Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 13 gennaio 2014 • N. 03
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Ambiente e Benessere Paleobiologia Il patrimonio racchiuso nell’ambra risale fino a 35-40 milioni di anni or sono
Carnet di un viaggio avventuroso Immagini e racconto da una spedizione scientifica in Madagascar, in una delle aree più difficili da visitare al mondo pagine 16-17
Fusion Hybrid Un significativo progresso nella ricerca, per portare in un futuro in piena sicurezza la mobilità sostenibile
L’importanza dei veterinari Per il bene dei nostri animali è necessario delegare diagnosi e relative terapie a chi di dovere
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L’impianto di termovalorizzazione di Giubiasco. (Elia Stampanoni)
Non solo bruciare, ma valorizzare i rifiuti Ecosostenibilità Alcuni lo chiamano ecomostro, altri inceneritore, ma il termine corretto
è termovalorizzatore, ecco perché Elia Stampanoni La fumata bianca del camino nelle fredde mattine e l’andirivieni di automezzi carichi di rifiuti sono gli indizi che portano al termovalorizzatore di Giubiasco, un impianto all’avanguardia, dove è oggi possibile smaltire in modo ecosostenibile i rifiuti prodotti in Ticino e nel Moesano. Il termine inceneritore è invece obsoleto, dato che la Confederazione impone dei sistemi di smaltimento che garantiscano il recupero del calore generato dalla combustione, mandando in pensione tutti i vecchi impianti, ormai abbandonati per dare spazio ai moderni termovalorizzatori che, oltre a bruciare rifiuti, producono energia. Grazie alla combustione, a Giubiasco si producono oggi 100 milioni di chilowattora, un dato che dice molto, dal momento che è un risultato sicuramente notevole se pensiamo che un frigorifero necessita di un solo chilowattora per funzionare circa due giorni. Il sistema è molto semplice e paragonabile a una caldaia, dove sono però i rifiuti ad alimentare il fuoco. Il vapore generato, che raggiunge i 400°C, attiva la turbina, mentre i fumi vengono depurati attraverso sofisticati sistemi (elettrofiltri, torre di lavaggio,…). L’impianto fun-
ziona in continuazione per smaltire al meglio i rifiuti raccolti, come ci spiega Paolo Selldorf, responsabile del settore comunicazione e sensibilizzazione dell’Azienda cantonale dei rifiuti (Acr): «L’impianto è stato dimensionato per i rifiuti prodotti in Ticino e nel Moesano, tenendo conto della qualità e della composizione di quanto viene raccolto nelle economie domestiche, nelle industrie o nei commerci». Non c’è dunque spazio in Ticino per i rifiuti esteri, come alcuni sostengono? Sembra proprio di no, dato che il termovalorizzatore di Giubiasco funziona già a pieno regime con i quantitativi raccolti entro il suo raggio d’azione, Ticino e Moesano. Va segnalato che il Cantone ha introdotto alla fine del 2008 un nuovo articolo nel Regolamento cantonale di applicazione dell’Ordinanza tecnica sui rifiuti (Rotr), con il quale impone di fatto, a enti pubblici o a privati, l’obbligo di consegna all’Acr di tutti i rifiuti urbani non riciclabili, quelli ad essi assimilabili, nonché quelli artigianali e industriali comparabili per genere a quelli urbani. Ricordiamo che Acr ha inoltre siglato un accordo con il Comune di Giubiasco con cui si è impegnato a trattare unicamente i rifiuti della regione citata.
L’impianto smaltisce oggi circa 155mila tonnellate di rifiuti all’anno, ben oltre i calcoli iniziali che stimavano una produzione di 140mila tonnellate. Un incremento dovuto soprattuto al boom edilizio in corso e alla continua crescita demografica, a cui si contrappone solo in parte l’aumento delle raccolte separate. Un ambito di cui si occupa pure l’Acr, promuovendo la gestione integrata dei rifiuti (prevenire, riutilizzare, riciclare) spingendosi ben oltre il semplice smaltimento, come ci tiene a sottolineare Paolo Selldorf: «Per noi è importante che si riducano i rifiuti prodotti, diminuendo per esempio gli imballaggi inutili e scegliendo materiali riutilizzabili. È altresì necessario aumentare la percentuale di raccolte separate, dato che anche noi notiamo come nei sacchi della spazzatura finiscano ancora troppi materiali riciclabili, come carta e cartone o vetro». Ma non c’è il rischio, incitando la raccolta separata, il risparmio e il riutilizzo, di ritrovarsi senza rifiuti? Anche in questo caso la risposta sembra essere negativa, dato che sono comunque molti quelli immessi ogni giorno nel mercato e che non possono essere riciclati o smaltiti in altro modo. Pensiamo per esempio alle plastiche sporche, ai
materiali misti o agli altri scarti non riciclabili, che devono per forza finire nei forni del termovalorizzatore e per il quale esso è stato concepito. L’Acr, con la gestione integrata dei rifiuti, sostiene dunque un comportamento che, oltre a valorizzare preziose risorse e contribuire alla salvaguardia ambientale, garantisce pure il miglior funzionamento del termovalorizzatore. Un rendimento che l’azienda ha saputo perfezionare con il teleriscaldamento (un sistema di cogenerazione energetica) che permette oggi di recuperare parte del calore prodotto dalla combustione. Quanto non sfruttato per la generazione elettrica viene utilizzato per scaldare acqua calda, che a sua volta viene poi distribuita sul territorio, da Cadenazzo fino a Bellinzona. Grazie a quest’impianto la Teris (società nata dalla collaborazione tra Azienda cantonale dei rifiuti, Azienda elettrica ticinese e il Comune di Giubiasco) riesce a trasportare il calore, valorizzando l’energia prodotta dalla termovalorizzazione dei rifiuti. I lavori, iniziati nel 2010 e attualmente in pieno svolgimento, permetteranno di approvvigionare d’energia l’equivalente di 2500 economie domestiche. Per ora la rete fornisce soprattut-
to i grossi edifici, come per esempio alcune serre agricole oppure gli edifici Migros di San Antonino, che hanno così potuto abbandonare il gasolio. «Verso nord sono previsti, nel giro di cinque anni, 15 chilometri di condotte, verso sud cinque, quasi ultimati. Il calore prodotto e distribuito permetterà di sostituire gli impianti di combustione tradizionale», ci indica Andrea Fabiano, direttore della Teris. Un piccolo passo verso un’energia più pulita e locale, dato che questa prodotta a Giubiasco è definita rinnovabile al 50 per cento. Ma i servizi dell’Acr sono pure a favore della gestione integrata. Oltre ad occuparsi di smaltire nel modo corretto gli scarti domestici o industriali, l’Acr si occupa pure di ritirare tutti i rifiuti speciali delle economie domestiche, come i prodotti chimici, recuperati su tutto il territorio grazie all’unità mobile, che regolarmente transita nei vari Comuni. Altro compito dell’Acr è l’informazione e la sensibilizzazione della popolazione e delle scuole, obiettivo raggiunto per esempio tramite il sentiero del riciclo, la mostra Modus riciclandi oppure con le visite al termovalorizzatore, sempre possibili e gratuite, e che ogni anno attirano a Giubiasco circa duemila visitatori.