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PRIMA PAGINA GALASSIA NEOFASCISTA
from L'Espresso 10
by BFCMedia
mero dei militanti e nella disponibilità di strutture organizzative, è passata da essere una forza di livello nazionale ad avere una presenza significativa solamente a Roma, Verona e poche altre città. Dopo l’addio dell’ex leader Giuliano Castellino, a caricarsi sulle spalle le sorti del movimento (in particolare nel Nord Italia) è il vicesegretario nazionale Luca Castellini, storico ultrà dell’Hellas Verona e dichiaratamente fascista.
A Milano la sezione zoppica vistosamente. Gli incontri sono pochi e sparsi nell’hinterland del capoluogo lombardo; tanti i militanti che hanno seguito la fronda della Rete dei Patrioti; i nuovi iscritti sono pochi e senza esperienza. Tento di partecipare a una delle poche riunioni tenutesi a Cernusco sul Naviglio, in un bar in pieno centro. È pieno inverno, la nebbia affolla le strade della cittadina milanese, all’incontro si presentano poco meno di una decina di forzanovisti. Il loro movimento è un animale morente, e fermare l’emorragia è quasi impossibile. Quell’incontro finirà con una rissa tra camerati. Allegoria perfetta di un momento storico dove la vecchia guardia di estrema destra non riesce più ad essere un polo centrale.
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Pur rimanendo la maggiore forza organizzata del neofascismo italiano, pur godendo di relazioni amichevoli con parti delle forze della destra parlamentare e pur mantenendo le notevoli capacità di dinamismo, azione politica, comunicativa e culturale, anche CasaPound Italia è in cerca di una nuova strategia stabile.Tesserarsi nella sezione di Milano è un’impresa: dopo un ping-pong tra chat e indirizzi mail, si finisce per rimanere appesi all’inerzia dei banchetti locali. Salvo lo spazio di Cernusco sul Naviglio, dove ha sede Altaforte, la casa editrice di Francesco Polacchi che pubblica anche il Primato nazionale, non esiste un vero punto di ritrovo per i militanti. Se non le commemorazioni, organizzate con la collaborazione del Movimento Nazionale: in quei momenti tutta la fronda di estrema destra si ricompatta. Basta avere una sciarpa e un cappuccio nero,
C IL TOTEM DELL’IDENTITÀ SUL BARATRO DELLA STORIA
osa siamo? Un Paese, una Patria o una Nazione? Spesso sono usati come sinonimi nonostante le differenze siano profonde. Paese è termine neutro, Patria fu riabilitato durante la presidenza Ciampi. Ora, con Giorgia Meloni al governo, è Nazione che spadroneggia nel discorso pubblico soprattutto per l’uso ossessivo che ne viene fatto dalla nuova maggioranza, tanto da legittimare il sospetto che non sia una mera questione semantica ma che si tenti di imporlo per un fine ideologico.
Nazione chiama nazionalismo e alimenta non già sinistri ma “destri” ricordi. Non per caso l’Associazione Nazionalista Italiana (ANI) fondata da Enrico Cor-
Gigi Riva
radini nel 1910, confluì nel Partito Nazionale Fascista nel 1923. Benché la prima avesse una matrice conservatrice e il secondo un afflato rivoluzionario, la linea di contiguità, oltre che di continuità, fu evidente. Fin dai nomi di alcuni protagonisti. Gabriele D’Annunzio fu dell’Ani e poi nei Fasci di combattimento. Alfredo Rocco, sì il padre del codice penale in vigore dal 1930, transitò da una formazione all’altra. Scrisse nel 1914: «L’individuo non vive solo nella classe e non vive affatto nella società di tutti gli uomini, ma vive invece e principalmente in quell’aggregato sociale, costituito dagli uomini della stessa razza, che è la nazione».
L’equivalenza tra nazione e razza sarà ripresa anche da Giovanni Gentile
La parola “nazionalismo” fu coniata nel 1774 da filosofo e teologo tedesco Johann Gottfried Herder, nemico della democrazia e del cosmopolitismo di matrice illuminista. L’opposto del patriottismo di Rousseau che
REPERTI
Un negozio di oggetti ispirati a fascismo e nazismo in vendita a Predappio, paese natale di Benito Mussolini e la voglia di «essere dalla parte giusta della storia», mi spiega un militante in piazza Repubblica a Milano per la giornata dedicata alle vittime delle foibe.
Storia diversa invece per il Blocco studentesco: associazione d’ispirazione neofascista operante all’interno di scuole superiori e università, e diretta emanazione di CasaPound. Si tratta di una realtà presente in 54 città italiane, che coinvolge e indottrina centinaia di giovani, coinvolti in volantinaggio o azioni di contestazione (con striscioni o sit-in), e garantisce un serbatoio di militanti pronti per il passaggio alla casa madre della tartaruga frecciata. L’humus nel quale si sviluppa il Blocco è lo stesso di Azione studentesca, un altro movimento studentesco di estrema destra vicino a Fratelli d’Italia alla quale appartengono i sei giovani che il mese scorso hanno pestato ragazzi di fede politica opposta davanti al liceo Michelangiolo di Firenze.
Ci sono poi i Do.Ra. (acronimo della Comunità militante dei dodici raggi) con la loro nuova sede ad Azzate, Varese. Si trat- contempla una comunità di uomini liberi, attivi e partecipi. Sappiamo quanto il nazionalismo, e dunque la competizione tra le nazioni, abbia contribuito in modo decisivo allo scoppio della prima guerra mondiale che fu, anche, la risposta alla prima globalizzazione. Benito Mussolini transitò da posizioni anti-belliciste a neutraliste per approdare a un convinto interventismo e per questo fu espulso dal partito socialista.
Trapassato remoto? Attenti ai ricorsi della storia. Le analogie con il primo Novecento si sprecano. Chiusa con l’implosione dell’Unione Sovietica la parentesi del secolo dei totalitarismi e in piena seconda globalizzazione, ecco riemergere per opposta reazione soprattutto nei Paesi ex comunismi forme nuove ed estreme di nazionalismo, culminate in ex Jugoslavia nelle guerre degli Anni Novanta, in cui furono protagonisti movimenti neo-ustascia in Croazia (e gli ustascia d’antan furono alleati di Mussolini e Hitler), il nazional-socia- lismo di Slobodan Milosevic in Serbia. I secessionismi che ne seguirono avevano alla base l’idea che popoli di etnia (qualunque cosa voglia dire) diversa non potevano stare assieme. Si riaffermò l’identità tra razza e nazione. Milosevic: «Dove c’è un serbo là è la Serbia». Non così dissimile dalla giustificazione di Putin per l’invasione dell’ Ucraina: «Dobbiamo riunire tutti i russi in uno Stato». Il vento di destra ha dunque rimesso in circolo il nazionalismo. Se tutti i paragoni sono zoppi, e la storia non si ripete mai uguale a se stessa, non si possono non notare assonanze con epoche buie. Ad esempio nell’idea del primato di un popolo su un altro, «prima gli italiani» (Salvini, soprattutto), «prima gli americani» (Trump). O nella blindatura delle frontiere tanto da trasformare il Mediterraneo in un cimitero. Fino a poter concludere che, per tradizione ma non solo, se c’è nazionalismo senza fascismo non c’è mai fascismo senza nazionalismo. ta di un gruppo che si ispira a ideologie suprematiste e negazioniste. I Do.Ra. sono attivi e fanno proseliti, e per la loro nuova sede (300 le persone presenti all’inaugurazione) hanno battezzato un pavimento a mosaico che riproduce il “sole nero” della sala del castello di Wewelsburg, un tempo centro ideologico delle Schutzstaffel (le SS). Il loro ultimo affronto è stata una locandina – per pubblicizzare l’evento di capodanno – con una foto in bianco e nero che ritrae quattro membri delle Ss naziste che brindano con delle bottiglie di vino.
Nello spezzatino nero si ritaglia un posto di rilievo Lealtà-Azione. Un gruppo che si definisce metapolitico, esponente della destra identitaria e nazionalista che sarebbe però riduttivo definire neofascista. Operativa dal 2010, fin dall’inizio ha evitato di agire come un partito, puntando invece «a essere una comunità, un gruppo, una famiglia», spiega il referente giovani del movimento.
«Siamo circa 300 militanti, di cui una cinquantina di ragazzi, con tre sedi solo nel Milanese. La nostra forza è la formazione e la presenza in ambiti della società diversi tra loro, come nel caso della sezione animalista
“I Lupi Danno la Zampa”, o quella sportiva “Wolf Of The Ring”», continua il ragazzo.
Lealtà-Azione è diversa: non ha fame di arruolare nuovi iscritti, i suoi militanti hanno superato il dress code da Ventennio, e l’educazione politica è affrontata con serietà, non limitata al saluto romano, bensì pensata per plasmare nel profondo il pensiero delle nuove leve. Il gruppo ha scelto inoltre di riformulare la propria immagine e la propria presenza web e social, e può contare su vicinanze fortissime con esponenti presenti in tutti i gradi istituzionali, dai consigli municipali al Parlamento europeo, passando dai consigli comunali, quelli regionali e il Parlamento nazionale.
Ad accomunare gran parte di queste realtà è infine il “welfare nero”, ovvero attività solidaristiche come l’aiuto alimentare a nuclei familiari indigenti o iniziative in favore dell’infanzia. Sono le principali azioni messe in campo dai movimenti, che riescono contemporaneamente a coinvolgere possibili nuovi militanti e garantirsi il favore delle comunità locali. Altro aggregatore (che sovrintende all’arruolamento) sono i social e le chat. Telegram e WhatsApp fanno da incubatrici: oltre a offese e insulti razzisti, nelle piattaforme vengono coordinate le azioni di contestazioni e, in modo predominante, vengono prodotte - con un collaudato team di profili social, blog, e siti di informazione alternativi - notizie di attualità e fatti storici completamente rivisitati e ristrutturati in chiave estremista.
NOSTALGICI
Bandiere naziste e fasciste in un negozio di souvenir nostalgici a Predappio
Tutti si dicono contro la Nato e gettano ponti con i nazionalisti esteri, dall’Ungheria alla Serbia. Sulla guerra gli uomini del movimento fondato da Fiore stanno con i russi, i cugini di CP con l’ultradestra di Kiev

