Bergamo Salute - 2024 - 77 - marzo/aprile

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77 numero

16

10 Neurologia

AFASIA: IL DISTURBO

DEL LINGUAGGIO

CHE CI RENDE “STRANIERI IN CASA”

28 Psicologia

AFFRONTARE L’ECO-ANSIA NELLA VITA QUOTIDIANA

32

Dolce attesa

DIVENTARE MAMMA DOPO I 35 ANNI

42 Fitness

IL PLOGGING FA BENE ALLA SALUTE E ALL’AMBIENTE

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 1 Anno 14 Marzo | Aprile 2024 Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG www.bgsalute.it
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smartphone www.bgsalute.it
Dal negozio di verdura al firmamento Michelin
Bruna Cerea
DirettorI Sanitari visibili sul sito www.dottluis.it

77 numero

) EDITORIALE

7 Benvenuta Primavera!

) SPECIALITÀ A-Z

6 Chirugia vascolare Stenosi carotidea. Sintomi conseguenze e possibili terapie

8 Gastroenterologia

Intestino sempre in fiamme?

10 Neurologia

Afasia, il disturbo del linguaggio che ci rende “stranieri in casa”

) PERSONAGGIO

16 Dal negozio di verdura al firmamento Michelin: 58 anni di storia di “Da Vittorio” e della famiglia Cerea

) IN SALUTE

22 Stili di vita

Impariamo a darci delle priorità

24 Alimentazione

Dieta chetogenica. Il trattamento dell’obesità in 12 settimane

26 Le virtù degli asparagi

) IN ARMONIA

28 Psicologia

Cambiamento climatico e salute mentale. A rontare l’eco-ansia nella vita quotidiana.

28 Coppia

Riconoscere la dipendenza a ettiva

Anno 14 Marzo | Aprile 2024

) IN FAMIGLIA

32 Dolce attesa

Diventare mamma dopo i 35

34 Bambini

Legami e amicizie tra grandi e piccini

36 Ragazzi

Educazione sessuale. I maschi sono i più impreparati

38 Anziani

Il verde che cura

) IN FORMA

40 Bellezza

Labbra e etto canotto? No grazie

42 Fitness

Il plogging fa bene alla salute e all’ambiente

) RICETTA

48 Flan di asparagi

) RUBRICHE

51 Animali

Il ruolo del veterinario nel rapporto tra animali e tutor

54 Guida esami

Prima visita ginecologica. Cosa aspettarsi?

) VIAGGI DELLA SALUTE

56 Garda, le terme fuoriporta

) DAL TERRITORIO

58 Farmacie

Depurazione epatica. Un sottovalutato rimedio a molteplici disturbi

60 News

64 Terzo settore

L’educazione come chiave del cambiamento

66 Il lato umano della medicina

Thomas, infermiere dall’India a Tavernola

68 Testimonianza

«La disabilità non mi ha fermato»

) STRUTTURE

72 Casa Mia Verdello

) PROFESSIONI SANITARIE

74 Piedi in salute. La figura chiave del podologo

) REALTÀ SALUTE

77 Tecno System

79 Associazione Narconon Il Falco A.P.S.

81 Centro Plurimed Isola Srl

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 3

Benvenuta primavera!

La primavera sta per fare il suo ingresso in scena, con la freschezza e quel rinnovato carico di vitalità che tanto aspettiamo. Mentre godiamo di questo regalo, ricordiamoci che - oggi più che mai - prenderci cura della Natura significa prenderci cura di noi stessi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte sottolineato come il cambiamento climatico rappresenti la più grande minaccia sanitaria per l’umanità. Il tempo atmosferico, l’inquinamento e la contaminazione da cibo ed acqua hanno un’influenza notevole sulla mortalità e sull’insorgere delle malattie. Ogni anno, 7 milioni di morti premature sono attribuibili soltanto all’inquinamento atmosferico. È proprio su questo - e su tante altre notizie legate al mondo della salute e del benessere - che vogliamo riflettere insieme in questo numero di Bergamo Salute.

Nell’intervista di copertina, una bergamasca doc come Bruna Cerea, cofondatrice del ristorante Da Vittorio di Brusaporto (BG) si racconta in una chiacchierata che mette a fuoco nella passione per il lavoro, la chiave di un successo internazionale. Sulla tavola di primavera non potranno mancare gli asparagi con le loro proprietà. Una delle cose più belle di questa stagione è la possibilità di fare sport all’aria aperta, man mano che le giornate si allungano e il nostro organismo si risveglia dal torpore invernale. Perché non cimentarsi in un’attività che ci consente di allenarci e pulire le nostre città, come il “plogging”? Come d’abitudine, non possiamo poi dimenticarci dei nostri anziani. Con l’arrivo della Primavera, possiamo aiutarli a vivere appieno questa stagione riprendendo anche con loro passeggiate e attività che li coinvolgano e li tengano attivi. E

per chi si avvicina alla “primavera della vita”, non sottovalutiamo l’importanza della prima visita ginecologica? Un momento importante per ogni donna, che dovrebbe essere vissuto con serenità e consapevolezza. È importante avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per sentirsi supportate e a rontare questo passaggio con tranquillità.

Che ognuno accolga la sua Primavera nel migliore dei modi, dunque, senza mai perdere di vista il benessere.

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EDITORIALE
Adriano Merigo

Stenosi carotidea: sintomi, conseguenze e possibili terapie

La stenosi carotidea è una malattia ostruttiva che colpisce il sistema vascolare cerebro-a erente. Questo, articolato in due arterie principali dette appunto carotidi (destra e sinistra), è responsabile dell’a usso di sangue al cervello.

Il sistema arterioso carotideo Attraverso le proprie ramificazioni, le carotidi hanno il compito di irrorare aree cerebrali e facciali. Poiché il cervello ha continuo e costante bisogno di sangue, se si verifica un impedimento al normale flusso ematico, si verificano gravi patologie cerebrali. Il sangue infatti, come sappiamo, trasporta ossigeno e sostanze necessarie al corretto funzionamento dei vari apparati del nostro organismo. La stenosi carotidea è appunto l’ostruzione di una delle carotidi e può portare a conseguenze anche molto gravi. Infatti, venendo a ridursi il calibro del vaso, il sangue che fluisce al suo interno diminuisce significativamente (meccanismo dell’ ipoa usso); o ancora, può staccarsi un frammento di placca che può incunearsi dentro un vaso terminale del cervello, dando luogo a un’ischemia (meccanismo embolico).

Le conseguenze della stenosi carotidea

La stenosi carotidea può portare un paziente a so erenze ischemiche classificate in base all’entità:

> ICTUS (infarto cerebrale irreversibile);

> TIA (attacco ischemico transitorio).

Nell’infarto cerebrale (ICTUS) le cellule nervose vanno in necrosi (morte cellulare), con conseguenze spesso gravi, finanche la morte del paziente. Addirittura, l’ictus oggi è la terza causa di decessi nel mondo occidentale. L’attacco ischemico transitorio (TIA), inve-

ce, è una condizione meno grave poiché appunto reversibile, anche se rappresenta un importante campanello d’allarme di un ictus imminente. Ha una durata relativamente breve – da pochi secondi ad alcuni minuti, fino ad un massimo di 24 ore – e non necessariamente conduce il paziente a conseguenze gravi anche se provoca sintomi caratteristici, quali:

> perdita momentanea della sensibilità;

> emiplegia (i.e. perdita del controllo degli arti superiori e/o inferiori, tipicamente a livello del lato opposto a quello della carotide ostruita);

> perdita momentanea della vista (amaurosi fugace);

> di coltà nell’eloquio (afasia e/o disartria);

> vertigini;

> vomito;

> perdita di conoscenza;

> paresi o emiparesi facciale

Le cause della stenosi carotidea La causa più frequente di stenosi carotidea è l’aterosclerosi, ovvero la degenerazione della parete dei vasi sanguigni per deposito di calcio, grassi e colesterolo; si formano in questo modo le cosiddette placche che impediscono appunto il

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∞ A CURA DEL DOTT. LEONINO ALESSIO LEONE DOTT. LEONINO ALESSIO LEONE Specialista in Chirurgia Vascolare
SPECIALITÀ
VASCOLARE
Dirigente medico presso la Divisione di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio (MI)
A-Z CHIRURGIA

normale flusso di sangue. Solitamente le placche vengono a formarsi nella zona della biforcazione carotidea, ovvero dove la carotide si ramifica in due sezioni: la carotide interna (che ha la funzione di portare sangue al cervello) e la carotide esterna (che trasporta il sangue agli organi facciali).

Perché avviene l’aterosclerosi?

I fattori di rischio cardiovascolare che favoriscono la formazione delle placche sono:

> ipertensione arteriosa;

> livelli alti di colesterolo;

> obesità;

> abuso di alcol e soprattutto di fumo;

> sedentarietà;

> diabete;

> età

La stenosi carotidea colpisce soprattutto il sesso maschile e si manifesta prevalentemente in un’età compresa tra i 65 e gli 85 anni.

La diagnosi di stenosi carotidea Gli esami diagnostici in grado di individuare una stenosi carotidea sono raccomandati sia a pazienti con sintomi in corso sia a soggetti che, a seguito di parere medico, vengano ritenuti “a rischio” di patologie a carico del sistema cardiovascolare. Gli esami possibili sono:

> EcoColorDoppler: un esame di fondamentale importanza nel

primo approccio e non invasivo, poiché si basa sul principio dell’ecografia sfruttando gli ultrasuoni;

> Angiografia Digitale: si avvale dell’iniezione di liquido di contrasto nel vaso da esplorare per mezzo di un catetere arterioso;

> Tomografia Assiale Computerizzata (AngioTC): si basa sulla scansione radiologica della regione carotidea per valutare la gravità della stenosi mediante l’utilizzo di liquido di contrasto;

> Risonanaza Magnetica (AngioRMN), alternativa all’AngioTC.

La terapia della stenosi carotidea La terapia farmacologica mira soprattutto a migliorare la salute generale del paziente riducendo spesso anche i sintomi. I farmaci che lo specialista può prescrivere sono:

> antiaggreganti piastrinici (per rallentare l’evoluzione delle placche);

> anticoagulanti (per fluidificare ulteriormente il sangue); > antiipertensivi;

> ipoglicemizzanti (per la cura del diabete);

> statine (per la cura degli alti livelli di colesterolo).

È fondamentale seguire uno stile di vita corretto e sottoporsi regolarmente a visite mediche di prevenzione, soprattutto quando si raggiunge l’età che viene definita “critica” per l’insorgenza di patologie a carico del sistema cardiovascolare (50 anni).

La cura farmacologica non cura però direttamente la stenosi

Un atteggiamento maggiormente interventistico si rende necessario quando la stenosi supera il 70% di ostruzione del vaso carotideo. Questo, anche se il paziente non presenta ancora sintomi neurologici. In caso di presenza di patologia critica, il Chirurgo Vascolare può ricorrere alla correzione endovascolare mediante angioplastica con palloncino e posizionamento di uno stent all’interno della carotide ostruita, o alla chirurgia tradizionale “open” mediante l’asportazione della placca (TEA carotidea).

Marzo/Aprile 2024
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Intestino sempre in fiamme?

∞ A CURA DI SARA CARRARA

Le malattie infiammatorie croniche intestinali causate da meccanismi immunitari - dalla colite ulcerosa al morbo di Crohn - sono in crescita nel mondo occidentale, in prevalenza tra i giovani. Scopriamo di più, col dott. Valeriano Castagna, gastroenterologo e specialista in queste patologie.

DOTT. CASTAGNA, QUALI SONO

LE MALATTIE DEFINITE “INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI”?

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI o IBD, nell’acronimo inglese) sono malattie croniche immunomediate, caratterizzate da infiammazione dell’apparato gastrointestinale. Malattia di Crohn (MdC) e colite ulcerosa (CU) sono i due tipi principali.

QUAL È L’INCIDENZA

DI QUESTE MALATTIE?

CHI NE VIENE COLPITO?

Le IBD sono malattie di lunga durata, che si manifestano precocemente in entrambi i sessi. Incidenza (nuovi casi annui) e prevalenza (i casi totali) sono aumentate notevolmente nella seconda metà del XX secolo, e dall’inizio del XXI le IBD sono state considerate tra le malattie gastrointestinali più

di use nel mondo occidentale, con un’incidenza in costante crescita anche nei paesi di nuova industrializzazione. La maggior prevalenza si registra in Europa e nel Nord America (505 casi ogni 100.000 persone per la CU in Norvegia; 322 casi ogni 100.000 persone per la MdC in Germania). In Italia, pur mancando un registro per patologia, la stima è di 250.000 mila pazienti a etti da IBD (60% con CU e un 40% con MdC), con incidenza di 6-8 nuovi casi per 100.000 abitanti, in prevalenza giovani adulti (ma esistono casi anche tra bambini e anziani).

QUALI SONO

LE PRINCIPALI CAUSE

E I FATTORI DI RISCHIO?

Sebbene le cause precise delle IBD siano ancora ignote, si ipotizza che morbo di Crohn e colite ulcerosa possano svilupparsi in persone con particolare predisposizione genetica, esposte a determinati fattori ambientali (dieta, fumo, stress ecc.), con un microbiota intestinale alterato (disbiosi) e una risposta immunitaria disfunzionale.

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A-Z GASTROENTEROLOGIA
SPECIALITÀ

COME SI MANIFESTANO

QUESTE MALATTIE CRONICHE?

La malattia di Crohn solitamente coinvolge l’ileo terminale, cieco, l’area perianale e il colon, ma può colpire qualsiasi regione dell’intestino in modo discontinuo. Al contrario, la colite ulcerosa coinvolge il retto e può colpire parte del colon o l’intero viscere in modo continuo. La MdC mostra all’istologia un ispessimento della parete intestinale, con infiammazione a tutto spessore, ulcerazioni e fistole, mentre l’infiammazione nella colite ulcerosa è limitata a mucosa e sottomucosa. La colite ulcerosa può essere classificata, in base all’estensione, in proctite (limitata al retto), colite sinistra e colite estesa. La proctite colpisce il 30-60% dei pazienti e i sintomi comprendono sanguinamento rettale, tenesmo (contrazione spasmodica del retto) e urgenza defecatoria. La colite sinistra (16-45% dei pazienti) presenta sintomi di proctite, oltre a diarrea e crampi addominali. La forma più grave, detta colite estesa o pancolite (15-35% dei pazienti), si manifesta con i sintomi della colite sinistra, a aticamento e febbre. I pazienti con Morbo di Crohn presentano sintomi che includono dolore addominale, febbre e segni clinici di ostruzione intestinale o diarrea con passaggio di sangue o muco. Oltre ai sintomi gastrointestinali, il 25-40% dei pazienti con IBD può esprimere manifestazioni extraintestinali, che colpiscono principalmente articolazioni (artrite periferica, principal-

mente delle grandi articolazioni, e artropatia assiale, che provoca dolore lombo-sacrale), pelle (eritema nodoso, pioderma gangrenoso e ulcere aftose), fegato (colangite sclerosante primitiva) e occhi (episclerite, uveite).

COME SI ARRIVA ALLA DIAGNOSI?

Il metodo più e cace per la diagnosi è una colonscopia, con biopsie dell’area interessata. Questa metodica di erenzia accuratamente CU da MdC e viene utilizzata anche per monitorare la gravità della malattia. L’imaging ecografico (studio delle anse intestinali) e radiologico (TAC, RMN) gioca un ruolo importante nella diagnosi precoce delle IBD. Può fornire evidenza di alterazioni intestinali in pazienti con sospetta IBD, in particolare MdC, precisandone la distribuzione lungo il tratto gastrointestinale. Attività di malattia e risposta alle terapie possono essere verificate anche tramite biomarcatori, quali la proteina C-reattiva (CPR), la velocità di eritrosedimentazione (VES) e la calprotectina fecale (CPF).

QUAL È IL TRATTAMENTO CHE

PUÒ ALLEVIARE I DISAGI?

La terapia farmacologica varia in base alla gravità va dai salicilati (mesalazina, salazopirina), ai cortisonici sistemici e a bassa biodisponibilità, dagli immunosoppressori (tiopurine, metotrexate), ai farmaci biotecnologici come gli anticorpi monoclonali (an-

DOTT. VALERIANO CASTAGNA

Gastroenterologo specialista in malattie infiammatorie croniche intestinali

Humanitas Gavazzeni, Bergamo

ti-TNF alfa, anti α4/ß7 integrina, anti-interleuchina 12 e/o 23), le cosiddette piccole molecole (anti-JAK come tofacitinib, filgotinib, upadacitinib), mediamente con buona risposta. Il rischio di dovere essere sottoposti a chirurgia è tuttavia ancora elevato: si stima che, a dieci anni dalla diagnosi, circa il 40% dei pazienti con Morbo di Crohn vada incontro a un intervento di resezione intestinale e circa il 20% dei pazienti a etti da pancolite ulcerosa a procolectomia restaurativa (asportazione del colon e costruzione di una “pouch”, sorta di neo-retto realizzato con l’intestino tenue). Un ruolo sempre più importante sta assumendo la nutrizione poiché molti pazienti presentano deficit nutrizionali, che possono essere corretti mediante l’impiego di preparazioni ad hoc.

Afasia, il disturbo del linguaggio che ci rende “stranieri in casa”
∞ A CURA DELLA DOTT. SSA MARIA SIMONETTA SPADA

La perdita parziale o completa della capacità di esprimersi o comprendere parole scritte o ascoltate colpisce ogni anno due persone su mille.

L’afasia è un disturbo acquisito del linguaggio conseguente a un danno cerebrale e può sconvolgere ogni aspetto della nostra vita. Il danno cerebrale responsabile dell’afasia è tipicamente a carico di aree localizzate nell’emisfero sinistro. Può essere legato a una lesione focale, come nel caso di patologie cerebrovascolari (es., ictus), tumori o traumi cranici, oppure il disturbo afasico può essere conseguenza di patologie degenerative.

COME SI MANIFESTA L’AFASIA

Il sistema linguistico è un sistema cognitivo complesso che richiede

l’interazione tra diverse aree cerebrali; pertanto, le manifestazioni cliniche dell’afasia possono essere molteplici e avere caratteristiche diverse tra loro. Il disturbo afasico può comprendere sia di coltà delle capacità espressive (produzione di parole), sia ricettive (comprensione di parole). Spesso, ai disturbi del linguaggio orale, si associano disturbi a carico del linguaggio scritto (lettura e scrittura). Nei pazienti con lesione focale, il decorso della patologia è caratterizzato da un iniziale recupero spontaneo delle di coltà di linguaggio, a cui è necessario a ancare trattamenti riabilitativi

Ha colpito anche Bruce Willis

A marzo 2022, l’attore americano Bruce Willis ha ricevuto una diagnosi di afasia che lo ha spinto a lasciare le scene per curarsi. Da allora, purtroppo, per una combinazione di fattori, le sue condizioni sono progressivamente peggiorate, fino ad arrivare alla diagnosi di demenza frontotemporale.

specifici e prolungati nel tempo. Il recupero spontaneo è massimo nei primi tre mesi dopo l’evento acuto. Superata la fase acuta, il riapprendimento dei processi linguistici è lento e dipende da variabili biologiche (età, estensione e tipologia della lesione, patologie concomitanti), personali (stato emotivo, motivazione) e di contesto familiare.

UNA SENSAZIONE DI “ESTRANEITÀ”

La sensazione che avverte una persona quando diventa afasica è quella di sentirsi improvvisamente “straniera” nell’ambiente in cui ha vissuto fino a quel momento, apparendo tale anche ai suoi familiari, che tutto d’un tratto non riescono a comunicare con lei, non riescono più a comprenderla. Il paziente a etto da afasia nelle forme espressive più gravi può infatti produrre solo parole o frammenti sillabici stereotipati: sa ciò che vuole dire, ma non riesce a esprimerlo in modo comprensibile per chi ascolta. A volte, può utilizzare

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SPECIALITÀ A-Z NEUROLOGIA

una parola al posto di un’altra o distorcere le parole (gergo neologistico). Improvvisamente, quindi, i suoi cari lo sentono parlare con una lingua “inventata” e per tutti incomprensibile. Nelle forme più lievi, la persona fatica nella costruzione e nella comprensione di

frasi complete e complesse - ad esempio se troppo lunghe o slegate dal contesto - e ha bisogno di molto più tempo per programmare ed esprimere il messaggio. Nei casi più gravi, invece, le di coltà di comprensione gli impediscono di capire anche singole parole; in alcuni casi, il paziente può non essere consapevole delle proprie di coltà di linguaggio (anosognosia). Come si può quindi immaginare, l’impatto psicologico dell’afasia è notevole sia sul paziente, abituato a vivere una vita del tutto normale fino a prima dell’evento della malattia, sia sul nucleo familiare di appartenenza. Il paziente e i suoi cari sono spesso costretti a ricostruire una condizione di vita ex-novo, visto che ciò che era scontato ora non lo è più.

DOTT. SSA MARIA SIMONETTA SPADA

Direttore della Psicologia

ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo

I CAMBIAMENTI IDENTITARI

Il paziente si confronta con importanti cambiamenti identitari a differenti livelli. Sul piano personale, sperimentando una discontinuità rispetto al proprio Sé, costretto a confrontarsi con nuovi aspetti

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SPECIALITÀ A-Z NEUROLOGIA

della propria persona, spesso caratterizzati da perdite e limitazioni di cili da accettare. Inoltre, sul piano familiare si modificano i ruoli (coniugale, genitoriale, ecc.) e gli equilibri premorbosi con conseguenti incomprensioni, conflitti che possono anche rimettere in discussione legami fino a quel momento solidi. Il limite comunicativo impatta anche sulla sfera sociale, dove si assiste spesso a una riduzione delle relazioni che caratterizzano la vita precedente del paziente e della famiglia. È importante o rire a questi soggetti e

alle loro famiglie una presa in carico tempestiva e duratura nel tempo, in un’ottica di continuità terapeutica. In particolare, il paziente deve essere valutato già a partire della fase acuta per un’intercettazione tempestiva del disturbo e, successivamente, sottoposto a un esame neuropsicologico del linguaggio volto a determinare le specifiche di coltà linguistiche, misurarne la gravità e le caratteristiche sottostanti, nonché l’impatto sulle capacità comunicative. I risultati della valutazione sono indispensabili all’impostazione del trattamento riabilitativo logopedico individualizzato. Inoltre, sul versante psicologico, dato l’impatto emotivo rilevante non solo sulla persona che ne è colpita, ma anche sul sistema familiare, o re la possibilità di attivare un percorso di supporto psicologico finalizzato a favorire l’elaborazione dei significati emotivi, a ettivi e relazionali connessi al cambiamento con il quale i familiari si trovano a dover imparare a convivere.

UN TEAM MULTIDISCIPLINARE PER LA CURA

La cura dell’afasia richiede l’intervento di un team multidisciplinare. L’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo opera attraverso una presa in carico tempestiva del paziente con afasia, mettendo in campo competenze specifiche veicolate da un lavoro di squadra che, in questo caso, vede particolarmente coinvolte la Neurologia, la Riabilitazione Specialistica e la Psicologia.

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pelviche
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11 -
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Dal negozio di verdura al firmamento Michelin: 58

anni di storia di “Da Vittorio”

e della famiglia Cerea

«Ho imparato a cucinare per amor di famiglia, non avevo la passione per i fornelli, ma da quando abbiamo rilevato un ristorante fallito, tutto è cambiato…». Bruna Cerea, cofondatrice dello storico rinomato locale che oggi ha sede a Brusaporto, racconta le tappe di un successo straordinario.

Sig.ra Bruna, da “matriarca” del rinomato ristorante

“Da Vittorio” di Brusaporto (BG) - tre stelle Michelinha sempre avuto passione per la cucina o ci è arrivata con il tempo?

Fino ai vent’anni non mi sono mai

interessata alla cucina, ma quando, nel 1963, mi sono sposata con Vittorio (fondatore dell’omonimo ristorante, nda), è diventata una necessità. In quel periodo, mio marito gestiva il Ca è Orobica in Viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo, vicino all’Hotel Cappello

D’Oro, insieme ai suoi tre fratelli, sua sorella e sua madre, e io avevo il “compito” di portare loro qualcosa da mangiare durante le pause. Nel frattempo, gestivo e lavoravo in un negozio di frutta e verdura nelle vicinanze, ma cucinare era tutta un’altra cosa! Col passare del

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PERSONAGGIO BRUNA CEREA
Ristorante Da Vittorio © Fabrizio Donati
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PERSONAGGIO BRUNA CEREA

tempo, questa routine è diventata un po’ stretta per tutti, ma poi è arrivata la svolta fortunata.

È questo il momento in cui è nato “Da Vittorio”?

Ebbene sì, nel 1966 il Ristorante Roma – che si trovava di fronte al bar di mio marito – è purtroppo fallito e noi abbiamo deciso di rilevarlo. Una scelta forse improvvisa, ma con il senno di poi posso dire che ci ha portato molta fortuna. Il locale era nel pieno centro

di Bergamo ed era circondato da diversi ristoranti molto più grossi, ma con il tempo siamo riusciti a trovare la nostra “cifra” e a fare la di erenza, sviluppando la nostra proposta intorno a una pietanza che in città non era così di usa: il pesce. Mio marito scherzava sempre: se non fossimo riusciti a gestire il ristorante, avremmo aperto un bar con biliardo!

Dagli inizi alla prima stella Michelin ricevuta nel 1978.

Qual è stato il percorso?

Ai tempi non esistevano scuole per diventare cuochi, programmi televisivi o libri che potevano insegnarci la professione. Abbiamo iniziato con poco, ma mio marito aveva fatto diverse stagioni in Svizzera lavorando nei ristoranti e sapeva come destreggiarsi tra i fornelli.

Forse, il segreto del nostro successo è stata proprio la semplicità. Ormai sono passati ben 58 anni da quando abbiamo avviato l’attività

Da Vittorio © Fabrizio Donati Da Vittorio © Fabrizio Donati

– 40 dei quali passati a Bergamo e gli ultimi 18 nella nuova location di Brusaporto – e il successo è stato sempre un crescendo. La stella Michelin arrivata nel 1978 è arrivata in modo totalmente inaspettato, ma non ha fatto altro che confermarci che eravamo sulla giusta strada (nb. oggi le stelle Michelin del ristorante sono tre).

I vostri figli Enrico e Roberto, che oggi sono entrambi chef, si sono avvicinati naturalmente alla cucina?

Chicco e Bobo, a 5 e 11 anni, hanno iniziato subito a lavorare con noi al ristorante, uno in cucina e uno in sala. Entrambi hanno mantenuto vivi la passione e il talento per la cucina che hanno dimostrato negli

anni e oggi sono rispettivamente entrambi Executive Chef e Chef della struttura. Invece Rossella, una delle mie due figlie femmine, ha iniziato come guardarobiera e oggi è responsabile dell’ospitalità. Tutti i miei figli hanno studiato, hanno fatto il liceo, ma poi la vocazione per la cucina ha prevalso (la sig.ra Bruna ha altri due figli: Francesco

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che è responsabile della ristorazione esterna e si occupa delle pubbliche relazioni, dello sviluppo, del coordinamento e della supervisione di tutti gli eventi al di fuori di Da Vittorio, e Barbara, che dirige la pasticceria Cavour 1880 in Città Alta ed è coinvolta nel coordinamento delle attività di charity).

Nel vostro ristorante, com’è avvenuto il passaggio dalla cucina più tradizionale a quella odierna?

È stata un’evoluzione naturale. L’inventiva iniziale di mio marito ha dato il “la” alla proposta gastronomica che abbiamo inserito nel ristorante ma gli ormai 58 anni di attività ci hanno insegnato a capire i gusti dei nostri clienti e ascoltare le loro richieste.

Anche se le ricette più innovative vengono molto apprezzate, ancora oggi i nostri piatti forti sono quelli tradizionali: paccheri ai tre pomodori, moscardini con la polenta, orecchia di elefante e spaghetti al cartoccio. Pensi che “per stare al passo con i tempi” avevamo provato a toglierli dal menu, ma le numerose richieste

ci hanno spinto a rimetterli nella carta. Insomma, nessuno può fare a meno della scarpetta dopo aver gustato i Paccheri!

Alla luce del successo raggiunto nel tempo dalla famiglia e dal ristorante, si è fatta un’idea di quale possa essere stato il segreto?

Direi la forza della famiglia e dello stare insieme. Abbiamo sempre tenuto tutto in famiglia, prima con l’intuizione di mio marito Vittorio e poi con l’evoluzione compiuta dai miei figli che hanno saputo mantenere viva la tradizione, pur aggiungendo elementi di innovazione e modernità. Vediamo se anche la terza generazione seguirà le nostre orme! Molti dei miei nipoti sono all’estero a studiare o lavorare, non è detto che vorranno intraprendere la nostra stessa strada, ma è giusto che seguano le loro passioni.

Ad oggi lei cucina ancora per la sua famiglia?

Qual è il suo piatto forte? Prima del Covid sì, cucinavo molto, anche perché i ritmi lavorativi

dei miei figli erano più tranquilli e gli impegni erano più distribuiti durante la settimana. Infatti, il mercoledì e la domenica sera avevamo l’abitudine di riunirci e cenare tutti insieme, parlo di 16/18 persone. I miei piatti forti erano gli arrosti, un buon coniglio con la polenta e una torta al cioccolato da fine del mondo!

Complice anche il fatto che, negli ultimi anni, i miei figli hanno avuto l’opportunità di ampliare il business all’estero, aprendo diversi ristoranti in location di prestigio come St. Moritz e Shanghai, e avviare un servizio di ristorazione esterna (catering), perciò la quantità di tempo trascorsa insieme non è più, purtroppo, quella di una volta.

Qual è il suo approccio alla cucina, in termini di salute e benessere?

Sto per compiere 83 anni (il 16 marzo, nda) e sto benissimo! La mia ricetta per uno stile di vita sano è semplice: mangiare con moderazione, scegliere ingredienti di qualità e godersi ogni pasto con gratitudine.

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Famiglia Cerea © Fabrizio Donati
PERSONAGGIO BRUNA CEREA
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Impariamo a

darci

delle priorità

Guadagnare per tempo e ragionare per obiettivi, per mettere a fuoco le cose importanti

∞ A CURA DI ALESSANDRO FORTIS

Tra il mare magnum di attività che ogni giorno ci sommergono, sapersi organizzare per fare ciò che conta davvero è più che importante. Essendo le giornate composte da un numero invariabile di ore, dovremmo imparare a “generare” del nuovo tempo da quello già disponibile. Con questa a ermazione mi riferisco a un’abilità con cui mi trovo spesso a lavorare, in supporto a manager di grandi aziende: la capacità di definire e darsi delle priorità. In questo senso è, come spesso accade, molto utile partire dall’etimologia stessa della parola.

Cosa sono le priorità

La parola priorità è un sostantivo femminile invariabile, ovvero uno di quelli che mantiene la forma singolare anche al plurale. Questo già dovrebbe darci ragione del fatto che non tutto è una priorità, ma che anzi poche – se non solo una cosa – lo sono. Mi piace pensare alla nostra, o alle nostre, priorità come ciò che è per noi, o per il nostro team di lavoro, davvero importante. La parola importante deriva, invece, dal latino e significa “portare dentro”.

È perciò riferita a quello che abbiamo nel cuore e che, di conseguenza, riveste per noi un aspetto rilevante, a tratti quasi sacro.

Definire una scala di importanza Conosco molti modelli utili alla capacità di definire delle priorità, dal principio di Pareto alla matrice di Covey. Il principio di Pareto fu sviluppato nel 1896 da Vilfredo Pareto, un economista italiano che osservò come il 20% delle cause produce l’80% dei risultati, e viceversa. Osservò tale rapporto in diversi campi d’indagine, moti -

vo per il quale iniziò ad applicarlo anche a scopi professionali: si tratta di identificare quel 20% di attività più ad alto impatto (per benessere, produttività, sviluppo delle relazioni e quant’altro) e applicare a esse i nostri maggiori sforzi, puntando all’80% dei risultati. Facciamo un esempio: per un libero professionista, i piccoli investimenti di tempo usati per promuovere la sua attività sui social network potrebbero essere quelli capaci di portargli la maggior parte dei clienti. A questo punto sarà necessario comprendere quanto sia importante non sottrarsi a tale attività, ma al contrario dedicargli sempre più tempo. La matrice di Covey è, invece, uno strumento di gestione delle attività che aiuta ad organizzarsi e, al contempo, ad assegnare alle nostre attività la giusta priorità in base all’urgenza e all’importanza. Le attività urgenti sono quelle legate alla dimensione temporale, mentre quelle importanti a quella più strategica. La matrice è composta da quattro quadranti, ciascuno con le sue caratteristiche, all’interno dei quali andrebbero inscritti specifici compiti. Nella

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ALESSANDRO FORTIS Formatore soft skill e coach Bergamo
IN SALUTE STILI DI VITA

sezione “importante-urgente” si troveranno le attività non solo strategiche, ma anche da svolgere subito, motivo per il quale viene chiamato “quadrante della crisi”. Più attività dovrebbero stare invece nel quadrante “importante-non urgente”, mentre pochissime in quello “non importante-non urgente”.

Il “metodo delle priorità” Esiste poi un’ulteriore tecnica: il “Metodo delle priorità” elaborato dalla life coach Lily Silverton. Lo scopo di tale approccio è quello di liberarci parzialmente da alcune influenze del mondo esterno, qualunque esse siano, per cercare di orientarci a noi stessi e ai nostri desideri più personali. Il metodo

consiste anzitutto nel trovare il proprio perché, ovvero il motivo per cui facciamo le cose. Le domande che dovremo porci sono: “Cosa mi rende felice? Quale scopo è per me importante? ”. In seconda istanza dovremo comprendere se tali perché, capaci di illustrarci il senso più profondo del nostro essere e del nostro fare, corrispondono con il lavoro che svolgiamo o con le attività in generale a cui dedichiamo più tempo. Se così non fosse, il compito sarà quello di ridefinire, di volta in volta, il tempo allocato nelle specifiche attività, che siano lavorative o personali, al fine di avvicinarci il più possibile a ciò che ci permette di stare bene. Lily Silverton ha divulgato questo suo

metodo anche in un libro, The Priorities Method Journal, ricco anche di esercizi e compiti quotidiani, capace di guidarci passo dopo passo in quest’avventura di crescita e benessere personale.

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Dieta chetogenica: il

trattamento dell’obesità in 12 settimane

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

Tutto quello che c’è da sapere sulla terapia KeNuT, con uno schema nutrizionale antinfiammatorio per la cura di pazienti in sovrappeso. Come funziona? E come renderla sicura?

Ne parliamo con la dottoressa Cristina Robba nefrologa e nutrizionista.

Che cosa è la dieta chetogenica?

KeNuT, acronimo inglese di Ketogenic Nutritional Therapy, è un termine utilizzato per definire le diete chetogeniche, ovvero quelle terapie dietetiche nelle quali l’apporto di carboidrati non supera i 30-50 grammi al giorno e l’apporto calorico è fornito da proteine ad alto valore biologico e da un ridotto, ma indispensabile, apporto di grassi. Fino a qui, nulla di nuovo. A gennaio, però, un gruppo di ricercatori ha pubblicato sul prestigioso Journal of Endocrinological Investigation un articolo per puntualizzare le indicazioni alla prescrizione di questa dieta, oltre che per riassumerne e spiegarne il meccanismo d’azione.

Come funziona, quindi, nello specifico?

Quando l’apporto di carboidrati è drasticamente ridotto nell’alimentazione, il nostro organismo è in grado di produrre glucosio a partire da proteine, grassi, tramite

due processi chiamati glicolisi e gluconeogenesi, ai quali seguono cambiamenti ormonali che fanno rilasciare acidi grassi dal tessuto adiposo. Questi acidi grassi vengono poi trasformati dal fegato in corpi chetonici, che diventano così una vera e propria fonte energetica per l’organismo, in quanto i nostri muscoli, il cuore e il cervello sono in grado di utilizzarli come un ottimo carburante.

Si tratta di una dieta sicura?

La chetosi è fisiologica in molti momenti della nostra vita. Nel caso specifico della KeNuT si tratta di una chetosi nutrizionale o terapeutica, nulla che assomigli alla chetoacidosi del diabete. Infatti, durante l’utilizzo di una dieta chetogenica i valori di glicemia restano sempre nei limiti di norma, così come il pH del sangue. I pazienti che possono beneficiare di una terapia dietetica chetogenica sono pazienti obesi o in sovrappeso con comorbidità, come il diabete non insulino dipendente, o sovrappeso associato a obesità viscerale (con abbondanza di grasso nell’addome) ma, soprattutto, è indicata in donne a ette da policistosi ova-

rica e recentemente è stata indicata anche nel trattamento della psoriasi. Si tratta di uno schema nutrizionale antinfiammatorio. Quali sono state le indicazioni dei ricercatori sulle modalità dei pasti da e ettuare?

Nel lavoro pubblicato è stato ribadito che le diete KeNuT, per essere sicure, devono essere e ettuate con quelli che sono chiamati meal replacement, ossia pasti precostituiti con adeguato apporto di proteine ad alto valore biologico, pochi carboidrati e pochi grassi. L’utilizzo dei pasti sostitutivi si è dimostrato vincente rispetto alla sola eliminazione dei carboidrati e all’apporto di proteine, sia in termini di perdita di peso, sia per evitare la resistenza alla perdita di peso, ma soprattutto per garantire l’apporto corretto di micro e macronutrienti. Non solo, i ricercatori hanno evidenziato che i pazienti che utilizzano i pasti precostituiti hanno un microbiota intestinale più sano rispetto a coloro che utilizzano proteine animali. Inoltre, i prodotti confezionati in singole dosi non ammettono errori nel conteggio dei corretti apporti di carboidrati e diminuiscono alcuni stimoli sen-

24 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
IN SALUTE ALIMENTAZIONE

soriali collegati al pasto, permettendo un miglior controllo delle calorie introdotte, senza fatica e con un’ottima riduzione del senso di fame. Il paziente che ha indicazione a e ettuare questa terapia nutrizionale utilizzerà i pasti precostituiti, 4 o 5 al giorno a seconda di quanto indicato dal medico specialista, accompagnati da due abbondanti porzioni di verdura e abbondante apporto idrico. Dopo qualche settimana di dieta con i meal replacement, si riprende l’introduzione di prodotti freschi ai pasti principali, che saranno composti da proteine animali con verdure. Ottenuto l’80% della perdita desiderata, si inizia la graduale reintroduzione di carboidrati, che dovranno essere assolutamente a basso indice glicemico.

Qual è la durata media di una dieta di questo tipo?

Generalmente tra le 8 e le 12

settimane, tuttavia la durata può essere maggiore se lo specialista lo consente. Si tratta, infatti, di una dieta alla quale sottoporsi dopo visita medica specialistica, l’esecuzione di esami del sangue o altri accertamenti prescritti. Nonostante le conclusioni del lavoro scientifico che esprimono il massimo consenso di come queste diete siano sicure ed e caci, si tratta comunque di una terapia nutrizionale, e l’indicazione al suo utilizzo deve essere e ettuata da uno specialista. Vi sono infatti controindicazioni assolute, come ad esempio il diabete tipo 1 (insulino dipendente) o l’insu cienza renale o l’utilizzo di alcuni farmaci.

Cosa a ancare alla terapia nutrizionale?

Riassumendo, possiamo definire le KeNuT con i pasti precostituiti una opportunità terapeutica per un gruppo di pazienti con sovrap -

DOTT. SSA CRISTINA ROBBA

Specialista in Nefrologia, Responsabile dell’ambulatorio di Nutrizione Clinica

Policlinico San Marco, Zingonia (BG), Smart Clinic Le Due torri, Stezzano (Bg)

peso ed obesità, ma è corretto anche ribadire che oltre alla dieta è indispensabile e ettuare un vero e proprio cambio di stile di vita, prevedendo anche l’associazione alla dieta di una adeguata attività fisica, da sempre cardine di una vita più salutare.

Le virtù degli asparagi

Gustosi protagonisti della tavola di primavera, i teneri “germogli” sono poveri di calorie ma ricchi di antiossidanti e proprietà nutrizionali

Gli asparagi ( Asparagus o cinalis) sono ortaggi appartenenti alla famiglia delle Asparagaceae. La specie ha origine nell’est del bacino del Mediterraneo e nell’Asia Minore. Ciò di cui ci cibiamo sono i germogli sotterranei che nascono dalle radici (turioni), di colore verde se coltivati in superficie con presenza di luce, oppure bianco, se crescono sottoterra in assenza di esposizione ai raggi solari. Sono coltivati a livello commerciale in Europa, Cina, Perù, Australia e Stati Uniti e l’Italia, attualmente, è uno dei maggiori produttori a livello europeo. Nel nostro Paese, tra le varietà più conosciute vi sono quella verde di Altedo e quella bianca di Bassano, ma se ne possono trovare anche di colore rosa (di Mezzago) o violetto (di Albenga). Inoltre, nel nostro territorio troviamo sia l’asparago coltivato ( Asparagus o cinalis) sia l’asparago selvatico ( Asparagus acutifolius), anche detto asparagina, che cresce spontaneamente in aree di campagna, pascoli e boschi (la raccolta è vietata in molte regioni, ma si possono ac-

Humanitas Gavazzeni, Bergamo Studio medico, Trescore Balneario FIOS MED, Osio Sotto Dietetica su Misura, Treviglio

quistare anche i turioni della specie selvatica, oggi coltivati). Il periodo migliore per gustarli è la primavera, quando sono di stagione, teneri, appena spuntano da terra.

Le virtù di questo vegetale

Gli asparagi vantano ottime proprietà nutrizionali, sia per quanto riguarda il germoglio commestibile, sia le radici della pianta (in decotto). Come la maggior parte

dei vegetali, sono ricchi di acqua e di fibre e poveri di calorie. Contengono poche proteine, pochi glucidi e i grassi sono quasi assenti. La ricchezza in fibra promuove il regolare funzionamento dell’intestino, aiutando quindi a contrastare la stipsi, e riduce il rischio di tumori al colon. Inoltre, le fibre aiutano anche a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue. Gli asparagi rappresentano un ottimo alimento contro la ritenzione idrica, stimolando la diuresi. Sono ricchi di antiossidanti che aiutano a ridurre il rischio di sviluppare varie patologie, tra cui tumori, grazie alla loro capacità di neutralizzare i radicali liberi, molecole che possono danneggiare la struttura delle nostre cellule. Sono una fonte di carotenoidi, in grado di favorire l’assimilazione della vitamina A, un nutriente imprescindibile per la cura della pelle e la prevenzione dell’invecchiamento. Contengono inoltre vitamine del gruppo B, che favoriscono un buon funzionamento del metabolismo, e in particolare l’acido folico, che

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∞ A CURA DI FEDERICA BELOTTI DOTT. SSA FEDERICA BELOTTI Dietista
IN SALUTE ALIMENT0

aiuta a prevenire le malformazioni del sistema nervoso durante la gravidanza. Altri componenti importanti sono la vitamina C e la vitamina E, che ra orzano le difese immunitarie; la vitamina K, essenziale per la coagulazione del sangue e per la salute delle ossa, insieme al fosforo e al calcio; il potassio, alleato della salute cardiovascolare; il ferro e il rame, essenziali per la sintesi dei globuli rossi. Alcuni componenti dell’asparago (metaboliti derivati dalla scomposizione dell’acido asparagusico) sono espulsi tramite l’urina conferendole un odore piuttosto intenso, anche se non tutti lo percepiscono allo stesso modo. Una sola controindicazione: gli asparagi sono sconsigliati in caso di iperuricemia (o gotta) a causa dell’elevata concentrazione di purine, dalla cui degradazione viene prodotto acido urico.

Consigli per l’acquisto e per il consumo

Si consiglia di acquistare asparagi freschi, reperibili solo in primavera, per avere un prodotto migliore dal punto di vista organolettico. Gli asparagi più sottili possiedono un rapporto tra parte edibile e corteccia abbastanza sfavorevole, mentre quelli più grossi contengono una polpa quantitativamente maggiore. È anche vero che, come succede per molti altri ortaggi, gli asparagi più piccoli sono caratterizzati da un gusto e un aroma migliori. Sarà il consumatore, in base alle necessità in cucina, a preferire le varietà più sottili o quelle più grosse. Consumare gli asparagi crudi (sempre ben lavati e privati degli ultimi centimetri di gambo) permette di beneficiare di tutte le loro proprietà, magari inserendoli in un’insalata. Anche la cottura al vapore permette di

Tabella nutrizionale (100 g)

Energia 20 kcal

Lipidi 0,12 g

Carboidrati 3,88 g

Proteine 2,2 g

Fibra 2,1 g .

preservare tutti i valori nutrizionali, così come saltarli in padella con un filo di olio extravergine di oliva. Per ottenere una cottura uniforme, si consiglia di separare le cime dai gambi poiché la cottura della parte più tenera richiede meno tempo rispetto a quella dei gambi più duri. Gli asparagi si possono utilizzare per tantissime preparazioni: risotti, pastasciutte, vellutate, contorni a vari secondi piatti, frittate e molto altro.

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0-6 anni 6-12 anni 12-18 anni 18+ anni

Cambiamento climatico e salute mentale: a rontare l’eco-ansia nella vita quotidiana

Negli ultimi decenni si sente sempre più spesso parlare di cambiamento climatico inteso come una trasformazione delle condizioni climatiche direttamente o indirettamente riconducibile all’attività umana. Tutto ciò ha un forte impatto sul pianeta: avanzando in questa direzione si stima che alcune regioni della Terra potrebbero diventare ben presto inabitabili, causando fenomeni di emergenza sempre più frequenti e di portata sempre più elevata. La comunità scientifica e i mezzi di comunicazione sono impegnati nel sensibilizzare il senso comune su tali tematiche.

Cambiamento climatico e salute mentale: quale rapporto Oltre alle conseguenze ambientali, non è da trascurare l’impatto sulla salute mentale degli individui che ha portato alla comparsa del termine eco-ansia, coniato dal Professor Albrecht Glenn e definito come “la sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza siano in procinto di crollare”. Nel 2017 l’American Psychological Association (APA) ha definito il termine eco-ansia come una paura cronica del destino ambientale del pianeta. Sebbene non sia ancora considerata come una condizione medico-psicologica, questa viene spesso ricondotta al disturbo d’an-

sia generalizzato con particolare riferimento a fattori di stress legati alle condizioni ambientali.

I sintomi più comuni

Nonostante la sintomatologia si manifesti in maniera soggettiva, questi sono alcuni dei sintomi più comuni:

> preoccupazione incessante: le persone possono sperimentare una costante preoccupazione riguardo i problemi ambientali (riscaldamento globale, perdita di biodiversità, inquinamento, ecc.);

> senso di impotenza: la consapevolezza dei problemi ambientali può generare un senso di impotenza e frustrazione. La sensazione che le azioni individuali possano avere un impatto limitato sul cambiamento può contribuire all’aumento di stress;

> angoscia per il futuro: la prospettiva di un futuro in cui gli impatti ambientali peggiorano può causare ansia riguardo al proprio destino e a quello delle generazioni future;

> sentimento di colpa: alcune persone possono provare sentimenti di colpa legati alle proprie azioni quotidiane che potrebbero contribuire al degrado ambientale, anche se in modo indiretto;

> disturbi del sonno e dell’appetito: lo stato d’ansia può compromettere la qualità del sonno e/o alterare l’appetito;

> sintomi fisici: l’eco-ansia può portare alla comparsa di sintomi fisici come mal di testa, tensione muscolare, disturbi gastrointestinali o altri sintomi correlati allo stress;

> isolamento sociale: alcune persone potrebbero sentire il bisogno di isolarsi a causa dell’ansia inerente alle questioni ambientali. La di coltà nel condividere questi timori con gli altri può contribuire all’isolamento e al ritiro sociale;

> cambiamenti nel comportamento: l’ecoansia potrebbe influenzare il comportamento quotidiano, portando a scelte alimentari, di acquisto e di stile di vita mirate a ridurre l’impatto ambientale.

L’identikit di chi so re di eco-ansia

A so rire di eco-ansia, oltre a chi vive nei territori geograficamente più a rischio, sono soprattutto i giovani. Una ricerca del 2021, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet ha coinvolto 10 mila persone fra i 16 e i 25 anni, residenti in 10 Paesi diversi: il 59% si è definito “estremamente preoccupato” per le conseguenze del cambiamento climatico sul pro -

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IN ARMONIA PSICOLOGIA

prio futuro; oltre il 50% ha dichiarato di provare tristezza, rabbia e impotenza; mentre per il 45% delle persone l’eco-ansia agisce negativamente sulle attività quotidiane. Oltre alla giovane età, altri fattori sembrano esporre maggiormente ai sintomi dell’eco-ansia:

> l’esposizione mediatica;

> l’impegno attivo nei confronti della crisi ambientale;

> lavorare nell’ambito della sostenibilità ambientale È stato evidenziato come anche i disastri naturali possono produrre un forte impatto psicosomatico con sintomi simili al disturbo post traumatico da stress, compromissione delle relazioni sociali e tendenza all’isolamento. Non solo, anche il surriscaldamento globale ha un impatto sul benessere mentale: l’aumento delle temperature è strettamente correlato a un numero maggiore di attacchi di ansia e di panico, in particolare

nelle persone che già ne so rono. Nel 2022, il Journal of the American Medical Association ha analizzato le diagnosi al momento delle dimissioni negli anni 20102019, osservando che durante le ondate di caldo estremo è stato registrato un aumento dell’8% delle richieste di assistenza per problemi mentali all’interno dei pronto soccorso, così come richieste di aiuto per abuso, ansia, depressione e autolesionismo.

Riconoscere e gestire l’eco-ansia L’ansia per il cambiamento climatico non è irrazionale o disconnessa dalla realtà in cui viviamo! Riconoscerla consente di non minimizzare il problema e mettersi in ascolto di queste preoccupazioni può sollecitare le nostre risorse. È bene non ostacolare l’emozione, in quanto corrispondente all’urgenza del tema. Una sana eco-ansia aiuta a non rimanere

DOTT. SSA MICHELA GRITTI

Psicologa Clinica, Master in Valutazione multidimensionale e Tecniche per il cambiamento AMAE studio professionale, Casazza (BG)

indi erenti nei confronti delle condizioni del nostro pianeta, ma se i sintomi di ansia associati ai temi ambientali iniziano a diventare pervasivi, è fondamentale parlarne, ridurre l’esposizione ai media durante la giornata e, soprattutto, rivolgersi a un professionista della salute mentale.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 29
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Riconoscere la dipendenza a ettiva

Attenzione alla love addiction: educhiamoci ad amare in modo sano per non dipendere dall’altro, ma crescere insieme.

Il sottile confine tra il bisogno, il desidero e la paura di abbandono che si vivono nella relazione d’amore romantica è da sempre celebrato e condannato dagli artisti ed è oggetto di indagine per le scienze antiche e moderne. Tuttavia, le diatribe tra cuore e ragione possono perdersi e distruggersi in relazioni disfunzionali che poco hanno a che vedere con l’amore. Reynaud e collaboratori (Reynaud, Karila, Blecha e Benyami-

na, 2010), definiscono chiaramente le di erenze tra amore e dipendenza, intendendo con il termine Love Passion uno stato universale e necessario per gli esseri umani, che permette di instaurare relazioni dove la reciprocità concede ad entrambe le persone coinvolte di evolvere, mentre con Love Addiction una condizione disadattiva caratterizzata da una necessità dell’altro. All’ombra del termine “dipendenza a ettiva” troviamo un ventaglio di copioni relazionali diversi che hanno un unico comune denominatore: la paura di perdere una relazione percepita come indispensabile per sé, per il proprio esistere (Muriana, Verbitz 2021). Tale paura si esprime su diversi livelli: dalla di coltà a gestire l’assenza della persona amata sino alla patologia, ovvero forme di sofferenza che si manifestano attraverso comportamenti e sintomi di diversa entità (ansia, pensieri ossessivi, comportamenti compulsivi, astinenza).

L’alfabeto delle emozioni Ad oggi, la dipendenza a etti-

va non compare nei manuali diagnostici come un disturbo a sé, anche se all’interno del DSM V (American Psychiatric Association, 2014), nel capitolo sui Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction, viene citata la love addiction senza però fare riferimento né ai criteri diagnostici, né alle caratteristiche proprie del disturbo. Si esulano gli approfondimenti della dimensione clinica del fenomeno per orientarsi a un importante (ma non il solo) fattore per proteggersi dallo sviluppo di una relazione dipendente: la conoscenza dell’alfabeto delle proprie emozioni. Educarsi e riconoscere cosa si sente e come lo si sente implica la necessità di un tempo da dedicare all’elaborazione delle emozioni, da dedicare a sé. Chi dipende “pende da” qualcosa o qualcuno e di cilmente puo’ sperimentare autonomia; tuttavia, queste catene possono apparire più dolci dell’amarezza che si insidia nell’insicurezza o nella sfiducia rispetto le personali possibilità di volare da soli, come ci ricorda la storia dell’elefanti-

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∞ A CURA DI BEATRICE BERNARDI
IN
ARMONIA COPPIA

no incatenato alla sta a di J. L. Borges. La dipendenza a ettiva è democratica, può “colpire” tutti, uomini e donne indistintamente. Conoscere l’alfabeto emotivo e fare propria la necessità di un tempo da dedicare all’elaborazione delle emozioni è necessario come fattore protettivo.

L’importanza

delle esperienze di vita

La costruzione della stima di sé è un processo che potremmo definire long life, lungo tutta la vita, ma le esperienze vissute durante la preadolescenza e l’adolescenza giocano un ruolo importante nella costruzione del nostro modo di stare in relazione con gli altri.

ha perso la fiducia in sé, di potercela fare. La stima nelle proprie possibilità è un processo che si costruisce nel tempo, sbagliando, faticando, rischiando, evitando di iper proteggersi ed iper proteggere per scoprire che in fondo “ce la si puo’ cavare” perché si riconosce un valore alla propria persona. Come esseri umani siamo dotati delle capacità di far fronte a quello che la vita ci propone anche grazie al supporto psicologico o erto da relazioni sane e vicine, ma il principale ostacolo in queste situazioni è la persona o la coppia stessa che vivono in una dimensione di dipendenza che inconsapevoli o riluttanti ad ammettere di avere un problema giungono a fare spazio

DOTT. SSA BEATRICE BERNARDI Psicologa Psicoterapeuta

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gioco il supporto psicologico professionale e la Psicoterapia. E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro,

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Diventare mamma dopo i 35

Per scelta o per necessità, la gravidanza è un traguardo conquistato in età sempre più avanzata. Ecco come a rontarla nel migliore dei modi, scongiurando i rischi per la salute per la madre e per il nascituro

L’età per la maternità si alza Negli ultimi anni, l’età delle donne in stato di gravidanza si è alzata sempre di più, soprattutto nei Paesi ricchi. Analogamente, in Italia, l’età media delle madri alla prima gravidanza è di 32.2 anni, così come le donne straniere residenti nel nostro Paese - che in passato avevano un’età media alla prima gravidanza molto più bassa - hanno raggiunto oggi un’età media di 29.2 anni. Per molte donne, i motivi del progressivo rinvio nel tempo della prima gravidanza sono legati alla volontà di perseguire una buona realizzazione personale e professionale: completare gli studi e di raggiungere una soddisfacente posizione lavorativa con autonomia economica. Più raramente, invece, si aspetta a fare figli per la mancanza di un partner consenziente.

A cosa servono le banche di gameti

In questo scenario, anche in Italia

si sta iniziando a parlare sempre di più dell’utilizzo delle banche di gameti, una soluzione per quelle giovani donne che vogliono depositare e conservare i propri ovuli di buona qualità per utilizzarli attraverso la fecondazione assistita in età più avanzata, ovvero quando la capacità riproduttiva sarà declinata. Gli ovuli, quindi, saranno quelli dell’età giovanile, mentre l’utero e il corpo della donna purtroppo saranno “maturati”, con tutto ciò che ne consegue. Fino ad oggi, questa possibilità era riservata solo alle ragazze che, a causa di gravi e debilitanti malattie, dovevano essere sottoposte a trattamenti che potevano danneggiare le ovaie perciò era importante, prima della terapia, mettere in sicurezza gli ovociti per garantire un futuro riproduttivo alla paziente.

Come cambia il corpo con la gravidanza

La gravidanza, anche nelle migliori condizioni, sottopone il corpo

della donna a un carico di lavoro intenso paragonabile addirittura a un trekking di media di coltà. Allo stesso modo, anche i cambiamenti che subisce il suo corpo sono tantissimi. Non solo il cuore ha un sovraccarico di lavoro del 40% - che se in una ragazza giovane e sana non ha alcuna conseguenza, in una donna in età più avanzata può essere molto impegnativoma il carico di lavoro provocato dalla crescita dell’utero e del feto coinvolge tutti gli organi: dal fegato ai polmoni, fino a il sistema cardiovascolare, scheletrico, endocrino, renale, digestivo.

Over 35: i possibili rischi

Con l’avanzare dell’età materna (si intende oltre i 35 anni), aumenta anche il rischio di avere complicanze durante la gravidanza e il momento del parto e, purtroppo, molte donne non hanno piena consapevolezza di questo. Oltre al carico di lavoro sull’organismo provocato dalla gravidanza, l’età

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IN FAMIGLIA DOLCE ATTESA

avanzata è spesso associata a un aumento di peso - che non è un dato positivo - e alla più frequente ricorrenza di alcune patologie come la preeclampsia (ovvero l’aumento della pressione arteriosa) e il diabete gestazionale. Non solo, con l’avanzare dell’età aumenta anche il rischio di partorire con taglio cesareo, di avere un bambino più piccolo rispetto alla media o di partorire prematuramente. Anche la frequenza delle anomalie cromosomiche, come ad esempio la Trisomia 21 (più comunemente conosciuta come la Sindrome di Down) tende progressivamente ad aumentare in proporzione diretta con l’età materna: proprio per questo motivo, da molti anni in Italia le donne in gravidanza oltre i 35 anni hanno diritto gratuitamente, previa richiesta, agli accertamenti per la diagnosi

prenatale delle anomalie cromosomiche fetali. Infine, dopo i 40 anni aumenta anche il rischio di aborto spontaneo e si riduce la possibilità di un concepimento naturale - che dopo i 45 anni praticamente si azzera, al di là delle rarissime eccezioni. Purtroppo, anche la mortalità perinatale e in utero è lievemente superiore nelle gravide di età avanzata.

L’importanza dello stile di vita Poiché spesso il procrastinare l’età della gravidanza è inevitabile per motivi personali e sociali, quello che il medico può fare è informare le donne su tutto ciò che è utile e realizzabile per ridurre l’impatto dei fattori di rischio legati all’età: contenere la crescita di peso in gravidanza, fare attività fisica, controllare alimentazione, glicemia e pressione e rispettare

DOTT. CLAUDIO CRESCINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Adjunct professor Humanitas University Milano

Consulente ostetrico-ginecologico ASST Bergamo Est, Bergamo

tutto quanto il medico curante consiglierà di fare. Se invece non esistono motivi reali per rinviare la gravidanza, è buona norma informare la donna su quanto l’età sia un elemento di fondamentale importanza per un buon esito della maternità.

Legami e amicizie tra grandi e piccini

Come gestire in modo equilibrato le relazioni tra pari dei nostri figli, ma anche il loro rapporto con gli adulti

La costruzione delle prime relazioni

Fin dalla più tenera età e lungo il loro sviluppo, i bambini stabiliscono diversi tipi di relazione, con partner di erenti: mamma, papà, nonni, fratelli, coetanei, insegnanti e così via. Quando parliamo di relazione, ciò che possiamo osservare sono delle prime interazioni, intese come il comportamento di individui che partecipano insieme a delle attività. Questo però non basta, poiché le interazioni non sono su cienti a costituire una relazione in quanto devono sussistere altre caratteristiche importanti, tra cui fedeltà e coinvolgimento. La prima forma di relazione, solitamente, avviene con la madre per poi allargarsi ai componenti della cerchia familiare ed extra familiare. Per di erenziare il rapporto con gli adulti da quello con i coetanei, abitualmente si fa riferimento alla struttura verticale e orizzontale: la relazione verticale con gli adulti è caratterizzata dalla cura e dalla protezione, mentre quella orizzontale è caratterizzata dalla recipro-

cità, luogo di negoziazione, conflitto e cooperazione. Per costruire delle relazioni – e quindi diventare competente sul piano sociale – il bambino deve, oltre che adottare un’e cace strategia comunicativa, essere in grado di comprendere gli altri; deve quindi tenere conto che, come se stesso, anche le altre persone sono dotate di pensieri, emozioni, intenzioni, valori sociali. Non è chiaro se la coscienza di sé appaia prima o dopo di quella degli altri ma, ciò che è stato osservato è che la comprensione sociale subisce un’importante svolta nel momento in cui il bambino sviluppa la distinzione tra sé e gli altri.

Lungo la strada dell’amicizia Bianca ha due anni e si trova al parco con la mamma. Poco lontano, Riccardo scende dallo scivolo e risale immediatamente la scaletta. Bianca e Riccardo si conoscono poco. Dopo qualche insicurezza e i sorrisi di Riccardo, anche Bianca decide di fare qualche scivolata e giocare insieme fino al tardo pomeriggio. Quella tra Bianca e

Riccardo non è possibile definirla una relazione di amicizia, ma sicuramente potrebbe essere un buon terreno per coltivarla.

I bambini, fin da piccolissimi, mostrano la volontà di interagire con gli altri, mettendo in moto tutte le loro abilità comunicative. Il grande passo dalla comunicazione non verbale a quella verbale aiuta i piccoli a esprimere desideri e aspettative. Già dai 2/3 anni, infatti, i bambini si mostrano attratti dai loro coetanei nonostante, a volte, sia per loro faticoso lasciare “la base sicura” per lanciarsi in una nuova avventura. In questa fase, i bambini possono scegliere se rivolgersi agli adulti o ai coetanei, cominciando a interagire con questi ultimi in modo sempre più frequente. È chiaro che l’importanza dell’adulto riveste un ruolo fondamentale lungo il percorso di crescita del bambino anche se, nel tempo, potrebbe decrescere, come accade durante il periodo adolescenziale quando i coetanei diventano sostegno a ettivo di pari importanza. Nel periodo presco-

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IN FAMIGLIA BAMBINI

lare prendono invece piede le attività di gruppo: generalmente, nei gruppi di pari si vanno via via strutturando insiemi di regole, di interazione e di significati condivisi informalmente. Spesso si evidenziano altresì suddivisioni spontanee in base alle di erenze di genere, con fenomeni di inclusione ed esclusione piuttosto rigidi. È durante l’infanzia che si osservano relazioni sempre più selettive sulla base dell’a nità, della comunanza di interessi e di attività. Le relazioni con i coetanei durante questo periodo andranno a mettere le basi per quelle che nasceranno nella fase della preadolescenza e dell’adolescenza, periodo in cui esse assumono uno specifico valore come stimolo al confronto e come fonte di sostegno e supporto all’autostima.

Quando parlare di amicizia Alcuni studi hanno messo in evi-

denza che intorno ai 2/3 anni i bambini manifestano simpatie e antipatie verso gli altri, svolgono attività comuni e sono capaci di instaurare un rapporto selettivo stabile. Crescendo, poi, iniziano a distinguere più nettamente all’interno del gruppo gli amici dai compagni. Già in età prescolare i bambini sono inoltre in grado di mettere in atto strategie di risoluzione dei conflitti adottando compromessi e riconciliazioni, dimostrando come l’amicizia rappresenti una forte spinta alla collaborazione.

Il ruolo dei caregiver

In quale modo chi si prende cura del bambino potrebbe favorire l’instaurarsi di relazioni amicali? Sicuramente potrebbe risultare utile favorire momenti di socialità, ma “a misura” di bambino: le relazioni, in particolare quelle amicali, non nascono e prendono vita se qual-

DR. SSA GIULIETTA PAROLO Psicopedagogista, DSA Homework Tutor Centro L’Alveare, Zogno (Bg)

cuno ci obbliga a farlo. E’ inoltre importante lasciare che i bambini gestiscano da soli il rapporto con i pari e che gli adulti intervengano il meno possibile, osservando “da lontano” i loro cuccioli.

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Educazione sessuale: i maschi sono i più impreparati

In tema di sessualità e approccio alle relazioni, i giovani maschi sono ancora svantaggiati per colpa di tabù e pregiudizi e il gap tra i due sessi si accentua

∞ A CURA DI SARA CARRARA

La soppressione del servizio militare obbligatorio e quindi della visita di leva e ettuata verso il 17-18° anno di età (dal 2005), ha portato in pochi anni a incrementare il gap tra i due sessi in tema di salute sessuale. Proprio questa di erenza netta nell’approccio epidemiologico e clinico alle malattie dell’apparato sessuale e della riproduzione è stata a rontata durante l’incontro di formazione “La medicina al maschile tra fertilità e malattie sessuali ”, recentemente organizzato da Motore Sanità, società che organizza convegni in campo medico per promuovere la cultura scientifica.

Il gap tra ragazzi e ragazze

Secondo Luigi Godi, M3 Research

Consulting: «Le ragazze, con la comparsa del menarca, usualmente accompagnate dalla mamma, frequentano un professionista della sanità (ginecologo) e iniziano un percorso di conoscenza del

proprio apparato sessuale e di prevenzione delle malattie sessuali. L’adolescente di sesso maschile, invece, è un po’ abbandonato a sé stesso ad a rontare l’argomento: a rontare l’argomento con un genitore è infatti ancora tabù. Il confronto con gli altri adolescenti può essere di scherno e non collaborativo e lo scambio di informazioni e di esperienze addirittura negativo. La soppressione della visita di leva, che veniva e ettuata verso il 17-18° anno di età del giovane adolescente, ha portato ad incrementare questo gap, poiché non c’è più un momento clinico preventivo per il proprio apparato sessuale, se non in casi sporadici». Per Godi si rende quindi necessario identificare per gli adolescenti di sesso maschile la disponibilità di un professionista o di un team di professionisti e di una struttura sanitaria che si renda disponibile per intraprendere un percorso di di educazione sessuale, di cono -

scenza dell’apparato sessuale e di prevenzione delle malattie sessuali per l’adolescente maschio.

Fare i controlli dopo la pubertà «Il maschio è responsabile di oltre un terzo delle infertilità di coppia che arrivano alla nostra attenzione», ha commentato Andrea Isidori, Presidente Società Italiana Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS). «La maggior parte delle problematiche maschili originano durante la fase di sviluppo puberale, intorno ai 12-14 anni. Significa che, quando una coppia giunge alla nostra attenzione perché non riesce a concepire, in genere dopo i 30-35 anni, in realtà scopriamo queste problematiche con un ritardo di oltre 10 anni. Purtroppo, questo è un retaggio culturale di cui so re il nostro Paese, e in generale la cultura occidentale, che non investe sugli interventi di prevenzione per garantire il normale sviluppo psicofisico,

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andrologico e riproduttivo del maschio. Il pediatra spesso non ha il tempo o la preparazione specifica per fare il check-up andrologico, oppure i ragazzi perdono il contatto con il pediatra proprio quando iniziano lo sviluppo puberale e durante l’adolescenza». Il sistema educativo italiano non spinge i ragazzi a fare i controlli, né a fare prevenzione su queste tematiche: basti pensare al tumore del testicolo, il più frequente nel maschio tra i 20 e i 40 anni, con un’incidenza di nuovi casi pari a 10 su 100mila abitanti per anno, al varicocele o alle infezioni a trasmissione sessuale.

L’importanza della prevenzione Secondo gli esperti presenti all’evento, occorre lavorare su più livelli simultaneamente: sensibilizzazione, informazione, educazione e prevenzione secondaria delle complicanze, attraverso un

sistema sanitario e ciente. Ma è necessario anche un cambiamento culturale per riportare la salute riproduttiva e sessuale al centro, come un bene della comunità. Considerando anche il grave tas-

so di denatalità nel nostro Paese, è giusto anche in quest’ottica riportare all’attenzione i valori insiti in un corretto e sano sviluppo, di educazione alla riproduzione e alla sessualità.

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Il verde che cura

Un nuovo studio americano evidenzia l’importanza delle aree naturali nell’ambiente urbano per la salute degli over 65

Il verde e il blu migliorano di gran lunga la salute mentale e fisica degli anziani. Secondo lo studio Urban green and blue spaces and general and mental health among older adults in Washington state: Analysis of BRFSS data between 2011-2019, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Health & Place da Adithya Vegaraju e Solmaz Amiri dell’Elson S. Floyd College of Medicine della Washington State University, potrebbero essere su cienti piccole di erenze nella disponibilità di spazi urbani verdi (es. parchi, giardini, foreste) e blu (canali, fiumi, laghi e specchi d’acqua) per migliorare la salute mentale e fisica degli anziani.

I risultati dello studio Lo studio si basa sui dati di un’indagine condotta su oltre 42.000

soggetti di età pari o superiore a 65 anni che hanno vissuto nelle aree urbane dello stato di Washington tra il 2011 e il 2019. Nella loro analisi, le due ricercatrici hanno valutato le condizioni di salute mentale dei soggetti rispetto alla possibilità di accesso agli spazi verdi e blu all’interno delle aree dove risiedevano: il 2% circa degli intervistati ha mostrato segni di grave disagio psicologico e il 19% ha riferito di avere una salute generale discreta o scarsa. Secondo lo studio, avere anche solo il 10% in più di spazio forestale nella zona residenziale in cui si vive sarebbe su ciente a ridurre il disagio psicologico grave, ovvero i problemi di salute mentale che richiedono cure e interferiscono con la vita sociale, il lavoro o il percorso formativo, e la sua percezione nei soggetti. A tal proposito, la dott.ssa

Vegaraju, co-autrice dello studio, ha a ermato: «(…) i risultati suggeriscono che la perdita degli spazi verdi e blu urbani dovuta alla rapida urbanizzazione potrebbe non avere solo un impatto ambientale, ma potrebbe avere anche un impatto sulla salute pubblica».

I fattori determinanti

I risultati preliminari di questo studio erano stati precedentemente presentati alla riunione annuale dell’American Academy of Neurology, nell’aprile del 2023. Risultati, questi, che avevano esaminato solo la relazione tra grave disagio psicologico e distanza dallo spazio verde e blu più vicino. Nella versione finale dello studio, le due esperte hanno invece esaminato diverse misure aggiuntive, tra cui la percentuale di spazio verde, di copertura arborea, di area fore-

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∞ A CURA DI SARA CARRARA
IN FAMIGLIA ANZIANI

stale e di spazio aperto, nonché la lunghezza dei sentieri intorno alle zone prese in considerazione. Vegaraju e Amiri hanno poi ampliato le loro analisi, esaminando come queste misure fossero correlate alla salute generale auto-valutata dell’anziano e tenendo conto delle di erenze demografiche degli intervistati, tra cui razza e livello di istruzione.

Verde (e blu) come cura Secondo Vegaraju, le persone anziane sono particolarmente vulnerabili a problemi di salute mentale come la depressione, patologia che può concorrere all’aumento del rischio di declino cognitivo e demenza. Gli anziani, inoltre, sembrerebbero avere anche meno probabilità di ricevere cure per la loro salute mentale: i soggetti in età avanzata che presentano depressione, ansia o problemi di salute mentale sono

infatti noti per essere più resistenti agli interventi medici o alla terapia della parola – una forma di consulenza che motiva le persone a condividere le loro preoccupazioni – ovvero i trattamenti di riferimento per queste condizioni. Se l’esposizione agli spazi verdi o blu potesse aiutare a prevenire, ritardare o addirittura curare la precaria salute mentale negli anziani, è necessario considerarla sempre più seriamente. Le esperte pensano quindi che una potenziale soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere gli operatori sanitari a nché forniscano ai pazienti raccomandazioni scritte per trascorrere più tempo all’aria aperta.

Il potere salvifico dei parchi Amiri, che lavora anche per l’Institute for Research and Education to Advance Community Health, ha poi concluso la presentazione dello studio a ermando che sono

necessarie ulteriori ricerche per sapere esattamente come l’esposizione agli spazi verdi e blu possa portare a migliori condizioni di salute a tutto tondo. Se si ritiene che l’esposizione agli spazi verdi e blu possa aiutare a rallentare il declino cognitivo nelle persone anziane, quello che per loro sarebbe interessante approfondire è se la maggiore esposizione a questi spazi possa influenzare direttamente anche la comparsa della demenza o se, invece, può farlo indirettamente riducendo i problemi di salute mentale che possono portare tale declino cognitivo. In definitiva, Vegaraju e Amiri auspicano che questa ricerca possa aiutare anche a risolvere le disuguaglianze sanitarie tra gli anziani provenienti da contesti socioeconomici inferiori, che potrebbero essere legate a un accesso ineguale agli spazi verdi e blu nelle aree urbane in cui vivono.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 39

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

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Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst

Bergamo Est

Via Mazzini, 88

AZZANO SAN PAOLO

Fortimed Poliambulatorio

Via Cremasca, 24

Iro Medical Center

Via del donatore Avis-Aido, 13

Studio Odontoiatrico Dott.

Campana Marco

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BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica

Piazza Gavazzeni

BERGAMO

20 Fit

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ATS Bergamo - Sede

Via Galliccioli, 4

Ambulatorio For.US di Coop.

RUAH

Via Daste e Spalenga, 15 AniCura / Clinica Veterinaria

Orobica

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Antares Onlus

Via Spino, 10

Associazione Mosaico

Via Scuri, 1/c

Asst Papa Giovanni XXIII

Piazza OMS, 1

Athaena

Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

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Bergamo Assistenza

Via Mazzini, 24/c

Blu Fit Redona

Via Gusmini, 3

Cartolombarda

Via Grumello, 32

Casa di Comunità / Bergamo

Via Borgo Palazzo, 130

Casa di Cura San Francesco

Via IV Novembre, 7

Centro Acustico Italiano

Via San Bernardino, 33/c

Centro Borgo Palazzo

Via Borgo Palazzo, 43

Centro Medico Boccaleone

Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine

Italcementi

Via Statuto, 41

Centro Tutte le Età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Tutte le Età / Borgo

Palazzo

Via Vivaldi, 5

Centro Tutte le Età / Colognola

Via dei Caravana, 7

Centro Tutte le Età / Loreto

Via Pasteur, 1/a

Centro Tutte le Età / Monterosso

Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Tutte le Età / Redona

Via Leone XIII, 27

Centro Tutte le Età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Tutte le Età / Villaggio

degli Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia

Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura

delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

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Via Promessi Sposi, 19/C

Farmacia Conca Verde

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Farmacia Santa Lucia

Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella

Piazza Pontida, 6

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Fisioforma

Via Pitentino, 14/a

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Via Borgo Palazzo, 102/104

Happy Friends

Via Meucci, 2

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

Kids and Us Bergamo Est

Via Fratelli Bronzetti, 4

Kids and Us Longuelo

Via Mattioli, 18

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Mad Studio

Via Longo, 9

Medical Farma

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Methodo Medical Center

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Milano Senza Glutine - Bergamo

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Monica Vitali - Centro Italiano

Pavimento Pelvico

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OPI Bergamo

Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo

Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari Bergamo

Via Daste e Spalenga, 15

Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e

Palamonti/CAI

Via Pizzo della Presolana, 15

Prenatal

Via Camozzi, 95

Residenza Anni Azzurri

Via Colognola ai Colli, 8

Selene Centro Medico

Via Puccini, 51

Smuoviti Be Well

Viale Giulio Cesare, 29

Studio Dentistico Previtali

Via Broseta, 112

Studio Dott. Crescini Claudio

Via Diaz Armando, 23

Studio Odontoiatrico Dott. Maggioni Maurizio - Pianeta

Sorriso

Via Zelasco, 1

Studio di Podologia Zanardi

Via Suardi, 51

BONATE SOPRA

Ortopedia Tecnica Gasparini

Via Milano, 57

BREMBATE DI SOPRA

Piscine Comunali

Via Bruno Locatelli, 36

CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est

Piazza Ospedale, 3

CALUSCO D’ADDA

Dott. Luis - Calusco d’Adda

Via Bergamo, 335

CASAZZA

Centro Prelievi Bianalisi Casazza

Piazza della Pieve, 2

Istituto Polispecialistico

Bergamasco

Via Nazionale, 89

CASNIGO

Centro Sportivo Casnigo

Via Lungo Romna, 2

Il Casaro Bianco

Via Lungo Romna, 51

CAZZANO SANT’ANDREA

C.S. Materassi

Via Melgarolo, 5

CHIUDUNO

Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno

Largo Europa, 3

Dott. Luis - Chiuduno

Via Trieste, 39

Giacomo Strabla Centro Sportivo

Via Martiri della Libertà

CLUSONE

Casa di Comunità / Clusone

Via Somvico, 2

COSTA VOLPINO

Centro Prelievi Bianalisi Costa Volpino

Via Marco Polo, 2

CURNO

Bongiorno Antinfortunistica

Via Enrico Fermi, 10

Caredent Curno

Via Enrico Fermi, 5

Dm Drogerie Markt Curno

Via Enrico Fermi, 39

Dott. Leonino A. Leone

Via Lungobrembo, 18/A

For Me Centro Medico

Via dell’Aeronautica, 19

Il Sole e la Terra

Via Enrico Fermi, 56

ItalianOptic

Via Bergamo, 32

DALMINE

Animal Center

Strada Statale 525, 29

Casa di Comunità / Dalmine

Viale Betelli, 2

Farmacia Ornati Dott. De Amici

Via Papa Giovanni XXIII, 11

Farmacia all’Università

Via Marconi, 9

Istituto Medico Sant’Alessandro

Via Cavagna, 11

Viktor srl

Via Pasubio, 5

GAZZANIGA

Ospedale Briolini / Asst Bergamo

Est

Via Manzoni, 130

GORLAGO

Insieme a te

Via Regina Margherita, 64

Namasté Salute

Piazza Gregis, 10/a

GORLE

Casa di Riposo Caprotti Zavaritt

Via Arno, 14

Centro Medico MR

Via Roma, 28

GRASSOBBIO

Centro Prelievi Bianalisi

Grassobbio

Via Fornacette, 5

GRUMELLO DEL MONTE

Four Dental

Via Marconi SNC

LOVERE

Casa di Comunità / Lovere

Piazzale Bonomelli, 8

Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est

Via Martinoli, 9 MEDOLAGO

Plurimed

Via Presolana, 1

MOZZO

Social Mozzo

Via Verdi, 2/B

Sportindoor All in One

Via Fausto Radici, 1

NEMBRO

Bergamo Sanità

Via Roma, 43

Centro Medico Santagostino

Via Cascina Colombaia, 3

Farmacia San Faustino

Via Europa, 12

NESE DI ALZANO LOMBARDO

La Tua Salute

Via Europa, 115

OLTRE IL COLLE

Alp Life

Via Drago, 1760

OSIO SOTTO

Studio Kinesi

Via Milano, 9 OSPITALETTO

Dott.ssa Seiti Mara

Via Famiglia Serlini Trav III, 16 PEDRENGO

Cooperativa ProgettAzione

Via Moroni, 6

PIARIO

Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est

Via Groppino, 22

PIAZZA BREMBANA

Fondazione Don Palla

Via Monte Sole, 2

PONTE SAN PIETRO

Casa di Comunità / Ponte S. Pietro Via Caironi, 7

Centro Medico Ponte

Via S. Clemente, 54

Nonni e Bimbi - Delizia Point

Via Papa Giovanni XXIII, 33

ROGNO

Centro Prelievi Bianalisi Rogno

Via Giardini, 3

ROMANO DI LOMBARDIA

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Via Rinaldo Pigola, 1

Caredent Romano di Lombardia

SS 498 (c/o Centro Comm. Il

Borgo)

Farmacia Comunale

Via Duca D’Aosta

Ospedale SS. Trinità / Asst

Bergamo Ovest

Via S. Francesco d’Assisi, 12

ROVETTA

Centro Sportivo Rovetta

Via Papa Giovanni XXIII, 12/f

SAN GIOVANNI BIANCO

Farmacia Contenti

Via Carlo Ceresa, 44

Ospedale Civile / Asst Papa

Giovanni XXIII

Via Castelli, 5

SAN PAOLO D’ARGON

Centro Prelievi Bianalisi San Paolo

d’Argon

Viale delle Rimembranze

SAN PELLEGRINO TERME

In Cammino Coop. Sociale

Via de Medici, 13

Istituto Clinico Quarenghi

Via San Carlo, 70

SARNICO

Casa di Comunità / Sarnico

Via Libertà, 37

SCANZOROSCIATE

Centro Prelievi Bianalisi

Scanzorosciate

Piazza della Costituzione

SEDRINA

Farmacia Micheli

Via Roma, 71/a

SERIATE

B Clinic Seriate

Via Nazionale, 122

Caredent Seriate

Via Italia, 131

Casa di Comunità / Seriate

Via Paderno, 40

Istituto Ottico Daminelli

Via Italia, 74

Ospedale Bolognini / Asst Bergamo Est

Via Paderno, 21

Politerapica -Terapie della Salute

Via Nazionale, 93

SPIRANO

Euphoria Sport Dance A.S.D.

Viale Lombardia, 15

STEZZANO

B Clinic Stezzano

Via Santuario, Snc

Caredent Stezzano

Via Guzzanica, 62/64 (c/o Centro

Comm. Le Due Torri)

Dm Drogerie Markt Stezzano

Viale Industria, 293

Farmacia San Giovanni

Via Dante Alighieri, 1

TELGATE

Centro Prelievi Bianalisi Telgate

Via Roma, 48

TORRE BOLDONE

Top Line Planet

Via Leonardo Da Vinci, 7

TRESCORE BALNEARIO

Caredent Trescore Balneario

Via Nazionale, 44

Consultorio Familiare Zelinda

Via Fratelli Calvi, 1

Ospedale S. Isidoro / Asst Bergamo Est

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Dott. Luis - Urgnano

Via Piemonte, 105

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Engim Lombardia

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Caredent Villa d’Almè

Via Roma, 20/d

Casa di Comunità / Villa d’Almè

Via Roma, 16

Farmacia Donati

Via Roma, 23

Ortopedia Fagiani

Via Fornaci, 6/f

ZANICA

Farmacia Gualteri

Piazza Repubblica, 1

ZOGNO

Casa di Comunità / Zogno

Piazza Bortolo Belotti, 1/3

*n°

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Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 41
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Labbra e etto canotto? No grazie

Impera la “lipsmania”, ma attenzione ai risultati indesiderati dei rifacimenti eseguiti con superficialità. Le raccomandazioni dello specialista, Giulio Borbon dal Congresso Mondiale di Chirurgia Estetica

Il primo approccio alla chirurgia estetica passa dalle labbra, un intervento oggi richiesto da pazienti in età sempre più giovane. Ma attenzione: il rischio di e etti indesiderati è sempre in agguato. A lanciare questo appello Giulio Borbon, professionista inserito nella top ten dei migliori medici estetici al mondo dal magazine britannico Tatler

Non giochiamo con il volto «L’eccessiva creatività è il nemico. Non siamo artisti, siamo medici, abbiamo l’obbligo di conoscere. In quanto medici dobbiamo puntare all’armonia della persona, non a una perfezione standardizzata e pericolosa». È questo il monito lanciato da Giulio Borbon sul palco a Parigi in occasione dell’edizione 2023 di IMCAS, il congresso mon-

diale di chirurgia estetica, alla luce dei dati che vedono il rifacimento delle labbra con filler o botox come primo approccio alla chirurgia estetica in pazienti sempre più giovani. Come riportato dal Global Survey 2021 di ISAPS, The International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Società Internazionale di Chirurgia Plastica Estetica) il totale delle procedure chirurgiche e non chirurgiche è aumentato complessivamente del 19,3% rispetto al 2020, con un incremento significativo del 54,4% delle procedure non chirurgiche durante gli ultimi quattro anni. Inoltre, in base a queste statistiche, gli under 34 corrispondono al 24,2% del totale di pazienti che si sottopongono a queste tipologie di interventi. I molti trend che vediamo circa le tecniche di iniezione, alcuni controversi come le “russian lips” e le molte altre esagerazioni che si vedono sui social, oltre a causare risultati innaturali e poco armonici, possono avere conseguenze gravi sulla salute.

44 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
IN FORMA BELLEZZA

Attenzione al filler mal usato Giulio Borbon, medico chirurgo estetico e rigenerativo, fonda la sua filosofia sull’esaltazione della naturale bellezza, in cui il filler è utilizzato per accentuare i lineamenti del paziente piuttosto che mascherarli, o peggio, stravolgerli. «Il filler è uno strumento prezioso nelle mani di un medico esperto e con una visione globale del paziente, ma può essere al con-

tempo un’arma molto pericolosa. L’acido ialuronico iniettato male è il principale responsabile dei risultati poco armonici che si vedono spesso in giro. Noi usiamo il filler di varia natura, non solo ialuronico, per fare quello che mi piace chiamare revisione di volumi. La chirurgia estetica serve a restituire, non ad aggiungere; la bellezza naturale e l’espressività di ogni paziente dev’essere ri-

DOTT. GIULIO BORBON

Chirurgo estetico

Studio Borbon, Milano

spettata e mantenuta. L’obiettivo della chirurgia è quello di guidare il paziente in un percorso verso la riscoperta della propria e unica bellezza, una consapevolezza alla quale è possibile arrivare grazie allo studio approfondito dell’anatomia di ogni paziente e al rispetto delle caratteristiche personali».

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute

Il plogging fa bene alla salute e all’ambiente

Correre per ripulire il mondo: la nuova attività sportiva eco-friendly diventa sempre più popolare. Scopriamo insieme perché

Chi non ha sentito parlare del plogging? Negli ultimi anni abbiamo scoperto che esiste un’attività sportiva che fa bene al corpo, alla salute e al benessere mentale di chi la pratica, ma anche alla natura e all’ambiente. Il plogging è l’ultima tendenza nel mondo del fitness che consiste nel correre (o camminare) nella natura o in città raccogliendo i rifiuti che si trovano lungo il percorso.

Da dove nasce l’idea?

Il plogging nasce nel 2016 da

un’idea del giovane atleta svedese Erik Ahlström, infatti la parola nasce dall’unione del termine inglese jogging con il termine svedese plocka upp, letteralmente “raccogliere”. Ogni giorno Erik si recava al lavoro in bicicletta e, nel tragitto, notava quanti rifiuti si trovavano sparsi in giro per la città, constatando che i detriti abbandonati rimanevano nella stessa posizione per giorni, settimane o addirittura mesi. Ha iniziato così a raccoglierli e a smaltirli quotidianamente, coinvolgendo prima i suoi amici più stretti, poi allargando l’invito a chiunque volesse partecipare a queste “sessioni” di plogging. Così, sempre nel 2016 e sempre a Stoccolma, è stata organizzata la prima “Plogga”, una sessione di plogging collettiva a cui era possibile partecipare correndo, camminando, ma anche utilizzando lo skate, la bicicletta o addirittura nuotando. Da allora le sessioni di plogging sono state organizzate regolarmente coinvolgendo sempre più persone: inizialmente si trattava di piccoli gruppi di 5/6 persone,

successivamente però le persone incuriosite dall’attività sono diventate sempre di più e i gruppi attivi si sono allargati, arrivando a coinvolgere diverse decine di persone ciascuno. Chi pratica questa disciplina, quindi, parte per la sua quotidiana sessione di corsa o camminata munito di guanti in lattice e sacchi e, durante il percorso, raccoglie tutti i rifiuti che trova sul suo percorso beneficiando non solo se stesso, ma l’intera collettività!

Che fine fanno i rifiuti raccolti?

In generale, tutti i rifiuti vengono suddivisi e, quando possibile, destinati al riciclo. Quando si tratta di oggetti non riciclabili, vengono comunque rimossi da strade e sentieri e smaltiti correttamente in discariche o termovalorizzatori o come rifiuti speciali. In ogni caso, la priorità è quella di ripulire le zone naturali dai detriti e dalla spazzatura.

Quali sono i benefici per la salute?

Il plogging è uno sport a tutti gli

46 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
IN FORMA FITNESS

L’etimologia del termine

La parola plogging nasce dalla fusione di due termini anglosassoni: lo svedese plocka upp (raccogliere da terra) e l’inglese jogging.

e etti e come tale fa bene al fisico. È stato dimostrato, infatti, che questa disciplina può bruciare anche più calorie rispetto a una corsa normale poiché i plogger, spesso, incorporano alcuni movimenti in più rispetto alla corsa normale - basti pensare agli a ondi o agli squat che si praticano quando ci si abbassa per raccogliere i rifiuti e che possono apportare benefici simili agli esercizi consigliati per rinforzare glutei e quadricipiti - e ra orzano la muscolatura delle braccia per trattenere la spazzatura. Secondo quanto calcolato dall’App di fitness Lifesum, praticare mezz’ora di jogging svolgendo

contemporaneamente anche la raccolta di rifiuti consente a una persona dalla corporatura media di bruciare circa 288 calorie.

L’arrivo del plogging in Italia

Il movimento è nato con l’obiettivo di sensibilizzare e modificare le abitudini dei cittadini svedesi rispetto allo smaltimento dei rifiuti, ma questa nuova disciplina si è di usa sempre di più, uscendo dai confini nazionali e arrivando, qualche anno fa, anche in Italia. Proprio a Genova, tra settembre e ottobre 2023, si è tenuto il World Plogging Championship, il campionato mondiale di plog-

ging. Tre giorni in cui oltre 100 atlete e atleti provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per dare vita a una competizione sportiva che ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare i cittadini, gli sportivi e i ragazzi delle scuole a comportamenti più attenti, più sostenibili e meno inquinanti. Per vincere nessun record di velocità da battere: a contare sono i chili di rifiuti raccolti e le tipologie di rifiuti maggiormente inquinanti che lo sportivo è riuscito a rimuovere dall’ambiente. L’iniziativa è stata un grande successo, in tre giorni sono stati raccolti più di 3.000 Kg di rifiuti, si stima che gli atleti in gara abbiano raccolto in media 2,2 kg di rifiuti per ogni chilometro percorso, pattugliando circa 1.318 km di sentieri e strade nelle sei lunghe ore di gara.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 47

Flan di asparagi Contorno

Di coltà di preparazione Media

INGREDIENTI per 4 persone

200 ml Panna vaccina o di soia

Tempo di preparazione

20 minuti

Tempo di cottura

40 minuti

150 g Asparagi cotti al vapore

30 g Parmigiano grattugiato

3 Uova

1 Scalogno

qb Pepe

qb Sale

PREPARAZIONE

Tagliare a tocchetti i gambi degli asparagi e tenere da parte le punte. Tagliare finemente lo scalogno, farlo so riggere e aggiungere i gambi a tocchetti, lasciando insaporire qualche minuto. Mettere il tutto in un frullatore e aggiungere panna, parmigiano, sale e pepe. Frullare fino a creare un composto omogeneo. Infine, aggiungere le uova e frullare nuovamente.

Oliare degli stampini di alluminio monouso, o in silicone, e riempirli per tre quarti con il composto, fino a terminarlo. Appoggiare sopra ogni stampino qualche punta di asparago. Prima di infornarli, mettere una tazza di acqua sul fondo del forno, in modo da creare una camera abbastanza umida durante la cottura. Cuocere in forno preriscaldato in modalità statica a 130° per circa 40 minuti. I flan saranno cotti quando, toccando la superficie, risulteranno morbidi, ma resistenti al tatto. In caso contrario, proseguire la cottura per altri 5 o 10 minuti tenendoli controllati. Lasciarli intiepidire prima di sformarli dagli stampi.

48 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
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Il ruolo del veterinario nel rapporto tra animali e tutor

Acciacchi vari? Le risposte del web non bastano e possono essere fuorvianti. Una visita da uno specialista fornisce le soluzioni ad hoc. Ecco perché.

Scena in ambulatorio veterinario: entra il cliente accompagnato dal suo animaletto. «Dottore buongiorno! Ho letto una cosa su Google per cui ho paura che il mio amico a quattro zampe sia ammalato. Le faccio vedere». Risposta: «Guardi, un secondo parere lo può trovare facilmente su Facebook!». Sembra surreale, ma è una situazione realmente capitata a un collega che l’ha raccontata in occasione di uno dei tanti incontri di aggiornamento che noi medici veterinari a rontiamo nello svolgimento della nostra professione, avendo a cuore la cura degli animali.

L’importanza della visita

La visita è la parte essenziale e insostituibile della professione medica, quella che permette al medico che domanda, guarda, ascolta, tocca e valuta, grazie ai

suoi studi, se il pelosetto che ha di fronte sta bene o se presenta qualche patologia. È per questo che la visita e ettuata con regolarità dal veterinario è molto opportuna per non dire doverosa, proprio perché, come per noi, all’aumentare dell’età gli acciacchi si moltiplicano e i nostri animaletti sono molto bravi nel mascherarli fino a che la situazione può essere oramai avanzata, o addirittura compromessa.

Attenti ai consigli non richiesti È qui che la capacità del veterinario, le sue conoscenze, la sua visita e, soprattutto, il suo occhio clinico saranno d’aiuto al nostro compagno a quattro zampe, più di quanto ogni portale online possa fare. Non solo, spesso molti siti possono anche non essere a dabili: chiunque può millantare titoli o competenze farlocche e co -

municare informazioni vecchie, superate o addirittura errate, non verificabili e non certificabili - senza invece nulla togliere ai ricercatori seri che pubblicano le loro conoscenze e ai quali va tutta la gratitudine della categoria.

DMV, specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione ambulatorio veterinario ANIMALIA, Mozzo - BG

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 51
DOTT. MARCO LORENZI
ANIMALI RUBRICHE

RUBRICHE ANIMALI

L’approccio del veterinario

Il medico veterinario di fiducia cura il paziente, non solo la malattia, conoscendolo a fondo nel tempo e non limitandosi a freddi indirizzi clinici, bensì personalizzando ogni singola terapia per la stessa malattia in soggetti diversi. Lo stesso può darci poi ogni informazione e proporvi il miglior percorso di cura per l’animale, dalla profilassi iniziale alla spiegazione dell’obbligo di identificazione con il microchip, dal piano vaccinale di base alle successive personalizzazioni a seconda degli stili di vita di ogni soggetto, molto diversi tra un animale d’appartamento e uno che invece trascorre molto tempo anche all’aria aperta. Non solo, il veterinario ci consiglierà

anche il momento migliore per la sterilizzazione, pratica promossa e consigliata dalle varie associazioni animaliste sia per le cucciole femmine, sia per i cuccioli maschi.

Il concetto “One Health” Tra le altre cose, il medico veterinario è impegnato anche per verificare la salubrità del nostro regime alimentare, e ettuando controlli sugli alimenti di origine animale, quali carne, pesce, latte e prodotti derivati; la salute degli animali è strettamente connessa alla nostra, nel concetto di “One Health”, un’unica salute. Spesso ci dimentichiamo che non siamo –fisicamente – tanto diversi dagli altri mammiferi: possediamo gli stessi organi, che funzionano

Ogni quanto farlo visitare?

In caso di gatti giovani e adulti che vivono solamente in appartamento, si consiglia una visita con cadenza almeno annuale. Invece, per i cani che spesso seguono i proprietari in viaggio e per tutti i soggetti anziani, domestici o meno, oppure per varie profilassi nei soggetti di ogni età, si consiglia una visita ogni sei mesi circa, se non all’occorrenza per scadenze formali e burocratiche.

nello stesso modo e anche le malattie possono essere comuni. Come tuteliamo la nostra salute, dobbiamo tutelare anche quella dei nostri amici a quattro zampe.

52 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024

LABORATORIO GALENICO

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SERVIZI DI TELEMEDICINA Elettrocardiogramma, Monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore, Holter cardiaco nelle 24 ore

con sfigmomanometro microlife

MISURAZIONE GRATUITA PRESSIONE ARTERIOSA e determinazione del braccio dominante ideale per il controllo del rischio di Fibrillazione Atriale

DETERMINAZIONE COMPOSIZIONE CORPOREA con Bilancia Impedenziometrica

ANALISI DI PRIMA ISTANZA DI PELLE E CAPELLI

Colesterolo totale, Colesterolo HDL, Profilo lipidico, Emocromo completo con formula leucocitaria, (Aerosol, Sfigmomanometri, Inalatori)

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ANALISI CONDIZIONI MICROCIRCOLO PERIFERICO agli arti inferiori

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ELETTROMEDICALI

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Prima visita ginecologica: cosa aspettarsi?

∞ A CURA DEL DOTT. FRANCESCO CLEMENTE

Quando devo fare il primo consulto? Cosa mi chiederà il ginecologo?

Quanti giorni prima dell’appuntamento devo astenermi dai rapporti?

Tutto quello che c’è da sapere per a rontare questo momento delicato

La visita ginecologica è sempre un momento importante nella vita delle donne, perché valuta lo stato di salute dell’apparato genitale femminile, considerando aspetti che riguardano sia la sfera sessuale, sia quella riproduttiva. La prima visita è ancor più importante poichè si accompagna di solito a un carico emotivo notevole. L’OMS raccomanda di eseguire i controlli ginecologici almeno una volta l’anno a partire dal primo rapporto sessuale. Le visite periodiche hanno l’obiettivo di prevenire i tumori ginecologici, curare le malattie sessualmente trasmesse, a rontare eventuali patologie (come cisti ovariche, fibromi uterini) e i disturbi legati all’apparato riproduttivo (malformazioni genitali, alterazioni del ciclo mestruale e squilibri ormonali). La visita è anche l’occasione per approfondire argomenti come la contraccezione, la vaccinazione contro il papilloma virus, o anti-HPV (raccomandata e gratuita per le ragazze e i ragazzi a partire dagli 11 anni) o altri aspetti legati alla salute riproduttiva di coppia, come l’infertilità.

Come presentarsi alla visita?

Per sottoporsi a una visita gine-

cologica non è richiesta alcuna preparazione specifica, se non l’accortezza di presentarsi con la vescica vuota. Si consiglia di evitare l’uso di creme vaginali nei giorni precedenti la visita, ma anche di astenersi dai rapporti sessuali nelle ore precedenti l’appuntamento. In preparazione della visita ginecologica, non occorre modificare la propria igiene personale, né depilarsi o comportarsi diversamente rispetto alle proprie abitudini. In caso di altre patologie accertate o sospette,, è utile portare con sé eventuali accertamenti pregressi (ecografie, analisi del sangue, mammografie, Pap-test) soprattutto nei casi di follow-up periodico di patologie specifiche.

Come si svolge la visita?

La prima parte della visita prevede una serie di domande che lo specialista rivolge alla donna per comprendere lo stato generale di salute, eventuali malattie pregresse, lo stile di vita o l’eventuale presenza di malattie ereditarie. Si prosegue poi con l’osservazione dei genitali esterni per controllare la presenza di eventuali alterazioni (gonfiori, arrossamenti o altre anomalie), della vulva e dell’in-

gresso vaginale e successivamente con l’esplorazione della vagina e con la palpazione di utero e ovaie. In questa fase della visita, la donna è distesa supina sul lettino ginecologico e con le gambe divaricate posizionate su specifici supporti che facilitano il rilassamento della muscolatura. Ciò permette al ginecologo di introdurre in vagina, senza dolore, un piccolo divaricatore in plastica monouso (chiamato speculum) per distendere le pareti vaginali e visualizzare la vagina, il collo dell’utero e visualizzare l’eventuale presenza di secrezioni anomale (deponenti per vaginite) o perdite di sangue. In questa fase della visita può essere eseguito il prelievo di cellule del collo dell’utero per l’esecuzione del Pap test (da eseguire ogni 3 anni) o del test per l’HPV, utile per la prevenzione del tumore del collo dell’utero. Una volta estratto lo speculum, si procede con la visita ginecologica utilizzando ambedue le mani: l’una palpa l’addome mentre l’altra esplora la vagina per valutare le caratteristiche dell’utero e delle ovaie (posizione, mobilità, forma e dimensioni). Il tutto viene completato con l’esecuzione dell’eco -

54 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
RUBRICHE GUIDA ESAMI

grafia pelvica che, complementare alla visita manuale, permette di dettagliare la presenza di alterazioni dell’apparato genitale, come malformazioni, fibromi uterini, cisti ovariche, polipi, dilatazioni delle tube, endometriosi o altre condizioni che l’esame ecografico consente di visualizzare. L’ecografia è generalmente eseguita per via transvaginale metodica totalmente priva di dolore. Nel caso di necessità di controlli in donne che non hanno avuto ancora rapporti sessuali, l’esame è eseguito per via transaddominale. A completamento della visita ginecologica, il medico e ettua la palpazione di entrambi i seni per valutare l’eventuale presenza di grossolane nodularità.

La durata della visita ginecologica varia a seconda dello specialista e dal tipo di controllo. Generalmente dura dai 15 ai 20 minuti, ma può

durare più a lungo in caso di situazioni che richiedono maggiore tempo per la diagnosi.

L’importanza del controllo ginecologico. La visita ginecologica di controllo, se eseguita regolarmente, contribuisce a mantenere in salute la donna perché consente di scoprire alterazioni di natura benigna (ad esempio infezioni vaginali, fibromi uterini, endometriosi, cisti ovariche, irregolarità del ciclo mestruale) o più raramente facilita l’identificazione precoce di malattie di natura maligna come, ad esempio, tumori del collo o del corpo dell’utero. Inoltre, qualora non si desideri una gravidanza, la visita o re l’opportunità di scegliere insieme il più adatto metodo contraccettivo (profilattico, contraccettivi per via orale/vaginale/ transdermica, spirali al rame o me -

DOTT. FRANCESCO CLEMENTE

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia

Vice Direttore U.O. Ginecologia ed Ostetricia

Ospedale “Bolognini”, Seriate

dicate al progesterone, impianti sottocutanei) e di a rontare eventuali problemi della sfera sessuale o i disturbi tipici della menopausa (risolvibili spesso con la terapia ormonale sostitutiva).

Garda, le terme fuoriporta

Aqualux

“A onda un dito nel terreno della sponda veronese del Garda e vedrai sgorgare acqua calda”. Potrebbe sembrare una battuta, ma quella pronunciata da un amico non è tanto lontano dalla realtà. Basti pensare ai centri benessere e ai parchi acquatici alimentati dalle sorgenti del lago. Fra queste, la più nota è la Boiola che sgorga a Sirmione. L’origine di quest’acqua è da individuare nelle profondità del monte Baldo dove, a oltre 800 metri di altitudine, l’acqua meteorica si raccoglie, e da qui compie un percorso della durata di circa venti anni durante il quale scende fino a oltre 2.100 metri

sotto il livello del mare, arricchendosi di minerali e aumentando di temperatura fino a 69 gradi.

In altre zone, a est del Lago di Garda, l’acqua proviene da diramazioni di falde acquifere sotto il Baldo. Logico, quindi, che sul termalismo si punti ancora. A Desenzano, da tempo, è stata costituita una società allo scopo di intraprendere una ricognizione nel sottosuolo per verificare la presenza di acqua termale. Se si trovasse, gli albergatori chiederebbero di poter convogliare l’acqua all’interno delle strutture ricettive, per dotare i propri hotel di centri benessere.

Intanto, a Pescantina in Valpolicella è aperto Aquardens, un avveniristico parco con acqua tutta termale, salsobromoiodica (ricca di iodio e di bromo), che sgorga naturalmente a 46 gradi e appartiene alla medesima faglia posta sulla direttrice Sirmione-Bibione, a una profondità di 10.000 metri, con una particolarità, che qui, tramite un sistema di rocce fessurate, ria ora a soli 130 metri dal suolo. L’aqua-ardens della Valpolicella è indicata per riniti, dermatiti e disturbi cardiovascolari. Aquardens è anche il primo parco termale in Europa per estensione d’acqua, ed è facilmente raggiun -

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∞A CURA DI EMANUELE RONCALLI
Le calde sorgenti sotto il monte Valdo alimentano meravigliosi parchi termali VIAGGI DELLA SALUTE

gibile a pochi chilometri dal centro di Verona e dalle uscite autostradali di Verona Nord e A .

A Bardolino si trova Aqualux: cuore della struttura una sconfinata area che ospita 7 piscine, 6 di acqua termale e una di acqua salata. Avveniristica l’area pool contraddistinta da forme e dotazioni particolari. Sopra tutte quella a forma di T rovesciata e la vasca Whirpool circolare a forma di coppa di champagne accessibile attraverso un ponticello sopraelevato. Ad Aqualux è possibile anche soggiornare in una delle 113 camere, nelle quali i cromatismi si richiamano ai colori della natura.

È sempre gettonatissima Villa dei Cedri, a Colà di Lazise, dove l’acqua calda è stata scoperta per una fortunata casualità. Nel 1989, volendo migliorare l’impianto d’irrigazione del parco, ci si accorse

che l’acqua a disposizione non bastava per l’intera area di 13 ettari. Si decise di far perforare il terreno alla ricerca di falde acquifere e si scoprì che a 160 e a 200 metri di profondità l’acqua scorreva abbondante su due falde diverse, ma con una temperatura di 36,537 gradi l’una e di 42 gradi l’altra. Fu così che i soci della nuova società Villa dei Cedri decisero di realizzare uno stabilimento termale: parco e piscine termali, grotte e laghetti sono luoghi ormai noti e

assai frequentati da chi cerca relax e benessere.

A Garda troviamo infine Gardacqua. Una grande cupola di vetro sovrasta la struttura e il giardino con parcheggio, che si estendono su una superficie di 7000 mq. All’interno, una vasca di 25 metri, Jacuzzi, piscine per bambini e all’acqua salina (28-34 gradi). Insomma, anche se l’estate è ancora lontana, un bagno nelle acque calde alle terme si fa tutto l’anno.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 57
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Aquardens

DAL TERRITORIO FARMACIE

Depurazione epatica: un sottovalutato rimedio a molteplici disturbi

Il fegato è un organo fondamentale per il corretto funzionamento del nostro l’organismo, nonché il più versatile, poiché svolge molteplici funzioni utili alla digestione, al metabolismo, alla difesa immunitaria, alla modulazione della glicemia, alla coagulazione e all’eliminazione delle sostanze tossiche.

È quindi facile comprendere come da un fegato in cattiva salute possano conseguire un’infinità di manifestazioni patologiche dalle caratteristiche più disparate. Tuttavia, nonostante l’importanza di questo organo, raramente ci prendiamo cura di esso come dovremmo. Infatti, sebbene moltissimi dei disturbi imputabili a un a aticamento epatico possano essere risolti con una semplice cura depurativa, si pensa spesso a curare il sintomo, circoscritto al punto in cui si è manifestato, senza prima risolvere il problema alla radice.

I sintomi più comuni dell’intossicazione epatica Ad esempio, uno dei sintomi più comuni legati all’intossicazione epatica è la presenza di sensazione di gonfiore, crampi addominali, pesantezza e cattiva digestione, spesso accompagnati anche da

alitosi, eruttazioni continue e bocca amara. Ecco, quindi, che prima di agire con una cura sintomatica a livello gastrointestinale, sarebbe opportuno considerare l’impiego di un depurativo. Un altro caso in cui si deve sospettare, in modo forse meno intuitivo, a uno stato di steatosi epatica (i.e. “fegato grasso”) può essere quello in cui si avverte un’eccessiva stanchezza, sintomo che appare come campanello di allarme per diverse patologie ma che, quando è legata a qualche squilibrio relativo al fegato, è spesso accompagnata da scarsa lucidità mentale, debolezza e sonnolenza, specialmente dopo i pasti. Una simile condizione può avere ripercussioni anche sul piano umorale, al punto che la presenza di rabbia, irritabilità, malinconia o eccesso di pensieri ossessivi possono essere indice di un sovraccarico epatico. Un altro sintomo che può essere ricondotto ai disturbi del fegato è quello relativo a un intenso prurito o a una pelle eccessivamente secca: infatti, se il fegato è tanto a aticato da non riuscire ad assolvere completamente all’eliminazione delle tossine, il nostro organismo tende a espellerle tramite la cute, causando prurito, dermatiti, forfora ed eruzioni. Il protrarsi di questi

problemi cutanei rappresenta un messaggio chiaro da parte dell’organismo: il fegato è intossicato.

Le cause dell’a aticamento Ma prima di parlare di depurativi per il fegato, occorre forse capire come si rendano necessari. È quindi fondamentale comprendere da cosa possa nascere un a aticamento epatico e come possa essere evitato. L’eccessivo consumo di alcol, di farmaci (soprattutto senza che ve ne sia un reale bisogno), di alimenti fritti, di grassi (in particolare quelli saturi, contenuti in latticini, margarina e carni grasse), di sale e di cibo a umicato e grigliato sono tutti comportamenti che possono a aticare notevolmente il metabolismo epatico e quindi, alla lunga, il fegato stesso. Un regime alimentare sano, unitamente ad un’adeguata attività fisica, è il requisito essenziale per mantenere il fegato in salute.

L’aiuto dei depurativi

Tuttavia, eccessi alimentari, stress, ma anche cambi di stagione, possono a aticare o intossicare il fegato, tanto da dover ricorrere all’utilizzo di un depurativo, che si può assumere principalmente in forma di sciroppo, soluzione idroalcolica (tinture madri), soluzioni

58 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024

idrogliceroalcolica (gemmoderivati), infuso o tisana. I depurativi epatici possono contenere estratti provenienti da diverse piante ed erbe con proprietà depurative e disintossicanti. Ne analizziamo, di seguito, le principali:

> Cardo mariano (Sylibum marianum L.): è un prezioso epatoprotettivo per il contenuto di silimarina, che grazie alle sue proprietà antiossidanti e antiradicaliche blocca il processo infiammatorio, proteggendo gli epatociti. Inoltre, la silibina in essa contenuta stimola la sintesi delle proteine a livello del fegato, determinandone la rigenerazione, e riduce l’accumulo di collagene, che può favorire lo sviluppo di fibrosi;

> Carciofo (Cynara scolymus L.): le foglie del carciofo

stimolano il metabolismo epatico e il flusso di bile (e etto coleretico e colagogo), con conseguente detossicazione di possibili agenti tossici presenti nell’organismo, facilitando così anche la digestione (soprattutto dei grassi);

> Tarassaco (Taraxacum o cinale Weber): i flavonoidi e i terpenoidi contenuti nel rizoma e nella radice sono dotati, oltre che di importanti proprietà colagoghe e coleretiche, anche di e etti diuretici, ipoglicemizzanti e ipocolesterolemizzanti, naturalmente coadiuvanti per il metabolismo e per il benessere del fegato;

> Bardana (Arctium lappa L.): pianta dall’azione depurante su fegato e pelle, ideale in caso di sfoghi cutanei causati da intossicazione del fegato.

Farmacia Giacherio, Ranica (Bg)

In conclusione, l’utilizzo di questi estratti da soli o in combinazione con altri dotati di proprietà complementari (ortica, olivo, aloe, rooibos, orthosiphon, curcuma) devono rappresentare una scelta primaria, e non collaterale, per garantire il benessere del fegato e dell’intero organismo.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 59
DOTT. LUCA GIACHERIO Farmacista

Inventato in Italia il software per ottimizzare la qualità

delle immagini di risonanza magnetica

cardiaca

Un’invenzione di scienziate e scienziati italiani promette di innovare l’esecuzione di esami di risonanza magnetica cardiaca, rendendola accurata al primo “scatto” grazie all’intelligenza artificiale. Si chiama “THAITI” ed è un software brevettato da un team interdisciplinare composto da Daniela Besozzi e Daniele M. Papetti dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Marco S. Nobile dell’Università Ca’ Foscari Venezia, e Camilla Torlasco dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano di Milano. A sancirne il valore è stata la conferenza globale sulla risonanza magnetica cardiovascolare (CMR 2024), che all’invenzione ha assegnato il primo premio della Shark Tank Competition. Il software è in grado di calcolare il valore ottimale del “tempo di inversione”, un parametro necessario per l’acquisizione di immagini mirate a identificare l’eventuale presenza di tessuto cicatriziale nel cuore a seguito di somministrazione

di un mezzo di contrasto. Essendo strettamente correlato alla quantità di mezzo di contrasto presente nel cuore, il tempo di inversione è diverso per ogni paziente e il suo valore ottimale varia ripetutamente nel corso di uno stesso esame. THAITI, a partire da informazioni fisiologiche e antropometriche del paziente e informazioni tecniche sull’esame, sfrutta un modello di intelligenza artificiale per determinare il tempo di inversione ottimale, personalizzato e dinamico, con cui ottenere una serie di immagini di alta qualità del tessuto cardiaco durante l’intera esecuzione dell’esame di risonanza magnetica. La risonanza magnetica cardiaca è un esame fondamentale per la valutazione della cardiopatia ischemica e delle cardiomiopatie, situazioni in cui la presenza e le caratteristiche di eventuale tessuto cicatriziale sono indispensabili a fini diagnostici, prognostici, e per guidare la gestione clinica dei pazienti. Inoltre, con la risonanza magnetica cardiaca è possibile studiare accuratamente cardiopatie congenite, malattie del pericardio e dell’aorta e, in misura minore, l’apparato valvolare cardiaco. THAITI è stato addestrato su una molteplicità di patologie cardiovascolari, garantendone la massima generalizzabilità.

60 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024 NEWS
TERRITORIO NEWS
DAL
L’Istituto Mario Negri nella Rete per le malattie rare “senza nome”

Le malattie rare colpiscono una persona ogni 2.000 abitanti e in Italia sono più di un milione le persone che hanno a che fare con queste patologie. Il Centro di Ricerche Cliniche per le malattie rare “Aldo e Cele Daccò” dell’Istituto Mario Negri è stato il primo, oltre 30 anni fa, a occuparsi di malattie rare, svolgendo un ruolo pionieristico, e lo fa ancora oggi, per dare una risposta anche alle malattie rare “senza nome”. Sono molte, infatti, le persone che soffrono di una malattia rara

“non diagnosticata”: almeno il 6% dei malati rari è “orfano” di una diagnosi e in persone con disabilità si arriva al 40%. Per dare una risposta a questa criticità, l’Istituto Mario Negri ha coordinato un progetto in collaborazione con il Centro Multidisciplinare di Immunopatologia e Documentazione sulle Malattie Rare di Torino e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nato all’interno dell’Undiagnosed Network Program Italy (UDNP Italy), la rete dedicata ai pazienti adulti senza

diagnosi. Il progetto, concluso a fine 2023, ha permesso di analizzare 273 casi di pazienti adulti senza diagnosi, arrivando a definire una malattia geneticamente determinata in 89 casi. Il risultato è stato possibile grazie a una valutazione multidisciplinare da parte degli enti coinvolti e all’avvio di indagini genetiche mirate. Ottenere una diagnosi è il punto di partenza per definire l’iter terapeutico, ottimizzare le scelte e ricevere un’assistenza medica e sociale efficaci.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 61

Medicina digitale: nasce a Dalmine il Digital Health Lab

Il Digital Health Lab inaugurato venerdì 26 gennaio presso il Campus dell’Università degli Studi di Bergamo a Dalmine (BG) rappresenta un nuovo step per la ricerca e l’innovazione nell’ambito della medicina digitale. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Europea di Ricerca Biomedica (FERB), l’Università degli Studi di Bergamo, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’ASST Bergamo EST e l’ASST Papa Giovanni XXIII, in seno alle attività della Fondazione Anthem.

Tra i suoi obiettivi, il Digital Health Lab avrà il compito di sviluppare progetti che caratterizzeranno la sanità dei prossimi anni come il Digital Triage in Pronto Soccorso, lo studio delle malattie cardiovascolari in montagna e i dispositivi indossabili per il monitoraggio da remoto della malattia di Parkinson e dei pazienti fragili. Obiettivo del Digital Health Lab è rendere i servizi sanitari più equi e raggiungibili

sul territorio, attraverso un approccio data-driven e sfruttando la potenza di soluzioni sanitarie digitali sia sostenibili che scalabili.

Le attività del Lab comprenderanno: raccolta dei dati sia da banche dati esistenti sia attraverso sperimentazioni di monitoraggi e tracciamenti nelle comunità di pazienti; analisi per l’identificazione delle correlazioni tra trattamenti e decorso di patologie croniche e non trasmissibili (es. tumori, malattie degenerative, cardiovascolari e polmonari); previsione dell’insorgere di patologie (croniche o stagionali), identificazione fattori di rischio secondo un paradigma di medicina di precisione (personalizzata); utilizzo di dati sanitari per validare l’e cacia di trattamenti e ridurre errori diagnostici; archiviazione e protezione dei dati, gestione delle infrastrutture e degli equipaggiamenti sanitari.

NEWS
DAL TERRITORIO NEWS
Disturbi dell’alimentazione: un nuovo ambulatorio nella rete del Papa Giovanni

Anoressia, bulimia, disturbo dell’alimentazione incontrollato… Dalla fine di gennaio è operativo un nuovo ambulatorio dedicato ai giovani dai 14 ai 24 anni con un esordio di disturbi del comportamento alimentare all’interno del presidio all’ex “Matteo Rota” di Bergamo (via Garibaldi 13, Padiglione Mazzoleni, piano primo).

L’obiettivo, come sottolineato dalla direttrice del dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze dell’ASST Papa Giovanni

Emi Bondi, è quello di aiutare le persone a prendere consapevolezza della loro situazione, cercando di abbattere lo stigma che c’è intorno alla cura. I casi, soprattutto nel post-Covid, sono in aumento, e l’età dei primi sintomi si abbassa.

L’ambulatorio è inserito nel Piano regionale per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ed è stato attivato nell’ambito delle risorse previste dal Fondo Nazionale.

L’accesso all’ambulatorio avvie-

ne previa prenotazione tramite il numero 035 2278626 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 08:30 alle 13:30), oppure tramite l’indirizzo mail: ambulatorio.dna@asstpg23.it. Tra i requisiti per l’accesso, la residenza in uno dei comuni del territorio di competenza dell’ASST Papa Giovanni XXIII per quel che riguarda la Neuropsichiatria infantile e Psichiatria (l’elenco completo è disponibile su www.asst-pg23.it).

L’educazione come chiave del cambiamento

La onlus A.N.T.A.RES sostiene bambini e adolescenti accompagnandoli nelle dinamiche relazionali, emotive, personali e scolastiche

Le ragioni che spingono dei cittadini a organizzarsi e a costituire un’associazione di volontariato sono numerose, ma la motivazione più forte spesso nasce dal bisogno di trovare risposte concrete e rapide a esigenze che non trovano adeguato soddisfacimento da parte dei servizi pubblici. Nel caso di Antares, organizzazione di volontariato con sede a Bergamo, il bisogno che emergeva maggiormente era quello di sostenere soprattutto bambini e adolescenti con di coltà d’apprendimento (DSA - Disturbi Specifici dell’Apprendimento e BES - Bisogni Educativi Speciali), offrendo un adeguato supporto alle loro di coltà. Riconosciute con la Legge 170/2010 come disturbi specifici di apprendimento (Dsa), dislessia, disortografia, discalculia

e disgrafia rientrano nei Bisogni educativi speciali (Bes) dal 2012 e sono oggi una realtà a cui i genitori bergamaschi sono sempre più attenti. Secondo i dati dell’U cio Scolastico Provinciale attualmente nelle scuole statali bergamasche abbiamo 5.766 alunni con disabilità, su 130.333 della popolazione scolastica complessiva rappresentando il 4,42%, in 15 anni sono più che raddoppiati. Ma dietro i numeri, a dover raccontare di sé, sono i loro percorsi, spesso tortuosi, dove viene coinvolta tutta la famiglia.

Le azioni

L’equipe multidisciplinare accreditata dall’ATS di Bergamo per la prima certificazione diagnostica DSA porta avanti da anni azioni qualificate e gratuite nei seguenti ambiti:

> Rilascio prima certificazione diagnostica valida ai fini scolastici per i Disturbi Specifici di Apprendimento;

> Supporto didattico specializzato a studenti che presentano di coltà di apprendimento DSA e BES;

> Attività di apprendimento cooperativo e di studio assistito;

> Supporto all’utilizzo degli strumenti compensativi per allievi con disturbi specifici di apprendimento;

> Formazione docenti su tematiche inerenti a DSA e BES;

> Supervisione operativa e consulenza durante l’anno scolastico, con sportello psicologico per casi specifici;

> Sportello psicologico di primo ascolto clinico su tematiche adolescenziali.

64 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
DAL TERRITORIO TERZO SETTORE

Thomas, infermiere dall’India a Tavernola

Lo scorso 21 gennaio ha ottenuto la cittadinanza italiana.

Nel

nostro Paese dal 2010, ha tre figli e lavora con i malati psichici

«Da oggi abbiamo quattro nuovi cittadini italiani, la bella famiglia di Thomas Jaison. Una famiglia di origine indiana che si è perfettamente integrata nella nostra comunità». Sono parole postate su Facebook, lo scorso 20 gennaio, dal sindaco di Tavernola, Ioris Pezzotti. Che aggiunge: «Questa è la positiva e auspicabile immigrazione, che dobbiamo aiutare e incentivare, nel rispetto delle nostre leggi e della nostra Costituzione. Erigere muri culturali, di razza, di religione o barriere fisiche non ci porterà da nessuna parte. I fenomeni migratori vanno governati con capacità, saggezza e, non

deve mai mancare anche un briciolo di umanità che non fa mai male agli altri, ma soprattutto a noi stessi».

Thomas, 38enne, è uscito dalla sala consiliare di Tavernola col sorriso, insieme alla moglie Nimmy John di 36 anni, anch’ella indiana, il piccolo Alexander di 7, Chiara di 5 e Olivia, quasi 2 anni, tutti nati in Italia. Poi è andato direttamente all’anagrafe per evadere alcune formalità di rito. In mano teneva un cabaret di mignon che ha o erto all’impiegata e alle persone che entravano. Una giornata di festa, insomma, e non solo per i nuovi concittadini. Che « sono brave

persone, laboriose», ha specificato Pezzotti. Ora tocca alla moglie Nimmy, che nei tempi di rilascio della cittadinanza sarà facilitata dal fatto che suo marito è cittadino italiano.

Tricolore e Costituzione sono stati consegnati a Thomas, e lui li ha mostrati agli amici tavernolesi Pamela, Nicoletta, Antonia e Gigi, Olga, presenti alla cerimonia. Un bel traguardo per l’infermiere diplomato in India: il suo titolo è stato riconosciuto anche in Italia dopo cinque mesi di frequenza della scuola dell’Ordine professionale infermieristico ad Alessandria, dove era giunto il 10 marzo 2010,

66 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI

ospite di un connazionale. Ma lo stesso novembre si è trasferito a Tavernola.

Sul Sebino Thomas ha iniziato immediatamente a lavorare per la “Casa di Nicola”, comunità sulla collina che ospita persone a ette da gravi disturbi psichici. Nata dal desiderio di Lucia e Angelo Malfer di ricordare il figlio Nicola, scomparso nel 2001, gestita dalla cooperativa Interactive e coordinata da Cinzia Acquaro, accoglie 20 persone di età media tra i venti e i trent’anni.

Nimmy, invece, lavora dal 2014 alla Casa di riposo “Buonomo Cacciamatta onlus-1836”, nella frazione di Cambianica. Costruita appositamente per accogliere gli anziani, la RSA è all’avanguardia nell’area della telemedicina avanzata. Destinata a ospiti anziani stabili, accreditata per 48 posti letto, ha anche un nucleo di 12 posti letto

dedicati al progetto sperimentale delle “Cure Intermedie”, per le degenze dopo i ricoveri ospedalieri e gode di una bella posizione, con vista sul lago d’Iseo. «Qui – dice il presidente della casa di riposo, Rosario Foresti, a L’Eco di Bergamo – tutti la stimano per la sua professionalità e per il suo carattere allegro e solare che fa star bene gli ospiti».

La coppia si è sposata nel 2013. Nimmy è contentissima, si trova bene qui: prima lavorava come infermiera in Arabia Saudita. I due si dividono la cura della prole facendo i turni e nel 2022 hanno comprato casa a Cambianica, dopo alcuni cambi di alloggio. Appena arrivato sul Sebino, Thomas condivise un appartamento alla cascina Ronco con una collega di lavoro africana. Glielo a ttò l’ex dirigente scolastica Cristina Bettoni. «Persone serie, rispettose

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...

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a cui ben volentieri ho dato la mia casa – ha commentato -. Come volentieri ho prestato a Thomas 700 euro per recarsi in India a conoscere la futura moglie, visto che non aveva ancora ricevuto lo stipendio. Prestito che mi ha restituito interamente al ritorno, unito a un sacchetto di frutti indiani».

IPB ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO

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«La disabilità non mi ha fermato»

L’alpinista Lola Delnevo, classe 1980, ha perso l’uso delle gambe durante l’ascesa a una cascata di ghiaccio nel 2015. Ma non per questo ha smesso di fare sport ad alta quota.

Eleonora “Lola” Delnevo, classe 1980, è originaria di Arcene ma da qualche anno si è trasferita ad Albino. Laureata in Scienze ambientali, si è avvicinata alla montagna durante gli studi universitari, prima con semplici escursioni, poi al mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo, scalando sulle Orobie e sulle Alpi diverse vie tra ghiaccio e roccia. Proprio questa sua passione l’ha tradita, il 19 marzo 2015, durante l’ascesa a una cascata di ghiaccio in val Daone: un

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TERRITORIO TESTIMONIANZA
DAL

blocco si è staccato, trascinando tutto il gruppo per un trentina di metri. La diagnosi per l’alpinista bergamasca è stata una sola, terribile: colonna vertebrale spezzata. Lola non si è mai fermata e ricoverata prima a Trento, poi a Mozzo, vicino a casa, ha iniziato una riabilitazione intensiva che in pochi mesi l’ha portata a rimettersi in pista, non solo con la montagna, ma con lo sport in generale. Una vita sempre a mille, prima e dopo l’incidente, la sua. E un esempio di tenacia.

La disabilità non l’ha frenata, quindi. Tutt’altro. Lola pratica sempre molto sport, tra cui kayak e pallacanestro in carrozzina, anche se la sua passione resta la montagna. Tra le imprese a rontate, l’ascesa a El Capitan, nello Yosemite in Cali-

fornia, nel 2018. Una pazzia ben riuscita realizzata insieme agli amici Mauro “Gibe” Gibellini, Diego Pezzoli e Antonio Pozzi. Ci aveva già provato nel 2016, ma quella volta era andata male: «Dovevamo essere in quattro, ma rimanemmo in tre. Abbiamo voluto provare comunque, ma eravamo troppo lenti. E allora siamo scesi». Messa così, potrebbe sembrare che scalare El Capitan rappresentasse un po’ l’ossessione di Lola e i suoi amici, ma non è così. «In realtà il tentativo, poi andato a buon fine, del 2018 è nato per caso. Il Gibe si è sposato e con sua moglie è andato in viaggio di nozze negli Usa. È stata loro l’idea di dedicare l’ultima settimana del loro viaggio a El Capitan. Io e gli altri ci siamo imbucati, diciamo». Per a rontare l’impresa, la questione logistica

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

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Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it!

non è stata ovviamente un aspetto secondario: «Prima di partire avevo chiesto a due ragazze disabili che avevano a rontato ascese simili; abbiamo adattato i loro metodi con il nostro. Ho usato alcuni accorgimenti: per esempio ho usato un imbrago da parapendio ultraleggero che mi ha permesso

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DAL TERRITORIO TESTIMONIANZA

di sostenere il peso del corpo dal bacino in giù».

A inizio 2023 Lola ha attraversato la Patagonia del sud da El Chaltén a Ushuaia in handbike, per un totale di 1200 chilometri. «Un’avventura magnifica – svela -. Mi ha permesso di vedere un Paese che avevo sempre sognato di visitare. Attraversare i parchi del Fitz Roy, del Torres del Paine è stata un’emozione grandissima. Ho capito che un viaggio che può sembrare molto di cile per una persona disabile, in realtà è fattibile. Serve volontà, pianificazione e un po’ di fortuna».

La volontà è una delle qualità più spiccate in Lola. Non tanto per come ha a rontato l’incidente e

la disabilità, quanto per come ha deciso di percorrere la vita: sempre in salita. Quasi per scelta, più che per necessità: « Salire è bello. Faticoso, ma anche appagante. Il problema, semmai, è la discesa…». E così, quando ha capito che l’arrampicata non faceva più per lei (o quasi, come abbiamo visto), si è messa in acqua. «Ci ho messo un anno ad abituarmi al kayak, ma ora me la cavo. Mi piace perché anche in questo sport sono all’aperto, in mezzo alla natura, immersa nel mondo “vero”. È molto diverso dall’alpinismo: in montagna sei tu che detti il tempo, il ritmo. Se ti vuoi fermare puoi farlo. Sul kayak invece devi assecondare la cor-

rente, ascoltarla e capirla. È tutta un’altra cosa. Cambia proprio l’approccio mentale».

Insomma, le di coltà a fare sport con una disabilità grave ci sono. Ma con un po’ di aiuto tante cose si possano fare. «Quello che posso dire è che la disabilità non mi impedisce di inseguire i miei sogni. Ho imparato a sforzarmi di fare anche le cose più di cili e realizzare, a piccoli passi, quello in cui credo».

70 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
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Il decadimento cognitivo nell’anziano

Cause, manifestazioni cliniche e strategie di gestione adottate da Casa mia Verdello

Il decadimento cognitivo nelle persone anziane è un fenomeno complesso che può avere un impatto significativo sulla loro qualità della vita e sulla loro indipendenza. Questo processo, che può manifestarsi in diverse forme e gradi di gravità, rappresenta una sfida sia per i professionisti sanitari, sia per i caregiver. Scopriamo quali sono i principali aspetti del decadimento cognitivo nell’anziano, comprese le sue cause, le manifestazioni cliniche e le strategie di gestione.

Cause del decadimento cognitivo

Il decadimento cognitivo nell’anziano può essere causato da una serie di fattori. Tra le cause più comuni vi sono:

> malattie neurodegenerative: tra queste, le più di use sono la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare. Queste condizioni possono portare a una progressiva perdita di memoria, disorientamento spaziale e problemi di linguaggio;

> malattie vascolari: i disturbi vascolari, come ictus e ischemie cerebrali transitorie, possono compromettere il flusso sanguigno al cervello, causando danni alle cellule nervose e contribuendo al decadimento cognitivo;

> deficit nutrizionali: una dieta povera di nutrienti essenziali può influenzare negativamente la funzione

cognitiva, aumentando il rischio di deterioramento mentale nell’anziano;

> traumi cranici: i traumi cranici, specialmente ripetuti nel corso della vita, possono aumentare il rischio di sviluppare problemi cognitivi nell’anziano;

> fattori ambientali: l’ambiente in cui vive una persona anziana

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72 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
STRUTTURE CASA MIA VERDELLO

può influenzare la sua salute cognitiva, in particolare l’esposizione a sostanze tossiche, l’isolamento sociale o la mancanza di stimoli mentali possono contribuire al decadimento;

> invecchiamento fisiologico

Manifestazioni cliniche

Il decadimento cognitivo nell’anziano si manifesta attraverso una serie di sintomi e segni clinici, che possono variare in base alla causa sottostante e alla gravità della condizione. Alcune delle manifestazioni più comuni includono:

> perdita di memoria: uno dei sintomi precoci del decadimento cognitivo è la di coltà a ricordare informazioni recenti o passate;

> disorientamento spaziale e temporale: le persone anziane con decadimento cognitivo possono avere di coltà a orientarsi nello spazio e nel tempo, causando confusione e smarrimento;

> di coltà nel linguaggio: il deterioramento cognitivo può influenzare la capacità di comprendere e comunicare il linguaggio, manifestandosi in problemi di comprensione e di espressione;

> di coltà nel pensiero astratto: le capacità di pensiero astratto e di risoluzione dei problemi possono essere compromesse nel decadimento cognitivo, rendendo di cile per l’anziano a rontare attività quotidiane complesse;

> cambiamenti nel comportamento e nell’umore: l’anziano con decadimento cognitivo può manifestare irritabilità, apatia o aggressività, insieme a alterazioni dell’umore.

Strategie di gestione

La gestione del decadimento cognitivo nell’anziano richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga allo stesso modo profes-

sionisti sanitari, caregiver e familiari. Alcune strategie utili includono:

> valutazione e diagnosi precoci:: una diagnosi precoce consente di avviare tempestivamente interventi terapeutici e di supporto;

> interventi non farmacologici: programmi di stimolazione cognitiva, attività fisica regolare e una dieta equilibrata possono contribuire a rallentare il deterioramento cognitivo e migliorare la qualità della vita dell’anziano;

> farmaci e terapie specifiche: in alcuni casi, medici specializzati possono prescrivere farmaci per gestire i sintomi del decadimento cognitivo;

> supporto sociale ed emotivo: il sostegno emotivo e sociale da parte dei familiari, dei caregiver e della comunità può aiutare l’anziano ad a rontare le sfide legate al decadimento cognitivo e a mantenere un senso di benessere;

> pianificazione avanzata e supporto legale: è importante che l’anziano e i suoi familiari pianifichino anticipatamente per il futuro, stabilendo direttive anticipate e mettendo in atto misure di supporto legale, come la nomina di un tutore o la redazione di un testamento.

Il decadimento cognitivo nell’anziano è, quindi, un fenomeno complesso che richiede un’approfondita comprensione delle sue cause, manifestazioni cliniche e strategie di gestione. Con un approccio olistico e una rete di supporto adeguata, è possibile migliorare la qualità della vita delle persone anziane a ette da questa condizione, garantendo loro un invecchiamento dignitoso e indipendente.

Le case di riposo più “moderne” come Casa mia Verdello sono attrezzate per fornire supporti non farmacologici con il sostegno di psicologi e psicoterapeuti, attraverso strumenti come il percorso Snoezelen, specifico per il mantenimento e la stimolazione sensoriale, o l’approccio capacitante per un mantenimento e stimolazione della comunicazione e verbalizzazione.

Casa Mia Verdello organizza anche degli incontri a tema, gratuiti e aperti a tutta la cittadinanza e a chiunque voglia approfondire questa tematica. Il prossimo incontro si terrà il 10/04/2024 alle ore 18,00 a cura degli Psicologi Anzalone Serena e Segantin Ottavio, che condivideranno la loro esperienza clinica e pratica.

stanza

Snoezelen

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 73 INFORMAZ I ONE PUBBL ICI TAR IA

Piedi in salute: la figura chiave del podologo

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA FRANCESCA SIGNORELLI

∞ IN COLLABORAZIONE CON LA DOTT.SSA ROBERTA GHISLENI

Sono molte le persone che so rono di problemi ai piedi ma che ritardano (o evitano) le visite perché pensano si tratti di disturbi passeggeri oppure perché non sanno a quale professionista rivolgersi. In realtà, esiste una professione sanitaria che si occupa delle problematiche legate ai piedi ed è la podologia: una disciplina che si occupa di prevenire e curare i problemi legati alla struttura del piede e ai suoi difetti.

Come si diventa podologo?

Il percorso di studi prevede il conseguimento di un diploma di Laurea in Podologia, titolo che abilita all’esercizio della professione sancita dal DM 666/94. La laurea triennale è a numero programmato a livello nazionale e fa parte della classe delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione (SNT/2). Il percorso forma una figura professionale specializzata attraverso l’insegnamento da discipline di base e discipline più specialistiche includendo lo studio di materie quali: patologia clinica e generale, anatomia umana, istologia, biochimica, scienze della prevenzione dei servizi sanitari e scienze medico-chirurgiche. In particolare, lo studio delle Scienze della Podologia include i moduli di scienze tecniche mediche applicate, scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche,

medicina fisica e riabilitativa, patologie cutanee, malattie dell’apparato locomotore. Allo studio teorico si a anca poi la componente pratica ovvero il tirocinio: attività formativa professionalizzante che permette di costruire il core competence e le abilità del professionista da svolgere presso Aziende sanitarie ospitanti. Inoltre, come le altre professioni mediche e sanitarie, il podologo ha l’obbligo dell’aggiornamento professionale continuo come previsto dal programma di Educazione Continua in Medicina (ECM).

Quindi, di cosa si occupa la podologia?

La podologia tratta direttamente gli stati dolorosi del piede con metodi incruenti e/o ortesici. At-

DOTT.SSA FRANCESCA SIGNORELLI Podologa, Commissario dell’Albo dei Podologi di Bergamo

Clinica Podologica, Almè (BG)

traverso anamnesi, diagnosi e trattamento il professionista accompagna alla remissione il paziente a qualsiasi età, dall’infanzia all’’età adulta, e in qualsiasi condizione sia patologica che fisiologica. Infatti, il podologo interviene anche su piedi sani che, per mantenersi tali, necessitano di attività di prevenzione oppure in pazienti sportivi sia amatoriali che agonisti.

Chi si rivolge al podologo?

Chiunque può rivolgersi a un podologo! Il professionista, oltre che intervenire direttamente sul piede del paziente in casi di problemi a cute (es. callosità) o annessi cutanei (unghie), può curarne i disturbi legati a un alterato appoggio plantare (metatarsalgie, fasciti plantari, tendinopatie, borsiti ecc.) o a infezioni (verruche, micosi). Le callosità sono l’espressione di un alterato appoggio del piede: la rimozione periodica e la progettazione di una terapia ortesico-plantare, che ne redistribuisca le pressioni, possono risollevare il piede da condizioni dolorose. Inoltre, il podologo confeziona ortesi in silicone su misura (ortoplastia) che permettono di modificare alcune deviazioni delle dita o di proteggerle dallo sfregamento con la scarpa. Anche il dolore causato da una verruca o da un’unghia in conflitto, durante la deambulazione (cammino) può essere alleviato attraverso il tratta-

74 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2024
ALLE PROFESSIONI SANITARIE
GUIDA

mento podologico. Il podologo, infatti, tratta le unghie incarnite e studia la giusta rieducazione della crescita per evitarne le fastidiose recidive (ortonixia). Agli sportivi, ma non solo, il podologo consiglia anche esercizi di rinforzo della muscolatura o l’utilizzo delle calzature più idonee per le attività

C’è di erenza tra podologo e ortopedico? Sì, l’ortopedico è un medico specialista che ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia e successivamente frequentato il corso di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia e tratta i pazienti sia con metodi conservativi, sia chirurgici. Il podologo, invece, è un professionista sanitario specializzato nella cura e prevenzione delle patologie del piede che tratta con metodi incruenti, conservativi e non chirurgici. Ad ogni modo, podologo e ortopedico collabo-

Attenzione al diabete

Particolare attenzione al piede reumatico e al piede diabetico! In particolare, i pazienti diabetici dovrebbero essere seguiti periodicamente anche dal podologo, che attraverso il lavoro di equipe con gli altri specialisti, aiuta a prevenire le complicanze del piede. Infatti, le conseguenze più gravi e frequenti della patologia sono l’infezione e l’ulcerazione che possono portare fino all’amputazione se non adeguatamente trattate per tempo.

rano come un’équipe per trattare il paziente nel modo più completo e professionale possibile. Faccia-

mo un esempio di un paziente a etto da alluce valgo: il podologo, dopo un esame biomeccanico, confeziona ortesi plantari su misura volti a prevenire la deformità dell’alluce, tratta le callosità che si formano per l’appoggio errato del piede, confeziona delle ortesi in silicone su misura per proteggere le estremità che vanno in conflitto con la calzatura, suggerisce e studia le calzature idonee per il paziente e via dicendo. Insieme, podologo e ortopedico, controllano periodicamente il paziente e l’evoluzione della patologia. Dove i metodi conservativi consigliati non bastassero perché la deformità è importante, l’ortopedico interviene correggendo l’alluce chirurgicamente Insomma, i disturbi legati ai piedi sono molto variegati e il podologo è in grado di prendere in carico il paziente e accompagnarlo nel percorso di cura più adeguato.

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 75
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Il DAE

nel contesto domiciliare

Grazie alla tecnologia, alla conoscenza e alla cultura, oggi il Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) si a accia anche al contesto domiciliare. Il DAE è un aiuto concreto quando un nostro caro è colpito da Arresto Cardiaco Improvviso (ACC): se si considera che circa l’80% degli ACC al di fuori delle strutture sanitarie avviene tra le mura domestiche, ecco che prende significato pensare di dotare la propria casa, condominio o quartiere di uno o più DAE.

Le nuove normative e il corso BLSD

La Legge n. 116 del 2021 prevede l’utilizzo del Defibrillatore Semiautomatico Esterno in caso di emergenza cardiaca, anche da parte di persone che non abbiano seguito il corso specifico BLSD (Basic Life Support Defibrillation). Inoltre, grazie al servizio di emergenza 112, l’operatore di AREU – Agenzia Regionale Emergenza Urgenza è in grado di guidare il soccorritore nelle manovre da svolgere e nell’uso corretto del DAE. L’uso

Arresto cardiaco improvviso: il

fondamentale contributo del defibrillatore

del defibrillatore non comporta responsabilità da parte di chi lo utilizza dopo che abbia chiamato i soccorsi e abbia seguito il protocollo. Di fatto, dopo aver collegato gli elettrodi al paziente, la responsabilità passa al defibrillatore. Pur essendo possibile utilizzare il DAE anche senza aver svolto un corso specifico, è consigliata la formazione con un corso BLSD che insegna a riconoscere i sintomi in una persona colpita da attacco cardiaco, perfezionare le manovre di rianimazione e l’utilizzo dello stesso DAE. Il corso BLSD è utile sia per lo scopo specifico di utilizzare un DAE, sia per un proprio bagaglio culturale. Non è necessario tappezzare un complesso abitativo di defibrillatori, certamente occorre svolgere una minima valutazione sulla struttura, tenendo sempre in considerazione che il defibrillatore possa essere raggiunto, prelevato e applicato alla persona colpita da ACC entro 4/5 minuti.

Il tempo è l’unico nemico! In Tecno System non ci stanchiamo mai di sottolineare che, in caso di arresto cardiaco improvviso, il

tempo è l’unico nemico perché per ogni minuto che passa, la possibilità di sopravvivenza della persona si abbassa del 10%. Dal punto pratico, la postazione del DAE non necessità di opere murali o elettriche particolari: è su ciente una parete su cui applicare una teca, un cartello e, al suo interno, posizionarvi il defibrillatore. Gli unici costi saranno il cambio degli elettrodi e della batteria che, in base al modello di DAE, hanno periodicità di erenti. Questo cambio non comporta per forza la presenza di un tecnico specializzato – a meno che non si vogliano far eseguire dei controlli funzionali periodici ma, anche in questo caso, è giusto sapere che molti DAE eseguono periodicamente degli autotest comunicando le anomalie.

In questo caso l’azienda produttrice lo sostituirà gratuitamente.

TECNO SYSTEM

Via Madreperla 12/B – Treviglio (BG)

WhatsApp: 335 7511902

Tel: 0363 301788 / Fax: 0363 48320 tecnosystemsrl.org

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 77
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REALTÀ SALUTE
A Le e, tra i boschi della Val Gandino, ha inaugurato il centro di riabilitazione Il

Falco, firmato Narconon

Liberarsi dalle dipendenze: un percorso pedagogico-riabilitativo

Una persona che sta per intraprendere un percorso di disintossicazione da droghe e alcol generalmente si trova in uno stato di confusione non sapendo come cambierà la sua vita da quel momento in poi. La missione dei Centri Narconon, ubicati in diverse città d’Italia, è quella di fornire un cammino e cace per la riabilitazione di tossicodipendenti e alcolisti e aiutando il loro reinserimento nella società e nel contesto familiare. Dopo 12 anni dalla sua esperienza personale presso un Centro Narconon in Piemonte, che lo ha portato a liberarsi dalle dipendenze, da settembre 2023 Luca Bertoncelli ha fatto suoi i dettami del programma e aperto una sede a Le e (BG), in un edificio ubicato sui monti orobici con una bellissima vista sulla Val Gandino.

Il programma

Gli operatori del Centro Narconon “Il Falco” di Le e fanno in modo

che gli ospiti possano ambientarsi e rimettersi in forze il più velocemente possibile, assistendoli per tutto il tempo, applicando i passi del Programma. La prima fase non prevede uso di droghe sostitutive né somministrazione di farmaci, ed è pensata per fare in modo che la persona smetta di assumere droghe il più velocemente e agevolmente possibile.

Una giornata tipo

Per ogni ospite, gli operatori sono pronti all’assistenza 24 ore su 24. Per aiutare ad alleviare e superare i malesseri e i sintomi dolorosi che potrebbero presentarsi, vengono utilizzati alcuni esercizi uniti ad una sana alimentazione, integratori alimentari e vitamine che aiutano a ristabilire equilibrio nell’organismo danneggiato dall’assunzione di droghe e alcol. Il percorso viene inoltre monitorato dal medico del centro. Durante la sua giornata gli ospiti del Centro seguono una ricca alimentazione e svolgono particolari esercizi, detti “oggettivi”, che li aiutano a spostare la loro attenzione sull’ambiente circostante e distogliere la loro concentrazione da spiacevoli pensieri

ed episodi passati, che possono distrarli dall’obiettivo. Al termine di questa fase la persona generalmente mostra i primi segni di una migliore condizione: colorito in viso, riesce a dormire, mangia con appetito, ecc. Questa è la base per poter proseguire con il programma di recupero e accedere alla fase seguente. La seconda fase del programma denominata “disintossicazione tramite saune” consente all’ospite di eliminare dal proprio corpo le sostanze tossiche che si sono depositate nel corso del tempo e conseguenti all’uso di alcol e sostanze. Nell’ultima fase del percorso si lavora sulla riabilitazione di valori come la responsabilità, l’integrità personale, l’onestà e la fiducia in sé.

I risultati

Gli ospiti giungono alla fine del programma con l’energia e la positività necessaria ad a rontare e confrontare i loro errori per arricchirsi e migliorarsi sempre di più, aumentando la loro consapevolezza e l’amore verso se stessi.

ASSOCIAZIONE

NARCONON IL FALCO A.P.S.

Via Monte Beio, 26 – Leffe (BG) 335-8795226

www.narcononfalco.it

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 79
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REALTÀ SALUTE

A Medolago, nel cuore dell’Isola Bergamasca, è da poco stato avviato il Centro Plurimed Isola Srl, un piccolo Centro Polispecialistico mirato soprattutto alle esigenze delle Aziende, attraverso la Medicina del Lavoro. Più in generale, il Poliambulatorio, grazie alla presenza di medici e professionisti di valore e competenza, o re alla comunità e al territorio un’ampia gamma di attività finalizzate alla tutela della salute, alla diagnosi tempestiva, alla terapia mirata e al benessere della persona.

L’approccio Plurimed

Il Centro Plurimed si distingue nell’ambito della cura polispecialistica: non è solo il team di specialisti d’élite a fare la di erenza, ma è la sinergia tra di loro, unita a un’attenzione personalizzata, che crea un’esperienza di cura senza eguali. I professionisti ascoltano, comprendono e si adattano alle esigenze del singolo, per guidarlo verso una salute ottimale con serenità e comfort.

La Medicina del Lavoro

La salute sul lavoro è un aspetto fondamentale per la vita di ogni professionista. Il Centro Plurimed incarna questa priorità, fornendo servizi esclusivi di Medicina del Lavoro, estesi non solo al territorio bergamasco, ma a tutto il Nord Italia. I medici del Centro, infatti, si rendono disponibili a intervenire anche direttamente nelle aziende, o rendo soluzioni strategiche e personalizzate, e sono in grado di gestire completamente la programmazione dell’attività di sorveglianza sanitaria. Per il Centro, l’impegno per la salute sul posto

Centro Plurimed Isola Srl

Un nuovo Centro medico nel cuore dell’Isola Bergamasca, rivolto alla prevenzione, salute e benessere della persona

di lavoro è una realtà tangibile, che si traduce in un concreto percorso di prevenzione, sicurezza e benessere per ogni lavoratore.

I servizi

Alla Medicina del Lavoro, prima mission del Poliambulatorio, si sono poi aggiunte altre specialità: Psicologia e Psicoterapia (sedute cliniche), Nutrizione (prime visite, controlli e test specializzati), Fisioterapia (prime visite e controlli), Osteopatia (prime visite e controlli) e Massoterapia (riabilitazione traumi e infortuni, massaggi e trattamenti) e Coaching (life, teen, parent, business e group). Questi servizi del Centro si rivolgono sia alle aziende, per dare supporto e consulenza in ambito medico e di Welfare aziendale, sia nel privato come supporto al singolo.

CENTRO PLURIMED ISOLA Srl

Via Presolana 1, Medolago 035 19910008

segreteria@centroplurimed.it centroplurimed.it

Marzo/Aprile 2024 | Bergamo Salute | 81
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REALTÀ SALUTE

Direttore Responsabile

Claudio Gualdi

Redazione

Ivana Galessi

redazione@bgsalute.it

Grafica e impaginazione

Marta Milani, AD Communication

Fotografie e illustrazioni

Shutterstock, Adriano Merigo

Stampa

Imprimart

Piazza Martiri Di Fossoli 22, Desio (MB)

Casa Editrice

Devon Srl

Via Libertà, 29 - 24068 Seriate (BG) Tel. 035 0741903- info@devonsrl.com

Pubblicità info@bgsalute.it

Hanno collaborato

Sara Carrara, Lella Fonseca, Ivana Galessi, Claudio Gualdi

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

Iscr. ROC N°25539. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Canali di distribuzione:

• Abbonamento.

• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)

• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

COMITATO SCIENTIFICO

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario

• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni

• Dott. Andrea Cazzaniga

Idrologo Medico e Termale

• Dott. Sergio Clarizia - Pediatra

• Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo

• Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra

• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale

• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo

• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

• Dott. Massimo Masserini - PsicologoPsicoterapeuta - Sessuologo clinico

• Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport

• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

• Dott. Antonello Quadri - Oncologo

• Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica

• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

• Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione

• Dott. Massimo Tura - Urologo

• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO

• Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Dott. Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Faverzani Presidente Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

• Dott. Simone Ruggeri Presidente Ordine Fisioterapisti (OFI) Bergamo

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14 | n° 77
| Aprile 2024
Bergamo Salute anno
Marzo

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