Calabria Economia - n.1 2012

Page 23

intervista le banche centrali degli altri Paesi, grazie alla lezione di allora, hanno messo in campo azioni concertate che hanno evitato il crollo del sistema finanziario ed il conseguente tracollo del sistema produttivo. Si pensi alla politica della FED che ha inondato di dollari il sistema finanziario americano, quasi a costo zero (tasso allo 0,25%), senza che ciò abbia provocato clamorosi aumenti dell’inflazione. Anzi negli ultimi tre mesi in USA la disoccupazione è scesa dal 10% al 8,5% con la creazione continua di nuovi posti di lavoro. Purtroppo l’Europa non è stata così pronta ad abbassare i tassi, anzi ad un certo punto, temendo il crescere dell’inflazione, li ha persino alzati nonostante fosse noto che le banche francesi e tedesche avevano bisogno di denaro a basso costo. Fortunatamente la BCE, considerando secondario il problema di aumento dell’inflazione rispetto alla gravità della crisi, si è poi decisa a seguire l’esempio americano fornendo liquidità a basso costo al sistema bancario cercando di evitare il “credit crunch” che a partire dall’agosto 2008 ha progressivamente ridotto la liquidità del sistema delle imprese, in particolare di quelle italiane da sempre sottocapitalizzate e quindi più a rischio in caso di restrizione del credito. Il problema vero è che la tempesta finanziaria non è ancora finita. Anzi, se nel corso di quest’anno dovessero essere i parametri di “Basilea 3”(molto più restrittivi degli attuali) a guidare il comportamento delle banche, il blocco del credito alle imprese diverrebbe ancora più evidente ed esteso, con il rischio concreto di peggiorare la situazione. Questo è il primo dei problemi dell’anno in corso. Il secondo è il rallentamento dell’economia tedesca che nell’ultimo trimestre sta mostrando segnali di diminuzione della crescita rispetto ai primi mesi del 2011. Se ciò dovesse perdurare, il contributo che le esportazioni verso la Germania

Quali previsioni per il 2012

stanno offrendo alla produzione italiana, concentrata nelle aziende del nordest, potrebbe interrompersi in maniera brusca con le evidenti conseguenze di una ulteriore caduta della produzione in quei territori. Se uniamo a ciò la scarsa flessibilità del mercato del lavoro italiano con la mancanza di riforme strutturali, quali le liberalizzazioni tanto evocate, lo scenario futuro potrebbe essere quello di un paese con alti tassi di disoccupazione, specialmente giovanile. Questo della disoccupazione sarà il vero problema degli anni futuri per l’Italia in assenza di una ripresa nella crescita dell’economia entrata ormai da tempo in una fase recessiva. Dall’agenda politica nazionale sembra essere sparita la parola Mezzogiorno. Quale potrà essere il futuro del Sud e della Calabria in un contesto internazionale così difficile?

«Il Mezzogiorno è stato per troppi anni destinatario di interventi a pioggia senza un piano organico di sviluppo in favore delle infrastrutture a rete di cui la nostra area è ancora carente che, se presenti ed efficienti, potrebbero consentire alle regioni del sud di cambiare passo. Penso in particolare: - alle reti ferroviarie, che nel sud sono state in gran parte progettate quasi un secolo fa ed il cui grado di funzionalità è sotto gli occhi di tutti. A conferma dello scarso interesse delle Ferrovie verso il Mezzogiorno si può citare l’esempio dell’alta velocità, presente realmente al Sud solo di recente ed unicamente nella tratta Roma-Salerno; - alle reti stradali, che a parte gli scandali e le incompiute, al Sud risentono della carenza di una visione complessiva che possa tendere verso un sistema di logistica integrata per i nostri territori. Si pensi alla SS106 e all’autostrada SA-RC che rappresentano il modo approssimativo con il quale la mano pubblica interviene nel SUD;

- alle reti idriche, che con la loro inefficienza perdono circa il 40% dell’acqua nella distribuzione e che consentono, soprattutto in Sicilia, la peggiore delle speculazioni su un bene di primaria necessità, in quella che una volta era la settima potenza industriale nel mondo; - infine, le reti digitali che rappresentano il futuro dell’economia e dell’informazione e che al Sud, stante la carenza della banda larga e delle connessioni in fibra, rappresentano invece l’esempio della disattenzione verso questi territori da parte di chi ha governato in questi anni. Se il “digital divide” tra Nord e Sud crescerà ancora, non ci saranno scusanti per la classe politica perché tale infrastruttura doveva essere costruita negli ultimi decenni attraverso risorse ordinarie come è accaduto nel centro-nord. Ciò detto, va rilevato che la Calabria , più di altre regioni del Sud, ha cicli economici asincroni rispetto alle restanti regioni italiane a motivo della sua debole struttura industriale . Oltre al settore dell’edilizia che rappresenta il 50% delle attività industriali e che è in questo momento in una fase di stagnazione, i settori che potrebbero essere di traino, quali l’agricoltura ed il turismo, non riescono a contribuire in maniera rilevante alla crescita del prodotto interno lordo della regione. Viceversa il gran numero percentuale di risorse umane presenti nella pubblica amministrazione locale e negli enti territoriali regionali rispetto al settore privato, fa sì che nella regione la contrazione dei consumi avvenga più lentamente. Ovviamente anche le ripartenze avvengono con tempi più lunghi rispetto ai cicli nazionali e questo è quanto ci aspettiamo per i prossimi anni in caso di ripresa dell’economia italiana. A conferma di ciò valga il confronto ottobre 2010-2011 sulle ore pagate per la Cassa integrazione. ►

numero 1 - 2012

intervista

21


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.