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DOMANDE & RISPOSTE
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DISTANZA DI SICUREZZA DALLE SUPERNOVAE
D.
DI SALVATORE PELLEGRINO
R.
DI WALTER FERRERI Sappiamo che stelle di grande massa anche “vicine” potrebbero esplodere e dare origine a una supernova o addirittura a una ipernova. Tra queste, c’è Betelgeuse nella costellazione di Orione, distante circa 600 anni luce. Il suo collasso darà origine a una supernova o a una ipernova? Produrrà un’esplosione di raggi gamma che potrebbe essere pericolosa per noi? Secondo alcune fonti, dovrebbe filare tutto liscio, perché la “distanza di sicurezza” è stimata a circa 150 anni luce, ma secondo altre fonti, anche da 1000 anni luce potrebbero prodursi seri danni, fino a estinzioni di massa, a causa dei flussi di radiazioni e di particelle energetiche che colpirebbero la Terra. In definitiva, quale distanza potremmo ritenere sicura? E oltre a Betelgeuse, dobbiamo temere altre stelle?
Il collasso di Betelgeuse dovrebbe dare origine a una supernova e non a un’ipernova, che invece potrebbe derivare dall’esplosione della molto più massiccia Eta Carinae, con un rilascio di energia almeno cento volte maggiore rispetto a una supernova “comune”. Ma, fortunatamente, Eta Carinae dista 7500 anni luce… Se uno dei Grb (Gamma Ray Burst, “esplosioni di raggi gamma”) osservati in galassie remote dovesse verificarsi a distanza di migliaia di anni luce, determinerebbe la fine della vita sulla Terra. Un fascio intenso di raggi gamma favorirebbe la combustione dell’azoto nell’alta atmosfera, impoverendo così l’ozonosfera, con una serie di conseguenze nefaste per la vita. È possibile che l’estinzione di massa avvenuta 450 milioni di anni fa nell’Ordoviciano-Siluriano sia stata provocata proprio da uno di questi fenomeni. La distanza di sicurezza di 150 anni luce per le supernovae è stata riveduta e oggi è posta intorno ai 300-400 anni luce. L’esplosione di Betelgeuse potrebbe produrre dei fasci collimati di Grb in direzioni opposte, che diventerebbero però pericolosi solo se uno di essi fosse diretto proprio verso il nostro pianeta. Le esplosioni di supernovae storiche avvenute nella nostra Galassia ci inducono all’ottimismo: nessuna di esse ha causato problemi per la vita sulla Terra, anche se erano tutte più distanti di Betelgeuse. Oltre a quest’ultima, come supernova “imminente” dobbiamo temere stelle come Antares o Rho Cassiopeiae, nonché la binaria HR 8210, situata nella costellazione di Pegaso a “soli” 150 anni luce.
TERRAPIATTISTI E COMPLOTTISTI
D.
DI MARCO MORDINI A proposito dell’Editoriale del numero di gennaio (“Terrapiattisti e complottisti sono tra noi”): è vero, ci sono fra noi questi personaggi, e aggiungiamo i negazionisti degli allunaggi e quelli che non credono all’esistenza del Covid. Poi ci sono quelli che osservano quello che succede intorno, si fanno delle domande, usano il cervello, ma non rientrano nelle categorie di cui sopra. Quelli che pensano che la medicina non sia una scienza esatta, che le persone non siano tutte uguali, che le cure debbano essere personalizzate e che ognuno abbia il diritto di decidere sul proprio corpo. La scienza non è “neutra”, come una fotografia non è “obiettiva”: dipende da cosa si inquadra, quando lo si inquadra e come. La scienza non sempre produce benefici, dipende da chi la usa e come la usa: qualche volta, la storia insegna, ha prodotto anche danni. Parlare della scienza come di una religione, con dogmi e scomuniche per chi ha dubbi o rappresenta opinioni diverse, è contrario al metodo scientifico, non fa progredire la ricerca e mortifica la libertà di pensiero. Ora che sono rassicurato che su Cosmo non c’è spazio per terrapiattisti, mi aspetto anche che la rivista non si adegui al conformismo acritico dominante, che sta favorendo la svolta autoritaria del governo del nostro Paese.
R. È un piacere ricevere lettere come la sua: il contatto con i lettori è fondamentale, come dimostra questa rubrica, che appare con buona DI WALTER RIVA cadenza sulla rivista, in cui pubblichiamo le lettere di interesse generale, a cui abbiamo già dato risposta via e-mail o sul nostro sito (alla pagina bfcspace.com/domanda_dei_lettori/). Per quanto riguarda l’Editoriale di gennaio, lo stupore per gli esiti della ricerca del Censis è stato tale da impadronirsi di tutto lo spazio disponibile, senza poter aggiungere le doverose distinzioni e i dubbi che chi mastica scienza porta sempre con sé. Cosmo accoglie anche le teorie fuori dal mainstreaming, purché provengano da persone competenti nella materia di cui si tratta, o da studi e ricerche sottoposte al vaglio della comunità scientifica. E lo ha fatto anche a proposito della attuale pandemia, presentando le ipotesi “spaziali” al riguardo, certamente esotiche ma degne di rispetto (vedi Cosmo n. 16). Però, non possiamo e non dobbiamo prestare il fianco a interventi che non siano suffragati da dati scientifici. Cosa che invece purtroppo avviene costantemente su altri media, generando insicurezza e confusione.
