Dialoghi n.1-2015

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Non solo. Poiché l’evoluzione continua delle forme rappresenta la legge fondamentale dei viventi, anche l’uomo non può fare eccezione e il suo essere natura si traduce nel suo essere in costante divenire. Quando si parla di «morte dell’uomo», in fondo, si intende proprio questo: la fine di una concezione statica dell’umano, secondo la quale ciò che noi chiamiamo «uomo» sarebbe qualcosa di essenzialmente immutabile. Tra gli artefici di questa autentica rivoluzione antropologica vi è sicuramente Charles Darwin, il quale ha messo in crisi la presunta eccezionalità dell’essere umano rispetto al resto dei viventi: l’uomo, a suo giudizio, non può rivendicare nessuna dignità particolare, nessun diritto esclusivo. Nel contesto della prospettiva evoluzionistica l’uomo è concepito infatti come una tappa transitoria e fortuita del processo evolutivo. Una realtà in transizione, che deve riconoscere il suo essere null’altro che natura, valorizzando l’intimità che lo lega al resto dei viventi e, al tempo stesso, accettando l’idea di non occupare il centro della scena. Postumanesimo e elogio della libertà Dopo esserci posti oltre l’uomo, la seconda coordinata del nostro ragionamento ci conduce ora oltre l’umanesimo, ovvero al di là di un certo modo di considerare il rapporto con la dimensione valoriale e politica. L’uomo è cultura, oltre che natura, e sotto questo secondo profilo, secondo i fautori della prospettiva postumanistica, l’umanesimo esprime il corrispettivo culturale di quanto l’uomo rappresenta sotto il profilo naturalistico: una indebita fissazione di ciò che, in verità, è mutevole e cangiante; un irrigidimento del medesimo che nega e impoverisce la ricchezza delle differenze. Da questo punto di vista, l’umanesimo prima e l’illuminismo poi esprimono l’imporsi di un L’uomo è cultura, oltre che universale astratto sul particolare reale; la dit- natura, e sotto questo secondo tatura dell’identico sulla varietà vitale dei mol- profilo, secondo i fautori della teplici. Un atteggiamento che, secondo la filo- prospettiva postumanistica, sofa Rosi Braidotti, in politica si traduce nel l’umanesimo esprime il comportamento violento e intollerante che corrispettivo culturale di ispira le ambizioni di quanti, con la forza, quanto l’uomo rappresenta impongono i propri criteri e le proprie norme. sotto il profilo naturalistico. Recentemente proprio Rosi Braidotti è entrata da protagonista all’interno del dibattito sul postumanesimo, difendendo la bontà di questa opzione. Nel suo ultimo lavoro la filosofa di origine italiana, nota soprattutto per la sua teoria della dialoghi n. 1 marzo 2015

LUCA GRION

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