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Periodico

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M E RA V I G L I E dell’Associazione 180amici Puglia e del gruppo studio e ricerca “Marco Cavallo” di Latiano (BR)

n°18 Dicembre 2014

EDITORIALE Ricordando Paola Labriola insieme a Peppe, Giovanna e Marco Cavallo Ad un anno dalla scomparsa della Dottoressa Paola Labriola, la voce del Marco Cavallo si unisce a quella di Peppe Dell’Acqua e Giovanna Del Giudice

nel

dare

un

quadro

dell’attuale stato dei servizi di salute mentale, in seguito ai provvedimenti da quel momento adottati dalle Istituzioni. L’esigenza di un servizio pubblico che accolga e di uno privato che non tenda a cronicizzare la persona con disagio psichico è forte in tutti coloro che fanno parte del mondo della Salute Mentale. La voce del Marco Cavallo è la voce di tutti Noi. Disegno di Vincenzo Malorgio

180amici Puglia

Centro Sperimentale Marco Cavallo

c/o centro Marco Cavallo

Via C. Scazzeri 41 bis

Via C. Scazzeri 41 bis

72022 Latiano /BR)

72022 Latiano (BR)

marco.cavallo2009@libero.it

180amicipuglia@libero.it

0831/727722

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I N D I C E

Pag.3, 4 Editoriale “Ricordando Paola Labriola insieme a Peppe, Giovanna e Marco Cavallo” il collettivo del Marco Cavallo Pag.5 Ragionamenti dentro e fuori il Centro Marco Cavallo “Lettera aperta di Marco Cavallo al presidente Nichi Vendola per ricordare Paola Labriola” di Peppe Dell’Acqua e Giovanna Del Giudice Pag.7 “Verso un’ ipotesi di budget di Salute Mentale individuale” di Augusta Caforio e Gennaro Dinota Pag.8 Testimonianze esterne del Dottor Gianni Vitucci e Giusy Gennaro Pag. 9, 10 Informazione e prevenzione ”Una dimensione personale di abitare la realtà” di Mario Serrano Pag.11 Il “dentro” del Marco Cavallo ”Una new entry al Marco Cavallo” di Alessandra Incontro Pag.12, 13, 14, 15 Pag.16 “Cos’ è per me il Centro Marco Cavallo” di Francesco Trono Pag. 17 “ La mia esperienza al Marco Cavallo”di Stefano Arnò“ Pag.18 ll“fuori” del Marco Cavallo “La nostra partecipazione al màt“ di Maddalena Sterlicchio Pag.19 “La mia esperienza e le mie riflessioni al convegno di Modena” di Davide Monte Pag.20 “UNASAM (Unione Nazionale delle Associazione per la Salute Mentale)” di Cosimo Venerito Pag. 21 “Partecipazione alla presentazione del Progetto “Inclusione secondo Natura” del 12 Settembre a Laterza e riflessioni sulla cooperativa in fase di costituzione” di Cosimo Venerito Pag. 22 “Una bella esperienza da rifare l'anno venturo” di Don Antonio Ribezzi Rettore della chiesa San Francesco alla Sardedda di Latiano Pag.23 “Diritto di cittadinanza” di Gennaro Dinota Pag.24 Estate del Centro Marco Cavallo “Attività estiva del Centro Marco Cavallo” di Maddalena Sterlicchio Pag.25“Un’ottima compagnia” di Gaetano e Miguela Pesari Pag.26 “Un'estate al mare… “ di Annamaria Coluccia e Noemi Albanese Pag. 27 ” Le ricette della cucina salutista del Centro Marco Cavallo a km. 0”

. Questo è il periodico del Centro Sperimentale di Ricerca e Studio per la Salute Mentale di Comunità “Marco Cavallo” e dell’ Associazione 180amici Puglia. Un centro del servizio Pubblico (Unità Operativa di Salute Mentale Mesagne / San Pancrazio - A.S.L. BR ) cogestito con l’Associazione. Un impegno collettivo per la costruzione di un percorso di salute mentale di comunità e, nel contempo, un tragitto che porta a riconquistare i diritti di cittadinanza e renderli realmente esigibili per tutti. Nel periodico riportiamo le esperienze di tutti i protagonisti organizzate e vissute all’interno e all’esterno del Centro. Il comitato di redazione è attualmente impegnato nella preparazione della documentazione utile all’iscrizione del periodico al tribunale di Brindisi, cosi da poter diffondere maggiormente l’esperienza collettiva del Marco Cavallo e non solo. Per fare ciò saremo coadiuvati dal giornalista Maurizio Distante che ha accettato la nostra richiesta nell’ essere direttore responsabile del nostro periodico 180Meraviglie.

COMITATO di REDAZIONE Gennaro Dinota Simona Annè Augusta Caforio Veronica Pesari Alessandro Taurino Alessandra Incontro Beatrice Solito Cosimo Venerito Davide Monte Noemi Albanese Annamaria Coluccia Maddalena Guida Maddalena Sterlicchio Marguerite Chirico Piero Di Stefano

e con la partecipazione di tutti coloro che hanno qualcosa da dire 2


Editoriale

Ricordando Paola Labriola insieme a Peppe, Giovanna e Marco Cavallo - il collettivo del Marco Cavallo E’ passato un anno dalla tragica morte di Paola e vogliamo ricordarla e riabbracciarla continuando la riflessione sullo stato dei nostri servizi per la salute mentale. Purtroppo non è cambiato molto, soprattutto dal punto di vista istituzionale, organizzativo e nelle politiche di gestione di questo settore. Ringraziamo pertanto Peppe Dell’Acqua e Giovanna Del Giudice, insieme a Marco Cavallo senior, per aver voluto prendersi la responsabilità di scrivere a Nichi Vendola e a tutti noi la lettera aperta pubblicata su Repubblica il giorno 1 Ottobre 2014. Peppe e Giovanna sono due meridionali (di Salerno lui e di Lecce lei), collaboratori di Franco Basaglia sin dagli inizi, nel ’71, nella straordinaria esperienza di “de-costruzione” istituzionale che ha reso possibile all’Italia (ancora l’unico paese al mondo) di fare a meno dei manicomi e di costruire un nuovo circuito alternativo per la risposta, sul territorio, alla sofferenza mentale. Negli anni della giunta Vendola gli stessi, insieme ad altri amici del sud impegnati in esperienze avanzate al nord, hanno più volte dichiarato la loro disponibilità a prestare consulenza gratuita alla Regione Puglia per aiutarci a venir fuori dal pantano in cui ci siamo messi da tempo: infatti, come più volte ammesso dagli stessi dirigenti dell’assessorato, il circuito della risposta ai bisogni delle persone con sofferenza psichica e dei loro familiari è sempre più “ingessato” e continua a basarsi sul paradigma del “posto letto”, non riuscendo a passare a quello del “budget di salute” costruito su misura per ognuno. L’ex assessore Gentile, circa un anno fa, ha istituito una commissione di esperti di cui dovevano far parte i due amici “triestini” ma questa non è mai stata convocata; tra parentesi vogliamo ricordare che, all’epoca, avevamo criticato la scelta di tener fuori le Associazioni di cittadini per la tutela della salute mentale alle quali non fu dato ascolto. Anche noi pertanto non possiamo non essere rammaricati perchè, nonostante le dichiarazioni di principio, il nostro caro governatore, grande amico di Marco Cavallo, non ha messo in campo un reale percorso di trasformazione e innovazione nel campo della salute mentale. Ormai da tempo, in molte parti del mondo, si ragiona e si lavora per “orientare i servizi verso la recovery”. Anche il più importante istituto di ricerca italiano, il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha voluto di recente riprendere il percorso che l’aveva visto negli anni ’70 accanto a Basaglia, nel validare l’esperienza di deistituzionalizazzione. Esso si impegna in studi partecipati insieme ai diversi attori, molti dei quali hanno vissuto direttamente la sofferenza mentale e sono ora protagonisti nell’innovazione dei servizi pubblici, per studiare e capire cosa aiuta di più le persone, quale organizzazione risponde meglio ai loro bisogni, cosa vuol dire orientare i servizi alla recovery. Vogliamo sottolineare, con un certo orgoglio, che anche noi del Marco Cavallo junior di Latiano (BR) siamo stati scelti per partecipare a questa ricerca! Ma nella nostra regione, tranne alcune esperienze avanzate, di questi discorsi e di queste ricerche neanche l’ombra! Anzi, come denunciato appunto da Peppe, Giovanna e Marco, nella maggioranza delle situazioni, dopo la morte di Paola, sono state irrigidite ancora di più le risposte. Essendo stati indeboliti i servizi territoriali, il risultato paradossale è stato quello di rinforzare ancora di più il circuito del privato sociale, aggiungendo anche nuove tipologie di residenze, facendo scendere le risorse a disposizione del servizio pubblico sotto il limite già assurdo del 20%!!! E questo trincerandosi dietro l’ideologia della sicurezza!!! Aprendo una parentesi a proposito del rapporto pubblico/privato, non vogliamo creare fraintendimenti: il nostro intento non è assolutamente quello di demonizzare l’attività privata ma di fare in modo che essa collabori con il pubblico che deve mantenere la responsabilità della progettualità degli interventi. Inoltre privato e pubblico dovrebbero collaborare in sinergia alla non cronicizzazione della persona con disagio psichico. Entrambi devono sollecitare percorsi orientati alla ripresa delle persone. L’abbiamo detto tante volte ma dobbiamo ripeterlo insieme a Peppe, Giovanna e Marco: per noi i centri di salute mentale sono più sicuri solo se sanno diventare punto di riferimento per la cittadinanza, se vengono riconosciuti dalle persone con esperienza per primi, ma anche dai loro familiari e dalla collettività nel suo insieme. Essi dovrebbero essere vissuti come servizi di appartenenza, luoghi familiari, utili, a favore di tutta la cittadinanza. Centri che sappiano sviluppare accoglienza con un pratica, come dicono i nostri amici nella lettera aperta, che pretende presenze diverse, parole, confusione, relazioni. Ma “i luoghi della psichiatria, che dovrebbero essere luoghi di cura, vanno perdendo questa vocazione … 3


e diventano ambulatori freddi, sale di attesa, medicherie … dove si guarda alla malattia e alla diagnosi e non alla persona, con la colpevole prepotenza delle psichiatrie “scientifiche” e la disattenzione delle amministrazioni regionali”. E ancora “quei luoghi che abbiamo pensato come soglia su cui incontrarsi, nè dentro né fuori, dove abitare con le nostre diversità e le nostre in/definite identità e la nostra comune infelicità, oggi finiscono per essere collocati nel deserto … trincee fredde e inospitali dove mandiamo infermieri, educatori, psichiatri, psicologi, i nostri giovani più generosi, mal vestiti e male armati a respingere, rinviare, catturare. La violenza si sconfigge accogliendo, non con le telecamere, guardie giurate e campanelli di allarme. Quando le persone sono riconosciute per la loro singolare storia la pericolosità svanisce e si scopre quanto l’abbandono generi rischi e pericoli … l’ascolto mancato genera l’urlo e la richiesta disperata!”. Noi tutti del Marco Cavallo del sud non possiamo non concordare con queste parole! E ancora, sottolineiamo e facciamo nostra questa ulteriore riflessione: “servono servizi diffusi, in grado di incontrare le persone e i loro bisogni, nei luoghi della vita quotidiana. Non sono più pensabili luoghi separati. Dietro le mura nascono mostri terribili e devastanti, sempre. Sicurezza è “abitare la soglia”, riempire di vita i servizi!!!” Grazie Peppe, grazie Giovanna per averci, ancora una volta, spinti a riflettere e ad alzare la voce, perché dipende anche da noi se le cose non vanno e dobbiamo smettere di piangerci addosso, prenderci le nostre responsabilità e dare il nostro contributo. Grazie Marco Cavallo senior che sempre nitrisci, ti imbizzarrisci di fronte all’ipocrisia e alle ingiustizie e “ pretendi” che anche tuo figlio (o tua figlia?) non sia da meno. Grazie Paola che hai voluto essere una psichiatra che disperatamente ha mantenuto, nonostante tutto, uno spirito di accoglienza verso l’altro.

L’incontro di Marco Cavallo Senior e di Marco Cavallo junior, il 21 novembre 2013 a Roma, in piazza delle Cinque Lune, per la manifestazione nazionale Stop OPG.

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Ragionamenti dentro e fuori il Centro Marco Cavallo

Lettera aperta di Marco Cavallo al presidente Nichi Vendola per ricordare Paola Labriola a cura di Peppe Dell’Acqua e Giovanna Del Giudice. Pubblicata su Repubblica l’ 1 Ottobre 2014 Caro Presidente, Marco Cavallo, nostro comune amico, ha insistito molto perché ti scrivessimo. Scrivere a te è un pretesto per parlare a tutti gli altri presidenti. Siamo stati di recente a Foggia e abbiamo parlato con tante persone. C’era anche il cavallino azzurro di Latiano. I due si sono detti cose. Lo scorso 3 settembre è passato un anno da quando Paola Labriola ci ha lasciati. La morte tragica di una compagna ci costrinse a pensare, a chiamarci, a dire, a trovare parole, a rincorrere la speranza che quella morte così dolorosa potesse collocarsi in un orizzonte di senso: “…che le cose ora, così evidenti nella loro miseria e insensatezza, cambino”. Le primissime reazioni furono banali e superficiali. Tutti invocarono “sicurezza”, controlli, ghetti. Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, promise un’ordinanza per impegnare i vigili urbani, in coppia, a presidiare l’ingresso di quei luoghi, che solo ora giungevano alla sua attenzione. L’assessore regionale alla sanità Elena Gentile s’impegnò a ordinare alle Asl, a Bari in particolare e subito, di acquisire un servizio di vigilanza con guardie armate. Promise con altrettanta prontezza di istituire a livello regionale l’obbligo per le operatrici della salute mentale di frequentare corsi di difesa personale, con costo a carico della Regione. Avrebbe anche assicurato nei turni di lavoro “la promiscuità di genere fra gli operatori”. Marco Cavallo divenne irrequieto. Voleva partire. Venire a parlare con te. Ci convincemmo che bisognava aspettare, dare un po’ di tempo, perché tutti potessero respirare e riflettere. Niente. Di lì a poco i medici psichiatri pugliesi aderenti alla CGIL proposero e realizzarono corsi per la gestione dei “malati violenti e pericolosi” con la benedizione della Regione. La Società italiana di psichiatria annunciò, per manifestare la sua preoccupazione e la sua solidarietà, la prima Giornata Nazionale sulla Salute e la Sicurezza degli operatori in psichiatria. Nella lettera d’invito del presidente le parole ricorrenti sono violenza e aggressività dei “malati di mente pericolosi”. Il convegno si terrà a Bari il 24 ottobre 2014. In memoria di Paola Labriola! Era accaduto un fatto molto grave. Avremmo voluto sentire altre parole. Le politiche per la salute mentale nella regione Puglia in quel momento (e ancora oggi) facevano molto discutere e lo stato dei servizi di salute mentale era oggetto di denunce preoccupate di operatori, familiari, cittadini attivi. Era in atto una riduzione drastica delle risorse di fatto disponibili e l’assenza di una qualsiasi sensata ipotesi strategica, più grave ancora della mancanza di risorse, rendeva il quadro ancora più drammatico. Nei nostri viaggi pugliesi con Marco Cavallo abbiamo potuto constatare la miseria dei centri di salute mentale, che ora si riducono anche di numero, la pesantezza dei servizi di diagnosi e cura. Il ricorso all’ospedale psichiatrico giudiziario è rilevante. Le risorse non sufficienti di per sé, sono impegnate per più dei ¾ in cosiddette strutture residenziali. Risorse cospicue bloccate, operatori, tanti giovani, costretti a lavori insensati e degradanti, produzione di cronicità. Di fatto di esclusione. Impossibilità soltanto a immaginare una speranza. Caro Presidente, i servizi stanno drammaticamente perdendo la cultura e le pratiche dell’accoglienza. “La persona non la malattia” dicemmo e i servizi vedono diagnosi, sintomi, comportamenti. Sempre più le risposte si frammentano. I farmaci finiscono per dominare incontrastati il campo. E così facendo i luoghi della cura s’impoveriscono, s’indeboliscono, si svuotano. Paola gridava nel deserto. Proprio così Presidente. Quei luoghi che abbiamo pensato come soglia. Soglia su cui incontrarsi, né dentro né fuori. Tutti col passaporto, tutti senza passaporto. Soglie dove abitare con le nostre diversità, le nostre in/ definite identità, la nostra comune infelicità. Quei luoghi oggi finiscono per essere collocati nel deserto, il deserto dei tartari, con il tenente Drogo in attesa angosciosa del nemico. Luoghi che sono diventati trincee fredde e inospitali dove mandiamo infermieri, educatori, psichiatri, psicologi, i nostri giovani più generosi, mal vestiti e male armati a respingere, a rinviare, a catturare. Giovani che generosamente vogliono disporsi all’accoglienza, a mettere in campo il loro sapere, la loro competenza, la loro curiosità. La violenza si sconfigge accogliendo, non con telecamere, guardie giurate e campanelli d’allarme. Abbiamo ben capito che la malattia mentale non ha niente a che fare con la pericolosità. Quando le persone sono riconosciute per la loro singolare storia, la pericolosità svanisce e si scopre quanto l’abbandono generi rischi e pericoli. In Italia abbiamo fatto a meno dei manicomi e, malgrado le nere previsioni degli uccelli del malaugurio, non abbiamo visto alcun aumento dei suicidi e ancor meno la crescita generalizzata della criminalità legata alla malattia mentale. Le persone chiedono aiuto bisbigliando. I servizi nei territori devono saper ascoltare, avere antenne sensibilissime. L’ascolto mancato genera l’urlo, la richiesta disperata e in una spirale infinita telecamere, porte chiuse, solitudini, deserti. «Ridurremo i centri non per tagliare i servizi ma per implementarli, per fare in modo che dentro vi sia più personale». Fu il commento più sconcertante. La Puglia aveva già avviato una politica di riordino preoccupante dell’organizzazione della salute mentale: l’accorpamento dei servizi cui si riferiva l’assessore era un punto forte di quel piano: si sarebbe dovuto passare, per esempio, da tre centri di salute mentale, che coprono una popolazione di 100/150mila abitanti a uno solo. In quell’unico centro aumenterà il personale, disse l’assessore. Non disse che spariranno gli altri due, gli abitanti triplicheranno, i territori diverranno sconosciuti. 5


Devo tornare sui numeri e ripetermi. La Puglia spende due terzi delle risorse per la salute mentale per istituti, strutture e comunità sedicenti terapeutiche. Un’enormità di risorse buttate via in luoghi dove le persone vengono depositate, ormai già inutili alla vita, in attesa che la morte arrivi quanto prima. Sono attivissimi, e sempre pieni, dieci servizi psichiatrici ospedalieri. Tutti con le porte blindate. In nove di questi si pratica la contenzione meccanica: sono luoghi di esercizio e di scuola della violenza. Avrei voluto ascoltare una parola su questi luoghi blindati dove le persone, – i nostri concittadini, per i quali il sindaco Emiliano emette l’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio – urlano inascoltati la loro disperazione legati a letti luridi e indecenti. Sarebbe stato un bel modo per onorare l’inaccettabile morte di Paola, che per questo ha sempre lottato. Succedono cose analoghe in almeno 19 regioni su venti, dalla Lombardia alla Sicilia. Basterebbe poco perché questi quotidiani crimini di pace non accadessero. Basterebbe solo parlarne e costruire consapevolezza e desiderio di cambiamento. Dalla tua Regione e dal suo Presidente che parla con Marco Cavallo e sempre ci commuove, ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Ho sentito invece voci autorevoli dire che queste persone, i malati di mente, vanno riportate in ospedale. Il vero luogo della cura, in nome della sicurezza. Quanta tristezza… Servono servizi diffusi, in grado di incontrare le persone e i loro bisogni, nei luoghi della vita quotidiana. Non sono più pensabili luoghi separati. Dietro le mura nascono mostri terribili e devastanti, sempre. Sicurezza è “abitare la soglia”, riempire di vita i servizi, dare faticosamente significato alla nostra vita. Tutti, nessuno escluso. Don Andrea Gallo che pure conosceva bene Marco Cavallo e tante volte è venuto a Trieste a parlare con lui nel parco di San Giovanni, in mezzo alle rose, ci ha lasciato queste semplici parole: « Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono…». Sicuri che queste cose ti appartengano, ti stiamo chiedendo di aiutarci. Marco Cavallo è pronto e già scalpita. Conosce servizi accoglienti, associazioni di “matti” che parlano e rivendicano il loro diritto, decine di migliaia di operatori attenti, generosi, competenti che permettono malgrado tutto risalite inaspettate, restituzione di diritti, di soggettività, di storie, di appartenenza. Ci sono tanti servizi ospedalieri che hanno porte aperte e non ricorrono mai, dico mai, alla contenzione. Cooperative dove davvero si aprono strade a quella straordinaria possibilità che la stagione del cambiamento ha guadagnato per tutti. Migliaia di psichiatri e tantissimi giovani, malgrado l’evidente povertà dei mezzi e le miserie culturali, si adoperano quotidianamente a dare senso al Dipartimento di salute mentale. L’urgenza del cambiamento che Basaglia avvertiva drammaticamente e la sua forza di credere nell’utopia della realtà è ciò che continua a sorprenderci oggi sembra prevalere l’ingombro dell’immutabile dato di fatto: intoccabili gli assetti istituzionali, evidenti i limiti delle risorse, certe e concrete le cause della malattia, indiscutibile il bisogno di sicurezza e di controllo, pericolosa e minacciosa la presenza di gruppi e soggetti diversi. Insomma, l’ineluttabilità e l’immutabilità del dato. Di una realtà che dobbiamo accettare così com’è, di cui non possiamo sospettare l’incertezza e che non può essere cambiata. Basaglia, con la sua ostinata testimonianza, ha reso evidente che l’utopia può stare nel nostro quotidiano, può diventare realtà. È per questo che Marco Cavallo e con noi una moltitudine ricordano Paola Labriola. Peppe Dell’Acqua e Giovanna Del Giudice

Peppe Dell’Acqua, ex direttore DSM di Trieste

Giovanna Del Giudice in occasione della sua visita presso il Centro Marco Cavallo per la celebrazione dell’anniversario della Legge 180 6


Ragionamenti dentro e fuori il Centro Marco Cavallo

Verso un’ ipotesi di budget di Salute Mentale individuale di Augusta Caforio e Gennaro Di Nota

Quando si parla di “budget di salute mentale” ci si riferisce al finanziamento di progetti personalizzati-terapeuticoriabilitativi per la persona con sofferenza. Come giustamente ha sottolineato lo psichiatra Dottor Angelo Righetti al convegno “Guarire si può” il 29 gennaio 2014, “esiste un diritto da cui nascono tutti gli altri diritti che è quello di occuparsi degli altri senza nessuna finalità di potere o di denaro”. Solo attorno a questa ipotesi si può costituire il nucleo di lavoro sui budget di salute. Righetti ha affermato che il modello sanitario è insufficiente nel momento in cui si rimane ancorati alla concezione che le sofferenze hanno un andamento cronico-degenerativo, tanto più che è dimostrabile il miglioramento delle persone, con fattori che non sono affatto esclusivamente medicali ma strettamente collegati all’ambiente, cioè alla possibilità per una persona con una malattia cronica o grave di vivere, lavorare, abitare in un luogo da lei scelto. È per questo che il CSM, collocato dentro la comunità, accessibile alle persone e con caratteristiche di non eccessiva medicalità, era ed è il grande sogno in cui gli stessi operatori mettevano in causa se stessi, poiché bisognava attingere a tipologie di saperi e nuovi paradigmi, non solo a livello psichiatrico, che a sé stante crea distanze e pregiudizio. Sapere e paradigmi che avessero e abbiano a che fare con la costruzione di un sistema di accoglienza che attinga a componenti culturali, economiche e sociali delle persone, dell’ambiente, in modo da permettere di avanzare nella salute mentale. Miraggi, diremmo, considerato, come dice Righetti, che la cultura imperante è la “irreversibilità” di una situazione di malattia mentale, nonostante il coraggio di pochi (tra gli operatori) che dicono “guarire si può”. Ciò a ragion veduta, dato che è stato dimostrato, come sempre ha illustrato Righetti, che il cervello è un organo plastico, cioè si modifica grazie all’ambiente che deve essere stimolante, affettivo e deve creare relazioni. Ritornando alla proposizione di partenza di questo nostro scritto, cioè, che il diritto primario è “occuparsi degli altri senza alcuna finalità di potere o di denaro”, vogliamo adesso parlare di questioni poco incoraggianti circa la salute mentale. Purtroppo impera e regna ancora la logica del posto letto e delle relative rette per quelle persone da tenere, per interesse, continuamente “parcheggiate” in strutture residenziali pesanti e in case per la vita (non è un caso che vengano chiamate così). Sappiamo bene che la persona con sofferenza può migliorare se, con lei, si lavora veramente verso un percorso di conquista dell’autonomia con un budget individualizzato e flessibile in base ai propri bisogni e alle proprie necessità. È necessario riflettere sulla possibilità di miglioramento della persona, e fare in modo che i Centri di Salute Mentale si orientino verso la persona tenendo conto di un percorso individualizzato. Ad esempio: se la persona ha raggiunto livelli di autonomia e autogestione, ma ha solo necessità di un aiuto in più per curare i propri interessi, si potrebbe occasionalmente chiamare in causa una figura che appoggi determinati bisogni e che si occupi della persona con sofferenza nel suo contesto socio-ambientale oppure, se per svariate ragioni ha bisogno solo di un contributo affitto, o di un qualsiasi altro tipo di aiuto, si potrebbero orientare le risorse in tal senso e non esclusivamente verso la risoluzione, basata sulla cultura così ampiamente diffusa, che è la retta del posto letto. Essa rimane sempre la stessa, alimentando i guadagni di chi ha interesse a mantenere questo status quo. Il budget di salute mentale individuale, oltretutto, sarebbe un investimento a lungo termine anche per le casse pubbliche; perché ,fungendo da sostegno mirato alle necessità momentanee della persona, risulterebbe essere flessibile e potrebbe essere rimodulato al ribasso in base ai bisogni, sconfiggendo la rigidità della retta stessa. Crediamo il budget di salute individuale una soluzione più avanzata perché direttamente collegata e contestualizzata all’ambiente sociale della persona e perché si restituirebbe maggiore dignità al soggetto che ha una sofferenza, oltre che flessibilità ed elasticità al budget stesso.

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Ragionamenti dentro e fuori il Centro Marco Cavallo In questa sezione del periodico proponiamo i contributi di due cari amici del centro Marco Cavallo . Il primo è un feedback del Dottor Vitucci, direttore del Centro di Salute Mentale di Castellaneta, concernente la visita del Marco Cavallo a Laterza per la presentazione del progetto “Inclusione secondo natura:dalla terra alla tavola”. I promotori di tale progetto hanno affidato al Centro Marco Cavallo una committenza per la stampa del materiale divulgativo dell’evento stesso. Il secondo riguarda le impressioni di Giusy Gennaro, sorella di un frequentatore del centro, Antonio Gennaro, in seguito ad una visita presso il nostro centro.

Carissimi, il ripensare alla giornata del 12 settembre a Laterza, alla presentazione del progetto “inclusione secondo natura: dalla terra alla tavola”, e alla vasta eco che vi è stata successivamente, sui giornali e su reti televisive, e anche alla successiva gratificazione un po’ di tutti, operatori, famiglie, organizzatori, ha perso gradualmente col passare dei giorni il suo colore affettivo emozionale. Sicuramente mi è rimasta la gratificazione dei protagonisti al centro del progetto però, come fruitori, almeno in quella fase. Ma la mia carica emozionale è fortemente sentita quando penso a voi, e non solo al vostro bellissimo lavoro grafico ma soprattutto a quello che ha rappresentato per voi e alla commozione che avete trasmesso descrivendo, con il vostro intervento sul palco, cosa vuol dire sentirsi protagonisti di una evoluzione esistenziale. In quella serata è stata la comunicazione più forte e sentita e sicuramente terapeutica per tutti. Dottor Gianni Vitucci

Visita al Marco Cavallo Egregi tutti, La mia visita in luglio al “Centro Sperimentale Marco Cavallo” è stata una piacevole esperienza...è un Centro di solidarietà..di comunicazione...di condivisione. Centro di esperienza... di interessi...Centro per migliorarsi...per guarire. Centro per chi ha perso la speranza… Grazie ad un equipe molto professionale, e alle amorevoli cure, chi soggiorna ritrova: miglioramento, autostima, voglia di curarsi...ricominciare a vivere… Le molteplici attività, uscite, stimoli, teatro, sports aiutano anche la sana competizione, la gioia di stare insieme e la voglia di migliorare e sperare in una futura, nuova, vita diversa. Complimenti per il livello di organizzazione, abnegazione nel lavoro dei Medici, Psicologi, Collaboratori….e anche a chi soggiorna che hanno, pur soffrendo, modi educati, gentili nei confronti degli altri….. Qui c’è un rapporto quasi di famiglia, senza competizione….. Veramente encomiabile lo stile di vita pur nella inevitabile sofferenza….

Giusy Gennaro 8


Informazione e prevenzione Le nuove esperienze ci permettono spesso di entrare in contatto con le realtà territoriali , le quali ci fanno rendere conto che i cambiamenti sono sempre in atto, che nel “deserto” del disagio sociale ci sono “oasi di ristoro”. Di queste fanno parte le abitazioni supportate i cui obiettivi sono il raggiungimento di una maggiore autonomia dei cittadini. Percorsi residenziali che stimolino ad abitare anche il territorio comunitario, tra il dentro e il fuori, in una quotidianità nel quale la flessibilità delle prestazioni socio sanitarie sviluppa fiducia reciproca e stimola un atteggiamento di responsabilizzazione nelle convivenze esistenziali ed emotive.

Una dimensione personale di abitare la realtà di Mario Serrano Non posso nascondere che l’invito ricevuto tempo prima a tenere una relazione in un seminario sull’abitare supportato per il DSM di Brindisi mi aveva fatto molto piacere. Tornare in Puglia per me è sempre emozionante, ancor di più se si tratta di conoscere nuove realtà e nuove esperienze di promozione della recovery. E poi si trattava di rivedere amici vecchi e nuovi , alcuni dei quali conosciuti nell’esperienza egiziana del progetto Mehenet e che non vedevo da due lunghi anni. Non posso nascondere però che in questo piacere ci fosse anche una punta di narcisismo: che a qualcuno potesse interessare quello che stavamo facendo a Livorno! Innegabile. Ma come sempre il narcisismo uno se lo deve tenere a bada, non solo per evitare di avere delusioni, ma anche perché ti toglie il bello della vita che è esattamente quello di poter scoprire ciò che non ti aspetti dagli altri. L’accoglienza all’aeroporto di Brindisi da parte di Cosimo e Davide la sera del 13 giugno mi ha subito dato l’idea di quanto le cose fossero andate avanti nell’esperienza di Marco Cavallo e di tutto quello che ci gira intorno. Ero abbastanza stanco perché avevo lavorato tutto il giorno prima di prendere l’aereo da Livorno e poi a Roma: così pensavo di andarmene presto a letto ma i piani sono fatti per essere cambiati. L’invito a prendere una pizza insieme era l’occasione per verificare di persona e discutere in chiave informale. Mi sono subito reso conto che non avevo informazioni aggiornate e che l’esperienza di abitazioni supportate, che credevo dovesse ancora decollare a Latiano, era in realtà già al compimento del suo primo anno di vita. Colpa mia ma anche della solita strategica modestia di Minervini che devi sempre scoprire fino a dove si è spinto (non si sa mai). Le riflessioni che Cosimo e Davide facevano su cosa tutto questo stesse comportando per la propria vita erano davvero interessanti. Avevo preparato alcune slide per l’indomani ispirandomi all’esperienza in corso a Livorno e in parte alla letteratura internazionale, ma quello che sentivo erano saperi basati sull’esperienza. In particolare mi colpiva la loro consapevolezza che il tema dell’abitare, se staccato da un più generale processo di aumento delle competenze, di diritti e della rete, finiva per avere poco senso. “Si abita un territorio , non solo una casa” mi diceva Davide “E’ bello uscire e sapere che ti rispettano quando vai al barbiere o quando fai la spesa. Ancor di più se ti dimostrano fiducia, come quando non mi bastavano i soldi e mi hanno detto che non importava e che potevo portarli dopo”. Io ero interessatissimo ma mi mettevo in ansia vedendo come stesse trascurando il suo pezzo di pizza che andava raffreddandosi nel suo piatto. “Non ti preoccupare, mi piace anche così”. L’indomani a Brindisi , dopo un breve giro di perlustrazione nel Marco Cavallo, il seminario sull’abitare supportato ci ha visto di nuovo insieme a discutere e approfondire, differenze di storie e convergenze di traiettorie. Il bello era proprio che il senso delle cose che venivano dette sembrava andare oltre il fatto materiale in cui il singolo progetto si era concretizzato. Un’idea che mi ha sempre affascinato: che il senso delle cose che si fanno dipende più dalle trasformazioni e dalle soggettività che si forgiano che nell’imitazione pedissequa di questa o quella parola d’ordine.

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Alla fine del seminario una piccola disavventura ci ha fatto ragionare sui limiti della virtualità di Internet: avevamo prenotato un pranzo in un ristorante, o almeno così credevamo avendo dato credito alla realtà rappresentata dal sito dell’ omonimo, ma la realtà “vera” ci ha fatto tornare alla banale scoperta che occorre sempre stare attenti a non confondere le due realtà. E così dopo un po’ di girovagare ci siamo adattati in quel che c’era nel mondo di tutti i giorni. Un poco come le ideologie: servono, eccome se servono (più che altro non se ne può fare a meno) ma occorre sempre saperne uscire e entrare. Solo “bucando” la realtà dalle tante prospettive possibili si può acquisire una dimensione personale di abitare la realtà. Trasformandola (continuerei a dire).

Il Dottor Mario Serrano e il Dottor Carlo Minervini nella sala convegni di Palazzo Nervegna a Brindisi

Davide Monte, Maddalena Guida, Mario Serrano, Carlo Minervini e parte dei partecipanti al convegno, presso il Palazzo Nervegna di Brindisi, ascoltano l’intervento di Maddalena Sterlicchio. 10


Il “dentro” del Marco Cavallo Gli articoli che seguono presentano la realtà del Centro Marco Cavallo filtrata dalle emozioni, dai pensieri e dai vissuti di chi è arrivato da poco ma ha potuto sperimentare la quotidianità di questi spazi di vita. Una new entry al Marco Cavallo di Alessandra Incontro Da qualche settimana faccio parte in qualità di tirocinante del Centro sperimentale “Marco Cavallo” dove si svolgono numerose attività. Il centro si ispira agli ideali di Franco Basaglia promotore in Italia, nel 1978, di una importante riforma psichiatrica che ha rivoluzionato l’approccio medico nei confronti del disagio mentale. Riporto una sua affermazione “Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione”. Come sappiamo tutti, prima che questa riforma cambiasse l’organizzazione dei servizi psichiatrici, i manicomi erano visti solo come luoghi di contenimento delle persone con disagio mentale, dove l’intervento terapeutico e riabilitativo era limitato ad un’impostazione clinica poco aperta alle nuove frontiere della psichiatria sociale, delle forme di supporto territoriale, delle potenzialità delle strutture intermedie, e della diffusione della psicoterapia nei servizi pubblici. La legge stessa voleva anche essere un modo per modernizzare l'impostazione clinica dell'assistenza psichiatrica, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità delle persone seguite e curate anche da strutture territoriali. Qui al Centro seguo per il momento alcune attività come la redazione del giornalino periodico “180meraviglie”, il “Laboratorio di lettura del giornale”, il gruppo “Fareassieme”, il “gruppo eventi”. Nei primi giorni mi ha colpito immediatamente il clima di accoglienza e il coinvolgimento da parte di tutti e la gestione collettiva delle attività e delle iniziative del Centro. Anche se ero a conoscenza dell’esistenza di nuovi approcci per la cura del disagio mentale questo per me rappresenta una opportunità unica che mi permette di svincolarmi dalla didattica universitaria, in poche parole da quello che ci insegnano i libri. Ogni attività richiede un vero e proprio momento di collaborazione di confronto e coinvolgimento personale e di gruppo arricchito da un complesso interscambio di opinioni e visioni con l’obiettivo di completare le prospettive personali su ogni iniziativa, attività e idee relative a qualunque tipo di accaduti e situazioni sociali o di vita personale. Ogni stanza del Marco Cavallo è come un piccolo mondo nel quale si costruisce, si sperimenta, si collabora per continuare a sostenere e portare avanti le numerose iniziative previste dal Centro che offre spazi e ambienti diversi dalle rigide strutture ancora presenti nel territorio, in accordo con gli obiettivi e la filosofia di abbattere lo stigma, i pregiudizi, la diffidenza e la paura ancora oggi presenti nei confronti del disagio mentale. Qui nessuno è dimenticato in un luogo separato dal mondo, come accadeva nel passato, ma è seguito e protetto da una rete di persone, primi fra tutti gli operatori ma anche i familiari, le associazioni, i vicini. Ho voluto immaginare ogni persona del Centro, utente o operatore, con il proprio ruolo e pensiero, come una singola tessera di un puzzle, ognuno necessario per completarlo. Sono fermamente convinta che questa nuova esperienza rappresenterà un percorso ricco e formativo e mi darà l’opportunità di essere portatrice di un messaggio che è stato sempre parte del mio pensiero e che adesso mi porta ad affermare e confermare che: “Ognuno di noi è una risorsa con potenzialità che rappresentano un valido contributo nella nostra società”.

Alessandra Incontro collabora alla realizzazione del periodico nella Sala Ricerche del Marco Cavallo

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Inserto speciale Vi proponiamo un inserto speciale dedicato al viaggio-studio a Trieste in occasione del convegno “Impazzire si può…?” tenutosi all’interno del suggestivo scenario del Parco di San Giovanni, ex manicomio, oggi rinato come sede del dipartimento di salute mentale. Il convegno è stato organizzato in 3 giornate durante le quali si è discusso di supporto tra pari, di lavoro e di molte altre tematiche di salute mentale. La particolarità del convegno è consistita in una suddivisione in sottogruppi che ha permesso un’analisi più approfondita e interattiva dei temi trattati.

Parco San Giovanni - segnaletica indicante i siti nei quali si sono riuniti i vari gruppi di discussione

Sopra: il famoso Marco Cavallo di Trieste con accanto una delle antiche gabbie nelle quali venivano rinchiusi gli internati del manicomio Sotto: una splendida scultura che si erge sul panorama del parco.

All’accoglienza le hostess del convegno sfogliano il nostro periodico “180meraviglie”

Sopra: Il Dottor Mezzina, direttore del DSM di Trieste Sotto: tutti i partecipanti al convegno riuniti sul palco

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Durante la prima giornata del convegno “Impazzire si Può…?” dedicata al tema del supporto tra pari l’esperienza dei SEPE del Marco Cavallo è stata raccontata attraverso la voce di Maddalena Sterlicchio. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci del suo intervento.

INTERVENTO PER L’IMPAZZIRE SI PUO’ TRIESTE 2014 Giovedì 25 settembre 0re 16,30 Prima Agorà: Supporto tra pari Buongiorno a tutti, sono Maddalena e vengo dalla Puglia. Sono una SEPE vale a dire socio esperto per esperienza. Mi spiego meglio: noi SEPE innanzi tutto siamo persone e come tali abbiamo una vita privata, interessi, affetti, ambizioni personali. Siamo soci dell'associazione 180amici Puglia, associazione di promozione sociale nata il 10 novembre del 2008 composta da persone, come me, con esperienza diretta di disagio psichico ma anche con esperienza indiretta come familiari, volontari, cittadini ed operatori della salute mentale. Il SEPE è una nuova figura nata all'interno del progetto “ Marco Cavallo" approvato e finanziato, perché ritenuto innovativo, dalla Regione Puglia nel 2010, usufruendo della legge regionale 26 del 2006. L’attuazione del progetto ha avuto inizio nel 2012 all’interno del Centro Sperimentale Pubblico Marco Cavallo… Come vi ho accennato oltre a noi persone con esperienza diretta fanno parte di questo folto gruppo anche persone con esperienza indiretta ossia esperienza acquisita attraverso il contatto quotidiano e la condivisione dei vissuti di altri. In questo contesto gli esperti indiretti hanno la possibilità di raggiungere una formazione più completa dovuta ad una maggiore comprensione del vissuto dell'altro e, di conseguenza, ottengono l'abbattimento di quello stigma involontario che a volte, nel percorso di studi e in altre realtà lavorative, si crea in chi pensa di essere l'unico strumento di aiuto in una relazione che, invece, può e deve essere reciproca. Nel centro Marco Cavallo ha sede la direzione dell’UOSM (Unità Operativa di Salute Mentale) Mesagne S. Pancrazio per cui i SEPE hanno l’opportunità di cimentarsi in svariati compiti che spaziano dalla segreteria all’accoglienza, dalla guida di un pulmino all’aiuto autista, dall’estetica del luogo (pulizie e manutenzioni) alla cucina e aiuto cucina, dalla ricerca al supporto tecnico. Essi rappresentano un valido supporto per gli operatori nella relazione con le persone che vivono momenti di difficoltà dovuti al disagio ma anche un punto di riferimento positivo in un clima di AutoMutuoAiuto. Nel Febbraio 2013 a Latiano è nato, dopo una lunga attesa, un gruppo appartamento abitato da 4 persone con esperienza. La caratteristica di questo appartamento è stata dettata dalla presenza di 4 SEPE a supportare gli ospiti fino a tutto Ottobre 2013. Negli scorsi anni l’associazione 180amici Puglia ha preso parte a numerose iniziative destinate alla lotta allo stigma e al pregiudizio come il progetto “Stigmamente” proseguito con il progetto “Formarsi Insieme” promossi dall’AReS Puglia. Aderendo a questi, i SEPE hanno avuto l’occasione di incontrare gli studenti degli istituti secondarie ad indirizzo sociale non solo nelle scuole ma anche al di fuori di esse. In particolare il progetto “Formarsi Insieme” ha permesso la convivenza tra studenti, persone con esperienza, insegnanti e operatori della salute mentale grazie ad un soggiorno-studio a Torre Canne dove tutte le 6 province pugliesi si sono alternate vivendo momenti di svago e di confronto utili a sfatare il pregiudizio legato al mondo del disagio psichico…. La 180amici Puglia ha aderito al progetto “Mehenet” (progetto di cooperazione regionale nei paesi del bacino del Mediterraneo) la cui finalità è stata la divulgazione della salute mentale di comunità e la nascita del primo centro di salute mentale intitolato “Franco Basaglia” unica alternativa ai manicomi in Egitto a Kobania Abu Keer nel distretto di Kafr El Dawar vicino ad Alessandria. In quella occasione i SEPE sono stati ancora una volta protagonisti perché chiamati a portare la loro testimonianza e la loro esperienza direttamente in Egitto agli operatori e alle persone con esperienza che frequentano il centro Franco Basaglia ed in Italia quando i nuovi amici egiziani sono venuti a conoscere la nostra realtà. A seguito del Mehenet, il progetto Remedy attualmente ci vede nuovamente impegnati in Egitto dove, a pari di operatori italiani, raccontiamo e tramandiamo la nostra esperienza sull’automutuoaiuto… . Ad Aprile 2014 abbiamo attivato presso il comune di Latiano uno sportello informativo, anche questo utile a sensibilizzare la cittadinanza sui temi della salute mentale, aperto un giorno alla settimana per 2 ore… . Purtroppo il fenomeno della stigmatizzazione nei nostri confronti è ancora molto presente nonostante a tutti possa capitare di attraversare momenti di difficoltà ma questo non vuol dire negare la possibilità di riaversi e ricominciare a vivere. Per questo ribadisco che è importante impegnare le persone con attività concrete che le facciano sentire parte della società e non isolarle magari sedute su un divano o chiuse in una stanza a frequentare un laboratorio dove l’unico contatto esterno concreto è rappresentato dalla presenza di un insegnante e di un operatore. Ognuno di noi racchiude dentro di se delle risorse immense che talvolta vengono offuscate dimenticate da difficoltà personali o da un cattivo modo di fare salute mentale. In questo periodo ci prepariamo ad affrontare il terzo anno di co-gestione del centro Marco Cavallo e presto intraprenderemo una nuova strada perché l’associazione 180amici Puglia ha partecipato ad un bando della Regione Puglia con il progetto “Carta Blu Cavallo” che è stato approvato e finanziato. Il progetto prevede la nascita di una cooperativa di tipo b che si occuperà al suo esordio di gestione eventi. Un ulteriore passo verso l’autonomia. Il collettivo del Centro Sperimentale Pubblico “Marco Cavallo” 13


Durante il convegno abbiamo avuto il piacere e l’onore di aiutare Peppe Dell’Acqua nella presentazione di alcuni dei libri della collana “180”. Nell’ordine, il dottor Minervini, Cosimo Belluscio, Antonio Gennaro, Cosimo Venerito, Piero Di Stefano, Veronica Pesari, Mariella Brugnano, Rosa D’Angelo, Davide Monte e Francesco Trono hanno letto al pubblico alcuni stralci molto significativi di questi libri.

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Nel pomeriggio del 26 settembre si è tenuta, al teatro Basaglia, la rappresentazione “3500 parole”. Di seguito troverete le foto dell’evento seguite dal documento redatto da Gennaro Dinota e Veronica Pesari e diffuso in quell’occasione. Diffondere il messaggio dell’ineluttabile chiusura dei manicomi psichiatrico-giudiziari (OPG), lì dove un tempo cancelli e sbarre separavano le persone con disagio psichico dal resto del mondo, è stata un’emozione indicibile. A pagina 17, ancora, un richiamo all’importanza del diritto di cittadinanza per l’essere umano nell’articolo di Gennaro Dinota.

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Diritto di cittadinanza di Gennaro Dinota Nonostante le roboanti dichiarazioni dei padri costituenti, la legislazione italiana annovera lacune nell’applicazione dei diritti civili nei confronti delle persone con disagio psichico. Se quest’affermazione può sembrare esagerata, si dovrà riflettere su alcuni istituti e strumenti giuridici cui, nel 2014, si fa ancora sistematico ricorso in Italia. L’ospedale psichiatrico-giudiziario è l’ultimo avamposto di una pratica manicomiale che la legge 180 ha cercato di scardinare, evidentemente non riuscendoci del tutto: isola franca dello stato di diritto, nella quale l’imprescindibile soggettività della persona viene meno e con essa la sua responsabilità, architrave della convivenza civile. Tutto ciò nel manicomio giudiziario viene meno: non una pena congrua al proprio reato; non la possibilità di difendersi, annacquata dal potere assoluto di uno psichiatra, assoluto rappresentante dell’ordine costituito, che con un’asettica diagnosi blandisce ogni sfaccettatura propria della persona, portando l’orologio indietro di un secolo. Si capisce bene come in un contesto del genere non si possa parlare né di salute mentale, né di giustizia: se viene negata la possibilità di curarsi e di riabilitarsi; se viene negata la possibilità di difendersi, si può parlare solo di stato di polizia. Ed è in questi luoghi che alberga l’ancestrale desiderio di ordine, di pulizia, che tende a relegare in un cantuccio tutto ciò che è diverso e mina consolidate certezze. Quindi non sorprende che il ricorso all’istituto dell’interdizione sia ancora tanto diffuso: molto meglio conferire uno status assoluto, gerarchico, che prendere in considerazione soluzioni che prevedano un confronto con l’altro, per quanto problematico possa essere. L’istituto dell’amministrazione di sostegno, alternativa legislativa all’interdizione, fatica a prendere piede anche per atavici pregiudizi, immancabili quando si parla di salute mentale. Eppure il diritto di cittadinanza o è universale, oppure si limita ad essere un privilegio per alcuni. Diritto di cittadinanza non vuol dire un utopistico appiattimento ugualitario, teso a nascondere le difficoltà; bensì è la volontà di inclusione sociale che garantisce, tenendo conto delle particolarità di ogni essere umano, del più viscerale dei sentimenti: la

speranza. E ’ per questo che siamo sempre in prima fila nelle battaglie per il superamento degli OPG e per il rafforzamento della legge sull’amministrazione di sostegno. La nostra non è una rivendicazione di parte, slegata dal resto del contesto sociale. È uno dei tanti tasselli che vanno a concorrere all’estensione dei diritti civili, inscindibili l’uno dall’altro, pena la perdita della loro efficacia.

Bertolt Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.”

Gennaro Dinota, autore dell’articolo, mentre, sul finale della rappresentazione 3500 parole, ad opera del gruppo del laboratorio teatrale del centro Marco Cavallo, esclama: “la persona non è un oggetto da rinchiudere, legare, torturare. La persona è, soprattutto, un Cittadino!”.

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Il “dentro” del Marco Cavallo

Cos’è per me il Centro Marco Cavallo di Francesco Giuseppe Trono Carissimi lettori, mi chiamo Francesco Giuseppe Trono, sono una persona che ha sofferto di disagio psichico e frequento il Marco Cavallo ormai da un po’ di tempo. Sono diventato un S.E.P.E. (Socio Esperto Per Esperienza) e faccio parte dell’Associazione 180amici Puglia che co-gestisce il centro con la ASL. Sono molto soddisfatto sia per le attività che si svolgono al centro che per le mansioni giornaliere che eseguo. Ogni mattina mi reco entusiasta al centro per svolgere le attività che iniziano già dalle 8:30, tale orario mi stimola ad iniziare e svolgere giornate interessanti e utili per me stesso. Tra le esperienze più piacevoli e interessanti, voglio ricordare il laboratorio teatrale, la mia adesione alla squadra di calcio e i lavori di pulizia. Molte volte, quando vado via dal centro, porto con me il periodico prodotto interamente nello stesso Marco Cavallo e lo mostro ad amici e conoscenti spiegandone i contenuti. Il messaggio che voglio mandare è il seguente: questo centro è un posto dove ci si incontra con altre persone, dove non c’è pregiudizio e si lavora con serietà e serenità. Soprattutto, ognuno può ben dire di vivere sulla propria pelle un “trattamento” davvero speciale, alla pari con gli operatori. Grazie all’inserimento lavorativo si va oltre la cura ambulatoriale e si intraprende un reale percorso di ripresa. A sinistra: Beatrice,Francesco e Noemi nella segreteria del Centro Marco Cavallo

A destra: Stefano Arnò nella sala ricerche del Centro Marco Cavallo durante una delle riunioni per la preparazione del sito web

La mia esperienza al Marco Cavallo di Stefano Arnò Sono Stefano, ho 33 anni e sono entrato da poco a far parte del collettivo del Centro Marco Cavallo. L’informatica è una mia passione personale che coltivo quotidianamente. Sono venuto a conoscenza, quasi per caso, che, presso l’omonima struttura, si svolge un corso di progettazione di siti web. Nello specifico l’obiettivo finale di questo corso è quello di progettare e costruire il sito del collettivo. L’importanza di un sito web consiste nell'essere uno strumento fondamentale per tenersi informati ed informare circa le idee e le attività dei vari gruppi di operatori, volontari e associati e oltretutto servirà a trasmettere la nostra identità, i nostri valori e il nostro lavoro in maniera partecipata e condivisa. L'uso che si può fare del web, come noi tutti sappiamo, può essere un uso buono, oppure un uso meno proficuo. Qui, attraverso gli insegnamenti dei ragazzi di "Progetti per Comunicare" , io sono venuto a conoscenza di come, attraverso l'uso del software “Word Press”, si possa costruire facilmente un sito web. Questo tipo di programma, infatti, permette la creazione di siti web senza scrivere una riga di codice e di svilupparne l'aspetto grafico in modo personalizzato , sia in maniera molto semplice che in maniera avanzata. La modalità degli insegnamenti e' stata quella innanzitutto di apprendere le nozioni , per poi successivamente lavorare da soli o in gruppo, in modo da fornire il miglior modo di elaborare le idee per lo sviluppo del sito, partendo da zero. Io, infatti, ho visto pian piano crescere la struttura del sito web. Le mie sensazioni in questa esperienza sono state la consapevolezza acquisita che c'e una differenza rispetto alla passività della navigazione quotidiana in solitudine e dell' anonimato che fornisce il web, con l'impegnarsi nel costruire un sito web che può dare qualcosa di fruttuoso al prossimo. Presso il centro “Marco Cavallo”, a differenza di altre associazioni , si trascende dalle capacità individuali e si partecipa tutti assieme in base alle proprie capacità per la realizzazione di un progetto. Qui, oltre tutto, ho scoperto cosa vuol dire fare salute mentale di comunità attraverso l’inclusione sociale: la cura e l’integrazione della persona con una malattia mentale avviene, quanto più possibile, nel luogo dove vive e lavora senza costrizioni e sorveglianza esterna , cosi da poter accrescere le proprie qualità personali in piena libertà. Un'altra caratteristica associativa è quella del “fare assieme” , del creare una mutualità tra associazioni e dare maggiore voce a cittadini e utenti. Io vorrei concludere queste mie riflessioni con una frase di Franco Basaglia: “Credo che una delle principali prevenzioni della follia e della malattia mentale sia la lotta contro la miseria”

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Il “fuori” del Marco Cavallo La nostra partecipazione al màt di Maddalena Sterlicchio Anche quest'anno sono stata a Modena per il “màt”, settimana della salute mentale, divenuto per me appuntamento fisso da ottobre del 2012. Il màt, organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di Modena in collaborazione con il Social point e l'associazione "Idee in circolo", è un avvenimento sempre più ricco di iniziative che spesso si sovrappongono fra di loro così che diventa difficile seguirle tutte. Io , Davide e Gennaro ci siamo andati perchè invitati dai nostri amici dell'associazione "Idee in circolo" di Modena e siamo stati ospitati dal DSM nella struttura residenziale “Aliante”. Il nostro soggiorno è stato molto piacevole ed intenso. Lunedì 20 abbiamo partecipato al convegno regionale sull'AutoMutuoAiuto a Carpi da cui è emersa l'importanza dell'attivazione di questi gruppi come valido supporto ai servizi di Salute Mentale. I gruppi dell'AutoMutuoAiuto a Modena e dintorni nascono come avviene ovunque con la presenza di un operatore che ha il ruolo di facilitatore. Con il trascorrere del tempo la conduzione del gruppo passa a persone con esperienza diretta di disagio psichico che divengono i nuovi facilitatori. Le persone che frequentano i gruppi AMA hanno anche dichiarato che l'amicizia che nasce tra i componenti del gruppo si consolida anche al di fuori dell'appuntamento mensile. Nascono quindi nuove attività che arricchiscono in positivo le loro vite. Il pomeriggio del 20 ottobre anche io , Davide e Gennaro siamo intervenuti presentando al pubblico il Centro Marco Cavallo raccontandone la storia, le attività che vengono svolte tra le quali la nostra esperienza con l'AutoMutuoAiuto. Martedì 21 eravamo alla Tenda per "parole ritrovate" e l'argomento del giorno era "affettività e sessualità nel mondo del disagio psichico". La tematica è risultata molto sentita infatti la sala quel giorno era strapiena dalle ore 9 alle 17. Sono intervenuti operatori, familiari, cittadini e persone con esperienza diretta di disagio. Tutti erano concordi sul dire che gli affetti legati alle amicizie ai rapporti di parentela o ai legami con animali sono sentimenti presenti nella vita di chiunque. Legami forti che a volte ci condizionano. Non essere compresi dai propri genitori, fratelli, parenti o amici o l'allontanamento di qualcuno perchè la vita ci porta a continui cambiamenti, sviluppano ripercussioni sul benessere delle persone. A me piace aggiungere che tutti, indistintamente dal fatto che si assumano o meno farmaci, hanno la necessità di sviluppare legami con altre persone. Credo che voler dedicare un'intera giornata a questi argomenti sia stata la conferma che non ci sono distinzioni tra gli esseri umani. Siamo tutti accomunati dalla necessità di unire le nostre vite a quelle di altri per creare legami affettivi che possano portare all'amicizia o all'amore. Più di qualcuno ha esordito con il suo intervento dicendo che anche se a volte l'argomento della sessualità viene ritenuto un tabù quel giorno eravamo tutti lì presenti perchè in passato l'unione tra una donna ed un uomo aveva permesso lo sviluppo di una nuova vita. Era presente anche una classe di un istituto superiore di Modena che ci ha trasmesso la difficoltà di poter discorrere in famiglia di questi argomenti e molti affermavano che anche i professionisti della Salute Mentale preferiscono non affrontare ragionamenti sulla sessualità. Un operatore e alcune persone con esperienza diretta hanno rivelato che agli ospiti di strutture residenziali viene negata la possibilità di unirsi in coppia. Si ha paura delle conseguenze e non si pensa ad aiutare le persone a prendere le giuste precauzioni. Ci sono dei modi di dire come "innamorato pazzo" o "amore folle" che svelano quanto l'amore e l'affettività siano a volte legati a degli stati alterati della coscienza però comuni a tutti gli esseri mortali. Si è molto discusso di quanto gli effetti indesiderati dei farmaci influenzino la sfera sessuale, apportando nuove difficoltà da affrontare. A tale proposito qualcuno ha detto che il problema è risolvibile aggiungendo un nuovo farmaco agli altri. Io, invece, credo sia meglio aiutare le persone a ridurre, nel tempo, la quantità dei medicinali, sostituendoli con attività che possano portare beneficio.

Momento dedicato alla musica all’interno della “Tenda” di Modena 19


Il “fuori” del Marco cavallo Una modalità di vivere con gli altri è rappresentata dalle condivisioni delle proprie esperienze riguardo alle iniziative organizzate fuori dal centro. Di seguito riportiamo le riflessioni e i racconti di chi ne è stato protagonista. La mia esperienza e le mie riflessioni al convegno di Modena di Davide Monte I Sepe Del Centro Marco Cavallo di Latiano, Maddalena, Gennaro e Davide, hanno partecipato alla IV Edizione del “màt” ( Settimana Della Salute Mentale ) , tenutosi a Modena dal 18 al 24 Ottobre 2014. Ci siamo organizzati portando con noi la telecamera per riprendere ciò che si diceva nel convegno e la macchina fotografica per scattare delle foto. Per me è importante riportare alcune delle molte tematiche trattate. A Carpi si è svolta la giornata dell’ Auto-Mutuo-Aiuto con voci e testimonianze dirette da Utenti- Familiari-Operatori. Noi Sepe abbiamo apportato l’esperienza dell’ Auto-Mutuo-Aiuto all’interno del nostro centro, attraverso un racconto dettagliato di ciò che si fa e delle idee di gruppo che stiamo sviluppando. A Vignola si è svolta, invece, la giornata “saperi e sapori” con interventi di specialisti per informare e confrontarsi sugli adeguati stili di vita alimentari e sugli effetti delle terapie e dell’abuso di sostanze alcoliche. A Sassuolo si è svolto il convegno‘’ Cura, partecipazione e obiettivi di oggi,’’ basato su una ricerca condotta da Luca Negromo e Elena Stanchini sui metodi utilizzati nei percorsi di cura dei Servizi di Salute Mentale.. A Modena si è svolto un seminario avente come tema la condivisione delle scelte terapeutiche e direttive anticipate di trattamento In psichiatria, uno strumento che presuppone una vera e propria negoziazione tra Il medico e la persona che necessita di aiuto e che ha come obiettivo, appunto, la condivisione della scelta terapeutica finale. Un altro argomento emerso nel convegno ha riguardato il ruolo degli amministratori di sostegno che sono un supporto a beneficio di persone che necessitano di aiuto ma anche di una scelta in autonomia riguardo la gestione della propria situazione economica. Sempre a Modena, è stata importante la tematica ”Narrazione e Salute Mentale” , con la presentazione di 2 Libri: '' Il giorno piu bello della mia vita io non c'ero” e '' Il buio nell' anima” di Raffaele Sivolella i cui autori dialogano raccontandosi con la nostra amica giornalista Anita e con tutti noi presenti in quella giornata. Ma il tema principale dell’intero convegno è stato'' Sessualità e Affettivita”. Le testimonianze delle proprie esperienze hanno messo in evidenza l'importanza degli affetti ( famiglia, amici, ecc..) e della sessualità e l’influenza negativa di alcuni farmaci su quest’ultima. Una mia riflessione sull’argomento affettività: quando vi è una carenza affettiva nel contesto familiare, ciò può portare la persona a non crescere bene. Una soluzione o una misura di prevenzione può essere quella di rivolgersi a dei servizi nei quali vi sia la presenza di uno psicologo e di un‘assistente Sociale.

In primo piano “ rialzarsi per ri(esistere)” opera esposta a Modena presso “ La tenda”, in occasione della IV edizione del “màt” 20


Il “fuori” del Marco cavallo UNASAM (Unione Nazionale delle Associazione per la Salute Mentale) di Cosimo Venerito Riunione Direttivo del 18 Ottobre 2014 Al Centro Marco Cavallo, nel Gruppo Eventi del Martedì, si discute degli eventi appena conclusi e in programma nelle settimane e mesi successivi. Ovviamente si discute anche dell’Unasam che per il 18 Ottobre scorso aveva organizzato una riunione del Direttivo, per esaminare alcuni argomenti importanti e a carattere nazionale riguardo la Salute Mentale. I punti all’ordine del giorno erano la discussione e la posizione dell’Unasam riguardo la proposta di legge 2233, una proposta di legge presentata dal Movimento “Le parole ritrovate” di Trento dopo aver raccolto le necessarie firme. Il secondo punto all’ordine del giorno era la legge 81/2014 sulla chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) e l’istituzione delle REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria). Altro punto all’ordine del giorno era la preparazione del Seminario con tema la Salute Mentale, i diritti umani e gli OPG. Questo seminario si terrà in Senato l’11 Novembre prossimo e sarà organizzato in collaborazione con la Commissione Sanità del Senato. Si è discusso anche della quota associativa e di iniziative di auto-finanziamento che sostengano le finalità dell’Unasam. Lo statuto Unasam prevede la partecipazione al direttivo di un socio oltre al consigliere regionale e così, insieme a me, ha partecipato Davide M., sempre molto attento, riflessivo e propositivo sui temi che riguardano il nostro Centro Marco Cavallo, l’Associazione 180amici Puglia e la Salute Mentale in generale. Insieme a Davide abbiamo scelto di arrivare a Bologna in treno poiché l’orario di partenza per andare in aereo era troppo presto, e di ritornare in aereo. L’orario di partenza per il ritorno andava invece bene perché ci permetteva di partecipare alla riunione, di pranzare e poi di andare in aeroporto con comodità. Siamo partiti Venerdì 17, abbiamo trovato i nostri posti sul treno e durante il viaggio Davide ha letto i documenti necessari per arrivare preparati alla riunione, io qualche pagina del libro di Pier Aldo Rovatti “Restituire la Soggettività”. Nelle pause abbiamo mandato qualche messaggio con foto con “WhatsApp”, il famoso programma su cellulare per messaggiare con gli amici. Arrivati a Bologna verso le 18:30 abbiamo raggiunto l’albergo a piedi e poi siamo andati a mangiare una pizza lì vicino. All’indomani mattina, dopo aver fatto colazione, siamo andati alla sede dell’Unasam, sempre a piedi. Non eravamo i primi: c’era già il segretario-tesoriere Giancarlo C., consigliere dell’Emilia-Romagna. Poi è arrivata anche la Presidente Gisella T. subito al lavoro al computer per gli ultimi aggiornamenti prima dell’inizio della riunione. In risposta alla proposta di legge 2233 Gisella aveva preparato, con delle integrazioni di Roberto P., consigliere della Sicilia, un documento che tutti abbiamo letto e discusso in riunione. Ognuno ha proposto delle variazioni e correzioni e, all’unanimità, è stato deciso di presentare il documento, una volta approvato, al Seminario dell’11 Novembre. Il documento non ci vede d’accordo sulla proposta di legge 2233, perché apporta, a nostro parere, una sola reale modifica alla normativa vigente: l’assunzione con un lavoro da parte dei DSM (Dipartimenti di Salute Mentale) degli UFE (utenti e familiari esperti), persone con esperienza diretta e indiretta di disagio psichico che trovano, così, un impiego lavorativo all’interno dei DSM stessi. Il documento di risposta alla legge 2233 è stato il punto all’o.d.g. che ci ha portato via più tempo, poi abbiamo discusso della legge 81/2014 sull’istituzione delle REMS. Questa legge non ci vede d’accordo perché crea dei piccoli OPG (le REMS appunto) senza puntare su dei veri percorsi riabilitativi. Dopo questi 2 punti, Gisella ci ha aggiornati sulla preparazione del seminario mentre Antonella B., consigliere del Piemonte e vice-presidente, ci ha parlato del libro di ricette che consiglia di acquistare poiché fa parte delle iniziative di autofinanziamento. Inoltre, abbiamo votato a favore dell’aumento della quota associativa all’Unasam, dopo che il Tesoriere ci ha mostrato un bilancio all’attivo. A questo riguardo, l’anno precedente era stato chiesto un contributo da parte delle associazioni socie ad integrazione della quota associativa; con questa votazione il contributo viene inglobato nella quota associativa. Infine siamo andati a pranzare in un locale lì vicino: io polenta e salsiccia accompagnati dal vino, Davide una piadina e una coca. Abbiamo atteso qualche ora in aeroporto poi la sera, alle 22, eravamo già a casa. Al Gruppo Eventi successivo abbiamo informato e aggiornato tutti dei temi del direttivo e confermato la nostra presenza, in rappresentanza dell’Associazione, al Seminario in Senato di Novembre.

Lo stemma dell’UNASAM

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Il “fuori” del Marco cavallo

Partecipazione alla presentazione del Progetto “Inclusione secondo Natura” del 12 Settembre a Laterza e riflessioni sulla cooperativa in fase di costituzione di Cosimo Venerito Nel mese di Luglio 2014 abbiamo avuto i primi contatti con la Dott.ssa Giuseppina Di Cesare, responsabile amministrativo del CSM di Castellaneta, riguardo alla stampa di locandine e inviti per la Presentazione del Progetto “Inclusione secondo natura”, che si sarebbe tenuto il 12 Settembre a Laterza. I primi contatti hanno riguardato il preventivo dei costi che abbiamo calcolato con l’aiuto di tutti in Sala Ricerche e con la supervisione del Dott. Carlo Minervini, Direttore del Centro. Questa commessa da parte della ASL TA arriva a supporto del Progetto “Carta Blu Cavallo”, presentato e vinto in Regione con il Bando “Piccoli Sussidi” per la Costituzione di una Cooperativa di tipo B che si occupi di tipografia e organizzazione eventi. Con lo scambio di qualche E-mail ci siamo messi d’accordo sul costo e già ad agosto abbiamo cominciato a stampare le prime locandine e i primi inviti. Abbiamo scelto per gli inviti una carta bianca, lucida, spessa , mentre per le locandine abbiamo cominciato ad utilizzare la carta semi-lucida, spessa, che già era caricata sul plotter. Abbiamo solo apportato qualche modifica ai files di stampa arrivati inserendo la scritta del nostro Centro e poi tutti hanno dato una mano affinché la commessa fosse portata a termine. C’è chi si è occupato della stampa laser degli inviti, chi del taglio degli inviti con la taglierina, chi del taglio dei bordi delle locandine, chi della sistemazione e impacchettamento delle locandine e inviti. Naturalmente prima di procedere con l’avvio della commessa abbiamo inviato 2 campioni (2 inviti e 2 locandine) per posta alla Dott.ssa Di Cesare e una volta accettati abbiamo dato il via al lavoro di stampa. Non è il primo ordine che portiamo a termine, sono tutti lavori che ci fanno esercitare per la futura cooperativa, aumentando le competenze e le esperienze per portare a termine i lavori assegnati nei tempi stabiliti e con la maggiore qualità possibile. Il nostro Centro è dotato da più di un anno di un plotter e una stampante laser con cui stampiamo già locandine e inviti per gli eventi organizzati dal Centro stesso e dall’Associazione 180amici Puglia. Nel bagaglio delle esperienze c’è anche l’organizzazione del Convegno “Impazzire si può…al Sud?” tenutosi a Mesagne il 15 e 16 Marzo 2013. Insomma c’è già tutto l’occorrente perché la cooperativa faccia bene: competenze, esperienze, buona volontà e non ultima la formazione che faremo nella prima fase del Progetto “Carta Blu Cavallo”. Abbiamo anche deciso di noleggiare una seconda stampante laser e di acquistare un secondo plotter da tipografia che ci permetta di stampare delle locandine più grandi. Abbiamo portato a termine l’ordine effettuando 2 consegne al CSM di Castellaneta, la cooperativa “Chiave di Volta” di Laterza invece si è occupata della distribuzione . Il pomeriggio del 12 Settembre verso le 4 siamo partiti con un pulmino e un auto per Laterza attrezzati di telecamera per filmare la presentazione e muniti di ricevuta da consegnare alla Dott.ssa Di Cesare. Il progetto “Inclusione secondo natura” prevede l’inserimento lavorativo di persone con disagio psichico, coadiuvate dagli operatori della ASL TA, all’interno di masserie agricole attraverso fondi provenienti dal GAL (Gruppo di Azione Locale) che si rapporta direttamente con l’Assessorato alle politiche agricole della Regione Puglia. Questi fondi sono serviti anche per proporre la commessa (stampe di locandine e inviti) che ben volentieri abbiamo consegnato ai primi di Settembre. Durante la presentazione del 12 Settembre abbiamo visto dei filmati con le persone inserite nelle masserie all’opera nelle loro mansioni, tutti ben contenti di lavorare in campagna, anche se il lavoro non è certo leggero. Tutti entusiasti quando nei momenti di pausa ci si ritrova a tavola a festeggiare mangiando prodotti tipici in compagnia. Per raggiungere Laterza ci siamo affidati al navigatore che ci ha fatto percorrere delle strade di campagna non certo comode, ma sicuramente dal bel panorama. La strada per ritornare è stata invece più semplice e per le 21:30 eravamo già a casa. Al successivo Gruppo Eventi che abbiamo tenuto nel Centro abbiamo raccontato della piacevole esperienza e comunicato la bella notizia che dovremmo incontrarci con la Dott.ssa Di Cesare per una nuova commessa. La cooperativa lavora già anche se non c’è ancora.

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Il “ fuori” del Marco Cavallo Da un testo di Luciano Comida e Peppe Dell’ Acqua ha preso forma una rappresentazione teatrale che nasce al termine di un percorso laboratoriale iniziato il 6 Ottobre 2013 e terminato a fine Giugno 2014 e che ha coinvolto tutti in egual modo. I teatranti si sono esibiti il 25 Giugno c/o il Salone Basaglia del Centro Marco Cavallo, il 03 Luglio c/o il Santuario di S. Francesco in c.da Sardedda a Latiano, il 26 Settembre nel teatro Franco e Franca Basaglia di Parco San Giovanni a Trieste e il 12 Novembre c/o Palazzo Marchesale di Laterza.

Una bella esperienza da rifare l'anno venturo di Don Antonio Ribezzi Rettore della chiesa San Francesco alla Sardedda di Latiano

Tra le attività che quest'anno si sono realizzate alla Sardedda abbiamo inserito quella offertaci dal Centro Pubblico Sperimentale Marco Cavallo. Quando col direttore dell'Unità operativa Salute Mentale Mesagne - San Pancrazio Carlo Minervini decidemmo di organizzare un incontro sul tema "La salute mentale di Comunità e del Centro sperimentale pubblico Marco Cavallo", non avremmo mai immaginato la buona riuscita della esperienza non solo per la relazione tenuta dal Direttore e gli interventi dei suoi collaboratori: la Dottoressa Maddalena Guida, i SEPE Veronica e Davide, il maestro d'arte Rosario Diviggiano, ecc. ma perché quello che avevamo sentito dalle relazioni lo abbiamo visto realizzato negli attori che si sono esibiti in una manifestazione teatrale dal titolo "3500 parole, dialogo tra Marco cavallo e il Drago" che per il suo successo è stato, in seguito, realizzato anche nel convegno "impazzire si può" di Trieste. Prima si parlava di Handicappati, ora si parla di diversamente abili, di persone con diretta esperienza di disagio psichico. Con l'orientamento di Marco cavallo è proprio così. Anche gli operatori hanno partecipato come attori proprio per dire all'attento pubblico che queste persone sono come noi, basta non ghettizzarle e saper proporre progetti adatti ad ognuno di loro. Una bella esperienza da rifare l'anno venturo, se le circostanze lo permettono e il Signore vuole. Comunque grazie di tutto.

Don Antonio Ribezzi e il Dottor Minervini introducono la rappresentazione “3500 parole” alla Sardedda, nei pressi di Latiano

La compagnia “l’Urlo” del Marco Cavallo durante la rappresentazione “3500 parole” a San Pancrazio 23


Estate del Centro Marco Cavallo Attività estiva del Centro Marco Cavallo di Maddalena Sterlicchio Da giugno a settembre di quest'anno al Marco Cavallo si è pensato di svolgere attività esterne legate alla stagione estiva. Abbiamo affittato in un campeggio, Villaggio Turistico di Specchiolla, una piazzola tanto grande da poter contenere due gazebi delle dimensione di tre metri per tre ed una tenda canadese. Così, il martedì ed il venerdì mattina, la nostra squadra di calcetto si recava a Pantanagianni, luogo dove è sito il campeggio, per allenarsi. Mentre al lunedì e al giovedì pomeriggio con due pulmini e a volte anche una macchina andavamo al mare. Tutte le volte che ci sono stata, leggevo sui volti dei presenti entusiasmo e soddisfazione. Per quanto riguarda me, posso dire che, adesso che i miei tre figli non sono più bambini ma adolescenti presi dalle loro attività personali, come del resto credo sia giusto, le occasioni per recarmi al mare sono state appunto legate quasi esclusivamente alle uscite del collettivo del Marco Cavallo. Amo molto il mare, anche se non sono un’esperta nuotatrice e camminare nell’acqua, si sa, fa molto bene. Inoltre il campeggio conserva ancora un bel pezzo di macchia mediterranea per cui passeggiare al suo interno e nei dintorni è molto piacevole. Per tutte queste ragioni ho scelto di trascorrerci anche alcune notti in compagnia di amici del centro (Mariella e Anna Maria) ma anche di mia sorella Antonella, mio nipote Valerio, mio marito Gipi, mia figlia piccola Arianna e Davide. Ci sono stata in tre occasioni. I nostri vicini di piazzola Miguela e Gaetano, genitori della nostra SEPE Veronica, hanno sempre accolto noi tutti con grande ospitalità. Loro hanno trascorso tutto il periodo estivo a Pantanagianni. Si sono rivelati persone molto affabili e cordiali, ma anche fedeli guardiani delle nostre attrezzature marine lasciate sempre nei due gazebi quando andavamo via. Sono stati anche molto utili nel consigliarci sulle pratiche di campeggio ogni volta che ne avevamo necessità. Gaetano ha anche dato la possibilità a molti di noi di effettuare a bordo della sua canoa delle escursioni in mare e pazientemente ci ha illustrato le tecniche per remare. L’ultimo giorno che ho trascorso al mare mi ha molto entusiasmato andare con la maschera ad osservare i fondali: ho visto pesci di varie misure e colori che nuotavano accanto a me senza troppo timore. Credo che esperienze di questo genere siano utili a tutti non solo per rilassarsi e rigenerarsi ma anche per approfondire e consolidare i rapporti. Per questo mi auguro che anche il prossimo anno riusciremo a rinnovare eventi simili.

Maddalena Sterlicchio e Anna Mevoli sulla spiaggia di Pantanagianni

Ho rivissuto quei colori e quegli odori del passato di Anna Mevoli I giorni 30 e 31 Agosto io, Domenico e Davide siamo stati invitati da Maddalena e Antonella Sterlicchio al campeggio del Marco Cavallo. E’ stata una bella esperienza. Il contatto con la natura, il fatto di non doversi preoccupare dell’abbigliamento che indossavamo, ci ha fatto vivere due giorni molto rilassanti. Un’altra cosa da sottolineare è che abbiamo vissuto senza le comodità che abbiamo a casa. Siamo stati con le famiglie di Antonella, Maddalena e con Davide del Marco Cavallo, domenica ci ha raggiunto Franca con suo marito. C’erano anche i genitori di Veronica che sono stati molto ospitali e cordiali. Mangiare all’aperto senza televisione e telefonini che squillavano mi ha fatto ritornare alla mia infanzia quando abitavo in campagna. Ho rivissuto quei colori e quegli odori del passato. Nella routine frenetica che viviamo accadono molti disagi. Dal mio punto di vista rivivere questi ricordi del passato, ci aiuta a ricomporre la nostra storia. Ognuno deve averla sotto mano la propria storia senza vuoti e senza rimpianti. 24


Estate del Centro Marco Cavallo Un’ottima compagnia di Gaetano e Miguela Pesari Siamo Miguela e Gaetano, due residenti estivi del Centro Vacanze Pantanagianni. L’inverno scorso siamo venuti a conoscenza dell’esistenza del Centro Sperimentale Marco Cavallo di Latiano grazie al tirocinio che la nostra figlia più piccola, Veronica, ha svolto presso lo stesso centro, un bellissimo posto dove la familiarità fa da padrona. Invitati ad una festa di carnevale organizzata dal Marco Cavallo abbiamo partecipato truccando i ragazzi insieme alla nostra figlia maggiore, Fabiana, e ci siamo sentiti subito a nostro agio. Abbiamo conosciuto Rosa, Davide, Marguerite, Augusta e Piero (D.j. in quell'occasione)...e poi Mariella, Marilù, Titty e tante altre belle persone. Abbiamo ballato e mangiato i buonissimi dolci di carnevale fatti dalle partecipanti al laboratorio di dolci di Franca. E' stato un piacere vedere tutti collaborare e divertirsi coinvolgendo anche noi. Veronica ci ha presentato il Dottor Minervini e la Dottoressa Guida, fondatori del progetto Marco Cavallo. Fumando una sigaretta con la Dottoressa, tra una chiacchiera e l'altra, abbiamo raccontato di quanto sia bello il posto in cui trascorriamo le vacanze estive, dello stretto contatto con la natura, del mare meraviglioso, della pineta e di tutte le feste che organizziamo d'estate. La Dottoressa, incuriosita, decise di proporre all'associazione di valutare il posto non appena fosse arrivata la bella stagione, come "residenza estiva" del Marco Cavallo. In una bella giornata di Maggio, mentre montavamo tutto il necessario per trascorrere un'estate comodamente, alcuni membri dell'associazione, insieme al dottore e alla dottoressa vennero a farci visita. Il posto piacque subito e perciò decisero di affittare una piazzolla di fronte alla nostra. Si organizzarono in men che non si dica. Pochi giorni dopo, infatti, arrivarono due pulmini della ASL di Brindisi pieni di ragazzi armati di tanta buona volontà: chi montava la rete per terra, chi apriva gazebi, chi picchettava, insomma tutti si davano da fare e noi, con la nostra esperienza, davamo un suggerimento e se occorreva, un aiuto. Sin dall'inizio si è creata una sintonia tale che adesso, ogni volta che arrivano in campeggio, per prima cosa vengono a salutarci e siedono a bere qualcosa di fresco con noi oppure, semplicemente a fumare una sigaretta prima di scendere al mare. Francesco D'Errico, spesso, non scende al mare ma resta con noi a parlare e a godersi il fresco della piazzolla. Ci siamo accorti, così, che nei giorni stabiliti per la loro venuta, li aspettiamo perché la loro presenza è diventata importante. Vederli divertirsi sulla spiaggia giocando a pallavolo, provando ad andare in canoa con Gaetano, oppure curarsi della loro piazzolla come dei veri campeggiatori, è davvero bello. Quando poi, per il brutto tempo o per qualche altro motivo, non potevano venire, ne sentivano la mancanza. Alcuni membri dell'associazione hanno anche dormito in campeggio nei fine settimana. In queste occasioni abbiamo stretto amicizia con Franca, che è sempre allegra e molto materna, con Mariella che si è scatenata nelle serate di canti e balli da noi organizzate, con Maddalena e sua sorella Antonella con le quali abbiamo trascorso bellissime serata a parlare di noi e dell'importanza del Centro Marco Cavallo.

Gaetano Pesari fa fare un giro con la sua canoa gialla ai figli di Maddalena e Antonella Sterlicchio

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Estate del Centro Marco Cavallo Siamo stati sorpresi dall'incredibile vitalità della madre di Franca, dal vedere uno scricciolo come Annamaria alla guida di un pulmino con tanta disinvoltura, da Noemi che è sempre attiva, dall'entusiasmo di Beatrice, che un giorno, dopo essere scesa dal pulmino, mi ha chiamata per mostrarmi che aveva indossato il costume così da poter, finalmente, fare un bagno al mare, dalla disponibilità di Donato che è sempre pronto a dare una mano e da Antonio De Cillis che chiama Gaetano prima ancora di scendere dal pulmino e da tanti altri ragazzi meravigliosi che ci hanno dato affetto e a cui abbiamo dato affetto e che ci hanno arricchito dentro. Ringraziamo la Dottoressa Guida e il Dottor Minervini e tutti coloro che hanno creato questa associazione con amore e dedizione che traspare dai loro occhi. Grazie a loro abbiamo passato l'estate 2014 in piacevole compagnia.

Un'estate al mare… di Annamaria Coluccia e Noemi Albanese Un'estate particolare e sorprendente quella che ha visto coinvolti gli amici del Marco Cavallo quest'anno. Tutto ha avuto inizio durante uno degli incontri del martedì del gruppo eventi, all'interno del quale si progettano ed organizzano le varie attività da portare avanti sia dentro che fuori al Centro. In questa occasione la nostra amica Veronica, spronata da Titty e Marilù, propone ai presenti di affittare uno spazio campeggio per tutta la stagione estiva in località Pantanagianni, prendendo spunto dall'esperienza che la sua famiglia vive ormai da tanti anni nello stesso posto. Lanciata l'idea, il gruppo ne valuta la fattibilità e, una volta ottenuto il parere favorevole da parte di tutti, si individuano le persone che si occuperanno della sua concreta realizzazione. Visionato il posto, si procede con l'acquisto del materiale necessario: rete ombreggiante, i gazebo, ombrelloni, tende da campeggio, tavoli, sedie, accessori e giochi vari. A vario titolo ognuno di noi offre un prezioso contributo per l'allestimento dello spazio. Tutti ci adoperiamo al meglio affinché si possa dare avvio alle attività sportive in spiaggia della squadra calcetto che durante la stagione estiva si allena nel campetto del paese ma non solo...perché l'area viene utilizzata un pò da tutti quelli che solitamente frequentano il Marco Cavallo. La squadra calcetto si allena in spiaggia due mattine a settimana, affiancata dall'allenatore Fernando Argentieri e svolgendo una serie di attività tra cui nuoto libero e sincronizzato, palla a nuoto, passeggiate in riva al mare, tornei di bocce e racchettoni, tornei di beach volley con la partecipazione inaspettata di spiaggianti pronti a sfidare i nostri atleti. Giornate passate a giocare, fare sport, divertirci, chiacchierare, mangiare e prendere la tintarella in un clima gioioso e coinvolgente... Giornate di mare spensierate e all'insegna del divertimento si sono svolte anche per tutti gli altri, con attività di intrattenimento quali karaoke e balli, pranzi collettivi, nuotate ecc... In più occasioni lo spazio campeggio è stato utilizzato, durante il fine settimana, anche da intere famiglie le quali hanno persino dormito in tenda. Causa mal tempo nel mese di settembre e decisamente a malincuore, la nostra stagione estiva termina prima del previsto e il gruppo inizialmente incaricato dell'allestimento dello spazio provvede al suo smantellamento. Malgrado sia stata per noi la prima esperienza di campeggio collettivo, le impressioni finali di quanti vi hanno partecipato sono state positive; l'esperienza è stata gratificante ed emozionante e sicuramente da ripetere il prossimo anno, se ve ne sarà l'opportunità, data la buona riuscita. Un ringraziamento speciale va a Veronica e ai suoi genitori Gaetano e Miguela, grazie ai quali è stato possibile realizzare tutto questo e non solo per l'aiuto pratico fornitoci durante tutto il periodo (dall'allestimento allo smantellamento) ma anche e soprattutto per la grande disponibilità ed accoglienza mostrataci. La loro presenza in tutte le nostre attività estive è stata arricchente e piacevole. Grazie!

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La ricette della cucina salutista del Centro Marco Cavallo a km. 0, direttamente dalla produzione del laboratorio 18Ortaggi

Lenticchie con il riso

Insalata di mare

Ingredienti per 4 persone

Ingredienti per 4 persone

Quantità:

Quantità:

500 gr. di lenticchia bianca, 1 carota, 1 gambo di sedano, 1 cipolla piccola, 1 spicchio d’aglio, un ramoscello di rosmarino, 2 foglie di alloro, mezzo bicchiere di olio extra vergine, sale q.b.

Prendere 1kg di pesce tra polpo, calamari,seppie,gamberi , cozze, una testa di sedano, 3 carote medie, 250 gr di funghi prataioli, un mazzetto di prezzemolo, 4 limoni, 1/2 bicchiere di olio extra vergine.

Preparazione: Lavare la lenticchia e togliere le pietruzze, lavare sedano, cipolla, carota e sminuzzare.

Preparazione: Tagliare il pesce già pulito dalla pescheria.

Prendere una pentola, mettere la lenticchia già lavata e coperta con dell’acqua, portarla ad ebollizione e con una schiumarola togliere la patina in superficie con attenzione.

Prendere 4 pentole piccole, in tre aggiungere poca acqua.

Aggiungere carota, sedano, rosmarino, alloro e aglio.

Portare tutto a cottura.

Portare a cottura la lenticchia.

Scolare tutto e mettere in una insalatiera, tranne le cozze che vanno lasciate con la loro acqua.

Prendere un’altra pentola, mettere dell’acqua, portare ad ebollizione e mettere 500 gr. di riso, sale q.b. e portare a cottura. Prendere uno scolapasta e versare il tutto, aggiungere il riso alla lenticchia e aggiungere 1/2 bicchiere di olio. Impiattare e buon appetito dal Marco Cavallo !

In una mettere il polpo, in un’altra pentola calamari e seppie, in un’altra pentola gamberetti e in un’altra pentolina le cozze.

Tagliare carote, sedano e funghi ,lavarli e aggiungerli al pesce. Lavare e tritare il prezzemolo, aggiungere al pesce con mezzo bicchiere di olio e il succo dei quattro limoni. Non mettere sale perché l’acqua delle cozze lo contiene già. Impiattare tutto e buon appettito dal marco cavallo!

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Centro Sperimentale Marco Cavallo Associazione 180amici Puglia Via C. Scazzeri 41 bis 72022 Latiano (BR) CALENDARIO EVENTI IN PROGRAMMA

mese di Dicembre 2014

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4 Dicembre ore 15:30 - “Fareassieme”

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11 Dicembre - Visita ai mercatini natalizi di Lecce

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18 Dicembre ore 15:30 - Festa natalizia del Centro Marco Cavallo

Il Centro Sperimentale Marco Cavallo di Latiano e l’associazione 180amici Puglia augurano a tutti un buon Natale e un felice anno nuovo!

Contatti: Marco Cavallo Tel/Fax : 0831727722 e-mail: marco.cavallo2009@libero.it Associazione 180amici Puglia Tel/Fax: 0831728948 e-mail: 180amicipuglia@libero.it

L’intero periodico è ideato, elaborato e stampato dal Collettivo del Centro Sperimentale Marco Cavallo 28


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