editoriale
La ripresa c’è. Ma senza pensare al Sud non c’è speranza di Aldo Ferrara*
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«Basta con il piagnisteo, la retorica del Sud e gli annunci ad effetto, adesso è il tempo di agire con interventi mirati e concreti per avviare un percorso virtuoso che affranchi il Meridione da logiche assistenziali ed emergenza permanente»
a copertina che qualche mese fa ha pubblicato L’Espresso presentava un’immagine abbastanza forte. Era quella di un’Italia monca del suo Mezzogiorno. Una provocazione, certamente, per evidenziare la negatività dei dati Svimez secondo cui il Sud sarebbe destinato a una stagnazione permanente che, di fatto, lo cancellerebbe dal resto del Paese. Proprio alla luce di quei dati è ripreso un ampio dibattito sul futuro del Meridione che potrebbe ora portare alla determinazione di provvedimenti finalmente concreti per il suo rilancio. Il momento sarebbe favorevole anche alla luce della, seppur debole, ripresa economica che sta caratterizzando la nostra economia. I dati macroeconomici segnalano un arresto della caduta. Addirittura le principali istituzioni economiche ipotizzano una crescita ancora maggiore di quella prevista. Si prospetta, così, uno scenario favorevole ma che va guardato con prudenza. La ripresa, infatti, è attualmente sostenuta da fattori più che altro esogeni al nostro sistema economico quali: l’andamento del prezzo del petrolio, il calo dei costi energetici, la diminuzione dello spread, la ripresa del mercato internazionale, il Quantitative Easing “partorito” da Mario Draghi, il rilancio del credito. Tutti questi fattori, insieme, hanno prodotto la spinta verso la ripresa. Ma per guardare con più fiducia al futuro bisogna attendere, innanzitutto, il consolidamento di questi risultati, dando il via agli altri interventi annunciati da Renzi, come la riduzione dell’Ires, e, soprattutto, lo sfruttamento
di tutte quelle potenzialità che sono presenti nel Meridione. Non dimentichiamo infatti che l’Italia è ripartita ma il Mezzogiorno no. A tale proposito sarà importante conoscere le proposte concrete messe nero su bianco sul Masterplan annunciato dal Governo per comprendere le strategie di intervento che si intendono sviluppare per il Sud. Che, non dimentichiamoci, se dovesse ripartire può rappresentare un grande mercato di destinazione per il resto del Paese. Ma perché ciò avvenga è indispensabile riattivare, nel Mezzogiorno, e nel più breve tempo possibile il ciclo degli investimenti pubblici e privati con adeguate misure.Stimolando ad esempio l’attrazione di investimenti dall’estero e la cooperazione tra le imprese di diverse aree geografiche con quelle del Meridione. Senza dimenticare che il segno più tangibile l’Esecutivo dovrebbe darlo sulle infrastrutture, a cominciare dai treni ad alta velocità. Che nell’immediato, si badi bene, non significa per forza l’impegno di fondi ma anche solo l’accorciamento dei tempi di percorrenza attraverso la razionalizzazione delle fermate. Questo darebbe un segnale tangibile di come si voglia da subito legare la Calabria – che è il mezzogiorno del Mezzogiorno – al resto del Paese. Insomma basta con il piagnisteo, la retorica del Sud e gli annunci ad effetto, adesso è il tempo di agire con interventi mirati e concreti per avviare un percorso virtuoso che affranchi il Meridione da logiche assistenziali ed emergenza permanente. � * editore di "CalabriaEconomia"
numero 3 - 2015
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