Una filiera italiana Space&Blue per la sovranità tecnologica nazionale.
Space&Blue è oggi molto più di un progetto: è una piattaforma di lavoro riconosciuta a livello istituzionale, industriale e associativo, capace di generare nuove progettualità, alleanze e applicazioni tecnologiche che stanno già producendo valore per il Sistema Paese.
Nato nel 2023, in un momento particolarmente significativo per l’Italia – con il primo Piano del Mare, la nascita del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea e l’avvio di una stagione politica e industriale che ha rimesso al centro mare e spazio come asset strategici – Space&Blue ha accompagnato una trasformazione rapida e profonda.
In soli tre anni, il contesto è cambiato velocemente: oggi abbiamo la prima Legge sullo Spazio e, a breve, anche una normativa dedicata alla sicurezza subacquea.
Mentre il Paese costruiva queste fondamenta, noi abbiamo iniziato – insieme, istituzioni, industria, forze armate, cluster, associazioni – a esplorare un nuovo asse strategico: l’interconnessione tra l’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare
Un’intuizione nata dal ministro Adolfo Urso e sostenuta dal ministro Nello Musumeci. Nulla era scontato. Ma, come ricorda spesso Massimo Comparini, visione e concretezza possono coesistere e tracciare una direzione chiara.
Lo scorso anno abbiamo raggiunto un punto fermo: l’integrazione Spazio-Mare è possibile, necessaria e capace di generare valore reale. Abbiamo lavorato per costruire un percorso di ricerca, sviluppo e
trasferimento tecnologico che accompagnasse tutta l’industria nazionale – grande, media, piccola e micro –verso nuove opportunità
Oggi questo lavoro è tangibile: nuove progettualità, nuove alleanze, nuove applicazioni. È altrettanto evidente la crescita dell’ecosistema nazionale: regioni, distretti tecnologici, università, centri di ricerca e imprese stanno sviluppando iniziative concrete in tutto il Paese.
In un mondo geopoliticamente complesso, una filiera ad alto contenuto tecnologico diventa una leva essenziale per rispondere alle sfide della connettività, della sicurezza, della transizione energetica e digitale, della protezione delle infrastrutture critiche, dell’uso e della tutela dei dati satellitari.
Pensiamo all’impatto dell’Intelligenza Artificiale, del Digital Twin, della Realtà Aumentata, delle Tecnologie Quantistiche, della Robotica Avanzata, dell’Edge Computing, dell’High Performance Computing e del Telerilevamento: tecnologie che non rappresentano il futuro, ma strumenti già oggi determinanti.
Accanto a questo, cresce un ecosistema di PMI, startup e progetti di ricerca in piena coerenza con la nuova Legge sullo Spazio.
Non celebriamo più un’idea: condividiamo un percorso che sta cambiando il modo in cui l’Italia guarda al proprio futuro tecnologico e industriale.
Space&Blue non è più una promessa. È una realtà.
Ora dobbiamo farla crescere insieme
Roberta Busatto
Ideatrice
del progetto Space&Blue e Direttrice di Economia dello Spazio, Economia del Mare e Space&Blue Magazine
Economia dello Spazio Magazine Space&Blue
Dicembre 2025 – Anno II Numero 2
Economia dello Spazio Magazine
Registrazione al Tribunale di Roma n. 94/2024 www.economiadellospazio.it
Space&Blue Magazine
Registrazione al Tribunale di Roma n. 93/2024 www.spaceandblue.it
Direttrice responsabile: Roberta Busatto – roberta.busatto@economiadellospazio.it
Redazione: redazione@economiadellospazio.it
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Photo credits: pagg. 8–9 ESA; pagg. 10–11, 24, 44–45 Marina Militare; pagg. 14–17 Leonardo; pag. 15 ESA – P. Carril; pag. 19 Agenzia Spaziale Italiana – processata e distribuita da e-GEOS; pag. 39 Thales Alenia Space – E. Briot; pagg. 26–27 Aeronautica Militare; pag. 34 Thales Alenia Space; pagg. 42–43 AXIOM; pag. 47 ISPRA.
4-5
ITALIA LEADER
NELL’ INTEGRAZIONE TRA SPACE E BLUE ECONOMY
Adolfo Urso
Ministro delle Imprese e del Made in Italy
6-7
SINERGIA SPACE&BLUE, ITALIA RIFERIMENTO IN EUROPA
Nello Musumeci
Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare
8-9
SPAZIO E MARE
SONO SEMPRE PIÙ INTERCONNESSI
Josef Aschbacher
Direttore Generale Agenzia Spaziale Europea
10-11
CAVI SOTTOMARINI E RETI SATELLITARI COME INFRASTRUTTURE CRITICHE PER L’AUTONOMIA STRATEGICA E LA SOVRANITÀ TECNOLOGICA
Luca Vincenzo Maria Salamone
Direttore Generale Agenzia Spaziale Italiana 12-13
OSSERVATORIO SPACE&BLUE, LA NUOVA
INFRASTRUTTURA
CONOSCI TIVA NAZIONALE
Giovanni Acampora
Presidente Si.Camera e Assonautica Italiana (Associazione nazionale per lo sviluppo dell’Economia del mare di Unioncamere)
14-17
FILIERA, SOVRANITÀ E TECNOLOGIA PER COMPETERE A LIVELLO GLOBALE
Massimo Comparini
Managing Director Divisione Spazio Leonardo e Presidente CdA Thales Alenia Space
18-19
MARE-SPAZIO NUOVA FRONTIERA STRATEGICA PER L’ITALIA
Sen. Simona Petrucci
Presidente Intergruppo Parlamentare per l’Economia del mare
20-21
DALLO SPAZIO AL MARE E RITORNO: L’ITALIA GUIDA LA CONVERGENZA
On. Andrea Mascaretti
Presidente Intergruppo Parlamentare per la Space Economy
22-23
DALL’EUROPA ALLA NATO: INTEGRARE SPAZIO E MARE PER LA SICUREZZA MULTIDOMINIO
Intervista all’ On. Salvatore De Meo Presidente Delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO del Parlamento Europeo
24-25
MARE, SPAZIO E UNDERWATER: IL RUOLO
ABILITANTE DELLA MARINA
MILITARE PER LA SICUREZZA NAZIONALE
Amm. Div. Fabio Gregori
Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare
26-27
TECNOLOGIE EMERGENTI E SOVRANITÀ TECNOLOGICA: IL PARADIGMA DUAL USE DELL’AERONAUTICA MILITARE
Gen. S.A. Silvano Frigerio Comandante della Squadra Aerea Aeronautica Militare
32-33
LA NAVE COME PIATTAFORMA SPACE&BLUE
Cesare d’Amico AD d’Amico Società di Navigazione e Vicepresidente Confitarma
34-37
LE TECNOLOGIE SPAZIALI AVANZATE PER MONITORARE E GESTIRE IN MODO INTELLIGENTE LE RISORSE MARINE
Intervista a Giampiero Di Paolo AD Thales Alenia Space Italia
38-39
LA CRESCITA DELL’AEROSPAZIO FA BENE AL MARE
Cristina Leone Presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio CTNA
40-41
L’ITALIA COME LABORATORIO DI INNOVAZIONE TRA SPAZIO E MARE DEL MEDITERRANEO
Presidente Cluster Tecnologico Nazionale Economia del Mare BIG 28-29
TECNOLOGIA, DIGITALIZZAZIONE E DOMINIO SUBACQUEO, LE PRIORITÀ DELLA GUARDIA COSTIERA
Intervista all’ Ammiraglio Ispettore Capo (Cp) Pil. Sergio Liardo
Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera
30-31
UN MODELLO INDUSTRIALE PER UN’ITALIA PIÙ COMPETITIVA
Giorgio Marsiaj
Delegato del Presidente di Confindustria per l’Aerospazio
Giorgio Ricci Maccarini
42-43
SPAZIO E OCEANI: DUE FRONTIERE SEMPRE PIÙ VICINE
Walter Villadei
Astronauta e Colonnello dell’Aeronautica Militare
44-45
LA SOVRANITÀ TECNOLOGICA NAZIONALE PASSA PER L’UNDERWATER
Amm. Isp. Cristiano Nervi Direttore Struttura Operativa del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea
46-47
IL MARE VISTO DALLO SPAZIO: STRUMENTI OPERATIVI E PIANI PER LA SUA TUTELA
Stefano Laporta
48-49
FORMARE LE COMPETENZE PER LEGGERE LA COMPLESSITÀ
Ezio Bussoletti
Responsabile Scientifico Master
“Space Economy” LUISS Business School
50-51
3° F ORUM SPACE&BLUE
Roberta Busatto
Ideatrice del progetto Space&Blue e Direttrice di Economia dello Spazio, Economia del Mare e Space&Blue Magazine
Space&Blue
Italia leader nell’integrazione tra Space e Blue Economy
Adolfo Urso
Ministro delle Imprese e del Made in Italy
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
o spazio e il mare rappresentano due comparti strettamente interconnessi e profondamente radicati nella storia, nella tradizione e nelle potenzialità dell’industria, dell’impresa e del lavoro italiano. Fin dall’inizio della legislatura, il Governo ha individuato in questi due settori un ambito strategico nel quale sviluppare una politica comune. Ciò si è reso possibile anche grazie all’istituzione delle competenze sulle Politiche del Mare e alla delega allo spazio affidata al Ministro delle Imprese e del Made in Italy.
Già nel 1995 avanzai in Parlamento la prima proposta di legge per istituire un Ministero del Mare, un’idea che nel tempo è rimasta centrale e che oggi ha trovato una prima attuazione attraverso l’attribuzione delle politiche del mare a un’apposita figura di Governo, forte di un’esperienza consolidata anche come governatore della Sicilia.
La sinergia tra spazio e mare è fondamentale anche per affrontare le sfide della transizione climatica e per sostenere un modello di sviluppo realmente sostenibile. Le tecnologie satellitari e i sistemi di osservazione della Terra, ambiti nei quali l’Italia è leader mondiale, rappresentano infatti un contributo essenziale per la Blue Economy. Le Space Factory, quattro nel territorio nazionale, dimostrano la capacità del Paese di produrre tecnologia satellitare avanzata grazie anche alle risorse del PNRR, con una distribuzione equilibrata tra nord, centro e sud: Milano, Torino, l’area romana e Bari.
Un altro elemento di rilievo è la nascita di BROMO, nuovo campione europeo del settore satellitare che vede uniti Francia, Germania e Italia — attraverso Airbus, Thales e Leonardo — in un progetto che rafforza l’autonomia tecnologica e la competitività dell’Europa nelle nuove frontiere dello spazio.
L’Italia è storicamente protagonista dell’osservazione dello spazio da Terra, come ricorda l’eredità galileiana, e oggi lo è nell’osservazione della Terra dallo spazio, con applicazioni fondamentali tanto per le attività spaziali quanto per la gestione dell’economia del pianeta.
Le affinità tra mare e spazio emergono anche nel tema della connettività. L’Italia è hub europeo e mediterraneo per le infrastrutture sottomarine: la rete elettrica nazionale è tra le più performanti al mondo e ventisei cavi sottomarini approdano nelle coste italiane — Palermo, Genova e altri porti — posizionando il Paese al centro dei flussi globali di dati tra Nord America, Europa e regioni emergenti.
Mare e configuranospazio insieme una nuova frontiera del sapere umano
Accanto a queste reti fisiche, vi è lo sviluppo dei sistemi spaziali per la connettività. L’Italia sta lavorando alla creazione di una costellazione satellitare nazionale, complementare a IRIS², per soddisfare esigenze di sicurezza, difesa e comunicazioni istituzionali, mettendola in relazione con progetti similari di Germania, Francia e Regno Unito, con l’obiettivo di costruire sistemi interoperabili o, laddove possibile, progetti intergovernativi congiunti.
Mare e spazio configurano insieme una nuova frontiera del sapere umano, caratterizzata da applicazioni tecnologiche sofisticate e da sfide di sicurezza sempre più rilevanti. L’Italia si è candidata
a ospitare l’hub europeo per lo sviluppo digitale nel Mediterraneo, collegato anche all’iniziativa per la sorveglianza delle infrastrutture strategiche sottomarine, come cavi per la connettività e collegamenti energetici, oltre ai gasdotti presenti nel bacino mediterraneo. In questo quadro, sono state avviate numerose iniziative nazionali, intergovernative ed europee, spesso simbiotiche tra spazio e mare, in cui l’eccellenza scientifica e manifatturiera italiana può trovare ulteriori margini di sviluppo industriale, tecnologico e occupazionale.
La Blue Economy in Italia vale 216,7 miliardi di euro, rappresenta l’11,3% del PIL, sostiene oltre un milione di occupati e conta più di 232.000 imprese, dalle grandi realtà come Fincantieri alle piccole e medie imprese della filiera nautica e dei nuovi settori emergenti. La Space Economy vale circa quattro miliardi di euro, con un fatturato annuo di 2,83 miliardi, quattrocento aziende e tredicimila addetti, posizionando l’Italia come terzo Paese europeo e sesto al mondo per investimenti spaziali in rapporto al PIL.
e accesso allo spazio per i Paesi africani, accelerando la loro partecipazione ai comparti tecnologici del futuro. È stata inoltre varata la prima legge nazionale sullo spazio, che regolamenta la crescente presenza dei privati e costituisce la prima normativa completa in Europa in questo settore. La legge si pone come riferimento per la futura legge europea sullo spazio, che dovrà accompagnare — e non limitare — le prerogative nazionali.
Si stanno definendo anche gli impegni e le risorse che l’Italia destinerà ai programmi dell’Agenzia Spaziale Europea, che trovano sbocco nella conferenza ministeriale di Brema e nel successivo appuntamento, fra tre anni, che si terrà nel nostro Paese. La normativa nazionale valorizza in particolare il ruolo delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 70% del tessuto industriale italiano e costituiscono un pilastro della filiera spaziale.
Le attività in corso si inseriscono pienamente anche nella cornice del Piano Mattei per l’Africa. La base di Malindi in Kenya, storicamente importante per la cooperazione spaziale italiana, può diventare un centro di studio, formazione, ricerca
Con questi risultati e con le prospettive delineate per i prossimi anni — dalle iniziative nell’ambito ESA alla definizione della legge spaziale europea — l’Italia consolida il proprio ruolo nel collegamento tra Space Economy e Blue Economy, un ambito in cui il lavoro congiunto tra istituzioni, industria e mondo della ricerca sarà decisivo per sostenere la competitività del Paese e la sua sovranità tecnologica.
L’Italia torna protagonista nello Spazio europeo contribuendo in modo significativo alle determinazioni della Ministeriale
Space&Blue
Sinergia Space&Blue, Italia riferimento in Europa
Nello Musumeci
Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare
Noi stiamo lavorando per lo spazio e per il mare, come Governo e con il Ministro Urso, perché sempre più ci convinciamo che il futuro del mare passa attraverso lo spazio. È una considerazione che cresce e si afferma giorno dopo giorno.
I due domini sono sempre più integrati e sono destinati a integrarsi ulteriormente man mano che ci accorgeremo di quanto sia necessario, nell’applicazione dell’intelligenza artificiale e della tecnologia più avanzata e sofisticata, abbinare i due spazi.
L’Italia arriva per prima in Europa. Tra qualche mese saremo l’unico Stato membro che si sarà dato una legge tanto per lo spazio quanto per la dimensione subacquea. E poiché l’Unione Europea, da questo punto di vista, non sembra avere fatto passi concreti, inesorabilmente le nostre normative diventeranno il primo riferimento per la Commissione Europea.
La Commissione Europea desidera avere dall’Italia alcuni punti di riferimento su cui costruire il programma della strategia marittima che è in discussione a Bruxelles e che diventerà presto patrimonio del Parlamento, dove faremo arrivare le nostre istanze. Come si vede, il mare è diventato centrale. Dieci anni fa sembrava impossibile parlare in questi termini. Il mondo scientifico e accademico sa quanto sforzo sia stato necessario fare per far passare il messaggio che il futuro dell’Italia, sotto molti aspetti, si giocherà nelle due dimensioni: quella spaziale e quella subacquea.
Su questa seconda dimensione è già in fase avanzata un disegno di legge. Il Senato della Repubblica, senza voti contrari, ha approvato un testo volto a dare regole alla subacquea. Ora si auspica che alla Camera si possa lavorare con la stessa celerità. Questo permetterà la costituzione di un’agenzia con il compito di applicare in tutti i suoi aspetti una normativa articolata.
Non solo disciplinare lo spazio sempre più antropizzato, ma regolare una dimensione nella quale non si muoveranno soltanto i militari. Finora la dimensione subacquea è stata una realtà che ha visto la Marina attenta per evidenti ragioni di sicurezza nazionale e internazionale. Ma lo spazio sottomarino diventa sempre più appetibile al mondo civile e alla ricerca.
Soltanto il 27% della dimensione subacquea – della mappatura dei fondali – è conosciuto. Si comprende allora quanta competenza e abilità professionale saranno necessarie nei prossimi anni. I corsi di laurea nelle università destinati alle materie legate alla dimensione subacquea si stanno moltiplicando. È un segnale significativo, così come lo è il fatto che le comunicazioni satellitari costituiscono un’infrastruttura abilitante della quale non si può più fare a meno.
Il mondo industriale, già impegnato in questo settore, potrà e dovrà investire sempre di più per consentire all’uomo di arrivare direttamente – o da remoto – nei fondali marini.
Da parte delle istituzioni servirà una risorsa finanziaria per incoraggiare e stimolare l’industria in un’attività di studio, progettazione e produzione che non deve vedere l’Italia indietro rispetto agli altri Paesi. I ritardi accumulati in passato peseranno ancora. Sulle zone economiche esclusive, per esempio, siamo molto indietro, anche a causa della mancanza di un’interlocuzione seria e concreta con i Paesi dirimpettai.
L’Algeria ha disegnato i confini del proprio mare sotto le coste della Sardegna; anche Malta ha occupato fasce di mare che, guardando la cartina geografica, dovrebbero restare sotto il controllo dell’Italia.
Quello del mare è dunque un fronte sul quale qualche errore si è commesso, e sul quale occorre recuperare. Esiste un lavoro di sinergia tra spazio e mare e questa sinergia è destinata a rafforzarsi. E - sarà un caso del destino - siamo due siciliani a occuparci di queste due dimensioni, io e il Ministro Urso. Ma per essere la Sicilia un’isola-mondo, conquistata da tutte le civiltà, si può dire di avere nel codice genetico la materia con cui guardare in cielo e in profondità.
Questa visione riflette la passione di un governo che guarda al futuro con una prospettiva da potenza economica, da nazione di riferimento, per avviare finalmente un dialogo proficuo con gli altri Paesi e un clima di pace e scambi di cui si avverte tanto la necessità.
Con questo spirito si guarda ai prossimi anni, con l’obiettivo di consolidare un percorso che vede sempre più uniti lo spazio e il mare come assi strategici per la competitività e la sicurezza dell’Italia.
Space&Blue
Spazio e Mare sono sempre più interconnessi
Josef Aschbacher
Direttore Generale Agenzia Spaziale Europea
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
La convergenza di questi ambiti riflette le sfide in continua evoluzione e il panorama geopolitico che affrontiamo oggi, dove la collaborazione tra tutte le competenze è essenziale per garantire la sicurezza, la protezione e la resilienza richieste dalle nostre società.
L’influente stratega navale Alfred Thayer Mahan ha sottolineato una volta che il potere nazionale e l’influenza globale dipendono in larga misura dal controllo dei mari. Oggi, la forza nazionale è definita in egual misura dalle capacità spaziali di un Paese.
L’Italia ne è un eccellente esempio, come dimostrano la sua audace ambizione politica, il suo forte impegno storico nel settore spaziale e nei confronti dell’ESA e i suoi risultati riconosciuti a livello mondiale nel campo spaziale.
L’ecosistema spaziale italiano, dall’ASI ai leader del settore spaziale e alle PMI, è tra i più ambiziosi e talentuosi d’Europa e del mondo, garantendo all’Italia una posizione di forza nell’intera catena del valore della Space Economy.
L’Italia vanta anche un ricco patrimonio marittimo e una delle coste più lunghe d’Europa. La piattaforma San Marco in Kenya, ex sito di lancio italiano per satelliti scientifici e di osservazione della Terra, collega in modo unico lo spazio e il mare e rappresenta un simbolo duraturo della leadership italiana nel settore spaziale.
È quindi perfettamente appropriato che un Forum di questo tipo sia stato avviato proprio qui in Italia, rispecchiando la vostra tradizione sia nelle attività marittime che in quelle spaziali.
Lo spazio e il mare sono sempre più interconnessi, in particolare per quanto attiene alla Space Economy e alla Blue Economy, dove lo spazio contribuisce a orientare gli investimenti e l’innovazione in applicazioni quali la mitigazione dei cambiamenti climatici, la protezione dell’ambiente, la sicurezza delle frontiere e le operazioni marittime commerciali. Le tecnologie spaziali sono fondamentali per affrontare queste sfide.
Nell’ambito del programma Copernicus dell’UE, di cui l’ESA è l’”architetto del segmento spaziale”, abbiamo appena lanciato, nelle ultime due settimane, due satelliti: Sentinel 1D e Sentinel 6B. Entrambi miglioreranno la nostra capacità di monitorare l’ambiente marino e forniranno dati oceanici ad alta precisione per applicazioni operative e strategiche.
Sentinel 6B, in particolare, amplierà la serie storica delle osservazioni del livello del mare, garantendo la continuità dei dati altimetrici satellitari ad alta precisione che alimentano i prodotti di monitoraggio e previsione degli oceani di Copernicus Marine.
Questi satelliti, insieme ai numerosi altri già lanciati o in fase di sviluppo, compresi quelli della serie Earth
Explorers dell’ESA, forniscono dati che alimentano applicazioni concrete per attività, in mare o lungo le nostre coste, più efficienti, resilienti e sicure.
Vorrei fornirvi alcuni esempi:
1. Per quanto riguarda l’applicazione del diritto internazionale del mare, stiamo sviluppando metodi di integrazione dei dati satellitari SAR con la tecnologia chiamata DAS, di “rilevamento acustico distribuito” per proteggere i cavi sottomarini, combinando inoltre immagini satellitari con dati sulle imbarcazioni per il tracciamento di attività illecite, quali ad esempio la flotta ombra.
2. Per le energie rinnovabili marine, un settore in forte evoluzione, abbiamo sviluppato metodi analitici per estrarre un’ampia gamma di dati satellitari a supporto della valutazione delle risorse e della pianificazione marittima.
3. Per le navi autonome, stiamo sviluppando soluzioni integrate di sorveglianza satellitare e mitigazione dei rischi, mentre la nostra collaborazione con i porti del Mediterraneo sfrutta i dati satellitari e dei sensori per ottimizzare le operazioni portuali, ridurre le emissioni e migliorare la sicurezza.
Più recentemente, mentre l’Europa affronta sfide della sicurezza senza precedenti, è stato riconosciuto ai più alti livelli politici che la nostra sicurezza, sia fisica che economica, dipende sempre più dalla continuità e dalla protezione delle risorse e dei servizi spaziali. Lo spazio è ormai alla base di quasi tutti gli aspetti dell’attività statale e dell’interesse sociale, dalla navigazione e comunicazione al monitoraggio del clima, alle transazioni finanziarie e alla sicurezza delle frontiere. In breve, lo spazio e la sicurezza non possono più essere considerati separatamente.
Quello che un tempo era principalmente un ambito di esplorazione scientifica si è evoluto in un contesto strategico in cui convergono priorità politiche, capacità tecnologiche, resilienza sociale e opportunità economiche. Per l’Europa, e in particolare per l’Agenzia Spaziale Europea, questa crescente interdipendenza tra spazio e sicurezza è un chiaro appello a rafforzare le nostre capacità e intensificare i nostri sforzi in un panorama geopolitico sempre più dinamico e complesso.
“Lo spazio non è facoltativo. È il fondamento della sicurezza dell’Europa”
Pertanto, su richiesta degli Stati membri dell’ESA, durante la riunione del Consiglio dell’ESA a livello ministeriale a Brema, abbiamo proposto l’iniziativa Resilienza Europea dallo Spazio, anche nota come ERS.
Questo programma fornirà all’Europa una propria infrastruttura spaziale sovrana per la gestione delle crisi, che riunirà l’osservazione della Terra, le comunicazioni sicure e la navigazione precisa in un unico sistema a duplice uso.
Ciò consentirà alle autorità di valutare le situazioni di crisi, seguire l’evoluzione della situazione, salvare vite umane e sostenere gli interventi di emergenza per raggiungere il più rapidamente possibile le persone bisognose, con un coordinamento senza soluzione di continuità attraverso i confini europei.
L’ERS si baserà su tre pilastri complementari:
• Osservazione della Terra, per garantire una consapevolezza continua della situazione e dell’ambiente. Questo pilastro è stato concepito per potenziare le capacità spaziali a sostegno dei Servizi Governativi di Osservazione della Terra dell’UE.
• Navigazione, con nuove costellazioni di satelliti in orbita terrestre bassa che potenzieranno Galileo.
• Comunicazioni Sicure, a integrazione del programma IRIS2 dell’UE, per garantire collegamenti affidabili anche in tempi di crisi.
L’ERS sarà sviluppata in stretta collaborazione con la Commissione Europea e gli Stati membri dell’UE, tra cui l’Italia. Mentre rafforziamo collettivamente la resilienza in tutta Europa, rimane essenziale che ogni nazione mantenga la propria autonomia e il controllo sulle proprie risorse nazionali e condivida, ove disponibili, le proprie capacità supplementari. Inoltre, l’ESA, insieme alla Commissione Europea, aggiungerà ulteriori capacità per aumentare la frequenza di osservazione e integrare nuovi sensori e nuove tecnologie.
A Brema, sono state prese decisioni fondamentali che plasmeranno il futuro delle attività spaziali europee e la capacità dell’Unione Europea di affrontare sfide strategiche, ambientali e geopolitiche. Confido nella leadership e nell’impegno dell’Italia per il raggiungimento di un consenso di cui potranno beneficiare l’economia dello spazio e l’economia del mare europee. Il mio intervento al Forum Space&Blue è stato pertanto estremamente opportuno e desidero ringraziare il Ministro Urso per avermi offerto questa opportunità.
Vi lascio con una riflessione finale: lo spazio non è facoltativo. È il fondamento della sicurezza dell’Europa, un motore della sua economia e una guida nella nostra ricerca di conoscenza e comprensione. Lavoriamo per garantire che l’Europa diventi più unita, resiliente e pronta per il futuro. La coesione e il coordinamento di tutto il continente sono essenziali: non solo per il futuro dello spazio in Europa, ma per il futuro dell’Europa stessa, nello spazio.
Space&Blue Cavi sottomarini e reti satellitari come infrastrutture critiche per l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica
Luca Vincenzo Maria Salamone Direttore Generale Agenzia Spaziale Italiana
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
Introduzione: cavi sottomarini e reti satellitari come nuovi “commons tecnologici”
Il XXI secolo è caratterizzato da una crescente interdipendenza tecnologica in cui i flussi digitali sono diventati la nuova linfa vitale dell’economia mondiale. In tale contesto, la contaminazione tra settori e la logica cross-industry emergono come leve fondamentali per generare innovazione e competitività.
Uno dei fronti più strategici in questa prospettiva è il rapporto tra mare e spazio, che, lungi dall’essere domini separati, costituiscono
facce complementari della stessa “infrastruttura globale”, in cui regole giuridiche, economiche, innovazione tecnologica e strategie geopolitiche convergono.
Cavi sottomarini e reti satellitari: quadro giuridico e dimensione economico-finanziaria
Dal punto di vista giuridico, i cavi sottomarini e le reti satellitari si collocano in domini regolati da regimi internazionali distinti.
Per i cavi sottomarini, la Convenzione di Montego Bay (UNCLOS) del 1982 stabilisce la libertà di posa in alto mare e nelle zone economiche esclusive, pur imponendo agli Stati l’obbligo di tutela e cooperazione.
Nel dominio spaziale, il Trattato sullo Spazio (OST) del 1967 afferma il principio di uso pacifico e la non appropriazione sovrana: lo stesso, invero, lascia ampi margini di interpretazione sulla gestione dei servizi commerciali.
Sul versante nazionale invece il quadro giuridico è in via di
All’interno di queste due dimensioni emergono come dorsali fondamentali due infrastrutture tecnologiche che condividono una funzione vitale di abilitatori della connettività globale: i cavi sottomarini e le reti/costellazioni satellitari. evoluzione. Per la subacquea si pensi al disegno di legge n. 1462/2025, recante «Disposizioni in materia di sicurezza delle attività subacquee», che prevede l’istituzione di un’Autorità Nazionale con competenza trasversale, chiamata anche a raccordare e mettere a sistema tutte le conoscenze tecnologiche e scientifiche in ambito subacqueo, integrate con le più avanzate infrastrutture di dati.
Per quanto concerne lo spazio, invece, di particolare rilievo è la nuova legge 3 giugno 2025, n. 89, recante «Disposizioni in materia di economia dello spazio» che disciplina, tra l’altro, l’accesso allo spazio extra-atmosferico da parte degli operatori, quale crocevia strategico di interessi geopolitici, economici, scientifici e militari e promuove altresì gli investimenti nella nuova economia dello spazio.
D’altro canto, sul versante strettamente finanziario, i modelli di investimento differiscono notevolmente:
I cavi sottomarini richiedono investimenti infrastrutturali ingenti ma garantiscono ritorni stabili e di lungo periodo.
Le costellazioni satellitari, invece, implicano investimenti miliardari con elevata incertezza tecnologica e di mercato, rendendo necessario l’intervento di venture capital e private equity, spesso accompagnati da sostegno pubblico.
Sovranità tecnologica e autonomia strategica: tecnologie emergenti e convergenza spazio-mare
I sistemi di comunicazione del futuro saranno sempre più ibridi: la trasmissione dei dati passerà, senza soluzione di continuità, dai satelliti in orbita ai nodi sottomarini, creando un continuum operativo. Si profila così una vera e propria “rete ibrida” spaziomare, dove la complementarità tra orbite e fondali assicura ridondanza, resilienza e continuità di servizio.
La convergenza tra cavi sottomarini e reti satellitari apre quindi la strada verso una nuova fase di integrazione tecnologica, ad esempio:
• Sensing e monitoraggio: sensori subacquei e di superficie interconnessi a sistemi satellitari permettono il controllo di ecosistemi marini, infrastrutture energetiche e rotte navali.
• Robotica e intelligenza artificiale: droni subacquei e spaziali condividono logiche di automazione, guida autonoma e gestione dati in ambienti ostili.
• Energia e propulsione: sperimentazioni di energie rinnovabili marine e tecnologie di propulsione spaziale dimostrano aderenze nei processi di innovazione e possono generare ricadute incrociate.
• Quantum communication e cybersecurity: le tecnologie quantistiche sono studiate tanto per la sicurezza delle trasmissioni via cavo quanto per le comunicazioni satellitari.
• Re-routing/cloud: la protezione dei flussi informativi passanti dai cavi sottomarini/subacquei e l’eventuale “dirottamento” su asset satellitari diventa cardine per la sicurezza nazionale ed europea, anche in termini di possibile back-up temporaneo di dati specifici/selezionati viaggianti per mezzo di cavi sottomarini su sistemi satellitari (vds. in tal senso anche il recente progetto HEIST della NATO sul reindirizzamento dei flussi dai cavi sottomarini ai sistemi satellitari), oppure di soluzioni cloud e data fusion ibride di dati spaziali e sottomarini quale megatrend futuro per gli investimenti strategici.
In questo contesto, la sovranità tecnologica e la “cross-fertilization” reciproca assumono un ruolo cruciale: solo attraverso il controllo delle tecnologie critiche – dai cavi sottomarini alle costellazioni satellitari – è possibile garantire sicurezza, autonomia e resilienza; così come, d’altro canto, lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie innovative, attraverso attività sperimentale e il coinvolgimento e il lavoro sinergico di attori pubblici e privati, diventano fattori abilitanti di rilievo strategico.
“I sistemi di comunicazione del futuro saranno sempre più ibridi”
Una governance integrata delle tecnologie comuni globali (verso una “Space and Blue Economy Alliance”?)
In Italia, il dibattito sulla convergenza tra dimensione marittima e spaziale ha trovato una sua formalizzazione concettuale nella proposta “Space&Blue”, la cui implementazione in un prossimo futuro potrebbe magari indirizzarsi nella concretizzazione di una “Space and Blue Economy Alliance”.
La governance dell’ipotizzata “Space and Blue Economy Alliance” potrebbe essere pensata come rete orizzontale, inclusiva di soggetti pubblici e privati (Agenzia Spaziale Italiana, Ministeri competenti, Sistema camerale italiano, cluster tecnologici, distretti aerospaziali e marittimi regionali, Università con competenze nelle scienze marine e nelle tecnologie satellitari).
Space&Blue
Osservatorio
Space&Blue, la nuova infrastruttura conoscitiva nazionale
Giovanni Acampora
Presidente Si.Camera e Assonautica Italiana (Associazione nazionale per lo sviluppo dell’Economia del mare di Unioncamere)
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
Sono assolutamente convinto che l’integrazione tra lo Spazio e il Mare rappresenti una chiave di sviluppo competitivo per la nostra nazione. E per questo ritengo sia importante inserire questo tema, insieme a quello delle tecnologie marine avanzate nel nuovo Piano del Mare su cui stiamo lavorando con il Dipartimento per le Politiche del mare.
Vorrei partire da un impegno che avevamo annunciato proprio un anno fa al Forum Space&Blue. Oggi posso dire, con orgoglio, che nel 2025 il sistema camerale con il suo Osservatorio Ossermare e il Centro Studi Tagliacarne ha avviato ufficialmente la costruzione dell’Osservatorio Integrato Space&Blue, uno strumento che rappresenta una svolta culturale oltre che operativa. Accanto a questo, grazie all’Accordo siglato tra il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, Assonautica e Unioncamere, stiamo dando vita anche a un Osservatorio Underwater, con un lavoro di analisi e di definizione del perimetro economico delle attività sottomarine che porterà già nei prossimi mesi a un primo rapporto preliminare.
Sono due passi fondamentali verso una visione unitaria e nazionale delle nostre grandi filiere strategiche. Solo integrando i dati, solo unendo i linguaggi e le metriche di settori che condividono tecnologie abilitanti, ricerca avanzata, capitali umani altamente specializzati e capacità industriali uniche, possiamo dare concretezza a ciò che chiamiamo Space&Blue Economy
È un impegno che il sistema camerale ha assunto con determinazione, consapevole del proprio ruolo: facilitare il matching tra imprese, creare condizioni favorevoli alla nascita di nuove startup, accompagnare l’evoluzione delle filiere e offrire al
Sistema Paese strumenti affidabili per prendere decisioni strategiche anche attraverso studi e analisi qualificate. Ed è precisamente per questo che la costruzione dell’Osservatorio Integrato Space&Blue e del nuovo Osservatorio Underwater rappresenta un passaggio essenziale.
Solo attraverso una piattaforma unica, capace di restituire un quadro statistico-analitico nazionale e regionale, potremo apprezzare in maniera puntuale le caratteristiche produttive, la competitività, le direttrici di sviluppo e la qualità degli investimenti delle nostre filiere. Parliamo di strumenti che consentiranno al governo, alle imprese, agli enti territoriali e al sistema camerale di orientare con maggiore precisione le scelte su ricerca, tecnologie abilitanti e transizioni green e digitali. Ma soprattutto permetteranno di costruire politiche realmente basate su evidenze, non su percezioni.
Il sistema delle Camere di Commercio, da sempre vicino ai territori e al tessuto imprenditoriale, è il motore ideale di questa trasformazione. Siamo la casa delle imprese, il primo punto di contatto per le startup, il nodo che mette in relazione domanda e offerta di innovazione, e continueremo a svolgere questo ruolo con ancora maggior determinazione nelle nuove frontiere dell’economia marittima, subacquea e spaziale. Abbiamo competenze, infrastrutture informative, strumenti operativi e una rete capillare in grado di diventare un fattore decisivo per accelerare la competitività nazionale.
L’Italia può e deve essere una nazione leader nella Space&Blue Economy. E sono certo che, grazie a questo percorso avviato insieme, grazie all’impegno dei Ministeri, del sistema camerale, del mondo della ricerca, delle imprese e delle nostre eccellenze territoriali, ci arriveremo più rapidamente di quanto immaginiamo.
I dati integrati che presenteremo all’inizio del 2026 segneranno un punto di svolta, perché finalmente disporremo di una base conoscitiva solida per costruire strategie di lungo periodo e per affermare, anche in Europa, la centralità del modello italiano.
L’anteprima effettuata conferma che siamo davanti a due filiere altamente sinergiche, accomunate da una forte propensione all’innovazione, da capacità di investimento superiori alla media e da un potenziale di sviluppo che il nostro Paese ha il dovere di valorizzare.
“Solo integrando i dati possiamo dare concretezza alla Space&Blue Economy”
Anteprima dei dati dal Primo Rapporto Space&Blue
I primi incroci informativi guardano ad un primo segmento produttivo dell’intera filiera che stiamo analizzando, quello dei settori core (fabbricazione di navi e imbarcazioni e aeromobili e veicoli spaziali) che coinvolge quasi 270 mila addetti (di cui un 15,3% nell’aerospaziale e l’84,7% nella costruzione di navi e imbarcazioni), pari al 7,7% del totale manifatturiero, ed in crescita dal 2015 al 2023 del +56,1% (totale manifatturiero: +5,2%). Un sistema produttivo che interessa tutto il Paese, da Nord a Sud, anche se in alcune regioni la partecipazione è più rilevante.
Emerge con chiarezza il peso industriale dei due settori analizzati del manifatturiero: oltre 7 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 2,5% dell’intero manifatturiero nazionale, con una crescita dell’82,4% tra il 2015 e il 2023, contro il +40,6% del manifatturiero complessivo.
A questi dati si aggiunge la dimensione media delle imprese: 115 addetti nell’aerospazio, 112 nelle costruzioni navali, contro una media manifatturiera di 9. Dati che anticipano il profilo ad alta intensità tecnologica e di conoscenza di queste industrie
Nel comparto aerospaziale, il valore aggiunto per addetto raggiunge il 143% della media nazionale, un indicatore che
conferma la capacità di generare produttività e innovazione superiore rispetto alla media industriale del Paese.
La lettura integrata delle informazioni provenienti da Istat, Registro delle Imprese e dagli archivi della Smart Specialization Strategy (S3) sta inoltre facendo emergere evidenze del tutto coerenti con questa traiettoria.
Sempre in anteprima posso dirvi che, nel triennio 2023–2025, le imprese italiane della filiera aerospaziale – con più di tre addetti – risultano le più attive in assoluto negli investimenti in ricerca e sviluppo: il 67,8% ha investito intensamente in Ricerca e Sviluppo (R&S), contro una media delle filiere S3 del 34,1% e una media complessiva dei settori del 16,6%. Subito dopo troviamo le imprese della filiera dell’economia del mare, con il 63,9% impegnato in investimenti di ricerca avanzata.
Anche sulle tecnologie digitali i due settori mostrano livelli analoghi e straordinariamente elevati: 69,9% per l’aerospazio e 67,3% per l’economia del mare, a fronte di una media totale del 23,5%. E infine, un altro indicatore che conferma il posizionamento strategico: gli investimenti nel capitale umano e nell’alta formazione coinvolgono il 74,6% delle imprese aerospaziali e il 72,9% di quelle del mare, contro una media nazionale del 30,7%.
Filiera, sovranità e tecnologia per competere a livello globale
Massimo Comparini
Managing Director Divisione Spazio Leonardo e Presidente del CdA di Thales Alenia Space
“Una filiera italiana per la sovranità tecnologica nazionale”: vorrei partire da qui e da tre parole interconnesse: filiera, sovranità e tecnologia. Lo sono state nel contesto della recente conferenza ministeriale ESA di novembre dove gli Stati membri hanno deciso la allocazione delle risorse economiche europee nel triennio successivo. E lo sono in modo particolarmente importante per l’Italia, in un momento che ci vede capitalizzare in campo spaziale risultati frutto di un lungo processo.
Vediamo oggi infatti numeri molto importanti a testimonianza della crescita dell’intero ecosistema nazionale; se fino a pochi anni fa la comunità nazionale nel campo spaziale contava circa 6.500 addetti, oggi siamo intorno ai 10.000. Se tre anni fa parlavamo di un’economia diretta dell’industria spaziale di un paio di miliardi, oggi parliamo di 3 miliardi. Se parlavamo di una filiera di 250 imprese, oggi parliamo di una filiera di 400 imprese. Numeri che ci permettono di affrontare con maturità
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
il punto di equilibrio tra sovranità tecnologica e capacità nazionali e la ricerca di una dimensione europea con la scala per poter competere a livello globale.
L’altra parola è tecnologia. Non possiamo cogliere le sfide senza una strategia tecnologica che traduca le visioni in pratica. Posso immaginare una roadmap tecnologica perfetta, ma se non trovo le condizioni per realizzarla rimane solo una visione. Forte è stato l’impegno in questi anni del Governo, dell’autorità politica delegata allo spazio, dell’Agenzia Spaziale Italiana per porre le condizioni affinché l’Italia continui a svilupparsi. Condizioni sancite anche dall’ulteriore accrescimento delle risorse stanziate alla conferenza ministeriale citata fino alla cifra record di circa 3,5 miliardi di euro.
Se oggi qualcuno chiedesse di esprimere delle priorità, è difficile stabilire da dove partire: l’Italia è protagonista in tutti i domini spaziali. L’osservazione della Terra, l’esplorazione, la navigazione satellitare, i servizi in orbita, la connettività satellitare sicura. In tutti questi domini l’Italia ha la responsabilità e l’obbligo di rilanciare e guidare il suo posizionamento a livello europeo,
presidiando tutta la catena del valore. Le tecnologie e le infrastrutture italiane abilitano servizi fondamentali per lo sviluppo dell’intera economia spaziale e con riferimento all’interessante binomio con l’economia del mare in alcuni casi in diretta interconnessione con l’ambiente marino e con l’underwater per la sostenibilità dei diversi ambienti, a supporto della migliore conoscenza delle dinamiche relative al cambiamento climatico, del nowcasting e forecasting meteorologico solo per citare alcuni esempi.
Quando parliamo di un’economia dello spazio dal valore di circa 600 miliardi di euro non ci riferiamo naturalmente solo all’industria spaziale in senso stretto, ma anche ai servizi e ai contenuti che essa abilita e a un incredibile moltiplicatore: per ogni euro investito in infrastrutture possiamo generarne sei o sette in servizi collegati.
Nell’era delle costellazioni penso sia particolarmente rilevante citare l’importanza del progetto di Space Smart Factory che, sotto l’egida dell’Agenzia Spaziale Italiana e della sua gestione di alcune misure specifiche del
NON C’È FUTURO DEL MARE CHE NON PASSI ATTRAVERSO LO SPAZIO
PNRR dedicate all’economia dello spazio, rappresentano il potenziamento della capacità produttiva del Sistema Paese in campo spaziale. Fabbriche federate che utilizzano tecnologie digitali e intelligenza artificiale per produzioni con scala ed economicità finora non possibili.
Per cogliere la sfida delle nuove costellazioni dobbiamo andare oltre i paradigmi produttivi degli ultimi vent’anni, in tale contesto è significativa l’inaugurazione della Smart Factory di Thales
Alenia Space Italia a Roma di pochi mesi fa e la federazione con le factory di Argotec e Sitael. Dobbiamo avere chiaro lo “stato dell’arte” dello spazio italiano
e traguardare il futuro con una propensione costante allo sviluppo di nuove soluzioni. Siamo davanti a un dominio, quello dello spazio, che ha portato risultati importanti e che può contribuire alla contaminazione positiva tra economia del mare ed economia dello spazio.
Le tecnologie digitali, con una diretta interconnessione tra i due ambienti, possono aiutarci ad esempio a modellizzare — attraverso gemelli digitali e l’informazione estratta da big data con supercalcolo e intelligenza artificiale — i fattori di rischio di un Paese come il nostro con le fragilità geologiche e morfologiche che conosciamo o, ad esempio, a sviluppare un monitoraggio molto più efficace e puntuale delle coste e della loro erosione.
annunciato, tramite e-GEOS, la joint venture di Telespazio e dell’Agenzia Spaziale Italiana, un progetto di supporto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per le attività di monitoraggio delle Aree Marine Protette (AMP) istituite sul territorio nazionale con il supporto dei dati satellitari.
Altresì è ormai acquisita definitivamente la consapevolezza della dimensione strategica dell’underwater. Conosciamo circa
Proprio su tali temi, recentemente abbiamo
il 27% dei fondali del Mediterraneo, meno del 10% dei fondali degli oceani. Una conoscenza di gran lunga inferiore a quella che abbiamo della superficie Lunare o di Marte.
Elaborare e trasformare dati in informazioni utili a supporto di decisioni consapevoli permette di rafforzare la capacità strategica di conoscenza e presidio, anche del mare, a beneficio delle istituzioni e dei cittadini.
L’osservazione della Terra dallo spazio e le tecnologie digitali di Leonardo, che consentono di estrarre l’informazione utile per le diverse comunità di utenti, costituiscono un’infrastruttura strategica su cui continuiamo a investire per garantire continuità, affidabilità e autonomia nel monitoraggio del territorio e degli ecosistemi, a supporto della sostenibilità, della sicurezza e della competitività nazionale.
Proprio alla luce dell’importanza dei dati di osservazione della Terra, Leonardo ha annunciato lo sviluppo di una nuova e innovativa costellazione di satelliti proprietaria multisensore con tecnologie sia ottiche che radar.
Come hanno sottolineato i ministri Urso e Musumeci: “Non c’è futuro del mare che non passi attraverso lo spazio.” Le analogie tra operazioni robotiche a migliaia di metri di profondità e operazioni robotiche in ambienti, diversi ma altrettanto ostili, lunari mostrano quanto le due roadmap tecnologiche possano e siano connesse.
L’Italia ha tecnologie e competenze per giocare un ruolo rilevante in questi due domini. Dobbiamo mettere a fattor comune analisi, studi, sviluppi tecnologici e consapevolezza che nel punto di equilibrio tra sovranità nazionale ed europea possiamo anche in questi due domini giocare una partita molto importante.
Per la componente spaziale, Leonardo ha la responsabilità di portare avanti questa visione con le proprie attività e quelle delle partecipate della Space Alliance, Telespazio e Thales Alenia Space, e una realtà di filiera e di piccole e medie imprese innovative molto viva, motore essa stessa di sviluppo e crescita.
Oggi un modulo pressurizzato per stare sulla Luna è per l’80% realizzato con tecnologia italiana, nemmeno un satellite costruito negli Stati Uniti può vantare tale quota di filiera domestica. Un apparente dettaglio che dà l’idea di cosa sia e del valore dell’Italia nello spazio oggi.
Trivella realizzata da Leonardo a Nerviano per la missione Exomars2028 dell’ESA
Space&Blue
Mare-Spazio nuova frontiera strategica per l’Italia
Sen. Simona Petrucci
Presidente Intergruppo Parlamentare per l’Economia del mare
Il Forum Space&Blue conferma ancora una volta il suo valore: non solo un luogo di confronto, ma un vero motore di idee, sinergie e progettualità tra due mondi – mare e spazio – che oggi più che mai dialogano per costruire sicurezza, competitività e innovazione.
Le sfide che abbiamo davanti richiedono una strategia integrata e questo Forum ne è la prova concreta.
Ringrazio il Ministro Adolfo Urso e il Ministro Nello Musumeci per il loro sostegno e la loro presenza. In particolare, al Ministro Musumeci va un ringraziamento sentito per la passione e la determinazione con cui ha restituito al mare italiano una dimensione rinnovata e un prestigio che sembravano irrimediabilmente perduti.
La sua visione ha ridato centralità a un settore che rappresenta l’identità stessa del nostro Paese dal punto di vista economico e sociale. L’anno scorso, proprio al Forum, abbiamo annunciato la nascita dell’Intergruppo parlamentare per l’Economia del Mare.
Oggi non solo quell’impegno si è concretizzato, ma possiamo condividere i primi risultati del lavoro svolto:
siamo più di 50 tra deputati e senatori, provenienti da tutte le forze politiche.
Un segnale forte, che testimonia la crescente consapevolezza della rilevanza del mare come leva economica, ambientale e geopolitica per il futuro dell’Italia.
In questo ultimo anno abbiamo vissuto almeno due passaggi chiave successivi al Piano del Mare: il DDL per la sicurezza subacquea e il DDL Valorizzazione
Risorsa Mare, di cui ho avuto l’onore di essere relatrice al Senato. Sono tappe fondamentali di una strategia che mira alla valorizzazione del mare come asset economico, culturale e strategico del nostro Paese.
Confermano la scelta del Governo di puntare con determinazione sull’Economia del Mare e sullo sviluppo della dimensione underwater, una frontiera tecnologica e industriale che può generare impatti significativi sul piano della sicurezza, dell’innovazione e della crescita. Proprio nei gruppi di lavoro dell’Intergruppo abbiamo ritenuto essenziale dedicare un focus specifico
alle sinergie con la Space Economy. Siamo convinti che l’innovazione spaziale rappresenti una leva straordinaria per la sicurezza marittima, la sostenibilità e la competitività del sistema mare: dall’osservazione satellitare al monitoraggio dei traffici, dalla connettività avanzata alla gestione delle emergenze.
Per questo ho voluto rilanciare una proposta: avviare un dialogo strutturato tra il nostro Intergruppo e quello dedicato alla Space Economy, guidato dall’On. Mascaretti, con cui già collaboriamo in maniera costante e proficua.
Credo profondamente che l’interconnessione tra economia dello spazio ed economia del mare non sia una prospettiva lontana, ma un passaggio necessario per rafforzare la sicurezza nazionale, sostenere la crescita industriale e dare all’Italia un ruolo di leadership in settori ad altissimo potenziale.
Come presidente della Commissione per i Diritti delle Donne dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, porteremo inoltre avanti un impegno preciso: aprire un percorso internazionale dedicato al tema donne e Blue Economy, per valorizzare le competenze femminili nei settori marittimi e, in prospettiva, nel trinomio donne – mare – spazio, anche in virtù del lavoro già intrapreso con le professioni STEM.
Il mare e lo spazio rappresentano la nostra frontiera più avanzata. Lavoriamo insieme perché questa frontiera diventi una vera politica pubblica, capace di costruire visione, strumenti e opportunità per i nostri territori e per il futuro del Paese.
È una battaglia culturale e politica che ritengo doverosa e strategica.
Noi continueremo a impegnarci affinché questa frontiera sia un’opportunità di crescita, sicurezza e sviluppo per l’Italia.
Il mare e lo spazio sono due mondi che oggi più che mai dialogano per costruire sicurezza, competitività e innovazione
Intervenuta al 3° Forum Space&Blue
Economia dello Spazio
Space&Blue
Dallo spazio al mare e ritorno: l’Italia guida la convergenza
On. Andrea Mascaretti
Presidente Intergruppo parlamentare per la Space Economy
Il tema dell’interconnessione dello spazio con altri settori non-space, in primis il mare, è fondamentale. Credo che la strada giusta sia quella di integrare le politiche dei due ambiti. Insomma: il 70% della superficie terrestre è ricoperto d’acqua, e il 100% di quello che sta sopra le nostre teste è spazio.
L’interconnessione tra i due domini non è un’invenzione recente, ma parte della storia stessa del nostro Paese. L’avventura italiana nello spazio nasce infatti dal mare, con la base equatoriale di Malindi e le piattaforme oceaniche di lancio degli anni Sessanta.
La ricchezza dell’economia blu e la crescente domanda di soluzioni a supporto delle attività marittime rendono sempre più urgente un’ integrazione profonda tra tecnologie spaziali e tecnologie del mare.
L’Italia ha tutte le competenze per essere protagonista di questa transizione. Non competiamo necessariamente sulla produzione seriale di piattaforme o satelliti, ma possiamo e dobbiamo essere leader nei servizi ad alto valore aggiunto: data analytics, applicazioni downstream, piattaforme digitali integrate, soluzioni dual use e capacità di interpretazione e utilizzo operativo delle informazioni.
Un modello che valorizza un patrimonio essenziale: il capitale umano italiano, l’innovazione diffusa, i centri di competenza e un ecosistema industriale flessibile e altamente specializzato.
In questo contesto, il dialogo tra il nostro Intergruppo parlamentare dedicato alla Space Economy e quello dell’economia del mare assume un ruolo decisivo.
L’obiettivo è facilitare il confronto intersettoriale, promuovere norme efficaci e creare un ambiente che renda più semplice l’accesso al mercato per le imprese italiane, soprattutto quelle più piccole e innovative.
Dobbiamo favorire uno scambio continuo tra settori space e non-space, sostenendo la nascita di nuove partnership industriali, la crescita di filiere integrate e lo sviluppo di applicazioni che confermano la leadership dell’Italia, uno dei Paesi più avanzati nel connettere i due domini.
Mettere insieme queste due dimensioni significa investire nella visione più ampia possibile del futuro dell’Italia. L’interconnessione Space&Blue non è un tema di nicchia: è un fattore strategico di crescita, sicurezza e sovranità tecnologica.
Una sfida che il Paese può cogliere con leadership e visione, valorizzando ciò che da sempre rappresenta la nostra identità: essere una nazione di mare, di innovazione e – oggi più che mai – di spazio.
“Mare e spazio sono due dimensioni inseparabili della competitività nazionale”
Dall’Europa alla NATO: integrare spazio e mare per la sicurezza multidominio
Intervista all’On. Salvatore De Meo
Presidente Delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO del Parlamento Europeo
Onorevole De Meo, l’Europa sta affrontando una fase cruciale per la propria autonomia strategica. In che modo, a suo avviso, le istituzioni europee stanno approcciando il tema dell’interconnessione tra spazio e mare come leva per rafforzare la sovranità tecnologica dell’Unione?
La sfida è trasformare strumenti e programmi già esistenti in capacità operative integrate che aumentino la resilienza e l’autonomia strategica dell’Unione.
La priorità è far sì che lo spazio non sia solo un settore a sé stante, ma da leggersi in combinato disposto con quello della sicurezza marittima, sostenendo politiche e risorse mirate per ricerca, industrial policy e interoperabilità operativa. Questo significa lavorare su tre linee d’azione concrete:
Integrare capacità spaziali e marittime: sfruttare Copernicus per l’osservazione della Terra, Galileo/EGNOS per la navigazione e gli assetti di connettività spaziale nell’ambito del Programma Spazio dell’UE per potenziare sorveglianza marittima, monitoraggio dei cavi sottomarini e gestione del traffico marittimo.
Queste funzionalità sono risorse chiave per la resilienza infrastrutturale e la gestione delle crisi.
Allineare strategie e finanziamenti: utilizzare la Bussola Strategica e i programmi UE, tra cui il programma “EU Space” o il programma “Horizon”, considerati strumenti per la difesa e la resilienza, per finanziare ricerca e sviluppo e prototipi dual-use che colleghino sensori spaziali, piattaforme marittime e centri di comando civilimilitari.
La Bussola Strategica è lo strumento politico che dà priorità all’autonomia strategica fino al 2030.
Infine, occorre rafforzare partenariati civico-industriali e standard comuni: promuovere progetti europei pilota che favoriscano industrie UE e catene di fornitura affidabili, riducendo la dipendenza da tecnologie critiche extra-UE e garantendo interoperabilità con i partner NATO dove necessario.
Il progetto HEIST della NATO rappresenta un tassello rilevante nella cooperazione internazionale per la sicurezza multidominio. Qual è, secondo lei, il valore strategico di questa iniziativa e quale contributo può offrire all’evoluzione delle capacità europee?
Il progetto HEIST è un esempio emblematico di come la cooperazione transatlantica possa colmare vulnerabilità critiche delle infrastrutture digitali globali.
Non è solo un progetto tecnico: è un catalizzatore per rafforzare resilienza digitale, tecnologie native europee e sinergie strategiche con l’Alleanza. Mira a creare un’architettura ibrida che identifichi con precisione le rotture dei cavi sottomarini e consenta il reindirizzamento automatico del traffico via collegamenti satellitari, riducendo tempi di inattività che oggi possono durare giorni.
Questo protegge la connettività economica e la capacità decisionale in fase di crisi. Permette inoltre di localizzare danni e integrare dati da sorgenti spaziali e sottomarine: si tratta di un salto operativo che accelera i ripristini e migliora la deterrenza contro atti di sabotaggio o interferenze.
Il progetto HEIST dimostra chiaramente la necessità per l’Europa di collaborare a stretto contatto con la NATO per far fronte alle minacce di guerra ibrida che quotidianamente stiamo affrontando. Si tratta di un’opportunità per contribuire con ricerca, sensori, piattaforme satellitari e soluzioni cyberfisiche sviluppate in UE; inoltre rafforza la cooperazione tecnica con la NATO su standard operativi e protocolli di rete sicura.
Da un punto di vista politico, bisognerebbe promuovere la partecipazione di consorzi europei e valorizzare la complementarità tra programmi UE e iniziative NATO.
“Integrare capacità spaziali e marittime per la resilienza infrastrutturale e la gestione delle crisi”
Il dominio underwater è considerato una delle frontiere tecnologiche più promettenti, ma anche più delicate. Quali sono le prospettive di sviluppo che l’Europa e la NATO devono cogliere in questo ambito?
Il dominio subacqueo richiede un approccio integrato, tecnologico, normativo e industriale, perché contiene infrastrutture critiche (cavi, condotte), risorse strategiche e nuove piattaforme autonome. Europa e NATO devono accelerare la ricerca, regole comuni e progetti industriali per trasformare il dominio sottomarino da vulnerabilità in vantaggio strategico e infrastrutturale. Le priorità operative e politiche sono:
Finanziare e standardizzare i veicoli sottomarini senza equipaggio (Unmanned Underwater Vehicles - UUV), sensori sottomarini e reti per la sorveglianza permanente degli asset critici. L’UE ha già predisposto gare d’appalto e iniziative su network avanzati sottomarini, che meritano sostegno.
Occorre anche aggiornare le norme di protezione dei cavi e i piani di resilienza nazionali/europei (incluso scambio informativo UENATO), come pure investire in capacità di rilevamento avanzato per attribuire danni o attacchi, riducendo così l’ambiguità strategica. Bisogna sviluppare esercitazioni e protocolli congiunti UE-NATO che combinino spazio (osservazione, comunicazioni), superficie (es. droni di superficie), e ambito sottomarino, così da testare catene di comando e procedure di risposta rapida.
Infine, su sicurezza informatica e protezione dei dati: i sistemi sottomarini sono strettamente dipendenti dall’IT e dal cyber; quindi bisogna investire in cybersecurity per sensori, gateway e i canali ibridi tra spazio e sottomarino, con certificazione europea per componenti critici.
Mare, spazio e underwater: il ruolo abilitante della Marina Militare per la sicurezza nazionale
Amm. Div. Fabio Gregori
Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare
L’importanza strategica dell’interconnessione di due comparti — il mare e lo spazio — fondamentali nell’economia generale del Paese ed effettivamente densi di punti di convergenza e di possibili ambiti di cooperazione è confermata anche a livello istituzionale e industriale.
La Marina Militare è da sempre impegnata nella promozione dello sviluppo sostenibile dei mari, anche garantendo la sicurezza del patrimonio della dimensione marittima.
I dati macroeconomici rivelano che il mare svolge un ruolo imprescindibile per le reti globali:
• Il 70% della superficie terrestre è ricoperto d’acqua;
• Attraverso il mare transita il 90% del traffico marittimo merci;
• Il 99% del traffico dati passa attraverso le dorsali sottomarine, di cui oltre il 40% è di proprietà o gestito da aziende italiane.
• Sul mare o sotto di esso sono ubicate infrastrutture critiche, che permettono la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e della connettività del Paese.
In tale contesto non possiamo trascurare il valore dell’Italia come penisola con oltre 8.000 km di coste, collocata al centro del Mediterraneo:
• Il rapporto tra frontiera marittima e terrestre è pari a 7 a 1;
• Circa il 60% delle importazioni e il 50% delle esportazioni avviene via mare;
• L’Italia è leader mondiale per flotte operanti e cantieristica.
Pur coprendo solo l’1% della superficie dei mari, il Mediterraneo è attraversato dal 20% del traffico marittimo mondiale, collegando tre continenti: può essere considerato un “medio oceano”, il passaggio più rapido tra Atlantico e Pacifico. L’attuale contesto ha posto il tema della centralità strategica del Mediterraneo. Crisi come il conflitto in Ucraina e la crisi israelo-palestinese stanno avendo effetti sull’intera regione.
La minaccia di missili e droni low-cost, come nel Mar Rosso, ha portato molte navi a evitare lo stretto di Bab el-Mandeb. I passaggi a Suez risultano circa il 70% inferiori ai livelli del 2023 e la rotta via Capo di Buona Speranza, pur più lunga di 1012 giorni, continua a essere utilizzata. Il dato positivo è che il temuto fenomeno di marginalizzazione dei porti nazionali non si è verificato: nel 2025 si è registrato un aumento del traffico in alcuni porti del Tirreno grazie all’opera di scorta svolta dalla Marina Militare e alla resilienza dell’armamento nazionale.
Così come gli accessi, anche le infrastrutture subacquee nel Mediterraneo sono cruciali per il nostro Paese, con il 65% degli approvvigionamenti energetici europei e il 35% del traffico di greggio. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea da cui transitano cinque metanodotti.
Dopo gli eventi in Baltico del 2022, con il danneggiamento del Nord Stream, la Marina ha attivato l’operazione Fondali Sicuri per la sorveglianza e protezione delle infrastrutture critiche nazionali, anche in cooperazione con altre forze armate e corpi dello Stato.
Abbiamo bisogno di esercitare un controllo capillare sul Mediterraneo; e in questo lo spazio ci viene in supporto grazie alla vasta gamma di applicazioni satellitari disponibili, che generano benefici nell’osservazione dei mari e dell’ambiente marino, anche in funzione dual use, come il monitoraggio dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Ma non dimentichiamo i servizi nel campo operativo della sicurezza marittima: protezione dei porti, delle navi, delle linee di traffico, delle zone economiche e delle aree di sovranità, che beneficiano del supporto dei sistemi satellitari per sorveglianza, gestione del traffico, intervento in caso di incidenti in mare e fenomeni meteorologici.
Due esempi operativi su tutti:
1. Sorveglianza marittima e detezione delle anomalie (dark detection)
La centrale operativa della Marina utilizza già una piattaforma digitale alimentata da immagini e dati satellitari per monitorare vaste aree di mare in tempo reale, individuando rotte, movimenti e caratteristiche del traffico mercantile, anche di bersagli non cooperanti.
2. Sistema di allarme balistico (shared early warning)
Sviluppato dagli Stati Uniti e condiviso in ambito alleato nel Mar Rosso, fornisce il preallarme alle unità militari e ai mercantili sotto protezione, consentendo l’attuazione delle contromisure attive e passive per l’autodifesa.
Infine, l’underwater.
La dimensione subacquea è certamente la nuova frontiera su cui è indispensabile investire e nella quale è possibile trovare convergenze e sinergie con lo spazio.
Le competenze e l’expertise della Forza Armata — sommergibili e palombari — possono coadiuvare l’Agenzia Spaziale Italiana negli studi e nelle ricerche biomediche inerenti al volo umano nello spazio, incentivando lo scambio reciproco di esperienze e conoscenze.
Con l’ASI sono state infatti condotte attività di raccolta di campioni biologici ed esecuzione di test psicologici su personale imbarcato in lunghe attività in mare. Lo abbiamo svolto su una nave oceanografica durante la campagna in Artico, su un sommergibile e prossimamente sulla nave Vespucci per la campagna 2026.
Per quanto riguarda le tecnologie, la sfida di progettare veicoli capaci di operare in ambienti estremi — per pressione, temperatura e isolamento — è condivisa e si rafforza a vicenda. Tra le tecnologie comuni o sviluppate in parallelo vi sono le celle a combustibile, utilizzate sia sui moduli spaziali Apollo e Skylab sia sui sottomarini, grazie alla loro silenziosità e bassissime emissioni.
Nell’underwater l’Italia si è dimostrata all’avanguardia, facendosi pioniera di programmi di ricerca innovativi. Cito in particolare il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea: un hub tecnologico sottomarino intergovernativo, interdisciplinare e interagenzia che funge da incubatore e acceleratore delle tecnologie di cui il Paese necessita per tutelare i propri interessi nazionali.
Il mare rappresenta il patrimonio che sostiene le fondamenta sociali, culturali ed economiche dell’Italia, e in questo ambito la Difesa — attraverso la Marina Militare — assolve un ruolo chiave, abilitante per il cluster marittimo, di cui è parte integrante.
“La dimensione subacquea è certamente la nuova frontiera su cui è indispensabile investire”
Tecnologie emergenti e sovranità tecnologica: il paradigma dual use dell’Aeronautica Militare
Gen. S.A. Silvano Frigerio Comandante della Squadra Aerea Aeronautica Militare Space&Blue
Il Dual Use non è più un’etichetta tecnica, ma un modo di progettare le capacità del Paese. Nell’Aeronautica Militare questo approccio è da sempre una realtà concreta: le funzioni di Combat Support e Combat Service Support – dal trasporto aereo di cittadini in imminente pericolo di vita al trasporto in biocontenimento, dalla disponibilità degli aeroporti militari aperti al traffico civile al servizio di ricerca e soccorso – mostrano come asset nati per l’impiego operativo contribuiscano in modo strutturale alla sicurezza collettiva.
Oggi però il contesto è segnato dall’emergere delle Emerging and Disruptive Technologies, che non nascono più in compartimenti stagni. Le barriere tra sviluppo militare e civile si sono assottigliate, se non dissolte, e la velocità del progresso tecnologico non consente più di immaginare il trasferimento tecnologico come fase successiva e separata. L’innovazione deve essere pensata ab initio interoperabile, flessibile, pronta a muoversi senza attrito tra domini diversi.
Questo cambio di paradigma rimanda direttamente al tema della sovranità tecnologica nazionale. Per l’Italia significa sviluppare capacità che rispondano fin dall’origine sia alle esigenze della Difesa sia a quelle del Sistema Paese: gestione delle emergenze civili, protezione delle infrastrutture critiche, mobilità e logistica avanzata, monitoraggio ambientale, sanità pubblica. Una convergenza che, nel dominio spaziale, diventa una vera condizione strutturale.
I programmi spaziali italiani sono un esempio emblematico. La costellazione COSMO-SkyMed offre capacità radar avanzate a supporto dell’intelligence militare e, al contempo, della gestione dei disastri naturali. Il sistema SICRAL assicura comunicazioni protette non solo alle Forze Armate, ma anche alle reti di emergenza nazionali. Il Programma MERCURIO, orientato a una costellazione in orbita bassa, nasce fin dall’inizio con vocazione duale, fornendo connettività sicura alla Difesa e al sistema pubblico.
Parallelamente, le applicazioni dell’intelligenza artificiale stanno evolvendo oltre la pura dimensione operativa. Modelli di navigazione autonoma in ambienti privi di GPS, sistemi predittivi per la manutenzione avanzata, algoritmi per il riconoscimento automatico di target e strumenti di supporto alle decisioni complesse, una volta concepiti in ottica dual use, diventano moltiplicatori di efficienza per industria, pubblica amministrazione e cittadini.
In questo scenario si inserisce l’ammodernamento della piattaforma di supercalcolo, la High Performance Computing Facility (HPCF). Con un
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
incremento di potenza stimato oltre quaranta volte rispetto alla generazione precedente, l’HPCF non solo potenzia le capacità predittive e analitiche della Forza Armata, ma inaugura una nuova fase nella produzione di superiorità informativa nazionale.
La meteorologia operativa è uno dei primi campi a beneficiarne: modelli ad altissima risoluzione, integrati con dati oceanografici e ambientali, consentono previsioni mirate per scenari ad alto rischio, a vantaggio tanto della pianificazione delle missioni quanto della Protezione Civile. Nel settore CBRN (chimico, biologico, radiologico e nucleare), il supercalcolo abilita simulazioni avanzate di dispersione di agenti inquinanti, scenari di fall-out e decadimento radioattivo, sviluppate in cooperazione con la rete civile e con attori specializzati, trasformando la capacità di risposta in strumento di previsione e prevenzione. Nel dominio spaziale, l’HPCF permette l’elaborazione di modelli predittivi per il tracciamento dei detriti orbitali, l’identificazione di manovre anomale e l’analisi degli impatti legati allo space weather sulle telecomunicazioni e sulle infrastrutture satellitari civili. Queste attività convergono nel Centro di Space Situational Awareness del Comando delle Operazioni Aerospaziali, che supporta la definizione di una governance nazionale dello spazio come frontiera strategica per sicurezza e sovranità tecnologica, contribuendo alla generazione di una Recognized Space Picture completa e condivisa.
Accanto all’infrastruttura digitale si sviluppano nuove capacità fisiche. La futura centrifuga umana per l’addestramento ad alte accelerazioni, concepita per gli equipaggi militari, rappresenta un asset ad alto potenziale dual use: potrà supportare l’addestramento di personale coinvolto in missioni spaziali e il testing avanzato di materiali, dispositivi e componenti sottoposti a sollecitazioni estreme, concentrando in un’unica infrastruttura esigenze operative e civili.
Un ruolo chiave è svolto dallo sviluppo di digital twin: ambienti virtuali che replicano sistemi fisici complessi e consentono simulazioni di missioni, scenari e comportamenti. L’uso estensivo dell’addestramento virtuale in ambito Difesa ha evidenti ricadute nel settore sanitario, dove analisi epidemiologiche avanzate, previsione di focolai e individuazione di rischi pandemici non sono più soltanto esercizi teorici, ma strumenti operativi.
Qui entra in gioco il Rapid Prototyping Warfare, vera interfaccia di accelerazione tra innovazione tecnologica e capacità operativa. Nel RPW prendono forma dimostrazioni a forte impatto duale: droni a propulsione elettrico-solare per il trasporto di carichi in aree isolate o post-alluvionali, sistemi guidati da intelligenza artificiale per la protezione di infrastrutture critiche, come i dispositivi anti-drone per carceri, centrali e aeroporti. Validare queste soluzioni in condizioni realistiche significa portare rapidamente i prototipi a uno stadio pronto per l’impiego militare e civile.
A sorreggere l’intero modello è il Polo per l’Innovazione Tecnologica, in corso di implementazione presso i comandi preposti dell’Aeronautica Militare, tra cui il neonato Air Space Warfare Center. Si tratta di un ecosistema dinamico in cui convivono PMI, grandi industrie, atenei, centri di ricerca e partner istituzionali: un ambiente in cui le tecnologie non “migrano” più da un dominio all’altro, ma vengono sviluppate fin dall’inizio congiuntamente, riducendo i tempi, aumentando l’aderenza ai bisogni operativi e generando maggiore impatto sul sistema economico nazionale.
In definitiva, l’Italia dispone oggi delle competenze e degli strumenti per fare dell’innovazione non un fine astratto, ma un metodo, una forma di governance, una vera strategia di sistema. Il Dual Use, così inteso, diventa la chiave per consolidare la sovranità tecnologica, rafforzando il Paese in tutte le sue dimensioni vitali, con l’Aeronautica Militare nel ruolo di attore centrale e catalizzatore di valore per l’intero sistema Paese.
Tecnologia, digitalizzazione e dominio subacqueo, le priorità della Guardia Costiera
Intervista all’Ammiraglio Ispettore
Capo (Cp) Pil. Sergio Liardo
Comandante Generale del Corpo delle
Capitanerie di Porto – Guardia Costiera
Ammiraglio, tra gli strumenti più avanzati a supporto della sicurezza della navigazione e del monitoraggio del traffico marittimo ci sono i servizi AIS integrati nella piattaforma Pelagus. Qual è il ruolo di questi sistemi e quali benefici apportano al sistema marittimo nazionale?
Il sistema AIS è oggi uno degli strumenti più importanti per garantire sicurezza della navigazione e monitoraggio del traffico marittimo.
Attraverso la piattaforma Pelagus, che raccoglie in tempo reale i dati delle stazioni AIS lungo tutto il territorio costiero, possiamo conoscere costantemente posizione, rotta e velocità delle navi in transito, intervenendo con tempestività in caso di criticità e migliorando il livello di situational awareness delle nostre sale operative.
L’AIS è essenziale anche per la tutela dell’ambiente marino, perché consente di controllare le rotte delle unità che
trasportano merci pericolose, proteggere le aree sensibili e ricostruire eventi potenzialmente inquinanti.
Operiamo inoltre in piena sinergia con l’EMSA, che integra i dati AIS degli Stati membri nel sistema SafeSeaNet, garantendo un quadro informativo armonizzato su scala europea.
L’evoluzione dell’AIS, integrata nel VTMIS e collegata alle piattaforme europee come l’EMSWe, è parte di un più ampio percorso di digitalizzazione che rende il sistema marittimo italiano più moderno, efficiente e capace di rispondere alle sfide della mobilità marittima contemporanea.
Un recente sviluppo strategico vede la Guardia Costiera coinvolta nella nascita della “Space for Maritime Task Force”, creata in collaborazione con l’ESA e altri partner per integrare tecnologie spaziali e digitali nel settore marittimo. Quale significato assume questa iniziativa per il Corpo?
La Space for Maritime Task Force è un’iniziativa strategica che rafforza l’integrazione tra Spazio e Mare, ambito sempre più centrale per la blue economy e la sicurezza marittima. La collaborazione con ESA, ASI e il mondo della ricerca ci permette di utilizzare al meglio tecnologie avanzate come osservazione satellitare, comunicazioni spaziali ed e-Navigation.
La Task Force lavora su temi chiave come sostenibilità, digitalizzazione dei porti, sicurezza della navigazione, smart shipping e navi autonome.
Per la Guardia Costiera significa anche poter migliorare il monitoraggio costiero e delle infrastrutture subacquee, ottimizzare la gestione del traffico e contribuire a un ecosistema marittimo più digitale e resiliente.
Ci aspettiamo benefici concreti: maggiore sicurezza, efficienza operativa, riduzione dell’impatto ambientale e competitività internazionale del cluster marittimo-portuale.
Questa iniziativa conferma il ruolo del Corpo come attore centrale dell’innovazione marittima nazionale.
“Il sistema AIS è oggi uno degli strumenti più importanti per garantire sicurezza della navigazione e monitoraggio del traffico marittimo”
Underwater o “dominio subacqueo”: quali sfide e quali opportunità per la Guardia Costiera?
È un tema di grande attualità, soprattutto legato al momento storico che viviamo, declinato solitamente in termini di minacce per tutto ciò che attraversa o che potrebbe attraversare il dominio subacqueo e, conseguentemente, in termini di sicurezza per le infrastrutture che collegano, per vari scopi, il nostro Paese.
Un po’ il leitmotiv di tanti convegni e incontri, occasioni in cui vengono sottolineate le specifiche problematiche intrinseche all’argomento e quindi le tante sfide connesse. Qui non parlerei di sfide o di opportunità per la sola Guardia Costiera, ma più correttamente di sfide ed opportunità per l’intero Paese, dove è necessario uno sforzo comune e soprattutto coeso da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte…e sono davvero tante!
Dal punto di vista delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera, quello che posso certamente affermare è che come Amministrazione dello Stato, in questo caso in veste di Autorità Marittima, siamo certamente in grado di analizzare la questione a 360°, partendo dalla terraferma ed almeno fino al limite delle acque territoriali, perché è proprio questo lo spazio che storicamente abbiamo “gestito” per anni, dapprima in regime di “avvalimento” da parte dello Stato, esercitandovi poi le sole funzioni di polizia che il codice della navigazione ci attribuisce: una esperienza di non poco conto e che non trova eguali in questo specifico campo.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che tutte le infrastrutture che attraversano i fondali marini, tanto i cavi sottomarini, quanto le condutture, partono o giungono dalla terraferma o sulla terraferma in spazi necessariamente appartenenti al pubblico demanio marittimo.
Questa circostanza, unita alla conoscenza dei luoghi e alle vicende amministrative legate agli stessi, oltre all’acquisita capacità di monitoraggio del traffico marittimo, grazie ai dispositivi AIS di cui le navi sono dotate conformemente alle convenzioni internazionali ed alla rete di stazioni terrestri sparse lungo il litorale di giurisdizione, fanno della Guardia Costiera un attore di rilievo nella conoscenza e nella gestione delle complessità che la tematica comporta. Insomma, anche in questo caso la parola d’ordine è: “dobbiamo essere pronti”! E la risposta, inevitabilmente è “noi ci siamo”!
Space&Blue
Un modello industriale per un’Italia più competitiva
Giorgio Marsiaj
Delegato del Presidente di Confindustria per l’Aerospazio
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
Lo scorso anno avevo evidenziato quanto fosse cruciale riconoscere le sinergie tra Space Economy e Blue Economy. Oggi è crescente la consapevolezza che spazio e mare rappresentano due domini strategici e interconnessi, decisivi per la sicurezza, la connettività, la sostenibilità e la competitività del Paese.
Vorrei quindi sfruttare la terza edizione del Forum Space&Blue per sottolineare quattro aree di azione e riflessione:
1. Il trasferimento tecnologico.
L’innovazione esiste se trova applicazione. Il trasferimento tecnologico è la chiave per trasformare le nostre eccellenze scientifiche in vantaggi competitivi concreti. Serve un ecosistema più integrato tra ricerca, industria e finanza. In ambito spazio, la pubblicazione della Space Economy Strategy europea è un passo nella giusta direzione, ma serve particolare attenzione nell’attuazione del quadro normativo nazionale, la legge n. 89 del 2025.
Un’eccessiva rigidità rischia di frenare lo sviluppo industriale e l’accesso alle opportunità di business. In parallelo, il dibattito sull’EU Space Act impone vigilanza affinché l’evoluzione della discussione a Bruxelles, alla luce della nostra normativa, non scarichi oneri sproporzionati sulle imprese italiane.
Pur a fronte della crescente vivacità commerciale e del ruolo sempre più centrale dei privati, il mercato spaziale europeo resta
in larga misura ancorato ai programmi governativi, per via del rischio elevato, della complessità tecnologica e delle esigenze di sovranità. Accanto all’attività regolatoria, è quindi essenziale un’azione complementare che stimoli la domanda di servizi space-based nei settori tradizionali, prevedendo strumenti di semplificazione e supporto per le aziende che intendono integrarli nelle proprie operazioni.
Il livello di specificità tecnologica e di know-how richiesto rappresenta infatti una barriera all’adozione in ambiti tradizionali come agricoltura, energia e trasporti. Questi settori devono superare un’inerzia strutturale per adottare in modo effettivo soluzioni space-based e sbloccare nuovi modelli di business.
2. Dual Use non come compromesso ma come moltiplicatore.
La natura duale di spazio e mare è un’opportunità, non un vincolo. Servono strumenti mirati: l’ampliamento del perimetro “dual use” non deve creare inefficienze, penalizzare l’innovazione civile, né drenare risorse indispensabili alla difesa, leve decisive in un contesto geopolitico sempre più conteso.
Le nuove tecnologie, robotica, osservazione della Terra, sistemi autonomi etc., abilitano applicazioni trasversali: dalla sicurezza alla protezione ambientale, dalla logistica al monitoraggio delle infrastrutture. L’obiettivo è una filiera integrata che massimizzi le sinergie e indirizzi i fondi dove generano più valore per il Paese.
3. Sovranità tecnologica come responsabilità collettiva.
La sovranità tecnologica non si dichiara, si costruisce. E si costruisce facendo massa critica, riducendo le dipendenze strategiche, e soprattutto investendo in competenze.
Occorre rendere strutturale il sostegno agli ITS e rafforzare il legame tra scuola, impresa e territorio.
Solo così le nuove generazioni diventeranno protagoniste del futuro industriale italiano ed europeo.
Per questo, come Gruppo Tecnico Aerospazio di Confindustria, in intesa con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), abbiamo istituito un tavolo tecnico congiunto, pensato anche per dare seguito alle linee di indirizzo del Governo in materia spaziale e aerospaziale, che individuano in competenze e formazione una leva cruciale per il Paese.
4. Fare sistema per essere leader.
Un anno fa sottolineavamo la necessità che le partnership tra imprese superassero il tradizionale schema cliente-fornitore. Oggi quel modello si sta diffondendo, ma va consolidato con strumenti pubblici che premino le collaborazioni di lungo periodo e valorizzino le best practice di integrazione tecnologica. In vista del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE, dobbiamo presentarci come un vero Sistema Paese, capace di proporre progetti integrati ad alto impatto. I temi sono diversi e stiamo avviando un dialogo più strutturato anche con MEDEF e BDI.
Come Delega per l’Aerospazio, in parallelo, stiamo lavorando alla messa a terra nel 2026 di un programma di rafforzamento della filiera aerospazio-difesa che mira ad ampliare in modo sinergico e coordinato la base industriale, valorizzando le competenze esistenti e favorendo la creazione di poli integrati in grado di accrescere la capacità produttiva e tecnologica nazionale. Su queste basi stiamo lavorando, insieme alle istituzioni, per contribuire alla politica industriale, nazionale ed europea, per il settore aerospazio-difesa.
La sovranità tecnologica non si dichiara, si costruisce
In conclusione, questo comparto va tutelato e fatto crescere: è ad alta tecnologia, ha un solido baricentro nazionale e una presenza territoriale equilibrata.
La sua valenza è strategica e supera l’impatto economico: promuove coesione, diffonde innovazione e rafforza la resilienza industriale. Difenderlo significa sostenere un modello di sviluppo fondato su un’industria coesa, competitiva e capace di affrontare le sfide globali.
Spazio e mare non sono solo “nuove frontiere”: sono sfide comuni. Come ricordavo lo scorso anno, è proprio in questi territori, talvolta invisibili, talvolta inaccessibili, che si misura la nostra capacità di fare industria, creare lavoro e generare futuro.
Confindustria è pronta a fare la sua parte. Lavoriamo insieme per un’Italia più autonoma, più competitiva e più capace di trasformare la conoscenza in prosperità.
Space&Blue
La nave come piattaforma Space&Blue
Cesare d’Amico
AD d’Amico Società di Navigazione e Vice Presidente Confitarma
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
Il mare e lo spazio come patrimonio strategico nazionale
Il mare è una delle principali infrastrutture strategiche del Paese: attraverso le rotte commerciali passa oltre il 90% degli scambi internazionali italiani.
La sicurezza, la competitività e la continuità di queste rotte dipendono sempre più da tecnologie avanzate, molte delle quali nascono o si evolvono grazie alla cooperazione tra mondo marittimo
e spaziale. Il nostro ruolo a livello globale non può prescindere dalle peculiarità e dalle risorse di cui disponiamo.
La nostra propensione mediterranea, insieme alla lunga esperienza tecnologica nel settore spaziale, costituiscono un patrimonio ineguagliabile su cui costruire la competitività del Paese.
Interconnessioni già esistenti tra mare e spazio dal punto di vista della nave
Le navi moderne sono piattaforme tecnologiche complesse, dove convivono sistemi di navigazione satellitare (GNSS, Galileo), osservazione della Terra (Copernicus, AIS via satellite), telecomunicazioni (satcom, VSAT, 5G marittimo) e monitoraggio ambientale. Le tecnologie spaziali garantiscono la sicurezza della navigazione, il tracciamento dei traffici, la gestione efficiente delle rotte e la riduzione delle emissioni, anche grazie all’integrazione con intelligenza artificiale e digital twin. Allo stesso tempo, i dati
raccolti dal mare – sensori, boe, piattaforme offshore, sistemi di monitoraggio subacqueo – contribuiscono a migliorare i modelli spaziali e climatici: una circolarità tecnologica Space&Blue già concreta.
Starlink rappresenta una delle più significative rivoluzioni delle telecomunicazioni satellitari, rendendo possibile una connessione stabile e ad alta velocità anche in aree remote.
Per il settore marittimo si è rivelato un acceleratore di innovazione e un ponte tra marittimi e famiglie: le distanze si sono accorciate e la vita in mare è diventata più connessa. Parallelamente, navi più connesse significano maggiore efficienza operativa: la
manutenzione a distanza riduce i tempi di reazione e la connettività consente il monitoraggio in tempo reale dello stato della nave.
Mentre riconosciamo i vantaggi, è importante riflettere sul valore strategico della sovranità tecnologica europea. Da qui l’auspicio che l’alleanza tra Airbus, Leonardo e Thales Alenia Space si concretizzi in un’alternativa europea a Starlink. Le dinamiche sociali a bordo sono cambiate: la comunicazione con la famiglia migliora il benessere dell’equipaggio, ma la connessione costante può interferire con la concentrazione, aspetto ancora più rilevante in ambito militare.
Accanto ai satelliti resta fondamentale il ruolo dei cavi sottomarini, che trasportano la stragrande maggioranza dei dati globali. Parallelamente, la sicurezza informatica è diventata una priorità: gli attacchi fisici dei pirati si stanno trasformando in attacchi cyber. In aree sensibili, le nuove tecnologie riducono il rischio di manipolazioni della posizione delle navi, come lo spoofing.
L’affidamento crescente a tecnologie avanzate richiede una nuova consapevolezza: essere prudenti, mantenere un approccio critico e non dare per scontata la sicurezza. Le nuove generazioni rappresentano un valore: nativi digitali, accelerano l’evoluzione tecnologica del settore.
La sicurezza, la competitività e la continuità delle rotte marittime dipendono sempre più da tecnologie avanzate
La
sovranità tecnologica nazionale come priorità strategica
In un contesto geopolitico sempre più complesso, la capacità di disporre di infrastrutture e tecnologie autonome, sicure e nazionali è diventata una condizione imprescindibile.
Per il trasporto marittimo, questo significa poter contare su reti di comunicazione indipendenti, su sistemi satellitari nazionali ed europei in grado di garantire continuità di segnale, su strumenti di monitoraggio e gestione delle rotte non soggetti a interferenze
Il contributo dell’armamento nazionale
esterne, e su piattaforme digitali sovrane per la protezione dei dati di bordo e delle infrastrutture portuali.
La sovranità tecnologica, quindi, non è un concetto astratto: è garanzia di sicurezza operativa, efficienza logistica e libertà di navigazione.
Costruire una filiera italiana Space&Blue significa assicurarsi resilienza, autonomia e competitività nel lungo periodo.
Le tecnologie spaziali avanzate per monitorare e gestire in modo intelligente le risorse marine
Intervista a Giampiero Di Paolo AD Thales Alenia Space Italia
Thales Alenia Space Italia è tra i protagonisti dell’economia dello spazio, in particolare grazie alla leadership nell’osservazione della Terra. Qual è la sua visione sul progetto Space&Blue e quale valore strategico attribuisce all’integrazione tra spazio e mare per il futuro dell’Italia?
Thales Alenia Space Italia ha da sempre giocato un ruolo di primo piano nell’ambito dell’Osservazione della Terra, un settore che sta acquisendo una rilevanza sempre maggiore nell’economia globale.
Il progetto Space&Blue rappresenta una straordinaria opportunità per l’Italia, integrando le potenzialità del settore spaziale con quelle del mare, un ecosistema che è fondamentale non solo per la nostra economia, ma anche per la sicurezza, la sostenibilità e la protezione dell’ambiente.
La visione di Space&Blue è ambiziosa e in linea con la direzione strategica di Thales Alenia Space Italia: quella di sfruttare le tecnologie spaziali avanzate per monitorare e gestire in modo intelligente le risorse marine, attraverso soluzioni innovative che integrano dati satellitari, sensoristica avanzata e big data e data analytics.
Siamo entusiasti di contribuire con il nostro expertise nell’Osservazione della Terra, nelle telecomunicazioni satellitari e nelle soluzioni di monitoraggio in un’ottica di sostenibilità a lungo termine.
Thales Alenia Space sta infatti lavorando su progetti come IRIDE, che prevede la costruzione di 12 satelliti. Questi satelliti grazie alla tecnologia di Thales Alenia Space e di Leonardo utilizzeranno la tecnica Radar ad Apertura Sintetica per il monitoraggio della Terra.
Per la costellazione Copernicus il satellite CIMR, un radiometro ad altissima tecnologia, fornirà dati per lo studio della temperatura e della salinità della superficie marina mentre ROSE-L verrà utilizzato per il monitoraggio della copertura forestale, per l’umidità del suolo, la vegetazione e il ghiaccio terrestre.
Quali tecnologie spaziali sviluppate da Thales Alenia Space trovano oggi le applicazioni più rilevanti nel settore marittimo, sia in termini operativi che di sicurezza?
Le tecnologie spaziali che sviluppiamo, insieme anche al gruppo Leonardo, all’avanguardia nel settore, trovano applicazioni sempre più rilevanti nel settore marittimo, sia in termini operativi che di sicurezza.
Tra le principali soluzioni, i satelliti di comunicazione sono essenziali per garantire connettività in tempo reale tra navi e centri di controllo a terra, migliorando l’efficienza operativa e la gestione delle flotte. Inoltre, i sistemi di monitoraggio ambientale tramite satelliti, come quelli per il rilevamento delle condizioni meteorologiche e oceaniche, sono cruciali per garantire la sicurezza e prevenire rischi legati a fenomeni atmosferici estremi.
In ambito di sicurezza, le tecnologie satellitari per il monitoraggio e la sorveglianza marittima, come il radar ad apertura sintetica (SAR), permettono di monitorare in modo costante le rotte navigabili e identificare attività illecite come la pesca illegale o il traffico di esseri umani.
Infine, i satelliti per la navigazione (ad esempio, Galileo) offrono soluzioni precise per la geolocalizzazione delle imbarcazioni, aumentando la sicurezza della navigazione e la gestione del traffico marittimo in tempo reale.
In sintesi, grazie alla collaborazione con Leonardo e Telespazio, le nostre soluzioni spaziali contribuiscono in modo significativo a rendere il settore marittimo più sicuro, efficiente e sostenibile, supportando il progresso tecnologico e l’innovazione in questo settore cruciale.
Le tecnologie avanzate – robotica, intelligenza artificiale, digital twin – stanno ridefinendo molti settori. In che modo possono trasformare anche l’interazione tra spazio e mare?
Ritengo che le tecnologie avanzate come la robotica, l’intelligenza artificiale e i digital twin stiano aprendo nuovi orizzonti, permettendoci di affrontare le sfide globali con approcci innovativi.
La robotica, ad esempio, sta rivoluzionando la manutenzione e l’operatività nello spazio, ma ha anche un enorme potenziale nel settore marittimo. L’intelligenza artificiale potenzia enormemente le capacità attuali, permettendo di analizzare enormi quantità di dati provenienti da satelliti, sensori marini e piattaforme spaziali in tempo reale. Con l’uso di algoritmi predittivi, l’AI può anticipare cambiamenti climatici, monitorare la qualità delle acque o gestire il traffico marittimo.
I digital twin, infine, rappresentano una delle frontiere più promettenti, poiché permettono di creare modelli virtuali altamente dettagliati di navi, piattaforme offshore o intere aree oceaniche, che possono essere monitorati e ottimizzati costantemente. Questi modelli, alimentati da dati provenienti sia dallo spazio (come osservazioni satellitari) che dal mare, offrono una visione integrata e in tempo reale delle condizioni operative, permettendo miglioramenti nella gestione delle risorse.
Thales Alenia Space, insieme a Leonardo e alle sue aziende spaziali, è fortemente impegnata nel rendere queste tecnologie una realtà concreta per il futuro.
LA ROBOTICA E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STANNO APRENDO NUOVI ORIZZONTI
In che modo la creazione di una filiera italiana Space&Blue può rafforzare la sovranità tecnologica nazionale e contribuire alla competitività del nostro sistema industriale?
La creazione di una filiera italiana dedicata allo Space&Blue rappresenta un’indispensabile leva strategica per rafforzare la sovranità tecnologica del Paese. La capacità di integrare competenze provenienti da settori diversi – spazio, cantieristica, sicurezza marittima, energia, telecomunicazioni, ricerca – permette di sviluppare soluzioni end-to-end che nessun singolo attore sarebbe in grado di realizzare da solo.
Una filiera strutturata che Thales Alenia Space Italia e Leonardo hanno creato consente inoltre di valorizzare tecnologie abilitanti come i sistemi satellitari di osservazione e questo rafforza l’autonomia del Paese in settori critici come la sorveglianza delle infrastrutture strategiche, il monitoraggio dei cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle risorse marine.
Un ecosistema industriale Space&Blue permette inoltre di aumentare la competitività delle aziende italiane nei mercati internazionali, stimolando investimenti, innovazione e nuove competenze.
Quali sono, a suo avviso, i principali vantaggi competitivi dell’Italia nell’ambito delle tecnologie e delle applicazioni spazio–mare rispetto ad altri Paesi europei?
L’Italia vanta una posizione unica in Europa e ospita una delle filiere spaziali più complete e integrate del continente, in cui Thales Alenia Space, Leonardo e le altre aziende del comparto ricoprono ruoli di leadership nei sistemi satellitari radar, nelle telecomunicazioni, nella navigazione, nei servizi di osservazione e nella gestione dei dati.
Il nostro Paese può inoltre contare su una solida rete di università ed enti di ricerca che eccellono sia nelle discipline spaziali sia nelle scienze marine, favorendo un approccio interdisciplinare unico nel suo genere. Questo insieme di fattori conferisce all’Italia un vantaggio competitivo distintivo, che può tradursi in leadership industriale e scientifica nei futuri programmi europei dedicati all’economia blu e all’osservazione integrata spazio–mare.
Space&Blue
La crescita dell’Aerospazio fa bene al mare
Cristina Leone
Presidente del Cluster Tecnologico
Nazionale Aerospazio CTNA
Come Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio, da due anni mappiamo la filiera basandoci su principi solidi, quelli delle due tassonomie europee dell’aeronautica e dello spazio. Analizziamo tutte le aziende su oltre trecento voci tecnologiche, così da sapere con precisione di cosa si occupa ciascuna impresa.
Accanto alla mappatura, valutiamo anche il livello di maturità delle tecnologie che le aziende dichiarano: sappiamo quindi distinguere chi è ancora in fase di ricerca e sviluppo da chi dispone già di prodotti finiti. Questo rappresenta, a mio avviso, un grande valore aggiunto che il cluster nazionale — istituito con legge dello Stato dal Ministero della Ricerca — porta al dibattito.
Negli ultimi quattro anni i due settori, aeronautica e spazio, hanno registrato una crescita costante e significativa. Oggi il comparto aerospaziale italiano — costituito per oltre l’80% da piccole e medie imprese a cui si affiancano i prime contractor che partecipano ai principali programmi europei e internazionali — vale complessivamente 19 miliardi di euro, con un incremento di 1 miliardo rispetto all’anno precedente. Gli addetti sono 56.292, circa 6.000 in più rispetto all’anno precedente. Anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari al 5% del fatturato, confermano la vitalità di un sistema formato in larga misura da imprese molto piccole, per le quali investire in R&S è strutturalmente più complesso.
Intervenuta al 3° Forum Space&Blue
Il settore dello spazio è quello che cresce maggiormente, con un aumento superiore al 20% l’anno. Un dato che testimonia il ruolo sempre più strategico che il comparto sta assumendo nel nostro Paese. Il messaggio è chiaro: in Italia esiste un settore molto vivo, che cresce in modo significativo grazie agli investimenti costanti degli ultimi vent’anni e, in particolare, al PNRR, che negli ultimi tre anni ha impresso una spinta decisiva, rendendolo uno dei protagonisti in Europa e nel mondo.
In questo contesto, il compito del cluster nazionale è l’integrazione delle filiere regionali. Il settore spaziale è globale e competitivo su scala europea e internazionale: per questo è essenziale fare in modo che le PMI radicate nei territori e sostenute a livello regionale possano entrare in una filiera nazionale, partecipare ai
grandi contratti e diventare partner anche di aziende straniere. È un comparto che non può restare chiuso entro i confini regionali e il cluster sta lavorando esattamente in questa direzione.
Parlare di sovranità tecnologica significa rafforzare ricerca e sviluppo per colmare i gap che ancora ci rendono dipendenti dall’estero in molti componenti e tecnologie.
L’esempio dei chip è evidente: non solo l’Italia, ma l’Europa ha perso competitività. Servono investimenti mirati per recuperare terreno. Molto positivo è il fatto che l’Agenzia Spaziale Italiana abbia avviato un percorso non solo di sostegno al settore spaziale — come fa tradizionalmente — ma anche di integrazione tra filiere. La filiera spazio-mare è certamente una delle più importanti.
Per questo, come cluster nazionale, abbiamo creato un gruppo di lavoro interno dedicato proprio a “Space & Blue”, con l’obiettivo di trasformare i convegni in attività concrete e continuative.
Abbiamo già avviato un dialogo con il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea: il Polo ha incontrato il comitato tecnico del cluster e una delle imprese dello spazio ha anche vinto uno dei progetti. Un segnale che le sinergie stanno producendo risultati.
La Space Economy, infatti, è per definizione un “andare nel settore non-spazio”. Lo stesso approccio lo stiamo applicando nel tavolo spazio-moda: la ricerca di materiali avanzati del sistema moda riguarda non solo i tessuti per le tute spaziali, ma anche tessuti utilizzati per connessioni, pannelli solari e molte altre innovazioni.
Anche qui l’obiettivo è creare nuove opportunità di business e far conoscere meglio le potenzialità del settore.
Space&Blue
L’Italia come laboratorio di innovazione tra spazio e mare del Mediterraneo
Giorgio
Ricci Maccarini
Presidente Cluster Tecnologico
Nazionale Economia del Mare BIG
Esistono numerose connessioni tra il mondo della Space Economy e quello della Blue Economy — in particolare nel dominio dell’underwater — dove possiamo immaginare di capitalizzare l’esperienza maturata nello spazio attraverso un modello di sostegno pubblico ma anche privato, con attori centrali e PMI innovative che compongono il nostro tessuto industriale.
Replicare questo approccio può certamente accelerare — e il Polo Nazionale della Subacquea lo ha compreso perfettamente — lo sviluppo di soluzioni innovative per l’underwater, un dominio che necessita ancora di diverse tecnologie per diventare quello spazio di uso duale che oggi immaginiamo.
Questo è un punto forte, come il tema del transfer tecnologico. Perché, se è vero che si tratta di due domini differenti, è altrettanto vero che sono entrambi complessi e presentano punti di contatto, anche nelle soluzioni che possono essere individuate.
E quindi immagino non solo applicazioni tal quali, ma anche innovazioni che portino a utilizzare o reinterpretare — nel dominio dell’underwater, per esempio — soluzioni sviluppate per lo spazio.
Nel nuovo piano di azione 2025/2027 del Cluster Tecnologico Nazionale BIG — un documento che individua le tecnologie prioritarie perché rilevanti sia per l’accademia sia per il business — abbiamo effettivamente posto l’underwater tra le priorità.
In questo ambito c’è ancora molto da creare: sensoristica distribuita, potenza distribuita, sistemi di trasmissione dati subacquei, capacità di edge computing, fino alla prospettiva di veri e propri data center sottomarini.
Sono tecnologie essenziali per costruire un’infrastruttura digitale
underwater, pienamente coerente con la trasformazione in atto nella Blue Economy e con la crescente valorizzazione dei dati satellitari per il monitoraggio ambientale, la pesca di precisione, la gestione portuale e la sicurezza delle rotte.
Il piano di azione, nella sua parte più operativa, si traduce infatti in un modello per creare innovazione e favorire il tech transfer, perché crediamo che questa sia la vocazione naturale di un cluster tecnologico dedicato all’innovazione e alla connessione tra ecosistemi diversi.
Il Mediterraneo è un hotspot climatico e gli aspetti legati all’impatto ambientale, alla resilienza e al monitoraggio della trasformazione degli ecosistemi — inclusa la diffusione di specie aliene — sono temi su cui dobbiamo lavorare con urgenza.
Per noi è molto importante — e da qui discenderanno molte azioni del cluster — l’European Ocean Pact, siglato a giugno di quest’anno, così come il Pact of the Mediterranean.
Il 2025 è stato un anno cruciale: l’Ocean Pact prevede un miliardo di euro per conservazione marina, ricerca scientifica e acquisizione integrata dei dati.
Allo stesso tempo, il Pact for the Mediterranean — che punta su formazione, energia pulita, infrastrutture digitali e Blue Economy — rafforza il ruolo dell’Italia come piattaforma tecnologica nel Mediterraneo allargato, con una prospettiva che intreccia sostenibilità, sicurezza e sviluppo economico condiviso.
In questo quadro, BIG sta già consolidando collaborazioni con Tunisia, Algeria, Egitto, Mauritania e Libia, in linea con le priorità del Pact: formazione, transizione energetica, economia blu, digitalizzazione e monitoraggio ambientale condiviso. Tutto ciò che riguarda la
decarbonizzazione e la convivenza tra diversi utilizzi del mare è un obiettivo condiviso e diventa parte integrante della strategia del cluster.
Per realizzare questa visione integrata tra spazio e mare, abbiamo bisogno di persone capaci di pensare in modo altrettanto integrato. Il nostro sistema evidenzia un fabbisogno crescente di figure professionali ibride, con competenze che uniscono conoscenza delle dinamiche marittime, abilità nella gestione dei dati satellitari, padronanza delle tecnologie digitali avanzate e capacità di operare in domini estremi come l’underwater e lo spazio.
Cluster BIG partecipa con convinzione alle attività della piattaforma Space&Blue, e riteniamo che il tavolo permanente istituzionale spazio–mare rappresenti lo strumento più efficace per accompagnare lo sviluppo di una nuova filiera tecnologica italiana integrata.
“UNA FILIERA CHE GUARDA
ALL’EUROPA E AL MEDITERRANEO
CON PIENA
AUTOREVOLEZZA”
Per nostra natura — come Cluster Tecnologico Nazionale dell’Economia del Mare istituito dal MUR — siamo un elemento di connessione tra regioni, distretti industriali, imprese e ricerca specializzata.
Possiamo e dobbiamo svolgere un ruolo decisivo per accelerare il trasferimento tecnologico, facilitare la sperimentazione e contribuire alla nascita di nuove applicazioni duali.
Tutti questi elementi convergono verso un punto centrale: l’Italia ha oggi le condizioni per costruire una nuova filiera tecnologica integrata spazio–mare, capace di rafforzare la nostra sovranità tecnologica nazionale.
Una filiera che guarda all’Europa con piena autorevolezza, ma che guarda anche al Mediterraneo allargato come spazio naturale di cooperazione, innovazione e sviluppo condiviso.
Mi fa estremamente piacere poter dare un piccolo contributo di pensiero a un tema che sicuramente è centrale e importante.
Spazio e oceani, pur essendo regolati da leggi fisiche e tecnologie diverse, condividono molte analogie.
Un esempio molto diretto aiuta a comprendere questa vicinanza.
In occasione della missione Axiom-3, alla quale ho partecipato nel 2024, tra i vari esperimenti messi in campo come Italia — tra quelli operativi, tecnologici e scientifici
Questo esempio è utile perché permette di introdurre un messaggio più ampio. Gli americani definiscono da sempre lo spazio con tre parole estremamente puntuali e, credo, molto corrette: congested, contested e competitive. Lo spazio sta diventando una piattaforma, un ambiente, un dominio dove si svolgono operazioni fondamentali; un ambiente tecnologicamente sfidante, nel quale l’economia si sta proiettando con grande competitività.
Ed è anche un ambiente sempre più congestionato: dalla Stazione, ma anche durante i trasferimenti con la Dragon, si osservano molti più oggetti in orbita rispetto al passato. Chi ha volato diverse volte mi ha confermato che il contesto di oggi non ha paragoni con quello di qualche decennio fa.
La stessa dinamica, per certi versi, si osserva anche nel dominio marittimo, che sta assomigliando sempre di più alla dimensione spazio per complessità, competizione e rilevanza strategica. Due ambienti differenti, certamente, ma con numerosi punti di contatto. Ed entrambi rappresentano ambiti nei quali l’Italia può vantare tradizioni di lungo corso e competenze riconosciute.
La sovranità tecnologica nazionale passa per l’underwater
Amm. Isp. Cristiano Nervi
Direttore Struttura Operativa del Polo
Nazionale della Dimensione Subacquea
Il mondo sottomarino è caratterizzato da peculiarità fisiche che lo rendono una dimensione in gran parte inesplorata: i fondali marini coprono un’area dieci volte più grande di quella del continente africano con fenomeni geofisici in gran parte sconosciuti. Meno del 28% dei fondali marini è conosciuto.
Il mare, bene comune per eccellenza in quanto fonte vitale, non rappresenta solo una risorsa economica: l’ambiente sottomarino contiene depositi di materie prime preziose (ad esempio, i metalli delle terre rare), gran parte delle infrastrutture critiche per le comunicazioni digitali e cospicue risorse energetiche. A causa della sua “opacità”, l’ambiente subacqueo risulta particolarmente sfidante, per la vulnerabilità delle infrastrutture critiche o per le implicazioni derivanti dall’indeterminabilità delle sovranità nazionali, ma presenta anche diverse opportunità per il Sistema Paese.
La corsa alla dimensione subacquea è iniziata con 65 anni di ritardo rispetto alla corsa verso lo spazio e, per tale motivo, le tecnologie del settore underwater non sono ancora mature e adeguate per operare in tale dimensione.
L’evoluzione della tecnologia, con standard sempre più elevati e a costi inferiori, sta favorendo l’acquisizione di capacità di accesso al mondo subacqueo, ormai non più appannaggio solo delle grandi potenze. Ciò si traduce in una maggiore vulnerabilità delle infrastrutture critiche subacquee, come dimostrano gli eventi legati alla guerra in Ucraina e tutta una serie di eventi certamente causate da soggetti malevoli quale il noto attacco al gasdotto Nord Stream nell’estate del 2022 o delle dorsali cavi che collegano Finlandia ed Estonia o Svezia ed Estonia nell’ottobre 2023.
Da casi come questi emerge chiaramente la necessità di proteggere le infrastrutture sottomarine, soggette anche a minacce esprimibili
da un singolo veicolo subacqueo o da un attacco informatico, con conseguenze dagli effetti dirompenti.
Il Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), istituito alla Spezia nel dicembre 2023, è un modello inedito di hub tecnologico sottomarino, pensato per rispondere all’esigenza di proteggere gli interessi vitali nazionali legati alla dimensione subacquea.
Il Polo nasce quale seguito di una prima Risoluzione parlamentare e, successivamente, di uno specifico provvedimento nella legge di bilancio 2023. Istituito con decreto ministeriale, “Il PNS promuove, agevola e coordina la cooperazione delle molteplici articolazioni operanti nel settore della subacquea, al fine di conseguire il potenziamento della ricerca tecnico-scientifica e dell’innovazione tecnologica, l’incremento della competitività dell’industria nazionale e la tutela della relativa proprietà intellettuale”.
Il PNS è espressione incisiva del cosiddetto Sistema Paese: si tratta di un’iniziativa volta a radunare le eccellenze nazionali operanti nel settore dell’innovazione subacquea, pubbliche e private, al fine di favorirne la sinergia, la crescita e la competitività.
Il Polo non è soltanto Marina Militare: ha sede nel comprensorio di San Bartolomeo della Spezia, presso il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina, e si avvale del personale e delle strutture della Forza Armata, ma ha una spiccata natura intergovernativa, interdisciplinare e interagenzia che ricomprende al vertice strategico i quattro Dicasteri fondatori, Ministero della Difesa, Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e Ministero della Protezione Civile e delle Politiche del Mare; a livello decisionale vi sono anche rappresentanti del settore privato, rappresentati dalla Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD), oltre che la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), la Consulta dei
Presidenti degli Enti di ricerca Italiani (CoPer) e Difesa Servizi SpA. L’ecosistema così formato è proficuo per potenziare le capacità di innovazione e la sovranità tecnologica, da parte della filiera subacquea nazionale, ottimizzando al contempo i potenziali canali di finanziamento e le diverse iniziative pubbliche e private, nazionali e internazionali. Inoltre, il PNS può comportare ricadute positive nelle applicazioni duali di altri settori, comprese quelle rivolte al dominio cibernetico.
La governance del Polo contempla anche la Fondazione PNS, costituita presso il Ministero della Difesa lo scorso maggio e presieduta dalla Senatrice Roberta Pinotti. La Fondazione si affiancherà agli organi di vertice del Polo per supportare il conseguimento degli obiettivi prefissati, recependo finanziamenti privati nazionali ed internazionali e valorizzando il patrimonio infrastrutturale del PNS.
La Struttura Operativa del PNS, da me diretta, utilizza finanziamenti pubblici e opera nel rispetto della normativa di settore, che disciplina i bandi di ricerca prodromici allo sviluppo di tecnologie innovative di interesse strategico nazionale.
Il PNS, dopo aver analizzato approfonditamente lo stato dell’arte dei sistemi subacquei, ha individuato i gap tecnologici nazionali (in Italia non si producono sonar o batterie pressure tolerant in grado di operare a -3.000 metri oppure sistemi di propulsione per mezzi subacquei o ancora sistemi di navigazione di precisione), da colmare con estrema urgenza, attraverso lo sviluppo di tecnologie nazionali, e ha definito due direzioni su cui far convergere, in modo sinergico, le risorse nazionali (Industria, Università e Centri di ricerca):
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
volume finanziario complessivo di circa 115 M€. Alcune compagini assegnatarie dei progetti stanno operando in anticipo e prevedono di consegnare i primi dimostratori tecnologici dopo soli 18 mesi dall’aggiudicazione, in anticipo sulle tempistiche contrattuali. Delle specifiche premialità favoriscono la partecipazione ai progetti promossi dal Polo di PMI, Università e Centri di Ricerca prevedendo specifiche premialità. In ogni compagine che si è aggiudicata i singoli progetti sono infatti presenti almeno tre PMI e due Università/ Centri di Ricerca. L’ecosistema delle realtà nazionali impegnate nei progetti del Polo è composto da oltre 250 operatori economici tra cui 175 PMI, delle quali più del 50% non aveva mai operato nell’ambito dell’underwater.
• Una rete integrata di comunicazioni per ottenere la Underwater Situational Awareness e migliorare la sorveglianza subacquea. Questa rete integrerà cavi di comunicazione dotati di sensori acustici in grado di operare a supporto di veicoli sottomarini;
• La progettazione di veicoli subacquei multimissione per operare efficacemente nel dominio sottomarino fino alla profondità di 3.000 m, dall’esplorazione del fondale marino al monitoraggio dei cavi fino alle attività di manutenzione, potenziando così le capacità di deterrenza.
Il Polo persegue i suddetti obiettivi attraverso l’emissione di bandi di ricerca tecnico-scientifica: in tempi compressi, due anni, abbiamo promosso tre bandi di ricerca e sviluppo e 19 progetti per un
A San Bartolomeo, presso la sede della Struttura Operativa del Polo, il PNS mette a disposizione delle realtà del proprio ecosistema laboratori e mezzi della Marina Militare, un simulatore federabile di scenario subacqueo realizzato dal CMRE (Centre for Maritime Research and Experimentation) della NATO, sistemi autonomi che possono imbarcare i sensori sviluppati e un’area di test fino a 250 metri di profondità, in corso di realizzazione e con prevista consegna a marzo 2026, che permetterà di ridurre la necessità di attività in mare, validare i modelli, comprimere ulteriormente i tempi e conoscere, in tempo reale, i livelli tecnologici raggiunti nell’avanzamento delle attività.
La prossima sfida consisterà nel guidare e sostenere i progetti nel passaggio da dimostratore tecnologico in ambiente reale (TRL 7), che costituisce il punto di caduta di tutte le iniziative promosse dal PNS – alla prototipizzazione e industrializzazione (TRL 9).
Il dimostratore della rete integrata di comunicazioni per ottenere la Underwater Situational Awareness sarà disponibile nel 2026, per arrivare all’industrializzazione nel 2028.
Per quanto riguarda il veicolo autonomo multimissione: esiste, è il Flatfish di Saipem, ma nessun componente è nazionale. I bandi hanno riguardato il sistema di navigazione, la batteria pressure-tolerant, il manipolatore, gli effettori. Abbiamo portato avanti bandi a sollecito che hanno prodotto progetti interessanti, anche da realtà dei distretti aerospaziali.
Riprendo una citazione del Sottosegretario di Stato alla difesa, Matteo Perego di Cremnago, che ha definito San Bartolomeo come la “Palo Alto italiana dell’underwater”. Ci stiamo lavorando. Abbiamo preso molto seriamente questo proposito e stiamo provando a realizzarlo.
Space&Blue
Il mare visto dallo spazio: Strumenti operativi e piani per la sua tutela
Stefano Laporta
Presidente ISPRA e SNPA
Per contestualizzare il contributo dell’osservazione della Terra nel monitoraggio dell’ambiente e del territorio - per poi arrivare al mare – occorre prima inquadrare la governance nazionale, che per la parte spazio segue quella europea, regolata nell’ambito della configurazione Copernicus del programma Spazio, che vede uno user forum per la consultazione degli utenti europei e un Comitato con ruolo decisionale relativamente gli input dello User Forum.
In Italia abbiamo un forum nazionale, strumento di consultazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (supportato tecnicamente e amministrativamente dall’ISPRA); attraverso specifici tavoli di consultazione, il forum coordina le necessità degli utenti nazionali per portare in Europa una domanda utente coordinata e per indirizzare i servizi operativi nazionali di monitoraggio del territorio e dell’ambiente, come le progettualità sui fondi PNRR. Questo assetto di governance permette di identificare e indirizzare delle specifiche “catene di valore” tematiche basate sulle diverse necessità degli utenti che per norma devono erogare dati e informazioni.
La consultazione degli utenti avviene tramite diversi tavoli, tra cui quelli Sicurezza, Infrastrutture e Trasporti, Agricoltura, Emergenze e i tavoli SNPA e tavolo Coste (coordinato da ISPRA).
Il monitoraggio del settore costiero è quindi espressione degli utenti nell’identificazione dei servizi operativi di interesse nazionale; oltre a quello costiero, ci sono monitoraggio e previsione della qualità dell’aria, dei movimenti del suolo, idro-meteo-clima e risorsa idrica, oltre ai servizi per la gestione delle emergenze e della sicurezza.
La genesi di questo lavoro coordinato parte dalla definizione del Piano Nazionale di Osservazione della Terra, prodotto nell’ambito dei lavori della PCM tramite il Gruppo di Lavoro “Osservazione della Terra” coordinato dall’ISPRA, dall’ASI, dal MUR e dal MASE, dove sono stati aggiornati e messi a Sistema i requisiti in termini di nuovi prodotti di monitoraggio espressi dagli utenti istituzionali.
Per la parte dei Servizi marino costieri, ISPRA ha coordinato la raccolta di detti requisiti e la loro strutturazione, condividendo tale impostazione con gli utenti istituzionali coinvolti nel Piano
Nazionale di Osservazione della Terra e con il resto della comunità nazionale (università, centri di ricerca e commerciali dell’industria e dell’impresa), creando anche un Documento di Posizionamento Nazionale sui i servizi costieri per il livello Europeo.
Nel PNRR, ISPRA gestisce direttamente la programmazione del MER, partecipa a quelle di IRIDE e partecipa ai tavoli di lavoro sul progetto SIM (Sistema Integrato di Monitoraggio). La partecipazione ai diversi tavoli è a garanzia della non duplicazione delle attività e della sinergia dei diversi piani PNRR (MER, SIM e IRIDE). I prodotti realizzati sono elementi funzionali sinergici che concorrono all’erogazione del servizio dal soggetto
È importante che gli attori continuino a sviluppare insieme i sistemi di monitoraggio costiero
deputato per norma o per compito istituzionale, come nel caso della mappatura dell’assetto costiero che è uno dei Servizi istituzionali in capo ad ISPRA.
Quando i nuovi prodotti in corso di sviluppo nel PNRR saranno pronti, in particolare ciò che produrrà il MER tramite gli interventi dedicati alla mappatura topografica e batimetrica, costituirà il materiale per il rilascio del nuovo strato informativo sull’assetto costiero, ossia l’individuazione della linea di costa e della caratterizzazione della costa emersa al 2026, che aggiorna il precedente del 2020.
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
Allo stesso tempo, i dati prodotti da IRIDE - opportunamente integrati con i prodotti MER - permetteranno un’analisi dinamica di effetti di specifici eventi di interesse (erosione, allagamento da mareggiata, tsunami) e forniranno altri strati informativi, quale quello di copertura ed uso del suolo dedicato alle coste, molto utile per la valutazione del rischio costiero.
La sostenibilità dell’operatività dei Servizi non dipende solo dal fattore economico, ma anche dal mantenimento allo stato dell’arte (supportato dalla ricerca scientifica) e dalla capacità di utilizzo (quindi la formazione del personale).
Per quanto riguarda la ricerca scientifica, l’Italia vanta molte competenze nell’ambito dello sviluppo di Servizi operativi per il monitoraggio costiero, tra cui ISPRA con il supporto delle ARPA, CNR, OGS, ENEA, INGV, LaMMA, e anche soggetti non pubblici quali il CMCC. È importante che questi attori continuino a partecipare allo sviluppo congiunto dei sistemi per farli evolvere in coerenza con le nuove frontiere della scienza e della tecnica.
Per quanto riguarda la formazione, questa è necessaria per il personale affinché sia in grado di utilizzare i nuovi prodotti in corso di realizzazione, con il supporto delle università, ma anche per formare nuove generazioni di studenti da arruolare nel pubblico sulla base di specifiche skills.
Per quanto riguarda la sostenibilità economica, occorre impostare una strategia nazionale per valorizzare i diversi strumenti – tra cui la Legge Spazio - nell’ottica di un sistema unitario di monitoraggio integrato marino-costiero ed evidenziare i contesti programmatici nazionali ed europei in cui tale sistema può essere posizionato.
SPIAGGE CON LABEL
Layer delle spiagge nei 3 anni di riferimento 2000, 2006, 2020.
Nell’immagine si vede come ci sia stato nel tempo un riposizionamento della spiaggia verso terra, con differenze che arrivano anche a 100 metri tra il 2000 e il 2020. La zona è quella che si trova a nord di Marina di Pisa.
Space&Blue
Formare le competenze per leggere la complessità
Ezio Bussoletti
Responsabile Scientifico Master “Space Economy” LUISS Business School
La formazione svolge un ruolo centrale.
Tre anni fa, insieme alla Luiss Business School, abbiamo lanciato il primo Master in Space Economy realmente strutturato in Italia. Il suo successo è legato a diversi fattori: è stato richiesto da tre ministri appartenenti ad ambiti differenti — Difesa, Economia ed Esteri — e ha ricevuto il contributo, altrettanto decisivo, dell’industria.
Oggi i numeri confermano la bontà di questo percorso: dai 20 partecipanti iniziali siamo passati a 31, provenienti da tutte e tre le Forze Armate.
La funzione di questa formazione è chiara. Oggi non è più sufficiente una competenza verticale “a canne d’organo”, che le università italiane garantiscono da tempo. Il tema dell’interdisciplinarità è spesso richiamato, ma nella maggior parte dei casi rimane un concetto teorico. Per realizzarla concretamente occorre costruire percorsi integrati, capaci di mettere in dialogo mondi che normalmente non si incontrano. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo.
L’edizione di quest’anno vede la partecipazione di dieci persone provenienti dalla Difesa, diversi professionisti di TASI, Telespazio ed e-GEOS e — elemento particolarmente significativo — cinque ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Gli astrofisici in Italia lavorano molto nello spazio; accompagnandoli in questi percorsi, inizieremo a farli dialogare anche con il dominio “blue”. Le due dimensioni sono talmente interconnesse che diventa naturale affrontarle insieme.
Da questa esperienza prende forma un’evoluzione coerente: il lancio del Master Space&Blue, il primo percorso avanzato in Italia dedicato alle competenze integrate tra spazio e mare. Non si tratta di un semplice nuovo corso, ma della risposta a un’esigenza ormai evidente. Servono figure in grado di comprendere e governare ecosistemi nei quali osservazione della Terra, comunicazione satellitare, monitoraggio marino, dominio subacqueo, sicurezza delle infrastrutture critiche, gestione dei dati, intelligenza artificiale e nuove tecnologie fanno parte di un’unica catena del valore.
Il Master Space&Blue propone una interdisciplinarità reale — non dichiarata, ma concretamente praticata — che integra competenze provenienti dall’accademia, dall’industria spaziale e marittima, dalle Forze Armate, dai centri di ricerca, dai cluster tecnologici nazionali e dal sistema camerale, già impegnato nella mappatura delle connessioni tra spazio e mare.
L’obiettivo è formare professionisti che non conoscano solo lo spazio o solo il mare, ma che sappiano metterli in relazione. Figure capaci di leggere la complessità dei nuovi domini, valorizzare
le opportunità del trasferimento tecnologico e contribuire alla sovranità tecnologica nazionale attraverso una visione sistemica. Space&Blue significa saper passare dal satellite al fondale, dall’osservazione oceanica al dato orbitale, dalle infrastrutture subacquee alle connessioni spaziali.
È su questa integrazione che stiamo costruendo la nuova generazione di competenze di cui il Paese avrà sempre più bisogno.
Intervenuto al 3° Forum Space&Blue
3° Forum Space&Blue
Il 3° Forum Space&Blue, che si è svolto a Roma presso il Salone degli Arazzi di Palazzo Piacentini, conferma il ruolo centrale dell’interconnessione tra l’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare come leva strategica per la competitività e la sovranità tecnologica nazionale dell’Italia.
L’evento, aperto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci, e chiuso dal Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea Josef Aschbacher, ha posto al centro la costruzione di una filiera italiana integrata Space&Blue, fondata su innovazione, trasferimento tecnologico e sviluppo di soluzioni dual use.
Il Forum ha confermato l’esistenza di un dialogo istituzionale a tutti i livelli: Governo, Parlamento – con l’Intergruppo per l’Economia del mare e l’intergruppo per la Space Economy – e Forze Armate – con Marina Militare e Aeronautica Militare.
Come sottolineato da Aschbacher l’Europa non può più considerare lo spazio e il mare come domini separati: sono ormai interdipendenti e richiedono un’infrastruttura integrata di sicurezza.
Durante i lavori, l’Agenzia Spaziale Italiana ha annunciato la costituzione di una Task Force “SpaceandBlue” interna all’Agenzia e l’emanazione di un bando di gara multitematico volto a stimolare la partecipazione crossindustry dei diversi attori che operano nei settori dello spazio e del mare per attività di sviluppo, sperimentazione e prototipazione avanzata di sistemi tecnologici che possono far dialogare le filiere tecnologiche afferenti ai due domini.
Due iniziative che rappresentano un acceleratore significativo per la crescita della filiera italiana in un settore ad alto potenziale tecnologico e industriale.
Il Forum ha inoltre sancito la nascita di un tavolo di lavoro permanente presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con l’obiettivo di aprire nuove opportunità per le imprese, valorizzare competenze e know-how nazionali e orientare ricerca e sviluppo verso applicazioni concrete.
Il sistema camerale – attraverso Assonautica Italiana di Unioncamere, OsserMare e Centro Studi Tagliacarne – ha dato vita all’Osservatorio Integrato Space&Blue Economy, impegnato nella costruzione della prima base dati nazionale sulle interconnessioni tra Spazio e Mare, di cui ha presentato un’anteprima nel corso del Forum.
Tra le buone pratiche già adottate spicca sicuramente ISPRA, che ha evidenziato l’esistenza e la necessità di consolidare un sistema nazionale coordinato di governance, sviluppo e utilizzo dei servizi di Osservazione della Terra per il monitoraggio dell’ambiente marino.
Allo stesso tempo, il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea ha mostrato il ruolo trainante del dominio underwater, già pronto a contribuire in modo decisivo grazie allo sviluppo di sistemi di sorveglianza, sicurezza e robotica subacquea.
Il contributo delle Forze Armate, basato sull’impiego di tecnologie dual use, risulta determinante per la sicurezza dei domini marittimo e spaziale e per la protezione delle infrastrutture critiche, rendendo l’integrazione tra mare, spazio e difesa un elemento strutturale della sovranità tecnologica italiana.
Roma, 19 novembre 2025
I due cluster, CTNA e BIG, hanno inoltre avviato attività congiunte per accompagnare gli ecosistemi industriali nel percorso di innovazione. Un altro elemento chiave emerso nel Forum è la collaborazione con la LUISS Business School per la realizzazione del primo Master “Space&Blue”, dedicato alla formazione delle competenze tecnologiche e manageriali necessarie allo sviluppo della nuova filiera.
In un quadro internazionale segnato da sfide quali connettività, sicurezza, transizione energetica e protezione delle infrastrutture critiche, l’integrazione tra Spazio e Mare si configura come un asset essenziale per rafforzare la resilienza e la competitività dell’Italia.
Il sistema industriale italiano ha attestato l’esistenza una filiera spaziale forte, integrata e in crescita, che le permette di esercitare una vera sovranità tecnologica e di guidare le connessioni strategiche tra Spazio ed Economia del Mare.
Regioni, distretti tecnologici, imprese, start up e centri di ricerca stanno già avviando nuove iniziative e sperimentazioni.
Il 3° Forum Space&Blue conferma dunque l’avvio di una nuova stagione per l’Italia in cui Spazio e Mare diventano un’unica frontiera strategica, capace di generare valore, sicurezza e innovazione per il futuro del Paese.
Roberta Busatto
LE CONNESSIONI TRA SPAZIO E MARE NON SONO PIÙ SOLO