta cementi e resine, con la linea OT di Cersarda, che riscopre motivi e cromie degli anni Settanta nell’ambito di un più ampio contesto di arredamento di interni e con l’esaltazione del colore di Miami, ultima collezione nata dalla ricerca di Cersarda».


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«Idee, colore e materia: valore aggiunto per la ceramica» Daniele Bandiera, Amministratore Delegato di Vetriceramici Ferro fa il punto sui temi della ricerca e della decorazione

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Daniele Bandiera

Le nostre sono idee al servizio della ceramica. Poco remunerate, si dice, ma non sono del tutto d’accordo e credo che il tema della decorazione, legato soprattutto alla grande lastra, possa invertire la tendenza». E’ ben consapevole del ruolo, determinante, della ricerca nel settore ceramico, Daniele Bandiera. L’Amministratore Delegato di Vetriceramici Ferro fa il punto sulle tendenze che hanno ac-


compagnato l’intera filiera verso un 2018 che da una parte ha sì messo la ricerca a confronto con la grande lastra, dall’altra «ha confermato come la sinergia tra chi produce impianti, chi lavora sulle idee e i produttori abbia dato, e lo abbiamo visto al Cersaie, risultati fenomenali». Il mercato chiede, il settore risponde: la sintesi di Bandiera registra «crescente differenziazione tra i prodotti, formati e materie – dice l’AD di Vetriceramici Ferro – hanno cambiato il nostro modo di lavorare, hanno spinto avanti ricerca ed investimenti e posto come centrale sia il tema della decorazione che la necessità di aggiungere valore a prodotti che, nel caso del made in Italy della piastrella, sono in un certo senso costretti a differenziarsi. Molto lo facciamo noi con le nostre proposte, molto lo fanno i produttori e il loro modo di porsi, a livello di brand, di proposte e di marketing, come del resto confermato da questa edizione di Cersaie che, ritengo, a livello produttivo abbia fatto segnare un ulteriore passo in avanti, anche grazie a quelle innovazioni tecniche ed estetiche di cui l’intera filiera ha imparato a misurarsi in modo finalmente efficace». Una volta, si diceva, c’era un digitale che appiattiva, oggi c’è un digitale «che permette livelli produttivi eccellenti», integrato da quella ricerca che aggiunge «materia e valore a superfici sempre più ricche, e fa in modo che la ceramica possa, in un certo senso, tornare quello che è. Tanto a livello di ricerca quanto, ovviamente, a livello di prodotto.




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Sicer: sostenibilità e innovazione

nel segno dell’eccellenza materica

Marco Eumenidi

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icomincia da tre Sicer, che tra Cersaie e Tecnargilla ha presentato le sue ultime esclusive proposte. Tre, infatti, sono gli anni che hanno portato a compimento la riorganizzazione dell’azienda fioranese (fatturato passato da 42 Mln a circa 70 Mln stimati per fine 2018), tre le principali innovazioni presentate presso gli stands allestiti tra Bologna e Rimini. «Nell’ultimo triennio abbiamo riprogettato l’azienda per diventare punto di riferimento per i migliori produttori del mondo», spiega il Direttore Commerciale di

L’azienda fioranese stupisce per le novità presentate a Cersaie e Tecnargilla: la nuova esacromia, la gamma di graniglie tecniche G R A DRY-LUX e gli inchiostri a bassa emissione .LE Sicer Marco Eumenidi, aggiungendo come il percorso svolto sia stato tracciato attraverso tappe fondamentali. «Prima abbiamo modernizzato gli stabilimenti, dotandoli di impianti all’avanguardia che ci permettono di dare concretezza ai progetti elaborati dalla ricerca, poi abbiamo inaugurato il nuovo centro tecnologico, Sicer Lab presso il quale lavorano venti ingegneri chimici la cui mission è fare innovazione». Alla luce di investimenti così importanti, di un modo nuovo di proporsi ai propri partner, definire la Sicer di oggi un’co-


lorificio’ suona, in un certo senso, «riduttivo: siamo piuttosto un moderno centro tecnologico di ricerca che elabora, anche attraverso percorsi condivisi con i nostri stakeholder, idee nuove per la tecnologia ceramica. Tra l’altro – aggiunge Eumenidi – mi piace sottolineare come si tratti di una struttura ‘aperta’ visitabile, che da’ bene la misura di un’apertura alle influenze esterne che contribuiscono a suggerire ipotesi di progetti customizzati». Ed in questa direzione, ovvero quella dell’innovazione, vanno le tre proposte presentate da Sicer: «La prima – dice Eumenidi – è G R A DRY-LUX, la nuova gamma di graniglie per la lappatura a specchio che si applicano a secco digitalmente e da cui nascono effetti di totale trasparenza e profondità, la seconda il recente brevetto, per gli inchiostri a bassa emissione .LE: prodotti inodoriferi, non a base acqua, con riduzione di oltre il 50% della formaldeide, già testati presso alcuni grandi produttori che coniugano la sostenibilità con la qualità di stampa. La terza sono le nuove cromie Giallo e Rosso, grazie alle quali abbiamo ottenuto riscontri produttivi oltremodo interessanti a margine di un più ampio progetto relativo alla nostra nuova esacromia». Novità che Sicer ha presentato presso i suoi stand: a Bologna la “DRY-LUX LOUNGE” presentava progetti grafici assolutamente innovativi, mentre a Rimini la “TECHNOLOGY ROOM” era uno spazio dedicato alla presentazione e alla discussione tecnica di numerose innovazioni tecnologiche in campo Full Digital e non solo.


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L’armonia di colori e superfici di Panaria Ceramica per l’hangar di “A&B” Oltre 500mq di piastrelle ispirate al legno e alle sue essenze. Chic Wood di Panaria riveste gli interni di un’area polifunzionale per il massimo della praticità e dello stile

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’armonia estetica della collezione Chic Wood di Panaria Ceramica caratterizza le superfici a pavimento dell’hangar , un’ area polifunzionale di “A&B” all’interno del Business Center di Via Valla 16 a Milano, una moderna palazzina di 4 piani, con aree fino a 200 mq concepiti come uffici e aree coworking. Lo spazio può ospitare fino a 70 postazioni di lavoro e dispone di zone per eventi, riunioni, aule di formazione, aree break e servizi, oltre ad un parcheggio interno. Situata vicino all’area centrale della città di Milano, a breve distanza dal pittoresco quartiere dei Navigli, l’area gode di una buona posizione rispetto alle arterie di comunicazione intra ed extraurbane. Il progetto, curato dall’architetto Christian Fenouil dello studio PlaceMilano, rappresenta un forte segno di riqualificazione di edilizia urbana di una zona in degrado ed ha recuperato tutti gli elementi strutturali esistenti senza alcuna demolizione, mettendo così in evidenza la tessitura strutturale in cemento armato degli anni ‘60. Ad arricchire gli interni, le piastrelle in gres porcellanato della collezione “Chic Wood” nella variante “Coco”, nel formato 20x120 cm Rettificato e spessore 10 mm, utilizzate per rivestire tutti i 500 mq a pavimento, assecondando le esigenze del progetto. Ispirata in modo originale al calore del legno


e alle sue essenze “Chic Wood” definisce lo spazio, rendendolo accogliente grazie alle morbide venature, ai pacati cromatismi che attraversano superfici enfatizzate dai grandi formati, permettendo di creare ambienti dall’eleganza semplice, naturalmente curata in ogni dettaglio. Uniformi e prive di nodi, le superfici uniche di Chic Wood, sono perfette per valorizzare e impreziosire gli ambienti attraverso 5 varianti che riprendono tonalità del legno: Milk, Honey, Foam, Coco e Ember. Attraverso un progetto composito la collezione accosta in perfetta armonia grandi formati, tutti rettificati monocalibro, per pavimenti e rivestimenti, e si completa di un’ampia gamma di decori, con cui creare infinite combinazioni e soluzioni di posa. Due le finiture con spessore 10 mm nei formati 30x120 e 20x120 cm: naturale per arredare gli spazi indoor e la superfie ext per applicazione in esterno. A queste si aggiunge la versione con spessore 20 mm nel formato 30x120 cm ideale per interpretazioni di grande ricchezza e funzionalità in outdoor. Chic Wood, inoltre, gode della protezione PROTECT: lo scudo antibatterico incorporato nel prodotto ceramico che elimina fino al 99,9% dei batteri dalla superficie. Per un abitare sano, sicuro e protetto.

Collezione: Chic Wood Articolo: “Coco” formato 20x120 cm Progetto: studio PlaceMilano Arch. Christian Fenouil Superficie progetto: circa 500 mq Distributore: Casaoikos S.p.A.

Via Panaria Bassa, 22/a 41034 Finale Emilia (MO) Tel. +39 0535 95111 Fax +39 0535 90503 www.panaria.it info@panaria.it


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Le ceramiche come opere d’arte La Fenice alla reggia di Caserta Grande successo per il meeting con cui La Fenice Ceramiche ha celebrato, presso la Reggia di Caserta, i suoi 20 anni di attività

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a Fenice, in occasione del 20° anniversario dalla Sua fondazione, ha celebrato un magnifico evento alla Reggia di Caserta presentando alla clientela Italiana in anteprima esclusiva le nuove collezioni 2018/2019. Presenti al meeting i vertici dell’azienda e oltre 200 importanti clienti e architetti. La presentazione delle nuove collezioni è avvenuta nella magnifica cornice del “Salone delle Glorie” durante la quale la clientela ha potuto toccare con mano l’enorme impegno profuso dall’azienda nella ricerca e la messa a punto delle grafiche sempre più innovative e dell’altissimo grado di qualita’ raggiunto. La Fenice Gruppo Ceramiche esporta infatti oggi in 104 paesi diversi con 11.500.000 metri quadratii spediti nel 2017 nelle diverse tecnologie. A vent’anni dalla sua fondazione oggi il gruppo rappresenta un’importante realtà sia in Italia che all’Estero. Il gruppo è formato oggi da 3 marchi commerciali (LA FENICE - GRES ITALIA e LA FENICE IBERIA) e una societa’ produttiva KERITALY S.P.A a Fiorano Modenese che produce


oltre 4.500.000 di metri quadrati di Gres porcellanato smaltato in 6 formati diversi cui si aggiungerà, ad aprile 2019, quanto verrà prodotto presso il nuovo investimento di Bondeno di Gonzaga dove La Fenice ha acquistato lo stabilimento ex Cisa Cerdisa nel luglio 2018 sul quale verranno investiti oltre 30 milioni di euro per raggiungere la capacità produttiva de ‘La Fenice’ a 7,5 milioni di metri quadrati in 11 formati diversi dal 33x33 fino al 90x90 rettificato e 60x120 rettificato. La Fenice rappresenta oggi il punto di riferimento di una nuova generazione di aziende che abbinano flessibilità, qualità e servizio, ad un concetto di vendita altamente competitivo rivolto ad una clientela esigente e qualificata. Leader di mercato nel settore Ceramico, il gruppo Fenice trova la stima ed il consenso della clientela Internazionale piu’ importante. Dotata di una efficientissima rete logistica, offre ai clienti un approvvigionamento “just in time” sollevandoli dall’onere dello stoccaggio e garantendo loro un rapporto serio, efficiente e tempestivo, basato su un servizio accurato ed un’offerta specializzata. Forte di una tradizione ce-

ramica riconosciuta nel mondo, La Fenice consolida il proprio successo grazie ad una seria e dinamica strategia commerciale tesa al raggiungimento dei più alti standard qualitativi e di servizio. Sempre attenta a seguire i cambiamenti del mercato, investe ingenti risorse nella ricerca, anticipando le mode ed i gusti dei consumatori e garantendo una continua innovazione estetico-qualitativa dei materiali e dà pienamente corso alla sua mission, ovvero creare sempre nuove proposte e garantire alla clientela prodotti di alta qualità, esteticamente innovativi. Il rapporto qualità/prezzo così come il servizio e l’attenzione al cliente sono da sempre i principali obiettivi al raggiungimento dei quali La Fenice non smette di lavorare. Nelle foto: alcuni momenti del meeting tenutosi presso la Reggia di Caserta, la sede de ‘La Fenice’ e il nuovo stabilimento di Bondeno di Gonzaga


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«Per i progettisti, con i progettisti»

Refin Studio, spazio polifunzionale che sorge nel cuore di Brera al servizio di architetti e designer, promuove il confronto, la relazione, la cultura del progetto

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efin Studio sorge all’interno di uno spazio nel cuore del distretto milanese del design in quel di Brera, la cui ristrutturazione, nel 2016, è stata curata da Simone Testi. Lo spazio fu allestito negli anni novanta da Sottsass Associati, la cui presenza, colorata e di impatto, ne fa un luogo sorprendente e inatteso. Nato nel 2009 come luogo polifunzionale al servizio di architetti e designer, promuove


il confronto, la relazione, la cultura del progetto e l’evoluzione della ricerca tecnica ed estetica sul materiale. Non solo showroom, quindi, ma spazio polifunzionale, «che – spiega il Direttore Marketing di Ceramiche Refin Paolo Cesana - abbiamo voluto fosse aperto al mondo della progettazione, dell’architettura. E’ uno spazio che vuole dare tutte le informazioni relative al gres porcellanato, e fornire consulenza su caratteristiche e utilizzo del prodotto». Un luogo di dialogo e contaminazione tra differenti discipline, tra ricerca e prodotto «che – aggiunge Cesana - abbiamo pensato come cornice per una serie di eventi per i progettisti e con i progettisti». Tra questi, una serie di eventi dedicati al design, all’arte, all’architettura che hanno riscosso ampio consenso, l’ultimo dei quali dedicato ad Achille Castiglioni. ‘Dall’oggetto all’oggetto’, il titolo della tavola rotonda cui hanno partecipato Antonella Gornati, archivista della Fondazione Achille Castiglioni, Arianna Panarella, Architetto, redattore del Giornale dell’Architettura, Giampiero Bosoni, Architetto, storico del design e professore ordinario

ed il designer Lorenzo Damiani. «L’opera di Castiglioni – spiega quest’ultimo – rappresenta l’ABC del progettista» e proprio nella direzione di stimolare un confronto continuo tra diverse esperienze vanno i convegni promossi presso Refin Studio, «indagando e approfondendo i singoli aspetti – ha detto invece Bosoni – di una ricerca più ampia». «Si tratta – spiega ancora Cesana – di coinvolgere, attraverso Refin Studio, il mondo dell’architettura all’interno del nostro processo di ricerca, seguendo direttamente i progettisti che si rivolgono al nostro spazio». Pensato, appunto, non solo o non soltanto come showroom quanto piuttosto come incubatore di idee e luogo di confronto che negli ambienti ristrutturati nei primi anni ’90 dallo Studio Sottsass Associati trovano sintesi ideale. Gli elementi progettuali iconici originali dialogano infatti con le superfici ceramiche Refin, «in un gioco di materiali e colori che – le parole di Arianna Parrella - si abbinano in modo perfetto, trasmettendo un’idea di ospitalità e accoglienza intese nella loro accezione più piena del termine.



a cura della redazione

Il Gruppo Rondine passa ad Italcer

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talcer, società capogruppo dell’omonimo Gruppo ceramico controllato dal fondo di private equity Mandarin Capital Partners II (“MCP”), ha completato a fine ottobre l’acquisizione del 100% della Ceramica Rondine Spa di Rubiera. Questa acquisizione segue quelle di La Fabbrica Spa, Elios Ceramica Spa e Devon&Devon Spa, concluse a partire dal mese di maggio dello scorso anno, nell’ambito del progetto di realizzazione di un cluster di imprese ceramiche del medio-alto di gamma, già presentato ad Alberto Forchielli, partner fondatore di MCP, a fine 2016 da Graziano Verdi, ex Presidente e AD di Graniti Fiandre, del Gruppo Iris Ceramica e, successivamente, della multinazionale belga Koramic. L’idea di fondo di Verdi e MCP, è quella di realizzare significative sinergie a livello produttivo e commerciale in un comparto – quello della ceramica italiana di qualità – che, per quanto fortemente competitivo a livello mondiale, è ancora caratterizzato da una forte frammentazione. Rondine Group, azienda reggiana – il quartier generale è a Rubiera - guidata

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Mercato

da oltre 20 anni da Lauro Giacobazzi, che divide proprietà e gestione al 50% con i turchi di Seramiksan, uno dei maggiori produttori di ceramica in Anatolia, subentrato nel 2013 al fondo di private equity Progressio Sg, ha chiuso il 2017 con 108 milioni di euro di fatturato e 14,5 milioni di utile. Ha in forza circa 300 dipendenti, suddivisi tra gli stabilimenti di Rubiera, specializzato in gres porcellanato, di Vetto (sempre nel reggiano), già sede della Sadon acquisita nel 2010 e quella di Sassuolo di Spray Dry, tra i più importanti produttori di atomizzato del comprensorio ceramico. L’azienda, che Giacobazzi rilevò nel 1997, quando era in amministrazione controllata, è diventata nel frattempo realtà industriale solida, forte di una marginalità non comune, permette così a Italcer di aggregare una serie di realtà che valgono, oggi, più di 200 milioni di euro, più della metà dei quali ascrivibili all’acquisizione di Rondine. Gli obiettivi di Mandarin Capital per Italcer sono, del resto, ambiziosi: portare il fatturato a circa mezzo miliardo, creando un polo ceramico del lusso che verrà poi quotato in Borsa.

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Mercato

a cura della redazione

La Sichenia riparte, c’è il via libera al concordato Ok dei creditori al piano di rilancio della nuova proprietà: previsti investimenti per 10 milioni

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ia libera al concordato che garantirà un futuro a Sichenia, storica insegna del made in Italy della ceramica, e agli oltre 200 addetti che da luglio guardavano non senza preoccupazione alle vicende aziendali. I creditori – due o tre i non espliciti - hanno dato l’ok al concordato preventivo presentato dai nuovi proprietari, assicurando in questo modo a Sichenia la continuità aziendale e la possibilità di investire in prodotti innovativi per il rilancio dell’impresa, complice un investimento complessivo di oltre 10 milioni di euro di cui si faranno carico, anche per pagare le pendenze presso i fornitori, i nuovi proprietari, ovvero Ceramiche Mo.Ma e il gruppo

NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

Ondulati Santerno, che hanno rilevato l’azienda dai precedenti proprietari, che facevano capo alla famiglia Rompianesi. ««Ci sono i voti sufficienti per considerare la proposta approvata», ha fatto sapere il legale della Sichenia, il professor Sido Bonfatti: tre milioni verranno versati subito, non appena il Tribunale – che provvederà nei prossimi giorni - si pronuncerà sull’omologazione del concordato, che prevede un piano di rientro cui andrà dato corso da qui ai prossimi cinque anni. Tra gli altri punti che integrano il piano di rilancio aziendale la valorizzazione della produzione, sviluppo dei prodotti a marchio proprio e in particolare i grandi formati, oltre a investimenti produttivi per raggiungere livelli di efficienza. «L’effetto dell’approvazione – sottolinea ancora Bonfatti - è prima di tutto il salvataggio di 200 posti di lavoro: considerando le rispettive famiglie, stiamo parlando di una buona notizia per almeno 500 persone del territorio: per quanto invece riguarda l’attività «contiamo – ha detto ancora Bonfatti - di innescare un circolo virtuoso».

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NEWS

Aziende

RILIEVI DI CEDIT VINCE L’ARCHIPRODUCTS DESIGN AWARDS 2018 La collezione RILIEVI di CEDIT – Ceramiche d’Italia è stata premiata nella categoria “Finishes” con l’Archiproducts Design Awards 2018, il concorso che celebra le eccellenze del design internazionale. Una giuria composta da alcuni tra i più influenti designer, giornalisti, fotografi, curatori e studi di architettura di tutto il mondo ha valutato per questa terza edizione oltre 600 prodotti candidati da 400 aziende di 15 paesi e selezionato quelli che si sono distinti per la ricerca di soluzioni innovative che abbracciano la “cultura del progetto”. Presentata quest’anno in occasione del Fuorisalone presso lo Spazio CEDIT di Milano, RILIEVI porta la firma dei designer Zaven (Enrica Cavarzan & Marco Zavagno) e riflette il loro percorso di ricerca nell’ambito della trasformazione del segno bidimensionale in volume.

A FLORIM IL PREMIO ‘ECCELLENZE D’IMPRESA’ Si è svolta presso Palazzo Mezzanotte, a Milano, la cerimonia di consegna del Premio Eccellenze d’impresa 2018, promosso da GEAConsulenti di Direzione, Harvard Business Review Italia ed Arca Fondi SGR, con il patrocinio di Borsa Italiana. Il premio valorizza i fattori di successo della tradizione imprenditoriale nel nostro Paese attraverso la celebrazione delle migliori storie aziendali con forti connotati d’innovazione, internazionalizzazione, dinamismo imprenditoriale, creazione di nuovi posti di lavoro, sviluppo del talento e di efficaci politiche di leadership, impegno nella sostenibilità. La Giuria del Premio ha individuato Florim come vincitrice della categoria “Crescita e Sostenibilità”. «Un prestigioso riconoscimento che riceviamo con grande orgoglio perché conferma il percorso di crescita che accompagna la nostra azienda», commenta Claudio Lucchese, Presidente di Florim Ceramiche, che ha dedicato il premio «a tutti i dipendenti e collaboratori del Gruppo che con passione e impegno hanno permesso di raggiungere importanti traguardi».

MOHAWK INDUSTRIES ACQUISISCE ELIANE Un altro marchio prestigioso si aggiunge al portafoglio del colosso americano Mohawk Industries. È Eliane, tra i maggiori gruppi brasiliani nel settore delle piastrelle ceramiche, con una capacità produttiva intorno ai 36 milioni mq/anno e sei stabilimenti situati negli stati di Santa Catarina (Cocal do Sul e Criciúma) e Bahia (Camaçari). Nel segmento ceramico è il primo investimento produttivo del Gruppo di Calhoun (Georgia) nel continente sudamericano, che si aggiunge alle operation in USA, Messico, Europa e Russia. E’ stato Jeffrey S. Lorberbaum, Presidente e CEO di Mohawk Industries, ad annunciare l’acquisizione a fine ottobre, in occasione della presentazione della trimestrale.

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50 VOLTE SERENISSIMA Il 16 novembre sono trascorsi esattamente 50 anni dal giorno in cui il Cav. Lamberto Romani decise di depositare l’atto costitutivo di Ceramica Serenissima. Da quel 16 novembre 1968 è trascorso mezzo secolo, vissuto intensamente, che ha visto l’azienda crescere e trasformarsi, diventando una realtà industriale affermata e apprezzata in tutto il mondo.

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L’EDIZIONE 2018 DEL ‘PREMIO TAMAGNINI’ Si è tenuta presso l’aula magna dell’istituto tecnico commerciale ‘Jacopo Barozzi’ di Modena la cerimonia di conferimento dei premi di studio ‘Ildefonso Tamagnini’ con cui il Gruppo Concorde ricorda il suo presidente, riconoscendo i meriti di 15 neodiplomati dell’Istituto. I premi sono il tributo del Gruppo Concorde alla memoria di Tamagnini, la forma più adatta, ad avviso degli organizzatori, per ricordare ‘la figura di un grande uomo che, nonostante da molti anni avesse abbandonato l’insegnamento attivo, aveva mantenuto la vocazione dell’insegnate e ha aiutato innumerevoli giovani del nostro Gruppo a inserirsi nel mondo del lavoro e a crescere professionalmente in una realtà industriale’. Al Barozzi, infatti, Tamagnini insegnò, da giovane neolaureato, tecnica bancari. Questi gli studenti premiati: Ana Adjeri (100), Federica Boncompagni (100), Martina Busacchi (100), Chiara Cavani (100L), Matteo Galeotti (100), Enrico Garuti (100L), Marco Ghidini (100), Vladislav Morozov (100), Claudia Neri (100L), Daniel Kevin Nicotera (100), Laura Paronetto (100), Giacomo Reggiani (100L), Carola Ricci (100), Nicoló Ullo (100), Diana Zheng (100).

prodotti e produttori www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

MAPEI ITALIA PUBBLICA IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ 2017 Pubblicato il Bilancio di Sostenibilità 2017 di Mapei. A differenza del precedente, il Bilancio 2017 si riferisce oltre che a Mapei S.p.A. anche alle consociate italiane del Gruppo. «Ed è proprio l’entrata di queste ultime all’interno del perimetro di rendicontazione a rappresentare la novità principale di questo Bilancio: Adesital, Cercol, Mosaico+, Polyglass, Vaga e Vinavil condividono con la capogruppo l’importanza di una comunicazione onesta e trasparente a tutti gli stakeholder e pongono la sostenibilità tra gli elementi principali del proprio business», ha dichiarato Giorgio Squinzi, Presidente del Gruppo Mapei.

ABK: SEMESTRALE IN RIALZO E NUOVI INVESTIMENTI PANARIAGROUP RAFFORZA IL SUO IMPEGNO NELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE Panariagroup conferma il proprio impegno in ambito di sostenibilità presentando un piano di iniziative dedicate ai dipendenti per consolidare, così, il percorso di responsabilità sociale avviato dall’Azienda. Sono proprio le persone, il loro benessere, la loro crescita e la condivisione degli stessi principi a essere il fulcro del successo dell’Azienda, ed in quest’ottica, accanto alle operazioni di welfare aziendale recentemente implementate, una serie di progetti mirano a coinvolgere, con azioni concrete e rilevanti, tutti i dipendenti e i collaboratori attraverso una partecipazione attiva in ambito di sostenibilità. Prime tra queste, la promozione di una campagna per la vaccinazione antinfluenzale gratuita e facoltativa ed una campagna specifica di educazione ambientale legata al comportamento quotidiano negli uffici, il progetto Green Office. Altre iniziative seguiranno nel 2019 per dare seguito concreto all’impegno di sviluppare e rafforzare il dialogo e il coinvolgimento dei dipendenti, che sono stakeholder fondamentali per l’azienda, sul fronte sostenibilità.

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Prosegue il percorso di sviluppo di ABK focalizzato sull’eccellenza di prodotto e sugli investimenti industriali, potenziato anche dei risultati economici in rialzo ottenuti nel primo semestre 2018. La crescita del valore della produzione (60,9 milioni di euro, + 5% circa rispetto allo stesso periodo 2017) ha inciso anche sull’incremento delle marginalità. L’EBITDA è salito a 10,2 milioni di euro (+6,3%) e l’utile netto ha raggiunto i 4,9 milioni (contro 4,3 milioni al 30 giugno 2017). Nell’ambito dei progetti di investimento, particolare rilievo stanno avendo quelli finalizzati al lancio del prodotto “full wide”, le innovative lastre ceramiche di grande spessore “a vena passante” la cui produzione inizierà nel 2019. Proseguono inoltre le attività finalizzate alla fusione con la SPAC Capital For Progress 2 S.p.A., finalizzate allo sbarco in Borsa. Infine, ABK ha siglato un accordo di collaborazione esclusiva con Facemag, primaria azienda ceramica marocchina, che consentirà di commercializzare le grandi lastre in gres porcellanato in Marocco.

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Processo produttivo

a cura della redazione

Il problema degli odori? Lo abbiamo risolto così… Fino a qualche tempo fa è stato un ‘caso’: i colorifici hanno attivato le loro unità di ricerca studiando soluzioni inodorifere e sostenibili, in grado di abbattere drasticamente criticità legate all’utilizzo di inchiostri digitali. «I nostri investimenti – dicono gli addetti ai lavori – stanno dando risultati soddisfacenti» NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

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ino a qualche tempo fa furono anche ‘casi’ di stampa, alcuni dei quali montati a arte, ma tant’è… I problemi relativi alle emissioni, a volte maleodoranti, legate al processo produttivo sono diventati occasione per ‘spingere’ ulteriormente avanti la ricerca. Nel mirino di tecnici e ingegneri gli odori (le puzze) provenienti da alcuni stabilimenti ceramici che utilizzano inchiostri digitali, l’obiettivo il superamento di un problema particolarmente sentito, soprattutto nelle zone in cui la densità di stabilimenti caratterizza la morfologia del territorio: le aziende si sono messe al lavoro, i colorifici anche e a ridosso di questa fine d’anno sembra il problema sia risolto.

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Processo produttivo

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Claudio Casolari

Armando Meletti

Questo, almeno, garantiscono gli addetti ai lavori, dando seguito alle rassicurazioni fornite a suo tempo da Claudio Casolari a maggio. Fresco di rielezione ai vertici di Ceramicolor, Casolari aveva spiegato come «i colorifici sono lo starter della catena del valore rappresentata dall’evoluzione di processo e da un prodotto sempre più competitivo». La compatibilità ambientale, aggiunse Casolari «è uno degli asset fondamentali sui quali continuare a concentrare i nostri sforzi nell’ottica di quella responsabilità sociale di impresa considerata ormai da chiunque fattore di sviluppo imprescindibile». Qualche mese dopo, archiviati Cersaie e Tecnargilla, gli addetti ai lavori fanno il punto, spiegando come passi avanti ne siano stati fatti, e altri se ne faranno. «Abbiamo presentato cinque innovazioni: le

più importanti, che crediamo possano darci soddisfazioni importanti, ritengo siano i colori per inkjet che non emettono odori», spiega Armando Meletti, General Manager di Esmalglass Itaca. «Da parte nostra – dice Meletti – c’è stato uno sforzo progettuale molto elevato per arrivare a risolvere un problema. Sono colori assolutamente compatibili con tutte le macchine presenti in questo momento sulle linee produttive, quindi non richiedono investimenti tecnici o in beni strumentali, ma possono essere ‘caricati’ e utilizzati». Problema già risolto, insomma, o comunque vicinissimo alla soluzione, «come attestano ricerche che – dice il Direttore Commerciale Italia di Smalticeram Carlo Alberto Ovi - confermano la bontà di processi produttivi che si avvalgono di inchiostri che diminuiscono profondamente

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Carlo Alberto Ovi

Marco Eumenidi

i problemi che hanno caratterizzato il divenire di una ricerca che, una volta assolti gli obblighi ‘ambientali’, è andata concentrandosi anche sulla superficie». Sono anni, spiga ancora Ovi «che lavoriamo per dare riposta ad un tema’caldo’ ma ci sono ricerche interne che hanno già avuto sviluppi produttivi, anche in campo applicativo, molto interessanti e già in produzione, anche nel comprensorio, con ottimi risultati». La scommessa, insomma, sarebbe vinta: la ricerca è andata avanti «e come Sicer – dice Marco Eumenidi, Direttore Comerciale del gruppo fioranese – proponiamo una gamma di inchiostri assolutamente inodori, con la parte di formaldeide ridotta di oltre il 50%». I test confermano l’assunto: «Non sono, volutamente, a base acqua. I nostri ingegneri – precisa il Direttore Commerciale di Sicer – hanno lavorato nella direzione dell’ecologia e dell’odore, ma anche della qualità di stampa. Ci sono nuove basi solventi, particolari, ma come detto non sono base acqua perché l’acqua, nel ciclo produttivo ceramico, per noi è un limite». Il mercato, e i produttori, chiedono, le aziende di ricerca lavorano alla risoluzione, e pazienza se dietro le nuove produzioni ‘inodorifere’ ci sono mesi, quando non anni di ricerca, e investimenti sempre più cospicui. «Ci siamo posti da subito il problema e abbiamo lavorato per risolverlo, studiando sia soluzioni a base acqua che alto solido», spiega ancora Angelo Lami,

Presidente di Inco, un’altra azienda che ha attinto al suo ultradecennale know how per confrontarsi con il problema della sostenibilità. Le nuove produzioni dell’azienda pavullese, aggiunge Alessandro Bellei che di Inco è Direttore di Produzione, «non presentano problemi di alcun tipo, hanno ottenuto tutte le certificazioni necessarie: la parte organica di questi inchiostri è completamente diversa da quella che si trova negli inchiostri ceramici tradizionali e risponde alle esigenze manifestate a più riprese da tutti i produttori» Un altro salto in avanti per la tecnologia produttiva e per la ricerca che ne guida lo sviluppo, insomma, in attesa del prossimo…

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Angelo Lami

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ICF Welko: nuove proposte per vincere le prossime sfide Guido Andrea Cicorella

«Il gioco di squadra – dice Guido Andrea Cicorella – ci permette di essere sempre all’avanguardia, e di proporci in modo sempre nuovo ad un mercato che cambia rapidamente»


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avorare in team nel modo giusto ci permette di essere sempre all’avanguardia. I mercati sono sempre più complessi, i competitor sempre più agguerriti, ma pensiamo di poter guardare al futuro con fiducia anche grazie alle nuove soluzioni che l’azienda ha proposto durante questo evento. Guido Andrea Cicorella di ICF Welko fa il punto sulle prospettive dell’azienda, a margine di un’edizione di Tecnargilla che ha confermato la leadership della tecnologia made in Italy, ribadendone il ruolo di riferimento per i principali players mondiali. Il settore cambia, si evolve, dice Cicorella, ma la nostra azienda ha la capacità di affrontare i cambiamenti trovando spunti per innovare, mantenendo elevati standard qualitativi e di affidabilità, e non è una passeggiata, perché si convive con gioie e dolori, ma credo faccia parte del gioco, saper affrontare nuove sfide nel modo giusto. La famiglia Cicorella, di cui il nostro interlocutore è il più giovane ad affacciarsi in azienda, è stata protagonista dell’evoluzione del comparto dell’impiantistica per ceramica per anni. Guido Andrea, ultimo step di un passaggio generazionale in atto in diverse aziende, ribadisce quello che di ICF Welko è sempre stata la caratteristica distintiva: «Io sono in azienda da quattro anni e lavoro con assiduità con il fine di migliorare non solo i nostri prodotti, ma il servizio che siamo in grado di dare ai nostri partners e ai nostri clienti». Tra questi anche i settori del cookware e del food, ai quali l’azienda si è affacciata «ottenendo riscontri ragguardevoli», ma è la ceramica, dice Cicorella, il core business di ICF Welko. «Quello è il nostro mercato di riferimento, che anche nel 2018 ha confermato la sua solidità. In Italia l’iperamortamento ci ha permesso di crescere,

e anche all’estero e soprattutto in Nord Africa, i risultati sono lusinghieri. Gli ultimi tre anni sono stati buoni e, se nel 2018 ci sarà, come sembra, un assestamento, credo che le aziende del comparto abbiano comunque le carte in regola per farsi valere anche sul lungo periodo. Nel corso del 2018 abbiamo consolidato la nostra affermazione sull’impiantistica per grandi lastre, grazie alla collaborazione con il nostro partner, System; con il marchio ICF abbiamo mantenuto la leadership nella preparazione polveri per ceramica e non solo; nel contempo si è rinfrescato lo staff dirigenziale con giovani di esperienza; sono stati passaggi importanti, che ci permettono di guardare al futuro con lungimiranza. Rimango convinto che lavorare con serietà e dedizione, alla fine, paghi sempre». Il risultato di questi cambiamenti è l’aggiunta di un gioiello ad una gamma già all’avanguardia: un forno con bocca larga 3600 mm. che può garantire al produttore sviluppi interessanti. Nuovi software di gestione e sensori particolarmente evoluti, integrano una proposta in grado – conclude Cicorella – di garantire qualità e rese produttive fin qua mai raggiunte.


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a cura della redazione

Superfici e design: una ‘nuova’ estetica per le grandi lastre ceramiche Le nuove proposte di Digital Design: creatività, colore e innovazione per prodotti sempre più evoluti: «La tecnologia ha alzato le aspettative nei confronti degli studi grafici, per i quali è indispensabile aggiornarsi ed investire: per questo la nostra ricerca muove a 360°, spingendosi sempre più avanti»

Elena Pellesi


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ta cambiando il modo di ‘fare ceramica’, la grande lastra, ma non solo. Superfici sempre più ampie rivoluzionano anche il mondo della decorazione, imponendo agli studi grafici e ai ‘creativi’ un ulteriore passo avanti nell’elaborazione di nuovi temi, nuovi stili e, perché no, di altri orizzonti di ricerca. «Il nostro ruolo è cambiato e sta tuttora cambiando: la tecnologia digitale rende realizzabili grafiche oltremodo evolute, superfici sempre più ricche alzano le aspettative a livello di creatività e innovazione, e da parte nostra si tratta di dare concretezza, in termini di idee e suggerimenti, al tanto che i produttori investono su prodotti sempre più avanzati sia dal punto di vista tecnco che estetico», spiega Elena Pellesi, Ad di Digital Design. L’azienda fioranese, che fa parte di SITI B&T Group, ha saputo ritagliarsi uno spazio di assoluta preminenza nel campo della progettazione grafica, capitalizzando da una parte le sinergie con le altre aziende del gruppo, ed in particolare con Projecta Engineering, dall’altra la collaborazione con le principali aziende ceramiche del distretto e non solo. Muove a 360°, la ricerca di Digital Design, esplora un mondo fatto di creatività, professionalità e innovazione. Un mondo fatto di proposte in costante aggiornamento, «dal momento – prosegue Pellesi – che le tendenze sono in costante divenire, e la sfida che il mercato ci propone quotidianamente è quella di fornire un ventaglio di soluzioni il più ampio possibile ai nostri partners, a disposizione dei quali mettiamo

un’ampia gamma di proposte che spaziano tra strutture, superfici e gamme colori». Da una parte l’innovazione tecnologica, la possibilità di ottenere colori che la tecnologia digitale garantisce al massimo della loro definizione, dall’altra la ricerca estetica integrano proposte dedicate, «in grado di dare risposta alle necessità dei clienti, con i quali la condivisione del percorso è totale, si tratti di muovere da un loro input o di rielaborare, in modo esclusivo e customizzato, le nostre posposte». La ceramica torna infatti al floreale e più in generale riscopre il colore, l’ispirazione per caratterizzare la superficie non muove più soltanto dall’elemento naturale, «ma anche da tematiche che emergono anche da altri settori, come quello della moda: ci sono cromie che erano quasi scomparse dalle superfici ceramiche e stanno invece ‘tornando’ con prepotenza, complice anche lo sviluppo dei grandi formati che si prestano a tipologie decorative che caratterizzano prodotti le cui destinazioni vanno, sempre più spesso, oltre gli ambiti tradizionali». In questo senso, lo staff di Digital Design studia le evoluzioni del gusto, consapevole di come il tema della decorazione sia uno degli asset fondamentali lungo i quali si muove una ricerca tesa a caratterizzare prodotti ad alto valore aggiunto, «ai quali – conclude Pellesi – occorre accostarsi dando spazio all’idea e spingendo la ricerca, tecnica ed estetica, sempre più avanti, anche attraverso investimenti sempre più importanti».



Intervista

a cura della redazione

Fabio Tarozzi negli studi di Ceramicanda

«Il distretto ceramico è in una fase di conclamata maturità» «Lo sviluppo della tecnologia spinge la competitività delle imprese e adesso – dice Fabio Tarozzi - si tratta di consolidarne il ruolo sul mercato globale innovando e investendo nella ricerca della differenziazione di un prodotto il cui valore, oltre che funzionale e prestazionale, oggi è anche estetico»

NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

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Come tutte le organizzazioni, anche i distretti vivono di fasi: ci sono cicli e trasformazioni che impongono visioni in linea con il cambiamento. Il nostro è un distretto iperspecializzato, che ha saputo trasformare la sua eccellenza in leadership, e non deve smettere di consolidarsi». La pensa così Fabio Tarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Siti B&T Group: la sua attività di imprenditore non gli impedisce di valutare, complici gli studi universitari in Economia e Commercio e la specializzazione in Economia Aziendale, quanto sta accadendo tra le due sponde del Secchia, «osservando – dice – come siano in atto continui cambiamenti con i quali ogni impresa non può fare a meno di confrontarsi». Parlavamo di fasi: il nostro distretto in che fase è? «In una fase di conclamata maturità, scaturita da un’evoluzione in atto da tempo. Meglio oggi o meglio ieri? La trasformazione, in sé, è un dato che non si connota, in questo contesto, come positivo o negativo, ma certo impone alle aziende, a sua volta, evoluzioni che magari fino a qualche anno fa non erano ritenute necessarie,

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Intervista e oggi sono invece strategiche» I punti di forza di un distretto come il nostro quali sono, oggi? «Dare continuità, come si sta facendo, al processo di consolidamento, la crescita della dimensione minima competitiva delle tante aziende che ne sono parte, il forte ‘tratto’ tecnologico e, credo, la continua pressione esercitata sul mercato globale, in termini di prodotto e di presidio» Come produttori di tecnologia che domande vi fate di fronte al cambiamento? «Le domande sono quelle che si fa ogni impresa: quali sono oggi le dimensioni e le potenzialità del mercato globale e soprattutto quali quelle del mercato contendibile, quello su cui possiamo giocare la nostra partita? Quali le forze che sostengono la competitività e quali dinamiche possono avere sul breve, lungo e medio termine? Possedere tecnologia e know how, da questo punto di vista, garantisce alle nostre aziende un vantaggio che può essere messo a profitto anche nell’ambito di un contesto globale in continua evoluzione» Un esempio? «Il digitale. Ha cambiato il modo di fare ceramica, sia nel distretto che nel mondo, allargando l’orizzonte di ognuno: è stato, ed è, il terreno sul quale ci siamo confrontati con players globali su tematiche e situazioni che fino a qualche anno fa non erano patrimonio comune, ma sono diventate occasione di crescita e sviluppo. Poi la competizione globale: la necessità di essere davvero competitivi a livello internazionale richiede spesso una rete di presenza fisica, commerciale tecnica e produttiva, richiede spesso di più anche dal punto di vista dimensionale: se si ragiona in ottica globale, piccolo non è più necessariamente bello» In questa prospettiva il vostro Gruppo ha ‘lavorato’ parecchio, tra ingresso in Borsa e acquisizioni… «L’ingresso in Borsa è servito a reperire capitali con i quali sostenere ulteriormente lo sviluppo e garantire alla nostra struttura una governance e una filosofia di gestione più moderna e manageriale, forse più adeguata al tipo di mercato sul quale ci troviamo a competere» Un passo importante, per un’azienda alla base della quale c’è anche una famiglia di imprenditori… «Abbiamo scelto la strada dell’evoluzione finalizzata alla creazione di valore. La famiglia, intesa come proprietà, deve essere un punto di forza dell’impresa, non un limite allo sviluppo della stessa… Dopo il 2009 il mercato è cambiato: ha chiesto all’azienda uno scatto in avanti, che crediamo di avere fatto consolidando il nostro ruolo sul mercato globale, e seguendo quella che è sempre

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stata la nostra visione» Cosa c’è dietro l’angolo? «Altri investimenti a sostenere uno sviluppo costante, e la volontà di continuare a crescere seguendo quella filosofia che ha guidato e guida tuttora il nostro percorso. Pensiamo che dominare il processo produttivo della ceramica in tutte le sue fasi, dalla preparazione delle materie prime al confezionamento del prodotto ci garantisca il vantaggio di interpretare nel modo più immediato ed efficace possibile le esigenze del cliente e ci permetta di produrre valore aggiunto, dove per valore si intende non solo l’aspetto funzionale e prestazionale del prodotto, ma anche l’estetica» Bellezza tecnologica, giusto per citare uno dei capisaldi della comunicazione del vostro Gruppo… «Non vogliamo sia solo una formula, ma sottolinea la capacità di offrire ai nostri partners una risposta diversa, che leghi il processo al prodotto, e muova da quest’ultimo per dare un’idea concreta, anche dal punto di vista estetico, delle finalità di utilizzo delle superfici, ma anche del tanto che c’è dietro la loro realizzazione e delle tante possibilità che ci sono di utilizzare, personalizzandolo, un processo produttivo i cui diversi passaggi hanno come fine la creazione di valore aggiunto. Si è trattato, da parte nostra, di uno sforzo importante finalizzato a garantire al cliente uno strumento di manifattura della superficie ceramica che lo porti a realizzare prodotti differenti, distintivi, personalizzabili E’, crediamo, un modo nuovo di rappresentare un know how unico, che ha trovato collocazione in uno spazio dedicato come il bt-Space, ovvero un’altra proposta inedita in grado di favorire ulteriormente la sinergia tra le aziende del gruppo e il dialogo tra queste e i nostri partners. Abbiamo voluto dare un’idea concreta e pratica, attraverso bt-Space, degli utilizzi delle superfici ottenute dalle nostre tecnologie, sempre nell’ottica di una forte differenziazione» Abbiamo parlato di economia, ma mi piacerebbe chiudere parlando anche di politica… L’Italia cresce a rallentatore, la stabilità resta un miraggio: con quale stato d’animo un imprenditore guarda a quanto sta succedendo tra Governo e Parlamento? «Passare dall’economia alla politica mi mette un tantino a disagio. Tutto ciò premesso, un imprenditore guarda alla politica con la speranza che questa possa allestire un sistema paese in grado di favorire le imprese, che a mio avviso sono valore collettivo e sociale in grado di creare ricchezza e anche di diffonderla tra cittadini e territori. Senza imprese non si crea ricchezza, e se non la si crea, ovviamente, non la si può nemmeno distribuire».

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Inco: inchiostri e pigmenti per l’industria ceramica D

a oltre trent’anni leader nella produzione di ossidi coloranti e inchiostri ad uso ceramico, Inco ha saputo raccogliere la sfida imposta dalle nuove tecnologie produttive innovando ed investendo, «e la gamma produttiva che siamo in grado di proporre ai nostri clienti – spiega Angelo Lami, presidente di Inco – ci sta dando ampia soddisfazione». Nel corso della sua storia ultradecennale, Inco ha attraversato tutta l’evoluzione del processo produttivo ceramico. «L’avvento del digitale ci ha imposto un ulteriore passo avanti nella ricerca: alcuni prodotti non sono più in gamma, altri sono cambiati nelle formu-

Ricerca tecnologia e rispetto ambientale alla base della filosofia aziendale di una realtà globale orientata alla clientela, in grado di soddisfare le più alte aspettative del mercato


lazioni, altri ancora sono una novità assoluta: possiamo dire che il digitale ha, in un certo senso, cambiato la nostra produzione. Oggi – aggiunge il Presidente di Inco – la ricerca dal punto di vista pigmentale ha prodotto anche le cosiddette ‘materie’, ovvero inchiostri non cromatici che garantiscono particolari effetti alle produzioni ceramiche: la nostra ricerca va nella direzione di offrire al cliente una gamma di soluzioni la più ampia possibile, un ventaglio di scelte che vadano oltre il monoprodotto capitalizzando tutte le eccellenze della nuova tecnologia produttiva e rendendole adattabili a diversi cicli e temperature». Da questo punto di vista, Inco ha raccolto la sfida delle emissioni e della sostenibilità. «Ci siamo posti da subito il problema e abbiamo lavorato per risolverlo, studiando sia soluzioni a base acqua che alto solido», spiega ancora Lami, confortato dai dati che, aggiunge il Direttore di Produzione dell’azienda pavullese, Alessandro Bellei, «sono certificati da tutte le agenzie di controllo: i nostri prodotti non presentano problemi di alcun tipo, premiando il lavoro fatto dai nostri laboratori». Dalla cui ricerca è nata, recentemente, la serie Spring, che risponde appieno alle nuove esigenze imposte dall’attenzione alla sostenibilità e ai

nuovi standard. «La parte organica di questi inchiostri è completamente diversa da quella che si trova negli inchiostri in ceramica: non è più a base di esteri acidi grassi e di glicoli eteri che erano presenti nelle formulazioni degli inchiostri di prima generazione. Li abbiamo sviluppati – spiga ancora Bellei - come prototipo, industrializzati nei nostri forni e caricati presso le unità produttive dei più importanti produttori del comprensorio ceramico».


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1978-2018: Esan festeggia 40 anni

Serpil Demirel

Allargare il proprio business il principale obiettivo del gruppo minerario turco, le cui attività, spiega la DG del gruppo, Serpil Demirel – sono in continuo divenire»

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ata nel 1978 per fornire materie prime ceramiche, Esan ha aggiunto al business dei minerali industriali, nel 2009, attività metallurgiche e minerarie. Realtà oltremodo solida e ben conosciuta. Oggi, oltre ai feldspati minerali industriali e alle ball clay, produciamo anche concentrati di piombo e zinco. «Tutte le nostre attività minerarie – spiega Serpil Demirel, Direttore Generale del Gruppo turco - sono in continuo divenire. Per esempio, quest’anno abbiamo aggiunto il


quarzo». L’obiettivo è «fornire materie prime qualificate in base alle esigenze dei clienti. Stiamo lavorando su questo con nuove tecnologie e seguendo con grande attenzione – prosegue Demirel - alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti» Quarant’anni nel settore minerario: quali cambiamenti ci sono stati nel settore ceramico? «Prima di tutto, le capacità produttive sono aumentate in modo significativo. E, ovviamente, è cambiata molto la tecnologia, servono materiali sempre più sensibili e qualificati, e per questo Esan ha sette uffici in tutto il mondo. Anche uno in Italia, già dal 2005: la ceramica evolve in continuazione, il nostro compito è seguire questa evoluzione assecondando le esigenze della clientela» Cosa significa gestire attività minerarie nella Turchia di Erdogan? «Le risorse minerarie o naturali sono sempre argomenti strategici per tutti i paesi, compresa la Turchia. Così al giorno d’oggi con il nuovo governo, in particolare con le politiche minerarie, ci sono nuove regole per sostenere le risorse naturali e le attività minerarie in Turchia, regole che mettono in primo piano i temi della sicurezza e della salute, che crediamo possano rendere l’industria mineraria in Turchia sempre più forte. Esan, per esempio, ha in programma di produrre attorno alle 3 milioni e mezzo di tonnellate di materie prime ed esportarle in 50 paesi in tutto il mondo» Tra Spagna, Italia e Stati Uniti Esan esporta circa 2 milioni di tonnellate di feldspato ogni anno. A questi ritmi, per quanto pensate di poter garantire volumi del genere? «Produciamo 2,8 milioni di tonnellate di feldspato e 2 milioni da esportare. Italia, Spagna e Stati Uniti sono i mercati principali e stiamo lavorando di conseguenza attrezzandoci

per garantire risorse per i prossimi 30 anni. Significa che circa 75 milioni di tonnellate di feldspato sono già garantite, e inoltre abbiamo altre 65 milioni di tonnellate di feldspato e questo è molto importante perché le riserve sono la nostra essenza. Anche per questo ogni anno sondiamo oltre 100.000 metri quadrati di terreni solo per aumentare e sviluppare le nostre riserve e, naturalmente, per sviluppare nuovi progetti» Tra Turchia, Italia e Spagna c’è il mare di mezzo: i trasporti sono un alleato sempre all’altezza? «Il trasporto è uno dei problemi principali nel nostro business e più in generale nel business dei feldspati, perché esportiamo in Spagna, Italia e Stati Uniti e in altri 40/50 paesi in tutto il mondo. Pertanto, il trasporto marittimo è strategico per noi. Posso dire che una volta eravamo soliti utilizzare navi da 15/16.000 tonnellate di stazza netta, ma oggi utilizziamo navi da 40/45.000 tonnellate, solo per essere in grado di fornire trasporti in modo molto efficiente» Quale futuro vedete per il feldspato turco in termini di prezzo, qualità e quantità? «Per il futuro sono ottimista, perché stiamo cercando di svolgere attività minerarie in modo molto sostenibile, e con il nostro modo di fare impresa ci prendiamo cura del futuro e della sostenibilità. Quindi sono ottimista, ma dobbiamo accettare anche la realtà. La fase estrattiva nelle miniere diventa sempre più difficoltosa a causa della maggiore quantità di sterile da eliminare prima di raggiungere il filone principale. Ma non importa: con la nuova tecnologia e innovazione faremo del nostro meglio per continuare a fornire una delle materie prime più strategiche ed importanti per gli impasti ceramici in tutto il mondo».


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Fuorisalone bt-Space: oltre 200 ospiti hanno scoperto la bellezza tecnologica L

’innovazione e la tecnologia al servizio della bellezza. SITI B&T Group ha scelto di integrare la sua partecipazione a Tecnargilla e Cersaie con un evento collaterale, una sorta di Fuorisalone che si è tenuto presso il bt-Space di Fiorano Modenese, lo spazio del Gruppo dedicato alla comunicazione, inaugurato a maggio che, logisticamente collegato sia con Bologna che con Rimini, è rimasto aperto agli ospiti per un viaggio nella bellezza tecnologica, con l’esposizione delle migliori lastre (con tecnologia Supera®) di ceramica impreziosite dalle decorazioni più pregiate e con esperti del settore (architetti, designer) che hanno portato il loro contributo. «Partecipiamo a questi

Il Gruppo Siti B&T ha celebrato l’innovazione di processo e l’estetica di prodotto nell’ambito dello showcase tecnologico voluto e pensato per essere, al contempo, vetrina ed incubatore di idee…


eventi con grandi aspettative – commenta Fabio Tarozzi, Presidente e AD di SITI B&T Group – soprattutto in funzione delle rilevanti novità tecnologiche, ben 12 innovazioni di processo, presentate per l’occasione». Da una parte l’appuntamento fieristico più classico, insomma, dall’altra lo showcase tecnologico dedicato all’intero processo produttivo, con le nuove proposte di SITI BT, Ancora, Projecta Engineering e BT White cui hanno dato concretezza le scenografie allestite ad hoc presso il bt-Space. «Uno spazio dedicato per mostrare – spiega Stefano Baraldi, Direttore Generale di Siti B&T Group - quella che è la nostra capacità di realizzazione. L’obiettivo che ci prefiggevamo, affiancando questa location alla nostra presenza a Rimini e Bologna, era condividere con i nostri clienti e i nostri partners tutto il percorso tecnologico/creativo che sottende al prodotto finito». Piani distinti per un’unica eccellenza coltivata nel segno dell’inovazione, frutto di investimenti (oltre 7 milioni di euro nel 2017) e della capacità di fare squadra di uno staff R&D di oltre 60 addetti che permette al gruppo formiginese di essere titolare, oggi, di circa 200 brevetti industriali. Le 12 innovazioni presentate in anteprima mondiale sono un’ulteriore conferma della leadership internazionale del settore meccano-ceramico italiano di Siti B&T Group. Focus in particolare sul forno a volta variabile Titanium® Wave XXL, il forno bicanale per lastre Titanium®

Slab, l’essiccatoio orizzontale modulare EasyDry, la macchina di carico e scarico Bbox XXL, ottimi riscontri hanno ricevuto anche le soluzioni studiate dalle altre aziende del Gruppo. Dalle soluzioni per la decorazione digitale di Projecta Engineering (la prossima frontiera si chiama Innova®, la stampante digitale per grandi formati che completa la Full Digital Line, linea modulare e componibile nella quale spicca anche la Evo DryFix 2.0) alle soluzioni per la finitura di Ancora fino alle elaborazioni che Digital Design ha presentato, muovendo dai propri progetti grafici e utilizzando le tecnologie del Gruppo, le diverse ‘anime’ di Siti B&T Group hanno trovato sintesi compiuta proprio in questo contesto inedito. Uno spazio voluto e pensato per essere al contempo vetrina e incubatore di idee, «in grado – conclude Baraldi – di portare i nostri partners all’interno di quello che è il nostro mondo, uno spazio fondamentale per dare spessore al dialogo, incessante, con la clientela». Oltre 200 ospiti hanno partecipato al Fuorisalone del btSpace, condividendo un percorso scandito da una sorta di virtuosa meta-tecnologia: la tecnologia (delle macchine) utilizzata per la tecnologia (delle lastre): clienti e collaboratori, architetti, designer e giornalisti hanno decretato il successo dell’iniziativa, ben superiore alle attese: visto il lusinghiero riscontro ottenuto, bt-Space resterà aperto e visitabile su prenotazione anche nei prossimi mesi.


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Tradeco: una nuova realtà

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al servizio del comprensorio ceramico

Filippo Giordano, Vittorio Buonocore, Nicola Gualandri

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radeco srl è una giovane realtà che nasce nel 2016 sulla base della esperienza pluriennale dei soci fondatori nei settori: demolizioni, smontaggi, logistica, commercio impianti e materie prime. In soli due anni Tradeco si è affermata nel comprensorio sassolese come leader del settore conquistando la fiducia dei più importanti gruppi ceramici e non solo.

«Smontiamo, trasportiamo e rimontiamo»: un’azienda giovane e dinamica, diventata leader nel settore delle demolizioni industriali grazie a competenza ed affidabilità che le permettono di seguire il cliente a 360° Secondo Vittorio Buonocore, direttore commerciale di Tradeco, «possiamo affermare di esserci inseriti in maniera capillare nel tessuto economico del comprensorio ceramico sassolese e di avere avuto già soddisfazioni di un certo rilievo. Tra gli interventi più rappresentativi avvenuti nel corso di quest’anno – aggiunge Buonocore - possiamo annoverare con orgoglio la demolizione e completa bonifica del sito


Ex Spc/Arco a Sassuolo a seguito della acquisizione di quest’ultima da parte di Ferro Vetriceramici, e la demolizione del ex colorifico Garcolor all’interno della ceramica Gardenia Orchidea» Quali i punti di forza di Tradeco? «Il nostro segreto consiste nella flessibità verso le esigenze del Cliente, con il quale ci piace confrontarci in maniera diretta e costante su ogni tematica, e nella gestione diretta a 360° di tutte le operazioni di lavoro. Siamo infatti l’unica azienda del settore presente sul territorio sassolese a fornire un servizio completo con mezzi attrezzati di proprietà, un proprio sito di stoccaggio,e un team di lavoro composto da personale altamente qualificato e specializzato per operare in ogni circostanza di sicurezza» Potremmo definirlo un servizio ‘chiavi in mano… «I nostri servizi spaziano dalla demolizione industriale di interi opifici o reparti produttivi, allo smontaggio di singoli impianti e macchinari, il loro trasporto e rimontaggio; dallo smaltimento di rifiuti industriali (come fibre artificiali e amianto...) al ritiro di metalli ferrosi e non, all’acquisto e commercio di impianti industriali usati» Tutte operazioni che richiedono competenze specifiche… «Seguiamo da sempre una filosofia ben precisa: sprecare il minimo possibile e ottimizzare ogni bene o materiale derivante dai ns interventi: in questo modo oltre al vantaggio economico perseguiamo una politica green che guarda al reimpiego dei materiali (dagli impianti alle materie prime) e alla sostenibilità ambientale. Siamo dotati di tutte le autorizzazioni necessarie al recupero e commercio dei metalli ed abbiamo altresì adottato il modello di organizzazione e gestione ex d.lgs 231/2001 con relativa adozione di un nostro codice etico. In conclusione siamo un team giovane, serio e affiatato che è costantemente in cerca di collaborazioni e partnership commerciali e che guarda al futuro con professionalità e ottimismo... per ogni info www.tradeco-srl.it».



Mercato

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La mani cinesi sulla tecnologia italiana: Keda acquista il 60% di ICF Welko

Jason Zhong

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barcano nel distretto ceramico, i produttori cinesi di tecnologia ceramica, e mettono le mani su uno dei fiori all’occhiello dell’impiantistica italiana, ovvero ICF Welko, nata nel 2007 dall’unione dei due progetti industriali di ICF Industrie Cibec e Welko. Affare annunciato dalla Ruters con un lancio di agenzia e definito, l’acquisizione da parte di Keda Clean Energy Co. Ltd., colosso cinese dell’impiantistica che vale oltre 300 milioni di fatturato e impiega, presso le sue unità produttive, oltre 4mila addetti, di ICF Welko, e confermato a Ceramicanda dai vertici di Keda. «L’operazione non è tecnicamente un’acquisizione, ma piuttosto – precisa Jason Zhong, Vicepresidente di Keda – un patto di collaborazione tra due aziende la cui volontà è quella di espandersi e crescere anche attraverso questa nuova partnership strategica». Collaborazione o acquisizione che sia, la notizia c’è: Keda acquista infatti, per 16,8 milioni di euro, il 60% delle quote azionarie di ICF Welko, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro il 2021. «La collaborazione garantirà vantaggi a Keda, che si giova del know how di una delle aziende di punta della migliore tecnologia per ceramica, quella italiana, e a ICF Welko, dal momento – spiega ancora Zhong – che gli impianti continueranno ad essere prodotti in Italia, e le strategie saranno condivise al fine di permettere a Keda di misurarsi con il mercato globale in modo efficace e puntuale». ICF Welko è, in questo senso, una sorta di rampa di lancio per la tecnologia Keda, che verrà implementata dal know how dell’azienda acquisita per una strategia di espansione ben chiara.

NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

«Un accordo di collaborazione – spiegano i vertici di Keda – che ci permetterà di affacciarci con maggiore efficacia sul mercato mondiale» «Ogni decisione verrà condivisa con l’attuale proprietà e con un management la cui competenza è un valore aggiunto per l’azienda, ma l’apporto di capitali cinesi garantirà a ICF la possibilità di ampliarsi, sotto tutti i punti di vista». Il mercato cinese della ceramica, oggi, vale in termini di produzione tra i 9 e i 10 miliardi di metri quadrati, il mercato domestico assorbe il 75% del made in China, ma il 25% è destinato all’export: è mercato in salute, i cui players, si tratti di produttori di piastrelle o di fornitori di tecnologia, lavorano per espandersi. «Non solo sui mercati europei, ma anche su quelli mondiali più in generale. E la joint venture intrapresa con ICF Welko può dare concretezza a questa idea di espansione. La strategia è ‘appoggiarsi’ a ICF per crescere insieme, nell’ambito di un progetto di espansione che siamo certo darà risultati significativi».

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NEWS

Aziende

SITI BT aderisce all’OPC Foundation A conferma della grande attenzione verso i concetti di Industry 4.0, SITI B&T migliora la sua offerta aderendo all’OPC Foundation, consorzio industriale che crea e mantiene standard per una connettività aperta di dispositivi nel campo industriale, garantendo il flusso continuo di informazioni e lo scambio sicuro e affidabile di dati tra i dispositivi. L’azienda formiginese è l’unica, nel settore impiantistico, ad aver aderito alle specifiche dello standard OPC (Open Platform Communications) che definiscono l’interfaccia tra i clienti e il server (nonché tra server e server), compreso l’accesso ai dati in tempo reale, il monitoraggio di allarmi ed eventi, l’accesso ai dati storici e altre applicazioni. Un insieme di elementi chiave che permettono di misurare le performance dell’impianto, creare un sistema di manutenzione predittiva, massimizzare la vita delle macchine e ridurre i consumi, migliorando complessivamente l’efficienza produttiva della linea.

Spagna: Creadigit e Creavision nella linea full digital di Peronda Prosegue, in Spagna, la diffusione della tecnologia sviluppata da System. Tra i maggiori successi del 2018 sul mercato iberico, spicca la nuova linea full digital di Peronda dedicata alla realizzazione di grandi superfici in gres porcellanato. La fornitura per lo stabilimento del distretto di Castellón, comprende diverse Creadigit per la stampa a getto d’inchiostro single pass su formati 1200x1200, 1000x1000, 600x1800 mm. Rilevante, tra le tecnologie in funzione su questa linea, il Creavision, l’innovativo sistema di visione e di autoregolazione che permette di monitorare la piastrella al momento dell’ingresso in Creadigit e di adattare l’immagine grafica alla posizione reale della piastrella. Le soluzioni tecnologiche System sono confermate da Peronda anche per il fine linea: le grandi superfici ceramiche vengono infatti smistate dal sistema Multigecko, confezionate dalla BS08 e disposte sui pallet dal sistema Griffon con altissima precisione.

ROBOT DRILLING 3000 FERRARI & CIGARINI PER FORATURA DI FACCIATE VENTILATE Ottimo il successo riscontrato dal NUOVO ROBOT DRILLING 3000 presentato in occasione di Cersaie e Marmomac 2018, che ha incuriosito e suscitato l’interesse dei numerosi visitatori e degli architetti che apprezzano le possibilità progettuali che le facciate ventilate consentono. DRILLING 3000 è un sistema totalmente automatizzato per realizzare la foratura necessaria per l’applicazione del sistema di ancoraggio per facciate ventilate KEIL, che consente di eseguire con un unico utensile ed in un semplice step sia il foro cilindrico che il sottosquadro conico. L’utilizzo del robot permette di spostare l’unità di foratura KEIL in modo preciso e veloce, incrementando l’efficienza e la produttività nella foratura dei grandi formati. Il cambio formato è molto rapido ed intuitivo grazie al software di supervisione.

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L’espansione in Iran porta la firma BMR In Iran lo spirito di innovazione e di sviluppo industriale si prospetta ricco di espansione per il prossimo futuro, sfidando le congiunture economiche globali del momento e sposando le migliori tecnologie di processo presenti al mondo. In questo contesto, BMR vanta una posizione di leadership grazie al favore riscontrato nelle principali realtà imprenditoriali ceramiche del territorio. È firmato BMR il primo impianto iraniano dedicato alle grandi lastre che è stato installato nello stabilimento di Rock Sanat, appartenente al gruppo Mah Ceram, mentre Eefa Ceram conferma il rapporto lungamente consolidato con l’azienda di Scandiano e implementa le proprie tecnologie con altre due nuove linee dedicate alla squadratura a secco. E sempre Squadra Dry è protagonista degli ultimi investimenti sostenuti da Marjan Tile Co., innovativa e moderna azienda ceramica che ha evoluto la propria produzione sposando il processo a secco di BMR; Persepolis Tile & Stone Group ha invece scelto di sviluppare la lappatura dei propri prodotti scegliendo LevigaPlus e la linea.

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GRANDI FORMATI: NG KUTAHYA SI RAFFORZA CON SACMI NG Kutahya ha scelto SACMI per finalizzare una strategica decisione d’investimento che rafforzerà il posizionamento dell’azienda, ai vertici della produzione ceramics nel Paese. Già partner storico del Gruppo, NG Kutahya ha avviato nuove linee produttive complete, fornite da SACMI, che vanno ad incrementare l’attuale capacità produttiva di ben 5 milioni di mq/anno nei diversi formati, dal classico 60x60 e 80x80 cm fino ai più importanti 40x80 e 60x120 cm. Cuore della fornitura il reparto cottura-essiccazione, con due forni EKO di 140 metri di lunghezza (150 compresi gli essiccatoi), equipaggiati con le più moderne tecnologie SACMI per il recupero calore. A monte, alle nuove presse SACMI si abbinano essiccatoi multipiano. Qualità, elevata automazione, risparmio energetico sono le caratteristiche delle nuove linee installate presso l’azienda turca, che ha scelto la tecnologia del Gruppo anche per quanto riguarda la gestione dell’end of line. Con questo investimento, NGKutahya rafforza la propria vocazione produttiva da sempre orientata alla scelta delle migliori tecnologie disponibili sul mercato per realizzare prodotti di alta qualità destinati sia al mercato interno sia ai mercati internazionali.

NUOVE LINEE TECNOMEC BORGHI PER CERAMICHE MOMA Tecnomec Borghi srl, azienda specializzata nella automazioni per il settore ceramico, ha completato la fornitura di tre nuove linee di collegamento tra pressa ed essiccatoio per Ceramiche Moma. Installate preso lo stabilimento di Finale Emilia e predisposte per industria 4.0, le nuove linee comprendono i nuovi raccoglitori RUP/BM dotati di sistemi di pulizia SPTC/SPTCI oltre ad un sistema di bancalini interfacciati con tre differenti essiccatoi orizzontali. Oltre ai sistemi di movimentazione è stato implementato il sistema di pulizia del materiale con l’installazione di Sbavatori fissi della serie DM sui raccoglitori e sugli scambi e di cappe di soffiatura e aspirazione. L’intervento si inserisce in un ampio lavoro di ristrutturazione e ammodernamento iniziato da Ceramiche Moma negli anni seguenti al sisma del 2012, interventi che hanno visto Tecnomec Borghi srl tra i partner più presenti.

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impianti e servizi www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

IMPIANTO FOOD GRUPPO CHERKIZOVO: TECNOFERRARI PORTA IL 4.0 IN RUSSIA Il più grande produttore russo di carne, Cherkizovo, ha di recente inaugurato un impianto per la produzione dei salami. L’impianto, innovativo e automatizzato, è situato nella regione di Mosca ed è il più grande del suo genere in tutta Europa. Scelti come partner da Cherkizovo, dopo un’analisi delle esigenze del cliente, abbiamo fornito tutta l’automazione per la gestione della stagionatura del prodotto. 16 navette AGV, infatti, si occupano della movimentazione dei carrelli all’interno della struttura. Grazie alla tecnologia fornita, i costi di gestione per il funzionamento dell’impianto sono notevolmente inferiore rispetto ad altri stabilimenti di questo tipo. Inoltre possiamo garantire una tracciabilità del prodotto in tutte le sue fasi, con una gestione automatica del calo peso.

LB: NUOVA FORNITURA AL GRUPPO KERABEN (SPAGNA) Il gruppo Keraben, presente sul mercato con i marchi Metropol, Keraben e Casainfinita, produce pavimenti e rivestimenti in gres porcellanato ed è da sempre realtà innovatrice relativamente a formati, effetti, superficie. Anche all’ultima fiera CERSAIE, Keraben ha presentato soluzioni ceramiche contemporanee ispirate alla naturalezza. Già cliente storico dall’inizio degli anni 2000, Keraben riconferma la collaborazione con LB acquistando l’innovativo sistema di colorazione a secco Easy Color Boost, coperto da brevetto internazionale. L’accordo prevede la messa in servizio dell’impianto alla fine di novembre 2018 con la produzione di gres porcellanato tecnico di grandi dimensioni dall’elevato contenuto tecnico ed estetico.

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Territorio

a cura di Stefano Fogliani

La Tenuta di Aljano: un’eccellenza nostrana Dalla gestione dei vigneti alla vinificazione, la ‘naturalità’ del metodo di lavoro adottato dall’azienda scandianese ne fa un punto di riferimento, anche grazie alla sua collocazione privilegiata, sulle prime pendici dell’Appennino reggiano

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a Tenuta di Aljano è situata sulle prime colline dell’Appennino emiliano, a Iano di Scandiano in provincia di Reggio Emilia. Posto a circa 250 metri di altitudine, il territorio tipicamente collinare della tenuta, conferisce al vino buona struttura e una caratteristica nota minerale. Il sottosuolo, infatti, è formato da rocce sedimentarie costituite da arenarie, marne, argille e gesso. L’azienda vinifica solo le uve prodotte nei 24 ettari aziendali gestiti in modo diretto, di cui circa la metà coltivati a Spergola, vitigno autoctono a bacca bianca, cinque coltivati a Cabernet sauvignon e Merlot, mentre altri otto a Malbo gentile, Lambrusco Montericco e altri lambruschi autoctoni. La valorizzazione dell’antico vitigno Spergola si realizza con due vini fermi: la “Brezza di luna” e “La vigna ritrovata” e tre vini spumanti di cui due ottenuti con il metodo Charmat ovvero lo spumante brut “Brina d’estate” e lo spumante dolce “Fior d’Aljano”; e uno lavorato con il metodo classico: “Vigna al vento”, ottenuto grazie a un affinamento del vino a contatto con i lieviti per un periodo di almeno quattro anni. Dalle uve Cabernet sauvignon e Merlot si ottengono invece due rossi fermi: il “Rio delle viole”,

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una riserva affinata per almeno 12 mesi in barrique di rovere francese, e il “Rosso d’Aljano” che invece viene vinificato solo in acciaio. Le eccellenze della tenuta di Aljano si declinano anche attraverso le uve dei lambruschi: da queste nascono infatti il “Settefilari”, costituito da un uvaggio di 6 varietà di lambrusco con l’aggiunta di Malbo gentile, e la “Rosa del Borgo’’, uno spumante brut rosé ottenuto da un’unica varietà autoctona: il lambrusco Montericco. La gestione naturale dei vigneti con soli concimi organici e senza utilizzo di diserbanti e pesticidi, l’attenta selezione delle uve assieme a tecniche enologiche rispettose della qualità dei prodotti, consentono di ottenere vini di alta qualità che già da diversi anni riscontrano riconoscimenti sul territorio e non solo, facendo della tenuta di Aljano un punto di riferimento nell’ambito di un settore oltremodo selettivo… E competitivo…

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Sport e solidarietà

a cura della redazione

Te la do’ io l’America… Modena Devils are back

Una bella storia di sport e solidarietà, con il distretto ceramico sullo sfondo

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orreva il 1981, l’inizio di un decennio magico: non c’era Internet né Google, non c’erano telefonini, reality e Grandi Fratelli. Per le notizie si aspettava il TG, si telefonava dentro le cabine usando strani gettoni… Eravamo ragazzi che si compravano un ghiacciolo con 150 lire, la playstation era roba da marziani, e si sognava... C’era John Lennon che cantava, Dino Zoff che alzava la Coppa del Mondo, Alberto Tomba che iniziava la sua epopea e si sognava l’America dello sport adrenalinico. Azione, potenza,contatto e strategia. Il sogno americano’ dei montanari… Quello del Football Americano di Dan Marino e Joe Montana che spinsero un gruppo di simpatici “Montanari” delle nostre parti a provarci. Si formarono così i Diavoli Pavullo che insieme ad altre formazioni diedero inizio alle prime sfide su campi pietrosi, pantanosi, buoni per piantare patate. Poi i Montanari scesero a valle e si amalgamarono con i Cittadini dando vita ai Falchi Modena. Noti in città anche per le scintillanti nottate al Charlie Max con

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la musica dei Creedence Clearwater Revival ed i Beach Boy, con fiumi di birra alternati a “Jack Daniels”. Un filosofico “Carpe Diem” spalmato fra partite giocate, serate da John Travolta, solidarietà verso gli ultimi e conquiste femminili. E ogni maledetta domenica ci si batteva al Braglia di Modena per conquistare il terreno di gioco centimetro dopo centimetro. Poi il tempo passa e cambia le cose: dal sole, la stella cadente. I Falchi si sciolsero, complici le leggi dell’economia e del denaro... La diaspora sportiva Affrontare il Campionato Nazionale diventava sempre più oneroso e ne seguì una ‘diaspora sportiva’. Ma i Falchi, altrove, fecero vedere di che stoffa erano fatti, e Davide Baracchi (quarterback) ed Aldo Stanzani (receiver) vinsero l’Europeo del 1987 ad Helsinki. Venne anche per loro il momento di fermarsi, ma il momento non è durato a lungo. Perché oggi, 40 semivecchietti (età media 55 anni) hanno rifondato ‘lo squadrone’ e partecipano al Campionato Nazionale Master Over 45 di Football Americano. Arrigo Martinelli,che definire un “personaggio” è assolutamente riduttivo, ha messo a disposizione di questo progetto le sue conoscenze professionali acquisite nel corso degli oltre 40 anni di vita lavorativa vissuta “pericolosamente” ai quattro angoli del globo vendendo piastrelle. Di lui si ricordano le traversate africane a bordo di una Jeep 4x4 off road per Iris Ceramica negli anni 70, prima che si

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fosse inventata la Parigi-Dakar, l’affondamento, a bordo di un veliero promozionale, al largo della Jamaica per Pastorelli negli anni 90. Poi, atterraggi aerei fortunosi in Papua Nuova Guinea e Buthan, recuperi avventurosi tra Amazzonia e gli altopiani della Mongolia. Unica persona a mantenere il record di vendita di piastrelle all’Isola di Pasqua ed ad Ilulissat, Groenlandia: adrenalinico ed inossiddabile esploratore di nuovi mercati sui quali si cimentateranno, con fortune alterne, altre aziende. Un esperto nel piantare per primo la bandierina del “Made in Sasol”, insomma… La rinascita Martinelli ha mixato e frullato insieme la sua visione di fare squadra e attorno al suo carisma ha ricreato il vecchio Team dei delinquenti della palla ovale americana. Con pervicacia e lungimiranza si è circondato di testimonial di rango (Stefano Accorsi, Andrea Dovizoso, Luca Marchini) che supportano i Modena Devils. E’ questo il nome della squadra iscritta al campionato, che collabora anche ad un progetto di solidarietà per raccolte fondi a favore della Lega del Filo d’Oro. Diversi partners sostengono il progetto dei Devils (Manicardi Impianti, Boxer Ceramiche, tra i tanti) e scrivono una bella storia che ha radici a Sassuolo e dintorni e merita di essere seguita. Perchè a 35 anni di distanza si sono riaperte le porte di quell’inferno sportivo dentro cui i ‘diavoli’ tornano protagonisti...’Modena Devils are back... be with us !’.

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di Claudio Sorbo

Economia

«Un pessimista è un ottimista che sa come stanno le cose» Riflessioni di fine anno tra politica, economia e populismo… Gli Usa ‘liberi’ dall’Asia, la Russia dall’Europa innamorata dello ‘zar’ Putin… E l’Italia?

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Economia

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e novità che l’anno 2018 ci ha regalato sinora sono state numerose. Punto primo: si è accentuato il ritorno dell’America sul palcoscenico internazionale. Innanzi tutto, Trump ha fatto scuola: i suoi proclami patriottici, quali “Make America Great Again” e “America First” sono stati imitati da numerosi Stati che si sono scoperti anch’essi sovranisti: ad esempio, il Governo di sinistra della dinamica Premier laburista neozelandese Jacinta Arden è stato sconfitto dai conservatori alle recenti elezioni: nonostante ciò, la Arden resterà al

potere detenendo la maggioranza. A meno che il Partito Nazionale di centrodestra non si allei con i sovranisti di estrema destra del Partito “New Zealand First” (vi dice niente?), che detiene il 7% dei voti e quindi anche i tre seggi necessari per far cadere la trentasettenne Primo Ministro in carica. Comunque vada, la Arden avrà il suo da fare: è diventata mamma da poco di una bimba cui è stato imposto il nome di Neve Te Aroha, nome maori che vuol dire – ha spiegato – “Luminoso amore”. Auguri quindi a mamma Jacinta e soprattutto a Neve Te Aroha, che abbia un futuro luminoso come il suo nome e importante come quello della madre. A dispetto degli slogan di Trump che lascerebbero pensare a una politica quasi provinciale di contrazione del paese nei suoi confini, mai come in questo 2018 gli Stati Uniti hanno dichiarato con chiarezza i loro obiettivi sul resto del mondo. Il free trade secondo ‘The Donald’ In primo luogo, in economia hanno cessato di essere mercatisti e si sono orientati verso il free trade, libero scambio. Con il mercatismo si definisce una politica economica di adeguamento al libero mercato con rinuncia a misure protezionistiche, mentre con il libero scambio i Governi non discriminano le importazioni a vantaggio delle imprese locali né sostengono con sovvenzioni le loro esportazioni sui mercati internazionali.

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Donald Trump

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Per capirci, esattamente il contrario di quel che fa oggi la Francia e viene da chiedersi come mai la UE non intervenga per le sue infrazioni alla concorrenza e per la concessione di aiuti di Stato (severamente vietati), visto che – per esempio – possiede Banche di Stato, mentre da noi per entrare nella U.E. è stata privatizzata persino la Banca d’Italia. E poi, come dimenticare che nel 2002, sempre per entrare in Europa, noi italiani fummo costretti a smantellare l’I.R.I., liquidatore Romano Prodi, mentre nel 2004 la Francia ha creato l’A.P.E., ovvero l’equivalente dell’I.R.I., una Agenzia della Repubblica Francese costituita dalle Holding di Stato, cioè 70 grandi aziende tra cui France Telecom, Renault ed Air France. Quest’ultima azienda, come è noto, è in stato fallimentare ed è stata recentemente salvata con un aiuto di 1.650 miliardi di Euro erogati dalle Banche di Stato su ordine del potere politico. Tutte le aziende dell’A.P.E. sono considerate SOEs, vale a dire “State – owned enterprises”, “Imprese di proprietà statale”. E nessuno dice niente. Conclusa la digressione, spieghiamo che in regime di free trade i prezzi dei beni e servizi dipendono esclusivamente dalla domanda e dall’offerta. Qualcuno potrebbe obiettare che quanto

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detto riguardo il “free trade” confligge con i dazi imposti da Trump a mezzo mondo. Non è così: i dazi di Trump non sono difese dalla offerta altrui, bensì una sorta di “risarcimento danni” con cui egli intende riparare le perdite provocate dalla improvvida politica economica “buonista” di Obama negli otto anni del suo mandato. Smarcamento degli Stati Uniti dall’Asia Cina, India & Co. non sono, per Trump, né avversari né amici: nella sua visione geopolitica soldi e sentimenti non vanno d’accordo, e comunque i soldi vengono prima dei sentimenti. Così, la Cina si è beccata pure lei i suoi dazi e li pagherà se vorrà esportare acciaio in U.S.A.. E questa sarà una battaglia dalla quale la Cina uscirà prevedibilmente con le ossa rotte, visto che le sue esportazioni in U.S.A. sono incredibilmente inferiori rispetto agli acquisti che essa fa negli Stati Uniti. In termini di bilancia dei pagamenti, lo squilibrio tra Washington e Pechino ha toccato quota 375,2 miliardi di dollari nel 2017, in rialzo rispetto ai 347 miliardi del 2016: qui vuole colpire Trump. I cinesi sanno che non potrebbero mai pareggiare il conto con gli americani ma reagiranno ad esempio sviluppando affari con altri paesi del

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Economia

Il Premier Conte incontra Vladimir Putin

pianeta in cui andare a recuperare quel che perderanno in casa. Abbandono dell’Europa alla Russia Ormai è chiaro: Trump, contrariamente a chi lo ha preceduto, non rimane né rimarrà mai impressionato dalla Storia dell’Europa, dalla sua cultura millenaria, dai suoi monumenti, dalle sue austere e celebrate Università, persino dalla sua joie de vivre, a dire il vero oggi alquanto appannata da attentati, fallimenti delle politiche di inclusione di immigrati in Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna, da classi politiche impreparate e bottegaie. Il tutto, tra un Macron, un parvenu arrogante, velleitario e classista, che definisce “vomitevole” la politica verso i migranti del nostro Governo e afferma che i poveri gli fanno schifo e con un Jeremy Corbin, l’astro nascente della sinistra inglese, che potrebbe diventare solo una meteora dopo che sono state pubblicate le foto che lo ritraggono mentre rende omaggio alle tombe dei terroristi protagonisti degli attentati contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972. E, ciliegina sulla torta, come dimenticare i quattro Stati del Gruppo di Visegrád, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria? Da una parte creano leggi che favoriscano la delocalizzazione delle imprese europee sui loro territori e

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dall’altra intascano disinvoltamente i contributi dell’Europa a sostegno delle loro economie, nel contempo sigillando le loro frontiere contro l’arrivo dei migranti che potrebbero inquinare il sangue notoriamente blu dei loro abitanti. Il tutto, nell’atmosfera ovattata dei politici dell’Unione Europea, solitamente morbidi coi duri e duri coi morbidi. L’abbandono dell’Europa da parte degli Stati Uniti non pare abbia creato traumi agli europei, che in gran numero si sono consolati gettandosi tra le braccia di Putin. È stato un gesto istintivo dettato dalla delusione per la recente vedovanza a stelle e strisce? Comunque sia, gli analisti hanno già suonato il campanello d’allarme contro questo innamoramento poco meditato. Cosa è oggi la Russia? Innanzi tutto, diciamo cosa non è: non è più la ex CCCP, ovvero l’URSS, la Russia Sovietica, bensì è il paese del nuovo Zar Putin, che con Nicola II della dinastia dei Romanov ha in comune solo il luogo di nascita, San Pietroburgo, e la statura, 1,70 (per essere precisi, Nicola II è nato in casa sua, nella reggia estiva zarista di Zarskoje Selò, periferia di San Pietroburgo). Le ragioni dell’infatuazione occidentale per Putin sono imperscrutabili e prive di logica: non dimentichiamo che la Russia è attualmente

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una “democratura”, ovvero un paese dalle istituzioni democratiche applicate in chiave dittatoriale, dove l’omicidio di giornalisti su – diciamo – beneplacito del Cremlino è prassi frequente e consolidata (valga per tutti la sorte della giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja, freddata a Mosca sotto casa sua nel tardo pomeriggio del 7 ottobre 2006), e dove il sistema politico si fonda sulla corruzione generalizzata, in ossequio al principio che se tutti sono corrotti, nessuno è corrotto. Infine, un sistema in cui dovrebbe essere distribuito a tutti il volumetto “De Jure Belli ac Pacis” scritto da Huig De Groot nel 1625, “Del diritto della guerra e della pace”, il testo che gettò le fondamenta del Diritto Internazionale. Vi si spiega, per esempio, che non va bene invadere e occupare uno Stato straniero o anche solo una sua parte, come ha fatto il suddetto Putin con la Crimea, invasa ed annessa alla Santa Madre Russia “perché lì la gente parla russo”. Infine, un solo argomento dovrebbe allontanare dagli italiani le simpatie per la Russia: ha un P.I.L. inferiore al nostro e a noi serve poco, di solito si esporta nei paesi ricchi, non da chi è messo peggio di noi. Ma forse l’Italia è un paese invecchiato, e si sa che le passioni senili sono le più inspiegabili e difficili da governare. In conclusione, la Russia è una superpotenza? No. Di certo Putin vuol farlo credere.

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L’Unione Europea…. A maggio del 2019 si vota per il nuovo Parlamento Europeo, uno strano organo solo in alcuni casi legislativo, visto che solitamente alle leggi pensa la Commissione Europea. Per ora ha consolidato la rapidità bradipica con cui assume le decisioni e la disinvoltura con cui ha nominato alla sua Presidenza un personaggio discutibile e discusso, che, allorchè era alla guida del Granducato del Lussemburgo, non ha esitato al applicare alle multinazionali straniere ivi preseìnti imposte prossime allo zero per favorirne la migrazione nel suo Stato (649.000 abitanti), così creando il primo paradiso fiscale d’Europa. Di certo, il Palamento Europeo non è il ritratto dell’Europa: l’ex Ministro Tremonti ha dichiarato giorni fa, parlando delle foto di gruppo di questi Parlamentari, che sembrano “Venditori in Viaggio Premio”, e speriamo che non gli arrivi una querela dai Venditori. … e l’Italia… Il nostro povero paese è perseguitato, nell’ordine, da una crisi economica ininterrotta dal 2008 ad oggi: contando i risultati percentuali da allora ai giorni nostri, siamo ancora in rosso del 6,9%. Ciò vuol dire che se, miracolosamente, quest’anno registrassimo una crescita del 6,9%, torneremmo dove eravamo 10 anni fa.

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Economia

Matteo Salvini

Ovviamente, una crescita del genere non la registrano nemmeno a Macao, dove il reddito pro capite è di 134.000 dollari annui. Poi c’è qualche altro problema: il debito pubblico a maggio 2018 era di 2 mila miliardi di Euro e rotti. E non è facile abbatterlo, visto che 72 miliardi di Euro l’anno sono solo gli interessi che lo Stato deve pagare ai suoi creditori, fortunatamente in gran parte italiani. Se accadesse qualcosa di imprevisto e imprevedibile, se gli stranieri dovessero perdere la fiducia sulla nostra capacità di restituire ciò che ci hanno prestato, si preparerebbe uno scenario al quale è meglio non pensare. Poi, c’è il problema dei migranti, poco utilizzabili in una società italiana industrialmente matura e in cui molte imprese ormai lavorano in termini di Factory 4.0.

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Per dirla con brutale franchezza, cosa facciamo fare a questa gente, che per la maggior parte non sa fare altri lavori tranne quelli elementari? Che è difficile persino farli giungere puntuali al lavoro? Che non accettano il sistema gerarchico nelle imprese? Che rifiutano in gran parte il concetto di parità tra uomo e donna? Tutto ciò sarebbe superabile, ma occorrerebbe una robusta e competente struttura pubblica capace di gestire l’immigrazione, ovvero dove sistemarli, come ed ad opera di chi insegnare loro la nostra lingua, educarli ai nostri valori perché i loro non vanno berne da noi, far loro apprendere un lavoro utile e di cui vi sia richiesta. Purtroppo i buonisti di casa nostra nei sette anni in cui hanno ininterrottamente governato hanno sempre ipocritamente e implicitamente dato per scontato, ad uso degli italiani, che gli immigrati erano una forza lavoro simile alla nostra mentre non lo sono, peraltro senza far nulla o quasi per includerli nel nostro sistema. E con Tito Boeri, il capo dell’INPS, per il quale gli immigrati pagheranno le nostre pensioni: sarebbe vero se qualcuno li assumesse, ma di gente che spazza i cortili non c’è bisogno e quindi nessuno li assume, o quasi. Con tali premesse, l’unica risposta possibile all’inettitudine e allo spocchioso dilettantismo delle classi politiche dominanti in Europa, la nostra in testa, è stato il populismo, e infatti ci troviamo nella pancia del populismo. Di questo non occorre dire niente: ce l’abbiamo sotto gli occhi e lo conosciamo, grazie. Spesso di fronte alle mie riflessioni sono stato accusato di pessimismo: la mia risposta è in un detto popolare americano, “Un pessimista è un ottimista che sa come stanno le cose”.

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Il progetto

a cura della redazione

Le superfici Florim per Penthouse ONE-11 Le lastre Magnum Oversize per un lussuoso attico bi-livello all’interno delle residenze progettate da Zaha Hadid a CityLife

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ella prestigiosa cornice milanese di Citylife, uno dei maggiori interventi di riqualificazione urbana d’Europa, si colloca Penthouse One-11, interamente progettata e realizzata da Milano Contract District all’interno delle celebri residenze disegnate da Zaha Hadid. Un elegante attico bilivello di oltre 300 metri quadri, con favolosa vista sulla città e sul parco. Ad impreziosire gli ampi spazi di questa lussuosa abitazione sono le superfici in gres porcellanato firmate Florim Ceramiche: lastre Magnum Oversize (il progetto di grandi formati fino a 160x320cm trasversale ai diversi brand del Gruppo) ispirate alle pietre e marmi naturali che caratterizzano gli ambienti sia a pavimento che a rivestimento. L’ingresso, la cucina e la zona ripostiglio vedono protagoniste la collezione I Classici di Rex nella preziosa essenza marmorea dello Statuario, con le sue venature delicate e brillanti,

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Il progetto

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La ricerca di superfici diverse accomunate da un’estetica primaria e rigorosa, costituisce il leitmotiv di questo progetto NOVEMBRE - DICEMBRE 2018

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Il progetto

e la serie Industrial di Floor Gres, ispirata alla rigorosità del cemento. Il lusso avvolgente e luminoso ma allo stesso tempo moderno e riconoscibile della collezione I Travertini di Rex e i preziosi decori vetrosi Extralight (sempre del marchio Rex) vestono i servizi igienici dell’appartamento. «La ricerca di superfici diverse accomunate da un’estetica primaria

e rigorosa, costituisce il leitmotiv di questo progetto. Forti suggestioni materiche – si legge sulla relazione progettuale - definiscono i piani verticali ed orizzontali, improntate ad uno stile in armonia fra naturalezza e tecnicità, sottolineato dall’accostamento di essenze in rovere termotrattato, di lamiere in ferro grezzo, di piani e superfici in Corian, di rivestimenti

CityLife, tradizione, innovazione e green Sostenibilità, qualità della vita e servizi in un contesto unico, di pregio inarrivabile CityLife è il progetto di riqualificazione dello storico polo urbano della Fiera di Milano. Con 366mila metri quadri di superficie di intervento complessiva è una delle aree di intervento urbanistico più grandi d’Europa. A seguito di un concorso internazionale, CityLife si è aggiudicata l’area con un progetto firmato dagli architetti di calibro internazionale Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Le Residenze progettate da Zaha Hadid e quelle progettate da Daniel Libeskind offrono una nuova qualità dell’abitare e si affacciano da un lato sulla prestigiosa piazza Giulio Cesare, dall’altro sul grande parco urbano: tradizione, innovazione e green riescono così a convivere in un unico luogo. Le due aree residenziali, differenziate tra loro per stile architettonico, sono accomunate da caratteristiche abitative di grande pregio, da innovazione ed efficienza, sotto il profilo ambientale e della sicurezza. Sostenibilità, qualità della vita e servizi: queste le parole chiave che contraddistinguono Citylife, oggi uno dei più grandi e importanti “polmoni verdi” della città di Milano con il suo parco pubblico. L’intervento comprende anche un mix articolato e bilanciato di funzioni pubbliche e private, fra residenze, uffici, negozi e servizi, aree verdi, spazi pubblici e per il tempo libero e un asilo nido.

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con lastre oversize di gres ispirate alle pietre e marmi naturali, di divisori vitrei colorati e trasparenti, di ante e pannelli laccati lucidi e opachi». Nel principio fondante di questo lavoro, lo spazio diventa totale, senza differenza e senza soluzione di continuità tra la ripartizione muraria e l’arredo, tra le pavimentazioni e i rivestimenti, tra le suddivisioni trasparenti

e cieche, tra i sistemi di separazione mobile e statica, tra le finiture degli arredi e le superfici dei piani di appoggio. Nello studio delle distribuzioni funzionali operato dal progetto, tutti gli ambiti della zona notte sono filtrati, rispetto a quelli della zona giorno, da spazi tampone, garantendo ai primi un necessario grado d’intimità e isolamento.

SCHEDA PROGETTO Penthouse ONE-11 florim.com/it/progetto/penthouse-one-11/

Anno: 2016 Progettista: Rudi Manfrin – Varese (Italia) Luogo: Milano Materiali Florim: Brand REX florim.com/it/rex/ I Classici di Rex I Travertini di Rex Extralight Brand Floor Gres florim.com/it/floorgres/ Industrial

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V E D E R E

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A S C O L T A R E

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S P A Z I

novembre dicembre 2018

Ceramica d’autore

Bertozzi & Casoni

Consuntivo Fiere

L’evento

Economia

La seconda edizione Riflessioni di fine 2018: Da Bologna a Rimini tra incognite e certezze di ALLFORTILES gli USA, la Cina, l’Europa


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