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SPACE ECONOMY

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SPACE MARKETS

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DI MATTEO MARINI*

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L’EUROPA SI LANCIA

IL FUTURO DELLA TECNOLOGIA ABILITANTE, QUELLA DEI RAZZI, RACCONTATO IN UN’INTERVISTA A STEFANO BIANCHI, RESPONSABILE ESA DEI “FLIGHT PROGRAMS”

Stefano Bianchi era arrivato al Centre Spatial Guyanais, lo spazioporto dell’Agenzia spaziale europea, per assistere al lancio VV20. Il compito del razzo Vega era delicato: portare in orbita tre satelliti spia francesi. Ma la tensione, prima del décollage, era dovuta anche ad altro: il ventesimo lancio del vettore dall’anima italiana era l’ultimo prima dell’esordio del successore, Vega C. Serviva che tutto andasse liscio per poter dedicare i mesi successivi, da dicembre ad aprile, al nuovo lanciatore “leggero”. E così è stato. Dopo i failure di VV15 e VV17, aver concluso il 2021 con tre successi è stata una prova di affidabilità. Bianchi è responsabile Esa dei Flight Programs: sviluppo ed exploitation di Ariane 6, Vega, Vega C, e la sua futura evoluzione, Vega E, Space Rider. A Cosmo racconta dei nuovi mezzi, in un mercato in evoluzione, per provare a tenere il passo di SpaceX. All’orizzonte c’è la riutilizzabilità, grazie anche allo sviluppo di motori a propellente liquido come l’M10, e un nuovo progetto che via via prende forma: la capacità di portare l’uomo nello spazio.

VEGA HA FATTO IL SUO DOVERE, ORA LA TESTA VA

A VEGA C. A QUANDO IL

LANCIO INAUGURALE?

L’anno prossimo, a fine aprile o inizio maggio. Le attività sono già cominciate, appena è partito VV20 ci siamo gettati sulla base per Vega C, i pezzi stanno già arrivando a Kourou.

IL “PATTO DEL QUIRINALE”,

TRA ITALIA E FRANCIA,

RIGUARDA ANCHE LO SPAZIO. CITA I LANCIATORI EUROPEI ARIANE E VEGA. UN ACCORDO PARALLELO

È STATO CHIUSO DAI MINISTERI.

La Francia è sempre stata leader in Europa per i lanciatori, l’Italia ha acquisito una conoscenza di sistema, è primo partner della Francia nella base di Kourou, in territorio francese. Poi dovremo mettere in opera in dettaglio questo accordo, ma questa volontà politica a lavorare insieme è molto positiva per Ariane 6 e Vega C, due prodotti di punta per l’accesso spazio europeo, quindi dovremo preparare insieme il futuro, Vega E e oltre. Ci lavoreremo in vista della Ministeriale del 2022 e anche dopo.

CI SI AVVICINA AL MODELLO

“PROTEZIONISTICO” AMERICANO?

Assolutamente, la Francia è il Paese precursore. È una politica che l’Italia supporta per massimizzare l’utilizzo di Ariane 6 e Vega C per i satelliti istituzionali europei. Se non si supportano l’industria aerospaziale e l’accesso europeo allo spazio, quando altri invece lo fanno sistematicamente senza dare accesso ai nostri lanciatori al loro mercato, la competizione è falsata. Noi, come Agenzia spaziale europea, portiamo avanti da diverso tempo questa visione.

I PREZZI SARANNO

COMPETITIVI RISPETTO

A QUELLI DI SPACEX,

OPPURE SIAMO ANCORA LONTANI?

Con i prezzi che Spacex applica a lanci istituzionali, sì.

CHE COSA CI SI ASPETTA

DALLE PERFORMANCE DI

VEGA C E ARIANE 6?

Un po’ come il trasporto in un’economia nazionale, noi siamo fondamentali per l’economia spaziale, l’enabling factor. I lanciatori si sviluppano cercando di seguire il mercato, che è in espansione e chiede lanciatori a disposizione per poter lanciare quando vuole, costi bassi e affidabilità. Con i grandi progetti di costellazioni, ognuno potrà avere internet in ogni parte del globo. Con l’osservazione della Terra lo spazio è diventato parte della vita di tutti: previsioni del tempo, navigazione, foto satellitari (si confronti con quanto detto da Simonetta Cheli nella coverstory di questo numero, ndr).

MA ORA È TUTTO MOLTO

DIVERSIFICATO RISPETTO A VENT’ANNI FA.

Le tipologie sono diverse e quindi servono soluzioni diverse: dal cliente che ha un grosso satellite di telecomunicazione costato centinaia di milioni, e il giorno dopo deve essere in servizio, a tantissimi progetti di piccoli satelliti, micro satelliti, cubesat, di un decimetro cubo.

IN SINTESI QUALI SONO I VANTAGGI DEI DUE NUOVI VETTORI? La riduzione del costo, per Vega il costo al chilo, dovuta alla potenza maggiore,

*MATTEO MARINI GIORNALISTA SCIENTIFICO, EX ARCHEOLOGO, SCRIVE DI ASTRONOMIA, MISSIONI SPAZIALI E AMBIENTE. ALLEVA GIOVANI REPORTER ALLA SCUOLA DI GIORNALISMO DI URBINO. » Stefano Bianchi nel Jupiter control center (foto Matteo Marini).

e per Ariane del costo di servizio di lancio. E l’aumento della flessibilità. Ariane 6 ha uno stadio superiore che si può riaccendere, si possono coprire servizi di lancio diversificati; oggi non è possibile per Ariane 5.

DI QUANTO

SI RIDURRANNO I COSTI?

Del 50 percento.

C’È L’ASPETTO DELLA

PRODUZIONE IN SCALA,

PER ESEMPIO DEL P120C.

Certo, l’idea di avere un motore comune di Ariane 6 e Vega è proprio per aumentare l’effetto di scala. Con costi fissi alti, più motori si producono più i costi si abbassano. P120C è il più grande motore monolitico al mondo e con prestazioni al limite dello stato dell’arte della propulsione solida.

VEGA E SARÀ L’EVOLUZIONE ULTERIORE DEL VETTORE. C’È UNA DATA DI ESORDIO?

2026.

A COSA MIRA QUESTA EVOLUZIONE?

L’idea di Vega E è l’acquisizione da parte dell’industria italiana della

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capacità di fare motori a propulsione liquida ad alte prestazioni: il motore M10 a metano e ossigeno liquido per lo stadio superiore. E di continuare nello sviluppo per arrivare anche alla riutilizzabilità. Con Vega E si fa il primo step, si riducono i costi perché lo stadio superiore prenderà il posto di due stadi diversi, lo Zefiro 9 e l’Avum.

CHI STA SVILUPPANDO L’M10?

Avio a Colleferro; dovremmo avere il motore pronto per il primo test completo davvero a breve.

L’EUROPA È IN RITARDO SULLO SVILUPPO

DELLE TECNOLOGIE

RIUTILIZZABILI, PERCHÉ?

Siamo partiti in ritardo per una scelta basata sul mercato. Facendo pochi lanci, come accade con il mercato istituzionale europeo, andare sul riutilizzabile avrebbe comportato un cambio radicale della struttura industriale. Adesso, con l’esplosione del mercato spaziale e la necessità di una grande capacità di lancio, ci stiamo lavorando. Ma non è che il riutilizzabile sia sempre valido in termini di costo. Per la propulsione solida abbiamo raggiunto una tale capacità di controllo produzione e costi che rimane molto competitiva per dare la spinta nei primi 60 chilometri e portare il razzo a un’alta velocità.

SI STA PENSANDO AL TRASPORTO

DI UN EQUIPAGGIO?

SE NE DISCUTERÀ NELLA

PROSSIMA MINISTERIALE?

Quella del volo umano è una questione che torna sempre. Abbiamo cominciato a discutere in Esa della necessità di avere una capacità di lancio di

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equipaggi. Stiamo discutendo della capsula, ma anche di come adattare il lanciatore attraverso una modifica di Ariane 6. Serve una serie di verifiche per evitare conseguenze catastrofiche e la relativa capsula di evacuazione in caso di problemi. Penso che verso la metà del 2022 le cose saranno più chiare, per la Ministeriale. Perché è un investimento molto importante.

QUANTI ANNI CI POSSONO

VOLERE PER VALIDARE UNA TECNOLOGIA DI QUESTO TIPO?

A occhio, quattro o cinque, ma è un dossier che non ho analizzato in dettaglio.

AVETE ASSICURATA

GIÀ UNA SERIE DI LANCI ISTITUZIONALI CON ARIANE 6 E VEGA C?

Sì, abbiamo diversi lanci istituzionali in programma. Per Ariane 6, in previsione, ce ne sono almeno una decina. Per Vega sette o otto. Contando anche quelli non ancora firmati arriviamo quasi a una decina tra qui e il 2024.

NEL SETTORE

COMMERCIALE C’È GIÀ UN INTERESSE?

È complesso: SpaceX fa prezzi da dumping, ma ci siamo anche lì. Le missioni di esplorazione rimangono comunque quelle più importanti. Nessun privato ha mai pagato una missione di questo tipo. E spesso sono fatte in cooperazione internazionale. Pensiamo al James Webb Space Telescope credo sia il satellite in assoluto più incredibile dal punto di vista tecnologico mai lanciato, il fatto di andare a indagare in fondo al cosmo quello che è successo subito dopo il Big Bang, è qualcosa che appartiene a tutti.

» Space rider

PARLIAMO DI RIDUZIONE

DEI TEMPI TRA I LANCI

PER VENIRE INCONTRO AL MERCATO.

Abbiamo tre lanciatori, Ariane, Vega e Sojuz, meno tempo passa tra un lancio e l’altro più siamo adattabili alle esigenze del cliente. Ci stiamo lavorando anche con il riadattamento della base spaziale di Kourou.

QUANDO IL PRIMO VOLO

DI SPACE RIDER, IL MINI

SHUTTLE EUROPEO CHE SARÀ PORTATO IN ORBITA

DA VEGA C, FORTEMENTE VOLUTO DALL’ITALIA ALLA

SCORSA MINISTERIALE?

Fine 2023.

COME PENSATE

DI UTILIZZARLO? C’È

INTERESSE DA PARTE DI INDUSTRIE E ISTITUZIONI?

Abbiamo fatto uscire un announce of opportunity per consolidare la parte di mercato di Space rider che riguarda l’in orbit validation (Iov) e demonstration (Iod), tecnologie che devono essere verificate in orbita. Abbiamo avuto contatti con aziende farmaceutiche per sviluppare medicinali in orbita. In futuro potremo fare in orbit servicing, con un braccio meccanico, un servizio nuovo che oggi di fatto nessuno sta offrendo.

NEL PIANO ESA

DEL PROSSIMO FUTURO

C’È ANCHE L’INTENZIONE

DI COSTRUIRE A KOUROU UNA BASE PER

I MICROLANCIATORI.

Ci sono tante iniziative, sia negli Stati Uniti che in Europa. L’idea è di servire un mercato molto di nicchia, piccoli payload da 200 a 800 chilogrammi. Sono tutte startup, come ha fatto Elon Musk, che è partito con il piccolo Falcon 1, puntano a provare la capacità di lancio, ma il loro obiettivo è crescere.

CHE COSA POSSIAMO DIRE

DEI PROGETTI IN CORSO, I PICCOLI VETTORI THEMIS E CALLISTO?

Sarà parte delle discussioni che ci saranno tra Francia e Italia nei prossimi mesi, in modo da avere una politica comune. Callisto è condotto in nazionale dalla Francia, mentre Themis è un programma Esa già approvato in vista di un futuro lanciatore, dopo Ariane 6, con il recupero del primo stadio. Sono tecnologie che oggi stiamo seguendo con grande attenzione per essere competitivi con soluzioni nostre.

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