Pmi live n. 3

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Live

PMI

Bimestrale - n. 3 - anno I - spedizione in abbomento postale - art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 - Registrazione n° 921/2009 presso il Tribunale di Latina

Anno I n. 3 FEBBRAIO - MARZO 2010

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Cooperativa

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Cooperativa editoriale

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Le imprese al centro dell’economia

“Abbiamo dedicato questo numero, in apertura del 2010, a quell’atteggiamento propositivo che vogliamo ci sia proprio e che deve caratterizzare sempre di più le nostre PMI”


EDITORIALE

Si apre il 2010 di PMI Live.

Fiducia, proposte, approfondimenti, innovazioni, curiosità: in una parola più modernità. IN QUESTO NUMERO:

Editoriale

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L’intervista

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Si apre il 2010 di PMI Live di Roberta Busatto

Dalla biodiversità al nucleare: i progetti del Governo in materia ambientale

Intervista al Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare Roberto Menia

Dentro le PMI

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La Setel Srl e la sua sfida alla complessità

Aerospazio

8-9

Interessanti novità dal mondo ASI

Intervista al Presidente, l’ingegnere Eduardo De Francesco

Previsti due ambiti di intervento per sostenere le Piccole e Medie Imprese del settore dell’aerospazio

Difesa

10 - 11

Nasce la “Difesa Servizi Spa” e noi apriamo il dibattito

Economia

12 - 13

La lotta all’evasione fiscale è un mezzo per riequilibrare il mercato

Idee a confronto

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Per iniziare cercheremo di definire cosa e quanto cambierà nel settore, prima di tutto per le PMI

Intervista al Comandante Generale della Guardia di Finanza Cosimo D’Arrigo

“Caritas in Veritate” e mercato

L’intervento di un eminente docente universitario, Primo Salani

PMI Live anno I numero 3 bimestrale Febbraio - Marzo 2010 Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@pmilive.it r.busatto@gmail.com Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@pmilive.it

“Guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno”. Con queste parole il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha salutato l’arrivo del 2010. Nella sua analisi, pur non mistificando la realtà ed evidenziando il perdurare di una crisi economica che minaccia di colpire ora soprattutto l’occupazione, ha voluto mettere in risalto i punti di forza del nostro Paese intorno a cui insistere per ripartire. E ha voluto disegnare una strada di superamento degli endemici limiti tutti italiani per farne finalmente, questo lo aggiungiamo noi, una nazione all’altezza delle sfide della modernità. “Vengono così in primo piano antiche contraddizioni, caratteristiche dell’economia e della società italiana. Dissi da questi schermi un anno fa: affrontiamo la crisi come grande prova e occasione per aprire al Paese nuove prospettive di sviluppo, facendo i conti con le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo - dalla crisi deve e può uscire un’Italia più giusta. Ebbene, questo è il discorso che resta ancora interamente aperto, questo è l’impegno di fondo che dobbiamo assumere insieme noi italiani”. Un’Italia più giusta, più forte, più aperta. Un’Italia che valorizzi il merito. Nello scorso numero chiedevamo di cogliere le opportunità della crisi per investire su un futuro che veda le imprese e l’intero sistema italiano meglio di come siano stati fino ad ora. Chiedevamo, appunto, di puntare su “innovazione, ricerca scientifica, alta formazione, valorizzazione delle risorse umane, miglioramento della competitività e aumento della nostra qualità nella produzione”. Abbiamo voluto aprire il 2010 di PMI Live con le riflessioni del Presidente della Repubblica per ribadire le nostre convinzioni e per cogliere quel sentimento che Napolitano ha voluto esprimere proprio in apertura del suo discorso: anche noi vogliamo guardare all’anno che è iniziato con la stessa fiducia. Ecco perché abbiamo dedicato questo numero a quell’atteggiamento propositivo che vogliamo ci sia proprio e che deve caratterizzare sempre di più le nostre PMI. Sfogliando le pagine del giornale troverete, infatti, tante buone notizie. Qui le elenchiamo brevemente solo per tratteggiare quel filo rosso che le sottende e che in qualche modo dà il senso vero di una rivista come la nostra: il sostegno alle eccellenze, alle innovazioni e alla modernità; la volontà di farsi domande e non solo di trovare ma soprattutto di proporre risposte. Il primo numero del 2010 si apre, dunque, con un inno alla valorizzazione della qualità ambientale ed energetica quale volano di sviluppo, grazie all’intervento del Sottosegretario Menia. Segue la consueta rubrica dedicata alle PMI della difesa e dell’aerospazio con l’intervento di un’azienda capace di sfidare la complessità, la Setel. E’ la volta poi dei nostri due prioritari ambiti di intervento: l’aerospazio, con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana che ci ha dato la possibilità di andare al fondo delle vere criticità per le imprese del settore, e la difesa, con un argomento di fondamentale importanza, la costituzione di “Difesa Servizi Spa” destinata a cambiare il settore. A pagina 13 abbiamo invece l’onore di ospitare una personalità di altissimo prestigio, il Comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D’Arrigo, con il quale abbiamo messo le mani nel delicato tema dell’evasione fiscale. Prosegue, poi, il percorso di “Idee a confronto” che si arricchisce questa volta del contributo di un importante professore universitario, Mario Salani. Il numero si chiude, infine, con un occhio a quanto succede al di là dell’Oceano. In tutto questo, il nostro speciale condimento e la traduzione concreta della nostra fiducia. Insomma il nostro mestiere… Roberta Busatto Direttore PMI Live

Progetto Grafico: Vincenzo Schiano Moriello Stampa: Graficart snc - Formia (LT) viale dell’industria 37 - 04023

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Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” info@barraspaziatrice.it

“ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM” (dalle “Sententiae” di Pubilio Siro, mimo del 1° secolo a.C.)

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L’intervista

Dalla biodiversità al nucleare: i progetti del Governo in materia ambientale Intervista al Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare Roberto Menia

Ospitiamo con piacere nelle pagine della nostra Rivista il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Roberto Menia, con il quale abbiamo affrontato temi attinenti la Biodiversità ed il Nucleare, argomenti di grande interesse per il nostro Paese e di competenza del Ministero, che vede l’Onorevole Menia Vice del Ministero Prestigiacomo. Si è aperto a Berlino l’Anno Internazionale per la Biodiversità promosso dalle Nazioni Unite. Obiettivo dell’iniziativa: riaffermare i valori della Convenzione internazionale della diversità biologica e del Countdown 2010 (l’impegno preso otto anni fa da alcune nazioni, tra cui l’Italia, di ridurre significativamente la perdita di Biodiversità entro il 2010), e aumentare la consapevolezza dei governi e dell’opinione pubblica mondiale dell’importanza della diversità biologica per la vita sulla Terra. Quali progetti sono stati studiati per sostenere la biodiversità? “Il nostro Governo attribuisce un’importanza straordinaria alla tutela della biodiversità. L’Italia, infatti nell’ambito della Convenzione internazionale sulla Diversità Biologica (CBD) e degli impegni assunti a livello europeo per fermare la perdita di biodiversità entro il 2010 è da anni attiva nel fronte della salvaguardia di specie ed habitat su tutto il territorio nazionale. Dal punto di vista politico abbiamo l’orgoglio di essere stati i promotori della Carta di Siracusa, documento internazionale sulla lotta alla perdita di biodiversità che è stato sottoscritto da più di venti tra i più importanti stati del mondo nel G8 sull’ambiente appunto a Siracusa. Il 2010 segna un momento di particolare importanza per la definizione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, attraverso la quale integrare le varie esigenze sia con lo sviluppo che con l’attuazione delle politiche settoriali nazionali. Sono diversi i progetti in campo, tra questi il “Sistema Ambiente 2010” è di grande respiro, perché finalizzato alla realizzazione del principale sistema nazionale sui temi della Biodiversità e delle Aree Naturali e si propone di coinvolgere i principali interlocutori istituzionali e non governativi in materia. Il risultato finale sarà un portale, attualmente in corso di realizzazione, rivolto sia ad un pubblico specialistico sia ai non addetti ai lavori e sarà una piattaforma informativa online, bilingue (italiano - inglese), punto di gestione, accesso e snodo di informazioni, applicazioni e servizi connessi a due sezioni tematiche. Altro progetto è il Network Nazionale per la Biodiversità (NNB) per lo studio, il monitoraggio e la diffusione della conoscenza della diversità biologica a tutti i sui livelli di organizzazione (geni, specie, ecosistemi), di

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che purtroppo ha reso pressoché inutili i grandi sforzi che fino ad allora erano stati fatti. La Conferenza sul clima è stata caricata mediaticamente di significati politici che poco avevano a che fare con i problemi tecnici, scientifici ed economici che le parti dovevano trattare. Da qui l’illusione è divenuta delusione soprattutto per le posizioni rigide, ma ampiamente prevedibili, dei grandi colossi come Cina e USA. La stessa Presidenza Obama è stata dipinta come meno pragmatica di quello che in realtà sta dimostrando di essere e questo ha dato a Copenaghen il senso di un sostanziale fallimento. Ma ora bisogna ripartire perché, catastrofisti a parte, quello dei cambiamenti climatici è un problema serio. L’importante è che l’Italia, nonostante i molti detrattori, potrà dimostrare ampiamente di poter raggiungere i traguardi imposti dal Protocollo di Kyoto”. supporto a tutti i soggetti che a vario titolo sono interessati ai temi della biodiversità. Ed infine il Sistema Nazionale delle Aree Protette (ANP) un sistema informativo integrato a supporto degli enti gestori, delle imprese, delle comunità locali e dei cittadini”. L’agricoltura può trasformarsi in un elemento di conservazione di biodiversità? “Certamente, l’agricoltura e soprattutto la cosiddetta cultura agricola praticata nel rispetto del ciclo naturale sono importanti strumenti per tutela della biodiversità”. Che tipo di sostegni il suo Ministero ha previsto per le sperimentazioni di coltivazioni in grado di evitare l’impoverimento della terra, tipo quella idroponica e in ambiente controllato? “Ci sono diversi progetti che la Direzione per la ricerca e lo sviluppo ambientale sta portando avanti coniugando rigore e innovazione”. Conferenza mondiale sul clima a Copenaghen: quali sono i risultati raggiunti e quali gli obiettivi proposti per i prossimi anni sia in generale che da parte europea? “La conferenza di Copenaghen è stata un fallimento

Passando al mondo imprenditoriale, ritiene ancora valide le certificazioni di qualità? Ci sono novità nel settore? “Le certificazioni di qualità sono validissime e le nuove tecnologie permettono di adempiere al meglio ai necessari controlli. Novità non ce ne sono, ma è nostra intenzione procedere ad una semplificazione dell’intero sistema certificativo”. Chiudiamo con il tema dell’energia. Ritorno al nucleare? Investimenti nelle energie rinnovabili, come e in che direzione? “Nucleare si. E’ la nuova frontiera del nostro sviluppo, è la più pulita tra le energie alternative. Il nostro programma di governo, che stiamo attuando con grande impegno, prevede un rafforzamento della capacità di approvvigionamento basandosi su un mix energetico caratterizzato per il 50% da energia fossile, il 25% dal nucleare e il 25% dalle energie da fonte rinnovabile”.

ROBERTO MENIA Nato a Pieve di Cadore (BL) il 3 dicembre 1961. Sposato dal 1998 con Francesca, ha una figlia, Lucrezia, nata nel 2005. Ha iniziato la sua attività politica nelle organizzazioni giovanili del MSI, guidando a partire dal 1980 il Fronte della Gioventù di Trieste e divenendo presidente nazionale del FUAN (l’organizzazione degli universitari di destra) dal 1988 al 1996. Dottore in giurisprudenza e giornalista pubblicista, è stato per oltre 10 anni consigliere comunale di Trieste e dal 2001 al 2003 Assessore alla Cultura. Coordinatore regionale del Popolo delle Libertà - Alleanza Nazionale, è stato membro dell’esecutivo nazionale di AN e dal 1998 fino alla nomina a Sottosegretario è stato responsabile del dipartimento iniziative esterne e propaganda del partito. E’ deputato di Trieste al Parlamento dal 1994, eletto nelle legislature XII, XIII, XIV, XV e XVI: Di origine istriane ha sempre lottato per i diritti degli italiani di origine istriana, giuliana, dalmata; porta il suo nome la legge che ha istituito il 10 febbraio come “Giorno del Ricordo” per i Martiri delle Foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati. Nella XII legislatura ha fatto parte della Commissione affari esteri e comunitari e della Commissione speciale per le politiche comunitarie. Membro della Delegazione italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord. Nella XIII legislatura è stato Segretario della Commissione difesa. Nella XIV legislatura componente della Commissione affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni, membro della Commissione difesa e della Commissione d’inchiesta concernente il “dossier Mitrokhin” e l’attività d’intelligence italiana. Nella XV legislatura componente della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni e della Commissione. Fondatore del Centro culturale “Almerigo Grilz” a Trieste. Arbitro internazionale di hockey su prato. È citato nel “Dizionario degli artisti di Trieste, Istria e Dalmazia” come pittore acquarellista. Conosce le lingue inglese e spagnola ed ha la passione del volo in deltaplano e delle immersioni subacquee.

Ercole Fragasso

Link utili: www.cbd.int/convention www.minambiente.it

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Dentro le PMI

La Setel Srl e la sua sfida alla complessità Intervista al Presidente, l’ingegnere Eduardo De Francesco L’intervista di questa settimana metterà alla prova il livello di attenzione dei nostri lettori. I suoi risvolti saranno infatti in alcuni casi perfino filosofici. Ma è il rischio che si corre incontrando imprenditori che nella vita fanno prima di tutto gli ingegneri e che conoscendo profondamente il funzionamento di un impianto sanno sviluppare modelli che ne misurino il mantenimento nel tempo. E’ il caso di Eduardo De Francesco, ingegnere logistico comproprietario dell’azienda laziale Setel e dell’omonimo gruppo. Insieme imprenditore e professore universitario, l’ingegner De Francesco ci accompagnerà in un viaggio all’interno della fatica quotidiana di chi fa dell’elevata tecnologia e dell’ingegnerizzazione il suo principale business. E il nostro viaggio non sarà privo di sorprese… Ingegnere, partiamo dalla sua azienda. Lei si occupa di ingegneria del supporto logistico. Cosa significa? “La Setel di occupa del mantenimento in vita dei sistemi, non dell’ingegneria di performance ma della durata nel tempo di un sistema o un impianto. Il nostro lavoro si sviluppa in due fasi. La prima riguarda la cooperazione con l’ingegneria di progetto; a noi è richiesta sia la valutazione della disponibilità nel tempo dell’impianto che la misurazione del costo globale nell’intero ciclo di vita. La seconda invece interessa la progettazione e pianificazione della manutenzione che garantirà la disponibilità dell’impianto per l’arco di tempo previsto dal progetto Noi valutiamo quindi la disponibilità operativa di un sistema, ossia : per quale percentuale di tempo può funzionare, quanto e quando si ferma, di quanta assistenza necessita e con quali costi globali. Queste analisi si ottengono attraverso una opportuna modellizzazione del sistema in esame, sistema che è tipicamente complesso. Si tratta di un processo che, pur se applicato a vari contesti tecnologici, è sostanzialmente un’analisi statistica che fornisce una sensibilità tecnico/economica alla gestione nel tempo del sistema complesso. Non ha tuttavia l’obiettivo di generare numeri di valenza assoluta. Una particolarità: possiamo operare in tutti i settori perché in tutti i settori c’è un sistema complesso da gestire”. Mi sembra il vostro un settore in cui è particolarmente difficile valutare l’efficacia del servizio e dunque la sua qualità. Sbaglio? “No, infatti il problema più grande per noi è che quello che facciamo non è di per sè facilmente verificabile, richiede grande onestà intellettuale e, quindi, si presta a subire una concorrenza sleale da parte di imprese poco qualificate e meno attente al rigore scientifico. Gli ingegneri logistici sono bravi a definire quell’impalpabile componente che è data dal rapporto tra ciclo di vita, quindi tempo, di un sistema e la sua efficacia. E’ ovvio che tale impalpabilità rende ancora più difficile valutare la nostra capacità”. La storia di questa branca dell’ingegneria è recente? “L’ingegneria logistica si può far risalire ai primi del ‘900 con la costruzione del primi trattori della “Caterpillar”. Allora si inventarono un sistema in grado di rendere quei mezzi manutenibili da parte di utenti non particolarmente qualificati, dando il via così alle prime applicazioni di ingegneria del supporto logistico. Ancora oggi gli americani sono, allo stesso tempo, sia i driver metodologici che i più grandi acquirenti al mondo di logistica. Ma è dopo gli anni ‘70 che si sviluppa la disciplina che lega un sistema al suo ciclo di vita. L’evoluzione tecnologica ha reso i sistemi sempre più

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complessi con conseguente aumento delle dimensioni e della sofisticazione dei modelli. L’evoluzione del mondo informatico e della capacità di programmazione e di sviluppo di nuovi software ha di conseguenza offerto un grande supporto agli sviluppi del nostro settore”. In quali settori operate principalmente? “Il nostro core business è certamente nella Difesa e in parte minore nell’Aerospazio e nei Trasporti. Il nostro gruppo nasce proprio dall’esperienza di imprenditori provenienti da quel mondo. Ad oggi la SeTeL ricoprire un ruolo importante tra i fornitori di Ingegneria Logistica a livello nazionale e, già da diversi anni, si è lanciata in varie avventure estere”. Quali sono i vostri principali clienti? “Sono per lo più grandi aziende. Esse hanno la necessità di crearsi delle subforniture specialistiche non potendo, o non volendo, mantenere al proprio interno tutto il processo produttivo. Le grandi aziende gestiscono progetti complessi; oggi la gestione della complessità diventa indispensabile ed è dunque indispensabile il ruolo dell’ingegneria logistica. Prima si tendeva a semplificare i processi oggi invece a modellizzarli per gestirli al meglio. L’aumento della complessità dei sistemi ha però anche creato delle subforniture complesse; è oggi quindi possibile avere rapporti commerciali non solo con le grandi aziende, ma anche con i subfornitori evoluti, realizzando spesso con loro un processo di aggregazione cooperativa non sempre realizzabili con i grandi. In questo scenario abbiamo tuttavia dovuto derogare da una delle policy storiche della società che era quella di mantenere un tetto del 15%-20% di fatturato per singolo cliente. Oggi ciò non è più possibile poiché di fatto i nostri clienti sono confluiti in un unico conglomerato. Stiamo valutando come reagire per acquisire nuovi settori di mercato”. Qual è secondo lei il giusto rapporto tra PMI e grandi aziende? Quello attuale è secondo lei paritario? “Posso parlare per il settore che conosco meglio, quello di Difesa e Aerospazio. Le PMI da sole non possono fare molto, devono aggregarsi. L’aggregazione è difficile ma in altri Paesi come la Germania o la Gran Bretagna sta avvenendo; in Francia sono indietro ed il loro rapporto con la grande azienda è molto meno cooperativo (il rapporto con il prime è quasi brutale). I sistemi industriali esteri sono forse globalmente più efficaci dei nostri, ma le loro PMI sono mediamente meno vivaci intellettualmente delle nostre. Noi abbiamo una possibilità colossale: possiamo costruire un cluster delle PMI di aerospazio e difesa che parta dal basso. A Roma, grazie anche al lavoro della

Federlazio, l’Associazione delle PMI del Lazio, lo stiamo facendo. Negli altri Paesi i cluster sono normalmente costituiti dalla stessa grande azienda che in questo modo può riferirsi ad un unico interlocutore di subforniture, controllandolo indirettamente. Il nostro gruppo invece è libero e aggregabile, sia orizzontalmente con le altre PMI che verticalmente, per instaurare un rapporto diverso che venga a vantaggio di tutti, piccoli e grandi”. Lei diceva che le nostre imprese sono molto vivaci intellettualmente, si è mai chiesto il perché? “Secondo me la nostra grande forza sta nella grandissima vicinanza tra capacità manageriali e competenze tecniche. La nostra capacità aggregativa sta proprio nella possibilità di poter trovare immediatamente motivi di unione e di poter assumere decisioni in poco tempo”. Quali sono gli obiettivi del gruppo di PMI di Difesa e Aerospazio che sta nascendo nel Lazio? “Il nostro obiettivo deve essere quello di sviluppare progetti di fascia complessa senza invadere l’area del gigante, cercando i prodotti che questo stesso gigante non fa perché in casa costerebbe troppo. Presupporre una strategia a prescindere dalle grandi aziende sarebbe stupido: loro sono i nostri interlocutori, ma possono evolvere le modalità di relazione”. Quali sono secondo lei i veri punti di forza delle PMI del settore? “In primis il nostro livello di investimenti in ricerca e sviluppo. Noi di fatto, pur se in forme adeguate alle PMI, investiamo moltissimo; tali investimenti però non corrispondo a modelli riconosciuti in Italia e quindi non abbiamo possibilità di misurarli e quindi di averli riconosciuti. Collegato a questo c’è il nostro grande sforzo di autoformazione che, anche in questo caso, nessuno ci riconosce. Molti imprenditori del nostro Paese, quelli più avanzati, studiano dalla mattina alla sera e qualche volta anche di notte, ma in un modo troppo silenzioso. Ecco perché insieme all’”Università La Sapienza di Roma” stiamo studiando una modellistica che possa misurare e certificare l’eccellenza. Una sorta di metrica che faccia emergere questo grande lavoro sommerso. Si tratta di un modo per tutelare la proprietà intellettuale degli imprenditori di PMI che tentano una via tipicamente italiana alla ricerca. Infine, altro punto di forza è la nostra esperienza. La nostra generazione, quella dei sessantenni che guida la maggior parte delle PMI operanti nella Difesa e nell’Aerospazio, provengono dalla Selenia o da quell’humus culturale, sono quasi sempre degli spin off delle grandi aziende. Ecco perché il passaggio generazionale è oggi un tema sociale di primaria importanza. Da parte nostra la formazione del gruppo Setel è una risposta: i miei “figli aziendali” per crescere si sono dovuti inventare delle evoluzioni della nostra attività e hanno fondato società a noi collegate. Oggi hanno la responsabilità di portarle avanti. Il futuro dirà se i “figli naturali” avranno la capacità di essere gli eredi dei “figli aziendali”. Sono già informati che l’eredità aziendale non è un diritto divino ma solo un’opportunità da saper cogliere”. Roberta Busatto

IL GRUPPO Il Gruppo SeTeL, nato nel 1973, rappresenta un punto di riferimento nello scenario della LOGISTICA con specifico riferimento al settore dell’INGEGNERIA DEL SUPPORTO LOGISTICO applicata a settori particolarmente complessi ed innovativi come, ad esempio, quelli della Difesa, Aerospaziale, Information&Communication Technology, Trasporti, ecc. Inizialmente la SeTeL si è qualificata come fornitore specializzato nella redazione e sviluppo editoriale di documentazione tecnica a supporto di sistemi ed apparati tecnologici per la Difesa, prodotti dall’allora Selenia S.p.A. Questo ruolo è andato evolvendosi ed ampliandosi in sintonia con l’impetuosa evoluzione tecnologica che ha caratterizzato questo scenario. L’AZIENDA SeTeL (Società Capogruppo); coordina sia le strategie di sviluppo, marketing e commerciali, sia le attività tecniche di tutto il Gruppo. FORMA GIURIDICA: Società a Responsabilità Limitata CAPITALE SOCIALE (incluse le riserve straordinarie): 500.000,00 Euro PARTECIPAZIONI ESTERNE: nessuna; CAPITALE UMANO: 30 persone (50 nel gruppo), tra dipendenti e collaboratori stabili, la maggior parte dei quali laureati in discipline tecnico-scientifiche o in possesso di cultura equivalente; Fatturato 2008: 3.500.000,00 Euro; CLIENTI CONSOLIDATI: 31; ACCORDI DI COLLABORAZIONE/COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ATTIVI: 7 CERTIFICAZIONI DI QUALITÀ: EN ISO 9001:2000 (VISION 2000). Ente Certificatore SINCERT/PMI Cert. TUTELA DEL SEGRETO: La SeTeL nel suo complesso e tutti i suoi dipendenti e collaboratori sono abilitati a trattare argomenti classificati fino ai massimi livelli NATO; in tale ambito l’azienda dispone di specifiche aree riservate e di sicurezza per l’elaborazione, la gestione e l’archiviazione di informazioni classificate. I SERVIZI: Nel settore della Ingegneria del Supporto Logistico Integrato, sia per il mercato della Difesa che per quello Civile, il Gruppo SeTeL è in grado di proporre un’offerta estremamente articolata e competitiva, frutto di una presenza ultratrentennale su questo complesso mercato: • Piani di Manutenzione (preventiva, correttiva ed evolutiva). • Sistemi di gestione della manutenzione. • Sistemi per il controllo di configurazione. • Applicazioni e soluzioni software, sia “client-server” che “web based” per la gestione/operatività/controllo di tutte le attività del Supporto Logistico Integrato del cliente. In tale ambito riveste particolare rilevanza la progettazione e lo sviluppo di Banche Dati Logistiche. • Consulenza specialistica nello studio/acquisizione/applicazione di normative, regolamenti e standard internazionali afferenti il settore dell’ingegneria logistica (CALS, AECMA, DEF-STAN-0060, NATO Codification, ecc.). • Studi di affidabilità, manutenibilità e testabilità di impianti, sistemi ed apparati complessi ed analisi dei fattori di “sicurezza e rischio” ad essi collegate (FMEA, FMECA, FTA, RCFA, HAZOP, ecc.). • Definizione e calcolo delle parti di ricambio a vari livelli di manutenzione. • Codificazione NATO delle parti di ricambio. Sede Legale e Operativa. Direzione Amministrativa e Commerciale Via Casamari, 6 - 00142 Roma Tel. +39 065413991 Fax +39 065402274 www.setelgroup.com setel@setelgroup.it

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Aerospazio

Interessanti novità dal mondo ASI Previsti due ambiti di intervento per sostenere le Piccole e Medie Imprese del settore dell’aerospazio L’Agenzia Spaziale Italiana sta rivisitando la propria organizzazione, prevedendo tra l’altro una particolare e innovativa focalizzazione sulle Piccole e Medie Imprese del settore. Lo scopo è quello di avviare attività di monitoraggio e ascolto che preveda azioni concrete volte a garantire la più ampia partecipazione industriale ai progetti dell’Agenzia. L’ASI, con questa scelta, conferma il ruolo cruciale delle PMI nell’economia italiana ed anche nel settore spaziale. La flessibilità produttiva, la capacità di proporre e di introdurre innovazioni tecnologiche, e soprattutto la focalizzazione verso i prodotti sono gli elementi che l’ASI ritiene distintivi nel panorama delle PMI HighTech. D’altra parte risulta essenziale la ricettività e lo stimolo della grande industria nell’alimentazione di un circuito virtuoso che può rafforzare la presenza dell’industria nazionale sui mercati domestici ed anche internazionali. Nel corso degli anni si è assistito allo sviluppo di una capacità di cooperazione tra il mondo della ricerca e quello delle imprese che sta diventando sempre più patrimonio anche delle PMI. Questa attitudine consente il raggiungimento di un duplice obiettivo: da un lato l’acquisizione da parte delle imprese di un vocabolario sofisticato, più prossimo agli ambiti di ricerca e dall’altro una sensibilità alle effettive esigenze del “produrre” da parte dell’ambito della ricerca, soprattutto quella universitaria. Il fine delle attività proposte è quello di sostenere le piccole e medie imprese eccellenti esistenti e di promuoverne nuove che possano conquistare e presidiare nuovi ambiti del mercato delle tecnologie. E’ d’altra parte oramai patrimonio del sentire comune

che lo sviluppo tecnologico è la chiave di volta delle economie del futuro, le cosiddette “economie della conoscenza”, che hanno, anche nella capacità di finalizzare la ricerca scientifica un must del loro agire. In questo ambito ricadono sia le imprese a carattere manifatturiero dei settori tradizionali dello spazio che quelle derivate dal nuovo mercato dell’osservazione satellitare della Terra. Per quest’ultimo ambito l’Italia vanta una delle più innovative infrastrutturazioni satellitari a livello internazionale: la costellazione COSMO-Sky-Med realizzata, in collaborazione con il Ministero della Difesa, per la tutela del territorio e la prevenzione e gestione dei rischi naturali. Tra i naturali referenti istituzionali nell’utilizzo di COSMOSk y-Med, che consente l’acquisizione di una puntuale mole di dati sul territorio nazionale, rientrano i Ministeri dell’ambiente, la Protezione civile, le Regioni, ma anche i singoli territori e comunque in generale le istituzioni che hanno il compito del governo del territorio. I dati raccolti possono, ad esempio, essere utili per la prevenzione di rischi connessi alla solidità dei terreni e al fluire delle acque, a valutare la capacità produttiva degli spazi agricoli, a conoscere il livello di antropizzazione e comunque ad ottenere una serie di dati puntuali che già di per sé costituiscono un patrimonio conoscitivo unico ma che se connessi anche ad altre acquisizioni quale quella ottica amplificano fortemente il livello di conoscenza dei territori. Le PMI fanno indubbiamente parte del patrimonio nazionale e prima ancora regionale, grazie alla loro capacità di specializzare competenze legandole ai territori e costruendo intorno ad esse filiere di co-

“Le PMI fanno indubbiamente parte del patrimonio nazionale e prima ancora regionale”

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noscenza che costituiscono i presupposti per il radicamento di “vocazioni” produttive. In questo senso è ritenuta essenziale la promozione della necessità di cooperazione tra piccole e medie imprese che si completino vicendevolmente nella loro offerta tecnologica anche al fine di strutturare il loro rapporto con la grande azienda. Quest’ultima costituisce un momento indifferibile di confronto anche perché essa è la sola capace dell’assunzione dell’alto rischio che le realizzazioni satellitari comportano ed è grazie ad essa che si realizzano. Si vogliono promuovere modalità selettive e trasparenti condivise per la partecipazione delle PMI ai grandi programmi che consentano alla grande impresa di scegliere ciò che di meglio le PMI possono offrire in un equilibrato rapporto qualità-costo. E’ ovvio che si tratta di percorsi lunghi nel tempo, ma è opportuno iniziare ad operare da subito. E’ all’interno di questo quadro di massima che si collocano i due ambiti di intervento intorno a cui l’ASI ha deciso di muoversi per favorire il mondo delle PMI dell’aerospazio. La prima iniziativa attivata è stata quella della predisposizione di 4 bandi a cadenza semestrale che mettono a disposizione delle aziende complessivamente 20.000.000 di euro, 5.000.000 a bando. Il primo, pubblicato il 14 dicembre scorso con scadenza 5 marzo 2010, è dedicato al tema “Materiali, Componenti, Sensori”. I prossimi saranno invece rivolti all’Osservazione della Terra, alla Navigazione ed Applicazioni Integrate, alle Telecomunicazioni. Scopo di questo insieme di bandi è, tra gli altri, anche quello di attivare il capitale privato. Ecco perché si richiede come condizione per accedere al finanziamento che le PMI compartecipino, anche in kind, fino ad un massimo del 50% dell’importo complessivo del progetto Verranno selezionati i progetti finalizzati alla realizzazione di prodotti tecnologici che abbiano un mercato di riferimento ben individuato. Uno dei punteggi più significativi sarà assegnato, infatti, al business plan. Inoltre l’Agenzia si incaricherà di valutare anche ex-post, nei tre anni successivi alla chiusura del progetto, i risultati della performance aziendale riconducibili alla tecnologia proposta. Un’altra direzione nella quale è indirizzata parte dell’attività dell’Agenzia è quella ha consentito la stipula di una Convenzione congiunta con le tre più grandi associazioni di PMI aerospaziali (AIAD, AIPAS, ASAS). L’obiettivo è quello di realizzare presso l’ASI un Osservatorio sulle PMI che monitori costantemente i loro dati essenziali, sia quantitativi che qualitativi al fine di individuare quali misure di sostegno mettere in campo, conoscendo le esigenze reali e specifiche e valutando gli effetti delle misure già adottate al fine di intraprendere, eventualmente, le opportune misure correttive. La consultazione periodica delle Associazioni rientra tra le attività previste. Le Associazioni firmatarie rappresentano più dell’80% delle imprese del settore spaziale e sono quindi portatrici di una puntuale conoscenza del settore e delle sue criticità nonché delle esigenze più sentite dalla base imprenditoriale. La rappresen-

tatività delle citate Associazioni tuttavia non esclude in alcun modo la possibilità diretta di interazione di ASI con imprese non rappresentate. Anche i territori regionali in quest’ambito hanno possibilità di manifestarsi nella loro rappresentatività. L’internazionalizzazione delle imprese nazionali, cioè la capacità di esportare prodotti nazionali su altri mercati costituisce una delle ambizioni nella promozione delle PMI unitamente ad una maggior presenza in ambito dell’Unione Europea: le imprese italiane, quelle che già non lo fanno, devono prepararsi a concorrere in ambito europeo ed internazionale e la competizione nazionale può aiutarle nella preparazione a questa sfida. Ing. Walter Piperno Agenzia Spaziale Italiana Walter Piperno Dal 1997 lavora in ASI. Si è sempre occupato di trasferimento tecnologico e di PMI. E’ il referente per i rapporti con le PMI. Svolge attività di docenza universitaria. Con grande piacere abbiamo raccontato le novità dell’ASI specificatamente per ciò che riguarda le PMI del settore aerospaziale. Il fatto che si parli di particolari focalizzazioni e di riorganizzazioni settoriali che in qualche modo prevedono anche queste, è sicuramente un interessante fattore di cambiamento. Siamo certi che il percorso sia ancora all’inizio e che la stessa ASI, pur limitandosi all’esistente senza sbilanciamenti verso il futuro, sia perfettamente consapevole del fatto che ciò che serve realmente alle PMI del settore è la valorizzazione della propria attività di prodotto o di servizio per il contributo che dà allo sviluppo del settore aerospaziale. Premiare le imprese migliori ha un senso se queste hanno la possibilità di essere sostenute nei loro progetti di ricerca, a prescindere dal loro contributo all’interno dei grandi programmi nazionali e internazionali, che inevitabilmente necessitano di impieghi di cifre insostenibili dalle sole PMI. Questi progetti di ricerca nascono grazie ai grandi e totalmente autonomi investimenti che le imprese sostengono per l’acquisizione e la formazione di risorse altamente qualificate e grazie all’esperienza quotidiana che fa degli imprenditori del settore prima di tutto dei “visionari”. Traspare anche dalle scelte dell’ASI, e ci riferiamo in particolare ai 4 bandi predisposti, il riconoscimento che sia necessario oltre al ruolo di partner all’interno della catena produttiva della grande azienda, rendere le PMI in grado di immettersi autonomamente e direttamente sul mercato. Questa è la direzione in cui muoversi, prevedendo finanziamenti diretti alle imprese di eccellenza, per il contributo che danno anche allo sviluppo di altri settori. Abbiamo parlato in molte occasioni e continueremo a farlo, di nuovi rapporti tra PMI, tra queste e le grandi aziende e tra PMI ed Enti pubblici. In questa occasione ci limitiamo a sottolineare come le parole dell’ingegner Piperno ci spingano a proseguire nella direzione intrapresa dalla nostra rivista. Occorre favorire meccanismi di coesione e di aggregazione che prima di tutto possano rappresentare con maggiore incisività le necessità delle PMI dei settori difesa e aerospazio in particolare, ma non solo. C’è bisogno di interlocutori più omogenei, forti e coesi, per sedersi ai tavoli che contano e per far si che a costituire un osservatorio sulle PMI non siano più associazioni ibride influenzate inevitabilmente dalla presenza al loro interno di importantissime grandi aziende (leggi AIAD, AIPAS, APAS), ma soggetti targati solo ed esclusivamente PMI. In tal senso valutiamo con grande favore la possibilità, convalidata anche da Piperno, di individuare nelle Regioni raggruppamenti di imprese che manifestino una autorevole rappresentatività che derivi proprio dalla loro territorialità. Solo così si possono costruire le basi per una reale valorizzazione delle Piccole e Medie Imprese del settore. Roberta Busatto

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Dife sa

Nasce la “Difesa Servizi Spa” e noi apriamo il dibattito Per iniziare cercheremo di definire cosa e quanto cambierà nel settore, prima di tutto per le PMI La Finanziaria 2010 ha regolato la costituzione di una società per azioni denominata “Difesa Servizi Spa”. L’iniziativa non è di poco conto, visto che modificherà i rapporti all’interno del settore, sia tra Enti pubblici che tra questi e le PMI. In questo numero del giornale abbiamo voluto delineare nel modo più lineare possibile il quadro che si va prospettando, per consentire l’approfondimento autonomo di ciascuno e per dare gli spunti necessari all’apertura di un dibattito aperto a partire dal prossimo numero. La Difesa Servizi Spa, con sede in Roma, possiede un capitale iniziale di un milione di euro. Le attività ad essa affidate ruotano sostanzialmente intorno a due settori di intervento. Da un lato, allo svolgimento dell’attività negoziale diretta all’acquisizione di beni mobili, servizi e connesse prestazioni strettamente correlate allo svolgimento dei compiti istituzionali dell’Amministrazione della Difesa ma non direttamente correlate all’attività operativa delle Forze Armate, compresa l’Arma dei Carabinieri, da individuare con decreto del Ministro della difesa di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Dall’altro alla concessione in uso temporaneo, a titolo oneroso, previa autorizzazione del Ministro della Difesa, dei mezzi e materiali prodotti d a l l ’i n d ustr ia nazionale e acquisiti dalle Forze armate, per effettuare prove dimostrative, anche all’estero, ai sensi dell’art. 7 della legge n. 808 del 1985. Alla società “Difesa servizi Spa” saranno anche affidate, attività di valorizzazione e gestione degli immobili militari. Viene tuttavia esclusa da tale ambito di attività l’alienazione degli immobili medesimi. Tali attività di valorizzazione e di gestione potranno essere svolte anche attraverso accordi con altri soggetti e la stipula di contratti di sponsorizzazione. Inoltre la nuova società per azioni espleta funzioni di centrale di committenza per gli acquisti inerenti allo svolgimento dei compiti istituzionali del comparto sicurezza e difesa; è previsto altresì l’espletamento delle predette funzioni di centrale di committenza anche per le altre forze di polizia, previa stipula di apposite convenzioni con le amministrazioni interessate.

In tutti i casi, nell’esercizio delle funzioni di centrale di committenza la società utilizza i parametri di prezzo-qualità, come limiti massimi, stabiliti nelle convenzioni di cui all’articolo 26 della legge finanziaria per il 2000 (legge n. 488/1999) e successive modificazioni. Si tratta di convenzioni con le quali l’impresa fornitrice di beni e servizi prescelta si impegna ad accettare ordinativi ai prezzi e alle condizioni ivi previsti. I contratti così conclusi non sono sottoposti al parere di congruità economica e non richiedono il parere del Consiglio di Stato, ma sono compresi nel controllo successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni pubbliche ad opera della Corte dei Conti (legge n. 488/1999, art. 26, commi 1 e 2). La stipulazione di contratti in violazione delle convenzioni suddette ovvero dei relativi parametri costituisce causa di responsabilità amministrativa (comma 3 dell’articolo 26 della legge n. 488/1999). Le azioni di “Difesa Servizi Spa” sono interamente sottoscritte dal Ministero della Difesa, che esercita i diritti dell’azionista e determina eventuali successivi aumenti del capitale iniziale per mezzo di decreti del Ministro. Il comma 30 impone una serie di vincoli statutari, in positivo e in negativo. Tra i primi ci sono l’obbligo di esercitare le attività societarie in maniera prevalente in favore del Ministero della Difesa e la nomina, da parte del titolare del dicastero, dell’intero consiglio di amministrazione (di cui possono essere membri anche gli appartenenti alle Forze Armate in servizio permanente), nonché l’assenso alla nomina dei dirigenti. Tra quelli in negativo, si stabilisce che le azioni non possano essere cedute né divenire oggetto di diritti a favore di terzi e si vieta la quotazione in borsa o al mercato ristretto. L’approvazione dello statuto avviene con decreto del Ministro della Difesa di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze. Dall’insieme delle previsioni esposte fin qui, consegue che “Difesa Servizi Spa”, oltre a svolgere la funzione di centrale di committenza, rientrerebbe, per lo svolgimento degli ulteriori compiti alla stessa attribuiti, nella fattispecie -di derivazione comunitariadella società in house, ovvero formalmente terza e

“Ci saranno convenzioni con le quali l’impresa fornitrice di beni e servizi prescelta si impegna ad accettare ordinativi ai prezzi e alle condizioni ivi previsti”

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Portaerei caour attualmente in missione umanitaria ad Haiti separata dall’amministrazione pubblica ma sostanzialmente unita alla stessa da una relazione organica e chiamata a svolgere funzioni proprie dell’amministrazione e totalmente partecipata dallo Stato. La società opera secondo gli indirizzi strategici e i programmi stabiliti con decreto dal Ministero della Difesa, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (di nuovo, comma 28). Il comma 31 destina a riserva gli eventuali utili netti prodotti da “Difesa Servizi Spa”, lasciando tuttavia facoltà all’organo amministrativo della società di disporre altrimenti, previa autorizzazione ministeriale. La società così istituita potrebbe sciogliersi solo per legge. Il comma 32 disciplina soprattutto questioni relative al personale dipendente, disponendo innanzi tutto che i rapporti di lavoro siano regolati delle norme

di diritto privato e dalla contrattazione collettiva. E’ consentito avvalersi di personale militare e civile del Ministero della Difesa, anche di livello non dirigenziale, che possieda le specifiche competenze necessarie. Si prevede inoltre che il Ministero della difesa, avvalendosi della società “Difesa Servizi Spa”e la Guardia di finanza “avvalendosi dell’apposita società” possano consentire l’uso anche temporaneo delle denominazioni, degli stemmi degli emblemi e dei segni distintivi attraverso i contratti di sponsorizzazione di cui all’articolo 26 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture di cu al decreto legislativo n. 163 del 2006, disposizione che, tra le altre cose, prevede che a tali contratti si applichino i principi del Trattato CE.

“La Difesa Servizi Spa è totalmente partecipata dallo Stato”

Piera Zocchi

EMERGENZA TERREMOTO HAITI Con l’arrivo della portaerei Cavour ad Haiti, l’operazione ‘White Crane”, vale a dire il contributo delle Forze armate italiane alla ricostruzione e ai soccorsi alle popolazioni colpite dal terremoto, entra nel vivo.

La nave è partita dalla Spezia lo scorso 19 gennaio con circa 900 militari a bordo (550 di equipaggio), di tutte le Forze armate. Sono state imbarcate 135 tonnellate di materiale fornito dal World Food Program e 77 tonnellate di materiale della Croce Rossa Italiana. 
A bordo, una task force di soldati del Genio con una quarantina di mezzi tra autocarri, macchine per movimento terra, rimorchi pesanti, container, autogru e autocisterne. A Fortaleza, in Brasile, la portaerei ha imbarcato due elicotteri e 74 persone tra civili e militari. Sulla Cavour c’e’ anche quella che sarà l’unica camera iperbarica mobile (con capacità per dodici persone) presente ad Haiti, nonché due sale operatorie e dodici posti di terapia intensiva. Si tratta del secondo più importante contributo umanitario internazionale dopo quello degli Stati Uniti. PER SOSTENERE MEDICI SENZA FRONTIERE Le cifre dell’intervento di emergenza di MSF a Haiti (al 31 gennaio): Aree d’intervento: 20 Vittime curate: 11162 Interventi chirurgici: 1317 Staff internazionale di MSF presente sul terreno: 357 (33 in arrivo) Staff locale di MSF: 1125 Aerei cargo di MSF già atterrati a Haiti: 12 (tonnellate di aiuti: 311) Aerei cargo atterrati nella Repubblica Dominicana: 18 (tonnellate di aiuti: 628 Per info e donazioni online: www.medicisenzafrontiere.it. Con conto corrente postale: - bollettino n°87486007 intestato a Medici Senza Frontiere onlus, via Volturno 58, 00185 Roma oppure da Internet collegandosi al sito delle poste (solo per gli utenti BancoPosta, che possono indicare la seguente codeline: 000000039139830182) Con Bonifico bancario: Banca Popolare Etica - IBAN: IT58 D 05018 03200 000000115000 - Banca MPS - IBAN: IT96 N 01030 03206 000001420095

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Economia

La lotta all’evasione fiscale è un mezzo per riequilibrare il mercato Intervista al Comandante Generale della Guardia di Finanza Cosimo D’Arrigo La possibilità di intervistare il Comandante Generale della Guardia di Finanza Cosimo D’Arrigo è per noi importantissima, oltre che motivo di orgoglio. Il recupero di risorse finanziarie dall’evasione fiscale è da tempo centrale all’interno del dibattito e delle iniziative politiche italiane. Trasversalmente, entrambi gli schieramenti hanno dichiarato particolare attenzione nei confronti del tema. Il Governo Berlusconi ha recentemente varato un provvedimento, inserendolo nella manovra d’estate, lo “scudo fiscale”, che ha sollevato alcune perplessità. Si tratta di una tipologia di condono, studiato per ottenere ingenti risorse altrimenti irrecuperabili da parte dello Stato, da destinare ad altri settori di intervento. Lo scudo fiscale sana comportamenti illeciti o irregolari effettuati dal contribuente e riguarda, soprattutto, la reintroduzione di capitali illecitamente detenuti all’estero, tramite il pagamento di una tassa minima una tantum, fissata in Italia al 5%. Ancora è aperto il dibattito che si sviluppa su diversi fronti: sull’opportunità di rendere legale un’illegalità, sulle soglie di sanzione troppo basse rispetto ad altri Paesi, sulle effettive risorse ricavate. Noi oggi non vogliamo cadere nel pieno di una discussione, importante ma troppo ampia per risolversi in queste poche righe, vogliamo cogliere l’occasione di ospitare il Generale D’Arrigo per affrontare il tema vero: la lotta all’evasione fiscale. Il tema del recupero di risorse dall’evasione fiscale è ricorrente all’interno della politica italiana, trasversalmente. Lei svolge un ruolo essenziale in tal senso e conosce dall’interno la situazione. Può raccontarci lo stato dell’arte italiano in termini di evasione ed elusione e se e quali risultati di contrasto siano stati effettivamente raggiunti in questi ultimi anni? “Effettivamente oggi e molto diffusa la consapevolezza che l’evasione fiscale non solo priva lo Stato di risorse destinate al benessere collettivo e allo sviluppo, ma mette in pericolo il corretto funzionamento dei mercati, perché danneggia quegli operatori che, rispettando le regole, subiscono la concorrenza sleale di chi si pone fuori della legalità. Nell’ultimo triennio, la Guardia di Finanza ha ottenuto risultati progressivamente crescenti che, lo scorso anno, si sono attestati sui livelli più alti di sempre; come indicato nel nostro Rapporto annuale di recente pubblicato, a novembre 2009 i Reparti hanno segnalato per il recupero a tassazione oltre 30 miliardi di euro di elementi di reddito, 5,4 miliardi di IVA dovuta e non versata e 18,6 miliardi di base imponibile ai fini IRAP, con la scoperta di 6.715 soggetti completamente sconosciuti al fisco e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 9.517 soggetti responsabili di reati fiscali. Di rilievo sono stati anche i risultati dell’azione di contrasto all’evasione fiscale internazionale, con 5,4 miliardi di redditi evasi constatati per esterovestizioni della residenza di persone fisiche e società, triangolazioni con Paesi off - shore e omesse dichiarazioni di capitali detenuti all’estero, così come quelli delle indagini sulle frodi IVA realizzate mediante fatture false e interposizioni di società “fantasma”, con la scoperta di 2,4 miliardi di imposta evasa ed il sequestro dei patrimoni in possesso dei responsabili per un valore pari a 272 milioni di euro, superiore di quattro volte quello del 2008. E’ importante notare che alla maggiore capacità di scoperta dell’evasione a seguito delle verifiche, sta corrispondendo l’aumento dell’effettivo recupero del gettito evaso; l’Agenzia delle Entrate ha reso noto di avere incassato dalla lotta all’evasione, a no-

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vembre 2009, 7,4 miliardi di euro, che rappresentano la somma più alta riscossa dal fisco per attività di controllo”. La Guardia di Finanza in qualità di Speciale Corpo di Polizia che dipende direttamente dal ministro dell’Economia e delle Finanze, può considerarsi giustamente “attrezzato” per combattere l’evasione fiscale? “Assolutamente sì. La Guardia di Finanza è dotata di una struttura operativa diffusa in maniera capillare sul territorio, supportata da tecnologie avanzate: i nostri 20 Comandi Regionali, 102 Comandi Provinciali, 14 Reparti Operativi Aeronavali e 701 Reparti di esecuzione del servizio sviluppano ogni giorno una mirata azione d’intelligence e di controllo economico del territorio per ricercare e acquisire notizie concernenti ipotesi di illeciti da approfondire con investigazioni e interventi palesi, che vengono incrociate ed elaborate con le informazioni ottenute da numerose banche dati e altri applicativi informatici, per mirare i controlli e le indagini in maniera più efficace. Le nostre verifiche vengono svolte con metodologie sempre perfezionate in base all’evoluzione dei fenomeni evasivi, da parte di verificatori che periodicamente vengono avviati a corsi di aggiornamento. Molto importanti sono poi i Reparti Speciali, che hanno il compito di studiare i fenomeni illeciti più gravi e diffusi, le aree territoriali in cui si sviluppano e i soggetti coinvolti e di curare l’elaborazione di “lavori a progetto” su larga scala, affidati per l’esecuzione ai Reparti territoriali con obiettivi, metodologie operative e tempi predefiniti”. Nello stesso decreto anticrisi in cui è previsto lo scudo fiscale si parla di un’unità speciale tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate per il contrasto all’evasione e all’elusione internazionale. A che punto è tale iniziativa? “Il coordinamento fra il Corpo e l’Agenzia delle Entrate è un punto di forza della lotta all’evasione fiscale nel nostro Paese e viene da tempo assicurato in tutte le direzioni; il decreto legge 78 del luglio del 2009 ha quindi puntato molto su questa sinergia, nel quadro della strategia di aggressione ai paradisi fiscali che ha accompagnato la manovra di “svuotamento” di questi Paesi realizzata con lo “scudo fiscale”, che ha al momento portato ad un rimpatrio di capitali in Italia per 95 miliardi di euro. In questo contesto, già sono stati sviluppati piani operativi congiunti fra la Guardia di Finanza e l’Agenzia nei riguardi di 112 filiali italiane di banche di emanazione svizzera e austriaca o di intermediari finanziari vicini alla Repubblica di San Marino, per verificare il rispetto dell’obbligo di comunicazione all’Archivio dei rapporti finanziari dei dati relativi ai rapporti accesi dalla clientela, molto importante ai fini della completezza delle indagini finanziarie, che rappresentano lo strumento di controllo fondamentale per scoprire l’evasione fiscale, anche di carattere internazionale. Altre azioni coordinate sono in via di progettazione, così come stiamo concertando con l’Agenzia le modalità con cui questa potrà avvalersi della rete di ufficiali della Guardia di Finanza presente nei Paesi

esteri più a rischio, secondo quanto previsto dallo stesso decreto legge 78 del 2009, e che è in via di potenziamento”. Importanti appaiono in tal senso i segnali di comunanza tra i paesi dell’Europa, e non solo, proprio nella direzione del contrasto ai traffici finanziari internazionali non autorizzati, pur nella diversità delle risposte che si verificano di Paese in Paese. Tale comunanza è reale o apparente? “La strategia di aggressione ai paradisi fiscali cui ho dinanzi accennato nasce proprio da una esigenza avvertita a livello globale; gli effetti causati sulle economie nazionali dalla concorrenza fiscale esercitata da questi Stati costituiscono da sempre motivo di forte preoccupazione, aggravata dalla crisi finanziaria mondiale e dall’impellente necessità per i Governi di reperire tutte le risorse disponibili per rilanciare l’economia. Sia i singoli Stati sia le organizzazioni economiche comunitarie e internazionali, sono ormai univocamente proiettati verso un deciso attacco contro quei Paesi che agevolano l’evasione fiscale e la criminalità finanziaria, mettendo a disposizione i propri “forzieri segreti”; questa determinazione è emersa in tutta la sua chiara evidenza nella riunione dei Paesi del G8 svolta a Città del Messico nel mese di ottobre dello scorso anno, in cui è stato deciso di approvare sanzioni economiche nei confronti degli Stati non collaborativi”. Nel corso dei controlli alle piccole e medie imprese la Guardia di Finanza incontra difficoltà particolari, anche sul piano dei rapporti con i contribuenti? “Le nostre verifiche vengono svolte nella massima osservanza delle norme, assicurando sempre le garanzie previste dallo Statuto dei diritti del contribuente del 2000; va aggiunto che le nostre procedure operative sono a conoscenza di tutti, tant’è che nel 2009 circa 880.000 utenti hanno consultato e scaricato dal sito internet del Corpo la nostra istruzione sull’attività di verifica, la circolare n.1 - 2008. Rispetto della legalità, attenzione alle esigenze del contribuente e trasparenza fanno sì che nelle oltre 31.000 verifiche che la Guardia di Finanza svolge ogni anno quelle in cui si manifestano difficoltà o incomprensioni sul piano dei rapporti fra i verificatori e i soggetti controllati sono veramente poche unità. Questo è confermato anche per le verifiche alle imprese di minori dimensioni, che molto spesso al termine delle ispezioni, scelgono la strada dell’adesione ai processi verbali di constatazione, accettando integralmente i rilievi formulati. Ogni mese, circa il 10% delle verifiche concluse dai nostri Reparti viene definito con questo Istituto”. Piera Zocchi CURRICULUM VITAE Generale di Corpo d’Armata Cosimo D’Arrigo Il Generale di Corpo d’Armata Cosimo D’ARRIGO è nato a Catania il 14 giugno 1945. Ha frequentato il 20° Corso dell’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Ha conseguito la Laurea in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino. Nel corso della sua carriera è stato, tra l’altro, Comandante del 7° Battaglione Carri “M.O. DI DIO”, del 1° Reggimento Corazzato e della 132ª Brigata Corazzata “ARIETE”. Nel 1997 ha assunto l’incarico di Vice Comandante del 1° Comando delle Forze di Difesa e nel 2000 quello di Comandante del Comando C4 IEW. Ha assolto, altresì, importanti incarichi di Stato Maggiore, quali quello di Capo Ufficio Coordinamento della Direzione Generale Ufficiali dell’Esercito (1989/90) e Capo del 1° Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito (1994/96). Ha, successivamente, ricoperto l’incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Difesa (1997) e di Direttore Generale del Personale Militare (2002/03). Dal 20 luglio 2005 al 31 maggio 2007, è stato Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa. Dal 1° giugno 2007 è Comandante Generale della Guardia di Finanza.

La crisi, i settori e le PMI Facciamo il punto sulla situazione economica nazionale e internazionale Dopo mesi di incertezza e di segnali contraddittori iniziano a consolidarsi le prospettive di una ripresa. Anche l’Italia crescerà, ma lentamente. I maggiori centri di ricerca internazionali, infatti, prevedono che nel 2010 il Pil mondiale salirà del 4,6, quello americano del 3,1, quello europeo del 2% e l’Italia dell’1,8. Nel programma di stabilità del Tesoro, approvato recentemente dal Consiglio dei Ministri il nostro Paese dovrebbe crescere dell’1,1 nel 2010 e del 2% nel 2011. Naturalmente si tratta di previsioni, tutte da verificare nel corso dell’anno. La stessa Banca Centrale Europea frena gli entusiasmi: nel corso del 2010 si cominceranno a pagare i conti della crisi, la crescita sarà discontinua e lenta, probabilmente la ripresa sarà frenata anche dall’aggiustamento dei bilanci delle imprese e delle banche. La richiesta di denaro sul mercato dei capitali per rinnovare il debito pregresso e per finanziare quello nuovo sarà altissima. E riguarda da un lato gli Stati che dovranno ricontrattare obbligazioni e prestiti, in un quadro ancor più precario a causa della dequalificazione dei titoli che porta ad un costo maggiore del debito. Dall’altro le imprese di tutto il mondo industrializzato. Secondo Stefano Aversa, presidente di Alix Partners ”non ci sono molte opzioni per il rinnovo di un tale ammontare di debito, soprattutto in una fase nella quale le banche stanno riducendo la loro esposizione, c’è quindi il rischio di una crisi di liquidità per molte imprese”. E’ ben vero che l’Italia, sempre secondo Aversa, si trova in una condizione migliore rispetto agli altri. “Le maggiori banche italiane sono aperte ad un rinnovo dei crediti mediamente di più rispetto a quelle del nord Europa”. Ma esse ”continueranno però ad essere selettive privilegiando le aziende maggiori e più solide, a soffrire saranno soprattutto quelle piccole e medie”. La conseguenza sarà quella di ridurre al massimo i costi, di limitare il magazzino, aumentando - per certi versi - la produttività ma con il risultato di contenere la crescita nel breve periodo. Non solo, il basso utilizzo delle capacità frenerà gli investimenti con un ulteriore aumento della disoccupazione ed un ulteriore calo dei consumi, che condizionerà la ripresa. Il centro studi della Confindustria, nel suo rapporto di fine anno, sostiene che la ripresa dell’economia è avviata e non si fermerà ma essa sarà lenta ed in salita. Per riportare il PIL italiano ai livelli pre-crisi ci vorranno quattro anni, mentre per la produzione ce ne vorranno almeno otto. Ma la preoccupazione maggiore resta quella della disoccupazione. Il rischio che si determini una ripresa, anche se lenta, senza occupazione è reale. La produzione torna a crescere, infatti, ma l’espulsione dei lavoratori dal ciclo produttivo è ancora in corso. Secondo la Confindustria la disoccupazione reale è intorno al 9,5%, ormai pressoché uguale a quella media di Eurolandia. In un anno sono stati bruciati circa 500 mila posti di lavoro. Ma resta l’incognita di quanti cassintegrati le imprese saranno in grado di riassorbire con la ripresa. In base alle analisi sono a rischio poco meno della metà degli attuali lavoratori in cassa integrazione. E’ del tutto evidente che occorre un salto di qualità nelle politiche industriali pubbliche ed una attenta e rigorosa scelta di priorità nell’allocazione delle risorse. E’ in corso di redazione da parte del Ministro dello sviluppo economico un apposito decreto in materia. E’ una occasione che non può essere persa. Proposte di contenuto sono state avanzate dalle forze di opposizione, dalla Confindustria, dai sindacati e dal mondo accademico; è sperabile che il provvedimento esca dal Parlamento in modo consono ed adeguato. In Francia il Presidente Sarkozy ha annunciato l’investimento di 35 miliardi in cinque settori chiave: aeronautica, spazio, ferrovie, auto e cantieristica. Di tali risorse oltre 6,5 miliardi dovrebbero essere riservati alle piccole e medie imprese. Si tratta di una scelta importante che potrebbe costituire, al di là delle cifre, una indicazione utile anche per noi, nel quadro dello sviluppo di un processo di integrazione e specializzazione delle economie europee, obiettivo, questo, posto alla base prima del serpente monetario, poi della nascita dell’Euro, ma in sostanza ancora oggi lontano da essere raggiunto. Nel contempo occorre continuare ad agire per garantire il credito necessario alle PMI. Da uno studio di Morgan Stanley sui prestiti alle piccole e medie imprese, è emerso che nei primi sette mesi del 2009 c’è stata una contrazione di 33 miliardi di Euro da parte delle banche europee. In Italia, il tasso di crescita dei prestiti si è ridotto, nel giro di un anno, di dieci punti, colpendo in primo luogo le piccole e medie imprese. Invertire questa tendenza è indispensabile. E’ appena il caso di ricordare - come sostenuto nelle ”Mozioni”, discusse in Parlamento alcuni giorni or sono, sul processo di revisione dell’accordo ”Basilea 2”, che la struttura produttiva italiana è fondamentalmente caratterizzata dalle PMI e che le loro difficoltà rallentano il motore dello sviluppo. Non a caso la conclusione di quel dibattito, pressoché unitaria, ha impegnato il Governo a: ”promuovere in tutte le sedi internazionali la rapida conclusione del processo di revisione del trattato di Basilea 2, diretto ad annullare gli effetti pro ciclici per quanto riguarda il medio periodo e, per l’immediato, la riduzione della ponderazione del rischio di credito che determina il livello di accantonamento delle banche con riferimento alle piccole e medie imprese, così garantendo a queste ultime un maggiore flusso di liquidità”. Sarebbe opportuno che il Governo provvedesse, con urgenza, a dare seguito a tale impegno all’interno del ”Decreto per lo Sviluppo” in corso di redazione. Giovanna Prina

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Idee a confronto

“Caritas in Veritate” e mercato L’intervento di un eminente docente universitario, Primo Salani Prosegue la serie di commenti ai temi sollevati dall’Enciclica papale, aperta nel primo numero con un articolo a cura di un nostro redattore. Dopo il prestigioso contributo del Generale Rocco Panunzi, Comandante Logistico dell’Esercito, ospitiamo con grande onore un articolo a cura del professor Primo Salani, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso la facoltà di Scienze politiche de “La Sapienza di Roma”. Si aggiungono al nostro dibattito importantissime considerazioni rivolte alle conseguenze socio-economiche del sistema capitalistico e le nuove sfide che queste pongono. La prima domanda che la lettura dell’Enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto suscita, al di là del suo contenuto testimoniale religioso, è sulla sua capacità di incidere in modo sostanziale sui fenomeni economici di questa epoca; su che cosa si può fare per modificare quelle dinamiche, che si è solititi definire come degenerative, che, d’altra parte, sono anche le ragioni della sua scrittura. La prima risposta, per chi conosce le logiche intrinseche e necessarie del capitalismo contemporaneo, è probabilmente pessimista. Il capitalismo nella sua natura e, soprattutto, nella forma evoluta con la quale ci misuriamo oggi, è un “meccanismo” difficilmente riconvertibile in quanto è governato da logiche monodimensionali -rappresentate in modo esemplare dal profitto che è risultato, ma anche origine del processo economico capitalista- che sono incapaci di tenere conto di obiettivi o criteri diversi da quello della, così detta, razionalità economica, cioè dall’utilitarismo più elementare. Si potrebbe obiettare che in verità il capitalismo di per sé non esiste, esistono i “capitalisti”, cioè uomini e donne che operano nel mercato producendo beni o erogando servizi che si scambiano sulla base del negoziato con i consumatori o gli utenti: su tutti, uomini e donne, per nulla monodimensionali, può (“deve” per chi è sensibile al richiamo religioso) incidere il messaggio del Papa. Ma questo è vero solo in parte: il capitalismo moderno non vede più il protagonismo diretto, quasi fisico, dell’imprenditore nel processo produttivo e, quindi, non è più possibile combinare quelli che si chiamano i fattori produttivi (capitale, lavoro, tecnologie, ecc.) in un modo del tutto personale, all’interno del quale i criteri ordinativi non economici o meta economici possono avere se non il sopravvento comunque una capacità condizionante sul criterio della razionalità economica. La figura romantica del capitalista attore insieme, anzi, tra i propri lavoratori, non è rinvenibile neppure nelle imprese più piccole: in tutto il mondo produttivo è, o è stato, sostituito, dal una parte dai manager e dall’altra dagli uomini della finanza. Entrambe queste figure, di fatto, hanno pochissimi margini di autonomia: i primi, i manager, sono premuti e condizionati dal mondo della finanza che chiede loro profitti sempre più elevati, che così diventano l’unico parametro che li “misura”. I secondi non possono comportarsi diversamente dal richiedere la massimizzazione dell’impiego dell’unica risorsa che gestiscono, il denaro, se non altro perché, date le dimensioni globali del mercato, spesso (anzi sempre) gestiscono, insieme alle proprie, risorse finanziarie di altri che richiedono solo rendimenti adeguati e comparabili. Questo non vuole dire che siano tutti freddi attori razionali, insensibili, sfruttatori ecc. ecc. (la riprova può essere rintracciata nelle crescenti dimensioni del fenomeno caritativo e delle liberalità filantropiche presenti al di là e al di qua dell’Atlantico) ma che si verifica una sorta di scissione: quando si è nel mondo dell’economia non si sfugge alla legge della massimizzazione del profitto e, se ce ne sono, il resto delle motivazioni e degli orientamenti si collocano fuori “dal mercato” e, magari, vengono spacciati come compensativi dell’aridità dell’agire economico. A voler dunque rispondere alla domanda di apertura, già questa considerazione da sola giustificherebbe la “parola” del Papa, ma in realtà l’Enciclica -al di là, come detto, della elevata dimensione religiosa- si giustifica soprattutto per altri due aspetti che non devono essere assolutamente sottovalutati. Il primo, potremo definirlo, “ideologico” nel senso di “visione e interpretazione organica del mondo”. In una società dominata dall’utile e dal soggettivismo, non c’è spazio per alcuna

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ideologia che non sia proprio quella economica, con la sua vocazione egemonica alla mercificazione degli aspetti anche più profondi della persona e con la conseguente prassi di tipo negoziale. L’enciclica papale sposta il focus a un livello incomparabilmente più alto; in un mondo rappreso nel “tempo” -ora- e nello “spazio” -qui- proporre una visione complessa ricca, capace di includere e non di escludere tutto ciò che non è numerabile, misurabile negoziabile, ridà una dimensione molteplice all’individuo, arricchisce il suo essere persona. L’Enciclica richiama le persone a porre attenzione alle contraddizioni nelle quali si trovano e le obbliga a prendere posizione non consentendo loro rimozioni di sorta, comodi accantonamenti, scale di priorità costruite per far si che non ci sia mai tempo per arrivare al “secondo” argomento, avendo chiaro che il primo è il profitto, l’opportunismo. Il richiamo di questa Enciclica non consente di leggere la catena profitto, dominio, asservimento, precarietà, esclusione, come sequenza “naturale”, immodificabile nella sua meccanica successione. La visione proposta da Papa Benedetto è complessiva senza priorità o secondarietà perché al centro ha l’uomo nella sua complessità. Non c’è un prima e un dopo nelle conseguenze delle decisione degli uomini; non è possibile assumere la responsabilità della decisione senza considerare l’insieme di tutte le sue conseguenze. Ma una concezione così plurima, così multidimensionale, può condurre alla difficoltà della scelta, all’incertezza sulla giustezza delle decisioni, ad un relativismo che la Chiesa non può accettare prima che per la sua dottrina, nell’interesse delle persone. In questo senso l’Enciclica propone un secondo contributo, forse ancora più significativo del precedente, che risolve le contraddizioni a cui potrebbe condurre questa multidimensionalità dell’agire dell’uomo. Non è, così, un caso che il titolo dell’Enciclica sia Caritas in Veritate: nella sintesi felice di questi due termini, anche se vengono assunti senza una particolare attenzione sia etimologica che teologica, c’è la chiave di volta del processo interpretativo della realtà (quella visione del mondo di cui si diceva) che fornisce l’abaco per risolvere contraddizioni o incertezze: la “Caritas” intesa nel significato più ampio di apertura e offerta non reciprocante (senza cioè, neanche impliciti, utilitarismi) e “Veritas” nel senso della certezza sulla correttezza delle scelte. Il fascino profondo di questa visione è nel fatto che la “Veritas” è tale nella misura in cui la Caritas ne sia la componente principale, il metro, il criterio, lo “strumento”. Al di là del fatto che questo connubio riproponga in modo magistrale l’essenza della visione cristiana della vita, comunque, anche ad una lettura “laica”, l’Enciclica non si limita a suggerire che esiste “altro” oltre all’ “utile”, ma ne mostra in modo inequivocabile la povertà e la pochezza come metro e guida dell’agire umano. In qualche modo, alzando il livello della “visione del mondo” ridimensiona e condiziona l’agire economico, e gli consente, se vuole, di spostarsi di livello, per evitare le strette della monodimensionalità. Le parole del Papa invitano così a cercare altre forme operative altri approcci che riescano, se non a superare questo limite, comunque a temperarlo: siano esse il non profit, la cooperazione, o qualunque forma che sappia aver ragione della rapina e dell’opportunismo. Una sfida, certo, ma una grande sfida; altro che la progressiva occupazione di un mondo sempre più povero, non solo economicamente, ma sopratutto umanamente per la quantità di dimensioni che l’economia rottama perché incapace di leggerle e di rispettarle. Prof. Primo Salani

Obama ha aggiunto: «Non sono interessato a punire le banche ma a proteggere la nostra economia. La Camera ha già fatto passare la riforma finanziaria. I lobbysti stanno cercando di ucciderla: non possiamo permettere loro di vincere questa battaglia», avverte Obama, proponendo di utilizzare 30 miliardi di dollari dei fondi restituiti da Wall Street per aiutare le banche regionali a concedere credito alle piccole e medie imprese, che sono «il vero motore della crescita occupazionale del paese». Barack Obama, discorso sullo Stato dell’Unione del 28 gennaio 2010

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