Bergamo Salute - 2024 - 78 - maggio/giugno

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Dermatologia MELANOMA CUTANEO: MAGGIO IL MESE DELLA PREVENZIONE

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Stili di vita FOMO: PAURA DI ESSERE “TAGLIATI FUORI”

28 Coppia LOVE BOMBING: SE LO CONOSCI, LO EVITI

38 Bellezza PRIME ESPOSIZIONI SOLARI: ATTENZIONE AI RISCHI

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 1 Anno 14 Maggio | Giugno 2024 Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG www.bgsalute.it 78 numero
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Mario Giuliacci Colonnello, come sarà l’estate 2024?
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numero

) EDITORIALE

5 La stagione è quella giusta...

) SPECIALITÀ A-Z

6 Dermatologia

Il melanoma cutaneo. Riconoscerlo per curarlo.

10 Endocrinologia

Tiroidite di Hashimoto. Una patologia cronica autoimmune

12 Malattie infettive

Attenti ai morsi di zecca

) PERSONAGGIO

16 Mario Giuliacci

) IN SALUTE

20 Stili di vita

Fear of Missing Out. Di cosa si tratta?

22 Alimentazione

Il digiuno è un buon rimedio?

24 La stagione delle ciliegie. Un’esplosione di dolcezza in arrivo

) IN ARMONIA

26 Psicologia

Psicoterapia ipnotica. Il rinforzo dell’ientità attraverso l’ipnosi

28 Coppia Love bombing. Se lo conosci... lo eviti

) IN FAMIGLIA

30 Maternità

La ginnastica ipopressiva come aiuto per la ripresa nel post-parto

Anno 14 Maggio | Giugno 2024

32 Bambini

Quando pianti e capricci nasconodo una sfida sensoriale

34 Ragazzi

Adolescenti e DCA. I campanelli d’allarme

36 Salute mentale

ADHD in età adulta. Una malattia poco consciuta ma insidiosa

) IN FORMA

38 Bellezza

I rischi delle esposizioni solari senza protezioni

40 Fitness

Sport all’aria aperta. I benefici per corpo e mente

) RICETTA

48 Mu n salato alle zucchine

) RUBRICHE

51 Animali

Quando il gatto è sotto stress

54 Guida esami

Prick test. In cosa consiste?

56 Altre terapie

AnimaLETTURA. Un pet può aiutare i bambini con DSA

) VIAGGI DELLA SALUTE

58 Vacanza e riabilitazione nei Medical Hotel

) DAL TERRITORIO

60 Farmacie

Osteoporosi. Un nemico silenzioso

62 News

64 Terzo settore

ABIO Bergamo. Un faro di speranza per i bambini in ospedale

68 Il lato umano della medicina

C’è una rock band in corsia

71 Malattie rare

Malattia di Stargardt

72 Testimonianza

Due cuori (trapiantati) e una racchetta

) STRUTTURE

74 Gruppo San Donato

) PROFESSIONI SANITARIE

76 Aguzza la vista con lo screening della salute oculare

) REALTÀ SALUTE

79 In Cammino arricchisce la sua o erta con il servizio di ecografia

81 Ripristinare la salute orale in casi gravi con l’implantologia dentale avanzata

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 3
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Bentrovati, cari lettori.

La stagione è quella giusta per parlare di sole. Uno dei temi che a rontiamo tra le pagine di questo numero di Bergamo Salute è il benessere della pelle, l’organo più complesso e più grande del corpo umano, che rappresenta il 16 % del nostro peso. La cura della pelle, dunque, influenza molti aspetti della nostra vita.

Con l’esposizione ai primi raggi di primavera, dobbiamo fare attenzione a proteggerla, accompagnandola nella fase di passaggio tra una vita trascorsa per la maggior parte del tempo negli ambienti interni e le lunghe giornate

Direttore Responsabile

con esposizione diretta o indiretta al sole. Vale per tutti: giovani, adulti e anziani.

Applicare una protezione solare è un passo fondamentale per la cura della pelle. Occorre sceglierne una ad alta protezione e applicarla frequentemente quando ci si espone alla luce diretta, per prevenire danni alla pelle o invecchiamento precoce. Allo stesso modo, occorre applicare creme idratanti dopo l’esposizione. Anche l’alimentazione svolge un ruolo importante: i carotenoidi e le vitamine, presenti in frutta e verdure di stagione, contribuiscono a mantenere la pelle luminosa e supportano la formazione della melatonina, che ci protegge dai raggi UV.

Ma la salvaguardia della nostra salute non si ferma qui! Maggio è il mese europeo della prevenzione del melanoma, il tumore cutaneo più aggressivo, che in Italia è la terza neoplasia più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi, e che è uno tra i più frequenti nei giovani under 30. Fondamentale la diagnosi precoce: e ettuare regolari controlli della pelle può fare la di erenza. Monitorare i cambia-

menti nelle nostre macchie cutanee e consultare un esperto quando qualcosa sembra insolito è un atto di responsabilità nei confronti della propria salute, così come fare una mappatura annuale dei nevi. Mentre ci avviciniamo all’estate e ai suoi ormai frequenti colpi di scena, dobbiamo considerare che il cambiamento climatico degli ultimi anni influisce in molti modi sulla salute, come spiega nella nostra intervista di copertina il più noto meteorologo della tv, il colonnello Mario Giuliacci: «Ci aspetta un’estate più calda che mai e questo clima impazzito, oltre a stancare l’organismo, può anche farci perdere la lucidità mentale! Basti ricordare come aumentano gli omicidi quando fa più caldo», spiega. «I cambiamenti da mettere in atto per contrastare il cambiamento climatico non possono prescindere dalle azioni individuali che ciascuno di noi può adottare nel quotidiano, per uno stile di vita più sostenibile».

Buona lettura!

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CLAUDIO GUALDI
EDITORIALE

Il melanoma cutaneo: riconoscerlo per curarlo

Tra le neoplasie della pelle più aggressive, la sua incidenza è in aumento in tutto il mondo. Quali sono i motivi di questo aumento? Quali sono i principali fattori di rischio ai quali prestare attenzione?

Il melanoma è un tumore maligno che origina dai melanociti e più spesso si manifesta sulla cute. Pur non trattandosi della neoplasia cutanea più comune - lo sono i carcinomi - si tratta certamente di quella più aggressiva. Può essere molto pericoloso per la sua capacità di dare metastasi a distanza.

I SOGGETTI PIÙ ESPOSTI

I soggetti ‘caucasici’ sono i più

esposti, mentre le pelli scure sono naturalmente protette. Circa l’85% dei melanomi cutanei nel mondo interessa le popolazioni di Nordamerica, Europa e Oceania. In Italia, negli individui al di sotto dei 50 anni, il melanoma è il secondo tumore più frequente negli uomini e il terzo nelle donne. Nel 2022 ci sono state circa 12.700 nuove diagnosi. Pur con una grande variabilità, l’incidenza è in aumento in tutto il mondo (in Italia +4,4% per

anno negli uomini e +3,3% nelle donne, in linea con i dati europei). Questo aumento è in gran parte dovuto al maggior numero di diagnosi precoci, che oggi garantisce sopravvivenze prolungate e libere da complicanze. In molti paesi occidentali infatti, nonostante l’aumentata incidenza, la mortalità rimane stabile. La sopravvivenza è fortemente influenzata dalla precocità della diagnosi, e nel 2022 in Italia si stimavano circa 170.000 persone viventi con melanoma.

I PRINCIPALI

FATTORI DI RISCHIO

Il melanoma cutaneo riconosce fattori di rischio intrinseci, legati all’individuo, e altri estrinseci, derivanti dall’ambiente. Tra i primi il più importante è la genetica, che talora si correla anche al fototipo dell’individuo (colore della pelle, colore di occhi e capelli, modalità di risposta della cute all’esposizione solare): circa il 10% dei soggetti a etti da melanoma presenta almeno un familiare di primo grado a etto dalla stessa patologia. Altro

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SPECIALITÀ A-Z DERMATOLOGIA

importante fattore di rischio intrinseco è il numero di nevi melanocitici (rischio aumentato di quasi 7 volte in soggetti con più di 100 nevi melanocitici) e la loro tipologia (rischio aumentato di 10 volte in presenza di più di 5 nevi “atipici”): il dermatologo indirizza questi pazienti a controlli più ravvicinati. Tra i fattori estrinseci è da tenere

in considerazione l’esposizione ai raggi ultravioletti, sia naturale (sole) sia artificiale (lampade abbronzanti). È dimostrato che ustioni solari ripetute, specialmente in età infantile, possono aumentare anche molto il rischio di melanoma in età adulta. È quindi fondamentale proteggere con molta attenzione i bambini (cappellino, occhiali, in-

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L’IMPORTANZA

DELL A PREVENZIONE

“SECONDARIA”

I melanomi cutanei si manifestano più spesso come “macchie” sulla pelle, che possono insorgere spontaneamente (più spesso) oppure derivare dalla trasformazione di un nevo melanocitico (lesione benigna) preesistente. La prevenzione secondaria, cioè il ricorso alla visita dermatologica per una diagnosi precoce in presenza di criteri di allarme, svolge un ruolo fondamentale e mai abbastanza sottolineato. Gli elementi da tenere d’occhio sono riuniti nell’acronimo ABCDE:

> A = asimmetria (la lesione non può essere divisa in due parti uguali da un asse che passa per il suo centro);

> B = bordi (la lesione ha bordi frastagliati, indentati, “a carta geografica”);

> C = colore (il colore della lesione non è omogeneo, ma essa appare policroma; anche un colore molto scuro, quasi

nero, può essere elemento di sospetto);

> D = dimensioni (una lesione con un diametro superiore a 6 mm può essere sospetta; tale criterio è il più debole, perché oggi il tentativo è quello di diagnosticare i melanomi cutanei anche prima che raggiungano tale diametro);

> E = evoluzione (una lesione che si modifica, specie se in tempi rapidi) oppure elevazione (una lesione prima piana che diviene rilevata).

Un altro elemento utile per porre il sospetto di melanoma è quello definito del “brutto anatroccolo”: il riscontro cioè di una lesione cutanea che per aspetto, forma, colore o altro di erisce dalla media delle altre lesioni di cui il soggetto è portatore.

LA DIAGNOSI E L A TERAPIA

Il melanoma può insorgere su qualsiasi area cutanea e sulle mucose. È più comune al tronco negli uomini e sulle gambe nelle don-

ne. La diagnosi viene posta dal dermatologo, che utilizza l’anamnesi e la clinica, ma può servirsi anche di strumenti come il dermatoscopio (piccolo strumento portatile che permette l’osservazione in epiluminescenza della cute rivelando caratteristiche invisibili a occhio nudo) o il videodermatoscopio (strumento per esami di secondo livello e riservato a pochi casi selezionati dal dermatologo, che utilizza un software dedicato per la “mappatura” dei nei). Il sospetto clinico deve poi essere confermato dall’asportazione della lesione e dall’esame istologico, che serve anche per la definizione di alcuni parametri che precisano la diagnosi e definiscono la prognosi e i successivi provvedimenti da adottare. La terapia iniziale è sempre chirurgica, ma oggi sono a disposizione, per le forme più avanzate, e caci terapie che agiscono a livello immunitario o inattivando i fattori prodotti dai geni malati.

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SPECIALITÀ A-Z DERMATOLOGIA

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Tiroidite di Hashimoto: una patologia cronica autoimmune

Colpisce una persona su 20, il 5% della popolazione, tra i 30 e i 50 anni. Come riconoscerla e curarla?

La tiroidite di Hashimoto, o tiroidite cronica autoimmune, è tra le patologie tiroidee più di use e che colpisce 1 persona su 20, il 5% della popolazione, in particolare nel sesso femminile tra i 30 e i 50 anni. Si tratta di una malattia che nasce da un’errata risposta del sistema immunitario con produzione di anticorpi, che normalmente sono rivolti contro virus e batteri, ma in questo caso attaccano il tessuto tiroideo; questo innesca una reazione infiammatoria che altera prima la struttura e poi la funzione della ghiandola. È inoltre una patologia organo-specifica perché non può danneggiare altri tessuti: gli anticorpi prodotti, infatti, si legano a particolari proteine presenti solo nella tiroide. Infine, si definisce cronica perché ad oggi non esiste la possibilità né di bloccare questa risposta immunitaria, né di riparare il tessuto tiroideo danneggiato.

I SINTOMI E LE CAUSE

Nonostante si tratti di un processo infiammatorio, fino a che la tiroide riesce a produrre ormoni in quantità adeguata, la malattia decorre in modo asintomatico; rappresenta però la principale causa di ridotta produzione di ormoni tiroidei o ipotiroidismo. Le cause della tiroidite di Hashimoto, invece, non sono note. Si tratta di una malattia familiare non ereditaria (quello che si trasmette è solo la predisposizione alla malattia), ma tra gli eventi ritenuti responsabili della sua comparsa ci sono infezioni virali, carenze o eccesso di iodio (spesso secondario a farmaci) o irradiazioni del collo. Il riscontro è spesso casuale, in occasione di una visita medica in cui si riscontra alla palpazione del collo la tiroide ingrandita, disomogenea al tatto e di consistenza aumentata, oppure in occasione di indagini richieste per familiarità per tireopatie (i.e. patologie della ghiandola tiroidea)

o da donne fertili con desiderio di gravidanza. È più frequente che si manifesti in persone già a ette da altre malattie autoimmuni quali celiachia, vitiligine, psoriasi o artrite reumatoide.

LA DIAGNOSI

La diagnosi della tiroidite di Hashimoto si basa sulla presenza di autoanticorpi nel sangue, principalmente anti-tireoperossidasi (AbTPO), con una minoranza che presenta anche anticorpi anti-tireoglobulina (AbTg) o anti-recettore del TSH (TRAb). Il valore di questi anticorpi non riflette la gravità della malattia, perciò non richiede monitoraggio continuo. Attraverso un’ecografia tiroidea si può valutare il danno al tessuto ghiandolare e la presenza di noduli, ma non è necessaria annualmente. La frequenza viene determinata dallo specialista e dipende da vari fattori, inclusi l’età e il rischio di sviluppare noduli. Il dan-

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SPECIALITÀ A-Z ENDOCRINOLOGIA

no tissutale non sempre correla con la ridotta produzione di ormoni tiroidei, a evidenza che la tiroidite di Hashimoto non richiede monitoraggio ecografico regolare. Quando il danno è significativo, si osserva un aumento del TSH e una diminuzione degli ormoni tiroidei FT4 e FT3. In questa fase possono comparire disturbi quali stanchezza, sonnolenza, di coltà di concentrazione, dolori muscolari, freddolosità, di coltà nel mantenimento del peso corporeo, stitichezza e alterazioni del ciclo mestruale. È importante notare che questi sintomi sono dovuti alla carenza di ormoni tiroidei nel sangue, non solo alla tiroidite. Ogni paziente può manifestare un quadro diverso di ipotiroidismo in termini di sintomi e gravità.

IL TRATTAMENTO E L A CURA

Ad oggi non è disponibile un trattamento né per interrompere l’errata risposta immunitaria, né per riparare la tiroide danneggiata. La terapia viene impostata in caso di ipotiroidismo ed è rappresentata dall’ormone tiroideo levotiroxina, la cui dose e formulazione (in compresse o liquido) viene stabilità in base alla severità dell’ipotiroidismo, al peso ed età del paziente, a eventuali altre patologie o situazioni concomitanti (es. il desiderio di gravidanza). Ne deriva che non tutti i pazienti con tiroidite di Hashimoto fanno terapia e che, soprattutto, ognuno assumerà il dosaggio di farmaco adatto alla sua situazione.

I BENEFICI DI UNA SANA ALIMENTAZIONE

Non esistono studi scientifici su cientemente validi che consigliano di escludere o integrare alla dieta alcuni nutrienti per migliorare il decorso della malattia. Basta consigliare una dieta bilanciata povera di cibi ra nati e processati, simile alla dieta mediterranea, che garantisca un adeguato apporto di iodio, selenio e vitamina

D. Questo tipo di dieta ha un e etto positivo anche sul microbiota intestinale, l’insieme dei batteri che popolano il nostro intestino e intervengono nella

DOTT. SSA DANILA COVELLI

Medico chirurgo, specialista in endocrinologia e malattie del ricambio

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stabilità del nostro sistema immunitario. Mantenere in buona salute il nostro microbiota intestinale sin dalla giovane età, secondo alcuni studi, potrebbe avere un ruolo protettivo sull’esordio della tiroidite e di altre malattie autoimmuni. Concludendo, è indicato quindi sottoporre ad esami per la ricerca di tiroidite e/o ipotiroidismo coloro che hanno in famiglia casi di patologie tiroidee o malattie autoimmuni o donne in età fertile che desiderano una gravidanza. Una particolare attenzione va riservata alle donne che devono a rontare un percorso di fecondazione medicalmente assistita in quanto la stimolazione ormonale prevista per indurre l’ovulazione induce un rialzo dei valori di TSH e può quindi rendere manifeste forme di ipotiroidismo più lievi.

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Attenti ai morsi di zecca

Basta una semplice puntura per contrarre la malattia di Lyme, un pericolo per la nostra salute. Quali sono le cause e qual è il trattamento per questa insidiosa patologia?

La malattia di Lyme è un’infezione trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zecche del genere Ixodes ed è causata dalla spirocheta Borrelia burgdorferi, un batterio che vive nel sangue di numerose specie animali (roditori, caprioli, cervi, volpi, lepri). Il suo nome deriva dalla città statunitense in cui, nel 1975, fu descritto il primo caso. La malattia di Lyme è la patologia trasmessa dal vettore (la zecca) nelle zone geografiche temperate. In particolare, il cambiamento climatico ha permesso la di usione di questo genere di

zecche anche in zone finora considerate ostili alla loro sopravvivenza, come l’Italia (in particolare, in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige). Di conseguenza si ipotizza un cambiamento dei modelli geografici e stagionali della malattia di Lyme, inevitabilmente destinata a di ondersi. L’incubazione varia da 3 a 30 giorni. Per trasmettere l’infezione all’uomo, la zecca infetta deve aderire alla cute per più di 24 ore: in questo modo, i morsi ripetuti, indolori, favoriscono la trasmissione del batterio tramite il rigurgito, le feci o la saliva nel locus del morso. La Borrelia burgdorferi, una volta penetrata nella cute, può di ondersi ai linfonodi e attraverso il sangue può raggiungere altri organi.

GLI STADI DELL A MAL ATTIA

Solitamente, la malattia di Lyme viene suddivisa in tre stadi: precoce localizzato, precoce disseminato e avanzato. Nello stadio precoce localizzato, l’eritema migrante che compare da giorni

a settimane dopo la puntura da zecca rappresenta la caratteristica manifestazione clinica della malattia. In corrispondenza della puntura compare una piccola macula rossastra, che si espande fino a formare una grande lesione anulare ed eritematosa, a volte con l’area centrale più chiara. Successivamente, in circa il 50% dei pazienti non trattati, si sviluppano altre lesioni cutanee, generalmen-

DOTT. ENRICO BOMBANA

Direttore Struttura Complessa Vaccinazioni e Sorveglianza Malattie infettive ASST Bergamo EST

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SPECIALITÀ A-Z MALATTIE INFETTIVE

te più piccole. Spesso, questa fase è accompagnata da una sindrome simil-influenzale con malessere, astenia (i.e. generale stato di debolezza), brividi, febbre, cefalea e artromialgie. La lesione primaria tende a risolversi nel giro di 3-4 settimane, schiarendosi a partire dal centro. Tuttavia, l’eritema può persistere più a lungo, oppure ripresentarsi in altre sedi. Nello stadio precoce disseminato l’infezione, se non trattata con terapie specifiche in un intervallo di tempo che varia da poche settimane a diversi mesi, può progredire interessando più distretti dell’organismo e provocando diverse manifestazioni cliniche come: marcata astenia, linfoadenomegalia (i.e. linfonodi ingrossati), miocardite/pericardite, artromialgie migranti, interessamento del sistema nervoso (neuroborreliosi, meningite asettica). La maggior parte dei sintomi caratteristici del secondo stadio regredisce spontaneamente nell’arco di pochi mesi (anche senza trattamento) tuttavia, in alcuni casi, si può avere cronicizzazione o ricomparsa della sintomatologia anche a distanza di tempo. Infine, nello stadio avanzato i sintomi possono manifestarsi anche dopo molti anni dall’infezione iniziale o dopo periodi di latenza e i distretti maggiormente coinvolti sono: articolazioni (artrite recidivante di Lyme, in modo particolare delle ginocchia), cute (acrodermatite cronica atrofizzante) e sistema nervoso (neuroborreliosi tardiva).

LA DIAGNOSI

E IL TRATTAMENTO

La diagnosi di malattia di Lyme si basa sulla combinazione di segni e sintomi suggestivi e di un’anamnesi compatibile con un’esposizione a possibili morsi di zecca. Gli esami di laboratorio non devono essere necessariamente eseguiti per confermare la diagnosi. Tramite un prelievo di sangue si può dosare il titolo anticorpale specifico contro la Borrelia (IgG-IgM): quando il risultato è dubbio o positivo è possibile eseguire test di approfondimento per conferma.

La malattia di Lyme può essere trattata utilizzando antibiotici e caci contro la Borrelia, più precoce-

mente viene iniziata la terapia più risulta e cace.

OCCHIO ALL A PREVENZIONE!

Per prevenire il morso di zecca è opportuno adottare alcune precauzioni per impedire alle zecche di raggiungere la cute, come ad esempio indossare maglie e pantaloni lunghi, applicare sulla superficie cutanea repellenti con dietiltoluamide (DEET). La rimozione corretta della zecca ricopre un ruolo fondamentale nella prevenzione e deve essere e ettuata il prima possibile. Si consiglia di consultare un medico non appena ci si accorge di essere stati morsi o della presenza dell’ectoparassita sulla pelle.

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Come sarà l’estate 2024?

A questa e altre domande risponde il più noto meteorologo della tv italiana, il colonnello Mario Giuliacci, che avverte: “oltre a farci ammalare di più, il clima impazzito ci fa perdere la lucidità mentale”

Professor Mario Giuliacci, come climatologo e meteorologo, com’è cambiato il clima negli ultimi decenni?

“Il surriscaldamento del pianeta è uno dei cambiamenti più evidenti e documentati, con le temperature globali che hanno registrato un aumento, in media, di 1°C. Nelle regioni del Mediterraneo, questo incremento è più significativo e supera i 2°C. Nei circoli polari, la situazione è ancora più critica, con un aumento di 4-6°C. Questo incremento ha portato a una fusione accelerata dei ghiacciai, con conseguenze sul clima e sull’ambiente. In Italia, le incursioni anticicloniche sono sempre più frequenti, con ondate di caldo estremo durante l’estate. Il surriscaldamento dei suoli e dei mari crea un circolo vizioso che amplifica ulteriormente il problema. Spesso, quando l’ondata di

caldo si attenua, l’allontanamento della calura è seguito da prime perturbazioni atlantiche che portano con sé piogge abbondanti a carattere temporalesco, con il rischio di alluvioni e altri eventi meteorologici estremi”.

La comunità scientifica ha più volte lanciato l’allarme sui rischi del riscaldamento globale per la salute. Quali le malattie correlate?

“Non solo si registra un incremento nella frequenza delle ondate di calore, ma anche della loro intensità. Il numero di giornate con temperature superiori ai 40°C è in costante crescita: nell’estate del 2022 in Italia si sono registrate 13 giornate estremamente calde, mentre nel 2023 addirittura 44. Purtroppo, non c’è motivo di sperare che quest’anno la situazione sia diversa! Questo comporta rischi per la salute. Cito due esem-

pi. Il rischio maggiore è rappresentato dall’arresto cardiaco dovuto ai colpi di calore, soprattutto per gli anziani. Inoltre, si aggiunge un altro rischio derivante dall’arrivo e dall’adattamento di agenti patogeni e specie esotiche al nostro clima. Un esempio emblematico sono le zanzare tigre, che trovano un ambiente favorevole nel nostro clima più caldo. Queste zanzare possono trasmettere malattie tipiche dei luoghi da cui provengono, come la dengue, creando ulteriori complicazioni sanitarie”.

Da un punto di vista più “psicologico”, come tramutare l’ecoansia in qualcosa di positivo per agire concretamente? “E’ evidente che stiamo sperimentando direttamente gli e etti negativi del cambiamento climatico: ondate di calore, alluvioni, nubifragi violenti sono diventati

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PERSONAGGIO MARIO GIULIACCI
∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI

sempre più frequenti e intensi, generando preoccupazione per il futuro. La reazione a questa situazione deve essere improntata all’informazione e all’azione. È importante informarsi il più possibile sui cambiamenti climatici e sulle loro cause, per comprendere come ciascuno possa contribuire a rallentare o invertire questo processo. Stiamo facendo dei passi avanti concreti per contrastare il cambiamento climatico, ma è necessario un impegno più coordinato anche a livello globale per a rontare questa sfida”.

Parliamo di smog.

Bergamo e la pianura Padana - per la sua conformazione orografica - sono spesso attenzionati per gli alti livelli di PM10 e altre polveri sottili a causa di tra co, riscaldamento e allevamenti intensivi. Quali i rischi per la salute

di questa esposizione all’aria inquinata?

“Innanzitutto, il termine PM10 si riferisce alle particelle sospese nell’aria con un diametro inferiore a 10 micrometri, cioé un decimo di millimetro. Queste particelle sono spesso originate da varie fonti di inquinamento, tra cui il logoramento degli pneumatici delle

automobili. Le particelle di PM10 possono raggiungere i bronchioli e aumentare il rischio di malattie respiratorie e persino di tumori. L’e etto di protezione o erto dalle Alpi e dagli Appennini alla pianura Padana rallenta la dispersione degli inquinanti nell’aria. L’aumento del tra co automobilistico contribuisce all’accumulo di

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Maggio/Giugno 2024

PM10 nell’atmosfera, mantenendo quindi alti i livelli di smog, una combinazione di “smoke” (fumo) e “fog” (nebbia), causata proprio dalle particelle sospese”.

Secondo i dati rilevati fino a metà febbraio, l’inverno 2023/2024 potrebbe essere quello più caldo dal 1955. In più, il 2024 risente ancora del fenomeno meteorologico de El Nino, che scalda gli oceani. Cosa aspettarci per la prossima estate?

“Negli ultimi cinque anni, quattro estati si sono classificate tra le più calde mai registrate. Ma perché quest’anno sembra essere ancora più caldo? La risposta risiede in una serie di fattori, tra cui l’anomalo riscaldamento dell’Oceano Pacifico noto come El Niño. Nei primi tre mesi di quest’anno, il Pacifico ha registrato temperature sopra la media, fenomeno che in Italia si avverte con un ritardo di circa sei o sette mesi. Questo significa che il periodo di El Niño

Un volto storico della tv

Il Colonnello Mario Giuliacci si è laureato in Fisica nel 1967 presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1969 è Ufficiale del Servizio Meteo dell’Aeronautica Militare dove, dal 1983 al 1990, ha diretto il Centro meteo del Nord Italia a Milano Linate. Dal 1986 al 1993 è stato docente di Fisica dell’Atmosfera presso il Corso di Laurea in Fisica Università agli Studi Milano e poi, dal 1994 a 2014, presso l’Università agli Studi di Milano-Bicocca. Dal 1995 al 2010 è stato direttore del Centro Epson Meteo e in video sui telegiornali di Canale 5. Nel 2014 ha attivato un proprio sito professionale, www.meteogiuliacci.it e oggi è presente come @meteogiuliacci.it, insieme alla sua Meteorina Elisa, sulle piattaforme Social Tiktok, YouTube, Instagram, Facebook.

sull’oceano sta per concludersi, ma ciò che ne deriva è destinato a raggiungerci nei prossimi mesi. Quindi, ci aspetta un’estate più calda che mai! Questo aumento delle temperature estive potrà anche avere e etti negativi sulla società. Si è notato che durante le ondate di calore, la capacità cognitiva delle persone (la cosiddetta “trebisonda”) tende a diminuire. In molti casi è stato osservato un aumento della criminalità e degli omicidi, che potrebbe essere correlato proprio a questo indebolimento delle capacità cognitive causato dal caldo eccessivo”.

18 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
PERSONAGGIO MARIO GIULIACCI

Fear of Missing Out: di cosa si tratta?

La paura di essere “tagliati fuori” dal mondo è una nuova forma di ansia insidiosa

Smartphone e i social media, se utilizzati consapevolmente, possono essere utili per restare in contatto con la famiglia e con le amicizie lontane, ma anche per informarsi. Tuttavia, al giorno d’oggi, la FoMO - Fear of Missing Out - sta diventando un problema tra giovani e adolescenti ed è quasi considerata alla pari di una forma di ansia (anche se nei manuali diagnostici ancora non esiste un disturbo chiamato così).

La sua definizione

Letteralmente “paura di essere tagliati fuori”, la FoMO è una vera e propria sindrome, un bisogno che nasce da un desiderio di relazione, di sentirsi parte di un gruppo, di comunicare e di stare con l’altro all’interno di un ambito circoscritto. Ciò non può che creare stress e minare l’autostima. Il termine FoMO fu coniato dall’imprenditore e studioso americano Patrick McGinnis, allora studente, in un articolo per la Harvard Business Review. Con la parola FoMO, descriveva quello che vedeva accadere a lui e ai suoi compagni di corso: tutti a correre da un evento a un altro, per paura di mancare a qualcosa di “imper-

dibile” e non stare al passo con gli altri. La FoMO, è quasi una forma di ansia di usa fra i più giovani, connessa con la società in cui viviamo, in cui lo strumento virtuale (smartphone) si presenta come il mezzo per soddisfare questa necessità. È fondamentale, per l’individuazione della FoMO, porre attenzione sul dispendio di tempo e di energie per controllare cosa fanno gli altri, quali attività stiano svolgendo e a quali eventi stiano partecipando. A questo timore vi è anche l’impellenza di pubblicare storie o post, per mostrare agli altri la propria vita sociale.

Un fenomeno molto studiato Andrew Przybylski è uno dei maggiori studiosi mondiali della FoMO. Un’inchiesta di J. Walter Thompson (2012) ha fatto emergere un’interessante definizione della problematica: “FoMO: sentimento scomodo e divorante di essere tagliati fuori, che i tuoi amici stiano facendo qualsiasi cosa migliore della tua o che posseggano cose migliori delle tue”. La ricerca scientifica sta approfondendo che il fenomeno porta conseguenze profonde nella personalità di chi

I sintomi

Di FoMO ha parlato anche Victoria De Angelis, bassista dei Måneskin,a Radio Deejay, che pur essendo stanchissima, ha affermato di dover “uscire per forza perché sennò ho paura di perdermi qualcosa”. I sintomi principali: utilizzo eccessivo dei social, che porta a una dipendenza comportamentale; frustrazione e rabbia intense quando sentiamo di un evento a cui siamo mancati; il timore di non vivere una “vita piena” e l’invidia verso chi la vive; ansia, preoccupazione.

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IN SALUTE STILI DI VITA
∞ A CURA DI PIA BARBATO

ne so re, per ideare protocolli di cura quanto più e caci. Secondo Przybylski, il soggetto più colpito è la popolazione più giovane (per tre quarti maschile).

Le cause e le origini

Nella nostra evoluzione come specie che vive “in branco”, c’è la necessità di essere in un gruppo con cui condividere informazioni. Tra le cause ascrivibili alla FOMO c’è sicuramente la sensazione di panico per il timore di essere tagliati fuori, oltre a un basso livello di autostima, alimentato dall’uso patologico della tecnologia, per cui chi si sente minacciato all’idea che gli altri possano vivere esperienze e attività più interessanti delle proprie. L’ansia sociale, inoltre, gioca un ruolo decisivo, poiché la persona ha lo sguardo verso l’altro, confrontando la propria rappresentazione e

quella altrui. I fattori associati alla FoMO sono: livelli elevati di utilizzo dei social media, ansia, depressione, senso di solitudine, a ettività negativa, livelli più bassi di qualità della vita percepita, inclinazione a distrarsi, disturbi del sonno, diminuzione della produttività. Inoltre, il rischio di FoMO è maggiore nei soggetti ADHD (Stato di disattenzione e/o iperattività/impulsività) a causa della loro scarsa abilità di regolazione emotiva.

Come superare la FOMO Questo fenomeno richiede attenzione perché può avere effetti negativi sia fisici - tensione, nervosismo, forte stanchezza, alterazione del ritmo sonno-veglia e stress psico-fisico - sia psicologici: ansia, depressione, ansia sociale, bassa autostima, correlati a disturbi di salute mentale anche gravi e invalidanti. È importante,

Centro Counseling Integrato APS, Scanzorosciate (BG)

quindi, coltivare la consapevolezza, vivere nel presente e praticare la mindfulness, che può aiutare a concentrarsi sul “qui e ora”. Anche la psicoterapia è considerata un metodo molto e cace per il superamento della FoMO.

Il digiuno è un buon rimedio?

Nella stagione che vede un’impennata delle diete fai-da-te, riflettiamo sull’opportunità, sui pro e sui contro dell’astenersi dal cibo, saltuariamente o con metodo

∞ A CURA DELLA DOTT. SSA SIMONA TADINI

Sono svariati i motivi per cui qualche volta saltano i pasti: per tentare di dimagrire velocemente, per mancanza di tempo o, a volte, per scarso appetito. Il nostro organismo, ogni volta che digiuniamo, mette in moto una moltitudine di strategie che gli permettono di mantenere funzionanti tutte le strutture vitali. A seconda del tipo di digiuno, entrano però in gioco diversi meccanismi, a volte utili al benessere, altre volte poco salutari.

Saltare occasionalmente i pasti A tutti è capitato di saltare un pasto e questo non crea grossi problemi. Ma tutti noi abbiamo sperimentato che in queste occasioni la fame al pasto successivo è decisamente superiore alla norma e, spesso, fatichiamo a controllare ciò che mangiamo. Questo comportamento è l’e etto di un eccessivo abbassamento della glicemia che l’organismo interpreta come un segnale d’allarme per mancanza di “carburante”. Il cervello ci spinge a far rifornimento di nutrienti, soprattutto di zuccheri

e di grassi per far fronte immediatamente alle necessità vitali ed evitare di andare incontro al catabolismo delle sue strutture. Ecco quindi che potremmo sperimentare un eccesso di fame, una sensazione di stanchezza e una diminuzione delle capacità cognitive che ci spingerebbero a consumare un eccesso di cibo per placare questi sintomi. Se il digiuno viene praticato frequen-

DOTT. SSA SIMONA TADINI

Biologa Nutrizionista, esperta in Nutrizione Chetogenica e in Nutrizione e Sport, master in Nutrizione Umana

Studio Nutrizione e Natura, Treviglio (BG), Ars Medica, Bergamo

temente, senza seguire una regola precisa, nel tempo possono arrivare danni alla salute come perdita di massa ossea, di massa magra, frequente calo di attenzione, rallentamento metabolico e una diminuzione di peso inadeguata. Paradossalmente, può anche portare a un aumento di peso, proprio a causa dell’aumentata sensazione di fame che spinge a mangiare senza controllo al pasto successivo.

La pratica del digiuno “intermittente” Negli ultimi anni si è sentito molto parlare di digiuno intermittente. In realtà, questa è una pratica millenaria adottata da molte culture e religioni, che oggi sta guadagnando l’interesse della comunità scientifica accendendo un vivace dibattito relativo ai suoi benefici e agli eventuali rischi. Si tratta di un modello alimentare in cui si alternano periodi di alimentazione a periodi di digiuno rispettando determinate tempistiche e puntando l’attenzione sia a quando si mangia sia a cosa

22 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
IN SALUTE ALIMENTAZIONE

si mangia. L’e etto più ovvio di questa pratica è la diminuzione di peso, ma ci possono essere anche ripercussioni benefiche sull’organismo, come il miglioramento della sensibilità insulinica, il miglioramento delle capacità cognitive, la riduzione dell’infiammazione, un e etto disintossicante. L’alimentazione occidentale moderna presenta una importante e pericolosa capacità pro-infiammatoria legata essenzialmente all’eccesso dell’introito calorico e di zuccheri. Queste caratteristiche portano inevitabilmente a uno stato di infiammazione cronica di basso grado che pone le basi per tutte le patologie tra le più di use oggi (diabete, obesità, cancro, patologie cardiovascolari, degenerazione del sistema nervoso centrale). L’alimentazione, come crea danni, può anche rappresentare un’arma e cace per abbassare questo stato infiammatorio

cellulare e metabolico e, di conseguenza, rallentare o combattere l’insorgenza di tali patologie. Il digiuno intermittente è in grado di “invertire la marcia” verso l’infiammazione.

Un approccio ponderato

Questi interventi nutrizionali non sono adatti a tutti. Esistono situazioni patologiche e fisiologiche per cui è bene non intraprendere alcuna forma di digiuno. Attenzione anche al rischio di sviluppare disturbi del comportamento ali -

mentare nei soggetti predisposti che, sostenendo l’obiettivo degli scopi salutistici del digiuno, possono trovare una giustificazione alla loro condotta. È bene quindi sottolineare che il digiuno intermittente non è una panacea. Una dieta equilibrata e uno stile di vita sano, che includa attività fisica regolare e il consumo di cibi nutrienti e salutari sono fondamentali per mantenere una buona salute a lungo termine. Il digiuno intermittente rappresenta una rivoluzione nel mondo del benessere, o rendo un approccio innovativo alla gestione del peso e alla promozione della salute. Tuttavia, mentre i suoi potenziali benefici sono promettenti, è importante adottare un approccio ponderato e consultare un nutrizionista prima di intraprendere qualsiasi cambiamento significativo nella propria alimentazione o routine di digiuno.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 23
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La stagione delle ciliegie: un’esplosione di dolcezza in arrivo

Le ciliegie sono apprezzate sia per il loro sapore delizioso sia per la versatilità in cucina, ideali per crostate e torte o da gustare da sole come spuntino rinfrescante.

Oltre al loro gusto, le ciliegie o rono numerosi benefici per la salute: sono ricche di antiossidanti, vitamine e minerali, aiutano a proteggere il corpo dai radicali liberi e a ra orzare il sistema immunitario.

Non solo, le proprietà anti-infiammatorie le rendono utili nel contrastare problemi come l’artrite e nel ridurre il rischio di malattie cardiache. Scopriamo le loro caratteristiche.

Proprietà nutrizionali

> Vitamina C: le ciliegie sono fonte di vitamina C, potente antiossidante che aiuta a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi, ra orzando il sistema immunitario e favorendo la salute della pelle;

> Fibre: le ciliegie sono ricche di fibre, che favoriscono la salute digestiva e contribuiscono a mantenere regolare il transito intestinale e bassi i livelli di colesterolo nel sangue;

> Antiossidanti: antociani e flavonoidi contenuti nelle ciliegie hanno e etti benefici per la salute, tra cui la protezione contro l’infiammazione e il rischio di malattie croniche;

> Potassio: le ciliegie forniscono potassio, un minerale importante per la salute

cardiaca, la regolazione della pressione sanguigna, il mantenimento dell’equilibrio idrico nel corpo e il funzionamento muscolare e nervoso;

> Vitamina A: le ciliegie contengono vitamina A, essenziale per la vista, la crescita cellulare e il sistema immunitario;

> Bassi livelli di calorie: le ciliegie sono relativamente basse in calorie, rendendole un’opzione salutare per chiunque sia attento alla gestione del peso;

> Ridotto indice glicemico: nonostante il sapore dolce, le ciliegie hanno un indice glicemico moderato, ciò significa che possono contribuire a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue se consumate con moderazione.

Le varietà

Ciascuna varietà di ciliegie ha caratteristiche distintive in termini di sapore, dimensioni, colore e periodo di maturazione. Quali sono le più comuni?

> Dolci (prunus avium): grandi, carnose, succose e molto dolci, comunemente trovate nei supermercati;

> Aspre o Acerbe (prunus cerasus): più piccole, aspre e meno dolci, spesso utilizzate per prodotti come le ciliegie al maraschino o per preparazioni culinarie;

> Ferrovia: di grandi dimensioni e molto dolci, ottime per il consumo fresco o la

preparazione di dolci al cucchiaio (budino e panna cotta). La particolarità del nome è dovuta all’origine del primo esemplare d’albero di questa specie, che pare essere cresciuto proprio a ridosso dei binari di un casello ferroviario;

> Burlat: dolci e succose, una delle prime varietà a maturare durante la stagione, apprezzate per il consumo fresco;

> Lapins: di dimensioni medie o grandi, dolci e resistenti alle malattie, utilizzate fresche o per conserve e marmellate;

> Regina: polpa soda, dolce e leggermente acidula, ideali per il consumo fresco o la produzione di succhi e conserve;

> Morette: di dimensioni medie, originarie della Savoia francese, note per il sapore intenso e dolce, utilizzate fresche o per dolci e liquori.

Come consumarle

Ecco alcuni dei modi più comuni per consumare le ciliegie:

> Consumo fresco: gustale così come sono o aggiungerle a una ciotola di frutta mista per uno spuntino leggero e salutare;

> Frullati e smoothie: mescolare le ciliegie con altre frutta e aggiungere latte, yogurt o succo d’arancia per una bevanda rinfrescante e nutriente;

> Marmellate e conserve: cuocere le ciliegie con lo zucchero e, se desideri, aggiungi del succo o della scorza di limone per un tocco di acidità;

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IN SALUTE ALIMENT0

> Dolci e dessert: utilizzarle per torte, crostate, gelati e molto altro;

> Insalate: combinarle con insalata mista, spinaci, formaggi e noci per un’insalata estiva colorata e gustosa;

> Salse e condimenti: provate a fare una salsa di ciliegie per condire il pollo grigliato o un chutney di ciliegie per formaggi assortiti;

> Liquori e bevande: le ciliegie sono comunemente usate nella preparazione di liquori come il cherry brandy o bevande come il cherry cola. Puoi anche aggiungerle a cocktail come il Manhattan o la Sangria per un tocco di colore e sapore.

Possibili controindicazioni

Generalmente, il consumo di ciliegie è sicuro per la maggior parte delle persone, ma ci sono alcune controindicazioni da tenere in

considerazione.

> Allergie: sintomi come prurito, gonfiore, eruzioni cutanee e dicoltà respiratorie possono manifestarsi nelle persone allergiche alle ciliegie. Evita il consumo in caso di allergie alimentari;

> Disordini digestivi: il consumo eccessivo può causare disturbi gastrointestinali come diarrea o crampi addominali;

> Interazioni farmacologiche: l’acido salicilico presente nelle ciliegie può interagire con alcuni farmaci anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici. Consulta un medico se assumi tali farmaci;

> Irritazione cutanea: il succo di ciliegia può causare dermatite da contatto nelle persone sensibili alla famiglia delle rose (Rosaceae), alla quale appartengono anche le ciliegie.

Come sempre, è importante consumare le ciliegie con moderazione e consultare un medico se si

DOTT.SSA EMANUELA MOSCA

Biologo Nutrizionista con Laurea in Alimentazione e Nutrizione Umana

Brignano Gera d’Adda (BG)

hanno preoccupazioni particolari o se si sperimentano reazioni avverse dopo averle mangiate.

La stagione delle ciliegie è breve ma intensa e rappresenta un momento speciale per gli amanti di questo frutto. Quindi, godiamoci questo dono della primavera, che ci riempie di gusto e benessere.

Psicoterapia ipnotica: il rinforzo dell’identità attraverso l’ipnosi

La psicoterapia ipnotica suscita particolare curiosità ed è sempre più praticata all’interno del contesto di cura. Milton Erickson, padre dell’ipnosi moderna, ha rivoluzionato i vecchi preconcetti basati su metodi suggestivi, diretti e autoritari, ridefinendo i principi teorico-pratici dell’ipnosi attuale. La psicoterapia cosiddetta “ericksoniana” si definisce “ipnotica” in quanto generata dall’ipnosi, un fenomeno naturale e spontaneo paragonabile a quello che la mente assume durante l’addormentamento o il risveglio, o in quei momenti della giornata in cui siamo completamente assorti in un’attività e compiamo gesti automatici, detti anche inconsci. In una seduta di psicoterapia ipnotica, l’obiettivo del terapeuta è quello di esplorare le unicità e la storia di vita della persona, mobilitando attraverso l’ipnosi le sue risorse e abilità mentali, che risiedono proprio nell’inconscio, per aiutarlo a rinforzarsi nell’autostima e ad a rontare le complessità quotidiane.

I benefici dell’ipnosi

L’ipnosi è uno stato che chiunque può sperimentare e può avere positivi e etti psicofisici sia nell’immediato che a lungo termine. Di seguito alcune condizioni

in cui il trattamento con ipnosi si è rivelato particolarmente e cace:

> Ansia e attacchi di panico;

> Stress e disturbi psicosomatici;

> Bassa autostima;

> Fobie;

> Depressione e tono dell’umore;

> Lutto e gestione del dolore;

> Fame nervosa e perdita di peso;

> Raggiungimento di obiettivi personali e professionali;

> Preparazione alla gravidanza e al parto;

> Miglioramento delle prestazioni sportive;

> Disturbi del sonno;

> Problematiche della sfera sessuale

La trance ipnotica e l’utilizzo di metafore

La trance è uno stato di profondo benessere durante il quale mente e corpo entrano in piena sintonia. Un paziente entra in stato di trance quando:

> il respiro diventa più regolare e profondo;

> sperimenta un rallentamento motorio;

> è totalmente concentrato su se stesso

In questa fase, il cervello riduce la sua attività cosciente razionale e attiva le aree inconsce emozionali. Durante la seduta, il terapeuta co -

munica con la parte inconscia del nostro cervello attraverso un linguaggio metaforico e simbolico, che favorisce il pensiero creativo e riflessivo. La metafora terapeutica ha proprio lo scopo di promuovere nel paziente cambiamenti evolutivi personali, smuovere convinzioni negative, motivare a creare nuovi schemi e stimolare una riflessione che lo conduca alla soluzione giusta per sé. È una comunicazione indiretta che si rivolge all’inconscio, coinvolgendo maggiormente l’emotività e innescando gradualmente un processo di cambiamento. Al termine della seduta, il terapeuta accompagna il paziente nel riprendere lo stato di veglia, stimolandolo nella percezione sensoriale dell’ambiente circostante.

Quanto dura il percorso Generalmente il percorso ha una durata media di una decina di sedute. Tuttavia, l’iter terapeutico deve essere cucito sulle caratteristiche del paziente (tailoring) e può quindi variare a seconda della gravità della patologia e da quanto essa incide sulla sua vita quotidiana.

A chi si rivolge Chiunque, potenzialmente, può

26 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
IN ARMONIA PSICOLOGIA

sottoporsi a questo tipo di trattamento. Tuttavia, è necessario un primo approccio analitico e terapeutico per avvicinare il soggetto a questo percorso, valutando caso per caso la possibilità di procedere ad a rontare le di coltà attraverso un processo induttivo. È importante che il soggetto abbia su cienti capacità creative, che sappia quindi usare la propria fantasia.

Paure, dubbi e pregiudizi sull’utilizzo dell’ipnosi

Non è raro che si arrivi alla seduta con paure, dubbi e pregiudizi. È opportuno che il terapeuta metta il paziente a proprio agio, spiegando in cosa consiste lo stato ipnotico, come avviene e quali sono le sensazioni psicofisiche che avvertirà durante lo stato di trance. Superiamo i classici stereotipi che sono comunemente associati all’ipnosi “da spettaco-

lo”: durante la seduta di psicoterapia ipnotica non è possibile costringere il paziente a fare qualcosa che sia in contrasto con la sua volontà, le sue convinzioni o la sua personalità. L’ipnosi, infatti, non induce la persona a uno stato di totale incoscienza, non plagia, non influenza direttamente o indirettamente comportamenti che il soggetto non vorrebbe tenere. L’ipnosi terapeutica non altera la persona né l’esperienza di vita passata, bensì permette di imparare di più su se stessi, modificando comportamenti e convinzioni errate su di sé, acquisite a seguito di esperienze negative. È inoltre fondamentale, come in tutti gli approcci terapeutici, che si instauri un rapporto di reciproca fiducia, costruendo un’alleanza terapeutica tra paziente e terapeuta a nché si possano ottenere risultati duraturi nel tempo.

L’ipnosi può inoltre favorire un au-

DOTT. SSA VALERIA TESSA Psicologa - Psicoterapeuta

MindFit Clinic, Bergamo

mento dell’autostima, permettendo di superare le proprie di coltà grazie allo strutturarsi di immagini mentali di come vorrebbe essere. A questi cambiamenti, segue la scoperta di una nuova consapevolezza più solida che apre le porte a nuovi atteggiamenti e abitudini più sane e costruttive.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute |
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Love bombing: se lo conosci… lo eviti

Quando l’amore diventa manipolazione

Cosa hanno in comune molti film romantici trasmessi al cinema o sulle piattaforme di streaming? I protagonisti si conoscono, scatta la scintilla e, dopo poco tempo, uno dei due (spesso l’uomo), si prodiga in gesti eclatanti che promettono un amore travolgente ed eterno. Quasi sempre il tutto si conclude con i due innamorati che corrono insieme verso un futuro radioso, foriero di amore, complicità e rispetto reciproco. Purtroppo, nella realtà le cose non finiscono quasi mai in questo modo, anzi, a un inizio pieno di gesti plateali corrisponde una relazione in cui una delle due persone esercita un potere pressoché totale sull’altra.

Cos’è il love bombing

Il love bombing (bombardamento d’amore) è una strategia manipolatoria nella quale il partner ricopre di attenzioni e amore l’altra persona per ottenere controllo sulla sua vita. È facile cadere in questo tipo di situazioni, dal momento che fa spesso piacere essere oggetto esclusivo delle dimostrazioni di a etto di un’altra persona, specie se si nutre un interesse romantico nei suoi confronti. Una volta che la relazione ha preso vita, però, si assiste a un cambio di dinamica: il bersaglio del love bombing si ritrova catapultato in una realtà fatta di rinunce e comportamenti che normalmente non si sarebbero

avuti. Ovviamente, non intendo patologizzare le storie d’amore che nascono in modo improvviso. È bello innamorarsi in modo autentico e profondo, gettandosi a capofitto in una relazione. Il bombardamento d’amore è diverso poiché si tratta di una strategia “calcolata”.

L’identikit del “love bomber”

Recenti ricerche hanno messo in evidenza come il love bombing non sia tipico solo di soggetti che so rono di disturbo narcisistico di personalità, ma anche di coloro che presentano tratti di personalità istrionica. Questa tattica viene utilizzata anche da alcune sette religiose, gang e in varie forme di relazioni tossiche. Sebbene spesso si colleghi il concetto di bombardamento d’amore ai rapporti romantici, questa manipolazione può verificarsi anche in altri tipi di relazione, come quella amicale. Dal punto di vista psicologico, il love bombing svolge le seguenti funzioni:

> mandare messaggi molto chiari: “Sei l’unico oggetto del mio interesse… Non posso fare a meno di pensarti… L’unico mio scopo è quello di renderti felice…”; > contribuire alla creazione di un’immagine grandiosa di chi la mette in atto, facendolo/a apparire come una persona attenta, premurosa e mossa

dalle migliori intenzioni; > immergere i soggetti in una realtà alternativa dove il loro amore speciale li unisce e li separa dalle altre persone; > creare l’aspettativa, in chi è oggetto di love bombing, di ricevere sempre e solo gesti eclatanti di interesse romantico. In questo modo la persona è “addestrata” a rispondere in modo positivo alle plateali dimostrazioni di a etto del manipolatore.

Uno schema prestabilito Il love bombing segue uno schema prestabilito, chiamato I.D.D: Intense Idealization. Devaluation. Discard. Innanzitutto, chi tende a utilizzare questa strategia manipolatoria, dopo aver riempito la vittima di attenzioni in maniera esagerata, pretenderà a sua volta una dedizione totale ed esclusiva (Intense Idealization). Non ci sarà posto per amici, famiglia o interessi che possano togliere tempo da dedicare al love bomber. Qualora le aspettative del manipolatore vengano disattese, questi agirà comportamenti passivo-aggressivi, tenderà a fare leva sui sensi di colpa, a volte fino a esercitare violenza fisica o psicologica. In questo modo si ottiene l’e etto di far sentire la vittima sempre più svalutata (Devaluation). Infine, nel momento in cui il bersaglio del bombardamento amoroso conti-

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∞ A CURA DEL DOTT. ANTONIO MARASCO
IN ARMONIA COPPIA

nua a non soddisfare le esigenze del manipolatore, ci sarà la fase dell’abbandono o dello scarto (Discard).

I segni per riconoscerlo

> Sproporzionalità tra i gesti posti in essere e il livello di connessione presente tra i partner. Regali costosi e viaggi romantici sono fatti allo scopo di mostrare l’entità dell’amore che si prova nonostante, magari, ci si sia appena conosciuti;

> Desiderio da parte del manipolatore di trascorrere più tempo possibile insieme: le continue e insistenti chiamate, i numerosi messaggi, hanno lo scopo di monopolizzare il tempo della vittima;

> Il manipolatore vuole creare da subito una connessione profonda. Un esempio potrebbe

DOTT. ANTONIO MARASCO

Psicologo Clinico e Sessuologo, Esperto di Terapia Narrativa e Terapia centrata sulla soluzione

studio HUMANS (Brescia)

essere il dichiarare il proprio grande amore dopo poco tempo che si esce assieme. Le relazioni “sane” hanno bisogno di tempo per svilupparsi;

> Tentativi di separare la vittima dai suoi a etti. Chi attua il love bombing, sa che

l’atteggiamento manipolatorio potrebbe essere notato da amici e familiari che potrebbero mettere in guardia la persona; > Appena si cerca di imporre dei confini “sani” all’interno della relazione, il love bomber tenderà ad agire tutti quei comportamenti finalizzati a manipolare la persona: “Ti ho mandato un messaggio mezz’ora fa… perché non mi hai risposto? Forse sono solo io che ho il desiderio di sentirti?”.

Non tutte le dimostrazioni eclatanti di a etto celano intenti manipolatori. Tuttavia, una buona conoscenza dei meccanismi che si nascondono dietro al love bombing può mettere la persona in condizione di poter scindere tra ciò che è una sincera, seppur esagerata, dimostrazione di a etto da azioni poste in essere con un “secondo fine”.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 29

La ginnastica ipopressiva come aiuto per la ripresa nel post-parto

DOTT. SSA MONICA VITALI Un metodo innovativo per ritrovare la forma

Nel puerperio - il periodo di tempo che inizia subito dopo il parto e termina con il ritorno di tutte le modifiche anatomiche e fisiologiche alle condizioni pre-gravidanza - molte donne lamentano disturbi come disfunzioni urinarie, dolore lombare e pelvico persistente e debolezza

Un esempio pratico

dei muscoli addominali. Circa il 15-40% delle donne so re di incontinenza urinaria da sforzo, che si risolve spontaneamente in un terzo dei casi entro 12-14 mesi dal parto. Tuttavia, nel 3-10% dei casi, l’incontinenza può diventare cronica. Anche l’incontinenza fecale si verifica nell’1-5% dei casi,

CORE STABILITY: Posizione da sdraiata supina

Colonna ben allungata, muscolo retto dell’addome rilassato, mento appoggiato allo sterno.

Mettere una mano sotto la nuca e una sull’addome.

Esercitare una leggera spinta con la mano contro la testa espirando.

La mano si oppone alla spinta dell’occipite.

Eseguire l’esercizio 5 volte mantenendo l’espirazione per 3 secondi.

mentre il dolore pelvico o lombare persiste in oltre il 33% delle donne per diversi mesi dopo il parto. Data questa situazione, è importante sottoporre tutte le donne che hanno partorito a un attento controllo clinico per valutare il grado di compromissione dell’area pelvi-perineale e impostare un programma di recupero funzionale.

Quando riprendere l’attività fisica Chi ha avuto un parto senza complicazioni, può ricominciare l’attività fisica nelle settimane successive al parto, o non appena ci si sente pronte. Dopo un taglio cesareo o dopo un parto con complicanze, l’allenamento è consigliabile dopo un’attenta valutazione del piano pelvico. Dopo 40 giorni dal parto, l’attività diventa altamente raccomandata.

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E
∞ A CURA DELLA DOTT. SSA JESSICA ZANGA
DELLA
IN FAMIGLIA MATERNITÀ

Centro Italiano Pavimento Pelvico® Bergamo

L’aiuto della ginnastica ipopressiva

La Ginnastica Addominale Hipopressiva, detta GAH, è un metodo molto e cace ideato dal professore belga Marcel Caufriez nel 1980, che si avvale di una serie di esercizi e tecniche specifiche. Si tratta di un insieme di esercizi posturali ripetitivi e sequenziali che permettono la memorizzazione di messaggi propriocettivi sensitivi o sensoriali associati a una situa zione posturale particolare, quindi utile anche a correggere e mante nere un tono muscolare adeguato, migliorando il rilassamento della fascia addominale e del pavimen to pelvico. Le tecniche ipopressive portano a un’attivazione riflessa della muscolatura del pavimento pelvico e della muscolatura addominale.

Prima di iniziare

Dopo una valutazione approfondita per stabilire gli obiettivi da raggiungere, il primo passo consiste nello stimolare la consapevolezza del pavimento pelvico e dei muscoli coinvolti, così che la paziente sia pronta ad apprendere la sequenza di esercizi. Una volta fornite le indicazioni posturali e respiratorie necessarie, si prepara la paziente per i primi esercizi: auto-allungamento della schiena, rettificazione della cervicale, apertura delle scapole, respirazione diaframmatica e apnea respiratoria. Successivamente, la paziente viene addestrata alla sequenza completa della GAH, con l’obiettivo di condurla verso un percorso di lezioni individuali o di gruppo. Infine, viene incoraggiata a eseguire gli esercizi autonomamente a domicilio per mantenere i progressi e consolidare i benefici.

Una seduta tipo

Mantenendo questi accorgimenti, in seguito a un’espirazione totale dell’aria, si attua un’apnea espira toria e si esegue un’apertura co stale (falsa inspirazione), durante la quale il rilassamento tonico del diaframma porta ad una riduzione della pressione addominale e toracica attivando in modo riflessa

DOTT. SSA JESSICA ZANGA Fisioterapista-Osteopata

Centro Italiano Pavimento Pelvico® Bergamo

l’addome e il pavimento pelvico. Gli esercizi sono da eseguire con un ritmo lento e, soprattutto nella fase iniziale, le respirazioni devono essere guidate. Ogni postura, abbinata alla sua tecnica respiratoria, può essere ripetuta fino a 3 volte, ma la durata e l’intensità della sessione viene costruita in base alla condizione iniziale della paziente e alla fatica durante degli esercizi.

Le controindicazioni

La ginnastica ipopressiva va sempre praticata lontano dai pasti e non è indicata per le neomamme con ipertensione arteriosa non controllata. Per non creare complicanze, è importante evitare il “fai da te”, per cui meglio a darsi a una professionista esperta che guidi la paziente nella corretta esecuzione degli esercizi per un pieno e veloce recupero.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 31

Quando pianti e capricci nascondono una sfida sensoriale

Pianti, capricci, movimento incessante, tappe evolutive raggiunte in ritardo o con grande fatica, di coltà nelle autonomie quotidiane e a scuola. L’origine possibile di queste situazioni potrebbe essere ricercata nel mal funzionamento dell’integrazione sensoriale, il processo attraverso il quale i nostri sensi lavorano insieme. Si tratta di un processo neurobiologico che consente alla persona di modulare le sensazioni provenienti dal corpo e dall’ambiente, in modo da rispondere con un comportamento funzionale e socialmente accettato. Ne parliamo con Renata Canova, Terapista Occupazionale e referente regionale dell’Associazione SENSiS, Associazione Italiana di Integrazione sensoriale.

Dott.ssa Canova, cosa accade quando i sensi “non sono coordinati”?

Una buona integrazione sensoriale consente, per citare alcune situazioni, di mantenere il giusto livello di attenzione durante la lezione scolastica, di mantenere correttamente la postura senza accasciarsi sul banco o continuare a muoversi, di apprendere, di distinguere un input sensoriale da un altro, di muoversi senza apparire impacciati o scoordinati. Questi sono esempi in cui il bambino risponde in modo adeguato

a un certo stimolo, produce cioè una risposta adattativa. Quando invece questa elaborazione non avviene in modo ottimale, il bambino percepisce alcuni stimoli in modo alterato, diverso, li avverte come pericoli anche se in realtà non lo sono: questo sfocia in comportamenti anomali che genitori e insegnanti spesso non si spiegano e ai quali tentano di rimediare con castighi e sgridate, ma senza ottenere successo.

Cosa si può fare per risolvere il problema?

Ancora poche famiglie e pediatri sanno che il terapista occupazionale certificato in Integrazione Sensoriale di Ayres (approccio ASI®) lavora esattamente su questo aspetto che spesso influenza la vita scolastica e famigliare del bambino

Studio

durante le svariate attività della vita quotidiana. Un primo colloquio conoscitivo permette alla famiglia di avere un riscontro concreto sulla situazione del proprio figlio, ma solo un’attenta valutazione consentirà al terapista di comprendere il profilo sensoriale del bambino e di capire la vera origine delle sue di coltà quotidiane. Possono seguire una serie di consigli e strategie ad hoc per la singola famiglia da adottare a casa e durante le proprie attività, così come un confronto diretto con gli insegnanti della scuola (dell’infanzia o primaria). Importantissimo è anche il percorso riabilitativo vero e proprio con il terapista, che generalmente si svolge a cadenza settimanale.

Come possiamo capire che un bambino ha di coltà di regolazione sensoriale?

Non è facile per i genitori e gli insegnanti inquadrare un disordine sensoriale, eppure è tangibile l’impatto che esso ha sulla vita quotidiana del proprio bambino e dell’intera famiglia. Spesso chi convive già con una diagnosi (es. sindrome dello spettro autistico, ADHD, disturbo della coordinazione motoria, DSA, disprassia, ecc.) presenta alcuni problemi di disregolazione, tuttavia una dicoltà sensoriale può riguardare qualsiasi bambino. La disfunzione dell’integrazione sensoriale rap-

32 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
IN FAMIGLIA BAMBINI

presenta una vera e propria sfida nascosta, proprio perché noi non possiamo vedere cosa accade nel cervello del bambino, ma ne vediamo le conseguenze.

Altri sintomi del disagio?

Se il bimbo fatica a percepire ed elaborare le sensazioni provenienti dal proprio corpo e dall’ambiente (cioè a sentirsi ), potreste trovarvi in una delle seguenti situazioni. Ha paura a scendere le scale, non tollera il suono dell’asciugacapelli, rifiuta di mettere lo spazzolino in bocca, è molto selettivo con gli alimenti, rifiuta di fare la cacca anche quando scappa. Oppure ancora: non sta fermo sulla sedia, perde continuamente il segno mentre copia dalla lavagna, tiene spesso la testa appoggiata alle mani mentre è seduto, non accetta di essere toccato, è go o, mastica continuamente il tappo della penna.

Quale sistema sensoriale può essere più colpito da queste problematiche?

Ogni sistema sensoriale può essere coinvolto in una di coltà di elaborazione e non mi riferisco solo ai cinque sensi classici che conosciamo bene tutti, ma anche ad altri tre: il sistema vestibolare, il sistema propriocettivo e il sistema enterocettivo.

Essi si riferiscono all’equilibrio, alla gestione della gravità, alla coordinazione bimanuale, alla consapevolezza corporea e al percepire sensazioni interne al corpo come la fame o il bisogno di andare in bagno.

Per quale età

è più indicato l’approccio ASI?

Le evidenze scientifiche dimostrano che il cervello umano è estremamente plastico fino all’età di 7 anni: questo approccio che va proprio ad agire in modo molto

graduale su come il sistema nervoso centrale processa gli stimoli è particolarmente indicato per la prima infanzia fino ai primi anni di scuola elementare. Ad ogni modo, il cervello conserva questa straordinaria capacità per tutta la vita, dunque le possibilità di successo anche per i bambini leggermente più grandi sono assolutamente elevate.

Quanto dura

un percorso riabilitativo?

Questo viene stabilito dopo la valutazione iniziale in base agli obiettivi che vengono stabiliti insieme alla famiglia: considerando che le modifiche del processamento sensoriale avvengono gradualmente, spesso un percorso richiede qualche mese di tempo. Piccoli risultati con risposte adattative sempre più frequenti e prolungate sono comunque apprezzabili di settimana in settimana.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute

Adolescenti e DCA: i campanelli d’allarme

Anoressia, bulimia e altri disturbi alimentari sono in crescita

A CURA DELLA DOTT. SSA ROBERTA TALLARINI

Quello dei disturbi alimentari è un fenomeno drammatico in continua crescita: in Italia sono circa tre milioni le persone che ne sono a ette. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute in occasione della “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, si parla di un aumento del 30% dei casi dopo la pandemia e il lockdown, ma la tendenza in salita non si ferma. E nel 2023 i decessi per le complicanze legate all’anoressia o alla bulimia sono stati 3.780. Si tratta della prima causa di morte tra i giovanissimi dopo gli incidenti stradali: il 70% dei malati, infatti, è in età adolescente.

Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), riconosciuti come Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), sono patologie psico-nutrizionali complesse e multifattoriali, classificate fra i disturbi psichiatrici invalidanti, potenzialmente mortali. Questi disturbi compromettono la salute fisica e sociale e sono caratterizzati da comportamenti alimentari disfunzionali, preoccupazione per il peso, alterata percezione

dell’immagine corporea e bassa autostima. Pertanto, non è solo il basso peso a indicare un disturbo alimentare, poiché anche persone normopeso, sovrappeso o obese possono so rirne. Le categorie diagnostiche più note includono, infatti, anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da binge eating. L’ Anoressia Nervosa è caratterizzata da una consistente perdita di peso volontaria, paura di ingrassare e da un’alterata percezione dell’immagine corporea. Il controllo dello stimolo della fame da appagamento e alimenta il circolo vizioso. L’eccessiva magrezza causata dalla rigidità nella dieta aumenta notevolmente il tasso di mortalità fino a 5-10 volte in relazione a persone sane della stessa età e sesso). L’anoressia nervosa colpisce i giovani adolescenti soprattutto di sesso femminile, mentre con minor frequenza il sesso maschile. La Bulimia Nervosa (BN) è caratterizzata da ricorrenti e nascosti episodi di abbu ate in un breve lasso temporale, seguiti da comportamenti di compenso come vomito autoindotto, uso improprio di lassativi e diuretici, esercizio fisico eccessivo. Secondo recenti studi, du-

rante un’abbu ata si possono ingerire fino a 15.000 calorie in meno di due ore, portando a depressione e disprezzo verso sé stessi. A di erenza dell’anoressia, la bulimia può colpire soggetti sottopeso, normopeso o sovrappeso; inoltre il peso corporeo di un soggetto bulimico può fluttuare notevolmente a causa dei cicli di abbu ate e compensi continui. Il Binge Eating Disorder (BED), disturbo da alimentazione incontrollata, si caratterizza da episodi ricorrenti di abbu ate senza comportamenti di compenso per evitare l’aumento di peso, Questo può portare a obesità grave e a un significativo disagio psicologico o depressivo. Durante le abbu ate, le persone consumano cibo voracemente fino a sentirsi nauseate e provano sensi di colpa verso sé stesse e il proprio corpo.

L’influenza dei social media

I social media, utilizzati soprattutto in fase adolescenziale, ovvero in una fase evolutiva in cui è presente una vulnerabilità, un’autodefinizione di sé stessi e un confronto costante con gli altri, incrementa le possibilità dei DNA nei giovani adulti. Se da un lato

34 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
IN FAMIGLIA RAGAZZI

l’utilizzo superficiale dei social ha innescato un processo di continua ricerca verso la perfezione, dall’altro ha ostentato uno stereotipo di bellezza di cilmente raggiungibile. Questi persistenti messaggi visivi, in relazione a soggetti fragili e già predisposti all’insoddisfazione, diventano i deterrenti verso l’instaurarsi di un disturbo alimentare graduale che può arrivare all’estremizzazione (es. autolesionismo). Negli ultimi decenni c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia

I campanelli d’allarme

Qualche suggerimento per osservare e riconoscere un possibile DNA:

> isolamento sociale e/o durante i pasti;

> grande paura a incrementare il peso corporeo; > apatia ed emozioni negative costanti/depressive; > grande riduzione/incremento del quantitativo di cibo assunto; > rifugio e isolamento frequente in bagno e in camera; > massimi voti a livello scolastico; > incremento spasmodico di attività fisica.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione primaria (educazione alimentare scolastica) e l’intervento precoce possono ridurre l’evoluzione del DNA e limitarne le complicanze. Risulta di fondamentale importanza la collaborazione tra figure professionali con diverse specializzazioni (Psichiatri, Psicoterapeuti, Nutrizionisti, Pediatri e Medici di medicina generale), ai fini di una diagnosi precoce e una tempestiva presa

Responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica

Casa di Cura San Francesco, Bergamo

in carico inserita in un percorso multidisciplinare. Lo sviluppo di una rete professionale di supporto per gli adolescenti diventa la strategia più vantaggiosa per il miglioramento dei giovani con disturbi alimentari.

DOTT. SSA ROBERTA TALLARINI

ADHD in età adulta: una malattia poco conosciuta ma insidiosa

Non scambiamola per disattenzione o per irrequietezza

Due milioni di italiani adulti potrebbero so rire di deficit di attenzione e iperattività (ADHD) senza saperlo. Oltre due terzi degli adolescenti a cui è stato diagnosticato l’ADHD in età infantile, infatti, continua a presentare i sintomi anche in età adulta, con di coltà a prestare attenzione e a mantenere la concentrazione, comportamenti impulsivi e irrequietezza fisica.

Cos’è l’ADHD

Il deficit di attenzione e iperattività ( ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo di origine neurobiologica caratterizzato da sintomi ben definiti e continui come: di coltà di prestare attenzione e mantenere la concentrazione; comportamenti impulsivi; irrequietezza fisica. Di questo disturbo non so rono solamente i ragazzi, come erroneamente si pensa, ma anche gli adulti: oltre due terzi degli adolescenti a cui è stato diagnosticato l’ADHD in età infantile continua a presentare i sintomi in età adulta. “È importante sottolineare che l’ADHD si nasconde dietro i

comportamenti di tutti i giorni, in specifiche situazioni e attività in cui il soggetto è impegnato. Questo disturbo si individua soltanto ponendo le giuste domande in un contesto clinico ben strutturato e con gli strumenti ad oggi a disposizione per riconoscerlo anche nell’adulto”, spiega Graziella Madeo, Neurologa e Direttrice dell’Unità di Neuromodulazione e Ricerca Clinica di Brain&Care Group.

Il deficit in età adulta

Sono sempre più numerosi gli studi sull’ADHD in età adulta, anche se, come riportato dall’AIFA, Associazione Italiana Famiglie ADHD, non ci sono ancora dati accurati data la carenza di attività di sensibilizzazione e la poca conoscenza della materia. Tuttavia, la prevalenza mondiale della diagnosi di ADHD nei bambini e negli adolescenti è stimata intorno al 5,9-7,1% (Concept Paper AIFA su ADHD - 2015 ) e si stima altresì che un numero tra il 30% e il 70% dei bambini con ADHD continui a mostrare gli stessi comportamenti anche in età adulta (associazio-

neaifa.it). Già nel 2015, Quotidiano Sanità, pubblicava una stima di circa 2 milioni di italiani maggiorenni potenzialmente a etti da questo disturbo. “L’ADHD descrive una modalità di funzionamento con esordio in età evolutiva che spesso permane in tutte le fasi della vita del soggetto condizionando la qualità di vita. Infatti, si caratterizza per una gestione problematica dell’attenzione che genera di coltà e fallimenti e in età adulta e si può associare alla comparsa di altre problematiche come depressione, disturbi d’ansia, dipendenze. Fare diagnosi, soprattutto in età adulta, non è semplice e richiede specifiche competenze e adeguata formazione”, aggiunge la dottoressa Graziella Madeo.

Come riconoscere l’ADHD

In età adulta, senza un protocollo specifico, è molto complicato riconoscere l’ADHD. I sintomi non sono sempre chiari perché in molti casi l’iperattività si riduce, ma persistono di coltà di attenzione, disorganizzazione, impulsività e irrequietezza, a cui talvolta si aggiungono depressione e

36 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
∞ A CURA DI SARA CARRARA
IN FAMIGLIA SALUTE MENTALE

ansia. Riconoscere l’ADHD può essere ancora più complicato nei soggetti che sviluppano una dipendenza, in particolare da sostanze. Questo può mascherare i sintomi di ADHD e far sì che la diagnosi corretta arrivi solo dopo molti anni.

Un centro di riferimento per diagnosi e cura

Gli specialisti di Brain&Care, centro polispecialistico con sedi a Milano, Rimini e Torino, hanno introdotto una valutazione clinica completa con test diagnostici specifici e un protocollo mirato per la cura dell’ADHD in età adulta. Oggi è possibile riconoscere l’ADHD anche in età adulta e intervenire con percorsi terapeutici multidisciplinari utilizzando l’innovazione di tecnologie biomediche e interventi psicologici personaliz-

zati. Ed è proprio agli adulti che Brain&Care ha dedicato il suo nuovo l’ambulatorio polispecialistico specializzato nella diagnosi e cura dell’ADHD, nelle sue sedi di Milano e Rimini. Il servizio, tra i primi in Italia, ha aperto nella scia del messaggio “My health, my right” , “La mia salute è un mio diritto”, tema della Giornata Mondiale della Salute 2024, un appuntamento che si è celebrato in tutto il mondo il 7 aprile nel ricordo della fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 7 aprile 1948. L’approccio terapeutico integrato prevede interventi psico-educazionali e psicoterapeutici mirati alle di coltà cognitive e, a seconda della gravità, l’impiego di terapie farmacologiche mirate. Inoltre, l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica TMS per il trattamento

DOTT. SSA GRA ZIELLA MADEO

Neurologa e Direttrice

dell’Unità di Neuromodulazione e Ricerca Clinica

Brain&Care Group, Rimini (RN)

dell’ADHD permette di agire sui meccanismi neurobiologici alla base dell’ADHD, riducendo l’impulsività, migliorando i processi decisionali e attentivi e agendo, anche, su eventuali problematiche associate quali, ansia, depressione e abuso di sostanze.

Maggio/Giugno 2024

I rischi delle esposizioni solari senza protezione

Non solo inestetisi, ma gravi e etti per la salute della pelle

L’azione dannosa dei raggi solari sulla pelle è legata principalmente alla quota di radiazioni Ultraviolette che compongono lo spettro luminoso. Si tratta della componente a maggiore energia, in grado di causare danno alle cellule e al DNA. Per questo motivo, l’esposizione al sole o a lampade abbronzanti, inserite dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) nella lista dei fattori carcinogeni, rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei. Il danno cellulare e tissutale dipendente dal sole, inoltre, è strettamente implicato nell’invecchiamento cutaneo con sviluppo di inestetismi in regioni corporee cronicamente fotoesposte (macchie solari e rughe), dovute alla riduzione dell’elasticità dei tessuti profondi. Al di là del rischio oncologico e del fotoinvecchiamento, che si manifestano a distanza di tempo dall’esposizione solare, le radiazioni sono in grado di causare anche disturbi immediati e acuti alla pelle: da ustioni e scottature più superficiali come l’erite -

ma solare, fino alle più gravi ustioni di II grado, con vescicole e bolle su pelle arrossata. In individui predisposti, inoltre, sono possibili vere e proprie forme immunomediate di orticaria solare, con prurito e lesioni cutanee rilevate (pomfi).

L’importanza della fotoprotezione

Per prevenire i possibili danni, è fondamentale non esporsi al sole senza la protezione garantita da un buon filtro solare: sono disponibili diverse formulazioni e diverse gradazioni di protezione. È importante sottolineare come l’applicazione del filtro solare vada rinnovata più volte nel corso della giornata, ogni due-tre ore, e in caso di bagni o attività sportiva, che rimuovono il prodotto dalla pelle. La fotoprotezione inoltre non è appannaggio esclusivo dei giorni di vacanza: alcuni distretti cutanei come viso, orecchie, cuoio capelluto, in caso di calvizie, dorso delle mani oppure petto e gambe, in funzione dell’abbigliamento, vanno protetti tutto l’anno, in caso siano scoperti. Per abbassare il

rischio oncologico e prevenire il fotoinvecchiamento è importante tenere a mente che il danno solare a lungo termine è possibile anche in caso di esposizioni solari che non abbiano prodotto danno immediato.

Il rischio cambia a seconda del fototipo Il rischio di danno legato al sole è influenzato dal fototipo, ovvero l’insieme delle caratteristiche personali, come il colore di capelli, occhi e incarnato, che esprimono la quota di “adattamento genetico” alle radiazioni solari. Ad esempio, gli individui con la pelle più chiara, a fototipo più basso, si ustionano prima al sole e sono più a rischio di sviluppare tumori cutanei. Tuttavia, un fototipo più scuro non è garanzia di immunità ed è comunque necessario applicare una protezione solare. Alcune situazioni sono particolarmente pericolose per lo sviluppo di danni solari: nelle ore centrali della giornata è maggiore la quota di UV, le radiazioni a maggior energia, pertanto più dannose.

38 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
IN
BELLEZZA
FORMA

Alcune sostanze aumentano la suscettibilità alle radiazioni UV abbassando il grado di tolleranza intrinseco ai raggi solari: si tratta sia di sostanze applicate direttamente sulla pelle, come profumi o latti di origine vegetale, oppure di farmaci assunti per via sistemica, come cortisone o alcuni antidolorifici e antibiotici. In caso di assunzione di farmaci è opportuno chiedere al medico prescrittore se possano esserci problemi legati alla fotoesposizione.

L’esposizione nei bambini È particolarmente rischiosa, inoltre, l’esposizione solare nei bambini fino ai 12 anni. In modo particolare, è stato dimostrato che nei soggetti sotto i tre anni la risposta all’esposizione solare stimola maggiormente l’attivazione dei melanociti a livello cutaneo. Da ciò dipende lo sviluppo di un alto numero di nevi (nei), ovvero

il principale fattore di rischio per melanoma, come espressione dell’interazione tra fattori genetici e ambientali. Gli individui che prima dei 12 anni sono stati esposti al sole in modo scorretto, senza le adeguate misure di fotoprotezione come creme solari o indumenti tecnici in tessuto con filtro solare, diventeranno adulti con più nevi melanocitici.

Attenzione ai primi raggi

Un momento critico sono le prime fotoesposizioni dell’anno: la pelle, “disabituata” al sole per via dei mesi invernali, è particolarmente sensibile ai danni UV indotti. Per questo, le prime esposizioni solari dovrebbero avvenire in primavera in orari della giornata precoci o tardivi e per un tempo limitato.

Inoltre, esistono in commercio prodotti da applicare sulla pelle o integratori alimentari contenenti sostanze antiossidanti come i be-

DOTT. ANDREA DI BUDUO Specialista in Dermatologia

Politerapica, Seriate (BG)

tacaroteni di cui è indicato l’utilizzo a partire dal mese precedente alle prime esposizioni. Tali prodotti non sostituiscono comunque la regolare e corretta applicazione di filtri solari, ma rappresentano un complemento e un’ulteriore misura precauzionale per evitare danni a breve e lungo termine.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 39

Sport all’aria aperta: i benefici per corpo e mente

L’attività fisica all’aria aperta è una pratica molto salutare e piacevole, che combina i benefici dell’esercizio fisico con quelli derivanti dal contatto con la natura. Il fatto di potersi allenare all’aperto è anche molto comodo e versatile, perché libero da vincoli temporali o economici come nelle palestre o nei centri sportivi. Sicuramente ci vuole più costanza, determinazione e dedizione, soprattutto se sono attività di carattere individuale, ma una volta assaporati i primi risultati, non riuscirai più a farne a meno.

I benefici fisici

> Miglioramento della salute cardiovascolare: l’esercizio all’aperto (camminare, correre o andare in bicicletta) può aiutare a migliorare la salute del cuore e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari;

> aumento della vitamina D: l’esposizione alla luce solare durante le attività all’aperto contribuisce alla produzione di vitamina D nel corpo, essenziale per la salute delle ossa e del sistema immunitario; > esposizione all’aria fresca: l’aria all’aperto è spesso più pulita

e fresca rispetto a quella degli ambienti chiusi, il che favorisce la respirazione e può migliorare il funzionamento dei polmoni. Se puoi, raggiungi parchi o zone verdi, piste ciclabili o sentieri; > variazione del terreno: camminare, correre o fare esercizio all’aperto su terreni variabili come colline, sentieri o spiagge può impegnare di più i muscoli e migliorare l’equilibrio e la coordinazione. Indossa sempre le calzature adatte al tipo di esercizio e al tipo di appoggio che hai.

I benefici mentali

> Riduzione dello stress: trascorrere del tempo nella natura e all’aria aperta è stato collegato a una riduzione dei livelli di stress e dell’ansia; > miglioramento dell’umore: l’esercizio fisico all’aperta può aumentare la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità, migliorando l’umore e combattendo la depressione; > incremento della concentrazione: alcune ricerche suggeriscono che trascorrere del tempo in

ambienti naturali può migliorare la concentrazione e la capacità cognitiva.

I benefici sociali

> Opportunità di socializzazione: fare attività fisica in parchi o in altri spazi aperti può o rire maggiori opportunità di interagire con altre persone, ra orzando i legami sociali; > maggiore motivazione: maggiore motivazione.

La connettività con la natura

> timolazione sensoriale: l’ambiente esterno o re una vasta gamma di stimoli visivi, uditivi, olfattivi e tattili che possono migliorare l’umore e ridurre lo stress; > aumento della consapevolezza ambientale: trascorrere tempo all’aperto può aumentare la consapevolezza e l’apprezzamento per l’ambiente naturale, motivando comportamenti più sostenibili e rispettosi della natura.

Non dimenticare le precauzioni! Insomma, l’attività fisica all’aperto o re molti benefici, ma è essenziale prendere delle precauzioni,

40 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
FITNESS IN FORMA
∞ A CURA DELLA DOTT.SSA SERENA MONACHINO

come indossare una protezione solare adeguata, idratarsi correttamente e vestirsi in modo appropriato per il clima, per garantire un’esperienza sicura e piacevole.

Quali attività scegliere

La camminata è un’attività accessibile a tutte le età e ai diversi livelli di fitness, che può essere svolta in diversi ambienti, come parchi, sentieri naturali o aree urbane. La corsa è tra le pratiche più gettonate: è un ottimo modo per migliorare la resistenza cardiovascolare e bruciare calorie. Si può correre in parchi, piste ciclabili o lungo la spiaggia. Da qualche anno, anche il ciclismo è tornato tra le attività preferite da svolgere all’aperto: sia su strada che su percorsi fuoristrada, o re un ottimo allenamento cardio e può essere

un modo divertente per esplorare nuovi luoghi. La bergamasca è ricca di piste ciclabili, dalle Valli alla Pianura. Anche lo Yoga all’aperto o re una connessione più profonda con la natura e può migliorare la flessibilità, la forza e il benessere mentale. Inoltre, molte città hanno allestito nei parchi o in prossimità delle piste ciclabili numerose “palestre-outdoor” dove è facile e ettuare ottimi allenamenti a corpo libero. Esercizi come flessioni, squat, e a ondi sono alla base di ogni preparazione fisica, ma è sempre meglio non improvvisare e farsi consigliare o farsi seguire da un esperto. Infine, non solo attività individuali, c’è anche spazio per quelle collettive: ad esempio il beach volley o il beach soccer: la sana competizione che sta alla base di queste

DR. SSA SERENA MONACHINO Massoterapista & Chinesiologa Co-fondatrice di Studio Xenia

attività rende questi sport molto divertenti, soprattutto con la compagnia giusta.

Qualsiasi attività si scelga, è importante consultare un medico, specialmente se si hanno problemi di salute preesistenti o si è inattivi da un po’ di tempo.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 41
Studio Xenia, Seriate (BG)

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

ALBINO

Caredent Albino

Viale Stazione, 4

Centro Prelievi Bianalisi Albino Via Volta, 2/4

ALMENNO SAN BARTOLOMEO

Dott. Luis - Almenno San Bartolomeo

Via Papa Giovanni XXIII, 64 ALMÈ Farmacia Visini

Via Italia, 2

ALZANO LOMBARDO

Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88

AZZANO SAN PAOLO

Fortimed Poliambulatorio

Via Cremasca, 24

Iro Medical Center

Via del donatore Avis-Aido, 13

Studio Odontoiatrico Dott. Campana Marco Via Castello, 20 BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica

Piazza Gavazzeni

BERGAMO 20 Fit

Via Broseta, 27C

ATS Bergamo - Sede Via Galliccioli, 4

Ambulatorio For.US di Coop.

RUAH

Via Daste e Spalenga, 15 AniCura / Clinica Veterinaria Orobica Via Zanica, 62

Antares Onlus Via Spino, 10 Associazione Mosaico Via Scuri, 1/c

Asst Papa Giovanni XXIII Piazza OMS, 1

Athaena Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

Via Leonardo da Vinci, 4 Bergamo Assistenza

Via Mazzini, 24/c

Blu Fit Redona

Via Gusmini, 3 Cartolombarda

Via Grumello, 32

Casa di Comunità / Bergamo

Via Borgo Palazzo, 130 Casa di Cura San Francesco

Via IV Novembre, 7

Centro Acustico Italiano Via San Bernardino, 33/c

Centro Borgo Palazzo

Via Borgo Palazzo, 43 Centro Medico Boccaleone

Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine

Italcementi

Via Statuto, 41

Centro Tutte le Età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Tutte le Età / Borgo

Palazzo

Via Vivaldi, 5

Centro Tutte le Età / Colognola

Via dei Caravana, 7

Centro Tutte le Età / Loreto

Via Pasteur, 1/a

Centro Tutte le Età / Monterosso

Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Tutte le Età / Redona

Via Leone XIII, 27

Centro Tutte le Età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Tutte le Età / Villaggio

degli Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia

Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura

delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

Eugenio Tappezziere

Via Borgo Palazzo, 83/b

Farma Logica

Via Promessi Sposi, 19/C

Farmacia Conca Verde

Via Guglielmo Mattioli, 24

Farmacia Santa Lucia

Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella

Piazza Pontida, 6

Fidas Bergamo - Ass. Donatori

Sangue

Viale Ernesto Pirovano, 4 Fisioforma Via Pitentino, 14/a

Forneria Rota

Via Silvio Spaventa, 56

Foto Cine Ottica Skandia

Via Borgo Palazzo, 102/104

Happy Friends

Via Meucci, 2

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

Kids and Us Bergamo Est

Via Fratelli Bronzetti, 4

Kids and Us Longuelo

Via Mattioli, 18

DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Mad Studio

Via Longo, 9

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Via Borgo Palazzo, 112

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Milano Senza Glutine - Bergamo

Via Sant’Ambrogio, 19

MindFit Clinic

Via Quinto Alpini, 4

Monica Vitali - Centro Italiano

Pavimento Pelvico

Via Betty Ambiveri, 11

OPI Bergamo

Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo

Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari Bergamo

Via Daste e Spalenga, 15

Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e

Palamonti/CAI

Via Pizzo della Presolana, 15 Prenatal

Via Camozzi, 95

Residenza Anni Azzurri

Via Colognola ai Colli, 8

Selene Centro Medico

Via Puccini, 51 Smuoviti Be Well

Viale Giulio Cesare, 29

Studio Dentistico Previtali

Via Broseta, 112

Studio Dott. Crescini Claudio

Via Diaz Armando, 23

Studio Odontoiatrico Dott.

Maggioni Maurizio - Pianeta

Sorriso

Via Zelasco, 1

Studio di Podologia Zanardi

Via Suardi, 51 BONATE SOPRA

Ortopedia Tecnica Gasparini

Via Milano, 57

BREMBATE DI SOPRA

Piscine Comunali

Via Bruno Locatelli, 36 CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est Piazza Ospedale, 3 CALUSCO D’ADDA

Dott. Luis - Calusco d’Adda

Via Bergamo, 335 CASAZZA

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Secondo piatto

Di coltà di preparazione

Facile

Tempo di cottura

30 minuti

Mu n salato alle zucchine

INGREDIENTI per 4 persone

350 g Zucchine tagliate a julienne

1 Spicchio d’aglio

75 g olio extravergine d’oliva

150 g Malto di riso

150 g Farina tipo '0'

75 g Farina integrale

75 g Semola di grano duro

7-8 g Dado vegetale in polvere pizzico di curry

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1 bustina di lievito per torte salate con cremor tartaro

PREPARAZIONE

In una terrina miscelare 350 g di zucchine tagliate a julienne precedentemente saltate in padella con uno spicchio di aglio e ra reddate, 75 g di olio extravergine di oliva e 150g di malto di riso.

In una seconda terrina aggiungere 150 g farina tipo ‘0’, 75 g di farina integrale, 75 g di semola di grano duro, 7-8 g di dado vegetale in polvere, un bel pizzico di curry e una bustina di lievito per torte salate con cremor tartaro (agente lievitante naturale).

Mischiare bene le due componenti e riempire degli stampini da mu n oleati e infarinati.

Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 25-30 minuti. Servire tiepido con accanto verdure e maionese di soia

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Quando il gatto è sotto stress

Anche i nostri felini possono so rire di stress e tensioni, con segnali fisici e comportamentali simili a quelli umani. È fondamentale riconoscere

tali situazioni di disagio per intervenire subito e preservare il loro benessere.

Anche i gatti rispondono allo stress legato al loro stile di vita attraverso sostanze chimiche che vengono rilasciate dall’organismo (catecolamine e ormoni), adattandosi pian piano ai cambiamenti ambientali. Tuttavia, lo stress prolungato può sovraccaricare questi meccanismi fisiologici, causando comportamenti insoliti che potrebbero essere fraintesi dai proprietari.

Perché il gatto si stressa?

Le cause che possono determinare stress nel gatto possono essere connesse all’ambiente, ma anche a una gestione non corretta da parte degli esseri umani che vivono con lui o da stimoli provenienti da altri animali, oppure per fattori soggettivi endogeni. Fra le principali

cause di stress felino si rilevano: comportamenti errati da parte dei proprietari e un rapporto sociale alterato; un ambiente poco arricchito e non idoneo a ospitare un gatto (es. un numero di lettiere per i bisogni insu cienti, mancanza di giochi e stimoli, mancanza di aree in cui il gatto può riposare tranquillo, spazio insu ciente, mancanza di spazi verticali, etc.); il mancato accesso all’ambiente esterno (il gatto preserva il suo istinto di cacciatore perciò la vita al chiuso e l’impossibilità di accedere al mondo esterno potrebbe essere motivo di stress); cambi repentini ambientali che minano le sue abitudini, destabilizzando la routine; una convivenza forzata con altri animali e/o con altri suoi simili con carattere incompatibile, so -

DOTT. JACOPO RIVA PhD (behaviour), Specialista in Etologia applicata e benessere animale , Medico Veterinario Esperto in Comportamento animale (MVC - Fnovi), Medico Veterinario Esperto in Interventi Assistiti con gli animali (MV.IAA)

Ambulatorio veterinario Santa Maria (Calcinate – BG)

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 51
∞ A CURA DEL DOTT. JACOPO RIVA
ANIMALI RUBRICHE

prattutto se in spazi troppo ristretti o inadeguati a ospitare più animali; presenza di patologie cliniche non ancora diagnosticate o già riconosciute, come alcune patologie debilitanti, o esperienze traumatiche, incluso l’abbandono.

Come si manifesta lo stress? Ė fondamentale conoscere i segni e i sintomi manifestati da un gatto stressato.

Tra i sintomi di stress acuto: > immobilità. Il gatto stressato tende a rimanere immobile nel tentativo di mimetizzarsi con l’ambiente circostante, al fine di non essere visto e spesso si nasconde in un luogo considerato da lui sicuro; > aggressività. In mancanza di un nascondiglio sicuro, il gatto stressato può reagire attuando comportamenti e un linguaggio del corpo aggressivo, con l’intento di dissuadere ciò che lui percepisce come una minaccia dall’avvicinarsi (so

e vocalizzi, schiena inarcata, orripilazione, orecchie tese indietro, dilatazione pupillare, e tremori).

Tra i sintomi di stress cronico, non sempre sono facilmente riconducibili a stress:

> alterazioni dell’appetito: inappetenza oppure fame eccessiva;

> aumento o diminuzione della motilità intestinale, con conseguente aumento o diminuzione dell’espletamento dei bisogni;

> eliminazioni inappropriate di urina e/o feci su substrati non idonei;

> poca reattività agli stimoli di gioco;

> aumento o diminuzione delle operazioni di grooming e tolettatura: un gatto stressato può leccarsi in modo ripetitivo e veloce (compulsivo) fino a perdere il pelo nella zona leccata (alopecia) o fino a crearsi vere e proprie lesioni

cutanee o non leccarsi per nulla;

> tendenza a nascondersi spesso con vocalizzi;

> reattività comportamentali: un gatto dal temperamento mansueto e tranquillo, se sottoposto a stress, potrebbe divenire agitato e aggressivo, oppure assumere comportamenti insoliti e inusuali;

> comportamenti ripetitivi e compulsivi: rincorrere la coda, iperestesia felina, etc.

Come comportarsi

Se ci si trova di fronte a un gatto stressato o con comportamenti insoliti, è opportuno consultare il proprio veterinario, spiegando nel dettaglio i suoi comportamenti. Dopo un’accurata visita ed eventuali esami, il veterinario sarà in grado di determinare se lo stress è riconducibile a una patologia e a cause organiche, oppure ad altri aspetti connessi all’ambiente

52 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
ANIMALI
RUBRICHE

o all’ambiente in cui il gatto vive; successivamente vi indicherà gli approcci da utilizzare (cure mediche) o invierà il gatto al medico Veterinario comportamentalista.

Rimedi e prevenzione

Se il gatto manifesta segni di aggressività o si nasconde, lasciatelo tranquillo e non forzatelo in alcun modo. Una volta che si sarà calmato, sarà lui a riavvicinarsi. Assicuratevi che l’ambiente in cui il gatto vive sia idoneo, con un’adeguata quantità di risorse (cibo e acqua), uno spazio tranquillo in cui dormire, un ambiente stimolante dotato di giochi, tiragra , spazi verticali (es. tavolette fissate ai muri permettendo di raggiungere “i piani alti” dei mobili) e il giusto numero di lettiere (il numero di cassette deve equivalere al numero dei gatti + 1, quindi per due gatti ci vogliono tre lettiere,

per esempio). Nel caso dell’arrivo di un nuovo animale, assicuratevi che lo spazio sia su ciente e introducetelo gradualmente, evitando di forzare il gatto a convivere o dividere gli spazi con animali caratterialmente incompatibili. In caso di cambiamenti all’interno della casa (es. cambio di disposizione dei mobili, introduzione di nuovi mobili, spostamento delle risorse o della lettiera, ecc.), assicuratevi che tutto avvenga in modo graduale. Se il gatto lo desidera e se ciò fosse compatibile con la sua sicurezza, fornitegli un accesso all’ambiente esterno stabile e sicuro. In presenza di patologie, assicuratevi

di fornire al gatto tutte le terapie e i trattamenti di supporto prescritti dal Medico veterinario. Naturalmente, l’adozione di tutti i possibili accorgimenti non garantisce sempre l’assenza di risposta allo stress nel corso della sua vita; tuttavia, conoscere quali sono le possibili cause e cercare di prevenirle è sicuramente ottimale per cercare di garantire il benessere del proprio pet. Molte alterazioni del comportamento hanno cause organiche, quindi il primo passo è sempre di informare il vostro medico veterinario.

Prick test: in cosa consiste?

Alimenti, farmaci, veleno di insetti, lattice, polvere e acari, polline, peli di animali. Sono numerose le sostanze a cui possiamo essere allergici. Ma come verificarlo con certezza?

I prick test sono test cutanei per il controllo della reazione allergica a diversi tipi di sostanze, in cui al paziente vengono applicate modeste quantità dell’allergene della sostanza sospettata di provocare la reazione. L’applicazione avviene solitamente sull’avambraccio interno, favorendone la penetrazione nella pelle tramite una lancetta monouso. Se in corrispondenza dell’applicazione si verifica un’eruzione cutanea, sotto forma di pomfi e chiazze rosse, il paziente è molto probabilmente positivo a quel tipo di allergene e può essere formulata una diagnosi. I prick test, come tutti i test allergici, non danno la certezza completa delle cause scatenanti l’allergia. Sono possibili risultati dubbi o errati (falsi positivi) e spesso c’è una relazione tra reazione allergica e altre patologie.

Cos’è il prick test e in cosa si di erenzia da un patch test?

Il prick test o test percutaneo è un test compiuto sulla cute con lo scopo di verificare la presenza di una sensibilizzazione o allergia verso diverse sostanze che possono provocare allergia (allergeni).

Diversamente dal patch test, che valuta le reazioni allergiche ritardate, il prick test ha lo scopo di valutare una reazione allergica immediata verso allergeni respiratori, alimentari, farmacologici, etc. Da ciò deriva un’altra di erenza: il prick test prevede una lettura immediata dei risultati (solitamente 15 minuti), mentre il patch test si basa su una lettura ritardata a distanza di 48 – 72 – 96 ore.

A cosa serve?

Il prick test serve a porre una diagnosi eziologica, ovvero, trovare la causa dei sintomi che il paziente riferisce, siano essi respiratori, cutanei, o altro. I risultati dei test permettono allo specialista di inquadrare meglio la storia del paziente e predisporre un piano di interventi terapeutici e comportamentali per permettere alla persona di controllare i sintomi allergici o di conviverci nel migliore dei modi.

A chi è indicato?

Il prick test è indicato alle persone che presentano una storia sospetta per un’allergia respiratoria (rinite, asma bronchiale, congiuntivite), un’allergia al lattice oppure un’allergia alimentare. Inoltre, in

Centri specializzati per l’allergia a farmaci o per l’allergia al veleno di api e vespe (imenotteri), il prick test rappresenta il primo passaggio per la diagnosi di queste particolari forme allergiche.

Quali sono gli allergeni che vengono “applicati”?

Il prick test permette, solitamente, di indagare allergie respiratorie o alimentari. Per le allergie respiratorie possono essere testati diversi allergeni quali pollini, acari della polvere, epiteli di animali o mu e. In caso di allergia alimentare, i test possono utilizzare gli estratti commerciali a disposizione oppure gli alimenti freschi (in questo caso si parla di prick by prick). A questi si aggiunge la possibilità di testare il lattice, gli estratti di alcuni veleni di insetti (ad esempio api o vespe) e anche alcuni tipi di farmaci tra cui le penicilline, gli anestetici generali e i mezzi di contrasto.

Ci sono indicazioni di età nell’esecuzione?

Il prick test può essere eseguito da tutti senza particolari limiti di età, per quanto i risultati possano presentare una minore a dabilità nei primi anni di vita.

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GUIDA ESAMI
RUBRICHE

Come si svolge?

Il prick test prevede l’applicazione di una goccia di allergene a livello della cute, solitamente sull’avambraccio. La sostanza viene fatta penetrare nello strato più superficiale della cute mediante una lancetta (di plastica o di metallo). Dopo 15 minuti, viene fatta la lettura del test considerata positiva se compare una reazione locale (pomfo, arrossamento, prurito), da confrontare con il controllo positivo (istamina) e il controllo negativo (sostanza inerte).

È doloroso sottoporsi a questo test?

Il prick test è un esame sicuro e non doloroso. Gli aghi utilizzati

presentano una punta di pochi millimetri il cui unico scopo è far entrare in contatto l’allergene con lo strato più superficiale della nostra pelle (non è quindi un prelievo). Il sintomo più fastidioso può essere quello del prurito che accompagna solitamente le risposte cutanee positive.

Prima di fare il prick test, ci sono delle indicazioni da seguire?

I pazienti che si devono sottoporre ai prick test devono sospendere l’eventuale terapia antistaminica a partire dai 7-10 giorni prima dell’appuntamento. Il cortisone può influenzare l’esito dei test se ad alto dosaggio, mentre non

Humanitas Gavazzeni e Medical Care

serve sospendere i farmaci ad uso inalatorio per l’asma o gli spray nasali. A livello delle sedi dei test (solitamente l’avambraccio), non devono essere applicate creme cortisoniche o antistaminiche e la cute deve essere integra e priva di lesioni (ad esempio orticaria o eczema).

IPB ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO

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DOTT. ANDREA TONIATO Allergologo

AnimaLETTURA: un pet può aiutare i bimbi con DSA

Un metodo alternativo per trattare i disturbi specifici dell’apprendimento, con la compagnia di simpatici amici a quattro zampe

Sono sempre più frequenti diagnosi di DSA, ovvero i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che vedono coinvolti bimbi e adolescenti. Ma definiamo meglio questi disagi neurobiologici che, a seconda della di coltà della persona, sono classificati in dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia. È fondamentale sottolineare che i DSA sono disturbi, non malattie e vanno considerati come un “funzionamento” che accompagna il bambino lungo tutto l’arco della vita. Non essendo classificati come malattie, non ci sono cure vere e proprie per “guarire” dai DSA, ma esistono sì una serie di esperienze, tecniche e strumenti compensativi che possono rendere la persona completamente autonoma e allo stesso livello dei coetanei che non presentano questi disturbi. Di fatto, il bambino con DSA ha semplicemente una di coltà in uno o in più ambiti legati alle capacità di calcolo, lettura, comunicazione o scrittura. Ma in tutto questo, come si inseriscono gli animali? Ce lo spie-

ga il dott. Simone Migliorati, Pedagogista e fondatore del metodo animaLETTURA.

Dott. Migliorati, perché la relazione con l’animale può essere e cace nell’attività con bimbi con DSA?

L’animale, utilizzando forme di comunicazione diverse rispetto a quelle di lettura/scrittura, non si accorge della di coltà del bambino o dell’adolescente, che viene considerato quindi una persona, senza mai essere giudicata o etichettata. Pensate a quanto può essere già terapeutico per la persona vivere esperienze in un ambiente realmente non giudicante e dove la finalità non è correggere l’errore, ma permettergli di associare ad attività che solitamente generano frustrazione (proprio a causa del disturbo) emozioni che invece sono nutrienti e divertenti. Di fatto, la presenza dell’animale permette di rompere ciò che tecnicamente chiamiamo “corto circuito emozionale”, ossia l’emergere di un’emozione negativa in -

sieme alla competenza cognitiva che stiamo richiamando.

Come funziona questo meccanismo?

Provate a pensare a un’azione che proprio non vi riesce bene, a una determinata capacità che la società vi richiede e non possedete in maniera spiccata. Ecco… Ora immaginate la vostra sensazione corporea ed emotiva nel momento in cui siete obbligati a compiere l’azione che genera questo disagio. Se, per esempio, non amate parlare in pubblico, immaginatevi su un palcoscenico a parlare davanti a una platea di cento persone. Come vi sentite mentre lo immaginate? Cosa vi comunica il corpo? Cuore e frequenza respiratoria che ritmo hanno? La sensazione che state sperimentando è quella che pervade una persona con DSA quando le si chiede di leggere, scrivere, parlare o fare di conto. Alcune delle parole che i bimbi e i ragazzi che incontro utilizzano più spesso per descrivere come si

56 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
RUBRICHE ALTRE TERAPIE

sentono in quel momento sono: frustrazione, ansia, depressione, rabbia, demotivazione… Pensate ora a quanto possa essere invece piacevole potersi cimentare in un’attività che magari agita e genera frustrazione, ma che, con la presenza dell’animale che per sua natura crea momenti ludici e liberi da pregiudizi, vi permette di divertirvi, lasciarvi andare, focalizzando l’attenzione non tanto su ciò che è faticoso, quanto piuttosto stimolando la di usione di “emozioni potenzianti”. L’animale è in ascolto senza focalizzarsi sugli errori, ha davanti a sé semplicemente una persona e come tale la osserva e ci interagisce.

E’ una sorta di “allenamento emotivo”. Esattamente, sperimentarsi in un

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Pedagogista e fondatore di animaLETTURA

contesto mediato dall’Umano nella relazione con l’Animale può essere paragonato per il bambino o il ragazzo all’andare in palestra per allenarsi, quindi una sorta di allenamento emotivo che permette di associare sensazioni piacevoli ad attività generalmente percepite come di coltose. Provate a ripensare di parlare davanti a cento persone, ma di avere questa volta il “vostro corpo” dalla vostra parte, con un battito cardiaco e una frequenza respiratoria più tranquilli. Questo probabilmente non significa che inizierete a parlare davanti a platee di persone in maniera disinvolta e l’azione continuerà forse a crearvi un po’ di di coltà, ma associare una sensazione piacevole a un’azione frustrante permette di a rontarla in maniera molto più e cace, sperimentando proprio una sensazione di possibilità. L’animale in ascolto rende il tutto più piacevole e semplice, creando una relazione che va ben oltre il piano cognitivo, come se si potesse arrivare con semplicità a creare un’alleanza volta alla massimizzazione delle risorse, anziché attenta ai soli limiti.

035/593238 393 868 5173 sangiovanni@farmaciepiusalute.it

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Presso le farmacie del gruppo PiuSalute, mettiamo il vostro benessere come priorità. Il nostro staff di professionisti è qui per soddisfare le vostre richieste e aiutarvi a trovare le cure adatte alla vostra persona. La nostra offerta comprende:

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Vacanza e riabilitazione nei Medical Hotel

Strutture di eccellenza dal Veneto all’Alto Adige. Soggiorni relax uniti al recupero fisico

Ritrovare il proprio benessere e ripristinare l’equilibrio tra corpo e mente. Spesso si sente parlare di medical spa ospitate in lussuose location, che o rono trattamenti dal laser alla talassoterapia all’ozonoterapia. Frequentate da celebrità e vip sono sempre più di use nel Bel Paese. Una mission più completa a 360° hanno i medical hotel, che propongono una riabilitazione post traumatica e chirurgica e, al tempo stesso, uniscono le comodità di una residenza alberghiera protetta e priva di barriere architettoniche.

Ad Abano il primo albergo

A questo proposito l’Ermitage Medical Hotel di Abano Terme ha fatto scuola. È uno degli alberghi storici dell’area termale euganea, da 4 generazioni di proprietà della famiglia Maggia e dal 2010 primo Albergo Medicale italiano. Le proprietà terapeutiche delle sorgenti termali interne all’hotel sono unite ai servizi specialistici di me-

dicina fisica riabilitativa in ambito ortopedico e neurologico, operanti in partnership con le principali assicurazioni sanitarie europee.

L’Ermitage Medical Hotel, struttura di eccellenza unica nel suo genere, propone diversi pacchetti. Qualche esempio: 7 giorni per il recupero fisico nelle post acuzie ortopediche, rottura di femore,

protesi anca o ginocchio; il programma Limphatic Fisio Passive per il trattamento intensivo del linfedema in fase post acuta e in assenza di idoneità all’acqua; il programma Neurologic Physio per il trattamento riabilitativo integrato del paziente neurologico. Ed ancora programmi dimagrimento, fangoterapia e prevenzione

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∞ A CURA DI EMANUELE RONCALLI
VIAGGI DELLA SALUTE
La piscina esterna dell’Ermitage Hotel di Abano Terme

cardiovascolare. A disposizione degli ospiti grandi piscine termali, dotate di circuito relax, parco e giardini. La struttura dà anche la possibilità, in meno di 72 ore, di godersi una pausa di relax termale usufruendo nel contempo di un check up cardiologico completo, comodamente in vacanza e senza mai lasciare l’hotel. Info : Ermitage Medical Hotel via Monteortone, 50 Abano - Teolo (Padova) tel. 049.8668111, www.ermitageterme.it

A Sesto fisioterapia d’eccellenza

Dal Veneto all’Alto Adige, dove la fisioterapia è una delle eccellenze del Bad Moos Dolomites Spa Resort di Sesto (Bolzano). Manipolazioni, massaggi, mobilizzazioni, riabilitazione, ginnastica e rieducazione sono le tecniche utilizzate dai fisioterapisti del BadMoos. Tra i programmi ci sono quelli che richiedono soggiorni lunghi, ad esempio il Programma di riabilitazione intensiva precoce “PRI”, ideale dopo interventi chirurgici o eventi traumatici a carico del sistema muscolo-scheletrico. E ancora il “Frozen Shoulder” pensato per la rigidità e la perdita di

mobilità degli arti di origine traumatica, ormonale o funzionale. Tra i programmi da seguire anche in caso di soggiorni di soli 3 giorni ci sono il “Back & Neck” e il “Therapeutic relax”. Il primo indirizzato a chi ha problemi di cervicali, dorsali e lombari acute o croniche, come ernie, contratture dolorose e squilibri posturali; il secondo indicato per patologie che necessitano la distensione di corpo e mente, come sindrome fibromialgica, cefalea tensiva, dolori muscolo-articolari di usi. Info: BadMoos Aqua Spa Resort, via Val Fiscalina 27, Sesto Moso - tel. 0474.713100, www.badmoos.it

A Merano 2 aree specialistiche Grandi novità anche alla Medical Area delle Terme di Merano con due nuove aree specialistiche accanto a otorinolaringoiatria, ortopedia, medicina dello sport e fisioterapia.

Si tratta del servizio di dermatologia diretto dall’ex primario del reparto di Dermatologia dell’Ospedale di Merano, Pierfrancesco Zampieri.

Inoltre, da qualche mese presso la Medical Area si trova anche Brigitte Kirchlechner, psicologa e psicoterapeuta, a disposizione per sedute di psicoterapia e consulenza psicologica clinica.

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 59
Ginnastica riabilitativa a bordo piscina dell’Ermitage Hotel di Abano Terme

Osteoporosi: un nemico silenzioso

Interessa ogni anno migliaia di persone, soprattutto donne. Come prevenirla?

L’osteoporosi è un killer silenzioso: interessa ogni anno migliaia di persone, soprattutto donne, di ogni classe ed estrazione sociale. Ma come si manifesta? Come possiamo prevenirla?

L’importanza di uno stile di vita sano L’osso non è una struttura statica; l’apparato scheletrico è in continua evoluzione, sotto lo stimolo di ormoni e delle cellule che ne causano il rimodellamento. Il paratormone, la calcitonina e la vitamina

D influenzano in maniera molto importante l’attività di osteoblasti e osteoclasti, cellule ossee che permettono rispettivamente la deposizione e il riassorbimento della massa ossea. Nella donna anche gli estrogeni sono coinvolti nell’ossificazione: infatti nei primi 10 anni di menopausa si tende ad avere una progressiva perdita minerale che provoca generalmente una fragilizzazione delle ossa. L’osteoporosi è una malattia silenziosa finché l’osso non si rompe: molto spesso, infatti, passa inosservata fino al sopraggiungere di una frattura vertebrale o di altra localizzazione. Per questo la prevenzione è fondamentale, sposando uno stile di vita sano con un’alimentazione bilanciata in minerali che nutrono l’osso, evitando il fumo, gli alcolici e, soprattutto, apportando una dose adeguata di vitamina D. Fondamentale, anche l’attività fisica.

Un approccio integrato

La diagnosi precoce di una patologia ossea così diffusa e debilitante è fondamentale per garantire un approccio terapeutico efficace e va effettuata da un medico. Specialisti in patologie metaboliche dell’osso, come fisiatri, endocrinologi, reumatologi e internisti possono fornire una guida essenziale per un’inquadratura diagnostica accurata, prima di iniziare il trattamento. La letteratura medica evidenzia anche l’importanza di adottare uno stile di vita sano e comportamenti corretti, come l’esercizio fisico, una dieta equilibrata e l’astensione da fumo e alcool, per prevenire o gestire le patologie ossee. Fondamentale, quindi, un approccio integrato che consideri sia la chimica sia la complessità clinica del problema, nonché l’educazione del paziente per promuovere buone pratiche di gestione. – Dott. Giovanni Taveggia, Direttore U.O. di Riabilitazione Habilita Istituto Clinico di Riabilitazione Care & Research Rehabilitation Hospitals

La valutazione del farmacista

La diagnosi viene eseguita in ospedale con degli esami specifici che utilizzano i raggi X per valutare la struttura dell’osso; in farmacia è spesso possibile eseguire sia un test per verificare gli e ettivi livelli di vitamina D nel sangue, sia un test a ultrasuoni (densitometria ossea) che permette di studiare l’osso del calcagno con un macchinario in grado di stabilire un ipotetico rischio di frattura. A seguito di queste valutazioni, per i casi non gravi o per lavorare su una predisposizione personale, il farmacista potrà fornire dei consigli per correggere lo stile di vita ed eventualmente impostare un’integrazione di vitamina D e minerali adeguata per sostenere il fisiologico benessere

dell’osso. In caso si evidenzino situazioni più impegnative, il paziente verrà inviato al medico curante con i risultati dei test.

La farmaco-prevenzione

La prevenzione è spesso a data ad alti dosaggi di vitamina D prescritti dal medico e/o all’utilizzo di alcuni farmaci specifici appartenenti alla categoria dei bifosfonati: la vitamina D promuove l’assunzione di calcio e fosfati necessari alla formazione dell’osso, il bifosfonato invece agirà sull’attività degli osteoclasti evitando l’eccessivo riassorbimento di matrice ossea. Molto spesso tuttavia risulta utile, soprattutto in caso di utilizzo di alte dosi di vitamina D, l’associazione con della vitamina K2 che promuo -

60 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
DAL TERRITORIO FARMACIE

ve la carbossilazione dell’osteocalcina, una proteina presente nell’osso che riesce a captare il calcio messo in circolo dagli alti dosaggi di vitamina D. Fondamentale è la valutazione professionale da parte del farmacista prima di iniziare in autonomia l’integrazione di K2, così da scongiurare il rischio di interferenza con altre terapie o condizioni patologiche preesistenti. Di grande utilità in caso di osteoporosi diagnosticata ed eventualmente già in terapia, ma anche per tutte le altre situazioni, è l’integrazione del magnesio ad elevata biodisponibilità. Il magnesio è un minerale coinvolto in centinaia di reazioni biochimiche nell’organismo di cui molto spesso si è carenti: basti pensare a chi è in trattamento con gli inibitori di pompa protonica (pantoprazolo, esomeprazolo ecc…), farmaci che progressivamente riducono l’acidità gastrica e che possono nel tempo pregiudicare il corretto

assorbimento di magnesio e di altri nutrienti. Quando l’organismo necessita di questo minerale, se non viene introdotto in quantità adeguata con l’alimentazione, lo recupera dall’osso causandone il progressivo indebolimento. Per chi so re di colon irritabile o di intestino sensibile si consiglia il magnesio bisglicinato; per gli altri risulta invece performante il magnesio citrato: in entrambi i casi si consiglia l’assunzione serale prima di coricarsi (dai 200 ai 400 mg in base ai casi), per sfruttarne anche le proprietà sulla qualità del sonno. Nelle donne in età peri-menopausale potrebbe essere utile anche lavorare sulla fisiologica e progressiva carenza di estrogeni con un adeguato utilizzo di fitoestrogeni: in primis la soia è certamente il rimedio d’elezione in quanto l’elevata disponibilità di isoflavoni lavora positivamente sull’attività degli osteoblasti.

DOTT. DAVIDE FORLANI

Farmacista Fitoterapeuta

Biologo Nutrizionista Naturopata

La terapia personalizzata

Può essere utile la redazione di uno schema di integrazione personalizzato - che il paziente sia o meno in terapia farmacologica - così da lavorare sul problema da più punti di vista e ottenere un maggior successo terapeutico.

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salvare la vita
Una scossa può

ALT Onlus: celebrata la 13° Giornata Nazionale

per la Lotta alla trombosi

Conoscere la trombosi, sapere quali sono le situazioni che mettono a rischio, imparare a riconoscerne i sintomi premonitori senza sottovalutarli e modificare i fattori di rischio modificabili, significa prendersi cura della propria salute e diminuire la probabilità di un incontro ravvicinato sgradevole sempre per chiunque ad ogni età. Il nostro cuore e il nostro cervello sono due organi straordinariamente importanti a cui dobbiamo prestare attenzione per adottare in tempo misure di prevenzione prima che sia troppo tardi. Trombosi: cuore e cervello è stato il tema di ALT - Associazione per la Lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus sui propri profili social (Facebook, Instagram, YouTube) con post, video e approfondimenti per celebrare la 13° Giornata Nazionale per la Lotta alla trombosi di mercoledì 17 aprile. “Siamo stati il primo Paese al Mondo a dichiarare una Giornata contro la trombosi - ha dichiarato la Dottoressa Lidia Rota Vender - Specialista in Ematologia e malattie cardiovascolari da trombosi e Presidente di ALT Onlus. - L’abbiamo fatto

perché c’era un’emergenza, perché la parola trombosi non evocava malattie importanti come l’infarto, l’ictus, l’embolia polmonare e c’era bisogno che la gente sapesse che cosa vuol dire trombosi, quali sono i sintomi, quali sono i fattori di rischio, come fare per riconoscerla presto, come fare per evitarla e poterla curare”. Ictus e infarto possono essere evitati almeno in un caso su tre. La salute del cuore e del cervello richiedono conoscenza e manutenzione, ordinaria e straordinaria. La missione di ALT Onlus è di informare e sensibilizzare la popolazione sulle malattie cardiovascolari per investire sulla propria salute e su quella delle persone a cui vogliamo bene (https:// www.trombosi.org/ ).

NEWS
DAL TERRITORIO NEWS

L’importanza della salute delle gengive

Zuccheri, fumo e stress minano la salute dentale di un italiano su due, senza risparmiare il sorriso delle donne. In occasione della Giornata nazionale per la salute della donna (22 aprile), i professionisti di Denti e Salute hanno ribadito l’importanza di seguire una corretta igiene orale per la salute della propria bocca anche - e soprattutto - in gravidanza.

Ad esempio la parodontite, condizione infiammatoria causata da batteri che invadono i tessuti connettivi che circondano i denti, come gengive e ossa, è correlata all’infezione materna, al parto pretermine, al basso peso alla nascita e alla preeclampsia. Nelle sue fasi iniziali,

la malattia può causare sintomi come gengive dolenti, arrossate e gonfie e sanguinanti anche sottoposte a stimoli minimi, come lo spazzolamento dei denti. Anche la menopausa può essere un fattore di rischio nello sviluppo della malattia parodontale. Il calo dei livelli di estrogeni non solo contribuisce alla perdita ossea della colonna vertebrale e del femore, ma anche a quella della mascella, aumentando il rischio di perdita di osso di supporto dei denti e conseguentemente di perdita dei denti.

“Nei casi più gravi - ha spiegato il prof. Roberto Weinstein, Direttore Scientifico di Denti e Salute - le gengive possono

staccarsi dai denti e i tessuti connettivi si allentano, provocando la caduta dei denti. I cambiamenti ormonali durante la gravidanza, in particolare il marcato aumento di estrogeni e progesterone, possono essere in parte responsabili dell’aumento del rischio di sviluppare parodontite, favorendo lo sviluppo della placca batterica più aggressiva nei confronti dei tessuti di supporto dei denti, i tessuti parodontali ”.

Le strategie di prevenzione delle malattie orali dovrebbero essere incorporate nelle iniziative di prevenzione delle malattie sistemiche croniche per ridurre il peso della malattia sulla popolazione femminile.

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ABIO Bergamo: un faro di speranza per i bambini in ospedale

L’associazione si occupa dei bambini e dei ragazzi ricoverati presso l’ASST Papa Giovanni XXIII, rendendo meno traumatica l’esperienza del ricovero attraverso il gioco, l’ascolto, la presenza discreta e il sostegno alle famiglie.

13 dicembre 1996, giorno di Santa Lucia.

Grazie all’incessante lavoro di un gruppo di volontarie che, anni prima, avevano iniziato ad assistere i bambini del reparto di Chirurgia Pediatrica/Cardiochirurgia Pediatrica, nasce ABIO Bergamo, Associazione per il Bambino in Ospedale. Partita da quel nucleo di volontarie iniziale, ora conta 43 volontari attivi ed è una presenza leale e laboriosa che opera presso l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Una squadra di volontari dedicati Il cuore di ABIO Bergamo è costituito da un team di volontari, persone specializzate e formate che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per alleviare il disagio dei bambini in ospedale. Questi volontari, dopo aver seguito una specifica formazione, lavorano a stretto

64 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024 DAL TERRITORIO TERZO SETTORE

ABIO BERGAMO

c/o Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII Piazza OMS, 1 / 24127 Bergamo - 035 2678052 info@abiobergamo.org www.facebook.com/abiobergamo codice fiscale: 95087660163 iban: IT65A0569611100000008547X37 (banca popolare di sondrio)

contatto con i bambini, intrattenendoli con giochi, letture e attività ludiche, e sostenendo i genitori con parole di conforto e rassicurazione. Il team di volontari di ABIO Bergamo è composto da persone di tutte le età, che uniscono le loro forze e la loro passione per creare un ambiente accogliente e rassicurante per i piccoli pazienti.

O rire una pausa dalla so erenza Essere ricoverati in ospedale, per un bambino o un ragazzo, è un

momento di cile: l’ambiente è nuovo, spesso asettico e professionale, ma la struttura sanitaria deve rispondere a esigenze mediche e igieniche imprescindibili. ABIO Bergamo si inserisce fra questi due mondi, creandone uno proprio. Grazie alla collaborazione con gli operatori sanitari, ABIO allestisce le salette per il gioco, decora le camere, colora i corridoi, circondando i piccoli pazienti di colori e forme pensati per togliere spazio all’angoscia e alla tristezza. I bambini sono quelli che so rono maggiormente l’im -

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 65

patto con la realtà ospedaliera e che fanno più fatica a capire un mondo fatto “per i grandi”: ABIO li aiuta ponendosi al fianco delle famiglie e degli operatori sanitari e restituendo loro la voglia di attivarsi, giocare e sorridere. Gli adolescenti, invece, pur rientrando nell’età pediatrica (0-18 anni) e pur venendo ricoverati accanto ai bambini, hanno esigenze specifiche e spesso opposte a quelle dei bambini. L’associazione raccoglie questa sfida e o re ai ragazzi condizioni di degenza in sintonia con i loro bisogni, giochi e attività specifiche, compagnie adeguate e luoghi adatti a loro. Ogni giorno, sempre di più, ABIO promuove la riflessione e la ricer-

ca di soluzioni mirate per questi ospiti speciali. Oltre a questo, l’associazione o re supporto emotivo alle famiglie, che spesso si trovano a dover a rontare situazioni di cili e stressanti. I volontari di ABIO Bergamo, infatti, sono presenti per ascoltare e sostenere i genitori, o rendo una presenza rassicurante e amichevole.

Il contributo di tutti è prezioso Per continuare la sua missione, ABIO Bergamo si a da alla generosità dei sostenitori. È possibile aiutare l’associazione in vari modi: e ettuando donazioni, diventando volontari, partecipando a eventi di raccolta fondi o o rendo servizi e materiali utili per le attività con i bambini. Le donazioni possono essere e ettuate tramite bonifico bancario o online, e sono fondamentali per finanziare i progetti e le attività dell’associazione. Grazie al contributo dei sostenitori, ABIO Bergamo può continuare a portare gioia e speranza nei reparti pediatrici.

Amici di ABIO:

una rete di solidarietà

ABIO Bergamo collabora con numerose realtà locali, creando una rete di solidarietà e sostegno reciproco. Attraverso il programma “Amici di ABIO”, l’associazione lavora a stretto contatto con aziende, scuole e altre organizzazioni per promuovere il benessere dei bambini in ospedale. Queste collaborazioni permettono di ampliare l’impatto delle attività di ABIO e di sensibilizzare la comunità sull’importanza del sostegno ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. Grazie alla sinergia tra ABIO Bergamo e i suoi partner, si possono organizzare eventi, iniziative e progetti che contribuiscono a migliorare l’esperienza ospedaliera dei bambini.

ABIO Bergamo è una realtà in-

dispensabile per i bambini e le famiglie che a rontano percorsi di cura negli ospedali della città e della provincia. Grazie all’impegno dei volontari, alla generosità dei sostenitori e alle collaborazioni con partner locali, ABIO Bergamo continua a portare luce e speranza nei reparti pediatrici, o rendo ai piccoli pazienti un sorriso e una pausa dalla so erenza.

66 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
TERRITORIO TERZO SETTORE
DAL

Cura

Luogo di Cura

Luogo di Cura

San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

Luogo di Cura San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

Luogo di Cura

Luogo di Cura San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

Luogo di Cura

Dott.

Renato Suardi

Dott. Renato Suardi

NOVITA’

San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

Dott.

Dott.

Radiologo

Renato Suardi

Radiologo

Renato Suardi

Radiologo

Le prestazioni che vengono eseguite sono:

Le prestazioni che vengono eseguite sono:

• Ecografia addominale

Radiologo

• Ecografia addominale

Le prestazioni che vengono eseguite sono:

• Ecografia regioni articolari

• Ecografia regioni articolari

• Ecografia muscolo-tendinea

• Ecografia addominale

• Ecografia muscolo-tendinea

Le prestazioni che vengono eseguite sono:

• Ecografia tiroide

• Ecografia regioni articolari

• Ecografia tiroide

• Ecografia addominale

• Ecografia tessuti molli

• Ecografia muscolo-tendinea

• Ecografia tessuti molli

• Ecografia regioni articolari

• Ecografia muscolo-tendinea

• Ecografia tiroide

• Ecografia tiroide

• Ecografia tessuti molli

• Ecografia tessuti molli

Dott. ssa

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Luisa Musaio

Luisa Musaio

Dott. ssa

Luisa Musaio

Reumatologa

Reumatologa

Dott. ssa

Luisa Musaio

Reumatologa

Si occupa di malattie infiammatorie e degenerative dell’apparato osteo-articolare.

Si occupa di malattie infiammatorie e degenerative dell’apparato osteo-articolare.

Reumatologa

Si occupa di malattie infiammatorie e degenerative dell’apparato osteo-articolare.

Patologie trattate più spesso: artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, connettiviti, malattie infiammatorie muscolari, vasculiti sistemiche, fibromialgia, gotta e artrosi.

CHIAMA E PRENOTA

Si occupa di malattie infiammatorie e degenerative dell’apparato osteo-articolare.

Patologie trattate più spesso: artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, connettiviti, malattie infiammatorie muscolari, vasculiti sistemiche, fibromialgia, gotta e artrosi.

Patologie trattate più spesso: artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, connettiviti, malattie infiammatorie muscolari, vasculiti sistemiche, fibromialgia, gotta e artrosi.

Patologie trattate più spesso: artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, connettiviti, malattie infiammatorie muscolari, vasculiti sistemiche, fibromialgia, gotta e artrosi.

CHIAMA E PRENOTA

0345 23441

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ORARI DI APERTURA

ORARI DI APERTURA

lunedì: 14 - 18

lunedì: 14 - 18

martedì: 9 - 12 / 14 - 18

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mercoledì: 9 - 12 / 14 - 18

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giovedì: 10 - 12 / 14 - 18

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venerdì: 10 - 13

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Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 67
APERTURA 12 / 14 - 18 12 / 14 - 18 12 / 14 - 18 13 CHIAMA E PRENOTA 23441
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NOVITA’
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Luogo di Cura San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13
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NOVITA’

C’è una rock band in corsia

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

Ci sono medici e infermieri che suonano Rolling Stones e Who per i pazienti: è il gruppo Aut Min Rock, formato da professionisti dell’ospedale

Papa Giovanni XXIII. Il leader è Michele Colledan, luminare dei trapianti

Una delle rock band più in vista della provincia non è composta da musicisti di professione, ma da professionisti della sanità (medici e infermieri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo). Parliamo di Aut Min Rock, band non certo nota per l’originalità delle canzoni, né per il numero di ascolti su Spotify.

A fondare il gruppo, quindici anni fa, un luminare dei trapianti di livello internazionale, Michele Colledan, da poco in pensione. Quando faceva il chirurgo ascoltava musica anche in sala operatoria, dagli Who, i suoi preferiti, ai Rolling Stones e ai Led Zeppelin.

«Non è una cosa così strana - ha raccontato Colledan - molti col-

leghi ascoltano musica, e ci sono anche illustrissimi colleghi musici-

sti veri. Alcuni amano il rock e sono contenti, altri non lo amano

68 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

e vorrebbero toglierlo. Si crea comunque un’armonia per tutta l’equipe e aiuta a sdrammatizzare». Nel repertorio degli Aut Min Rock, questo il nome della band, brani anni ‘60, ’70 e ‘80. Come spiega il chirurgo Bernardo Righi, batterista del gruppo, il nome «nasce da una vecchia dizione che compariva negli spot pubblicitari, autorizzazione ministeriale richiesta, sui farmaci, quindi è stata modificata, da lì Aut Min Rock ».

L’ascolto di rock in sala operatoria fa anche il paio con la necessità di rimanere vigili, di avere energia. «Il gruppo chirurgico che faceva capo a me – spiega Colledan – si occupava di trapianti di polmone, intestini, pancreas… spesso si opera di notte, il trapianto è fatto anche di prelievo, e almeno una delle due cose si fa di notte. Cosa penso quando inizio un’operazio-

ne? Che vada bene ovviamente. È una terapia incredibile e rischiosa, ma si applica quando non esistono alternative». Delle gioie provate per i trapianti andati bene annota: «È impressionante quando l’organo inizia di nuovo a colorarsi e a circolare e a dare segni di funzioni. È una cosa che emoziona chiunque in una sala operatoria e anche me dopo tantissimi anni. Il trapianto è una forma di cura che dura tutta la vita e per quelli più complessi c’è tutto l’ospedale che gira attorno a un trapianto. Paura che qualcosa non vada bene? Non paura, ma preoccupazione, e purtroppo succede che non vada bene». È stato anche insignito del titolo di Cavaliere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Colledan, insieme all’ospedale di Bergamo tutto. «È stata una sorpresa, l’ho appreso prima dalla stampa che in via u ciale, è stato

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...

Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it!

un onore e bisogna essere all’altezza di questa onorificenza nella vita quotidiana».

Il 29 luglio dello scorso anno, tre mesi prima di andare in pensione, Colledan ha potuto festeggiare il trapianto di fegato numero 2.000

della storia complessiva dell’ospedale di Bergamo. A ricevere l’organo, una donna bergamasca di 55 anni. «Il traguardo dei 2000 trapianti di fegato è stato abbondantemente superato da altri centri, che però avevano iniziato oltre 10 anni prima di noi – ha detto nell’occasione il chirurgo -. La numerosità della casistica è l’espressione di un atteggiamento sempre dinamico del nostro gruppo chirurgico e di quelli anestesiologico e infermieristico ma anche delle componenti mediche specifiche di organo. Più in generale, esprime la grande e cienza di tutto l’ospedale, dal laboratorio analisi, alla farmacia, al centro trasfusio-

nale, solo per citarne alcuni, ma anche della componente amministrativa. Come in tutte le attività umane, anche per la chirurgia è

ben dimostrato il rapporto diretto tra volume di attività e qualità dei risultati. Un’altra tappa di questa grande avventura iniziata nel 1997 a Bergamo dal nostro gruppo, allora diretto da Bruno Gridelli. Credo di essere stato molto fortunato, professionalmente a parteciparvi fin dall’inizio».

In gioventù Colledan sembrava più portato per la carriera artistica che per la medicina. «Ho strimpellato un po’ la chitarra, come fanno tutti da ragazzi – ha raccontatoAlle medie e al liceo ero abbastanza somaro, anzi deliberatamente somaro. Non studiavo e il risultato era questo: uno studente meno che mediocre. Ma in musica, avendo già preso delle lezioni, me la cavavo più che egregiamente. Poteva sembrare che ci fossi portato, ma in realtà erano tutte cose che avevo già studiato». Poi, però, ha cambiato marcia, almeno negli studi. « Sono stato uno dei migliori del corso, fin da subito e con grande stupore dei miei genitori. Volevo fare il chirurgo per un modello maschile di famiglia grazie a mio zio, il fratello di mia mamma, che esercitava questa professione. Mi a ascinava da morire il mistero della sala operatoria, che io vedevo come un santuario».

70 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2024
DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

MALATTIA DI STARGARDT

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Fondazione Ricerca Malattie Rare INSIEME CONTRO

LE MALATTIE RARE

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie ( circa 7.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 10.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea).

Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

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Codice di Esenzione. RFG110

Categoria. Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso.

Definizione. È la più comune forma di rigenerazione maculare giovanile; si caratterizza per la riduzione della visione centrale con preservazione della visione periferica.

Epidemiologia. Malattia rara a incidenza sconosciuta. Descritti più di 50 casi. Non vi è prevalenza di sesso. Segni e sintomi. La malattia di Stargardt, nota anche come fundus flavimaculato, viene diagnosticata in genere in individui di età inferiore ai 20 anni, quando viene notata per la prima volta la riduzione della visione centrale. All’esame fundoscopico (i.e. test che consente allo specialista di vedere le strutture situate nella porzione posteriore dell’occhio, tra cui la retina, la papilla del nervo ottico e il corpo vitreo) la retina degli individui a etti mostra una lesione maculare circondata da macchie bianco-giallastre a margini irregolari. La macula collocata al centro della retina è responsabile della visione centrale fine e dettagliata utilizzata nella lettura e nella discriminazione dei colori. La progressione del deficit visivo è variabile. A 50 anni il 50% circa dei pazienti ha un’acuità visiva uguale o inferiore a 20/200 (cecità legale). Sono evidenti alterazioni fotopiche dell’eléttrorétinogramma. In fase tardiva si può riscontrare un recupero discreto nella visione di colori.

Eziologia. La malattia è ereditata, nella maggior parte dei casi, secondo una modalità di trasmissione autosomica recessiva. Nel 1997 è stato isolato il gene della malattia, gene ABCR, che produce una proteina implicata nel trasporto energetico ai e dai fotorecettori nella retina. Le mutazioni del gene ABCR, che causano la malattia, producono una proteina non funzionante che non permette tale trasporto energetico. Conseguentemente, le cellule fotorecettoriali degenerano e si assiste al deficit visivo.

Test diagnostici. La diagnosi rimane fondamentalmente clinica e fundoscopica. Diagnosi di erenziale. La patologia entra in diagnosi di erenziale con: corpi di Drusen, retinite punctata albescens, retina a chiazze, tipo Kandori.

Terapia. Sebbene al momento non esista non esista un trattamento causale della malattia, i pazienti che ne sono a etti possono beneficiare dell’uso di ausili per l’ipovisione e di training per l’orientamento spaziale.

Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente della Fondazione A.R.M.R

Maggio/Giugno 2024 | Bergamo Salute | 71

Due cuori (trapiantati) e una racchetta

Francesco Fiore, 36enne di Matera, si è salvato grazie a due interventi cardiologici a Bergamo. E ha conquistato il terzo posto nei Giochi Mondiali dei Trapiantati in Australia

È di Matera, ma Bergamo ha cambiato la sua vita, che poteva finire presto, invece è andata avanti nel migliore dei modi. Perché Francesco Fiore, 36 anni, trapiantato di cuore due volte, più una volta di reni, sempre all’ospedale Papa Giovanni (anzi, nel primo caso si deve parlare ancora di Ospedali Riuniti), si è piazzato terzo nel tennis alle Olimpiadi dei trapiantati disputate a Perth, in Australia, ad aprile 2023, conquistando la medaglia di bronzo sia per il singolo sia per il doppio maschile. Niente male davvero.

L’emblema delle sfide che ha vinto contro la malattia ce l’ha tatuato sulla caviglia: un cuore con due ali d’angelo, che rappresentano i due donatori sconosciuti, quelli che adesso non ci sono più ma che gli hanno regalato un cuore nuovo, anzi due. Il primo trapianto risale al 1988, quando Francesco aveva appena 10 anni; il secondo, di cuore e reni, nel 2017. Ora Fiore al Papa Giovanni ci torna comun -

que periodicamente, ogni quattro mesi per i necessari controlli: «Un viaggio lungo, ma parto sempre con gioia. Mi piacerebbe anche partecipare a iniziative a Bergamo per di ondere la cultura della donazione di organi. Del resto, sto girando l’Italia come testimonial da tempo: perché non farlo proprio dove tutto è ricominciato, per me?». Sul bronzo a Perth dice: «Quando mi hanno messo quella medaglia al collo tutta la vita mi è passata davanti agli occhi, ho sentito dentro tutta la fortuna di cui ho beneficiato e tutta la sofferenza che ho attraversato. Nel mio piccolo mi sono sentito un campione: dopo tanto dolore è arrivata questa gioia immensa. Quella medaglia è stata un insegnamento, la metafora della vita, dove per ottenere la felicità bisogna essere pronti a so rire».

L’amore per il tennis arriva da lontano. Di più, ce l’ha sempre avuto nel sangue, perché suo padre ne è maestro, come i suoi due fra-

telli. E lui maneggia la racchetta da quando aveva tre anni. La miocardiopatia dilatativa, patologia che riduce la capacità del cuore di pompare sangue, ne ha però minato la carriera fin da bambino. Visto che rischiava l’infarto da un momento all’altro, venne messo in lista di attesa per un trapianto di cuore all’ospedale specializzato di Bergamo. Era in quinta elementare quando arrivò il momento giusto: il padre lo raggiunse in classe per dirgli che dovevano partire immediatamente con l’elisoccorso, perché quando il momento giusto arriva non bisogna lasciar passare troppe ore. Il tempo necessario per attraversare l’Italia ed eccolo in sala operatoria. L’operazione riesce e dopo poco tempo Francesco può tornare sui banchi di scuola. E impugnare la racchetta.

La buona salute però non va avanti molto: a 15 anni ricominciano le magagne, questa volta ai reni, e deve ricorrere alle dialisi tre volte alla

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DAL TERRITORIO TESTIMONIANZA

settimana. Non è in forma, fatica negli studi e per il tennis le energie non ci sono. Non una vita ideale, insomma, con tante ore passate in ospedale. A 29 anni, mentre guarda una partita di calcetto, accusa un malore e cade a terra. È arrivato il momento di cercare un altro cuore nuovo, quindi si mette di nuovamente in lista. La chiamata arriva ancora una volta da Bergamo. Il trapianto (cuore e reni) riesce ancora una volta, ma non è più un “pischello”: il recupero è più lento, ricomincia a camminare piano piano e sceglie di fare, da solo, il

cammino di Santiago. Un’impresa che ha contribuito a forgiare il suo animo, dice, e che gli dà il modo di entrare in contatto con altri donatori. Poi un giorno, al mare, un amico gli chiede di giocare un po’ a tennis. Si trova subito a suo agio. Da allora non ha mai smesso.

Lo scorso marzo è diventato testimonial dell’azienda ospedaliero-universitaria senese Le Scotte, incontrando le scuole della città toscana per raccontare la sua storia e il valore della donazione. «Non pretendo di far cambiare

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it!

idea a chi ha detto no (da vivente) a una eventuale donazione dei propri organi e tessuti, perché se qualcuno ha voglia di portarseli nella tomba è legittimato a farlo, potrebbero sempre servirgli nell’aldilà (sorride, ndr). Ma sapevate che solo il 16 per cento degli italiani si è espresso in merito alla volontà o meno di donare i propri organi? Il restante 84 per cento è indi erente al tema, o non ha due minuti di tempo per esprimersi o ancora peggio non ha voglia di pensare alla propria morte, forse perché crede che non pensandoci non accadrà mai… Tutto questo, in un paese come l’Italia, fatto di eccellenze e premi Nobel, è inaccettabile, e io nel mio piccolo volevo e voglio fare qualcosa a nché le cose possano cambiare».

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Delicato intervento cardiaco salva la vita a una ragazza di 25 anni

Grazie alla collaborazione tra il Policlinico San Pietro e l’IRCCSS Policlinico San Donato, oggi Laura ha di nuovo una vita normale e può continuare a inseguire i suoi sogni

Laura (nome di fantasia) è una giovane ragazza bergamasca di 25 anni. Ama fare sport, andare a cavallo, viaggiare. Come tutte le sue coetanee, anche se per lei non è così scontato. Nata con una grave e rara cardiopatia congenita, a soli quattro anni viene sottoposta a un complicato intervento cardiochirurgico. Laura soffriva infatti di una patologia chiamata trasposizione congenitamente corretta delle grandi arterie e difetto interventricolare. In pratica, a causa di un’anomalia dello sviluppo del cuore, l’aorta e l’arteria polmonare hanno un’origine “invertita”: la prima nasce dal ventricolo destro e la seconda dal ventricolo sinistro, al contrario della normale configurazione del cuore. La conseguenza è che l’os-

sigeno che entra nei polmoni non riesce ad arrivare agli organi periferici, soprattutto a quelli più delicati come cervello, reni e fegato. L’unica opzione per lei è un intervento chirurgico correttivo, cui segue un impianto di un pacemaker per anomalie del ritmo. I due interventi vengono e ettuati con successo. Laura sta bene, cresce, vive una vita praticamente normale. Passano gli anni e, ormai ventenne, comincia ad avvertire qualcosa che non va, le manca sempre più spesso il fiato, si sente sempre stanca, e così decide di sottoporsi a una visita di controllo presso l’ambulatorio di Cardiopatie congenite del Policlinico San Pietro di cui il dottor Paolo Ferrero, cardiologo pediatra e ricercatore dell’Unità di cardiopatie con-

genite dell’IRCCS Policlinico San Donato, diretta dal professor Massimo Chessa, è responsabile.

Laura so riva di una progressiva riduzione dell’ossigenazione del sangue che nel tempo l’aveva costretta a interrompere l’attività sportiva che praticava a livello agonistico. Anche le normali attività quotidiane erano diventate via via sempre più faticose causandole stanchezza e a anno” racconta il dottor Ferrero. Grazie alla collaborazione con l’IRCCS Policlinico San Donato, centro di eccellenza per le cardiopatie congenite pediatriche e dell’adulto, dove il dottor Ferrero lavora, la ragazza viene sottoposta ad accertamenti approfonditi che permettono di arrivare finalmente a

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STRUTTURE GRUPPO SAN DONATO
∞ A CURA DI IVANA GALESSI

una diagnosi accurata. “Purtroppo si trattava di una situazione complessa legata all’insorgere di una complicanza legata all’intervento iniziale e che progressivamente si era aggravata” continua lo specialista. “Dopo una discussione del caso all’interno del nostro team dell’Unità di cardiopatie, si è reso evidente che l’unica soluzione era a rontare un nuovo delicato intervento chirurgico. Se non fossimo intervenuti avrebbe rischiato complicanze molto gravi come ipossia (mancanza di ossigeno), ictus o ischemie cerebrali ” continua lo specialista. La notizia all’inizio fa precipitare nell’angoscia Laura e la sua famiglia: ancora una volta sul loro futuro pende l’incertezza, Laura deve sospendere i suoi piani, sogni e ambizioni, compresa un’esperienza di studio all’estero per la quale aveva tanto lavorato. Ma poi è il momento di reagire e con coraggio Laura a ronta l’in-

tervento: vuole tornare ad avere una vita normale.

Il delicato intervento viene eseguito dal dottor Alessandro Giamberti, direttore dell’Unità di cardiochirurgia delle cardiopatie congenite, coadiuvato dalla sua equipe. “L’intervento (intervento di Mustard) ha comportato la ricostruzione con del materiale sintetico dei normali flussi di sangue all’interno del cuore riparando un’ampia comunicazione che si era creata tra la parte destra e quella sinistra, causa della ridotta ossigenazione e di un elevato rischio di ischemie cerebrali. Il decorso postoperatorio è stato regolare e i controlli ambulatoriali successivi hanno confermato un ottimo risultato” dice il dottor Ferrero. Ora Laura sta bene, ha ripreso a camminare in salita senza a anno e soprattutto a progettare la sua vita e il suo futuro.

POLICLINICO SAN PIETRO

Via Carlo Forlanini, 15 Ponte San Pietro (BG) Tel 035 604111 www.grupposandonato.it

Questa bella storia si aggiunge a quella di Nour, bambina nata a Ponte San Pietro con una grave malformazione al cuore e operata con successo nel 2023 grazie, anche in quel caso, alla collaborazione tra il Policlinico San Pietro e l’IRCCS Policlinico San Donato. “Da quando questa collaborazione è attiva, ovvero dal 2021, abbiamo e ettuato più di 300 visite e seguito un importante e crescente numero di pazienti bergamaschi con cardiopatia congenita sia pediatrici sia adulti ” conclude con orgoglio il dottor Ferrero.

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Aguzza la vista con lo screening della salute oculare

Scopriamo il ruolo essenziale dell’ortottista, o assistente di oftalmologia, per la salute oculare.

L’ortottista è il professionista sanitario che, in possesso di laurea triennale in Ortottica e Assistenza oftalmologica (Classe delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione L/SNT2), opera in campo oftalmologico, quindi si occupa di prevenzione, valutazione e riabilitazione dei disturbi visivi. Mentre l’oculista si occupa dell’integrità delle strutture oculari e delle patologie oftalmiche, l’ortottista controlla la motilità oculare andando a escludere la presenza di deficit motori e strabismo; inoltre, studia il comportamento visivo nel neonato e nel bambino a rischio di sviluppare disabilità visiva e lo sottopone a trattamento abi-riabilitativo precoce.

Nello specifico, l’ortottista, è in grado di prevenire, valutare e riabilitare i disturbi che riducono o impediscono la visione binoculare, come l’ambliopia (occhio pigro), lo strabismo, la diplopia e il deficit di convergenza sia negli adulti che nei bambini, ma anche le disabilità visive gravi (ipovisione), in tutte le fasce di età. Inoltre, l’ortottista svolge attività di consulenza e ria-

bilitazione per migliorare la lettura in pazienti dislessici e con disturbi di apprendimento. Questa figura si occupa di prevenire, valutare e riabilitare la sindrome da a aticamento visivo (astenopia), che può interessare chi utilizza molte ore al giorno dispositivi digitali, ma anche di allenare le abilità visive di atleti e sportivi che, a causa di anomalie del sistema visivo, possono presentare alterazioni posturali o scarse performance. In fine, l’ortottista collabora con altre figure mediche per la definizione di percorsi riabilitativi in pazienti neurologici o traumatizzati cranici ed esegue esami strumentali oftalmologici (es. campo visivo, O.C.T., pachimetria, ecc.) su prescrizione del medico oculista, necessari al medico stesso per la diagnosi di patologie oculari.

Dove lavora l’ortottista?

L’ortottista lavora principalmente in sinergia con il medico oculista, ma la sua competenza è indispensabile in numerosi ambiti di valutazione intra e interprofessionali come la medicina del lavoro, la

medicina dello sport, la diabetologia, la posturologia e la neuropsichiatria infantile. Svolge la sua attività in regime di dipendenza o con contratto libero-professionale, in strutture sanitarie pubbliche, convenzionate accreditate e private, in studi professionali individuali o associati.

La prima valutazione, a sei mesi

Una prima valutazione ortottica è indicata nel bambino tra i sei e i dodici mesi di vita, insieme alla visita oculistica, ma è fondamentale anticiparla nei soggetti nati pretermine o a etti da patologie sindromiche. Dopo la prima valutazione, in assenza di patologie, il secondo controllo può essere effettuato intorno ai tre anni di vita e il terzo al compimento dei cinque anni. Diversamente, nei bambini che presentano delle problematiche nel corso della prima visita, saranno consigliati, in condivisione con l’oculista, controlli molto più frequenti da calendarizzare a seconda del disturbo e della gravità.

Perché è importante sottoporsi

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∞ A CURA DELLA DOTT. SSA MARIELLA BANA
GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE

allo screening ortottico?

L’importanza rivestita dallo screening ortottico si traduce nell’individuazione precoce di patologie in fase asintomatica, quali ambliopia, strabismo e difetti refrattivi, per garantire un corretto sviluppo del sistema visivo, prevenendo deficit della visione che spesso sono irreversibili. Durante il periodo neonatale, il sistema visivo è ancora in fase di maturazione e, per tale motivo, è di primaria importanza che a entrambi gli occhi giungano stimoli equivalenti, favorendo così un corretto sviluppo della corteccia e della visione binoculare. Tale fase di maturazione, denominata “età plastica”, ha completamento al sesto/settimo anno di vita. Durante questo periodo, un tempestivo intervento in caso di determinate patologie consente il pieno ripristino della capacità visiva.

Attenzione all’occhio pigro! L’ambliopia o più comunemente occhio pigro, è una delle anomalie sensoriali più di use in età pediatrica. Circa il 4% dei soggetti di età inferiore ai 6 anni presenta questa patologia o i suoi fattori di

rischio. Le principali cause sono rappresentate da strabismo, anisometropia (di erenza di difetto refrattivo tra i due occhi) e patologie congenite. L’ambliopia è una alterazione funzionale della visione che si traduce in una diminuzione dell’acuità visiva (visus) non riconducibile a cause organiche, a cui non è possibile porre rimedio attraverso la sola prescrizione di occhiali. Essendo il disturbo mono o bilaterale, il piccolo paziente potrebbe non accorgersi della di coltà visiva approcciandosi all’osservazione con entrambi gli occhi. Una mancata diagnosi precoce porterà ad importanti deficit visivi. È dunque opportuno sottoporre il bambino ai dovuti controlli di screening oculistici e ortottici, in modo da poter giungere al più presto ad una diagnosi oculistica necessaria a improntare il corretto trattamento.

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DOTT.

In Cammino arricchisce la sua o erta con il servizio di ecografia

La Cooperativa In Cammino di San Pellegrino Terme (BG) ha recentemente ampliato la sua o erta di servizi consolidandosi come punto di riferimento per la cura della persona e per la sua attenzione alla salute dei pazienti.

Una storia di impegno e cura Nata del 1993 con l’obiettivo di o rire servizio socio-sanitari di qualità prioritariamente alla comunità della Valle Brembana (BG), In Cammino si distingue per il suo approccio attento e personalizzato alle esigenze dei pazienti. La filosofia della cooperativa si basa sull’idea di creare un “Albero della Cura”, un luogo dove ogni persona possa trovare risposte personalizzate e soluzioni adeguate alle proprie esigenze di salute. Come naturale evoluzione della propria pluriennale esperienza, la Cooperativa da oltre dieci anni gestisce nel campo della cura un Poliambulatorio Medico, servizio autorizzato dall’ATS di Bergamo, che si avvale di professionisti accuratamente selezionati in base ai titoli e all’esperienza.

L’introduzione del servizio di ecografia

Recentemente, all’interno del suddetto Poliambulatorio è stato introdotto il servizio di ecografia a cura del dott. Renato Suardi, che rappresenta un passo importante nella crescita della Cooperativa. Il dott. Renato Suardi è medico chirurgo specialista in Radiologia che da più di trent’anni svolge l’attività di Radiologo, in passato ha lavorato presso gli Ospedali di San Giovanni Bianco, Seriate, Ponte San Pietro e Zingonia. Dal 2006 è Direttore Sanitario del Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle. Grazie alla professionalità del dott. Suardi, le prestazioni che vengono eseguite sono le seguenti: ecografia all’addome, alle regioni articolati, muscolo tendinea, alla tiroide ed ai tessuti molli. Il servizio si inserisce perfettamente nella visione della cooperativa, fornendo un contributo significativo alla diagnosi precoce e alla prevenzione delle malattie.

Un luogo di cura e ascolto Oltre all’ecografia, la Cooperati -

va In Cammino o re una serie di servizi sanitari e sociali, garantendo un approccio olistico alla salute della persona. La cooperativa si impegna a creare un ambiente accogliente e sicuro, dove i pazienti possono sentirsi ascoltati e sostenuti nel loro percorso di cura. La presenza del dott. Renato Suardi e il suo servizio di ecografia di alta qualità sono un’ulteriore testimonianza dell’attenzione della cooperativa per il benessere dei pazienti che si rivolgono al Poliambulatorio. Questo nuovo servizio arricchisce l’ampia o erta della Cooperativa In Cammino, che continua a essere un punto di riferimento per la comunità di Bergamo promuovendo la salute e il benessere di tutti.

In Cammino Coop. Sociale Via de Medici, 13 San Pellegrino Terme (BG) 0345 22636

P.IVA (5x1000): 02249370160 coopincammino.it

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INF OR MA ZIO NE PU BB LICITAR IA
REALTÀ SALUTE

Nel mondo della salute dentale, l’implantologia rappresenta un faro di speranza per coloro che a rontano situazioni gravi e complesse, come atrofie mascellari estese. Questi casi sfidanti richiedono soluzioni su misura e competenze avanzate. «Le atrofie mascellari gravi - a erma il dott.

Luca Grandinetti, titolare del Centro Odontoiatrico Grandinetti, esperto in implantologia avanzata - possono derivare da diverse cause, tra cui traumi, utilizzo prolungato della dentiera, malattie parodontali avanzate o la perdita ossea dovuta all’assenza prolungata dei denti e patologie oncologiche. Queste condizioni non solo compromettono l’estetica del sorriso, ma influenzano anche la funzionalità della bocca e la salute generale»

Casi gravi: La Complessità dell’Atrofia Mascellare

Nei casi più gravi di atrofia mascellare, la quantità e la qualità dell’osso sono così compromesse che diventa di cile o impossibile inserire gli impianti dentali convenzionali. La mancanza di supporto osseo su ciente può rendere rischioso il posizionamento degli impianti tradizionali e compromettere il successo a lungo termine del trattamento. «Fortunatamente, grazie agli avanzamenti tecnologici - continua il dott. Luca Grandinettiesistono soluzioni per a rontare queste sfide. Tra le opzioni dispo-

Ripristinare la salute orale in casi gravi con l’implantologia dentale avanzata

nibili, la più avanzata è il ricorso all’implantologia zigomatica: in situazioni di grave atrofia mascellare, dove l’osso è scarsamente presente nella regione delle arcate dentali superiori, gli impianti zigomatici rappresentano una soluzione innovativa. Questi impianti vengono ancorati direttamente all’osso zigomatico, o rendo una base solida anche in presenza di ridotta quantità di osso mascellare. Vi è poi l’implantologia a carico immediato: in alcuni casi, è possibile utilizzare tecniche di carico immediato degli impianti. Questo approccio consente di fissare una protesi provvisoria nella stessa giornata dell’intervento chirurgico, riducendo i tempi di guarigione e fornendo al paziente una soluzione estetica e funzionale quasi istantanea» Quando l’atrofia ossea è limitata e la struttura dell’osso residuo è idonea, possono essere utilizzate tecniche di rigenerazione ossea per aumentare il volume e la densità dell’osso, preparando il terreno per il successivo posizionamento degli impianti.

A supporto dell’implantologia vi sono tecnologie avanzate di Imaging e Pianificazione. «Il nostro studio si distingue per l’adozione di tecnologie all’avanguardia per la diagnosi e la pianificazione dei trattamenti - spiega il dott. Grandinetti -. L’utilizzo di scanner 3D serve per la rilevazione delle impronte, mentre la Tac Cone

Bean e il software Progettazione implantare servono a pianificare e valutare la situazione ossea e l’inserimento implantare, ottimizzando i risultati e riducendo al minimo i rischi Nel panorama dell’implantologia avanzata, lo studio odontoiatrico Grandinetti si distingue per la sua esperienza e competenza nel trattamento di casi complessi. Grazie a una squadra di professionisti qualificati e alla presenza di tecnologie all’avanguardia, il centro o re soluzioni personalizzate e ottimi risultati, garantendo ai pazienti un sorriso naturale e una corretta salute orale. In conclusione, l’implantologia rappresenta una risorsa preziosa per a rontare le sfide legate alle atrofie mascellari gravi. Con approcci avanzati e una pratica basata sulla centralità del benessere del paziente, lo studio odontoiatrico Grandinetti si pone come punto di riferimento per coloro che cercano soluzioni a dabili e di qualità per ripristinare la salute orale e il benessere complessivo»

Informazione sanitaria ai sensi delle leggi 248/2006 e 145/2018

Dir. Sa. Dottor Luca Grandinetti - Ordine degli Odontoiatri di Bergamo n.1288

Centro Odontoiatrico Grandinetti

Viale A. Moro, 2 – Albino (BG) Tel. 035 754088 centroodontoiatricograndinetti.it

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
REALTÀ SALUTE

Bergamo Salute anno 14 | n° 78

Maggio | Giugno 2024

Direttore Responsabile

Claudio Gualdi

Redazione

Ivana Galessi redazione@bgsalute.it

Grafica e impaginazione

Marta Milani, AD Communication

Fotografie e illustrazioni

Shutterstock, Adriano Merigo

Stampa Imprimart

Piazza Martiri Di Fossoli 22, Desio (MB)

Casa Editrice

Devon Srl

Via Libertà, 29 - 24068 Seriate (BG)

Tel. 035 0741903- info@devonsrl.com

Pubblicità info@bgsalute.it

Hanno collaborato

Sara Carrara, Ivana Galessi, Emanuele Roncalli, Claudio Gualdi

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

Iscr. ROC N°25539. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Canali di distribuzione:

• Abbonamento.

• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)

COMITATO SCIENTIFICO

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario

• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni

• Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale

• Dott. Sergio Clarizia - Pediatra

• Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo

• Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra

• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale

• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo

• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

• Dott. Massimo Masserini - PsicologoPsicoterapeuta - Sessuologo clinico

• Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport

• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

• Dott. Antonello Quadri - Oncologo

• Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica

• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

• Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione

• Dott. Massimo Tura - Urologo

• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO

• Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Dott. Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Faverzani Presidente Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

• Dott. Simone Ruggeri Presidente Ordine Fisioterapisti (OFI) Bergamo

• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute". Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

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