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SE IL PERFEZIONISMO DIVENTA UNA GABBIA

Modelli impossibili

“Se la perfezione non fosse una chimera, non avrebbe tanto successo”, scrisse Honoré de Balzac. E infatti tutti, chi più chi meno, viviamo ogni giorno nel tentativo di raggiungerla, affascinati dai modelli che la società e i social ci propongono. «La suggestione legata alla perfezione delle prestazioni o dell'aspetto, cioè come si deve essere in rapporto a un modello, è una questione antica», spiega Fabio Grigenti, filosofo dell’Università di Padova. A volte questa suggestione ci sprona a migliorare, altre volte siamo “vittime” delle sollecitazioni esterne.

Partiamo da questo secondo caso: «Da un lato il perfezionismo si presenta come qualcosa che costringe come una gabbia, perché il modello al quale aspiriamo è così elevato e astratto che nessuno è in grado di incarnarlo, appunto, perfettamente. Questo genera ansia, una sensazione di inadeguatezza, persino di vergogna di non poterlo rappresentare con la nostra vita», evidenzia il professore. Il mondo virtuale ci bombarda in continuazione di questi modelli, in grado di toccare le nostre corde più intime in base al bisogno di realizzazione che vorremmo soddisfare. Per esempio sui social, che fanno ormai parte integrante della nostra quotidianità, vediamo persone che parlano delle loro carriere di successo con ottimi guadagni; famiglie dalla vita perfetta senza una macchia sul vestito dei bambini e con la casa sempre in ordine; donne o uomini che esibiscono corpi scolpiti; vacanze da sogno…

Attenzione però che questi quadretti spesso “vendono” illusioni, facendoci credere che siano la norma. Invece, dovremmo ricordare che nel mondo virtuale – se si vuole

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