Azione 51 del 14 dicembre 2020

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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 14 dicembre 2020 • N. 51

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Società e territorio Sguardi e voci femminili Un volume dell’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla presenta fotografie d’epoca scelte e interpretate da 45 donne

un gin made in ticino Amore per il territorio, passione gastronomica e istinto imprenditoriale: ecco la ricetta della Bisbino Sagl come ce la spiegano i fondatori pagina 10

un simbolo oltre le merci Un secolo di vita e la mente rivolta al futuro: un libro racconta la storia della società Magazzini Generali con Punto Franco SA pagina 11

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La solidarietà delegata

Sociologia Oggi nelle società occidentali

la solidarietà, figlia della simpatia umana, rischia di trasformarsi in qualcosa di astratto, slegato dalla nostra esperienza personale

Massimo Negrotti Come qualsiasi altra attitudine umana la solidarietà ha un carattere non facilmente definibile nonostante la sua immediata ma apparente comprensibilità in quanto termine linguistico. Sulle prime, solidarietà sembra sinonimo di aiuto, benevolenza, carità o altruismo ma, in realtà, si tratta di qualcosa di più profondo che, in qualche misura, include i sinonimi sopra ricordati ma viene prima di essi. In effetti, la solidarietà, intesa come propensione generica e naturale verso gli altri e verso la comunità di appartenenza, è comune a quasi tutte le specie animali. Un branco animale è permanentemente solidale poiché la sopravvivenza degli individui che ne fanno parte, e della specie stessa, dipende proprio dalla messa in comune dell’attenzione e delle forze, della ricerca di cibo e della difesa fisica. Su questo piano, la solidarietà non ha alcuna rilevanza etica perché risponde unicamente ad un interesse collettivo che si riflette su quello individuale. Nel caso dell’uomo le cose si pongono in modo molto diverso e, pur lasciando inalterata la forma di solidarietà che lo assimila ad altre specie, coinvolge da un lato la psicologia individuale e, dall’altro, l’interiorizzazione dei principi e dei valori etici. Mentre l’aspetto etico è di competenza filosofica, quello in senso lato psicologico può essere affrontato sul piano delle motivazioni e, soprattutto, del processo generale della identificazione con l’altro. A metà strada fra filosofia e antropologia psicologica, il concetto di «simpatia» («patire assieme»), trattato fra gli altri da Adamo Smith, è sicuramente centrale. Non sappiamo da cosa esso sia originato ma, di fatto, ogni essere umano, in molte circostanze, è in grado di identificarsi con l’altro fino al punto di sentire sulla propria pelle le sensazioni o i problemi che l’altro sta vivendo.

Ciò, tuttavia, non significa che la solidarietà si manifesti immediatamente e direttamente ma solo che le sue premesse motivazionali si apprestano ad attivarsi. In effetti, un’aggressione violenta da parte di un rapinatore nei riguardi di un anziano, innesca in chiunque scandalo, sdegno e, appunto, identificazione con la vittima ma l’azione che ne consegue può essere di varia natura: gridare invettive nei confronti dell’aggressore, chiamare la polizia, oppure intervenire personalmente. Mentre un cane che accompagnasse l’anziano non esiterebbe a difenderlo con la forza, nel caso dell’uomo entra sulla scena un mix di pulsioni e di considerazioni razionali che, in molti casi, finiscono per fare della solidarietà verso l’aggredito un problema da risolvere piuttosto che un evento cui partecipare direttamente. È qui che entra in gioco la sociologia, perché la solidarietà, a differenza dell’altruismo o di un semplice gesto di compassione, chiama in causa il tasso di coesione sociale che contraddistingue una società. La coesione, da parte sua, dipende fortemente dalla visione personale della società che ognuno di noi genera nel proprio io sulla base delle relazioni sociali che intrattiene e dalle comunicazioni quotidiane che riceve. Nelle società occidentali contemporanee la coesione sociale non eccelle anche se è proclamata in ogni carta costituzionale. Essa, al più, si rinvigorisce quando l’opinione pubblica percepisce che la propria comunità è minacciata dall’esterno. Per esempio, nel corso dell’attuale pandemia, una regione può chiudersi in se stessa, anche formalmente, per difendersi da un’altra e così accade anche fra gli Stati. La solidarietà come principio etico riconosciuto, può subire dunque una riduzione come risultato di un peraltro comprensibile calcolo razionale. Inoltre, l’uomo di oggi, che alcuni sociologi dipingono come blasé a cau-

La solidarietà chiama in causa il tasso di coesione sociale che contraddistingue una società. (Marka)

sa dei mille problemi, sociali e di altra natura, che i mass media diffondono ogni giorno, magari amplificandoli, ha una percezione della solidarietà per così dire organica, sempre più esternalizzata rispetto alla sua coscienza individuale. Parafrasando Émile Durkheim, possiamo dire che le nostre società sono altamente modulari, nel senso che ogni specializzazione e ogni ruolo individuale o istituzionale è altamente organizzato come lo è ogni organo di un essere vivente. Di conseguenza la solidarietà, nel senso tecnico dello stare insieme di più parti di una stessa struttura, non è negata o trascurata come valore, ma intesa come finalità di cui dovrebbe occuparsi questa o quella istituzione, questo o quell’ente pubblico

o privato. La «simpatia» umana assume dunque la forma di un sentimento magari nobile e condiviso ma, in termini concreti, viene incanalata verso una solidarietà da assumersi come una delle tante mission di ordine politico, come l’educazione, la giustizia o la salvaguardia idro-geologica delle regioni. Allo stesso modo, il processo di identificazione tramite simpatia, spesso produce solidarietà in termini puramente finanziari come quando, di fronte ad una catastrofe, un quotidiano o un’emittente radio-televisiva propongono la raccolta di fondi per aiutare le popolazioni coinvolte. Smith sottolineava che la simpatia non è in contrasto con il valore dell’individualità e probabilmente ciò è vero anche oggi trattandosi, in ambedue

i casi, di caratteristiche della natura umana, ma tutto lascia pensare che la solidarietà, figlia della simpatia, stia trasformandosi sotto i nostri occhi in qualcosa di astratto, collocato fuori dalla nostra esistenza personale, nella persuasione che la realizzazione dei valori più rilevanti, come la sicurezza, il benessere o la salute, non dipendano dalle nostre azioni ma da quelle del «sistema» sociale nel suo complesso. Dovremmo augurarci che questo squilibrio venga presto superato per tornare, o pervenire, ad una rinnovata coscienza che consenta alla simpatia, che sussiste allo stato potenziale dentro ognuno di noi, di generare solidarietà immediata e non solo delegata a lontani e impersonali, anche se meritori, uffici istituzionali.


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