Ceramicanda n.121

Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XV - Nr. CENTOVENTUNO Novembre-Dicembre 2016 - Euro 4,00

CERAMICANDA 121

V E D E R E

E

A S C O L T A R E

G L I

S P A Z I

novembre dicembre 2016

Adriano Venturelli

Egitto N58B Olio su tavola (1980 - 2016)

Consuntivo ďŹ ere

Economia

Tecnargilla e Cersaie Il fattore Donald è record di visitatori cosa cambia in USA

Mercato

Russia ed Europa la guerra delle sanzioni

ia le ito r Ed

di Roberto Caroli

carocaroli@ceramicanda.com

Il voto

inconsapevole L

a vittoria del no al referendum del 4 dicembre è stata netta ed ha costretto Renzi e il suo governo alle dimissioni. Il rottamatore, alla fine, anziché gli altri ha rottamato se stesso. Ma chi glielo ha fatto fare di assumersi un rischio simile? Non poteva fermarsi nel momento in cui la proposta Boschi era stata stoppata dal parlamento, non avendo ottenuto i due terzi dei voti? Perché insistere sul voto popolare? La verità è che il Premier ha ascoltato il Presidente Emerito Napolitano, vero artefice dell’idea di cambiare la Costituzione, e ora è lui a pagarne le conseguenze, ripartendo da capo, alla luce del fatto che non sembra intenzionato, giustamente, ad abbandonare la politica L’aspetto positivo di tutta la vicenda è che ora i giornali hanno finalmente smesso di parlarci del si e del no, anche se i veri sconfitti usciti dalle urne siamo stati noi, poveri italiani, ancora una volta presi per il naso e strumentalizzati dal teatrino della politica, la quale anziché occuparsi, e preoccuparsi, della poco esaltante situazione economica dell’Italia, ha pensato bene di distrarci per mesi su questioni tecniche che persino i giuristi più ferrati faticano a comprendere. Ci hanno chiamati a validare o respingere la proposta di riscrivere parte della Costituzione, si sono rivolti a noi che conosciamo a menadito la giurisprudenza; noi che siamo un popolo erudito che fa registrare il più alto numero di lettori di libri nel mondo; noi che vantiamo la più alta percentuale di laureati in Europa; noi che al cinepanettone preferiamo la visita ad un museo, ad ammirare le tante opere di alto valore storico e architettonico disseminate nel Paese; noi che parliamo il più alto numero di lingue al mondo. Forse lo hanno chiesto a noi perché le vere menti pensanti dell’Italia non stanno in Parlamento, neppure al Governo, ma nei bar, nei supermercati, negli uffici, nelle fabbriche, sui treni, negli ospedali, nelle chiese, dal fornaio, tra i banchi dei mercatini rionali, dal pescivendolo o dal fruttivendolo. Qualche anno fa, durante una parentesi politica, io ed alcuni consiglieri comunali della lista civica “Uniti per Scandiamo”, decidemmo di fare un sondaggio tra la gente presente al mercato del lunedì, per capire quale fosse il loro livello di preparazione in materia di educazione civica; la domanda posta era la seguente: “ci può spiegare la differenza tra consigliere comunale e assessore?”. Solo il 20% degli intervistati seppe dare una risposta appropriata e quindi corretta. Renzi si è spinto oltre alzando il livello della domanda, addirittura scomodando la carta fondante della nostra democrazia, e non lo ha fatto per gioco, e neppure a titolo di sondaggio, lui la Costituzione la voleva cambiare veramente e lo ha chiesto a noi! Il referendum è si una delle più alte espressioni democratiche, ma a patto che tra la gente siano diffuse alta conoscenza della materia, capacità di critica e di scelta. Se solo uno di questi requisiti non ci dovesse appartenere, saremmo costretti a demandare tutto all’esponente politico verso il quale nutriamo fiducia. Se il mio partito mi suggerisce di votare sì obbedisco, se il mio leader mi invita a votare no eseguo. E così è stato, quindi era difficilissimo per Renzi vincere solo contro tutti i partiti di opposizione, anche quello all’interno dello stesso PD. In passato siamo stati chiamati, tra gli altri, ad esprimerci sull’abolizione dell’ergastolo, sul porto d’armi, sull’interruzione di gravidanza, sul divorzio, sul finanziamento pubblico dei partiti, su quesiti che toccano la coscienza, la sensibilità, la moralità, che ogni cittadino possiede. Questa volta ci hanno chiesto di andare oltre le nostre oggettive possibilità. Lo hanno fatto perché, al di la di voler cambiare la Costituzione e la composizione del Senato, il referendum del 4 dicembre ha avuto in primis una valenza politica, che però ha portato di fatto alla delegittimazione e alla caduta del Governo Renzi. Dopo Mario Segni ora è toccato al Matteo nazionale lasciare ad altri un Italia che era già sua.

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CERAMICANDA121

Sommario

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Il voto inconsapevole

L’ARTISTA

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ECONOMIA

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MERCATO

Una copia: euro 4,00 Abbonamento annuale 6 numeri: euro 24,00 - C.C.P. nr. 11777414

editoriale

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Numero 121 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2016 Anno XIII (Chiuso in tipografia il 06/12/2016)

DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Caroli carocaroli@ceramicanda. com

Adriano Venturelli

DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E REDAZIONE Ceramicanda s. r. l.

Via De Amicis, 4, 42013, Veggia di Casalgrande (R. E.) Tel. 0536. 990323 - Fax 0536. 990402 redazione@ceramicanda. com

l’America di ‘The Donald’ Europa e Russia: il grande freddo

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INTERVISTA

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ECONOMIA

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CONSUNTIVO CERSAIE 2016

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MERCATO

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NEWS AZIENDE - Prodotti e produttori AZIENDE

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TENDENZE

Giorgio Squinzi: «Il paese resta ingessato» L’Italia al ribasso

Il settore ceramico rivede la luce 2016: i distretti in chiaroscuro

Laminam inaugura lo stabilimento di Borgotaro Luce e design, la nuova frontiera

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AZIENDE

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L’EVENTO

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AZIENDE

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NEWS AZIENDE - Impianti e servizi CONSUNTIVO TECNARGILLA 2016

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EVENTO

Frame di Mirage: la ‘porta’ dell’Appennino Ceramica e sostenibilità: Casa Monica è di platino Cambio della guardia al vertice di Sacmi

La tecnologia sorride e punta sul 4.0

IL PROGETTO

PRIMO PIANO

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La XV edizione del Premio Villa

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COLLABORATORI Daniela D’Angeli, Stefano Fogliani, Edda Ansaloni, Paolo Ruini, Claudio Sorbo

IN COPERTINA Adriano Venturelli

Granitifiandre rinnova il FAB 22 – GMM 40 – Florim 44 – Cooperativa Ceramica d’Imola 46 – Del Conca 48 – Sicer 50 – Fondovalle 52 - Smaltochimica 56 - Nabel

58 – Gambini Group 64 – Panaria Ceramica 68 – Lea Ceramiche 70 – Mirage 72 – Cooperativa Ceramica d’Imola 86 - System 94 – Projecta Engineering

104 GRAZIE PER AVERCI SCELTO 4

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Adriano Venturelli

L’Artista

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a cura della redazione

L’arte applicata al design Le nuove produzioni dell’artista modenese declinano funzionalità inedite, destinate a contesti abitativi all’interno dei quali l’opera d’arte accresce la sua cifra espressiva, unendo estetica a funzionalità

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on smette di sperimentare, Adriano Venturelli, ed elabora un’altra tappa di un percorso artistico in continuo divenire rielaborando schemi espressivi già oggetto di indagine anche grazie alla sinergia con altre sensibilità professionali ed artistiche. Il risultato sono opere d’arte che diventano oggetti di design, complice la collaborazione con Stefano Palombi, designer che ispira parte della sua produzione muovendo proprio dalle intuizioni artistiche di Venturelli. Il quale, delle sue opere e della sua sensibilità artistica ha concezione dinamica, più sostanziale che formale, né si è mai sottratto a dare concretezza alla sua ricerca artistica attraverso approcci multidisciplinari che schiudono ventagli prospettici anche inediti se rapportati all’opera d’arte nel suo senso più stretto del termine. è il caso di questo ciclo di opere, che applica l’arte al design varcando il confine imposto dal contesto e dalla collocazione del’opera: abituati a vedere le opere in posizione verticale e in contesti murali, si resta sorpresi e vederle ricollocate funzionalmente all’interno di contesti abitativi, a studiarne forme e fogge che trasformano l’intuizione

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artistica in oggetto di design che unisce la funzionalità e l’utilità del tavolo, della consolle, del top alla cifra estetica cui Venturelli da’ forma compiuta attraverso combinazioni di colori e trame spesso sorprendenti. Non una mera trasformazione dell’opera d’arte in oggetto, ma un dialogo fitto e costante tra discipline legate da una sensibilità comune, che piegano la forma dandole sostanza. E connotandone l’essere ben oltre i confini entro i quali si esprime, di solito, la sensibilità artistica: nel

caso della sinergia tra l’artista, ovvero Adriano Venturelli, e il designer, Stefano Palombi, si attraversa la linea che fa dell’arte nel senso proprio del termine arte applicata, senza che quella sensibilità artistica nata da un’idea originaria che Venturelli mutua, nelle forme e nelle cromie, dalla natura venga del tutto piegata alla funzionalità dell’oggetto, che diventa valore in grado di aggiungersi ad un’idea che trova una sua inedita e sorprendente collocazione in ambiti fin qua inesplorati.

una sinergia vincente L’arte applicata al design. Nasce così l’idea del designer Stefano Palombi ispirata da alcune opere dell’artista Adriano Venturelli. Solitamente abituati a vedere le opere in posizione verticale e in contesti murali, in questo caso l’arte si trasforma in oggetto di design che bene si inserisce in contesti dell’abitare unendo funzionalità e utilità all’estetica. La sinergia tra due diverse sensibilità professionali porta ad una rivisitazione irripetibile dell’opera d’arte stessa.

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

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Economia

a cura della redazione

Cosa cambia con Trump...

Banche, business, fisco, aziende, media: cosa cambia negli USA dopo la notte dell’8 novembre

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«

Gli americani che hanno votato per Trump l’hanno fatto anche per esprimere la loro disapprovazione nei confronti della politica economica di un’amministrazione che non è stata capace di rilanciare l’economia, dare lavoro a coloro che sono rimasti sottoccupati, rendere meno pesante l’imposizione fiscale e la burocrazia». C’è (anche) l’economia dietro la vittoria di Trump, e chiedersi cosa succede adesso è il minimo. Se lo è chiesto anche Ceramicanda, che prova a rispondere affidandosi alla newsletter di Grosser Consulting, ad avviso del quale «per il business non è la fine del mondo». L’economia a stelle e striesce, la sintesi, non ha paura della politica, e il mondo degli affari e della finanza non ha paura di ‘the donald’. Se per le strade sono stati a migliaia i dimostranti «la reazione della Borsa fa pensare che il mondo del business non sia eccessivamente preoccupato». Gli USA, insomma, vanno, ma a poco più di un mese dalla notte elettorale ci è piaciuto ‘fare le carte’, attraverso Grosser Consulting, a quanto accadrà.

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La reazione della Borsa alla vittoria di Trump Il mondo dell’economia e della finanza odia l’incertezza. Data per scontata dai polls la vittoria di Hillary Clinton il giorno prima delle elezioni, quando verso le 9 di sera i primi risultati mostravano che Trump stava ricevendo molti più voti del previsto i “futures” crollarono e le previsioni per il giorno dopo erano di un crollo della Borsa. Hillary era considerata lo status quo e Trump il salto nel buio. Invece due giorni dopo le elezioni gli indici di Borsa sono saliti alle stelle? Quali sono i motivi? Hillary e i Democratici avevano annunciato che avrebbero cercato di imporre limiti ai costi dei farmaceutici, ulteriori controlli e regolamenti alle grandi banche, limitazioni agli oleodotti e alle trivellazioni per soddisfare la lobby ecologica, e riduzioni alle spese militari. La scomparsa di questi pericoli ha fatto sì che i titoli di alcuni farmaceutici come Amgen, che produce medicine genetiche molto costose è salito del 10%. Il titolo di Lockehed-Martin, uno dei principali fabbricanti nel settore militare, è aumentato del 6%. Sono anche saliti i titoli delle banche.

I cambiamenti di direzione nella politica economica del paese Trump ha promesso di combattere l’immigrazione illegale e di iniziare a deportare molti

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illegali nel paese. La cosa è più facile da dire che da fare sia per via del costo di andare a scovare tutti gli illegali nel paese, sia per il fatto che molti messicani e altri immigranti dall’America Latina sono diventati essenziali in alcuni settore dell’economia, come le costruzioni, il giardinaggio e la ristorazione. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, è probabile che il programma del presidente Obama verrà sostanzialmente smantellato.

Cesseranno i sussidi alle aziende che producono energia rinnovabile, alcune delle quali durante l’amministrazione precedente sono andate in bancarotta dopo avere ricevuto sussidi per centinaia di milioni di dollari. Hillary Clinton può avere perduto le elezioni anche per essersi allineata con la fazione ecologica del Partito Democratico che predica l’eliminazione del carbone come fonte energetica.

Trump ha sfruttato ampiamente le affermazioni di Hillary Clinton e il risultato lo si è visto nello stato della West Virginia, tradizionale produttore di carbone dove vi sono 20.000 lavoratori nelle miniere, dove Trump ha vinto con oltre il 68% dei voti. Invece di mettere outof- business le aziende del settore, i minatori hanno messo Hillary Clinton out-of-business. Nel settore sanitario l’Affordable Care Act è prossimo ad essere sostanzialmente modificato.

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Economia

Politica fiscale Un altro importante cambiamento avverrà nel sistema fiscale. Il Partito Democratico è stato accusato di essere il partito che opera con lo slogan “Tax and Spend” che aumenta la spesa pubblica a scapito dei contribuenti. Trump ha promesso di ridurre le tasse alle aziende dal 35% al 15% e cambiare e semplificare la tassazione delle persone fisiche, riducendo

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le tasse dal livello massimo del 39,6% al 33%.

Ovviamente per mantenere sano il bilancio federale sarà necessario tagliare spese e sussidi. Il Partito Democratico combatterà con le unghie e con i denti per proteggere i programmi che ha emanato negli anni passati, ma la cosa non sarà facile perché il Partito Repubblicano controlla oltre alla presidenza sia il Senato sia la Camera.

Le aziende I cambiamenti più importanti e più richiesti dal mondo del business americano avverranno quasi certamente nell’eliminazione di regolamenti, che hanno aumentato i costi per le aziende e i tempi per ottenere licenze. I critici dell’amministrazione del presidente Obama lo hanno accusato di avere limitato la crescita dell’economia per via dell’imposizione di troppi e inutili regolamenti. Ora si vedrà se le accuse erano fondate. Trump ha promesso di riparare le infrastrutture e questo servirà a dare business a molte aziende nel settore delle costruzioni e delle materie prime.

Il commercio estero Uno dei programmi di Trump è di rinegoziare alcuni trattati di libero scambio come il NAFTA con Messico e Canada e il trattato Trans Pacific Partnership non ancora approvato con le nazioni dell’Oceano Pacifico.

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Il fatto è che tradizionalmente il Partito Repubblicano è stato molto più favorevole al libero scambio del Partito Democratico, quest’ultimo promotore degli interessi dei sindacati che hanno sempre visto male la concorrenza delle aziende che esportano negli Stati Uniti e che “tolgono lavoro agli americani”. Il neo-presidente Trump dovrà spiegare al suo partito come conciliare le sue promesse di espandere l’economia con i freni che vuole imporre al commercio estero che anch’esso è stato promotore di crescita economica.

Un pericolo per le aziende che esportano negli Stati Uniti è il possibile ampliamento del “Buy American” (“compra prodotti Made in USA”). Anche se non sarà possibile farlo con regolamenti o leggi per non andare contro gli accordi internazionali, vi sarà certamente una spinta in questa direzione con altri sistemi.

Cosa ha imparato il mondo dei media da queste elezioni?

Sul numero più recente della rivista Advertising Age c’è un articolo dal titolo “Donald Trump is a purpose-driven brand” (Donald Trump è un marchio con uno scopo”) che spiega come la pubblicità non sia più sufficiente e un marchio ha bisogno di essere sostenuto da un punto di vista, a condizione che questo punto di vista non offenda gran parte dei consumatori. Trump, secondo Ad Age rappresenta la personificazione di tutto quello che raccomandano i guru del marketing. Gli americani vogliono sempre il nuovo: prodotti nuovi, nuovi modelli di automobili, programmi nuovi e nuovi politici. In America è difficile fare una carriera politica alla Andreotti. Già nel 1960 Kennedy, un senatore novizio riuscì a vincere la presidenza degli Stati Uniti contro il molto più esperto Nixon; Carter un governatore di uno stato agricolo come la Georgia riuscì a vincere contro Ford che era stato vice-presidente sotto Nixon; Reagan con la sua fresca e piacevole eloquenza riuscì a sconfiggere Carter; Clinton anche lui un

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illustre sconosciuto ed ex governatore dell’Arkansas, vinse le elezioni contro il presidente uscente George Bush padre. La rivista Newsweek aveva preparato due copertine per l’edizione da spedire alle edicole dopo le elezioni. Per un errore nella distribuzione, sono state spedite ad alcune edicole copie della copertina sbagliata con il titolo “Madam President” e la foto di Hillary Clinton. Presumibilmente questo numero della rivista diventerà un oggetto di collezionismo.

La situazione La situazione economica ereditata da Trump è molto più solida di quella che trovò il presidente Obama otto anni fa. Allora le ferite della recessione non si erano ancora rimarginate e il tasso ufficiale di disoccupazione era dell’8%. Ora il tasso di disoccupazione ufficiale è del 4,9% che, secondo gran parte degli economisti rappresenta la piena occupazione, tenendo conto del fatto che ci sono sempre persone che sono senza lavoro per motivi congiunturali o per il fatto che hanno appena lasciato un posto di lavoro e non hanno ancora iniziato a lavorare in quello nuovo.

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Economia

«Con Trump l’America ha scelto il nuovo, e ha punito i Democratici, le elite e i media» D

Donato Grosser

Donato Grosser non ha dubbi: «L’America è divisa in due: Trump ha saputo sfruttare il desiderio del nuovo sapendo captare i sentimenti più attuali dell’elettorato. Dazi?

Non convengono: finanza ed economia di Trump non hanno paura»

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al suo ufficio di Brooklyn, Donato Grosser guarda agli Stati Uniti, appena usciti dal duello tra Clinton e Trump, e guarda con una certa curiosità a quanto verrà perché, dice, «gli americani vogliono sempre il nuovo: prodotti nuovi, nuovi modelli di automobili, programmi nuovi e nuovi politici». Fondatore di uno studio legale che da oltre 30 anni offre consulenza a diverse aziende italiane che hanno rapporti con gli USA, Grosser manda a memoria una lezione che, fa capire, si aspettava che gli USA avrebbero dato al mondo.

«La vittoria di Trump era inaspettata quasi da tutti, ma gli americani, come detto, vogliono il nuovo…»

Da cosa è stata determinata, secondo Lei? Solo dalla voglia di nuovo?

«Trump ha saputo sfruttare il desiderio del nuovo sapendo anche captare i sentimenti più attuali dell’elettorato e soprattutto di milioni di lavoratori che si sono sentiti ignorati dalle “elite”» E’ una vittoria di Trump o una sconfitta per la Clinton, a suo avviso?

«E’ soprattutto una sconfitta per Hillary e per il Partito Democratico, nessun dubbio» Cosa pensa del fatto che gli americani, con il voto, abbiano di fatto voltato le spalle a tutti media andando di fatto controcorrente rispetto a quanto propugnato dai media stessi?

«L’America e’ divisa in due e i media insultando Trump gli hanno fatto pubblicità gratis, galvanizzandone i sostenitori» Cosa si aspetta che cambi per gli americani?

E’ plausibile aspettarsi un’America più chiusa nei confronti di immigrazione e commercio

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internazionale?

«Cambierà, credo, qualcosa sulle politiche dell’immigrazionei. Per il commercio internazionale vedremo. Probabilmente ci si limiterà ad azioni antidumping e a negoziare in modo diverso gli accordi bilaterali» Possibili evoluzioni sui rapporti con Russia? Con Europa?

«I rapporti con la Russia, a mio avviso, potrebbero migliorare. Quanto all’Europa dipende dagli europei più che dagli USA» E’ plausibile l’ipotesi, della quale si è parlato spesso in campagna elettorale, di introdurre dazi nei confronti delle merci di provenienza da EU per ‘stimolare’ il mercato interno?

«L’ introduzione di dazi unilaterali è, a mio avviso, improbabile. Creerebbe una guerra commerciale che non gioverebbe a nessuno. Per stimolare il mercato interno i dazi non servono: basta il programma di rafforzare le infrastrutture, ed una efficace politica di investimenti» Armi, stato sociale, fasce deboli della popolazione, istruzione: la politica di Trump minaccia di cambiare molto il quotidiano degli Stati Uniti.

Possibile o no?

«La politica interna non so dire come potrà cambiare, ma so che, spesso, le buone intenzioni hanno fatto più danni che bene. Trump ha promesso di riparare le infrastrutture e questo servirà a dare business a molte aziende nel settore delle costruzioni e delle materie

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prime» Le borse, dopo l’elezione di Trump, sono prima crollate poi risalite: la finanza ha già scelto il vincitore o si è semplicemente adattata alla novità?

«La finanza non ha paura di Trump, e il mondo dell’economia odia l’incertezza. I cambiamenti più importanti e più richiesti dal mondo del business americano avverranno attraverso l’eliminazione di regolamenti che hanno aumentato i costi per le aziende e i tempi per ottenere licenze» Renzi e parecchi italiani si sono spesi per Clinton, da Trump è andato solo Salvini. Come cambiano, se cambiano, i rapporti tra Italia e USA? «E’ stato imprudente prendere posizione a favore di uno o dell’altro, ma l’Italia non ha un ruolo cosi importante per determinare alcunché su questioni di politica interna USA» E per quanti, tra questi molti imprenditori del distretto, hanno scelto di investire con gli USA attraverso stabilimenti in loco può cambiare qualcosa? In meglio o in peggio?

«Per gli stabilimenti in USA le cose possono migliorare dato l’accento sulla produzione in America».

E cosa può cambiare, secondo Lei, per le piastrelle in importazione e in arrivo dall’Italia?

«Possono peggiorare se il dollaro continua a salire e rende l’import più a buon mercato».

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Economia

«Una lezione anche per la nostra classe dirigente» La vede così, l’elezione di Trump, Filippo Taddei, ad avviso del quale «eventuali interventi di ‘chiusura’ del mercato americano non pregiudicheranno l’export italiano»

«

L’effetto sulle importazioni? Limitato, almeno per quanto attiene al made in Italy». Ne è convinto Filippo Taddei, economista che gli USA li conosce bene (PhD alla Columbia University) e oggi insegna macroeconomia alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University. Interlocutore ideale, dunque, per fare le carte al prossimo futuro a stelle e strisce, con particolare attenzione ai possibili destini delle merci che gli USA importano. «Ma se oggi, ancora, non sappiamo cosa farà Trump, è facile immaginare – dice Taddei – che eventuali interventi di ‘chiusura’ del mercato peseranno soprattutto sui paesi più vicini agli USA dal punto di vista industriale e che si avvantaggiano di un costo del lavoro più basso» Viene più da pensare, insomma, al Messico che non all’Italia, quindi…

«Sì, anche perché le fortune dell’export italiano in USA sono legate alla qualità, non al basso costo del lavoro. Da questo punto di vista è lecito attendersi di correre meno rischi rispetto ad altri paesi: l’Italia produce ed esporta negli USA beni diversi da quelli che gli USA producono, hanno una loro nicchia e un loro pubblico di riferimento» Le aspettative?

«Credo che quello che Trump proverà a disciplinare non sia un mercato aperto nel senso pieno del termine, non è nei confronti di paesi come l’Italia che interverranno limitazioni» Si può sperare, visto che Trump è un costruttore, che molta della sua politica economica parta proprio da lì, rilanciando edilizia e investimenti?

«Molto probabile lo faccia, concentrando-

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si bene sugli USA stessi. La sua piattaforma elettorale, a conti fatti, si muove su due direttrici fondamentali, ovvero tasse più basse e rilancio degli investimenti» Piattaforma ovvia, ma gli investimenti li sostenne anche Obama…

«Vero, l’amministrazione Obama ha speso, ma ha investito soprattutto sul sociale. Trump invece punta alle infrastrutture, nel senso più pieno del termine. Strade, ponti, viadotti, grandi opere: è lì che si crea il consenso ed è soprattutto lì che si creano i posti di lavoro e si creano più in fretta. In fondo, è stato anche l’andamento discontinuo del mercato del lavoro a decidere gli esiti elettorali» Esiti tutt’altro che scontati, tra l’altro…

«Gli analisti, alla vigilia, hanno sbagliato proprio a non tenere conto della geografia del lavoro. In America la ripresa è iniziata da un po’, ma ci sono ancora parecchi posti di lavoro in meno rispetto ai livelli auspicati, e quella ripresa di cui si parlava prima non si è diffusa in maniera omogenea sul territorio, ma ha penalizzato grandi stati, penso alla cosiddetta catena della ruggine, che hanno votato di conseguenza».

Voltando le spalle a Clinton…

«Già: la Clinton, ricordiamolo, ha perso più voti, ma la geografia del lavoro di cui si diceva prima ha detto che questo sostegno non era omogeneo» Una sconfitta per i media, che hanno ‘spinto’ Clinton e snobbato Trump…

«Non tanto per i media, quanto per la classe dirigente americana, che non ha saputo leggere a dovere la realtà. E, a proposito di classe dirigente, la vittoria di Trump credo possa essere una lezione anche per la nostra».

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Quali le conseguenze per la piastrella made in Italy I commenti degli imprenditori del distretto ceramico sullo sbarco alla Casa Bianca di ‘the donald’: «non è detto che la rottura di uno schema sia un male: i dazi? Non riguarderanno l’Italia della ceramica, che per gli USA è un partner strategico»

E

adesso? Adesso che alla Casa Bianca c’è ‘the donald’ e non, come previsto, la signora Rodham in Clinton cosa succede? Se lo chiede anche il distretto ceramico, e la domanda non è disinteressata, visto quanto valgono gli Stati Uniti per le piastrelle made in Italy, visti i tanti insediamenti produttivi con cui i gruppi italiani hanno scelto di assecondare la crescita del mercato a stelle e strisce andando a produrre oltreoceano. E visto che, piaccia o no, ogni novità comporta un’incognita. Quanto grande, l’incognita si intende, lo dirà il tempo: per adesso si sta alle opinioni ma chi si aspetta il distretto ceramico si stracci le vesti dopo gli esiti del 8 novembre resterà deluso. Grosser, nella pagina qui a fianco, dice che l’economia non ha paura di Trump, e il mondo dell’impresa sottoscrive, quasi a dire che un conto è la politica, un conto l’economia. «E rispetto alla campagna elettorale – dice Vittorio Borelli, presidente di Confinsutria Ceramica e ad del gruppo Fincibec – i toni sono già molto più moderati».

Dazi, protezionismo a oltranza, spinta decisa al made in USA, rinegoziazione degli accordi commerciali in chiave statunitense erano gli annunci, ma non è detto che tutto abbia pienamente corso, «anche considerato che noi italiani saremo comunque un interlocutore con il quale confrontarsi. Piuttosto resta da valutare l’impatto che la nuova presidenza avrà sui rapporti con l’Europa, che rischia di diventare un anello debole di un sistema di alleanze commerciali e non solo che potrebbe

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ridefinirsi. Ma su Trump andrei cauto, e penso al TTIP: con Obama pensavamo di portarlo a casa, e invece…». Invece il trattato è rimasto nei cassetti, e chissà che Trump… al neopresidente americano si guarda soprattutto con curiosità. Vi si accostano, al new deal che comincerà non appena ‘the donald’ metterà piede nello studio ovale, gli imprenditori che hanno stabilimenti negli USA come il presidente di Florim Claudio Lucchese («non è detto che la rottura di uno schema, perché questa è stata l’elezione di Trump, sia un male») ma anche chi con gli USA fa ottimi affari nonostante non produca là. Come il numro uno di Casalgrande Padana Franco Manfredini che non da’ giudizi politici ma spiega che «gli Stati Uniti hanno fatto una scelta con la quale confermano di essere un modello di democrazia dl quale c’è solo da imparare». E pazienza se Trump ‘stringerà’ davvero, come sembra, i laschi confini degli USA a danno e dei clandestini ma anche dei prodotti non made in usa. «Misure del genere non credo siano all’ordine del giorno, non almeno per chi, come l’Italia, rispetta le regole», chiosa Manfredini, e sulla stessa lunghezza d’onda muovono sia Lucchese che Borelli. Ad avviso del primo «i dazi minacciati hanno come bersaglio chi fa concorrenza sleale, anche se a pochi giorni dalle elezioni è difficile percepire con pienezza da che parte andranno le politiche USA», mentre per il secondo «il bersaglio sono i cosiddetti paesi emergenti: tra Italia e USA, se si parla di ceramica, c’è un comune interesse di settore». Trump promosso, insomma, anche perché non è la politica che fa l’economia, e perché quando si tratta di commercio, «convenienza vuole che prevalga il buon senso: Trump – spiega Emanuele Debbia di Unicom Starker – è un uomo d’affari, e non credo adotterà manovre troppo drastiche che blocchino il sistema». Non converrebbe, in effetti, a nessuno, e la scelta elettorale dell’America chiede al neopresidente uno scatto in avanti,non un salto all’indietro.

«Proprio per questo – aggiunge Daniele Verde di Verde 1999 – avevo già valutato come possibile, in tempi non sospetti, una vittoria di Trump, ritenendo vincente l’idea di investire sulle infrastrutture della quale potremo beneficiare anche noi che in USA esportiamo. Dazi? Leggete troppi giornali: noi italiani – dice Verde - li paghiamo già, mentre i cinesi, per fare un esempio, no: secondo voi Trump li alza all’Italia o li mette anche alla Cina?».

Vittorio Borelli

Claudio Lucchese

Franco Manfredini

Emanuele Debbia

Daniele Verde

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Economia

a cura di Claudio Sorbo

Meno male che Hillary ha perso Ma Trump, adesso deve imparare in fretta il mestiere di Presidente L’elezione di Donald Trump alla carica di Presidente degli Stati Uniti è stata accolta ovunque con perplessità e qualche timore: mai un uomo privo di esperienza politica era giunto alla Presidenza della prima potenza al mondo. Alla notizia, radio, televisioni e stampa nazionali hanno ecceduto con i toni: Trump provocherà nuove guerre, le Borse crolleranno, alzerà un muro tra gli Stati Uniti e il Messico (il confine tra i due paesi è lungo 3.200 chilometri…), espellerà 11 milioni di latinos irregolari. Infine, i nostri media hanno anche rimproverato il popolo americano per-

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ché non ha votato per il candidato giusto, cioè Hillary Clinton. Ma sarebbe stata davvero il candidato giusto? I commentatori più autorevoli sono concordi su un punto: queste elezioni sarebbe stato meglio che non le avesse vinte nessuno dei due. Comunque, le ha vinte Donald Trump e dobbiamo farcene una ragione. Poi, l’opinione espressa dagli italiani su di lui è stata unanime e frettolosa: conoscendolo poco e male, hanno fatto proprie le parole dei media e hanno preso una cantonata. Poiché non è serio aderire al pensiero unico, come spesso fanno gli italiani, ed è meglio prima documentarsi e poi ragionare con la propria testa, eccovi una sintetica biografia del 45° Presidente degli Stati Uniti, Donald John Trump. Di famiglia dalle origini tedesche, è nato nel 1946 a New York. Il padre era un facoltoso imprenditore edile e Donald fin da giovane ha manifesta-

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to passione per l’attività paterna. Ha frequentato le Superiori presso la NYMA, New York Military Academy e poi si è laureato alla Warton School of Finance and Commerce dell’Università di Pennsylvania, una delle Facoltà economiche più prestigiose degli Stati Uniti.

Subito dopo ha iniziato l’attività imprenditoriale dedicandosi inizialmente alla costruzione di grattacieli, di cui i più noti sono la Trump Tower sulla Quinta Strada a New York, la Trump Tower and Hotel di Chicago e il Trump International Hotel di Las Vegas, un edificio pacchiano per arricchiti di provincia: è ricoperto di lamine d’oro. Ha poi esteso le sue attività ai casinò: il trionfo dell’orrido è il Trump Taj Mahal Hotel and Casino di Atlantic City, un lussuoso angolo kitsch in stile indiano vicino a New York (ma il WiFi è a pagamento…). Nel frattempo ha recitato piccole parti in 13 film (anche in Sex and the City), ha condotto numerosi programmi televisivi ed ha pubblicato 19 libri, veri e propri best seller, di cui uno, “The art of Deal”, “L’arte dell’accordo”, ha prodotto ricavi tali da consentirgli di aprire una Fondazione con cui ha finanziato opere caritative (peccato che la Fondazione non possa agire a New York a causa di irregolarità fiscali nella gestione dei suoi capitali). Possiede diciotto campi da golf, alcuni dei quali in Scozia (li raggiunge col suo aereo privato, un Boeing 757), che nel 2015 gli hanno reso 382 milioni di dollari.

La sua vita sentimentale è molto dinamica: tre mogli, cinque figli. Poi vengono il patrimonio, stimato in 3,7 miliardi di dollari, e una solida amicizia con Vladimir Putin. Accusato di evasione fiscale, non è mai stato né incriminato né condannato: probabilmente ha avvocati bravi che gli consentono un’odiosa ma legittima elusione. Ha anche avuto sei fallimenti di società legate ciascuna a una sola iniziativa (un edificio, un campo da golf, ad esempio), ma negli U.S.A. un fallimento non è considerato male come in Italia o in Germania. In sintesi, Trump è un uomo sgradevole, rozzo, privo di gusto, dalla vitalità prorompente, aggressivo, ma da qui a dire – come in Italia – che è un fascista (e tutto il resto)

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ce ne corre. Allora perché l’opinione pubblica italiana è tutta contro di lui? La ragione è semplice: gli italiani sono conformisti e tra gli italiani i più conformisti sono, tranne le solite eccezioni, i giornalisti. Essendo la Clinton favorita ed essendoci in Italia da tanto tempo (cinque anni) Governi di centro sinistra, è andata a finire che i giornali e le televisioni italiane si sono appiattiti sulla Clinton, sostenendola a tutto spiano e demonizzando Trump. E gli italiani, bovinamente, hanno finito per sostenerla pure loro e hanno detto peste e corna di Trump.

Ma la Clinton sarebbe stata davvero il candidato migliore? Ecco una breve lista di eventi a lei riferibili. L’affare della posta elettronica: la vicenda è lunga, contorta e sporca. In sintesi, quando dal 2009 al 2013 è stata Segretario di Stato (Ministro degli Esteri) la Clinton aveva un sistema di posta elettronica che si avvaleva di un server privato installato in casa sua. Ciò era contrario alla legge, che la obbligava a usare un server pubblico in modo che le sue email potessero essere archiviate a disposizione del Congresso (il Parlamento)

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Economia

e del Ministero della Giustizia. Lei, avvertita dell’irregolarità dal F.B.I., ha dichiarato di essersi sbagliata e ha girato 30.940 email al server pubblico, tenendo per sé 31.830 email definite “private”. L’operazione ha avuto tempi lunghi e alla fine l’F.B.I. ha scoperto che non tutte le email erano state girate, in particolare un numero imprecisato erano finite sul PC di Huma Abedin, la sua segretaria privata (il cui padre e un fratello sono membri dei Fratelli Mussulmani, organizzazione estremista) e da questa girate ad Anthony Weiner, un brillante politico all’epoca suo marito, da cui ha poi divorziato a causa dei suoi ripetuti tradimenti. Hillary ha quindi mentito quando ha dichiarato che “nessuna email definita o definibile “top secret” è mai transitata sul suo computer privato” ed è stata definita pubblicamente “bugiarda” da più parti,senza alcuna sua reazione. L’inchiesta, dapprima archiviata col richiamo del F.B.I. alla Clinton per “negligenza”, è stata riaperta dopo la scoperta delle email mancanti e di quelle trasferite su altri PC, poi, una settimana prima del voto è stata daccapo chiusa dal F.B.I. Come mai? Perché l’F.B.I. dipende dal Ministero della Giustizia, che a sua volta dipende dal Presidente Obama. È opinione comune che questi, intenzionato a dare agli Stati Uniti un successore appartenente al Partito Democratico, pur conoscendo la verità ha invitato Loretta Lynch, Ministro della Giustizia, a non intervenire e questa ha fermato l’F.B.I pochi giorni prima delle elezioni. Poi Trump ha vinto le elezioni e ha subito dichiarato che non intende perseguire la Clinton, ovviamente per non screditare Obama, che però non è uscito bene dalla vicenda. Comunque, se la Clinton avesse vinto le elezioni, il giorno successivo all’insediamento avrebbe molto probabilmente ricevuto, proprio a causa dell’emailgate, un impeachment (messa in stato di accusa) dal Congresso, tra l’altro tutto Repubblicano, e in breve tempo gli U.S.A. sa-

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rebbero rimasti senza Presidente. Fondazione Famiglia Clinton: durante il periodo in cui era Segretario di Stato (2009 – 2013), Hillary Clinton ha sollecitato più volte i compagni più facoltosi del Partito Democratico a sostenere la Fondazione intitolata a lei e al marito Bill. In quei quattro anni ha raccolto 156 milioni di dollari, spiegando che sarebbero stati impiegati per la campagna elettorale del 2015 – 2016. Non vi è traccia di rendicontazioni in tal senso e si sospetta che una parte dei dollari sia stata incamerata dalla Fondazione senza essere impiegata per lo scopo dichiarato. Anche in questo caso Hillary Clinton si è presa della bugiarda senza reagire. Benghazigate: L’Ambasciatore americano in Libia Christopher Stevens rimase ucciso in un attentato assieme a tre funzionari l’11 settembre 2012 a Bengasi, nel Consolato americano. Il Dipartimento di Stato guidato dalla Clinton fu avvertito dell’imminenza dell’attentato ma non fece nulla per difendere il Consolato. La morte di Gheddafi: fu Hillary Clinton a convincere Obama a dare mano libera al Presidente francese Nicolas Sarkozy e al Primo Ministro britannico David Cameron perché intervenissero militarmente per far cadere Gheddafi. Ciò provocò la sanguinosa destabilizzazione della Libia, di cui anche noi italiani stiamo pagando le conseguenze con il blocco delle importazioni di petrolio e con l’arrivo incontrollato dei migranti. Questo intervento della Clinton è stato ammesso da Obama e da lei mai smentito. Lo Scandalo Whitewater: in occasione della campagna elettorale del 1992, Bill Clinton, che nel 1993 sarebbe diventato Presidente, insieme alla moglie Hillary fece investimenti immobiliari per milioni di dollari nella Whitewater Development Corporation, una Società immobiliare. Apparve subito singolare che un candidato alla Casa Bianca facesse investimenti milionari proprio in quel momento.

Esistono anche altri scandali con al centro la

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Clinton, quali il sospetto suicidio dell’Avvocato Vince Foster, consulente legale della Casa Bianca ed ex collega della Clinton allo Studio Legale Rose Law Firm di Little Rock, Arkansas, e il caso Travelgate, un episodio minore di nepotismo. E mi fermo qui. La Clinton, negli Stati Uniti detta “Killary” o “American Evita” o “Billary”, è ritenuta un pericoloso falco (si schierò a favore delle guerre in Iraq e in Afghanistan), una persona che persegue i suoi fini senza scrupoli, avida, passionale e violenta: ha alzato e alza le mani con facilità su tutti, a partire dal marito Bill Clinton e anche in presenza di terzi. La sua dichiarata antipatia per Putin, per esempio, è stata sempre vista a Washington con preoccupazione: secondo gli analisti, se fosse diventata Presidente una guerra contro la Russia sarebbe stata possibile, se non addirittura probabile. E ora veniamo a Trump: quali checks and balances (controlli ed equilibri) costituzionali sono a tutela delle possibili decisioni avventate di un Presidente impulsivo? In primo luogo c’è il Congresso: la decisione di entrare in guerra è prerogativa del Presidente ma la dichiarazione di guerra e il suo finanziamento sono competenze esclusive del Congresso.

Inoltre, i trattati internazionali devono essere approvati dal Senato, dove la maggioranza è sempre dei due terzi (la così detta cloture). Ancora: è ammesso al Senato il filibustering, ovvero l’ostruzionismo, consistente in pratiche che ritardino la votazione di una legge. Ebbene, se fino a ieri si doveva attuare materialmente il filibustering, oggi è sufficiente che 40 Senatori dello stesso partito lo annuncino e viene assunto come fatto. Poi: oggi al Senato il conteggio vede 48 Democratici e 52 Repubblicani, per cui questi ultimi per avere la maggioranza dovrebbero convincere 8 Democratici a votare per loro, ipotesi poco probabile, ma che, comunque, è stata prevista per evitare la “dittatura della maggioranza” (chi l’ha, vince sempre). Infine, non bastasse il Congresso, ci sono i singoli Dipartimenti che devono pronunciarsi sulla fattibilità delle proposte del Presidente: se dichiarano che un progetto non è fattibile, viene accantonato. Qui è caduto tante volte Obama, noto per aver realizzato ben poco di quel che aveva promesso: non è stato abbattuto dal Congresso, bensì dai Singoli Dipartimenti che non gli hanno approvato le proposte perché irrealizzabili. L’unico problema nella gestione del potere potrebbe derivare a Trump dal conflitto di interessi. Ad esempio, nel marzo scorso la Deutsche Bank – prima e chiacchieratissima Banca di Germania – ha chiesto perentoriamente a Donald Trump la restituzione di 129 milioni di dollari per un mutuo concessogli nel 2011. La richiesta è nata dopo la decisione di Trump di ridurre le sue attività edili, cosa che ha anche ridotto la richiesta di mutui alla Banca tedesca, che ha voluto rientrare in fretta e furia dei suoi crediti. Come è noto, Deutsche Bank ha accumulato perdite consistenti nel 2015 a causa della sua condotta, diciamo, disinvolta nella gestione dei mutui ipotecari collocati sui mercati prima del 2008. Per queste iniziative illegali il Dipartimento della Giustizia americano ha di recente emesso a suo carico una sanzione di 14 miliardi di dollari. Bene, da chi dipende il Dipartimento della Giustizia? Dal Presidente, cioè da Donald Trump.

Siamo sicuri che pagherà i 129 milioni senza battere ciglio? Staremo a vedere. Nel frattempo, possiamo sta-

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re tranquilli: la democrazia americana ha in sé gli anticorpi idonei a neutralizzare le derive autoritarie. E poi c’è sempre l’impeachment, che può essere invocato dal Congresso anche quando il Presidente “non è in grado di svolgere il suo lavoro”, quindi anche se si dimostra un incapace. Per finire, non siamo noi europei a dover temere Trump, semmai sono gli americani: è un pragmatico, non vuole vedere progetti senza un programma concreto di attuazione. Così, oggi hanno paura le Facoltà delle Università pubbliche americane, che potrebbero vedersi tagliati i finanziamenti per la ricerca (il cui esito è sempre incerto per definizione).

Fermo restando che le Università pubbliche negli Stati Uniti sono finanziate dal loro Stato solo per il 50% del Budget: il resto devono andare a cercarselo con i Crowdfunding, vere e proprie attività di vendita delle loro competenze ad Aziende o Fondazioni private e pubbliche. Quanto ai clandestini messicani che Trump in campagna elettorale ha detto di voler rispedire nella loro patria, finché gli americani di California vorranno spendere un dollaro per comprare due libbre (un chilo) di pomodori, Trump non manderà a casa nessuno. Invece Obama, nell’immaginario italiano “il Presidente buono” in quanto democratico, nel corso dei suoi due mandati ha rispedito nel loro paese 2.000.000 di clandestini resisi responsabili di reati penali (è reato penale anche essere fermati alla guida in stato di ebbrezza).

Ma questo nessuno lo sa, perché la sinistra è buona e la destra è cattiva, almeno da noi. Infine, supera ogni timore una sola riflessione: un conto è quel che si promette in campagna elettorale, altro conto è quel che si fa davvero, e noi dovremmo saperlo. Concludendo, il mio parere è: meno male che Hillary Clinton non ha vinto e speriamo che Trump impari in fretta il mestiere di Presidente. Innanzi tutto, rendendosi conto che non gli conviene “Rock the Boat” (“Scuotere la barca”, ovvero “Turbare gli equilibri esistenti”): la Casa Bianca non è la sede di un’Azienda e non può dire “You’re fired!”, “Sei licenziato!” a chi non la pensa come lui.

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Primo Piano

a cura della redazione

G.M.M.

PrimoPiano

alla scoperta dell’America G.M.M. Trasmissioni Meccaniche prosegue il proprio percorso di internazionalizzazione con l’apertura di un importante magazzino di distribuzione nel cuore della nuova “Ceramic Valley” statunitense

I

l 22 Ottobre si è tenuta a Clarksville (Montgomery County, Tennessee) l’inaugurazione della nuova sede G.M.M. USA, sviluppata su una superficie di oltre 1000 mq per accogliere uffici ed un ampio stock di ricambi dedicati all’industria ceramica.

L’evento ha visto la presenza di diverse autorità locali, tra cui l’Executive Director of Clarksville Area Chamber of Commerce e il Vice President of Economic Development. E’ stata particolarmente significativa anche la partecipazione di titolari e ma-

nager dei principali produttori del distretto.

«Con l’apertura di G.M.M. Usa - spiega Luca Milani, CEO dell’azienda - è nostra intenzione esportare e replicare oltreoceano il modello vincente che da anni ci contraddistingue nell’offerta di soluzioni e servizi per il mondo delle manutenzioni». G.M.M. Usa si propone come Global Service di Manutenzione, con lo scopo di assistere il cliente nell’incrementare l’efficienza produttiva, ridurre al minimo

i tempi di fermo macchina non pianificati e minimizzare le giacenze di magazzino al fine di ottimizzare il capitale circolante. «I benefici per i produttori locali - prosegue Milani - saranno da un lato la riduzione delle scorte ed il conseguente risparmio sulle property taxes, e dall’altro l’accesso ad un servizio di assistenza 24/7 garantito da personale specializzato.

Forti degli oltre 40 anni di esperienza comprovata, oggi siamo orgogliosi di mettere know-how e risorse umane specializzate al servizio del cliente, nonché un assortimento di componenti intelligente, studiato ad hoc per soddisfare le più comuni esigenze di settore».

La posizione strategica consentirà inoltre a G.M.M. di intensificare i propri flussi distributivi, e non solo nei due punti focali (Tennessee e Texas) del distretto statunitense. «Infatti, tra gli obiettivi a medio-lungo termine - conferma Milani - pensiamo che la filiale possa operare come “buffer” di rilievo anche per i principali produttori centro/sud-americani.

Infine, grazie alla recente acquisizione di BBM Maintenance Partner - conclude Milani - G.M.M. USA sarà dotata di strumentazione e know-how necessari per effettuare servizi di manutenzione predittiva, proseguendo la strada intrapresa negli ultimi anni a favore dell’ottimizzazione dei processi e dell’efficienza produttiva».

CTM Siamo un gruppo giovane, che ha da poco superato i venticinque anni di attività, ma già estremamente noti nella distribuzione dei componenti tecnici per l’industria. I nostri marchi più importanti sono legati alle reali esigenze dei nostri clienti, laddove nella costante ricerca dell’eccellenza tecnica qualitativa, abbiamo formalizzato un’importante partnership con i brand KSB bearing components e KPT power trasmission che distribuiamo con esclusiva internazionale.

Nata nell’89 da una brillante idea del fondatore Bruno Severi CTM centro trasmissioni meccaniche si colloca oggi ai vertici del settore, forte anche di una moderna compagine operante all’interno dei nostri stabilimenti. CTM tratta anche altri marchi primari (OPTIBELT - NKE - ASK - IWIS - TSUBAKI - VAMBERK - SKF - FAG - AIRON ) notoriamente riconosciuti come i migliori nell’ambito distributivo ed è sempre alla costante ricerca di ulteriori opportunità commerciali da condividere con la sua fitta schiera di clienti.

Collocata nel pieno della Ceramic Valley CTM è riconosciuta come una delle più importanti aziende territoriali nel comparto produttivo di zona.

Da anni CTM ha inoltre attivato linee di import-export che l’hanno resa un’importante realtà a livello nazionale ed internazionale

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Mercato

a cura della redazione

Al made in italy mancano tre miliardi e mezzo Tanto sono costate fin qua, secondo la CGIA di Mestre, le sanzioni alla Russia. E dopo la Lombardia l’Emilia Romagna è quella che paga il conto più salato: oltre 770 milioni NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

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Mercato

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on solo la ceramica, che pure negli anni ha visto ridurre sensibilmente la sua capacità di penetrazione sul mercato russo con cali anche a due cifre, ma tutto il made in Italy che guardava con favore alla ritrovata prosperità di uno dei paesi del Brics tira il freno a mano.

Perché i BRICS, da locomotiva dell’economia mondiale che erano, hanno in parte esaurito la loro spinta propulsiva e la Russia, oggetto dell’embargo da parte della UE, ha colpito in misura importante tutte le eccellenze italiane. Sia nel senso dei territori, sia come settori merceologici. Il punto sulle ripercussioni delle sanzioni economiche contro il governo di Putin lo ha fatto la CGIA di Mestre ed il conto che paga il belpaese è davvero salato. Oltre tre miliardi e mezzo, 3,6 per la precisione: l’export italiano verso la federazione russa è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015. A spanne, parliamo di una contrazione di oltre il 30%, di oltre un terzo di quelle che erano, fino al 2013, le esportazioni verso la Russia, ma come in tutte le statistiche, è il dato territoriale che fornisce, meglio di altri, la dimensione del problema, e da’bene la misura delle difficoltà in cui versano soprattutto quelle Regioni italiane che (anche) sull’export e (anche) sull’export russo avevano fondato parte delle loro fortune economiche. Solo la Lombardia ha perso 1,18 miliardi, l’Emilia Romagna 771 milioni e il

Veneto 688,2 milioni: tre Regioni valgono il 70% della contrazione post-sanzioni, e il manifatturiero, va da sé, è il settore che paga il conto più salato. Parliamo di 3,5 miliardi su 3,6, ed «il dettaglio dei settori – si legge sul rapporto della CGIA - sembra l’elenco delle eccellenze italiane: macchinari (-648,3 milioni di euro), abbigliamento (-539,2 milioni di euro), autoveicoli (-399,1 milioni di euro), calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni di euro). Faticano anche i prodotti in metallo (-259,8 milioni di euro), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni). Nel 2013 – segnalano i vertici della Cgia di Mestre - la Russia era l’ottavo paese per destinazione dell’export italiano, oggi è diventata tredicesima ed è stata scavalcata dalla Polonia, dalla Cina, dalla Turchia, dai Paesi Bassi e dall’Austria. Ad avviso della maggior parte degli imprenditori è giunto il momento che l’Unione Europea riveda la propria posizione nei confronti di Mosca: la pensano così tutti, in Confindustria, la pensano così nel distretto ceramico (pur in calo del 12% nel 2015 rispetto al 2014, il mercato russo vale comunque quasi 200 milioni di metri quadri) e la pensa così anche la Coldiretti, che non manca di sottolineare come «le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salami sono state azzerate. Dall’inizio dell’embargo ad oggi si stimano perdite dirette per 400 milioni di euro»

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PART OF

a cura della redazione

«Anacronistiche e fuori dal tempo»

Lisa Ferrarini

Roberto Fabbri

Gli imprenditori del settore ceramico e Confindustria sulle sanzioni alla Russia

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Quello delle difficoltà legate alle sanzioni sul mercato russo è un problema che, in effetti, ci da’ parecchio fastidio». Parole e musica della Vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini, ad avviso della quale ogni tentativo di superare lo status quo «va a sbattere sull’ostacolo Germania, che ci limita molto». Fosse per gli imprenditori, fa capire Ferrarini, «il mercato si sarebbe riaperto da un pezzo» e non si può dire che le idee della numero due di viale dell’Astronomia non siano ampiamente condivise.

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Romano Minozzi

La prova? L’abbiamo avuta al Cersaie, incontrando gli imprenditori del settore ceramico. «Non si capisce perché da parte nostra si debba subire in questo modo quella che è un’imposizione della Germania», ha detto infatti Romano Minozzi, numero uno e fondatore del Gruppo Iris, spingendosi oltre Ferrarini e aggiungendo come «Merkel ha il complesso di Putin, e lo esprime con una sanzione anacronistica e fuori dal mondo. Perché è la concorrenza – chiude Minozzi – che fa il mercato, e sta alla capacità delle imprese essere in grado di ritagliarsi un loro ruolo». Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Fabbri, patròn di Abk, ad avviso del quale «quando sapremo che hanno tolto le sanzioni, avremo una buona notizia: non parlo solo di piastrelle, di PIL e di bilancia dei pagamenti né vedo la necessità di spingere in questo modo misure che in un certo senso si accaniscono su un mercato. Guardo – dice Fabbri – agli USA, e vedo che loro fanno le politiche commerciali scindendole dalla politica: dovremmo fare così anche noi»

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Mercato

La Russia, l’Europa: il grande freddo

a cura della redazione

Sanzioni e controsanzioni: la nuova ‘guerra fredda’ L

Loris Marcucci

Secondo Loris Marcucci, esperto di vicende russe, «il prezzo più alto lo pagano la popolazione russa, fortemente impoverita e non solo a causa delle sanzioni, ma anche quei paesi europei che in Russia avevano forti interessi commerciali» 28

a premessa è d’obbligo, e va fatta: quando intervistammo ‘il nostro agente a Mosca’ la vittoria di Trump era solo un’ipotesi (fine ottobre) ma Loris Marcucci tenne a precisare che molti scenari sarebbero stati disegnati proprio dall’esito della corsa alla Casa Bianca. Del resto, il tema era e restava la Russia, l’Europa e il grande freddo, ovvero ‘la guerra delle sanzioni’ e suoi effetti sui rapporti tra la UE e il gigante ex sovietico e, USA a parte, non è che gli argomenti mancassero… «Quello delle sanzioni è tema forte, anche se ad oggi diventa difficile poterne calcolare impatto ed effetti in modo preciso, ma è ovvio che si tratta di variabili che il mercato lo condizionano eccome, così come condizionano i rapporti sull’asse Russia-Europa-Stati Uniti».

Il nostro agente a Mosca non è personaggio di fantasia e, tecnicamente, nemmeno è agente.

Ma conosce benissimo tanto l’Europa quanto la Russia, Loris Marcucci, ed è a lui che siamo soliti rivolgerci, noi di Ceramicanda, quando vogliamo avere il ‘polso’ di una situazione sulla quale si scrive (e si legge) tutto ed il contrario di tutto, «anche perché la questione – premette Marcucci – è indubbiamente complessa e intreccia più piani, non solo quello economico»

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Ovvero?

«In gioco non ci sono solo interessi commerciali, ma anche politici e geopolitici, oltre che macroeconomici in senso stretto. Uno dei problemi più sentiti, proprio a causa delle sanzioni, è la difficoltà di rifinanziamento del sistema bancario, con quel che ne segue in termini di ricchezza del paese e di accesso al credito da parte dell’imprenditoria locale, ma non si può dire la Russia sia stata a guardare nel frattempo, fino a mettere in scena una sorta di guerra fredda delle sanzioni» Le chiamano controsanzioni…

«E di questo si parla, in effetti. Non sono definibili diversamente i blocchi fino al 2017 alle importazioni dei beni ortofrutticoli europei che ha penalizzato soprattutto italiani e francesi» Chi la vince, ‘sta guerra?

«La mia impressione è che entrambe servano ad una sorta di ‘repressione’ di secondo tipo. Diciamo che Putin le ha interpretate a modo suo, ovvero ‘blocco l’ortofrutta europea, lavoro sui paesi in via di sviluppo e rafforzo il mercato interno, chiudendo l’economia russa, mentre la UE le utilizza per punire quelle che sono, a suo avviso, violazioni di regole. E l’impressione è che la dinamica si stia consolidando, anche per la presenza del grande referente americano, che tira le fila della vicenda» Chi paga il prezzo più alto?

«La popolazione russa, senza dubbio, ma anche la stessa Europa: gli Stati Uniti sono evidentemente meno toccati che non i paesi europei dalle sanzioni» L’impressione è che l’Europa sia stata presa in mezzo, suo malgrado…

«Non solo su questo tema: l’Europa si mette spesso in questa condizione, anche a causa del fatto che non ha posizioni univoche sui grandi temi. Non dimentichiamo che dentro l’Europa a 25 ci sono i paesi dell’ex blocco sovietico che sono terrorizzati dal fronte russo, poi ci sono quelli che in Russia esportavano – Germania, Francia e Italia – che pagano conseguenze importanti dal punto di vista commerciale. Non c’è posizione univoca, sul tema, e l’Europa si autocondanna a fare il manzonianio vaso di coccio tra i vasi di ferro americano e russo» Quello della Germania è un paradosso: sembra essere proprio la Germania che ‘spinge’ le sanzioni…

«Considerato che la Germania, dal punto di vista finanziario e commerciale, è quella che con le sanzioni perde di più viene il dubbio che la posizione della Merkel sia forse un tantino ideologica, come viene il dubbio che in casi come questo l’Europa, più che unione, sia Germania più gli altri… Diciamo che è il prezzo dell’unità: parte dell’Europa a 25 la Russia la teme o meglio, non è una sola Europa, anche dal punto di vista della visione della Russia» E i russi, intesi come massa, cosa ne pensano? Sono contenti, sono carichi, sono con Putin? Hanno voltato le spalle all’Europa?

«Noi facciamo fatica a capire come la maggioranza dei russi sia spaventata dalla Nato: noi la viviamo come una tutela, loro come una minaccia, ma non è preciso dire che si sentano abbandonati, nel senso che pensino che l’Europa abbia scelto gli USA piuttosto che la Russia.

Il problema è che la Russia si è fortemente impoverita, complice la contrazione della classe media, passato dal 18 al 9% e il resto viene da se… E tra il resto c’è l’idea

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della fortezza assediata, non a caso dei BRICS la Russia è quella che spende di più per armarsi…»

Il nemico alle porte, insomma, volendo citare un film parecchio riuscito sull’epico assedio di Stalingrado…

«Loro lo sentono, e la Nato non fa nulla per far pensare il contrario ai russi. Ma il danno economico nasce dall’impoverimento del paese che va oltre le sanzioni. La Russia ha problemi di investimenti importanti, di cambio del modello di consumatore, di burocrazia e di infrastrutture, che condizionano una domanda che dal prodotto elitario adesso guarda anche più in basso. E ci sono anche politiche autarchiche, come quella che impone solo materiali russi per l’edilizia pubblica» Gli imprenditori italiani, dalla loro prospettiva, parlano di misure anacronistiche e fuori dal mondo…

«Dipende dai punti di vista: se noi interpretiamo quello che fa la Russia oltre i suoi confini come politica espansionistica la sanzione ci sta, ma qui siamo sul piano geopolitico, se invece intendiamo le rivendicazioni di Putin come una sfida alla protervia statunitense le sanzioni risultano ingiuste. Ovvio gli imprenditori non ci stiano, ma bisogna intendersi su come si interpreta la politica di Putin, e qui le interpretazioni divergono, come è ovvio che sia» Come va a finire?

«Difficile da dire: fondamentale capire chi vince le elezioni negli Stati Uniti e se vince la Clinton non credo le cose miglioreranno. Quanto alla dinamica tra Europa e Russia, dipende dall’Europa: finche l’Europa non trova posizioni unitarie e condivise Putin ha libertà di muoversi proprio all’interno delle divisioni europee grazie ad un decisionismo che altri paesi non possono permettersi, dovendo rispondere ad un’opinione pubblica molto variegata, quanto a umori e posizioni. Putin la sfida l’ha lanciata, ma adesso tocca capire che piega prendono gli USA e poi l’Europa. Sul primo tema si può essere ottimisti, sul secondo chissà…»

Certo che immaginare un vertice Putin-Trump è roba da Dottor Stranamore…

«Noi italiani abbiamo avuto un politico non dissimile da Trump che con Putin aveva un ottimo rapporto. I due nutrivano sincera stima reciproca, e tutto muoveva da comuni interessi: è la comunanza di interessi che in politica funziona sempre…»

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Intervista

a cura di Roberto Caroli

Giorgio Squinzi con Roberto Caroli

Squinzi: «il paese resta ingessato» «In quattro anni da Presidente di Confindustria ho lavorato per favorire l’attività di impresa, parlando con tre diversi governi.

Qualcosa abbiamo ottenuto, ma perché il paese ritrovi slancio serve sciogliere i nodi strutturali che ingessano il sistema»

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«

Servirebbe un grande piano di investimenti sulle infrastrutture», dice Giorgio Squinzi, che non ha perso speranza sulle possibilità, da parte del sistema Italia, di «diventare del tutto competitivo». e rivendica con orgoglio quanto fatto da Presidente di Confindustria quando, pur trattando «in quattro anni, con interlocutori diversi, qualcosa lo abbiamo portato a casa». Del resto, per l’uomo che ha portato il Sassuolo in Europa e la Mapei nel mondo le sfide sono all’ordine del giorno, anche oggi che Squinzi di Confindustria è ‘solo’ ex Presidente e rispetto a quattro anni fa, quando inaugurò il suo mandato a viale dell’Astronomia, il paese è cambiato poco, o meglio pochissimo. «Non c’è stata – conviene – quella crescita in grado di rispondere alle nostre aspettative, in effetti, ed il mercato ha risposto producendo una evidente selezione tra le imprese» In che senso?

«Che, e lo si vede anche in occasione di questo Cersaie, le imprese che hanno avuto forza e risorse per innovare e investire godono di ottima salute. Chi questa forza non l’ha avuta oggi paga dazio ad un mercato complesso e oltremodo selettivo»

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Intervista Giorgio Squinzi con Eusebio Di Francesco

Cosa si sente di aver fatto, Giorgio Squinzi, nei suoi quattro anni da Presidente di Confindustria?

«Principalmente ho lavorato su quelli che mi ero posto come obiettivi più importanti, misure che potessero favorire il mondo dell’impresa» Quali?

«Mi sono sempre battuto contro l’atteggiamento anti-imprese connaturato al sistema e qualcosa, da questo punto di vista, abbiamo ottenuto, se non altro a livello di attenzione. Poi abbiamo lavorato per ridurre la burocrazia, anche se questa si è confermata impresa al di sopra anche delle nostre possibilità: abbiamo seminato, e magari i frutti di quello che abbiamo ‘mosso’ in questi anni si vedranno sul lungo termine. Ma qualcosa lo abbiamo ottenuto, nonostante in quattro anni gli interlocutori, a livello di governo, siano stati diversi» Prima Monti, poi Letta, infine Renzi….

«Qualcosa lo abbiamo comunque portato a casa: penso al job’s act, al superammortamento, ad altre misure il cui spirito era quello di favorire e stimolare l’attività di impresa» Certo l’Italia è uno strano paese: il comparto ceramico è un’eccellenza penalizzata dal costo dell’energia e in Confindustria siedono i rappresentanti dell’Enel…

«Nessuna stranezza. Parliamo di imprese, e con l’Enel anche ad esempio l’Eni, che hanno una forte vocazione industriale e manifatturiera e hanno pieno diritto di stare in Confindustria. C’è una logica precisa, in fondo, e non dimentichiamo che la ceramica si è avvantaggiata, in questi anni, del calo del costo del petrolio che ha comunque ridotto i costi energetici. Un vantaggio per tutti, anche se questo fa nascere qualche problema»

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In che senso?

«Non c’è più quella spinta, ultimamente, ad intervenire su quelli che sono i nodi strutturali che ingessano il paese e alcuni settori trainanti dell’economia italiana» Come quello dell’edilizia: in quattro anni il consumo di cemento si è ridotto da 48 a 18 milioni di tonnellate…

«Dato non inventato, purtroppo, e che da la misura delle difficoltà di un settore chiave della nostra economia, ma anche della situazione in cui viviamo» Come si riparte?

«Servirebbe un grande progetto di investi-

CERAMICANDA121

Marco Squinzi

menti a favore delle infrastrutture. Fecero così anche gli Stati Uniti nel ’29. E’ passato parecchio tempo, ma lo schema resta valido» Lei ha a cuore il Sassuolo ma anche Sassuolo e il distretto ceramico: alla vigilia del Cersaie si è fatto un gran parlare di accorpamenti, acquisizioni, di possibili grandi aziende destinate a finire in mani straniere…

«Le voci le ho sentite anch’io, ma a mio avviso l’importante non è la nazionalità della proprietà aziendale, ma quella del cervello, o dei cervelli, che l’azienda la mandano avanti sul mercato. E credo che l’interesse che le aziende del distretto, siano ceramiche o meccaniche, suscitano negli investitori esteri diano conferma di quanto le aziende stesse siano competitive» Alla base di queste voci c’è anche un cambio generazionale non sempre riuscito: in Mapei a che punto siamo?

«In fase molto avanzata. I miei figli, Marco e Veronica, rivestono ruoli importanti in Mapei e i risultati che stanno ottenendo mi confortano» La conforterà anche il Sassuolo in Europa: un bene anche per Mapei e per la sua dimensione europea…

«Quella del Sassuolo è una bella storia, ma la dimesione di Mapei è più mondiale che europea. Gli USA valgono il 40% del nostro violume d’affari, l’Asia il 15%. L’Italia valeva il 28% prima della crisi, oggi il 18%: guardarsi attorno per il nostro business è stato fondamentale» Lo dimostrano i vostri fatturati…

«Arrivati a 2 miliardi e 300 milioni di consolidato, con una crescita del 13% rispetto all’anno scorso» E il Sassuolo Calcio, piace dire a Giorgio Squinzi, è un’azienda del gruppo: in che senso?

«Che il bilancio del Sassuolo Calcio viene

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

consolidato nel bilancio del Gruppo Mapei.

E questo ci sensibilizza, e ci aiuta a non fare follie, ma mi piace questo progetto di prospettiva, basato sui giovani e sul gioco. Un progetto che può essere vincente e che portiamo avanti con convinzione» Con quali obiettivi?

«Diventare stabilmente una delle prime cinque squadre in classifica» Anche grazie alla collaborazione con la Juve, molto più stretta di quella con il Milan….

«E pensi che io sono tifoso del Milan… Con la Juve c’è un rapporto importante, ma non siamo sudditi di nessuno».

Veronica Squinzi

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a cura della redazione

Economia

L’Italia al ribasso Il Belpaese non tiene il passo delle (ottimistiche) previsioni di questa primavera: «La ripresa – scrive la UE – prosegue a passo modesto»

N

on ha tutti i torti, Giorgio Squinzi, a parlare di ‘paese bloccato’. La tanto attesa ripresa, infatti, è rimasta materia per gli statistici macroeconomici anche in questo 2016, né il poco che ci separa da fine anno sembra suggerire inversioni di tendenze, anzi. Basta dare un’occhiata ai report mensili di Istat per rendersene conto. Per quanto riguarda le imprese, scrive infatti l’Istat, «nei primi otto mesi dell’anno sia il fatturato interno che quello estero hanno segnato una flessione superiore al punto percentuale.

Nello stesso periodo – si legge ancora - anche gli ordinativi totali hanno registrato una diminuzione per effetto di un calo della componente interna solo parzialmente compensato dall’aumento di quella estera». Non va meglio alle famiglie, se è vero che «si osservano segnali di decelerazione nella dinamica della spesa per consumi.

Ad agosto le vendite al dettaglio in volume hanno subito una riduzione (-0,2% rispetto al mese precedente) confermando il tono negativo evidenziato nel mese precedente (-0,3%). Alla diminuzione delle vendite hanno contribuito i beni alimentari (-1%), mentre i beni non alimentari hanno registrato un lieve incremento (+0,2%). Ad ottobre, per il terzo mese consecutivo, la fiducia dei consumatori è diminuita rafforzando il trend negativo iniziato a gennaio».

Quanto alle prospettive, buio pesto o quasi: «L’indicatore anticipatore – dice l’Istat - non segnala prospettive di

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

accelerazione dell’attività economica negli ultimi mesi dell’anno». Né, par di capire, sorride ad un 2017 che si annuncia non meno complicato del 2016, nel senso che si è ripartiti, si, ma ci si muove con eccessiva lentezza.

Secondo l’Ocse il PIL in Italia crescerà soltanto dello 0,8% nel 2016 e 2017, ritoccando rispettivamente di 0,2 e di 0,6 punti in giù le stime rispetto al rapporto diffuso lo scorso giugno e riabbassandole ulteriormente, decisamente più ottimistiche ma poi riviste al ribasso anche quelle, formulate da Renzi e Padoan la scorsa estate. O anche da Bankitalia, che pure era stata, sempre di questa estate si parla, nel segnalare anche «le difficoltà legate alla debolezza dello scenario internazionale». L’onda lunga della congiuntura si è infranta sulle scrivanie della Ue, cui è toccato prendere atto di un quadro invero complicato. La Commissione Ue, a novembre, ha infatti rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Italia: +0,7% nel 2016 e +0,9% nel 2017 (a primavera si prevedeva +1,1% e +1,3%) spiegando come «La ripresa in Italia prosegue a passo modesto, visto che strette condizioni di finanziamento e incertezza trattengono una crescita più forte». In compenso, cresce il debito, o almeno quello stimato: 133% nel 2016 e 133,1% nel 2017, mentre nelle scorse previsioni era rispettivamente a 132,7% e 131,8%.

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Consuntivo CERSAIE

a cura della redazione

Il settore ceramico rivede la luce Il Cersaie della grande lastra restituisce entusiasmo e fiducia agli imprenditori. «Contesto finalmente positivo», dicono i capitani d’industria, consapevoli tuttavia che molto è ancora da fare.

«Costi energetici, burocrazia, apertura dei mercati: serve un sistema più competitivo» NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

È

stato il Cersaie della grande lastra, ma anche quello del ritorno dell’euforia e del’ottimismo tra gli operatori del settore. L’edizione numero 34 della fiera bolognese della ceramica ha infatti sdoganato del tutto quello che il numero uno del Gruppo Iris, Romano Minozzi, ha definito «un nuovo modo di fare ceramica», individuando prospettive importanti legate allo sviluppo delle grandi lastre.

Ma ha soprattutto restituito fiducia ai capitani d’industria, e a quanti siedono sulle tolde di comando dei principali gruppi, complici prospettive non più plumbee su un mercato italiano che continua a soffrire, ma sembra finalmente avere fermato la sua discesa agli inferi. «Il 2016 sembra poter invertire la tendenza, da questo punto di vista», azzarda infatti Stefano Bolognesi, presidente di Cooperativa Ceramica d’Imola, ad avviso del quale «il settore è fortemente orientato all’export, e questo è stato un plus che ci ha permesso di compensare le progressive contrazioni del mercato interno, ma fin qua il mercato italia-

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Consuntivo CERSAIE

no sembra muoversi bene e questa è notizia forse anche più bella di quella che riguarda i crescenti volumi realizzati all’estero». Poi è vero, dice Bolognesi, «che questi anni ci hanno abituati a cambiamenti anche repentini», ma è evidente come il clima di fiducia sia

Stefano Bolognesi

Sergio Sassi

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ragionevolmente diffuso tra gli imprenditori. Nessun trionfalismo, ci mancherebbe, ma un sentiment generale che emerge da altre voci raccolte anche a margine del convegno inaugurale, cui sono intervenuti sia la vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini che il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. D’accordo, e ci mancherebbe, sulla necessità di individuare misure che restituiscano competitività al sistema, e ascoltati con grande attenzione da imprenditori che oltre il palco e oltre la lunga crisi che ha condizionato a lungo il Belpaese vedono un po’ di luce. «Dell’Italia, oggi come oggi, siamo contenti», dice Paolo Mularoni di Del Conca, e sulla stessa lunghezza d’onda si muove Federica Minozzi. «La luce – dice l’imprenditrice – non è solo sulle superfici che abbiamo esposto nei nostri stand, ma anche dietro alle statistiche di Confindustria Ceramica, ch trovano conferma anche nei nostri dati interni di gruppo. Cresce anche l’Italia e, unita alle

Romano Minozzi

CERAMICANDA121

buone performances di mercati ormai consolidati come quello americano, questa novità integra un contesto positivo». Al’interno del quale si muove un settore solido, «che ha saputo rispondere alla crisi – dice Sergio Sassi di Emilceramica – investendo e internazionalizzandosi, ma senza perdere la sua italianità».

Un settore che sconta gap infrastrutturali importanti («il costo dell’energia, le misure di tutela come MES e made in», ricorda Vittorio Borelli, Presidente di Confindustria Ceramica) ma che ha ben chiaro quello che serve per rafforzare la sua leadership. «Un sistema del credito efficace, e anche una stabilità politica che garantisca continuità allo sviluppo», ancora secondo Sassi, ma anche, aggiunge Roberto Fabbri di Abk, «una maggiore apertura sul mercato globale». Apertura dei mercati, globalizzazione: viene in mente quanto accade in Russia, ed è palese la contraddizione con l’idea di libero mercato con il quale gli imprenditori italiani sono abituati a misurarsi. «Quelle imposte alla Russia sono sanzioni anacronistiche e fuori dal mondo, che l’Italia subisce per imposizione della Merkel: il mercato – dice ancora Romano Minozzi deve essere aperto e per tutti, e deve essere l’impresa a dimostrarsi in grado di starci, sul mercato». In questa prospettiva è facile pensare a quanto ingessa l’Italia, altrettanto cercare un modo di garantire un sistema competitivo ad imprese che non smettono di investire, registrano buone performances ma sanno bene che se tanto è già stato fatto, molto si può ancora fare, e in più direzioni.

A livello europeo, sì, ma anche italiano. «La burocrazia resta un ostacolo, e per le imprese e per i privati. Basti pensare alle tempistiche legate al rilascio dei permessi di costruire», dice ancora Vittorio Borelli, mentre Claudio Lucchese alza ancora l’asticella, e parla di franco destino. «Sarebbe – dice il Presidente del Gruppo Florim - un’innovazione importante, in grado di dare ulteriore spinta al settore e garantirgli un’organizzazione logistica in linea con quella della grande manifattura».

Claudio Lucchese

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

Questione tuttavia complessa, «ma di facile non c’è nulla, e spesso – chiude Lucchese – sono le cose più complicate a dar i risultati migliori».

Assunto valido per tutto il settore ceramico, che ritrova il sorriso ma ha ben presente come le sfide da vincere siano ancora tante. E difficili.

Federica Minozzi

Roberto Fabbri

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Primo Piano

a cura della redazione

Florim, eccellenza multibrand PrimoPiano

Natural Stone, Cerim

Diverse le nuove collezioni che, presentate a Cersaie 2016, arricchiscono i marchi del Gruppo guidato da Claudio Lucchese: tante le proposte, un unico stile Rawtech, Floor Gres

Florim Stone

U

na proposta più ampia possibile, in grado da una parte di caratterizzare in modo efficace la politica multibrand del Gruppo, dall’altra di suggerire una forte identità fatta di ricerca, innovazione ed estetica. Il 2016 è stato un anno di grandi novità per Florim Ceramiche e le nuove collezioni presentate in occasione del Cersaie chiudono, in un certo senso, quel cerchio che il Gruppo guidato da Claudio Lucchese ha aperto a inizio anno con il rilancio di CEDIT – Ceramiche d’Italia.

Il marchio storico va ad affiancarsi a quelli che, negli anni, hanno permesso a Florim di diventare uno dei player di riferimento del mercato ceramico mondiale, complice una offerta variegata e diversificata in grado di fornire soluzioni che mantengono la loro identità nell’ambito di un dialogo costante con la ricerca Made in Florim. Innovazione, estetica e stile declinano, attraverso marchi e collezioni, quell’eccellenza che il Gruppo

Neutra 6.0, Casamood

propone al mercato e che si esprime con forza nelle nuove proposte presentate in occasione della fiera bolognese. In casa Floor Gres si spazia dalla reinterpretazione del legno e del cemento delle collezioni Greentech e Rawtech ai grandi formati delle serie B&W, Black Cosmic/ e Black Silk/. Se il marchio Rex arricchisce il contenitore de I Classici con quattro nuovi colori – tre neri e un dorato – Cerim propone finiture e texture innovative attraverso le serie I Tessuti, Natural Stone, Essential e Onyx. Alle collezioni “storiche”, Casa dolce casa e Casamood affiancano Argille 2.0, Flagstone 2.0 e Texture e implementano Stones & more e Neutra 6.0. Brand fortemente caratterizzati e una gamma sempre più ampia, in linea e con le evoluzioni del gusto e con le esigenze dei progettisti, ma non solo. A tutto ciò si è affiancato infatti il lancio del nuovo brand FLORIMstone, che con tre differenti spessori sintetizza le potenzialità applicative e la versatilità del prodotto ceramico aprendo nuove possibilità creative per gli operatori dell’arredo.

Texture, Decor Vintage, Casamood

I Classici, Rex

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MOLTO PIÙ RESISTENTE (MENO CONTESTAZIONI) Contrariamente a quanto accade nel caso delle tradizionali lavorazioni delle superfici ceramiche la finitura supergloss aumenta la resistenza alle macchie. Questa è da intendersi sia come una ripulibilità della superficie da pedate e macchie di vario genere, sia come resistenza all’attacco acido e all’usura determinata dal calpestio nel tempo.

MOLTA PIÙ RESA PRODUTTIVA (MENO SCARTO) Normalmente i processi di lappatura a campo pieno comportano un declassamento di oltre il 15% dovuto ad imperfezioni della superficie durante le lavorazioni. Con il trattamento supergloss la percentuale di declassamento si riduce drasticamente favorendo un innalzamento del livello di produttività.

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L A P PAT U R A S U P E R G L O S S R E S A 9 2 / 9 5%

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Imola, LaFaenza, Leonardo,

PrimoPiano

tre diversi brand per un’unica eccellenza

Leonardo, District

Leonardo, Factory

Imola, Genus

LaFaenza, legno del notaio

Dall’eleganza dei marmi di Genus alle innovazioni tecnologiche proposte, tra cementi e metalli, con Factory e District, fino alla reinterpretazione del legno, superficie ‘viva’ cui la ricerca ceramica restituisce l’anima più autentica.

Ecco le nuove proposte dei marchi che fanno capo a Cooperativa Ceramica d’Imola

P

rima i brand e il loro posizionamento sul mercato, poi il prodotto. Oggetto di un radicale rinnovamento, ampliato in egual misura nella gamma e nella proposta. Globale, come si conviene ad un gruppo che ha fatto la storia della ceramica, e che da tre anni a questa parte è coinvolto a 360° in un profondo processo di rinnovamento. L’impronta è quella di un’eccellenza riconosciuta da una storia secolare, il risultato sono tre brand distinti e complementari tra loro, in grado di soddisfare, dice il direttore marketing e sviluppo prodotto Stefano Giordani, «le esigenze dei macrosegmenti estetici richiesti dai mercati contemporanei». Imola, Leonardo, LaFaenza hanno scelto la vetrina del Cersaie per presentare una gamma produttiva che, pur fedele all’impronta, imprescindibile, del gruppo imolese, si amplia e si rinnova dando corso a progetti di ricerca in grado di «parlare ad un pubblico internazionale attraverso prodotti solidi e ben identificabili, il cui piglio contemporaneo – spiega ancora Giordani - propone le soluzioni più varie al mondo dell’edilizia, della progettazione, del design di interni».

Leonardo, District

Leonardo, Factory

Collezioni studiate in ogni dettaglio, quelle presentate dai tre marchi che fanno capo al gruppo imolese, frutto di processi produttivi d’avanguardia ma forti di quell’originalità e di quell’appeal connaturati, da sempre, ai brand che esprimono un modo di fare ceramica tanto innovativo quanto legato al patrimonio di una tradizione da non disperdere.

«Con Imola – spiega ancora Giordani – abbiamo dato concretezza al progetto Genus: abbiamo condotto una ricerca ad hoc sui lapidei naturali, ma non per riproporli nel modo più fedele, quanto per reinterpretarli a modo nostro». E’ proposta inedita, quella di Genus, che prende le mosse da «un marmo bianco, un marmo/pietra beige e una pietra nera, e sviluppa caratteristiche e contaminazioni assolutamente inedite «per offrire così al mercato una proposta unica che non teme comparazioni», ma sono proposte a loro modo inedite anche quelle presentate da Leonardo e da LaFaenza. Brand trasversale il primo, «rivolto al commerciale e al residenziale grazie ad una versatilità unica», marchio più tradizionale il secondo, «legato soprattutto

al residenziale ma – dice Giordani – in prepotente ascesa, con crescite annue, a livello di fatturato, del 25%». Leonardo esplora un gusto tipicamente europeo proponendo superfici che si rifanno a metalli e cementi (Factory e District i nomi delle collezioni) trasponendo una cifra stilistica ben nota su superfici in gres porcellanato a tutta massa, mentre LaFaenza muove sul cosiddetto «lusso di valore: abbiamo elaborato tre distinti progetti ma quello al quale leghiamo le aspettative più importanti è senza dubbio il Legno del notaio. Prodotto – dice Giordani – cha nasce da un’ispirazione precisa che ha visto i nostri creativi prendere spunto proprio dal pavimento di legno di uno studio notarile. Posato da oltre 50 anni, il pavimento presenta su di sè tutte le suggestioni dello scorrere del tempo: è un legno vivo, che abbiamo riprodotto in modo da unire l’innata eleganza del materiale, ad una superficie ‘vera’ in grado di restituire tutta la sua autenticità ad un prodotto che abbiamo poi declinato su quattro differenti colori, ovvero il tek naturale, il tek beige, il tek beige scuro e il tek old».

Imola, Genus

LaFaenza, legno del notaio

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a cura della redazione

Il Gruppo Del Conca rilancia (e raddoppia) Del Conca, Del Conca USA e Pastorelli: investimenti importanti per il Gruppo e il Cersaie vetrina d’eccezione per una stagione cui tanto Del Conca quanto Pastorelli legano aspettative importanti. «Atteso un aumento di fatturato tra il 30 e il 40% in un periodo di 3-5 anni»

l

l Gruppo Del Conca continua a crescere affrontando sempre nuove sfide, ed il Cersaie 2016, in questo senso, è stata una conferma di quanto il Gruppo abbia preso sul serio la sfida che un mercato globale e selettivo impone al Made in Italy della ceramica. La strada intrapresa è contrassegnata da un piano di investimenti che lo hanno portato a crescere sia sul piano produttivo che sul fronte tecnologico, che ha visto Del Conca prima sbarcare negli Stati Uniti con un’unità produttiva all’avanguardia e poi puntare con decisione sui grandi formati con investimenti mirati sulla consociata Pastorelli. Un piano di portata storica, oltre 120 milioni in cinque anni . «La partnership sportiva con il team Gresini dice che abbiamo voglia di correre in ogni senso, e di spostare il traguardo sempre più avanti», spiega Paolo Mularoni - Presidente di Ceramica Faetano, capofila del Gruppo Del Conca aggiungendo che «chi produce ceramica la competizione la sperimenta tutti i giorni, e il Cersaie è un’occasione importante per misurare, attraverso la ricettività degli

addetti ai lavori, la validità del percorso intrapreso».

Percorso ambizioso, quello del Gruppo, che resta fedele ai suoi standard estetici e produttivi, consolida la sua leadership nel materiale spessorato e non rinuncia a guardare avanti. Ai mercati di riferimento («Stati Uniti su tutti, e poi anche Francia e Germania») e ad un’Italia che «segna il passo, – aggiunge Paolo Mularoni, – dando al contempo segnali di ripresa». Ma soprattutto a quel progetto cui il Gruppo sta dando corso, con investimenti importanti che vedono Del Conca puntare anche sulle grandi lastre. «Ci siamo attrezzati e abbiamo investito, recependo un trend che il mercato sta assecondando con grande forza», spiega Davide Mularoni, amministratore unico di Pastorelli. 80x180, 20x180, 26x180 i formati attraverso i quali il Gruppo Del Conca rafforzerà la sinergia tra i diversi stabilimenti del Gruppo, anche grazie a 35 milioni di euro investiti sull’unità produttiva Pastorelli

proprio per la produzione di grandi lastre. «Ampliare l’offerta – chiosa l’amministratore unico di Pastorelli – è la strada tracciata per ambire a traguardi sempre più ambiziosi. Pastorelli sta bene e cresce di anno in anno, premiata da una gamma produttiva che su alcune tipologie non ha concorrenza. Il nostro punto di forza è proprio nello sviluppo del prodotto in base alle istanze del mercato. «Non è solo la nostra vocazione a farci guardare avanti. Oggi è un obbligo perché ci troviamo ad operare in un mercato molto complesso – conferma Paolo Mularoni – e dobbiamo affrontare problematiche legate alla sempre maggiore globalizzazione, alla forte competizione locale e internazionale, a forme di distribuzione sempre più evolute, a nuove tipologie di clienti più informati ed esigenti. Gli investimenti attualmente in corso ci mettono in condizione di ambire ad un aumento di fatturato di circa il 30-40 % nell’arco di un periodo da 3 a 5 anni.

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Sicer, valore aggiunto per la superficie ceramica Le nuove frontiere della decorazione nella proposta del colorificio fioranese, che annuncia importanti investimenti per migliorare qualità e servizio

E

ffetti e colori. Forma e materia. Valore aggiunto per la superficie ceramica in gres porcellanato su grandi formati, cui Sicer continua a dare un contributo fondamentale. Con proposte che nascono dalla tradizione creativa di un’azienda sempre all’avanguardia, che studia la sua evoluzione traendo ispirazione dalla materia, e aggiungendola a superfici sempre più evolute e performanti. Si parla, e da tempo, di riscoperta della decorazione, e Sicer se ne fa interprete lavorando su qualità e servizio. «Diamo anima alla superficie cera-

mica: studiamo effetti e cromie in grado di esaltare il prodotto. Lavoriamo su un concetto nuovo di prodotto attraverso l’elaborazione di tecniche in grado di aggiungere valore alla materia», spiega Marco Mastrangelo, responsabile ricerca e sviluppo di un’azienda giovane e dinamica, che non smette di investire, né sulla tecnologia e nemmeno sul fattore umano. «Nel corso del 2016 – spiega Giuliano Ferrari, amministratore di Sicer - abbiamo messo in campo investimenti per oltre due milioni di euro, atti a migliorare i prodotti dal

punto di vista tecnologico, come strumenti di analisi e di laboratorio, ma soprattutto volti a offrire ai nostri clienti una maggiore sicurezza sul piano della qualità». E’ tema forte, in Sicer, quello dell’innovazione, che vede l’azienda in prima linea nello sviluppo di materiali idonei alla produzione delle grandi lastre e delle materie per la smaltatura digitale. In questa direzione di grande sviluppo va anche l’assunzione di sei neolaureati che dalla scorsa estate irrobustiscono lo staff creativo di Sicer. «Crediamo profondamente nei giovani:

riteniamo – spiega Annalisa Ricci, Responsabile Marketing – sia importante puntare sulle “nuove leve”, investendo e coinvolgendo quotidianamente i dipendenti in un progetto che ha obiettivi ambiziosi». Quanto ambiziosi lo spiega ancora Giuliano Ferrari: «Sicer è un’azienda proiettata verso il futuro, e che recentemente ha firmato l’acquisto di asset di produzione che serviranno per la filiera produttiva dei mercati in Centro e Nord America.

Vogliamo ripetere all’estero l’exploit italiano, più 39% nell’ultimo anno».

PrimoPiano

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a cura della redazione

Fondovalle si rinnova

Maurizio Baraldi

P

rima gli investimenti sulle grandi lastre, poi la sede aziendale, lo showroom e il polo di trasformazione. «Puntiamo sull’innovazione tecnologica, di prodotto e su un’immagine aziendale fresca e contemporanea», spiega Maurizio Baraldi, presidente di Fondovalle. Dopo gli investimenti sugli impianti, che hanno dettato la svolta in casa Fondovalle, aggiungendo alla gamma tradizionale dell’azienda anche le grandi lastre, l’azienda guidata da Maurizio Baraldi si rifa’ il look con un importante progetto

Prima gli investimenti sulle grandi lastre, poi la sede aziendale, lo showroom e il polo logistico. «Abbiamo puntato sull’innovazione, era necessario rinnovare, oltre ai prodotti, anche l’immagine dell’azienda», spiega Maurizio Baraldi, presidente di Fondovalle che ha riqualificato completamente la sede aziendale e lo show-room, e progettato un nuovo polo di trasformazione. «Abbiamo puntato su qualità e innovazione per rinnovare la gamma produttiva e di conseguenza abbiamo scelto di ripensare anche tutti gli ambienti di lavoro.

La volontà – dice Baraldi – è quella di un rinnovamento globale» Prima le tecnologie, poi la sede…

«Abbiamo cominciato nel 2013 introducendo l’impiantistica per i grandi formati cosiddetti

tradizionali, dal 2014 siamo stati invece tra i primi a puntare sulla tecnologia Continua» Cosa vi ha spinti in questa direzione?

«La mia filosofia e la mia esperienza imprenditoriale dicono che occorre specializzarsi per riuscire ad emergere su un mercato sempre più complesso e selettivo. Ho cercato quindi di elaborare ulteriori strategie di rinnovamento, e Sacmi ha da subito assecondato il mio progetto» Tra i vostri obiettivi c’è la crescita in doppia cifra…

«A inizio 2017 entrerà in funzione un secondo forno con cui raddoppieremo la capacità produttiva delle lastre aggiungendo all’attuale formato 1200x2400 anche il formato 1600x3200 pertanto abbiamo l’obiettivo chiaro ed esplicito di un importante aumento di fatturato, grazie anche a nuove opportunità. La volontà è quella di crescere su tutti i mercati, e la svolta sulle grandi lastre apre nuove possibilità di destinazione. Il mercato dei materiali naturali e

lapidei, quello degli elementi di arredo valgono, secondo le nostre indagini, circa 700 milioni di metri quadrati. Lavoreremo per cercare di posizionare e consolidare il brand anche in questi nuovi settori» Un look voluto, quello di palazzina uffici e sala mostra…

«Cercato e voluto: contemporaneo e in grado di comunicare il dinamismo e il rinnovamento che hanno caratterizzato la nostra recente storia aziendale. Da una parte la palazzina, dall’altra le due distinte unità produttive, tra l’una e l’altra il polo di trasformazione, che vuole essere sintesi ideale di tutta la nostra attività.

Presso il nuovo polo verranno effettuale tutte le lavorazioni dei materiali prodotti, razionalizzando le operazioni di rettifica, taglio, lappatura e imballaggio» Un servizio in più per i clienti…

«Anche questa una strada obbligata per noi imprenditori. Il servizio, oggi, è parte integrante della nostra offerta».

Un progetto contemporaneo Acciaio corten per la ‘pelle’ dell’edificio e un nuovo showroom «che – spiega l’arch. Graziano Malagoli – vuole essere il fulcro di un tema progettuale profondamente nuovo» Acciaio corten per gli esterni, il recupero integrale degli spazi interni, suddivisi tra le zone dedicate agli eventi e all’accoglienza e quelli all’interno dei quali pulsa il cuore di Fondovalle.

«Volevamo rinnovare l’edificio e al contempo sperimentare soluzioni progettuali che rendessero tangibili la volontà dell’azienda di guardare avanti», spiega il progettista arch.

Graziano Malagoli, che ha scelto materiali fortemente contemporanei per caratterizzare il nuovo headquarter di Fondovalle, trovando proprio nella nuova pelle che riveste la palazzina anche il modo di integrare l’edificio al contesto circostante. «I riferimenti sono alle architetture del nord Europa: strutture leggere, impatti minimi sul contesto paesaggistico e invasività vicino allo zero». L’esterno della nuova sede rivendica con forza schemi progettuali contemporanei, che si ritrovano anche all’interno, dove la sala mostra è il fulcro attorno al quale si muovono gli altri ambienti. «E’ il centro del progetto», dice l’arch. Malagoli della nuova showroom, ammettendo come a ‘pensare’ la nuova casa di Fondovalle «ci siamo anche divertiti, lavorando sulla luce, sui materiali, sulla distribuzione degli spazi che ruotano attorno ad un ambiente che abbiamo voluto centrale rispetto agli altri ambienti».

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a cura della redazione

Quarant’anni di Smaltochimica Q

Federico Piccinini

Compleanno a febbraio, per l’azienda fi oranese, protagonista di un deciso processo di rinnovamento con l’obiettivo di giocare in futuro un ruolo importante nelle tecnologie digitali

uarant’anni di Smaltochimica. Il compleanno? A febbraio. Un compleanno particolare,quello dell’azienda fioranese, produttrice di additivi chimici per l’industria ceramica e ora proiettata al raggiungimento di nuovi obiettivi di sviluppo nell’ambito delle tecnologie digitali. «A questo punto della sua storia – spiega l’Amministratore Delegato Federico Piccinini – Smaltochimica ha compiuto uno sforzo che è da considerarsi strategico per un’azienda media come la nostra. Si è trattato di un vero e proprio turnaround, grazie al quale siamo passati dalla tipologia classica alla condizione di un’azienda capace di dare servizi e prodotti da digitale e tra l’altro tutti made in Italy, visto anche il nostro forte radicamento nel distretto ceramico». Le edizioni 2016 di Cersaie e Tecnargilla sono state quindi anche l’occasione per mettere in ‘vetrina’ le tante novità attraverso le quali, rimanendo fedele alla sua filosofia aziendale, Smaltochimica ha, in un certo senso, reinventato se stessa. «Siamo stati davvero orgogliosi prosegue Piccinini – di mostrare i primi risultati, che sono il frutto della nostra ricerca interna sullo sviluppo. Abbiamo ricercato e sviluppato una fusione fra design e materia: finalmente la ceramica torna a dare un effetto anche al tatto, non solo alla vista».

Una serigrafia digitale sullo smalto, «un’applicazione digitale – spiega ancora Piccinini – di effetti materici. Parliamo di quella che può essere definita la seconda evoluzione del digitale. La terza è visibile con le prime macchine rilasciate come prototipi quest’anno al Tecnargilla, in cui si hanno delle vere e proprie applicazioni in 3D con mix di smalti matt, lucidi. Per il successo di queste nuove tipologie di prodotti sarà fondamentale lo sviluppo di nuove testine che avranno secondo noi un impatto rivoluzionario sullo sviluppo dei nuovi prodotti e tendenze».

La ricerca muove dunque nella direzione della proposta di un prodotto finito? «Abbiamo dovuto rivoluzionare completamente i processi di ricerca e sviluppo dei sistemi di assistenza tecnica, attraverso un laboratorio chimico e uno digitale ad alta tecnologia in grado di sviluppare tutto quello che è il know how chimico ma anche gli effetti ottenibili con le applicazioni digitali, sia per quanto riguarda i colori che le materie e i prossimi futuribili smalti digitali». Un passaggio - chiave, che ha comportato investimenti importanti e un cambio di prospettiva che ha coinvolto processi, prodotti

e anche il personale, attraverso il quale Smaltochimica ha scelto di affrontare un mercato in continua evoluzione. «Spero che nei prossimi anni, soprattutto questi effetti che sono così importanti al tatto, saranno sviluppati anche dai nostri clienti, con l’obiettivo di superare l’imitazione e la reinterpretazione dei marmi e delle pietre naturali. Grazie anche a effetti tridimensionali sullo smalto, con vere e proprie strutture digitali in alta definizione, potremo vedere l’evoluzione verso un prodotto che torni ad essere veramente ceramico. Abbiamo deciso – conclude Piccinini - di far crescere dei giovani usciti dalle università modenesi di ingegneria, geologia e chimica, convinti che le professionalità formate negli atenei italiani permettano uno sviluppo professionale molto importante. Mio padre, che ha fondato Smaltochimica ed è riconosciuto come uno degli inventori della serigrafia, è diventato il motore di questo cambiamento in atto, attraverso il quale Smaltochimica si conferma un’azienda dinamica, in grado di recepire in modo efficace, con proposte sempre innovative, le richieste del mercato».

Mercato

a cura della redazione

Ceramica e meccanica: distretti in chiaroscuro Il monitor di Intesa Sanpaolo esalta l’export dei distretti emiliano-romagnoli.

La ceramica si consolida, ma l’impiantistica frena

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n accelerazione l’export dei distretti dell’Emilia Romagna nel secondo trimestre del 2016, dopo la partenza poco decisa dei primi mesi dell’anno: le esportazioni hanno, infatti, evidenziato una crescita elevata del 6,6%, un ritmo che ha portato i livelli su valori superiori ai 3 miliardi di euro, nuovo massimo storico, rendendo l’Emilia Romagna la prima regione italiana per l’export in questo trimestre. Molto positivo anche il dato complessivo del primo semestre che vede l’export dei distretti della regione in crescita del 3,5%. Sono questi i principali dati che emergono dal “Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna” curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. A trainare la performance regionale dopo cinque trimestri consecutivi negativi sono finalmente i mercati emergenti (+11,4%) e, in particolare, l’aumento dell’export in Russia, Repubblica Ceca e Romania ma si confermano dinamiche positive anche sui mercati maturi (+4,4%), con buone performances in Germania, Francia e Stati Uniti. Ok 15 distretti su 19

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per un contesto quasi totalmente favorevole, all’interno del quale spicca la ceramica. E’ il principale distretto della regione, quello ceramico, e registra una crescita dell’8% grazie all’export in Giappone, Cina e Germania, cui fa da contraltare la flessione del settore delle macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia, in contrazione di oltre 16 punti percentuali. Altri, i settori legati alla meccanica che ‘vanno’: ottime performance delle macchine per l’imballaggio di Bologna (+12,8%) trainate dalle vendite in Russia e in Repubblica Ceca, delle macchine utensili di Piacenza (+9,4%), delle macchine per il legno di Rimini (+8,5%), della food machinery di Parma (+6,7%) e dei ciclomotori di Bologna (+2,9%). Contesto comunque positivo, a confermare che il modello del cluster tiene, «e premia – commenta l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Palma Costi - lo sforzo di un sistema regionale dove le imprese non hanno mai smesso di credere nei propri prodotti e processi, spesso unici al mondo».

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Il primo Cersaie di Nabel Group Il colosso cinese protagonista, per la prima volta, tra i padiglioni della fiera bolognese. «Per noi è un onore essere qui»

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Cersaie è la fiera di settore più importante del mondo: per quasi vent’anni lo abbiamo ‘solo’ visitato, ma quest’anno l’invito di China Ceramics Association e Cersaie ci ha riempiti di felicità ed orgoglio». Il primo Cersaie di Hangzhou Nabel Group, uno dei colossi del settore ceramico cinese, va in archivio con la grande soddisfazione espressa da Aimin Yu, Vicepresidente e Chief Engineer di Nabel Group, ad avviso del quale «è stato un onore partecipare a questa fiera: da una parte abbiamo presentato Marble Simm Tec, dall’altra ci sono state occasioni di confronto con gli altri produttori, e di ricerca di una buona collaborazione futura con partners in tutto il mondo della ceramica» Poche aziende cinesi hanno potuto partecipare al Cersaie. Per quali motivi Nabel ha ricevuto l’invito?

«Negli ultimi vent’anni ci siamo concentrati sull’innovazione, e abbiamo fatto investimenti elevati su di essa. Siamo uno dei più impor-

tanti produttori di ceramica in Cina, quindi penso che il Cersaie e China Ceramics Association ci conoscano molto bene» Qual è la novità più importante che Nabel ha portato al Cersaie?

«Pensiamo a Simm-Tec come ad una nuova brand technology in grado di ricevere ottimo riscontro dal mercato. Stiamo lavorando con alcune imprese italiane molto famose per l’innovazione e stiamo elaborando nuovi inchiostri per superfici » Il Cersaie esplora e suggerisce nuove tendenze: rispetto ai marchi di fama internazionale, quale crede sia il vantaggio del marmo Simm di Nabel?

«Abbiamo lavorato sul “corpo” del prodotto ceramico, realizzando qualcosa di diverso rispetto ai normali standard produttivi. Prima la superficie, poi lo spessore, aumentato a 12 mm. Il risultato è molto, molto vicino al marmo naturale» Dopo il Cersaie, Nabel ha in agenda un importante piano di investimenti…

«Vogliamo evolvere ancora la tecnologia Simm Tech: l’anno prossimo faremo un enorme investimento per presentare SIMM marble in grandi dimensioni» Che tipo di grandi formati? 80x80, 90x90, 1 metro..?

«La misura standard sarà 160x320» Il prodotto è cinese: Nabel che tecnologia utilizza?

«La nostra tecnologia è mondiale. Ci serviamo da diversi partners: una nota azienda italiana come Metco, ma anche e altri fornitori dalla Spagna e, naturalmente, abbiamo qualche nuova applicazione tecnologica che sviluppiamo internamente. Proprio le nostre risorse interne, combinate con altre tecnologie e materie delle quali ci serviamo assicurano una resa ottimale dei prodotti»

Destinati a quali mercati?

«Al mercato mondiale, ma se il nostro mercato domestico, cui prima destinavamo quasi il 99% della produzione, continua ad espandersi, stiamo valutando anche altri mercati al di fuori della Cina dove tuttavia il settore immobiliare cinese continua a crescere, offrendo chance importanti a tutti i produttori di ceramica».

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a cura della redazione

Il gotha della ceramica tiene a battesimo la nuova Gambini Group Clienti, fornitori, concorrenti ed anche i vertici di Confindustria Ceramica: c’erano proprio tutti al taglio del nastro della nuova sede e del nuovo showroom di Sassuolo

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ai vertici di Confindustria Ceramica ai fornitori, passando per clienti e ceramisti concorrenti, non è voluto mancare nessuno al taglio del nastro della nuova sede e del nuovo showroom di Gambini Group, avvenuta sabato 24 settembre. “Passare sulla sponda modenese del Secchia è per noi un ritorno alle origini”, racconta il presidente Giuliano Gambini, “il nostro primo ufficio era infatti a Sassuolo. E’ una sfida molto importante per noi, speriamo di vincerla, ci metteremo tutta la nostra buona volontà per crescere ancora”. Un investimento importante, che ha richiesto anche un grande dispendio di risorse umane, ma che resta solo un primo passo, come conferma il presidente Gambini: “Non c’è un momento buono o uno cattivo per fare un investimento come questo, bisogna sempre essere pronti alla sfida, continuamente, bisogna essere sempre pronti ad andare avanti, abbiamo già altri progetti”. La sede sassolese si aggiunge a quella della Tempra, a quelle reggiane e alle due unità produttive in Francia, proprio grazie a queste ultime Gambini Group detiene una quota molto importante del mercato della ceramica francese.

“Ma oggi parlare di Francia ed Europa è come parlare di Emilia, Lombardia o Sicilia, prosegue Giuliano Gambini, è un unico mercato oramai. Dobbiamo andare oltre, il nostro obiettivo è conquistare altri mercati, perché è in quelli nuovi che si può crescere ancora, grazie alla forza del Made in Italy”.

Da sinistra: Dilvanna, Loredana, Giuliano e Chiara Gambini

Vittorio Borelli

Il dottor Gambini appartiene alla vecchia guardia, a quel nugolo di imprenditori che dal nulla hanno creato un distretto che non ha eguali nel mondo, il suo è l‘inizio di molti: “facevo l’agente e dopo un anno senza vendite, ma con le spese di viaggio mi sono trovato con poche lire sul conto e a casa una moglie e una figlia. In pochi giorni ho fatto scorta di materiale in 2-3 aziende e ho varcato il confine della Francia.

Dopo due giorni sono tornato con gli ordini firmati, ma senza una ditta, sono andato in banca con l’assegno delle palette vendute e da li tutto è iniziato”. La forza dell’esperienza che a volte si fa zavorra, come nel caso degli investimenti in comunicazione ed immagine, portati avanti in Gambini Group dalla figlia Dilvanna.

“Questo showroom è frutto della sua grande volontà, ci è riuscita con fatica ma mi ha convinto, possiamo dire che in qualche modo io ero ancora legato alla vendita porta a porta, era la mia vita; ho capito che c’è un mondo che cambia e per questo serve una presentazione diversa, altri modi di fare e vendere ceramica, dobbiamo seguire e inseguire le catene

Da sinistra: Franco Manfredini, Lamberto Romani e Giuliano Gambini

della grande distribuzione commerciale”. Oltre che imprenditore Giuliano Gambini è un ciclista appassionato, non possiamo quindi non chiedergli qual è per lui la sua cima Coppi. “Ce ne sono tante, per me sono tutte salite, diciamo che ci sarebbe da lavorare molto sull’Inghilterra. Dieci anni fa pensavo non potesse dare più di tanto e l’ho trascurata, invece ora è un mercato che potrebbe dare molto, la si deve conoscere e servono i prodotti giusti ma noi ora investiamo su quel mercato”. Inghilterra vuol dire studi di architettura, perché proprio li hanno sede quelli più prestigiosi.

“Si, vogliamo conquistare proprio loro”, conferma Gambini sorridendo, “per farlo serviva la giusta organizzazione, che fino ad oggi non avevamo, ci stiamo riorganizzando proprio in questa ottica”. Anche sul futuro le idee del presidente sono chiare “Il cambio generazionale è qualcosa che prendiamo in considerazione tutti i giorni, la nuova generazione deve pensare un mondo diverso dal nostro ma senza trascurare ciò che siamo stati.

La sfida di oggi è diversa ed è delle nuove generazioni, non è per me, debbo contare su di loro”.

NEWS

Aziende

Panariagroup, utili e ricavi in crescita Il Consiglio di Amministrazione di Panariagroup Industrie Ceramiche S.p.A. ha approvato il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2016, redatto secondo i principi contabili internazionali (IFRS). I risultati del terzo trimestre 2016 rappresentano un ulteriore segno di continuità rispetto al progressivo miglioramento dei principali indicatori economico-finanziari del Gruppo: la crescita del fatturato si attesta su livelli analoghi a quella dei primi due trimestri con un incremento intorno al 10% e tale risultato, associato all’aumento dei volumi produttivi, genera importanti benefici sulla marginalità con un margine operativo lordo e un margine operativo netto in crescita rispettivamente del 22,3% e del 55,1% rispetto al corrispondente periodo del 2015, mentre i ricavi netti registrano una crescita rilevante e passano dai 259,4 milioni di Euro realizzati al 30 settembre 2015 ai 286,2 milioni di Euro al 30 settembre 2016 (+10,3% e +25,8 milioni di Euro). «I risultati del terzo trimestre dell’anno – ha affermato Emilio Mussini, Presidente di Panariagroup – confermano il trend positivo del primo semestre con un’importante crescita del fatturato e della marginalità operativa e nel contempo con un rafforzamento degli indici patrimoniali più significativi».

La quinta edizione del ‘Premio Tamagnini’ Per il quinto anno consecutivo dopo la scomparsa del suo Presidente dott. Ildefonso Tamagnini, il Gruppo Concorde, per onorarne la memoria, ha premiato i migliori diplomati dell’Istituto J. Barozzi di Modena, presso il quale, per alcuni anni il dott. Tamagnini, da giovane neolaureato, insegnò Tecnica Bancaria. Il Consiglio di Amministrazione di Gruppo Concorde ritiene che questa sia la forma più adatta per ricordare degnamente la figura di un grande uomo che, nonostante avesse abbandonato da molti anni l’insegnamento attivo, aveva mantenuto la vocazione dell’insegnante e ha aiutato innumerevoli giovani del nostro Gruppo, con i suoi consigli e il suo esempio, a inserirsi nel mondo del lavoro e a crescere professionalmente in una realtà industriale. L’iniziativa vuole inoltre testimoniare l’importanza di una più stretta collaborazione fra il mondo della scuola e quello dell’industria, e l’attenzione che da sempre il Gruppo Concorde dedica a questo tema.

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Nuovi investimenti per Kerbell

Cersaie-BolognaFiere, accordo fino al 2020

Kerbell, specializzata nelle lavorazioni di taglio, squadratura e lappatura di piastrelle ceramiche, ha realizzato importanti investimenti finalizzati ad una migliore gestione dei grandi formati. Oltre ad aver ampliato il magazzino esterno portandolo da 16.500 a 28.000 mq, l’azienda di Fiorano Modenese è in procinto di installare la quarta linea di confezionamento 4Phases di System e di ampliare il reparto lappatura. Qui verrà avviata la seconda linea Supergloss di BMR, in grado di innalzare il livello qualitativo del prodotto finito dal punto di vista tecnico ed estetico, con ottimi risultati in termini di resistenza alle macchie e all’attacco acido.

BolognaFiere ed Edi.Cer. spa, società controllata da Confindustria Ceramica, hanno concluso l’accordo che prevede che Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, confermi Bologna quale propria sede anche per le prossime edizioni. Nel dettaglio, l’accordo è su base quadriennale - a valere per le edizioni 2017 - 2018 - 2019 e 2020 - con una ulteriore opzione per il successivo biennio 2021 e 2022 che garantisce la necessaria continuità. L’elemento qualificante inserito nell’accordo è rappresentato dagli investimenti destinati alla riqualificazione del quartiere fieristico bolognese

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PORCELANOSA Grupo: nuovo showroom a Treviso Porcelanosa Grupo ha inaugurato il suo nuovo showroom di Treviso. La grande festa per l’apertura di questo nuovo negozio ha avuto luogo il 10 novembre alla presenza del Vicepresidente Esecutivo della società, Silvestre Segarra. Con un totale di 350 metri quadrati di esposizione, il nuovo store di PORCELANOSA Grupo si distribuisce su 12 ambienti diversi. Vari spazi destinati a presentare le ultime novità nel campo del design di cucine, pavimenti, rivestimenti, rubinetti per cucina, mobili e piani di lavoro. Inoltre, lo showroom comprende un ambiente dedicato alle facciate ventilate di Butech, una zona progettata per il minerale compatto KRION® Solid Surface e i materiali naturali come il legno. Lo spazio si completa con un’area tecnica in cui vengono presentate le ultime innovazioni tecnologiche del Gruppo e un ambiente lifestyle dove architetti e interior designer potranno scoprire le varie combinazioni dei materiali di PORCELANOSA Grupo.

prodotti e produttori www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

Florim tra i portagonisti dell’Hard Hat media tour 2017 al KBIS Florim è tra le nove aziende selezionate dalla fiera internazionale Kitchen and Bath Industry Show (KBIS) e sarà protagonista il prossimo 10 gennaio dell’Hard Hat Media Tour 2017, un evento esclusivo riservato ai media VIP per conoscere in anteprima i prodotti più interessanti in mostra al KBIS. Nel quartiere fieristico di Orlando, in Florida, un rappresentante Florim guiderà il gruppo dei giornalisti all’interno dello spazio espositivo aziendale, illustrando i prodotti e le soluzioni Made in Florim in esposizione

Archiproducts premia Powder di Marazzi con il “Best of Finishes 2016” Il gres effetto cemento Powder si aggiudica il “Best of Finishes 2016”, premio inserito all’interno dell’ “Archiproducts Design Award 2016”, contest promosso per la prima volta quest’anno da Archiproducts, portale dedicato al mondo dell’architettura e del design che vanta un network internazionale di circa un milione e mezzo di iscritti tra professionisti, designer e studi di architettura. I membri della giuria, composta da 25 tra i più influenti studi in tutto il mondo, hanno lavorato indipendentemente tra di loro, da 15 Paesi diversi, su una piattaforma condivisa di voto, ciascuno con la sua personale visione del Design, dell’Interior Design e dell’Architettura, decretando così la classifica.

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PRIMAVERA 2017: Terre della Badia riparte Otto milioni di investimenti, salvaguardia dei circa sessanta posti di lavoro in essere, riapertura entro i prossimi sei mesi, indicativamente a marzo, con nuovi impianti in grado di rinnovare le produzioni.

Si chiude così la vicenda che ha visto protagonista la ceramica Terre della Badia, riacquistata a settembre dal gruppo reggiano Gresmalt e pronta a ricominciare con un nuovo nome (Industrie Matildiche) e nuove prospettive.

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Aziende

a cura di Stefano Fogliani

Laminam inaugura lo stabilimento di Borgotaro Ecco la «fabbrica 4.0» che Franco Stefani ha creato per l’azienda del gruppo System specializzata in produzione di lastre ceramiche di grande formato.

Un gioiello di tecnologia ed impiantistica che ha richiesto un investimento di circa 50 milioni

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Mi piace nasca in montagna, tutto questo, perché queste montagne mi ricordano quelle da cui vengo io, e dove la vita ci se la guadagna giorno per giorno». C’è anche una mozione di affetti dietro l’ultima invenzione di Franco Stefani, ovvero il nuovo stabilimento di Laminam a Borgotaro. E pazienza se le montagne sono quelle parmensi e non quelle modenesi che hanno dato i natali al Signor System, che di Laminam è presidente.

E’ qui, dove l’Emilia si appresta a scendere verso Toscana e Liguria che Stefani ha voluto nascesse «una fabbrica 4.0» in grado di far compiere un altro salto di qualità a Laminam, leader indiscussa nella produzione di lastre ceramiche di grande formato. Il sito produttivo, acquisito a dicembre 2015, è stato radicalmente rinnovato, complice un investimento da 50 milioni di euro («avevamo previsto di investirne quaranta, abbiamo

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splafonato, ma abbiamo scelto di non fermarci») che raddoppierà di fatto la capacità produttiva di Laminam, ed è stato inaugurato lo scorso 27 settembre alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Borgotaro Diego Rossi e dell’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi, oltre che dei vertici di Laminam.

La straordinaria operazione di ristrutturazione e totale remake, realizzata in tempi record, ha trasformato l’impianto rendendolo idoneo ad accogliere le tecnologie di ultima generazione sviluppate dal gruppo System, di cui l’azienda modenese fa parte: oltre 44.000 m2 di superficie ospitano oggi le linee produttive interamente dedicate alle grandi superfici ceramiche 1620x3240mm in spessori variabili sino a 12mm pensate in particolare per i piani orizzontali, dai tavoli ai top di bagno e cucina, sia indoor che outdoor. «Crediamo fermamente in questo nuovo modo di inter-

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

pretare la ceramica, e questo investimento va proprio in questa direzione. Raccogliamo – ha aggiunto Stefani - una sfida che non solo è tecnologica, ma anche logistica, dal momento che siamo in attesa di un collegamento ferroviario che ci permetta di ottimizzare i trasporti da e per il nuovo sito produttivo, ma siamo certi che le aspettative che leghiamo a questo stabilimento saranno premiate». Punto di forza e cuore del sistema di produzione del nuovo sito produttivo è il sistema pressa LAMGEA, di ultimissima generazione, la cui tecnologia di pressatura prevede la stesura delle polveri direttamente sul nastro senza l’utilizzo di carrelli dedicati: la lastra è quindi priva di ogni tensione e libera di espandersi, perfettamente regolare e senza difetti anche nelle nuove dimensioni oversize, con una riduzione dei consumi di energia del 70% rispetto ai sistemi di pressatura tradizionali.

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Sky Smoke Soft 60x120 cm

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a cura della redazione

Trilogy di Panaria La bellezza di sentirsi a casa con l’eleganza di un marmo straordinario

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La nuova collezione di Panaria combina tre differenti tecnologie in una proposta unica, in grado di interpretare compiutamente l’abitare contemporaneo

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anaria Ceramica conferma la propria missione di azienda leader nel residenziale di qualità presentando Trilogy, un’interpretazione dei marmi classici realizzata con superlativa eccellenza e proposta tramite 3 tecnologie combinate in una unica collezione: gres porcellanato, gres laminato “sottile” - soluzione resistente, flessibile, adatta per le ristrutturazioni oltre che facile da tagliare e posare - e monoporosa da rivestimento.

Un sistema prodotto imponente, pensato per valorizzare e impreziosire gli ambienti attraverso 5 varianti cromatiche che riprendono alcuni dei principali temi del marmo: Calacatta White, Onyx Light, Moon Beige, Sandy Grey, Sky Smoke.

Onyx Light Soft 100x300 - Lux 58x116 cm

Sandy Grey Lux 100x300 - Soft 60x120 cm

Trilogy è una proposta trasversale per pavimenti e rivestimenti in vari formati, in doppia variante di finitura (satinata e lucida) ed è disponibile con un ampio spettro di soluzioni decorative per interpretazioni di grande ricchezza e creatività. Inoltre, la versione Soft di Trilogy appartiene alla linea PROTECT, l’esclusiva gamma di prodotti PANARIAGROUP che nascono con uno scudo antibatterico. Sviluppato con il leader mondiale di settore Microban®, e integrato già in fase di cottura. I batteri che entrano in contatto con la superficie ceramica sono così

eliminati in maniera durevole in modo pressoché totale, per un abitare sano, sicuro e protetto. Fondata nel 1974, Panaria Ceramica ha sviluppato nel tempo una radicata cultura del “fare ceramica” attraverso la costante ricerca dell’eccellenza produttiva. Questo le ha permesso di consolidare il proprio ruolo di brand affidabile e capace di intrepretare al meglio le esigenze dell’abitare contemporaneo con collezioni come Trilogy, che rappresentano la sintesi compiuta di passione, eccellenza estetica e qualità.

Via Panaria Bassa, 22/a 41034 Finale Emilia (MO) Tel. +39 0535 95111 Fax +39 0535 90503 www.panaria.it info@panaria.it

Primo Piano

a cura della redazione

Trame

di Lea Ceramiche, un progetto unico

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Plaster Tortora

Tre effetti materici, un unico spazio, infinite combinazioni

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rame è un progetto composito perché accosta tra loro, in perfetta armonia, cromie, materiali e forme. Tre effetti materici di base reinterpretano visivamente e attraverso la sensazione tattile, tre texture differenti. Tre superfici diverse (Plaster, Matter, Canvas) generate da un intenso studio durante le differenti fasi di lavorazione del prodotto, una ricerca accurata dettata dal desiderio di proporre un progetto immediato ed integrato perché le tre texture, raccontate con una palette dalle gradazioni neutre ed armoniche, possono prevedere un loro utilizzo contestuale all’interno dello stesso ambiente. Trame è quindi un progetto multimaterico e pluricromatico ma non solo. Attraverso l’utilizzo e il mix di materiali e colori, si è volutamente introdotto l’uso di tagli speciali per evidenziare ancora più, le infinite combinazioni e soluzioni di posa che il progetto può consentire.

Canvas Moro

Matter Corda

Plaster ricrea una superficie strutturata morbida e spatolata; Matter più ruvida e opaca, è la rappresentazione di un cemento granuloso e grezzo; infine Canvas caratterizzata da una trama del lino con una grafica delicata a rilievo che ne esalta la tridimensionalità. 3 materie che declinate in 6 colori differenti restituiscono 18 superfici e l’infinita possibilità di mixare tra loro le texture, i formati o entrambi. Un’opportunità per i progettisti e per il consumatore finale di utilizzare 3 materie in un unico colore e formato per una superficie continua ed armonica o per creare molteplici ed articolate combinazioni per soluzioni di pavimento suggestive ed impattanti. L’approc-

cio al progetto decorativo, supportato da Diego Grandi Studio, richiama la cifra stilistica di Lea Ceramiche, espressa attraverso l’uso e la combinazione di tagli, forme e geometrie.

Cinque nuovi formati speciali corredano la collezione di un apparato decorativo imponente e variegato, permettendo la creazione di innumerevoli accostamenti e contrasti grafici, sempre coerenti tra loro. L’alternanza delle superfici materiche dialoga, in perfetto equilibrio, con le sfumature morbide dei colori, con la gradevolezza delle strutture in un dinamico gioco di forme e geometrie. Trame è un progetto unico e flessibile, aperto ad ampliare la gamma di sensazioni visive e tattili.

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a cura della redazione

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RÊVE, le resine secondo Mirage Un progetto, non una semplice collezione: materiali eclettici e versatili che esaltano la creatività di chi è chiamato a progettare gli spazi del vivere contemporaneo

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I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”, diceva Leonardo Da Vinci.

Mrage fa tesoro della lezione del genio fiorentino reinterpretando, con RÊVE, la la resina attraverso un punto di vista contemporaneo, mantenendone l’ecletticità e la versatilità applicativa.

La perfetta palette cromatica e la tattilità delle lastre integrano gli obiettivi della ricerca Mirage, espressa attraverso un prodotto emozionalmente più sofisticato, in grado di esaltare l’eccellenza produttiva di irage. Un prodotto la cui percezione materica cambi in relazione alla distanza alla quale lo si osserva.

L’ispirazione Per rendere a tutti gli effetti RÊVE un progetto e non una semplice collezione, Mirage ha studiato ed elaborato una matericità che all’interno di ogni ambiente potesse convivere con la morbidezza e l’omogeneità visiva e superficiale della resina. E per questo abbiamo pensato alla sofficità ed alla delicatezza del lino, un tema in grado di stimolare la creatività di chi è chiamato oggi a progettare gli spazi del vivere contemporaneo.

Perche’ RÊVE? Con RÊVE Mirage crea una superfice in gres porcellanato ad effetto resina all’interno della quale si intravedono i dettagli di un lino perfettamente bilanciato con l’effetto di spatolatura, studiata e selezionata al fine di ottenere un effetto comples-

sivo armonioso. Un pattern in grado far emergere i dettagli soltanto se osservati e ricercati nel particolare, mantenendo allo stesso tempo l’effetto di omogeneità e di neutralità che e la caratteristica estetica principale delle resine originali.

Effetto tessuto RÊVE è anche effetto tessuto: un lino pettinato la cui trama e stata selezionata dopo aver ricercato e visionato scrupolosamente diversi scampoli, alla ricerca del giusto rapporto tra effetto morbidezza ed uniformità. Esplorare mix, consistenze e nature differenti, superfici che dialogano, per testare il mondo infinito delle combinazioni materiche. In RÊVE la resina dialoga con il lino togliendo rigidità dalle superfici, per un senso di comfort, sia al tatto che alla vista.

Colori e formati La palette colori di RÊVE e composta 6 colori per la resina e 6 colori per lino, combinabili tra loro ma non sovrapponibili, tonalità neutre che vanno dal bianco all’antracite passando per i beige. numerosi i formati a catalogo: 15x60, 30x60, 60x60, 120x120 e 120x240 che rendono la collezione estremamente versatile, in grado di esaltare sia i grandi spazi commerciali ed allo stesso tempo rispondere alle esigenze arredative degli spazi residenziali contemporanei.

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Un viaggio nel tempo, tra innovazione e tradizione Lo showroom di Cooperativa Ceramica d’Imola: oltre 3mila metri quadri che raccontano un’eccellenza inimitabile in un contesto di grande eleganza

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n ideale continuità con il ‘cuore’ produttivo di una delle eccellenze del made in Italy della piastrella, accanto al quartier generale di un gruppo che, dal 1874, è un punto di riferimento del settore ceramico mondiale, sorge lo showroom di Cooperativa Ceramica d’Imola. Continuità ed evoluzione disegnano mirabilmente gli oltre 3mila metri quadrati di superficie espositiva che declinano in modo esclusivo un connubio tra innovazione e tradizione che sono patrimonio unico di Coooperativa Ceramica d’Imola e danno spessore alla creatività di un’eccellenza internazionale. Un contesto di grande fascino, esemplare unico di architettura post-industriale, ospita le proposte dei tre brand – Imola, Leonardo, LaFaenza – attraverso i quali il gruppo ceramico imolese ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto tra i players di riferimento del made in Italy della ceramica, intercettando in modo efficace le istanze di un mercato in continua evoluzione. Uno spazio ampio, articolato in strutture architettoniche di grande fascino in cui è possibile ammirare la stratificazione temporale e gli interventi che si sono susseguiti in quella che era una vetreria settecentesca ed oggi è una realtà industriale contemporanea, che tuttavia non ha mai rescisso del tutto il legame, giustamente rivendicato, con quel ‘saper fare’ che rende unica la manifattura italiana. Percorrere gli ambienti dello showroom di Imola significa fare un viaggio nel tempo, significa attraversare epoche e decenni per scoprire e toccare con mano quella creatività materica che, in ogni sua declinazione, rende unico uno spazio di rara suggestione.

Showroom: Viale Vittorio Veneto, 13 Imola - Bologna Aperto da lunedĂŹ al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15.10 alle 19 Giorni di chiusura: 25 e 26 dicembre, dal 30 dicembre al 2 gennaio e dal 6 allâ&#x20AC;&#x2122;8 gennaio compresi.

Per appuntamenti tel: +39 0542 601501

Tendenze

a cura della redazione

Luce e design, la nuova frontiera

Catia Grossi

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iat lux. La Genesi (I,3) vuole siano bastate due parole a nostro Signore, per inventarsi la luce. Il mercato e la sua evoluzione hanno invece chiesto molto di più, in termini di tempo (e, complice il marketing, anche in parole), a architetti e designers per inventarsi l’illuminazione, oggi complemento indispensabile di ogni ambiente abitativo e non, mezzo quando non fine di una disciplina che si è fatta scienza, sfiora architettura, design e ingegneria, ridisegna ed esalta ambienti e superfici. Anche, va da se, quelle ceramiche, quindi nessuno stupore se Ceramicanda indaga l’argomento approfittando del ‘Premio Villa’ per interagire con chi, sul campo dell’illuminazione, misura quotidianamente le evoluzioni di tendenze e

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L’illuminazione è diventata un tema fondamentale della progettazione del comfort abitativo, una componente importantissima del benessere individuale «e ogni ambiente – dice Catia Grossi de iGuzzini – vuole la sua luce» materiali seguendo e a volte dettando gli imperscrutabili percorsi del design. Ovvero Catia Grossi di iGuzzini, azienda leader nella progettazione di impianti di illuminazione per interno ed esterno, che ha trattato il tema della “Luce che valorizza e crea atmosfera”, spiegando le diverse possibilità di illuminazione e valorizzazione degli ambienti che oggi consentono le nuove tecnologie a led, facendo, fuor di metafora, piena luce su un tema fondamentale. A discutere il quale l’uomo della strada si aspetterebbe un architetto piuttosto che un tecnico, e invece… «Invece – dice Grossi - la luce sta diventando un tema fondamentale a supporto del comfort abitativo, quindi ben vengano i tecnici»

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Tendenze

Anche se la luce, l’obiezione, è appunto solo luce…

«Ci sono correnti progettuali che indagano proprio il ruolo della luce e dell’illuminazione.

Si tratta di un elemento sempre più integrato nella scienza della progettazione e, perché no, elemento di benessere ambientale che non può non essere oggetto di continua indagine» Tema attuale, quello della luce, anche nella progettazione, nel senso più stretto del termine…

«Senza dubbio: una luce ben progettata favorisce un benessere più generale, che viene condiviso con l’ambiente e tutti gli elementi che lo compongono, esaltandone le caratteristiche» Il luogo comune vorrebbe luci calde a favorire questo benessere, le luci tecniche più in generale e quelle a led in particolare, legano il loro vissuto ad ambienti asettici, per lo più professionali o di lavoro, o ancora ai cosiddetti non luoghi…

«Luogo comune, appunto. Sfaterei un altro mito, se posso…»

Sfatiamolo, allora…

«La luce a led viene definita ‘fredda’ dal senso comune, ma se parliamo di colorazioni e intensità oggi abbiamo illuminazioni a led i cui colori sono i più vari possibili. Ovvio che ad un ambiente domestico si accosti di più un tono caldo, ovvero il più naturale, che tuttavia è tranquillamente ottenibile anche dalle moderne illuminazioni a led, erroneamente recepite come fredde»

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«Ci sono correnti progettuali che indagano proprio il ruolo della luce e dell’illuminazione. Si tratta di un elemento sempre più integrato nella scienza della progettazione e, perché no, elemento di benessere ambientale che non può non essere oggetto di continua indagine» Immaginiamo un tour virtuale in un grande appartamento: che tipo di illuminazione si immagina un addetto ai lavori?

«Un’illuminazione che segua il ciclo naturale della giornata, mai abbagliante, più spesso in grado di accompagnare ognuno lungo il suo quotidiano. A mezzogiorno e in mattinata luci intense e fredde, via via che avanza la sera luci sempre più calde. Ma parlando di contesti abitativi, ogni ambiente chiede la sua luce, che non è, e non può essere, sempre la stessa, né deve esserlo»

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Ovvero?

«Luce focalizzata per la zona dove si mangia a pranzo, moduli più soffusi per il salotto e le zone notte.

Bagno da interpretare, invece, a seconda degli arredi, con accensioni zonali che restituiscano una funzionalità propria all’ambiente. Fondamentali le rese cromatiche, a caratterizzare ogni ambiente per quello che è il suo vissuto per quello che è il suo effettivo utilizzo» Luce e psiche…

«Intensità e variazioni della luce interagiscono con il nostro io in modo importante. Innescano meccani-

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smi nel nostro corpo e nel nostro inconscio, regolano bioritmi, scandiscono tempi con tutto quel che ne consegue in tema, come già detto, di benessere individuale, e di corretto rapporto con lo spazio» Molte variabili, un solo protagonista…

«La protagonista è, e resta la luce, non necessariamente il corpo illuminante, ma oggi tagli di luce, soluzioni sulle controsoffittature, illuminazione a parete scrivono espedienti progettuali attraverso i quali non solo si vede, ma attraverso i quali ognuno interagisce con se stesso e con l’ambiente che lo circonda».

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Aziende

a cura di Stefano Fogliani

“Frame”, la rotonda firmata Mirage Inaugurata la struttura voluta dall’azienda pavullese: sarà la “porta dell’appennino”

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n landmark per l’appennino modenese, una ‘porta’ verso la montagna. O, ancora, un segno tangibile di attaccamento al territorio, griffato in modo inconfondibile e unico dalla nuova rotonda che Mirage ha realizzato a Pavullo, di fronte al suo quartier generale. Si chiama ‘Frame’, è un progetto realizzato da Valerio Bianchi e Francesco Bursi ed è stato scelto da una giuria specializzata tra oltre 150 elaborati presentati provenienti da 15 paesi «per la sua duplice valenza interpretativa – si legge sulla motivazione - di Porta verso l’Appennino». Un modo per evidenziare chiaramente l’entrata verso le comunità montane ed i territori dell’Appennino modenese e rivendicare, da parte della committenza, il forte legame con un territorio che i progettisti offrono

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proprio attraverso la struttura a chi percorre la storica via Giardini in entrambe le direzioni. Di qua la pianura, di là la montagna: rilievi diversi di un’unica realtà che si specchia e attraversa al contempo superfici lucide e dinamiche. Il concept progettuale, infatti, altro non è che una cornice prospettica, un frame appunto, creata da elementi disgiunti al centro della rotatoria e capace di valorizzare lo spazio circostante, inquadrandolo. «Avvicinandosi alla rotatoria – spiegano i progettisti - la percezione di chi vede l’installazione cambia, e l’opera si tramuta in istallazione artistica, reinterpretando in chiave moderna le tanto amate cartoline postali». Frame detta, prospetticamente e in modo dinamico, un preciso riferimento territoriale, ma ne allarga i confini, richiamando in un certo senso il respiro (ampio per definizione) della realtà industriale che ne ha ‘sponsorizzato’ e sostenuto la realizzazione, assecondandone il dinamismo attraverso l’interazione tra struttura e materiali. Saranno infatti proprio l’ambiente, il contesto paesaggistico ed il mutare della stagioni a rendere l’opera ogni giorno diversa. ‘Saluti da Pavullo nel Frignano’, recita la dicitura incisa sul gres porcellanato Mirage, ed è proprio nella dicitura che la rotonda disvela la sua funzione di tramite tra quanto è stato, quanto è e quanto sarà, ed insieme di rivendicazione di un ruolo di protagonista per una realtà territoriale fiera ed orgogliosa. Che attraverso Frame fornisce un nuovo modo di vedere se stessa e, per dirla con le parole del sindaco di Pavullo Luciano Biolchini, «anche un atto di partecipazione civile a cui va tutto il nostro plauso di amministratori e cittadini».

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a cura di Roberto Caroli

Evento

Ceramica e sostenibilità: Casa Monica è di platino GBC Italia premia la residenza di Andrea Serri, inaugurata di recente e prima, in Italia, ad ottenere il riconoscimento.

«Un caso esemplare per il mercato delle costruzioni residenziali»

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he la sostenibilità in architettura sia da tempo uno dei temi cardine con cui si confrontano, a tutti i livelli, i progettisti si sa. Che il primo riconoscimento Gbc home platino abbia, a suo modo, una matrice made in distretto conferma invece quanto la ceramica abbia ormai fatto del confrontarsi con progetti e sostenibilità un’abitudine consolidata. Perché il riconoscimento è stato consegnato a Casa Monica, edificio monofamiliare appartenente ad Andrea Serri, direttore della comunicazione di Confindustria Ceramica e Cersaie, che ha ricevuto il riconoscimento alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e del vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini. «Casa Monica – ha detto Gianni Silvestrini, Presidente di GBC Italia - costituisce un caso esemplare per il mercato delle costruzioni residenziali in Italia. I rating system della sostenibilità degli edifici stanno dimostrando di essere gli strumenti di riferimento per supportare la committenza verso processi di progettazione e realizzazione integrati, al fine di raggiungere elevati obiettivi prestazionali, controllo

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di tempi e di costi, e un’ottimizzazione complessiva dei processi». Quello da cui scaturisce infatti Casa Monica è un lavoro di progettazione integrata - architettonica, sismica, idraulica, domotica, elettrica - di 5 progettisti che hanno lavorato di concerto con i fornitori delle strutture in legno e dei materiali tecnici e di finitura. Ottenendo, appunto, il livello PLATINO (il più alto) con 89 punti su 110 secondo il protocollo GBC HOME 2011: un modello di sostenibilità, articolato su un lotto di circa 315 mq totali, comprensivi dell’area verde. L’abitazione si sviluppa su tre piani fuori terra, oltre ad un piano interrato: il piano interrato è in calcestruzzo armato, mentre i piani fuori terra sono realizzati tramite strutture prefabbricate in legno. La ceramica italiana è protagonista di tutti i pavimenti interni ed esterni e dei rivestimenti, mentre il sistema integrato di produzione dell’energia prevede l’utilizzo del solare termico, della geotermia e del fotovoltaico, abbinati ad una pompa di calore. L’abitazione è dotata anche di un sistema di recupero delle acque piovane e di un impianto fotovoltaico.

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Aziende

a cura della redazione

Sacmi Group,

Claudio Marani è il nuovo direttore generale

Claudio Marani

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’ing. Claudio Marani è il nuovo direttore generale del Gruppo Sacmi: la nomina, da parte del Consiglio di Amministrazione è stata ufficializzata lo scorso 10 novembre.

Claudio Marani inizia l’attività in Sacmi nel 1981, ricoprendo diversi incarichi all’estero, prima come capo progetto in Nord Africa, il più importante contratto chiavi in mano commissionato a Sacmi negli anni Ottanta, quindi come area manager per vari Paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Turchia ed intero Est Europa. Dal 1997 è direttore vendite di Sacmi Impianti Milano, storica sede distaccata della casa madre, che in quegli anni raggiungeva punte di fatturato pari al 60% del volume d’affari del gruppo. Nei primi anni del 2000 passa alla direzione generale della Divisione Ceramics del Gruppo, ruolo che ricopre attualmente. Laureato in Ingegneria Chimica, Claudio Marani prende il timone del gruppo SACMI portando tutta l’esperienza e il knowhow accumulati negli anni al vertice della Divisione Ceramics che riunisce quattro business unit (piastrelle, sanitari, laterizi, pressature speciali) e che, con oltre il 60% dei volumi globali dell’intero gruppo SACMI, è numero uno al mondo nella fornitura di macchine e impianti per l’industria ceramica. Nel ringraziare il Consiglio di Amministrazione della cooperativa per la fiducia accordata, Marani ha sottolineato le linee guida di questo im-

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Attuale general manager della Divisione Ceramics, business storico e principale in termini di volumi, Marani vanta 35 anni di esperienza in Sacmi portante mandato, ovvero «proseguire nella politica di investimenti e innovazione continua che ha portato il Gruppo Sacmi ai vertici della manifattura mondiale». Il presidente Paolo Mongardi ha colto l’occasione della nomina per sottolineare i «positivi risultati raggiunti in questa prima parte del 2016” che, dopo anni in cui il Gruppo Sacmi ha registrato alcuni tra i migliori risultati della propria storia, “si preannuncia altrettanto positivo sia in termini di fatturato e occupazione sia di ulteriore crescita dei volumi di vendita in tutti i principali business e mercati di riferimento».

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NEWS

Aziende

L’alta tecnologia italiana di System per il Made in Germany di Interbau Blink Interbau Blink, produttrice di ceramica estrusa per pavimenti, pareti e un’ampia gamma di accessori per piscine e progetti speciali, ha deciso di innovare la propria offerta di prodotti investendo nella nuova soluzione impiantistica sviluppata da System Lamina finalizzata alla produzione di lastre in gres porcellanato. Da sempre dedita al Made in Germany, Interbau Blink ha trovato nella tecnologia italiana di System l’espressione più moderna con cui interpretare il suo nuovo progetto industriale. Il cuore dell’installazione è la soluzione impiantistica sviluppata da System Lamina, con pressa senza stampo LAMGEA 44000 t, per formati fino a 160x480 cm, con spessori variabili da 6 a 20 mm. La moderna gestione dei formati avviene attraverso il sistema di taglio in crudo che permetterà di ottenere sotto-formati e un’ottimizzazione dei processi e dei costi di confezionamento, logistica e spedizioni. Il nuovo impianto sarà completo di sistemi di decorazione digitale Creadigit BS, sviluppato specificatamente per superfici ceramiche con larghezza fino a 160 cm e di sistemi serigrafici Rotocolor. La gestione del materiale sia crudo sia cotto è governata dai sistemi di stoccaggio Nuova Era: Robofloor e Robobox. Il sistema di controllo qualità Qualitron, lo smistatore Multigecko, il sistema di confezionamento 4Phases, il pallettizzatore Griffon sono invece le soluzioni System scelte per la gestione completa del fine linea. La movimentazione dei box e delle piattaforme contenenti il prodotto, sia crudo che cotto dalla linea produttiva verso l’area di stoccaggio è gestita dai veicoli laser LGV, con portata fino a 15 tonnellate. L’impianto sarà installato nel corso della prima metà del 2017.

Le tecnologie SITI B&T per Kale Group SITI B&T Group si conferma partner di fiducia di Kale Group, che ha scelto le tecnologie SITI B&T per le innovative linee destinate alla produzione di gres porcellanato tecnico inaugurate lo scorso luglio durante la 59° edizione del tradizionale Ceramic Festival. Installate due presse EVO 7208/2400, due essiccatoi verticali e un essiccatoio bicanale preforno 2950, un forno bicanale 2950 di lunghezza 166,50 m con recupero aria calda MHR 230° e un essiccatoio monostrato. A completamento delle linee una decoratrice digitale EVO7 di Projecta Engineering, veicoli LGV che consentono una grande flessibilità nel flusso produttivo ed uno stoccaggio automatico con macchine BBOX specifiche per i grandi formati.

Certech inaugura in USA Inaugurata, ad ottobre la nuova filiale americana del Gruppo Certech a Lebanon, in Tennessee. Certech USA Inc. disporrà di magazzino e ufficio tecnico e commerciale per garantire un rapido servizio di assistenza tecnica alle aziende ceramiche locali con cui il gruppo italiano vanta collaborazioni consolidate da anni. Peraltro, l’importanza del mercato statunitense per Certech è confermata dalla prossima realizzazione di una nuova sede più ampia, nella stessa città, per la quale è già stato acquistato un terreno di 25mila metri quadri. La sede statunitense del gruppo si aggiunge alle altre due filiali operative in Spagna e in Messico.

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NUOVA SEDE IN SPAGNA PER EMAR IMPIANTI Emar Impianti, società del Gruppo Martinelli specializzata nella fornitura di tecnologie per il Gres Porcellanato, ha inaugurato nei giorni scorsi la propria sede spagnola. Situata nella zona industriale di Castellon, nel cuore del distretto ceramico spagnolo, la nuova sede rappresenta un importante consolidamento della presenza di Emar Impianti in un mercato dove la società italiana ha già ottenuto importanti successi commerciali. Ad avviso del rappresentante Emar Impianti, Stefano Pasquetto, «è un passo necessario per essere a fianco dei nostri clienti, per fornire loro un servizio rapido ed efficace». Presso la nuova sede è stata allestita una sala mostra con prodotti in gres porcellanato realizzati con tecnologia Emar Impianti.

«In Spagna – ha aggiunto Pasquetto – c’è grande interesse verso nuovi prodotti, in particolare per materiali realizzati combinando tecnologie di caricamento pressa con finitura digitale, soluzione che permette di ottenere materiali estremamente naturali. Il nostro sistema di caricamento multiplo X55 rappresenta oggi una soluzione estremamente efficace proprio per questa tipologia produttiva». Presso la sede spagnola, oltre all’area espositiva e uffici, c’è anche uno spazio dedicato a deposito ricambi per le principali macchine fornite da Emar Impianti sul mercato locale.

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L’onda perfetta: così il distretto premia le soluzioni Sacmi Digital Sul mercato da gennaio 2016, la nuova decoratrice digitale a umido DHD 3.0 Dimatix prodotta da Sacmi-Intesa conquista la fiducia del distretto ceramico italiano. In pochi mesi sono una decina le macchine installate e vendute a brand del calibro di GoldArt, Fondovalle, Gardenia Orchidea, Marazzi, ABK. La nuova DHD 3.0 Dimatix raccoglie il meglio del know how Sacmi Digital nell’ambito della progettazione di macchine e impianti per la decorazione digitale. In particolare, l’elevatissima qualità di stampa è garantita dal nuovo software di gestione, che ottimizza la tecnologia Dimatix, mentre il design meccanico semplice e lineare di tutte le componenti consente alla DHD 3.0 di operare sempre in condizioni di perfetta pulizia. Assenza di righe e gocce, tempi di pulizia che superano largamente lo standard di mercato, architettura software progettata specificatamente per la gestione di inchiostri e smalti di ultima generazione sono le caratteristiche del sistema Sacmi. Lo sviluppo di “forme d’onda” perfette, effettuato nei laboratori dell’azienda, consente poi alla testina un’applicazione controllata dei materiali, con soluzioni specificamente studiate per valorizzare le potenzialità estetiche del prodotto e le ultime tendenze del design.

impianti e servizi www.ceramicanda.com redazione@ceramicanda.com

Tecnopress in Bangladesh Continua l’espansione di Tecnopress nei più importanti mercati internazionali. Consolidata la partnership con il gruppo cinese Wonderful, l’azienda di Fiorano Modenese si avvicina al sud-est asiatico.

Nello stabilimento della Sunshine Bricks a Sylhet, in Bangladesh, è stata infatti installata e avviata una pressa della serie Brick, con potenza di pressatura di 600 tonnellate, per la produzione di mattoni pieni e forati ad alto spessore. A completare la fornitura, seguita in loco dallo staff Tecnopress, un carrello di caricamento polveri per alti spessori, un estrattore oleodinamico maggiorato e un automatismo a microprocessore con possibilità di assistenza remota tramite web.

Fast Mosaic Mover Ferrari & Cigarini

Sassuolo Lab: scivolosimetro a rampa mod. SR/45 La macchina, costruita secondo le normative DIN-51130 e DIN-51097, è composta da una struttura in alluminio con pedana inclinabile in acciaio inox, per sostenere il pannello da testare.

L’operatore, con cintura di sicurezza indossata, cammina avanti e indietro sulla piattaforma che si inclina con una velocità di 1° al secondo. Il movimento viene fer mato dall’operatore sull’angolo critico di scivolamento. L’operazione viene eseguita più volte in prossimità dell’angolo trovato per ricercare con esattezza il valore dell’angolo critico che verrà poi confermato e memorizzato tramite un tasto apposito della pulsantiera. I vantaggi sono facilità di utilizzo con procedura guidata - Acquisizione del valore dell’angolo critico tramite pulsante dedicato - Calcolo automatico delle medie e dei risultati. - Memorizzazione dei risultati - Memorizzazione delle caratteristiche operatore - Possibilità di stampare i report o di inviare i dati a PC.

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Presentato in anteprima al TECNARGILLA, ha riscontrato grande successo Fast Mosaic Mover, il sistema totalmente automatizzato che Ferrari & Cigarini ha realizzato per comporre nelle apposite griglie o vassoi i mosaici (marmo, ceramica, vetro), incrementando l’efficienza e la produttività. Grazie all’utilizzo di un robot dotato di una speciale ventosa, Fast Mosaic Mover raccoglie i pezzi di mosaico in arrivo dal taglio inserendoli nei vassoi che saranno poi destinati alla macchina di incollaggio. L’utilizzo del robot, rispetto ai sistemi precedenti, permette una notevole riduzione dei tempi di lavorazione, grande precisione, durata del ciclo estremamente ridotta, e di conseguenza incremento della produttività aziendale.

Fast Mosaic Mover è dotato di una videocamera integrata e di un software per la gestione del picking ad alta velocità.

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PrimoPiano

Primo Piano

a cura della redazione

Lo smart manufacturing negli impianti System per grandi lastre e piastrelle La pressa senza stampo LAMGEA, cuore del processo produttivo Lamina, può costituire una valida alternativa alle presse tradizionali per formati a partire dal 60x60 cm, con vantaggi sia tecnologici che di tipo economico-gestionaliÂ

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l nuovo progetto impiantistico di System porta il nome LAMGEA. È il risultato di affinati studi che hanno coinvolto i professionisti del team System Lamina, una divisione industriale che all’interno del Gruppo guidato dall’ing.Franco Stefani sta crescendo numericamente grazie ai rilevanti risultati raggiunti negli ultimi anni. La soluzione tecnologica dedicata alla produzione di grandi lastre e di piastrelle è tra le più rilevanti innovazioni presentate da System a Tecnargilla 2016. La vera novità consiste nel fatto che la pressa senza stampo LAMGEA, cuore del processo produttivo Lamina, può costituire una valida alternativa alle presse tradizionali per formati a partire dal 60x60 cm, con vantaggi sia tecnologici che di tipo economico-gestionali.

Fino a pochi anni fa, il formato della gran parte delle piastrelle prodotte in diversi mercati era il 30x30 cm, una dimensione talmente diffusa da essere definita “tradizionale”. In Italia, nel 2007, rappresentava il 42% della produzione nazionale di pavimenti. Con grande rapidità le scelte industriali di molti brand sono evolute verso formati più grandi, fino a considerare come formato “tradizionale” il 60x60 cm. Questa tendenza di mercato è stata rilevata da System su larga scala: sia

nelle aziende che producono grandi superfici ceramiche sia in quelle che scelgono di proporre piastrelle di piccola e media dimensione. Ulteriore passo avanti di System, consiste in una flessibilità tale per cui è possibile pressare, con questa stessa automazione, superfici ceramiche di ampiezza fino a 160x480 cm, misura da cui si possono ottenere sottoformati attraverso il sistema di taglio in crudo oppure in cotto. «La tecnologia che abbiamo sviluppato risponde alle richieste di flessibilità delle industrie in ottica di smart manufacturing», spiega Andrea Gozzi, direttore divisione System Lamina.

«La pressa senza stampo – aggiunge Gozzi - può essere installata come cuore di un processo completamente firmato System oppure all’interno di linee produttive esistenti. Le incisioni che il nostro sistema è in grado di effettuare sul nastro della pressa consentono di dare spazio alla creatività: dalle superfici superlisce per levigati a specchio fino a strutturati in cui l’incisione sul nastro in gomma può raggiungere una profondità oggi unica, fino a 2 mm.

Questa peculiarità tecnologica apre innumerevoli possibilità di riprodurre rilievi e variare spessori con estrema semplicità».

Consuntivo Tecnargilla

a cura di Stefano Fogliani

La tecnologia sorride e punta sul 4.0 I nodi che restano da sciogliere a livello di sistema non spaventano i produttori di macchine per ceramica.

«Qui c’è la ceramica del futuro, e quella italiana resta la tecnologia leader per capacità di innovazone NOVEMBRE - DICEMBRE 2016

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ai come in questa edizione, complici il buon andamento del settore e la recente svolta in ottica di factory 4.0, Tecnargilla è stato luogo di incontro e confronto per imprenditori ed addetti ai lavori. E mai, forse, come in questa edizione 2016 il made in Italy dell’impiantistica ha avuto modo di rivendicare un primato scritto nei numeri e ribadito nel corso di una settimana che ha registrato lusinghieri riscontri dal punto di vista dell’interesse, anche considerato che il Cersaie della grande lastra e il «nuovo modo di fare ceramica» (la definizione è di Romano Minozzi, numero uno del Gruppo Iris) che ha prodotto formati sempre più estesi e standard tecnici sempre più elevati ha fatto in un certo senso da ‘traino’ a chi lavora sulla tecnologia.

«A Bologna c’è l’oggi della ceramica, qui a Rimini c’è il domani», si diceva presso gli stand della Fiera di Rimini, dove chi sottende, attraverso le innovazioni tecnologiche, ai processi produttivi ha avuto modo non solo di mettere in vetrina le proprie novità, ma soprattutto di fare il punto sullo stato di salute del settore.

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Consuntivo Tecnargilla

Le telecamere di Ceramicanda, naturalmente, non si sono fatte scappare l’occasione, fungendo da moderatore di un dibattito ideale che, da sempre, coinvolge il mondo dell’industria e della tecnologia ceramica e il suo confrontarsi con un mercato sempre più globalizzato ed evoluto, che si affronta solo con innovazione, creatività e servizio, e alzando sempre l’asticella di un’eccellenza premiata dai numeri. E della quale l’edizione 2016 di Tecnargilla è stata prova tangibile: la settimana riminese ha infatti chiuso i battenti – prossimo appuntamento a settembre 2018 – con oltre 33mila visitatori (+4% rispetto al 2014), il 50,3% del quali stranieri. E sono stati proprio costoro (+6,3% rispetto al 2014) a dare la misura dell’interesse crescente nei confronti di un settore che continua ad investire ed innovare. «Questa – spiega Paolo Sassi, al suo primo Tecnargilla nella doppia veste di Presidente di Acimac e numero uno di BMR - è una vetrina unica per la tecnolo-

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gia ceramica, e le presenze danno bene la misura dello stato di salute di un settore in crescita». Quanto in crescita lo hanno già detto i numeri del 2015, raccontando il record storico per il fatturato di settore, e non è che le aspettative per il 2017 siano troppo tiepide, anzi. Perché il settore dei macchinari per ceramica guarda con favore alla manovrina annunciata dal Governo che garantirà fondi pari a 13 miliardi di euro per le aziende che sposano la filosofia dell’azienda 4.0. «Un campo sul quale il nostro settore è già all’avanguardia: se si parla di rapporti uomo-macchina e macchina-macchina, di controllo da remoto e automazione non sfugge come le aziende del nostro comparto si siano mosse per tempo», dice Paolo Gambuli, ad avviso del quale «non esiste, in nessun altro campo di produzione di beni strumentali una relazione così stretta tra prodotto e macchina che lo produce» e questa sinergia fa, numeri alla mano, sistema.

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Paolo Sassi

Franco Stefani

Fabio Tarozzi

Alessandro Bianchini

Pietro Cassani

Mario Gottardi

Paolo Gambuli

Maurizio Bardi

Michele Paulicelli

Bruno Severi

Giancarlo Ferrari

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Daniele Coralli

Paola Gatti

Giovanni Lanceri

Gianfranco Borghi

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Primo Piano

a cura della redazione

Projecta Engineering e G5: un anno di successi L

Vincenzo Palumbo

«Le grandi lastre stanno cambiando il modo di fare ceramica, e la decorazione digitale ha già raccolto la sfida del futuro»

e grandi lastre sono la nuova frontiera della ceramica, e se le conferme sono arrivate dalle edizioni 2016 di Tecnargilla e Cersaie, è ovvio che quello che viene definito come «un modo nuovo di produrre ceramica» abbia necessità di interpreti in grado di muoversi con disinvoltura all’interno di un solco che la nuova frontiera produttiva ha scavato con grande decisione. «Projecta Engineering si è mossa per tempo, elaborando una macchina importante come G5 XXL, già adottata dai più grandi gruppi del settore», spiega Vincenzo Palumbo, numero uno dell’azienda fioranese.

Realtà giovane e dinamica, Projecta Engineering ha intuito da subito le potenzialità legate alla produzione dei grandi formati: presentò un anno fa G5, il primo sistema di decorazione digitale completamente modulare, e oggi registra un crescente interesse da parte dei più importanti produttori del settore ceramico per quella che lo stesso Palumbo definisce «una macchina complessa e importante». Modularità, personalizzazione, avanguardia tecnologica sono alcune delle caratteristiche salienti che determinano il successo delle creazioni Projecta Engineering. «Decorare in digitale un grande formato significa aggiungere estetica seguendo la grafica, e vuol dire inserirsi in un processo produttivo molto articolato e complesso, vista l’estensione della lastra: il concetto fondamentale che abbiamo sviluppato su G5 è l’indipendenza delle barre colore, dal momento che – spiega Palumbo – si ragiona in termini di multicromia, e delle diverse funzioni

cui assolvono le barre stesse. Che lavorano con inchiostri, certo, ma anche con smalti e con effetti attraverso i quali arricchire le superfici.

La macchina gestisce quindi molteplici funzioni, che interagiscono e si sovrappongono, e si adatta alla grafica preservando – attraverso un sistema di autoprotezione – le barre che non vengono utilizzate in quella determinata fase produttiva». Projecta Engineering è già nel futuro, insomma, e ha già predisposto anche una app che consente il controllo della macchina da remoto, «e garantisce all’operatore di poter seguire in tempo reale l’attività di G5, traendo dalla stessa informazioni fondamentali». Perché, fa capire Palumbo, si tratta non solo di registrare il grande successo di G5, ma di trarre dalla stessa ulteriori spunti per evolvere ancora processi e prodotti, anche per andare oltre la decorazione ceramica. «Abbiamo appena presentato macchinari per la decorazione digitale in circolare, stiamo studiando le varianti ellittiche e ovali, e stiamo continuando a migliorare le prestazioni delle testine in modo da poter esprimere il potenziale di Projecta Engineering anche oltre il settore ceramico».

Evento

a cura della redazione

Il punto sulla ceramica sanitaria

Mario Rossi

Paolo Zannini

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Quando si parla di bagno, oggi, si parla di design integrato, di un ambiente che fa parte, a tutti gli effetti, di uno spazio più ampio con il quale il bagno stesso dialoga».

Ha mosso da questo assunto la relazione tenuta dall’Architetto Carlo Martino a margine della cerimonia con cui, presso l’Auditorium di Confindustria Ceramica, la Società Ceramica Italiana ha assegnato il XV premio ‘Aldo Villa’.

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Carlo Martino

Il Premio Villa, assegnato al Presidente del Gruppo Catalano Mario Rossi, è stata occasione per fare il punto su un segmento in espansione E non è un caso che il premio sia andato a Mario Rossi, Presidente di quel Gruppo Catalano che, negli anni, meglio di altri ha saputo interpretare quello che lo stesso Martino ha definito «il nuovo modo di declinare i materiali per il bagno e arredobagno, in grado di fare del bagno uno spazio dinamico e condiviso».

Oggi, ha aggiunto Martino, è giusto parlare di un design del bagno, ricomprendendo in

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Momenti della premiazione

Il premio

questo ambito a lungo considerato marginale «una serie di elementi che, concatenati tra di loro, danno forma e sostanza ad innovazioni tecniche ed estetiche in grado di offrire soluzioni infinite al progettista e al designer, oltre che all’utente finale». Una rivincita per un ambiente che oggi gode di grande considerazione? Forse no, ma certo qualcosa di moto simile, che fa del bagno «una sorta di laboratorio in grado di accogliere soluzioni fortemente innovative e di grande eleganza, un’incubatrice all’interno della quale esprimere sia tecnologia che design». Il mercato, del resto, quello chiede, e le aziende che su questo segmento lavorano si sono mosse da tempo lungo la traiettoria tracciata da Martino. Perché sono 33, oggi, le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, trenta delle quali localizzate nel distretto di

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Civita Castellana, in provincia di Viterbo, ed esprimono potenzialità che si sono tradotte, nel 2015, in saldi tutti positivi rispetto al 2014.

Si tratti di produttività (la produzione è pari a 3,77 milioni di pezzi e cresce del +1,4%) o di fatturato (294,9 milioni di euro, +1,95%) o ancora di capacità di guardare all’estero.

La percentuale venduta sui diversi mercati esteri è pari a 132,7 milioni di euro (45% del totale) ed è in crescita costante rispetto agli ultimi anni anche grazie alla capacità di investire e di innovare che ha caratterizzato, ad esempio, proprio la storia aziendale del Gruppo Catalano, «in grado – ha detto Rossi ritirando il premio ‘Villa’ – di fare il salto di qualità. Questo premio riconosce l’impegno di un’azienda che insieme a Sacmi ha voluto fare sistema, puntando soprattutto sulla qualità e ottenendo importanti risultati».

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Il progetto

a cura della redazione

GranitiFiandre amplia il FAB di Castellarano Il FAB Fiandre Architectural Bureau di Castellarano, presso la sede di GranitiFiandre SpA, si estende grazie ad un significativo intervento di ampliamento curato dallo studio Archilinea 98

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due anni di distanza dallâ&#x20AC;&#x2122;inaugurazione del progetto-pilota, firmato Bertone Design, che ha dato vita al circuito FAB Fiandre Architectural Bureau con successive aperture a Milano nel 2015 e Berlino nel 2016, Fiandre gioca nuovamente in casa realizzando a Castellarano un importante intervento di ampliamento affidato allo studio Archilinea. Nel totale rispetto dellâ&#x20AC;&#x2122;intervento realizzato nel 2014, la recente estensione mantiene inalterata la forte impronta del progetto precedente e si sviluppa nella cospicua area attigua ampliando le dimensioni totali dello spazio polifunzionale piĂš rappresentativo di Fiandre. Il dinamismo che contraddistingue il marchio e i prodotti Fiandre, reso possibile da ricerca e

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investimenti tecnologici costanti, si evince anche nella capacità di sostenere questa perenne evoluzione creando nuovi spazi espositivi. Archilinea, realtà affermata nel panorama architettonico nazionale, accoglie e porta a compimento questa sfida con professionalità ed entusiasmo offrendo a Fiandre un nuovo modo di raccontare il proprio prodotto. Il concept ideato da Archilinea è il risultato del dialogo proficuo tra committente e architetto dove le necessità dell’una e le proposte dell’altro convergono verso il medesimo obiettivo. Nasce quindi un progetto espositivo fortemente orientato alla valorizzazione del prodotto Fiandre - sia che si tratti dei grandi formati che di quelli tradizionali - così come all’estrema fruibilità e flessibilità d’uso degli spazi. Ecco la testimonianza dei progettisti: «La materia è protagonista indiscussa: per risaltare al meglio tutte le caratteristiche del prodotto ceramico sono stati studiati vari punti attrattivi che guidano il visitatore in un percorso nel quale sin da subito si esalta la maestosità della grande lastra Maximum, per proseguire fino all’area tecnica nella quale poter esaminare la gamma completa Fiandre in tutti i colori e le finiture.

Dall’ingresso si giunge in un ambiente di ampio respiro definito “piazza”. Da qui il visitatore può apprezzare contemporaneamente, in un gioco prospettico enfatizzato anche a soffitto, svariate applicazioni delle superfici Fiandre a pavimento, a rivestimento e nell’arredo.

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Il progetto

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Il progetto

Quest’area a pianta circolare è dedicata interamente ai nuovi prodotti Maximum esibiti in cinque ambientazioni, rivestite fino a 4 metri di altezza, definite in ogni singolo particolare sia con arredi progettati su misura che con pezzi di design iconici.

Un’ampia arteria centrale, che conduce all’area espositiva tecnica, funge sia da collegamento sia da area accoglienza e ristoro visitatori grazie alla presenza di una cucina completamente funzionante e completamente rivestita con le superfici Maximum. Due corsie laterali, disposte parallelamente al corridoio centrale con cucina, sono state dedicate all’esposizione delle collezioni Marble Lab, Fahrenheit e Core Shade. L’area tecnica, studiata come un atelier, occupa tutta la porzione di fondo e, grazie a molteplici soluzioni espositive, offre

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completa assistenza nell’individuazione del miglior prodotto per i clienti. L’attenzione al colore naturale è garantita dalle finestrature, schermabili all’occorrenza, che consentono una valutazione oggettiva delle tonalità cromatiche. Tutto l’ambiente è sovrastato da un’avvolgente illuminazione diffusa di notevole effetto scenico, definito “cielo stellato”, in aggiunta a un’illuminazione diretta sui singoli prodotti. Particolare attenzione è stata dedicata ai dettagli».

Escamotage architettonici finemente studiati per evidenziare le caratteristiche dei prodotti ceramici, sapienti accostamenti cromatici e applicazione trasversale del prodotto a pavimento, rivestimento e arredo customizzato, si aggiungono allo studio di un corretto orientamento del percorso espositivo rispetto ai flussi di accesso all’area. Lo spazio inoltre

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è dotato di un’ampia area tecnica riservata che ospita l’intera produzione Fiandre. Qui il visitatore potrà confrontare i prodotti e visionarli sia in presenza di luce artificiale che naturale a seconda dell’esigenza. Estrema cura e attenzione sono state poste alla qualità di realizzazione dei sistemi espositivi e delle finiture che rendono questo spazio una vera e propria “clinica del design”. Raccontare il prodotto Fiandre significa dimostrarne concretamente le performance. Occasione propizia è la realizzazione di una cucina funzionante e personalizzata, in ogni sua parte, con lastre Calacatta Light di Maximum Fiandre Extralite®. Archilinea disegna un progetto su misura costituito da un’isola di ben 5,80 metri e una parete attrezzata in abbinamento. Il design lineare e l’aspetto monolitico di entrambi i volumi evidenziano i complessi dettagli di

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lavorazione realizzati attraverso l’esperienza di Marmo Arredo, azienda leader mondiale nella lavorazione di superfici per progetti industriali e customizzati. Alleato indispensabile per garantire l’esecuzione a regola d’arte della proposta di Archlinea, Marmo Arredo trasforma la cucina di Fiandre in un capolavoro estetico e tecnologico. Le venature di Calacatta Light si susseguono, in perfetta continuità, tra un’anta e l’altra della parete attrezzata e attraversano le pareti del lavello, il piano a induzione integrato alla superficie ceramica così come i pensili che circondano il banco ad isola. L’ampliamento di FAB racconta la storia di un progetto di successo reso possibile grazie all’incontro tra visione imprenditoriale illuminata, creatività e competenza progettuale, efficienza e perfezione esecutiva.

FAB Fiandre Architectural Bureau Progetto di ampliamento curato da Archilinea per Fiandre Via G. Reni, 2/R Castellarano RE Orari: 08:30 – 12:30 14:30 – 18:30

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INTERIOR DESIGN IDO LEA CERAMICHE

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Periodico della comunicazione ceramica - Tariffa R.O.C: Poste italiane s.p.a. - Spedidzione in A.P. D.L. 353-2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n. 46) art. 1 comma 1 DCB Fil. EPI di Modena - Tassa riscossa - Anno XV - Nr. CENTOVENTUNO Novembre-Dicembre 2016 - Euro 4,00

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Adriano Venturelli

Egitto N58B Olio su tavola (1980 - 2016)

Consuntivo ďŹ ere

Economia

Tecnargilla e Cersaie Il fattore Donald è record di visitatori cosa cambia in USA

Mercato

Russia ed Europa la guerra delle sanzioni