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Maschi smalto e kajal

lessandro Giammei, trentacinque anni, professore di letteratura italiana, tiene da alcuni anni una rubrica che è diventata il libro “Cose da Maschi” (Einaudi), un testo che mi ha aiutato molto nel delineare quello che chiamo il mio patriarcato interiore.

Non ti nascondo che scrivere e discutere di questi temi nell’epoca della polarizzazione mi procura una certa dose d’ansia. La polarizzazione brutalizza e banalizza un tema che per molti di noi nasce da una ferita. Interrogarsi pubblicamente sulla propria identità viene visto con sospetto, e il peso dell’accusa di essere propagandisti, così comincio col chiederti se anche a te procura ansia scriverne.

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«Più che scriverne, ti dirò, m’inquieta pubblicarlo. Da quando ho cominciato a scrivere in pubblico di cose da maschi ho praticamente abbandonato Facebook: troppe brutalità e banalizzazioni appunto, troppi commenti che mi facevano sentire, in qualche modo, un traditore, come gli incappucciati appesi sul lungofiume di Boston nell’immaginario gender-apocalittico di Margaret Atwood. Per qualche ragione, tecnica e generazionale, altre piattaforme social accoglievano invece gli stessi contenuti con più simpatia, e moltissimo affetto mi ha raggiunto dalla comunità leggente del giornale che li stampava, Domani. La dose d’ansia di cui parli mi abita ora che “Cose da maschi” si pubblica come libro. L’ho messo insieme come un’offerta di pace, come il cesto per un amichevole pic- nic, e tuttavia temo una risposta aggressiva. Forse il germe della scomodità che sento nell’appartenere al consesso dei maschi sta nel fatto che odio litigare: il conflitto non mi nutre, mi fa venire da piangere addirittura».

Sia la rubrica che il tuo romanzo hanno questo titolo che non può star fuori il nostro dialogo, ammetto che è un modo banale per cominciare a parlarne, ma i titoli sono sempre un po’ l’invito alle grandi nozze della lettura: ma esistono cose da maschi e cose da femmine?

«Certo che esistono! Più ci penso e più mi pare che il maschile e il femminile esistano davvero solo nelle cose che ce li manifestano. Una camicia da uomo, un profumo da uomo, un colore da uomo sono tali chiunque ne sfoggi il taglio, la fragranza, il tono. Lo sono arbitrariamente, certo, ma anche indubbiamente: è infinitamente più facile dire cosa sia una scarpa da donna che non cosa sia una donna. Questa chiarezza delle cose mi conforta, ma è anche inquie-

IN CAMBIAMENTO Ripartire dagli oggetti, per capire ciò che diamo per scontato

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