BLOQ MAGAZINE 05 FEBBRAIO 2012

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SOCIETA’

I “tecnoagers” scrivono in una lingua comprensibile a pochi Il problema non è l’uso che si fa di questo nuovo linguaggio, ma il fatto che esso travalica le ragioni per cui è nato fino a rischiare da far scomparire la lingua madre

P di Giovanna Turco

Corrispondente Bloq Magazine redazione@bloq.it

arla italiano? Complimenti!” Questo esclamavano Totò e Peppino, meravigliati, dinanzi al generale austriaco alias vigile urbano in Piazza Duomo e la stessa domanda balena nelle nostre menti quando ci viene proposta la lettura di un sms o di una mail di un adolescente, oggi, senza peraltro aggiungere i complimenti. Questi sistemi di comunicazione necessitano di una lingua easy, scevra da complicanze grammaticali, che non bada alla forma, quanto piuttosto al contenuto; ecco allora che abbondano abbreviazioni, acronimi, sigle, emoticons per veicolare informazioni, di qualunque natura esse siano, dall’appuntamento alla comunicazione di fine-storia, dal buongiorno all’amato/a alle rassicurazioni ai genitori. Un modo di scrivere che si innesta nella secolare questione della lingua. In realtà demonizzare e censurare abbreviazioni o acronimi è assolutamente inutile oltre che anacronistico, la soluzione sta piuttosto nel formare i nostri giovani, nel fornirgli delle competenze comunicative, degli indicatori di direzione nelle diverse situazioni comunicative, nelle diverse tipologie di scritto. L’errore infatti non risiede nell’uso che si fa di questo nuovo linguaggio, che è di sicuro più immediato, diretto, d’effetto, quanto piuttosto nel fatto che esso travalica l’uso per cui è nato fino ad invadere compiti in classe, relazioni, testi che un giovane si trova a dover compilare nel quotidiano , tale da far perdere assolutamente la consuetudine con la lingua madre scritta. A chi il compito di fornire competenze? Alla scuo-

la, ai docenti che devono insegnare agli studenti, la lentezza, la riflessione, non importa dover conoscere l’opera omnia di Dante o leggere tutti i capitoli de I Promessi Sposi, importa dare loro gli strumenti per poter amare la lettura, educarli all’ascolto di letture in classe ad alta voce come nelle antiche sale di recitationes. La generazione dei nostri adolescenti è “tecnoager”, crea continui collegamenti ipertestuali, ragiona per apertura link, ma poi dimentica la riflessione, la lenta andatura degli occhi dinanzi allo scorrere delle parole di un libro, atteggiamenti questi che rappresentano quel patrimonio non nozionistico che la scuola dovrebbe lasciare: l’impalpabilità delle emozioni, msg, grz, c6stats?, x (al posto di per). Passi per “tvb (al posto di ti voglio bene) nelle chat, negli sms, nelle mail, ma non trascuriamo la dolcezza del suono delle parole, assaporato nella loro interezza!

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ANNO 5 - Numero 02 - 05 Febbraio 2012


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