BEYOND THE CURTAIN (italiano)

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25 anni fa è caduta la Cortina di ferro. Da 10 anni 8 Paesi dell’ex-URSS fanno parte dell’UE. Chi sono i nostri nuovi vicini e cosa sappiamo della loro vita oggi?


L’EUROPA SOTTO I RIFLETTORI!

La Cortina di ferro ormai è storia da 25 anni. Ed è un bene, perché la nuova generazione di cittadini europei è potuta crescere in un continente senza restrizioni di viaggio, barriere ideologiche o la paura di dover subire un’imminente guerra nucleare. Ma ciò significa anche che gli eventi del 1989 sono sempre più lontani nella memoria. Improvvisamente, la caduta del Muro e la Perestroika sembrano non avere più un significato storico. Per molti giovani un’Europa divisa è inconcepibile. In occasione del suo anniversario, Cafébabel, il primo magazine online della

generazione europea, non si è accontentato di proporre noiose cifre commemorative o immagini sfocate in bianco e nero. È per questo motivo che, nel marzo 2014, abbiamo realizzato il reportage Beyond the Curtain (“Oltre la Cortina”, ndt.). Giovani giornalisti provenienti dalla Germania, dalla Polonia, dall’Austria, dall’Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia sono andati alla ricerca di storie per raccontare il pre- e post-caduta della Cortina di ferro. I loro reportage, pubblicati su Cafébabel, mostrano un’Europa unita, ma contraddittoria: giovani austriaci, slovacchi e ungheresi ballano insieme ai Waves Festival sulle note della musica elettronica. I tedeschi riscoprono la caduta del Muro e mettono fortemente in guardia contro nuove barriere costruite lungo il confine orientale dell’UE. I giovani cechi e ungheresi vanno in Austria per motivi di studio o di lavoro. Dall’altra parte, però, sempre meno europei dell’ovest trascorrono un anno di Erasmus nel presunto “Est”. Sicuramente non esiste più una Cortina di ferro. Eppure, a 25 anni dal crollo dell’Unione sovietica, c’è ancora una sottile linea che divide gli Stati occidentali da quelli ex-comunisti. L’obiettivo di Beyond the Curtain è quello di superare queste linee, che in realtà esistono soltanto nelle nostre menti. I nostri autori, fotografi e documentaristi si sono messi in viaggio verso i confini organizzati in team bi-nazionali per gettare uno sguardo diverso su Est e Ovest; uno sguardo giovane, cool e senza pregiudizi. Affinché l’UE non cresca insieme soltanto a suon di leggi, ma anche nel nostro immaginario collettivo. LILIAN PITHAN, caporedattrice di Cafébabel Berlin

2 PREFAZIONE


UN NUOVO SGUARDO SULLA STORIA 100 anni dalla Prima guerra mondiale e 25 dalla caduta del Muro: il 2014 è iniziato all’insegna della memoria. I politici hanno ricordato gli eventi salienti, i testimoni hanno preso la parola e la società ha discusso sul significato che quella parte di storia detiene per il presente. Anche se molti giovani non hanno vissuto personalmente la caduta del Muro nel 1989,

essi mostrano interesse per i profondi cambiamenti avvenuti in quegli anni, soprattutto quando il tema viene affrontato in modo appropriato. Cafébabel si impegna a tramandare la storia europea facendo riferimento anche al quotidiano. Lo scorso anno la Bundeszentrale für politische Bildung/bpb ha premiato Cafébabel per il reportage Beyond the Curtain nell’ambito del concorso “25 anni dalla caduta del Muro: ricordare la storia – costruire il presente”. Tra organizzazioni, persone e progetti educativi storico-politici, sono stati assegnati 25 premi a chi ha raccontato in modo particolare i fatti del 1989. Questi progetti contribuiscono e donano nuova linfa alla democrazia che si regge anche sui pilastri della libertà di stampa e di pensiero. Questo e-magazine racconta la quotidianità dei Paesi lungo la ex-Cortina di ferro, a 25 anni dalla caduta del Muro. È una vita dai toni accesi, internazionale, in cui i confini ormai non rivestono quasi più alcuna importanza. I giovani abbracciano le persone e le culture che una volta erano “dall’altra parte”. È proprio ciò di cui ha bisogno l’Europa. Thomas Krüger, Presidente della Bundeszentrale für politische Bildung/bpb

3 PREFAZIONE


SŁUBICE pp. 14 - 15 POLONIA

GÖRLITZ pp. 10 - 11 GERMANIA

REPUBBLICA CECA BRATISLAVA pp. 6 - 7

SLOVACCHIA

VIENNA pp. 8 - 9

BUDAPEST pp. 12 - 13

AUSTRIA

UNGHERIA

4 CARTINA DELL’EUROPA ORIENTALE CON LA CORTINA DI FERRO


10 - 11

GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA Emilia Wanat Christina Heuschen

2-3

PREFAZIONE

6-7

PARTY SENZA FRONTIERE

12 - 13

Martin Maska Tomáš Mrva 8-9

NEL MELTING POT UNGHERESE Eva Proske Ráhel Németh

VITA DA PENDOLARI IN SLOVACCHIA

14 - 15

Linda Tóthová David Tiefenthaler

IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCO Aleksandra Łuczak Johanna Meyer-Gohde

CAPOREDATTORE Lilian Pithan

REDATTORI E TRADUTTORI Alexander Damiano Ricci (redazione) | Veronica Cesarco (traduzione)

DIRETTORE ARTISTICO Jee Hei Park

LOGO Adrien Le Coärer

EDITORE Babel Deutschland e.V., Liebenwalder Str. 34a, 13347 Berlin berlin@cafebabel.com | www.cafebabel.de/berlin Copyright © 2015. I diritti d’autore dei singoli contenuti testuali sono in capo a Babel Deutschland e.V. e ai singoli autori. Foto e illustrazioni come indicato.

5 INDICE & IMPRESSUM


TESTO Martin Maska e Tomaš Mrva

Negli ultimi anni Bratislava si è trasformata in una delle party location più gettonate d’Europa.

Andiamo sotto terra, nel vero senso della parola. Nonostante la statua di un Buddha seduto sovrasti il bar, l’atmosfera è tutt’altro che ascetica. Quasi tutti hanno un cocktail o una birra in mano. La musica assordante non lascia spazio alla meditazione. Allo stesso tempo, il volume non nasconde il fatto che molte perone parlino inglese e spagnolo. Voli low cost e drink a basso prezzo hanno conferito a Bratislava il soprannome di “Partyslava”. Per molto tempo, la città è stata principalmente una meta turistica preferita dai britannici che qui festeggiavano i loro addii al celibato. Recentemente però, sempre più austriaci si spostano nella capitale slovacca per divertirsi.

Slovacchi e austriaci si ritrovano a ballare insieme nei tanti bar e club della città. Il turismo ludico da oltre confine

Incontriamo Richard e Bernadette, due ragazzi austriaci di Hainburg, una piccola cittadina proprio al confine tra Austria e Slovacchia. Entrambi sono esperti del clubbing “oltre confine”. Richard lavora per un teatro di Vienna ed è stato spesso a Bratislava, la prima volta a 17 anni: «A quel tempo mi annoiavo abbastanza, perché i bar di Hainburg erano tutti uguali. Perciò con i miei amici abbiamo oltrepassato il confine», racconta. «A Bratislava i giovani sono aperti e cosmopoliti. Quella volta ci siamo lanciati nell’esplorazione senza che conoscessimo alcun club».

potrebbe diventare un trend stabile?

Per le persone di Hainburg Bratislava è a due passi. Prendendo l’autobus 901 dei trasporti pubblici, il viaggio dura circa 22 minuti e, sotto ai 26 anni, il biglietto costa soltanto 75

6 PARTY SENZA FRONTIERE


centesimi. I drink costano di meno rispetto all’Austria: è logico allora che le persone che vivono lungo il confine preferiscano uscire a Bratislava piuttosto che a Vienna. Quali sono i bar e i club migliori? Richard e i suoi amici vanno spesso allo Sky Bar vicino all’ambasciata americana: «C’è una bella terrazza sul tetto e una buona varietà di drink». Irena è originaria della Serbia, ma ha vissuto per un po’ di tempo a Vienna, prima di trasferirsi in Belgio per uno scambio Erasmus. Anche lei è una fan delle «serate oltre confine». Quando è arrivata a Vienna per la prima volta, Irena ha chiesto a un ragazzo bosniaco quali fossero i posti migliori per uscire. La sua risposta? «Ad essere sincero, le serate migliori le ho fatte a Bratislava». Al tempo Irena aveva risposto con una risata, ma poi ha seguito il ragazzo in uno dei suoi viaggi nella capitale slovacca. Alla fine, durante quell’anno passato a Vienna, Irena è andata addirittura cinque o sei volte a Bratislava soprattutto per godersi il Cirkus, il Nu Spirit Bar o il RIO. «I club non hanno un design fantastico, ma, in ogni caso, l’atmosfera è molto spontanea», dice Irena. «Inoltre, i ragazzi credono che le ragazze di Bratislava siano più carine di quelle di Vienna», scherza.

né Bernadette né Richard pensano che le due capitali siano troppo diverse. «Bratislava somiglia a Vienna con i suoi numerosi e bei graffiti», sostiene Bernadette. «È una città in trasformazione». Eppure, la prima impressione che si ha visitando Bratislava, non è necessariamente positiva. Quando si arriva dall’Austria, la vista non è affatto spettacolare: il quartiere di Petržalka, dove 150mila persone vivono in grandi edifici che risalgono ancora al periodo sovietico, è considerato uno dei “mostri edilizi” della città. «Anche la stazione degli autobus e il ponte sono bizzarri», dice Irena, «ma le statue nella città sono molto divertenti e belle da fotografare». Come sono gli abitanti di Bratislava? Richard è convinto che «la gente sia più sorridente e

generalmente più aperta, mentre a Vienna sono tutti stressati». Il punto di vista di Bernadette è più moderato: «Penso che chiunque arrivi a Bratislava sia molto più aperto alle novità; per questo la tua prima impressione può essere un po’ distorta». E cosa ne pensa Irena? Storicamente, le relazioni tra Serbia e Slovacchia sono buone, quindi la sua risposta non ci sorprende: «Le persone sono più gentili, aperte a nuovi incontri e accolgono gli stranieri. Sono più spontanei, poco formali o snob. Qui ciò che conta è festeggiare e stare bene, non mettersi in mostra». Ci vorranno ancora alcuni anni prima che le differenze scompaiano del tutto, ma già oggi il confine tra i due Paesi è poco più che una linea su una cartina. Benché il famoso tram, che ha collegato Vienna a Bratislava dal 1919 al 1945 non esista più, oggi l’autobus 901 unisce gli amanti dei party serali di entrambe le città. La prossima volta che Bernadette e Richard andranno a far festa a Bratislava, ci andremo anche noi. E quando Irena ritornerà dal Belgio, non potrà mancare neanche lei. Che gli amanti del clubbing di tutti i Paesi si uniscano! Ringraziamo il team di Cafébabel Wien per averci assisti durante la ricerca.

Anche Bernadette è stata a Bratislava con Richard di recente per festeggiare il compleanno di un amico. È stato il suo primo “viaggio-party” oltre confine. «I bar a Bratislava sono diversi, ma è proprio ciò che cercano le persone: vedere qualcosa di nuovo», afferma Bernardette. Sebbene

lei sia stata nei club di Bratislava una sola volta, conosce molto bene la scena della capitale slovacca, almeno per sentito dire. Suo fratello è batterista e suona con due jazzband internazionali - jEzzSPRIT e Gabo Jonas Trio - che si esibiscono spesso a Bratislava. «Ho sentito parlare di concerti fantastici a Bratislava. Mi piacerebbe andarci», ammette entusiasta Bernadette. Anche se l’Austria e la Slovacchia sono state divise per 40 anni dalla Cortina di ferro,

7 PARTY SENZA FRONTIERE


25 anni fa sarebbe stato impensabile. Oggi è normale come utilizzare uno smartphone: ogni giorno centinaia di slovacchi pendolari si spostano nella capitale austriaca, che si trova a soli 60 km da Bratislava. David e Linda si sono svegliati molto presto per prendere il primo treno e per conoscere le esperienze dei giovani slovacchi. Come si lavora in un altro Stato e cosa si aspettano dal futuro questi ragazzi?


VITA DA PENDOLARI IN SLOVACCHIA REGIA Linda T贸thov谩 e David Tiefenthaler

GUARDA IL VIDEO https://youtu.be/R3ev3QuGgoo

9 VITA DA PENDOLARI IN SLOVACCHIA


GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA

Nel corso degli ultimi due decenni, Görlitz e Zgorzelec - così come tante città dopo il 1989 - sono cambiate radicalmente. Alcune zone di Görlitz ormai sono letteralmente abbandonate. Ma i giovani trovano nuove strategie per strutturare in modo creativo i luoghi dimenticati. Zgorzelec è una tipica città polacca: un misto di bei edifici d’epoca e orrende insegne pubblicitarie. La strada principale è popolata da piccoli negozi di tabacco e porta fino al ponte Papa Giovanni Paolo II che attraversa il fiume Neiße. Una classica combinazione polacca di sacro e profano quindi. Non appena si attraversa il ponte in direzione di Görlitz, che segna solo un confine simbolico, si avverte comunque una certa differenza. Non si tratta dell’amore tedesco per l’ordine o dei caratteri gotici delle insegne stradali: per le strade di Görlitz si incontrano soltanto pensionati e bambini. La strada principale sembra il set di un film western e i negozi, con i loro vetri rotti, hanno l’aria di essere stati saccheggiati da dei cowboy.

TESTO Christina Heuschen ed Emilia Wanat

FOTO Emilia Wanat

gente fuggiva verso l’Ovest alla ricerca di una vita migliore. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica il numero degli emigrati è aumentato drasticamente e Görlitz non ha rappresentato certo un’eccezione. La Germania dell’est ha perso quasi due milioni di abitanti, che corrisponde al 13 per cento della popolazione. Nel momento in cui l’industria e le infrastrutture sono crollate, molte fabbriche ed edifici amministrativi sono diventati inutilizzabili. «Oggi capita che le persone irrompano negli edifici abbandonati solo per rubare gli infissi delle porte», dice Daniel. A Zgorzelec le cose sono andate decisamente meglio: la città polacca non deve lottare contro l’emigrazione allo stesso modo di Görlitz.

Tutto è iniziato 25 anni fa con la caduta del Muro di Berlino. «Ti accorgi quando

A Görlitz, per arrestare il vandalismo, le irruzioni e la decadenza, Daniel Breutmann e la sua associazione partecipano a un progetto

circa 10mila persone se ne vanno improvvisamente», dice Daniel Breutmann, presidente dell’associazione goerlitz21. Già durante il periodo comunista molta

di riqualificazione, Leerstandsmelder, che interessa tutto il territorio federale tedesco. Tramite una piattaforma e un database online è possibile sia segnalare, che cercare gli edifici

10 GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA


abbandonati. In questo senso Goerlitz21 funziona come un’agenzia che mette a disposizione locali vuoti. Alcune richieste per gli spazi sono arrivate dall’emittente francotedesca ARTE e dagli studi cinematografici di Babelsberg, tra i più antichi del mondo. Su Leerstandsmelder vengono anche richiesti spazi a uso commerciale o per lo stoccaggio di merci. «Oltre alle infrastrutture abbandonate più note di Görlitz, come il municipio, la stazione ferroviaria RAW a Schlauroth o la fabbrica di condensatori, ci sono numerosi immobili residenziali e commerciali finora ignorati», sostiene Daniel. Il Kühlhaus (un ex-magazzino refrigerante) per esempio, è stato costruito negli anni ‘50 ed è stato ristrutturato proprio dopo la caduta del Muro di Berlino. Negli anni successivi, l’imponente edificio - vi venivano conservati soprattutto alimenti - è rapidamente andato in rovina. Ma da poco è tornato in vita: nel 2008, alcuni giovani della zona erano alla ricerca del luogo ideale per organizzare eventi musicali, ma non solo. Al contrario di Berlino, Varsavia o Vienna, a Görlitz non ci sono molti posti per artisti, hipster e festaioli. Il Kühlhaus sembrava la location perfetta: situata in una zona periferica, ma ben collegata dai mezzi pubblici. La sua superficie è enorme e dispone persino di un giardino abbastanza grande per realizzate eventi all’aperto. Tuttavia l’edificio era in gran parte danneggiato, il pavimento ricoperto di erba, il tetto e le finestre quasi totalmente distrutti.

«Utilizziamo il passato per creare qualcosa di nuovo», dice Nadine Mietk. «In questo momento per esempio sto riparando e verniciando gli infissi delle finestre». 16 volontari si aggirano per il Kühlhaus e si occupano della ristrutturazione del sito. L’aria è intrisa dell’odore di pittura e solventi. Un vecchio scaffale scolastico è appoggiato a un muro, accanto a mobili rétro e a una radio: il sogno di qualsiasi collezionista vintage. Sono proprio le costruzioni abbandonate come il Kühlhaus che donano nuova vita a Görlitz. «Questi edifici abbandonati sono una grande opportunità per i settori creativi e per i giovani”, dice Juliane Wedlich, una manager del Kühlhaus. «Qui ci sono numerosi spazi liberi e a buon prezzo che possono essere utilizzati per progetti alternativi in ambito culturale e commerciale». Nel 2012 il team del Kühlhaus ha organizzato il primo MoxxoM-Openair, un festival di musica elettronica che, da allora, si è trasformato in un evento di tre giorni.

Quest’anno gli organizzatori hanno ricevuto addirittura una sponsorizzazione da parte della Robert-Bosch-Stiftung per la realizzazione di un nuovo progetto. Con l’iniziativa Jugend.Stadt.Labor Rabryka, l‘associazione Second Attempt esercita un’influenza altrettanto positiva sul paesaggio urbano di Görlitz. Tramite workshop e progetti

artistici, Second Attempt punta a contrastare il senso di impotenza percepito da molti giovani della Germania dell’est. «Invitiamo molti giovani a essere più intraprendenti», spiega Erik Thiel, uno dei volontari del

progetto. «Hanno bisogno di partecipare per poter rimodellare i loro spazi quotidiani e per realizzare – al di fuori del consumo - i loro obiettivi», dice Eirk. Il progetto è stato realizzato da giovani partecipanti al Fokus Festival, un evento in cui tedeschi e polacchi, provenienti non solo da Görlitz e Zgorzelec, si incontrano regolarmente. Jugend.Stadt.Labor Rabryka ha sede nella Energiefabrik, un sito dove prima si produceva lievito in quantità industriali. Sebbene le cisterne e i binari rimandino il visitatore al passato, gli enormi graffiti sui muri invitano a una nuova interpretazione dello spazio. Tramite misure di ristrutturazione, l’urban gardening e progetti musicali, Rabryka invita

11 GÖRLITZ, RINASCITA A NUOVA VITA

a una riflessione sullo sviluppo urbano. «È un laboratorio sperimentale con cui vogliamo dare nuova linfa alla città», dice Erik. Per questo, Rabryka collabora con giovani, sponsor e politici del posto, ma anche con la città di Zgorzelec: «La maggior parte degli eventi sono organizzati contemporaneamente in polacco e tedesco», dice Inga Dreger, membro del consiglio direttivo di Second Attempt. «In realtà non dovrebbe essere data priorità alla relazione Germania-Polonia, quanto al concetto di terra di confine in sé». Per quanto entusiasmo possano metterci i project manager e i volontari di goerlitz21, Kühlhaus e Rabryka, far resuscitare un’intera città non è facile. Per fortuna, gli ostacoli organizzativi e burocratici non sono insormontabili. «In questi anni il rapporto con l’amministrazione comunale è decisamente migliorato», dice Juliane Wedlich del Kühlhaus. «È in atto un cambio di mentalità, anche se

a volte riteniamo si perda troppo tempo. Speriamo che anche le istituzioni riconoscano la grande opportunità offerta da questi edifici in disuso in quanto terreno fertile per persone giovani e creative». Erik Thiel è d’accordo: «Il riutilizzo di uno spazio rappresenta sempre un’opportunità, ma racchiude anche una serie di problematiche, come, per esempio, il materiale di costruzione da utilizzare, l’inquinamento acustico che si provoca o le norme anti incendio da definire». Erik, Juliane e gli altri fanno del loro meglio per riportare in vita Görlitz. Fra non molto la strada principale della città potrebbe non sembrare più il selvaggio west. E se si ascolta attentamente, si sente già lo scricchiolìo delle porte del saloon Kühlhaus.


NEL MELTING POT UNGHERESE REGIA Ráhel Németh ed Eva Proske

GUARDA IL VIDEO https://youtu.be/-OVgPBhe6vg

12 NEL MELTING POT UNGHERESE


Negli ultimi 10 anni il numero di persone con passaporto straniero che vivono in Ungheria è aumentato costantemente. Per questo, il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, vuole inasprire le leggi sull’immigrazione del Paese. In particolare, sembra spaventarlo la possibile nascita di “culture parallele”. In

Ungheria, la più grande comunità di immigrati è quella tedesca che rappresenta quasi il 2

dalla cultura ungherese. Molte persone hanno già sentito parlare degli incontri regolari,

per cento della popolazione totale del Paese. Ne abbiamo incontrato alcuni rappresentanti a Budapest. Una cosa è certa: non si può assolutamente parlare di una cultura parallela! I migranti non si isolano, ma sono incuriositi

ma informali, della comunità tedesca di Budapest. Pochi però ci sono veramente stati. Inoltre, Budapest non sembra nemmeno diventare la “nuova Berlino”. Ma allora, di cosa ha paura Viktor Orbán?

13 NEL MELTING POT UNGHERESE


IL SILENZIOSO ADDIO AL M E R C AT O POLACCO

All’inizio degli anni ‘90 bastava attraversare l’Oder per fare spesa a buon prezzo al “mercato polacco” di Słubice: sigarette, nani da giardino, profumi di marca taroccati e molto altro. 25 anni dopo la caduta del Muro, come vanno gli affari dei bazar? TESTO Johanna Meyer-Gohde e Aleksandra Łuczak

FOTO Johanna Meyer-Gohde

«Ecco che arriva l’autobus polacco!», grida uno dei pensionati che si trovano alla stazione di Francoforte sull’Oder. Subito dopo un gruppo di over 65 si accalca per salire a bordo del veicolo. Dopo che deambulatori, sedie a rotelle e trolley sono stati riposti nella stiva, le porte si chiudono. La missione dei passeggeri si deduce dalle vetrate dell’autobus: “A Słubice per risparmiare”. A caratteri cubitali campeggia il motto: “In Polonia per fare rifornimento”. Molti pensionati vengono da Berlino, a 100 km di distanza, e, grazie a un’offerta speciale delle ferrovie dello stato tedesche, viaggiano a tariffa ridotta. Sulla loro lista della spesa si legge “visita dal parrucchiere di fiducia”, “medicinali per gli amici”, “caffè” e, naturalmente, “sigarette”. L’autobus attraversa un quartiere di prefabbricati e si dirige verso il ponte sull’Oder. Sebbene negli anni passati i posti di controllo siano stati demoliti e si circoli liberamente, si nota subito che ci si trova in terra di confine. Proprio all’inizio del ponte, su sgargianti pannelli pubblicitari compaiono i primi messaggi: “Sigarette 24 ore su 24”, “super conveniente!”. Con i suoi 17mila abitanti, la cittadina di Słubice, sembra veramente essere tappezzata di tabaccai. Ci sono due bazar che i tedeschi amano chiamare “mercati polacchi”. Uno di questi, il più grande, si trova a un paio di km dal centro della città. I turisti del fine settimana vi trovano di tutto: dai cuccioli che piagnucolano ai vestiti taroccati Thor Steinar, amati dai neonazisti. Il bazar più piccolo si trova a un centinaio di metri dal ponte sull’Oder ed è una chicca per intenditori. È formato da una serie di corridoi coperti e le piccole bancarelle che si susseguono, sono piene di prodotti variopinti: tende kitsch con ruches, camicie luccicanti e maculate, CD pirata di Andrea-Berg, accessori per la pesca, nani da giardino mano nella mano con bambole di plastica, frutta, verdura e praline di cioccolato. Andando sempre dritto si arriva al cuore del bazar, il Bar Appetit: Bratwürste e cosce di pollo laccati sono ammucchiati dietro il bancone. Già di mattina il piccolo spazio si riempie di gruppi di anziani, che, seduti ai tavoli di plastica, arraffano bistecche impanate con le loro posate. Tubetti di ketchup, maionese e senape in formato XXL sono a disposizione.

14 IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCO


Marysia, 65, grembiule rosso, capello corto, serve le bevande in modo amichevole, ma serio. «A dire il vero in Polonia si mangia più tardi, verso le 16:00», spiega in un tedesco fluente, ma marcato da un forte accento polacco. «Ma qui l’ora di pranzo va dalle 11:00 alle 14:00, come in Germania». Marysia ha aperto il piccolo chiosco più di 20 anni fa. Oggi cucina e serve solo di tanto in tanto; da un paio d’anni la sua figlia più piccola gestisce il locale. Prima della caduta del Muro, Marysia lavorava come sarta in una fabbrica della zona che, come molte altre aziende statali, è stata costretta a chiudere dopo il 1989. Con il crollo del regime socialista, molti polacchi come Marysia hanno approfittato della nuova libertà di iniziativa economica per avviare piccole attività e dedicarsi al commercio. Un paio di bancarelle più in là troviamo il negozio di fiori di Zofia. «Avrei guadagnato di più con le sigarette, ma ho pensato che vendere fiori fosse più adatto per una donna», sostiene la signora sulla sessantina mentre rilega una rosa Anthurium in un mazzo. Sicuramente lo sta preparando per Dieter, uno dei suoi clienti abituali che si dedica a qualche commissione, mentre sua moglie è dal parrucchiere accanto. Non si può visitare il bazar senza fare due chiacchiere con Zofia, naturalmente in tedesco. Il polacco di Dieter e della maggior parte delle persone di Francoforte sull’Oder in visita al mercato, si limita, anche dopo molti anni, a parole come “grazie” e “prego”. «Se si fosse portato a letto una polacca, adesso saprebbe parlare meglio la nostra lingua», scherza Zofia, dopo che il marito ha lasciato il negozio. Il 90 per cento dei clienti di Zofia è di origine tedesca, «e a loro piace la comodità», spiega la proprietaria. In Polonia non è affatto consueto mettere fiori sul tavolo. «Non ne vale la pena, durano solo un paio di giorni», sostiene la donna. Negli ultimi anni ha notato che i clienti sono soprattutto anziani. «Quasi tutti i giovani fanno shopping nei “moloc”» dice – intende i supermercati e i centri commerciali. «Inoltre Francoforte sull’Oder si sta spopolando. Date un’occhiata alle case, molte sono vuote o demolite». In effetti, il numero di abitanti di Francoforte sull’Oder, così come quello di molte altre città della Germania dell’est, sta

diminuendo. Se dopo la caduta del Muro c’erano ancora 86mila residenti, oggi ne rimangono soltanto un terzo.

Anche qualitativamente il cambiamento demografico si fa sentire: i ragazzi sotto i 29 anni costituiscono meno del 26 per cento della popolazione della città. Al contrario, la quota della popolazione sopra i 45 anni cresce costantemente: nel 2012 ha raggiunto il 60 per cento. La città combatte senza successo contro questa tendenza E pensare che in città c’è addirittura un’università. Molti studenti però preferiscono spostarsi a Berlino che è solo a un’ora di distanza e, in quanto a opportunità di lavoro e intrattenimento, difficile da battere. Una ragione della diminuzione della clientela dei bazar di Słubice risiede anche nel fatto che negli ultimi anni i prezzi da una parte e dall’altra dell’Oder si sono allineati. In Germania rimane diffusa la credenza che in Polonia tutto sia più conveniente. Ma questa era la realtà degli anni ‘90: al tempo la differenza di prezzo era considerevole e i tedeschi si recavano in massa ai bazar per cogliere le migliori occasioni. Ormai, al mercato polacco i prodotti preferiti dai clienti tedeschi sono addirittura leggermente più cari rispetto a quelli dei supermercati e dei centro commerciale. «Noi non andiamo al bazar», dice Joanna Pyrgiel. L‘energica trentottenne, che nell’amministrazione comunale di Słubice è responsabile per i rapporti con l’estero, vive già da molto tempo in città, ma prima lavorava proprio al mercato. Al contrario di Francoforte sull’Oder, Słubice registra un aumento del numero degli abitanti. La possibilità di vivere in Polonia e lavorare in territorio tedesco, attira nella zona dell’Oder cittadini polacchi provenienti da tutto il Paese. “Dall’altra parte” invece, gli stipendi sono più alti e c’è una carenza di manodopera. Da quando nel 2009 sono stati aboliti i controlli alle frontiere, i rapporti tra Francoforte sull’Oder e Słubice si sono intensificati ancora di più. Secondo Joanna Pyrgiel, ciò che fino ad alcuni anni fa sarebbe stato impensabile, oggi rappresenta

15 IL SILENZIOSO ADDIO AL MERCATO POLACCO

la normalità: per esempio, la creazione di una linea dell’autobus che collega le due rive dell’Oder. Inoltre, sono nate scuole e servizi di dopo-scuola polacco-tedeschi e ogni anno si organizzano manifestazioni culturali e festival in comune. Proprio i giovani, provenienti da entrambi i lati di quella che Pyrgiel definisce la “doppia città”(Francoforte sull’Oder e Słubice), si incontrano nei numerosi bar e club di Słubice. Il bazar esiste piuttosto al margine della consapevolezza degli abitanti della città polacca. I commercianti dei piccoli bazar non si fanno illusioni sul “futuro del mercato polacco”. Se la Polonia dovesse aderire all‘unione monetaria, loro temono soprattutto la perdita di competitività: «Arriverà l’Euro, ci saranno sempre meno anziani e presto non ci sarà più nessun bazar», dice Zofia. Sono le 15:00 e per lei è ora di togliere i mazzi di fiori dai vasi e sistemare il negozio. Anche il fruttivendolo alla sua destra e il pasticciere alla sua sinistra sono già pronti a riporre i loro prodotti. Marysia sta pulendo il tavolo. A quest’ora i corridoi sono vuoti, gli ultimi clienti stanno lasciando il bazar dall’entrata orientale. Lì c’è anche un grande discount il cui parcheggio è ancora pieno. Evidentemente, per alcuni non è ancora arrivato il momento di abbassare le serrande.


DAVID TIEFENTHALER Vi en n a Studente (Scienze politiche & Giornalismo)

ALEKSANDRA ŁUCZAK

RÁHEL

B e rlino/Po z na n Studentessa (Traduzione & Cultura e Storia dell’Europa centrale e orientale)

NÉMETH Bu d ap es t Studentessa (Traduzione & Interpretariato)

LILIAN PITHAN Be r l i n o Giornalista, Redattrice & Traduttrice

TOMÁŠ

JOHANNA

MRVA

MEYER-GOHDE

B ratislava Giornalista indipendente, redattore & traduttore

Be r l i n o Studentessa (Cultura e Storia dell’Europa centrale e orientale)

JEE HEI

CHRISTINA

PARK

HEUSCHEN

B e rlin o Grafica e Illustratrice

Be r l i n o Giornalista & redattrice

16 PARTECIPANTI


EMILIA WANAT C rac ovi a Giornalista indipendente

ALEXANDER D. RICCI T orin o Giornalista e ricercatore

EVA PROSKE Vi en n a Giornalista indipendente

SOPHIA

MARTIN MASKA

ANDREOTTI Be r l i n o Giornalista & Traduttrice

Vi en n a/C h o t e b o r Tesoriere del European Youth Press (EYP), documentarista

VERONICA Cesarco

LINDA TÓTHOVÁ

Colonia Traduttrice freelance

B ratislava Executive Search & Psicologa aziendale

Sébastien Vanner, Alicia Prager, Adrien Le Coärer, Katharina Kloss, Kait Bolongaro, Katarzyna Piasecka e Alice Cases per l’assistenza e il sostegno durante la realizzazione dei reportage. Christiane Lötsch, Ines Fernau, Yvonne Röttgers, Zofia Dziewanowska-Stefanczyk, Christian Schnalzger, Rebecca Dora Kajos, Fleur Grelet, Alice Grinand, Matthias Markl, Lucie Chamlian e Kamil Exner per il loro fantastico contributo nel nostro E-magazine. Thomas Krüger, Miriam Vogel e Daniel Kraft della Bundeszentrale für politische Bildung (bpb) che con il suo sostegno finanziario ha reso possibile questo reportage.

17 PARTECIPANTI E RINGRAZIAMENTI


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