Cara Arzignano

Nei risvolti di copertina è rappresentata una litografia di Vico Calabrò realizzata nel 1977 per il Passo 8 Cinecl ub

PASSO 8 CINECLUB

Cara Arzignano ••• RICERCHE STORICO-FOTOGRAFICHE E D'AMBIENTE

INDUSTRIA GRAFICA A. DAL MOLIN E FIGLI - ARZIGNANO

PASSO 8 CINECLUB

Cara Arzil!,nano ••• RICERCHE STORICO-FOTOGRAFICHE E D 'AMBIENTE

Hanno collaborato per le ricerche ed i testi

i Soci:

I'

Giampietro Bertacco Aldo Calderato Augusto Dal Molin Adriano Galiotto Antonio Lora Sergio Peruzzi Antonio Vignati Gaetano Z ulian

I, I

Il Campo Marzio Le vie adiacenti alla piazza Le istituzioni assistenziali Appunti di architettura Frammenti di cronaca Il Mattarello Le vie di comunicazione La piazza

gli studiosi esterni: Sergio Caneva Mario Chiarello Severino Chiarello Manforte Bepi De Marzi Francesco Ferine Vasco Sgaggio Bortolo Fracasso Salvatore Maugeri Egidio Motterle .

Vittoriano Nori Fernando Zampiva

La Resistenza Le chiese La Pelliz;::,ari La gente I panorami Il castello Le scuole La periferia Aspetti pre-jotografici L 'imprenditoria

Hanno inoltre in vario modo collaborato i Soci: Franco Bertoldo, Ugo Cassan, Oliviero Cavaliere, Michele Colasanto, Sergio Galiotto, Enzo Marchesini, Valerio Padovan

Proprietà letteraria riservata

Passo 8 Cineclub Arzignano

•

PASSO B CINECLUB ARZIGNANO

Ideazione e realizzazione grafica Luciano Albiero e Vincenzo Raimondi per A V ANT-GARDE Sistemi pubblicitari - Arzignano

Indice

Presentazione Introduzione

La piazza Le vie adiacenti alla piazza Il Campo Marzio Il Mattarello La periferia Il castello I panorami Le scuole Le istituzioni assistenziali

IX XI

1 15 23 31 37 45 55 63 69

Le chiese Appunti di architettura Le vie di comunicazione L )imprenditoria La Pellizzari Frammenti di cronaca La Resistenza La gente Aspetti pre-fotografici

81 91 103 115131 141 163 171 211

Nota bibliografica Tabella sinottica

225 227

Albo dei prestatori

Enti ed istituzioni

Privati

Associazione etnologica ·ed etnografica della Valle del Chiampo, Archivio dell'Asilo d'Infanzia ''Ines Bonazzi'' , Archivio ·Parrocchiale di Tezze d'Arzignano, Biblioteca Civica di Arzìgnano, Biblioteca Civica di Verona, Civica Biblioteca Bertoliana di Vicenza, Comune di Arzignano, Parrocchia d'Ognissanti di Arzignano.

Archivio Cerreti di Bernardinello, Mirko Balsemin, Tito Bettega, Giampietro Bertacco, Franco Bertoldo, Luigi Bruttomesso, Maria e Delfina Buzzetti, Aldo Calderato, Sergio Caneva, Severino Chiarello Monforte, Famiglia Chinaglia, Nico Clerici, Romeo Concato, Francesco Consolaro, Giovanni Dal Maso, Augusto Dal Molin, Adino Dalla Grana, Francesco Ferin, Bortolo Fracasso, Andrea Koslovic, Antonio Lora, Riccardo Masiero, Carlo Meneghini, Gustavo Mistrorigo, Ernesto Nicolato, Vittoriano Nori, Giuseppe Piazza, Luigi e Giuseppe Pizzolato, Bruno Pretto, Rino Pretto, Marco Priante, Ada Rigolon, Angelo Rossettini, Federico Rossettini, Maria Rossettini, Vasco Sgaggio, Umberto Tumiatti, Antonio Vignati, Ottavio Vignati, Mario Ziggiotti, Gaetano Zulian.

Il Passo 8 Cineclub ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del presente volume.

In particolare ringrazia: gli studiosi collaboratori esterni - i prestatori delle opere pubblicate - coloro che hanno fornito materiale non pubblicato, comunque tutto molto utile per le ricerche - coloro che hanno fornito indicazioni e testimonianze orali inoltre: Antonio Bernardinello, titolare dell'Archivio Cerreti Remo, Romolo ed Orsola Maria Recalchi Maria Rossettini e Federico Rossettini la Biblioteca Bertoliana di Vicenza l'Associazione Etnologica ed Etnografica della Valle del Chiampo il Comune di Arzignano è la Civica Biblioteca

Sembrò arduo, quasi impossibile, quando giunse l'atteso momento di licenziare alle stampe questo libro, trovare un titolo originale, sintetico ed espressivo ad un tempo.

Ma bastò che qualcuno pronunciasse due parole ... e subito si intuì che il titolo non si trovava, perché c'era già: "Cara Arzignano ... ".

Sì, questo libro è nato e si è concretizzato proprio come una testimonianza di affetto e come un atto di omaggio al nostro paese, o, se volete, alla nostra città.

In questi ultimi anni tante cose sono cambiate e così rapidamente che i più giovani arzignanesi quasi non conoscono il primo volto del loro "borgo natìo "; ma noi, abituati dalla passione per l'attimo fotografico a confrontare le mutate realtà con i ricordi che si affollano, abbiamo sentito il dovere di raccogliere le vecchie immagini, prima che tutto si confonda col venir meno dei testimoni.

Ecco perché questa pubblicazione giunge dopo lunga attesa, trascorsa sollecitando ripetutamente i nostri concittadini a collaborare, semplicemente "prestando" il materiale in loro possesso, per consentirci la più ampia scelta possibile e la relativa riproduzione.

Sappiamo di essere riusciti nel nostro intento solò in parte.

Quando questa raccolta uscirà dalla tipografia, certamente molti (e ce lo auguriamo) saranno tentati di rovistare nei cassetti o di rovesciare polverosi scatoloni dimenticati in soffitta, alla ricerca di altre, preziose immagini che avrebbero potuto arricchire ulteriormente questo libro.

Meglio tardi che mai! Sarà un incentivo a proseguire nella raccolta e la premessa pe,r un'altra eventuale edizione che, magari, comprenda le immagini che appartengono al nostro tempo e che da anni stiamo archiviando.

Il libro non intende essere una raccolta di "belle" fotografie, né una storia fotografica: i testi inseriti hanno soltanto il fine di collocare ed ambientare le illustrazioni nel contesto, in modo che chiunque possa intenderne il significato come "momento" di vita colto e fermato per sempre dall'obiettivo.

Il nostro intento è quello di lasciare a coloro che vivono e vivranno in questa città che sta mutando · continuamente, non solo un ricordo ma la realtà di un tempo, vista attraverso un obiettivo privo di distorsioni, nei momenti più importanti, come in quelli più semplici e modesti, cercando, come sifa con una persona amata, di coglierne e tramandarne "l'anima" autentica. · AUGUSTO DAL MOLIN Presidente del Passo 8 Cineclub

)!

I'

i

Introduzione Nello studio della storia locale la conoscenza dei fatti minimi interessa non solo l'esperto ma anche il lettore com une perché è facile trovare un riscontro tra il passato e la realtà attuale.

L'immagine fotografica, che è spesso una piccola miniera di particolari da osservare, suscita in tutti un'attrattiva ancor più viva perché, attraverso la visione, il coinvolgimento emotivo è più immediato e profondo.

Il nostro paese, le nostre case, la nostra gente, pur sembrando immobili sulla carta ingiallita, in realtà si dimostrano molto attivi e mettono rapidamente in moto i ricordi, i quali non sempre trovano riscontro nell'immagine e così diventano a loro volta origine di interrogativi e desiderio di verifica o di approfondimento.

Per noi misurare l'emozione e l'interesse mossi dalle vecchie fotografie di Arzignano è stato molto facile: è bastato osservare coloro che si sono avvicendati davanti alle 14 grandi stampe esposte per un paio d'ore nell'atrio del

.I

I I

ARZIGNANO

2. L. Recalchi , Autoritratto assieme alla moglie, Arzignano 1909.

AR Z IGNANO I. L. Recalchi, Ritratto della moglie col.figlio , Arzignano 1906.

Cinema-teatro Sociale, la sera del 1° novembre u.s. in occasione della 23a "Rassegna dei Co, ri".

Naturalmente la maggior parte delle osservazioni raccolte sono state di tipo familiare: c'è stato chi ha riconosciuto la dimenticata bottega del nonno e chi ha rivisto l'angolo di casa, ora scomparso, dove prima de la guera giocava a saltamussa o a.figurine. Ma, nonostante la brevità del test, si sono raccolte anche notazioni di un certo rilievo come il riconoscimento çlel sindaco · Basilio Meneghini al centro di un · gruppo a tavola e la datazione precisa di una foto importante per la nostra ricerca.

In effetti l'immagine fotografica è da considerarsi un vero e proprio documento che deve essere diligentemente studiato per~hé può fornire delle notizie di grande interesse. Questa accurata lettura non è tuttavia così semplice, ma è al contrario spesso ardua perché richiede· comparazioni, sopralluoghi ed ascolto, appunto, di testimoni: a ciò deve seguire una verifica su documenti scritti.

Nella nostra ricerca delle foto storiche di Arzignano, dopo un primo iniziale momento

3. L. Recakhi , Partita a carte col cane, Arzignano 1909 ca.

di raccolta casuale, è sorta l'esigenza di dare un ordine logico al materiale. Ed è sembrato prima di tutto interessante indirizzare l'indagine sugli autori dei documenti , cioè sui vecchi fotografi operanti in paese.

Occorre subito dire a questo proposito che lo studio condotto ha carattere di approccio alla tematica della storia fotografica arzignanese poiché è del tutto nuovo e quindi affatto privo di riferimenti bibliografici.

Alla fine dell'Ottocento non risultano residenti stabilmente in Arzignano fotografi professionisti. Ciò nonostante le immagini reperibili sono numerose: si tratta per la maggior parte di ritratti di personaggi singoli, talvolta di coppie di sposi, più raramente di gruppi di famiglia; sono quindi di norma foto "da studio" , mentre sono quasi del tutto assenti le foto d'ambiente.

Una "sede fotografico-operativa locale" emerge tuttavia con una certa insistenza: una casa vicino al campanile e quindi, probabilmente, l'attuale studio di A. Bernardinello. In effetti il persistere nella stessa sèdè di identiche attività lavorative, trasmesse da una ditta all'altra, è un fatto frequente nell' uso paesano: la gente in definitiva è abitudinaria e pigra come coloro che gestiscono i servizi .

Se sulle fotografie reperite ricorrono i nomi di Farina-Bolo, Vajenti etc. , operanti a Vicen-

za, le testimonianze raccolte sono concordi nel dichiarare che furono eseguite in Arzignano.

Guardan.do l'immagine di una bambina di circa otto anni ritratta sdraiata su cuscini ricamati , una signora ci ha detto: "È mia nonna, diceva di essere stata costretta quasi un'ora in quella scomoda posizione! Fu fatta ad Arzignano"._ D'altronde per i gruppi famigliari, l'ipotesi è più che valida perché è assai improbabile che una famiglia numerosa possa essersi recata a Vicenza solo per fare una foto di gruppo. Tuttavia, nonostante questi numerosi indizi della operosità di almeno un fotografo di Vicenza nel nostro paese, non siamo rius citi ad individuarne il nome.

Il primo fotografo residente fu Recalchi. Di nome Luigi , era nato a Ferrara nel 1877 ed apparteneva ad \ma famiglia benestante. Il padre era amico di D'Annunzio, ma ciò non impedì (forse anzi facilitò!) che i figli dovessero, ad un certo punto, provvedere al proprio mantenimento. Luigi , come i fratelli Mario e Bruto, intraprese l'attività di fotografo , che allora veniva considerata quasi un'arte: necessitavano infatti per esercitarla estro e fantasia, perché non c'era l'aiuto del tecnicismo di oggi.

Giunto ad Arzignano (probabilmente nel 1899) Luigi Recalchi aprì lo studio in Piazza Statuto e il 25 novembre 1903 sposò la nostra

I

XIII I

concittadina Povoleri Maria detta Orsola. In città rimase fino al 1910 e quindi fu attivo per circa 10 anni qurante i quali passò da una produzione fotografica modesta, quale è documentata nella foto n. 79, ad una esecuzione di livello elevato.

3 Giudicato attraverso le immagini che ci so+ no pervenute, Luigi Recalchi appare dotato di inventiva e di fantasia, oltre che di tecnica raffinata. Una sua costante prerogativa fu quella di effettuare le riprese avendo cura di inserire costantemente dei personaggi e perciò le sue immagini sono sempre dotate di grande umanità. Ebbe spiccato il senso dell'umorismo come si può osservare nelle due fotografie pubblicate in queste pagine, nelle quali l'esigenza di testimoniare con l'obiettivo delle circostan4 ze precise viene risolta con notevole garbo .

Partito da Arzignano, Re calchi si trasferì a Belluno dove rilevò lo studio del fotografo Simoni. Si può supporre che sia stato convinto a questa scelta, oltre che dal fatto che i suoi fratelli operavano a Feltre ed a Longarone, anche dall'insufficiente lavoro raccolto ad Arzignano , tanto che da qualche tempo aveva aperto uno studio succursale ad Arsiero.

Del periodo bellunese abbiamo notizia di una sua intensa attività, ma non siamo riusciti a rintracciare immagini. Scoppiata la guerra fu richiamato ed operò in zona bellica lavorando nel settore della radiologia medica quivi impiegato, evidentemente, per la sua conoscenza di pellicole e bagni di sviluppo. Morì, per sua somma sfortuna, appena tre giorni prima della fine del conflitto, preceduto da alcuni anni dalla moglie Orsola Maria. Forse 2

:,

~ ARZI.GNAN ·-·~s\ rm.ArJO

__,_.__"'-'=-~a

. -,~ .

~

XIV

5. Arcadio Danieli, Arzignano. Cupola della chiesa maggiore (dal vero) , acquerello, 1884 ca.

per tal motivo il figlio Luigi, detto Gino, nato ad Arzignano nel gennaio 191 O, non sentì più il bisogno di tornare al paese natio neppure per una breve visita.

Il secondo fotografo che risulta stabilmente operoso in Arzignano è Giovanni Stefani. Purtroppo di lui abbiamo solo alc~ne belle immagini risalenti agli anni 1920-'24 e perciò non siamo in grado di dare ulteriori dementi conoscitivi della sua vita e della sua personalità. Si può ritenere che sia subentrato a Recalchi nello studio di Piazza Statuto. Stefani comunque appare dotato di una tecnica meno raffinata rispetto al suo valente predecessore.

Nel 1929 rilevò lo studio fotografico della piazza, Francesco Lucenti di Lonigo (18841953) , fotografo già esperto. Il suo intento era quello di avviare alla professione in Arzignano il figlio Mirone, il quale, nel breve periodo della sua permanenza, dimostrò notevoli capacità. Rilevanti sono le sue documentazioni di varie attività arzignanesi (le filande, la Pellizzari, Bonazzi, l'ospedale); suo è anche il servizio sulla visita del Principe Umberto. Mirone Lucenti (classe 1906, ancor attivo a Lonigo) trasferì lo studio da Piazza Statuto a Via Cavour dove, nel 1931, subentrò Dino Cerreti (1896-1 954).

xv

Nato a Firenze, Cerreti ha operato per tutta la vita ad Arzignano, coadiuvato dalla moglie signora Linda. Fu fotografo dotato più di senso documentaristico che di estro creativo. Ci ha lasciato comunque una serie notevole d'immagini che risultano essenziali per la storia di Arzignano incperiodo fascista; sua è inoltre la ricca documentazione che illustra il volume Arzignano nella storia del Beltrame. Buono, seppur d'aspetto severo, fu noto a tutti per la frase che immancabilmente pronunciava prima di fare clic: "Prego, sorridi come me!". Era una richiesta che lasciava perplesso il cliente perché il bra v'-uom0 non era certo uh modello di fotogenia.

Oltre a Recalchi, Stefani, Lucenti e Cerreti, ricorre qualche altro nome di fotografo nelle immagini che abbiamo raccolte, ma sono pr~- senze del tutto sporadiche e perciò rimandiamo il lettore alla Tavola riassuntiva finale. ,. Almeno un cenno si qeve fare invece per Colombaro, che fu il primo fotografo chiamato à lavorare direttamente alle dipendenze della Pellizzari agli inizi degli anni Venti.

Nell'analisi ti po logica delle immagini fotografiche di Arzignano un posto del tutto particolare dobbiamo riservare alle cartoline. Tutti i fotografi che abbiamo citato, tranne Stefani, hanno dato un contributo a questo genere di documento illustrato. Nelle cartoline infatti il nome del fotografo compare accanto a quello dello stampatore o editore.

Ad Arzignano la prima persona impegnata in questa attività fu Leonida De Preto (18531918) che risulta attivo in coppia con Recalchi.

Le loro immagini sono spesso molto belle oltre che di grande interesse: basterà citare per tutte l'eccezionale visione in quattro parti del Campo Marzio.

Un secondo stampatore fu Antonio Brusarosco al quale subentrò Augusto Dal Molin.

Anche di questi editori abbiamo numerose immagini degne di studio. Brusarosco risulta aver cessato l'attività intorno agli anni Venti, mentre l'Editrice Dal Molin cessò la stampa delle cartoline intorno al 1960.

Negli anni Venti incominciò ad affermarsi

la stamperia Fratelli Aldighieri che impiegò diversi buoni clichés di Lucenti.

Questi cenni sulla storia della cartolina arzignanese sono purtroppo esigui: si tratta in effetti di una ricerca che può essere approfondita con difficoltà e lentezza perché la maggior parte dei ritrovamenti avviene ormai attraverso il mercato del collezionismo. Le cartoline stampate in Arzignano venivano spedite nelle più varie direzioni ed ora i pochissimi esemplari superstiti devono fare un complicato cammino a ritroso per giungere alla nostra osservazione.

Per dare un'idea della rarità di ,.certe immagini, e quindi della difficoltà che si può incontrare a reperirle, basti pensare che della cartolina a colori di copertina ne abbiamo potuto osservare soltanto due esemplari . .

Stabilire i periodi precisi di attività dei vecchi fotogr,afi e degli editori di cartoline è d'altronde ·d r grande utilità perché consen.te di individuare il tempo a cui,le immagini, da loro eseguite, si riferiscono.

Prima di terminare questa nota introduttiva, in cui si è cercato di sottolineare l'importanza della immagine fotografica nello studio della storia di Arzignano, vogliamo presentare un documento di grande rarità. Si tratta di un di~egno eseguito, come appurito si può leggere ·5 nella didascalia, "dal vero" cioè con quello stesso intento di documentazione realistica che poi la macchina fotografica realizzò in modo del tutto automatico e quindi facile.

Come abbiamo scritto nel capitolo finale , a metà Ottocento operava in Arzignano una scuola di disegno diretta dall'ing. Pietro Zuffellato: è probabile che i suoi allievi si esercitassero dal vero come il giovane Arcadio Danieli e, come in realtà, lo stesso maestro faceva.

Ci auguriamo quindi che anche chi possiede questi documenti pittorici possa metterli a disposizione per completare lo studio che abbiamo intrapreso sull'ambiente e sulla gente di · Arzignano nel XIX e XX secolo.

ANTONIO LORA Centro di ricerca storico-fotografica del Passo 8 Cineclub -

i

LA PIAZZA

Una considerazione, tanto consueta, quanto ovvia, ma~ che non esclude- una- p-rofonda verità, è che la piazza sia il "cuore" della città.

Nella terminologia latina che riguarda il fenom eno urbano, la voce "forum" che in origine indicava semplicemente " luogo es terno" - ma che venne anche . usata per designare uno "spiazzo davanti ad un sepolcro o ad una casa" - successivamente indicò una " piazza quadrata n ell'interno di un abitato adibita ad assemblee o m erca ti". La piazza, quindi, era il "centro" d ella vita cittadina.

Questa definizion e, in molti casi valida ancor oggi, si adatta p erfettamente alla nostra Piazza Libertà che, p er molti anni, ha rigorosamente conservato le caratteristiche di "forum" anche se, ovviamente, le sue origini sono assai posteriori al periodo romano.

Non esistevano fino al secolo scorso documentazioni visive relative alla piazza e ciò ha sempre creato d ei problemi per lo storico che doveva d escriverne i connotati con il solo supporto di notizie tramandate di generazione in generazione. Così, ad esempio, non si conosce l'asp etto della primitiva costruzione d ella sed e comunale prima cioè ch e fosse, dopo varie vicende, d efinitivam ente trasferita n el centro della "contrà del Piano"; abbiamo infatti solo l'immagine fotografica di quella precedente la sede odierna, un edificio con log10 gia di quattro archi a livello della strada attraverso i quali si poteva accedere all'area ora occupata da Piaz11 za Marconi .

\

L'attuale palazzo comunale fu costruito tra il 1878 e il 1883 su progetto dell'arch. Antonio Caregaro-Negrin d emolendo le vecchie case a nord-est, dov'era 9 situato l'albergo "Leon d'Oro" , fino alla congiunzione con la sede d ella Pretura sull'angolo di Corso Garibaldi.

La vita d ella nostra città, dunque, era tutta concentrata attorno a ques to quadrato las tricato di pietra sul quale, durante il dominio della Repubblica di Venezia, venne eretta la colonna in m armo che nelle prime intenzioni avrebbe dovuto portare il Leone di San Marco, ma ch e, in realtà, non lo sorresse mai fin quando ai p ri mi d el 1900 a l suo posto fu issato il Grifo 8 bronzeo, simbolo araldico di Arzignano: Y Già nel '400 in piazza si svolgevano i m ercati settim a nali d el martedì, occasione per i contadini e gli ~artigiani di scendere dalle loro contrade per venire a vendere i prodotti della terra e del loro lavoro . Con la tradizionale Fiera d ei Santi, era il momento degli affari ed , insiem e, motivo d 'in contro fra a mici per le solite quatro ciacole sugli avvenimenti dell a settiman a davanti ad un buon bicchiere di vino presso la Trattoria alla Cedrara o il Caffè Cengia, situati a fian co della loggia comunale, per poi finire , com e accadeva a qualcunq_, con una sonora ciuca d a smaltirsi ai piedi della colonna d el Grifq.

L e immagini ch e vengono presentate danno molto ben e l'id ea d ella grande anima;zione che percorreva la piazza, anche solo quando la semplice presenza del

16 fotografo richiamava la gente a: fare capannello.

21

17 20

23

24

Una spiegazione deve essere data per la foto n. 21 che si riferisce all'attuale casa Clerici, allora Farmacia Nicolato. Si tratta di un fotomontaggio realizzato dalla ditta fornitrice dell'insegna: è cioè un progetto di nuova denominazione del negozio che non siamo in grado di precisare se sia stato realizzato.

Nel 1926-'27, mentre la città si espandeva con la costruzione di nuove case e l'apertura di nuove vie secondo un piano di ricostruzione iniziato da alcuni anni, anche Piazza Libertà, che allora si chiamava Piazza Statuto, subì una ulteriore modifica con la quale perse quell'intimità tanto cara a molti arzignanesi. L'antica loggia comunale fu abbattuta per consentire il passaggio del traffico tra le vie del centro e la Piazza Indipendenza; furono demoliti anche i locali ad essa adiacenti per lasciar posto , in seguito, ad altre costruzioni che ancora oggi esistono.

Rimasero tuttavia ancora le bancherelle della frutta e della verdura, quella della "Talina", del "Bambo" e di "Ponta", attrezza tesi con i grandi tendoni bianchi alla ricerca di quell'ombra che gli archi della loggia davano ben più fresca e naturale. Si spostarono poi dall'altro lato, vicino al Grifo, ma furono infine anch'esse sfrattate dal progresso.

Guardando queste vecchie fotografie ci sono ora ritornati alla memoria altri fatti di cronaca. Molti ricorderanno, ad esempio, l'incendio del Municipio nel 1944, che costrinse i Vigili del Fuoco a gettare in piazza

1944, che costrinse i Vigili del Fuoco a gettare in piazza i documenti dell'Ufficio Anagrafe per salvarli dalle fiamme: si racconta che i giovanotti ne approffittarono per gettarsi sulle carte di identità delle signorine per scoprirne la data di nascita o portarsi via le immagini.

Altri ricorderanno con nostalgia i festosi "veglioni" che si svolgevano nella sala "S. Marco'·' o nel Caffè Nazionale in un clima di spensieratezza ed amicizia. E chi non ricorda "Tita", il "solista" del Gruppo Folcloristico di Arzignano che, quando si esibiva in piazza, metteva allegria in tutti? E .quanti pennini abbiamo acquistato nell'edicola-cartoleria da "Carletto" dove si passava, il mattino, andando a scuola?

Fatti e personaggi della nostra piazza che, assieme al Grifo, rimane sempre ·lì a vedere, ad ascoltare e a testimoniare anche quello di cui non saremo mai a conoscenza: soltanto essa conosce la verità di certi avvenimenti e se potesse parlare! ... Ma, in questo caso, il "cuore" non ha voce.

,5

i I

,1

Ar zi gnano • Plazia Statuto 1;,::

Corso Garibaldi

11

··- ~ f:' st,~1 t~ ~

~ ~:; . '/

-

,,

-

~ ·_~- -:~ -- ~ e=;..:, ,,;_ - 'e ' ' ' .. '-~ , .,.:"' '~ ~Il'1 !

- - ~

~ :

-- --~,; . ;_

-

.

-

-· .

.

f-: .- /

~, .

;·~

~ .

·1 .

f

~ . -· J: ·_ l :

I

' .-

'

.

.

7lrzigr;a170 - e orso V. E.

\

-

·::.

.

·· • -. --"'.~ r r

-.••irr.~ ., ~

-·

--__-_ -.

•)• i ll !

~-rr . ~

:

""'''" ,;·'l;;i]W

·;"i -DI

ARZIGNANO - Corsò Umberto I.

13 16

15

__. , ' ·,

\ .

{r· ' i•

. _i:

11

13

'

z

t

I

I~

Piazza e Corso G ari bald i

22

15

LE VIE ADIACENTI ALLA PIAZZA

Se Piazza Statuto era veramente il "centro" del paese, vi erano alcune vie adiacenti che emana vano la stessa suggestione. Ciò in virtù delle medesime attività artiginali e commerciali che vi si svolgevano e del molo, di poco in subordine, di ritrovo, di passeggio e di gioco che avevano. Quest'area era grossomodo a forma di croce con la piazza, appunto, al centro e con i raggi, per un verso lungo Corso Vittorio Ema~uele II e Umberto I (gli attuali Corsi Matteotti e Mazzini) e per l'altro, da Piazza del Pollame (ora Beltrame) fino al Campo Marzio lungo Corso Garibaldi e Piazza Indipendenza (l'attuale Piazza Marconi). A questo stesso tessuto urbano centrale, sia pure con sfumature diverse, appartenevano anche Brolecco, Via Sole ·e la Crosetta, cioè le strade che congiungevano in cerchio, i vertici della stella: più in là era periferia se non già addirittura campagna.

I bottegai erano numerosi e all'apertura mattutina esponevano sugli usci e fin sul marciapiede le merci in vendita: poi al martedì erano in tenace concorrenza con gli ambulanti.

Anche gli artigiani esponevano i loro prodotti e, nella buona stagione, si mettevano a lavorare in strada. Il banchetto dello scarparo in mezzo alla via si vede anche in alcune fotografie, ma anche el marangon, l'om13 brelaro e el sarte lavoravano spesso all'aperto.

Anche se le famiglie erano più numerose di adesso non era possibile fare grandi provviste; perciò, per esempio, al negozio degli alimentari si andava diverse

r

I

\ I

i

(

I

',·'

volte al giorno a prendere, a piccole dosi, or questo ed ora quello e tutto veniva "segnato" sul caratteristico "libretto della spesa" sul quale si saldava a fin e mese.

Dighe che el te fassa el conto! era una delle frasi tipiche che le mamme ci dicevano, perch é a queste · piccole spese eravamo chiamati noi bambini. _ Guardando la foto n. 29 la sequenza delle botteghe 29 era: tipografia e cartoleria Dal Molin , ferram~nta Molon, bottiglieria Billo, Magnaguagno, riscaldamento ed idraulica Caneva, Organo, Caffè Cengia, Mercerie Garinzi . Ricordiamo in particolare il fresco negozio di cappelli ed ombrelli di Ernesto Organo, personaggio e violoncellista brillante. E poi il negozio di Biagio Magnaguagno. Biasio , come tanti altri esercenti del paese, andava al giovedì al marcà di Vicenza a fare rifornimento per la sua bottega che aveva due lunghi banchi: a sinistra si vendevano gli alimentari, a destra vernici, cotone, canapa; sulla porta c'era sempre un grande barile di scopetoni. Alla sera le vetrine venivano chiuse con le. tipiche assi verticali ad incastro ormai pressoché scomparse.

Vendere merci spesso molto dissimili tra loro era una c'aratteristica di molte botteghe. Le farmacie , per esempio, allora vendevano il caffè tostato perché facevano anche servizio di drogheria: qùella di Giovanni Ghirardini, nonno d el futuro Podes tà e del pittore Pietro, esibiva sulla propria intestazione l'anno 1881: "Zolfo - Filati - Cere - Acque Minerali - Oggetti di Chirurgia - Gomma elastica (sic!) - Specialità diverse" .

16

Biasio Magnaguagno dev'essere ·comunque anche ricordato perché fu il primo a ·gestire ad Arzignano una pompa di benzina. Come si può osservare nella 17 foto n. 17 la pompa della ditta ESSO era situata sull'angolo del palazzo proprio dov'è ferma l'automobile. Il servizio funzionava su chiamata fatta attraverso un apposito campanello del quale ancor oggi si vede l'impronta sul pilastro. L'automobilista suonava e di lì · a poco Biasio, lasciata da affettare una sopressa, arrivava ad erogare con la pompa a mano il carburante richiesto.

Il self-service non era ancora stato inventato, ma nessuno si lamentava! · Per noi ragazzi, le vie adiacenti alla piazza erano lo spazio ludico ideale per il gioco delle "marmore", cioè delle biglie di terracotta colorata, che si compravano da "Mometti", dalla "M.i ra", da "Gina Molon" ecc.

Ma poi tutti in qualche modo si procuravano anche uri pregiatissimo "marmoron" di acciaio. Il piano stradale era per fortuna - non come malauguratamente al contrario è oggi - più basso dei marciapiedi e quindi i paralleli avvallamenti destinati allo scolo delle acque piovane costituivano piste inesauribili per accanite partite, mentre i gatoli érano le uniche micidiali trap. pole magnatuto. Si finiva solo quando uno dei contendenti sentiva paurosamente diminuire nelle tasche la preziosa riserva dal "marmorante" suono.

La seguenza fotografica mostra le vie nominate che 31 sono riconoscibili anche oggi. La foto n. 3 1 raffigura

invece le primitive barchesse per il mercato coperto, chiamate anche "napoleoniche" perch é, si dice, costruite per alloggiare le truppe del generale francese durante una delle ' sue campagne d'Italia. Come è tipico della nostra architettura rustica, le colonne di legno poggiavano su plinti di pietra per difenderle dalle piogge ed aumentarne la durata. Nella successiva foto n. 32 si vede la trasformazione subita da Piazza 32 Indipendenza con la costruzione delle barchesse in cemento. Sul fondo è l'edificio del macello comunale costruito proprio davanti alla roggia. Oltre che per il mercato e per le fiere , questo spazio delimitato dalle barchesse era adatto ad accogliere varie manifestazioni , come si vede infatti nella foto n. 33 in cui è stato 33 chi uso da· una cortina provvisoria e da un palco per l'orchestra.

Nella foto n. 34 la barchessa di destra è già stata 34 abbattuta e sullo sfondo vi è la grande mole della nuova filanda Bonazzi con gli sfiatatoi e la ciminiera. I muri, che si vedono in successione quasi paralleli, delimitavano gli orti appartenenti alle case che si affacciavano sul Corso: erano cioè i rispettivi broli, per cui tutta la zona del Campo Marzio si chiamava, appunto, anche "i broli" .

\

il

I

ARZIGNANO - Via Cavour

ARZIG;\ANO - 9orso Umber.tu I.

I

25

I 1 1

I

I

I

26

~

.:-p f !.

T; ~(\!

.• ' }---...... '

'

'

,

I

' ,.._ ,I I ...

·,r-

~

-

i

4"

,,,- -

; I

.'

.· ,:J

·-A"'

-

,......... .

-

-

-

31 32

"A r?ignan ?,,,.·

,7

,,,,1

I

PJ:

der.· e

22

23

IL CAMPO MARZIO

Oggi per noi arzignanesi il "Campo Marzio" è una piazza limitata da moderni alti palazzi. Ma fino agli anni '40 era tutta una vasta area libera da costruzio36 ni ed ombreggiata, che si estendeva fino a parte dell'attuale Piazza Marconi.

Anche se preesistente e accessibile dall'antica loggia municipale, il Campo Marzio ha veduto la sua valorizzazione nell'anno 1926 con la demolizione di tale costruzione e delle case adiacenti. L'intera area ha ospitato sin dai tempi antichi i mercati del martedì, la fiera dei bovini di San Bortolo (estesa poi anche ai cavalli) e la fiera dei Santi che ancora si tiene ogni anno il 1° di novembre.

Il mercato settimanale è ancor oggi uno dei più importanti della provincia e vede affluire un gran numero di gente dalla vallata e da quelle vicine, occupando con le sue bancarelle le piazze del centro e le vie limitrofe.

Le fiere invece col passare degli anni hanno perduto molto del loro prestigio ed in particolare quella di San Bortolo, la quale, anche per la data del 24 agosto in cui cade, non ha ormai più alcuna importanza . Mentre quella dei "Santi" è solo un'occasione per veder promosse dal Comune alcune manifestazioni culturali, sportive e folcloristiche. Uniche cose che continuano ad essere presenti sono le immancabili giostre ed i tradizionali fuochi d'artificio.

Se si pensa che solo 70 o 80 anni fa arrivavano alle nostre fiere mercanti di cavalli persino dalla Polonia e dall'Ungheria, è facile capire quanto queste manifestazioni siano cadute in basso.

Una simpatica idea di quella che doveva essere la Fiera d'Ognissanti di Arzignano ce l'offrono alcune allegre sestine di questa sconosciuta e anonima composizione poetica del 1877.

Il celebre fieron di Sinigaglia Del Santo, di Lonigo, di Badìa Di Castelfranco e quello di Battaglia I ferragosti della Lombardia, Sono un'ombra, un non nulla al paragone Ma zitto sempre e non facciam questione.

Da Montebello e dalle Tavernelle È una lunga e convulsa processione, Equipaggi galanti e carrettelle Si succedono correndo in confusione, Le vie, le piazze, il Campo Marzio e i Prati Sono in un batter d'occhio popolati.

Trombe, tamburi e cento saltimbanchi Chiaman le turbe a cose non vedute; Coccodrilli, leoni ed orsi bianchi E birri e spie, sonnambule sparute, E l'uomo-bestia e poi la donna grassa Veder si ponno al suon della gran cassa.

Tante e tante altre cose sono mutate nel corso di questi ultimi 60 anni nel nostro Campo Marzio e non bastano certo poche righe per dirè quanto: forse le foto . che pubblichiamo ne daranno meglio l'idea.

Nella zona dove ora all'incirca sorge il palazzo delle Poste, erano situati il vecchio macello e la pesa pubbli- 36B ca. Sullo sfondo si nota ancora la vecchia colonna, unica testimonianza a ricordo di un antico luogo di sepoltura, abbattuta con l'aiuto di lunghe redini da cavallo in un impeto di gioia dai coscritti della classe l 900 nella foga dei fes teggiamen ti per aver brillantemen te superato la visita di leva.

A circa 3/4 della sua lunghezza il Campo Marzio era attraversato dalla roggia comunale che, partendo 35 da Chia,:npo, serviva per l'irrigazione· dei prati, alimentava tra gli altri i mulini di Folaore e Dalli Cani e quelli dei lanifici Nicolato e Tecchio .. ta si poteva attraversare in più punti grazie a ponticelli che davano accesso alle sue rive, lungo le quali già esistevano i_ platani oggi secolari; sotto la loro ombra durante le 36A fiere e i mercati trovavano posto i contadini con le loro bestie in attesa di venderle e fare un buon affare. La copertura e tombinatura della roggia in tempi recenti, · pur rendendo accessibili e praticabili alcune aree, ha tolto un grosso elemento di valorizzazione all'intera zona.

24

Pensiamo anche quando, sotto l'ombra delle piante dove adesso c'è il palazzo Valmaden, oltre alle bancarelle delle angurie per la fiera di San Bortolo, c'era chi faceva polenta e baccalà come ade~so si fanno le salsic- 1 ce. Qualcuno, disdegnandolo, faceva una tappa per ; una tazza di brodo caldo o per le trippe da "Furio" o { alla "Cedrara" o, perché no, per una tassetta di bianco · . al "Deserto" ·dove adesso c'è la parte posteriore del 1 1 36D cinema Ma_rconi.

Ai primi freddi arrivavano lefritole cola maresina che "la "Busa", la "Matilde" e la "Isa ortolana" sapevano 38 fare in modo veramente squisito. Sotto le logge del mercato coperto ci si riparava quando pioveva, ma esse erano adibite anche alle attività più strane e disparate: mostre, pesche di beneficenza, (anche quella del C .A. I.) e una volta persino a ricovero dei bersaglieri che per uria decina di giorni fecero sosta nel nostro centro con strage di cuori femminili. Angelina ti ricordi? ...

Una volta, dopo la guerra d'Abissinia, ci fu una grandiosa festa degli alpini e lì funzionava una fontana zampillante garganego s-cieto offerto da Giocondo Perazzolo. È tutta da immaginare la scena con gli spazzini che con doro carrettini di ferro portavano a gruppi di due o tre gli ubriachi , che man mano diventavano mauri e li sistemavano in cerchio appoggiati con le spalle attorno ai grossi platani. La giornata non era bella e veniva già una pioggerella sottile, sottile che ti inzuppava fino alle ossa e il fango, dato il continuo andirivieni della gente, era indescrivibile. Qua1cuno arrivato da fuori , in un impeto d'equilibrio riuscì a salire in bicicletta ma, spinto in partenza in senso contrario , si ritrovò a Ferrazza anziché a Malo . Enormi ritardi si accumularono sulla tabella di marcia per il rientro a casa ma "veci e boce" alla fine furono tutti salvi.

I Broli, come noi ragazzi eravamo soliti chiamarli , erano il vero parco-giochi e campo_-di battaglia nelle guerre fra le contrade: "Cisalpina" cont_ro "Brolecco" o "Case Operaie" contro " Ponte del Mela".

Ci riunivamo per le discussioni , per zugare a s-ciupa scondere, a impegnare, a spussa ed era, questo bisogna dirlo , regno incontrastato dei maschi. Nei pomeriggi liberi da impegni scolastici, escluso il giovedì quando

si andava al cinema gratis al Mattarello, c'erano grandiose partite di cianco o porco/a con i soliti Bartele, Pincio , Tega , Pepu , Furio e gli altri paladini. Quando si riusciva ad avere una palla, meglio ancora un pallone, si giocavano delle interminabili partite di calcio.

Nei Broti mossero i primi passi i nostri campioni che tanto ci facevano tifare nelle partite domenicali, specialmente quando giocavano il Valdagno o lo Schio.

Qualche volta ci furono anche delle gare sportive, o "ludi juveniles " come si chiamavano allora, con " Paneto " il solito invincibile nei 100/ 200 metri. È ·stato nei Broli c,h e fece bella mostra di sé e un giro 40 di prova la Lancia Aurelia tutta decorata per l'occa- . sione da Tiziano che doveva partire con Ezio, Guido e Gigi per il raid Arzignanò-Gibilterra. Poi , per la rottura di un non bene identificato "segmj ento" la poveretta finì i suoi giorni in terra spagnola.

I Brol_{ avevano anche .i gabinetti; mancavano i lavatoi che a quel tempo si trovavano numerosi in giro per le borgate. Le donne, frequentandoli , potevano tenersi informate sulle novità o meglio sul gheto sentio cosa che xe capità?. Qualcuna, approfittando che l'acqua dei lavatoi era gratis , andava a lavare anche i pissacan e a Pasqua più di una andava lì a resentar la lissia de primavera; tirando poi le corde fra un paio di piante la stendeva ad asciugare, lasciando lì qualche putela che zugando campanon poteva fare la guardia.

Poi gli anni sono passati veloci e dopo l'ultima guerra tutto è cambiato. È sorto il palazzo C:egli Alpini , il cinema Marconi e il palazzo Valmaden; venne eliminato il vialetto·con la fontanella davanti alla stazione per far posto alla prima cos truzione del cinema 39 Sociale, oggi incorporato in un nuovo fabbricato , e al palazzo delle Poste. Poi, dove da sempre sorgevano le tende d el circo è sorto il palazzo Sangallo; aggiungiamoci anche la fontana , i parcheggi e i sensi unici e così d el Campo Marzio si può dire " Requiescat in pace.

Amen".

Qualcuno dirà che il progresso non si può fermare, ma noi diciamo , e questo lasciatecelo dire a cuore aperto: avevamo in centro una piazza fra le più grandi d ella provin cia, era giusto darle una sistemazione più moderna e decorosa, ma spazio se ne poteva lasciare molto di più.

36

Campo jrfarzio - flrzignano

36C

.

28

1 1

31

IL MATTARELLO

II nome Mattarello evoca ricordi di antica nobiltà e di in calzanti vicend e storiche, che accompagnarono ii palazzo, costruito per la ratificazione della ricchezza e p er la celebrazione d el posto di pres tigio sociale raggiunto dai suoi proprietari. I Mattarello infatti furono conti e m embri d el Consiglio cittadino, attraverso periodi di gloria e di d ecadenza.

Costruito nel 1738 dall 'architetto Francesco Muttoni. rimase villa padro nale fino al 1905 qu ando fu ac- 1 quistato dal Comune di Arzignano. Venne di volta in '\ volta adibito alle mansioni pit1 diverse: fu quartier gen erale di truppe, cin em a-teatro "Social e" , scuola elem entare ed asilo infantil e, palazzo "Littorio" e solarium , centro ricreativo e sportivo, luogo di riunioni per tutte le associazioni parrocchiali e non. • Ma ch e fosse da molti a nni uno dei più frequentati cen tri della vita cittadina è cosa indubbia: assistendo alle gin cane che i ragazzi d'oggi compiono nei cortili d el palazzo con le bici o con le moto, ai più anziani , ai "matusa e ai fossili" , tornano alla mente le interminabili gare di "cianco" alternate al giuoco del "ciupa scondere" o a quello più avventuroso dei bussolotti col "carburo" fatti partire com e razzi.

E c'è chi ri corda le riunioni pugilistiche, che avevano com e protagonista un campion e nostrano , un certo Duilio (com e Loi ) che era molto bravo, campione italia no o qualcosa del genere. I ragazzini a ndavano ad a mmirarlo quando faceva i suoi allenamenti quotidia ni in uno spazio dietro la Trattoria Giardino, alternando saltelli e corsette a pugni in aria, sempre in g u ardia contro un invisibile avversario. Ad una di quell e riunioni intervenn e addirittura Primo Carnera!

Lo ricordano lì seduto, vicino al ring, che parlava poco , a nnuiva : osservava i nostri campioni, lui che era stato campione d el mondo.

E com e non ricordare il cinema Mattarello: le !un-

ghe cod e irrequiete di ragazzm1 vocianti davanti al botteghino, con el franco in man; e poi la torma che si infilava su per le scale fino a raggiungere i terzi posti in peocina , là in alto su una pensilina sostenuta da ferree colonne, vicino ai m edaglioni delle pareti con l'effige dei grandi musicisti dipinti da Antonio Noro; e poi le contese per conquistare i posti più ambiti, quelli a ridosso d ella balaustra cui ci si poteva appoggiare per sta r comodi ... e per " bombardare" quelli di sotto, magari con qualche stramaleducato sputo! _ Attaccati alle pareti si potevano ammirare i cartelloni raffìgurantj le più famose attrici di quei tempi: Eddi Lamàr, Barbara Stenvic, Veronica Lache e Rita Eiuors 1 Anzi no , quello di Rita che faceva films troppo spinti. era al teatro Sociale, grand e com e mezza parete; lì fecero anche quel famosissimo film con Ester Williams: "Bellezze al bagno" , ch e fece arrabbiaré fuor di misura un prete dal nome guerresco, peraltro molto sportivo e animatore d elle squadre di calcio e poi di quell e di ciclismo.

Al Mattarello, nel cortile interno, avevano messo anche delle giostre che andavano ... con i pié: paletti di ferro sostenuti da catenelle, pi ccoli "calcinculo" che, spinti dall'irruente foga di un altro prete dal nome battagliero, innalzavano verso le cime d egli ippocastani , ragazzi con in viso un' espressione tesa, ma tanto felice ... certamente più feli ce di quella che si può vedere sul volto d ei moderni consumatori di "videogames".

A far diventare edificio parrocchiale il Mattarello era stata la spinta di una buona parte dell'opinione pubblica, per crearvi il Patronato della 'Gioventù. Prima, il Patronato, anzi il Ri creatorio S. Giuseppe, era verso il ponte d el Mella, in Corso Vittorio Emanuele;· là erano passate tante scolaresche, tanti gruppi giovanili di Azione Cattolica e di Esploratori; durante la

1

guerra del '15-' 18 anche tanti militari francesi ed inglesi; là era nata la prima squadra di ping-pong (quando_in Italia non si sapeva CO$a fosse) ; là , in un piccolo teatro, tanti giovani attori avevano festeggiato il loro d ebutto, approfittando della "paralisi cinematografica" imposta dalla guerra. Ancora là, dùrante il "coprifuo co" d el '44-'45 , si erano riuniti i neo-carbonari per cospirare contro il " regim e" , con la complicità della custode: la "Maria Scalona" .

La Parrocchia di Ognissanti prese possesso del palazzo Mattarello nell'aprile 1945 , quando fu liberato d a i tedeschi del "Kommandantur" che lo occupavano. L 'acquisto, tramite licitazion e privata autorizzata dalla Prefettura, era stato fatto , dopo lunghé tratta tive iniziate nel maggio 1944, concluse nel gennaio 1945 e ratificate n el 1947 , dal Consiglio Comunale democraticam ente eletto.

L e date d elle foto pubbli cate sono difficilmente precis~bil~; alcuni elementi possono però dare delle indicaz10m.

41 L a prima foto mostra il giardino retrostante il palazzo , ricco di aiuole e vialetti. Si scorge la balaustrata ornata di statue, che divideva 1a prima parte del giardino da quella più bassa, a prato ed alberi , con grande pes chiera nel m ezzo. Si vede inoltre l'ampia gradinata di accesso a l parco ed i personaggi certamente appartenenti alla famiglìa del conte Scipione D alla Negra. Si può anche notare come il "cassone" sovrastante il tetto della villa abbia ancora le proporzioni origin ali ch e furono falsate intorno a:l ·1908, quando fu alzato di circa due m etri. Ma l' elem ento d eterminante per riferire ques ta immagine a prima del 1900 è la mancanz<J. d el campanile giottes co, che fu co'struito appunto in quell 'epoca. _ La seconda foto mostra il "cassone" rialzato e la 42 m a n canza d el monumento ai Caduti nel cortile anti-

stante: essa fu quindi' scattata tra il 1908 ed il 1922. È orm ai scomparsa ogni traccia del vialetto fian cheggiato da pia nte sempreverdi che partiva dal cancello centrale e conduceva all 'atrio.

La terza immagine è di epoca più recente ma non di 43 molto; si notano sulla recinzione le statue recuperate d a lla rovina d el giardino posteriore.

L a successiva foto n . 44 fu scattata nel 1933 e preci- 44 sam ente dura nte la grande nevicata di S. Lucia: il 13. di cembre di qu ell 'anno, mercoledì , gli Arzignanesi a nda rono a letto con un bel cielo sereno, ma l'indomani si svegliarono con un buon palmo di neve . Santa Lussia, elfreda crussia: la nevicata continuò a tratti fino a l sabato seguente, raggiungendo il mezzo metro abbondante.

La Parrocchia di O gnissanti vanta il grande merito di aver salvato un edificio tanto prestigioso dalla totale rovina alla quale era d estin ato. Nel dopoguerra infatti, la cos truzion e stava andando letteralm en te a pezzi: le 45 foto presentate sono molto eloquenti. Il resta uro, con- 46 dotto a termine sotto la guida dell'architetto Bruno Frighetto, fu compiuto nel 1958 con l'aiuto finanziario e m anuale d ei parrocchiani. Ancor oggi continuano le cure p er il suo buon mantenimento; viene inoltre auspicato il ripristino del giardino anteriore con trasferim ento in sed e più idonea del monumento ai Caduti.

L e due ultime fotografie ci riportano al vecchio 47 oratorio S. Giuseppe al ponte del Mella. C'è un folto gruppo di "collettoni", com e si usava allora, tutti giovani di bell e speranze che oggi, quasi senza accorgersen e, sono ormai sessantenni. Infine c'è un saggio 48 minimo di uno sport allora nuovo: l' hockey, il quale da noi imperversò per un certo periodo in cortili e strade fin ch é, forse perch é terminati i rami ricurvi degli alberi , emigrò ... nella Vallata del!' Agno.

'

I

I

41 42

flrzìgnano I

I

X

I

i

, I

Tentro Sociole

ARZIGNANO - p·t_azza della Vittoria

44

r

37

LA PERIFERIA

O ggi tutti noi , di fronte alla dizione " periferia cittadina" , siamo portati sùbito ad andare col pensiero a quelle zone ch e, impropriamente, ve ngono ancora d efinite com e frazioni e che sono magari ubicate agli estremi confini del territorio comunale sulle pendici delle nostre colline.

Siamo convinti tuttavia che, in effetti, questa è più una accezione di comodo o teori ca in quanto viene superata immedia ta mente dalla consta tazione prati ca ch e, attualmente, non esiste più il problema delle "grandi distanze", come non esiste più il problema d ell 'isolamento degli agglomerati urbani dai più essenziali servizi.

Potrebbe quindi apparire strano, parlando del paese Arzignano di un secolo fa , annoverare come " periferiche" le zone site lungo le attuali Vie di Calavena , Matteotti, Meneghini, Trento ecc.

Ma non è così, o alm eno non lo è del tutto. Basta a ndare a ritroso solam ente di qualch e decennio p er ri cordare com e quelo che vegnea dal ponte del Mela o da la Ca/avena fosse ritenuto , e si sentisse in cuor suo, provenire da un altro ... paese.

Bas terebbe riproporre alcune espressioni dialettali tipiche di queste zone, diverse nell 'inflessione e in certi voca boli, non solo tra di loro ma anche rispetto al "centro " . Certo le immagini non possono darci appieno queste p eculiarità, ma possono egualmente ricrearci una certa atmosfera che avvolgeva questi luoghi " lontani" dalla piazza, dal "cuore" dell 'anti ca nostra città.

La stessa Via Matteotti, allora Corso Vittorio Ema- 58 nuele, in quel suo lungo e ond ulato delinearsi, attraverso il ponte d el Mella, verso la strada che porta alla lo nta n a C hia mpo, sembra darci la sensazione di un qualcosa ch e fugge via, ch e si defila nettamente dal "centro" per diventare quasi zona di frontiera.

E, non a caso, presso il ponte del Mela , nello stabile acq uistato da certo Biasio Bastianello, " in periferia" quindi , ebbe sede un a delle pit1 grosse filand e cittadin e. Tale stabile venne poi ampliato e rimodernato, qu a ndo questo p articolare tipo di industrie raggiunse i m aggiori profitti grazie agli elevati prezzi della seta nel m ercato m ondiale. · Egli uomini , le donne, i bambini , padroni assoluti di s trade che conos cevano solo il lento andare dei carri , ci appaiono quasi guardare ìn prospettiva il lontano centro cittadino come un piccolo '' miraggio" , m a comunqu e con la convinzione di star bene in questa loro " periferia".

Così Via Trento ci appa re quasi priva di vita , con 53 quella sola "n uova" vill etta ad ergersi quasi come un piccolo castello all'ingresso del paese, mentre altre vie ci p a iono ora quasi sconosciute ed appartenenti .ad un altro paese nonosta nte che fossero , allora, poco lontan e dall a pi azza.

Al di là d el torrente C hi ampo (addirittura! ) venne individuata l'area ottimale - perché fuori dell 'abitato e quindi in zona non disturba ta, e p arimenti in grado di " non disturbare" - per approntare il poligono del Tiro a Segno che concretizzava fin aln;iente le aspira- 54

38

quell'omonima società sorta in loco subito dopo la liberazione del Veneto.

Non m eno interessante doveva presentarsi Contrà 57 Calavena, ricca di numerose "corti " e "contrad e" interne, ch e con l' unire al Piano il vecchio borgo di Castello in carnava quasi antichi antagonismi forse · mai sopiti.

L ' ultima immagine dell a sezione, la cartolina dei . 59 "Saluti d a T ezze di Arzignano" è l' unica che docum enta una frazione d el nostro paese. Era la più popolosa oltre che la più irrequieta e battagliera; a causa, forse , d el sangue antico che quelli di Tezze hanno ereditato dagli abitanti della mitica città di Val bruna.

Per finire, poiché ben quattro immagini di qu esta sezione si riferis cono alla Contrà del Ponte d el Mella, ci sembra opportuno dare qualche ulteriore elem ento conos citivo di questo antico quartiere di Arzignano.

49 L e fotografie nn . 49 , 50, 5 1, e 52 sono state scattate tutte nella m ed esima occasione, un avvenimento forse eccezionale, che tuttavia non siamo riusciti ad identificare. Non è difficile invece individuare il soggetto che si voleva, prima di tutto , mettere in evidenza e cioè il Ponte.

Oggi, forse, si stenta a crederlo , ma questo manufatto ed il Rio Diavolo che gli correva so tto, erano fonti di gravi disagi per i nostri avi. Il Rio , come peraltro.lascia ben capire il nome, era veramente un pericolo per le sue improvvise pien e ch e trasportavano cola te di fango. Per tal motivo il ponte -era stato cos truito con un solo a re.o molto elevato e stretto, ma ciò costituiva un grave intoppo alla circolazione.

+

I

I

I I

l

Nell e cronache cittadine si registra no più voite gravi lam entele per questo motivo, ma la più curiosa è senz'altro quella elevata il 18 settembre 1905 in Consiglio Comunale dal consigliere Giuseppe Giuliani. Nella seduta era stato appena eletto il nuovo sindaco nella p ersona di Giobatta Povoleri perciò il Giuliani approffìttò d ella presentazione d el programma delle opere da compiere per chied ere che prim a di tutto fosse inserita la necessità del rifacimento del Ponte del Me!~ la.

Questo " monumento;, - egli affermava - è indegno d ella nostra città e prin cipalmente per tre motivi : il primo p erch é èfonte di regresso , poi ché, non passandovi i carrj p er l'eccessiva strettezza, è causa di mancato g uad agno per gli esercenti; in secondo luogo perché è fonte di immoralità poi ch é i carrettieri , dovendolo passare con grave difficoltà dovuta anche alla forte salita, bestemmiano continuamente anch e in presenza dei bambini ch e così imparano il turpiloquio; in terzo luogo perch é èfonte di insalubrità dato che troppi cittadini ... fanno nel Rio i loro bisogni!

Il Consiglio ascoltò le raccomandazioni, ma il grave diss ervizio potè essere rimosso solo nel 191 3, grazie ad un sifone in cemento armato costruito su progetto 52 dell 'ing . Tullio Chemello.

52

41

ARZIGNANO

58

r•-~f~ . . .•

.

\

.

\

'.

'

'-

\

~-

~ y~

~·

'

,.t

,a;. . ~

44

St1luti dll

Tezze d'RrzìgnLlllO

45

IL CASTELLO

I

t!:

t Il Castello, unico monumento medioevale di Arzignano, caratterizza da secoli con la sua mole il panorama della nostra città.

Nelle vecchie fotografie che vengono presentate, le prospettive campestri della rocca e la magnifica vedu62 ta innevata fanno da cornice alle nitide immagini delle porte orientale ed occidentale. Così le hanno viste il famoso storico Gaetano Maccà ed i numerosi poeti che nel Settecento per primi si sono ispirati ad esse. Nonostante alcuni parziali abbattimenti della cinta muraria, avvenuti nell'Ottocento, l'interesse .artistico e storico del nostro Castello non è mai venuto meno come è testimoniato dal nutrito e qualificato elenco di coloro che ne hanno scritto: dal poeta Antonio Bevilacqua al sensibile ed attento cultore delle bellezze della Valle del Chiampo don Federico Mistrorigo, dal grande Giacomo Zanella ai valentissimi Adelio Dalla Valle, Ettore Motterle ecc.

Molte delle fotografie hanno un particolare in comune che ci sembra opportuno sottolineare: le mura infatti sono tutte glabre, spoglie di' edera ed assai rustiche. Vi è una ragione precisa di questo ed è che, per la maggior parte, le foto furono èseguite per conto degli "Amici del Castello", una benemerita associazione di cui nel 1929 si fece promotore don '1'.(istrorigo.

In quella occasione le porte e la rocca furono restaurate e pulite con.il contributo non solo dei nostri concittadini e del Comune, ma anche con quello dello Stato, avendo il castello di Arzignano il riconoscimento di ''monumento nazionale". Dopo un periodo di incuria, recentemente, il familiare profilo è tornato ad essere nitido e pulito dalle dannose sovrastrutture arbo'ree e proprio in questi giorni si è iniziato un vero e proprio restauro di porta Cisalpina.

Il 20 luglio 1930 entro la Rocca venne ereti·a , per 63 interessamento di un certo Agostino Lazzarotto, l'an-

46

I,

tenna d ella Vittoria con lo scopo di innalzarvi nelle varie ricorrenze patriottich e e cittadine, il tricolore.

L'antenna era un pino alto 30 metri, dono di Roana, ed il drappo sventolante non appariva enorme per un · semplice effetto ottico, com e si potrebbe pensare, ma perché effettivam ente, con una superficie di 140 m etri • qua drati , costituiva una d elle più grandi bandiere d'Italia.

64 Molto interessante la così d etta porta di Giano , 65 indicata anche come porta Valbruna, che si presentava corona ta di una loggia pensile che ospitava in altri tempi il campanile. Storicamente è anche degna di m enzione la porta interna della Cisalpin~ perché so66 pra una voluta di m a ttoni a sesto acuto reca una lastra d edi cata a S. Agata. È noto che la Santa patrona del Castello è rappresentata in una formella del portale laterale d ella chiesa dove compare anche il Grifo alato ch e, datato al secolo XIV, costituisce uno dei primi

·t

docum enti d ello stemma d el Grifo, simbolo della comunità di Arzignano.

Nelle ultim e foto si vede la chiesa ancora incompiu- 68 ta con l'inopportuno taglio d elle mura; si vede inoltre 69 un raro profilo del Castello con il fabbricato delle vecchie scuole demolito alcuni anni fa.

Ques ti ritrovati ricordi visivi ci fanno desidera re di rileggere le descrizioni dei nostri predecessori ispirate alla vetustà delle opere, al loro antico fascino di borgo rustico, m edioevale. È un proposito che, ci' a uguriamo, tutti gli Arzignanesi vorranno realizzare per meglio capire l'importanza dei nostri monumenti e per saperli di conseguenza amorevolmente conservare.

A. ·.

.

60

_. ~- __ /}~PS;/..

J l Cas tell o

50

.

rz1gnano - Castello -~ Porta di .

Gianò

51

l

65

53

Rrtìgnari·o

Castello

Porta \7albruna

-~ ~

...- ....,.

..-

~

--·-~-..!... ,.. ..........

•

~I

..

"'

._;;:;;; ·,.a-~--- -

~· ,...___- -

;-=-·-;

.;-;c..

-

~ .

·· _... ~ .,.

- ~

-+ --._

:r -~

-:~ ...., - .. , ,· i - ......-,- ~

·....-· ·.;:._.__1

- -:-~...

;.;.~

67

/irziffnalio

eJ,;isa ?arroçcbial~

flr..zignano - CasfeÌ/o

~:~7:! _.

~

~

·-,;.;;,

-fii

easfe/lo

55

I PANORAMI

Oggi per abbracciare con un solo sguardo il panorama di Arzignano bisogna salire su un aereoplano. Ai fotografi di 50 anni fa era invece sufficiente l'altura di Castello o il colle Scese. Da questi due punti opposti della nostra conca arzignanese sono infatti ripresi, salvo pochissime varianti, la maggior parte dei panorami del paese. · I primi tre presentati in questa sezione e quello di copertina sono tratti da cartoline illustrate e quindi non sono sempre di qualità tale da consentire la lettura esatta di tutti i particolari del paesaggio.

L'attento confronto di queste quattro immagini consente però di seguire la lenta evoluzione del panorama di Arzignano e di fissare alcune loro datazioni presunte.

70 Nella prima foto, ripresa dal colle Scese, il fatto più evidente è l'assenza del campanile del Barichella, il quale, tuttavia, sembra in costruzione. L'immagine, seppur confusa proprio in questo particolare, lascia infatti intravvedere qualcosa che potrebbe corrispondere alla torre giunta alla 2ao 3" campata: la datazione presunta di questo panorama è quindi avanti il 1905.

Nella foto a colori di copertina, ripresa dal colle di Santa Maria, è sempre un particolare architettonico

del campanile a guidarci; infatti la costruzione non appare ancora compiuta mancando la cella campanaria: siamo perciò negli anni 1905-1908.

Nelle foto n. 71 e n. 72, scattate una dal monte Scese e l'altra da Castello·, il campanile è finalmente completato e quindi siamo dopo il 1909; queste due immagini possono quindi essere datate osservando altri elementi architettonici caratteristici quali, ad esempio, il vecchio macello, ancora presente al centro della roggia in Campo Marzio, o la grande costruzione delle scuole elementari priva ancora dell'ala sinistra.

La successiva immagine, databile al 1929, presenta una visione di Arzignano che i più giovani stenteranno a riconoscere perché, per la prospettiva inusitata, a prima vista ha lasciato perplessi anche noi: lasciamo quindi ad ognuno il piacere di studiarsela.

La foto n. 74 sembrerebbe abbastanza recente perché, rispetto ad oggi, vi si osservano poche differenze; risale in vece a prima del 1912 a conferma delle difficoltà che abbiamo incontrato nell'attribuire una datazione precisa alle molte immagini prive di indicazioni sul retro.

Il successivo panorama innevato è molto bello anche perché il bravo Cerreti ha saputo renderlo più

71 72

73

74

75

56

I

inc1s1vo e d'effetto iscurendo artificialmente il cielo; come altre foto innevate pubblicate, anche questa immagine si riferisce alla famosa grande nevicata di 77 "SantaLussia" del 13 dicembre 1933 .

Infine l'ultimo nitidissimo panorama, ugualmente invernale ed ancora ripreso dal monte Scese da Dino Cerreti, ci richiama alcuni ricordi riferentisi agli anni 1920-30.

Provenendo da Vicenza, il paese iniziava all'attuale "Fiorentino" con l'osteria da Baèto. Poi c'era la "Pellizzari" con di fronte, sulla destra, l'ospedale L. Cazzavillan. Quindi Cala vena "alta", verso Castello, e " bassa" costituivano due contrade molto popolose.

Sùbito dopo s'incontrava l'officina per autoveicoli Monticello-Zanato, la prima succursale Fiat, e poco prima la tram via che, correndo sempre a sinistra della strada, giungeva alla .stazione situata all'inizio di Via Sega, attuale Viale Duca d'Aosta. Da qui , verso il centro, cominciava il selciato, con due file di pietre distanti tra loro il passo delle ruote dei carri.

Prima di giungere alla Parrocchiale si incontravano due stalli chiamati i du mori e le do morete: avevano un grande portone d'ingresso, ampi cortili e spazi per i biro cci, i ca valli e le biciclette. Un al tra stallo era

presso la locanda "alla Rosa" in Via Cavour dove c'erano anche la casa di ricovero e la farmacia della Carità. Pensando ad un altro punto di Arzignano, ricordiamo che ancora non c'era la Via 4 Novembre e dalla' "Crosara" - allora m ercato del poll ame che aveva al centro tre belle acacie-iniziava Via Trento diretta verso S: Rocco; lungo questa direttiva si andavano costruendo le case popolari e l'asilo Bonazzi con le strade adiacenti, come infatti già si vede nel nostro panorama che quindi _d eve essere datato intorno all'anno 1935.

Campi e prati si trovavano a ridosso delle poche case di allora, ma c'erano anche le industrie per la maggior parte costituite da filand e come testimoniano le numerose canore che si vedono in tutti i panorami.

Un particolare da pochi ricordato, perché la zona si trovava allora in aperta campagna, è quello di Via Sega che, anziché essere diritta come è ora, faceva a metà un'ampia curva nelle cui vicinanze fu eretta nel 1928 la bella costruzione del nuovo macello com unale 78 su progetto ·degli ingegneri arzignanesi O. Viagnati e T. Biasin che si ispirarono ad uno stile neoclassico tipico di quel periodo.

71

flrzig-nar;o - }a17orama

.Arzignano - Panorama f

73

I

~-z:-:

~;

~~>-

, •·.7""...~

~

f

63

LE SCUOLE

1

Nessuna immagine grafica (disegno, incisione, litografia) ovvero fotografica di quelle che potevano essere le scuole arzignanesi dei secoli passati fino allo spirare dell'Ottocento è pervenuta a noi. Se si vuole pensare al lontano passato, non rimane che immaginare -l'interno di un unico (ampio?) locale nel Castello, nel quale un solo maestro dispensava il suo sapere a qualche decina di fanciulli, stretti attorno a lui, come poteva avvenire dai tempi di Dante a quelli della .

Rivoluzione Francese e della Restaurazione postnapoleonica, quando ad Arzignano i maestri cominciarono a essere due, uno a Castello, coadiuvato da un assistente, e un altro al Piano anch'egli aiutato da un suo collaboratore.

Nessuna immagine è giunta fino a noi delle "Scuole maschili elementari maggiori" al Piano e di quelle "minori" al Castello, istituite nel 1846 e tenute in vita fino al 1880; né di quelle femminili, vaganti da un quartiere all'altro in locali presi in affitto, non disponendo di una sede propria; ospitavano complessivamente circa 260 maschi e probabilmente altrettante femmine.

Né abbiamo documentazione visiva della sede provvisoria assegnata alle scuole comunali nei locali dell'ex convento dei Cappuccini dal 1880 all'inizio di questo secolo.

Occorre attendere prima che gli amministratori arzignanesi approvassero il progetto dell'ing. Francesco Piazzalunga, nel 1894, e deliberassero successivamente per l'inizio dei lavori. Il nuovo edificio delle "Scuole Comunali", inaugurato qualche tempo dopo l'assassinio del Re d'Italia Umberto I avvenuto a Monza nel 1900, fu dedicato alla sua memoria, al pari della strada antistante che prima si chiamava "Via Vicenza".

Le prime due foto, eseguite nel primo decennio di questo secolo, mettono in evidenza, oltre all'ampio spazio risèrvato a giardino tra il cancello e l'inferriata di ghisa e ferro battuto, più tardi demoliti per recuperare il metallo a fini bellici, la sobrietà dello stile architettonico. Quest'ultimo, se risulta lontano dal salto immaginativo già operato dal "n uovo stile" e riflette invece la preoccupazione di riutilizzare repertori ancora neo classici, dall'altro lato appare attento ai riscontri tra ordine inferiore e superiore, tra balaustre e frontone, tra lo sviluppo rettilineo del corpo centrale e quello leggermente curvilineo _che unisce quest'ultimo all'ala sinistra o di nard-est della fabbrica.

Facile risulta individuare la bella illuminazione naturale dell'edificio, col corpo centrale (salone .di m. 18 x 10 x 8) e l'inizio dell'ala predetta, a due piani, lunga m. 60, ch e ospita le aule, le quali vanno da un massimo di m . 9,60 x 6,35 x 5, 15 a un minimo di m. 8,30 x 6,35 x 5,15 . .

Le foto rivelano come l'edificio, a quel tempo, fosse privo dell'ala destra, o di nord-ovest, anch'essa a due piani, costruita successivamente e destinata ad ospitare i primi due Corsi di Avviamento al Lavoro, divenuti, in un secondo tempo, una regolare "Scuola Secondaria di Avviamento Professionale a tipo Industriale 'Filippo Corridoni' ", dotél.ta cioè dell'intero corso di tre classi.

La foto n. 81 doc~menta una fase dei lavori quando, già scavate le fondazioni ed eseguita la gettata dei muri di fondazione, si sta procedendo all'ultimazione della prima soletta. Tale ala, come si può vedere nella foto successiva, avrà lo stesso sviluppo architettonico_e volumetrico dell'altra.

79 80

81

82

· Nessuna _immagine grafica o fotografica è giunta fino a noi di quanto realizzato ad Arzignario nel periodo che va dal 18'68 alla fine dell"800 nel campo che . riguarda altri tipi di scuole: le scuole serali per la istruzione del popolo, l'asilo-giardino d'infanzia (essendo sindaco Basilio Meneghini) e la scuola festiva di disegno, della quale coprì il ruolo d'insegnante l'ing.

84 Pietro Zuffellato. La foto n. 84, tuttavia, ci fornisce l'idea di quale potesse essere l'interno di un'aula destinata essenzialmente al disegno tecnico-professionale, come si evince osservando il tipo dei banchi, con sopra righe, calibri e fogli di disegno . .

L'aspetto generale della sala scolastica non è esaltante: le pareti appaiono ampiamente macchiate come pure il pavimento fatto di assi di legno; i banchi non sono certo "anatomici" ed hanno spigoli e piani profondamente segnati dà tagli ed incisioni. Persino la cattedra, costituita da un tavolinetto, una predella ed una sedia impagliata chiaramente di instabile equilibrio, risulta di aspetto alquanto dimesso . Le cartelle degli alunni poi sono semplici sacchi di tela sorretti da corde annodate. In contrasto con questa apparenza poco lusinghiera, sui posters e sulla lavagna ci sono le tracce di un .insegnamento rivolto al miglioramento dell'igiene e quindi della qualità della vita. Sul calendario la data è fissata al marzo 1937 ed infatti si riconoscono tutti i segni tipici di quel tempo: il ritratto di Mussolini, quello di Vittorio Emanuele III , la bandiera sabauda. Tutto sommato la fotografia presenta tanti particolari interessanti degni della nostra attenzione; è un vero peccato che manchino i protagonisti, cioè il maestro e gli scolari, anche·perché forse molti si sarebbero potuti riconoscere.

Allievi e maestri sono invece presenti nelle due sue- 85 cessi ve immagini_, che si riferiscono alle mostre conclusive dei corsi di disegno, cultura e plastica. Siamo 86 nell'Aula Magna delle Scuole Elementari probabilmente nell'anno 1929. Questi corsi, fondati, come abbiamo appena detto , alcuni decenni prima con il sostegno del Comune, erano di tipo serale, ma per la plastica si frequentava anche la domenica. Riferendoci aìla foto n. 85, possiamo indicare almeno il nome degli insegnanti che erano nqti per la notevole passione: a sinistra Oscar Ageno, al centro il direttore didattico Agostino Agosti ed a destra Attilio Cerruti.

Per quanto infine concerne l'Asilo d'infanzia, mancano documenti, grafico-fotografici della sua prima sede del 1870, ubicata in una casa sita nelle adiacenze del ponte del Mella. Si sa invece che nel 1905 l'Asilo trovò sede provvisoria, certamente più idonea, nei locali del Mattar_ello e ciò fino al 1928-'29. Il problema della sede definitiva ebbe la soluzione ideale con la costruzione e l'inaugurazione, avvenute nel 1929, del "Giardino d'-Infanzia Ines Bonazzi" , fondato e realizzato dal Comm. Giovanni e dedicato alla memoria della figlia . Le foto di quel periodo, che compaiono in altre sezioni, ci restituiscono l'immagine di una costr.u zione che nel tempo non ha subìto particolari offese. Essa sottolinea l'elegante sobrietà architettonica dell'edificio - ideato dall'ing. Giuseppe Chemello anch'esso teso a riutilizzare elementi architettonici della tradizione veneta, ma resi con ariose spaziature tra piano e piano e con equilibrio tra lo spazio e le forme architettoniche e quelle più propriamente decorative. ·

'f

I

ARZIGNANO - Scuole Umberto I.

69

LE ISTITUZIONI ASSISTENZIALI

Riai1dare con i pensieri ai tempi ed ai modi delle a ntiche istituzioni assistenziali arzignanesi, a chi come noi vive responsabilmente l'intimo travaglio della moderna riforma sanitaria italiana, des ta certamente commoz10ne.

I vecchi luoghi , le cifre, le sofferte soluzioni, nel clima di generale povertà ed austerità, riportati alla luce con scarne note e pochi docum enti fotografici, quasi gelosamente ed affettuosamente tramandati dai nostri storici ma anche dalla gente comune, fanno m_editare sulle eccezionali doti morali e di solidarietà d ei nostri avi; fanno m editare noi , che viviamo in un' epoca di assistenzialismo pubblico esasperato (fino al crollo fallimentare) ormai lontanissimi dal capire quanto ancora conti la generosità, l'affetto, la disponibilità, la d edizione umana e cristiana.

D elle antiche istituzioni assistenziali arzignanesi abbiamo tes timonianza negli scritti di Alberto Fabris, di Oreste Beltrame, di Ettore Motterle, di Giovanni Mantese e di altri.

In un testamento del 1430 un pio cittadino lasciava 3 du cati " hospitali disciplinae" di Arzignano.

La documentazione di una visita pastorale del Vescovo di Vicenza Matteo Priuli nel 1567 parla, fra l'altro , di un " Hospitale Disciplinorum" cioè di quei locali adibiti a ri covero per i " bisognosi" , ammalati o infermi (i signori si curavano in casa!) , che fin dal 1300 erano sede di pratich e umanitarie, gestite dalla Confraternita dei Dis ciplini o Battuti; tali locali, secondo gli studiosi , erano situati nei pressi dell'Oratorio adibito alle loro adunanze: l'Oratorio di San Girolamo

dapprima, quello cli San Gaetano poi . Ma di una vera e propria istituzione ospedaliera si può parlare soltanto allorché un immobile, appositamente lasciato agli eredi da Marco Miazzo (morto il 26 aprile 1799) perché foss e adibito a ricovero e assistenza agli ammalati, divenne proprietà d ell 'Istituto Elemosiniere preposto alle Opere Pie e di Beneficenza. Si tratta delle case situate lungo l' u-1-timo tratto della stradella Crocetta (la Crosetta) e prospicenti Campo Marzio, fino alla Roggia.

Le prati ch e per la sistemazione del nuovo edificio purtroppo si dilungaro no - (occorreva la nomina della Commissione da parte del Regio Delegato Provinciale e le licenze d 'o bbligo, inoltre si ebbe l'avvento cli altri las citi) - cosicché soltanto nel 1849 avvenne il trasferimento dai locali adiacenti all ' Oratorio di San Gaetano a quelli cli Campo Marzio.

In seguito, venduti alcuni caseggiati verso la Roggia, fu avviato un piano organico di ristrutturazione e finalmente il 12 maggio del 1869 si ebbe la ina ugurazione uffi ciale dell 'Ospedale. Per l'occasione l'Abate prof. Bernardo Morsolin tenne un 'omelia di ringraziam ento nella Chiesa di Ognissanti, inn eggiando a " quella pittoresca prospettiva di pianure e di co-lli che . dinnanzi ad esso si schiude" e a " quella corrente p erenne cli acq ue limpidissime che scende lambendogli il fian co" !.

Ma in una parti colareggiata relazione del 1893, fatta dal prof. Ugo Meldolesi, Regio Commissario Straordinario in caricato del riordino della Congregazione di Carità, sciolta nel 181 3 in seguito al riscontro

70

di gravi irregolarità contabili, già si parlava di studi fatti per trovare una nuova sistemazione dell'Ospedale, dato che i pochi locali del lascito Miazzo, angusti e · soffocati dagli stabilimenti industria_li sorti nelle adiacenze, a detta di tutti , non bastavano alle nuove esi. genze.

In quello stesso periodo poi, nasceva l'opportunità di sistemare un'altra Pia Istituzione: quella della Casa di Riposo per Anziani. Ma perché queste due imponenti opere, tanto auspicate dai nostri avi, potessero trovare il via alla realizzazione, occorreva si verificassero due straordinari eventi, tali da sostenere e alimentare le pur coraggiose iniziative cittadine: la donazione Cazzavillan e il lascito Scalabrin.

Con la donazione Cazzavillan (160.000 lire offerte dalla ved . Teodora Radu in memoria del compianto illustre marito Luigi Cazzavillan morto a Bucarest nel 1904) si avviò una generosa sottoscrizione cittadina. Il Comune mise a disposizione L. 30.000 ed altre L. 30 .000 furono elargite dalla sig.ra Maria RossettiniZampiva, in memoria del figlio Francesco, da poco scomparso. L'ing. civile Giovanni Carraro fu incaricato dei progetti e della direzione dei lavori dal Presidente della Congregazione di Carità dott. Bortolo Carlassare e dal Sindaco di Arzignano cav. Domenico Veronese . Il preventivo di spesa per il fabbricato fu di L. 116.183.

I lavori iniziati nel 1906 si conclusero rapidamente e il 27 giugno 1907 l'ospedaie "Luigi Cazzavillan" cominciò a funzionare.

Con il lascito "Sebastiano Scal.abrin" , prese invece

consistenza il patrimonio che il lungimirante Meldolesi si era premurato di raccogliere, per ottenere il riconoscimento giuridico della Casa di Ricovero in Ente Morale. Dalla sua preziosa, quanto minuziosa relazione si possono apprendere le modalità di questa istituzione e interessantissimo sarebbe · riportarne l'intera descrizione: . . . "esisteva di già una sottoscriziooe aperta fra le note allegre d'un geniale banchetto: benemeriti cittadini si obbligarono per L. 4.500 in una lista posseduta dall'egr. sig. Augusto Ferini, grande fautore della Casa in discorso. Eccone i nomi e le offerte ... I cittadini hanno il grave compito di coronare gli sforzi di coloro che in qualunque maniera concorsero all'uopo ... Dialtronde l'Ospedale, quale oggi è, non capisce più di 16 letti, di cui 7 occupati da cronici che avrebbero dovuto licenziarsi, se un sentimento di pietà verso quei tapini non avesse generato una provvida convenzione col Comune ... resta però il fatto che questi posti sono occupati da cronici a danno di eventuali ammalati di malattia acuta, che perciò si vedrebbero preclusa la via alla salute. La Casa di Ricovero quindi , darebbe all'Ospedale la sua vera fisionomia e la solleverebbe nelle spese generali ... ".

La Fondazione della Casa di Ricovero avvenne il 28 ottobre 1895 e le vecchie case Scalabrin in Via Cavour divennero la prima sede dell'ospizio. Più tardi , negli stessi edifici, furono poste le Cucine Popolari e la Farmacia della Carità. È qui il caso di ricordare anche altre istituzioni assistenziali dell'epoca: la Società Cattolica di Mutuo 215 Soccorso e la Lega Antialcoolistica, promosse dall'in-

71

dimenticato don Luigi Peloso, e soprattutto la Casa S. 230 Angela delle Orsoline; quest'ultima, fondata nel 1917

dall'Arciprete Mons. Riccardo Rizzetti per l'assistenza domiciliare ai malati, tanti meriti ha acquistato con l'andar dei tempi e tanti rimpianti suscita ora che sembra avviata al tramonto.

Il 13 febbraio 1913 la Casa di Ricovero fu finalmente eretta ad Ente Morale con Decreto Reale. Infine con l'acquisizione da parte delle Opere Pie di una vasta area alla periferia del paese, ove era sorto il Nuovo Ospedale, si andò concretizzando anche la lunga aspirazione cittadina di realizzare la vera e propria sede dell'Ospizio. Nello stesso giorno dell'inaugurazione del magnifico Asilo Bonazzi, alla presenza del Principe Ereditario Umberto di Savoia, fu posta la prima pietra e dato inizio ai lavori di costruzione del moderno edificio progettato dall'ing. Orazio Mistrorigo: era il 21 aprile 1929; la cerimonia è documentata nella 94 foto.

La generosità cittadina contribuì nuovamente con sottoscrizioni, anzi corre voce che, in tale circostanza, fu proprio durante una cena "d'addio al celibato" che i maggiorenti arzignanesi, con spirito d'emulazione, si tassarono per contribuire alla costruzione e all'arredamento; in particolare è noto che L. 150.000 furono offerte dal Comm. Antenore Belt, ame, infatti una sala dell'edificio fu intitolata al suo nome. E così nel settembre del 1931 la Nuova Casa di ricovero Scalabrin cominciò ad accogliere i primi ospiti.

Il restò ... è cronaca dei nostri giorni! , cronaca che, nel filone della solidarietà umana tradizionalmente

vivo nelle nostre genti, registrerà i nomi nuovi dei cittadini che hanno dato e danno tempo, impegno e mezzi per sostenere e rinnovare le Istituzioni Assistenziali Arzignanesi.

Occorre, ora, fare una rapida carrellata di commento guardando le vecchie fotografie presentate.

Nella foto n. 87 un'immagine di S. Gaetano con l'annessa costruzio~e già sede dell'antico ospedale dei Disciplini chiamato poi d'Ognissanti non presenta soverchie variazioni rispetto all'attuale, salvo l'aspetto tipico della bottega artigiana con la porta e le due finestre ai lati. È da notare la targhetta della numerazione civica che, per decreto napoleonico era progressiva per tutte le case del paese. In diversi altri punti di Arzignano è possibile fare la stessa osservazione che, pur nella sua semplicità, consente di far risalire gli edifici così numerati almeno al secolo XIX. Sono documenti "minimi" della nostra storia che con un po' di sensibilità e con nessuna spesa si potrebbero conservare .

Nella successiva foto n . 88 la Casa Miazzo in Campo Marzio sede dell'ospedale nel secolo scorso: ora l'edificio è in completo abbandono e sulle pareti interne sotto gli intonaci cadenti ricompaiono alcune scritte riferentisi alla vecchia funzione, come per esempio "cucine" , "sala di medicazione" ecc.

Nelle foto n . 89 e 90 è n. 91 -92 si vede il nuovo ospedale "Luigi Cazzavillan" nel suo aspetto originario . Le quattro immagini non sono però contemporanee: le prime sono del 1910 circa e mostrano l'edificio

87

88

89 90 91 92·-

72

da poco costruito, le altre sono del 1929, come quella pubblicata a pag. 58. In quéste è messa ben in evidenza la caratteristi ca articolazione a padiglioni del bel -nosocomio cittadino costruito con tanta cura, dai nostri nonni. Esso aveva cioè uno schema organizzativo con sviluppo orizzontale dei reparti di degenza e dei servizi. Oggi, com'è noto, gli ospedali vengono invece preferibilmente costruiti secondo lo schema a monoblocco con sviluppo verticale. Nel 1932 l'ospedale fu ampliato con la costruzione del secondo piano del 93 corpo centrale, come si vede nella foto n. 93; tutto il complesso fu demolito nel 1975.

Dopo l'ospedale per i malati e l'asilo per l'infanzia, la terza grande opera assistenziale completata fu la nuova casa di riposo "S . Scalabrin", che nella succes94 ~iva foto n._ 94 vediamo_probabilmente nel giorno della mauguraz10ne.

Le due ultime immagini presentate sottolineano due aspetti sanitari che all 'inizio del 1930 erano giustamente al centro dell'attenzione generale per il loro importante ruolo nella prevenzione. Specialmente per la lotta contro la tubercolosi - la terribile malattia che colpiva in modo _gravemente invalidante o letale tanti giovani - si promossero colonie elioterapiche gestite dai comuni che nella realizzazione più semplice 95 e casalinga si chiamarono solarii. Poiché immagini del solario vengono presentate anche in altre sezioni di questo volume, ci sembra opportuno aggiungere alcune notizie esplicative su -questa istituzion e che ebbe non solo un valore igienico-sanitario di prevenzione, ma anche un significato profond~mente sociale. ·

Il solario era inteso come una specie di " Dayhospital preventivo" per i bambini. Lo spazio doveva essere, ovviamente, ben soleggiato e asciutto ma con accanto una zona di ombreggiatura. Non si ammettevano falsi pudori: prendere il sole nudi- certamente a llora solo per i bambini! - non era uno scandalo.

Doveva esserci un impianto idrico adatto alla idro~erapia e, dobbiamo aggiungere, ad upa buona igiene.

Ad Arzignano il solario, affidato inizialmente al dott.

Antonio Meneghini, fu .,organizzato nel cortile di Palazzo Mattarello.

Ci sembra significativo riportare un orario tipo del solario: ore 8,30 pulizia, 9 colazione, dalle 9,30 alle 10,3 0 istruzione, dalle 10,30 alle 12 ginnastica respiratoria ed esposizione al sole, 12, 15 pulizia, 12,30 refezione, riposo fino a lle 15, dalle 15 alle 16 ginnastica ed esposizione al sole, dalle 16,3 0 alle 18 istruzione, alle 18,3 0 merenda, 19 pulizia e ritorno a casa. Il servizio era espletato da maestre elementari ed il periodo di apertura era almeno di 2 mesi estivi. Alla fine era d'obbligo una bella foto di gruppo!

Infine nell'ultima fotografia vediamo un gruppo di 96 giovani madri con i piccoli figli in braccio davanti alla sede del primitivo consultorio materno-infantile. Anche questa istituzione aveva funzioni preventive; era diretta dal dott. Silvio Lora, che si vede nella foto e che fu il primo Primario della Divisione medica del nostro ospedale, istituita nel 1928.

J

( I

\

75

90

.

~;i

,

- ✓".~-

,

.firzi[Jnarzo - Ospitale .Eu1ji Caz.3avillan

~'~

: ~~-"<<---,-..-.-:.-, ~~1~

1• '

· T-j ~I . ··--,

.

K< ~t~~~-..

-~-:-i · ffl :.Il i.::!:.

"""""1-~ .. .

I

I

.ii:;~;~·,.-!

- ~ ~ .

r •

. - • -

: ' ._-.

:-;.;-:~---:-:--

-- -~- ..

.

.

1.

• ·· • .

• I

-;Il ,:·-1=1~t b$~LQP

J \-•

~.• ~ '

.-.. ·, l . : ' .

1

. , • -:-:--:--~:--..:·: i

.. --~- ·. : ..·,•:~.~r \· -~

• ..L..

.. -~ :~·• ~.

---

---~-:- ·

-

; ;:-:~;.

- ....

~

•I

"'

t.: .]i,.....

•

•

; ..:

.-ÌJi{ / T ~-- ~ ~

1

~t~;,1titHillf

'.;t.·;1 >,... ,.,.,•t~"t iJ\•V~~~•,~ lh•iiJ 0

/.=.~ !.!:!..!..~~n~•• .m

~ •

1111· ~ •· ~

•••-•·

----=--~ _78

80

------~~H?h

~ ~ "

~--

I

I

· 81

~

LE CHIESE

Talvolta, presi e infastiditi dall'attività e dalle vi~ cende di ogni giorno, sentiamo l'intimo bisogno di sdoppiarci, di uscire dal contingente, per respirare aria nuova e gustare emozioni diverse.

Domani allora, invece d'andare a fiori o a "magazzini" là dove cercavamo nidi e "morose", tentiamo d ' andare a chiese. Ma perché, di fronte a questi edifici, trascuriamo i valori umani e sociali, oltre che religiosi, di cui sono depositari?

L'immagine dell'ammonite, la spirale così diffusa dalle nostre parti, potrebbe darci l'idea di come procedere, partendo dal centro quale sintesi storico-gerarchica; o al contrario, dalla periferia di Arzignano non più distinta in frazioni , ma semmai in località; oppure uscendo a raggiera, quasi ricalcando la bocca del giglio dentro questa conca deliziosa. Siccome può essere un viaggio di. fantasia, ognuno si muova come gli piace; anche se tra oratori e chiese esiste una dipendenza di circostanze, una priorità di eventi.

Sappiamo tutti, studiando le prove- vedi i toponimi e le loro trasformazioni prodotte dalla levigatura dei secoli, come capita ai ciottoli del torrente - che questi posti sono derivabili dagli insediamenti romani o giù di lì. A noi va pure di supporre che prima ci fossero le palafitte e le caverne! È più fascinoso, e neppure improbabile.

Si tratta allora di prendere coscienza, con disponibilità, ammirazione e amore, del patrimonio che va considerato come il documento: ma cosa diciamo? La biblioteca più cospicua della terra d'Arzignano: sono le chiese! Qui si trovano le testimonianze più preziose e complete, se non uniche e sovente residue, della cultura e della civiltà dei nostri precursori, dagli antenati agli ultimi, della cultura e della civiltà nostra e vostra, di noi gemme dell'antico ceppo o dell'originario seme. Ché altrimenti, e pure l'ignoriamo, non avremmo vita e storia.

Mentre scriviamo, sulle colline stanno suonando le campane, benedette apposta contro la grandine, col vento che strapazza e umilia le acacie gravide di fiori.

Nei tempi andati, quando le chiesette campestri poco avevano di classico e di gentile, presentandosi piuttosto grezze e tozze come capanne, cos'aveva la gente per dare l'allarme e allontanare la tempesta? Il coppo, un tamburo, un corno. Oppure stavano lì disarmati a guardare, a subire, a pregare. Sarà stato l'antico, strutturale bisogno dell'uomo, allora maggiormente sentito e coltivato con le cure giuste, di credere nell'Ente Superiore, di confidare nel suo soccorso, di mostrare riconoscenza, a motivare questi luoghi, concepiti e voluti da minuscole comunità, dal loro desiderio di offrire fatica e sacrifici in costruzioni dove esercitare insieme il culto.

Senza scordare quelle cancellate dall'incuria (S. Maria deUe Grazie del convento francescano e S. Pietro degli Eremitani) o stravolte dallo sviluppo urbano (S. Maria di Loreto o Madonnetta mora), sulle sedici esistenti coi banchi per i fedeli (a parte le cappelle semipubbliche) sono una decina le nostre chiese antiche. Dire 'vecchie' sarebbe usare un metro di valutazione improprio e sgradito, perché condotto al comune concetto anagrafico (pensa che per noi, alunni di quarta, era vecchio_il maestro sulla quarantina!) , ignorando le tracce terribili del tempo trascorso e lo spirito, l'epoca, il progetto, la collocazione e le varie dedicazioni: titoli di nobiltà, con diritto di rispetto.

Del tutto diversi gli oratori delle associazioni caritative e contemplative; allor-a non mancavano le cappelle private dei possidenti, dove probabilmente erano esclusi castaldi e contadini.

Pensiamo sia superfluo l'elenco generale per i nativi e i residenti; gli esterni, poi, godono di abbondante documentazione. Avviamoci, dunque, in questo giro un po' articolato, ma con le stesse suggestive novelle e tenerezze delle Rogazioni o della processione di S. Agata sul primiero "circuitus": dalla più lontana presenza del primo cattolicesimo (S. Matteo, S. Bortolo) a lle successive comunità religiose (S. Bernardino, S. Maria o Madonna dei Frati) , alle società umanitarie (S. Girolamo, S. Gaetano) , al culto dei defunti e-delle

82

messi (S. Rocco, Madonnetta), fino alle 'gallerie' di pietà e d'arte (S . Maria ed Elisabetta, Ognissanti). èomunque, è l'anima intenzionale che va cercata, la medesima che fa fiorire croci sulle pasture alpine, all'incrocio delle contrade o dei raccolti lungo le staccionate, per sfogare le segrete angosce o cantare la consolazione.

Da queste camminate si rientra entusiasti, migliori, tonificati per il giorno dopo.

La sequenza fotografica proposta non segue, come abbiamo avvertito, un ordine logico né come itinerario né come datazione delle immagini. È quindi solo un "pretesto" per invitare il lettore ad una scoperta delle variazioni architettoniche o del pae-saggio che si sono realizzate in questi ultimi decenni .

Il Duomo di Ognissanti, di cui ricorre quest'anno il 97 1° centenario della consacrazione, si presenta qui con la facciata incompiuta. È opera neoclassica ricostruita a partire dal 1803 su progetto dell'arch. Daniello Bernardi di Bassano. Ultimata nel 1960 con l'apertura della cappella invernale ha subìto in seguito importanti restauri, come al campanile giottesco, nel 1982.

Raccoglie importanti opere d'arte.

98 Nella foto n. 98 appare la chiesa dei SS. Rocco e Sebastiano ai confini a nord di Arzignano verso Chiampo del 1633, ma oltre un secolo prima esisteva -un oratorio. Dopo i restauri del 1926 (atrio) e del 1927 (pavimento in •marmo), negli· anni Sessanta furono demoliti il pulpito sulla balaustra destra e la cantoria sulla porta a ovest, legni del '700. Presenta un altare barocco, dipinti e sculture; sopra la porta laterale vi è un affresco di Achille Beltrame. L'anziano signore con bombetta e bastone ritratto nella foto è invece Oreste Beltrame, il noto storico di Arzignano, fratello di Achille.

L'immagine seguente raffigura l'Oratorio di S. 99 Matteo, sul colle omonimo a Castello. Si vede l'eremitaggio del '700, addossato alla chiesetta coeva alla torretta campanaria, prima dei recenti restauri. Il complesso iniziale sembra risalire al Mille. Scino _da notare all'interno la pala di ignoto (-1584) ed il sarcofago ottoéentesco di Faustina Dalla._ Negra, madre del famoso medico Orazio Maria Pagani.

100 Nelle foto n . ·100 e 101 si vedono il campanile e la 101 chiesa di S. Bartolomeo, a S.-Bortolo. L'edificio della vecchia chiesa, oggi ridotto ad uso privato, sembra risalire al 1200. Con il restauro del 1400, quando · all'interno e nei pressi avvenivano le sepolture, fu innestato il campanile romanico tuttora attivo. -L'at-

tuale chiesa, neogotica è stata costruita su progetto dell'arch. Barichella, lo stesso dei campanili d'Ognissanti e di San Zerio; fu consacrata nel 1929. Recentemente sono stati sostituiti i pinnacoli e quindi l'attuale aspetto dell'edificio è diverso da quello visibile nella nostra fotografia; contiene opere del '500 e del '700.

Nella foto n. 102 si vede la chiesa dei SS. Agata e Antonio Abate a Tezze d'Arzignano. Costruita nel 1413 forse su oratorio precedente, fu ristrutturata all'inizio del XIX secolo. L'immagine presentata è precedente il 1922 perché proprio in quell'anno venne eretto, al posto dell'antistante pozzo, il monumento ai Caduti. In tale occasione fu anche demolito il capitello dell'antico cimitero. Ora l'edificio è chiuso al culto e in abbandono .

L'immagine n . 103 presenta l'Oratorio di San Bernardino in data anteriore l'anno 1901. Consacrato nel 1592 e divenuto preziosa pinacoteca del veneziano Fra Sante ( 1600), è denomio.ato anche chiesa dei Cappuccini, per l'annesso convento dell'epoca, oppure delle Canossian~, che vi operano lodevolmente dal 1891.

Nelle successive foto d'epoca possiamo vedere, nella n. 104, la chiesa di S. Maria in Alò, a Madonnetta di Costo, Via Madonna dei Prati. Parrocchiale dal 1939, all'interno si notano numerose modifiche alla struttura apportate nel 1200. Prege~oli l'affresco incorniciato della Pietà (1413) e la statua della Madonna (1400).

Lan . 105,eseguitaprimadel 1912,mostralaGrottadi Lourdes, inserita nell'Oratorio dei SS. Girolamo e Filippo Neri, che non ha presentato variazioni nel tempo. La chiesetta è del 1606 e fu proprietà dell'Opera Pia; fu riaperta al pubblico nel 1900 dopo gli eventi del 1790. Caratteristico il campaniletto a vela, retroposto come nelle consorelle di S. Gaetano, S. Rocco e S. Bernardino.

L'ultima foto di questa sezione, è tratta da un documento abbastanza singolare. Rappresenta la statua della Beata Vergine delle Grazie che si trova attualmente nella cappella sinistra del Duomo. Come si può notare poggia su un ricco baldacchino dorato usato per portarla in processione. La fotografia è molto vecchia perché fu fatta, come si legge nel nostro documento, in "Memoria della Festa 30 Settembre 1894 a riparazione del sacrilego furto perpetrato nella Sua Immagine il giorno 22 Agosto 1894". Evidentemente si trattava di un furto degli ori donati per ex voto, che la devozione dei nostri avi ha tuttavia, sempre e subito, rinnovato.

102

103

104

105

106

',

- - - -,;.:':, -~ "l' ."' ~

ì

t

89

104

/( -~f ì ~I;

105

-

SLJ!!i§

ziiiis-i.ìalsi.;411SE!t

4?!:3...~ ,_ SSP.; .

B. V. · DELLE GRAZIE DI ARZIGNANO Ì\'len1oria della· Festa :;o Settenibre 18Q 1 a 1·iparnzione del sa<'rilego furto pèr:Qetrato nella Sua~ l1nn1agine

il ouiorno 22 . At)·osto 18<J-~b

91

APPUNTI DI ARCHITETTURA

L'architettura, sorta nel territorio di Arzignano, nel corso dei secoli, non è stata né copiosa né particolarmente significativa in conseguenza, forse, della posizione geografica che limitava i collegamenti con centri maggiori e più vitali. Ciò nonostante, la storia ha lasciato la sua impronta e la gente ha ugualmente cercato, compatibilmente con le possibilità socioeconomiche, di tramandare ai posteri il proprio gusto e la propria sensibilità.

In questa sezione d 'immagini sono riportati solo alcuni momenti dell'architettura e dell'edificato arzignanesi e cioè quegli esempi dei quali si è trovato un riscontro storico fotografico. Alcuni edifici interessanti , come il Palazzo comunale del Caregaro-Negrin o il Palazzo Mattarello del Muttoni, sono stati inseriti in altri capitoli e quindi non vengono qui descritti. Nell'impossibilità di presentare in questa sede una organica analisi dell'architettura arzignanese, ci limiteremo a fornire alcune impressioni visive accanto a sintetiche annotazioni storico-sociali.

Anche qui, come già per le chiese cittadine, la sequenza presentata non ha seguìto criteri cronologici in riferimento né alla esecuzione delle fotografie , né alla datazione degli edifici, ma è stata guidata da un filo di opportunità grafica il quale accentua, forse , il senso di frammentarietà dei nostri appunti, ma non crediamo diminuisca l'interesse dell'osservazione.

107 La "Casa Molon" in Via L. Cazzavillan, ex Via Sole, è ben nota a molti perché è stata descritta in varie pubblicazioni. È del '400 ed apparteneva anticamente alla famiglia Canova. Nel suo modes to insieme, è un raro e completo esempio di facciata con finestre centinate a bifora con colonna d'ispirazione lombardesca.

Si spera in un prossimo radicale restauro conservativo, visto che l'edificio è oggi disabitato ed abbandonato , pur_essendo di proprietà privata.

108 Lungo Corso Mazzini possiamo notare "Casa Bruttomesso" d'impianto cinquecentesco, di cui la foto n.

108 documenta il caratteristico ballatoio in legno della parte retrostante. Da lunga da ta fu adibita ad albergo,

"Albergo due Colombe" , di cui fu proprietaria e conduttrice la famiglia Parise Gino e Pietro di Vicenza, la quale all'inizio del 1900 la vendette alla famiglia Bruttomesso che la trasformò in appartamenti d 'affitto.

In Via B. Meneghini , affiancata ad altri edifici rispettosi di un lessico architettonico piacevole, incontriamo "C asa Rossetto" , uno dei pochi "segni emergenti" cinquecenteschi che, com e dice R enato Cevese, " il secolo d'oro dell'Architettura abbia lasciato anche in Arzignano". Ora vi trova sede una pizzeria, che si fa ri conos cere da troppe e discutibili insegne pubblicitarie; molto prima era sede dell'osteria dal "Monco" con " gioco delle bocce.

La stess;a impronta architettonica è segnata sulla facciata di "Casa Frizzo" lungo la Via Cisalpina, facente parte di una cortina d 'insieme di facciate, testimonianza di un tessuto m edioevale che nel tempo ha subìto interventi non felici. Ora la lettura è interrotta da aperture non m editate.

"Casa Aldighieri" facente parte di un complesso agricolo, lungo Via P. Giuliari, è andata perduta per ulteriori trasformazioni urbanistiche. Si potevano notare logge di con cessione rinascimentale, segno certo dell 'ingentilim ento e d ella prosperità della proprietà fondiaria dd tempo.

Il "Palazzo Serpe" in Corso Mazzini, risale al XVII secolo su progetto, quasi certo, dell'architetto Antonio Pizzocaro. Questo edificio rappresenta un momento architettonico tra i più significativi nel tessuto urbano di Arzignano. Fu abitato in origine dalla nobile famiglia Serpe, la quale diede alle lettere ed alle scienze studiosi capaci. Tra questi ricordiamo Francesco, umanista, Innocenzo, canonico lateranense e vescovo di Pola (seppur non insediato per prematura morte) e Giuliano, sacerdote e studioso di storia naturale. Ceduto dai Serpe, il palazzo fu adibito ad albergo "Albergo due Mori" - dalla famiglia Raminella di V icenza e quindi sotto la conduzione della famiglia Rossi. L'esercizio, uno dei più frequ entati di Arzignano , passò poi alla signora Bevilacqua Angelina, origi-

109

110

111

112

naria di S. Giovanni Barione, detta la "levatrice", la quale era coadiuvata dal consorte Giuseppe Organo, suonatore anche ... dell'organo nella chiesa di Ognissanti. La signora Angelina, esercitando la professione ·di ostetrica comunale, ha aiutato ad emettere il primo vagito a molti Arzignanesi. Questi certamente ricorderanno quando usciva dal portone con il biroccio trainato da uno scalpitante cavallo che, al comando di una sottile frusta roteata nell'aria con piccoli schioppettii, correva velocissimo per raggiungere il capezzale della partoriente.

La trattoria '-'Due Mori" era plinto di ritrovo per le occasioni più varie: dalle cene di quelli dei vari "anta" alle riunioni '.' di lavoro" degli aderenti ai gruppi dalle più svariate finalità. Nella foto n. 240 si vedono quelli 113 del Circolo della Stampa e nella n. 113 quelli della S. Barbara locale. Si dice che il cannone, che fuoriesce in ·luogo tanto inusitato, fosse stato prima utilizzato per un riuscito carro carnevalesco; nonostante che boccali e bicchieri siano ostentatamente alzati anche dinanzi all'obiettivo del fotografo , per gli artiglieri doveva rimanere valido il motto scritto sul cartello: "La batteria di Arzignano NON TREMA!".

Nel Palazzo Serpe l'attività alberghiera continuò con la famiglia Bolla per cessare definitivamente con la famiglia Zambon-Case.

Spostandoci dal tessuto urbano centrale verso la periferia del territorio comunale e precisamente nella adiacente piccola valle del torrente Restena immersa in quella, rimasta ormai poca, distesa di verde e grano, 114 si erge la villa settecentesca dei Ziggiotti, ora della famiglia Salviati di Vicenza. Come si può osservare nella foto, si tratta di un complesso di notevole interesse ispirato all'architetto Muttoni con aggiunte nell'Ottocento e nel Novecento; rappresenta un esempio di investimento fondiario di ricchezze pervenute dal commercio veneziano. Attualmente risulta abitata pochissimo dalla famiglia Salviati, perciò è andata incontro ad un certo degrado. È quindi auspicabile un restauro per un recupero to_tale con la rivitalizzazione del sito.

115 La "Villa Marchesini-Rigo" sorge ai piedi della collina su cui sorgevano fin dal 1243 la chiesa ed il convento di S. Pietro degli Eremitani del Costo; oggi quelle vestigie sono scomparse e sostituite d·a Villa Carlotto, ora Celadon. La fattoria R~go è un complesso rurale ancora attivo che si articola attorno ad un'aia con casa padronale, loggia e ·porticato, eretti tra il XVIII e XIX secolo dalla nobile famiglia di Giovanni Marchesini di Vicenza, il quale acquistò un · vasto possedimento nell'anno 1688. · Lasciata, dopo questa breve divagazione, la carripa-

gna, si ritorna al centro città con la foto che raffigura "Palazzo Parigi". Era proprietà della famiglia Parigi ed era sito in Corso Mazzini di fronte al Mattarello. Fu acquistato dalla Banca Popolare di Arzignano nel 1895 come seconda sede dell'istituto bancario cittadino: Fu demolito, non senza rimpianto, per far posto all'attuale moderno edificio inaugurato nel 1971.

Nella fotografia n. 117 sono raffigurate alcune massicce costruzioni solo ancora parzialmente esistenti in Via Calpeda; si tratta di fabbricati residui dell 'antico borgo medievale del Castello denominati "Casa del Comun", che avrebbero dovuto essere più attentamente salvaguardati.

L_e ultime tre immagini si riferiscono a "Villa Brusarosco, ora Comunale" ._I l p!,"imo corpo di fabbrica.di questo edificio è di forma rettangolare ed è stato eretto ~ i_gtorno all'anno 1928_dall 'impresa Pino di Arzignano per conto della famigliaVeronese. Lo stile a re -itetto.mco he si può leggere tra le tessiture di mattoni a fa ·a vista; leyietre di coronamento, le bifore CÒn o senza balcone e le decorazioni, presen ta letendenze, caratte rist iche dI. qùesto scorcio del XX secolo,_in cui prevalgono le ripetizioni dei modelli del passato: romanico, gotico, rinascimentale, neoclassico, barocco, orientale e liberty, sino a sfociare così nell'eclettismo . .

Nel f935, S!!_ p.1:ogetto __cjeg.li.ingeg:neri.Mazzinghi e i.g no e realizzazione dell'impresa is . o d.

Frighetto, La yil_!a fu a121pliata ad est dalla_famigliq.

Brusarosço - ~ ov 4 prQpr~ aria. Il nuovo corpo di fabbrica a forma rettangolare supera la linea di gronda del precedente fabbricato ed è anche costituito da una parte semicirçolare al piano terra, utilizzata come serra, che diviene rondò e terrazzo con colonne a mo' di pergola al primo piano e terrazzo al secondo piano.

Questa villa erLl_<L_p.ri.ma_ delle du che_ dov_evapo sorg,e_r.e_n_e_p~rco; con quella g'ià esistente ad_est dovevano costituir_e una ·terna di residenze-per le.Samiglie dei Veron~si. AequisJata la proprietà, la famiglia Bruaro co_adibì..il basamento della villa di centro, non p"ù costruita, a, sede di c::ampo per il gioco del tennis.

LJLP-ro rietà, lungu......V..ia..L\LNo embre era delimi_gì!_a da una cancellata in ferro battuto di notevole mole e ricchq_z a,_ che fo_s_m.ontata.. .e fusa a scopo militare durant 'ultimo ç~flitto. Di recente il complesso della villa e del parco è stato acquistato dal Comune, con il contributo della Banca Popolare di Arzignano, e sono in corso lavori di ristrutturazione. Vi troverà sede la biblioteca comunale e vari spazi per altre attività culturali; il parco, che nella foto n . 118, si vede ancora in allestimento, si estende per ben 25.000 metri quadrati ed è già stato acquisito e messo a disposizione della cittadinanza come verde pubblico.

116

117

119

118

~ ..... .~

·~ .

~:....

~

·-"': .'

-'·:,..

.. \

-

~-

' ~.

-.. \ \

'

•

1,

96

9/J

115

100

' I.~ .

~ '

, ~<i. tt.:'.' -'

·•~t-.:::~~~ -..•-----. ~ ~tPf.~ .-:... --. , J. ., , -~..,. ., " : -

.

· ~ ......i;i/

~.t ~

-

► -.. ~ -

~

'·

.

-~.:..·

,1

.

~·~. 'r': .

~·- ~

I~

.:'.

.·~- , .

-

.

~ J. • •~

· •.

'

.' ·\ .

;

,._,-:.

•

:~ "h-~

.. . .,.

.,

e

't ' ~

.,.

·

' 41,

~:;_·~ \ ►

. .. ' ,,,__ ~- :..--~

\l

.

.

'

,

.

102

103

LE VIE DI COMUNICAZIONE

Nel secolo scorso con un buon cavallo per andare a Vicenza si impiegava circa 1 ora e mezza. Oggi, con molti cavalli in più dentro al cofano, ci mettiamo un po' meno solo a patto di trovare i semafori sull'onda verde .

Forse, quindi, il viaggio era più piacevole una volta se non altro per il panorama più verde e l'aria meno inquinata. E poi , chi si potrebbe ora permettere il lusso di una buona e salutare galoppata?

Comunque sia, per gli Arzignanesi la necessità di andare a Vicenza è sempre stata primaria: per i commerci, per gli studi, per varie pratiche amministrative od altro. Ecco quindi l'impor.tanza di poter contare su una strada adeguata ai tempi.

La grande strada provinciale, che ricalca il tracciato dell'attuale, fu costruita già nel 1821. " Prima- afferma Oreste Bel trame - era stretta e tutta curve, fiancheggiata da siepi e priva di scoli. Era detta del Santo e, passato il Giorio, attraversava il Guà. Coloro che non avevano un cavallo proprio potevano recarsi a Vicenza con l'Omnibus di Scaglia, un tiro a quattro che partiva d'Arzignano alla mattina e ritornava alla sera. Era necessario prenotarsi il giorno prima per trovare un posto sicuro".

Nel 1878 il Consiglio Com unale, riconoscendo la necessità della istituzione di una tramvia, iniziò le pratiche per la posa dei binari, in accordo con la Deputazione Provinciale di Vicenza. Il tramway a vapore cominciò a funzionare il 1° luglio 1880 con una stazione posta all'inizio del paese accanto alla casa ora Pizzolato. I binari prendevano poi la strada per Chiampo attraverso Via Sega e lungo l'argine del torrente.

La foto n. 122 documenta quella suggestiva costru- 122 zione e mette in evidenza sullo sfondo un'altra casa con grande ballatoio in legno. Purtroppo in tutta la nostra ricerca non sono state trovate molte immagini a testimonianza del largo uso del legno nelle costruzioni di Arzignano, aspetto che doveva invece essere di largo riscontro.

Nel 1929, cioè dopo 50 anni di onorato servizio, anche sulla linea S. Vitale-Arzignano-Chiampo, la vaca mora fu messa in disparte. Fu merito del Comm.

Gaetano Marzotto, maggiore azionista della Società Tramvie .Vicentine, quello di aver promosso il rinnovamento e l'elettrificazione della nuova linea (in parte ridisegnata anche nel percorso) che fu inaugurata il 24 maggio. "Solidissime si presentano le attrezzature elettriche; tutti nuovi e di buon gusto ed in armonia col paesaggio, gli edifici delle stazioni; spaziose, eleganti e costruite secondo criteri modernissimi, le numerose vetture che potranno raggiungere velocità superiori ai 60 Km orari con servizio svolto da 8-10 coppie giornaliere di treni".

Questo servizio tramviario fu soppresso in anni recenti e precisamente nel 1967 e sostituito con il trasporto su strada.

La nuova stazione di Arzignano fu costruita in 121 Campo Marzio, dove tutt'ora si trova. Il vecchio macello al centro della roggia era stato demolito qualche anno prima, perciò il viaggiatore, sceso dal tram , imbocca va un ampio viale ricoperto di ghiaino ed aveva di fronte, lontana, l'immagine del palazzo municipale del Caregaro-Negrin . Intorno, a destra ed a sinistra, un bel verde, aiuole con basse siepi di bosso ingentilite da eleganti piloni per l'illuminazione, giovani ed odo-

104

11

I

11

rosi tigli ed una modesta, anche se un po' pretenziosa, zampillante fontana con alcuni pesci rossi. Questo ambiente è documentato nella foto n . 121. D'inverno poteva capitare qualche bella nevicata, come quella 123 delle foto n. 123 e 124, ed allora il grande spazio 124 acquistava un momento di suggestione ancora più intenso e degno di entrare nei nostri ricordi.

Lo sviluppo dei traffici ebbe come conseguenza non solo la costruzione della lin ea ferroviaria, ma ancor prima diede luogo al potenziamento del sistema dei ponti sui due più importanti corsi d'acqua che interessano il nostro territorio e cioè il Chiampo ed il Guà. Su questi, fin dai tempi più antichi, insistettero i ponti più grandi e di maggior traffico: sul Chiampo il ponte di S. Bortolo e sulla strada per Vicenza quello detto, appunto, "del Guà". Di entrambi è stata documentata un'origine romana; del ponte di S. Bortolo si possono ancora vedere in situ le antiche arcate in pietra, mentre il ponte "del Guà" doveva forse essere situato più a monte rispetto all'attuale. Proprio in località Costoquindi verso l'abitato romano di Tezze- furono scoperti alcuni anni fa dei grandi blocchi di pietra appartenenti ad un "manufatto idraulico", probabilmente, cioè, un grande ponte, considerato il traffico che doveva sostenere per il trasporto dei marmi di Chiampo conosciuti ed impiegati fin da epoca romana.

125 Nelle immagini che vengono qui presentate si vede al n. 125 il ponte di S. Bortol.o pieno di gente. Considerato ch e nel secolo scorso doveva sopportare un traffico soprattutto di tipo agricolo rimase a lungo con strutture in legno. L'occasione d_i questa fotografia potrebbe essere la consacrazione della chiesa di S. Bortolo - che infatti si vede già conclusa sullo sfondo - avvenuta il 15 giugno del 1929.

La foto n. 126 rappresenta ancora un ponte sul 126 Chiampo, e precisamente il vecchio ponte in pietra che serviva la contrà di S. Zeno e le altre zone limitrofe.

Corrisponde all'anno 1924 ed al nuovo ponte sul Guà l'ultima interessantissima sequenza che docu- 127 menta come venivano costruiti i ponti in quel tempo t con l'uso di argani e marchingegni vari che svolgevano il lavoro delle nostre più moderne grù. È anche documentata la fase del collaudo che si effettuava con carichi di vario tipo ed in particolare con sacchi di granaglie del peso di un quintale ciascuno. Questi si caricavano sui carri più grandi disponibili i quali venivano trainati da più paia di buoi fino al centro del ponte. Iii. questo caso, oltre a molta gente, c'è anche la locomotiva del tramway con tre carrozze di cui una carica di blocchi di marmo. A questo punto se il ponte non crollava ... si dava per collaudato!

Al contrario di quello che si potrebbe forse pensare era un metodo efficace e niente affatto rischioso, tant'è che si vedonq sereni e tranquilli guardare verso il fotografo sia i curiosi, sia, soprattutto, gli operai dell'impresa costruttrice e lo stesso titolare Francesco Pizzolato, in primo piano accanto al carro con le mani 131 in tasca.

'

106

115

L'IMPRENDITORIA

"Sembrami strano che gli Arzignanesi, così esperti nel commercio, non iscorgano chiaramente che la posizione geografica del paese comporta varj generi di fabriche, cioè cartiere, ec ...

Perché adunque non impiegano i loro capitali in tale commercio, direi quasi nella certezza di un guadagno?".

Così il Fabris in una nota tratta dal suo libro "Storia topografica del Distretto di Arzignano" del 1850.

Considerata alla luce dei nostri giorni questa frase non può che sembrare di natura profetica. Ma, in effetti, (al riguardo) gli Arzignanesi hanno da sempre goduto di buon nome. Lo attestano più volte il Maccà, il Beltrame, il Mantese ed altri famosi storici.

La vocazione imprenditoriale degli Arzignanesi si è manifestata nel corso dei secoli atttraverso varie arti ed attività.

Rinomato per la fabbricazione ed il commercio dei " pannilani", al principio del Settecento, il nostro paese contava ben sei opifici ed ottanta telai per la tintura e la tessitura della lana, proveniente soprattutto da allevamenti locali. Affermate erano pure le fabbriche per la produzione della usatissima "mezzalana" e quelle che lavoravano il feltro per la confezionatura dei cappelli. Così come antichissima fu la manifattura serica. I gelsi (morari) per l'alimentazione del filugello si piantarono nelle nostre terre hn dal 1200. Sotto il dominio della Serenissima repubblica, l'industria della seta, accanto al lanificio, occupava un posto di primaria importanza. E l'allevamento dei cavalieri rap-

presentò, fino a poco più di trent'anni fa, una buona fonte di guadagno per molti valligiani agricoltori. Ecco in proposito ancora il Fabris: "Tutte le famiglie ne tengono ogni anno tanta quantità, quanta comportano le loro abitazioni, e ne vendono il prodotto ai filandieri che sono sparsi in tutto il Distretto in numero di 180. Questi tengono occupate più di mille persone, e viene impiegato un capitale di circa 880.000 lire austriache. La seta viene venduta ai Lombardi, che la comperano col mezzo dei loro sensali, od in persona ... " . È tuttavia verso la seconda metà del secolo scorso che inizia la vera produzione serica su scala industriale. Nel 1872 un gruppo di valenti imprenditori dà inizio alla "Filanda Socialf' (ora demolita) , che, all'apice dell' attività, era attrezzata di 120 bacinelle riscaldate a vapore e dava lavoro a oltre 200 addetti. '' ... Le filande poi seguirono alla filande , negli ultimi anni del dopoguerra (1915-18). Tra queste - documenta il Beltrame, che vide con i suoi occhi - le più notevoli quelle dei Bonazzi, dei Bocchese, di Frighet- 132 to, di Marchi, di Beltrame, di Dalla Vecchia, di Ron- 133 colato, di Povoleri, che insieme occupavano tra uomini e donne più di duemila persone ... ".

Col passare del tempo la produzione locale dei bozzoli divenne insufficiente ed i filandieri arzignanesi, per completare le richieste. degli opifici, si recarono in Grecia, in Turchia, in Egitto ed anche in Asia Minore.

Negli anni 1927-'28, secondo una rilevazione della

l16

Camera di Commercio, il "Distretto di Arzignano" figura va, per numero ed importanza di filande , al primo posto nel Vicentino, seguìto da Lonigo, Schio, Vicenza e Valdagno.

"La seta è oro" era lo slogan di quegli anni, anche perché grazie ai mercati esteri acquisiti veniva importata valuta pregiata. Arzignano allora si caratterizzava per i diversi lunghi fumaioli e per il sibilante suono della cuca, che annunciava l'inizio e la fine dell' "opera " .

Ma la crisi era ormai imminente. La scoperta della seta artificiale, ottenuta con processi chimici da fibre cellulosiche, unitamente ad una spietata concorrenza da parte giapponese, innescò un rapido processo di decadenza. Poco o niente valsero i provvedimenti governativi varati per superare l'impasse. Un ulteriore tracollo si ebbe dopo il secondo conflitto mondiale con il progressivo espandersi del nylon.

Nel giro di pochi anni la manifattura serica, che aveva dato ad Arzignano notevoli vantaggi economici e spiccate caratteristiche industriali, tramutò per spegnersi del tutto verso la metà del nostro secolo (l'ultima filanda venne chi usa nel 1968), con la progressi va e massiccia irruenza di un'altra attività, la concia delle pelli: un'arte che pure vanta profonde radici, documentate dagli antichi "statuti" e dai vari decreti comunali a protezione dell'acqua della roggia.

Così, come nella prima metà dell'Ottocento si assistette alla decadenza dei lanifici, all'industria serica

subentrò l'industria delle pelli. · Agli albori del ventesimo secolo esistevano in Arzignano appena tre concerie . Da una "Guida-elenco" pubblicata a Torino nel 1907 a cura dell' "Associazione Italiana dell'Industria e del Commercio del Cuoio" , risultano iscritti tra i conciatori i nomi rispettivamente di: Bortolo Carlotto, Giuseppe Meneghini e Luigi Brusarosco, mentre sono elencati fra i commercianti di pelli grezze e con.ciate: Angelo Carlotto, Domenico Carlotto, Coriolano Ghirardini e Giocondo Gennaro.

La conceria Meneghini (detta del "Bolla") , che vanta le più antiche origini, era ubicata in Corso Matteotti. Produceva corami da suola e vitelli "in bianco" , alla scorza di castagno, per tomaia. Nel 1921 il figlio Luigi la trasferì in località Borgo Lecco, occupando parte dei fabbricati di una ex filanda (popolarmente de le galete dupie). La nuova azienda, edificata con criteri moderni e subito dotata di macchine razionali, venne denominata "Lumen". Verso gli anni trenta, per prima in Arzignano, addottò la concia con i sali di cromo.

Nelle foto nn. 136-140, scattate sul finire degli anni '50, si possono notare in progressione le varie fasi che distinguono la lavorazione delle pelli.

Dapprima le operazione cosiddette di "riviera", con in primo piano rifilatura e "spaccatura" della " trippa". La foto 137 mostra il processo di concia vero e proprio, nelle tipiche botti rotanti , e la n. 138 il reparto manutenzione, molto ben organizzato ed attrezzato.

135

136 137 138

117

139 140

141

143

Sulla sinistra si può notare un bottalino: evidentemente per piccole prove sperimentali . L'operazione di "palissonatura" , con le nuove macchine a braccia, viene illustrata dalla foto 139. Nella n. 140 si notano altre operazioni meccaniche di finitura: lucidatura e cilindratura.

La foto di gruppo n. 141 , molto bella e di grande effetto, mostra tutte le maestranze della Ditta. In prima fila seduti: quarto da sinistra, disinvolto e con baffi il direttore amministrativo ing. Bocchese, poi le titolari Adelina e Pulcheria Meneghini, quindi il responsabile tecnico, Danilo De Marzi (meglio conosciuto come Calo) , che gioca divertito col cane. Dipendenti che lavoravano presso questa conceria, come ad esempio il De Marzi, o altre sopra accennate, raggiunto un certo grado di specializzazione, all'alba degli anni '50, si staccarono per dar vita a proprie iniziative. L'avvio fu davvero tumultuoso. Dalle statistiche si può rilevare che nel 1955 la valle del Chiampo contava già più di una trentina di concerie. Ecco a titolo di cronaca quelle ubicate in Arzignano: Alfa di Giacometti & C. , Arzignanese, Beschin Gino, Bolcato & C. , Brusarosco F.lli, Ferin Faggiana F.lli, Frida, Ilpe, Lovato Silvano, Lumen, Micheletti Sisania, Meneghini Giuseppe, Nori Primo, Pizzolato F .Ili, Pretto & Figli (foto n. 142) , Rasia Ruggero, Ruffoni Renato, Soldà Andrea & F., Spreggero & C. , Thiella & Anzolin, Vergolani Umberto.

Per quanto riguarda la conceria Danieli Danilo, una

delle prime ad imporsi, e della quale abbiamo un foto (n . 143) di partecipazione alla Fiera di Padova del 1951 , ecco cosa si può leggere in una cronaca del tempo: "Fra le concerie degne di tal nome che lavorano ad Arzignano, la Danieli ha segnato in questi ultimi anni un vero e visibile progresso tecnico e costruttivo ...

La conceria si è ampliata con nuovi reparti e nuovi modernissimi macchinari, per realizzare una produzione di qualità che tende sempre a migliorare ... Tratta la produzione delle pelli conciate al cromo, nere e colorate, particolarmente vitelli e vitelloni per calzature fini, e nelle colorazioni più brillanti ... è dotata di 1.m laboratorio chimico di prova e ricerca, attrezzatissimo: uno dei maggiori, crediamo, in dotazione presso le concerie italiane" . L'imprenditoria conciaria ha proseguito instancabile nella sua corsa, tanto che oggi il nome di Arzignano è decisamente legato alla manifattura delle pelli .

Ma, non si poteva terminare questo rapido exursus senza perlomeno accennare ad altre iniziative imprenditoriali e commerciali, che, se pure in tono minore, hanno caratterizzato la nostra economia del passato.

Sullo scorciodègli anni '40 Girolamo Marèhi (Momi) , già proprietario di una filanda sita nelle adiacenze del Duomo d'Ognissanti, converte l'opificio in "Cartiera di Arzignano". Quest'industria (da pochi anni chi usa) , senza una specifica tradizione e di limita te dimensioni, venne progressivamente affermandosi nella produzione di carte colorate, utilizzando so-

118

:i44·

t

146

147

149

148

prattutto materia prima nazionale.

Le foto nn. 144, 145, 146, scattate in località Campagnola illustrano un'azienda la cui attività è solo un vago ricordo nella mente dei più anziani. Fondata nel 1887 da Giobatta Concato (detto "Folaore" per via dell'antico mestiere) lavorava lo zolfo (macinazione e ventilazione) per uso anticrittogamico in agricoltura.

Sul finire degli anni trenta lo stabile venne rilevato da Giuseppe Vaccaretti; in seguito ( 1945 circa) divenne conceria per opera di Umberto Spreggero.

Sempre degli inizi del '900 è anche la foto di gruppo che illustra l'impresa edile Pizzolato, la più importante del paese, con oltre 60 uomini, fra muratori e manovali. Aveva sede in contrà S. Rocco; commercializzava laterizi ed era dotata di segheria.

Ma ancora molto sviluppata era l'attività molitoria, con ben 15 mulini a pale. Tuttavia a sfruttare l'acqua della roggia grande erano anche i fabbri-ferrai ed i calderai (artigianato del rame). Fra questi ultimi: Curti, Ruffoni e Caneva.

Non va dimentica l'officina meccanica Monticello e Zanato, _ubicata con uno stabile nuovo in Viale Regina Margherita (a ttl}ale Via 4 Martiri). O Itre a fungere da concessionaria FIAT la società era specializzata in riparazioni e rifornimenti per ogni sorta di autoveicoli: dalla :i;notocicletta ai grandi autocarri, che vi convergevano anche da luoghi piuttòsto lontani. Cliente di quell'affermata officina era sicuramente il "corriere" Marziano Giacometti: il primo in Arzignano dotato di

mezzi a motore Diesel per grandi trasporti. Il camion rimorchio della foto n. 148 (scattata di fronte all'attuale villa Chinaglia) è un modello FIAT tipo BL-18 con trazione a catena. Le ruote, come si può ben notare, erano piene ...

Nella foto n. 150 si vedono i titolari e gli operai della 150 "Raffineria d'olio Gelsomino Marzotto"; l'olio veniva acquistato in particolare a Monopoli in Puglia e, come si vede, giungeva ad Arzignano con carri-cisterna delle Ferrovie dello Stato.

Tuttavia l'azienda che da sola e con autentico spirito industriale caratterizzò per un cospicuo arco di tempo Arzignano e la sua economia fu la Pellizzari, della quale si tratterà a parte nel capitolo seguente.

Non possiamo però concludere questa sezione, in cui è stata presentata in modo sintetico e frammentario l'attività imprenditoriale che nella nostra città è sempre stata multiforme, senza pubblicare almeno qualche immagine riferentesi a quella che era pur sempre una delle principali fonti di reddito della popolazione e cioè l'agricoltura. Purtroppo del mondo contadino, evidentemente in poca dimestichezza con la fotografia, ci sono pervenuti soltanto un paio di ricordi 151 fotografici, ma in compenso molto significativi perché 152 sono quelli della vendemmia e della trebbiatura.

ì

' , ~

:V•

.

_,.-.,

.

'

~

/...,.. t:, .,,..r;-.~.,

/~✓

-

..

• '!

-~ ,\

/

·0

I

'

~

-

1, r--~

- -~

120

ARZIGN) .l Corso· Vi delle ftlirr ~·

)

I .

125

t,,-

.

~.sii{~..---.':~-~

I.

~-~ · ~

..,.·

e_ -~ :.·.~-- --.:e-~..,.._

-

't .,.._ :.,

:.-~

-

I

~

:.

129

_ ARZIGNANO - Viale Margherita

-....~

·--

152

...

·v...

131

LA PELLIZZARI

Nel 1901 nell'economia tradizionalmente agricola della vallata del Chiampo ad opera dell'artigiano Antonio Pellizzari, coadiuvato dai figli Giuseppe e Giaco. mo, si innestò una fiorente industria elettromeccanica che si impose, col tempo come attività primaria, in alternativa a quella della filatura della seta. La Ditta A. Pellizzari & Figli era impostata, agli inizi, sulla costruzione di molini da grano, attività integrata dalla riparazione di macchine agricole. Nel 1902 il figlio Giacomo, ultimati gli studi presso l'Istituto Industriale "A. Rossi" di Vicenza, apportò all'azienda paterna nu'o vi indirizzi tecnologici . Egli, con il suo apporto tecnico ideativo, importò la costruzione di molini per zolfo (secondo un nuovo processo di macinazione e contemporanea ventilazione) nonché la costruzione,di segatrici· per legno, essicatoi per bozzoli e, sempre coadiuvato dal fratello Giuseppe che mise a punto la produzione delle irrigazioni a pioggia, i primi esemplari di turbine e di pompe con le quali la Pellizzari acquistò dimensioni e rilievo di industria.

Il recupero dei macchinari, trasferiti a Castella_m are di Stabia durante la guerra 1915- 1918, l'incremento delle commesse della Marina Militare e Civile, la produzione degli impianti di irrigazione a pioggia permisero alla Pellizzari una rapida riconversione della fabbrica, riconversione che fu facilitata anche da una più sollecita spedizione dei manufatti dovuta al raccordo con la linea elettrificata delle Ferro-Tramvie Vicentine che nel 1929 sostituì il tramway a vapore gestito dalla società inglese "The Còmpany of Tramway Vicenza-Valdagno-Arzignano". La vitalità dell'azienda aveva intanto acquistato rilievo e dimensioni importanti sia per la solidità costruttiva quanto per la perfezione _tecnica dei macchinari, precorrendo i tempi nella costruzione di pompe centrifughe di piccola e grande portata ad alta prevalenza. Ciò è documentato dal progressivo aumento delle maestranze, dall'ampliamento e dall'ammodernamento degli impianti produttivi verificatisi non solo nella Sede centrale di Arzignano ma anche a Lonigo, Montebello e Montec-

chio Maggiore e nella stessa città di Vicenza.

Nel 1929, con la morte del fratello Giuseppe, Giacomo è alla guida dell'azienda. Sviluppa la produzione che abbraccia macchine elettriche di ogni genere: alternatori, trasformatori, generatori, turbocompressori e turboventilatori. Nel 1935 l'Industria Pellizzari è un nome ·che va per il mondo alla conquista di nuovi mercati: in Egitto, in Grecia, in Asia Minore, in India, in Cina, in Manciuria. In quell'epoca, è una significativa pres·enz,i' del lavoro italiano all'estero, in gara, spesso vittoriosa, con la più qualificata produzione straniera. Alla fine della guerra, nel 1945, la "Società per Azioni A. Pellizzari & Figli" contribuisce in varie occasioni a risolvere urgenti problemi di carattere nazionàle ed interviene, nel periodo del'la crisi di energia elettrica, con la fornitura rapidissima di duemila alternatori; partecipa ai soccorsi dell'alluvione del Polesine con trentasei pompe di grande prevalenza per una portata complessiva di ottocentonovantamila litri d'acqua al minuto. Nel 1953 dimostra solidarietà all'Olanda colpita da estese inondazioni inviando tecnici, operai e macchine, operazione che fece conferire al già Cavaliere del Lavoro Giacomo Pellizzari, da parte ·della Regina Giuliana d'Olanda, la commenda del1' ordine di Orange Nassau. · Alla morte di Giacomo Pellizzari, avvenuta nel 1955, l'azienda proseguì il suo cammino sotto la Presidenza del figlio. Questi, iniziò un profondq e difficile lavoro di riorganizzazione aziendale secondo i più moderni criteri tecnici e industriali inserendo la società nel settore dell' elettron,ica industriale. Iniziò, tra l'altro, la costruzione di apparecchiature di comando per macchine utensilì, tessili, per laminatoi e per macchine continue a calandra di carta, ottenendo notevoli successi sia sul piano tecnico che su quello commerciale.

Uomo di elevate idealità, Antonio ha fondato intan- to nel 1952 la Scuola di Arzignano (biblioteca, scuola di musica, canto corale e perfezionamento pianist" G@ corso di dizione e recitazione, proiezioni cine /

\i_

132

grafiche, confen;nze, teatro, mostre d'arte, audizioni discografiche, pubblicazione periodica di un notiziario) dando vita a concerti di musiche antiche da lui diretti e creando con gli operai della fabbrica un coro le cui ésecujzioni del Gloria di Vivaldi e del Magnificat di Bach ancor oggi fanno testo discografico. · Una mai più raggiunta ventata culturale investì Ar_z ignano che in quell'epoca era strettamente legata al nome di Pellizzari e fu conosciuta ed ammirata in campo nazionale ed estero come città laboriosamente industriale e all'avanguardia nelle espressioni più ampie e vive della cultura storico-contemporanea.

La febbrile attività con la quale Antonio Pellizzari si dedicò al rinnovamento dell'azienda ed il suo sforzo tendente a migliorare la cultura in Arzignano, stroncarono la sua ancor giovane esistenza l' 11 luglio 1958.

Da questa data un susseguirsi di cambiamenti dirigenziali non valsero a far sopravvivere l'azienda che, iniziata con ·5 operai nel 1901 e raggiunto il massimo di 2800 dipendenti, cessò di esistere come "Ditta Pelliz.zari" nel 1971.

Numerosissima sarebbe l'aneddotica sulle figure dei Pellizzari i quali, seppur vincolati a quel vivere sociale imposto al settore imprenditoriale, non mancarono di dimostrare la loro innata indole di personaggi popolari; caratteristiche figur.e arzignanesi con atteggiamenti di spontanea socialità e paterna convivenza.

Alla base del loro sentimento prevaleva, nei confronti delle innumerevoli cariche onorifiche e sociali di cui furono investiti, quel senso impagabile di umanità e sensibilità che li univa al popolo. E ciò fu dimostrato pubblicamente in innumerevoli occasioni come quando il Comm . Giacomo, quasi cieco per cataratta, salì sul cassone di un camion e chiese agli oltre 1500 dipendenti scesi in sciopero e radunati nel cortile della fabbrica, cosa volessero. Alla risposta che chiedevano un aumento di paga, con una serenità degna di un padre che ha a cuore i propri figli ma anche l'integrità della famiglia, rispose: "Se l'è dirito ) nessùn ve lo tale) ma )sta barca fioi) la deve andàr vanti e par andàr vanti ghe vole anca chi réma. Andé! Andé a remareJì,oi. No) la devefermàrse parchè la zè' la vostra barca) no) solo la mia!)) E gli operai silenziosamente e sicuri che "el Barba", come lo chiamavano, avrebbe mantenuto .i suoi impegni, ripresero il lavoro.

Ancora: una notte, alle 4 di mattina, girando da solo per i reparti della fabbrica, entrò nel reparto fonderia e vide che l'operaio addetto ai forni di colata (alto di statura, magrissimo, ma notissimo per la sua insaziabile fame) stava abbrustolendosi, su un rudimentale attrezzo da lui forgiato, una trentina di fette di polenta abbinate a due o tre salsicce. Stup1to chiese: "In quanti sio che le magna?)) "Sior; - rispose l'operaio - A so mi solo quà .)). "Ben) alora magna cà te veda!)) E se ne stette a guardare la scena. L'operaio, finito di mangiare, andò a bere dell'acqua in uno dei tanti rubinetti dei servizi.

A questo punto, "el Barba", chiese: "ma parchè te bevi acqua?)) "Siòr paròn! No) zè ch)èl vin me fassa male) ma el

capirà... co) quel eh )èl costa!)). Il mattino seguente, alla stessa ora, Giacomo Pellizzari ritornò in quel reparto e nascondendo dietro alla schiena un fiasco di vino durello chiese all'operaio intento a prepararsi la solita colazione: "Sito sempre solo?)) "Siòr sì paròn )) fu la risposta. "E chi zè che magna tuta )sta polenta?)) E l'operaio di rimando: "Mi e lù paròn! A go pensà che forse el podèa capitare e go dito a me mojere de zontare sinque fete. Le magnelo?n. E mangiarono insieme bevendo durello che, come raccontò l'operaio agli amici, fu il più buon vino della sua vita.

Oggi, come è a tutti noto, gli edifici dell'ex Pellizzari sono stati rasi al suolo e la grande area, in questo momento aperta e libera, avrà destinazione abitativa.

Anche per questo le fotografie presentate appartengono in tutto e per tutto ad un passato che è divenuto storia di Arzignano.

Sulla Pellizzari•abbiamo potuto reperire una documentazione fotografica veramente cospicua tanto che potrebbe da sola soddisfare le esigenze di un libro. Di proposito abbiamo però fatto una scelta ristretta che riteniamo tuttavia sufficiente per essere significativa.

La prima immagine mostra uno scorcio della prima portineria con la casa padronale e col primo reparto macchine; nella successiva siamo all'interno del primo reparto avvolgimento motòri intorno all'anno 1929: come si può vedere le maestranze qui impiegate erano quasi esclusivamente femminili.

Agli inizj degli anni Trenta le visite agli stabilimenti Pellizzari da parte di personalità imprenditoriali ed autorità politiche erano frequenti. La foto n. 156 ritrae in particolare quella effettuata dal conte di Torino e mostra il comm. Giacomo di spalle mentre sta illustrando il funzionamento di, un impianto pilota di irrigazione a pioggia. Ormai una grossa fetta della produzione dell'azienda era orientata sui grandi macchin·a ri e basti per tutti a darne un'idea la foto n. 157 che porta sul retro la seguente didascalia: "7.10.1929 Coi compagni di lavoro mentre ... ci mettiamo a confronto con una grossa turbina".

La fabbrica risulta al pari cresciuta negli edifici in modo notevole come si può vedere nelle successive immagini riferentisi agli anni '40-'50. Nella foto aerea, oltre ovviamente alla Pellizzari possiamo osservare il bel giardino all'italiana davanti alla ·Casa di Riposo "Scalabrin".

La successiva foto n. 163 è una delle foto più recenti presentate in questo volume: fu infatti scatta nel 1953 in occasione delle inondazioni che colpirono l'Olanda ed alle quali abbiamo già fatto cenno.

Le foto seguenti si riferiscono a tre attività ricreativo-culturali sostenute da Giacomo ed Antonio Pellizzari: il Gruppo Folcloristico nel 1939, la squadra di calcio e la Scuola di musica.

Infine un momento del mesto corteo funebre per Giacomo Pellizzari. La partecipazione di popolo fu così numerosa che fu necessario far snodare la gente lungo tutte le vie del centro di Arzignano.

153

154

156

157

162

163

164 165 166 167

141

FRAMMENTI DI CRONACA

Nel periodo di tempo delimitato dalla presente ricerca, la cronaca fotografica di Arzignano documenta alcuni eventi locali ed altri che sono l'eco degli avvenimenti storico-politici nazionali. Anche se il materiale raccolto e studiato è frammentario, esso è ugualmente significativo e può senz'altro costituire una buona base sulla quale inserire altre future ricerche.

Le prime tre immagini si riferiscono al periodo della Grande Guerra quando, com'è noto, ad Arzignano, zona a ridosso del fronte, furono acquartierati diversi reparti sia italiani che alleati. La guerra fu davvero vicina, tanto che i nostri concittadini dormivano col saccone delle proprie robe sempre pronto per l' eventuale evacuazione del paese. Peraltro la presenza delle truppe fu anche occasione di interesse, di conoscenze 168 e, persino, di passatempo. Le due foto di gruppo si 169 riferiscono ad ufficiali italiani tra i quali è presente (primo a destra nella foto n. 169) Fabio Filzi. L'eroe trentino rimase ad Arzignano dall'autunno 1915 alla tarda primavera del 1916: la foto , eseguita nell'aprile di questo stesso anno, potrebbe essere stata scattata come "foto ricordo" proprio prima della partenza. Per la cronaca gli ufficiali sono: il Colonnello Comandante il gruppo, il Cap. Barone Treves, il Cap. Brunialti, il Tenente Medico, i sottotenenti: Bruna, Filzi, Vassallo, Berviglieri, Solari, Marchetto, .Melis, Zanon, Casale, Facci, Belli e Caputti.

Tra le truppe alleate una presenza consistente fu quella degli Inglesi. Il loro quartiere generale era sistemato nella accogliente "Casa Rossettini" ai Cappuc-

cini, dove l'ospitalità era davvero cordiale come risulta da alcune testimonianze raccolte su un piccolo "librettino di ricordi" che abbiamo avuto modo di consultare. Il capitano George Cowe, del Reggimento del Duca di York e Lancaster, scrive: "In qualsiasi parte del mondo si possa andare non v'è palazzo né comodità che superi la propria casa. Casa Rossettini è stata in I tali a la mia vera casa". Il tenente Charles E. H. Tudor, il l°. marzo 1919 aggiunge riconoscente: "Hands across the sea", cioè "Le nostre mani resteranno unite attraverso il mare". Oltre a questo Tudor, appartenente alla nobile famiglia ed a numerosissimi altri ufficiali, fu ospitato anche il Principe di Galles, il futuro Edoardo VIII, che nel 1936 abbandonò il trono per sposare l'americana Wally Simpson. Questa presenza è documentata nella nostra 3apiccola fotografia 170 che lo ritrae con l'aiutante di campo nel cortile di "Casa Rossettini". Sul librettino dei ricordi egli, il 13 settembre 1918 scrisse semplicemente, ma autoritariamente, "Edward P. " , cioè "Principe Edoardo".

Un'altra traccia della presenza degli Inglesi ad Arzignano può essere riconosciuta sui muri della legnaia della Rocca di Castello. Si tratta di alcuni disegni caricaturali eseguiti a matita: c'è il soldatino che marcia, la bella donna, i visi beffèggiati dei nemici e di . qualche superiore, ultimi labili segni di una pausa di guerra che ad Arzignano era divenuta un poco anche gaia come quando, alla sera, la fanfara degli Scozzesi in gonnella ·s uonava in Piazza Libertà.

Ma passata la guerra, purtroppo, si contarono i

142

morti e si cominciò, doverosamente, a ricordarli. Non vi fu grande città o piccolo paese dove non si inaugurò una lapide o un monumento. Quello in memoria dei numerosi Caduti arzig·n anesi fu inaugurato il 4 giugno 173 1922. La nostra foto, molto bella e nitida, mostra un momento della cerimonia: la folla è notevole, si notano persone di ogni età, accanto al Monumento un gruppo di fanti. Le lapidi commemorative furono allora murate ai lati del colonnato del palazzo Mattarello, dove infatti si vedono sostare due gruppi di persone intente a leggere i nomi.

171 Nella foto n. 171 è documentata invece l'inaugurazione del- cippo, sempre in memoria dei Caduti della Grande Guerra, avvenuta nel 1922 a Tezze d' Arzignano .

172 Un terzo monumento celebrativo fu dedica_to a Fabio Filzi tre anni dopo,· e precisamente il" 3. ottobre 1925, con l'intervento della madre del martire trentino, come è documentato nella foto successiva. Anche in questa occasione, come testimonia Oreste Beltrame, vi fu concorso di "immensa folla, accorsa anche da luoghi lontani".

Questa sentita e vasta partecipazione dei nostri concittadini nel ric9rdare i Caduti della Grande Guerra - e basterebbe leggere il lunghissimo elenco dei sottoscrittori per la raccolta dei fo~çli da destinarsi all'elevazione del complesso bronzeo del Caldana per comprendere che si trattò di una adesione davvero totale - può anche dare giustificazione alle tante e recenti critiche sulla scelta della collocazione del monumento

al centro del piazzale antistante il palazzo Mattarello.

Evidentemente questo spazio, divenuto immenso e desolato come è documentato da altre immagini, si voleva ricuperarlo e dignitosamente trasformarlo in giardino. Furono infatti piantati i pini e si tracciarono le aiuole abbellendole con le statue recuperate dal retro, ma queste, purtroppo, qualche anno dopo furono distrutte e disperse.

Una vicenda di grande importanza per Arzignano 174 che impegriò per lunghi anni la civica amministrazio- t ne e che di conseguenza interessò l'opinione pubblica in misura eccezionale fu quella legata alla costruzione dell'ospedale Cazzavillan. In questa sezione vengono presentate quattro immagini (con qualche inc~tezza per la foto n. 177) che si riferiscono a quella vicenda per cui ci sembra opportuno dare ancora qualche notizia aggiuntiva ed inedita che abbiamo desunta dai documenti ufficiali. Come abbiamo scritto nell'apposito capitolo che tratta delle istituzioni assistenziali, i lavori per la costruzione dell'ospedale Cazzavillan, una volta iniziati nel 1906, in effetti si completarono rapidamente. Ma dal momento in cui l'idea del nuovo ospedale nacque all'inizio dei lavori stessi le cose andarono al contrario molto a rilento e si verificarono anzi momenti di aspra tensione tra le opposte forze politiche ed amministrative di allora.

La questione ebbe fondamentalmente due punti d'attrito: la prima legata alle dimensioni da dare al nuovo ospedale, la seconda sul luogo ove costruirlo.

Per quanto riguarda il primo aspetto del problema,

143

una svolta decisiva - che mise in minoranza il gruppo che addirittura voleva restaurare l'ospedale Miazzo e neppure iniziare quindi una nuova costruzione - fu · data dalla donazione Cazzavillan, annunciata dalla vedova Teodora nel 1904. La diatriba si spostò allora sulle dimensioni da dare all'edificio perché un forte gruppo che faceva capo a Giobatta Povoleri e a Paolo Mistrorigo era contrario alla erogazione del contributo comunale di L. 30.000, peraltro in precedenza già pattuito con la Congregazione di Carità. Strenuo difensore dell'ospedale Cazzavillan·fu il sindaco Domenico Veronese, personalità di notevole lungimiranza politica e sociale. Egli andava sostenendo la necessità di un · nuovo ospedale da alcuni anni. In una sua relazione del 1901 tra l'altro afferma che "l'edificio dell'ospedale Miazzo è in posizione infelicissima per la vicinanza di una conceria e di una filanda, mentre le sale sarebbero anche discrete" . Proprio in Consiglio Comunale qualcuno gli ribattè che ciò non era vero e che l'edificio anzi "è bellino, ben ventilato, ben tenuto ad eccezione del pian terreno che è un po' umidoso".

Una volta presa la decisione della nuova costruzione la questione della collocazione si pose fondamentalmente con tre possibili soluzioni: la prima "nel fondo Bari in Cala vena a levante del Caseificio sociale tra la stradella detta degli Spagnoli e la strada provinciale", la seconda nella "proprietà Aldighieri in Cisalpina lungo il Rio" , la terza addirittura al Mattarello, soluzione alla quale, pare, fosse favorevole anche Teodora Radu.

Fu incaricata una commissione medica per ispezionare quest'ultima località, ma i tecnici il giorno del sopralluogo trovarono la zona allagata e pertanto diedero parere negativo. Seguirono proteste· specie da parte dei consiglieri Giobatta Povoleri ed Eliseo Danieli i quali affermarono che le "condizioni anomale furono· artificiosamente provocate perché aperte le bocche d'irrigazione rimasero chiuse quelle di scolo".

Alla fine la questione fu risolta in senso positivo con l'accettazione-della soluzione più progressista, sia per l'aspetto costruttivo che per il situ, da parte di Giobatta Povoleri, dopo essere stato a sua volta nominato sindaco di Arzignano, nel 1906.

La foto n . 174 documenta quindi uno dei momenti più significativi di tutta la complessa vicenda ospedaliera e cioè la venuta di Teodora Radu vedova Cazzavillan probabilmente in occasione dello scoprimento del busto del marito Luigi avvenuto il 16 settembre 1907. L'immagine, rara e bella, mostra il retro della vecchia stazione.

Le fotografie n. 175 e n. 176 invece - ma probabil- 175 mente anche la n. 177 - si riferiscono alla visita 176 effettuata dalla delegazione rumena guidata dal direttore del giornale "U niversul" di Bukarest, Stelian Popescu nell'aprile del 1933. L'Universul era, com'è noto, 11 quotidiano fondato da Luigi Cazzavillan la cui popolarità sia in patria che in Romania, è documentata dalle nostre immagini nelle quali non può essere mess~ in dubbio la grandissima partecipazione popolare. E da ritenere che la delegazione rumena, prima o

144

dopo aver scoperto la lapide di Via Sole, abbia fatto sosta dinanzi al busto situato nell'aiuola antistante l'ospedale. Oggi quel piccolo monumento si trova in posizione appartata presso il nostro ospedale e ciò elude lo scopo per cui fu eretto. Per quanto questa figura ha invece rappresentato nella evoluzione in senso moderno della istituzione ospedaliera arzignanese, è augurabile che possa trovare una più degna collocaz10ne.

178 Le tre immagini seguenti ci fanno fare un passo 179 indietro nel tempo di tre anni. Sono tra le più note foto storiche di Arzignano e si riferiscono alla visita che l'allora principe ereditario Umberto di Savoia fece l' 11 aprile 1929 per inaugurare l'asilo d'infanzia "Ines Bonazzi''. In questa occasione fu posta la prima pietra dell'altra fondamentale opera assistenziale arzignanese e cioè la casa di riposo "S. Scalabrin"; questo 180 momento è documentato nell'ovale di foto 180 nel quale, tra gli altri, si riconosce col vassoio della calcina Francesco Pizzolato alla cui impresa di costruzioni sono da attribuirsi le più importanti opere edilizie del primo Novecento arzignanese e dal cui archivio sono a noi pervenute tante numerose e significative fotografie. · Le successive illustrazioni che compaiono in questa sezione si riferiscono ancora al periodo fascista e documentano alcune delle famose "adunate". Le singole occasioni e le rispettive datazioni non sempre sono sta te agevoli per cui ci limiteremo ad indicare quelle certe, mentre per le altre avanziamo fin d'ora delle

riserve nella speranza che i Lettori più attenti ed informati sappiano darci utili suggerimenti.

Le due fotografie n. 181 e n. 182 . si possono far risalire agli anni 1925-30. Si tratta di immagini molto interessanti e ben riprese. Eccezionale è nella seconda l'incisività, tanto che. iJ riconoscimento fisionomico è agevole e completo; insignificante è la sovrapposizione dei visi che paiono guidati da una perfetta regia. Ma, forse , noh fu tanto merito del fotografo , quanto piuttosto del... regime!

Le foto n. 183 e n. 184 si riferiscono infine ad altre due distinte giornate. Riteniamo che la prima possa essere il 3.ottobre 1935 giorno in cui si ebbe l'annuncio dell'impresa d'Etiopia, mentre la seconda potrebbe essere riferita al 5 maggio 1936, data in cui giunse la notizia della conquista di Addis Abeba. Come scrive enfaticamente Oreste Beltrame a proposito di quest'ultima occasione, "ancora una volta gli Arzignanesi, come tutto il popolo italiano, furono protesi verso Roma per ascoltare la parola del Duce che sugellava l'impresa africana dell'Italia fascista''. Guardando bene al centro della balconata di palazzo Mattarello si vede infatti un enorme apparecchio radio dal quale arrivava "rapida sull'ali dell'etere" la notizia della vittoria.

Erano due occasioni propizie per far sfilare in piazza a passo di marcia i nostri giovanissimi genitori.

181 182

183 184

185

~

· ~··

\."";~~!\

159

-. ·'. l '-,

~

i, ~~.

q.

n--· ~

-----------'

.

.

163

LA RESISTENZA

Della lunga e dolorosa vicenda della 2aguerra mondiale non abbiamo reperito immagini di sorta. Evidentemente le macchine fotografiche furono messe in di"sparte per ben più assillanti problemi: così nella nostra ricerca rimane vuoto un lungo periodo di quasi dieci anni.

Improvvisamente le fotografie ricompaiono, seppur di piccolissimo formato, a partire dall'anno 1945. Per meglio mettere a fuoco il clima socio-politico di quel momento, abbiamo ritenuto opportuno farle precedere da un breve resoconto degli scioperi del 1943-'44 avvenuti nell'Italia settentrionale e dal racconto di" una tragica rappresaglia avvenuta in Arzignano.

"In fatto di dimostrazioni di masse non è avvenuto niente nell'Europa occupata che si :eossa paragonare con la rivolta degli operai italiani. E il punto culminante di una campagna di sabotaggi, di scioperi locali e di guerriglie, che hanno avuto meno pubblicità del movimento di resistenza altrove, perché l'Italia del Nord è stata più tagliata fuori dal mondo esterno.

Ma è una prova impressionante che gli italiani, disarmati come sono e sottoposti ad una doppia schiavitù, combattano con coraggio e audacia quando hanno una causa per la quale combattere". Un tale giudizio del New York Times si riferiva alle imponenti manifestazioni di forza e maturità politica offerte dai lavoratori italiani con gli scioperi del 1943 e del 1944.

Il decreto del Ministero delle corporazioni fasciste, reso pubblico agli inizi del 1943, con lo scopo dichiarato di "rendere disponibile mano d'opera" per le richieste belliche, aveva costituito la premessa del servizio obbligatorio del lavoro e del peso con cui la guerra era venuta a gravare sull'economia in generale e sui lavoratori in particolare, direttamente colpiti nelle loro condizioni di vita. L'aggravarsi della situazione oggettiva e l'intensificarsi dell'inrervento in fabbrica deciso .dagli operai erano risultati fattori determinanti nei grandi scioperi del marzo 1943, ·estesi da Torino a tutto il Piemonte, quindi a Milano, alla Lombardia e al Veneto. I mesi di novembre e dicembre avevano

visto riacutizzarsi le agitazioni e gli scioperi .a liverlo regionale, ma già il 17 ed il 24 sett~:r:ribre e l' 11 ottobr:e, si erano avute.alcune fermate di protesta simultànea e totale in tutti i reparti delle Officine Pellìzzari di Arzignano: la mancata corresponsione di quanto concordato nei giorni successivi alla caduta del regime fascista (25 lugEo 1943), cioè "una tantum" e supplemento - pane per lavoro pesante, erano pretesti per la sospensione dell'attività lavorativa dopo .lo scioglimento della ·Commissione Interna in conformità alla parola d'ordine "niente collaborazione con gli occupanti nazi-fascisti".

L'atteggiamento di tedeschi che inter~eniva~o direttamente nelle controversie di lavoro, con ordini sotto forma di consigli agli industrialj sul come comportarsi, con esempi esplicativi di lavoratori indotti a chiedere "spontaneamente" il trasferimento in Ger:. mania, preludeva ad una occupazione vera e ·p r9pria delle fabbriche. La tattica adottata dagli operai di Arzignano era tipica di una situazione assai difficile: la prot~sta si -esprimeva sempre in modo collettivo, a discutere con i fascisti ed i tedeschi erano· operai ogni · volta diversi, perché non dovevano essere individuati quelli del gruppo direttivo in stretto contatto con il CLN (CorEitato di Liberazionè Nazionale) di zona, che raccoglieva, organizza va, coordina va tutte le forze clandestine e la loro attività specifica. La direzione della fabbrica, sollecitata dalle gerarchie fas'Ciste oltre che dalla Feldgendarmeria tedesca, non poteva esimersi dal promettere un grosso premio d'ingaggio agli operai disponibili, invitandoli nel contempo ad adempiere "volontariamente" il trasferimento in Germania, dove un primo scaglione era stato spedito ancora in febbraio con la lusinga della conservazione del posto già occupato in precedenza. Una tale richiesta, precisata dai tedeschi nella quota del dieci per cento _ delle maestranze, incontrava una reazione negativa, gettando nella costernazione le autorità fasciste, che per un certo tempo tentavano di rimettere nelle mani dei tedeschi ogni responsabilità e di nascondere la

164

propria con l'espediente del sorteggio; ma mentre si stava per procedervi, alla presenza di osservatori ufficiali tedeschi, il gruppo dirigente clandestino decideva le contromisure con la parola d'ordine "nessuno deve fermarsi in cortile" .

Il mattino del 27 marzo gli operai erano entrati in sciopero, interrotto dopo la pubblicazione di un comunicato che annunciava come sospeso il provvedimento di trasferire in Germania parte delle maestranze, assicurando nel contempo che non sarebbe stata compiuta alcuna rappresaglia. I tedeschi però intervenivano arrestando _subito quattro operai e quindi altri venticinque; i primi imputati di aver pronunciato frasi "incriminabili" durante lo scioperò, i secondi col pretesto che avevano ripreso il lavoro in ritardo rispetto all'orario già indicato come il più adatto a causa dei frequenti allarmi aerei. Gli arresti avevano fatto riacquistare a tutti il senso della realtà, ma la speranza di veder rilasciati i compagni alimentava varie possibilità immaginarie, finché improvvisa e sconvolgente era giunta la notizia della fucilazione dei primi quattro operai arrestati. Il 31 marzo, riporta un diario clandestino, "un cinico, beffardo maggiore delle SS fa convocare tutti i lavoratori nel cortile dell'officina. Dall'alto della terrazza che corre normalmente all'ingresso, parlando un feroce tedesco, grida che fra gli arrestati Carlotta Umberto, Cocco Luigi, Erminelli Cesare e Marzotto Aldo sono stati condannati a morte mediante fucilazione. Dopo la breve interruzione, nècessaria perché un altro graduato SS traduca con tono inespressivo le sue impossibili parole, il maggiore riprende a parlare: la sentenza è già statà eseguita! Poi parlò ancora, parlò a lungo ed era come se continuamente ripetesse: la sentenza è già stata eseguita! Respiravamo a fatica ed il cuore batteva sconvolto riel tumulto della disperazione . Un·plotone di SS, fors e 50, forse 100 uomini, era schierato a sbarrare l'uscita con le automatiche pronte a sparare. S~ solo avessimo tentato un gesto di ribellio·n e sarebbe stato il massacro. Lentamente, a testa bassa, trattenendo il_pianto che serrava la gola, perché i

tedeschi non vedessero, rientrammo m reparto. Fu quella la nostra più triste giornata" .

Il padrone era scomparso, i venticin•q ue operai imprigionati e a disposizione dell'autorità militare tedesca, trasferiti dapprima nel campo di concentramento di Fossoli venivano quindi deportati nel lager di Mauthausen .

Dal 31 marzo 1944 anche Arzignano era divenuta "zona di operazioni" per i comandi tedeschi: l'opinione pubblica nella vallata del Chiampo era rimasta sconvolta da questi avvenimenti e moltissimi giovani si ribellavano apertamente, bruciando i ponti con ogni sorta di legame, di famiglia , di lavoro o di studio, per unirsi ad altri più anziani ed impegnarsi completamente in una lotta decisiva, quella di " patrioti" e "partigiani".

Alle immagini presentate riteniamo sufficiente un breve commento. Nella prima fotografia non siamo alla lotta armata ma è la significativa testimonianza del clima di aperta sfida che serpeggiava tra i giovani nei confronti delle truppe tedesche. Siamo nei pressi della chiesa di S. Rocco nel 1944 e la didascalia sul retro dice: "così si deridevano i cartelli tedeschi che avvertivano essere queste zone di bande partigiane" .

Nella successiva foto il primo Sindaco di Arzignano, proclamato nei giorni della Liberazione, parla dal balcone del palazzo municipale: si tratta del prof.

Gianfranco Volpato che era anche membro del C.N.L. ed era stato imprigionato a palazzo Giusti.

Nelle foto di pag. 166 si vede un gruppo di partigiani armati appartenenti alla brigata Rosselli, ritratti a Pugnello e un gruppo di Gappisti di Arzignano duran· te il periodo clandestino.

Nella serie fotografica finale sono documentati alcuni momenti delle giornate della Liberazione ed in particolare la cerimonia di consegna delle armi par.tigiane ai comandanti alleati.

186

187

188 189 190

t

196

171

LA GENTE

Qui c'è la gente ·prima di noi.

Sono persone nate anche nella prima metà dell'Ottocento.

Possiamo cominciare a datare queste foto dagli ultimi anni del secolo, quando i fotografi della città si recavano in provincia a cercare commissioni di ritratti tra la borghesia campagnola e imprenditoriale.

No, la povera gente non entrava nei "gabinetti fotografici". La gente povera non impressionava lastre· "per l'archivio di famiglia".

E quando, parecchi anni dopo·, le prime immagini fotografiche sono entrate anche nelle case comuni, sono state infilate nelle fessure delle credenze a vetri assieme ai santini delle benedizioni delle case dopo la Pasqua. Poi, ingiallite dal tempo e dal fumo della cucina, venivano riposte e dimenticate in una scatola da ,scarpe, non certo negli albu·m in pelle.

E anche da questi "archivi" che abbiamo attinto le

immagini degli Arzignanesi prima di noi o almeno fino agli inizi degli anni Cinquanta, quando già nell'aria vibrava il sogno. del "miracolo economico" che avrebbe illuso di livellare gli strati sociali .

Ed è stato proprio ponendoci un limite nel tempo che abbiamo trovato il "coraggio" di rivelare del tutto eccezionalmente nomi e situazioni . Ma gli abiti e le pose dicono sempre esplicitamente le condizioni economiche. E i gruppi sono rivelatori delle occasioni che li hanno composti.

Per soddisfare un minimo di legittima curiosità abbiamo talvolta nominato qualche cittadino illustre o l'ins·igne benefattore, ma abbiamo trascurato, e forzatamente, quello delle umili filandiere delle quali s'è perso il nome. Ci siamo guardati bene, al contrario, di far ricerche sul nome di quella famiglia che s'è messa in posa per mandare la foto a Mussolini con la preghiera di dar lavoro al capofamiglia disoccupato.

172

Abbiamo perciò ordinato questo settore principalmente secondo una naturale successione nel tempo: si va dagli sposini e dai ritratti da studio fotografico a Gioanin senza Paura, figura che indichiamo col soprannome perché emblematica di una Arzignano da piassa totalmente cancellata.

Ci sono molti gruppi di famiglia: dobbiamo cercarvi una malcelata malinconia dei bambini contrapposta alla fierezza dei genitori. Mai un sorriso!

Poi le occasioni di svago. Ma anche lì, prima di arrivare agli operai del gruppo folkloristico del Dopolavoro aziendale, è solo la borghesia che dispone di tempo libero, in bicicletta,- sul corrierone scoperto, nella gita "sul Monte Calvarina" .

E ancora pochi sorrisi. Sono più spiritosi gli artigiani della piassa che posano con gli arnesi della bottega.

E non riveliamo chi è quel bambino che versa il vino nei bicchieri.

Immagini della vita parrocchiale, delle associazioni , di una prima comunione dove molte bambine non possono permettersi l'abito bianco e una, sotto il velo striminzito, ha la maglietta a righe; mentre un altro in prima fila nel cortile della canonica, oltre ad una "igienica" testa rapata, mostra la suola con il bel. disegno delle brache.

Il fascismo. Il solario! La voglia di nominare tutti i rassegnati bambini che nel campo del Mattarello formano la scritta "W DUCE" nel pomeriggio di mercoledì 1° agosto 1934.

Dopo la tragedia della guerra si comincia a sorridere. Si fa cultura, musica, sport organizzato e competitivo. Poi il benessere. Ma qui ci fermiamo.

197 Luigi Cazzavillan 205 La famiglia Beltramé 209 - La famiglia Zancan 210 Achille Beltrame con amici in campagna 212 - Arzignanesi in gita a Recoaro 215 - Il Circolo Giovao~le Cattolico ritratto nel cortile della Canonica 216 - Festa conviviale degli appartenenti .alla classe 1858 2.17 - Partecipanti al banchetto in occasione della 25a Festa Federale della Società Cattolica di Mutuo Soccorso 221 -. Gita di un gruppo di Arzignanesi della borghesia a Piangrande in Calvarina 224 - Il gruppo degli Esploratori di Arzignano 229 - Un grup'po di Arzignanesi in gita a Vienna 230 - Il gruppo delle Orsoline in occasione della festa del 25° anniversario delle nozze parrocchiali di mons. Rizzetti

232 - Giovanni e Piero Ghirardini 233 - Una delle numerose foto di gruppo del "Solario" al Mattarello Un momento di una festa di laurea 235 236 - Foto ricordo dei partecipanti ad una gara sciistica svoltasi ad Arzjgnano 240 - Il Circolo della Stampa di Arzignano 241 - Il sig. Nicolato con ami ci sul suo !andò in Campo Marzio 242 - L'orchestra di Arzignano diretta dal M Tacchetti 243 - Un gruppo di pugili arzignanesi 244 - La squadra dell'Associazione Calcio Arzignano 245 - La squadra dell'Associazione Calcio Pellizzari con al centro il comm. Giacomo 246 - Il gruppo ciclistico "C.S.I. Leonessa" 0

181

213 214 ~

-,~ ......._.

,:

'

.

,,· ,

.

i\ I,

t

~I -

;

. 1..

,.

•

"- "'."

~-;. ·-:--.::..'

..:

220

221

~

µ;kPti ~

., ·

~;

._:

195

~:-:".:4 ,~

..~.~4 ,.:_

◄ ~41

0. ,.:_◄

►~

•~411

211

ASPETTI PRE-FOTOGRAFICI _

Grazie alla fotografia l'aspetto di Arzignano e degli Arzignanesi della prima metà del nostro secolo è dunque documentato e conosciuto in modo soddisfacente.

Non è così, al contrario, per l'epoca pre-fotografica perché le immagini pervenute fino a noi sono molto rare. Le fonti documentarie in nostro possesso sono essenzialmente di tre tipi: le mappe compilate per motivi politico-economici, i dipinti eseguiti, nel caso di Arzignano, a fini devozionali, ed i disegni forse gli unici ad essere stati fatti per documentazione ai posteri.

Le mappe sono la forma di riscontro più frequente, ma, in quelle che illustrano un vasto territorio, Arzignano compare di norma in forma generica e stilizzata. Ciò nonostante, di questo grande gruppo documentario riteniamo opportuno pubblicare in · questa 248 sede almeno un esempio. Si tratta di una mappa, eseguita nel 1535 da Nicolò de Cortivo; conservata presso la Biblioteca Civica di Verona. È un documento molto bello che offre interessanti spunti di osservazione anche per i cultori della storia locale.

Altre visioni d'insieme che riproducono con discreta fedeltà l'aspetto di Arzignano rìei secoli passati compaiono in alcune pale d'altare dell_e chiese minori cittadine .

Innanzitutto un ampio paesaggio collinare si trova su un dipinto di fra' Sante da Venezia posto sull'altare 249 maggiore della chiesa di S. Bernardino delle Canossiane . Si tratta di,. Arzignano nei primi anni del secolo XVII: da sinistra si scorgono la chiesa stessa di S. Bernardino, quella di Ognissanti con il campanile dalla caratteristica cuspide a cappuccio, i mulini lungo la roggia e,.. sui colli in lontananza, la chiesetta di S. Matteo, Contrada dei Frighetti (ora Via Egano) , il complesso della chiesa e del convento di S. Maria delle

Grazie, la rocça del Castelhed infine la pie~e quattrocentesca con parte del campanile ..

Un'altra veduta dei colli che circondano Arzignano si può o,sservare sulla pala _d'altare dt;lla chiesa ·di S. 250 Rocco . E attribuita a Domenico Dalle Rive e raffigura il Santo che visita gli appestati. Si coglie l'àspetto del lazzaretto, sorto per la peste del )630 ,' con alcuni infelici ed il famoso carro con il carico di morte; a sinistra sul colle si intravvede la chiesetta di S. Matteo, al centro il Castel.lo e la chiesa-convento di S. Maria · delle Grazie.

Un documento importantissimo relativo alla illu- 251 straziane del _castello di Arzignano è rappresentato· dall'a incisione, eseguita n_el 1618 da Girolamo Rocca·tagliafa per incarico del conte Annibale Trissino, che si trova nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Mostra con buona fedeltà la situazione del complessofortificato , così come rimase fino alla fine del secolo XVIII. V panorama di Arzignano alla fine del Seicento è raffigurato sulla pala di Antonio De Pieri nella chiesa 252 .. di San .Gaetano. Anche qui il dipinto comprende nella zona inferiore l'abitato arzignanese, l'antica chiesa di Ognissanti, il convento di S. Maria delle Grazie intatto con il campanile e la chiesa, il Castello con a fianco il tetto della chiesa della Pieve e la parte superiore del campanile; più su, sul colle, la chiesetta di San Matteo.

In una mappa di Girolamo Soprana e di Giacomo 253 Faedo, conservata presso la Biblioteca Bertoliana, vediamo Arzignano nella seconda metà del Settecento.

Dato il grande interesse di questo documènto, che è indubbiamente il più importante giunto fino a noi, pubblichiamo a fig. 253 l'insieme del centro abitato e nelle successive figure alcuni dettagli.

Riteniamo che ognuno possa seguire sulla mappa i

n

212

253 particolari della trasformazione urbana che da quel-

1' epoca Arzignano ha subìto, come, al contrario, riconosc'ere gli edifici che ancor oggi sono presenti. I luoghi e le costruzioni di maggior interesse sono indicati nel cartiglio dai numeri ai quali corrisponde la seguente descrizione:· "N° 1 Ghiesa Parrochiale degl'Ognissanti lunga pertiche n. 16, larga n. 11..

2 Chiesa ca:mpestre di S. Zenone, distante dalla suddetta Parrochia p.e n. 1020.

3 -Chiesa campestre di S. Rocco, distante dalla suddetta Parrochia p.e n. 450. , 4 Chiesa campestre di S. Matteo soggetta alla suddetta Parrochiale d'Arzignano, e situata nel circondario della Parrochia di S. Maria di Castello distante dalla suddetta Chiesa d'Ognissanti p.e n. 950.

5 Chiesa di S. Bernardino ove si trova il Convento sopresso de' RR.PP Capuccini.

6 Chiesa et Ospitale d'Ognissanti, con Fraglia della disciplina, e sua casa.

7 Oratorio de' Confratelli di S. Girolamo.

8 Chiesa Parrochiale di S. Maria Elisabetta, situata nel Castello di detto luoco distante dalla suddetta p.e n. 485.

1O Pia~a, e loggia pubblica, ove si fanno li Mercati, e li pubblici incanti. · 11 Campo Marzio, che serve per li Mostrini de' Soldati , e Fiere, e Mercati.

12 Casa Canonica, ad uso del Rev.mo Sig. Rettore. · N ell' ultima serie delle illustrazioni, quella dei disegni ottocenteschi, l'impegno al realismo è notevole, 254 tanto che alcuni possiamo definirl~ quasi fotografici.

Nelle figg. 254-255-256 sono riprodotte le incisioni dal . vero che B. Belzoni eseguì nel 1840 per la "Storia 256 topografica del Distretto di Arzignano" di Alberto

+

Fabris. Molto preciso il panorama - si veda per esempio la rappresentazione del Duomo di Ognissanti - ed altrettanto si può dire della cinta muraria del Castello. Di conseguenza deve ritenersi molto fedele 257 anche il complesso in parziale rovina della chiesa e convento di ·s. Maria delle Grazie, il quale, agli occhi dei nostri antenati, è comparso per secoli come uno dei punti centrali del panorama cittadino. È utile il confronto con la successiva illustrazione n. 25 7 che, seppur plausibiJ.e, è da ritenersi una ricostruzione ideale eseguita nel 1850.

I due ultimi disegni si devono alla mano dell'ing. 258 Pietro Zuffellato, personaggio molto noto e brillante del secolo scorso appartenente ad una delle famiglie di maggior spicco della storia di Arzignano. Le immagini sono datate 1850 e l'ultima ha il grande pregio di 259 averci tramandato l'aspetto di quella che è sempre stata per antonomasia la nostra "piazza". · In cento anni ha cambiato il nome e non è più adibita a "luoco di mercato delle granaglie". Ha cambiato aspetto perché da un secolo è incorniciata dal palazzo municipale del Caregaro-Negrin e perché in cima alla colonna si è installato il Grifo. Ma, se guardiamo bene, è sempre lei, sempre " selciata" allo stesso modo e quindi a tutti familiare.

Riteniamo quindi che nessun'altra immagine avrebbe potuto concludere più degnamente questa rassegna che proprio da qui aveva preso le mosse per ricordare e raccontare la nostra "Cara Arzignano ... ".

213

- OT•JAn, >

-~

;.

,. ' /.-,c-..f }.,,.,,

~.;-

. v.,i,

\ • /4

-~

-..

. -/ "

•~_.,, ,,__,,.✓-~

.,

•

~

• •

-

/-I\:· . ~ ~- "',·,,.

✓

- r,

,r'.

-

~

t~-_,

_, / ' . , ",..e , ~-...·· y

./

,

~\c.,

,,, -

✓ ~-

·('\\'-~• •,.....

:t\

. § • :. :• ..

1 ,_,

~

.

.

•

~~1;,, -,. ·1

.

_ ,\(',i R l

~

.,. ~-~-:.'

~ ... ..

,\r:'

f1

·""

,--r~

-

' -~

· -;~~.lnllo. ,

"

. . ·: ,--..... " ~~,. ~

-~- ( :~ ' :"Tl"i ;_ ..

'

'

'-

'

\~

.

#

J

I

11:~

I

•

'.

~

-

....

.

"

-f- J .

I

1

.

\

\

,IP

~/

>:

I

,,.

,

,,.

-

•,..,

.,.

~.. . . ---· r~; . s·

-~~--~l-~8 ...,- ,_ &.::1)~~ ' ;- ~ .....-;;;.,: •

'

. I

--....

.

~--=~~

MO~TE

._t_ ~

/

.

248

~ L= .,;,., .~f...ùl;;rl't.:lr.~.

• A~.z:,,.z::4:,.·flfi!~

I~Ho·M,:U:..~ ·J.~wi .L l:IU·.g C-~fft·11ua!'iRZJUA1

JI Htr·aiJ' 7-f~da. :E: :lc::.'

Pr.. eAur. ,:rf+-11,icm:,i .

G

DD.'!a~r:!L'/iot4>,, .,~-:'-;,,,,,,,, .lii J.cu. ~{m;,r,:«

1'.Pòtu;.c.n/;;«,/1;;~.:.,-;.,/

Cl

J'Htfc:u'1, . tji; "1"41/f/1t°IUZJ .,,·

-

m_,,,.-P(:re,~.~-"'"'

~

hrt«

a,.-=-~~::-:i;:~;;;.,.----· .

, ,. Pi.l~.z. t,t,t :;'/J,7.,,

(!: /i::lar11,:!.":.ué

,C

: · fy: '{_li!lt;_M~•-

'" "'--'~,:,-:..

~

.. ,.., ~~........;:>:'· '

2 H"·"f';:.,,'17,..<1, ..,,

G NR.Dl;.,,,,,ZIJ~eAc• JI ~lt$

/..,:::lf !•'a-i

.,?.,,.~;z.

1 .f;.e::r f·

o

..

~ . .

•

.-,,,

I

! d/ 1

.

I·,.

.

{.·. . l

,.:,

~

·i i

.. i• . :," f,"

·t'

l

.-,t '-\

~

.. . . .

-r •f

·:

.

•

'

;...1'(,. ,.,.. ,,, ,..,,, ,~Af1,.,:!""'f','Ì 1,

. . . .-.-- --

, ,

,. ~

• , . · .·•

.

• ,

, "

:~\;: ~ _.

i

'

,

,"·à..• ..~!, j

., ·

f~

.r~

~- ~ > y

-

-

•

..\.: Y

•

fA ·

~ ,

.

I

. •

I •.. __,

I

·, .

. ~· . , . ;

...

-

....i/1~..:;.., -.-A

,.

\..

.M • ... I

p

J

~~ ~-.;·r,, - ·,

l).'J';l"" dd't~t1.1i,'; ltln-tt

/rl

,hff

-~=

..

l°"'"'''lu" .•'-A•:'rn;

ld.l:J~ fft11;,lt' /rdff~d

I

'. ~52:~~j~g!t·~0tf: I 'l'nltff'f1C,J'1,Y1:tl11111t11tiJo.1JJ,,11111h,

·srnl11 Jc r.rlirhcn ' >., , -,.~,,.l,n ~"" ·- -- - - -·~ r•..,!.1-4-- ~ ' - --: <I.... - - ;l . - .~ ; ·:,

-

/

• .,

.

.,,- P•

... .

.

~~.,..(\>~'-.,_

.... . . ....::-~·

I· '\ "~~ ~t:¼' •...

•

M

•

#

'.

1, _- . • ·,·,.:.

4

l

~. -- Ì,--.

~

- ~~=----

lJl.:~~

.. ~

\

--~--~--- -. - _:

T

. --·..

~

_. f

'

S

•·

~

( ,..

11r '.'

·,

p

A_.~~.,l ~(t,1. (i~.,16: ..,,l ':

,,,.,

1

r

1

:I ' 1

I I

- - -- ~

'

j

-

I 1{ ~ .' - ·

-

'.

-:

•

• '. ,~ r' .{- "r ... ,,~ ;

T ,-, •• -

, t~; ,.tl •'-1__.,.f . ,~. -~ltl-.~-~ f.., , -~ ~' 11\ •. , ~ -. ~r_ JJ

...

.';r' -~,

~

.•

'

,, -..:.,... _,

~'

·~

,.;

\

I \V

;,:·_1

·•. ~l

'

1 1~

..

"''

)

~,-.>·· '"" ·~

.

' ~ ·

·\!." .·

..

:, ....l.

,/

,:,-.: :t ..

ft

,

1 ' ,.: l~1 .,

.,

222

. ,i ',tttUt~: , .

... ....;:

·, ~

'

.~ ...

.. ~- .

257

-~

·,-. . . . ' . . ~ · "rr

---

.~

r

225

Nota bibliografica Beltrame O., Arzignano nella storia, ristampa anastatica a cura del Passo 8 Cineclub, 1976.

Lora A., Dodici immagini del primo '900, Calendario della Banca Popolare di Arzignano - 100 anni, a cura del Passo 8 Cineclub, 1981.

Per una bibliografia completa su Arzignano si veda: Nori V. , Arzignano, la storia e l'arte. Guida illustrata, 1° volume della Collana "Conoscere la Valle del Chiampo" , Arzignano, 1980. ·

Sono stati inoltre consultati: La Verona di ieri, testo e ricerca di Nino Cenni, introduzione di Renzo_Chiarelli, Cassa di Risparmio di Verona, Vicer:iza e Belluno, Verona, 1973.

Bassano in soffitta - Immagini e note di cronaca e di costume 1866-1966, Città di Bassano del Grappa, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Editrice G.B. Verci, 1980.

Album Sambonifacese, a cura di Gianni Storari, Comune di San Bonifacio, 1980.

ed ancora: Verbali delle sedute del Consiglio Comunale degli anni 1901-1911, Archivio Comunale di Arzignano.

Mappa di Arzignano al Piano, 1833, Catasto Austriaco, Archivio di Stato di Vicenza.

Mappa di Castello d'Arzignano al monte, 1842, Catasto Austriaco, Archivio di Stato di Vicenza.

Meldolesi U .. (Regio Commissario Straordinario), Relazione alla nuova Congregazione di Carità, 1893, Archivio dell'Ospedale "L. Cazzavillan".

226

1

LEGENDA Cv Cn ( ) Fo Fr Fm ante post ca n.c.

A.E.E. B.B. Vicenza A.C. Arzignano B.C. Arzignano B.C. Verona

Cartolina viaggiata Cartolina nuova È indicato il nome del 'Eitor Fotografia originale Fotoriproduzione Fotomontaggio Prima del Dopo il Circa Non conosciuto Associazione etnologica-etnografica della Valle del Chiàmpo Biblioteca Bertoliana di Vicenza Archivio Comunale di Arzignano Biblioteca Civica di Arzignano Biblioteca Civica di Verona

227

TAVOLA SINOTTICA DELLE ILLUSTRAZIONI PUBBLICATE N.

Genere

Autore

Epoca

1

Fo

L. Recalchi

75x118

1906

F.lli Recalchi

Fo

L. Recalchi

75x118

1909

F.lli Recalchi

3

Fo

L. Recalchi

97x137

1909 ca

F.lli Recalchi

4

Fo

L. Recalchi

116x156

1903 ca

G. Bertacco

5

Acquerello

A. Danieli

180x255

1884 ca

S.lle Buzzetti

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1920

S. Chiarello

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1916

S. Chiarello

7

Cv Cv

n.c.

180x240

ante 1900

n.c.

(L. De Preto)

n.c.

138x89

ante 1902

A. Lora

Fr

8 9

Cv

'

10

Cv

(F.lli Aldighieri)

n.c.

138x89

ante 1922

A. Lora

11

Cv

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1909

A. Lora

12

Cv

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1909

A. Lora

n.c.

13

138x89

ante 1900

S. Chiarello

n.c.

138x89

1918 ca

S. Chiarello

n.c.

138x89

ante 1904

A. Lora

16

Cn (A. Dal Molin) Cv (A. Brusarosco) Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1911

A. Lora

17

Fo

D. Cerreti

300x400

post 1930

Arch. Cerreti

18

Fo

n.c.

167x233

1920 ca

U. Tumiatti

19

Fo

n.c.

100x140

ante 1904

. O. Vignati

14 15

Cv

(L. De Preto)

20

Fr

n.c.

180x240

ante 1926

n.c.

21

Cv

L. Recalchi

138x89

ante 1910

E. Nicolato

22

Cv

L. De Preto

138x89

ante 1910

A. Lora

23

Fr

n.c.

180x240

1929 ca

n.c.

24

Fo

n.c.

100x150

1944

A. Calderato

138x89

1920 ca

A. Lora

138x89

1920 ca

S. Chiarello

25 26

Cn Cn

(A. Dal Mo.lin)

n.c.

(A. Dal Molin)

n.c.

Cn Cn

(A. Dal Molin)

Fo

27 28 29

(A. Dal Molin)

30

Fo

31

Fr

32

Cv

(P. Marzari)

Fo

33

n.c.

60x80

1940 ca

A. Dalla Grana

n.c.

138x89

ante 1920

S. Chiarello

n.c.

138x89

1931 ca

A. Lora

D. Cerreti

100x140

1935 ca

Arch. Cerreti

210x300

ante 1900

G. Piazza

L. Recalchi

138x89

1905 ca

S. Chiarello

L. Recalchi

200x250

ante 1909

L. e G. Pizzolato

34

Fr

n.c.

170x245

post 1935

n.c.

3·5

Fo

A. Dal Molin

180x240

1944-45

A. Dal Molin

100x615

ante 1910

V. Sgaggio

36A

Particolare della N° 36

»

138x89

ante 1910

V. Sgaggio

36B

Particolare della N° 36

))

138x89

ante 1910

V. Sgaggio

36C

Particolare della N° 36

))

138x89

ante 1910

V. Sgaggio

36D

Particolare della N° 36

))

138x89

ante 1910

V. Sgaggio

Fr

n.c.

180x240

post 1935

n.c.

-

138x89

ante 1925

S. Chiarello

100x150

1955 ca

S. Chiarello

36

Cv

(L. De Preto)

37 38

Cv JF.lli

Fo

39

Fo

40 41 42 43 44

Aldighieri)

D. Cerreti n.c.

70x100

1954

A. Dal Molin

ante 1901

A. Lora

138x89

1908 ca

S. Chiarello

138x89

ante 1926

S. Chiarello

1933

Arch. Cerreti

(L De Preto)

L. Recalchi

(A. Brusarosco)

n.c. n.c.

D. Cerreti

180x240

Cv Cv

L. Recalchi

Cv

(V. Stein)

Fo

138x89

Osservazioni

Proprietà

2

6

T

Dimensioni in mm.

1-5: Introduzione

6-24: La Piazza

Lastra

J

Fotomontaggio pubblicitario .,

25-34: Vie adiacenti alla Piazza

e-

35-40: Il Campo Marzio

Cartolina a 4 comparti -r

41-48: Il Mattarello

Lastra

228 N.

Genere

Autore

Dimensioni in mm.

Epoca

Proprietà

45

Fo

n.c.

100x150

1958

Parr. Ognissanti

46

Fo

n.c.

100x150

1958

Parr. Ognissanti

47

Fo

n.c.

180x240

1938 ca

V. Sgaggio

48

Fo

A. Dal Molin

70x100

1944 ca

A. Dal Molin

49

Fr

n.c.

170x230

1910 ca

G. Piazza

50

Fr

n.c.

170x230

1910 ca

G. Piazza

51

Fr

n.c.

170x230

1010 ca

G. Piazza

52

Fo

n.c.

100x130

1910 ca

T. Bettega

53

Cn (V. Stein)

n.c.

·89x138

ante 1930

S. Chiarello

54

Cv

L. Recalchi

138x89

ante 1903

S. Chiarello

55

Fo

O. Vignati

138x89

ante 1930

O. Vignati

56

Fo

O. Vignati

138x89

ante 1930

O. Vignati

57

Fo

C. Meneghini

1930 ca

C. Meneghini

58

Cn

(A. Dal Molin)

75x100

n.c.

138x89

1920 ca

O. Vignati

59

Cv (Fipaldini)

R. Colombo

138x89

ante 1918

A. Lora

60

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1905

A. Lora

61

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1914

O. Vignati

62 ·

Fo

D. Cerreti

130x180

1933

Arch. Cerreti

63

Fo

D. Cerrèti

130x180

1933 ca

Arch. Cerreti

64"

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1915

S. Chiarello

65

Cn (F.lli Aldighieri)

D. Cerreti

138x89

1935 ca

S. Chiarello

66

Cv (A. Dal Molin)

n.c.

138x89

ante 1916

S. Chiarello

67

Cv

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1916

S. Chiarello

68

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1910

S. Chiarello

69

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1915

A. Lora

70

Cv (L. De Preto)

n.c.

138x89

ante 1900

F. Rossettini

71

n.c.

138x89

ante 1910

S. Chiarello

72

Cv

n.c.

138x89

ante 1917

S. Chiarello

73

Fo

F. Lucenti

175x23

1929 ca

A.C. Arzignano

74

Cv (A. Brusarosco)

75

Fo

76

Cv

(A. Brusarosco)

Cv (A.

n.c . .

138x89

ante 1910

A. Lora

D. Cerreti

180x240

1933

Arch. Cerreti

n.c.

90x280

ante 1918

A. Lora

Dal Molin)

77

Fo

D. Cerreti

240x300

1930 ca

Arch. Cerreti

78

. Fo

D. Cerreti

240x300

1930 ca

O. Vignati

84x130

79

Fo

L. Recalchi

1905 ca

A. Rossettini

80

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1911

S. Chiarello

81

Fo

D. Cerreti

180x240

1937 ca

S. Chiarello

82

Fo

O.

Cerreti

180x240

1939 ca

Arch. Cerreti

83

Fo

D. Cerreti

180x240

1937

Arch. Cerreti

84

Fo

D. Cerreti

180x240

1937

Arch. Cerreti

85

Fo

F. Lucenti

170x230

1929

F. Ferin

86

Fo

F. Lucenti

170x230

1929

F. Ferin

87

Fo

D. Cerreti

170x230

f932 ca

O. Vignati

88

Fo

E. Matterie

180x240

1950 ca

B.C. Arzignano

89

Cn (V. Stein)

n.c.

138x89

1910 ca

O. Vignati

90

Cv (A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1908

S. Chiarello

91

Fo

F. Lucenti

170x230

1929 ca

A.C. Arzignano

92

Fo

F. Lucenti

170x230

1929 ca

A.C. Arzignano

93

Fo

O. Vignati

170x230

post 1932

O. Vignati

94

Fo

D. Cerreti

170x230

1931 ca

Arch. Cerreti

Osservazioni

49-59: La periferia

60-69: // castello

70-78: I panorami

Lastra con ritocco Cartolina a 2 comparti Lastra 79-86: Le scuole

87-96:

Le istituzioni assistenziali

229 Genere

Autore

Dimensioni in mm.

Epoca

Proprietà

95

Fo

D. Cerreti

128x166

1931 ca

A.C. Arzignano

N.

96

Fo

D. Cerreti

170x230

1932 ca

Arch. Cerreti

97

Fo

D. Cerreti

220x280

1935 ca

Arch. Cerreti

98

Fo

D. Cerreti

170x230

1936 ca

O. Vignati

99

Fr

n.c.

180x240

1950 ca

B.C. Arzignano

100

Fo

D. Cerreti

100x150

1935 ca

Arch. Cerreti

1935 ca

Arch. Cerreti

101

Fo

D. Cerreti

100x150

102

Cn

L. Recalchi

100x80

103

Cv

104 105

)

l

Fo Cv

(P. Marzari)

n.c.

60x70

ante 1901

A. Lora

D. Cerreti

130x180

1935 ca

Arch. Cerreti

n.c.

100x130

ante 1912

S. Chiarello

Fo

n.c.

100x150

1894

A. Calderato

107

Fo

A. Vignati

180x240

1952

A. Vignati

108

Fo

G. Mella

180x240

1940 ca

B.C. Arzignano

109

Fo

Tapparo e Trentin

180x240

1966

B.C. -Arzignano

110

Fr

n.c.

180x240

ante 1926

B.C. Arzignano

1955 ca

B.C. Arzignano Arch. Cerreti

111

Fo

E. Motterle

180x240

112

Fo

D. Cerreti

180x240

1938 ca

113

Fo

n.c.

130x180

1937 ca

M. Priante

114

Fo

Tapparo e Trentin

180x240

1950 ca

B.C. Arzignano

115

Fo

Tapparo e Trentin

180x240

1950 ca

B.G. Arzignano

116

Fo

D. Cerreti

180x240

ante 1937

Arch. Cerreti

117

Fo

E. Motterle

180x240

1955 ca

B.C. Arzignano

118

Fr

n.c.

100x150

1933 ca

F. Mistrorigo

119

Fo

n.c.

100x150

1940 -ca

M. Priante

120

Fo

D. Cerreti

180x240

1935 ca

Arch. Certeti

121

Fo

D. Cerreti

180x240

1937 ca

Arch. Cerreti

Cv

(A. Brusarosco)

n.c.

138x89

ante 1920

A. Lora

180x240

1946 ca

A. Dal Molin

1946 ca

A. Dal. Molin

123

Fr

A. Dal Molin

124

Fr

A. Dal Molin

180x240

125

Fo

C. Meneghini

60x90

1929 ca

C. Meneghini

126

Fo

n.c.

83x100

1930 ca

A. Calderato

127

Fo

G. Stefani

190x275

1924

180x240

1924

L. L. L. L. L.

128

Fo

129

Fo

G. Stefani

180x240

1924

130

Fo

G. Stefani

190x275

1924

131

Fo

G. Stefani

190x275

1924

132

Fo

ante 1910

G. Bonazzi

133

L. Recalchi L. Recalchi

170x235

Fo

170x235

ante 1910

G. Bonazzi

n.c.

83x100

ante 1917

O. Vignati

1950

Cn

(A. Dal Molin)

e G. Pizzolato

O. Vignati

136

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

Arch. Cerreti

137

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

Arch. Cerreti

138

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

Arch. Cerreti

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

Arch. Cerreti

1950 ca

Arch. Cerreti A. Lora

140

Fo

D. Cerreti

141

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

Lastra

e G. Pizzolato

Fo

180x240

121-131: Le vie di comunicazione

e G. Pizzolato

135

139

107-120: Appunti di architettura

e G. Pizzo lato

120x120

..

Foto votiva su cartoncino

e G. Pizzolato

G. Stefani

134

97-106: Le chiese

ante 1910 Arch. Parr. Tezze

106

122

l

(L. De Preto)

Osservazioni

- O. Vignati

142

Fo

D. Cerreti

180x240

1950 ca

B. Pretto

143

Fo

D. Cerreti

180x240

1951

Arch. Cerreti

144

Fo

n.c.

120x170

1910 r,a

R. Concato

132-152: L'imprenditoria

N.

Genere

Autore

Dimensioni in mm.

Epoca

Proprietà

R. Concato

145

Fo

n.c.

170x230

1910 ca

146

Fo

n.c.

170x230

1910 ca

R. Concato

147

Fo

D. Cerreti

170x240

1935 ca

Arch. Cerreti

148

Fo

D. Cerreti

170x240

1930 ca

Arch. Cerreti

149

Cn (V. Stein)

n.c.

138x89

1925 ca

O. Vignati

n.c.

180x240

1930 ca

n.c.

150

Fr

151

Fo

A. Vignati

70x100

1950 ca

A. Vignati

152

Fo

O. Vignati

70x100

ante 1935

O. Vignati

153-

Fr

n.c.

180x240

ante 1925

n.c.

154

Fo

n.c.

100x150

1926 ca

n.c.

155

Fo

Colombaro

130x180

1931 ca

F. Ferin

156

Fo

Colombaro

180x240

1931 ca

F. Ferin

157

Fo

n.c.

134x89

1929

M. Balsemin

158

Fo

D. Cerreti

130x180

1948 ca

R. Masiero

159

Fo

D. Cerreti

130x180

1948 ca

R. Masiero

160

Fr .

D. Cerreti

130x180

1948 ca

R. Masiero

161 · 162 ·

Fo

D. Cerreti

130x180

1948 ca

R. Masiero

Fo

D. Cerreti

180x240

1948 ca

Arch. Cerreti

163

Fo

n.c.

100x150

1953

n.c.

164 '

Fr

n.c.

180x240

1939

A. Calderato

165

Fo

n.c.

100x150

1950 ca

R. Pretto

166

Fr

Luxardo

120x150

1954

A. Dal Molin

167

Fo

Sandrini

130x180

1955

A.C. Arzignano

168

Fr

n.c.

120x170

· 1916

Arch. Kozlovic

169

Fo

n.c.

125x165

1916

M. Rossettini

170

Fo

n.c.

60x60

1918

M. Rossettini

171

Fo

G. Morini

90x140

1922

Arch. Parr. Tezze

172

Fo

n.c.

120x170

ott. 1925

Fam. Chinaglia

173

Fo

G. Stefani

220x280

giu. 1922

L. e G. Pizzolato

174

Fo

n.c.

210x240

sett. 1909

A. Rigolon

·175

Fo

D. Cerreti

180x240

apr. 1933

S.lle Buzzetti

176

Fo

D. Cerreti

180x240

apr. 1933

Arch. Cerreti

177

Fo

D. Cerreti

180x240

1933 ca

Arch. Cerreti

178

Fo

M. Lucenti

180x240

apr. 1929

S.lle Buzzetti

179

Fo

M. Lucenti

180x240

apr. 1929

S.lle Buzzetti

180

Fo

M. Lucenti

180x240

1929

L. e G. Pizzolato

181

Fo

D. Cerreti

180x240

pst 1925

Arch. Cerreti

182

Fo

n.c.

180x240

1926 ca

G. Dal Maso

183

Fo

D. Cerreti

180x240

ott. 1935

Arch. Cerreti

184

Fo

D. Cerreti

180x240

1936

Arch. Cerreti

185

Fr

n.c.

180x240

1938 ca

A. Calderato

186

Fo

A. Dal Molin

80x130

1944

A. Dal Molin

187

Fo

A. Dal Molin

100x150

1945

A. Dal Molin

188

Fo

n.c.

130x180

1944

S. Caneva

189

Fo

n.c.

130x180

1945

S. Caneva

190

Fo

n.c.

100x150

1945

S. Chiarello

n.c.

100x150

1945

S. Chiarello

191

Fo

192

Fo

A. Dal Molin

80x130

magg. 1945

A. Dal Molin

193

Fo

A. Dal Molin

80x130

magg. 1945

A. Dal Molin

194

Fo

n.c.

100x150

1945

S. Chiarello

Osservazioni

153-167: La Pellizzari

168-185: Frammenti di cronaca

186-196: La Resistenza

N.

195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244

-- Genere

..

Autore

Fo

n.c.

Fo

n.c.

Fr

n.c.

Fo

L. Recalchi

Fo

F. Farina

Fo

F. Farina

Fo

F. Farina

Fo

Farina e Bolo

Fo

Vajenti e Stefani

Fr

n.c.

Fo

Farina e Bolo

Fo

F. Farina

Fo

A. Zanolin

Fo

L. Recalchi

Fo

n.c.

Fo

n.c.

Fo

L. Recalchi

Fo

n.c.

Fo

n.c.

r-=o

L. Recalchi

Fo

n.c.

Fo

L. Recalchi

Fo

L. Recalchi

Lastra

O Vignati

Lastra

O. Vi_gnati

Fo

n.c.

Fo

L. Recalchi

Fo

L. Recalchi

Fr

n.c.

Fr

n.c.

Fo

D. Cerreti

Fo

L. Recalchi

Fo

D. Cerreti

Fo

D. Cerreti

Fo

n.c.

Fo

D. Cerreti

Fr

n.c.

Fo

n.c.

Fo

D. Cerreti

Fo

D. Cerreti

Fo

Colombaro

Fo

n.c.

Fo

n.c.

Fo

n.c .

Fo

D. Cerreti

Fo

G. Mella

Fo

n.c.

Fr

n.c.

Fo

n.c.

Fo

n.c.

Dimensioni in mm .

Epoca

100x150 1945 1945 100x150 180x240 1900 ca 100x150 1907 ca 100x150 ante 1900 100x150 1900 ca 130x180 1900 ca 750x160 ante 1900 125x180 1900 ca 180x240 1910 ca 153x228 nov. 1892 100x145 1899 ca 100x130 1890 ca 100x140 1889 120x170 1900 ca 120x170 1890 ca 117x155 1903 1911 ca 120x170 1900 ca· 120x165 115x150 1905 ca 210x260 1910 ca 120x170 magg. 1908 200x270 1908. ca 100x150 1915 ca 90x120 1915 ca 88x135 1910 ca 120x170 1908 ca 120x170 1908 ca 180x240 1937 ca 100x130 1925 170x230 1931 120x175 1907 ca 120x170 1933 180x240 1931 ca 180x240 1930 ca i80x240 1932 90x130 1938 ca 90x140 1939 ca 180x240 1937 ca 100x280 ago. 1934 120x175 1922 100x150 1928 ca 95x130 1940 ca 90x140 1940 ca 180x240 1936 170x230 1947 ca 90x140 1930 ca 105x145 1946 60x80 1946 97x143 1939 ca

Proprietà

Osservazioni

S. Chiarello S. Chiarello B.C. Arzignano A. Lora A. Lora A. Lora M. Rossettini M. Rossettini M. Rossettini A.E.E. · O. Vignati A. Calderato A. Calderato F. Bertoldo A. Calderato O. Vignati F. Bertoldo G. Bertacco G. Bertacco R. Concato M. Priante M. Rossettini Parr. Ognissanti O. Vignati O. Vignati A. Lora M. Rossettini A. Lora V. Nori

A. Calderato Arch. Asilo A. Lora G. Bertacco Arch. Cerreti N. Clerici Parr. Ognissanti

A Calderato M. Balsemin Arch. Cerreti A.C. Arzignano O. Vignati B. Fracasso A.C. Arzignano A.C. Arzignano Arch. Cerreti V. Nori F. Consolaro A. Calderato L. Bruttomesso R. Pretto

197-247: La gente

232 N.

Genere

Autore

Dimensioni in mm.

Epoca

Proprietà

245

Fo

n.c.

105x150

1948 ca

M. Ziggiotti

246

Fo

D. Cerreti

140x220

1950 ca

V. Nori

247

Fo

A. Zanon

100x150

1958 ca

G. Zulian

248

Mappa

Nicolò De Cortivo

n.c.

1535

B.C. Verona

248-259: Aspetti pre-fotografici

Per la proprietà dei dipinti si indica la chiesa di collocazione

249

Dipinto

Fra Sante da Venezia

partic. di pala

sec. XVII

S; Bernardino

250

Dipinto

Domenico Dalle Rive

partic. di pala

sec. XVIII

S. Rocco

251

Mappa

G. Roccatagliata

partic. di pala

1618

B.B. Vicenza

252

Dipinto

A. De Pieri

partic. di pala

fine sec. XVII

S. Gaetano

253

Mappa

1778

B.B. Vicenza

253A

»

Particolare del 253

1778

B.B. Vicenza

253B

»

»

1778

B.B. Vicenza

253C

»

»

1778

B.B. Vicenza

2530

»

»

1778

B.B. Vicenza

253E

»

»

1778

B.B. Vicenza

254

Incisione

B. Belzoni

108x166

1840

da Fabris

255

Incisione

B. Belzoni

108x166

1840

da Fabris

256

l_ncisione

B. B.elzoni

108x166

1840

da Fabris

257

Disegno

n.c.

n.c.

1850 ca

n.c.

2~8

Disegno

n.c.

n.c.

1850 ca

n.c.

259

Disegno

P. Zuffellato

n.c.

1850

U. Tumiatti

G. Soprana-G. Faedo 1600 x 2000 ca

Osservazioni

da Fabris = da Storia topografica del Distretto di Arzignano di Alberto Fabris.

10089

\1r)

Finito di stampare nel gennaio 1985 dall'Industria Grafica A. Dal Molin & Figli - Arzignano

,, .

,?

-~- >. '•;,

I

-

r'

"-1

·'·

\r;-· .

r · , . - )t . )16 t. t . ./_•--~ r::0 ;•.-' ,(~>/

~,ì

--- r1

,-•--

-I•

:.}1·

4,i!-' I

-

~:[,

.-• .:.~

.-; I

~

,-

! ,-~•'" ) <?J-~ ✓. =r-·e--.::..,;--- . . . .i: <~-~-- . )-:;,~ .

A ;,"

~

..._,_>.. . . , .•. --•'-• . .' _,_.......

- . - ·-· \~ = --- ·- -,- ..... . :--~ .(:.: _:· .:.~-::---_____----..L. <

•

'i\

'

\

~-:~1~r(:±_;_,::_/~,_~::: ••

•~

"'...r:'.~.

)-:L . --- ·

-_ -_.. -~

/i