


«Fantasticooo!» esclamò Ophelia, fluttuando nella galassia tra astri e pianeti, trasportata da Spike, la foglia navigante più sicura di tutto il pianeta Antiuq, il più piccolo della costellazione dei Pesci. Mentre viaggiava nello spazio, ripensava a quel giorno memorabile quando il Quartier Generale aveva annunciato che la missione spaziale ETERE era stata assegnata proprio a lei! Non poteva credere alle sue orecchie: una giovane scienziata alle prime armi avrebbe ricoperto un ruolo così importante, un viaggio alla ricerca del regno dell’aria per studiarne le leggi fisiche. Non tutti erano entusiasti della notizia; molti pensavano che fosse troppo giovane per assumere un incarico così delicato. Ma Ophelia era al settimo cielo: finalmente stava per realizzare il suo sogno! Fin da piccola era stata affascinata dall’astrofisica, trascorrendo ore in cortile a osservare galassie e satelliti, immaginando mondi lontani e giocando a nascondino con le stelle.
«Lo sapevo che sarebbe successo! Le stelle mi hanno aiutato!» aveva esultato Ophelia, abbracciando i suoi amici che l’acclamavano come un’eroina.
«Evviva, evviva! Sei la migliore!»
«Ehi Spike, preparati! Voglio vederti in forma smagliante, perché ci aspettano innumerevoli piroette galattiche!»
Prima di partire per la missione, Ophelia dovette trascorrere due mesi nell’Istituto di Preparazione per Principianti Galattici (I.P.P.G.), mentre Spike, il suo fedele amico e mezzo di trasporto, affrontò intensi allenamenti di volo.
«In questi due mesi imparerete a restare calmi in situazioni critiche. Il resto spero che lo sappiate già» li aveva avvisati l’istruttore al loro primo incontro.
Dopo aver superato tutti i test e atteso la revisione di Spike da parte dei manutentori, Ophelia preparò il suo zainetto. Dentro ci mise l’essenziale: i suoi fidatissimi Nebula, occhiali che rilevano particelle fluttuanti, la bandiera di Antiuq, la mappa digitale, i suoi preziosi libri sui pianeti lontani e la “Poltergust-a-gas”, un’invenzione di Ophelia stessa, una macchina cattura-gas capace di rilevare la presenza di un miscuglio di gas chiamato “ARIA”.
Mentre ondeggiava nella galassia, Ophelia si godeva il meraviglioso scenario.
«Non pensavo ti divertissi così tanto! Sono o non sono il miglior autista dello spazio?» si vantò Spike.
«Non c’erano dubbi. Sei il migliore!» gli rispose Ophelia con un sorriso, strizzandogli l’occhio.
All’improvviso, i due amici furono abbagliati da un fascio di luce. Incuriositi, cambiarono rotta e avvistarono uno strano pianeta con macchie blu e verdi di diverse dimensioni.
«Ma che suc…?» Spike non fece in tempo a terminare la frase che una tempesta di sabbia li travolse, spingendoli giù, sempre più giù…
«OOOOOOH! Ma dove…???»In un attimo, i due amici furono catapultati su un campo verde, con un fragoroso impatto.
«ACCIDENTI CHE BOTTO!» si lamentò la giovane scienziata.
«Ophelia, stai bene?» chiese Spike, preoccupato.
«Sì, sì, Spike, ma non è stata una passeggiata… mi gira un po’ la testa.»
Recuperato lo zainetto, Ophelia afferrò la mappa digitale e individuò il punto esatto dell’atterraggio. Aprì l’ologramma dei gas presenti nell’aria: Ar, CO2, N2, O2 (detti anche Argon, Anidride Carbonica, Azoto, Ossigeno).
Un gran frastuono la distrasse: «Muuuu… Muuuu…»
Infilando immediatamente i suoi Nebula, ciò che vide non la tranquillizzò affatto: innumerevoli quadrupedi emettevano suoni assordanti.
«C’è qualcosa nell’ aria, CH4 (noto anche come Metano) nell’ariaaa! Sono Smogmonsters pericolosi, così indicano i miei occhiali.»
Mentre trafficava con la Poltergust-a-gas, le creature maculate si allontanarono.
«Ma dove vanno? Li devo seguire!» esclamò Ophelia.
«Che puzza e che frastuono! – protestò Spike – Questo cattivo odore mi sta facendo appassire… aiuto, soffoco!»