Arzignano protagonisti maggiori 1945-1990

VITTORIANO NORI è nato nel 1929 ad Arzignano (Costo) in via Sediari, 8 e risiede in via Verdi, 12 (Quartiere Mantovano).

Ha il suo nome legato a doppio filo alla terra del Chiampo di questi ultimi quarant'anni per il suo impegno nella vita civile e culturale.

Presidente del Consiglio di Valle nel periodo 1965-1970 allo scopo di promuovere e potenziare lo studio .e l'azione per la soluzione dei problemi pubblici intercomunali relativi allo sviluppo economico, sociale e culturale del comprensorio; vice e capogruppo della maggioranza al Consiglio Comunale di Arzignano ( 1964-1975); vice presidente dell'Ospedale Civile di Arzignano (l976-1980); capogruppo all'Assemblea Intercomunale dell'Ulss 34 (1981-1984).

Autodidatta. Corrispondente arzignanese del quotidiano "Il Gazzettino" dal 1955 al 1975 e del quotidiano "Il Giornale di Vicenza" negli anni 1982, 1983 e 1984. Giornalista pubblicista dal 1961 (elenco speciale) e dal 1975 (ordine regionale veneto). Collabora ora al settimanale "La Voce dei Berici" su temi storici ed artistici relativi al territorio del Chiampo. Partecipa con saggi ed interventi '{ari alla realizzazione di pubblicazioni in vallata. E direttore responsabile di "Arzignano oggi", periodico del comune.

Ha fondato e diretto la rivista trimestrale Il Chiampo, uscita in 100 fascicoli dal 1961 al 1985 con 971 interventi di 259 collaboratori (studiosi, scrittori, artisti, poeti, giornalisti, politici, amministratori, amici) su arte, amministrazione pubblica, cronaca, cultura, economia, editoria, folklore, tempo libero e turismo, letteratura, religione, scienza, storia.

Ha promosso e diretto la pubblicazione dei volumi a grande formato Valle del Chiampo - Antologia 1973, Valle del Chiampo -Antologia 1974, Valle del Chiampo - Antologia 1975, Valle del Chiampo -Antologia 1976, Valle del Chiampo .&mologia 1977, Valle del Chiampo - Antologia 1978, VrJlledel Chiampo -Antologia 1979con 49 studi di 8 saggisti su alpinismo, arte, economia,

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.Lft ricordo dei miei genitori Adele Signorato e Domenico Nori.

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Riconoscente ringrazio quanti mi hanno messo a disposizione dati e docume_ntazione per costruire questo volume.

V.N.

Opera realizzata con il contributo economico della Banca Popolare di Verona e di Enti pubblici e privati

FINITO DI STAMPARE NEL -NOVEMBRE 1992 DALL'INDUSTRIA GRAFICA A. DAL MOLIN & FIGLI - ARZIGNANO (VI)

Vittoriano Nori

"ARZIGNANO PROTAGONISTI MAGGIORI 1945-1990

Collana "Arzignano cinquant'anni 1940-1990"

ARZIGNANO PROTAGONISTI MAGGIORI 1945-1990

Ritorno alla memoria sui protagonisti maggiori della nostra città nel presente volume della Collana Arzignano cinquant'anni 1940-1990.

La storiografia non trascura mai le persone sulle quali viene scandito il cammino della storia, oltre che attribuire risalto al costume, alla cultura, alle forme del progresso civile, alle vivacità del manifestarsi di una comunità.

Quindi, dopo il racconto lungo dei precedenti volumi (Arzignano nel vortice della guerra 1940-1945, Arzignano impegno pubblico 19451990, Arzignano attività culturale 1945-1990), ecco un racconto, magari molto più breve, Arzignano protagonisti maggiori 1945-1990, perché

fatto di tante sintesi veloci, sui personaggi che, secondo me, sono i protagonisti principali di un 'epoca, figure istituzionali quali i parlamentari, amministratoriprovinciali, sindaci, vescovi, parroci e altrefigure, operative nel campo economico e culturale; sono i protagonisti maggiori di un periodo (con le necessarie retroattività antecedenti il 1945 e per alcuni dovute al tempo della loro vicenda umana e della loro esistenza) e che si collegano e si fondano con il percorso storico della presente Collana di volumi, chiamata ad affrontare dopo i primi tre e quello attuale, i temi Arzignano sviluppo economico 1945-1990 e Arzignano religione religiosità 1945-1990, per dare alla città di domani una documentazione il più

possibile completa di cinquant'anni di vita vissuta.

* * * È un dizionario biografico che illustra in sostanza il "carattere" della nostra gente attraverso un campionario dettato dai fatti, ma sostanziato nell'attaccamento e nelle tradizioni difede, di pensiero, di ideologia anche, di cultura, di impegno e di lavoro nella fermezza dei propositi di ogni uno, che rappresenta praticamente il carattere della totalità degli altri Ed è vero quello che scrive Giandomenico Cortese sul "Gazzettino':· "Si stanno offrendo gli spunti per rinvigorire l'orgoglio di essere nati e di vivere nella valle 1.del Chiampo, terra ricca di geni, alimentata da gente semplice e tenace... Si scopre il fascino di raccogliere i cenni di quella cronaca che è base della storia. I ritratti che si riesce ad offrire, appaiono genuini VII

spontanei, indispensabili, guardando ai fatti e ai personaggi di ieri, per cogliere i ritratti di quel che è.Arzignano, oggi':

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La storia, formatasi nel tempo, è sempre cosparsa di avvenimenti, ha al suo centro l'uomo, con le sue opere nel campo dello spirito e della materia.

Ecco perché ilpresente volume vuole parlare nei "fatti" delle persone, che nell'arco del periodo di cui sopra, hanno dato ad Arzignano un volto inconfondibile, nel segno dell'impegno civile, economico, spirituale, culturale e sociale. I loro profili, purtroppo concisi se non schematici, non potranno offrire una misura esatta e concreta della reale dedizione dei protagonisti: ogni uno di loro richiederebbe anche qui larga presenza di documentazione, non facile da avere a portata di mano ma che bisognerà ricercare per iprossimi due volumi, allorquando si parlerà ampiamente dello sviluppo economico e della religione - religiosità della nostra terra. Vi è anche da notare che qui sono intersecati protagonisti presenti in Arzignano per periodi più o meno lunghi (e pertanto lo spazio - quasi uguale per tutti - viene in qualche occasione occupato anche con notizie che possono sembrare di poco conto) e che le sintesi rappresentano sempre un ri.:. sultato difficilmente coniugabile con la rigorosità e la precisione della informazione.

* * * Queste brevi note biografiche ci accompagnano a rivisitare Arzignano, come la città era e come è cambiata. Un arco di tempo relativamente breve per lé misure della storia, denso di eventi e di ricordi non solo per chi è nato fra le due guerre ma anche per quanti sono apparsi dopo gli anni Cinquanta. Su Arzignano e il suo territorio un comune giudizio non potrebbe che essere di sorpresa, quasi di incredulità, se raffrontato con quello che oggi ci scorre rapidamente davanti. Modificazioni sono avvenute nei più vasti settori ed espressioni della vita.· costumi, strutture urbane, cultura, abitudini, rapporti personali e sociali hanno investito tutti, sia gli abitanti del centro che quelli delle frazioni.

I protagonisti ritornano quindi alla memoria e sono i "maggiori': presenti nell'impegno pubblico, nell'attività promozionale economica, in quella religiosa-pastorale, in quella culturale; i loro volti e i loro nomi ci passano davanti e in ordine alfabetico, nelle pagine di questa pubblicazione.

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E nello stendere queste note introduttive, non per giustificare le brevi biografie (che non vogliono essere agiografiche ma un ulteriore contribl,{,to alla storia di Arzignano), soltanto per avvalorare le motivazioni che mi hanno spinto a raccontare la città, riporto qui quanto un mio illustre amico ebbe a scrivere nel 1985: ''Mi chiedo se in altre ciità del nostro Veneto, o in Regioni diverse di questo nostro Paese, si incontrano uomini più interessanti, una classe dirigente più coraggiosa, una società più ricca di energie, una città più fondata sui valori. Taluni critici nostraniparlano come se,fra noi, fosse il concentrato - in esclusiva - delle sordità e delle miopie, dello scarso respiro storico, della mancanza di coraggio, quasi da società de,bilitata pronta alla colonizzazione. Certo, non c'è posto, qui, per analisi approfondite e giudizi perentori ma non si può nascondere l'impressione che solo consuetudini casalinghe cifanno essere così duri nella critica, così avari di apprezzamenti, così alieni da valutazioni comparative, mòtivate e serene. È pressoché impossibile determinare, con sufficientefondatezza, il nostro livello qualitativo nei confronti degli altri. È vero invece che qualcosa ci appartiene, che non è di tutti, su cui siamo costretti a misurarci: è la nostra realtà urbana, è il paesaggio di straordinaria bellezza, è il patrimonio sedimentati di forti valori morali, è una storia di civiltà; e c'è di più, frutto di questa ricchezza, un grande numero di uomini desiderosi di credere in questa città, capaci di innamoramento, fino alla durezza della critica e dell'autocritica, fino all'intolleranza. Non tutte le città possono òf frire questa provocazione. Non siamo migliori o peggiori degli altri, ma storia e patrimonio ci danno qualche responsabilità di più': Così è per Arzignano!

Arzignano, Novembre 1992

Vittoriano Nori

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Fede, pensiero, ideologia, cultura, impegno pubblico, lavoro, attraverso i protagonisti maggiori di ArzigIJ.ano dal 1945 al 1990.

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ALLEGRI GIOVANNI BATTISTA

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Giovanni Battista Allegri (nato a San Giovanni Barione il 30 luglio 1924) compie gli studi al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 27 giug·no del 1948. Arriva a Tezze il 1° settembre dello stesso anno come cappellano.

A fianco del parroco don Pietro Ronconi nella guida pastorale, è partecipe con lui delle preoccupazioni e delle gioie per la realizzazione di importanti opere, quali il restauro generale della chiesa nel 17° centenario della martirio di S. Agata nel 1951 e la costruzione della nuova chiesa (la inaugurazione è del 1962) e della casa canonica.

Alla scomparsa di don Pietro Ronconi, è nominato parroco nel 1967 e fa il suo solenne ingresso in Tezze nella sua nuova veste il 24 settembre dello stesso anno.

Sotto il suo governo parrocchiale, il 22 ottobre 1979 ha luogo da parte del comune la donazione della scuola materna "Oliva Marcheluzzo" alla chiesa di Tezze, un bene, che nella sostanza, era sempre stato della comunità religiosa di Tezze, che lo aveva realizzato attraverso offerte e contributi della sua gente, e in primo luogo la signora Marcheluzzo, che aveva lasciato erede universale dei propri beni l'ente morale Congregazione di Carità di Arzignano, affinché si procedesse all'erezione di un asilo in fantile.

Con don Giovanni Allegri parroco, sono realizzate a Tezze importànti opere sociali parrocchiali. Ce ne parla un suo documento del 5 giugno 1983: "Dopo avere esaurito l'impegno economico della costruzione della chiesa e della casa canonica, da tutti è stata avvertita la necessità di un'opera per i nostri incontri e le ore del tempo libero. Per un inverno intero ci siamo incontrati settimanalmente per esprimere attraverso pubblici dibattiti delle idee, che poi sono state sostanzialmente utilizzate nella progettazione preparata dagli ingg. Francesco Benatello e Giuseppe Alì.

Nell'autunno del 1977 si sono iniziati i lavori, commissionati a più riprese, avvicendatesi nella costruzione per stralci. Ora finalmente è realtà. Vi siamo giunti con la soddisfazione di avere compiuto un buon lavoro e senza che la gioia di questo giorno potesse essere turbata dal pensiero di debiti, che avessero da ipotecare troppo onerosamente il nostro avvenire. Equesto obiettivo è stato raggiunto grazie alla amministrazione comunale che attraverso i suoi rappresentanti ci è stata sempre vicina e di valido aiuto e incoraggiamento; grazie alla banca popolare di Arzignano che, nell'oc:-: casione del primo centenario della fondazione, ha destinato una generosa offerta per la nostra costruzione; grazie ancora a tanti amici da fuori, che vollero spontaneamente contribuire sempre generosamente. Un grazie soprattutto a voi, amici di Tezze, che, consapevoli in prima persona.della bontà dell'opera, con generosità costante, senza tentennamenti, avete continuato a dare, perché sorgesse questa casa... ". E accanto alla casa vengonq realizzati gli impianti sportivi.

Quindi l'addobbo interno della chiesa: le grandi tele di Giovanni Fiore Fiorini, rappresentanti la Glorificazione di Sant'Agata, L'Annunciazione,

La Natività, La Crocifissione, La Resurrezione, L'Ultima Cena, Il Battesimo di Gesù; la nuova Via Crucis, il nuovo Crocifisso dell'altar maggiore, i confessionali e i banchi. · Altre importanti opere.per il culto: il restauro completo ed abbellimento interno della vecchia chiesa parrocchiale e la revisione delle campane, portate da tre a sei.

Ricopre il compito di vicario della valle del Chiampo dall'anno 1981 all'anno 1989.

Sotto il suo governo parrocchiale sono pubblicati due quaderni storici: Come Sant'Agata entrò nella storia di Arzignano e Tezze di Arzignano attraverso i tempi.

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o ANZOLIN FERNANDO

Fernando Anzolin (nato a Castegnero il 23 ottobre 1927) è ad Arzignano dal 1930. Nel 1941 inizia a lavorare alla Pellizzari come apprendista e, nonostante le lunghe giornate lavorative, alimenta la sua passione per la musica, frequentando i corsi di violino all'Istituto Musicale "Francesco Canneti" di Vicenza, conseguendo con impegno e dedizione il settimo corso. · Nel 1954, dopo anni di esperienze in complessi meccanici di diversa specializzazione, progetta una serie di nuove macc:;hine, realizzate poi nel 1955, anno di fondazione delle "Costruzioni Mtccaniche Anzolin". La sua passione per la meccanica lo porta ad un ulteriore passo in avanti con un radicale cambiamento della sua produzione e si specializza nello stampaggio a caldo dell'ottone e nella lavorazione degli stampati.

Nel 1973, per esigenze di mercato, apre in Trissino una nuova fabbrica, la Con-Press, specializzata nella pressofusione dell'alluminio e relative lavorazioni dei getti.

Fernando Anzolin partecipa in Arzignano con entusiasmo e passione alla vita pubblica. Dal 21 giugno 1971 è presidente della Casa di Riposo "Sebastiano Scalabrin" e fin dall'inizio del suo impegno si rende conto dello stato di generale invecchiamento della sede della istituzione. Pertanto, per lui ed i suoi collaboratori, il problema di una struttura più idonea per l'accoglienza degli anziani non è.più differibile e deve essere risolto in forma radicale attraverso la costruzione di una nuova confortevole unità assistenziale a più comparti. Dopo uno studio eseguito da un gruppo di esperti nel 1972 e dopo un intenso impegno nella ricerca di finanziamenti per i lavori, nel dicembre del 1974 l'amministrazione dell'ente decide di dare inizio alla progettazione del nuovo complesso del Centro Residenziale Anziani "S. Scalabrin". Viene così realizzata una struttura a tre separate unità: la casa per autosufficienti, la casa albergo e la casa per 3

non autosufficienti. La casa per autosufficienti, con una capacità ricettiva di 68 persone, viene aperta il 17 aprile 1981, la casa albergo, con una capacità ricettiva di 30 persone, viene aperta il 2 ottobre 1982, la casa per non autosufficienti, con una capacità ricettiva di 55 persone, viene aperta il 6 novembre 1990. Circa questa ultima struttura, è da dire che l'attività di cura che viene rivolta ai non autosufficienti è particolarmente qualificata con l'aumentato numero degli operatori socio assistenziali e la erogazione di nuovi servizi: l'assistenza .medica generica da parte di un sanitario dell'ULSS 34, l'assistenza infermieristica (con 4 infermieri) e fisioterapica (con 1 fisioterapista), pedicure, barbiere e parrucchiera nonché con la consulenza di un medico specialista in fisiatria.

Fernando Anzolin è componente della commissione comunale di primo grado per i tributi locali dal 1964 .al 1970, membro della commissione sugli affari di Arzignano per il quadriennio 1969-1972 dell'Intendenza di Finanza di Vicenza, consigliere della Banca Popolare di Arzignano dal 1980 al 1989 e dal 1990 presidente del Comitato di Credito e della Beneficenza di Arzignano della Banca Popolare di Verona per l'area vicentina.

Partecipa agli organi collegiali della scuola come presidente del primo circolo di Arzignano dal 197 4 al 1977, presidente d'istituto della scuola media "E. Motterle" dal 1977 al 1980, presidente d'istituto del liceo scientifico statale di Arzignano dal 1981 al 1984, consigliere del distrettò. scolastico n. 31 dal 1978 al 1984.

Fernando Anzolin svolge anche intensa attività promozionale e direttiva nel settore dello sport arzignanese: è presidente della Unione Sportiva Garçia Moreno di Arzignano dal 1954 al 1960 e fonda, nel 1965, il Gruppo Sportivo J.F. Kennedy di cui è, da sempre, presidente. Profonde il suo impegno maggiore nella Comunità di Villaggio Giardino nel momento di maggiore crescita e sviluppo della zona. Nel 1989 riceve a Roma dal ministro del turismo e dello sport il segno della massima benemerenza federale della F.I.G.C. (Fed. Calcio): la medaglia d'oro a riconoscimento del suo lunghissimo impegno a favore del calcio dilettantistico e dei giovani.

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AVE BERNARDO

Bernardo Ave (nato a Schiavon il 6 aprile 1941) compie gli studi ginnasiali, liceali e teologici al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote il 27 giugno 1965 dal vescovo diocesano Carlo Zinato. È cappellano a Belvedere di Tezze sul Brenta, a Cornedo e a S. Croce di Schio. È nominato parroco a S. Zeno di Arzignano il 29 novembre 1981, dove rimarrà fino all'l settembre 1991, per poi partire miss1ionariò in Brasile. · Negli anni di sua permanenza a San Zeno, la popolazione della parrocchia triplica come numero ed i problemi da affrontare sono molteplici: sorge, infatti, un ampio villaggio dovuto alla costruzione di nuovi agglomerati. Dal parroco vengono valorizzati gli aspetti ricreativi e sociali per sviluppare il senso di partecipazione e di solidarietà, quindi incontri tra famiglie della stessa via, specie nei periodi di Avvento e di Quaresima.

Una esperienza particolare che nei periodi citati avviene settimanalmente e che, coinvolgendo tante persone, mira ad allontanare la tentazione di vivere in isolamento, ciò che insidia oggi le famiglie e gli stessi gruppi.

Sotto il governo di don Bernardo Ave il luogo di culto è curato in modo particolare. In chiesa, infatti, viene definitivamente sistemato l'altare della Eucarestia, viene spostato l'impianto organistico dalla cappella sinistra alla zona sovrastante la porta maggiore di ingresso, viene costruita la cappellina invernale con altare in marmo, ricavata nella cappella sinistra, prima occupata dall'impianto organistico. Sono realizzati i nuovi confes. sionali; Viene anche rifatta la facciata della chiesa, sostituendo il graffito con il marmo, confermando le "idee" a suo tempo volute dal progettista. Il campanile è dotato di altre due campane (che passano da 3 a 5), e d'impianto automatico, è eretta una croce in via Tagliamento per l'anno santo 1983 ed inizia la sistemazione del sagrato della chiesa.

Tre sono i motivi della vocazione missionaria in Brasile di don Ave: "Il desiderio di vangelo della gente brasiliana, il fatto che la popolazione sia 5

molto giovane e quindi ci sia la possibilità di aiutarla a crescere dando aiuto religioso e umano: l'opportunità di dare assistenza alla gente più povera che sta cercando libertà e giustizia". Cristallina, la destinazione di don Bernardo Ave, è a circa 150 chilometri ad ovest di Brasilia e conta una comunità cristiana di 60 mila abitanti (il 60% è sotto i trent'anni), sparsi su 20 mila chilometri quadrati. Una densità bassissima che costringerà, pur avendo una base fissa, ad una assistenza itinerante e che lo vedrà impegnato assieme al suo confratello vicentino don Giuseppe Borsata che da molti anni si trova sul posto.

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BALBO SEVERINO

Severino Balbo (nato a Mossano 1'11 maggio 1933- morto a Nogarole Vicentino il giorno 1° novembre 1980) compie gli studi ginnasiali, liceali e teologici al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 28 giugno 1959. Cappellano prima a Barbarano Vicentino e poi a S. Clemente di Valdagno. Nel 1967 è nominato parroco a Valrovina di Bassano del Grappa e mel 1976 entra come parroco a Madonnetta di Costo di Arzignano. Qui rimarrà fino al settembre del 1979 e sarà quindi trasferito a Nogarole Vicentino, dove, però, per un male incurabile, si spegnerà poco più di un anno dopo.

Tre anni di vita pastorale proficua, a contatto della gente e in tempi di trasformazione della vita religiosa con il passaggio da una fede fatta di pratiche, di devozioni e di opere materiali ad una graduale presa di coscienza che nella comunità parrocchiale ogni uno deve sentire di avere con responsabilità proprie per vivere insieme, nei fatti, il messaggio di Cristo.

Scrive don Balbo nel marzo del 1978: "Cari giovani di Madonnetta se avessimo la capacità di mettere in discussione il nostro modo di vivere come singoli, come gruppo, come Chiesa! Talvolta se rifiutassimo la solitudine del nostro egoismo e ci aprissimo invece un pò agli altri (perché proprio qui sta la vita), ci accorgeremmo che c'è ancora molto spazio da riempire, ché l'impegno trova sempre occupazione... Ho conosciuto giovani che hanno sistemato abitazioni, strade nelle zone di maggiore emarginazione, che hanno portato alla licenza media loro coetanei operai e ragazzi in difficoltà, giovani che visitano gli anziani, assicurano il doposcuola a bambini ritardati o a ragazzi che hanno genitori impegnati tutta la giornata al lavoro, ricuperano forme di cultura e di pietà popolare, giovani che lasciano la carriera per lavorare gratuitamente nel terzo mondo.

Questi giovani attendono che le loro file si ingrossino e la loro coscienza di partecipazione divenga coscienza di popolo ... Ma tu giovane di Costo cosa 7

fai per mostrare questo segno di salvezza? È chiesto anche a te lo sforzo perché la carità non sia opera occasionale o marginale, ma divenga costume, perché i "poveri" siano i prediletti e siano protagonisti della propria liberazione e promozione. Ma è possibile operare quel mondo nuovo che il Cristo va costruendo nella nostra storia qui a Costo? Ogni comunità cristiana che si muova all'insegna del dialogo, della partecipazione, della corresponsabilità, annuncia e rende presente il mondo nuovo che il Cristo Risorto va costruendo nel tempo. E questa la rivoluzione che i giovani sono chiamati a compiere, questa è la rivoluzione che il nostro tempo attende da voi".

Sotto il suo governo parrocchiale viene istituito il consiglio pastorale e la annuale "sagra" dell'8 settembre vede inserito dal 1977 nel sYo programma anche il "Palio del Costo", con la partecipazione di molta gente delle contrade El Gàdo, La Pontara, La Crosara e La Campagna.

Nel 1977 è restaurato il campanile con la sostituzione della cuspide in pietra con una in rame, è tolto l'intonaco, molto degradato, della facciata gotica, è ricavata una sala per incontri e conferenze nella ex stalla della canonica, trova ospitalità nei piani superiori della Casa della Dottrina Cristiana la comunità Cristo Risorto per ragazzi handiccapati e con problemi psicologici.

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BEDESCHI GIULIO

Giulio Bedeschi (nato ad Arzignano il 31 gennaio 1915 - morto a Verona il 27 dicembre 1990) trascorre ad Arzignano e a Vicenza l'infanzia e parte dell'adolescenza, prima del trasferimento della famiglia a Forlì, che diventa la sua città d'adozione. Il padre Edoardo, direttore didattico, pubblica da noi nel 1914 un volume di 182 pagine, Le scuole comunali di Arzignano nell'anno scolastico 1913-1914. · Le condizioni economiche della famiglia Bedeschi sono abbastanza buone da.permettere al giovane Giulio, primo di'quattro fratelli, di compiere studi classici e di frequentare i corsi di Medicina all'Università di Padova.

L'iter scolastico e studentesco si conclude nel 1939 con la laurea a pieni voti. Nel 1940 frequenta un corso per allievi ufficiali alla Scuola di Sanità Militare. Ne esce col grado di sottotenente medico, giusto in tempo per essere chiamato a far parte d'una commissione di leva incaricata di esaminare i giovani soldati in partenza per il fronte greco-albanese. È un incarico ingrato, problematico: dichiarare un soldato "idoneo" in un caso simile equivale quasi a firmare la sua condanna a morte.

Dopo una breve crisi di coscienza Giulio Bedeschi decide di partire volontario e viene assegnato alla Divisione di fanteria "Casale" e, in qualità di medico di battaglione, prende parte alla campagna sul fronte greco-albanese. Viene trasferito nel 1941, ancora in Grecia, a una batteria di artiglieria alpina, della Divisione "Giulia", ne condivide il destino sul fronte russo prima sulla linea del Don, poi durante la ritirata del Corpo d'Armata Alpino nel gennaio 1943; è decorato "sul campo" in entrambi i fronti.

Da questa esperienza di vita vissuta a diretto contatto con la sofferenza, il dolore, la morte, trae ispirazione per fissare in Centomila gavette di ghiaccio il dramma umano di cui è testimone. Lo scritto nasce di getto, il 9

medico trentunenne lo porta a termine in pochi mesi, durante l'inverno e la primavera del 1946.

Nello stesso anno Giulio Bedeschi propone il suo libro a una casa editrice e ne riceve un parere negativo. Ritenta èon altri editori, e i pareri negativi si accumulano per ben diciotto anni, finché nel 1963 l'editore Mursia non decide di aprire con Centomila gavette di ghiaccio la collana "Testimonianze fra cronaca e storia. Guerre fasciste e seconda guerra mondiale". Il successo dell'iniziativa è immediato (Premio Bancarella, 1964) e il libro, che supera le 80 edizioni e 2 milioni di copie vendute, è tradotto in varie lingue e viene adottato come libro di testo in moltissime scuole italiane.

Al suo primo libro, Giulio Bedeschi fa seguito con Il peso dello Zaino, La rivolta di Abele, Medicina: guerra alle malattie (libro per ragazzi, contemporaneamente divulgato in varie lingue ),Italiani in Russia, La inia erba ~ sul Don. A completamento e ampliamento di quanto narrato da lui con sue opere, si fa promotore della raccolta di testimonianze dirette di quegli uomini, che, come lui, patiscono nel ricordo e nello spirito le vicen~e dell'ultima guerra mondiale. Nascono così a sua cura i seguenti vo- lumi: Nikolajewka: c'ero anch'io, Fron,te greco-albanese: c'ero anch'io, Fronte d'Africa: c'ero anch'io, Fronte russo: c'ero anch'io (2 volumi), Fronte jugoslavo-balcanico: c'ero anch'io, Fronte italiano: c'ero anch'io (1 6 volume, la popolazione in guerra), Prigionia: c'ero anch'io (1 ° volume). Per completare del tutto l'opera, saranno pubblicati, postumi, i seguenti volumi: Prigionia: c'ero anch'io (2° volume) e Fronte italiano: c'ero anch'io (2° volume, sezione militare). Tutti i volumi sono della Casa Editrice Mursia, mentre la Rivolta di Abele e Medicina: guerra alle malattie sono di Rizzoli Editore.

La notizia della sua scomparsa viene pubblicata il 28 dicembre 1990 con ampio risalto da tutti i quotidiani italiani e da altri mezzi di comunicazione e Arzignano lo ricorda con una particolare necrologia;

BELTRAME ACHILLE

Achille Beltrame (nato ad Arzignano il 18 marzo 1871 - morto a Milano il 19 febbraio 1945), penultimo dei figli di Giovanni Battista Beltrame e di Teresa Brusarosco, rivela fin da bambino una vocazione spiccata per il disegno e la pittura, tanto da convincere i genitori ad avviarlo all'Accademia di Brera ed il fratello Oreste a finanziarne gli studi. . Entrato sedicenne in Accademia, studia con Giuseppe Bertini e diviene subito uno dei migliori allievi: ha infatti, fin dall'inizio la consideraiione cordiale di maestri e colleghi, non solo per le sue doti artistiche ma anche per le sue qualità d'animo. Tra le opere giovanili lasciate nella sua città natale, vanno ricordati di Achille Beltrame il San Gaetano che guarda dalla_ lunetta del portale della omonima chiesetta di corso Mazzini e il San Girolamo, che figura nella sacrestia della chiesa parrocchiale di Ognissanti.

A vent'anni il Beltrame vince il concorso Mylius con il dipinto La Bicocca di San Giacomo, chiamato anche "Il giorno dopo la battaglia di Novara", vasta tela ispirata al paesaggio storico con la Lieta novella, composizione impegnativa del 1891, un prestigioso primo premio. lmpostosi così all'attenzione degli ambienti artistici nazionali, Achille Beltrame è presente alle Triennali di Brera nel 1891 e nel 1894 con un Canova nel suo studio, che gli frutta il premio Gavazzi. La sua ricca vena di illustratore viene messa in evidenza nelle opere di questo periodo. Cura pale d' altari e affreschi per palazzi e ville (Magni di Canzo, Wild di Torino, Bernocchi di Stresa e di Milano) ed esegue ritratti per la ricca borghesia milanese e lombarda.

Sue opere figurano anche all'ospedale maggiore di Milano, alla Gal-- ieria.dell' Arte Moderna di Milano e al museo di Milano. Espone poche volte e soprattutto a Venezia, nella decima edizione della Biennale Internazionale d'Arte del 1912, nella edizione del 1924 con la Tintura delle retl celebre acquerello datato 1920, alla Quadriennale Romana, a Torino e a

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Milano. Partecipa quasi sempre con la sua opera di acquerellista, della cui Associazione Lombarda è anche presidente per qualche tempo.

Nel 1892, appena uscito dall'Accademia, parte per il Montenegro, alla ricerca di cose nuove da disegnare, da dipingere dal vero e quel viaggio è decisivo per la sua vita di uomo e·di artista. A Cettigne incontra e conosce Edoardo Ximenes, l'illustre scultore partenopeo, che lo esorta a collaborare con i giornali inviando schizzi e impressioni di viaggio. Malgrado i primi successi e riconoscimenti ottenuti; i suoi primi anni sono duri e gli costano sacrifici non indifferenti. Vive due anni a Vicenza nel 1894 e nel 1895, condividendo lo studio assieme allo scultore Franceschini.

Nel 1896 inizia l'attività di illustratore per·giornali e riviste, tra cui la Lettura, nel cui numero del luglio di tanti a:nnfdopo (il 1935), in un articolo autobiografico, rievocherà gli inizi delhcsua carriera narrando curiosi episodi e ricordi personali della sua vita di pittore. È Luigi Albertini, allora segretario di redazione de "Il Corriere della Sera", che si assicura la collaborazione continua di Achille Beltrame alla "Domenica del Corriere", che esce con il primo numero 1'8 gennaio 1899.

Bufera di neve nel Montenegro è la prima di 4662 tavole, frutto di 45 anni d'intensa attività, durante i quali "vede" per gli italiani eventi lieti e tristi, battaglie, delitti, atti di valore, incontri di personalità, matrimoni illustri, personaggi della cronaca e della storia di tutto il mondo. Due volte ogni settimana Achille Beltrame dipinge le sue tavole in bianco e nero, a tempera; lui stesso poi accudisce al còlore, con tavole aggiuntive. Impiega sei ore a dipingere una tavola "con un commovente amore per il particolare, con un'eccezionale cura per l'esattezza .e la verità storica".

Muore a Milano a settantaquattro anni. È ricordato ancora da tanti italiani, ma a perpetuarne l'opera valgono le edizioni di Cara Domenica e le varie mostre allestite dal 1960 in qua in varie località d'Italia, e ad Arzignano nel 1960, nel 1966 e nel 1989.

Dal 1988 è attivo ad Arzignano il Comitato Achille Be/trame per la ricerca d'archivio, il censimento delle opere, la loro descrizione secondo precisi ed obiettivi canoni catalografici l'organizzazione di mostre, la pubblicazione di saggi e cataloghi; la stesura appropriata della vita dell'artista ed è in continuo contatto con editori, enti pubblici e.privati conosciuti come committenti del Beltrame.

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BONAZZI GINO

Gino Bonazzi (nato il 1° maggio 1889- morto il 18 luglio 1956) è figura arzignanese di primo piano nél mondo industriale serico del Veneto e della Lombardia.

Continuatore dell'opera di Giovanni Bonazzi suo padre, valorizza e dà impulso all'industria della filatura della seta, con la fondazione di opifici nella nostra provincia (Lerino, Montecchio Maggiore, Isola Vicentina, Lonigo: ad Arzignano i Bonazzi sono presenti dalla seconda metà del secolo scorso con le filande della "Crosetta", di "Brnlecco" e di corso Mazzini, assumendo infine la gestione e la proprietà dell'ex filanda sociale e costruendo un nuovo opificio accanto all'abitazione) e nelle provincie di Treviso, Bergamo e Asti con le filande di Segusino, Bigolino, Campino e Moncavo della An. Serica Italo americana. · Nel 1937 stabilisce un accordo internazionale dei prezzi della seta con l'industriale giapponese Takeo Katakura di Tokio, uno dei maggiori filandieri del mondo e capo di una impresa la cui importanza e vastità si rileva dalle 24.500 bacinelle e 37.000 dipendenti dei suoi opifici, in occasione di una visita fatta da questi all'ex filanda sociale e alla sua filanda modello. La filanda modello è costruita negli anni Trenta con caratteri stilistici esterni ed interni raffinati, con lo stesso tipo di gusto e di nobiltà architettonica, anche se diverso uno dall'altro, dato alle immagini delle filande di Montecchio Maggiore e di Lonigo.

Nel 1941 crea l'Anonima Bonazzi Esportazione per il commercio, la esportazione o l'importazione di fibre tessili greggie, semilavorate, lavorate e finite, nonché per l'esercizio della trattura, della torcitura e della tessitura della seta ed affini e tale attività durerà fino al 1953.

Con il 1945 la filanda G. Bonazzi & Figlio continua la sua produzione con alterne vicende, sia..J1ello stabilimento principale di Arzignano e nella ex filanda sociale, come negli opifici di Segusino (Treviso), Lo13

nigo ed Isola Vicentina.

Ma la lavorazione dei bozzoli cala per l'abbandono della campagna di molta manodopera allevatrice di bachi da seta, attratta dall'industria in espansione in simbiosi con la ricostruzione del Paese. La coltura del baco scompare del tutto verso la fine degli anni Cinquanta.

Gino Bonazzi con la famiglia inizia nel 1951 la trasformazione dell'ex filanda sociale di Arzignano in un moderno stabilimento di tessitura e fonda le Tessiture Seriche Bonazzi, la cui attività occupa anche 150 lavoratrici e durerà fino al 1976.

L'industriale arzignanese è creatore di una iniziativa nel campo della cinematografia: a Milano fonda la Filmservice, casa per lo sviluppo e il doppiaggio dei films che i figli suoi porteranno ad affermarsi in campo nazionale.

Alla sua terra natale Gino Bonazzi nori dà soltanto il frutto del suo lavoro, ma anche quello della sua generosità innata. Erige in ente morale con cospicua donazione l'asilo infantile "Ines Bonazzi" costruito dal padre suo, dona nel 1950 aree fabbricabili per la costruzione della scuola media "Giacomo Zanella" e di nuove strade.

Ma dona anche la sua disponibilità nell'impegno civile: è vice presidente della Banca Popolare di Arzignano dal 1922 al 1925, è il primo presidente (nel 1923) dell'Istituto Autonomo Case Popolari, è sindaco di Arzignano dal 31 marzo 1924 all' 11 novembre 1926, è commissario prefettizio delle Opere Pie Riunite (che gestiscono l'ospedale Luigi Cazzavillan; la _casa di riposo Sebastiano Scalabrin e le cucine economiche) dal 1926 al 1927, è consigliere delegato della Banca Popolare di Arzignano (funzioni di presidente) negli anni 1929 e 1930.

Ancora ricopre per parecchi anni la carica di presidente dei Magazzini Generali di Vicenza, di presidente degli industriali serici del vicentino ed è consigliere in vari altri enti, quali la Banca Nazionale del Lavoro, la Banca CÒmmerciale Italiana e la Finanziaria Lombarda.

Nel 1948 assume la presidenza del comitato promotore ed organizzatore della "Mostra della Valle del Chiampo", allestita nelle sale del Giardino Nido d'Infanzia "Ines Bonazzi" e che mette in risalto l'operosità industriale, artigianale, commerciale, agricola della nostra gente.

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BONENTE ANGELO

Angelo Bonente (nato a Villanova di San Bonifacio il giorno 11 dicembre 1930) entra in seminario a Vicenza nell'ottobre del 1941 e lì compie tutti i suoi studi: ginnasio, liceo, teologia. È ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 21 giugno 1953 e dall'ottobre del '53 al maggio del '71 è cappellano a Breganze. Nel maggio del 1971 è parroco di San Pietro di Montecchio Maggiore e nel maggio -del 1978 è arciprete di Ognissanti di Arzignano. Il 12 febbraio 1985 è nominato cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore. Lascierà -l'incarico di Arzignano nel settembre del 1990: compirà un anno di studi alla Pro Civitate Christiana di Assisi e sarà arciprete della Cattedrale di Vicenza dal 29 settembre 1991.

Ad Ognissanti, sotto il governo parrocchiale di mons. Angelo Bonente, viene celebrato il primo centenario del duomo.

Le precarie condizioni delle strutture consigliano la parrocchia a restaurare il campanile e la cupola del duomo, a seguito della caduta di una lastra di rame dalla cupola e di pezzi di pietra dal campanile e ad operare la manutenzione straordinaria del tetto della chiesa. Sono restaurati i portoni d'ingresso al tempio, è realizzato il nuovo impianto di riscaldamento, che è collegato a quello della canonica e delle opere parrocchiali ivi annesse. Per l'arredo interno sono sostituiti i banchi e le sedie e sono forniti il nuovo altare, per la celebrazione eucaristica, e il relativo ambone: l'altare è a base di bronzo fuso e la mensa in legno di pregio con otto riquadri in basso ed alto rilievo rappresentanti importanti "momenti" del Vangelo; l'ambone raffigura il Divin Seminatore e i segni della Eucarestia. Quindi i restauri delle opere iconografiche.

Innanzitutto la Gloria di tutti i Santi, trittico dietro l'altar maggiore, l'affresco Assunzione della B. V. del soffitto della chiesa, gli affreschi delle absidi laterali San Girolamo, San Carlo e San Giovanni Battista, il Fariseo 15

e Pubblicano, Cristo deriso mentre Pietro lo rinnega, Cristo e .l'adultera, Sant'Anionio abate, Santi Rocco e Sebastiano, Santa Anna, la Cacciata dal tempio, Gesù e la Maddalena, Cristo e la Samaritana. Altri lavori di restauro sono realizzati in due chiesette della parrocchia: quella di San Rocco e quella di San Bernardino alle Canossiane, comprese tutte le opere iconografiche ivi contenute. È sistemata definitivamente una sala incontri della parrocchia con 200 posti e quattro aule per il catechismo in un'ala ' interna del cortile del Mattarello per il cui teatro, reso inagibile dalla commissione di vigilanza, vengono iniziati i lavori di restauro. Mons. Bonente affronta le spese per tutti i lavori alle opere di culto e parrocchiali, con il contributo della comunità civile, di istituti bancari, di comitati locali cittadini e di privati.

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BORTOLAN GUIDO

Guido Bortolan (nato a Vicenza il 6 giugno 1902 - morto ad Arzignano 1'8 dicembre 1977) frequenta il seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote il 13 luglio 1930 dal vescovo diocesano Ferdinando Rodolfi. Cappellano a S. Croce in Vicenza, a Velo d'Astico, ad Arsiero, curato a Laghetto e contemporaneamente addetto all'ufficio amministrativo della curia vescovile. Vicario amministrativo a Madminetta di Costo di Arzi. gnano dal gennaio del 1943 al gennaio del 1944. Fa il suo solenne ingresso come parrocco a Madonnetta il 16 gennaio 1944.

Passano, immezzo a tante difficoltà, gli ultimi mesi della guerra e i primi periodi di pace, con la guerra-fredda ideologica che entra anche tra la gente della parrocchia, per la presenza di sostenitori di idee marxiste e materialistiche, che attaccano più volte anche il parroco su di un loro giornale settimanale.

Sono anni difficili, anche dal punto di vista economico. La nuova parrocchia manca proprio di tutto, ma don Guido Bortolan riesce a far compiere i lavori strettamente necessari al restauro della chiesa.

Nel 1950 è posta la prima pietra della Casa della Dottrina Cristiana: l'opera si rende necessaria per l'istruzione e la educazione dei fanciulli e si rivela preziosa per la gioventù, che trova spazio per i numerosi e rumorosi incontri, tenuti fino allora nella soffitta della sacrestia. Con il coraggio e l'ardimento del parroco e l'intraprendenza di alcune persone, che battono alle porte di tanti per avere offerte materiale ed attrezzature, la inaugurazione della nuova opera avviene nel 1952. Altra opera resasi necessaria la nuova abitazione del sacrista, in sostituzione di quella addossata alla chiesa e che viene abbattuta e l'edificio-bar dei lavoratori cristiani. Quindi l'impianto di riscaldamento in chiesa, la sostituzione delle vecchie campane, il restauro del campanile, l'organo. Altre opere gravitanti attorno alla parrocchia: la sala dello svago e della cultura, gli impianti 17

sportivi per i giovani, e il bocciodromo della associazione costruito su territorio della parrocchia.

Nel 1969 è pubblicato un Numero Unico ''Madonnetta diArzignano ': con note di don Giuseppe De Santi, cappellano della parrocchia, per una ricostruzione della storia della parrocchia e con altri interventi.

Durante l'ultima parte del governo di don Guido Bortolan, a Madonnetta di Costo è pubblicato anche un periodico, Comunità Aperta, ad iniziare dal 1972, che entra in tutte le case e che riporta insegnamenti pastorali e notizie sulla vita della comunità.

Il 27 ag9sto 1976 don Bortolan rassegna le sue dimissioni da parroco per motivi di età e di salute e rimane a vivere in parrocchia fino alla morte.

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BRUSAROSCO ANTONIO

Antonio Brusarosco (nato il 25 agosto 1889 -morto il 16 giugno 1957), insieme al fratello Francesco Brusarosco (vedere scheda successiva), collabora fin da giovane con il padre Luigi nella conduzione della conceria omonima, fondata dall'avo Francesco Brusarosco, verso la metà del secolo scorso.

Tra la fine del secolo scorso e l'inizio det presente la conceria dei Brusarosco viene via via modellandosi secondo canoni di organizzazione industriale e si affermano vieppiù i cosidetti "Tre anelli": vale a dire il trio del padre Luigi e dei figli Francesco e Antonio, quale garanzia della continuità manageriale dell'azienda.

Un certo rinnovamento tecnologico si verifica durante il primo conflitto mondiale benché perdurino le difficoltà di approvvigionamento di pelli dall'estero e di estratti di concia.

I Brusarosco cominciano una lenta ma continua espansione intorno all'antico nucleo che si affaccia sull'attuale corso Matteotti. Nel triennio 1923-1925 la conceria arzignanese cresce sull'andamento della domanda di cuoi da suola e da tomaia e di pelli al cromo. Tra il 1930 e il 1940 i ritmi produttivi si mantengono soddisfacenti grazie ai perfezionamenti tecnici~ · alla diversificazione dei prodotti. Negli anni Quaranta inizia un nuovo "balzo" nel rinnovamento tecnologico: la fabbrica raddoppia, comprendendo, per le esigenze di notevole manutenzione, anche un reparto ·officina e falegnameria.

Durante la guerra, l'azienda lavora per l'esercito e mette pelli e prodotti conciari in cantina. Le maestranze crescono arrivando, negli anni Cinquanta, a 345 unità; con il passaggio a nuove lavorazioni, crescono le maestranze e le dimensioni di impresa, il peso dei dirigenti non riduce il ruolo di Francesco e Antonio Brusarosco, imprenditori all'antica e per i quali prima regola è la bontà del prodotto e il cui orizzonte di vita è tutto 19

inscritto entro il binomio azienda-famiglia, vissute come un'unica realtà ma con un occhio rivolto agli altri, tanto da far dire ad Antonio Brusarosco, stimolato dalla profonda fede religiosa: "Una parte del guadagno alla fabbrica, una parte alla famiglia, una parte a beneficio di tutti", ed è un'assidua opera di beneficenza verso le famiglie bisognose, gli operai e l'ambiente circostante.

Antonio Brusarosco non disdegna però di dare anche il suo contributo nella vita associativa. È consigliere comunale dal 1912 al 1920 e assessore comunale dal 1917 al 1920 ed è sindaco della Banca Popolare di Arzignano dal 1912 al 1916.

Insieme ai fratelli Francesco e Gino partecipa con altri 23 arzignanesi l' 11 maggio 1923 alla fondazione dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Arzignano allo scopo di "provvedere alloggi igienici alle classi meno abbienti" e con il fratello Francesco partecipa con altri 37 arzignanesi nel 1925 alla creazione della Società "La Cedrara" avente lo scopo "di fare opera di decoro e di abbellimento cittadino senza fini speculativi".

Partecipa il 6 febbraio 1928 con altri 30 arzignanesi, sottoscrivendo 20 azioni, alla costituzione della Soc. Anonima "Pro Arzignano" avente per finalità la costruzione edilizia e relative compravendite con scopo di c~mtribuire al miglioramento edilizio ed allo sviluppo commerciale di Arzignano, escluso ogni fine speculativo".

Non fa mancare la sua collaborazione alla amministrazione delle Opere Pie Riunite, che gestiscono l'ospedale Luigi Cazzavillan, la casa di riposo Sebastiano Scalabrin e le cucine economiche e popolari di via Cavour: è consigliere dal 1924 al 1926, nel 1927, delegato alla firma dal 1929 al 1930 e consigliere dal 1937 al 1940.

Della Banca Popolare di Arzignano è consigliere dal 1934 al 1939 e vi ritornerà nel 1945 fino al 1946. · In momenti esaltanti e difficili, nel clima del dopoguerra, è designato alla unanimità dal Comitato di Liberazione Nazionale ad assumere l'incarico di vice-sindaco di Arzignano, dal 13 maggio al 9 luglio del 1945, a fianco del primo sindaco prof. Gianfranco Volpato.

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BRUSAROSCO FRANCESCO

Francesco Brusarosco (nato il 14-luglio 1886- morto il 6 luglio 1959), insieme al fratello Antonio (vedere scheda precedente), collabora fin da giovane con il padre Luigi nella conduzìone della conceria omonima, dopo di avere partecipato alla scuola conciaria di Torino per apprendere le necessarie nozioni sulla concia del cuoio e delle pelli.

Negli anni della prima attività di Francesco ed Antonio con il padre, la conceria Brusarosco viene via via modellandosi secondo canoni di organizzazione industriale e si affermano vieppiù i cosidetti "Tre anelli": vale a dire il trio del genitore e dei due figli operanti in azienda, quale garanzia manageriale della conceria.

Dopo un primo rinnovamento tecnologico verificatosi durante il conflitto mondiale, i Brusarosco inizieranno una lenta me continua espansione intorno all'antico nucleo dell'attuale corso Matteotti. Nel triennio 1923-25 la conceria arzignanese cresce sull'aumento della domanda di cuoi da suola e da tomaia e di pelli al cromo. Tra il 1930 e il 1940 i ritmi produttivi si mantengono soddisfacenti grazie ai perfezionamenti tecnici e alla diversificazione dei prodotti. Nel 1938 entra in Brusarosco con apporto di capitale e competenze Giuseppe Meneghini e alla suola tradizionale si unisce la lavorazione al cromo: guadagna terreno in azienda la tomaia e la scelta, tempestiva, detta un deciso indirizzo che caratterizza la vita della Brusarosco per tutto il successivo periodo. Negli anni Quaranta inizia un nuovo balzo nel rinnovamento tecnologico: la fabbrica raddoppia. L'azienda recluta tecnici e chimici di vaglia, che arrivano dalle concerie piemontesi, dal bassanese, dalla Germania, da Como. I tecnici tedesci si fanno seguire da tecnologia più avanzata, meccanici e prodotti chimici: fa fabbrica raddoppia e si riorganizza, crescono gli uffici e il mercato si espande; Le balle provenienti dalla Cina, dal Sudafrica, dall'Africa Orientale, dalla Nuova Zelanda, dal Sudamerica aumentano accanto alle 21

pelli dei mercati locali e regionali. Materia prima più pregiata, ma anche ordinaria, perché Francesco Brusarosco, che seleziona accuratamente le maestranze, non si stanca di ribadire che "a comprar la roba bella e farla bella è buono chiunque; ma è a far bella la roba scadente che si guadagna".

Durante la guerra l'azienda lavora per l'esercito e mette pelli e prodotti conciari in cantina. Negli anni Cinquanta e con il passaggio a nuove lavorazioni crescono le maestranze e le dimensioni d'impresa e il peso dei dirigenti non riducono il ruolo di Francesco e Antonio Brusarosco, imprenditori all'antica per i quali prima regola è la bontà del prodotto e il cui orizzonte di vita è tutto inscritto entro il binomio azienda-famiglia, vissuta come un'unica realtà.

"Una pratica che rispecchia certo valori e sensibilità propri clel tempo che tramonta, mentre si chiude nel '57 e nel '59, la stagione di vita di Antonio e di Francesco Brusarosco ma che evidenzia nondimeno tratti tipici di una imprenditorialità di mezzo nella terra in cui, sulla comune etica del lavoro, è possibile conciliare tradizione e modernizzazione, fabbrica e società, carità e progresso".

Francesco Brusarosco partecipa alla gestione della Banca Popolare di Arzignano come consigliere nel decennio intero 1920-1930, in un periodo in cui lo sviluppo nell'aumento della raccolta dei depositi e in quello degli impieghi è inferiore a quanto avrebbe dovuto essere in anni normali.

Ritornerà ad essere consigliere della Banca dal 1939 al 1942.

Con i fratelli Antonio e Gino e con altri arzignanesi fonda nel 1923 l'Istituto Autonomo Case Popolari di Arzignano allo scopo "di provvedere alloggi igienici alle classi meno abbienti" e con il fratello Antonio ed altri concittadini, nel 1925 fonda la Società "La Cedrara", allo scopo "di fare opera di decoro e di abbellimento cittadino senza fini scpeculativi".

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CACCIA VILLAN AGOSTINO

Agostino Cacciavillan (nato a Novale di Valdagno il 14 agosto 1926) arriva ad Arzignano con la famÌglia nel 1928. Frequenta le scuole elementari comunali, entra in seminario nel 1937 e conclude gli studi teologici nel 1949: è ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato il 26 giugno 1949. In data 7 settembre dello stesso anno viene nominato vicario cooperatore della parrocchia di S. Maria in Colle a-Bassano del Grappa a fianco dell'arciprete mons. Egidio Negrin, divenuto poi arcivescovo di Cervia e Ravenna e trasferito successivamente a Treviso. È proprio mons.

Negrin che, conosciute le doti di intelligenza e di umanità del suo cappellano, propone al vescovo Zinato di inviarlo nel 1952 a Roma a proseguire gli studi.

Dal settembre 1952 frequenta, infatti, l'istituto di scienze sociali presso la Pontificia Università Gregoriana e ne consegue il diploma, contempo~ raneamente si iscrive alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università Statale degli Studi di Roma superando, alla conclusione dei corsi, l'esame di laurea con voti 11 Oe lode. Dal 1955 al 1958, presso la Pontificia Università Lateranense, frequenta la facoltà di diritto canonico conseguendone la laurea. Alla fine del 1957 viene invitato ad entrare alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, fondata da Clemente XI nel 1701, e che ha lo scopo di preparare, con un corso di speciali studi, giovani ecclesiastici al servizio diplomatico della S. Sede.

In data 17 luglio 1959 il cardinale Tardini invita don Cacciavillan a prendere servizio, dal 1°agosto, presso la seconda sezione della Segreteria di Stato. Nell'aprile del 1960 raggiunge, in qualità di Addetto, la Nunziatura di Manila nelle Filippine, di cui diviene Segretario, incarico che mantiene fino all'agosto del 1964, quando è trasferito con uguale incarico a Madrid fino all'ottobre del 1967 e successivamente a Lisbona fino al febbraio 1968.

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111 ° marzo 1968 è richiamato in Vaticano alla Segreteria di Stato con l'incarico di capo ufficio responsabile per l'informazione e documentazione sul piano interno ed estero.

Il 17 gennaio 1976 mons. Cacciavillan, cameriere segreto soprannumerario del Papa dal 1960, è nominato arcivescovo titolare di Amiterno, pro Nunzio Apostolico a Nairobi nel Kenia e Delegato Apostolico per le Isole Seychelles. È consacrato in San Pietro il 28 febbraio 1976, per le mani del cardinale Giovanni Villot, allora Segretario di Stato. Porta la croce pettorale già appartenuta al patriarca di Venezia card. La Fontaine e che il vescovo di Vicenza Carlo Zinato aveva riservato, con disposizione testamentaria, al primo dei sacerdoti vicentini da lui ordinati che fosse stato chiamato alla dignità e alla responsabilità episcopale. _ Il 9 maggio 1981 una ulteriore promozione: dal Kenia all'India, come Pro-Nunzio a Nuova Delhi e Delegato Apostolico in Nepal. Anche qui, come per i precedenti incarichi, svolge un ruolo molto delicato ed impegnativo, mantenendo i contatti con i vescovi ed il clero indiano, oltre a curare le relazioni con il governo locale. La Chiesa cattolica in India è già molto localizzata: su 120 vescovi, oltre 100 sono indiani e nel contesto previsto dalla costituzione indiana, la Chiesa cattolica svolge la sua missione anche a beneficio dei non-cattolici, nel campo della scuola, della sanità e dello sviluppo sociale in genere, aprendosi al dialogo con gli induisti per la promozione della mutua conoscenza dei valori spirituali.

Nuovo prestigioso incarico per mons. Cacciavillan dal 13 giugno del 1990: Pro-Nunzio negli Stati Uniti e osservatore permanente della Santa Sede presso l'OSA (Organizzazione degli Stati Americani). La qualifica di Pro-Nunzio è assegnata all'ambasciatore vaticano a Washington dal 1984, l'anno in cui sono riprese le relazioni diplomatiche ufficiali dopo il precedente status di delegato apostolico durato per decenni. La sede americana è considerata la più delicata e la più prestigiosa del mondo e normalmente prelude ad ulteriore carriera coronata dalla porpora cardinalizia (come avvenuto per tanti illustri predecessori nell'incarico, fra i quali un altro vicentino, il cardinale Baggio, e, come prevedibilissimo per l'immediato predecessore mons. Pio Laghi, chiamato all'incarico di Pre-Prefetto della Congregazione Vaticana per l'educazione cattolica).

Agostino Cacciavillan è socio della prestigiosa Accademia Olimpica di Vicenza (nella classe di Diritto) dal 1991.

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CALEARO DOMENICO

Domenico Calearo (nato ad Arzignano il 3 aprile 1926) è il terzogenito di una numerosa famiglia composta di nove figli. Milita fin da giovane nelle file dell'Azione Cattolica nell'immediato dopoguerra partecipa alla vita associativa dei lavoratori cristiani (Acli) come dirigente mandamentale e provinciale e alla vita sindacale nella corrente cristiana, più tardi diventa L.C.G.I.L e poi C.I.S.L. Durante l'ultima parte del conflitto mondiale, che lui attende come partigiano a Torino dove fugge quando gli è intimato di indossare l'uniforme della Repubblica Sociale Italiana, si aggrega alla formazione "Giustizia e Libertà" del Partito d'Azione e partecipa in armi alla libera. zione del capoluogo piemontese.

Entra a vent'anni nella Democrazia Cristiana e precisamente nel 1946. È più volte segretario di sezione, segretario di zona e componente della segreteria provinciale. Partecipa anche ad alcuni congressi nazionali del partito come delegato. È consigliere comunale dal 1951 al 1980 e "lavora" con tre sindaci, Bortolo Fracasso, Giuseppe Pizzolato e Delio Giacometti. È capogruppo consiliare dal 1951 al 1958, assessore comunale dal 1958 al 1960, dal 1964 al 1975 con i referati dei lavori pubblici e dell'urbanistica, partecipando praticamente ed in concreto allo sviluppo urbanistico della città e del comprensorio comunale, composto di sette frazioni: Pugnello, Restena, Tezze, Castello, Costo, San Bortolo e S. Zeno.

Nel 1959 assume la presidenza dell'Istituto Tecnico Industriale di chimica conciaria, che ha lo scopo di preparare e indirizzare i giovani d'ambo i sessi all'esercizio di funzioni tecniche e direttive nel ramo dell'industria conciaria, con la possibilità di proseguire gli studi nelle facoltà scientifiche e tecniche universitarie. Presiede l'istituto per dodici anni.

Dal 1961 al 1965 è consigliere di amministrazione delle Opere Pie

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Riunite insieme a Lino Carpanese, Luigi Pizzolato, Giuseppe Rossi e Ottavio Vignati (presidente). Durante i primi mesi del mandato, viene ufficialmente inaugurato il nuovo ospedale, costruito sulla collina delle Costeggiole.

Mal' ospedale, nel giugno del 1963, è ancora piccolo; suonerà un campanello di richiamo Domenico Calearo nella rivista Il Chiampo:-''La capienza del nuovo ospedale è di 170 posti letto distribuiti in vari reparti a seconda delle specialità, come la chirurgia, la medicina, la maternità, la pediatria, l'isolamento. La pediatria entrerà in funzione come reparto a sè stante nei prossimi giorni e potrà ospitare circa 20 bambini. Gli impianti, i servizi e le attrezzature sono, oltre che i più moderni esistenti, largamente sufficienti, e possono, per la loro funzionalità, servire anche peLeventuali ampliamenti delle sale di degenza. Infatti, nella costruzione del nuovo ospedale, era stata prevista la possibilità di un ampliamento con una spesa relativa. Nelle previsioni della amministrazìone ospedaliera non si pensava di arrivare così celermente· alla necessità di un ampliamento, ma lo sviluppo di questo ultimo periodo di tempo pone il problema e si dovrà provvedere quanto prima ... ".

Dal 1975 al 1983 è presidente del Consorzio per la costruzione e gestione della fognatura industriale e civile e relativo impianto di depurazione pèr il comprensorio dei comuni di Arzignano - Chiampo - Montorso e che rappresenta il momento culminante dell'attività svolta dai tre comuni ed in particolare da quello di Arzignano, per conseguire il risanamento igienico del proprio territorio e di quello di valle, interessato dagli scarichi delle attività produttive insediate nel comprensorio.

Il baricentro dell'attività pubblica di Domenico Calearo si sposta dalla città di Arzignano e dalla vallata del Chiampo a Vicenza nel 1980; entra in consiglio provinciale e gli viene assegnato il primo assessorato: quello della viabilità. Nel 1985 viene rieletto in Provincià e assume la guida dell'assessorato all'ambiente. Quindi dal 18 novembre 1988 al giugno del 1990 è presidente dell'amministrazione provinciale.

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CARLOTTO GIANFRANCO

Gianfranco Carlotta (nato a Q.olo il 19 agosto 1913 ma di famiglia arzignanese) risiede in Arzignano dal 1945. Laureato in legge nel 1938 all'Università di Ferrara, è richiamato alle armi nel 1939 ed assegnato come sottotenente al costituendo reggimento 132 artiglieria corazzata della divisione Ariete con sede a Rovereto. Combatte come tenente e poi capitano in Africa: rientrato ed assegnato a Rovereto al deposito 132. L'8 settembre 1943 è fatto prigioniero dei tedeschi ed internato in Germania. Rientra ad Arzignano, presso la famiglia, il 24 agosto 1945. Affronta gli esami di procuratore ed inizia la sua attività.

Partecipa alla vita pubblica candidandosi come indipendente nella lista della Democrazia Cristiana per le elezioni amministrative del 1946: viene eletto consigliere comunale e poi assessore, incarico che detiene fino alla primavera del 1951. Si candida in quelle elezioni nella lista di "Arzignano indipendente" e viene eletto consigliere comunale in tale gruppo di minoranza, fino al 1956.

Il 23 giugno 1965 è nominato presidente delle Opere Pie Riunite, che gestiscono l'ospedale "Luigi Cazzavillan" e la casa di riposo "Sebastiano Scalabrin". Con il presidente Carlotta, compongono l'amministrazione delle Opere Pie Riunite i consiglieri Repele geom~ Uberto, Barin rag~ Antonio, Dal Grande Ferruccio e Turra Fabiano.

Con la amministrazione Carlotta viene impostato il 24 giugno 1966 il problemadell'ampliamentodell'ospedale,perquantoconcerneilnumero dei posti letto, progetto che dovrà essere successivamente modificato ed aggiornato per altre inderogabili esigenze sopravvenute.

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CECCATO AGOSTINO

Agostino Ceccato (nato a Monteviale di Gambugliano il 3 luglio 1896morto ad Arzignano il 18 aprile 1965) entra in seminario e compie tutti gli studi ginnasiali, liceali e teologici. È ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Ferdinando Rodolfi il 15 luglio 1923. È subito cappellano a Brend0la, dove rimarrà fino al 1934. Passa a dirigere la curazia di Cattignano di San Giovanni Ilarione fino al novembre del 1945, allorquando viene nominato parroco di Pugnello di Arzignano; dove incontra le prime difficoltà per la effervescenza creata dai movimenti politici del dopoguerra per la presenza in Pugnello, ambiente largamente di ispirazione cristiana, di un circolo ricreativo dopolavoristico retto da elementi di ispirazione marxista e in un clima arroventato di guerra fredda e che ben si presta ad alimentare gli scontri tra avversari i quali, assieme alla diversità di posizioni politiche, si premurano di evidenziare ad ogni occasione le contrapposte ed inconciliabili visioni culturali e morali da cui derivano.

Attorno a don Ceccato, anche come conseguenza e reazione ad uno stato di cose di fatto, che l"'ambiente" storico di Pugnello e la sua "cultura" non accettano, riprende rigogliosa l'attività delle associazioni cattoliche, e in modo particolare quelle giovanili e si fa forte e presente il "comitato civico" del posto, in appoggio ed attorno ai principi della Chiesa.

Don Agostino entra per quanto possibile nei problemi sociali della sua gente e favorisce il riattamento del caseificio turnario in proprietà della parrocchia.

Rivolge le sue attenzioni ai problemi legati al culto e nel 1955 compie il restauro esterno del campanile e vengono fuse le nuove campane, come appare dalla lapide posta all'ingresso della torre campanaria.

Intanto migliora la situazione economica e politica e si programmano ·altre opere.

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Nel 1957 prima, e nel 1961 poi, sono aggiornati i confini tra la parrocchia di Pugnello e quella di Nogarole Vicentino e tra quella di Pugnello con la nuova parrocchia di Restena di Arzignano.

Nel 1959 è realizzato il nuovo impianto elettrico della chiesa e nel 1964 vi saranno eseguiti gli impianti di riscaldamento a gas e di amplificazione sonora.

Contemporaneamente don Agostino Ceccato continuerà l'opera di decorazione affrescata della chiesa, già iniziata dai suoi predecessori, per alcune immagini sacre del decoratore Peruffo di Trissino ed acquisterà le 14 nuove formelle della Via Crucis, firmate da Franco Biasia di Vicenza (1961).

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CELADON CANDIDO

Candido Celadon (nato a Ronco d'Adige il 23 agosto 1932) ha il suo · nome legato a quello del padre, Giovanni (operoso nella attività agroalimentare ne) veronese dal 1925 al 1946), e a quello dei fratelli Pietro ed Arturo, in importanti iniziative imprenditoriali di casa nostra.

Proviene da Verona nel 1946 e inizierà giovanissimo ad assumere responsabilità operativa nell'azienda della famiglia, la Faeda di Altavilla Vicentina, per la produzione di amido di riso e glucosio, caseine e derrate alimentari.

Sono gli anni Cinquanta e l'iniziativa conciaria in valle del Chiampo si sostituisce a quella della seta e dell'antica arte della concia delle pelli per calzature e l'inventiva riesce a far creare in campo conciario un prodotto finito alquanto diversificato ed esportato in tutto il mondo.

Basta lo spirito di iniziativa e i Celadon partono. Viene acquistata nel 1956 la ex filanda Mistrorigo di Chiampo, dove la Faeda concia lavora pelli smerigliate per calzatura. L'attività conciaria si sviluppa e nel 1963 i Celadon acquistano la Lumen delle sorelle Meneghini, conceria di Arzignano per la lavorazione di pelli di puledro e che viene trasformata in lavorazione di pelli verniciate di bovino. In quello stesso anno, Candido Celadon, che da Tavernelle di Altavilla si era trasferito con l'abitazione a Chiampo, si trasferisce nella villa ex Carlotto in via S. Pietro in Arzignano, il cui rustico viene intelligentemente ristrutturato, ed il cui podere vicino trasformato in produttivo vigneto.

Nel 1967 entra nel gruppo industriale Celadon la conceria Calbe di Arzignano, conosciuta in tutta Europa per la fornitura di pellami di purissima anilina, vitelli e bovini in genere e che nel 1985 viene trasferita in una nuova sede in zona industriale. La Calbe nel 1988 verrà assorbita dal gruppo industriale Mastrotto e l'attività conciaria Celadon continuerà con la Faeda di Chiampo.

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La Faeda mangimi di Altavilla si trasformerà invece nella PAVO, per l'allevamento di animali, polli, galline ovaiole, tacchini, maiali e la loro macellazione, per la produzione di mangimi e per la gestione di tre grossi macelli in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna dellaAgritalzoo. I dipendenti delle aziende Celadon sono oltre 1.600.

Candido Celadon è vice presidente nazionale degli industriali conciari dal 1970 al 1980 e nello stesso periodo è presidente degli industriali vicentini di categoria e consigliere nazionale per oltre 30 anni.

Dal 1987 al 1990 è presidente della sezione di Arzignano e della valle del Chiampo della Lega contro i tumori, incarico ora ricoperto da uno dei figli, Carlo; è presidente della PAVO e consigliere delegato della Faeda.

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COFFELE LINO

Lino Coffele (nato a San Giovanni Ilarione 1'8 settembre 1914 - morto ad Arzignano il 7 giugno 1987) compie gli studi al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote 1'11 giugno 1938 dal vescovo Ferdinando Rodolfi: presta il suo servizio pastorale come cappellano prima a Sarcedo (dal 1938al 1942)epoiaNoventa Vicentina(dal 1942al 1944)einfineaSan Bortolo di Arzignano dal 1944 al 1947. Qui, dopo la scomparsa di don Basilio De Rosso, lo raggiunge la nomina a parroco e fa il suo solenne 'ingresso il 16 novembre 1947.

Sono anni difficili, di disoccupazione, inflazione galoppante, divisioni politiche, inquietudini, di guerra fredda combattuta anche nel territorio della parrocchia, per lo scontro delle ideologie: don Coffele si pone con fermezza a difesa dei valori dello spirito e della autenticità della fede cristiana. A coadiuvarlo in quest'opera nasce e si afferma un gruppo di giovani con i quali dà avvio anche ad attività socio-ricreative collaterali, che richiamano intorno alla parrocchia consensi sempre più vasti. · Fanno seguito gli anni di ritrovata unità della sua gente, che conoscerà un radicale mutamento delle condizioni di vita.

Il parroco don Coffele affronta nel 1949 anche alcuni problemi legati alle necessità del culto, quali la tinteggiatura della chiesa e sacrestia ed il rinnovo di oggetti e biancheria. Nel 1953 è ristrutturata la casa canonica mentre la precedente viene adibita a Casa della Dottrina Cristiana e a sede delle Associazioni Cattoliche. Nel centenario delle apparizioni è eretta una cappella alla Madonna di Lourdes all'inizio della strada che conduce al piazzale della chiesa.

Nel 1959 viene sostituito il nuovo organo della chiesa e nel 1961 sono benedette le nuove campane (portate da tre a sei). Segue quindi la fornitura dell'impianto di riscaldamento alla chiesa. Con la ditta Giovanni Scolaro, il parroco decide la costruzione della grande mura di sostegno in 32

cemento alla chiesa stessa e nel 1966 viene messa a punto l'elegante scalinata d'accesso in porfido che fa da preludio alla maestosità del tempio.

Nel 1968 don Lino Coffele decide di creare un luogo che faciliti l'incontro tra giovani, con la costruzione di un locale ad uso palestra a nord-est della chiesa, la costruzione della Casa della Dòttrina Cristiana e dell'ambiente ricreativo delle Acli (ora Mcl) e la realizzazione del piazzale a nord, adibito a campi di giuoco e parco per i più piccoli.

Nel frattempo in chiesa le sedie sono sostituite con i banchi e nel 1977 sono posti sopra la chiesa i nuovi pinnacoli e la croce al centro della guglia centrale in sostituzione dei precedenti, pericolosi per la stabilità del sacro edificio.

Sotto il governo parrocchiale di don Lino Coffele sorgono nuove iniziative promozionali dei giovani del gruppo "Il Massaggio", con la rappresentazione della Via Crucis vivente e più tardi del Presepe vivente e la pubblicazione del periodico "El·Campanile".

Nel novembre del 1983 è eretta una Croce sul Monte Sese in chiusura e in ricordo dell'anno santo, ad iniziativa della sezione marinai di Arzignano, che ha la sua sede sociale nell'edificio della vecchia chiesa.

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COSTENIERO ANTONIO

Antonio Costeniero (nato a Torrebelvicino il 7 novembre 1934) studia al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 24 giugno 1962. È cappellano a S. Vito di Bassano dal 15 settembre 1962 al 1O settembre 1971, a Madonnetta di Costo di Arzignano dal 15 settembre 1971 al 14 settembre 1976, a San Zeno di Arzignano dal 15 settembre 1976 al 20 marzo 1979. È parroco a San Zen~ di Arzignano dal 20 marzo 1979 al 31 agosto 1981. Sarà più tardi parroco a S. Ulderico di Tretto ( 19 settembre 1981 - 14 settembre 1985) ed è ora cappellano all'ospedale di Bassano del Grappa dal 15 settembre 1985.

In territorio di Arzignano don Antonio Costeniero è vicario cooperatore di due parroci ormai anziani, don Guido Bortolan alla Madonnetta prima e don Ermenegildo Zarantoniello a San Zeno poi, in un periodo di for_ti cambiamenti della Chiesa, a seguito del Concilio Vaticano IL Scrive nel 1972 don Costeniero: " ... La vita di una parrocchia. Una autentica comunità, formata da numerosi nuclei familiari, che si conoscono, si amalgamano sempre più e meglio, si comprendono, si perdonano, si amano, si riuniscono volentieri e di frequente insieme nel nome dell'unico Redentore nostro, per ascoltare lo stesso messaggio ed evento salvifico, per vivere e crescere nella medesima fede, per celebrare gli identici misteri d'amore.

Uno degli elementi caratterizzanti la famiglia, è l'unità, pur nella molteplicità, varietà e forse diversità dei componenti. Tale valore si realizza con l'apporto generoso di tutti, specie con una donazione di amore e di comprensione, in ogni momento del progredire ed evolversi, lieto o doloroso che si presenti. Una simile compattezza di fondo, pur con naturali diversificazioni date dalle differenti personalità, sarebbe auspicabile facesse centro e perno catalizzatore nella vita parrocchiale... Per alcuni membri, la Chiesa nostra e di altri e per altri, non mai di loro e per loro. Per certune persone, solo qualche sporadica e saltuaria apparizione. Per un 34

gruppo, la presenza si registra soltanto a Pasqua o addirittura soltanto per qualche liturgia gioiosa o mesta, di cui sono direttamente coinvolti e interessati. Le cause del non partecipare assiduamente e vivere insieme e formare vera e unanime comunità, possono essere svariate e numerosi i moventi di simili atteggiamenti ... Vorrei sperare, senza per questo minimamente illudermi, che con costante impegno, con perseverante buona volontà, con vivo desiderio di sentirci ed essere realmente fratelli, nella casa del Padre comune, lasciando cadere e dimenticando ciò che ci può dividere e cercando con spirito solidale e compatto tutto e solo ciò che unisce, con la grazia del Divino Spirito e l'apporto di tutti, riusciremo gradualmente a ritrovarci riuniti attorno alla stessa mensa eucaristica, con l'aspirazione ai medesimi ideali di concordia, pace, bontà, collaborazione, aiuto reciproco".

A San Zeno, durante il suo governo parrocchiale, vengono sostituite le sedie in chiesa con i banchi, è installato in coro l'altare per la celebrazione eucaristica rivolto verso il pubblico, sono ristrutturate la sala parrocchiale e la sede del circolo lavoratori cristiani e sono costruiti i locali per le riunioni delle associazioni varie della parrocchia.

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DALLA VALLE ERNESTO

Ernesto Dalla Valle (nato ad Altissimo il 2 marzo 1936- morto a Marana di Crespadoro il 1Ogennaio 1984) entra in seminario a Vicenza nel 1947 ed è consacrato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato nel 1960. Nelio stesso anno e fino al 1971 è in cura d'anime come cappellano ad Alte di Montecchio Maggiore, quindi dal 1971 al 1972 è cappellano a Malo e ancora cappellano, dal 1972 al 1976 a Cologna Veneta.

A seguito delle dimissioni dall'incarico presentate a 79 anni da don Ippolito Francesco Zamperetti, don Ernesto Dalla Valle dal 29 febbraio 1976 è arciprete di Castello di Arzignano.

"Don Ernesto viene a Castello nel momento più fecondo del dopo Concilio. Stanno prendendo forma concreta le intuizioni e le prospettive pastorali indicate dalla grande assise romana ed egli diventa subito un protagonista della ventata innovativa. Si parla allora per la prima volta di Popolo di Dio, comunità di persone con pari dignità, tutte responsabili, tutte in servizio. Ecco allora la formazione del consiglio pastorale, tra i primissimi a funzionare in diocesi. Il passaggio al nuovo stile trova naturale resistenza e impreparazione, ma la capacità di don Ernesto è tale da coinvolgere proprio tutti ... E quanto il suo lavoro sia efficace lo si vedrà dopo la sua morte quando, nell'attesa del nuovo parroco, tutto continua a funzionare bene nella comunità. Di lui si ricorda la diffusione della Bibbia e la convinta preparazione dei catechisti. Questo vuole dire anche preparazione dell'omelia domenicale con i colleghi del Gruppo del martedì e con questi una continua crescita, un instancabile aggiornamento".

Così in sintesi l'azione e l'opera di Don Ernesto Dalla Valle a Castello, come viene ricordata a tre anni dalla sua scomparsa, da Don Emilio Piazza, il compagno che sente l'ultimo grido di don Ernesto nell'incidente fatale di montagna nel versante di Crespadoro di monte Falcone.

E ancora: "Per la liturgia, ecco il nuovo impegno di approfondimento 36

del significato delle celebrazioni. La presenza a queste di tutte le età con una valorizzazione intelligente e non settoriale. Ecco i salmi e gli inni, ecco la definizione precisa dei ruoli secondo le attitudini, dai lettori, ai chierichetti, ai cantori. Ma tutto in semplicità e tuttavia in grande dignità. E le sue omelie sono addirittura inquietanti: considera sterile la preghiera che non porta alla giustizia e alla carità".

Durante il governo parrocchiale di don Ernesto Dalla Valle ha luogo la visita pastorale del vescovo diocesano mons. Arnoldo Onisto (9 e 11 novembre 1979) e sono eseguiti importanti opere in chiesa (il rifacimento del tetto, nuova tinteggiatura interna, sistemazione della cappella invernale; nuova vetrata del rosone centrale in sostituzione della precedente andata distrutta da una grandinata, restauro di due quadri pittorici, sostituzione delle vecchie sedie con i banchi, realizzazione confessionale-cella interna ai lati di un altare laterale, ripara~ione di una delle cinque campane), l'allargamento della sede della scuola materna e l'ampliamento degli impianti sportivi e ricreativi.

Quindi l'incidente in montagna di cui rimane vittima. Dirà la necrologia del suo popolo: "La neve non ha trattenuto i tuoi passi nel mattino di sole sulle montagne appena sopra le contrade e i prati che ti hanno visto bambino. Sacerdote di Dio, pastore buono e coraggioso, sempre dalla parte degli umili, deciso, dolce, severo, delicato, generoso fino a confondere i limiti delle nostre umane possibilità. Sei entrato nella nostra vita, vento di primavera, voce forte della fede, sorriso d'amore su queste colline, dove gli ultimi contadini preparano le viti alla nuova stagione. Ora siamo qui, sgomenti, dentro le mura di sasso nero, mentre le parole e i canti della fede vengono facili come lacrime trasparenti a dirti il nostro grazie, a dire a tutti il nostro dolore".

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DAL MASO CALLISTO

CallistoDalMaso(natoil31 maggio 1912-mortoil 15luglio 1989)èil fondatore di un grosso gruppo industriale conciario. Parte da zero nel dicembre del 1957 e inizia la sua attività alla conceria Dalma in via Santo di Arzignano con la depilazione di pelli grezze e con le prime lavorazioni delle pelli con.l'attrezzatura molto carente consentita in quei tempi e cioè con poche macchine ad uso artigianale e con una manodopera comp9sta soltanto da tre operai.

Nel 1958 incomincia a collaborare con il genitore il figlio Roberto e la denominazione della piccola conceria Dalma dura fino al 1959, dopodiché si chiamerà Dal Maso Callisto, ditta individuale prima, poi s.n.c. e infine S.p.A. L'azienda, trasferita da via Santo alla zona industriale nella sede della ex conceria De Marzi ha 65 dipendenti ed opera il ciclo completo della lavorazione di pelli bovine per calzatura ed è fornitrice di prodotto finito in Italia e nei paesi europei (per calzature da uomo.e da donna); nella conceria Dal Maso Callisto vengono anche lavorate pelli bovine con pelo per la confezione di scarponi doposcii.

Nel 1961 il Dal Maso, in società con altre persone, inizia una attività estrattiva e di lavorazione di marmi con una segheria a Chiampo di 50 dipendenti, dalla quale poi si ritirerà dopo quattro anni.

Il Dal Maso costituisce nel 1969 a Zermeghedo la conceria Sabrina, che ha 170 dipendenti e che opera la lavorazione di pelli di vitello e di bovina per calzature, pelletterie e abbigliamento. È una società per azioni, della quale i Dal Maso hanno la maggioranza.

La attività di Callisto Dal Maso e dei suoi figli e collaboratori diretti Roberto e Felice, si espande ulteriormente nel campo della concia e nel 1976 viene acquistata la conceria Giada di Arzignano, che ha 70 dipendenti e che lavora pelli bovine per arredamenti (poltrone, rivestimenti di divani, salotti).

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Il gruppo Dal Maso realizza nel 1985 una nuova operazione con l'acquisto della maggioranza azionaria della Sada, conceria di Zermeghedo di 70 dipendenti e che lavora pelli di arredamento, articoli però diversi di quelli prodotti dalla consorella Giada di Arzignano.

Dopo la scomparsa del padre Callisto, i figli, nel 1990, entreranno con il loro gruppo (come soci di maggioranza) nell'ex gruppo Conterno, comprensivo delle concerie Arianna di Chiampo, Ambra di Almisano, Signorin di Chiampo, e di una conceria in Brasile, di circa 300 dipendenti, e che lavora pelli per arredamento di qualità media, pelli per calzature e croste di pelli.

Nel gruppo Dal Maso entreranno anche la Euroconciaria di Arzignano nel 1990 (60 dipendenti e lavorazione di pelli bovine per arredamento e calzature) e la conceria Tigre di ,S. Pietro Mussolina nel 1991 (100 dipendenti, stessa produzione, più lavorazione vitelli).

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DAL MOLIN LUIGI

Luigi Dal Molin (nato il 14 maggio 1901 - morto il 20 ottobre 1968) milita da giovane nelle file dell'Azione Cattolica conquistando con il suo entusiasmo gli stessi avversari nelle ore difficili in cui i movimenti di ispirazione cattolica sono guardati con diffidenza e con ostilità.

Per anni dirigente del Gruppo Giovani Esploratori Cattolici e Presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica; è tra i primi iscritti al Partito Popolare di don Sturzo: vedi anche articolo su "Vedetta Fascista" dell'8 luglio 1931 "Un criminoso piano antifascista di don Sturzo; la responsabilità dei Capi dell'Azione Cattolica".

Nell'elenco degli ex dirigenti locali del Partito Popolare, attuali dirigenti dell'Azione Cattolica, per Arzignano figurano: Eliseo Danieli, Fracasso Luigi, don Luigi Peloso, Giuseppe Bocchese (sindaco popolare), Bevilacqua Cesare, Cacciavillan Francesco, Dal Molin Luigi, Dalla Vecchia Attilio. · Ricopre la carica di assessore comunale dal 27 marzo 1946 al 12 gennaio 1947 e, dopo le dimissioni dall'incarico dell'ing. Ottavio Vignati, è sindaco di Arzignano dal 12gennaio 1947 al27 maggio 1951 quando più critica e difficile è la situazione interna del comune per i gravi problemi e disordini creati dalla carenza degli alloggi, dalla disoccupazione e dal bisogno, problemi che rendono impossibile una serena vita amministrativa, tanto da indurre il sindaco Dal Molin ad interventi diretti presso il ministero dei lavori pubblici in ordine al finanziamento dei lavori per combattere la disoccupazione e per la riparazione dei danni di guerra.L'ordine pubblico in Arzignano lascia a desiderare e il 24 marzo 1950 Dal Molin, per incarico della giunta comunale, fa sapere al prefetto che" Arzignano si è purtroppo posta all'avanguardia dei centri più turbolenti e faziosi della provincia".

Terminato il suo mandato, il sindaco Luigi Dal Molin dirà tra l'altro:" ...

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A nessuno potrà sfuggire quanto gravoso e quanto difficile sia stato il compito di questa uscente Amministrazione che, salita al governo del Comune in un'epoca quanto mai agitata e tormentata, si trovò di fronte ad un cumulo di problemi da risolvere, taluni così urgenti e gravi alla cui soluzione non potevansi frapporre indugi... Lavoro estremamente arduo e difficile perché ostacolato e turbato da continue gazzarre e dimostrazioni di piazza, organizzate da chi aveva interesse a creare disordini e fiaccare lo spiritò degli Amministratori. Se questa Amministrazione superò la difficile prova giungendo felicemente al termine del suo secondo.mandato, fu grazie alla buona volontà, allo spirito di sacrificio che la animarono e alla assistenza avuta in ogni momento dalle Autorità Superiori".

In tale situazione di congiuntura politica ed economica del comune, Luigi Dal Molin dimostra saggezza e capacità d'intuito e immediatezza d'azione da meritarsi la stima e la considerazione generale della popolazione.

Più tardi ricopre l'incarico di assessore anziano del comune dal 1956 al 1958 nella amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Pizzolato e nel 19-58, dopo le dimissioni presentate da Francesco Agostino Perazzolo, viene eletto consigliere provinciale, ottenendo in Arzignano 6.120 voti.

Dal 1958 al 1960 è presidente del consiglio della valle del Chiampo, che ha lo scopo di coordinare e potenziare l'azione per la soluzione dei problemi di comune interesse di tutta la vallata. È amministratore della Banca Popolare di Arzignano, quale vice presidente dal 1945 al 1949 e dal 1960 al 1968 e quale consigliere dal 1950 al 1955, in un periodo di processo evolutivo della economia locale in cui la storia della Banca Popolare è strettamente legata a quella della valle del Chiampo, con il sorgere di nuove iniziative e di vitali fermenti che vedono l'istituto di credito cittadino adeguarsi alle nuove esigenze, favorendo, spesso in modo decisivo, il sorgere e l'affermarsi d'iniziative innovatrici.

Per molti anni è presidentç della sottosezione di Arzignano della Assbciazione Nazionale Alpini, alla quale sa dare una salda organizzazione ed un rinvigorimento, attraverso la totale adesione dei vecchi e giovani alpini. Il cav. uff. Luigi Dal Molin si spegne ìmprovvisamente, stroncato dal1'emozione nel culmine della cerimonia patriottica da egli stesso organizzata per celebrare il 50° anniversario di Vittorio Veneto.

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DANIELI ANTONIO

Antonio Danieli (nato a Castelgomberto il 5 giugno 1912 - morto ad Arzignano il 16 luglio 1963) compie nel seminario di Vicenza gli studi ginnasiali, liceali e teologici ed è ordinato sacerdote nel 1938 dal vescovo Ferdinando Rodolfi. È inviato curato a Faedo di Monte di Malo nel 1939, dove trova di dover affrontare il problema del cimitero, che gli procura tante preoccupazioni. Contrae una grave malattia che insidia la sua resistenza. Tornerà più tardi fortunatamente risanato da Andalo ed avrà in consegna la mansioneria di Alonte, dove ben presto si riprenderà, dedicando tutta la sua attività pastorale alla cura della gioventù e alla organizzazione di quella comunità.

L'l 1 novembre 1955 è assegnato a Restena come rettore e dove è da completare la chiesa, iniziata nel 1948 dalla popolazione, e da avviare la vita religiosa organizzata della frazione arzignanese. Sotto il rettorato di don Danieli sono cambiate le tegole del tetto al sacro edificio, sono intonacati i muri esterni e anche la facciata, viene eseguita la soffittatura della navata, vengono costruite le absidi laterali, è pure costruito il battistero donato dal prof. Leonardo Salviati, ed è sistemato il terreno beneficiario della chiesa.

Organizza la vita religiosa, con la costituzione delle varie associazioni di Azione Cattolica, promuove la predicazione di due sante missioni, condotte dall'8 al 14 dicembre 1958 dall'arciprete di Trissino e dal 27 novembre al 4 dicembre 1960 dall'arciprete di S. Vitale di Montecchio Maggiore.

Il 18 febbraio 1962 don Antonio Danieli farà il suo solenne ingresso in Restena, nel frattempo eretta, in parrocchia e scomparirà improvvisamente dopo 16 mesi per infarto cardiaco.

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DE MARZI GIUSEPPE

Giuseppe De Marzi (Bepi), (nato ad Arzignano il 28 maggio 1935) si diploma in pianoforte, in organo composizione organistica al conservatorio di Padova, dal 1960 al 1975 insegna musica alle scuole medie statali, pianoforte e composizione nei seminari vescovili di Vicenza, organo e composizione organistica all'istituto Canneti, dal 1976 insegna didattica della musica e teoria e solfeggio al conservatorio Pollini di Padova, è docente in corsi ministeriali per l'insegnamento della musica.

Negli anni Cinquanta e Sessanta è organista ad Ognissanti di Arzignano e concertista d'organo fino al 1970: collaboratore pianistico del soprano Elena Fava Ceriati, direttore d'orchestra e di coro negli spettaéoli del Teatro Olimpico di Vicenza negli allestimenti di Alexis Minotis e Katyna Paxiinon. · Dal 1978, come clavicembalista ed organista, è collaboratore della formazione dei Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone e con i quali incide dischi e tiene concerti in tutto il mondo (Australia, America, G~appone, Cina) e nei maggiori teatri europei (Opera di Parigi, Opera di Roma, Scala di Milano, Madrid, Atene, Berlino, Praga, Vienna, Lisbona, Belgrado, Paesi Scandinavi, Europa Orientale). Con i Solisti Veneti è direttore d'orchestra a Salisburgo e solista d'organo n,~llo stesso festival.

De Marzi è anche compositore di musica sacra e dal 1971 armonizza i testi di padre David Maria Turoldo e la musica di Ismaele Passòni (Salmi e Cantici -Inni) dei quali ve~gono pubblicati due volumi. Di lui sono anche pubblicati I canti del Battesimo e I canti della Cresima (testi di Giovanni Costantini), La nostra Messa (la messa dei giovani), Messa Quattromila (per cori maschili) e sono in via di pubblicazione Messa Castellana, Messa Madarosa, Cinquanta canti per la liturgia, Trenta mottetti (già nel repertorio sacro di molti cori parrocchiali, dedicati al coro di Castello d' Arzignano). Altre composizioni di De Marzi, raccolte in pubblicazione, so-

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no I canti per la Scuola Materna e Elementare (con illustrazioni di Toni Vedù, edizioni Carrara).

L'attività piìi prestigiosa per Bepi De Marzi è quella legata al suo coro "I Crodaioli", che viene da lui fondato nel 1958 e che si articola in oltre un migliaio di concerti in Italia e all'estero (Svizzera, Germania, Austria e Brasile). Immette nel repertorio dei Crodaioli ·di ispirazione popolare più di cento canti (con 7 dischi ed altrettante pubblicazioni per 78 pezzi).

La sua prima composizione Signore delle cime, ora conosciuta in tutto il mondo. Quindi Joska la rossa, Fiore di Manuela, La bomba imbriaga, La parete, Il ritorno, Le voci di Nikolajewka, Quando la luna, L'ultima notte, Serenata alpina, La Teresina, Monte Pasubio, Ilì-Ilè-Ilò, La, cuna dondola, Laila ohi, La dote, Sette croci, La brasolada, La campana del Gramolon, Balla Marietta, Il Gotico, Mama Piero me taca. .., La mia valle, La contrà de l'acqua ciara, Rifugio bianco, La casa, El vento, Nane tartaia, Adesso dormi, Jola Jola oh .., La Sisilla, 'Na sera in contrà, Senti senti Maria, Piccola canta.di Natale, El maridamento, Varda che vien matina, Come fosse morto il mondo, La sagra, L 'aqua zè morta, A ve Maria, El foga, Intorno a la cuna, L 'ométo de fero, Co la panderà, Licabella, Maranina, Benia Calastria, Due note, Scapa oselèto, Mari Betlemme, Arso, Tempo di bruma, No z'è più fredo, La Sigolèra, L'eco del fiume, Porta Calavena, Senti piovesina, Rindola, Balustrato, Ayas, Restena, Pavana, Improvviso, La Sacra Spina, Ninanana del Bambinèlo, Sanmatìo, Cortesani, Maria lassù, 'S. Lottet Memerìa, A 'van Sisilis, Petalo di rosa, Gerusalemme, Tecantonìnanana,Ericorda, Ora nona, Tagnettae, .~ Lucilla, Apri la porta, Notte Santa. Promuove ad Arzignano dal 1961 al 1989 una rassegna corale annuale con 27 edizioni e con la partecipazione di cori italiani e anche stranieri. Per questa sua attività nel campo della musica ad ispirazione popolare vengono assegnati a De Marzi diversi riconoscimenti: la stella di cavaliere al merito della Repubblica, il premio "Rigo Musicale" dei cori italiani nel 1974 ad Adria, la nomina ad accademico olimpico di Vicenza nel 1976, il premio "provincia di Vicenza" nel 1979, il premio "Acqui Terme" nel 1984, il premio "Basilica Palladiana" nel 1985 a Sandrigo, il premio "Chiavi d'argento" di Chiavenna nel 1990 (nel 1970 e nel 1971 anche due primi premi per la composizione di ispirazione popolare "Città di Aosta").

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DE ROSSO BASILIO

Basilio De Rosso (nato a Posina il 5 novembre 1864- morto ad Arzignano 1'8 luglio 1947), consacrato sacerdote dal vescovo diocesano Antonio Feruglio, è curato a Fusine di Posina, cappellano di Quinto Vicentino e curato a San Bortolo di Arzignano, dove fa tI suo solenne ingresso il 27 novembre 1896. · Qui don De Rosso trova la fabbrica della nuova chiesa alta un metro e mezzo. Si tratta di una costruzione di stile gotico ·romanico, in forma di quadrato con tre navate nell'interno, eretta su disegno dell'architetto Vittorio Barichella su ridente poggio di 400 mq. di area, a 138 m. sul livello del mare e sormontata da una cupola che si eleva a 36 m. dal suolo, coronata all'intorno da artistici pinnacoli. Ha tre altari di stile gotico, di cui uno in onore di Maria Ausiliatrice, un pulpito elegante e un battistero in marmo massiccio, come quello della cattedrale di Metz. "La pianta è una croce greca e la cupola al centro è sorretta da quattro colonne. Il presbiterio con abside ha nei fianchi due sacrestie con orchestra nel piano superiore e così l'assieme ha il carattere di un tempietto".

Aperta al culto e benedetta il 25 marzo 1903, la chiesa necessita di un beneficio stabile, che viene fondato dal curato, il quale dona case rurali e quasi sei campi. Subito dopo, con decreto vescovile 13 dicembre 1924, avviene l'erezione in parrocchia della curazia di San Bortolo e don Basilio De Rosso ne è il primo parrocco.

La chiesa è continuamente oggetto delle cure amorose del popolò e del parroco: sorgono in pietra gli altari di Maria Ausiliatrice e di S. Lucia.

Sono aperti ì tre rosoni gotici in pietra tenera con vetri colorati. Si ripassa il tetto, sono rimesse e fortificate le guglie, è affrescata la facciata, sulle paraste sono collocate le statue dei santi Sebastiano e Ròcco. L'interno del tempio, sotto la guida del prof. don Giuseppe Stocchiero, è dipinto da Francesco Noro e Vasco Carradore. Quest'ultimo compone la parte de45

corativa, con i medaglioni sopra le finestre della cupola dei Santi Francesco, Bovo, Basilio, Girolamo, Antonio, Stefano, Rocco, Giuseppe, con i quattro Evangelisti attorno alla cupola, Gesù e la Maddalena, i Santi Agnese e Luigi Gonzaga, Apollonia e Genoveffa, Pietro e Paolo ed un Angelo al centro di ogni arcata.

Don Basilio De Rosso e la sua gente non guardano a debiti. È sistemato il coro con gli stalli nuovi in noce intagliata con riflessi dorati e in stile gotico, opera di Dalla Vecchia di Santorso. Anche l'organo è rimesso completamente a nuovo e viene costruito il nuovo confessionale, pure esso gotico.

La bella chiesa è consacrata il 15 giugno 1929 e don De Rosso continua a dirigere la comunità fino alla sua morte, avvenuta nel 1947.

Negli ultimi tre anni di vita ha al suo fianco come collaboratore il cappellano don Lino Coffele, che gli succederà come parroco nel governo della comunità .religiosa di San Bortc:>lo.

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FERRAR! ANTONIO

Antonio Ferrari (nato il 3 ottobre 1920) lavora fin da giovane e cioè dal 1934 al reparto ventilatori della Pèllizzari in qualità di operaio. Ben presto si mette in mostra per singolari meriti di perizia e di operosità e viene promosso aiutante del capo reparto prima e responsabile dello stesso reparto successivamente: Giacomo Pellizzari in persona ha modo di apprezzare le sue capacità e la sua inventiva nel campo della costruzione e della produzione dei ventilatori.

Esce dalla Pellizzari nel febbraio del 1960 e, coadiuvato dal fratello Mario, si mette in proprio con un piccolo capannone in Arzignano in via Orazio Maria Pagani e fonda la ditta Fratelli Ferrari per la costruzione di ventilatori industriali centrifughi ed elicoidali.

La iniziativa ha successo e nel 1966 sorge la nuova sede in via Marchetti, sempre di Arzignano e dove occupa una superficie di circa 40.000 mq., dei quali 15.000 sono coperti e adibiti alla sola costruzione di ventilat0ri, e conta 135 dipendenti.

Per merito dei suoi titolari, la Ferrari raggiunge in pochi anni una dimensione tecnica e produttiva tale da porla ai primi posti in Italia nel set-,. tore aeraulico ed ha un notevole sviluppo tecnologico che permette l'introduzione del prodotto in quella parte di mercato dove operano aziende in cui le caratteristiche aerauliche, l'affidabilità e la sicurezza meccanica dei ventilatori è di primaria importanza. Il ventilatore è una macchina che riceve energia meccanica e la utilizza, per mezzo di una girante, per mantenere un flusso continuo di aria e di altri gas che l'attraversano, fornendo un lavoro nell'unità di massa: le principali grandezze che caratterizzano un ventilatore sono la portata, la pressione, il rendimento e la velocità di rotazione.

Da Antonio Ferrari, uscito dalla "scuola" del grande pioniere Giacomo Pellizzari, e da suo fratello Mario, oltre il 70% delle giranti dei ventilatori

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industriali viene saldato su impianti automatizzati e tutti i supporti monoblocco sono costruiti e controllati internamente. Le giranti vengono tornite ed equilibrate dinamicamente, gran parte dei componenti sono verniciati in elettroforesi e tutti i prodotti subiscono una fosfatazione e una doppia verniciatura.

La Ferrari produce ventilatori elicoidali della serie E per bassa-mediaalta pressione in esecuzione diretta e a trasmissione; ventilatori centrifughi serie FR-FS-D FR-D FS per bassa-media pressione, per aria pulita in esecuzione diretta e a trasmissione, a semplice o doppia aspirazione; ventilatori centrifughi serie MEC-VCM-ART per media pressione, per aria pulita e polverosa, in esecuzione diretta e a trasmissione; ventilatori centrifughi serie IXS e BETTA per alta pressione, per aria pulita e polverosa, in esecuzione diretta e a trasmissione; ventilatori centrifughi serie K per bassa-media-alta pressione, adatta per trasporto materiale, in esecuzione diretta e a trasmissione; accessori per ventilatori centrifughi ed assiali.

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FRACASSO BORTOLO

Bortolo Fracasso (nato il 28 agosto 1901 - morto il 24 agosto 1987) svolge fin da giovanissimo intense attività nei più svariati settori dell'alpinismo e della sua promozione della speleologia e dell'archeologia. Le bellezze naturali esercitano in lui un fascino e una ~ttrazione particolare e la montagna è la meta preferita delle sue evasioni. Dal 1920 socio del Club Alpino Italiano, per lunghi periodi presidente della sezione alpinistica arzignanese, "aquila d'oro" dal 1945. Dal 1920 àl 1925 presidente del gruppo escursionisti della F.A.S. e fondatore e presidente del gruppo sciatori, del gruppo rocciatori, del gruppo speleologico (il primo del genere nel Vicentino).

Nel 1930 pubblica Grotte nel Vicentino, due fascicoli con diverse illustrazioni, estese poi alla rivista periodica "Le Grotte d'Italia". Nel 1933 compie l'esplorazione del "Buso della Rana" sui monti di Malo: la prima effettuata a 1550 metri fino all'androne terminale.

Promuove il restauro della vecchia capanna La Piatta e la erezione del rifugio "Bepi Bertagnoli". Nel 1971 dà alle stampe la monografia Bepi Bertagnoli: una vita per l'alpinismo.

Nel 1950 inizia a partecipare alla vita pubblica. Per un anno è consigliere delle opere pie riunite, per 15 anni consigliere comunale, sindaco della città dal 1951 al 1956. Tale periodo è ricordato come uno dei più laboriosi e fecondi per l'attività svolta dal comune nel settore della pubblica .istruzione: significativo a questo proposito il diploma di seconda classe conferito dal Presidente della Repubblica al comune di Arzignano per benemerenze nel campo della scuola, della cultura e dell'arte con facoltà di fregiarsi della relativa medaglia d'argento.

Il rag. comm. Bortolo Fracasso è anche consigliere della amministrazione provinciale dal 1960 al 1964, consigliere dell'ente provinciale per il turismo nello stesso periodo e presidente del consiglio della valle del 49

Chiampo dal 1960 al 1964. Per molti anni consigliere di amministrazione dell'istituto autonomo per le case popolari ed economiche di Arzignano.

Ispettore onorario ai monumenti del mandamento di Arzignano dal 1960 al 1977, nel 1960 fonda il gruppo archeologico, che esegue scavi sul colle di S. Matteo e sulla Purga di Durlo. Nello stesso anno, per il suo personale interessamento, ottiene l'allestimento da parte dell'Industria Marmi Vicentini di una mostra di sculture popolari del Chiampo nell'area della Fiera di Vicenza, che riscuote successo di critica e di pubblico. Dal 1960 al 1963 cura la raccolta di 100 soggetti di pietre figurate della valle del Chiampo, iniziativa che viene illustrata e documentata in una edizione straordinaria della rivista "Il Chiampo", con una efficace presentazione e commento del prof. Gino Barioli, direttore dei musei civici di Vicenza.

Nel 1965-66 promuove ricerche e controlli degli scavi in località Canove, dai quali vengono alla luce imponenti testimonianze dell'architettura romana nell'area di Costo e di Tezze.

Insieme al prof. Ettore Motterle negli stessi anni cataloga monl!menti, edifici e pitture di valore storico ed artistico di Arzignano e di Chiampo e negli anni successivi, dopo la scomparsa di Motterle, esegue da solo.tale catalogazione riferita a Nogarole Vicentino, San Pietro Mussolina, Altissimo e Crespadoro.

Nel 1976, insieme a Severino Manforte Chiarello e Antonio Boscardin, caldeggia una raccolta etnologica ed etnografica della vallata, iniziativa portata avanti poi dai due promotori, ~tudiosi ed appassionati del posto.

Socio per diversi anni della sezione vicentina di "Italia Nostra", manife~ta una eco concreta del suo spiccato interesse e dedizione a tutte le iniziative volte alla ricerca, alla difesa e alla conservazio~ del patrimonio monumentale artistico e paesaggistico della vallata, negli appassionanti saggi da lui pubblicati sulle pagine della rivista "Il Chiampo", di due volumi antologici "Valle del Chiampo", sulla rivista "Vicenza" e su altre pubblicazioni. Sono promozione e realizzazione sue le monografie Antiche sculture della valle del Chiampo ( 1960) e Conservazione e restauro del castello di Arzignano (1970).

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FRACASSO PIO

Pio Fracasso (nato ad Arzignano il 27 novembre 1928) milita fin da giovane nelle file dell'Azione Cattolica e dall'immediato dopoguerra partecipa alla vita associatica dei lavoratori cristiani, organizzati nelle Acli, delle quali diventa anche componente del comitato provinciale ed è presidente mandamentale dal 1957 al 1960. ·Attivista sindacale della C.I.S.L. (Sindacati Liberi), alla Pellizzari viene eletto commissario interno di fabbrica dal 1957 àl 1970 e svolge la sua attività in un ambiente di lavoro, dominato fin dal 1945 dalla C.G.I.L., con i voti, a maggioranza, dei lavoratori comunisti e socialisti. Dal 1960 al 1963 svolge anche il ruolo di segretario provinciale dei metalmeccanici della C.I.S.L. Nel 1950 entra a far parte del comitato comunale della Democrazia Cristiana e più tardi del comitato provinciale del partito. Partecipa quale delegato a due congressi nazionali del partito ed è componente della segreteria provinciale dal 1963 al 1965.

In consiglio comunale di Arzignano viene eletto nel 1965 e vi rimarrà fino al 1980. Capogruppo consiliare per il suo partito dal 1958 al 1960, assessore comunale ai lavori pubblici dal 1960 al 1964.

Nel 1964 è eletto consigliere dell'amministrazione provinciale di Vicenza, dove rimarrà fino al 1980. Assessore provinciale ai lavori pubblici dal 1968 al 1980 contribuirà significativamente alla soluzione di molti problemi e alla realizzazione di molte opere nella zona di Arzignano e della valle del Chiampo.

Nel 1965 diviene presidente dell'Istituto Autonomo Case Popolari ed economiche di Arzignano (I.A.C.P.) - che ha lo scopo di incrementare le costruzioni edilizie ed abitative in Arzignano e nelle frazioni - con particolari iniziative che caratterizzano il dinamismo dell'istituto, con la messa in vendita di appartamenti concessi in prelazione agli inquilini a 51

condizioni di pagamento sia sul prezzo che sul tempo del riscatto, con la costruzione di nuovi appartamenti nel territorio comunale, con l'acquisto di terreno per invogliare i cittadini a costruirsi la casa, con l'anticipazione di fondi per la costruzione di case e con altre iniziati ve. Rimarrà presidente fino al 1971 e riassumerà la presidenza dell'istituto nel 1979. · Quale rappresentante del comune di Arzignano è componente del consiglio direttivo del consorzio fognatura industriale e civile di Arzignano - Chiampo -Montorso -Altissimo - Crespadoro -San Pietro Mussolino dal 17 febbraio 1984 al 3 giugno 1986 ed è presidente del consorzio stesso dal 4 giugno 1986 al 31 dicembre 1989.

Il consorzio ha lo scopo di provvedere alla determinazione del comprensorio da risanare e allo studio e redazione dei progetti tecnici e finanziari per l'esecuzione delle relative opere: alla raccolta delle acquee di scarico, mediante idonee ed opportune canalizzazioni, ed in particolare di quelle defluenti dalla rete interna di fognatura industriale e civile dei comuni consorziati ed al loro convogliamento e scarico, previo trattamento con idoneo impianto di depurazione; alla realizzazione delle opere progettate e suindicate, mediante gestione ed esercizio di canali ed impianti tecnologici di depurazione e smaltimento delle acque reflue e dei fanghi, nonché alla raccolta, al trasporto ed alla dispersione, anche mediante incenerimento, dei reliquati dalla depurazione e dei rifiuti solidi urbani.

Dal 1984, infine, è presidente del distretto scolastico n. 31 Arzignano Montecchio Maggiore, sorto per la partecipazione al progetto di coordinamento e di propulsione delle attività parascolastiche ed interscolastiche di orientamento professionale per i frequentanti delle scuole e con funzioni di parere sui piani di nuove istituzioni ed aggregazioni nel territorio.

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GEMO EMILIO

Emilio Gemo (nato a Grossa di Gazzo Padovano 1'8 novembre 1913 morto a Verona il 23 maggio 1983). Compiuti gli studi presso il seminario di Vicenza, viene ordinato sacerdote dal vescovo Ferdinando Rodolfi il 22 maggio 1937.

Esercita il suo primo apostolato, come cappellano, a S. Antonio di Marostica. Vicerettore del seminario minore nel 1941 e direttore spirituale del collegio vescovile "Graziani" di Bassano del Grappa nel 1942, è poi per qualche anno cappellano dell'ospedale civile di Bassano. Mandato nel 1948 come vicario economo a S. Maria di Marostica, l'anno seguente ne viene nominato arciprete.

Promosso alla chiesa arcipretale di Ognissanti e vicario foraneo nel 1955, vi fa il suo ingresso in Arzignano il 22 gennaio 1956. Nel sinodo diocesano del 1959 sarà nominato canonico onorario della cattedrale di Vicenza. È subito attento alla contemporanea crescita religiosa e civile dei fedeli della parrocchia affidati alle sue cure pastorali ed è impegnato instancabilmente a servizio della comunità tutta.

Numerose le opere realizzate per il culto e per le attività parrocchiali: costruzione della facciata della chiesa, dell'imponente bussola nel portone centrale e sistemazione delle pareti laterali; pulitura di tutti i dipinti murali e in tela della chiesa; costruzione dei nuovi confessionali per uomini alla destra del presbiterio; installazione dell'impianto di riscaldamento, ripassatura del tetto e delle grondaie dell'edificio sacro, sostituzione della sfera in rame della cupola e di tutte le 32 grandi vetrate. Ancora in chiesa installazione di un nuovo impianto di altoparlanti, posa di tre a_mpie tele della Natività, Trinità e Crocifissione nelle lunette delle tre pincipali porte d'ingresso, ammodernamento di tutto l'impianto di illuminazione interna, costruzione della cappella invernale, ampio rinnovo di paramenti sacri.

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Quindi elettrificazione delle campane, erezione in via Venezia di una chiesetta dedicata alla Madonna della salute, costruzione del nuovo cinema teatro Mattarello, rifacimento del palazzo Mattarello e adattamento di tutti i locali del piano terra alle esigenze delle associazioni, costruzione della taverna-bar alla destra del Mattarello con alloggio del custode e grande sala per le riunioni, costruzione di due piani per aule di dottrina cristiana nell'ala destra del Mattarello e di palestra ed altre aule di dottrina all'interno del Mattarello, rifacimento del vecchio stabile in piazza Cappuccini facente parte del beneficio parrocchiale, acquisto casa ex Concato per esigenze della comunità parrocchiale, restauri alle chiese di S. Rocco, S. Gaetano e S. Giuseppe delle Conche, e all'organo di Ognissanti, donazione del terreno per la costruzione della chiesa di S. Giovanni Battista al Villaggio Giardino.

Sotto il governo parrocchiale di don Emilio Germo sono pubblicati ad Ognissanti 24 bollettini parrocchiali, ad iniziare dal giugno del 1956 e finire nel 1968, bollettini periodici che arrivano a tutte le famiglie della parrocchia, come utile mezzo di collegamento tra il parroco ed i suoi collaboratori e i fedeli. Sono anche pubblicati due eleganti numeri unici', Il Mattarello (1959) e Ognissanti ( 1960), in occasione della inaugurazione del restaurato palazzo, sede delle opere parrocchiali, e della facciata della chiesa. È istituita la pia opera del tabernacolo ed è ripristinato il terz'ordine francescano.

Il 16 aprile 1978, dopo ventidue anni di intensa attività pastorale, mons.

EII?-ilio Gemo rinuncia alla cura d'anime e si ritira a vita privata a Montecchia di Crosara. Scomparirà il 23 maggio 1983. Le sue esequie si svolgono alla chiesa di Ognissanti, presenti i vescovi Arnoldo Onisto e Carlo Fanton e l'arcivescovo Agostino Cacciavillan.

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GHIRARDINI PIERO

Piero Ghirardini (nato il 12 luglio 1886- morto il 13 marzo 1963) è il pittore arzignanese più insigne della prima metà di questo secolo dopo Achille Beltrame.

Impiegato e quindi pensionato alle dipendenze delle ferrovie dello Stato, convive con il fratello Giovanni e con le sorelle Teresa e Linda conducendo una vita molto riservata ed estremamente dignitosa. Comincia a dipingere negli anni della prima guerra mondiale e ad esporre dal 1921.

Queste sono le mostre allestite e alle quali prende parte: 1921, Venezia, Opera Bevilacqua La Masa, rassegna regionale; 1922, Venezia, Opera Bevilacqua La Masa, rassegna regionale; 1925, Venezia, Opera Bevilacqua La Masa, rassegna regionale; 1926, Venezia, Opera Bevilacqua La Masa, rassegna regionale; 1927, Arzignano, mostra personale; 1928, Vicenza, mostra personale; 1930, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1930, Arzignano, mostra personale; 1932, Vicenza, mostra personale; 1932, Recoaro Terme, mostra personale; 1933, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1935, Vicenza, mostra personale; 1937, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1942, Vicenza, mostra personale; 1942, Verona, mostra interprovinciale d'arte veneta; 1943, Vicenza, mostra sindacale. provinciale; 1948, Arzignano, mostra perso·nale; 1949, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1949, Schio, mostra sindacale provinciale; 1950, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1950, Vicenza, mostra sindacale provinciale; 1955, Arzignano, mostra personale; 1957, Vicenza, mostra personale; 1960, Arzignano, mostra personale; 19.62, Vicenza, mostra personale.

Una mostra in omaggio a Piero Ghirardini e a Mario Bertoldo, scomparsi, ha luogo in Arzignano nel 1971. Una mostra retrospettiva di Piero Ghirardinicon 73 dipinti eseguiti dal 1921 al 1963 ha luogo in Arzignano dal 27 febbraio al 13 marzo 1983, è promossa dall'assessorato alla cultura 55

del comune ed è realizzata con il contributo della banca popolare di Arzignano. Si tratta delle opere di "un pittore autentico, cristallino, che perveniva alla trasposizione poetica della realtà quasi senza sforzo, affidandosi a un'esile ma genuina vena lirica, la quale gli consentiva di scendere subito nel vivo di una verità, rivelata dall'emozione e trascesa a visione, nata dall'intimo delle cose, senza altri aggettivi, sènza ricorrere a rotture formali, a scomposizioni, ad allusioni e simbolismi, a deformazioni in chiave espressionistica, a stecchi e spaziature astratte".

Ghirardini giunge alla pittura da autodidatta ed essa nasce da un segreto bisogno di solitudine, di concentrazione del pensiero e del sentimento sulle cose. Non è però fuga né, tanto meno, negazione del reale; è necessità di stabilire un, per lui, non difficile rapporto di equilibrio tra l'esistente e l'iopensiero, anzi meglio l'io-sentimento.

Un mondo in cui il reale è ridotto alle presenze essenziali, spogliate dai rumori e rese serene, assorte, docili e ricevere una luce che da fisica si va facendo emotiva".

"Istintivamente il pittore arzignanese sentiva di appartenere a quel}a matrice etnica veneta nella quale meglio risulta accentuato il clima dolce, alitato da sottili malinconie e dalla nostalgia di fermare il tempo, di immobilizzare la natura e i suoi fenomeni, tramutandola in una sorta di "porto quieto" riservato alla contemplazione e al colloquio idillico".

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GIACOMETTI DELIO

Delio Giacometti (nato a San Bonifacio in provincia di Verona) risiede dal 1935 ad Arzignano. È laureato in economia e commercio.

Inizia la sua attività pubblica nel 1951 entrando a far parte del consiglio delle Opere Pie Riunite, incarico che mantiene fino al 1956.

Consigliere comunale di Arzignano nel 1956, è designato dalla fiducia dei colleghi all'impegnativo incarico di assessore alle finanze e al bilancio comunale.

Rieletto consigliere comunale nel 1960, assume la carica di sindaco di Arzignano, incarico che gli è rinnovato nelle tornate amministrative successive e cioè nel 1964, nel 1970 e nel 1975 e che lascia nel maggio del 1976 per candidarsi al Senato della Repubblica. Conferisce alla vita amministrativa della città un impulso straordinario, proprio del dinamismo della sua indole, grazie soprattutto al periodo economico favorevole e in continua crescita. Sono 16 anni di intensa attività, che vedono Arzignano progredire notevolmente e risolvere molti importanti problemi di crescita e di sviluppo. Arzignano, sotto le Amministrazioni presiedute da Giacometti, compie un primo balzo di qualità, muta letteralmente volto, pone basi sicure per nuovi ulteriori traguardi sulla via del benessere economi:co, sociale, culturale. E con Arzignano cresce la valle del Chiampo, con le notevoli sue realizzazioni, per le quali Giacometti pone particolari attenzioni.

Dagli inizi degli anni Settanta è presidente del Consorzio di Bonifica Montana Leogra - Agno - Chia.mpo, che ha lo scopo di provvedere al coordinamento, esecuzione, manutenzione ed esercizio delle opere di bonifica nell'ambito dei comuni del consorzio (sistemazioni idriche, forestali ed agrarie a totale carico dello Stato o con il contributo statale all'84% per acquedotti, strade, elettrodotti, linee telefoniche).

Ad Arzignano partecipa alla vita del Giardino Nido d'Infanzia "Ines 57

Bonazzi" ed è presidente dell'asilo dal 1957 al 1960.

Presidente dell'Istituto Autonomo Case Popolari dal 1958 al 1965, attua una serie di programmi edilizi e di altre iniziative intese a risolvere l'arduo problema della casa incrementando le costruzioni edilizie ed abitative e concedendo prestiti a tale scopo e mettendo in vendita appartamenti concessi in prelazione agli inquilini.

Segue anche i problemi dello sport e dal 1963 al 1967 presiede l' Associazione Calcio Lanerossi Vicenza, dopo di esserne stato vice presidente per alcuni anni.

Oltre all'attività amministrativa, Delio Giacometti partecipa alla direzione della vita politica del suo partito: entra nel 1958 nel comitato provinciale della Democrazia Cristiana. Dal 1959 al 1961 è dirigente del settore enti locali; dal 1961 al 1963 e dal 1966 al 1968 dirigente organizzativo; dal ·1969 al 1976 segretario provinciale; dal luglio all'ottobre del 1970 è segretario regionale e nel 1973 consigliere nazionale fino al 1986.Candidato alla Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 28 aprile 1963, Giacometti è il primo dei non eletti. È eletto senatore della Repubblica il 20 giugno 1976 nel Collegio di Schio con 84.941 voti e sarà segretario della commissione bilancio e programmazione e membro della commissione ricostruzione e ristrutturazione aziendale. Eletto senatore il 3 giugno 1979 nello stesso Collegio con 84.919 voti e sarà sottosegretario al commercio con l'estero nel IIl0 Governo Cossiga e alle partecipazioni statali nei Governi Spadolini 1° e 11° e nel Governo Fanfani. È rieletto senatore per la terza volta il 26 giugno 1983 nel Collegio di Schio con 72.859 voti e sarà sottosegretario alle partecipazioni statali nel 1° Governo Craxi. Ancora rieletto senatore nello stesso Collegio il 15 giugno 1987 con voti 79.036, sarà presidente della commissione difesa fino al luglio 1991.

Si dimetterà da senatore della Repubblica nel 1991 per incompatibilità con l'incarico di presidente della Amministrazione Provinciale da lui assunto a seguito della sua nomina a consigliere provinciale nel Collegio elettorale di Rosà in occasione delle consultazioni amministrative del 6 maggio 1990 e sarà vice presidente dell'unione regionale delle province del Veneto.

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GIURIOLO LIBERO

Libero Giuriolo (nato ad Arzignano l' 11 luglio 1909 - morto a Vicenza il 9 ottobre 1991), figlio dell'avv. Pietro e fratello del prof. Antonio (il padre, uno dei maggiori esponenti del socialismo vicentino, sempre in fiera opposizione con il sorgente e soffocante regime fascista, subisce più volte1e violenze fisiche e viene duramente "pestato" il 20 novembre 1922 in occasione della assunta difesa di due donne i cui mariti erano stati "purgati" con la consueta dose di olio di ricino; il fratello, sulla montagna bellunese prima, sull'altopiano di Asiago poi, organizza con i suoi partigiani la resistenza: comandante della brigata Matteotti, cadrà il 12 dicembre 1944 sulla Corona del Monte Belvedere, nell'appennino toscoemiliano, colpito da pallottola tedesca mentre sta soccorrendo un suo partigiano, ferito a morte e verrà insignito della medaglia d'oro al valore militare).

Libero, con il fratello Antonio, viene inviato a Bologna quale convittore dell'esclusivo ed importante collegio S. Luigi e., ritornato a Vicenza, prosegue gli studi, laureandosi in giurisprudenza nel 1932.

Superato brillantemente l'esame di procuratore legale, nel 1936 subentra al padre, ormai settantenne, nelle cure dello studio professionale e, sulle orme del dettato paterno, si schiera contro il regime dittatoriale, aderendo ai principi informatori del Partito d'Azione. -Dopo la prima caduta del fascismo nel 1943, inizia il periodo di collegamento politico con il fratello Antonio.

Cessata la guerra, agli albori della democrazia, Libero Giuriolo viene designato dal Partito d'Azione e nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale, commissario della provincia (titolare della prefettura) in momenti estremamente difficili, ovvero dal 28 aprile 1945 al 28 febbraio 1946.

Nel suo messaggio, inviato alle popolazioni vicentine, il 2 maggio 1945, 59

il nuovo prefetto dice testualmente: "Chiamato dal C.L.N. di questa città ad assumere la carica di commissario della provincia, sento mio dovere come primo atto del mio ufficio, di mandare il più cordiale e riconoscente saluto alle valorose armate alleate che finalmente sono giunte in questa nostra città affinché anche noi, dopo oltre vent'anni da servitori, potessimo riacquistare la vera dignità morale nella libertà e nella democrazia. Mando pure, con animo commosso, il mio fraterno saluto alle eroiche schiere dei volontari della libertà di questa nostra provincia, che al pari di quelle di tutte le provincie dell'alta Italia ed emulando e forse sorpassando le gesta dei loro predecessori del Risorgimento, fra sacrifici, martirii e delusioni durante lunghi mesi, hanno finalmente avuto il loro grande momento rivendicando all'Italia quella dignità e quel prestigio che le deve certamente essere restituito fra le grandi nazioni. Mando infine con animo velato di tristezza il mio saluto ai Caduti per la causa della libertà, a tutti i loro familiari perseguitati, a tutti quelli che ebbero a soffrire lunghi anni olunghi mesi di carcere, di deportazione, di torture crudelmente inflitte dalla matta bestialitade degli aguzzini nazi-fascisti; il ricordo del lorq ·· sacrificio e della loro sofferenza deve rendere noi consci del dovere che il momento ci impone. I problemi che questa insana guerra, dichiarata dal defunto regime con incosciente leggerezza e per sola bramosia di conquista, ci lascia, sono immani: si tratta di ricostruire le nostre città, la nostra economia, le nostre istituzioni necessarie al vivere civile; e problema ancora più arduo, si tratta di restituire alla coscienza e dignità di uomini liberi tutti quelli che la ingannevole e menzognera propaganda nazi-fascista ha moralmente traviato. Alla risoluzione di tutti questi compiti dobbiamo dedicarci con tutte le nostre forze e possibilità, sia da chi ricopre posti di responsabilità come da parte dei più umili: la mèta è lontana ma non irragiungibile... ".

Libero Giuriolo si dedica all'avvocatura, dove si distingue negli affari civili, continuando a frequentare anche lo studio di Arzignano, ma non rinuncia al suo impegno çivile e pubblico: è presidente del Monte di Credito su Pegno di Vicenza (Monte di Pietà) dal 6 maggio 1947 al 26 marzo 1956, è commissario prefettizio delle Opere Pie Riunite di Arzignano dal 2 settembre 1948 al 19 febbraio 1949, è componente del collegio degli arbitri della Banca Popolare di Vicenza dal 15 luglio 1945 al 10 ottobre 1991, è sindaco della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno dal 13 febbraio 1964 al 31 marzo 1976.

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LAGNERINI PIETRO

Pietro Lagnerini (nato ad Arzignano il 29 agosto 1925) parte con una piccola boutique che con la moglie Ines ha in comproprietà con altri due soci, ma le difficoltà sono molte e vengono superate_con la nascita della Marly's Confezioni S.p.A. e in un capannone di fortuna viene confezionata la prima gonna. Dal 1966 al 1974 tanto lavoro, tanti sacrifici, ma nel 1973 si producono già 25-30 mila capi per stagione·.

Nel 1974 un'importante svolta: una società con Giovanni Bonazzi, proprietario degli immobili che ospitavano l'omonima filanda e la casa padronale con gli uffici amministrativi, progettati dall'architetto Bernasconi di Milano. Una scelta felice, quella della Marly's, come si conviene ad una azienda che dello stile e del gusto fa ragione di vita e di lavoro. "Il vasto assieme (palazzo e filanda) eretto negli anni immediatamente successivi al 1920- come dice lo storico dell'arte Franco Barbieri- costituisce l'ultima testimonianza, in scala monumentale, di quella ideologia nel rapporto capitale-lavoro che non solo vuole contigui (e si direbbe sotto lo stesso tetto) l'opificio e la residenza padronale, ma si prefigge di celare ogni possibile contrasto delle componenti sociali, educandole sotto le apparenze di una ben calcolata scenografia ambientale ed è uno dei compl~ssi architettonici più interessanti del Vicentino, entro i termini dei primi de~ cenni del nostro secolo".

I lavori di ripristino e di adattamento sono eseguiti con grande cura e rispetto e nel giugno del 1975, con una nuova sede ed una rinnovata voglia di fare viene affrontata subito tutta la gamma della confezione per donna: capospalla, camiceria, gonna, pantaloni, giacconi, cappotti, il tutto sempre coordinato. Si raggiungono, intanto, i 50-60 mila capi per stagione.

La creazione, nei primi anni, avviene in casa, un fatto che, del resto, è tutt'ora una caratteristica della Marly's. Dal 1971 al 1975 collabora con stilisti a livello regionale, dal '75 con stilisti a livello nazionale.

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Nel 1987 viene rilevata la quota Bonazzi e qualche anno dopo viene completata la nuova ala dello stabilimento, costruito su parte dell'area dell'ex conceria Brusarosco e collegata al complesso preesistente da un elegante cavalcavia. Il nuovo edificio si salda perfettamente all'esistente, sia da un punto di vista estetico che funzionale.

Pietro e Ines Lagnerini sono sempre sulla breccia, lei punto di riferimento nei rapporti con gli stilisti ed i clienti, lui negli aspetti amministrativi e il figlio maggiore Stefano è ora amministratore delegato e direttore generale.

L'azienda dei Lagnerini ha ora 150 dipendenti e produce annualmente 250 mila capi, è ai vertici del pret-à-porter femminile, con ammirevole capacità di coniugare il meglio della tradizione con il massimo della innovazione, un posto ormai consolidato tra i vertici della moda mondiale.

Il 40% della produzione è indirizzato oltre frontiera, con particolare attenzione a Giappone, Hong Kong, Taiwan, U.S.A., Austria, Belgio; Proprio nel Paese del Sol Levante Marly's riscuote notevoli consensi: grazie alla collaborazione con il distributore Sanki, il marchio è presente il} oltre cinquanta boutique, tra cui una monogriffe a Osaka. In Giappone, tra l'altro, trova il suo terreno più congeniale la collezione Crilla, nata nel 1985 su iniziativa "autonoma" di Stefano Lagnerini in collaborazione con Rosy Volpiana.

Per il futuro la Marly's dei Lagnerini è impegnata ad esprimere tutta la propria capacità di cogliere e prevenire le esigenze del mercato. Ad esempio, aprendo negozi monofirma, a Venezia, Brescia, Arzignano, Firenze, Milano. Daranno alla consumatrice l'immagine globale della Marly's con tutte le sue linee. ·· Pietro Lagnerini segue anche altre iniziative industriali e promozionali. È anche presidente della Immobiliare Brusaros·co, sorta per la sistemazione e la ristrutturazione urbanistica dell'intera zona occupata dalla vecchia conceria e che si estende da via Pagani a via Giuriolo. È pure presidente dell'Asilo Infantile "Ines Bonazzi", indicato dalla famiglia dei munifici donatori dello stabile che ospita il giardino-nido di infanzia, come previsto dallo statuto.

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LORENZI LUCIANO

Luciano Lorenzi (nato a Valdagno il 7 marzo 1930) compie gli studi ginnasiali, liceali e teologici al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 21 giug110 1953. È cappellano a Carturo di Piazzola sul Brenta dall'ottobre del 1953 al luglio del 1963.

A seguito della scomparsa di don Antonio Danieli, è nominato parroco a Restena e vi fa il suo solenne ingresso il IO novembre 1963.

Con don Lorenzi iniziano nel 1967 i lavori per la realizzazione delle opere di culto e parrocchiali: sottofondazione della chiesa, costruzione di gradinate di accesso alla stessa con più sagrati, sottofondazione della casa canonica e costruzione di una sala parrocchiale con terrazza agibile, corpo di collegamento chiesa-canonica (al piano-terra servizi, sala giochi, sacristia e al primo piano aule per la dottrina cristiana). La sala viene adibita per qualche tempo anche ad aula cinematografica. .

Nel 1984 viene decisa ed attuata la ristrutturazione delle opere parrocchiali e un'ìntervento di manutenzione straordinaria delle stesse. Con la ristrutturazione la sala, a mezzo muro divisorio, viene trasformata da una parte in ritrovo bar, quale luogo di incontro e ricreazione per gli abitanti e dall'altra in ambiente delle opere sociali con il circolo dei lavoratori delle Acli. Le strutture parrocchiali diventano anche strutture sociali di tutti gli abitanti unitamente ai vicini edificio scolastico e campo sportivo.

Sotto il governo parrocchiale di don Luciano Lorenzi hanno luogo negli anni dal 1983 al 1990 i lavori di risanamento e di ristrutturazione della chiesa, su progetto e direzione dell'arch. Renata Fochesato dello Studio Aeditecne di Vicenza. Gli interventi di recupero consentono il preventivo risanamento delle strutture murarie attraverso la progressiva eliminazione delle cause del degrado. Il successivo progetto di sistemazione della chiesa, ispirandosi alla semplicità delle forme e delle proporzioni 63

dell'edificio, mette in risalto tutta la bellezza della pietra, del mattone e del legno delle sue strutture.

Secondo don Luciano Lorenzi, "il programma di recupero del complesso prevede, a breve termine, i lavori di sistemazione dell'area adiàcente, i quali consentiranno, oltre alla eliminazione delle barriere architettoniche sul lato est, un inserimento quanto mai armonioso e razionale del rivisitato corpo di fabbrica nel contesto ambientale della frazione".

Il criterio adottato - spiega la progettista - è stato il recupero della struttura originaria tradizionale in sasso e legno, particolarmente pregevole dal punto di vista costruttivo, ma soprattutto meritevole di essere valorizzata e "letta" dal punto di vista tecnologico, architettonico e storico-sociale, quale libro aperto degli apporti che si sono succeduti nella sua costruzione e definizione: i materiali, il lavoro, le diverse "mani", le tecniche di una tradizione antichissima è ancora viva ... E alla tradizione è stato attinto per il suo completamento interno, nelle parti più irrisolte (aperture, pavimen- · to, abside, cappelle) quando si è voluto riproporre l'atmosfera di raccolta quiete che emana dagli edifici di culto più antichi e vicini insieme al pro, getto originario della chiesa, nel riferimento - sempre presente - alla tradizione locale, caratterizzata dalla semplicità dei materiali e delle forme.

Di qui la scelta di prediligere, per le aperture, vetrate artistiche a piombo e portoni in legno massiccio di taglio tradizionale: per l'altare maggiore e la teca déll'Eucarestia una lavorazione in marmo decorato a bassorilievo, mentre l'aspetto prettamente figurativo è stato risolto mediante sculture in legno. Tutti elementi, questi, che si inseriscono nel contesto del rinnovato corpo· di fabbrica in modo armonioso e coerente ai criteri-guida della progettazione". · Don Luciano Lorenzi, pro-vicario della valle del Chiampo dal 1981, lascierà l'incarico di Restena il 15 novembre dèl 1992 per altro impegno pastorale nella zona di Bassano del Grappa.

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MANTESE GIOVANNI

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Giovanni Mantese (nato a Monte di Malo il 4 gennaio 1912- morto a Vicenza il 18 ~ 1992) è cittadino onorario di Arzignano dal 1985.

Sacerdote nel 1936, frequenta la Pontificia Università di Roma presso la Facoltà di Storia della Chiesa. Sotto la guida del prof. Giulio Battelli frequenta la Scuola di Paleografia presso l'Archivio Vaticano e segue i corsi di Biblioteconomia e di Archivistica.

Nel 193 9 discute con il prof. J. Grisar la tesi di laurea "Pietro Tamburini e il Giansenismo bresciano", pubblicato poi nel 1942 a cura dello storico bresciano Paolo Guerrini. Nel 1941 consegue al Pontificio Istituto Sùperiore di Musica Sacra il Magistero in canto Gregoriano e la Licenza in composizione sacra durante la presidenza degli abati benedettini Ferretti e Sunol. Nel 1963 ottiene la Libera Docenza in Storia della Chiesa e dal 1966 al 1982 è incaricato di Storia della Chiesa presso la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Padova.

In testa alla sua intensa produzione di storiografo (la sua bibliografia supera i 1000 titoli) figura la monumentale opera Memorie storiche della Chiesa Vicentina, in nove tomi per cinque volumi, usciti tra il 1952 e il 1982, e nei quali gli aspetti politici, economici, culturali ed artistici del~a vita vicentina del passato vengono evocati solo in quanto illustra.no la vita ecclesiale.

Ma anche importanti Istituti di cultura, quali l'Accademia Olimpica di Vicenza, l'Accademia Queriniana di Brescia, l'Ateneo Veneto di Venezia, l'Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa di Vicenza, la Deputazione di Storia Patria per le Venezie, l'Istituto per la Storia del Risorgimento di Vicenza, l'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, si valgono della preziosa opera di Mantese, collaboratore ordinario di riviste e periodici, quali Archivio Veneto, Ateneo Veneto, Odeo Olimpico,

Rivista di Storia della Chiesa in Italia, Vicenza rivista della Provincia, 65

San Bortolo: organo dell'Ospedale Regionale di Vicenza, La Voce dei Berici: settimanale della Diocesi di Vicenza.

Autorevoli sono i riconoscimenti ottenuti dal prof. Mantese per la sua attività storiografica: la dignità di Cappellano di Sua Santità (30 marzo 1963), la Medaglia d'oro della Città di Vicenza (22 giugno 1947), il Premio Provincia di Vicenza (per il 1974), la onorificenza di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana ( 18 ottobre 1978), la dignità di Protonotario Apostolico Soprannumerario ( 17 dicembre 1981), la Medaglia d'oro della Citta di Arzignano (18 marzo 1985).

Particolare è la predilezione del Mantese per Arzignano: 23 i suoi saggi storici pubblicati da '71 Chiampo" e 8 gli studi relativi alla vita arzignanese dei secoli XV-XIX apparsi sulle pagine dei volumi antologici "Valle del Chiampo ". Suo, e del compianto prof. Ettore Motterle, è il volume del 1972 ''Liber Statuto rum" dei Comuni di Arzignano~ di Valdagno e sono pure suoi tanti altri saggi su Arzignano apparsi in varie altre pubblicazioni. · Ma per noi arzignanesi il regalo più prezioso fattoci da Mantese è la sua "Storia di Arzignano" ( 1985), imponente opera scientifica in due volumi. ·· per complessive 1100 pagine, testimonianza monumentale della millenaria vita della città e del territorio. Quindicimila i nomi delle persone e delle località di Arzignano che compaiono nel corso dei secoli e che si trovano poi elencàti nell'indice generale, che riporta a fianco di ogni singola voce la pagina di richiamo. Il centro e le comunità periferiche di Castello, Costo, Pugnello, Restena, Tezze, San Bortolo e San Zeno rivivono nel racconto del!'aµtore la vita dai secoli passati fino ai nostri giorni. · E una ricerca interessante e bene articolata, che fa snodare un lavoro imponente e prestigioso come quello del Mantese sul filo degli avvenimenti storici, economici, sociali, culturali, religi_osi, di una città, come Arzignano (e di un territorio, come quello comunale con le sue sette frazioni), al centro della valle del Chiampo, con una ricca tradizione civile.

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MARCAZZAN FEDERICO

Don Federico Marcazzan (nato il 29 luglio 1942 a San Giovanni Ilarione), compie tutti i suoi studi al seminario vescovile di Vicenza e viene ordinato sacerdote il 6 aprile 1968 dal vesc,ovo Carlo Zinato. È. cappellano a Cavazzale dal 1968 al 1973, a Trissino dal 1973 al 1975, a Novale di Valdagno dal 1975 al 1981 e a S. Croce.di Schio dal 1981 al 19~.

Dopo la scomparsa in montagna per incidente di do_n Ernesto Palla Valle, arciprete di Castello dal 1976 al 1984, viene nominato prima.am-; ministratore parrocchiale dall'aprile al luglio del 1984 e pofarciprete il 1° luglio dello stesso anno: compie il suo solenne ingresso a Castello il 7 ottobre 198~ "lnnan~ltutto vi ringrazio della calorosa accoglienza, dei numerosi segni di simpatia e dell'aiuto che mi avete dato in questi sei mesi". Con questo scritto don Federico Marcazzan si rivolge nel giorno del suo ingresso in parrocchia alla sua gente. E continua: "Un gi:azie grande a don Francesco, fratello, amico e padre. Un ricordo riconoscente a don Ernesto per l'opera svolta in questo pezzetto di Regno di Dio. Ora, con voi, sono della stessa famiglia. Insieme vogliamo fare sempre più spazio a Gesù di Nazareth, che è venuto per farci conoscere la Verità e liberarci dall'oscurità del male. Insieme vogliamo servire il Signore col nostro lavoro quotidiano e nell'amore che avremo per il bene degli altri. Lo Spirito Santo ci faccia vivere nella luce, ci doni un cuore nuovo e ci guidi a compiere ogni giorno le opere del Padre. Vi invito a pregare perché il Padre, con il suo Santo Spirito, mi renda sempre più conforme a Cristo, Sacerdote e Servo.

Maria, madre di Dio e madre nostra, ci accompagni nel cammino intrapreso".

Quindi la sua attività di pastore, sulla scia tracciata dai suoi predecessori, e di coordinatore delle attività parrocchiali con il consiglio pastorale e la 67

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continua riconoscente vicinanza a don Ippolito Francesco Zamperetti, che scomparirà nel 1985.

Vengono pubblicati a più mani tre quaderni nella primavera-estate ~el 1984, del 1985 e del 1986 (attività culturali, folkloristiche e religiose) con saggi anche di carattere storico locale, sulla Sacra Spina, sulla chiesa di Castello, sul dissegno della rocca et Castello d'Arzignano del 1618, sulla architettura della chiesa, sul ritorno del Castello ai suoi splendori architettonici, su Santa Eurosia compatrona di Castello e sui ricordi degli scomparsi don Ernesto Dalla Valle e don Francesco Zamperetti. Un altro quaderno è pubblicato nel dicembre del 1986, sempre a più mani: ·Centocinquant'anni della chiesa di S. Maria ed Elisabetta di Castello già pieve ed arcipretale di Arzignano (1836-1986).

Sotto il governo di don Marcazzan sono eseguiti lavori di restauro all'organo e a sei•opere d'arte pittorica: il famoso polittico del XV secolo (l'inaugurazione del restauro ha luogo nel luglio del 1991 con la parte.:. cipazione diretta del vescovo diocesano Pietro Nomis), due tele della Natività del secolo XVI, le pale di S. Carlo Borromeo, di San Nicola e di S. Eurosia del secolo XVII. Vengono rinnovati l'impianto di riscaldamento, il tetto e l'intonaco esterno della chiesa, sono restaurate le chiesette'della Fratta e dei Tre Capitelli, la casa canonica in rocca (con il rinnovo del tetto e la costruzione della sala incontri). Altre realizzazioni: sistemazioni al teatrino parrocchiile, al campo sportivo con la posa di una "piastra" per il tennis e pallavolo e pallacanestro, posa delle fognature, sistemazione del tetto.e del campetto ricreativo alla scuola materna.

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MARCHI ALDO

Aldo Marchi (nato ad Arzignano il 16 gennaio 1922) è presidente del Gruppo Industriale Marchi, presidente e consigliere delegato della Cartiera Valchiampo, presidente della Cartiera di Toscolano, vice presidente e cqnsigliere delegato della Cartiera di Arzignano, vice presidente della Industria Tipolitografica Palladio, amministratore d~legato della Cartiera di s'arego. E laureato in economia e commercio dal 1947.

Collabora con il padre Girolamo, filandiere, e i fratelli Antonio e Guido nella promozione e gestione delle varie iniziative attuate dalla famiglia dopo la seconda guerra mondiale diversificando l'attjvità imprenditoriale, fino ad allora attuata nel campo della lavorazione della seta con filande in Arzignano e in quella ultima esterna di Brogliano: la produzione della seta, infatti, da lì a poco sarebbe stata destinata a declinare.

L'acquisto della stamperia a Vicenza nel 1947 introduce i Marchi nel campo della carta. Nel 1950 viene fondata la Cartiera di Arzignano, che entra in funzione nel 1952 e per cinque anni, a lato, in altro capannone, continua fino alla estinzione nel 1957 la residua attività della filanda. La Cartiera di Arzignano si sviluppa nei limiti che le sono consentiti. Produce carta da impacco, ma si specializza nella produzione di carta per tubetti tessili e fornisce le più importanti aziende vicentine a loro volta fornitrici dei lanifici Marzotto e Lanerossi. Nel 1958 viene installato il cilindro monolucido per produrre carte e cartoncini con una superficie calandrata e aumentandone così il valore e viene acquistata una taglierina per allestire la carta in formato.

Ma gli stabilimenti dei Marchi si sarebbero moltiplicati di lì a poco: a Chiampo nel 1960 insieme alla Cartiera di Arzignano ivi trasferita e a Sarego nel 1970. Vengono poi l'Industria Tipolitografica Palladio di Dueville e la Cartiera di Toscolano, già del Gruppo Fabbri e venduta pubblicamente tramite asta nel 1989.

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In sostanza la Cartiera di Toscolano produce carte patinate e naturali per editoria e stampa, compresa una "linea ecologica".

La Cartiera di Sarego produce carte patinate e naturali per editorfa e stampa.

La Cartiera Valchiampo è leader nel mercato europeo della carta per manifesti, produce carte monolucide e monopatinate per editoria e stampa, nonché per etichette e altri usi.

La Cartiera di Arzignano, capostipite nel settore della carta per la famiglia arzignanese dei Marchi, svolge oggi funzioni di servizio per le altre tre cartiere del gruppo.

L'Industria Tipolitografica Palladio di Dueville è dotata di impianti particolarmente innovativi, è leader in Italia nella produzione di astucci per l'industria farmaceutica.

Aldo Marchi; già presidente del settore industrie cartarie della Associazione Industriali della provincia di Vicenza, è presidente dell' Assocarta (Associazione Nazionale tra i produttori di carta) dal 1983 al 1988 e membro della Giunta della Confindustria (per due mandati) dal 1983 al 1987. Presidente della Banca Popolare di Arzignano dal 1978 al 1989, è vicepresidente della Banca Popolare di Verona dal 1989.

Il 2 giugno del 1990 è insignito dal Capo dello Stato della onorificenza di Cavaliere del Lavoro, settimo vicentino tra gli ultimi e viventi dopo Pietro Laverda, Pietro Marzotto, Adone Maltauro, Giuseppe Nardini, Alberto Zambon e Giovanni Zonin ed il terzo arzignanese nella storia dopo Antenore Beltrame (insignito nel 1911) e Giacomo Pellizzari (insignito nel 1940).

Nel 1991 sarà socio della prestigiosa ed antica Accademia Olimpica di Vicenza per la classe di diritto, economia e amministrazione.

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MARCHI GIROLAMO

Girolamo Marchi (nato il 13 settembre 1889 - morto il 3 gennaio 1975), dopo le elementari ad Arzignano, frequenta la scuola tecnica commerciale a Vicenza. A 18 anni si trasferisce a Milano per un periodo di apprenqimento presso lo studio di un commissionario della seta. Al rientro comincia a seguire e aiutare il padre Antonio nell'~ttività di commercio dei bozzoli e della seta.

Dopo il lungo servizio militare che dura nove anni (il Nostro partecipa alla guerra di Libia e alla prima grande guerra con il grado di sergente maggiore) porta avanti da solo la tradizione di filandiere dei Marchi negli impiantidell'attualepiazzaBeltrameedicorsoCavourconunacinquantina di dipendenti nel 1919.

Nel 1929 acquista e potenzia una seconda filanda a Valeggio sul Mincio, dando lavoro a circa 150 operai; nel 1930 acquista e sviluppa la ex filanda -di Giuseppe Bonazzi in corso Mazzini e qui impiega 200 dipendenti.

Arzignano è negli anni Venti e Trenta il comune italiano con più filande e bacinelle e l'industria della filatura della seta è praticamente l'attività attorno a cui si basa l'economia generale locale ed i filandieri sono il punto. di riferimento della vita economica arzignànese.

Con la crisi della seta, "Momi" Marchi ridimensiona la sua attività: cede ad altri la filanda di Valeggio e chiude quella di via Cavour. Contemporaneamente investe nella modernizzazione delle filande di via Mazzini cambiando completamente macchinario e dotandole di bacinelle a 12 e a 16 capi automatici attaccabave. Nel periodo bellico successivo prende in affitto una filanda a Brogliano e compie ulteriori investimenti nello stabilimento di Arzignano.

Dopo la seconda guerra mondiale la produzione dei bozzoli scende vertiginosamente e il Marchi pensa ad una diversificazione e l'acquisto di 71

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una stamperia a Vicenza lo introduce nel campo della carta. Nasce nel 1950 la Cartiera di Arzignano, installata in parte dei fabbricati di via Mazzini, e che entra in funzione nel 1952: a lato, in altro capannone, continua la residua attività della filanda fino alla sua estinzione nel 1957.

Più tardi sorgerà la Cartiera Valchiampo alla fine degli anni Cinquanta lungo la strada Arzignano-Chiampo. Nasce, quindi, la Cartiera di Sarego e viene anche acquisita la Cartiera di Toscolano.

In occasione dello scoprimento di un busto bronzeo in sua memoria, così Gianfranco Volpato ricorderà Girolamo Marchi: "Uomo parco di parole, sempre prodigo nel lavoro, uomo onesto nell'azione, seréno nel pensiero, fermezza del suo animo fervidamente cristiano: egli è stato fulgido esempio di elevata moralità e spiritualità".

Il gruppo industriale Marchi, condotto dai figli di Girolamo (Antonio, Aldo e Guido),·porta avanti l'azione da lui iniziata, attraverso la Palladio Industria Tipolitografica, la Cartiera di Arzignano, la Cartiera Valchiampo, la Cartiera di Sarego, la Cartiera di T ascolano, aziende protese verso nuovi e più prestigiosi traguardi.

Girolamo Marchi si impegna anche nella vita civile: per oltre 1Oanni è giudice conciliatore e nelle Opere Pie Riunite è consigliere dal 9 febbraio 1927 al 2 giugno 1928, commissario prefettizio dal 31 ottobre 1931 all'8 gennaio 1932, presidente dall'8 gennaio 1932 al 30 giugno 1937, consigliere dall'l luglio 1937 all'l 1 maggio 1939, consigliere dal 24 giugno 1940 al 30 aprile 1945, commissario prefettizio dall' 1 maggio 1945 al 21 novembre 1945; nell'asilo "Ines Bonazzi" è commissario prefettizio dal 21 ottobre 1931 al 29 settembre 1938 e presidente dal 20 ottobre 1938 al 20 gennaio 1944; è consulente comunale di Arzignano dal 1937 all'8 settembre 1943; ricopre anche l'incarico di podestà di Crespadoro per alcuni mesi tra il 1926 e il 1927 (al termine del mandato gli viene conferita la cittadinanza onoraria: sarà nel 1963 insignito delle onorificenze di Cavaliere di Vittorio Veneto e di Commendatore dell'ordine della Repubblica Italiana); aderisce all'Istituto Autonomo per le Case Popolari, alla Società "Cedrara" e alla Società "Pro Arzignano" per lo sviluppo della edilizia popolare e della edilizia commerciale.

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MARZOTTO UMBERTO

Umberto Marzotto (31 gennaio 1900 - 29 aprile 1979), ancora diciasettenne, fa parte in Arzignano con Gaetano Faccipieri e Leopoldo Faggiana, di un comitato per la pace, costituitosi dopo la disfatta di Caporetto, allo scopo anche di arrivare alla "instaurazione del vero comunismo internazionale': Capo reparto alla Pellizzari, all'indomani della liberazione viene nominato il 5 maggio 1945 componente della gestione commissariale dell'azienda per il Comitato di Liberazione Nazionale di fabbrica, nella qualità di assistente amministrativo con Giorgio Rosa e Leopoldo Faggiana. Gli altri incarichi nella gestione, che durerà fino alla metà del mese di giugno dello stesso 1945, sono affidati a Masiero Riccardo (commissario), Ferrari dott. Paolo (vice commissario), Someda ing. Giovanni (direttore tecnico) e Minuti ing. Arnaldo (vice direttore tecnico con funzioni amministrative).

Dal 13 maggio 1945 al 10 luglio 1945, su designazione del C.L.N., insieme al prof. Gianfranco Volpato (sindaco), al cav. Antonio Brusarosco (vice sindaco), a Paolo Mistrorigo (per gli agricoltori), Mario Pretto (per i lavoratori agricoli), Pietro Povoleri (per gli industriali), Guido Motterle (per i commercianti), Ferruccio Dal Grande (per gli artigiani), ing. Giuseppe Mazzinghi (per i professionisti), Anita Temolo Fornasetti (per il Fronte della Donna), Ezio Ferrari (per il Fronte della Gioventù), Giuseppe Bertagnoli (per i Volontari della Libertà), fa parte, quale rappresentante dei lavoratori dell'industria, della giunta comunale.

Infine, per conto del P.C.I., insieme a Carlo Genovese da Thiene, viene nominato deputato provinciale supplente, nella Giunta della Amministrazione Provinciale di nomina prefettizia dell' 11 luglio 1945, presieduta dall'avv. Giovanni Giuliari. Rimarrà in carica fino al maggio del 1951.

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MASTROTTO ARCISO

Arciso Mastrotto (nato a Nogarole Vicentino l'l gennaio 1912) è il capostipite di una famiglia che dal 17 agosto 1958 inizia la storia di un gruppo industriale conciario, con sede in Arzignano, e che opera quasi esclusivamente nel territorio del capoluogo della valle del Chiampo.

Il Mastrotto, agricoltore, pur non abbandonando la sua attività insieme al primo figlio Santo, intuisce le grandi possibilità di sviluppo del settore conciario e acquista, con un socio, la conceria Aurora. Nel 1960, dopo aver ceduto l'Aurora al socio, decide di fondare una nuova azienda insieme ad altri tre soci. Sorge così la conéeria Astra per la lavorazione di pelli in conto terzi e il figlio secondogenito Bruno ed il terzogenito Angelo lasciano l'occupazione dipendente in altre attività del genere per dedicarsi a tempo pieno alla loro·conceria. Dal 1962 gli avvenimenti si susseguono con ritmo accelerato. Mastrotto acquista con altri due soci una nuova conceria, la San Marco, per la produzione di croste scamosciate, contando sulla collaborazione di un esperto bassanese e sul crescente interesse dei figli più giovàni, Rino, Mario e Nella per l'impresa di famiglia. In sostanza tutta la famiglia unita continua con tenacia nello sviluppo della attività produttiva: ogni uno ha il suo compito ben definito e lavora almeno per 13 ore al giorno, sabato compreso.

Gli anni '60 sono per i Mastrotto una pietra miliare. Sciolta la collaborazione con i soci, dal 1965 proseguono da soli, continuando a produrre crosta scamosciata con la conceria Fratellii Mastrotto. Nel frattempo è brevettato da Santo Mastrotto un sistema che consente di produrre croste scamosciate in minor tempo e di qualità superiore con il metodo della lavorazione "in diretta". Da qui ha origine l'immagine "tecnologica" dell'impresa, che si consoliderà in seguito. Gioca un ruolo decisivo la numerosità della famiglia: e ogni uno dei sei fratelli svolge un ruolo ben definito: Santo si occupa dei prodotti e dei processi e, coadiuvato da Rino, del74

l'approvvigionamento del grezzo; Angelo si dedica agli impianti, non limitandosi alla "taratura" degli stessi alle specifiche esigenze d'impresa, ma giungendo fino a predisporre e brevettarne di nuovi; Bruno, intanto, si occupa degli aspetti commerciali; Mario diventa un veto "cultore" della pelle; Nella, dopo una breve esperienza in magazzino, comincia a collaborare nei lavori di ufficio. Il capofamiglia Arciso Mastrotto sovrintende un po' a tutto e continua a dedicarsi in particolare alla contabilità e alla scelta delle pelli. Le pelli della conceria Mastrotto vengono utilizzate soprattutto per calzature, ma anche per arredamento, abbigliamento e pelletteria.

Nel frattempo la congiuntura favorevole permette una rapida crescita dell'impresa, grazie specialmente al dilagare della moda dello "scamosciato" e proprio la crescente difficoltà nel reperire sul mercato croste idonee per lo "scamosciato" conduce i Mastrotto nel 1969 alla creazione della conceria Basmar a Trissino. _ Nel 1980 si aggiunge alle imprese della famiglia la conceria Galassia di Tezie. La sua produzione di fine vitello, qualitativamente pregiata, viene assorbita dai settori dell'arredamento, della calzatura, oltre che dell'abbigliamento.

La conceria Pomari di Almisano di Lonigo entra a far parte del Gruppo Mastrotto nel 1986: azienda di elevata qualità, viene ulteriormente incrementata e le sue pelli, destinate all'abbigliamento ed alla calzatura di moda, vengono particolarmente apprezzate dagli stilisti.

La conceria Calbe si aggiunge alle altre società nel 1987: situata anch'essa in Arzignano, dispone di strutture e di impianti all'avanguardia, dotati di una elevata capacità produttiva. Specializzata nella lavorazione di vitelli per pelletteria e calzature di alta qualità, con un'esportazione superiore al 50% della produzione, la Calbe è ora-entrata nel settore dell'arredamento di classe.

La successiva recente crisi del Gruppo Cogolo, l'acquisizione nel 1989 delle concerie Duma, Trissinese e Brusarosco e la costituzione della Mastrotto Engineering proietta il gruppo industriale conciario Mastrotto ài vertici mondiali del settore.

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MAUGERISALVATORE

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Salvatore Maugeri (nato a Catania il 3 febbraio 1921) si laurea in lettere nel 1947 e risiede in Arzignano dagli anni Cinquanta: nelle scuole medie locali è docente in lettere prima e preside titolare poi. Qui è il principale protagonista di quasi tutte le importanti iniziative promozionali rigua,rdanti le arti figurative ed è autore e presentatore di tutti i cataloghi relativi alle manifestazioni espositive di cui sopra. Dal 1957 fa parte di vari comitati critici nel campo delle arti figurative e realizza i testi di alcuni documentari televisivi.

Nel 1952 pubblica Le comparse, volumetto di racconti di 104 pagine edito da Garzanti; nel 1955 Dall'impressionismo alla pittura contemporanea.(pag. 120, edizione Rebellato ); nel 1959 Hai sbagliato, cuore (40 pag., edizione Rebellato ); nel 1984 Ritorno alla memoria (pag. 184, edizione Panda). Con sue poesie è segnalato nel 1956 al premio nazionale "Siena-Eusonia" e nel 1960 vince il secondo premio al concorso nazionale "Bergamo e Provincia". Sue liriche figurano nel 1967 nel volume "Poeti siciliani del nostro tempo" di A.I. Cecchini e S. Orsilia (Ed. Trevi, Roma).

Il suo interesse preminente, tuttavia, rimane la critica d'arte. Nel 1954 è tra i vincitori del premio internazionale bandito dalla Biennale di Venezia per i migliori saggi pubblicati sulla stampa. Nel 1962 l'Ufficio della Proprietà Letteraria artistica e scientifica degli affari culturali della Presidenza del Consiglio dei Ministri gli assegna un "premio di cultura".

Successivamente egli dà alle stampe alcune monografie d'arte: Dipinti di Alberto Casarotti (pag. 96, Marsilio, 1965), ''Mancini" - L'opera grafica di Piero Mancini (pag. 120, Bolzanella, 1977), ''Enrique Marin" (pag. 86, Comune di Venezia, 1979); ''Palminteri" (pag. 118, Edizione del Ponte, 1980), "Cuman" - Pittura e opera grafica (pag. 132, Pogliani, 1983), Oltre cinquant'anni di pittura di Bepi Modolo (pag. 66, Edizione Palladio, 1985).

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Collabora anche a varie riviste con saggi a carattere monografico: Il mondo del lavoro nella pittura italiana contemporanea (Sipra-Uno, luglio-agosto 1964), La poesia dialettale oggi in Italia (Sipra-Uno, marzoaprile 1965), Panorama della grafica italiana (Sipra-Uno, maggio-giugno 1966), Cubismo e futurismo (Linea Grafica, maggio-giugno 1969), Dada e Surrealismo (Linea Grafica, luglio-agosto 1969), L'astrattismo (Linea Grafica, settembre-ottobre 1969), La grafica italiana dal 1945 a oggi (in sei puntate su Linea Grafica, gennaio-febbraio, marzo-aprile, · maggio-giugno, luglio-agosto, settembre-ottobre, novembre-dicembre del 1970), Evoluzione dello stile e dei caratteri dell'opera grafica attraverso i manifesti, con I manifesti, del Cubismo e del Futurismo (Linea Grafica, gennaio-febbraio 1971), I sette ma.nifesti del Dadismo (Linea Grafica, marzo-aprile 1971 ), I manifesti dei Surrealismo (Linea Grafica, maggio-giugno 1971 ), I manifesti dei movimenti italianifra le due guerre (Linea Grafica, settembre-ottobre 1971 ), I manifesti dei movimenti italiani del secondo dopoguerra (Linea Grafica, novembre-dicembre 1971, Fermenti e istanze dell'arte contemporanea ancora attraverso la storia dei manifesti (in 10 puntate su Arte Triveneta, febbraio 1983, marzo 1983, aprile 1983, maggio 1983, giugno 1983, luglio 1983, settembre 1983, ottobre 1983, novembre 1983, dicembre 1983).

Si sono occupati sulla stampa italiana delle opere di Maugeri i seguenti scrittori, critici e giornalisti: R. Agosti, O. Albanese, Amaduzzi, P. Balboni, A. Balduino, G. Barbero, V. Bassoli, L. Bertacchini, M.L. Biancotto, R. Bigarella, F. Binaghi, V. Boni, P. Calandra, D. Cara, F. Cadi, E. Chiesa, G. Cogo, V. Colantonio, A. Corona, M. Costa, I. Cremaschi, C. Della Corte, L. Deluca, E. Di Poppa Vulture, M.T. Dirani Mistrorigo, U. Fasolo, A. Ferrio; E. Filoso, L. Fiumi, G. Frazzetto, R. Giacone, M. Gori, M. Gorini, A. Grande, F. Grasso, L.P. Lecocq, C. Lezziero, A. Manuppelli, P. Marchi, G. Marchiori, G. Mascambruno, G. Menato, Merlo, G. Mesirca, E. Motterle, C. Munari, A. Nardi, A. Neppi, G. Nizzero, G. Nogara, E. Ottolenghi, A. Pavan, F. Passoni, G. Perocco, M. Puddu, P. Raimondi, O. Ramous, M. Rigoni Stern, P. Rizzi, G. Titta Rosa, C. Rossi, G. Rovida, S.E. Scalia, E. Scuderi, G. Serfogli, A. Spagnuolo, S. Stancanelli, G. Tedeschi, G. Tesi, A. Ubiali, D. Valeri, S. Venturini, G. Zagarrio, A. Zamboni, A. Zanon e S. Zanotto.

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MAZZINGHI GIUSEPPE

Giuseppe Mazzinghi, figlio di genitori toscani (nato a Gafsa 'Tunisia' il 2 ottobre 1895 - morto a Castelgomberto il 6 novembre 1982) viene nominato il 13 maggio 1945 dal Comitato di Liberazione Nazionale componente della giunta municipale di Arzignano in rappresentanza dei pro~ fessionisti insieme a Paolo Mistrorigo (agricoltori), Mario Pretto (lavoratori agricoli), Pietro Povoleri (industriali), Umberto Marzotto (lavoratori dell'industria), Guido Motterle (commercianti), Ferruccio Dal Grande (artigiani), Anita Temolo Fornasetti (fronte della donna), Ezio Ferrari (fronte della gioventù), Giuseppe Bertagnoli (volontari della libertà) con Gianfranco Volpato (sindaco) e Antonio Brusarosco (vice-sindaco). I problemi più scottanti che deve affrontare la giunta, con l'assistenza del C.L.N. e di rappresentanti delle frazioni, sono quelli dei trasporti,_degli approvvigionamenti, dell'assistenza, delle finanze comunali disastrate.

Sono settimane difficili per la giunta comunale popolare, che deve far fronte a tante necessità.

Dopo le dimissioni del sindaco Volpato per ragioni professionali di evidente consistenza (è primario del nostro ospedale civile), il 10 luglio 1945 viene nominato sindaco, dal commissario della provincia avv. Libero Giuriolo di Arzignano, l'ing. Giuseppe Mazzinghi, che avrà al suo fianco, quali assessori effettivi, Antonio Brusarosco, Giordano Temolo, Pietro Povoleri, Angelo Noro e assessori supplenti Domenico Daffan ed Eugenio Cazzanello.

Dal sindaco Mazzinghi si riuniscono in municipio il 23 agosto 1945 i maggiorenti di Arzignano: due sono i problemi principalmente oggetto della trattazione e cioè i ritornati dalla Germania (dai campi di internamento nazisti) e la sistemazione dell'ospedale "Luigi Cazzavillan". Il sindaco Mazzinghi rivolge un caloroso appello ai presenti perché sia presa a cuore "con umana solidarietà e carità cristiana la sorte di questi nostri

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fratelli, che tanto hanno sofferto". E nei giorni successivi giungeranno in municipio offerte per lire 366 mila.

Circa il problema dell'ospedale viene lanciato dal sindaco anche un appello a tutta la cittadinanza. "Il giorno in cui assunsi l'ufficio di sindaco dice l'ing. Giuseppe Mazzinghi nel suo intervento del 29 luglio 1945 su "Il Rinnovamento della Vallata" - ricevendo le consegne dal dott. Volpato, espressi agli intervenuti il proposito che per attestare allo stesso dott.

Volpato la riconoscenza della cittadinanza per l'opera da lui svolta quale primo sindaco di Arzignano liberata, fosse promossa una sottoscrizione intesa a procacciare i fondi occorrenti per rendere più efficiente il nostro ospedale. Il proposito da me esprésso per primo raccolse l'approvazione dei presenti ed in seguito a ciò la questione della modernizzazione del1'ospedale è divenuta oggetto di pubblica discussione ed ha avuto l'onore di essere largamente trattata dalla stampa cittadina".

"Arzignano ha oggi la fortuna di avere un ottimo chirurgo, ma non alt(ettanto un pttimo ospedale. Necessita, dunque, ampliarlo, migliorarlo, portarlo all'altezza degli ospedali di altri centri di equivalente importanza.

Per fare ciò occorrono buona volontà e ... molto danaro. La buona volontà non difetta certo nel prof. Volpato, né in chi amministra il pio istituto; manca purtroppo, oggi, il danaro; ma questo la cittadinanza lo deve dare in larga misura. Tutti indistintamente debbono portare il loro mattone, tutti debbono dare secondo le loro possibilità: molto, molto i ricchi ma anche qualche cosa i poveri chè l'ospedale è di tutti, serve per tutti. E questa offerta deve essere larga e generosa perché intendo sia fatta per erigere il più bel monumento ai figli di Arzignano caduti in questa guerra, ai martiri della libertà e della giustizia. Sono certo che il mio appello non riuscirà vano! Il comune, con i fondi avuti dal C.L.N. accogliendo il desiderio di questo, inizia la sottoscrizione con la somma di lire 250.000. Attendo, ora, cittadini, le vostre offerte". Ed arriveranno nelle settimane successive çontributi per lire 855 mila.

Giuseppe Mazzinghi, laico e liberale, farà scoppiare la "questione del Mattarello", grave controversia tra il comune e la parrocchia di Ognissanti per la vendita del palazzo alla Chiesa cittadina, vendita che sarà confermata dal consiglio, comunale del 15 aprile 1946. Nelle elezioni amministrative del 17 marzo 1946 viene eletto consigliere comunale di minoranza e resterà in carica fino al 1951.

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METTIFOGO VINICIO

Vinicio Mettifogo (nato il 19 giugno 1925- morto il 27 febbraio 1973) è uno degli uomini della gloriosa Pellizzari che fanno legare di vincoli ideali il presente al passato, attraverso il patrimonio e le esperienze tecniche e scientifiche, alimentato dallo studio e dalla ricerca e sviluppato in anni di attività, trasferito poi in altre iniziative industriali.

Inizia giovanissimo nello studio e nel lavoro la sua avventura umana: frequenta la scuola post-elementare di avviamento industriale e il 18 giugno 1940 è assunto quale fattorino alla Pellizzari. Dopo un periodo di apprendistato nei vari reparti della fabbrica, a 17 anni ottiene direttamente su sua richiesta dal cavaliere del lavoro Giacomo Pellizzari di essere inserito in ufficio tecnico come disegnatore di pompe.

Subito dopo la guerra, sostiene a Milano un esame molto importante per ottenere una borsa di studio, che gli consente di affrontare gli esami di maturità scientifica al Politecnico di Milano, frequentato da 70 allievi del corso normale e da 6 privatisti, e dove riesce ad arrivare secondo (su 76) con il voto di maturità.

Per due anni frequenta anche il corso di ingegneria a Milano e successivamente a Padova alle lezioni del giovedì, utilizzando una giornata settimanale libera dal lavoro e consentitagli dalla Pellizzari: però le difficoltà economiche di famiglia non gli permetteranno di continuare ulteriormente negli studi all'università, per cui dovrà rinunciarvi.

Agli uffici tecnici della fabbrica eccelle per le sue capacità nella elaborazione dei disegni costruttivi e progettuali delle macchine tanto che, unico per la sua età,.è incasellato nella prima categoria dei tecnici.

Un giorno Vinicio Mettifogo scoprirà di sapere progettare le pompe e alla fine di febbrario del 1959 lascia la Pellizzari e si mette in proprio, utilizzando presto i tre milioni di liquidazione percepiti ma che non basterebbero per portar avanti la sua iniziativa, per cui affronta la difficoltà 80

economica anche con prestazione di sue consulenze a favore della Serafini di Milano, che è una ditta costruttrice di pompe.

Realizza una pompa monostadio CTM 63 con girante a doppia palettatura radiale, studiata per prima in Europa e con la quale fonda la "Calpeda", che trova sede iniziale a Castello all'ex filanda Povoleri.

Suoi successi, impegno e studio nella ricerca di affermazione progettistica sono legati pressoché in pari misura alle immancabili difficoltà di vario genere: aggiornamento tecnico, riduzione dei costi, specializzazione sono le scelte d'obbligo della attività promossa da Vinicio Mettifogo, il quale procede con passi misurati secondo un piano di sviluppo tendente a consolidare l'attività iniziale e allargando via via le capacità di autofinanziamento.

La conduzione aziendale acquisisce così una impronta destinata ad intensificarsi progressivamente: i risultati, infatti, non tardano a venire e con essi la esigenza di un ampliamento dell'azitmda.

Un primo trasferimento della Calpeda avviene nel 1962 ed il secondo nel 1967, tutti e due a Montecchio Maggiore, dove si passa prima da 20 poi a 100 dipendenti: sono le tappe di una ascesa consolidata, con la costruzione di una serie di pompe normalizzate, le prime realizzate in Italia.

Dal 1968 in avanti nuovi ampliamenti e progressi consentiranno il ridimensionamento dell'azienda e il trasferimento definitivo nel 1979 nella nuova sede di Montorso Vicentino, con una superficie di 60.000 metri quadri (25.000 coperti), dove operano oltre 200 dipendenti e dove è realìzzata una produzione altamente specializzata e che permette alla Calpeda di diventare sinonimo di pompe di qualità per la industria meccanica e siderurgica, per uso civile e l'impiantistica, per l'agricoltura e l'irrigazione.

L'importanza scientifica data all'azienda da Vinicio Mettifogo rimane un dato costante: la nuova sede è attrezzata con un centro di sviluppo, per la ricerca applicata alle pompe e tra i più moderni d'Europa. A questo. si accompagnano viaggi di studio, visite ai grandi istituti di ricerca e un razionale lavoro di sperimentazione unitamente all'esperienza di molti anni del gruppo costruttori-progettisti, ciò che concretizza le affermazioni qualitative delle pompe Calpeda in Italia e all'estero.

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MICHELATO ANTONIO

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Antonio Maria Michelato (nato ad Arzignano il 5 febbraio 1909 - morto a Roma il 9 giugno 1968) è l'ultimo di 12 fratelli. Orfano a soli tre anni del padre, ed a undici della madre, entra giovinetto nello studentato dei Servi di Maria a Monte Berico in Vicenza nell'ottobre del 1922, dopo avere avuto quale insegnante nelle elementari il notissimo sacerdote in Arzignano don Luigi Peloso. Tre sorelle abbracciano la vita religiosa: due nella congregazione delle Canossiane,_ l'altra tra le monache Agostiniane.

A Isola Vicentina termina il ginnasio. E di nuovo a Monte Berico per il noviziato, termina il liceo nel convento di Saluzzo e viene trasferito a Udine presso il santuario della B.V. delle Grazie per il corso teologico e dove viene consacrato sacerdote il 24 luglio 1932 dall'arcivescovo diocesano mons. Giuseppe Nogara. Sempre ad Udine trascorre come capellano-i primi cinque anni di apostolato . .Il 15 agosto 1937 riceve con altri confratelli a Monte Berico il Crocefisso di missionario e il 15 settembre salpa da Genova sull' "Augustus", destinato alla nuova missione dell'Aysen (Cile).

Il p. Antonio Maria Michelato giunge a Santiago del Cile la notte del 1O ottobre e una settimana dopo si muove alla volta dell' Aysen, vastissima regione patagonica, estesa per 120.000 chilometri quadrati, scarsissima di abitanti (allora appena 25.000).

Nel febbraio del 1940 la missione dell'Aysen, smembrata dalla diocesi di Ancud estendente i suoi confini fino alla regione del Magellano, viene eretta prefettura apostolica e padre Michelato ne è il primo titolare. Il novello prelato accetta il grave peso e si mette con l'entusiasmo delle sue forze giovanili a dare tutta la sua opera allo sviluppo del lavoro già promettentemente iniziato: incrementa attività già fiorite, richiede aiuto di personale, fonda nuovi centri di irradiazione missionaria, compie personalmente e per mezzo dei suoi collaboratori frequenti visite attraverso

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tutto il territorio della missione. I nunzi apostolici che si susseguono nel Cile, mons. Zanin e mons. Sebastiano Baggio, nelle visite compiute nell'Aysen, rimangono entusiasti ed edificati dell'opera del prefetto apostolico mons. Michelato. Il 22 maggio 1955 il papa Pio XII eleva la prefettura d' Aysen a vicariato apostolico nominando primo vescovo Antonio Maria Michelato.

La sua consacrazione episcopale avviene a Santiago del Cile il 3 luglio 1955, nella chiesa di S. Teresita, per le mani del nunzio apostolico Sebastiano Baggio. Il sindaco di Coybaque, il 1Oottobre dello stesso an_no, tesse l'elogio del neo eletto vescovo: "Nei diciotto anni di intenso lavoro apostolico, di lotte, di mortificazioni, di sacrifici1 indirizzò i suoi saggi consigli alle famiglie più umili, confortando i deboli e sollevando gli oppressi, che lo ricordano con affetto. Nell'arco di questi 18 anni di lavoro apostolico, mons. Michelato ha saputo guadagnarsi la stima di tutti i cittadini di questa terra, senza distinzioni di classi, di ideologie o di credo, perché noi sappiamo apprezzare il valore di uomini che abbandonando al di là degli oceani le loro famiglie e la loro patria, si sono interamente dedicati a realizzare, con il loro magnifico apporto, l'ideale delle loro più alte aspirazioni: predicare la parola di Cristo. Questo lavoro, questa eroica pazienza, questi sacrifici e mortificazioni sono stati alla fine degnamente coronati".

Nel vicariato apostolico dell' Aysen mons. Michelato erige quattro parrocchie, organizza l'Azione Cattolica, le conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, brigate di esploratori, club sportivi ed altre istituzioni. In diversi punti di questa vastissima giurisdizione sorgono varie cappelle e centri di cristianità, come Puerto Aysen, Coyhaique, Chile Chico, Chaitèn, Futaleufù, Melinka, Balmaceda, Chumeldèn, Bahia Murta.

Mons. Michelato, vescovo titolare di Archelaide, regge il vicariato apostolico dell' Aysen fino al 1958. Rientra in Italia per un lungo periodo di riposo e si stabilisce prima a Vicenza poi a Roma. Nel frattempo si rende utile in tante diocesi italiane e partecipa assiduamente al Concilio Vaticano II. Si spegne in una clinica delle Suore Serve di Maria a Roma.

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MICHELUCCI GIOVANNI

Giovanni Michelucci (Pistoia 2 gennaio 1891 - Fiesole 31 dicembre 1991) frequenta l'Istituto Superiore di Architettura di Firenze conseguendo il diploma nel 1911 e la licenza di professore di disegno architettonico nel 1914.

Nel 1916 insegna all'Istituto Superiore d'Arte di Pisa e negli anni Venti si trasferisce a Roma dove insegna ai corsi serali dell'Istituto d'Arte diretto da Roberto Papini. Nella capitale frequenta l'ambiente cosmopolita del musicista Alfredo Casella, per lo stesso progetta nel 1931 una villa alla Camiluccia. Sempre a Roma, nello stesso anno, realizza la villa Valliani. È in questi anni che si misura il suo solitario distacco dai movimenti della nuova architettura razionale riassunti nella mostra romana del 1928.

Con il Gruppo Toscano vince nel 1933 il concorso per la nuova stazione di S. Maria Novella a Firenze. Gli studi del piano regolatore di Pistoia ( 1934-1936) segnano un nuovo interesse rivolto alla progettazione della città: testimoni di ciò diverranno qualche anno dopo i numerosi disegni per la ricostruzione di Ponte Vecchio sempre a Firenze e gli scritti nella rivista, da lui fondata, significativamente intitolata La Nuova Città.

Oltre alla sua attività di preogettista, Giovanni Michelucci affianca intensa opera di docente universitario dal 1936 al 1948 alla Facoltà di Architettura di Firenze, della quale è anche preside due volte (sempre a Firenze dal 1928 al 1936 era stato chiamato come docente all'Istituto Superiore di Architettura). Dal 1948 al 1958 diventa professore nella Facoltà di Ingegneria di Bologna.

Con la ricostruzione post-bellica inizia un periodo di feconda attività progettistica in cui il Michelucci si mostra particolarmente attento agli inserimenti del nuovo nell'antico. Tra le principali opere di questa fase: case in via Guicciardini ('46 e '55-57), via Montebello ('53), piazza Brunelleschi ('61-63), sede della SIP ('64-66), uffici della posta ('64-66) e

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della Cassa di Risparmio ('64) a Firenze; Borsa Merci ('49-50) a Pistoia.

Un posto particolare occupa la sua edilizia religiosa: chiesa della Vergine (' 57) e chiesa del villaggio Belvedere(' 61-63) a Pistoia; chiesa a Larderello ('57) e soprattutto la chiesa di S. Giovanni Battista detta dell' "autostrada" a Campi Bisenzio, Firenze ('64).

Attivo in campo urbanistico: piano regolatore di Firenze ('55-58) e · coordinamento del progetto del quartiere Sorgane ('57-58), l'ospedale S. Bortolomeo a Sarzana ('78 in collaborazione). Ancora nella edilizia religiosa Giovanni Michelucci progetta le chiese della Beata Vergine della Consolazione a San Marino ('61-66) e la chiesa di Longarone ('66-68).

L'incontro con la città di Arzignano di Michelucci avviene alla metà degli anni Sessanta ed è dovuto a don Nilo Rigotto e ad un gruppo di cittadini alla ricerca di un progettista capace di una nuova interpretazione dello spazio sacro. Da questo incontro nasce un rapporto profondo del Michelucci con Arzignano, dal quale scaturiscono altre occasioni per testimonianze pregevoli di architettura: nella chiesa di S. Giovanni Battista, progettata nel 1966 e inaugurata nel 1970, viene interpretato il tema del percorso "dove la semplicità e rigidità dell'involucro fanno risaltare, per contrasto, la complessità e la fluidità dello spazio interno mettendo in comunicazione visuale l'area, il battistero, le cappelle"; nelle scuole elementari "Giacomo Pellizzari" (progettate nel 1966 e inaugurate nel 1968) l'autore "integra ogni aula con uno spazio all'aperto, dove la semplicità dello schema ed i materiali poveri, non escludono l'eleganza compositiva nelle scansioni ritmiche delle aperture". La casa della comunità di Villaggio Giardino, progettata nel 1968 e costruita tra il 1971 e il 1981, è "la reinterpretazione di un porticato giocato sulla tensione tra la rigidità geometrica ed il vortice dei percorsi, come nella chiesa, capovolgendo però le proporzioni tra pieni e vuoti".

La chiesa parrocchiale di Costo, progettata nel 1986 e non ancora realizzata, "ha una forma a guscio di conchiglia, copertura a spirale e colonne giganti che delimitano la facciata".

Giovanni Michelucci, il 18 aprile 1989, viene insignito della cittadinanza onoraria di Arzignano.

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MISTRORIGO ORAZIO

L'ing. Orazio Mistrorigo (nato il 12 novembre 1896 - morto il 14 novembre 1978) assume la presidenza della Banca Popolare di Arzignano con la assemblea dei soci del 25 agosto 1945 (inizialmente è vice presidente Luigi Dal Molin e presidente dei sindaci l'ing. Arnaldo Minuti) e si trova ad affrontare i difficili problemi della riconversione, come nel dopoguerra del 1918, esasperati però dall'inflazione galoppante e dalla spirale prezzi-salari, e a cercare dLristabilire inoltre le condizioni atte a promuovere un nuovo clima interno alla Banca basato sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca, che le vicende belliche avevano turbato.

Come si rileva da un intervento di Ferruccio Zuffellato in occasione del centenario dell'istituto bancario cittadino che si celebrerà nel 1981, la ripresa della Banca Popolare di Arzignano dopo il 1945 è faticosa agli inizi, graduale, progressiva e soprattutto sostenuta da un impegno tenace e dal contatto continuo con la realtà locale verso cui si rivolgono l'attenzione e l'azione di stimolo dell'istituto quando, a partire dal 1947, inizia per esso un periodo "veramente felice".

"Gli anni dal 1948 al 1960 vedono infatti un continuo, costante aumento sia negli impieghi che nei depositi. La Banca poi, come del resto tutta la categoria delle Banche popolari, ha a risentire meno degli altri istituti di credito degli effetti della congiuntura economica negativa nella raccolta del risparmio degli anni 1962-1965. Può soddisfare così richieste di crediti tanto che, nel periodo 1955-1966, l'incremento verificatosi nella consistenza delle operazioni d'impiego è per essa dell'842% rispetto al 27 4,2% di quello relativo a tutti gli istituti di credito operanti in provincia di Vicenza. Tale elevata percentuale dimostra come la Banca sa inserirsi ed adeguardi nel modo migliore al tipo di economia locale, in fase di febbrile sviluppo, stimolandone le iniziative, reimpiegando all'interno dell'area la quota maggiore possibile di risorse disponibili, instaurando un rapporto 86

diretto tra risparmi raccolti e prestiti per attività produttive, a loro volta promotrici di nuovo risparmio secondo un classico processo circolare".

"Alcuni dati degli anni 1960-70 offrono l'immagine di questo notevole incremento, specialmente per quanto riguarda la raçcolta, passata da 1.300 milioni a 9.000 milioni con un incremento quindi del 700%. Nel 1960 depositi 1,3 miliardi, impieghi 81 Omilioni, rapporto %62; nel 1965 depositi 4 miliardi, impieghi 2,5 miliardi, rapporto% 62; nel 1967 depositi 6 miliardi, impieghi 3 miliardi, rapporto% 50; nel 1970 depositi 9 miliardi, impieghi 5 miliardi, rapporto% 55".

"Questi dati evidenziano in particolare il nuovo clima che anima l'economia locale sorretta allora da uno spirito di alacre e tenace operosità in tutto l'ambito del distretto di Arzignano dove, al tramonto definitivo dell'attività serica si contrappongono la rinascita delle industrie elettromeccaniche, l'affermarsi impetuoso di una fiorente industria conciaria, l'ampliamento della tradizionale industria del marmo. Al rapido sviluppo delle attività economiche la Banca concorre con larghezza di mezzi, rispondendo inoltre con l'espansione della sua presenza nel territorio oltre che all'agenzia di Chiampo anche attraverso le nuove agenzie di Montorso (1963), e del Villaggio Giardino (1970)".

"Nel 1971 prende possesso della nuova attuale sede centrale inaugurata proprio nel 90° dalla fondazione. Per rispondere poi meglio alle nuove esigenze dell'intercambio, ottiene prima la qualifica di "Banca minore" e nel 1968 quella di "Banca agente per il commercio dei cambi", seconda, in questo, nell'ambito provinciale".

A Orazio Mistrorigo succederà nel 1971, alla presidenza della Banca Popolare di Arzignano il prof. Gianfranco Volpato.

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MOTTERLE ETTORE

- EttoreMotterle(natoil29settembre 1936-mortoil 17 gennaio 1973), laureato in lettere presso l'Università di Padova con uno studio storicoletterario ed artistico sull'abate Domenico Cerato, insegna ad Arzignano e in altri centri della vallata del Chiampo ed è preside di scuola media inferiore a Crespadoro, Montorso Vicentino e Castelgomberto.

Gli studi universitari e il servizio alla città nei più svariati settori di attività amministrativa politica e culturale, trasformano in autentico amore la sua naturale inclinazione per la storia, l'arte, la letteratura della terra vicentina e fo. particolare della valle del Chiampo.

Tutta la sua vita è caratterizzata da una intensa attività di studio, di ricerca e di lavoro, pubblicata nella rivista "Il Chiampo" o su altre riviste o quotidiani.

Sono cinquantacinque scritti minori, che "seguono passo a passo la crescita e la maturazione dell'uomo e tanto più ne fa rimpiangere l'arresto proprio nel punto in cui ormai copiosi si annunciavano i frutti, larghe e ricche le prospettive e le promesse".

Pubblica poi nel 1963 il Catalogo della mostra antologica dei dipinti conservati nelle chiese arzignanesl fascicolo in cui afferma subito che la mostra è proposta "con una iniziativa di non provvisoria utilità e di serio impegno culturale e si pone come occasione ed invito alla conoscenza, alla catalogazione e alla conservazione delle opere esposte e di quelle numerose rimaste nelle chiese arzignanesi, che come volontà di presentare al pubblico il risultato di studi e di restauri compiuti ... ". Èdel 1969la pubblicazionellMontediPietàdiArzignano: qui l'autore ricostruisce l'origine e il funzionamento della istituzione e ne illustra la funzione sociale ed economica e il significato storico. In particolare si sofferma a metterein rilievo la struttura bancaria dell'istituto, sicché esso può considerarsi come la prima organizzazione di credito arzignanese e la sua

fondazione può essere considerata l'atto di nasciata della tradizione bancaria locale. È ancora del 1969 il quaderno/ ritrovamenti longobardi di Arzignano: qui Motterle parla degli scavi, dei reperti, della ceramica, fa delle èledu. zioni e delle ipotesi, pubblica interessanti note bÌbliografiche e l'inventario dei ritrovamenti.

Il Castello di Arzignano (estratto da "Castellum") è dell'estate del 1972: con Motterle ne è autore anche l'architetto Pietro Marchesi. La comparsa del fascicolo ha certamente un ruolo determinante sull'opera intrapresa e il restauro del castello.

La chiesa e il convento dei Cappuccini di Arzignano è una monografia del settembre del 1972 che illustra le vicende storiche ed il patrimonio artistico dei due complessi: la novità della pubblicazione sta nella fonte bibliografica e nei molti documenti di appendice che arricchiscono e completano le vicende storiche del convento. ' · È del 1972 il "Liber statutorum" dei comuni di Arzignano e Valdagno (pagine 300) opera congiunta di Giovanni Mantese e di Ettore Motterle, consistente contributo alla storia della nostra terra con preziose testimonianze di vita cittadina e rurale della fine del XV secolo (1490) e ci riportano in piena dominazione veneziana e con il ''Liber Expensarum" del 1488.

Viene pubblicato, postumo, nel 1973,Jl ''Peronio "di Vicenza nel 1481, volume di 70 pagine, frutto di ricerche di Ettore Motterle, sulla più antica pianta finora conosciuta della città berica e dove "il gusto del metodo si accompagna alla serietà della ricerca". È dedicato alla memoria di Ettore Motterle il volume di 206 pagine di Franco Barbieri del 1975 sulle Sculture della valle del Chiampo. Di tale patrimonio artistico Motterle aveva intrapreso lo studio con numerose schede.

Nel 1983, a dieci anni dalla scomparsa, è data alle stampe Non a caso, breve antologia di 72 pagine, che contiene cinquantanove composizioni in versi del Motterle. "Ha là mia terra dolci colline / e un respiro la sera che le solleva / in melodie di perla sotto la lùna. / La chiara estate a volte mi conduce I nel giro di precipiti costellazioni / alto tra stoppie tenere di luce".

Al prof. Ettore Motterle è dedicata la scuola media inferiore di via 4 Martiri.

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MOTTERLE TULLIO

Tullio Motterle (nato ad Arzignano il 12 agosto 1920) frequenta il ginnasio, il liceo e la teologia al seminario vescovile di Vicenza ed è ordinato sacerdote il 6 giugno 1943. Si laurea in lettere classiche all'Università di Padova nel 1954 sostenendo la tesi "Il ritorno prosaico nei sermoni di San Leone Magno" in storia della letteratura latino-cristiana. Dal 1944 al 1970 è insegnate di lettere in ginnasio e in liceo presso il seminario vescovile di Vicenza, dove attualmente è titolare della cattedra di storia dell'arte. È direttore della biblioteca del seminario di Vicenza dal 1948 ed attualmente è componente del consiglio nazionale dei bibliotecari ecclesiastici. La biblioteca diretta dal Motterle è ricca di oltre 60.000 volumi ed opuscoli sciolti, 43 incunabili, 1500 cinquecentine, 700 volumi e buste di manoscritti, 70 periodici in corso. La biblioteca ha prevalente carattere teologico, storico e letterario, appartiene al seminario ed è ad esso riservata, ma vi possono accedere da fuori gli studiosi che lo richiedono.

Collaboratore del settimanale diocesano "La Voce dei Berici" dal 1960, curatore del Cineforum di Vicenza dal 1953 al 1978, consulente ecclesiastico dell'U.C.A.I. Vicentina (Unione Cattolica Artisti Italiani) dal 1970, direttore della Galleria "Bacchiglione" di piazza Duomo di Vicenza dallo stesso anno, cura e dirige nel 1980 la mostra e il catalogo di "Oggetti sacri del secolo XVI nella diocesi di Vicenza" allestita nel salone del palazzo vescovile nel quadro delle manifestazioni per il 4° centenario della morte di Andrea Palladio.

Come ricercatore ha al suo attivo una trentina di saggi di alta qualità scientifica. In primo luogo Dal conte Azzolino ad Alberto Fortis: cinque secoli di storia al monastero di San Pietro al Costo (Valle del Chiampo Antologia 197 4). "Dalla congenie di documenti, registri e monografie vengono delineate con rigore e scioltezza le vicende secolari del convento; 90

che l'inquieto e geniale Fortis, dopo mille peripezie, giunse a trasformare in un 'crocchio di eletti ingegni' sensibilissimi ai temi dell'Illuminismo del secolo XVIII, ma non per questo indifferenti ai primi albori del Romanticismo italiano di Melchiore Cesarotti". Segu~ subito.dopo, a completamento del lavoro precedente, Il ventennio arzignanese di Alberto Fortis (1778-1798) e la comunità di Arzignano alla caduìa della Repubblica Veneta (Valle del Chiampo - Antologia 1975). Qui "fa perno alla storia il 'romitorio' di S. Pietro degli Eremitani al Costo e vi si aggiungono al millennio di storia altri duecento anni, molto importanti per la vita della comunità arzignanese".

Cura e dirige "Onus istud a Domino", volume di 700 pagine nel cinquantesimo anniversario delr ordinazione sacerdotale del vescovo Arnoldo Onisto ( 16 novembre 1984) sul magistero pastorale dello stesso vescovo Onisto e su studi di storia e di arte vicentina e vi pubblica in due saggi Cenni biografici e bibliografici di Francesco Snichelotto e Gli anni difficili di Snichelotto e la sua amicizia con Ernesto Bonaiuti.

Nel 1981, insieme a Ermenegildo Reato, cura "San Gaetano Thiene a Vicenza nel 5° centenario della nascita ( 1480-1980)" e vi pubblica il saggio Appunti sulla iconografia di S. Gaetano nel .territorio vicentino.

Insieme a Luigi Mattielo, nel 1982 cura "Scritti e memorie in onore di mons. Carlo Fanton - vescovo ausiliare di Vicenza - nel cinquantesimo di sacerdozio" e pubblica Iconografia di S. Carlo Borromeo nella diocesi di Vicenza. · È uno dei curatori dell'edizione critica delle opere di Giacomo Zanèlla, che raccoglie in più volumi le poesie, le traduzioni poetiche, gli scritti religiosi e letterari del Poeta, edizione promossa dall'Accademia Olimpica di Vicenza. È accademico olimpico dal 1982 e Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana con decreto del capo dello Stato del 27 dicembre 1988 in riconoscimento dei meriti acquisiti dal punto di vista civile e culturale nei confronti della città di Vicenza e dell'intera comunità vicentina. È anche Prelato d'onore di Sua Santità dal 1990.

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NICOLIN GIUSEPPE

Giuseppe Nicolin (nato a San Pietro in Gù il 18 febbraio 1939) compie gli studi al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 27 giugno 1965. È cappellano a Santa Maria in Colle a Bassano del Grappa dal 1965 al 1973, a Ponte di Noria Valdagno dal 1973 al 1976, a SS. TrinitàdiSchio dal 1976 al 1979. Entra parroco a Madonnetta di Costo di Arzignano il 27 ottobre 1979.

Qui la chiesa abbisogna di alcune opere di ristrutturazione, che vengono affrontate nel 1985. Innanzitutto un'intervento di consolidamento delle capriate.più vecchie, l'intonaco e la tinteggiatura generale, la pulizia delle parti in pietra (l'arco che separa la navata dal coro e le statue dell'altare barocco), il rinnovo della illuminazione con la installazione di lampadari in ferro battuto.

Nel 1987 viene ristrutturata la sala parrocchiale e vengono eseguiti interventi di miglioramento negli impianti sportivi della parrocchia.

Nel 1988 è asfaltata la piazzetta interna e viene bonificato il retro canonica con la costruzione di spazi (box macchine, servizi, ecc.).

Viene prospettata la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale, a fianco del vecchio Costo abitato, ma inserita immezzo ai prati, con dei percorsi a raggiera che si collegheranno alle attrezzature e alle residenze adiacenti.della Zona PEEP con 80 insediamenti. Il progettista Gic,>Vanni Michelucci si ispira alla ~rchitettura palladiana delle residenze signorili in terraferma veneta, citarido, naturalmente in chiave moderna, i "fatti" più significativi delle ville venete come, ad esempio, le colonne, la cupola centrale e la struttura portante, sostituendo il classico legno con il calcestruzzo. Il nuovo edificio sacro ha unà configurazione rotonda, con la struttura che si sviluppa in fase ascensionale a forma di ampia chiocciola, che racchiude la cupola centrale. L'opera, progettata per contenere 5-600 persone, è prevista con l'altare nella parte centrale in basso, proprio sotto

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la cupola, e l'allogamento dei fedeli in una gradonata ad anfiteatro, confluente in un percorso ad anello in quota, che si sviluppa e percorre tutta la luce interna del tempio.

La chiesa dovrebbe chiamarsi "Madonna dei Prati" e risulta illuminata da una finestratura a nastro all'interno del colÒnnato, in corrispondenza del ballatoio e da una serie di aperture irregolari, posìzionate al lato opposto del colonnato medesimo. · Nel 1990 don Giuseppe Nicolin ospita in casa canonica alcuni extracomunitari di colore in situazione di provvisorietà e di prima accoglienza, giunti nella valle del Chiampo in cerca di lavoro ed occupati nelle concerie. Altri extracomunitari di colore trovano di essere collocati in territorio parrocchiale e si inseriscono in qualche modo nei costumi della gente del posto.

Un'altra opera di ristrutturazione verrà promossa da don Nicolin alla casa canonica di Madonnetta per rispondere anche in questo modo alle esigenze della comunità parrocchiale di Costo.

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NORI VITTORIANO

Vittoriano N ori ( nato il 27 novembre 1929) svolge intensa attività nella vita civile come presidente del Consiglio della Valle del Chiampo, dal 1965 al 1970, allo scopo di promuovere e potenziare lo studio e l'azione per la soluzione dei problemi pubblici intercomunali relativi allo sviluppo economico, sociale e culturale del comprensorio; è vice e capogruppo della maggioranza al Consiglio Comunale di Arzignano (19641975); vice presidente dell'Ospedale Civile di Arzignano (1976-1980); capogruppo all'assemblea intercomunale dell'ULSS 34 (1981-1984).

Autodidatta. Corrispondente arzignanese del quotidiano "Il Gazzetti- . no" dal 1955 al 1975 e del quotidiano "Il Giornale di Vicenza" negli anni 1982, 1983 e 1984. Giornalista pubblicista dal 1961 (elenco speciale) e dal 1975 (ordine regionale veneto). Collabora ora al settimanale "La Voce dei Berici"su temi storici ed artistici relativi al territorio del Chiampo. Partecipa con saggi ed interventi vari alla realizzazione di pubblicazioni in vallata. È direttore responsabile di "Arzignano Oggi", periodico del comune.

Fonda e dirige la rivista trimestrale I/ Chiampo, che esce in 100 fascicoli dal 1961 al 1985 con 971 interventi di 259 collaboratori (studiosi, scrittori, artisti, poeti, politict amministratori, amici) su arte, amministrazione pubblièa~ cronaca, cultura, economia, editoria, folklore, tempo libero e turismo, letteratura, religione, scienza, storia.

Promuove e dirige la pubblicazione a grande formato Valle del Chiampo - Antologia 1973, Valle del Chiampo - Antologia 1974, Valle del Chiampo-Antologial975, ValledelChiampo-Antologial976, Va/ledei Chiampo-Antologia 1977, ValledelChiampo-Antologia 1978, Valle del Chiampo-Antologia 1979 con 49 studi di 28 saggisti su alpinismo, arte, economia, editoria, etnografia, folklore, lavoro, narrativa, religione, scienza, storia, turismo, umanesimo.

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Cura la pubblicazione celebrativa Banca Popolare di Arzignano 18811981, la monumentale Storia di Arzignano in due volumi di Giovanni Mantese (1985), e Itinerario archivistico nella vita vicentina deiprimo Ottocento dello stesso Mantese ( 1986).

Per la Collana "Conoscere la Valle del Chiampo" pubblica i volumi Arzignano -La storia e l'arte- Guida illustrata (1980), Chiampo - Storia arte scienza - Guida illustrata (1981), San Pietro Mussolina - La storia e l'arte - Guida illustrata (1982), Altissimo - La storia e l'arte - Guida illustrata (1983), Crespadoro - Storia arte turismo - Guida illu$trata ( 1984), Nogarole Vicentino - La storia e l'arte - Guida illustrata (1985), Montorso Vicentino -La storia e l'arte- Guida illustrata (1986), Zermeghedo -La storia e l'arte - Guida illustrata ( 1987), Montebello Vicentino La storia e l'arte - Guida illustrata (1988), La Vallata del Chiampo Immagine guida bibliografia ( 1989), La Pieve di Chiampo -Arte scienza storia natura - Guida illustrata (1992).

Pubblica anche una serie di quaderni monografici su storia, arte e pe'rsonaggi della valle del Chiampo: Come Sant'Agata éntrò nella storia di Arzignano (1982), Centocinquant'anni della chiesa di S.Maria ed Elisabetta di Castello -già pieve ed arcipretale di Arzignano ( 1986), I fratelli

Oreste Antenore Pilade Achille Be/trame - insigni nella cultura nel lavoro nell'arte -figli prestigiosi della patria Arzignano (1986), Nota biografica su A !berta Pieropan -educatore insigne e inventore geniale- a ducentocinquant'anni dalla nascita (1987), Rassegna storica della comunità civile e religiosadiPugnello(1987), TezzediArzignanoattraversoitempi(1987), Breve panorama storico di Agugliana di Montebello( 1987), Pellizzari di tre generazioni - al servizio del lavoro e della cultura - nella patria À.rzignano e nel Vicentino (1987),La chiesa di San Rocco nella storia di Arzignano ( 1988), Girolamo Marchi nel centenario della nascita ( 1989), e, in collaborazione di don Federico Marcazzan, Polittico del XV secolo della Arcipretale di Castello di Arzignano ( 1992).

Per la Collana "Arzignano cinquant'anni 1940-1990" pubblica infine in grossi volumi Arzignano nel vortice della guerra 1940-1945 (1989), Arzignano impegno pubblico 1945-1990 ( 1990), Arzignano attività culturale 1945-1990 (1991), Arzignano protagonisti maggiori 1945-1990 ( 1992) e sono in programma Arzignano sviluppo economico 1945-1990, Arzignano religione religiosità 1945-1990. È la mia autobiografia!

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PELLIZZARI ANTONIO

Antonio Pellizzari, figlio dell'industriale Giacomo Pellizzari, (nato a Roma 1'11 settembre 1923 - morto ad Arzignano 1'11 luglio 1958) frequenta le scuole liceali a Vicenza prima ed alcuni corsi universitari a Padova poi. A 19 anni entra nell'azienda del padre, ricoprendo progressivamente i vari gradi dell'attività-aziendale. Sono 16 anni, interrotti soltanto nel periodo 1943-1945 per la sua renitenza militare alla chiamata alle armi della R.S.I. e per la conseguente sua partecipazione alla lotta di liberazione, di lavoro intenso, che si acuisce negli ultimi tre anni, dopo la scomparsa di Giacomo Pellizzari. Sotto la guida del padre organizza entro i locali della stessa azienda i soccorsi e l'ospitalità per un cospicuo gruppo di profughi del Polesine, a seguito dell'alluvione del novembre 1951; e dirige altresì la.spedizione della Pellizzari - composta di una sessantina di tecnici e di operai specializzati, con elettropompe e gruppi elettrogeni -per un mese in Olanda, durante l'altra alluvione, quella del 1953.

Antonio Pellizzari si dedica anche ad attività artistiche ed intellettuali: alla sua genialità si debbono iniziative tecniche nelle quali felicemente l'arte si sposa all'industria. La comunicazione pubblicitaria dell'azienda assume, dal punto "di vista contenutistico e grafico particolare dignità inserendosi felicemente e non di rado in un preciso filone culturale. È il caso dei f2 cartelli pubblicitari, premiati per la loro originalità ed efficacia al secondo congresso nazionale della pubblicità tenutosi a Genova nel 1951: motori elettrici, ventilatori, motori per telai, condensatori, riduttori cicloidali, trasformatori, saldatrici elettriche, pompe, alternatori, raddrizzatori, trapani.

I più moderni concetti della produttività, adeguati alle particolari esigenze dell'ambiente, vengono da Antonio Pellizzari (che inizia un profondo e difficile lavoro di riorganizzazione aziendale secondo più moderni criteri tecnici e industriali) gradualmente applicati nel campo della

organizzazione della produzione: il ceritro meccanografico di contabilità industriale, i laboratori di analisi e di ricerca, il centro studi analisi dei tempi, i vari servizi tecnici e soprattutto l'alto grado di qualificaziòò.e di tecnici e di maestranze, consentono un ritmo di produzione severamente controllato e scevro di burocrazia, che; nel ciclo industriale, permette, fra l'altro, la riduzione dei tempi morti a vantaggio della produzione.

Allo scopo, di offrire ai suoi dipendenti çli partecipare attivamente alla vita culturale del tempo, Antonio Pellizzari dà vita nel 1952 alla "Scùola di Arzignano", la quale si propone di realizzare una vasto programma di attività artistiche e culturali, valendosi della collaborazione di insegnanti specialisti per ogni sezione. Il nucleo originario della istituzione, ,che si propone di essere un nuovo ed efficente mezzo di "distribuzione" di idee e fatti culturali e che per qualche anno porta ad Arzignano manifestazioni ad altissimo livello, è rappresentato da una scuola di musica, nata nel 1951 ed intitolata ad Antonio Vivaldi. Ad essa vengono poi affiancate altre attività. La "Scuola di Arzigmmo" apre una biblioteca dotata di seimila volumi ed organizza conferenze sulla storia della musica; le arti figurative, la le teratura, l'architettura, l'urbanistica, i.I giornalismo, il teatro, il cinema. < Essa cura inoltre la proiezione di alcuni film e l'allestimento di letture ' recitate di opere teatrali, lancia e pubblica per un anno la rivista Cinemçi, Nuovo, diretta da Guido Aristarco, e stampa un notiziario che illustra par- · ticolareggiatamente la sua attività. Nelle lezioni sugli Aspetti della società italiana dalla Liberazione ad oggi vengono esaminati nel 1954-55. gli aspetti economici, politici, letterari, artistici ,dellà storia più recente ..

'-La sezione, però, più fiorente e più importante della "Scuola di Arzignano" è costituita dalla scuola di musica, la cui presidenza è affidata ad Arrigo Pedrollo, in onore del quale la istituzione culturale di Antonio Pellizzari dà alle stampe nel 1953 una apposita pubblicazione. I corsi di violino, viola, violoncello, contrabasso, flauto, oboe, clarinetto, teoria e solfeggio e pianoforte complementare sono .frequentati da circa 120 allievi. La "Scuola di Arzignano" ha inoltre una classe di canto corale, diretto da Mario Trevisiol, che conta circa 150 allievi, di cui 90 costituiscono il suo coro stabile, e un'orchestra, pure stabile, di 35 elementi, diretta da Antonio Pellizzari. Tutti i concerti (35 dal 1951 al 1955) per coro e orchestra vengono tenuti dal coro della "Scuola di Arzignano".

Il ~orso sulle arti figurative è tenuto da Giuseppe Marchiori, quello dell'architettura e l'urbanistica è invece tenuto da Giulio Carlo Argan.

Antonio Pellizzari tiene invece il corso di storia della .musica, Guido Aristarco quello sul cinema, Gian Carlo Fusco, Filippo Sacchi e Salvato Cappelli tengono il corso di giornalismo.

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PELLIZZARI GIACOMO

Giacomo Pellizzari (nato ad Arzignano il 4 ottobre 1883 - morto a Montecchio Maggiore il 24 dicembre 1955), consegue il diploma di perito elettrotecnico il 4 marzo 1903 presso l'Istituto Tecnico Industriale Nazionale "Alessandro Rossi" di Vicenza, assumendo poco dopo la direzione della piccola officina del padre e che occupa allora cinque operai nella - costruzione di molini per grano e per zolfo su propri brevetti. Fin dall'inizio dà una sicura impostazione tecnica alla piccola azienda e avvia, nel 1904, la costruzione delle turbine e delle pompe; per primo in Italia progetta e realizza le pompe centrifughe di piccola portata, ad alta prevalenza per applicazioni domestiche.

Poi vengono gli anni delle guerre 1911 e 1915-18 e la partenza di molti operai per i fronti provocano una battuta d'arresto. Ma a conflitti conclusi, Giacomo Pellizzari, che nel frattempo assume tutta la responsabilità della conduzione dell'azienda, decide un ulteriore ampliamento della gamma produttiva e inizia la produzione di serie di motori di propria progettazione: le officine,'che occupano duecento operai, si sviluppano rapidamente.

Nel 1935 l'azienda di Giacomo Pellizzari presenta un'immagine di saldezza che è testimoniata dai suoi seicento operai e dall'ampliamento e ammodernamento degli impianti produttivi, che sono le premesse al rapido e:brillante sviluppo degli anni successivi. L'area occupata sale a venticinquemila metri quadrati, un nuovo capannone a quattro campate ospita i reparti dei motori di serie, gli uffici trovano dignitosa e funzionale sistemazione in un nuovo edificio che affaccia sulla strada, gli operai salgono a milletrecento e ad essi sono da aggiungere i dirigenti tecnici e amministrativi e gli impiegati. Pellizzai-i è un nome che ormai va per il mondo, alla conquista di nuovi mercati: è una significativa presenza del lavoro italiano all'estero, una gara assai spesso vittoriosa con la più qualificata produzione straniera del campo.

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La vera grande mèta di Giacomo Pellizzari: creare nuove fonti di lavoro.Ed ecco, nel campo delle macchine elettriche statiche, sviluppa la costruzione dei trasformatori e dei condensatori per U rifasamento di impianti elettrici e parallelamente allo svilup_Qo ·delle costruzioni delle macchine elettriche, incrementare la fabbricazione delle pompe per tutte le applicazioni, principalmente per bonifica e irrigazione e molto più tardi, iniziare una nuova attività nel campo dei raddrizzatori a vapori di mercurio e dei comandi elettronici per macchine operatrici.

Dopo il tormentato periodo della guerra 1940-1945 la ditta indivi duale viene trasformata in Società per Azioni per adeguare l'organizzazione e la struttura direttiva al complesso industriale ormai uscito dai limiti della piccola industria e Giacomo Pellizzari ne è il primo presidente. Durante il difficile periodo di crisi della energia elettrica 1947-1949, Giacomo Pellizzari con la sua azienda riesce a fornire oltre duemila alternatori assumendo impegni per consegne rapidissime. Successivamente gli stabilimenti di Vicenza, Lonigo, Montebello e Montecchio Maggiore verranno concentrati nella Società principale. Pellizzari decide proprio alla vigilia della ripresa economica nazionale di dare un ulteriore impulso al settore idraulico e fa costruire una sala prove per grandi pompe, dove è possibile collaudare impianti con portata fino a 600.000 lÙri al secondo.

Nel 1953, per solidarietà con l'Olanda, colpita da estese inondazioni, la Pellizzari organizza un treno speciale di soccorso, mettendo a disposizione tecnici, operai e macchine: la regina Giuliana d'Olanda conferirà nel 1954 a Giacomo Pellizzari, cavaliere del lavoro dal 1940, la commenda dell'Ordine di Orange Nassau. Su proposta 29 settembre 1952 çlel Senato Accademico della Università di Padova, il ministero della pubblica istruzione conferisce a Giacomo Pellizzari il 14 marzo 1953 la laurea "honoris causa" in Ingegneria Elettrotecnica.

Giacomo Pellizzari si impegna anche nella vita pubblica: consigliere comunale dal 1911 al 1925 presidente dell'istituto autonomo case popolari ed economiche di Arzignano dal 1923 al 1952, presidente dell'istituto tecnico industriale "Alessandro Rossi" di Vicenzadal 1938 al 1943 e presidente dell'associazione ex allievi dello stesso istituto dal 1951 al 1954, rettore dell'amministrazione provinciale di Vicenza dal 1939 al 1942 e presidente della stessa amministrazione dal 1942 al 1943, presidente delle opere pie riunite di Arzignano dal 1940 al 1948, vice presidente dell'associazione industriali della provincia di Vicenza e consigliere nazionale de&li industriali metallurgici dal 1940 al 1943.

E premiato con medaglia d'oro dal comune di Arzignano nel 1953 come "cittadino benemerito".

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PELLIZZARI SERGIO

Sergio Pellizzari (nato ad Arzignano il 2 novembre 1924) trascorre la sua infanzia in frazione di Pugnello, dove il padre, sarto della località, con il suo modesto lavoro riesce con fatica a far fronte ai bisogni di una famiglia di cinque figli, dei quali Sergio è il primogenito.

Finite le elementari con esito incoraggiante, viene mandato dal padre, fervente cattolico, in un collegio religioso di Giuseppini, con l'intenzione di indurlo alla vocazione ecclesiastica; ma superati i primi tre anni di ginnasio, il ragazzo non vuole più saperne dell'istituto religioso, manifestando invece il desiderio di proseguire gli studi in una scuola pubblica, che per difficoltà economiche gli viene negata.

A 14 anni è assunto da una piccola azienda del luogo e nel 1941, a 17 anni, ormai vicino ad essere chiamato alle armi, passa alla Breda Miniere , sperando nell'esonero. È qui che fa amicizia con un vecchio antifascista, Livio Bottazzi, che lo inizia alla politica.

Chiamato alle armi il 20 agosto del 1943, ha la fortuna di eludere la vigilanza dei tedeschi che 1'8 settembre 1943 occupano la caserma "Pio Spaccamela" dell'l l O reggimento Genio a Udine e riesce a tornarsene a casa.

Da quel momento ha inizio la sua scelta e militanza politica. Prende contatto con le prime formazioni partigiane e nei primi mesi del 1944 diventa un punto di collegamento tra il Comitato di Liberazione di Arzignano ed i gruppi combattenti della Brigata "Nereo Stella" della Divisione Garibaldi "Ateo Garemi" insediatisi al monte Faldo a Selva di Trissino.

Dopo il selvaggio rastrellamento del settembre ciel 1944 da parte dei nazi-fascisti, la resistenza si riorganizza e Pellizzari passa alla Brigata "Fratelli Rosselli" della Divisione Vicenza. A guerra finita gli viene riconosciuto dal distretto militare il grado di sottotenente.

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Ricopre subito importanti incarichi nella sezione "Libero Temolo" del Partito Comunista Italiano di Arzignano e nel 1951 diviene segretario mandamentale della Camera del Lavoro.

Nel giugno del 1954 torna alla produzione, assunto nelle officine Pellizzari, diventando dopo qualche mese responsabile sindacale di fabbrica della C.G.I.L. e dirigente provinciale della F.1.O.M. Intreccia così il lavoro sindacale a quello politico, diventando membro della commissione interna di fabbrica e consigliere comunale del P. C.I., con funzione di capo del gruppo comunista dal 1956 al 1980.

Nel 1960 ottiene alle elezioni amministrati ve provinciali 1.13 7 voti nel territorio comunale di Arzignano ed entra in consiglio provinciale per surrogazione nel 1962 in rappresentanza del P.C.I. del quale è membro, per periodo anzidetto, del comitato federale dal IX congresso e del comitato direttivo della federazione.

Nel 1968 la federazione comunista vicentina lo 'propone deputato al parlamento per la circoscrizione di Verona, Padova, Vicenza e Rovigo nelle elezioni politiche del 19 e 20 maggio: risulta eletto con 8.434 voti (68 5 voti ad Arzignano) e fa parte della commissione lavoro della Camera dei Deputati. È nella storia il primo parlamentare di Arzignano. Vìene rieletto deputato nelle elezioni del 7 e 8 maggio 1972, ottenendo nella circoscrizione di Verona, Padova, Vicenza e Rovigo 12.802 voti (719 voti ad Arzignano) e fa parte della commissione difesa della Camera dei Deputati.

Nel luglio del 1976, finiti i due mandati parlamentari, ritorna al lavoro alla Pellizzari (nel frattempo Ansaldo Motori) e vi resta fino al pensionamento (novembre 1979).

Nel 1980 viene eletto dai consigli comunali interessati membro del comitato di gestione dell'Unità Locale Socio Sanitaria n. 7 (ValdagnoArzignano- Montecchio Maggiore) e dal 1981 al 1985 è componente del comitato di gestione dell'U .L.S.S. 34 Arzignano- Montecchio Maggiore.

Con lo scioglimento del P.C.I., nel 1991, l'on. Sergio Pellizzari aderirà al P.D.S. (Partito Democratico della Sinistra).

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PELOSO LUIGI

Luigi Peloso (nato il 25 giugno 1879 a S. Stefano di Zimella- morto ad Arzignano 1'8 maggio 1949) compie gli studi elementari nel paese natio e successivamente frequenta le scuole tecniche di Lonigo, compiendo ogni giorno quattordici chilometri a piedi. Sotto la guida del parroco di Lobia supera privatamente gli esami ginnasiali ed a 14 anni varca la soglia del seminario di Vicenza, dove studia preparandosi pure al diploma di maestro elementare, che consegue a Padova prima di terminare gli studi di teologia. A ventidue anni, sei mési ed un giorno, ottenuto il permesso straordinario, è ordinato sacerdote nella cappella privata dal vescovo di Vicenza, mons. Antonio Feruglio, il giorno di S. Stefano del 1901. · Nel settembre dello -stesso anno inizia la sua carriera di insegnante a Gazzolo d'Arcale (Verona), dove è pure curato per sette anni. · Ad Arzignano arriva nel 1908, vincitore del concorso per un posto nella scuola comunale del capoluogo e qui stabilisce la sua dimora. Nella guerra 1915-1918 è soldato di sanità e aiuto cappellano all'ospedale militare di Vicenza. Rientra ad Arzignano dopo la guerra e riprende la sua attività di insegnante. Nel 1932, per essersi rifiutato,come sostituto del direttore didattico di sciogliere l'associazione magistrale degli insegnanti cattolici, e di fare opera di persuasione politica e fascista tra gli insegnanti stessi, ciopo minacce e persecuzioni è trasferito in confino a Plasencis, piccolo abitato inospitale dell'Udinese, trovando ricovero in una casa deserta e vitto presso il parroco di Meretto di Tomba.

Nel 1933 viene mandato ad Arcole, ove è ospite del parroco don Beniamino Socche, divenuto poi vescovo di Reggio Emilia:là termina la carriera scolastica chiedendo nel 1936 il collocamento a riposo. È così libero di ritornare ad Arzignano, dove continua a svolgere intensa attività sacerdotale conie penitenziere ad Ognissanti e collaboratore del clero parrocchiale.

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Nel campo educativo, che per lui si estende oltre i muri delle aule, ha l'incarico di consigliere scolastico provinciale, e di componente del patronato scolastico, organizza la biblioteca parrocchiale "Silvio Pellico", il circolo dei maestri, il doposcuola, la scuola serale di disegno e durante l'ultima guerra fonda e dirige una scuola media per gli studenti locali e sfollati.

Diventa autore di diverse pubblicazioni, di ordine pedagogico e morale: Domestiche e infermiere (guida pratica), Sulle orme del vecchio e del nuovo testamento (tutte le preghiere dei Libri Santi commentate), Il giovanetto cattolico italiano (formazione e azione), n metodo intuitivo nel catechismo (trenta lezioni completamente svolte), Ritornando alla scuola (sillabario e primo testo di lettura per gli adulti), Dal dialetto veneto alla lingua (perle classi III, IV, V. Dizionario per III, IV, V),Per l'onore di Dio e dell1talia (lezioncine, racconti, sentenze contro la bestemmia), L'indispensabile per la vita, L'arte di prevenire e di correggere (dqcumenti e fatti), Lavoro e mercede (i problemi dell'ora), La vita di don Giuseppe Ambrosini (sacerdote vicentino della "Casa Buoni Fanciulli" di Verona e già cappellano di Arzignano) e collabora ai periodici "Il Nemico" qella Lega antialcoolistica A. Fogazzaro e "Scuola Italiana Moderna".

Promuove ad Arzignano il ricreatorio parrocchiale e ne amministra il cinema, fonda la colonia di Staro e poi quella di Cischele, dirige e cura la refezione scolastica per i bambini poveri. È assistente spirituale della gioventù maschile e della gioventù femminile di Azione Cattolica, dei lavoratori cristiani, del nucleo dei laureati cattolici.

Durante la guerra 1940-1945 la sua casa in via Cavour diventa l'ufficio di informazioni per i prigionieri ed i dispersi accoglie le angoscie di madri e spose torturate dal dubbio più crudele e nella sua povera stanzetta di pianterreno Gostituisce e sviluppa l'attività soccorritrice che vale a salvare dalla i:ovina completa le famiglie colpite da crudeli rappresaglie militari.

A lui si ricorre nei giorni della ritirata tedesca, quando con i componenti del Comitato di Liberazione Nazionale, si reca dal comandante tedesco ed ottiene che Arzignano sia risparmiata dalla distruzione.

Oltre cinquemila gli arzignanesi al suo funerale.

Alla parete destra del capitello di S. Giuseppe nel cortile interno del Mattarello è murata una lapide con immagine in bronzo di don Peloso, A don Luigi Peloso I educatore pio forte austero I custode e guida impareggiabile delle coscienze I agli ideali di libertà e di giustizia I esempio invitto di sacrificio I per quarant'anni qui dove la sua gioventù I cresce alle gioiose certezze cristiane I Arzignano riconoscente I pose 29 giugno 1956.

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PERAZZOLO FRANCESCO AGOSTINO

Francesco AgostinoPerazzolo (nato a Roncà il 16 maggio 1893-morto ad Arzignano il 18 settembre 1975) giunge ad Arzignano nel 1926, proveniente da Brenton, frazione alpestre dell' Alpone nel versante veronese dello spartiacque che divide quella vallata con quella del Chiampo.

Qui da _noi arriva per svolgere attività forense "alla quale - è detto nella necrologia annunciante il suo trapasso - si era dedicato con amore, competenza e sacrificio per molti anni, raggiungendo meritata fama e stima".

Ed ancora: "Avvocato per eccellenza, un professionista, tenace difensore delle ragioni dei suoi assistiti, il quale ha onorato la professione con una dedizione completa e durata praticamente fino agli ultimi giorni". È un discorso certamente agiografico per un uomo di altri tempi, con concetti fortemente borghesi ed eccessivi per chi non è abituato per natura essere compunto come l'avvocato Francesco Agostino Perazzolo, ciò che stride con la spregiudicatezza più o meno giustificata e l'orgasmo della vita dei tempi difficili ed attuali. Passa alla storia per il suo impegno politico verso la comunità, del quale rimangono tante tangibili testimonianze di opere allora vedute con chiara visione dei tempi futuri.

Dal 1920 al 1925, in rappresentanza del Partito Popolare, è consigliere provinciale di Verona per il mandamento di San Bonifacio e Soave e si interessa vivamente per la costruzione della linea tramviaria San Bonifacio-San Giovanni Ilarione e successivamente è tra i promotori della erezione del monumento ai caduti della prima guerra mondiale nella piazza centrale della natìa Roncà.

Consigliere comunale di Arzignano nella amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Bocchese nel periodo 1921-1923, ma egli si dimette insieme con i due terzi degli altri consiglieri per l'inamissibile atto di violenza perpetrato dai fascisti contro la persona del consigliere socialista Pietro Giuriolo.

Più tardi ( 1926) si interessa della costituzione della società di fatto "Cedrara" (poi tramutatasi in Pro Arzignano) avente lo scopo di acquisire i fabbricati Roncolato nel centro cittadino di Arzignano, per demolirli e procedere a nuove costruzioni adatte al decoro e alla importanza di Arzignano; della gestione della agenzia della Cassa di Risparmio di Verona e Vicenza; della costituzione della "Dante Alighieri" di cui diviene presidente, nel 1937.

Dal 1937 al 1943 diviene consultore comunale del podestà Giovanni Ghirardini.

Nel 1948 è presidente del Comitato della Fiera dei Santi, che allestisce ed organizza la "Mostra della valle del Chiampo", una iniziativa che ha pieno successo e che si conclude con una grande affluenza di visitatori.

Rientra per la D.C. in consiglio comunale nel 1951 nella Amministrazione del sindaco Bortolo Fracasso e viene eletto consigliere provinciale di Vicenza in rappresentanza della valle del Chiampo con l'incarico di assessore provinciale all'assistenza fino al 1958, allorquando si dimette per motivi personali.

Costituisce e presiede dal 1957 al 1958 il consiglio della valle del Chiampo, che ha lo scopo di coordinare e potenziare l'azione per la soluzione dei problemi di comune interesse di tutta la zona ed è presidente dell'Istituto Autonomo per le case popolari ed economiche di Arzign~no dal 1952 al 1958.

Ma l'ospedale è l'opera che da sola ricorda con l'ing. Ottavio Vignati l'avvocato Perazzolo: componente per tanti anni del consiglio di amministrazione delle Opere Pie Riunite, si fa promotore del "Comitato pro nuovo ospedale" che opera a fianco della amministrazione ospedaliera come organo propulsore, facendosi promotore di una raccolta di fondi, che contribuisce a rendere agevole e possibile la sistemazione del terreno e parco, la costruzione di strade e l'acquisto di strumenti e apparecchi necessari all'ospedale.

Su argomenti di carattere pubblico, nel periodo 1950-1958 collabora ai quotidiani locali Il Giornale di Vicenza e Il Gazzettino e pubblica nel 1965 Origini e tradizioni dellafamigliaPerazzolo e nel 1967 Impressioni di viaggio.

Una stele ricorda l'avv. Francesco Agostino Perazzolò ai piedi del parco dell'ospedale.

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PIZZOLATO GIUSEPPE

Il dott-. Giuseppe Piziolato (nato l'l ottobre 1913 - morto il 3 febbraio 1987), per molti anni giudice conciliatore, inizia la sua attività pubblica nel 1951, quale consigliere comunale eletto nella lista della Democrazia Cristiana e quale assessore alle finanze nella Amministrazione retta dal sindaco Bortolo Fracasso. Viene riconfermato consigliere comunale nelle elezioni del 27 maggio 1956 ed è eletto sindaco di Arzignano nella riunione consiliare del 19 giugno successivo.

Nel corso del quadriennio amministrativo 1956-1960 il consiglio comunale, presieduto dal sindaco Pizzolato, è chiamato ad affrontare la discussione, anche molto vivace, del problema del nuovo ospedale, la cui costruzione è molto òsteggiata dalle minoranze.

Circa la attività della sua Amministrazione, dirà Pizzolato al termine del mandato: "La nostra ·azione è stata principalmente rivolta al completamento del programma di edilizia scolastica, al problema dell'ampliamento del cimitero, alla costruzione del nuovo stadio comunale in via dei Mille con l'annesso impianto dei bagni pubblici, al trasporto dell'energia elettrica nelle località sprovviste, al miglioramento dei servizi igienici con la posa di una vasta rete di fognature e con il potenziamento del civico acquedotto, all'incremento del patrimonio comunale con l'acquisizione di nuovi immobili, all'impianto del metanodotto, al problema della sede degli uffici poste e telegrafi, all'intensificazione dei programmi edilizi, al consolidamento dell'economia comunale".

Dal luglio del 1958 Giuseppe Pizzolato è anche presidente del Consorzio Vicentino del Bacino Imbrifero Montano dell'Adige, del quale fanno parte i comuni di Altissimo, Arzignano, Chiampo, Crespadoro, Nogarole Vicentino, Recoaro Terme e San Pietro Mussolino;lo scopo del consorzio è quello di provvedere alla amministrazione del fondo comune, derivante dal pagamento a favore dei comuni compresi nel bacino im106

brifero montano di un sovracanone annuo per Kw I ora di potenza nominale di energia installata, da parte dei concessionari di grandi derivazioni di acqua per la produzione di forza motrice, le cui opere di presa sono situate in tutto o in parte nell'ambito del perim~tro imbrifero montano. Il fondo comune viene impiegato a favore del progresso economiéo e sociale delle popolazioni interessate dalla perimetrazione imbrifera e ad opere di · sistemazione montana non di competenza dello Stato: sono così realizzate opere pubbliche nel campo della viabilità, elettrodotti, acquedotti e fognature, edifici pubblici, industria, artigianato, agricoltura, turismo, iniziative di promozione culturale (assistenza a studenti con refezioni scolastiche, trasporto di alunni alle scuole d'obbligo, borse di studio) e servizio gratuito di assistenza sociale. Inoltre sono operati numerosi piccoli interventi per favorire ed incoraggiare varie iniziative. L'ottanta per cento delle somme introitate risultano assorbite dalla voce "opere pubbliche", cjoè dalla concessione di contributi integrativi di finanziamenti statali o provinciali per risolvere problemi che in sè sono di competenza dei singoli comuni, privi, però, questi ultimi di fondi necessari.

Viene rieletto presidente del B.I.M. Adige nel 1961 e nel 1964 e rimarrà in carica fino al 1970. È anche rieletto consigliere comunale il 6noveriibre 1960 e il 22 novembre 1964 e rappresenterà il comune di Arzignano nell'Ente Vicentini del Mondo.

Si dedica anche ad·attività promozionali nel campo .dello sport, del tempo libero e della cultura, come dirigente dell'Associazione Calcio di Arzignano, come presidente della sezione locale del Club Alpino Italiano e come vice presidente del Coro polifonico "Città di Arzignano". È anche dirigente politico della Democrazia Cristiana come componente il comitato direttivo della sezione per molti anni e come segretario di zona della valle del Chiampo dal 1964 al 1966. ·

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POLETTO ELIO

Elio Poletto (nato il 5 marzo 1940) è il capofila del gruppo industriale omonimo, che trae le sue origini nel contesto di una realtà locale prettamente agricola, che inizia negli anni Cinquanta a muovere i primi passi verso un'evoluzione spiccatamente industriale, orientata quasi esclusivamente al settore conciario. In questo particolare contesto viene costituita nel 1964 la s.n.c. "Officina Meccanica Fratelli Poletto" per la riparazione di autoveicoli, macchine agricole ed industriali in genere, la costruzione e la vendita di. attrezzi agricoli, di macchinario, di pezzi di ricambio e di accessori per l'industria in genere.

Con la progressiva evoluzione del tessuto produttivo l_ocale, viene gradatamente abbandonato il settore agricolo per privilegiare la nuova realtà industriale, prestando servizi manutentivi ai pochi e tecnologicamente arretrati macchinari che le aziende del tempo utilizzavano nel processo di lavoro. Il primo fatto importante può essere rilevato nel corso del 1968 con la concessione, da parte di una società tedesca, della licenza di costruzione di impianti per la spruzzatura delle pelli. Tale licenza, pur essendo limitata al solo territorio nazionale, permette ad Elio Poletto e ai suoi comproprietari la realizzazione di una struttura tecnico-organizzativa aziendale che sarebbe divenuta, negli anni successivi, la fondamentale premessa per l'evoluzione della Società. Nel 1972, con la variazione dello statuto sociale, si apportano quelle modifiche che la realtà produttiva impone, estendendo infatti l'oggetto sociale in "produzione, revisione, riparazione ed il commercio di macchine industriali in genere e per conceria in particolare". .

Sempre nel corso dello stesso periodo avviene l'aumento del capitale sociale e in sede di assemblea per la variazione dell'oggetto sociale è deliberata l'apertura di un nuovo opificio industriale a San Pietro Mussolino allo scopo di produrre (allora) forniture in sub-appalto all'URSS. 108

Si avverte l'esigenza di iniziare la produzione di propri macchinari per l'industria conciaria, anche alla luce della notevole esperienza conseguita in anni di attività di ricostruzione e di riparazione di macchinari esistenti sul mercato. È costituito l'ufficio progettazione e inizia dal 1974 la costruzione di macchinari con il marchio "Paletto": tale fatto consente alla azienda, della quale Elio Paletto è amministratore unico, di diventare in pochi anni una moderna industria produttrice di una vasta gamma di modelli che costituiscono i mezzi tecnici inamovibili del processo produttivo conciario.

Gli stabilimenti Paletto, quello di Arzignano (dal 1968 nella nuova sede di viale Vicenza) e quello di San Pietro Mussolina, esportano le loro produzioni anche in Germania, Inghilterra, Giappone, India, Pakistan, Stati Uniti, Messico, Egitto, Israele e Russia ed occupano complessivamente 200 dipendenti. . Ma del gruppo industriale Paletto fanno parte anche due altre aziende: la Euroventilatori di Arzignano (45 dipendenti) e la Fonderia di Montorso (70 dipendenti). · La Euroventilatori sorge nel 1981 e fornisce ventilatori assiali e radiali per impieghi industriali a bassa, media, alta ed altissima pressione:· La Fonderia di Montorso, invece, viene acquistata nel 1982 ed Elio Paletto, con il suo gruppo industriale, opera una decisa trasformazione del ciclo produttivo mediante l'acquisto di impianti tecnologicamente avanzati e con la conseguente riqualificazione del personale dipendente, tanto che con il 1988 l'azienda raggiunge un sufficiente grado di produttività di getti in ghisa lamellare e sferoidale.

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REPELE UBERTO

Uberto Repele (nato a Crespadoro il 4 maggio 1931) risiede da molti anni ad Arzignano ed è diplomato geometra all'Istituto De Amicis di Rovigo dal 1952.

Partecipa alla vita pubblica di Arzignano, militando nelle file della Democrazia Cristiana, di cui è segretario di sezione e segretario di zona per la valle del Chiampo.

Il 6 novembre 1960 viene eletto consigliere comunale e rieletto il 22 novembre 19~4 e il 7 giugno 1970: si dimetterà dall'incarico il 16 maggio 1971 per assumere un altro impegno amministrativo. Infatti 1'8 giugno 1971 viene nominato presidente dell'ospedale di zona "Luigi Cazzavillan", in seguito alla scissione delle Opere Pie Riunite, comprendenti l'ospedale Cazzavillan e la casa di riposo "Sebastiano Scalabrin". Con Repele.fanno parte del consiglio di amministrazione ospedaliero i consiglieri Molon Antonio, Ferrari Ezio (vicepresidente), Silvagni Leone, Pellizzari Bruno, Turra Fabiano.

Scriverà Repele nel 1973 che Arzignano avrà un ospedale più grande, più confortevole, più moderno, più rispondente alle esigenze della comunità in continua crescita "annunciando che il consiglio di amministrazione dell'istituto ha approvato i progetti di ampliamento e ristrutturazione del complesso ospedaliero portandolo da 180 a 300 posti letto". Ed ancora: "Non è concepibile fare una politica sanitaria-ospedaliera senza un minimo di strutture: dover curare, ad esempio fino a 230 ammalati occupando le sale di soggiorno e di attesa o corridoi, è davvero improbo e non certo senza grave disagio per i ricoverati stessi. È questa carenza di spazio, riferita ai soli ricoverati, è in sè stessa elemento sufficiente per giustificare un ampliamento corrispondente. Ma anche in altri settori dell'ospedale si sono avvertiti e si avvertono sempre di più carenze, forse · meno appariscenti, ma certamente altrettanto gravi perché, alla fine, da 110

quelle carenze ne risente tutta l'assistenza all'ammalato".

"Sono infatti insufficienti i locali per gli ambulatori, che ora accolgono ciascuno due o più specialità; non esistono locali per l'astanteria e per la rianimazione; non esistono locali per magazziqi di materiali diversi, per derrate alimentari, per l'archivio; manca una sala di riunioni per i sanitari ecc. La radiologia, l'analisi, il centro trasfusionale e la terapia fisica, inoltre, dispongono di ambienti assolutamente insufficienti e disarticolati e tali, comunque, da non garantire che siano evitate infiltrazioni di estranei nelle corsie, per la promiscuità degli ambienti che servono sia a queste che a quelli".

"La disposizione però dei locali di diagnosi e cura non è più rispondente alla moderna tecnica ospedaliera, che esige in contrasto con la situazione attuale, una loro organica centralizzazione.Non va infine dimenticato che precise norme di sicurezza impongono una di versa collocazione della centrale termica, ora installata tra i plinti di fondazione, della centrale elettrica e del gruppo elettrogeno. Di fronte a queste dèficenze ambientali e strutturali non si può evitare a por mano àd opere di ampliamento e radicale ristrutturazione dell'ospedale".

Uberto Repele è rieletto presidente il 6 aprile 1977 con Vittoriano Nori vice presidente dopo-la scomparsa di Fabiano Turra, e a consiglieri Antonio Albanello, Piergiorgio Rigon, Elvira Maria Montini, e lo stesso Fabiano Turra, poi sostituito come consigliere da Gino Lucato.

I lavori di ampliamento del primo lotto dell'ospedale sono ultimati il 31 maggio 1979 e poco più di un anno dopo quelli del secondo stralcio.

Nel 1980, con i nuovi ordinamenti governativi, gli ospedali si uniscono in Unità Locali Socio Sanitarie e Uberto Repele è eletto presidente della Unità che comprende i territori e gli impianti sanitari di Valdagno, Arzi~ gnano e Montecchio Maggiore fino al 1981, portando la sua esperienza ed il suo contributo organizzativo alla programmazione ed alla attuazione unitaria sanitaria nelle due vallate. ·

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RIGOTTO NILO

Nilo Rigotto (nato a Montegalda il 13 marzo 1927 - morto ad Arzignano il 12 giugno 1990) studia al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 29 giugno 1951. Cappellano ad Ognissanti di Arzignano nel 1951, direttore spirituale al collegio "Graziani" di Bassano del Grappa nel 1952, cappellano a San Pietro in Gù nel 1954. Prima rettore (1964) e quindi parroco (1966) al Villaggio Giardino ad Arzignano, sorto nella zona orientale della città, in territorio compreso tr~ le parrocchie di Ognissanti e di Castello, ad iniziare dal 1950. Gli anziani del nuovo villaggio prendono a frequentare per le funzioni di culto la vicina cappella di San Giuseppe, annessa al vecchio ospedale, dove viene inviato un sacerdote stabile. Col costituirsi di una comunità autonoma ed autosufficiente e nella sicura prospettiva di avere quanto prima una nuova chiesa ampia e decorosa, l'autorità ecclesiastica decreta il 2 febbraio 1966 l'erezione della nuova parrocchia, che viene dedicata a San Giovanni Battista.

Don Rigotto assegna all'architetto pistoiese Giovanni Michelucci la progettazione della chiesa: il 4 febbraio 1967 è posta la prima pietra e il tempio monumentale (perché di questo si tratta) sorge negli anni 19671969: è aperto al culto il giorno di Pasqua del 1970.

Di questa chiesa e del suo autore dirà il concittadino mons. prof. Tullio Motterle: "Michelucci ha lasciato alla nostra terra una delle sue creazioni migliori, la chiesa di San Giovanni Battista al Villaggio Giardino di Arzignano. Non è famosa come la chiesa fiorentina dell'Autostrada del Sole, non ha suscitato polemiche come la parrocchiale di Longarone, né l'interesse particolare della critica come altre a Larderello, a Pistoia, a San Marino, ecc.; eppure la chiesa di Arzignano esprime a mio avviso, nel modo più essenziale e più alto l'idea di chiesa propria di Michefocci e la sua spiritualissima concezione dell'architettura. L'architettura non è come un 112

quadro o una statua: entra nello spazio della città, tocca tutti i momenti della vita dell'uomo. Proprio perché destinata all'uomo, la città è lo spazio sacro. La chiesa ne diventa, così, il cuore come luogo d'incontro nella fede, che si apre al servizio della comunità e custodisc~ Iiel suo centro, cuore nel cuore, la sala della celebrazione eucaristica. I tre grandi compiti della chiesa: profetico, liturgico e caritativo, articolano questa casa-chiesa (domus ecclesiae: è suggerimento di Giovanni XXIII agli architetti: "mettete nelle chiese la semplicità, la serenità e il colore delle vostre case").

Dice ancora Matterie: "Era caratteristico di Michelucci pensare la chiesa come casa, area articolata in vari ambienti di cui ciascuno ha la propria funzione: non più chiesa-monumento ma chiesa luogo dell'assemblea che si raduna e fa insieme esperienza di Dio e di sè. Il concilio Vaticano Il 0 confermò l'architetto nella sua ricerca di chiara distinzione e di riconducibili rapporti tra le varie parti della chiesa: il luogo dell'assemblea adatto a vedere, udire, cantare insieme; l'area presbiteriale dove sia possibile l'azione liturgica, distinta ma non separata dall'aula e ben articolata nei suoi momenti: l'altare per il presidente, il centro per l'iniziazione cristiana, luogo vivo e gioioso dove il fonte battesimale si accende di luce e di colore; il luogo della presenza eucaristica, distinto ma non fomtano~dal 1uogo della celebrazione, raccolto e adatto all'adorazione e alla riflessione; segno, infine, della testimonianza cristiana nel mondo, la chiesa al suo esterno, integrata nell'ambiente senza preminenze monumentali, ma edificio riconoscibile, rivelatore di una presenza misteriosa (l'Eucaristia), ~he provoca risposta".

Oltre alla chiesa, sotto il governo parrocchiale di don Rigotto, il 26 giugno 1977 è posta la prima pietra della Casa della Com unità per l' accoglienza, per la cultura cristiana dei ragazzi e dei fedeli, per la direzione partecipata della comunità, e per una articolata coabitazione dei sacerdoti.La Casa, già ultimata ed agibile, è inaugurata il 24 giugno 1981.

Don Nilo Rigotto sarà anche vicario della valle del Chiampo dal 1973 al 1979. .

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RIZZETTI RICCARDO

Riccardo Rizzetti (nato a Vicenza il 19 gennaio 1872- morto ad Arzignano l' 11 settembre 1955), ordinato sacerdote nel 1897 dal vescovo diocesano Antonio Maria De Pol, passa un paio d'anni in cura d'anime a Campiglia dei Berici, poi, frequentando i corsi di lettere all'Università di Padova, è assunto come insegnante in seminario, dove rimane per otto anni. È nominato arciprete di Ognissanti di Arzignano nel 1907, con funzioni anche d.i vicario foraneo, succedendo a monsignor Giambattista Stocchiero.

Nei primi due anni del suo arcipretato, don Rizzetti è impegnato a ultimare il campanile e all'acquisto ed alla inaugurazione delle nuove campane (1909).

La gioventù maschile si impone per prima alle sue attenzioni e apre per essa il ricreatorio San Giuseppe al ponte di Mella, divenuto il centro vitale delle associazioni di Azione Cattolica e delle mutue per i lavoratori da lui istituite in tempi ancora fortunosi e agitati (1909).

Ma non vuole trascurato l'elemento femminile ed erige canonicamente nel 19 una sezione di Orsoline della Compagnia di Sant' Angela Merici, che vivono in congregazione. Sono suore ministre degli infermi e degli ammalati in genere, con una scuola di lavoro per le regazze, un piccolo noviziato nella Casa di Sant' Angela, con una loro casa alpina aperta a Durlo di Crespadoro nel 1929, un orfanotrofio costruito nell'ultimo dopoguerra con aiuti dell'E.R.P. Nel 1926 il rifacimento della pavimentazione della chiesa in seguito al lascito Bonazzi-Malfatti Neri, la erezione della chiesetta di San Giuseppe alle Conche, a seguito del passaggio della contrada dalla parrocchia di Castello a quella di Ognissanti e inaugurata il 19 marzo 1929.

Nel 1932 fa restaurare il trittico pittorico, cçe si trova dietro l'altar mag114

giore del duomo e rimasto danneggiato da un incendio. Sempre nel 1932 il trasferimento della canonica, ricavata, a seguito della permuta con il comune della precedente, su un tratto del palazzo Mattarello, dietro l'abside della chiesa e che era stato un tempo la scuderia della villa.

Opera di notevole impegno economico la installazione - nel 1933 - di un grande organo elettrico Balbiani-Vegezzi-Bozzi nella chiesa di Ognissanti.

La lotta per conquistare alla parrocchia un oratorio giovanile ampio e spazioso, è sostenuta, durante il suo governo nella comunità parrocchiale.

Rizzetti la affida alle mani di don Luigi Peloso, poiché da tempo il vecchio ricreatorio al ponte di Mella è considerato una cosa superata e incapace di ospitare la gioventù, le scuole della dottrina cristiana, le specializzazioni sportive e ambienti di riunione per i lavoratori cristiani. Si pone l'occhio sul vecchio palazzo Mattarello, adiacente alla chiesa ma di proprietà comunale e provvisto di grande cortile e ampio prato é di sala teatrale: lotta serrata con gli oppositori dell'operazione ma per il Mattarello la chiesa di Ognissanti vincerà la partita ed acquisterà il complesso (1945).

Mons. prof. cav. Riccardo Rizzetti, dopo 48 anni di intensa opera pastorale nel campo della cura d'anime e di grande lavoro promozionale e sociale, si spegne a seguito di breve malattia: folla immensa e riconoscente ai suoi funerali.

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RIZZO MARIO

Mario Rizzo (nato ad Isola Vicentina il 18 dicembre 1945) è ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Carlo Zinato il 7 giugno 1970. È diplomato in Pedagogia Catechistica al pontificio ateneo salesiano nel 1975.

Cappellano dal 1970 al 1976 a Montecchio Precalcino, dal 1976 al 1986 a San Bonifacio, dal 1986 al 1987 a San Bortolo, coadiutore di don Lino Coffele. È parroco di San Bortolo dal 27 novembre del 1987.

Qui, dopo il rifacimento, resosi necessario, della caldaia della chiesa e la sua ubicaziope, è impegnato, nei primissimi anni del suo servizio come parroco, oltre alle attività pastorali, allo studio e alla progettazione dei lavori di rifacimento dell'impianto di riscaldamento della chiesa, il cui pavimento dovrà ritornare all'originale impostazione.

Dice la relazione tecnica illustrativa: " ... Gli interventi che si intendono effettuare sull'edificio sono dettati dalle nuove indicazioni stabilite dal Concilio Vaticano II sulle celebrazioni liturgiche e da aspetti di carattere tecnico-estetico: il tutto studiato con un progetto di coordinamento generale. I lavori interni da eseguire possono così riassumersi per il presbiterio: prelievo di parte di pavimentazione, nuovo pavimento in marmo.

Si prevede l'avanzamento della scalea (in marmi tipo Carrara, o fior di pesco Carnico) onde consentire la collocazione di nuovo altare stabile in marmo chiaro lavorato a basso e/ o altorilievo. Si prevede la ricollocazione del "vecchio" fonte battesimale mediante un nuovo basamento opportunamente studiato; il lato opposto è destinato all'ambone egualmente in marmo".

"La zona assembleare verrà completamente rifatta. L'impianto tecnologico (riscaldamento a pavimento) che deve essere rifatto consentirà di riportare sulla quota originale il pavimento, in modo da ottenere la differenza voluta nel progetto iniziale. I disegni proposti per il nuovo pavimento mirano a valorizzare le linee architettoniche strutturali dell'edifi116

cio. La cupola ottagonale è ridisegnata in forma semplice sul piano orizzontale e proposta al centro di questa, inserita su un quadrato lavorato a "effetto rilievo". Si vuole puntualizzare la centralità della pianta dell'edificio, come centralità di Dio sull'universo. L'"ottagono" viene attraversato da quattro fascie chiare ortogonali tra loro, poste in direzione comunicante dall'ingresso all'altare nuovo e in senso dall'altare destro all'altare sinistro. Le linee della zona centrale aumentano la percezione visiva al concorso di fuga e si focalizzano in questa sul nuovo altare".

"La lavorazione è semplice e composta da linee essenzialmente orrogonali. L'"intreccio" racchiude una propria espressività, data dal maggior utilizzo di marmo chiaro, così da aumentare la luce sulla direttrice che concorre al nuovo altare. I marmi impiegati saranno sostanzialmente: biancone, rosa di Asiago, rosso di Verona. Si propone a cornice dell' ottagono grande il "fior di pesco carnico", inguanto riesce a coniugare gli altri marmi con morbidi colori pastello, che ben si addice a far riemergere il senso di verticalismo, proprio delle colonne strutturali cenfrali".

"Precederanno la posa del pavimento lavori di rifacimento del massetto, impermeabilizzazione e coibentazione, posa di serpentina per nuovo impianto di riscaldamento, letto di posa e predisposizione di giunti di dilatazione. Il ristudio del pavimento e la collocazione del nuovo altare induce a rivedere le predelle e la sistemazione degli altari laterali, onde consentire un migliore utilizzo degli spazi a disposizione per i fedeli".

Il progetto è dell'architetto Claudio Molon e verrà approvato dalla Sovrintendenza alle Belle Arti nella primavera del 1992.

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RONCONI PIETRO

Pietro Ronconi (nato a San Vito di Leguzzano il 21 settembre 1883 morto ad Arzignano il 18 novembre 1966) compie gli studi al seminario di Vicenza ed è ordinato sacerdote nel 1906 dal vescovo Antonio Ferruglio.

Cappellano in alcune parrocchie della diocesi, a S. Marco di Vicenza, a S. Maria di Marostica e alla chiesa della B. Bonomo di Bassano del Grappa, nel 1919 entra a Tezze di Arzignano come curato, dove prepara la comunità all'erezione della sua chiesa in parrocchiale, dotandola delle strutt1,ue necessarie e rinnovandola. Il 21 giugno 1921 chiede al vescovo l'autorizzazione di un piccolo ampliamento della chiesa, per mettere in comunicazione una vecchia sacrestia con il presbiterio, mediante una grande trifora e guadagnando un'area di 30 mq. e dieci anni dopo costruirà un'aula di 84 inetri quadrati comunicante col presbiterio attraverso la costruzione del 1922 perché i fedeli "potessero di persona partecipare alla messa".

Promuove la costruzione dell'asilo infantile "Oliva Marcheluzzo", che verrà aperto nel 1942.

Con decreto 17 maggio 1937 viene istituita la parrocchia di Tezze e nel 1939 il parroco don Pietro Ronconi farà costruire, annessa alla casa canonica, un ampio salone quale sede delle associazioni cattoliche, della scuola di canto e della dottrina cristiana.

Tra le varie attività promozionali pastorali di don Pietro Ronconi a Tezze, vi è da segnalare la istituzione nel 1946, all'indomani dell'ultima guerra, dell'annuale giornata dedicata in ottobre a S. Luigi Gonzaga "Giovinezza in Festa". Ancora il 16 settembre 1951 la celebrazione ufficiale del XVII centenario del martirio di S. Agata, patrona della parrocchia e della comunità civile di Arzignano.

Ma è ormai giunto per il parroco e per Tezze il tempo per affrontare il grosso problema della costruzione della nuova chiesa, per la incapacità 118

della precedente di contenere i fedeli della frazione e della parrocchia durante le celebrazioni religiose, specie della domenica. Il progetto della nuova chiesa è affidato da don Ronconi ad un suo commiiitone, conosciuto durante il servizio militare durante la guerra 1915-1918; l'architetto Giovanni Crescini ed al figlio suo architetto'Paolo Crescini.

Allo scopo di incoraggiare e infervorare la popolazione perché arrivassero quanto prima le necessarie offerte, viene invitato il vescovo diocesano Carlo Zinato il 14 maggio 1955 a benedire la prima pietra. ''Noi ci

siamo impegnati in un 'opera grande e santa: la costruzione della nuova chiesa parrocchiale. L'accresciuta popolazione, le migliorate condizioni economiche, l'abbellimento degli edifici privati mal tolleravano la vecchia piccola chiesa, già più volte deformata nei cinque secoli della sua esistenza': Così don Ronconi alla gente di Tezze nel Natale del 1955.

Passano alcuni anni, quelli necessari per raccogliere la somma occorrente alla spesa preventiva, che subisce talune variazioni a seguito delle modificazioni e dei ritocchi apportati al progetto. Quinçli la erezione del tempio e la sua benedizione il 15 settembre 1962 da parte del vicario generale della diocesi mons. Carlo Fanton. Questi, all'omelia, sottolinea gli sforzi ed i sacrifici della gente di Tezze, che sotto la guida del parreco don Pietro Ronconi e del cappellano don Giovanni Allegri con le sue significative offerte è riuscita in sette anni a realizzare la grande chies_a.

Subito dopo la chiesa hanno inizio i lavori di costruzione della nuova casa canonica, pure progettata dai Crescini, e che sorge accanto al tempio.

La costruzione ha termine in poco tempo e così i sacerdoti possono trasferirsi nella nuova sede, messa al servizio della comunità anche per incontri della gente di carattere parrocchiale.

La scomparsa di don Ronconi avviene dopo 47 anni, meno un giorno, della sua attività pastorale a Tezze. Un pastore passato alla storia con quasi mezzo secolo di presenza e di zelo illuminato di padre tra la gente della popolosa frazione arzignanese..

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ROSSI PIETRO

Pietro Rossi (nato a Longa di Schiavon il 27 ottobre 1916) compie i suoi studi al seminario di Vicenza (di ginnasio, liceo e teologia) e viene ordinato sacerdote dal vescovo diocesano Ferdinando Rodolfi il 26 maggio 1940.

Nello stesso anno è cappellano a Lerino e lo rimarrà fino al 1943, quindi a Carmignano del Brenta negli anni 1943 e 1944 e ad Orgiano negli anni 1944 e 1945. Parroco a Durlo di Crespadoro dal 1951 al 1965, fa il suo solenne iQgresso come parroco di Pugnello di Arzignano il 20 maggio 1965, succedendo allo scomparso don Agostino Ceccato dopo una breve reggenza del missionario comboniano padre Silvio Dal Maso.

Don Pietro Rossi trova molti problemi da affrontare a Pugnello e, accanto ad intensa attività pastorale, realizza diverse e svariate opere. Viene eretta innanzitutto una degna tomba al defunto parroco suo predecessore e viene sistemata tutta l'area di terreno che circonda la chiesa con marciapiedi, recinzioni, palladiana sul davanti del tempio, asfaltatura della piazza. Delle due porte laterali della chiesa, una viene restaurata e l'altra sostituita, su precisa imitazione della precedente. Resasi disponibile una area parrocchiale contigua alla chiesa, essa viene tramutata in campo da calcio. Nel 1968 viene dato inizio alla ristrutturazione di tutta la casa canonica; nel 1972 sono elettrificate le campane;nel 1975 in chiesa è sostituito l'altare portatile mensa con quello fisso, costituito dagli elementi integratori della precedente balaustra; nel 1976 sono offerti dai fedeli 26 nuovi banchi per la chiesa ed è rivestita in retrocoro l'abside con panchine per la cantoria; nel 1977 è eseguita la ripulitura e la generale revisione dell'organo e nel 1978 è rifatto il tetto della chiesa.

In ricordo del missionario comboniano padre Silvio Dal Maso di Pugnello, uccisonella notte dal 3 al 4 maggio del 1979 nella missione di Pakwach dagli sbandati dell'ex dittatore Amin assieme ad un altro con120

fratello, viene eretto un piccolo monumento di fronte alla chiesa, a sud della strada ceduta dalla parrocchia al comune come superficie piazzetta parcheggio e che viene necessariamente adoperata per ricordare perennemente il p. Dal Maso. .

In ricordo dei caduti è eretto anche un monumento nei pressi della . chiesa: tre basamenti in marmo sui quali appoggia una colonna spezzata.

Altri lavori vengono eseguiti per la chiesa: rinnovo del battistero e sostituzione con solette dei solai dei ripostigli laterali.

Nel 1985, in occasione del primo centenario della chiesa, sono sostituiti gli infissi delle sei lunette con telai in alluminio e col vasitas a comando elettrico e così in alluminio tutte le altre finestre. Nelle sei lunette poi le vetrate istoriate illuminanti l'aula ecclesiale riportano impressi disegni figurati che rappresentano le divinità, il culto mariano, la santità, la parola di Dio, l'Eucarestia e la preghiera. Quindi è costruito il nuovo impianto di riscaldamento, l'oratorio invernale e sacrestia. È pubblicata Rassegna storica della comunità civile e riligiosa di Pugnello ed è sostituito nel 1986 il pavimento della chiesa, ripristinato il pulpito, innalzata la croce esterna in alluminio e sostituiti i due confessionali.

Finita l'opera di abbellimento e di arredo della chiesa, don Rossi ha ora in corso la strutturazione delle opere parrocchiali esterne.

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SARTORI ANGELO

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Angelo Sartori (nato a Gallio il giorno 1 giugno 1935), arzignanese di adozione da molti anni. Si diploma all'Istituto Tecnico Industriale "Alessandro Rossi" di Vicenza nel giugno del 1957 ed è assunto alla Pellizzari nel settembre dello stesso anno, operando come capo reparto, prima nel settore delle macchine a corrente continua, quindi al reparto motori grossi e infine al reparto trasformatori, fino al 1962.

Si inserisce quindi nella attività della S.E.A. (Società Elettromeccanica Arzignano), sorta come ditta individuale nel 1959, per iniziativa di Maria Ermilani in frazione Tezze e avente come programma la costruzione di piccoli trasformatori monofasi e reattori per l'elettronica.

Il Sartori, con il bagaglio di conoscenze acquisite negli studi all'Istituto Rossi e alla "scuola"pratica derivata dalle imprese imprenditoriali di Giacomo Pellizzari, inserisce nella iniziativa produttiva della Ermilani l'apporto tecnico organizzativo che consentirà alla SEA (passata in s.a.s. nel 1968 e in S. p.A. nel 197 4) e della quale è amministratore delegato, una attività che la porta a ricoprire un ruolo primario nella realizzazione di prodotti tecnologicamente avanzati sia in Europa che nel mondo.

Dalla vecchia sede di via Chiesa Nuova, sempre di Tezze, la SEA si trasferisce nel 1979 nella nuova ampia sede di via Galvani in Zona Artigianale, dove l'azienda studia e produce trasformatori elettrici di distribuzione e di potenza. Grazie ad una elevata elasticità strutturale ed a costanti apporti tecno-innovativi la SEA è in grado di soddisfare qualsiasi richiesta, dalla grossa produzione alla singola unità e per committenti pubblici e per privati.La produzione di trasformatori si articola su un'ampia gamma di modelli, monofasi e trifasi, con potenza da 25 a 20.000 kV A, con classi di tensione nominali da 1, 1 a 150 kV, per frequenze di 50 o 60 Hz. All'Intel del 1977 la SEA presenta i primi trasformatori di distribuzione a secco costruiti in Italia con avvolgimento inglobato in resina epossidica. Da 122

allora molta strada viene fatta, ovviamente anche da altri costruttori, che seguono i passi della SEA. Le macchine di ieri, nate da un valido concetto, subiscono naturalmente, sotto la costante spinta delle ricerche tecniohe, notevoli perfezionamenti. Nel campo della distribuzione ed utilizzazione dell'energia elettrica, quando, come oggi, necessitano misure di protezione contro il fuoco, contro l'umidità, quando viene richiesto un funzionamento irreprensibile, senza soluzione di continuità, occorrono trasformatori di indiscussa fama. ·La gamma di produzione della SEA, guidata da Angelo Sartorie dai suoi più diretti collaboratori, si estende dalla serie di trasformatori a struttura interna incapsulata ed impregnata in resina epossidica (dai 25 kVA ai 15.000 kVA) alla serie di quelli in olio con conservatore (dai 1Oai 20.000 kVA), dalla serie dei trasformatori ermetici in olio (dai 1Oai 3.150 kVA) a quella dei trasformatori a secco (dai 10 ai 10.000 kVA).

Gli accessori forniti dalla SEA, azienda moderna con 80 dipendenti, sono realizzati secondo standards qualitativi elevati per essere sempre perfettamente all'altezza dell'affidabilità dei trasformatori.

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TREVISAN SEVERINO

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Severino Trevisan (nato ad Arzignano il 21 giugno 1941 da una famiglia di mezzadri), si laurea in fisica all'Università di Padova e si diploma perito industriale presso l'istituto tecnico industriale "A. Rossi" di Vicenza. Insegnante, in qualità di diplomato, nella scuola media inferiore e negli istituti professionali fino al conseguimento della laurea nel 1971; insegnante di fisica, per due anni di pre-ruolo, presso l'istituto tecnico di Valdagno e poi docente di ruolo per matematica e fisica al liceo scientifico di Arzignano e preside incaricato per quattro anni al liceo scintifico arzignanese fino al collocamento in aspettativa per incarico amministrativo.

Da qualche anno è inserito in campo industriale con la costituzione di due Società, di cui è presidente e che operano nel campo della elettronica e della ingegneria tecnologica.

Eletto per la prima volta al consiglio comunale nel 1975, ricopre per un anno l'incarico di assessore all'urbanistica e all'edilizia. Eletto sindaco nel 1976, è rieletto primo cittadino nel 1980 e nel 1985.

Componente dell'assemblea del Consorzio fognatura industriale e civile per il comprensorio dei comuni di Arzignano-Chiampo-Montorso dal 1975, assume la presidenza dell'ente nel 1984, dopo le vicende giudiziarie che avevano portato alla chiusura temporanea dell'impianto. Dopo averne avviato una sua qualificazione tecnologica, lascia la presidenza nel 1986. Dal 1985 al 1988 è designato dalla Regione Veneto quale commissario straordinario per la gestione del Consorzio d'irrigazione del Chiampo. Ritorna alla presidenza del Consorzio fognatura industriale e civile per il comprensorio Arzignano-Chiampo-Montorso, allargato anche ai territori dei comuni di Altissimo-Crespadoro-San Pietro Mussolina, nei primi mesi del 1990, con voto unanime di tutte le forze politiche, dopo che l'ente aveva evidenziato difficoltà varie di gestione, sia sul piano tecnico che politico-gestionale.

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Dal 1985 al 1990 componente della Giunta dell'Unione dei Comuni della provincia di Vicenza, dal 1987 al 1990 componente della commissione nazionale dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia per la finanza locale e per un periodo dirigente provinciale della Democrazia Cristiana e responsabile del settore economia, Come sindaco di Arzignano, nei primi anni Ottanta, impone e realizza il trasferimento delle industrie conciarie in una grande area attr~zzata allo scopo; avvia il recupero edilizio ed urbano del centro storico locale con radicale rinnovamento di portici e gallerie; chiede ed ottiene l'inserimento del territorio comunale in "Zona A" per l'inquinamento atmosferico, impone la metanizzazione della zona industriale ed emette ordinanza di divieto d'uso dei solventi industriali più tossici; promuove studi e nuove normative per la corretta costruzione e gestione nell'industria conciaria in collaborazione con l'Ulss; promuove,e costituisce l'associazione "C.N.P.C." (Cordinamento nazionale dei comuni poli conciari) allo scopo di fare uscire Arzignano dalla limitatezza provinciale per inserirla in un contesto socio-economico più vasto e produttivo per il suo futuro; partecipa ad una specifica commissione ministeriale per il settore conciario dell'industria; promuove l'Associazione industri.ali conciari della zona in una società di engineering per le tecnologie conciarie con proiezione sui maggiori mercati mondiali; costituisce il consorzio di promozione A.P.A. (Area Pelli Arzignano), collegato anche uno studio per un centro servizi pelle, economico e culturale. In esso avvia come prima fase, un "centro lingue" per un concreto avvicinamento all'Europa dei giovani e degli operatori economici e una "scuola di musica".

Durante i mandati del sindaco Trevisan sono realizzate sedi stabili in Arzignano per quasi tutti gli indirizzi di scuole superiori, un nuovo centro culturale presso la villa ex Brusarosco con sede di biblioteca convegni e mostre, è avviata la ristrutturazione del teatro di villa Mattarello, è costruita una casa-albergo per anziani e sono attrezzati i quartieri di spazi propri ricreativi e sociali.

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VERLATO CESARE

Cesare Verlato (nato ad Arzignano il 25 settembre 1877 - morto a Venezia il 30 ottobre 1949) ha le scuole elementari e una via di Tezze (sua frazione natale) intitolata al suo nome.

Compie i primi studi, dopo le elementari, al seminario vescovile di Vicenza, quindi entra nella Compagnia di Gesù e veste l'abito dell'Ordine il giorno 1 settembre 1896 a Soresino. Affronta i suoi studi di lettere, filosofia e teologia dal 1896 al 1905 a Portorè (Fiume), Gorizia e Chieri. Si laurea all'Università di Padova in lettere classiche nel 191 O. Per le sue doti didattiche, dal 191 Oal 1947, è docente di lettere greche e latine in uno dei ,più rinomati istituti religiosi maschili di educazione, il Leone XIII di Milano.

Nel silenzio e nell'ombra del suo istituto inizia la serie delle sue pubblicazioni, pèr la maggior parte dedicate ai giovani della scuola, con il commento e le annotazioni dell'Ottavio di Minuccio Felice e con una antologia di scritti dei primi autori cristiani, Minuccio Felice, Lattanzio, S. Ambrogio, S. Agostino e S. Girolamo su Scripta selecta. Per dare esempio agli allievi di come si possa tradurre letteralmente, dal greco traduce le tre Olintiache e le prime dueFilippiche, discorsi pronunciati da Demostene, il più grande oratore greco per incitare gli Ateniesi a difendere la libertà della Grecia contro Filippo il Macedone. Dal latino traduce e pubblica la IV e la VI delle Filippiche, discorsi pronunciati da Cicerone, il più grande oratore romano, in difesa della repubblica contro Marco Antonio. Commenta tre libri del De bello gallico di Giulio Cesare ed i più bei carmi del poeta latino veronese Catullo (Carmi scelti). Per i suoi giovani scrive un libro sulla vita e le opere di Virgilio, autore latino assai caro al Verlato per le "Bucoliche" e le "Georgiche". Commenta e traduce dal greco il Critone, un dialogo di Platone, in cui si afferma l'obbedienza alle leggi e alle istituzioni dello Stato. ' 126

Si riota come nelle pubblicazioni di Cesare Verlato, l'autore "predilige quelle opere classiche che, per il loro contenuto di ossequio alla religione e di obbedienza alle leggi dello Stato e di incitamento a difendere la libertà della repubblica dalla dittatura, sono le più adatte per l'educazione morale e civile dei giovani: nell'animo dei giovani vuole quasi che si chiuda tutta la sua esperienza".

Ad essi, infatti, dedica le sue fatiche, compendio e frutto di tutta la sua vita di studioso: la Storia della Letteratura Latina (che esce a Milano nel 1946) e la Storia della Letteratura Greca (Milano, 1947), opere ponderose e "reclamanti dati di critica, di gusto e di ricerca non comuni". Umanista celebre per consenso di critica è dunque p. Cesare Verlato, autore.di altre pubblicazioni: L'incanto del fanciullo, L'opera letteraria del p.Alfonso Casali, Flores: antologia latina per la scuola media. Le sue poesie latine, poi, sono raccolte nel volume Carminum f asciculus, dedicato, con verso di Catullo, agli amici "qui solebant meas esse aliquid putare nugas". Alla poesia egli confida i suoi sentimenti, prendendo occasione da circostanze ed avvenimenti ora lieti e ora tristi: compleanno di amici, nozze di parenti, morte di una fanciulla, morte di un giovane sportivo, ingresso in religione di confratelli, l'incoronazione della Madonna di Monte Berico, l'inizio dell'ultima guerra, ottenendo dagli studiosi e dai critici lodi é consensi ed è proclamato "fra i moderni discepoli di Orazio e di Virgilio" e accostato per la sua fresca vena al veneto Catullo.

Il trentennio del suo magistero è celebrato a Milano nel febbraio del 1941 e ricordato ad Arzignano con una breve notizia di stampa: " ... Ingegno e cultura lo segnalarono subito per l'insegnamento. Di preclari doti didattiche, è pure scrittore di fama. Appassionatissimo degli studi classici, pubblicò lavori pregiatissimi su Virgilio, commentò copiosi testi greci e latini, ginnasiali e liceali, produzioni, antologie latine sacre e profane, compose odi da perfetto umanista. Traspare in tutto una freschezza di originale classicità, che lo rivela uno tra i migliori poeti latini viventi.

Appartato nei suoi studi e nella missione di maestro, in questi giorni per il compimento del trentennio di magistero, si ebbe feste ed omaggi sinceri dai colleghi, dagli alunni ed ex alunni, ai quali s'associano ben di cuore i suoi concittadini, eh' egli tuttora affettuosamente ricorda e che lo onorano vanto e lustro di questa terra".

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VIGNATI OTTAVIO

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Ottavio-Vignati (nato il 9 luglio 1895 - morto il 28 aprile 1988), laureatosi in ingegneria industriale meccanica al Politecnico di Torino, è noto come realizzatore dei calchi statici della Grotta di Lourdes, riprodotta a Chiampo da fra Fraudio Granzotto (prof. Riccardo).

Dal 1921 la 1971 si prodiga in campo assistenziale e per 50 anni ha l'oneroso incarico di capo barellieri del Veneto dell'Unitalsi per i pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto e che ricopre con abnegazione, tanto da ricevere nel 1942 la onorificenza di Cavaliere dell'ordine di San Gregorio Magno.

Il suo impegno pubblico per Arzignano inizia nel 1924 come consigliere comunale nella amministrazione del sindaco Gino Bonazzi ed è consultore comunale del podestà Giovanni Ghirardini dal 1937 al 1943. Nel luglio del 1945 è nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale assessore municipale nella amministrazione del sindaco Giuseppe Mazzinghi, incarico che dura fino al marzo del 1946, allorquando i cittadini ritornano democraticamente a votare dopo tanti anni di regime fascista.

Eletto per la D.C. consigliere comunale, dal 27 marzo 1946 al 9 febbraio 1947 è sindaco del comune, in tempi ancora difficili del dopoguerra per i grossi problemi di ordine sociale e di ordine pubblico.È consigliere comunale per altre due tornate, nelle amministrazioni guidate dal sindaco Bortolo Fracasso (1951-1956) e dal sindaco Giuseppe Pizzolato (19561960).

Componente del consiglio di amministrazione dell'Istituto Autonomo per le case popolari ed economiche dal 1943 al 1961, dal giugno del 1950 al giugno del 1965 assume l'incarico di presidente delle Opere Pie Riunite, (che amministrano l'ospedale "Luigi Cazzavillan e la .casa di riposo Sebastiano Scalabrin), nel periodo in cui viene costruito sulla collina delle Costeggiole l'attuale stabilimento ospedaliero, privo dell'ultima ala, rea128

lizzata invece nella seconda amministrazione presieduta da Uberto Repele. Il problema della costruzione di un nuovo ospedale, impostasi in tutta la sua gravità dopo l'ultimo conflitto mondiale, fa prevalere la tesi della soluzione radicale, sostenuta soltanto dalla D.C. ed osteggiata da tutti i partiti ed organizzazioni di opposizione esistenti in Arzignano e . favorevoli alla ristrutturazione del vecchio edificio in Corso 4 Martiri.

La costruzione del nuovo ospedale è sostenuta ed incoraggiata anche da un gruppo di cittadini costituitisi in "Comitato pro nuovo ospedale", presieduto dall'avv. Francesco Agostino Perazzolo e che opera a fianco dell'amministrazione ospedaliera come organo propulsore, facendosi promotore di una raccolta di fondi, che contribuisce e rendere agevole e possibile la sistemazione del terreno e parco, la costruzione di strade e l'acquisto di strumenti e apparecchi necessari all'ospedale.

Ottavio Vignati con i suoi consigli di amministrazione non si lascia prendere dalle difficoltà e dallo scoramento suscitato nel 1956 da una campagna di stampa de fl Giornale di Vicenza volta ad annullare il programma costruttivo, allora già iniziato, dell'ospedale.

Scriverà Vignati nel novembre del 1961 in occasione della inaugurazione dell'opera: "Una necessità vivamente sentita da tutta la vallata del Chiampo e della nostra Arzignano in particolare, trova questo giorno la sua concreta realizzazione. Ed è con vero compiacimento che assistiàmo alla inaugurazione di questa opera da anni tanti attesa, nata e cresciuta tra un alternarsi di vicende non sempre confortanti per coloro che si sono assunti il duro compito di iniziare e portarne a compimento la costruzione.

Impegno non facile, ma denso di ostacoli di varia natura, sorretto soltanto dalla coscienza di una mèta da raggiungere ad ogni costo per il bene della popolazione... ".

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VOLPATO GIANFRANCO

Gianfranco Volpato (nato a Conegliano Veneto il 20 novembre 1902 morto ad Arzignano il 22 aprile 1981) si laurea in medicina e chirurgia nel 1929 all'Ateneo padovano, viene abilitato alla professione presso l'Università di Milano, presta servizio quale medico condotto interino nel comune di Molvena dal gennaio al marzo del 1930. Assistente effettivo prima e aiuto effettivo poi nella di visione ostetrico-ginecologica dell' ospedale di Belluno dal 1930 al 1934 è anche assistente pediatrico nello stesso ospedale. Frequenta a Belluno in quel periodo anche l'isituto di radiologia ed il laboratorio di ricerche cliniche ed anatomo-patologiche per affinare la sua preparazione nel campo delle ricerche sierologiche e istopatologiche e il corso di perfezionamento sulle malattie tubercolari.

Dal 1934 al 1937 è aiuto di ruolo nella divisione chirurgica dell'ospedale civile di Belluno, da lui diretta per tre mesi nel 1936 per l'assenza del primario indisposto.

All'inizio del febbraio del 1937 assume servizio all'ospedale civile "Luigi_C<!:zzavillan" di Arzignano quale primario chirurgo di ruolo, ope-riiÌdo ài\tj\e come supplente agli ospedali di Lonigo, Belluno e Montecchio Maggidre . . Negli a_n~,i 1945-1949 frequenta l'Istituto di patologia chirurgica all'Uniyer~itàtli Padova e negli anni 1953-1958 l'Istituto di anatomia umana.~della: ~riessa università, dopo di avere ottenuta la specializzazione di igiene (1932), di ostetricia e ginecologia (1933), di chirurgia (1938). Nel 1959 ottiene la libera docenza in anatomia chirurgica e corso di operazioni e svolge intensa attività scientifica con numerose pubblicazioni.

L'amore agli altri, soprattutto agli ammalati, ai sofferenti, risulta inciso nella allocuzione che Volpato pronuncia il giorno in cui, dopo oltre 40 anni, lascia la sua professione in ospedale: "C'è un pericolo che incombe sugli ospedali: la disumanizzazione. Cercate di non rendere anonimi gli 130

ospedali, perché dove palpita la tragedia della vita e della morte, noi medici dovremo sempre portare il senso di rigido dovere e di sacrificio, che sono le luci della vita. Consapevoli che per quanto ci si prodighi per i nostri · ammalati non faremo mai abbastanza e che nessuna missione o professione come la nostra ha tanti contenuti di umanità, di bontà e nobiltà. Perché divino è il rialimentare la fiamma della speranza, divino è trasforma- · re il pianto in un sorriso, la disperazione in fede. Arrestare la morte per ridonare la vita".

Ma egli è anche da guida ai giovani nei momenti più difficili ed oscuri del nostro Paese, nel periodo 1943-1945. È con la resistenza, subisce arresti e torture, mai cede e mai abdica ai suoi principi. Liberato a Padova dalle carceri fasciste, è voluto primo sindaco di Arzignano libera il 13 maggio 1945 e con la giunta del Comitato di Liberazione Nazionale composta da Antonio Brusarosco, Danilo Turra, Giordapo Temolo, Giuseppe Rossi, Umberto Povoleri, Giuseppe Bertagnoli, Anita Temolo, Eiio Ferrari, Umberto Marzotto, Paolo Mistrorigo, Pietro Povoleri, Ferruccio Dal Grande, Guido Motterle, Giuseppe Mazzinghi regge le sorti del comune fino al 6 luglio 1945. _ · Gianfranco Volpato, insignito dal Capo dello Stato della onorificenza di commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, dal 1972 al 1978 regge la presidenza del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Arzignano, composto da Pietro Aldighieri, Giovanni Carlassare, Pietro Cielo, Giuseppe Danda, Silvio Pizzolato, Nereo Verlato, Graziano Zarraron, Ferruccio Zuffellato:

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ZAMPERETTI EMILIO

Emilio Zamperetti (nato a Cornedo il 10 agosto 1888 - morto ad Arzignano il 28 ottobre 1968) compie gli studi ginnasiali, liceali e teologici al seminario di Vicenza e viene ordinato sacerdote il 20 luglio 1913 dal vescovo Ferdinando Rodolfi.

Cappellano alla parrocchia di Ognissanti nello stesso anno. Soldato della sanità dal 1915 al 1918, al termine del primo conflitto mondiale riprende il posto di cappellano ad Ognissanti, dove rimane fino ali' ottobre del 1935, coadiuvando l'arciprete mons. Riccardo Rizzetti nella cura pastorale e praticando l'insegnamento religioso nelle scuole comunali del centro cittadino, dopo don Antonio Bondi e don Giuseppe Scapiu.

Dall'ottobre del 1935 al maggio del 1937 presterà servizio di vicario cooperatore a Torrebelvicino.

Il 23 maggio 1937 farà il suo solenne ingresso come arciprete a Castello, succedendo a don Giuseppe Dovigo, rimosso dall'incarico inquanto colpito nel 1934 da grave paralisi cerebrale e senza alcuna possibilità di guarigione.

A Castello don Emilio Zamperetti, che sarà coadiuvato dal fratello don Ippolito Francesco, rimarrà arciprete fino alla morte, realizzando anche numerose opere a testimonianza delle sue premure e portando avanti anche l'azione di completamento e di abbellimento della chiesa, che il suo predecessore don Dovigo aveva anticipato nel 1927 con la costruzione della facciata, opera dell'ing. Orazio Mistrorigo e dello scultore Ugo Pozza.

Queste le opere promosse da don Emilio Zamperetti e realizzate in chiesa nel periodo 1938-1950: sistemazione dell'organo e dell'ancona sulle pareti del presbiterio, costruzione delle gradinate dell'altar maggiore e di due gradinate esterne della chiesa (quelle della facciata e della porta a nord), nuova pavimentazione, tinteggiatura dell'intera fabbrica, copertu132

ra con lastre di marmo di tutto il perimetro interno del tempio fino all'altezza di un metro, costruzione di spalliere in noce lucidate, restauro del polittico e di altri quadri e riutilizzo di quelli posti in soffitta, acquisto di · due nuove campane. Quindi la finestratura della chiesa viene istoriata e decorata da scene sacre e sono cambiate in chiesa le statue dei santi Eurosia e Francesco d'Assisi. La chiesa viene solennemente consacrata il 22 set- · tembre 1945 dal vescovo diocesano Carlo Zinato.

Queste, in vece, sono le opere parrocchiali realizzate sotto il governo del dinamico arciprete don Emilio Zamperetti: la sistemazione del ricreatorio maschile (ora femminile e sede dell'asilo) con la fornitura di giochi e la costruzione di cortili, la coraggiosa erezione della casa della dottrina cristiana e del teatro e sala parrocchiale "Don Bosco", la sistemazione ad asilo infantile S. Antonio del ricreatorio femminile, la creazione dell'ambiente ricreativo delle Acli poi M.C.L. Con tanta sensibilità del bello e amante dell'arte, dopo aver rimosso dalla soffitta della sacristia le tele e i quadri ivi posti in deposito un pafo di decenni prima, li fa appendere alle pareti laterali della chiesa, al punto che la chiesa stessa (tenuto anche conto della presenza del polittico pittorico del XV secolo, della "Visitazione" di Francesco Maffei e di pezzi scuitorei del Quattrocento) sarà definita "un singolarè ed interessante museo ed una preziosa sintesi della storia civile e religiosa della valle del Chiampo".

Don Emilio Zamperetti avrebbe voluto completare la decorazione del tempio con 12 quadri ad olio raffiguranti gli Apostoli (oppure con 12 affreschi), per riempire gli appositi riquadri alti delle pareti, evidentemente così previsti dal progettista della chiesa, l'architetto Luigi De Boni (il riferimento è dovuto al altre chiese dei De Boni). Nel primo riquadro a sinistra dell'arco di trionfo vi sarà affrescato, come campione, San Paolo, ma la commissione diocesana d'arte sacra non approverà il lavoro.

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ZAMPERETTI IPPOLITO FRANCESCO

Ippolito Francesco Zamperetti (nato a Cornedo Vicentino il 13 agosto 1897 - morto ad Arzignano il 19 febbraio 1985) entra giovanissimo in seminario a Vicenza e viene ordinato sacerdote il 16 luglio 1922 dal vescovo Ferdinando Rodolfi. È cappellano prima a Novaledo di Villaverla poi a Meledo_di Sarego e infine a Costabissara, fino al 1937, quando si unisce come vicario cooperatore al fratello don Emilio Zamperetti, arciprete a Castello di Arzignano.

Assistente .~cclesiastico nelle varie associazioni maschili di Azione Cattolica, degli uomini e dei giovani e giovanissimi, e nelle Acli del dopoguerra con tanta attività di ordine promozionale, culturale e sociale nell'interesse dei lavoratori.

Promotore e fondatore della compagnia filodrammatica parrocchiale, attiva fino agli anni Cinquanta, propulsore e sostenitore del corpo bandistico in attività fino agli anni Sessanta, assistente ecclesiastico anche del Centro Sportivo Italiano per i giovani della parrocchia. Vive per molti anni come servo fedele e collaboratore discreto e generoso vicino al fratello.

Sono gli anni delle numerose realizzazioni in parrocchia, sotto la spinta dell'arciprete don Emilio Zamperetti, ma che don Ippolito Francesco segue con viva soddisfazione e con tanto aiuto: la sistemazione e l'abbellimento della chiesa (organo, ancona, gradinate interne ed esterne, pavimentazioni e tinteggiature, coperture con lastre di marmo del perimetro interno fino all'altezza di un metro e costruzione di spalliere in noce lucidate, restauro dei quadri pittorici, nuova finestratura istoriata e decorata, nuove statue di santi e due nuove campane) e le opere parrocchiali (la sistemazione del ricreatorio maschile, la costruzione della casa della dottrina cristiana e del teatro parrocchiale "don Bosco", la sistemazione ad asilo infantile.del ricreatorio e la creazione del circolo ricreativo delle Acli, poi Mcl. 134

Nel 1968, alla scomparsa del fratello, viene chiamato a reggere la parrocchia come arciprete, avvalendosi della collaborazione pastorale del padre Osvaldo Bettega, francescano.

Nel 1976, quando sente il peso degli anni, lascia il suo posto a un pastore più giovane, chiedendo però di rimanere a Castello a fianco del nuovo arciprete e sarà collaboratore di don Ernesto Dalla Valle prima e di don Federico Marcazzan poi.

Alla sua scomparsa, per la vita e la pietà esemplari, la rettitudine incredibile, l'umiltà rarissima e la vera francescana umiltà, il saluto dettato per la sua gente parla da solo: "In quale parte luminosa del cielo terrà il Signore i santi più buoni? E Maria, la madre di Gesù, andrà nel giorno dell'eterna dolcezza a sentire le loro storie d'amore infinito? Racconta alla Madonna, o nostro don Francesco, con la melodia della tua voce, di noi quaggiù che cerchiamo senza piangere una stella più luminosa, un sospiro di galassia, dove innalzare le parole della fede che éi hai insegnato senza stancarti mai. Là sei anche tu, nostro amato pastore, e ora·vedi .con gli occhi dei santi e accarezzi con le mani purissime della carità la Mamma del cielo che hai amato sopra ogni cosa. Sei tornato nella casa del padre, povero e umile come egli ti ha donato a noi, ma ricco di tutto quello che ci hai dato".

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ZARANTONIELLO ERMENEGILDO

Ermenegildo Zarantoniello (nato a Montecchio Maggiore il 15 aprile 1901 - morto ad Arzignano il 21 marzo 1982) frequenta privatamente la prima ginnasio, sostenendo gli esami presso le scuole statali di Bassano, e quindi una prima classe della scuola tecnica di Vicenza. La sua vocazione al sacerdozio lo porta poi a frequentare la seconda e terza ginnasiale all'Istituto Maria Immacolata dei Padri Giuseppini del Murialdo a Montecchio Maggiore ed entra quindi in seminario a Vicenza dove, nel 1917, colpito da paresi facciale, è assistito dalla futura Santa Bertilla Boscardin, suora a servizio del seminario. Dal 16 novembre del 1920 al 16 giugno del 1922 presta servizio militare a Roma. In autunno rientra in seminario e inizia gli studi teologici ed è ordinato sacerdote, al termine degli stessi, il 12 luglio 1925 dal vescovo diocesano Ferdinando Rodolfi. È cappellano a Montecchio Precalcino dal 1925 dal 1935 e vicario economo (sempre a Montecchio Precalcino) dal 1935 al 1936. Il 24 ottobre 1936 fa il suo solenne ingresso a San Zeno di Arzignano come curato; con la erezione in parrocchia ne diviene, nel 1942, il primo parroco. , Al termine dell'ultimo conflitto mondiale vuole onorare la memoria dei caduti facendo costruire la Casa della Dottrina Cristiana, appunto a loro dedicata, e più tardi rivolge tutte le sue attenzioni ai lavoratori, facendo aprire un ritrovo per gli svaghi domenicali e serali.

Don Zarantoniello affronta anche i problemi che riguardano le opere di culto: la nuova pavimentazione della chiesa, il rinnovo delle finestre con vetrate colorate, impianti di illuminazione, di riscaldamento e di altoparlanti. Allorquando la amministrazione comunale fa costruire in San Zeno il nuovo edificio delle scuole elementari, onde ampliare la piazza antistante la chiesa, il parroco acquista e fa demolire il vecchio edificio scolastico.Viene installato l'orologio sullo svettante campanile del Barichella.

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Nel 25° anniversario della istituzione della parrocchia, don Gildo Zarantoniello propone ai parrocchiani l'ampliamento della casa canonica: la gente risponde che la canonica deve essere demolita ·e ricostruita più ampia di prima, ciò che avviene in poco tempo. Notevole è po.i lo sforzo finanziario per la costruzione di un campo da calcio per i ragaizi della parrocchia inguanto l'impianto è ricavato a ridosso di un terreno collinoso e viene provvisto di una adeguata recinzione. Altri impianti di carattere ricreativo sono realizzati, sotto il governo parrocchiale di don Zarantoniello, all'esterno dello spaccio M.C.L. (Movimento Cristiano Lavoratori). · Nel 1968 il parroco segnala alla sua gente una situazione di estremo disagio per una famiglia con casa pericolante e inospitale: in breve tempo la famiglia viene sistemata in altra e decente abitazione, frutto della generosità di molti parrocchiani.

In occasione del 50° anniversario dell'ordinazione sacerdotale di don Ermenegildo Zarantoniello, il 12 luglio 1975, viene pubblicato un Numero Unico a più mani e che illustra la storia della chiesa di S. Zeno. · Nel 1978 don Zarantoniello, per motivi di età e di salute, rinuncerà all'ufficio di parroco, pur rimanendo a S. Zeno, a fianco del suo successore.

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ZINI COSTANTINO

Costantìno Zini (nato ad Arzignano il 5 giugno 1913 - morto a Vicenza il 25 aprile 1977) proviene da contrà S. Pietro in Castello, a poche decine di metri dalla casa dell'avvocato socialista Pietro Giuriolo, -vittima nel 1922 della violenza dei fascisti. È coetaneo ed amico del secondo figlio maschio dell'avvocato Giuriolo, Antonio Giuriolo, che nel 1942 sarà a Milano uno dei fondatori del Partito d'Azione e che nel dicembre del 1944, al comando della Brigata partigiana Matteotti, cadrà vittima di un attacco armatd tedesco a Corona sugli Appennini.

Con Antonio Giuriolo, Costantino Zini frequenta nel 1922 per un pò di tempo il ginnasio al collegio S. Luigi a Bologna, mandatovi a spese della famiglia Giuriolo, perché Antonio rimanesse volentieri all'istituto.

Ritornato a casa, Costantino Zini affronta il problema della vita e viene assunto alle officine Pellizzari, quale operaio, e nonostante il fascismo imperante, il suo pensiero è rivolto verso gli insofferenti del regime, come il suo amico d'infanzia prof. Antonio Giuriolo, che nella resistenza assumerà il nome di battaglia di "Zini", per ricordare Costantino e la sua famiglia.

Alla Pellizzari Costantino Zini è tra i protagonisti degli scioperi del 17 settembre, del 24 settembre e dell' 11 ottobre 1943 per una dimostrazione di forza del rinato movimento operaio, una lezione di coraggio, una pagina di storia, che verrà pagata a duro prezzo nella battaglia per la libertà.

Infatti nei giorni 19-24 marzo 1944 giunge in officina la notizia della richiesta avanzata dal comando tedesco di "trasferire" in Germania il 10% delle maestranze. La reazione degli operai mette in difficoltà le autorità collaborazioniste dei tedeschi che, per un certo tempo, tentano di rimettere nelle mani degli occupanti la responsabilità della scelta dei lavoratori destinati alla deportazione. Quando questa sembra evitata, il comando germanico non recede dalla sua richiesta iniziale e ciò provoca la protesta 138

dei lavoratori, che il 29 marzo 1944 entrano in sciopero. I tedeschi arrestano quattro operai, (che verranno fucilati il 30 marzo) e il giorno sue.:. cessivo altri venticinque, che verranno deportati. Costantino Zini è uno dei venticinque e finisce a Mathausen, dove trascorre lunghi e terribili mesi e dove conoscerà i vicentini Torquato e Franco Fraccon, morti in campo di concentramento.

Ritornato dalla prigionia, malato e non poco provato da quella tremenda esperienza, non disarma ed affronta la lotta sindacale e politica, a lui congeniale.

Nel 1945 e nel 1946 è segretario della sezione socialista di Arzignano;nel 1951 è eletto consigliere comunale ed è rieletto nel 1956. Dirà Costantino Zini in consiglio comunale all'indomani dei fatti d'Ungheria: "Noi biasimiamo l'aggressione sovietica ma anche l'intervento degli occidentali negli affari interni dell'Egitto. Eleviamo una vibrante protesta di sdegno per l'intervento delle truppe sovietiche contro il popolo magiaro, insorto per conquistare il diritto di lioertà, indipendenza e giustizia sociale; condanniamo altres~ l'intervento scatenato dall'Inghilterra e dalla Francia alla sovranità del popolo egiziano, in aperta violazione dei principi dell'ONU, unica garanzia di pace nel mondo". · La crisi socialista investe tutti i militanti del partito e Costantino Zini nel 1963 aderisce al P.S.I.U.P., "una scelta sofferta ed altrettanto sincèra".

Rientra al P.S.I. nel 1972 e riassume l'incarico di segretario provinciale fino al 1976.

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INDICE GENERALE

Arzignano protagonisti maggiori 1945-1990 . . .... . .. ... . .......... . ... . . VII Allegri Giovanni Battista ...... . ...... . ... . . .. ... .. . .. ... . ... . ........... .

Anzolin Fernando ... . .. . ................. . ... . .. .. .. .. .. ..... ... . ....... .

Ave Bernardo .. .. . ... . .......... .. . ... . .. . .. . ....... .. .......... . ... . .... .

Balbo Severino ... . ...... .. ..... ... .. . . ... . .. . ... .. .. . ....... . ... .. .. . ... .

Bedescchi Giulio ........... . .. . ...... . ... . .. . ... : . ...... .. .. .. .. . .... . ... . ><Beltrame Achille .. .. . .. ... .. ...... . ..... .. .. . ... ... . .. .. ... . .. . ... .. ... . .. .

Bonazzi Gino ............................... . ... . ... . ... .. .. .. .. . ....... . .

Bonente Angelo ... . ... . ... . .. .. .. .. . .. . .. .. .. .. ... . ... .. .. .. . ... ..... ... .

Bortolan Guido ......................... . .............. . ... .. .. . ......... .

Brusarosco Antonio ..... . . . . . ... .. . .. . ... . .. .. ... . ... . ... ...... .. ... . .. . .

Brusarosco Francesco .. .. . .. .. .. . .. : . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Cacciavillan Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Calearo Domenico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Carlotto Gianfranco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ceccato Agosti~o . ... .. .. . ... .. .. .. . ....................... . ........... . . .

Celadon Candido ........ . . .. ... . . . .... .. . .. .. ... .. . ... . .... . ... .·... . ... . .

Coffele Lino ... ... . .. ... . .. . ... ... . .. ... . . .. ... . ... . .... . . . ......... . .. ·... .

Costeniero Antonio .. .. .. ...... .. . ... . .. .. .. ............................. .

Dalla Valle Ernesto .. ... . .. .. .. ... . ............... .. .. .. .. . ... .. .... . .. . . .

Dal Maso Callisto .. ... . .. . ...... . .. ...... ...... .. .. .. .... . .. . ... ... .. .. . .

Dal Molin Luigi .. .... , .. . ... .. . . .... . . . . . ... .. . ... .. .. ... .. ....... .. .. .. .

Danieli Antonio .......................... . ... ... . .. .. .... . .. .. .... . .. .. . .

De Marzi Giuseppe .. ...... . ....... . ... . ... ..... . ..... .. ....... . .... . ... . .

De Rosso Basilio . . ...... .. ................... .. . .... ...... .. .. .. ... .. ... .

Ferrari Antonio .... . .. ....... . ... . ... . .. .. ... . ... .. ..................... . .

Fracasso Bortolo .. ... . ... . ... .. ...... . ... .. .. .. . .... ........ . ....... .. ... .

Fracasso Pio . . . . . ... .. ...................... .. .. ... .. . . . . .. ... . . . . .. ... .. .

Gemo Emilio ... .. .. ...... .. .. ... . .. .. ... . .. ... ........... . .. . ... .. ...... .

Ghirardini Piero ... .. . ... .. .. . .... .. ..... .. .. ... . .... . ........ . .......... .

Giacometti Delio ... .. . ... .. .. .. . ... .. ...... ... . . . . ... . ... .. ............ . .

Giuriolo Libero . .. .. . ... ... .. . .. ... . ... . ... . : .. ... . ........ .. ... . .... . ... .

Lagnerini Pietro . .. ... . . .... . ............... .. . .... .. ... . ... ... .. . .... .. . .

Lorenzi Luciano ...... .. . ... .. .. .. .. ..... .... . . ..... . ...... ... ........... .

Mantese Giovanni ..... . ... .. . ... . .... . .. .. . ........................ . .... .

Marcazzan Federico 140

1 3

5 7

9 11

13 15 17 19 21 23 25 27

28 30 32 34 36 38 40 42 43 45

47 49 51

53 55 57 59 61 63 65 67

Marchi Aldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Marchi Girolamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 Marzotto Umberto ...... .. ... ... .. ... . .... ...... .. _.. .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 Mastrotto Arciso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 Maugeri Salvatore .. .. ... ........ i-... . . ... ... . .. .... .. . ...... .. . ... .. .. .. : . 76 Mazzinghi Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 Mettifogo Vinicio . ... ..... ............ ... .. . .. ...... ... ... . : . . . . . . . . . . . . . . 80 Michelato Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82 Michelucci Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 Mistrorigo Orazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 Motterle Ettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88 Motterle Tullio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 Nicolin Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . 92 Nori Vittoriano .... .. .. ........ . ........ .... ..........,. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 Pellizzari Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . . . . . 96 Pellizzari Giacomo ........ .. ... .. ..... .. ............................. : ... . 98 Pellizzari Sergio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 Peloso Luigi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 Perazzolo Francesco Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 Pizzolato Giuseppe :·................................ . .... .... -~-......... : . 106 Poletto Elio . .. . .... . .......... .. ............ .. .................. . .. ... . : . . 108 Repele Uberto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . . 11 O Rigotto Nilo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . lf2 Rizzetti Riccardo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 Rizzo Mario ... ... ...... . ...... ......... . ....... . ............... : ... ... ·. .. 116 Ronconi Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118 Rossi Pietro .... . ....... .... .... .. ..... ... ... . . ..... ....... ... ... . ... . .. : . . 120 Sartori Angelo ................... . ........ . ...... . . ..... ... .... .- ..... ; . . . . 122 Trevisan Severino .... ......... ...... .. ....... .. . . .. . ... ... ........... ·. ... 124 Verlato Cesare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 Vignati Ottavio ............... ....... . . .. ...... ......... . .1 . .. . • . • . . . . . . . . 128 Volpato Gianfranco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130 Zamperetti Emilio ........ .. .......... _- ......... . ............. .. . .... ·.. . .. 132 Zamperetti Ippolito Francesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134 Zarantoniello Ermenegildo .............. ... ...... .. ..... . ..... . .. . . . ..... · 136 Zini Costantino ............ .. ............. .... ............... ·':<... . ....... . 138 Indice generale

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editoria, etnografia, folld'?re, lavoro, narrativa, religione, scienza, storia, tùliismo, umanesimo.

Ha curato la ~mbblicazibi;ie celebrativa Banc, Popolare di Arzignano 188P-1981, la mon~ atale Storia di Arzignano di Giovanni ~ .atese (1985) eItinerario archivistico nella vita vi.centina del primo Ottocento dello stesso Manter.;e ( 1986).

Per la Collana "Conoscere la Vali.e del Chiampo" ha pubblicato Arzignano -LI! storia e l'arteGuida illustrata (1980), Chiampo - Storia arte scienza - Guida illustrata ( 1981 ); San Pietro Mussolino - La storia e l'arte - Guida illustrata ( 1982), Altissimo - La storia e l'arte - Guida illustrata (1983), Crespadoro - Storia arte turismo - Guida illustrata (1984), Nogarole Vicentino -La storia e l'arte - Guida illustrata ( 1985), Montorso Vicentino - La storia e l'arte - Guida ill(,lStrata (1986), Zermeghedo - La storia e l'arte - Guida illustrata (1987), Montebello Vicentino -La storia e l'arte_Guida illustrata (1988), La Vallata del Chiampo Immagine guida bibliografia (1989), La Pieve di Chiampo - Arte scienza storia natura - Guida illustrata (1992).

Ha ancq.e pubblicato una serie di quaderni monografici su storia, arte e personaggi della Valle del Chiampo: Come Sant!Agata entrò nella storia di Arzignano (l 982), Centocinquant'anni della chiesa di S. Maria edElisabetta di Castello -già pieve ed arcipretale di Arzignano (1986), I fratelli Oreste Antenore Pilade Achille Be/trame - insigni nella cultura nel lavoro nell'arte - figli prestigiosi del- · la patria Arzignano ~1986), Nota biografica su Alberto Pieropan - educatore insigne e inventore geniale - a duecentocinquant'anni dalla nascita (1987), Rassegna storica della comunità civile e religiosa di Pugnello (1987), Tezze di Arzignano attraverso i tempi ( 1987), Breve panorama storico diAguglianadiMontebello(1987),Pellizzariditre generazioni - al servizio del lavoro e della cultura nella patria Arzignano e nel Vicentino (1987), La chiesa di San Rocco nella-storia di Arzignano (1988), Girolamo Marchi nel centenario della nascita ( 1989), Polittico d~/XV secolo dellaArcipretale di Castello di Arzignano (1992).

Per la Collana" Arzignano cinquant'anni 19401990" ha infine pubblicato Arzignano nel vortice dellague"a 1940-1945 (1989),Arzignano impegno pubblico 1945-1990(1990),Arzignanoattività culturale 1945-1990 (1991).

Commendatore dell'ordine al merito della Repubblica Italiana con decreto del Capo dello Stato del 18 ottobre 1978. Maestro del Lavoro con stella al merito su decreto .del CaIJO dello Stato dell'l maggio 1980. Medaglia d'oro della ex Pellizzari per 35 anni conti,nuativi di anzianità aziendale (12. dicembre 1980). T rga della cultura Provincia di Vicenza (12 dicembre 1980). Targa della cultura Città di Arzigna!ho (23 giugno 1989). !

Foto di coperti

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