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PRIMA PAGINA GALASSIA NEOFASCISTA
from L'Espresso 10
by BFCMedia
PIETRO MECAROZZI
Camerata Marco Bini, presente. I saluti sono quelli romani: la stretta è tra avambraccio e mano, qualche volta si passa direttamente al braccio destro alzato in avanti, tenuto in tensione. La stessa tensione che mi ha accompagnato nei sei mesi in cui sono stato un militante (infiltrato) nelle cellule fasciste della Lombardia. Nomi diversi, abiti sempre neri, una millantata educazione di estrema destra: questi i tre pilastri su cui si è costruita la controfigura che ha viaggiato nel sottobosco nero del Nord Italia.
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MANIFESTAZIONE
Attivisti di CasaPound a Roma contro l'Unione Europea e la politica sull'immigrazione.
Un universo in continua mutazione, che si mostra embrionale e strutturato allo stesso tempo, contaminato da modelli esteri e in grado di dar vita a comunità sempre più unite sotto il segno dell’antipolitica. Come dimostra il caso del Movimento Nazionale, che aderisce alla Rete dei Patrioti, un movimento politico non istituzionalizzato a cui appartengono diversi nuclei organizzati su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una costola di Forza Nuova (Fn), ufficialmente nata a inizio ottobre 2020 da una scissione interna al partito di Roberto Fiore. «Fn non è più la stessa: la viscida politica di Roma ha inquinato il pensiero dei capi, e le posizioni prese durante la pandemia hanno diviso i militanti», spiega Alfredo, uno dei saggi della nuova creatura neofascista.
Mi sono avvicinato a loro, e agli altri schieramenti, tramite i social. Nelle chat le conversazioni sono senza filtri: si sentono più protetti, usano un codice binario di emoji (mano alzata come da saluto romano e aquila, o viceversa), e vomitano commenti – imbevuti di violenza e odio – su tutto lo scibile umano. In quelle stanze virtuali avviene il primo approccio, fingersi uno di loro è solo questione di scrivere messaggi ben calibrati. Tutt’altra storia, invece, è l’incontro di persona.
Prima di entrare al “Presidio”, attuale sede del Movimento Nazionale e storico circolo che si affaccia in piazza Aspromonte – a pochi passi da piazzale Loreto – che negli anni ha dato cittadinanza alle formazioni milanesi di estrema destra, in primis a Forza Nuova, ho ripassato bene la parte.
La paura più grande è quella di tradirsi, perché una volta dentro c’è una sola porta dalla quale, nel caso, poter fuggire: e decidono loro quando aprirla.
All’interno si respira un’atmosfera da dopolavoro. Gli sguardi stanchi ma vigili mi squadrano dalla testa ai piedi. Non sono uno di loro, ma posso tornare utile alla loro causa. Alfredo ha il compito di farmi da Cicerone. La sua carriera è lunga e travagliata: dalla gavetta nel Movimento Sociale Italiano (Msi) è arrivato fino ai vertici della Rete dei Patrioti; negli anni si è saputo adattare per non scomparire, cambiando casacca ma rimanendo fedele ai dogmi. Si muove con naturalezza tra gli stipiti del “Presidio”, mostrandomi le pubblicazioni della loro casa editrice e illustrandomi il manifesto del Movimento.
Sulla parete d’ingresso si staglia una grande bandiera con sopra ombreggiato in silhouette Massimo Morsello, figura principale della musica politica fascista italiana e, con Roberto Fiore, co-fondatore di Fn. «L’abbiamo tenuta perché Morsello rappresenta ancora oggi i nostri ideali, come l’abolizione dell’aborto e la centralità della nostra nazione e della nostra identità popolare», continua l’uomo. Sulle altre pareti si alternano croci celtiche e personaggi iconici della cultura nazi-fascista; c’è anche un palco dove si esibiscono le molte band della galassia nazirock, che, come si evince dai testi delle loro canzoni, hanno tutte un obiettivo comune: diffondere violenza, odio e xenofobia.
Il Movimento conta un centinaio di militanti, tra simpatizzanti e iscritti, molti dei quali sono giovani cresciuti a pane ed estremismo. Sono loro quelli che fanno più domande: sono un estraneo tra le mura di casa. Iniziati in tenera età, e tutti passati dall’accademia Forza Nuova (prima della scissione), adesso alcuni di loro ricoprono ruoli di vertice nella Rete, affiancando i vecchi colonnelli lombardi di Fiore: Duilio Canu, attuale presidente del Movimento Nazionale, e Salvatore Ferrara, coordinatore Nord Italia. Il primo, pluri-inquisito e già leader dei violenti Hammerskin (gruppo antisemita e suprematista nato negli Stati Uniti da una scissione del Ku Klux Klan), vanta una lunga militanza a partire dagli anni ’90 proprio negli ambienti naziskin a Milano.
Quanto al posizionamento politico: il Movimento si ispira alla corrente di estrema destra, appoggiandosi per la sezione religiosa a Militia Christi (piccolo raggruppamentodel tradizionalismocattolicoferocemente omofobo e antiabortista), e per un sostegno ideologico a Etruria 14 (gruppo neofascista di Prato). Florido anche il dialogo con gli omologhi esteri, come i Sixty-Four Counties Youth Movement, un movimento di estrema destra originario dell’Ungheria e presente anche in Romania, Slovacchia e Serbia.
Mentre i rapporti con i grandi partiti si sono pressoché logorati: «Meloni e Salvini ci hanno tradito, facendosi corrompere dal potere istituzionale», spiega dal pulpito
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NAZIONALISTI
Un raduno di destra a Varsavia nel giorno dell’Indipendenza polacca. A destra, manifestazione di Cp e Blocco studentesco
Viola Ardone
La Scuola Che Fa Politica Presidia La Costituzione
Quando andavo alla scuola elementare, la maestra ci faceva cantare Bella ciao prima che iniziassero le lezioni. Era un rito laico quotidiano, un modo per dirsi buongiorno e per ricordare da dove proveniva la scuola pubblica nella neonata Repubblica italiana. Non c’entrava la politica, anche se era una scelta politica. La bandiera dell’antifascismo era come una sola larga coperta che abbracciava tutto l’arco costituzionale e non solo un partito. Alla scuola media la professoressa di Storia faceva accurate lezioni sui meccanismi della Repubblica, sugli organi e i poteri dello Stato, sui diritti e i doveri dei cittadini. Era politica anche quella, evidentemente, i ragazzini dovevano sapere che cos’era stata la dittatura e che cos’è la democrazia. Sapere distinguere, fare le differenze: anche questo è politica. La scuola era la capitale dell’antifascismo, piantonava la Costituzione. Oggi da insegnante mi sembra che tutto questo dalla scuola sia quasi sparito. Lo studio della Storia e dell’Educazione civica ha un ruolo sempre più marginale nel monte ore e l’insegnante che porta l’attualità in classe viene guardato talvolta con sospetto.
Si pretende che il docente abbia un ruolo neutrale, che non abbia o almeno non manifesti un’idea sul presente sul passato e sul futuro. E se il numero dei votanti cala di tornata in tornata elettorale il motivo è anche da ricercare in questo “congelamento” della scuola rispetto alle tematiche dell’attualità, della contemporaneità, della politica in generale. Le nuove generazioni vanno educate alla partecipazione, certamente non suggerendo loro per chi votare (come se poi loro facessero quello che diciamo noi!) ma spiegando che in quel congegno fragile e imper- del piccolo locale, durante la riunione, uno dei responsabili della sezione. Tra i militanti presenti nella platea si alza un mormorio: c’è delusione e rabbia verso la politica nazionale, e sopratutto nei confronti di Italexit, il partito di matrice sovranista ed euroscettica fondato nell’estate del 2020 da Gianluigi Paragone. «I nostri accordi con Paragone – svelano in coro gli oratori – sono saltati, sia per il fallimento nelle elezioni sia per degli attriti sul programma di partito». Il Movimento Nazionale con Italexit aveva siglato un’intesa per le elezioni dello scorso settembre, dove tuttavia ha ottenuto un risultato deludente, l’1,9% alla Camera dei deputati e l’1,87% al Senato, insufficiente per eleggere suoi esponenti. L’accordo si era tradotto in un pacchetto di candidature, tra cui quella di Giustino D’Uva (portavoce del Movimento) e Gianni Correggiari (dirigente), avvocato di Licio Gelli nel processo per la strage di Bologna e quella del leader.
A proposito di attriti, il grande tema della conflitto ucraino è un punto di frizione tra i gruppi di estrema destra. I “neri” di For- za nuova sostengono la Russia e hanno relazioni con gli ideologi che hanno teorizzato la Nuova Russia, termine che identifica l’area del Donbass con le due repubbliche ora riconosciute dal Cremlino. I loro gemelli diversi di CasaPound, invece, appoggiano l’Ucraina, o meglio i nazionalisti di estrema destra di Kiev. Questa divergenza palesa una confusione ideologica non da poco. Un solo punto in comune: sono tutti contro la Nato.
Proprio Casapound e Forza Nuova vivono un periodo di inflessione. Il partito di Roberto Fiore è uscito ridimensionato dopo l’assalto alla Cgil avvenuto il 9 ottobre del 2021 a Roma, a margine di una manifestazione indetta per protestare contro il Green Pass. Pesantemente ridotta nel nu- fetto che è la democrazia risiede l’unico antidoto al pensiero unico, alla censura, alla violenza. E che non bisogna mai aver paura di sostenere le proprie idee con le armi del dialogo e del confronto.

Una dirigente scolastica che commenta un gravissimo episodio di violenza e che citando Gramsci condanna il fascismo e l’indifferenza di quelli che non vi si oppongono con fermezza, è una persona che sta facendo “politica” nel senso più nobile del termine. Una preside che autorizza gli alunni a tenere un’assemblea di istituto per discutere di droghe leggere e legalizzazione e si vede arrivare la polizia a scuola a interrompere il dibattito, come è successo recentemente a Piazza Armerina, sta facendo “politica”, cioè sta insegnando a ragionare, a discutere e a confrontarsi. Un professore che il giorno dopo la tragedia di Cutro stigmatizza le parole del ministro dell’Interno che colpevolizza le vittime invece che spronare alla solidarietà sta facendo politica, perché il principio solidarista è uno dei principi cardini della Costituzione antifascista.
Sarà forse per questo che, il giorno dopo l’aggressione neofascista di Firenze, ho sentito il bisogno di condividere in classe con i miei alunni le parole della preside Savino e mi è tornata in mente la mia maestra di tanti anni fa che, nel suo completo beige e camicetta bianca, si alzava in piedi e insieme a noi intonava le parole di un vecchio canto che comincia così: «Una mattina, mi son svegliata…».