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Bimestrale - n. 13 - anno III - spedizione in abbonamento postale - art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 - Registrazione n° 921/2009 presso il Tribunale di Latina

Anno III n. 13 NOVEMBRE - DICEMBRE 2011

Le imprese al centro dell’economia

“Mai dome, mai rassegnate, mai ferme, le PMI del settore hanno portato avanti le proprie attività e i propri progetti attingendo da una programmazione intelligente capace di superare la crisi e andare nel cuore stesso del lavoro imprenditoriale, nel rischio e nell’intuito”.


EDITORIALE

IN QUESTO NUMERO: Lettera di fine anno alle PMI della Difesa e dell’Aerospazio Editoriale

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Intervista

4-5

Il cambio di passo della difesa italiana è solo all’inizio

Intervista

6-7

Forze Armate e industrie: un rapporto eccellente

Lettera di fine anno alle PMI della Difesa e dell’Aerospazio

Intervista all’Onorevole Guido Crosetto, deputato del PDL e già Sottosegretario alla Difesa

Intervista al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate

Aerospazio

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Da filiera a partnership: un nuovo modello per le imprese

Aerospazio

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La prima navigazione a Zero Emissioni

Intervista al Presidente della Piattaforma tecnologica Spin-It, Massimo Claudio Comparini

Presentato a Venezia “Blue Hybrid System”, il sistema messo a punto da FNM Marine/CMD Spa e Archimede Energia

L’Italia dei Distretti

10 -11

Presenza, vicinanza ed iniziativa in una regione in pieno fermento

Dentro le PMI

12-13

Fare Italia è fare sistema

Intervista al Presidente del Distretto Aerospaziale Pugliese, Giuseppe Acierno

Intervista a Salvatore Tafuro, Presidente della R.I. Spa, un’impresa salentina sulle ali del mondo

Il 2011 si chiude con una turbolenza politica e, soprattutto, economica, da cui sembra difficile ripararsi. La manovra del nuovo Governo Monti mentre scriviamo deve ancora essere approvata definitivamente dai due rami del Parlamento. Si tratta di un disegno di legge molto pesante. La dimensione complessiva, infatti, ammonta a 63 miliardi. Secondo i calcoli della CGIA di Mestre il decreto “salvaItalia” prevede una manovra di 20 miliardi nel 2012, 21 miliardi nel 2013 ed altrettanti nel 2014. Un effetto complessivo di 62.9 miliardi di euro, dove le maggiori entrate rappresentano circa il 70% ed i tagli il 30%. Il suo obiettivo primario è salvare l’Italia dal debito pubblico. Per questo si è sacrificato quello di una crescita equa, che speriamo sia solo rimandato a tempi migliori. Il rischio è quello di una forte recessione. E che le fasce di popolazione più colpite portino ferite a lungo. Ma la situazione era davvero difficile e difficile trovare soluzioni. Abbiamo però alle spalle un anno ben più lungo da salutare. Un anno importante per le imprese della difesa e dell’aerospazio. Non ce ne vorranno le grandi aziende, su cui tra l’altro ci sarebbero questioni non proprio felici da commentare, se ci soffermiamo sulle nostre PMI. Risfogliando uno dopo l’altro i sei numeri targati 2011 della nostra rivista e lo speciale dedicato al workshop MRO organizzato da Federlazio il 15 novembre, emerge un unico filo rosso che li unisce tutti e che unisce tutte le imprese, piccole e medie, che abbiamo avuto la fortuna di incontrare: la grande forza dimostrata in questi tempi complicati. Mai dome, mai rassegnate, mai ferme, le PMI del settore hanno portato avanti le proprie attività e i propri progetti attingendo ad una programmazione intelligente capace di superare la crisi e andare nel cuore stesso del lavoro imprenditoriale, nel rischio e nell’intuito. Guardiamo a loro con affetto e a loro vogliamo trasmettere la nostra vicinanza. E una richiesta: usateci di più, contattataci, commentate ciò che scriviamo, suggeriteci cosa scrivere. Il nostro, come saprà bene chi ci segue dall’inizio, è un laboratorio. Voi dovete esserne i protagonisti. Apriamo con voi il nostro terzo anno di vita e vogliamo invecchiare insieme. Tanti auguri per un 2012 in cui navigare con il vento in poppa da parte di tutta la redazione. Roberta Busatto Direttore responsabile PMI Live

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Difesa

Il 2011 si è chiuso con grandi cambiamenti ai vertici dell’Esercito italiano

PMI Live anno III numero 13 bimestrale Novembre - Dicembre 2011 Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@pmilive.it Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@pmilive.it Progetto Grafico: Vincenzo Schiano Moriello Foto editoriale: Francesco Rastrelli Stampa: Nuova Grafica 87 Via del Tavolato Snc 04014 Pontinia (LT) Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@barraspaziatrice.it Iscritta al ROC in data 25/10/2011 con numero 21618

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Sito web: www.pmilive.com

“ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM” (dalle “Sententiae” di Pubilio Siro, mimo del 1° secolo a.C.)

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Intervista

Il cambio di passo della difesa italiana è solo all’inizio Intervista all’Onorevole Guido Crosetto, deputato del PDL e già Sottosegretario alla Difesa Il 2011 è stato caratterizzato dalla grande instabilità in alcune aree strategiche del Mediterraneo. Cosa è rimasto oggi e cosa rimarrà secondo lei nel futuro rispetto agli assetti dell’area? “La “primavera araba” ha prodotto un mutamento geopolitico storico proprio davanti alle porte di casa nostra. Come ogni fenomeno di svolta, gli effetti reali sul livello di democratizzazione e sviluppo economico di quei popoli si potranno giudicare solo fra qualche anno. Ad oggi, la Tunisia appare avviata a un processo lento, ma progressivo, di normalizzazione e ricostruzione delle strutture statali e sociali. L’Egitto, il paese prima meno ostile a Israele e con il più forte esercito dell’area, è invece ancora percorso da forti fratture sociali, politiche, religiose e solo nei prossimi mesi si potrà capire quanto i recentissimi esiti elettorali saranno la soluzione per dare stabilità alla nazione centro focale dell’onda che ha attraversato i paesi nordafricani. Algeria e Marocco hanno adottato “strategie di contenimento” del fenomeno, che ne hanno mutato poco o nulla gli assetti politici interni ed esterni. Il conflitto in Libia si è concluso, almeno sul piano dell’intervento internazionale, e ora si apre una fase delicatissima di normalizzazione sia sul piano politico-etnico, che organizzativo statuale. L’Italia dovrà essere in prima fila per aiutare la Libia in questa sua fase storica. La Siria rimane la grande incognita. Rischia di diventare, se non lo è già, la linea di demarcazione fra la faglia mediterranea e quella mediorientale delle tensioni politico-militari da Gibilterra all’Oceano Indiano. C’è da chiedersi perché per quel paese si sia usato un peso e una misura diversi che per la Libia. O forse fa domanda andrebbe posta al contrario. Il Mediterraneo è da sempre centro di gravità della sicurezza e stabilità geopolitica del nostro Paese ed è un luogo ancora oggi molto importante per gli equilibri mondiali; attratti dalle sirene della globalizzazione l’opinione pubblica, e non solo, l’aveva forse perso di vista. Quello che è accaduto quest’anno sulle sponde del Mare Nostrum deve farci tornare a guardare con la massima attenzione all’uscio di casa, a grandi sommovimenti che vi sono in corso e alle sue grandi opportunità. Tutto ciò per evitare che la “primavera araba” si traduca per l’Italia unicamente in un problema d’immigrazione clandestina”. Quanto ha pesato la crisi economica internazionale sul settore della Difesa? “La necessità di apportare dei sostanziali tagli alla spesa dei bilanci statali, conseguenza della crisi finanziaria che ha investito il pianeta e, in particolare l’Europa e gli Stati Uniti, ha indubbiamente contribuito a generare delle riduzioni anche ai bilanci della difesa. Ne sono una prova le decurtazioni introdotte dal Dipartimento della Difesa statunitense già dal precedente Segretario di Stato Gates e che il suo successore, Leon Panetta, ha dichiarato di volere confermare, se non aumentare. In Italia, è previsto un taglio al bilancio della Difesa di 1400 milioni di euro al settore investimenti per il 2012. Questo, se da un lato appare una naturale risposta del governo all’emergenza dell’attuale crisi economica a livello nazionale, provocherà indubbiamente effetti negativi sia sulle capacità militari dello strumento militare, sia al comparto industriale di settore. Tuttavia, gli effetti più pesanti si registreranno sul medio periodo. A livello nazionale, è necessario stabilire una strategia generale per evitare che, in un momento di grandi emergenze, si lasci che vengano

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perse competenze e capacità tecnologico-produttive di un settore così avanzato, perché queste hanno richiesto tempi considerevoli e grandi risorse per essere creati, ma possono rapidamente disperdersi. Questo esercizio permetterà forse anche di realizzare una razionalizzazione del settore dell’industria della difesa, che ho cercato di avviare durante il mio mandato di Sottosegretario ala Difesa; un passo non più procrastinabile senza mettere a repentaglio la sostenibilità futura dell’intero comparto”. Come descriverebbe il 2011 della Difesa italiana? “Un anno di grandi cambiamenti, sulla strada già intrapresa nel triennio precedente per trasformare un dicastero che spende, in un’organizzazione che utilizza in modo più efficiente ed efficace le risorse rese disponibili dal Paese e che coglie ogni occasione per generare valore, anche economico, indispensabile per contribuire alla sostenibilità della funzione Difesa in questi momenti di difficoltà finanziaria. E questo nel mezzo di un quadro economico mondiale e nazionale difficilissimo. L’Italia ha mantenuto, anzi rafforzato, il proprio dispositivo in Afghanistan, ha partecipato con un minimo preavviso a una campagna militare aerea e navale di notevoli proporzioni nel teatro libico, fornendo non solo un contributo operativo di primissimo piano al mandato dell’ONU, ma anche assicurato un supporto di logistico e organizzativo determinante per gli altri paesi della coalizione. Parallelamente, i principali programmi di acquisizione sono comunque stati protetti, perché non si possono avere forze armate moderne senza equipaggiamenti moderni, e non possiamo sostenere lo sforzo dei nostri militari sui teatri mondiali senza dare loro gli strumenti tecnologici necessari. Abbiamo lavorato sul piano internazionale con i nostri partner tradizionali nell’ottica di rafforzare la nostra amicizia, ma orientando decisamente ogni sforzo verso l’individuazione di obiettivi concreti e che salvaguardassero in primo luogo e tangibilmente gli interessi e la dignità dell’Italia. Abbiamo anche instaurato o rafforzato le relazioni con attori meno tradizionali per l’Italia, ma che riteniamo siano o diventeranno sempre più importanti, se non cruciali, nello scenario internazionale. Credo che la Difesa italiana abbia compiuto nel 2011 un ulteriore significativo passo avanti e mi auguro si prosegua anche in futuro in questa direzione con la stessa determinazione verso altri successi”. Come valuta il 2011 del sistema imprenditoriale della difesa? “Un anno difficile, soprattutto venendo da un 2010 straordinariamente positivo. In uno scenario sempre maggiormente popolato di minacce, l’industria italiana della difesa deve fare un salto culturale, capire che il futuro non è nel mercato domestico, ma in quello internazionale, dei paesi emergenti o che dispongono delle risorse finanziarie assieme alla necessità di ammodernarsi. Si parla tanto di “sistema paese”, ma raramente ho osservato il tentativo delle imprese italiane di settore di organizzarsi per presentarsi assieme, uniti e coordinati, non in ordine sparso, anzi, spesso in competizione. In questo il governo può aiutare l’azione dell’industria e ritengo che, di concerto con il MAE e il MISE, la Difesa abbia lavorato moltissimo in questa direzione soprattutto nel 2011, perché un’industria nazionale di settore è

utile al Paese, ma anche alle Forze Armate. Spero che quanto sinora costruito sarà ulteriormente sviluppato, migliorato e potenziato, ma è essenziale la volontà e disponibilità delle aziende a lavorare facendosi accompagnare e supportare sui mercati internazionali dalle istituzioni con un disegno strategico e non ricercando singoli concorsi governativi, quando è ormai tardi per intervenire”. Secondo lei alla pesante situazione di crisi economica le PMI del settore hanno reagito adeguatamente e attivamente? “Le PMI sono tradizionalmente molto attive, lo devono essere perché se sei piccolo e vuoi vincere devi almeno essere veloce, affidabile e creativo. Le grandi aziende dovrebbero valorizzare meglio questo patrimonio, cercando di sfruttarne le caratteristiche operative di cui intrinsecamente difettano. Le PMI hanno reagito bene? No, non tutte. Alcune sono state attente al profondo cambio di scenario in corso e si sono mosse, aggredendo i mercati internazionali, sfruttando le proprie competenze difficilmente replicabili e abbandonando quello che non da vantaggio competitivo. Si sono concentrate su pochi obiettivi, dopo avere fatto un’analisi attenta, si sono fatte aiutare dalle istituzioni discutendo e concordando, in particolare con la Difesa, azioni coordinate. Le più brave hanno ingaggiato le grandi aziende per diventare fornitori affidabili di leader mondiali, anche vincendo la naturale diffidenza verso di queste e, talvolta, verso la loro naturale arroganza, hanno cercato e trovato finanziatori internazionali. Altri non l’hanno fatto e continuano a non farlo. Mi auguro di sbagliare, ma sono destinati a soccombere”. Qual è invece, a suo parere, il bilancio del rapporto tra imprese e sistema politico e istituzionale nazionale? “Ho già accennato in qualche modo nelle risposte precedenti a un cambio di passo, del quale ho cercato di farmi promotore nel mio incarico di Sottosegretario alla Difesa e al quale spero di avere contribuito. Dove l’Italia si è mossa unita, mettendo in campo in modo coordinato e non casuale, un piano d’azione fatto di iniziative tecniche, militari, industriali, ministeriali e politiche, i risultati sono arrivati e i progetti stanno andando avanti con successo, per citare due esempi

soltanto, la Russia per i blindati e le navi in Brasile. Vi è certamente ancora troppa ipocrisia e demagogia su questo argomento da parte di alcuni settori dell’Italia, che si traduce in eccesso di cautela, indecisione e assenza di visione. Nel frattempo gli altri Paesi nostri competitori si muovono, sfruttano le nostre divisioni, i nostri mancati coordinamenti, le nostre lentezze e ci sottraggono opportunità di commercializzare i prodotti italiani, il che significa non solo meno profitti per gli azionisti, ma, ben più importante, meno occupazione, meno tasse allo Stato, meno risorse per nuove tecnologie, meno crescita industriale, meno occasioni di approfondire la cooperazione politica e militare, insomma meno influenza dell’Italia sulla scena internazionale. Dobbiamo migliorare il lavoro di squadra, istituzionalizzarlo e sedimentarlo nella prassi come regola aurea. La mia recente esperienza mi ha insegnato che il Ministero della Difesa dispone della volontà, capacità e competenza per praticare questo lavoro di squadra dove sia in gioco l’interesse del Paese. L’importante è non pretendere che entri in campo nei minuti di recupero per risolvere una partita ormai persa”. Ercole Fragasso

Questa duplice intervista era già programmata a chiusura di un anno importante per la difesa italiana. Nel frattempo molto è cambiato nello scenario della politica del nostro Paese. L’Onorevole Guido Crosetto non è più Sottosegretario alla Difesa, ma lo abbiamo fortemente voluto tra le pagine del nostro giornale, ancora una volta. Stimato per la sua competenza e attenzione alle tematiche del settore, siamo certi che rimarrà uno dei punti di riferimento istituzionali più importanti. L’intervista che avete appena letto ce lo conferma.

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Intervista

Forze Armate e industrie: un rapporto eccellente Intervista al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate

Il 2011 è stato caratterizzato dalla grande instabilità in alcune aree strategiche del Mediterraneo. Cosa è rimasto oggi e cosa rimarrà secondo lei nel futuro rispetto agli assetti dell’area? “Il bacino del Mediterraneo ha sempre rappresentato un’area particolarmente sensibile dal punto di vista strategico. Se vogliamo analizzare quanto accaduto nell’anno che volge al termine, ed in particolare il movimento della cosiddetta “Primavera Araba”, al quale credo lei volesse riferirsi, ebbene abbiamo assistito ad un evento fuori dall’ordinario, per la sua imprevedibilità, per la sua radicalità e per la sua ampiezza. Come in una sorta di effetto domino, sono stati sovvertiti i principali Governi di buona parte dell’area nord africana, in maniera talvolta pacifica, talaltra tanto cruenta da imporre un intervento militare esterno, come nel caso della Libia, che ha visto l’impegno ed il contributo della comunità internazionale – Italia “in primis” – a protezione di popolazioni inermi. Vengo alla sua domanda: cosa è rimasto oggi, e cosa resterà nel futuro. Allo stato attuale, dobbiamo solo prendere atto del cambiamento ed osservare queste nuove realtà politiche adoperarsi per subentrare efficacemente alle vecchie leadership nei loro Paesi. Date le molte incognite e dato il numero di variabili cui esse sono soggette, non mi sento assolutamente di fare previsioni. Ciò che è certo, è che a queste realtà si sta presentando un’opportunità unica: quella di prendere in mano il proprio futuro ed esserne protagoniste. E posso senz’altro dire che queste nuove realtà potranno godere del sostegno della Comunità internazionale in ogni loro scelta orientata verso la democrazia e la stabilità. Stabilità, tengo a dirlo, alla quale il nostro Paese ha contribuito e contribuisce in misura sostanziale: si pensi all’impegno dei nostri militari nelle diverse operazioni internazionali in atto nel Mediterraneo, dalla stessa Unified Protector

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appena conclusa, alla missione UNIFIL in Libano, ad Active Endeavour contro il terrorismo, ad Ocean Shield contro la pirateria, o a Cooperative Shield, per il controllo dei flussi migratori. È un impegno notevole, il cui dividendo in termini di sicurezza è inestimabile”. Quanto ha pesato la crisi economica internazionale sul settore della Difesa? “La crisi in atto ha carattere globale, poiché interessa ogni settore della società, in Italia e fuori di essa. Le Forze Armate, purtroppo, non hanno fatto eccezione; e non è un mistero. Ma c’è una cosa ben peggiore della stessa crisi: l’inerzia. Rimanere inattivi significa originare un processo dalle conseguenze incontrollabili e, cosa peggiore, irreversibili. Al contrario, questa crisi deve rappresentare un’opportunità da cogliere, per ottimizzare le nostre risorse più di quanto non stiamo già facendo, mantenendo nella massima misura possibile il nostro livello di ambizione, ossia lo standard capacitivo per garantire la sicurezza interna e gli impegni assunti in seno alla Comunità internazionale. Ed è chiaro che per conseguire tutto questo la strada è una sola: quella della razionalizzazione. Vede, noi militari siamo, forse per deformazione professionale, ben rodati ad operare nell’emergenza, e pertanto cerchiamo sempre, ad ogni livello, di impiegare al meglio ogni singola risorsa messa a disposizione. Possiamo ben dire che, a dispetto di quanto ogni tanto si legge, le Forze Armate hanno fatto e fanno dell’economia una vera e propria ragion d’essere, direi anzi una vera e propria “forma mentis”, e questo ben da prima che la crisi raggiungesse i livelli odierni. Certamente non tutto è perfetto e ci sono ancora margini di miglioramento. La Difesa è da tempo impegnata in un processo di revisione a 360°, che è basato su una attenta selezione delle priorità, e che comprende misure robuste quali – solo per farle alcuni esempi – ristrutturazione di Enti ed organismi, snellimento di procedure, investimenti nella ricerca tecnologica, incremento del coordinamento interforze, valorizzazione di assetti, dismissioni di strutture, riarticolazioni di personale a tutto vantaggio di una sempre maggior efficienza pur nel risparmio imposto dai tagli del bilancio. In una sola parola, razionalizzazione: è la strada che abbiamo intrapreso in tempi non sospetti, ben prima dell’attuale crisi, decidendo con lungimiranza di aggiornare il nostro strumento militare che, ad onor del vero, ha risposto sempre e bene alle esigenze operative. Questa crisi ci chiama, ora, ad una accelerazione del processo, da affrontare con coraggio e decisione e, come ho detto prima, rappresenta una occasione da cogliere come un’opportunità”. Come descriverebbe il 2011 delle Forze Armate italiane? “È una domanda cui rispondo con particolare piacere, perché il 2011 è stato anche il mio primo anno nell’attuale incarico di Vertice della Difesa. Ebbene,” intenso” e “proficuo” sono i primi aggettivi che mi vengono in mente pensando all’anno in corso. Un 2011 che, dal punto di vista operativo, è iniziato con l’Operazione Unified Protector, che ci ha visti impegnati prevalentemente con la Marina e l’Aeronautica per la crisi libica. È stato un impegno

senza precedenti, che ha permesso alla Marina e all’Aeronautica in particolare, prima ancora che al sottoscritto, di verificare concretamente il livello di prontezza, di operatività e di efficienza del personale, dei mezzi e delle procedure. Una prova della quale la Marina e l’Aeronautica possono andare orgogliose. Una prova che ha riscosso il plauso di tutti: ONU, NATO, popolazione libica, e, ovviamente, degli stessi italiani. Da luglio in poi, ha avuto inizio il processo di transizione in Afghanistan, dove siamo impegnati nel duplice fronte della sicurezza e del supporto al governo afgano nella progressiva assunzione delle responsabilità del Paese. Tutto ciò, nel contestuale assolvimento dei numerosi altri impegni, in Patria ed all’estero: Kosovo, Libano, ed attività di concorso all’ordine pubblico interno. In definitiva, dovendo trarre un bilancio, sia pure circoscritto, direi che il 2011 oltrepassa le mie migliori aspettative: è stato un anno vissuto da parte di tutti all’insegna dell’impegno e del sacrificio, ma coronato da gran bei risultati, di cui sono artefici “in primis” tutti i nostri militari dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri, ai quali va la mia personale gratitudine, oltre che quella, credo e spero, dell’intero Paese”. Secondo lei alla pesante situazione di crisi economica, le PMI del settore hanno reagito adeguatamente ed attivamente? “A questa domanda posso rispondere solo in ragione del mio precedente incarico di Direttore Nazionale degli Armamenti. Posso al riguardo confermare che le PMI sono uno dei cardini della nostra economia, e devono essere considerate uno dei fattori essenziali del nostro recupero. Le piccole e medie imprese sono, in virtù delle loro caratteristiche, articolazioni agili, efficienti, dinamiche connotate da un fortissimo spirito d’iniziativa. Sono il vero anello di congiunzione tra società ed economia del Paese anche nel settore della Difesa. In una società industrializzata come la nostra – non mi riferisco solo a quella nazionale, ma all’intero mondo occidentale – è impensabile un piano di recupero che non tenga conto di questa preziosa realtà”. Qual è invece, a suo parere, il bilancio del rapporto tra imprese e Forze Armate? “Direi eccellente. L’industria della Difesa ha saputo in questi anni rinnovarsi proprio per corrispondere alle accresciute esigenze operative e di sicurezza del personale militare impegnato sul campo. Essa apporta un contributo determinante alla sicurezza nazionale ed euroatlantica, soprattutto per le qualità dei prodotti. Unitamente alla ricerca tecnologica, realizza progetti, elabora programmi e garantisce mezzi e assetti competitivi ed innovativi, a tutto vantaggio della sicurezza comune. Non dimentichiamo che investire in tecnologia significa investire in sicurezza. E l’industria italiana è tra le prime in questo senso, ricoprendo molte nicchie d’eccellenza. E poi non dimentichiamo che investire nel “made in Italy” diventa anche una questione di fiducia, di immagine e, in ultima analisi, anche di risparmio, che non guasta affatto di questi tempi. Solo per dare una sommaria idea di quale sia la dimensione del rapporto tra industria e Difesa, ricordo che attualmente sono molti i programmi che abbiamo già realizzato, come molti sono quelli in itinere. Dal “Lince” al “Freccia”, delle Fremm alla Network Enable Capability (Forza NEC), dal satellite per l’osservazione satellitare Cosmo II al satellite per le comunicazioni SICRAL II, dall’addestratore Aermacchi M346 all’aeroplano da combattimento F35, etc”. Ercole Fragasso

Il Generale Biagio Abrate è nato a S. Albano Stura (in provincia di Cuneo) l’8 novembre 1949. Ha frequentato l’Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971 e, successivamente, con il grado di Sottotenente di fanteria, la Scuola di Applicazione di Torino, nel triennio 1971 - 1974. Promosso Tenente degli Alpini, ha ricoperto l’incarico di Comandante di plotone fucilieri presso il battaglione alpini “Bolzano” in Bressanone. Nel 1975 è stato trasferito al battaglione alpini “Trento” in Val Pusteria ove, nei gradi di Tenente e Capitano, ha comandato sia la compagnia mortai sia la compagnia fucilieri. Nel 1979 è giunto alla Scuola Militare Alpina di Aosta ove ha svolto l’incarico di Comandante di compagnia AUC (Allievi Ufficiali di complemento). Dal 1987 al 1990 è stato impiegato allo Stato Maggiore dell’Esercito dove, nei gradi di Maggiore e Tenente Colonnello, è stato Addetto alla 2^ Sezione dell’Ufficio Reclutamento, Stato e Avanzamento. Dal 1990 al 1992 è stato Comandante del battaglione alpini “Bassano” a San Candido (BZ). Nel 1992 è stato nominato Capo di Stato Maggiore della Scuola Militare Alpina ad Aosta. Nel 1994, nel grado di Colonnello, è stato designato Comandante del Distretto Militare di Firenze. Nel 1996 è stato trasferito al Gabinetto del Ministro della Difesa quale Capo del 1° Ufficio. Nel 1998 è stato destinato alla Brigata alpina “Taurinense” a Torino dove ha ricoperto l’incarico di Vice Comandante della Brigata fino al 29 ottobre 1999 nei gradi di Colonnello e poi di Generale di Brigata. Dal 30 ottobre 1999 all’11 novembre 2000 è stato Comandante della Brigata alpina “Taurinense”. In tale periodo, dal 3 luglio al 3 novembre 2000, è stato Comandante della “Multinational Brigade West” a Pec in Kosovo. Dal 12 novembre 2000 al 3 luglio 2001 ha assolto l’incarico di Capo di Stato Maggiore delle Truppe Alpine a Bolzano. Dal 4 luglio 2001 ha assunto l’incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Il 1° gennaio 2003 è stato promosso Generale di Divisione e dall’8 febbraio 2006 ha ricoperto l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Prof. Antonio Martino). Nella legislatura successiva è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Prof. Arturo Parisi) e il 23 gennaio 2007 è stato promosso Generale di Corpo d’Armata. Nell’attuale legislatura è stato confermato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Avv. Ignazio La Russa), fino all’assunzione dell’incarico di Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti avvenuta il 10 febbraio 2010. Dal 18 gennaio 2011 è stato promosso al grado di Generale e nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ha frequentato i corsi formativi di sci e di alpinismo (1974), i corsi di perfezionamento sciistico ed alpinistico (nel 1975 e nel 1976), ottenendo i brevetti di “Istruttore militare scelto di sci” e di “Istruttore Militare scelto di alpinismo” nonché le qualifiche di “Guida alpina” e di “Alpinista accademico” militare. Ha altresì frequentato il 108° corso di Stato Maggiore (19831984), il 108° corso superiore di Stato Maggiore (1986-1987) ed infine, nel 1995-1996, l’Istituto Alti Studi per la Difesa. Si è laureato ed ha altresì conseguito un Master di 2° livello in “Scienze strategiche” presso l’Università di Torino. Si è inoltre laureato in “Scienze politiche” presso l’Università di Trieste con Tesi in “Diritto internazionale”. Il Generale Abrate è insignito della Medaglia d’Argento al merito di lungo comando, della Croce d’Oro con stelletta per anzianità di servizio militare, della Medaglia Mauriziana al merito della carriera militare, dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, della Croce di Commendatore con spade dell’Ordine al merito melitense e dell’onorificenza dell’Ordine Equestre di San Gregorio Magno. Gli sono state altresì conferite la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e la Croce di Bronzo al merito dell’Esercito, per i meriti acquisiti nel corso della missione in Kosovo nel 2000, quale Comandante della Multinational Brigade West. Il Generale Abrate è sposato con la Signora Maria Antonia ed ha due figli, Paolo e Giulio.

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Aerospazio

Da filiera a partnership: un nuovo modello per le imprese Intervista al Presidente della Piattaforma tecnologica Spin-It, Massimo Claudio Comparini

La prima navigazione a Zero Emissioni

Presentato a Venezia “Blue Hybrid System”, il sistema messo a punto da FNM Marine/CMD Spa e Archimede Energia

roap map evolutiva fin dall’inizio. Nel nostro settore i tassi di investimento sono elevati e lo sono anche quelli a monte. E’ necessario trovare forme di collaborazione più evolute. In Italia abbiamo un patrimonio brevettuale importante ma si conosce poco ciò che esiste. Un gruppo di ricercatori non ha la forza di sperimentare da solo e le PMI potrebbero essere l’incubatore ideale per farlo. Un altro aspetto importante è che la PMI non deve replicare ciò che fa la grande ma deve specializzarsi.

Massimo Comparini è uomo di fervida intelligenza ed è stato troppo facile per noi cadere nella tentazione di affrontare le questioni più spinose del rapporto tra grandi aziende e PMI in riferimento specificatamente all’aerospazio. Chief Technical Officer di Thales Alenia Space, oltre che Presidente della neonata Piattaforma tecnologica Spin-it a cui abbiamo dato grande risalto nello scorso numero del giornale, Comparini si è confermato interlocutore competente e disponibile al confronto. Ne è emersa una chiacchierata che, siamo certi, darà molti spunti di riflessione agli operatori del settore che la leggeranno. Presidente, con lei mi farebbe molto piacere entrare nella tradizionale querelle tra grande azienda e PMI, ovviamente riferita al settore aerospaziale. La PMI deve necessariamente dipendere dalla grande? “Nei settori ad alta densità tecnologica, come quello spaziale e aeronautico, la competizione globale si concentra su grandi gruppi perché è necessario contare su importanti masse critiche che consentano all’Italia di giocare un ruolo significativo. In realtà siamo in una fase che è già iniziata ma che dovrà vivere una più profonda trasformazione del rapporto tra grande impresa e la sua filiera in un modo più intimo. Spero che nel tempo tale rapporto si trasformi sempre più in una partnership. Oggi nessuna grande azienda può mantenere al proprio interno l’intero spettro di prodotti e dunque una evoluzione della catena di fornitura diventa una grande opportunità che soprattutto le PMI devono cogliere. Le PMI italiane generalmente sono caratterizzate da un tasso tecnologico minore rispetto ad altri Paesi ma sono sicuramente in una fase di crescita rispetto all’innovazione. Questo vale ovviamente anche per il settore aerospaziale. Sicuramente anche i recenti bandi ASI dedicati alle PMI sono stati un elemento importante di riflessione su cui partire per una crescita importante. In particolare va in tale direzione la premialità per chi presenti ai bandi progetti di applicazioni tecnologiche ai grandi programmi. Occorre cambiare il modello di relazione tra grandi e piccole, partendo dalle loro diversità di caratteristiche e di ruoli all’interno del sistema”. Ritiene utili forme aggregative tra PMI? “Una rete di PMI dovrebbe avere due obiettivi: mettere insieme realtà complementari e fare maggiore massa critica. Per fare questo è necessario superare le barriere culturali. Le PMI per potersi muovere in rete devono prima fare un grande sforzo di integrazione in una sola visione, devono riuscire a condividere una

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E gli altri attori del settore? “Il sistema creditizio e istituzionale a mio avviso dovrebbe seguire tre linee guida principali. Dovrebbe immettere in circolo capitali di rischio per le PMI, ad esempio attraverso le fondazioni. Questo sosterrebbe lo sviluppo di una imprenditoria ad alto tasso di tecnologia. Dovrebbe proporre bandi specializzati per le PMI che prevedono investimenti finalizzati ad una filiera spaziale. E dovrebbe favorire la dimensione distrettuale. Per fare un esempio, in Piemonte c’è un programma regionale che ha fatto sì che si formasse una adeguata massa critica: c’è una grande azienda capofila e tante PMI specializzate che così assumono una dimensione importante. Anche il Galileo Test Range nel Lazio è esemplificativo di quel che intendo, poiché si tratta di una infrastruttura in cui gli sviluppatori possano sperimentare, è un vero e proprio laboratorio. La PMI deve andare verso servizi a valore aggiunto e attività che non necessitano di investimenti a monte elevati. L’infrastruttura in questo caso c’è. Ciò che occorre è un’alleanza tra investimenti pubblici che attivino un processo, un tessuto industriale che dia spazi importanti alle PMI e le PMI stesse che specializzano le loro attività”. Cosa ne pensa dei distretti aerospaziali? “Non ha senso replicare distretti omnicomprensivi, hanno senso le specializzazioni che dipendano dalle specificità dei singoli tessuti industriali. E’ più che auspicabile in tal senso una governance infradistrettuale. Siamo nei fatti già in una fase di rivisitazione dei distretti industriali italiani, che 30 anni fa riempivano libri di letteratura e oggi invece necessitano di innalzare il loro livello tecnologico. Ricerca e innovazione nei distretti hanno senso se ci si pone degli obiettivi chiari ed elevati. Sicuramente la rete di impresa va ad inserirsi in questo discorso ma solo laddove esistano settori più maturi. Non dimentichiamo che i distretti sono anche forme giuridiche utili a catturare gli investimenti europei, ma devono saper drenare di più”. Qual è invece il valore aggiunto di una piattaforma tecnologica, come quella che presiede? “In una piattaforma tecnologica sono coinvolti tutti gli attori provenienti dal mondo accademico, della ricerca ed industriale. Elemento di connessione tra istituti ed agenzie preposte alla strategia, i singoli attori e le realtà distrettuali, è il contenitore ideale dove condividere un’agenda strategica e ciascuno sia cosciente delle sue azioni. Spin-it è uno strumento al servizio di chi presidia la politica spaziale italiana, a partire dalle agenzie”. Roberta Busatto

E’ stato presentato ufficialmente “Blue Hybrid System”, il sistema messo a punto da FNM Marine e Archimede Energia che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti nelle acque di Venezia. In tutte le città la mobilità eco-sostenibile è al centro di dibattiti: il traffico veicolare è diventato un problema che causa inquinamento acustico e atmosferico, condiziona la vita dei cittadini che, dipendenti dalle vetture, devono essere stimolati ed incentivati con decisioni legislative a limitarne l’uso, soprattutto di quelle maggiormente inquinanti. Da tempo FNM Marine, società targata CMD Spa, e Archimede Energia sono attente a quanto avviene a Venezia. Sicuramente una sempre maggior sensibilità si percepisce nei cittadini e nelle istituzioni verso il problema dell’inquinamento acustico ed atmosferico e verso il fenomeno del moto ondoso. Tra queste l’Assonautica, grande promoter dell’utilizzo di motori ibridi e dunque naturale supporter dell’iniziativa. Blue Hybrid System è un sistema collaudato che risponde alle esigenze che devono essere rispettate per consentirne l’impiego a Venezia. Questo, infatti, permette di navigare fuori dalla zona ZTL con il motore diesel, ovviamente di nuova generazione per il contenimento delle emissioni, e nella zona ZTL con il motore elettrico che consente una navigazione a Zero Emissioni nell’assoluta tutela dell’ambiente e del comfort dei cittadini. Inoltre il motore elettrico consente il pieno controllo della velocità massima e, quindi, il contenimento del fenomeno del moto ondoso. In più la presenza di due motori tra loro indipendenti costituisce motivo di sicurezza, perché consente ad uno dei due di operare come motore di riserva in caso di avaria. Le caratteristiche di Blue Hybrid System si possono sintetizzare in pochi numeri: una tensione di esercizio di 48 V che garantisce la massima sicurezza, un motore con potenza elettrica di 13 kW che permette una navigazione confortevole ed una adeguata manovrabilità, una autonomia sufficiente per un

normale utilizzo (più di un’ora in modalità solo elettrica) con le batterie di ultima generazione al polimeri di litio, collaudate e certificate da enti specializzati. Il sistema Blue Hybrid System nasce per essere utilizzato sia con il gruppo poppiero che con la linea d’asse e ha un ingombro contenuto che lo rende applicabile a tutte le imbarcazioni, anche a quelle esistenti, con la possibilità di aggiornare il sistema di propulsione con le nuove tecnologie senza dover modificare la struttura della barca. Queste caratteristiche lo rendono particolarmente efficace per l’attuazione di una specifica normativa sulla navigazione nella ZTL in tempi brevi. Ancora una volta una PMI è protagonista di un progetto che potrebbe cambiare il volto del Paese. Ancora una volta un’azienda, la CMD, che opera anche nel settore dell’aerospazio e della difesa, con un know how che la rende leader nel mercato internazionale per la costruzione di motori diesel ad altissima prestazione e per le lavorazioni meccaniche complesse. L’azienda casertana, dagli anni ’30 ad oggi, ha saputo imporsi in settori competitivi come la nautica, l’aeronautica e l’automotive, ai quali fornisce prodotti e servizi di indubbia qualità. Ma dietro ad un progetto come il Blue Hybrid System, accompagnato da un approfondimento sulla gloriosa storia dei taxi veneziani, c’è molto di più di un’attività imprenditoriale consolidata. C’è un’impresa che contribuisce allo sviluppo della società mettendo a disposizione ciò che ha: idee, competenze e grandi qualità. www.fnm-marine.com / www.cmdengine.com

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L’Italia dei Distretti

Presenza, vicinanza ed iniziativa in una regione in pieno fermento Intervista al Presidente del Distretto Aerospaziale Pugliese, Giuseppe Acierno Quella che segue è la seconda delle interviste che PMI Live effettuerà ai Presidenti dei sei distretti aerospaziali italiani. Lo scorso numero abbiamo ospitato l’allora Presidente del Polo umbro, Antonio Alunni, oggi sostituito da Renato Cesca; In questo quello della Puglia Giuseppe Acierno. E’ nostra intenzione approfondire sempre di più il ruolo che queste importanti forme aggregative svolgono all’interno del sistema economico italiano e mettere a confronto le esperienze e le diverse pratiche di governo che questi applicano. Siamo certi che ne possa uscire un dibattito interessante e proficuo per tutti. Secondo la recente ricerca di Intesa Sanpaolo che ha censito 18 poli tecnologici italiani, quello aerospaziale Pugliese è tra i quattro che hanno fatto registrare una variazione positiva del fatturato e del margine lordo. Quali strategie avete adottato in questi anni perché ciò accadesse? “Credo che sia innanzitutto onesto e giusto riconoscere come questo risultato sia dipeso principalmente dalle strategie industriali ed attività realizzate dalle imprese. Certo il distretto ha lavorato, e continua a farlo, per rafforzare le condizioni di sistema utili per migliorare l’azione delle singole realtà industriali presenti in Puglia ed altresì per creare condizioni favorevoli all’attrazione di nuovi investimenti. Concorrere alla definizione degli strumenti pubblici di sostegno, favorire il pieno utilizzo degli stessi nella forma più sburocratizzata possibile, erogare servizi o addirittura essere promotori ed esecutori di iniziative nell’ambito della formazione, della ricerca, dell’internazionalizzazione e così via, inspessisce certamente l’efficienza di sistema e crea un clima favorevole al rafforzamento delle relazioni tra i diversi aderenti ed all’operare in una logica di sistema. Tutto ciò non ha fatto altro che attribuire ruolo e funzione concreta al distretto che operando attualmente è diventato un punto di riferimento per le imprese aderenti. La sua quindi è una vita che va avanti non certamente per decreto, ma per la qualità ed utilità dei suoi realizzi. Ora che i risultati hanno rafforzato il nostro marchio e la nostra affidabilità ci aspettiamo di poter fare ancora di più”. Come è strutturato il distretto, quali e quanti sono i suoi aderenti (imprese, associazioni, università) e quali le principali attività programmate? “Il distretto è organizzato sotto forma di associazione, ad esso aderiscono oltre 70 soggetti di cui la stragrande maggioranza sono imprese. Al distretto aderisce altresì il sistema pubblico e privato della ricerca pugliese. La sua vita è regolamentata da uno statuto e da un board (comitato di distretto) che ha essenzialmente il compito di delineare la strategia pluriennale del sistema aerospaziale pugliese, interloquire con le pubbliche amministrazioni per la sua attuazione, individuare gli interventi/azioni da realizzare, fornire servizi agli aderenti. Il fine ultimo è quello di consolidare una vocazione industriale territoriale, favorirne una specializzazione distintiva nel quadro nazionale e supportarne crescita e posizionamento attraverso politiche ed interventi ad hoc”.

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L’impressione che si ha dall’esterno è che uno dei punti di forza del vostro distretto sia il rapporto proficuo instaurato con la Regione Puglia. Qual è stato il suo contributo per la vostra nascita e crescita e quali le modalità di raccordo che avete instaurato? “La Regione Puglia vede nei distretti una sorta di “advisor” utile per la pianificazione ed attuazione delle proprie linee di politica industriale. Come noto oggi le Regioni hanno molti più poteri e competenze di un tempo. Per esse avere soggetti che possano fornire supporto alla definizione delle politiche di settore/ sistema è sicuramente un vantaggio. In quest’ottica si sviluppa il rapporto con la Regione Puglia che procede nelle forme e modalità previste per i diversi distretti riconosciuti in Puglia. Credo che nel nostro caso ci sia stata una buona capacità di svolgere questa funzione, abbiamo in sostanza costruito il rapporto e la qualità dello stesso sulla base di reciproche “utilità”. Come sempre le istituzioni definiscono quadri d riferimento e strumenti per tutti, poi sta alle singole organizzazioni valorizzarli e su questo credo che il distretto aerospaziale abbia dimostrato di saper lavorare bene senza gravare mai sulle istituzioni, ma contando solo sui contributi dei privati per la sua vita e il suo funzionamento. Il contributo alla nascita ricevuto dalla Regione è quello riveniente dalla legge regionale sui distretti, mentre le modalità di raccordo fortunatamente si improntano e si sviluppano principalmente sull’operatività. Credo che il forte committment della Regione Puglia nel fare dell’aerospazio un settore strategico e la capacità dell’amministrazione regionale di essere rapida ed efficace sul fronte della burocrazia sia essenzialmente un quadro determinante per le performance attuali e future del distretto”. A quasi due anni dalla sua costituzione quale è il livello di gradimento da parte delle imprese del settore? “Il gradimento lo misuriamo sul numero e sulla frequenza delle relazioni che si instaurano con gli aderenti e sul numero di iniziative comuni ce con essi si fanno. Per noi quella è la cartina di tornasole dell’efficacia delle nostre iniziative. La continua crescita del volume delle attività/servizi realizzati dal distretto e la crescente frequenza delle sue relazioni materiali ed immateriali ci lascia credere che l’iniziativa abbia senso e così venga percepita”. Ritiene che la crisi economica internazionale favorisca o renda più difficili le aggregazioni tra imprese? “La crisi economica internazionale incide e continuerà ad incidere sull’assetto industriale modificandolo sostanzialmente non solo dal punto di vista della sua dimensione, ma anche dal punto di vista dei suoi paradigmi di funzionamento. In questo quadro credo che si svilupperà sempre più, anche se con gradualità, il tema delle reti che, oltre a divenire uno degli strumenti da mettere in campo a fronte della crisi per potersi rivolgere a mercati non necessariamente tradizionali, costituiscono comunque una modalità di interazione con un mercato considerevolmente

cambiato nell’ultimo decennio”. I distretti sono ancora, secondo lei, forme aggregative valide per rispondere ai mutati scenari economici del nostro Paese? “Le aggregazioni, le reti, i distretti, i cluster, i poli o comunque si chiamino sono tutte iniziative o modelli di riferimento che sostanzialmente favoriscono livelli di competitività maggiori rispetto a quelli che le singole imprese raggiungerebbero. Credo comunque che su questo tema sia necessario prima o poi una riflessione del legislatore per rafforzare l’efficacia di queste forme di cooperazione. Probabilmente c’è ancora una timidezza normativa che lascia, penso ad esempio alla legislazione sulle reti di imprese, zone d’ombra e margini di miglioramento importanti”. Quali sono secondo lei le chiavi del successo di un distretto? “Se penso alla nostra esperienza direi scuramente la credibilità ed il senso di fiducia che si riesce a costruire con i propri aderenti attraverso una azione quotidiana di presenza, vicinanza ed iniziativa”. In Italia sono sei i poli aerospaziali, riconosciuti o in attesa di riconoscimento, quale pensa sia il rapporto tra di loro e quale dovrebbe essere? “Sarebbe innanzitutto utile capire quale sia il riconoscimento e cosa esso concretamente determini. Al di là di quanto previsto nell’ambito della ricerca in materia di distretti tecnologici e relativi riconoscimenti credo che tutto il resta sia ancora da definire. La ricerca è solo un pezzo, una leva di una politica industriale che oggi serve più che mai. Il rapporto potrà e dovrà necessariamente essere improntato sull’integrazione tra i diversi poli partendo da ciò che essi sono in termini di “peso” e specializzazioni. Noi al contempo cerchiamo di crescere e di dare sempre più un tratto distintivo, in termine di specializzazione produttiva, scientifica e tecnologica alla Puglia ed al suo distretto”. Roberta Busatto

L’INDUSTRIA AEROSPAZIALE PUGLIESE L’industria aerospaziale pugliese è composta di produttori e fornitori di livello internazionale, e da una dinamica rete di PMI specializzate nella subfornitura. Con oltre 50 Imprese, che generano vendite per circa 1 miliardo di euro, in cui trovano occupazione oltre 5.000 addetti, la Puglia rappresenta uno dei poli produttivi più importanti in Italia. Grazie all’alto livello di competenza le imprese che aderiscono al distretto aerospaziale sono presenti in molti dei programmi internazionali dei principali produttori di aeromobili. Le competenze si differenziano in diversi ambiti, dalla progettazione, costruzione, integrazione e supporto a sistemi complessi di aeromobili ed elicotteri alla trasformazione e revisione di aeromobili; dall’attività nel settore della propulsione per l’aeronautica militare e civile e lo spazio, allo sviluppo, progettazione, sviluppo e marketing di sistemi software avanzati e real time per applicazioni aerospaziali, civili e militari. Le specializzazioni produttive presenti in Puglia sono riconducibili a: • Produzione attrezzature e di parti macchinate • Stampaggio e formatura di parti in lamiera • Trattamenti termici di alluminio ed Acciaio • Componenti in materiali compositi Ispezioni di controllo qualità & prove non distruttive • Assemblaggi ed installazioni • Componenti e sistemi elettronici e di controllo • Controllo della durezza e della conducibilità elettrica • Trattamenti superficiali e controlli non distruttivi • Realizzazione e montaggio di assiemi e sottoassiemi di aeromobili • Telerilevamento satellitare, interpretazione immagini da satellite, GIS • Controllo ed accettazione dei materiali compositi grezzi (Kevlar, Fiberglass, Carbon Epoxy) • Aircraft interiors • Elettronica www.apulianaerospace.eu

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Dentro le PMI

Fare Italia è fare sistema

Intervista a Salvatore Tafuro, Presidente della R.I. Spa, un’impresa salentina sulle ali del mondo Un connubio ben riuscito tra Forze Armate ed Imprese che sviluppano lavoro a loro supporto è rappresentato dall’azienda salentina R.I. Spa, di Trepuzzi, in provincia di Lecce. Una forza produttiva che ben rappresenta il Sistema Italia conosciuto e apprezzato nel mondo. Numerose volte in teatri operativi internazionali abbiamo incontrato il titolare, Salvatore Tafuro, mentre attendeva a qualche opera di ristrutturazione, di manutenzione o di costruzione di fabbricati dedicati alla logistica di supporto ai contingenti italiani. Villaggio Italia, in Kosovo, è opera sua. In Libano lo è la base di Shama, tanto per nominarne una. In Afghanistan, la base Lamarmora, a fianco della base avanzata di Shindand; e ancora Camp Stone, base americana vicino ad Herat. Ha una storia lunga e lontana, che comincia tutta dall’Albania, nel 1999. Oltre a Trepuzzi e a Roma, altre sedi sono in Grecia, Albania, Libano e Kosovo. La caratteristica dell’azienda è quella di operare in territori in cui è richiesto il suo supporto, dando lavoro e pagando in modo equo gli operai in cui le attività si svolgono, che sia in Afghanistan o in Libano o in Kosovo o in Albania. La consistente presenza operativa della R.I. è inscindibile dalla presenza attiva e operativa delle Forze Armate. E questo si chiama Sistema Italia. Come si può fare impresa in periodi di recessione? “L’impresa è una fiamma che ogni uomo e donna, di qualsiasi latitudine e ceto sociale, nel suo intimo alimenta continuamente e vorrebbe che il suo benefico calore coinvolgesse familiari, amici e tantissime altre persone. “Crisi e Boom” sono il ciclo vitale dell’economia, per cui nessuno in realtà è veramente impreparato all’attuale situazione. La recessione di oggi, con tutti i suoi contenuti estremamente negativi, saprà generare un nuovo e più armonico ed equilibrato, diffuso benessere. Nei momenti di massima difficoltà, politici, burocrati, manager, imprenditori, organizzazioni sociali e ricercatori, riescono ad esprimere il meglio del meglio e ripartire con più forza e vigore. Comunque in queste situazioni, la parola d’ordine deve essere chiara e forte come quella del Generale al fronte che galvanizza spronando tutti a Resistere! Resistere! Resistere!”. R.I. spa chi è? “R.I. spa è un’azienda specializzata nella costruzione di sistemi prefabbricati modulari in ambito sia civile che militare. Partita nei primi anni ottanta, con il preciso obiettivo di intercettare i fabbisogni nelle situazioni emergenziali, negli anni, con costante determinazione e volontà, ha sviluppato un know how che la pone oggi tra le aziende del settore in posizione di leadership, sia in Italia che all’estero. Le nuove esigenze dei clienti di riferimento come forze armate, apparati governativi preposti alle emergenze ambientali e all’immigrazione, organizzazioni internazionali in genere, di avere soluzioni turnkey ovvero “chiavi in mano” di progettazione, costruzione e mantenimento con formula Global Service dell’intera base operativa, villaggio o compound che dir si voglia, ha consentito ad RI di distinguersi rispetto agli altri competitor del settore delle costruzioni prefabbricate. Il team RI di tecnici e maestranze di provenienza internazionale unitamente al giovane management aziendale, pronto a raccogliere sempre nuove sfide,

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ha consentito all’azienda di affrontare e portare a compimento i progetti più difficili. In questo modo si è meglio delineato il core business aziendale. Sono stati realizzati interi complessi abitativi autosufficienti con diversi sistemi modulari prefabbricati completi di: opere civili, quali strade acquedotti, fognature elettrodotti linee dati, impianti di produzione di energia tradizionali e/o da fonti rinnovabili; impianti di potabilizzazione e depurazione delle acque; sistemi di difesa passiva, quali recinzioni, bunker e riservette munizioni; sistemi di videosorveglianza dinamica ed ogni altro, ecc.. L’Azienda ha la sede principale in Trepuzzi, a pochi chilometri da Lecce, svolge la produzione in quattro capannoni, dislocati su ampi piazzali attrezzati, su una superficie totale di 34.000 metri quadrati, dove quotidianamente operano 60 dipendenti, sotto la direzione del team familiare, dei fratelli Cosimo, Lorenzo, Antonio, Emanuele Tafuro, che si dividono le funzioni commerciali, amministrative, progettuali e produttive, in sinergia fra loro e con i vari responsabili di settore. Il padre Salvatore, presidente dell’Azienda, coordina le attività, approntando l’esperienza accumulata e lo spirito di intraprendenza necessaria a stimolare la voglia di fare e di crescere, proponendo la realizzazione di nuovi prodotti da aggiungere a quelli tradizionali, sempre in linea con la filosofia principale dell’Azienda. Negli ultimi anni R.I. Spa ha puntato i suoi sforzi per mettere in produzione la linea “sicurezza” e in collaborazione con CETMA dell’Università del Salento ha messo a punto e realizzato i seguenti nuovi prodotti: a) Garitta – Altana Corazzata, già prodotta e ubicata al palazzo del Quirinale e in diversi teatri operativi, oggi è in produzione la nuova versione con torre corazzata e cabina tempestizzata, per meglio proteggere l’operatore e le sue attività; b) Modulo abitativo speciale denominato “Limited 2012” destinato a ospiti con libertà limitata. L’azienda con l’ausilio della consulenza di esperti alti ufficiali, ha messo a punto un prodotto unico per le sue qualità di confort, sicurezza, mobilità e prezzo; c) In collaborazione con Piaggio Shelter, si stanno realizzando moduli ad alto contenuto tecnologico per funzioni speciali: telemedicina, telescuola, telecomunicazioni, telecontrollo, che sono resi tempestizzati e inviolabili all’accesso informatico, applicando l’alta ricerca prodotta dall’ingegnere Ivano Soliani, con il quale è stato sottoscritto un accordo di partneriato; d) Nel settore dell’ecologia, in particolare dei servizi igienici mobili, attraverso l’acquisizione di una grossa commessa pluriennale con le Nazioni Unite, sono stati progettati e sono in produzione moduli all’avanguardia, con accessoristica in acciaio inox, che dà garanzia di sicurezza funzionale, scarsissima manutenzione, durata nel tempo. Per queste ragioni, per l’umiltà nei rapporti e la perseveranza, R.I. Spa continua ad essere un’azienda di successo”. Quali sono le leve per questo successo? “Il successo è anch’esso una fiammella che ognuno ha dentro di sé allo stato latente e che per vie e metodi diversi vorrebbe che si manifestasse con tutti i suoi benefici.

Spesso ci adoperiamo con ogni mezzo per trovare aiuti, raccomandazioni, leve più o meno forti e leali e stratagemmi di ogni genere per ottenerlo. Il successo di carriera, economica, mediatica, etc, spesso ammalia e non fa riflettere per capire che questo non si compra, non si eredita, non si trova sotto il mattone. Ad esso si può arrivare facilmente attraverso uno stato coscienziale, lavorando su se stessi giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, sviluppando idea su idea, sacrificando tempo ed altre rinunce. Mettendo insieme tutto questo ed altre cose nella quotidianità, tutti possiamo arrivare ad ottenere lo spicchio di successo che ci appartiene e pensare con più efficacia e serenità al futuro”. L’impresa che va. Come costruire il domani? “L’impresa è l’espressione organizzata dell’imprenditore, lui con le sue peculiarità innate e l’esperienza che accumula ogni giorno si caratterizza per ciò che viene definito “fiuto imprenditoriale”. Attraverso questo fiuto decide le sue scelte per far nascere e portare avanti un’impresa ereditata con successo, che con facile qualunquismo molti definiscono fortuna, si tratta invece del risultato di osservazioni, riflessioni, selezioni e spesso sofferte decisioni. In situazioni di alta crisi come l’attuale è difficile per tutti

costruire il futuro, bisogna essere attenti a non temere eccessivamente il pericolo e chiudersi a “testuggine”, né essere spavaldi e lanciarsi nella mischia a “drago”. Bisogna avere fiducia in se stessi e ripetersi che le tempeste passano e mettere in atto il buon senso del padre di famiglia che gestisce la crisi riducendo le spese inutili o meno necessarie, razionalizza con prudenza e parsimonia ogni risorsa, stimola tutti ad individuare nuove risorse e prospettive. Con questo sistema lo scenario finisce di essere quello di routine, l’orizzonte si amplia e le opportunità aumentano. Gli esempi non mancano di come si possa realizzare quello che sembra difficile e quasi impossibile, basta pensare ai “Marco Polo” e ai “Colombo” del passato che si resero conto per tempo, che i limiti erano troppo limitati per il futuro dell’Europa. Oggi ci sono i nuovi “Marchionne” che indicano nuovi metodi di fare impresa e mercato e non accettano di sopravvivere a sistemi consolidati e obsoleti che possono portare a lento decadimento totale. E’ necessario con uno sforzo comune, anche ideologico, che tutte le parti in causa, siano politici, burocrati, componenti sociali, manager, imprenditori o ricercatori, affrontino questa crisi per la sua vera natura, che non è contingente ma è generazionale. In sintesi bisogna evitare un Neo – Feudalesimo e proporre un Neo-Rinascimento facendo “Sistema””. Signor Tafuro come interpreta il nostro titolo “Fare Italia è fare Sistema”? ““Fare Sistema” nella comune dialettica è una frase molto usata e abusata, di fatto poco si sa o si fa per “fare sistema”, ma basta passare dalle parole ai fatti e ci si può riuscire subito e concretamente, con costi minimi e risultati eccellenti. Le regole ci sono, bisogna usarle, applicarle, operare con responsabilità e buon senso, in sintonia fra le parti evitando che queste diventino controparti, ma che restino soggetti con ruoli e funzioni diverse, impegnati a promuovere e portare a compimento il progetto comune. Il tempo delle contrapposizioni è superato, oggi più che mai bisogna operare in sinergia per cui clientefornitore; cittadino-amministratore; lavoratoredatore; sindacato-azienda; superiore-subordinato; agente-utente sono sempre due facce della stessa medaglia, utili e necessarie a concludere infinite operazioni, se ben usate”. Maria Clara Mussa

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Difesa

Il 2011 si è chiuso con grandi cambiamenti ai vertici dell’Esercito italiano I mesi finali di questo 2011 sono stati forieri di grandi cambiamenti ai vertici dell’Esercito italiano. E’ per questo motivo che abbiamo voluto dedicare questa nostra consueta rubrica ad una serie di doverosi e sentiti ringraziamenti. A questi si accompagnano gli auguri sinceri per chi avrà il compito di guidare la Difesa italiana nelle sue varie emanazioni. Abbiamo scelto le occasioni a cui PMI Live ha avuto la fortuna di partecipare direttamente. Ci scusiamo pertanto con chi inevitabilmente non si troverà in questa breve pagina.

servizio e dopo due anni e mezzo di intenso lavoro al vertice del Comando Logistico dell’Esercito. A lui, da parte nostra, va un ringraziamento speciale e pieno di calore per la grande attenzione che ha sempre dimostrato per la nostra rivista, a cui non ha mai fatto mancare il suo contributo intelligente e appassionato.

GEN. C.A. GIUSEPPE VALOTTO 6 dicembre 2011. Si è svolta a Roma, presso il Centro Ippico Militare “Pietro Giannattasio” di Tor di Quinto, sede del reggimento “Lancieri di Montebello” (8°), la cerimonia per il cambio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito fra il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Valotto e il Generale di Corpo d’Armata Claudio Graziano. Erano presenti tutte le più alte cariche
militari e istituzionali, presenti e passate, confermando la grande stima che il Generale Valotto ha saputo conquistare in questi anni con il suo lavoro e la sua competenza. A lui vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per il suo
operato attento e competente e gli auguri di un proseguo sereno e ricco di
nuove emozioni.
Insieme ad un grazie speciale per essere sempre stato nostro attento e vivace interlocutore. GEN. C.A. ROCCO PANUNZI 24 novembre 2011. In occasione dei 195 anni del corpo di amministrazione e commissariato nella piazza d’armi della Scuola di Maddaloni (CE), il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Giuseppe Valotto ha suggellato il passaggio di consegne tra il Comandante Logistico dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Rocco Panunzi e il Tenente Generale Corrado Lauretta, già Vice Comandante Logistico e Capo Dipartimento di Commissariato.

 Il Generale Valotto ha voluto ringraziare l’operato svolto in questi anni dal Generale Panunzi rimarcando “la fondamentale opera di supporto fornita dagli uomini e dalle donne del Reparto mezzi mobili e campali che rappresentano una tradizionale eccellenza della Forza Amata come possono sottolineare i nostri militari impiegati nei Teatri più difficili e la stessa Nazione recentemente colpita da calamità naturali quali le recenti alluvioni”.

 Il Genenerale Panunzi lascia l’Esercito dopo 44 anni di

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GEN. CARMINE MASIELLO 22 ottobre 2011. Il cambio di comando ai vertici della Brigata Folgore tra il generale Carmine Masiello e il colonnello Massimo Mingiardi, ha coinciso con i festeggiamenti per i 69 anni dalla nota battaglia di El Alamein. In uno stadio, il Picchi di Livorno, pieno nonostante il vento gelido, la commozione e la grandissima eleganza del comandante della Regional Command West in Afghanistan, hanno coinvolto tutti. Presenti anche l’allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa e tutte le più alte cariche militari e civili. Ringraziamo di cuore il generale Masiello per aver lasciato un segno importante nelle pagine della nostra rivista che, ne siamo certi, avrà ancora modo di confrontarsi con lui. Piera Zocchi

“Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima”*. Tanti auguri per un 2012 di ricerca da tutta la redazione di PMI Live.

*Epicuro, Lettera a Meneceo

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