3 minute read

RECENSIONI

UN OCCHIO NELLO SPAZIO

CARLO DI LEO E ANTONIO LO CAMPO

Advertisement

ROMA, IBN EDITORE, 2021 PAGINE 306 CON 280 FIGURE E 20 TAVOLE FORMATO 16X23,5 CM PREZZO € 25,00

Progettato negli anni 70, fu lanciato dopo tanti ritardi solo nel 1990, quando non esisteva ancora Internet, e le fotocamere avevano la pellicola; deluse subito le aspettative, perché un difetto ottico ne limitava fortemente le capacità osservative. Stiamo parlando della straordinaria avventura di Hubble, il telescopio che ha rivoluzionato la nostra visione del cosmo, come recita il sottotitolo di questa operazione editoriale di Carlo di Leo e Antonio Lo Campo, già autori di numerosi volumi dedicati alla storia delle imprese spaziali. Con la supervisione dell’astronomo Walter Ferreri, Un occhio nello spazio ci svela come uno strumento “partito male” sia riuscito a compiere un’impresa che da più di trent’anni non smette di accumulare scoperte in tutti i campi dell’astronomia, incontrando anche l’interesse del grande pubblico, grazie alle sue favolose immagini dei più disparati oggetti celesti. Grazie ai dati raccolti da Hubble, astronomi di tutto il mondo hanno pubblicato (finora) 17mila lavori, rendendo questo telescopio uno degli strumenti scientifici più produttivi della storia. E non finisce qui, perché la Nasa vorrebbe mantenerlo in attività fino al 2030. Gli autori ricostruiscono la lunga gestazione di Hubble, descrivono in dettaglio la strumentazione di questo eccezionale “occhio nel cielo” e le missioni di servizio che fino al 2009 hanno provveduto al suo aggiornamento con complesse e rischiose operazioni nello spazio. Grazie a tutto questo impegno, Hubble ha realizzato circa 1,4 milioni di osservazioni astronomiche, dagli oggetti del Sistema solare fino alle galassie più lontane e antiche dell’Universo, accumulando oltre 150 terabyte di dati. L’ultimo capitolo del libro è dedicato al nuovo telescopio spaziale James Webb, lanciato il giorno di Natale del 2021. Non sarà propriamente un “successore” di Hubble, perché osserverà il cielo solo nell’infrarosso. Ma le nuove scoperte non mancheranno, soprattutto quelle che non ci aspettiamo.

Piero Stroppa

LA FUSIONE NUCLEARE CONTROLLATA

CARLO DI LEO E GIORGIO LUCARELLI

MLANO, EDITORIALE DELFINO, 2021 PAGINE 800 CON FIGURE E SCHEDE A COLORI FORMATO 17 X 25 CM PREZZO € 29,00

La fusione nucleare controllata è uno dei progetti in cui si fondono la scienza fondamentale e la tecnologia più avanzata, per ottenere energia, con la realizzazione degli appositi reattori nucleari. E si inserisce nei grandi dibattiti dell’epoca attuale, sollecitati dalle problematiche che ci sottopone il Pianeta Terra, tra esaurimento delle risorse e crisi ambientali. Siamo così costretti a cercare rapidamente dei sistemi efficaci per ottenere energia “pulita”, sostenibile e sicura. Ma la fusione nucleare coinvolge altri settori meno terrestri, ricordando innanzitutto che la sua pretesa è di produrre energia con lo stesso meccanismo utilizzato dal Sole, ma in modo “controllato”: basta questo per dare la misura delle difficoltà che comporta il progetto. Un corposo libro scritto da Carlo Di Leo, ingegnere e divulgatore, con la collaborazione di Giorgio Lucarelli (decano degli ingegneri a Roma, deceduto un anno fa, poco prima dell’uscita del volume), fa il punto sui principi scientifici della fusione nucleare e sulle problematiche della sua realizzazione, nella convinzione, come afferma Di Leo, che “la fusione nucleare sia il metodo migliore per portarci fuori dalla crisi energetica”. Ma non si cerca solo “il Sole sulla Terra” per le nostre centrali: uno dei capitoli è dedicato alla propulsione spaziale nucleare. I primi motori a fusione furono sperimentati dalla Nasa già negli anni Settanta, con il progetto Nerva, per garantire viaggi più brevi in vista delle missioni umane su Marte. Un programma che fu fermato nel 1974 per ragioni politiche e per lo stop ai programmi di esplorazione umana oltre l’orbita terrestre. E già prima, nel 1958, il progetto Orion prevedeva lo sviluppo di un’astronave interstellare che doveva sfruttare cariche nucleari a fissione. Guidato dal fisico Freeman Dyson, il progetto fu bloccato nel 1965. Ma gli studi non si fermano ed è probabile che in futuro, partendo dalla Luna come base verso Marte, i razzi a propulsione nucleare diventino una realtà.

Antonio Lo Campo

This article is from: