Il Mignolo - L'Indice per bambini & ragazzi

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L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI MARZO 2024 ANNO VI N. 18 ILLUSTRAZIONE DI ISABELLA LABATE

Sommario

II Editoriale, di Sara Marconi

III Bibliografie

Giocare la guerra tra palloni e girotondi, di Fernando Rotondo

Il mestiere di leggere

Francesca Mignemi, di Francesca Tamberlani

IV-V Schede

a cura del Coordinamento delle Librerie per Ragazzi (Chiara Montani, Arianna Di Pietro, Sara Dutto, Anna Bardiani, Lorita Biffi, Mariasole Pozzi, Gina Forgia, Germana Paraboschi, Guido Affini, Alice Maddalozzo Della Puppa, Andrea Grisi) e Francesca Mariucci

VIII Osservatorio scuola

La memoria e la scuola, di Beniamino Sidoti

Comics corner

Intricati percorsi di formazione al femminile, di Virginia Stefanini

Tutti i titoli di questo numero

Brown, Lisa - La gemella fantasma - Rebelle edizioni - p. VIII

Cima, LodovicaCome un fiore sull’acqua

- Mondadori - p. V

Corradini, MatteoEravamo il suono - Lapis - p. V

Finch, Louise - L’eterno ritorno di Clara Hart

- Terre di Mezzo - p. V

Gidwitz, Adam - La leggenda dei tre bambini magici e del loro cane santo

- Giuntina - p. V

Greppi, Carlo - I pirati delle montagne - Rizzolip. V

Klassen, Jon - Il teschio - Zoolibri - p. IV

Lawrence, Iain - Fuoco sul Monte Senza Testa

- San Paolo - p. IV

Leyh, Kat - Amaranta - Il Castoro - p. VIII

Moreau, Laurent

- Il gusto della pioggiaOrecchio acerbo - p. IV

Moriconi, RenatoL’opera liquida - Gallucci - p. IV

Mozzillo, Angelo

- Celeste e la gemella BluTerre di Mezzo - p. IV

Quarenghi, GiusiIn canto - Terre di Mezzo - p. IV

Scott, Jordan - Il giardino di BabushkaOrecchio acerbo - p. IV

Stark, Ulf - Amy, Aron e il genio della latta - Iperborea - p. IV

Toussaint, Kid - Le

Elle - Tunué - p. VIII

Valentini, Cristiana - Rosso. Storia illustrata di un colore - Editoriale

Scienza - p. V

Yosuke, Yonezu - So farlo anch’io! - La Coccinella - p. IV

Editoriale

Si sta avvicinando quel periodo dell’anno che per l’editoria per ragazzi è il momento della grande corsa: si inizia con la Fiera di Bologna ai primi di aprile, poi a maggio il Salone del Libro di Torino e nel mezzo, prima e anche dopo, molti festival e incontri nelle scuole. E dunque la nostra copertina, che è anche la copertina di “Un tempo per ogni cosa” (Calì-Labate, Kite 2020), è un monito – non c’è più tempo, ci siamo quasi – e un invito – prendiamoci questo tempo così pieno e godiamocelo, perché è il tempo prezioso degli incontri. Questo vale, naturalmente, per chi a questi incontri, in questi festival e in queste fiere lavora, ma anche per chi li frequenta come lettore o lettrice: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, inse gnanti, genitori, curiosi e curiose. E, a proposito di fiere e festival, ab-

biamo in cantiere due collaborazioni di cui sono particolarmente contenta, una con il Salone del Libro e una con il Festival Tuttestorie di Cagliari; e ne sono particolarmente contenta perché fin dall’inizio ci eravamo dati l’obiettivo di fare rete tra chi si occupa a vario titolo di libri per ragazzi: e quando ci riusciamo è bello. Per quanto riguarda questo numero, invece, segnalo due pezzi che – in modo diverso – ci aiutano ad allargare lo sguardo: la bibliografia di Rotondo sulle storie di guerra e l’Osservatorio scuola di Sidoti sul rapporto tra scuola e memoria. Infine, ringrazio Tamberlani e Stefanini per le loro rubriche, le libraie e i librai del Coordinamento delle Librerie per Ragazzi che ancora una volta ci hanno segnalato le novità più interessanti e la bravissima Isabella Labate: sono sue, oltre alla splendida copertina di cui ho già detto, tutte le illustrazioni di questo numero.

IL MIGNOLO N. 18

Supplemento al numero 3 / 2024

dell’“Indice dei libri del mese

Direzione

Sara Marconi direttrice

Marinella Venegoni direttore responsabile

Redazione via Baretti 3, 10125 Torino tel. 011- 3389219302

Ufficio abbonamenti

Gerardo De Giorgio tel. 011- 3389219302 abbonamenti@lindice.net

pubblicità

Carla Colussi adv.mignolo@lindice.net

Editrice

Index Review Sbrl

Registrazione Tribunale di Torino n. 13 del 30/06/2015

Stampato il 26 febbraio 2024 presso SIGRAF SpA, via Redipuglia 77, 24047

Treviglio - Bergamo

Copertina e illustrazioni di Isabella Labate

N. 18 II L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI

La tregua di Natale è un albo illustrato molto bello e profondamente simbolico di Toni Galmés, edito da Donzelli, che narra, anzi fa scrivere da un soldato, Tommy, in una lettera alla madre, di un fatto avvenuto nel freddissimo inverno 1914 nelle Fiandre quando inglesi e tedeschi escono dalle trincee per scambiarsi auguri, scherzi e risate, poi spunta un pallone e viene organizzata una partita con porte fatte di fucili piantati per terra e cappotti ed elmetti appesi; chi vinse non ha importanza. In altra occasione gli inglesi andarono all’assalto calciando un pallone, poi conservato nel museo del Manchester United. I due episodi sono significativi anche perché confermano che già agli inizi del Novecento il calcio era un linguaggio universale (Pasolini dixit) e suggeriscono che esiste un rapporto tra guerra e gioco, almeno nei libri. Dove, purtroppo, la pace è più noiosa, non succede mai niente, vuoi mettere una bella avventura con kriss malesi ieri o spade laser oggi? Di fatto, gioco e avventura stringono un legame scandalosamente attraente tra la guerra e i giovani lettori.

Padri nobili di questo importante filone della letteratura per l’infanzia – la guerra tra bande – sono generalmente considerati I ragazzi della via Pál (1907), che difendono contro le Camicie Rosse dell’Orto botanico il territorio della segheria, il mitico grund, e La guerra dei bottoni (1912), che vede affrontarsi i bambini di due villaggi vicini, peraltro nemici per la diversa tendenza ideologica degli adulti, cattolici e laici. Precedentemente, in Italia, all’alba dell’Unità, De Amicis aveva scritto Cuore (1886), libro risorgimentale incentrato sulla magnifica idea (poi purtroppo delusa) della scuola come pietra angolare della neonata nazione. Due racconti mensili del romanzo, pe-

Si definisce “attivista della lettura”, è una formatrice meticolosa e caparbia, un vulcano in piena, sempre pronta a lanciarsi con energia e creatività in nuovi progetti evitando scorciatoie e strade facili. Francesca Mignemi, catanese, è stata per quasi dieci anni libraia e da oltre ventitré è studiosa di letteratura per ragazzi. Quando racconta il suo ruolo di educatrice alla lettura, alcune parole chiave ricorrono nei suoi discorsi: rispetto per bambini e ragazzi, ascolto delle loro ragioni e istanze, curiosità nei confronti dei loro gusti culturali, studio di quello che amano, responsabilità. “Non si può improvvisare, né accostarsi ai loro mondi con superficialità, senza contestualizzare il momento storico in cui operiamo. Per questo, prima di consiglia-

Giocare la guerra tra palloni e girotondi di Fernando Rotondo

raltro tutti di grande rilievo letterario, fra i più belli del Novecento italiano, e cioè Il piccolo tamburino sardo (amputato di una gamba) e La piccola vedetta lombarda (sparato al petto), entrambi ammorbati dalla vena pedagogica martiriologico-cimiteriale dello scrittore, segnalavano il passaggio dal personaggio collettivo (la banda) a quello individuale, eroe o eroina.

Protagonista di Piccolo alpino (1926) di Salvator Gotta (autore dell’inno del fascismo Giovinezza) è Giacomino di dieci anni, il quale, dispersi i genitori, viene “adottato” dai bravi soldati con la penna sul cappello e insieme a loro, pure lui in divisa, entra in Vittorio Veneto. Libro di grande successo, piacque molto ai giovani lettori fino al dopoguerra per la scrittura chiara e la trama avventurosa, tuttavia con una impronta patriotticopropagandistica abbastanza celata, ma poi riemersa in piena luce nei successivi L’altra guerra del piccolo alpino (1935) e Il piccolo legionario in Africa Orientale (1938): ovvero, piccoli squadristi e colonialisti crescono.

Dopo la Liberazione, come scriveva Calvino nella prefazione di Il sentiero dei nidi di ragno, nell’edizione del 1964, si era “carichi di storie” con “una smania di raccontare”: narrazioni orali a cui sarebbe seguita la voglia, quasi una necessità di condividerle letterariamente perché non andassero dimenticate. Una genesi, una motivazione e una narratività che sono all’origine delle più significative opere per ragazzi scritte da ex partigiani. Come Guido Petter, che sale in montagna a sedici anni con una pistola e va con i garibaldini, e più tardi scriverà Ci chiamavano banditi (1995), diario in forma di romanzo di quell’esperienza. Come Roberto Denti, combattente in Toscana nelle brigate GL, autore de La mia Resistenza (2010). Ma

prima entrambi avevano sentito il bisogno di reinventare, trasfigurare il loro partigianato sotto forma di racconto, il primo in I ragazzi di una banda senza nome (1981) e il secondo in Ancora un giorno. Milano 1945 (2001), dove due bande di preadolescenti partecipano alla lotta armata dei grandi trasformando in azione i loro giochi: nascondersi, spiare, pedinare, correre ad avvertire. Spira, invece, un’aria diversa in testi che usano le armi della fantasia e dell’umorismo: ad esempio, Rodari in La guerra delle campane (in Favole al telefono, 1962) ridicolizza i bellicismi dello Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone e del Mortesciallo Von BombonenSparonenPestasfrakassonen, mentre Dr. Seuss in La Guerra del Burro (1984, Giunti 2002) racconta e disegna il grottesco conflitto fra Zighi e Zaghi su come si imburrano le fette di pane, di sotto o di sopra.

Nella bibliografia resistenziale merita una segnalazione R. Ribelli Resistenza Rock ‘n Roll di Ponti e Hill (Feltrinelli 2021), romanzo in cui accanto a ragazzi compaiono figure storiche come l’intellettuale torinese ebreo Emanuele Artom, torturato e trucidato dai nazisti, e il comandante partigiano Barbato (il siciliano Pompeo Colajanni). L’incipit è spavaldamente epico, rifà Melville: “Chiamatemi Barbato” – dice ai giovani nella piazza di Barge nelle Langhe, in una domenica di settembre 1943, l’uomo in groppa a un cavallo bianco in divisa di ufficiale di cavalleria, basco militare in testa, stivali lucidi. Scende, estrae dallo stivale una baionetta e traccia una lunga linea per terra: “Da questa parte si sta tranquilli…ma complici dei fascisti…Da quest’altra, invece, si prendono le armi e si fanno solo due cose: si uccide e si viene uccisi”. Ci sono guerre che si devono combattere e si deve sapere da che parte

Il mestiere di leggere

Francesca Mignemi di Francesca Tamberlani

stare. Anche i ragazzi. Sul piano internazionale spiccano le figure di due grandi scrittori di romanzi di formazione in cui la storia e la guerra a volte scolorano in fantasia e avventura. Come avviene, appunto, con Robert Westall in La grande avventura (1990), storia del tredicenne Henry che nella seconda guerra mondiale, orfano e senza casa per un bombardamento, attraversa tutta l’Inghilterra in compagnia di un cane, e in Blitzcat (1989), viaggio fantasioso e coinvolgente di Lord Gort, gatta impavida alla ricerca del compagno umano Geoff al fronte. Una domestica anabasi in fuga da Dresda, rasa al suolo dagli Alleati nel 1945, è quella compiuta tra gli sfollati da Lizzie con mamma e fratellino in groppa all’elefantina Marlene scampata e scappata dallo zoo, in Un elefante in giardino (2016) di Michael Morpurgo. Il quale in La guerra del soldato Pace (2005) aveva riportato il tema alla sua oscena tragicità nel racconto memoriale e straziante dell’ultima notte di un soldato condannato a morte per aver disobbedito a un ordine per salvare il fratello ferito, nella Grande guerra. Come è possibile, allora, che il terrore infantile sotto le bombe si trasformi in spensierato gioco d’avventure, così come una feroce guerra di trincea in una divertente partita di calcio? Come è possibile parlare di pace narrando di guerre? Soprattutto oggi quando il branco ha spodestato la banda e pure le guerre dei ragazzi sono diventate “ibride”, cyberbullismo. Forse un tentativo di risposta va cercato anche combinando insieme linguaggi diversi capaci di esprimere più larghi, intensi e profondi sentimenti, emozioni, empatie. Ad esempio, come nella canzone distopica di De André Girotondo (testo poi pubblicato in albo con illustrazioni di Echaurren, Gallucci 2003), fi-

lastrocca dal ritmo sempre più incalzante, angosciante, ossessivo del ritornello Marcondirondero Marcondiro’ndà che accompagna le domande e risposte dei bambini. Dal ripudio e salvazione: “Se verrà la guerra, Marcondiro’ndero Marcondiro’ndà Sul mare e sulla terra chi ci salverà? / Ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà” – alla lugubre riproposizione – “Giocheremo a far la guerra, Marcondiro’ndà / La guerra è una gran giostra, Marcondirondera” – come una coazione a ripetere, una maledizione irredimibile dell’umanità. Sorride, invece, l’eutopica filastrocca di Rodari “per i bambini di tutto il mondo/ che fanno un grande girotondo,/ con le mani nelle mani,/ sui paralleli e sui meridiani” (1960).

Ancora una canzone di Faber, che ispirerà Mille papaveri rossi di Sergio Badino (Piemme 2023), ci riporta alla disumanità della guerra, tanto più atroce quanto più collocata in un contesto ordinario, sereno, tra campi di grano e lucci nel torrente, dove si consuma la vita breve di Piero che esita a sparare su un nemico. Un barlume di speranza ci apre, infine, Anna Desnitskaya, grande artista, autrice di C’è una casa a Mosca, Transiberiana e Di là del mondo, che ha riparato all’estero quando la Russia ha invaso l’Ucraina: Una stella brilla dentro (Donzelli 2023), splendido albo tanto più significativo quanto più vicino all’essenzialità, sintetizza la desolazione dell’espatrio ed esilio volontari in paese straniero –con colori smunti e figure rapprese su se stesse – che si tramuta nella fiducia in un ritorno alla vita pieno di colori che dà un piccolo manufatto, una stella di carta alla finestra, come c’era nella vecchia casa. La pace dentro forse, con palloni girotondi carta forbici colla.

rotondo.fernando@gmail.com

F. Rotondo è studioso di letteratura per l’infanzia

re qualsiasi libro o autore, dedico del tempo all’aggiornamento e alla conoscenza degli universi narrativi nei quali sono immersi, siano essi videogiochi, serie televisive, manga, social di riferimento. In questo modo provo anche a scrollare via l’inevitabile scetticismo che adolescenti e preadolescenti provano verso noi adulti e verso la nostra diffusa tendenza a giudicarli e a svalutarli”. Per lei, un bravo educatore è colui che sa calarsi nei panni dei ragazzi, decifrare i loro alfabeti e fornire strumenti per orientarli e aiutarli a scegliere narrazioni capaci di fare la differenza. Ricercatrice indipendente e consulente presso librerie, editori e festival, Francesca Mignemi dedica particolare cura al mestiere di formatrice per bibliotecari, insegnanti, educato -

ri, offrendo stimoli e letture capaci di allargare lo sguardo e la mente. “Parto dal presupposto che bisogna prima di tutto nutrire il nostro immaginario di adulti e decolonizzarlo dai tanti stereotipi che lo abitano. Anziché arrivare con una bibliografia e una ricetta già pronta, ritengo sia fondamentale partire da un lavoro su noi stessi, sulla nostra idea di infanzia, per uscire dalla nostra comfort zone e soffermarci sulle nostre criticità. Solo dopo questo processo di consapevolezza potremo dirci all’altezza del compito di educatori. Nelle formazioni mi sento appagata solo quando tutti, me compresa, ci mettiamo in discussione.” Un altro elemento che Mignemi ritiene imprescindibile quando si dedica all’ideazione di nuovi progetti e

percorsi di lettura è il lavoro di rete, convinta che ogni professionista possa portare un background e un punto di vista specifico, illuminante per l’arricchimento di tutti. Sono diversi i “partner” con cui ha promosso iniziative e costruito sodalizi preziosi nel corso del tempo, come l’associazione messinese Intervolumina, la libreria Dudi di Palermo, la libreria L’incanta Storie di Barcellona Pozzo di Gotto, la Legatoria Prampolini e la libreria Vicolo Stretto di Catania. E sono diverse le voci autorevoli del settore che ritiene determinanti per la sua formazione e a cui si sente di dire grazie, prima fra tutte Marcella Terrusi (“venne per nove mesi a Catania nella mia libreria a fare formazione permanente a me e alle persone che lavorava -

no con me. Le devo tantissimo ed è rimasta un punto di riferimento”), poi le stimate colleghe Alice Bigli, Francesca Romana Grasso, Alessia Canducci, Samanta K. Milton Knowles, con cui tesse fili e costruisce ponti per la promozione della lettura. Un libro che consiglia sempre a chi vorrebbe accostarsi al mestiere di educatore è L’età d’oro di Kenneth Graham, da leggere insieme a Il libro dell’estate di Tove Jansson: “perché noi siamo tutte le infanzie che abbiamo vissuto, letto, immaginato… per cui è importante conoscere questi due capolavori”.

francescatamberlani@gmail.com F.

N. 18 III L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI Bibliografie
Tamberlani è giornalista e addetta stampa

Schede - a cura del Coordinamento delle Librerie per Ragazzi e Francesca Mariucci

Yonezu Yosuke, So farlo anch’io!, ed. orig. 2023, trad. dal tedesco della redazione, pp. 32, € 13,90, La Coccinella, Milano 2023

I cosiddetti “primi libri”, dedicati a bambine e bambini da 0 a 3 anni, sono solo apparentemente semplici: in realtà sono libri molto complessi da progettare e realizzare, poiché appunto devono essere pensati per i piccolissimi interlocutori, prendendo in considerazione i loro processi cognitivi, le loro competenze, le loro percezioni, il modo in cui decodificano la realtà. Inoltre, nell’ideazione è necessario tener conto dell’apporto fondamentale del mediatore, ovvero l’adulto che legge e interagisce con loro. In questo senso i libri di Yosuke Yonezu, artista giapponese, sono molto efficaci da ogni punto di vista: dell’immagine, del testo e dei possibili giochi che scaturiscono dalla lettura. In So farlo anch’io!, centrale è il gioco interattivo delle imitazioni, fondamentale per lo sviluppo di tutti i processi di apprendimento nei primi tre anni di vita del bambino: grandi alette mostrano semplici azioni da replicare, consentendo di sperimentarle in modo divertente ampliando il proprio repertorio di movimento. Il protagonista è un simpatico orsetto che accompagna i piccolissimi e li incoraggia a scoprire, per esempio, come calciare i piedi come una scimmia o strisciare sul pavimento come un serpente. Da 2 anni

Chiara Montani

La Libreria delle Ragazze edei Ragazzi di Brescia

Laurent Moreau, IL GUSTO DELLA PIOGGIA, ed. orig. 2023, trad. dal francese di Paolo Cesari, pp. 40, € 17,90, Orecchio acerbo, Roma 2023

Come si possono trasformare in immagini le molteplici sensazioni che la pioggia suscita in noi? Laurent Moreau si riconferma per l’ennesima volta un maestro nel raccontare alle piccole e ai piccoli lettori sensazioni ed emozioni profonde. Il gusto della pioggia colpisce l’occhio, prima di tutto, con i suoi colori vivaci e i suoi tratti morbidi, dolci e sinuosi. Il bimbo protagonista del racconto si è steso sulla schiena e occupa tutta la larghezza della doppia pagina: sta contemplando il blu del cielo che si riflette nei suoi occhi. Presto, con un cambio di prospettiva, anche il lettore contempla il cielo con i suoi occhi. Nella pagina successiva, che si apre sul profilo del bimbo in primo piano, con un po’ di immaginazione si riesce a percepire una leggera brezza e il solletico dell’erba sulla guancia. In lontananza appare una nuvola e il cielo si oscura: il bambino, capelli al vento e occhi chiusi, percepisce una prima goccia “calda” che si schianta sulla punta del suo naso. E si chiede: anche la pioggia ha un odore e un sapore? Con le sue gouache e le sue composizioni sottili, Laurent Moreau invita lettrici e lettori a risvegliare tutti i loro sensi per sentire l’atmosfera che precede (e poi che segue) la pioggia, con una grande briosità data dalle diverse inquadrature scelte per la narrazione. Le sensazioni sono raccontate con un lessico musicale, allitterante e molto intimo, poetico. Tra il prima e il dopo, il protagonista si sente al sicuro in casa, anche se è quasi buio e la pioggia fa rumore. Ma che meraviglia, quando torna il sole, ritrovare il giardino inondato di irresistibili pozzanghere! Da 4 anni

Arianna Di Pietro

Libreria dei Ragazzi Il Mosaico di Imola

Angelo Mozzillo, Celeste e la gemella Blu, illustrazioni di Deco, pp. 40, € 16, Terre di Mezzo, Milano 2023

Celeste e la gemella Blu è un albo illustrato tenerissimo e molto raffinato sia nel delicato testo (di Angelo Mozzillo) che nelle estrose illustrazioni (di Deco, ovvero Elisabetta Decontardi, vincitrice del Concorso Lucca Junior – Premio di illustrazione editoriale “Livio Sossi” 2023). Il tema del racconto è quello, sempre amatissimo dai bambini, dell’amico immaginario; in questa storia l’amica immaginaria di Celeste, la protagonista del racconto, si chiama Blu e non è altro che il suo riflesso in un secchio pieno d’acqua. Il mondo di Celeste ruota tutto attorno a Blu – insieme si divertono tantissimo! –, al papà e alla loro gatta bianca e tutto scorre tranquillo, finché Blu sparisce improvvisamente. Sarà l’incontro con la spumeggiante Rosa, la figlia dei nuovi vicini, a far ritrovare a Celeste un nuovo equilibrio e una nuova serenità. Il tema del riflesso appare qui particolarmente affascinante e viene trattato in modo vivace e interessante, anche grazie al particolare stile di illustrazione di Deco (che usa colori acrilici e matite dai colori molto accesi) e alla rappresentazione non scontata delle bambine protagoniste e del loro mondo quotidiano. Celeste e la gemella Blu è una storia profonda e al tempo stesso immediata che invita a superare le paure, ad aprirsi agli altri e al “nuovo”, affrontando i cambiamenti con gioia, sorpresa ed entusiasmo. Da 4 anni

Sara Dutto Libreria Sottobosco di Lomazzo (CO)

Jordan Scott, Il giardino di Babushka, illustrazioni di Sydney Smith, ed. orig. 2023, trad. dall’inglese di Riccardo Duranti, pp. 44, € 16,50, Orecchio acerbo, Roma 2023

Tutte le mattine, il papà del protagonista di questa storia lo porta nella casa “un po’ pollaio” della sua amata Babushka, la nonna. Tra nonna e nipote non c’è bisogno di tante parole: la loro giornata è fatta di piccoli gesti, di passeggiate, di sguardi affettuosi… e di molti lombrichi. Il rispetto per il cibo e l’amore per la terra e i suoi frutti sono l’eredità che la nonna affida al nipote e il loro legame si rafforza mentre curano insieme il loro giardino. Poetico e commovente, dagli autori di Io parlo come un fiume (Orecchio acerbo, 2021), Il giardino di Babushka è un albo illustrato che ci immerge nella misteriosa dolcezza del rapporto silenzioso fra una nonna e suo nipote. Il racconto è ispirato ai ricordi d’infanzia dell’autore, il poeta Jordan Scott, che con la sua sensibilità distilla i giorni in momenti e immagini significativi. Lo sguardo dolce dell’illustratore Sydney Smith appare perfetto per questa storia, le sue tempere sfumate ed espressive (Smith utilizza la tecnica della gouache, ovvero la finitura con una resa perlacea molto simile alla pittura ad olio, che dona grande luminosità alle tavole) riescono a catturare anni di lotta e dolore sul viso di Baba, ma anche il grande amore che prova per suo nipote.

Da 6 anni

C. M.

Renato Moriconi, L’opera liquida, ed. orig. 2021, pp. 48, € 15, Gallucci, Roma, 2023.

infatti, per il lettore non muoversi al ritmo di questo albo senza parole, ma pieno di musica e suoni. In ogni pagina la figura del direttore d’orchestra, vestito tradizionalmente e con la sua bacchetta tra le mani, crea con i suoi movimenti una sorta di danza che porta elementi insoliti nella sua piscina: animali selvatici, dinosauri, polpi giganti. Sfidando le regole, la piscina diventa un pascolo, un ring da combattimento, un campo da calcio. Dedicato a uno dei più grandi animatori cinematografici della storia, Chuck Jones – noto principalmente per i cortometraggi dei Looney Tunes e altri personaggi di spicco come Bugs Bunny (è nascosto in queste pagine!), Daffy Duck, Wile E. Coyote e Beep Beep, Pepé Le Pew, Porky Pig – L’opera liquida di Renato Moriconi cattura la sensazione di suspense delle sorprendenti colonne sonore dell’epoca d’oro dell’animazione nel silenzio delle sue pagine e gioca con le infinite possibilità di creazione che l’arte ci offre.

Da 5 anni

Questo albo illustrato senza parole è un concerto. Il palco, una piscina. E l’acqua è la musica. Un’opera visiva geniale in cui ogni pagina ha il suo suono, il suo silenzio, il suo ritmo. La tensione cresce e cala al tocco del direttore d’orchestra – artista: ancora una volta il geniale Renato Moriconi – questa volta con un tratto plastico, forte, spesso e nero su sfondo bianco – riesce a stimolare l’immaginazione con eccezionale virtuosismo e originalità. È impossibile,

Cristiana Valentini, Rosso. Storia illustrata di un colore, pp. 43, € 21,90, Editoriale Scienza, Trieste 2024

Anna Bardiani Libri e Formiche di Parma

Jon Klassen, Il teschio, ed. orig. 2023, trad. dall’inglese della redazione, pp. 32, € 20, Zoolibri, Reggio Emilia 2023

Jon Klassen rielabora una fiaba tradizionale tirolese con il suo solito umorismo sottile e spiazzante, in questo caso tinto di mistero e inquietudine, dando vita a una storia di straordinaria potenza. Il teschio racconta di una bambina di nome Otilla che, in una notte nevosa, scappa di casa e si perde in una foresta profonda e oscura. Poco prima dell’alba, quasi morta di freddo, si imbatte in una vecchia casa abitata da un teschio gentile, che le offre riparo. La bambina restituisce immediatamente la cortesia aiutandolo a fare tutto ciò che un teschio senza corpo non può fare da solo, come bere il tè vicino a un fuoco oppure ballare. Nasce così un’amicizia toccante e piacevolmente inquietante allo stesso tempo, amicizia che Otilla troverà il modo di preservare affrontando l’oscura presenza da cui, tutte le notti, il teschio cerca di fuggire. Una storia sulla paura e sul modo di affrontarla con coraggio e determinazione: il mondo può essere, sì, terribile e spaventoso, ma l’empatia e l’amicizia possono rendere confortevoli anche i luoghi e i momenti più oscuri. Da 6 anni

Mariasole Pozzi

Libreria Timpetill di Cremona

Ulf Stark, Amy, Aron e il genio della latta, illustrazioni di Per Gustavsson, ed. orig. 2017, trad. dallo svedese di Laura Cangemi, pp. 124, € 13.00, Iperborea, Milano 2023

Amy e Aron sono amici, e giocano nella discarica di oggetti rotti del padre della bimba, scoprendo tesori inaspettati in mezzo al ciarpame che la gente scarta dalle proprie case, mentre il padre cerca di aggiustare ciò che vi si trova di recuperabile. È estate, la ripresa della scuola si avvicina e Amy la teme: una delle sue gambe è un po’ più corta dell’altra e quando cammina zoppica lievemente, tanto che alcuni bambini la prendono in giro, forse anche (chissà) perché la sua pelle è di un colore diverso dalla loro. Un giorno Amy e Aron si imbattono in un vecchio oliatore e strofinandolo ne emerge Mujo, uno spiritello bambino. Tra piccoli screzi, riappacificazioni e giochi, i bambini scoprono come fare per restituire visibilità e libertà a Mujo. E Mujo, prima di andar via, sfrutta per un’ultima volta la propria invisibilità per regalare speranza ad Amy, liberandola dall’incubo che la attanaglia. Ulf Stark ci ha regalato un’altra storia delicata, piena della gioia e della scoperta dell’infanzia, con sullo sfondo l’invito a scoprire il mondo per conto proprio, liberi. Da 8 anni

Lorita Biffi Libreria SpazioTerzoMondo di Seriate (BG)

Nella nostra quotidianità diamo i colori per scontati. In questo volume di grande formato, invece, indaghiamo nei dettagli la storia del nostro rapporto con il rosso (era già successo in un precedente volume con un altro colore, il blu), una storia che parte dagli uomini preistorici e dai loro dipinti sulle pareti delle grotte. Scopriamo come abbiamo fatto a produrre il rosso: con le terre colorate e i minerali ridotti in polvere, poi con i gusci di molluschi marini usati dai Fenici, con la corteccia della robbia usata in Cina, con il parassita del cactus (gli Aztechi) e con quello del fico d’India (gli Europei). Fino ad arrivare alle sintesi chimiche, a volte quasi casuali, che hanno dato vita a innumerevoli sfumature, come il magenta e il malva. Il libro è ricchissimo, quasi brulicante: tante illustrazioni riempiono la pagina, tanti brevi riquadri di testo raccontano la storia, aggiungono curiosità, consentendo e stimolando il gioco della ricerca di diversi particolari nelle illustrazioni. Non può mancare un approfondimento del significato attribuito al rosso nelle varie culture: un colore non solo simbolo di amore, ma anche del male, del demonio, della vendetta, del sangue, oppure del potere o ancora di felicità nelle cerimonie nuziali, soprattutto in Oriente. L’autrice dà vita a un libro semplice ma ricco di dettagli, dalle ampie possibilità di espansione storica, artistica e più in generale culturale.

Da 8 anni

Alice Maddalozzo Della Puppa Libreria Baobab di Porcia (PN)

Iain Lawrence, Fuoco sul Monte Senza Testa, ed. orig. 2022, trad. dall’inglese della redazione, pp. 288, € 18, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023

Sulle pendici di un monte, all’interno di un parco, si sprigiona una piccola, insignificante scintilla, e scoppia un fuocherello. Il fuoco viene sottovalutato: è previsto brutto tempo, la pioggia lo conterrà, lo spegnerà. E poi più su c’è già una striscia priva di vegetazione, lì il fuoco si esaurirà di sicuro. Inoltre non è stagione da escursionisti. Nel frattempo sull’altro lato del Monte Senza Testa un vecchio camper sta avanzando sulla strada, diretto verso Little Lost Lake. Virgil è a bordo del camper con il padre, il fratello e la sorella. Stanno raggiungendo il lago, il luogo delle loro vacanze, per disperdervi le ceneri della madre, scomparsa da poco. Ma il camper a un certo punto si ferma, ha un guasto, e da quel momento tutto sembra andare per il verso sbagliato. I membri della famiglia si dividono per cercare aiuto: il padre torna indietro sulla strada, il fratello crede di sentire i rumori di qualche lavoro sulla montagna e si avvia in quella direzione. Intanto l’acqua finisce, il cibo anche, e Virgil, che inizialmente si fa prendere dall’ansia, fa appello a tutte le nozioni che ha imparato dalla madre, professoressa di scienze con il gusto per gli esperimenti. Riesce a escogitare il modo per purificare dell’acqua da bere. Poi tenta di capire dove sia il guasto del camper, individuando il problema e cercando di porvi rimedio. Intanto l’incendio cresce, alimentato dal vento, si sposta e valica il Monte Senza Testa, scendendo verso la strada, verso i boschi e il lago: armato di paura ma anche di determinazione, Virgil dovrà alla fine confrontarsi con il fuoco. Lawrence ci dona il ritratto di un piccolo uomo fragile, dolente, ma determinato a raccogliere il testimone della madre e farne la propria salvezza, contro tutti i pronostici.

Da 12 anni

Germana Paraboschi

La Libreria delle Ragazze e dei Ragazzi di Brescia

N. 18 IV L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI

Schede - a cura del Coordinamento delle Librerie per Ragazzi e Francesca Mariucci

Matteo Corradini, Eravamo il suono, pp. 214, € 12.90, Lapis, Roma 2024

“Le cose del mondo hanno una storia. Basta saperla ascoltare.” Il racconto di Matteo Corradini si svolge su due piani temporali: l’oggi di due studentesse tredicenni e il passato dell’orchestra femminile di Auschwitz. Anita e Alma, su ispirazione di un’enigmatica insegnante, devono mettere in scena la storia dell’orchestra, e per prepararsi vengono mandate a raccogliere conchiglie su una spiaggia. Le conchiglie, infatti, conservano la forma del mollusco che hanno ospitato, sono memoria di qualcosa che è stato. Una di queste conchiglie, magicamente, diventa la porta attraverso la quale Anita può ascoltare le storie di otto orchestrali dalla loro stessa voce. Scritto con stile lieve, il libro aiuta a ricostruire la vicenda inumana dei campi, ma anche le storie individuali di queste donne. È interessante notare che la presenza della musica ad Auschwitz è stata voluta e imposta dai nazisti, e per molti è stata la colonna sonora dello sterminio; eppure contemporaneamente (e paradossalmente) un’orchestra di ebree è riuscita a commuovere i nazisti stessi. Il libro si presta a ulteriori approfondimenti anche grazie alle biografie delle musiciste e alla bibliografia. “L’orchestra femminile di Birkenau è una conchiglia sulla spiaggia. Puoi chinarti a raccoglierla. Portarla all’orecchio. Ascoltarla.” Da 12 anni

Andrea Grisi

Nuova Libreria Il Delfino Ubik di Pavia

Giusi Quarenghi, In canto, illustrazioni di Alessandro Sanna, pp. 88, € 24, Terre di Mezzo, Milano 2023

Questo albo illustrato, pur senza alcuna pretesa scientifica, si propone di affrontare, con stupore ed emozione, la nostra domanda più complicata: perché ci siamo e perché siamo proprio qui? È un modo diverso di approcciare la ricerca delle nostre origini in quel cosmo infinito nel quale la vita è nata esplosione dopo esplosione, quella ricerca che fin dall’antichità ha dato origine a miti e credi diversi e che ha poi dato impulso alla scienza. Giusi Quarenghi ci rivela la bellezza delle origini del mondo dando nome alle cose che nascono, in uno splendido e incantevole viaggio alla riscoperta delle radici. Ci si può perdere negli acquerelli di Alessandro Sanna, nei suoi colori, nelle sue forme appena accennate e così esplosive e ci si può ritrovare, con i propri dubbi e le proprie certezze, nelle parole che accompagnano le illustrazioni. “E insieme … siamo la mano che tiene il fuoco … siamo la mano che cerca le stelle”. Da 12 anni

Lodovica Cima, Come un fiore sull’acqua, mostra tutti i tuoi colori, illustrazioni di Ilaria Zanellato, pp. 185, € 16,50, Mondadori, Milano 2023

Mimì vive in Inghilterra, tra la tenuta estiva di Hastings e la dimora di Londra, in un periodo (l’età vittoriana) in cui vigono regole sociali rigide; e lei fatica a essere una ragazza “come si conviene”, al contrario della sorella Kati, praticamente perfetta. Eppure, pur incontrando diversi ostacoli, riuscirà a individuare la sua strada e seguirla con caparbietà, entusiasmo e anche un certo spirito “selvaggio”. Lodovica Cima si ispira, per la sua Mimì, alla vita di Marianne North (1830-1890), biologa, botanica e artista; e non a caso anche Mimì vuole studiare le arti e la botanica. La narrazione segue i tempi scanditi dai rituali

Adam Gidwitz, La leggenda dei tre bambini magici e del loro cane santo, illustrazioni di Hatem Aly, ed. orig. 2016, trad. dall’inglese di Marina Morpurgo, pp. 368, € 20, Giuntina, Firenze 2023

Il medioevo, tre bambini magici, un cane risorto e quindi santo, un re molto importante e alcuni saggi venerati per le loro interpretazioni della Torah: questi sono gli ingredienti di un romanzo che mescola abilmente il materiale storico con la pura avventura (e Gidwitz ci aveva g ià mostrato la sua abilità nel mescolare storie diverse nel precedente In una notte buia e spaventosa, Salani 2012). L’avventura ruota intorno al rogo delle copie del Talmud realmente voluto da Luigi IX e al viaggio attraverso la Francia compiuto dai tre bambini per salvare i libri, ma il romanzo non può essere affatto ridotto a un libro su questioni religiose: la strategia usata dall’autore per raccontare le vicende dei tre bambini e le loro stesse caratteristiche rimandano a una straordinaria ricchezza di temi: amicizia, libertà, istruzione, diseguaglianze e non solo. Il tutto condito da ironia, resa esplicita a volte dalle “illuminazioni” di Hatem Aly, miniature in bianco e nero che accompagnano i racconti come in un codice medievale. Perché di libri medievali si parla, libri che devono essere copiati a mano su una pergamena la cui produzione è lunga e difficile, p oi miniati con inchiostri colorati: libri faticosi da produrre. Una storia straordinaria, f uori dal comune, la cui originalità comprendiamo ancora meglio grazie alla Nota dell’autore in cui Gidwitz ci aiuta a rintracciare i diversi rimandi storici e leggendari. Da 13 anni.

Guido Affini

Nuova Libreria il Delfino Ubik di Pavia

Carlo Greppi, I pirati delle montagne, illustrazioni di copertina di Chiara Fedele, pp. 309, € 16.50, Rizzoli, Milano 2023

Carlo Greppi, storico, si era già misurato con la letteratura per l’adolescenza raccontando i viaggi della memoria al campo di concentramento di Auschwitz e il loro impatto sui ragazzi che vi prendono parte (Non restare indietro, Feltrinelli, 2016) e la rilevanza delle frontiere, in Europa ormai quasi invisibili e tuttavia ancora in grado di segnare il destino delle persone (Bruciare la frontiera, Feltrinelli, 2018). Q uesta volta Greppi ha deciso di raccontare la Resistenza con una storia che non si svolge in uno spazio definito ma prende in prestito episodi avvenuti in diverse parti d’Italia, soprat-

tutto nelle regioni settentrionali, tra Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. Al centro c’è una b anda partigiana particolare, composta da elementi di diverse nazionalità e provenienza. I loro nomi di battesimo, così inconsueti, possono essere scambiati per nomi di battaglia, la loro appartenenza politica non conta più di tanto, rimangono indipendenti sia dalle bande di Giustizia e Libertà che da quelle garibaldine. Come dice a un certo punto Ester, la p artigiana ebrea polacca, “La patria non c’entra niente. La libertà, quella sì”. La narrazione si s volge tra gli anni dal 1943 al 1945, per arrivare al 1982, ed è seguita da una ricchissima nota finale in cui l’autore parla delle sue fonti ma confessa anche le libertà che si è preso nella costruzione dei personaggi. Si apprende così anche quali siano le caratteristiche del laboratorio di uno storico che diventa scrittore per ragazzi, quali le curiosità alle quali vuole rispondere, quali quelle che intende suscitare. Da 14 anni

G. P.

Louise Finch, L’eterno ritorno di

ed. orig. 2022, trad. dall’inglese di Paolo Maria Bonora, pp. 265, € 15, Terre di Mezzo, Milano 2024

Incastrato nell’eterna ripetizione della stessa g iornata, che si conclude con un evento tragico, Spence deve interrogarsi su cosa sia necessario cambiare per interrompere il loop e svegliarsi finalmente nel domani: prima si concentra sull’evitare il singolo evento, p oi inesorabilmente inizia a mettere in discussione aspetti della sua vita e della sua socialità e d è costretto a una presa di coscienza e a una crescita improvvisa. Con Spence, ripetizione

dopo ripetizione, il lettore scopre gradualmente le dinamiche e i personaggi coinvolti, ma anche le storture e le superficialità che lo stesso ragazzo ha incarnato fino a quel momento. In particolare la Clara del titolo compare inizialmente come semplice oggetto di desiderio, poi come oggetto di interesse romantico, acquistando piano piano individualità e riuscendo solo nei capitoli finali a imporsi sulla volontà del ragazzo con le proprie sc elte e il proprio giudizio. Ed è proprio quest’ultimo passaggio, che la rivela come un soggetto al pari del ragazzo, a far scattare in Spence il vero cambiamento e a permettere l’interruzione del loop. Finch gioca con uno spunto non inedito (sono diverse le storie che parlano di protagonisti incastrati in loop temporali) per mettere in scena feste che rapidamente degenerano in abuso di alcol e droga, ma soprattutto la quotidianità di una mascolinità tossica che diventa violenza di genere. Tuttavia questo non è un romanzo punitivo nei confronti dei ragazzi o della mascolinità adolescenziale. La crescita di Spence è dolorosa, ma liberatoria: a un anno dalla morte della madre, lui e suo padre riescono finalmente a parlare della perdita che hanno subito e a ritrovarsi; la cappa oppressiva di una mascolinità impenetrabile e anaffettiva non grava più su d i lui; le nuove amicizie nella sua vita sono ben più sincere e di supporto di quelle che aveva fino a quel momento. Finch riesce a evitare un approccio eccessivamente didascalico e a llo stesso tempo ad accompagnare il lettore verso una maggiore consapevolezza. Parallelamente, l’inclusione di elementi di volgarità anche estrema nei dialoghi tra i ragazzi non è un mero tentativo di mimesi della realtà, ma svolge una funzione ben precisa nell’evoluzione del romanzo. Da questo punto di vista, anche nel toccare temi particolarmente duri, il testo non cede alla tentazione di una eccessiva drammatizzazione.

Da 14 anni

familiari, mettendo in risalto le inosservanze della ragazza ma anche il suo incanto per la natura e per le potenzialità dell’arte, a partire dall’acquerello, e la sua eccitazione per il viaggio e l’avventura, eccitazione all’epoca concessa però soltanto agli uomini. Il gusto per l’esotico, il fascino del forestiero, approdano in casa di Mimì con il pappagallo Oscar, mentre la bussola della ragazza è il padre, da cui ha ereditato parte delle sue passioni. Mimì è una ragazza che si interroga, si scopre controcorrente, ma sa dove focalizzare le energie. La sua storia è la storia di un entusiasmo contagioso, dell’impegno e del coraggio necessari per seguire i propri sogni. Una lettura interessante, piacevole, appassionante. Da 10 anni

Francesca Mariucci

G. P.

N. 18 V L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI
Clara Hart,
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N ella Grammatica della Fantasia, Rodari scriveva: “L’immaginazione, nelle nostre scuole, è ancora trattata da parente povera, a tutto vantaggio dell’attenzione e della memoria”. In Rodari questa non è una frase buttata lì: è anzi un modo per rivendicare a immaginazione, creatività e fantasia un ruolo più centrale, quello che stavano acquisendo in quegli anni nella psicologia e nello studio della mente. Rodari aveva in mente una pedagogia e una scuola che avanzassero di pari passo al resto degli studi. Cinquant’anni dopo, qualcuno si lamenta, la memoria non ha più lo spazio che si merita: credo non sia così, e al tempo stesso penso si possa fare molto per la memoria a scuola. Di questo intendo parlare in sette passi.

La madre delle muse

Anzitutto, torniamo alla frase di Rodari, e ricordiamola per intero. Dopo aver nominato attenzione e memoria, Rodari precisa: “Ascoltare pazientemente e ricordare scrupolosamente costituiscono tuttora le caratteristiche dello scolaro modello; che è poi il più comodo e malleabile”.

Ora come allora, la memoria non è cioè ambito di studio, capacità migliorabile, possibilità di imparare a imparare: no, la memoria è solo qualità richiesta; un po’ come nella scuola dei Pierini criticata dai Ragazzi di Barbia -

Negli ultimi mesi sono usciti tre graphic novel diversi per stili ma accomunati dalla presenza di giovani protagoniste alla ricerca della propria identità, attraverso percorsi intricati e talvolta oscuri.

Le Elle è una serie in tre volumi creata da due artisti belgi – lo sceneggiatore Kid Toussaint e l’illustratrice Aveline Stokart – edita in Italia da Tunué, che dopo il primo capitolo La nuova arrivata ha appena pubblicato il secondo, Universale

La protagonista della serie è Elle, adolescente dal caschetto rosa alle

na nella Lettera a una professoressa. La memoria è però di più, ed è facoltà davvero umana e qualità da allenare, arte da coltivare. Per i greci Mnemosine, la memoria, è la madre delle muse: come a indicare che ogni arte, ogni racconto, ogni celebrazione delle possibilità è comunque figlia della memoria. Una facoltà affettiva

Invece a scuola la memoria non si insegna: non si trasmette, cioè, un patrimonio millenario di mnemotecniche, di strategie per ricordare. Anzi, a ben vedere, si fa di peggio. La memoria infatti ha bisogno di condizioni ottimali per essere esercitata: ricordiamo meglio quando siamo lucidi e presenti, e tendiamo a dimenticare le cose quando lavoriamo sotto pressione. Eppure, a scuola la memoria è richiesta durante le interrogazioni, o nei compiti, e non facciamo solitamente nulla per aiutare a ricordare: la memoria non è allenata, ma solo messa alla prova.

Ricordare, etimologicamente, è “portare al cuore”; rimembrare passa per le membra, così come “dimenticare” è “allontanare dalla mente”. Come tutte le etimologie, le parole conservano memoria dello spirito dei tempi, in questo caso di un modo di intendere le attività umane come diffuse, non relegate a una mente astratta. Per quello che sappiamo oggi, la memoria non riguarda infatti solo la

Osservatorio scuola

La memoria, e la scuola di Beniamino Sidoti

mente: è una facoltà affettiva, incorporata ed è anche una forma di intelligenza emotiva.

Una forma di benessere

Da questo punto di vista, se la scuola ci tenesse davvero alla memoria, potrebbe fare molto per costruire un benessere che aiuti a ricordare, a memorizzare (ma anche a capire, a immaginare, a discutere… ovviamente). La memoria potrebbe essere un nodo centrale per condividere ciò che ci interessa, per trasmettere ad altri parte della nostra esperienza; potrebbe, dovrebbe servire a cucinare, a ballare, a cantare. D’altra parte le muse, le figlie di Mnemosine, ballavano e cantavano, e non venivano interrogate.

Le cose che valgono

“Memoria” è una parola che vale all’interno di una relazione, di una reciprocità: è anche il souvenir francese, che indica tra l’altro gli oggetti e i ricordi che ci legano a un luogo o a un viaggio. I nostri album delle memorie sono pieni di cose che valgono, e rispecchiano i nostri valori. Al tempo stesso, la memoria è il luogo della scelta che ci pare interessante. Nella memoria troviamo noi stessi e, come collettività, siamo le cose che scegliamo di ricordare.

La memoria è un luogo di valore.“Fare memoria” è decidere di tenere sempre sotto i nostri occhi qualcosaper ricordarla, rimembrarla, non dimenticarla: e

Comics corner

anche questa è una scelta di valore. Nei supermercati, il luogo del ricordo è quello più vicino alle casse, quello dove ci ricordiamo all’improvviso se ci siamo scordati qualcosa. Se ci mettiamo dei dolcetti abbiamo un’idea di ciò che vale, se ci mettiamo delle batterie ne abbiamo un’altra.

La memoria collettiva

Tutto ciò che è intorno a noi può contribuire a questa memoria: i nomi delle strade, delle scuole, le targhe, le statue, i monumenti. Condividere i nostri ricordi, le nostre memorie, serve a costruire la collettività: la nostra piccola dentro la classe e poi la scuola, quella più grande del paese e la città, quella enorme del mondo stesso. Sapere che esiste una memoria collettiva dà valore a tutto ciò che studiamo: alla storia, alla geografia, alle lingue e alle scienze (le muse, le figlie della memoria, si dedicano a tutte le dimensioni del sapere).

Il canto, la musica e il teatro

Allora, se al centro del nostro sapere c’è la memoria-madre-delle-muse, bisogna lasciarle più spazio, nei modi che conosciamo. Sappiamo che ricordiamo meglio quando cantiamo, quando condividiamo, quando mettiamo insieme. Allo stesso modo, per dare spazio alla memoria, convochiamo tutte le muse sue figlie: recuperiamo spazio anche per la musica e la danza, per il teatro e le

Intricati percorsi di formazione al femminile di Virginia Stefanini

prese con una nuova scuola, amicizie, flirt, compiti e conflitti con i genitori. Sembrerebbe la trama di una classica teen comedy se Elle non nascondesse un segreto inquietante: nella sua mente convivono altre cinque “Elle” dai capelli di colori diversi, personalità che a turno emergono stravolgendo la vita della protagonista. La bionda è competitiva, la castana è timida, la verde taciturna, la viola sempre spiritosa, mentre la blu trama per prendere il sopravvento. La storia si muove fra il piano della realtà, popolato di adorabili comprimari, e gli scenari onirici creati dalla psiche di Elle, dove la nostra beniamina rosa si destreggia come l’eroina di un videogame fra le trappole create dalle sue personalità antagoniste. I due volumi si leggono d’un fiato, ma lo sguardo si ferma sulle illustrazioni: definite e tridimensionali come l’animazione in CGI, completate da un sapiente uso di luci, colori e inquadrature, paiono quasi un film su carta.

Sono due personalità in un corpo solo anche Isabel e Jane, giovani gemelle siamesi unite per un braccio e una gamba, protagoniste del graphic novel di Lisa Brown La gemella fantasma, pubblicato da

Rebelle edizioni. Le ragazze vivono in una comunità di freak e si esibiscono in spettacoli da baraccone nell’America di inizio Novecento. Ma Jane, la gemella più forte ed estroversa, desidera una vita normale, quella promessa da un chirurgo in cerca di fama. L’operazione di separazione dei corpi fallisce, Jane muore e Isabel si ritrova senza gli arti condivisi, ma ancora legata al fantasma di una sorella che tenta di imporre la propria volontà. Non sarà facile per lei/loro crearsi una vita indipendente e imparare di chi fidarsi, al di là del-

recite: creiamo occasioni in cui la memoria è importante, come un musical o uno spettacolo, impariamo condividendo. Balliamo (rimembriamo), raccontiamoci (ricordiamo), usiamo parole precise (non dimentichiamo). La memoria è anche parte dell’immaginazione: perché ci aiuta a immaginare cosa è successo, e cosa è successo ad altri.

Le mnemotecniche e i luoghi

Per secoli, infine, la memoria è stata studiata come arte pressoché magica: per ricordare bene si collegano numeri e parole a simboli e ritmi, a gesti e avvenimenti forti. Si ricorda, infine, quando colleghiamo le cose a un percorso e a dei luoghi: sono i “palazzi della memoria”, le stanze della memoria, il teatro della memoria che attraversano tutta la storia dell’occidente. Luoghi significativi ci aiutano a ricordare, perché possono diventare spazi immaginari in cui collegare ciò che mandiamo a memoria; e al tempo stesso i nostri itinerari quotidiani possono diventare percorsi di ripasso: come nei chiostri, nelle chiese o lungo le strade sacre, possiamo disseminare i nostri posti di ciò che non vogliamo dimenticare. Così facendo abiteremo quotidianamente ciò che ci sta a cuore.

bensidoti@gmail.com

B. Sidoti è scrittore e formatore

le apparenze. Il segno dell’autrice, netto ma pieno di curve e con pochi spigoli, ingentilisce una storia incentrata su argomenti cupi (deformità, discriminazione, ingiustizia, morte), i cui personaggi sono però trattati con grande compassione e tenerezza.

Infine Amaranta, fumetto scritto e disegnato da Kat Leyh e pubblicato da Il Castoro, è un racconto di formazione atipico e originale. La protagonista ha il nome di un fiore (in originale snapdragon, bocca di leone) ma è tutt’altro che delicata: decisa a salvare il suo cane da una presunta strega che vive nel bosco e si dice mangi gli animali, scopre che in realtà l’anziana Jacks cura le creature ferite e di quelle morte ricostruisce minuziosamente gli scheletri. Diventa così la sua apprendista e via via impara che la volontà e l’energia che mettiamo nelle cose possono sprigionare vera magia. Il percorso della protagonista si intreccia con quello di altri personaggi, dal migliore amico che sta ripensando il proprio genere, alla mamma e alla nonna che hanno fatto scelte controcorrente, fino a alla stessa Jacks con i suoi segreti. Il segno stilizzato dell’autrice, che mutua dai manga gli occhi

grandi e alcune espressioni caricaturali dei personaggi, è immediato e divertente e rende più leggere le tavole, molto dense per ritmo e composizione. Nell’affermare la propria identità con coraggio e determinazione, le protagoniste di questi graphic novel offrono a lettrici e lettori da 12 anni in su una appassionante rappresentazione delle sfide della crescita che tutti devono affrontare.

N. 18 VIII L’INDICE PER BAMBINI & RAGAZ ZI
Stefanini è bibliotecaria e scrittrice
ilgiornaledeigiovanilettori@gmail.com V.
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