Cooperativa Migros Ticino
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Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 30 luglio 2018
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Società e Territorio Un libro racconta gli scavi archeologici compiuti al Castello di Serravalle
Ambiente e Benessere Asteroidi in avvicinamento? Capita che la terra venga colpita da meteoriti piccoli o grandi: il fenomeno è costantemente monitorato
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Keystone
Il sogno di un teatro sulle Alpi
di Fabio Dozio pagina 24
Storie d’oltreconfine di Alessandro Zanoli Luisa e Luigi avevano pensato di sposarsi quest’anno. Dopo quasi dieci anni di convivenza, avevano deciso che era venuto il momento di dare alla loro relazione una forma solida e tradizionale. In realtà era un po’ un pretesto per festeggiare con gli amici, riunendoli in una giornata diversa dalle altre. Avevano già scelto la location, abiti e ristorante. Poi sono arrivate le elezioni. «Se entra il vigore il reddito di cittadinanza non ci conviene essere sposati». Luisa infatti è attualmente disoccupata. Sta già percependo un sussidio che le permette di sopravvivere e che, comunque, non è molto minore di quanto guadagnava in precedenza, come segretaria in una piccola azienda di Bergamo. Luisa e Luigi sono previdenti e hanno raccolto già informazioni: non si sa dove, in realtà, visto che il proposito elettorale del Movimento 5 Stelle è ben lontano, per ora, dalla possibilità di essere realizzato. Comunque i due amici hanno già capito che il reddito di cittadinanza non sarà cumulabile allo stipendio di lui. Quindi sposarsi, a questo punto, non conviene. Nell’attesa che si chiarisca la situazione legislativa preferiscono prendere tempo.
Un fatto è certo: questa promessa elettorale ha fatto breccia. Nei giorni seguenti alle elezioni italiane si era diffusa la notizia che in vari comuni del Sud Italia molte persone si fossero rivolte agli uffici comunali per iniziare le pratiche di richiesta. Insomma, la precarietà nel mondo del lavoro ha instillato speranze e sta effettivamente influenzando il modo di vedere il proprio futuro di molti cittadini italiani. Non soltanto nel Sud. Nonostante questa impasse strategica, però, Luisa e Luigi non hanno rinunciato all’idea di ristrutturare il proprio appartamento, in vista della loro convivenza. Contando sui loro risparmi hanno pensato di rinnovare la cucina, la camera da letto e persino di sostituire le finestre, per migliorare il profilo energetico dell’abitazione. La cucina l’hanno acquistata in un grande magazzino specializzato, in grado di proporre prezzi veramente concorrenziali. Il montaggio a domicilio è stato curato da un gruppo di immigrati siriani. «Lavorano in squadra e si sono annunciati all’amministrazione delle varie aziende di arredamento» ci spiega Luisa. «Quando un cliente fa un’ordinazione, loro consegnano la merce e allestiscono la cucina. Con il passaparola tra con-
nazionali sono riusciti a creare delle microaziende artigianali: solo in Lombardia sono centinaia, composte da operai di varie nazionalità». La nuova camera da letto, infatti, acquistata in un altro «supermercato dell’abitazione», è consegnata e montata da una squadra di macedoni. «Solo uno di loro parlava l’italiano, e neanche troppo bene» commenta l’amica. «Gli altri seguivano le sue istruzioni, ma tutto è andato perfettamente». Per le finestre c’è voluto un po’ più di lavoro. «Il ragazzo che è venuto a prendere le misure aveva un bell’accento bergamasco. Addirittura buttava là qualche parola in dialetto». Alla fine si è rivelato un albanese, emigrato in Italia a metà degli anni 90, nel periodo di quegli sbarchi drammatici che ancora ricordiamo. Con il suo piccolo gruppo di compatrioti ha messo su una piccola azienda efficientissima. «In una giornata hanno posato tutte le finestre, smaltito quelle vecchie portandole a un connazionale che le riaggiusta e ricicla» commenta Luigi. «Al momento di andare, erano ormai le 8 di sera, gli ho detto “Adesso andrete a riposarvi”. E quello: “Eh no, devo andare a Lecco per fare un preventivo”». Luigi non ha avuto modo di chiedergli cosa ne pensa, lui, del reddito di cittadinanza.